Processi Post-Fecondativi nel Genere Juniperus : Osservazioni in Juniperus Oxycedrus L. E Juniperus...
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CLARA CIAMPI
PROCESSI POST-FECONDATIVI NEL GENERE JUNIPERUS.
OSSERVAZIONI IN JUNIPERUS OXYCEDRUS L. E JUNIPERUS MACROCARPA S. S.
(con Tavole XXVII-XXX e 1 figura) •
In redazio11e: il 10 Settcmllre 19,i8.
In un recente studio sul ciclo riproduttivo .dei ginepri italiani della sezione Oxycedrus (.Juniperus Oxycedrus L., Junipm·us 1nacrocarpa S. S. e Ju·niperu.s communis L., CIAMPI, 19:>8) ho -sottolineato la .singolare lunghezza del processo embriogeuetieo e le sue mod'alita di .svolgimento che sono piuttosto eccezionali. Riprendo qui in considerazione pin particolareggiata l'al'go:m.ento, limitandomi pero a Juniperus O:rycednts e Juniperus macrocarpa_. e lasciando da parte Junipe1·us communis_, per il 'I uale i miei dati non so no an cora sufficienti.
Nei due ginepri suddetti, lo sviluppo della galbula fino alla completa maturazione richiede oltre due anni: di questi, 5-6 mesi sono richiesti per la odifferenziazione dei co.netti cr e ~, circa 3 mesi per lo svilnppo del gametofito femminile in preparazione all'atto fecondativo, mentre ben 13 o 14 mesi sono necessari allo svolgimento dei ·processi embriogenetici, dl!lla feeondazione alla completa maturazione del seme. L'ordine cronologico degli eventi che caratterizzano il ciclo riproduttivo di questi ginepri e il seguente : sul finire dell'estate inizia.no nell'individuo femminile i proeessi di <"ostruzione della galbula e degli ovuli e contemporaneamente, nell'individuo maschile, la formazione dei conetti e la differenziazione nei microsporofilli delle sacche pollinicbe. In autunno, mentre neUe piante maschili avviene la microsporogenesi, nelle piccole galbule delle piante femminili si completa la formazione dell'ovulo, cou l'organizzazione della. micella e dell'unico tegumento che la riveste; il tegumento si prolunga nel canale micropilare che re.sta aperto a lungo in attesa di ricevere il polline. Durante l'inverno, in seguito a disorga-
• Lavoro eseguit.o nell'lstituto di Botanica della FacoltA Agraria e Forestale del
l'Universita di Firenze diretto dal Prof. RoBERTO CoRTI.
334] [Caryologla, Vol. XI, n. 3, 1959
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nizzazione delle cellule della porzione superiore della nucella, si forma la camera pollinica che insieme al canale micropilare si riempie di un liquido mucillaginoso. Questo liquido capta e, in seguito ad addensamento, tt·ascina nell'interno il granulo •pollinico. L'entrata del polline coincide con la differenziazione, nella m1cella, delle cellule dello «spongy tissue>> da cui hanno origine la cellula madre delle megaspore e le cellule del tappeto. Alla ,fine .di marzo, avvenuta la megasporogenesi, dalla cellula ealazale delle megaspore si sviluppa il gametofito femminile che per oltre due mesi si accresce conservando lo stato apoeiziale. La fase nucleare comprende presumibilmente 12 divisioni coniuga.te e la m11ssa dei nuclei ra-ggiunge il numero di oltre 4.000: si passa poi alia fase cellulare. La cellularizzazione del gametofito porta alla indiYidnalizzazione del t·essuto dell'endosperma e costituisce l'ultima fase della generazione aploide. Nell'endosperma infatti si differenziano gli archegoni ( oangi) e l'atto fecond'atiYo segna l'inizio della generazione tliploide.
Le pareti cellulari si differenziano quando, anrenuta l'ultima divisione coningata, i nuelei, prima a disposizione rparietale, si raccolgono in una massa citoplasmatica contratta, delimitata da una comune membrana, che viene a depositarsi tntto attorno al gametofito femminile col eontribnto delle cellule del tappeto (Tav. XXYII, fig. 1). Dalla membrawl verso l'interno si dipartono le prime linee di separazione che, nella regione calazale prima e successivamente in tutta la superficie, vengono a snddividere l'apocizio in tanti compartimenti ehe inclndono una porzione di eitoplasma e uno o ph\ nuelei (TaT. XXVII, fig. 2). L'endosperma cosi formato appare eome un tessuto citologieamente eterogeneo, con i nuclei distribuiti in maniera disordinata. Nella porzione micropilare dell'endosperma, un gruppo di cellule uninueleate differenzia gli archegoni (Tav. XXVII, iig. 3): un complesso di 10-20 cellule (spesso pin) accostate l'una all'altra, senza elementi separatori. A completa differenziazione, poco prima, della ferondazione, ogni archegonio ~d presenta come nna cellula stretta e lung·a, pronista di una paTete spessa rna poco colorabHe; all'interno si trova la cellula eentrale il cui citoplasma e raccolto al polo micropilare ; in esso e bene evidente il nucleo, con un netto reticolo cromatinico e un grosso nucleolo (Tav. XXVII, fig. 4). Non sono visibili granulazioni lipo-proteiche ne vacuoli proteinici, sembrano mancaTe cioe le inclusioni paraplasmatiche che normalmente costituiscono un complesso nutritivo della cellula novo, eosi ricco ad es. nei pini. Questa poverta di contenuto dell'archegonio e probabilmente da mettersi in relazione con lo scarso sviluppo del« jacket
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tissue>> che manca, come ho detto, come tessuto dti riwstimento tra gli archegoni ed e limitato ad uno strato di cellule che rivestono il complesso archegoniale.
L'atto fecondativo non determina evidenti cambiamenti nella strut· tura interna dell'archegonio; si nota solo un addensamento citoplasmatico dovuto all'apporto della cellula spermatica. I due nuclei gametici inizialmente si avvicinano rna non si fondono che pili tardi; restano per un certo tempo accollati al polo micropilare poi pa.ssano al polo calazale. dell'archegonio. Si verificano ora dei complessi processi postfecondativi, che precedono di molto lo sviluppo dell'embrione wro e proprio. Si ha cioe una sorta di fase preparatoria, la quale, nei due ginepri studiati, si protrae dalla fine .di giugno o i primi di luglio, quando si compie l'atto fecondativo, al dicembre-gennaio, quando hanno inizio i processi embrionali veri e propri. Essa interessa non soltanto lo zigoto e quindi l'iniziale dell'embrione, rna anche e soprattutto il tessuto endospermatico e in particolare, nell'ambito di esso, quell'insieme eli cellule che stanno a contatto col complesso archegoniale. Ancora prima che si completi la. fusione dei nuelei gametici, l'archegonio fecondato subisce un notevole allungamento e, simile ad un'ifa fungina, si incunea tra le cellule del tessuto endospermatico, le scolla e le attraver13a secondo una linea preordinata (linea germinale), trasportando al suo apice lo zigoto (Tav. XXVIII, figg. 5, 6, 7 e 8). Le cellule endospermatiche interessate dal decorso del tubo archegoniale si svnotano (Tav. XXVIII, fig. 8) e rimangono a formare insieme aile pareti degli archegoni un groviglio di membrane ora intatte ora contratte, che si raccolgono disordinatamente nell'incavo che si e venuto a creare (Tav. XXVIII, fig. 7). Lo zigoto con i due nuelei che si sono oramai fusi in un unico nucleo ellissoidale (spesso con i due nucleoli bene evidenti) viene a trovarsi generalmente nel profondo di (}Uesta cavita; quando pii'l zigoti scend'ono dall'apparato arehegoniale possono fermarsi a varie altezze.
Alia fine di settembre, quando normalmente si e raggiunto questo stadio di localizzazione degli zigoti, si riscontrano gia iniziate talur.e particolari modificazioni citologiche, che interessano le cellule endospermatiche che tappezzano la cavita di cui ho sopra parlato. Queste modificazioni sono partieolarmente intense alia ba·se della cavita stessa. Si tratta di processi di lisi delle pareti che portano a fusioni cellulari e nucleari, accompagnate da un arricchimento di contenuto che porta alla formazione .di una massa di cellule plurinucleate, poliploidi, attivamente metaboliche. I~ probabile che questa massa cellulare, che cariologicamente ricorda l'endosperma secondario delle Angiosperme, assn-
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rna la stessa importanza fisiologica di •quello (cfr. GHIARUGIJ 1950, 1954). Si potre.bbe pensare anche che essa fornisse un apporto di principi attivi e nutritizi allo zigoto; si verrebbe cosi a supplire, da parte dell'endosperma, in un lontano momento post-fecondativo, alla mancata provvista pre-fecondativa nel citoplasma dell'oosfera. In seguito lo zigoto si arricchisce di citopla•sma che si addensa attorno al suo nucleo, sostituisce 1·a membrana di ori·gine archegoniale con una parete sua propria ed :appare come una cellula S'feroidale, 'intensamente cromofila (Tav. XXIX, figg. 11, 12 e :1_3). Intanto, a cominciare dalla periferia, nelle cellule endospermatiche si rendono eYidenti i granuli di sostanza di riserva, fenomeno che interessera ben presto tutto il tessuto endospermatico.
Nel tardo autunno, dopo ·pili di un anno dall'inizio del processo riproduttivo e a circa. sei mesi dalla fecondazione, la galbula, che oramai ha aequistato un aspetto pressoche maturo, contiene nel suo seme morfologicamente formato ~olo un abbondante tessnto nutritizio e una o ph) cellule embrionali allo stato di zigoti.
All'inizio dell'inverno ·si hanno di regola le prime divisioni; scalarmente gli zigoti dividono il loro nucleo e in seguito si individualizzano due cellul-e (Tav. XXIX, figg. 14, 15 e 16); la successiva moltiplicazione di qneste portera da una parte aHa formazione di una testa embriona.Ie, dall'altra aHa orga:nizzazione di un massicc.io sospensore (Tav. XXX, figg·. 20 e. 21). Quest'ultimo non sempre si forma, e allora le cel1ule embrionali si accollano al tessuto endospermatico che tappezza la cavita (TaY. XXIX, fig. 17) e sembrano attingere da questo direttamente i principi necessari al loro sviluppo, oppure si sviluppano a contatto di quell'ammasso di cellule disgregate e di membrane dilatate (Tav. XXIX, figg. 18 e 19) ra,ccolte nella cavita endospermatica.
Sptesso si sviluppa pili di una testa embrionale, rna solo una prevarra sulle altre; generalmente un solo embrione giunge a maturita.
In primavera l'attivita moltiplicatim delle cellule embrionali entra in una fase organizzativa; l'abbozzo embrionale cresce rapidamente (Tav. XXX, figg. 21 e 22), in giugno si individualizzano i poli caulinare e radicale (Tav. XXX, fig. 23), in luglio sono evidenti i due cotiledoni (Tav. XXX, fig. 24) e a fine estate l'embrione e morfologicamente maturo (Tav. XXX, fig. 25).
Quello che ho sopra descritto corrisponde all'usuale svolgersi dei fenomeni post-feconda.tivi in Juniperus Oxycedrus e Juniperus macroC(trpa. Ho pero osservato, in casi rarissimi, Ja divisione del nucleo di fusione nell'interno dell'archegonio subito dopo la fecondazione, con
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formazione di due ('l'av. XXVIII, fig. 9) o di qua.ttro nuclei liberi: una sola volta ho veduto la formazione di otto cellule (Tav. XXVIII, fig. 10), con un aspetto che ricorda quanto descritto da OTTLEY (1909) da NI
CHOLS (1910) e pill recentemente da 'CooK (1939) per Jnniperus commnnis.
Non posso dire se questi accenni ad un andamento ph) conforme alia regola dei primissimi stadi proembrionali a.bbiano poi un seguito nello sviluppo e <1uale. :E stato messo in evidenza in Jttnipertts communis da CooK (cfr. anche JOHANSEN) 1950 e ·WARDLAW_. 1955), un peculiare destino delle cellule proembrionali, che si formano in numero di 12, distribuite in tre piani di quattro cellule ciascuno. Mentre il piano pit) micropilare rimane aperto verso l'archegonio, i due piani ph) calazali sono costituiti da otto cellule che deYono tutte considerarsi iniziali embrionali. Senza differenziare la cellula apicale queste otto cellule si allungano, producono dei lobi, si intrecciano fra loro, poi differenziano ciasenna una cellula apicale, che a sua volta pno allungarsi, intrecciandosi con le cellule vicine, allungate anch'esse. Questo processo eli allungamento puo ripetersi nn nnmero indefinito di volte, a seconda della forza eli competizione fra i singoli tubi embrionali, finche i tubi ph\ aYanzati differenziano cellule apicali che danno origine ad embrioni multicellulari. I processi eli formazione dell'embrione cominciano circa sei mesi dopo la fecondazione.
Potrebbe anche darsi che nei rari casi in cui anche in Juniperu . .;; Omycedrns e Juniperus macrocarpa si formano cellule proembrionali alia ba.se dell'archegonio, esse subissero poi un destino simile. Fra le due modalita di sviluppo post-fecondativo, quella descritta da CooK come usuale in Juniperus communis) e quella descritta da me come usuale in ,Juniperus Omycedrzts e .Juniperus macrocarpa) mi pare si possa vedere, comunque, un punto a comune molto significativo: in ambedue i casi lo · zigoto non ha in se le condizioni necessarie per poter dare senz'altro l'embrione, e neppure le trova subito nell'ambiente che lo circonda, cioe nell'endosperma. Devono passare molti mesi prima che si realizzino cellule dotate della. facolta di dare origine all'embrione. Potrebbe d'arsi che si trattasse, piu che di una semplice competizione, della necessita che vengano approntate sostanze non ancora esistenti al momento della fecondazione e d'altra parte necessarie allo sviluppo delle cellule embrionali.
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DISCUSSIONE
N"el ciclo di maturazione della galbula di Ju,niperus Omycedrus e Juniperus macrocarpa) lo svolgersi del processo embriogenetico, dalla fecondazione alla costruzione di un embrione morfologicamente perfetto, riehiede un lasso di tempo che va oltre l'anno. L'impollinazione ha luogo ana fine dell'autunno, la fecondazione al principia dell'estate (fine giugno-prima decad'e di luglio), rna l'embrione non e maturo che alla fine dell'estate dell'anno seguente, perche fra la fecondazione e la costruzione dell'embrione da parte dello zigoto si intercala un lungo processo, che si potrebbe in certo senso de·finire di matttrazione dello zigoto .stesso.
Per tentare di dare una spiegazione ad un comportamento cosi particolare, cerchero di inquadrarlo in quelle che sono le nostre nozioni generali sulle funzioni del gametofito femminile e dell'endosperma primario e secondario.
Le finalita d'ella generazione aploide femminile possono riassumersi nelle sue due principali funzioni: 1) la formazione del game.te femminile, 2) la nutrizione del prodotto della fecondazione fino alla formazione dell'embrione. La formazione del gamete f.emminile e l'atto fondamentale del gametofito femminile, e la funzione prima della generazione aploide. La nutrizione del prodotto della fecondazione fino alla formazione dell'embrione e un compito caratteristico delle Embryophyta che provvedono ad indirizzare nel suo svilnppo e nutrire l'embrione fino a che non si rende indip.endente e prosegue con i mezzi propri.
La funzione di dirigere lo sviluppo dell'embrione e di nutrirlo viene a·ssolta dal gameto:fito nelle Bryophyta e nelle Pteridophyta) mentre nelle A._n.giospermae il gameto:fito femminile si limita alla formazione della cellula iniziale .di quel complesso t.essuto in seno al quale si sviluppera l'embrione: l'albnme o endosperma secondario. Questo si costrnisce solo dopo che la fecondazione e avvenuta; anzi la cellula iniziale, gia apprestata allo stato diploide (generalmente) dal gameto:fi.to femminile, ha bisogno essa .stessa, per togliersi .d'al suo stato di inerzia, di un atto fecondativo.
Fra i due estremi delle Pteri!dophyta e delle A.ngiospermae) stanno le Gymnospermae) nelle quali si osservano, a questo riguardo, comportamenti spesso assai diversi. Anzi alcuni Autori hanno ritenuto opportuno distinguere fra le Gymnospermae) le Prefan,erogamae ( cfr. EMBERGER, 1950), nelle quali la necessita del collegamento del se.me con la
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pianta mad·re viene a cessare molto presto, non appena il gametofito femminil~ e giunto al suo completo sviluppo e. prima che l'embrione si sia formato. Cio significa che tutto quanto e necessario all'ulteriore sviluppo dell'embrione si trova gia presente nel seme ed in particolare nel gametofito femminile, tanto che il seme puo portare avanti sul terreno lo .sviluppo dell'embrione.
In tutte le altre piante provviste di semi, e cioe le Fanerogamae s. s. di EMBIDRGER, perche lo sviluppo dell'embrione possa avvenire regolarmente, e invece indispensabile il collegamento d'el seme con la pianta madre. Cio significa che tutto quello che necessita allo sviluppo dell'embrione non e presente nel seme al momento della fecondazione, anche se dal punto di vista morfologico appare pressoche formato al momento in cui il gametofito femminile e giunto al suo completo sYiluppo, come avviene in talune Gymnospermae anche fuori dell'ambito delle Prefanerogamae, ad esempio negli stessi ginepri che io ho studiato. In altri termini, in quelle Gymnospermae che rientrano nella categoria delle Fanerogamae s. s., l'endospe·rma primario preesiste si all'atto fecondativo, rna ha bisogno di essere perfezionato in epoca post-fecondativa per assolvere al compito di portare aviwti lo sviluppo dell'embrione. Di questi passi post-fecondativi dell'endosperma primario delle Gymnospermae, taluni sono ben conosciuti come ad es. l'affluire nelle sue cellule delle sosta.nze di ri'serva, che si rivelano sotto l'aspetto di granuli ch,e riempiono completamente il lume cellulare.
Non vi e alcun dubbio che le Ooniferae sono tutte delle Fanet·ogarnae s. s., rna la suddivisione di cio che puo essere fatto prima e dopo la fecondazione ·nell'ambito dell'endosperma primario e tutt'altro che ben delineata. Ed e questo appunto il problema che ci propone il genere .Juniperus con la lunghezza dei suoi prim~ stadi post-fecondativi.
Facciamo un confronto dei cicli riproduttivi di J umipert(,S e di Pinus j questo confronto viene suggerito non soltanto per il fatto che sul pino si hanno diversi dati bibliogrrufici (cfr. FRANCINI 1953, 1958), rna anche dal fatto che nelle terre mediterranee i due gruppi di piante usufruiscono •spesso delle stesse stazioni o di stazioni vicine e quindi sono sottoposti .su per giu alle ste'sse condizioni climatiche. Il numero delle divisioni nucleari che caratterizza la fase apociziale dello sviluppo del gametofito e pressoche uguale nei due generi, la mole del gametofito maturo non e sostanzialmente diversa, rna il tempo impiegato e assai piu lurrgo nei pini che non nei ginepri: nei pini il gametofito impiega a svilupparsi un anno o anche due ed e ecologicamente adattato al ritmo delle stagioni; nei ginepri invece lo sviluppo del gametofito, occupando una
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sola stagione favorevole, quella primaverile, non porta nel suo decorso impronte evidenti di adattamenti stagionali. Dopo la fecondazione, che avviene su per gii\ nello stesso periodo, i tempi si invertono e mentre nei pini un'estate e abbondantemente sufficiente per lo sviluppo dell'embrione, nei ginepri bisogna arrivare alla fine dell'estate dell'anno successivo (fig. 1) : da una parte lento ,sviluppo del gametofito e rapido svi~
·························------------------------ P.p.
······················-------------------------- P.h.
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . - -- - - ------------------ J .
IX X XI XII I II Ill IV V VI VII VIII IX X XI XII I Ill IV V VI VII VIII I)[
Fig. 1. - Schema comparatlvo delle varie fasi del ciclo riproduttlvo di Pinus pinaster,
Pinus halepensis (P. p. e P. Jt., cfr. FRANOINI, 1958), Juniperus O;l)ycetlrus e Junipe
rus macrocarpa (J., cfr. CIAMPI, 19'"".!8). riportato sulla successlone del mesi nel
corso dl tre anni solar!.
. . . . . . . . dlft'erenzlaziolie del coni 0 e c;1 e Jmpollinazione.
• • • • • • • • sviluppo del gametofito c;1.
{ fecondazione. prO<'essi post-fecondatlvi e maturazlone dell'embrione.
luppo dell'embrione, dall'altra rapido sviluppo del gametofito e lento ~niluppo dell'embrione. Viene quindi naturale ammettere che l'embrione si avvalga, per il suo sviluppo, di sostanze che vengono lentamente elabora~ dal gametofito femminile in stadio pre-fecondativo nei pini, e in stadio post-fecondativo nei ginepri; e queste sostanze non sono identificabili con le comuni sostanze di riserva che hanno lo stesso comportamento nei due generi, cioe vengono ad accumularsi nelle cellule del gametofito femminile dopo la fecondazione tanto nei pini quanto nei ginepri.
Come ho gia detto, lo sviluppo dell'embrione nei pini, che hanno una laboriosa preparazione .del gametofito femminile e piuttosto rapido ed occupa al massimo i tre mesi -estivi.
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Dobbiamo a CAl\IEFORT (1956) la possibilita di renderd conto di cio che avviene nei prb:ni stadi post-fecondativi, che sono quelli che maggiormente rignardano il problema che ci interessa. Questo A. ha pre:o;o in esame Pinus LariC'io var. austriaca e riferisce chela migrazione dei quatfro nuclei liberi, sorti dalle due prime divisioni del nncleo dello zigoto, verso la base dell'archegonio e le segmentazioni successive che portano alia costruzione di un proembrione a 16 cellule distribuite in quattro piani, sono associate all'accumulo di acido ribonucleico, proveniente dalla digestione delle abbondanti inclusioni vitelline contenute nel eitopla~ma dell'oosfera. L'acido ribonucleico, liberato dal suo substrato vitellino, si accumula nel citoplasma delle cellule proembrionaH, alle ttnali conferisce una forte basofilia. In una nota successiva, CAMEFORT (1957) ci da una suddivisione in fasi dello sviluppo ~ll'embrione dello stesso pino. A partirsi dall'allungamento del ·sospensore fino all'apparizione di una struttura negli embrioni, egli distingue: 1) LTna prima fase di accrescimento Iento con riassorbimento delle inclusioni parapla~matiche, la cui durata e di tre settimaue. eirca. Essa interessa la cellula embriona.Je e gli embrioni molto giovani, la cui organizzazione cellulare t'> dominata d'ai seguenti fatti : abbondanza di indusioni paraplasmatirhe con granuli di amido, inclusioni lipidiche e soprattutt'o numerosi mcuoli sferici, ricchi in sostanze protidiche conservate dai fissatori mitocondriali; esistenza di un condrioma formato da lunghi condrioconti ispes!!dti e spesso ramifica·tf; una intensa hasofilia del citopl-asma, causata dalla ricchezza delle cellule in acido ri·bonucleico. 2) Una seconda fa:o;e di crescita attiva dell'embrione, che rimane pero omogeneo; (}Uesta fa,.;e dura circa 15 giorni e le dimensioni dell'embrione si quadrnplicano. 11 condrioma e abbondante e pulverulento, i pla.stidi sono rari e poco clifferenziati, i vacuoli sono poco s'iluppati ed il citoplasma molto basofilo ericeo in acido ribonucleico. 3) Una t.erza fase dell'organizzazione dell'embrione, con la differenziazione di due zone impm·erite in acidi nucleici, al polo caulinare ed al polo radicale. Questa fa.se e molto brew. 4) Una quarta fase della crescita dell'embrione differenziato, che occupa e,·identemente il tempo restante per arrivare a completo sviluppo dell'embrione nella sua· vita intra~eminale.
Risulta quindi evideut.e, dalle osservazioni di CAl\IEFORT, che le vistose ri~rve vitelline che riempiono l'oosfera dei pini vengono consumate durante lo sviluppo del proembrione e servono per fornire aile cellule embrionali delle sostanze che le mettono in grado di sviluppare l'embrione. La elaborazione di queste sostanze da parte delle cellule emlH'ionali
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e un processo piuttosto laborioso ed occupa Ia. prima fase dello sviluppo dell'embrione, che e abbastanza lunga (tre settimane).
Si potrebbe cosi prospettare per i pini il seguente cammino per le 808tanze (o i loro precursori) che devono giungere aile cellule embrionali : endosperma--+ archegonio -+cellule proembrionali --+ C€llule embrionali. Queste sostanze in definitiva si troverebbero allo stato di riserva nel citoplasma dell'oosfera, che e denso e ricco di granulazioni. Dopo la fecondazione lo sviluppo dello zigoto puo quindi procedere con una certa speditezza, e semmai pin laboriosi sono i primi stadi che comportano la ela:borazione di queste sostanze e. soprattutto la loro messa in efficienza.
Ammettendo ora che le cellule embrionali dei ginepri abbiano le stesse necessita, non si puo certo pensare ad una importante riserva pre-fecondativa nelle loro oosfere dopo che il citoplasma di per se non ne presenta tracce o quasi. E questa una circostanza che viene messa in rilievo dai divel'si AA., e.d anche SCHNARF (1933) insiste nel confronto, al riguardo, fra i pini ed i ginepri. La poverta degli archegoni dei ginepri e forse da mettere in relazione con lo scarso sviluppo del tappeto archegoniale (jacket) che circonda con un rivestime.nto nnico l'intero gruppo rlegli archegoni, mentTe nei pini ciascun archegonio ha il suo tappeto ben sviluppato tutt'attorno. Dunqne quello che manca o e presente in troppo scarsa quantita nei ginepri, al momento della fecondaz.ione, deve venire a formarsi dopo. Da cio-la necessita di una lunga battuta di aspetto avanti lo sviluppo dell'embrione, durante la quale le cellule endospermatiche ed in particolare quelle che vanno incontro a cambiamenti piu vistosi, appronterebbero le sostanze richieRte dalle cellule embrionali.
Cio potrebbe renderei ragione del diverso decorso d'ello sviluppo del gametofito femminile nei pini e nei ginepri. Non si tratta tanto di una differenza di mole del tessuto aploide, come si potrebbe pensare a priori, quanto di una posticipazione, nei ginepri, ad epoca post-fecondativa, della elabora.zione di sostanze che invece nei pini vengono preparate in epoca pre-fecondativa .. Da questo punto di vista i ginepri avrebbero quindi raggiunto un livello evolutivo superiore a quello dei pini.
Potrebbe anche darsi che questa ac;quisizione di un notevole valore evolutivo, ra.ppresentasse il punto plastico nella biologia dei ginepri. Le diverse specie potrebbero presentare questo passaggio di funzione dell'endosperma dallo stato prefecondativo allo stato postfecondativo in un grado diverso, in rapporto aile condiz.ioni climatiche proprie dei loro diversi areali; potrebbero anche esserci biotipi diversi nell' ambito di
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una ste$Sa specie; od anche, :fino ad un certo pun to, aversi comportamenti diversi in rapporto a condizioni ambientali contingenti, come andamento climatico diverso nei diveJ.'ISi anni, in rapporto a precocita o tardivita della fecondazione, ecc.
Le nostre conoscenze sono ancora troppo rudimentali per poter andare oltre la formulazione di qualche vaga ipotesi.
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SPIEGAZIONE DELLE TAVOLE XXVII-XXX
TAVOL.~ XXVII.
Fig. 1: Cellularlzzazlone del gametoflto femminlle. x 40 (Juniperus macrocarpa,
30 glugno 1958).
Fig. 2·: Membrana del gametotlto femmlnile; sono evldenti }e prime llnee dl sepa
razlone nell'apoclzio. x 110 (Juniverus macrocarva·, 30 glugno 1958).
Fig. 3: DUl'erenzlazlone deglll arohegonl neHa porzlone micropllare della nucella.
x 110 (Juniperus macrocarpa, 30 glugno 1958).
Fig. 4: ,Apparato archegonlale dopo la fecondazlone. Nell'archegonlo a slnlstra sono
present! i due nuclei gametlcl. x 110 (Juniperus macrocarpa, 1D lugllo 1958).
TAVOLA XXVIII.
Fig. 5: Svlluppo dell'archegonio fecondato fra le cellule dell'endosperma. All'apice
i due nuclei non sono aDCora fu.sl. x 280 (Juni:perus macrocarpa, 24 Iuglio 1958).
Fig. 6: SvHuppo de}l'apparato archegoniale. A slnistra un tubo archegonlale con
zigoto all'aplce; a destra in alto uno zigoto ancora nell'archegonio. Nelle cellule endo
spermatiche di contorno hanno avuto inlzio le fusloni del nuclei. x 280 (Juniperus ma
crocarpa, 24 1uglio 1958).
Fig. 7: Linea germinale attraversata dal tubo archegoniale; lo zlgoto, con i due
nucleoli bene evldenti, si e incuneato in profonditll. nell'eDdosperma.. Sono evident! le
cellule di questo, svuotate, che vanno ineontro a di!lgregazione, preparando la cavitll.
endospermatlca. x 150 (Juniperus macrocarpa, 14 agosto 1958).
Fig. 8: Particolare della penetrazlone dello zlgoto nell'endosperma. In alto 11 tubo
archegonlale che trasporta lo zlgoto si incunea tra le cellule dell'endosperma in gran
parte vuote. x 280 (Juniperus macrooarpa, 4 agosto 1958).
Fig. 9: Due nuclei llberl nell'archegonlo. x 150 (Juniperus macrocarpa, 30 lu
gllo 1958).
Fig. 10: Proembrlone dl otto cellule. x 150 (Juniperus O:Dycetlrus, 21 lugllo 1958).
TAVOLA XXIX.
Fig. 11: Zigoto sui fondo della cavitll. endospermatica; nelle cellule dell'endosperma
continua la :llusione del nuclei. x 300 (Juniperus maorocarpa, 30 ottobre 1954).
Fig. 12: Nello zigoto si sta delineando la parete propria, dopo che si e dissolta la
parete deU'archegonio. x 300 (Juniperus macrooarpa, 20 novembre 1955).
Fig. 13: Zlgoto alia fine dello stadio di attesa. La cellula e rlcca di contenuto. Le
cellule endospel'mllltlche di contorno sono visibilmente plurinucieate e rlcche di granula
zloni. x 300 (Juniperus O~»ycetlrus, 20 dicembre 1956).
346 CIAMPI
Fig. 14: Prima divisione dello zigoto. x 300 (Juniperus O.rycedms, 20 dieembre 1956).
Fig. 15: Dift'erenziazione delle d!ue rellule derivate dalla divisione dello zigoto.
x 300 (Juniperus m4crocarpa, 13 dieembre 195.5).
Fig. 16: La cellula piu calazale si e successivamente divisa. La superiore si e pro
lungata in un luilgo tubo che prende ratlporti eon la massa di cellule in disorganizzazione.
x 300 (Juniperus maorocarpa, 31 <licembre ;1.9.35).
Fig. 17: (Jellule embrionali addossate alle pareti de-l tessuto endospermatico. x 300
(Juniperus macrocarpa, 11 gennaio 19';)5).
Fig. 18: Cellule embrionali addossate alia massa di c-ellule e membrane disgregate.
x 300 (Junipems O;rycedruR, 30 dicembre 1956).
Fig. 19: Cellule embrionali senza un sospensore dift'erenziato. x 300 (Juniperus ma
crocarpa, 20 febbraio 1956).
T A VOLA XX.'i:
Fig. 20: Tt>Sta embrionalle. x 80 (.Juniperus macrocarpa, 8 marzo 19.)7).
Fig. 21: Tt>Sta embrionale in aecrescimento. x 40 (.Junipems O:c-yoedrus, 13 mag
gio J-958).
Fig. 22: Embrione in sviluppo. x 40 (J·unipei"Us macrocarpa., 29 maggio 1958).
Fig. 23: Nell'embrione si sono differenziati il polo eaulinare e il Ilolo calazale.
x 40 (Juniperus macroca.rpa, 7 giugno 195;}).
Fig. 24: Sono evident! i llue cotiledoni. x 40 (.Juniperus O;rycedrus, 18 luglio 1956).
Fig. 25: Embrione maturo. x 30 (.Juniperus Oxyoedrus, 10 settembre 19'".>8).
SUMl\1ARY
This research deals with the embryogenetic-a! process of IJhe reproduction cycle of
Juniperus Oxycedru.~ L. and ,Junipen(.s ma.crocarpa S. S., the remarkable length of which
had a,lready been observed by the same Author (CIAMPI, 1958). In these .Junipers the
embryogeneticall process which starts from the fertilization and leads to the formation
of a mol'l)hologically perfect embryo takes more tilan a year.
Pollination ()('(lUrs at the end of autumn and the embr~·o is ripe only at the enll of
the following summer.
Therefore the Author finds that the fertilization and the embryo formation by the
zygote are separated by a lengthy process which can be ca~led << the r1pening >> of the
zygote.
It is important to observe that in the pines the behaviour is not the same because
the time elaJ:»!ing from pollination to fertilization is very long, whilst the embryo
genetical process occurs in a rather short time (FRANC'INl, 19.}8). This is exact!ly the
opposite of what happens in the Juniperus.
CARYOLOGI'A Vol. XI, Tav. XXVII.
C. CIAMPI. - Proce.ssi post-fecondativi nel genere Jtmipertts. Osservazioni in ,Ttmipertts oxyceclrus L. e Juniperws rnacrocarpa S.. et S.
0ARYOLOGIA Vol. XI, Tav. XXVIII.
C. CIAMPI. - Proce.ssi post-fecond·ativi nel genere Juniperus. Osservazioni in Juniperus oxycedrus L. e. Juniperus macrocarpa S .. et S.
0ARYOLOGIA Vol. XI, 'l'av. XXIX.
C. CIAMPI. - Processi post-fecondativi nel genere .Juniperus. Osservazioni in Jnniperus ox•ycedrus L. e ,Ju,niperus macrocarpa S .. et S.
0ARYOLOGIA Vol XI, Tav. XXX.
C. CIAMPI. - Processi post-fecondativi nel genere Juniperus. Osservazioni in Juniperus oxycedrus L. e Jnniperus ma,croca,rpa S .. et S.
PROCESS/ POST-FECONDAT!l'l NEL GENERE JUNIPERUS 347
It is !nteresting· to note that before fertilization ln the archegonia of the pines
are stored various substances (Upo-protelns, ribonucleic acid, etc.) which presumably
are contJected with the development of the embryo (CAMEFORT, 1957) ; in the case of the
Junipers the archegonia show no evidence of storage material or lf any it is utterly
insufl'ldent. It would seem probable that the zygote should wait for these substances
to be prepared. The long delay ln the development of the zygote, which is responsible
for the length of the embryogenetlcal cycle in these Junipers, is accompanied by a par
ticular actl'Vity of some cells of the endoepel"lll (fusion of cells and nuclei, increase in
storage substances etc.). These particular cells seem to acquire the possibillty of pre
paring the substances which are necessary to the development of the embryo and in this
respect t·hey show a remarkable degree of evolution.
RIASSUNTO
L'Autore riferisce wlio svolglmento del processo embriogenetico in Juniperus 0~D1!
cedrus L. e Juniperus macrocarpa S. S. di cui ha, in precedenza, segnalato Ia eccezionale
lungbezza neli'IIIIllblto del ciclo riproduttilvo (CIAMPI, 1958).
La fase embriogenetl.ca del ciclo, dalia fecondazione alia costruzione di un embrione
morfologicamente maturo, impiega oltre un anno. L'lmpollinazione ha luogo alla fine di
autunno, la fecondazione al prindpio dell'estate, ma l'embrione non e morfologlcamente
maturo cbe alia fine dell'estate dell'anno seguente. Tra la fecondazione e Ia costruzione
dell'embrlone da parte dello zlgoto si intercala u.n lungo processo che sl puo deftnire di
« maturazlone » dello zlgoto stesso.
L' Au tore tenta di dare una splegazione a questa particolaritll del ciclo riproduttlvo
del due glnepri, facendo un confronto con quanto avviene nei plni, dove 1 tempi sl
lm·ertono. Nei pini, infattl, e richiesto un lungo perlodo dl tempo per lo svolgel1ll del
fenomeni che vanno daJla l.mpollinazione alia fecondazione, mentre lo svolgersl del pro
cess! embriogenetlci e rapidlsslmo (FRANCINI, 1958). ~ interessante notare che prima de11a
fecondazione, negll archegonl del plnl sono raccoLte varle sostanze in forma dl granu
lazionl (sostanze llpoprotelche, vacuoll proteicl, acldo rlbonuclelco, ecc.), che prewmi
bllmente sono connesse con lo sviluppo dell'embrione (CAMEFORT, 1957); ilel caso del
glnepri in questlone, gll arcbegonl non mostrano contenuto compara.blle a quello del
pini. ~ presnmibile che lo zigoto debba attendere proprio che queste sostanze, indispen
sabm al suo svlluppo in embrlone, vengano IIIPProntate.
La lunga battuta d'aspetto dello zigoto e accompagnata da una partlcolare attlvltll
dl alcune cellule dell'endosperma (fusione dl cellule e di nuclei, addensamento del loro
contenuto) dlurante la quale potrebbero essere elaborate le sostanze richieste dalle cellule
embrlonall ; rlvelando con clo di aver raggiunto un notevole livello evolutlvo.