Problematiche medico-legali della legittima difesa...

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CAMERA PENALE DI PAVIA Corso di Formazione Tecnica e Deontologica dell’Avvocato Penalista Pavia, 20 Maggio 2016 Problematiche medico-legali della legittima difesa: esemplificazione casistica Cristiano Barbieri DIPARTIMENTO DI GIURISPRUDENZA - UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI PAVIA

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CAMERA PENALE DI PAVIA

Corso di Formazione Tecnica e Deontologica dell’Avvocato Penalista

Pavia, 20 Maggio 2016

Problematiche medico-legali

della legittima difesa:

esemplificazione casistica

Cristiano Barbieri

DIPARTIMENTO DI GIURISPRUDENZA - UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI PAVIA

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Premesse

• Il presente contributo si prefigge di riflettere su alcuni aspetti di tipo

medico-legale della fattispecie della Legittima Difesa, ex. art 52 C.P.

• «Non è punibile chi ha commesso il fatto per esservi stato costretto dalla

necessità di difendere un diritto proprio o altrui contro il pericolo attuale

di un'offesa ingiusta, sempre che la difesa sia proporzionata all'offesa.»

• La legge 13 febbraio 2006 n. 59 ("Modifica all'articolo 52 del codice

penale in materia di diritto all'autotutela in un privato domicilio”)

aggiunge un comma recante le disposizioni che seguono:

«Nei casi previsti dall'articolo 614, primo e secondo comma, sussiste il

rapporto di proporzione di cui al primo comma del presente articolo se

taluno legittimamente presente in uno dei luoghi ivi indicati usa un'arma

legittimamente detenuta o altro mezzo idoneo al fine di difendere:

a) la propria o altrui incolumità;

b) i beni propri o altrui, quando non vi è desistenza e vi è pericolo

d'aggressione.

La disposizione di cui al secondo comma si applica anche nel caso in

cui il fatto sia avvenuto all'interno di ogni altro luogo ove venga

esercitata un'attività commerciale, professionale o imprenditoriale».

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• Si tralasciano volutamente tutti quei richiami di ordine dottrinario e

giurisprudenziale, non essendo di tipo tecnico-valutativo, quindi di

competenza strettamente medico-forense.

• Forse, soltanto alcuni aspetti sono di pertinenza medico-giuridica, con

particolare riferimento al concetto di “proporzionalità”, anche se in

Medicina Legale pochissimi sono gli studi sul punto precipuo.

• Ad es., ci si è domandati se un certo tipo di arma (ad es. una pistola) sia

da considerarsi “proporzionata” ad altri tipi di arma:

- o uguali (ad es. un fucile),

- o diversi (ad es. una c.d. arma bianca),

- considerando non solo l’arma in sé, ma anche le caratteristiche psico-

fisiche di chi la impugna, tra le quali anche la maggiore, o minore, o

nulla abilità nel maneggiarla, in rapporto ad un eventuale addestramento

all’utilizzo della stessa.

• In genere, comunque una C.T. / una perizia in tema di legittima difesa è

un’evenienza abbastanza rara in Medicina Legale.

• Le casistiche generali presenti in letteratura sono pochissime, fermo

restando singole e singolari evenienze non pubblicate, come quella

presentata oggi in questa sede.

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• In Medicina Legale, una C.T. / perizia per Legittima Difesa viene disposta:

in alcuni casi:

- o in tema di lesioni personali (vuoi sul c.d. aggressore, vuoi sulla c.d.

vittima), se nessuno dei due soggetti è deceduto - TRAUMATOLOGIA

FORENSE

- o su causa / epoca / mezzi della morte (se uno dei due soggetti è

deceduto) - NECROSCOPIA FORENSE

- o sul tipo di strumenti utilizzati per difendersi / offendere - ad es.

BALISTICA FORENSE

in casi più rari, sullo stato mentale di chi invoca la legittima difesa, con

implicito riferimento agli articoli 88, 89 e 90 C.P. - PSICOPATOLOGIA

FORENSE

Il caso

• Si presenta un caso nel quale una situazione dapprima prospettata come

“legittima difesa” (ex art. 52 C.P.) è stata poi inquadrata come “omicidio

volontario” (ex art. 575 C.P.), salvo infine avanzarsi da parte del P.M.

richiesta formale di archiviazione sulla base di un’appurata

proporzionalità tra azione offensiva dell’aggressore e quella difensiva

della vittima.

• Tale richiesta era dapprima rigettata dal G.I.P. e poi accolta, ma vincolata

all’esito di una perizia psichiatrica sullo stato mentale della vittima.

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La narrazione mediatica

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La narrazione giudiziaria

• Il commesso era già stato

colpito due volte dal rapinatore

(cioè quando spara ha già in

corpo due pallottole).

• Il commesso doveva difendere

non solo se stesso, ma anche la

cassiera (sua convivente) e

l’incasso.

• L’adeguatezza della reazione

del commesso si è tradotta in

un “atto del tutto similare ed

identico all'offesa ricevuta e non

eccedente la stessa”.

• L’arma della difesa è la stessa

dell’offesa.

• Il commesso spara in direzione

del rapinatore in fuga una sola

volta, peraltro con la mano non

dominante, mentre sviene.

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“...visto l'art. 411 c.p.p., ritenuta la

configurabilità nella presente

vicenda della fattispecie

scriminante di cui all'art. 52 c.p.,

chiede che il Giudice per le

Indagini Preliminari, in sede, voglia

disporre l'archiviazione del

presente procedimento, con

conseguente restituzione degli atti

a questo Ufficio.”.

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• “...La richiesta di archiviazione non può

essere accolta.. ..al fine di meglio definire

ed inquadrare l'elemento psicologico del

delitto per cui si procede, occorre tuttavia,

allo stato, a parere di questo gip, che il

PM esperisca le seguenti consulenze

tecniche:

• l) consulenza tecnica balistica, volta a

determinare le caratteristiche tecniche

dell'arma del delitto e la sua precisione di

tiro, se la stessa sia stata o meno

modificata, le modalità del suo utilizzo e di

esplosione dei colpi e se sia possibile

l'esplosione accidentale o spontanea di

uno o più colpi, nonché volta a determina-

re la presumibile direzione/traiettoria del

colpo/i esploso/i nell'occasione dal Vaiani;

nonché volta ancora a ricostruire l'evento

balistico sulla base degli elementi oggetti-

vi riscontrati sia sul luogo, sia sui mezzi,

sia sulle persone, sia in rapporto alle

lesioni riportate dalla vittima e documen-

tate nei referti medici in atti o ovunque e

presso chiunque reperibili, nonché volta

ad accertare quanto altro di consequen-

ziale, pertinente ed utile a fini di giustizia

sarà ritenuto dal PM...”

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• 2) consulenza tecnica medico-

legale e/o psichiatrica volta a

determinare il livello di capacità di

intendere e di autodeterminarsi

dell’indagato al momento del fatto

(cioè al momento dello sparo),

tenuto segnatamente conto delle

peculiari condizioni psicofisiche in

cui egli in tale momento versava,

nonché volta ad accertare quanto

altro di consequenziale, pertinente

ed utile a fini di giustizia sarà

ritenuto dal PM...”

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QUESTIONI TECNICHE:

- lo stato mentale deve essere riferito ad un’azione che la norma

reputa di omicidio o di difesa legittima ?

- Il riferimento alla capacità di intendere e a quella di volere senza

l’aggiunta del concetto di “infermità”, contenuto negli artt. 88 ed 89

del C.P., ha senso nel caso di un ipotetico caso di art. 52 ?

- attesa l’impostazione dell’organo giudicante, che reputa l’atto

difensivo di valenza comunque omicidaria, perché non formulare un

quesito tecnico sulla proporzionalità, se l’ipotesi di partenza era

quella della legittima difesa ?

- il richiamo al parametro della proporzionalità non è implicitamente

contenuto nel riferimento alle “peculiari condizioni psicofisiche” del

commesso nel momento stesso in cui ha sparato ?

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• In conseguenza della disposizione del G.I.P., la Procura della Repubblica

dispone C.T. di tipo psichiatrico-forense in persona dell’Indagato /

Imputato ex art. 360 C.P.P.

• A questa C.T. quindi partecipano, oltre al C.T. del P.M., sia il C.T.

dell’Indagato (la vittima della rapina e delle lesioni da arma da fuoco ivi

riportate), sia il C.T. di Parte Civile (la famiglia del rapinatore deceduto

costituitasi Parte Civile).

• N.B.

- Il rapinatore deceduto aveva precedenti penali per aver commesso in

precedenza altre rapine a mano armata;

- all’epoca dei fatti di causa, avrebbe dovuto scontare una pena

detentiva agli arresti domiciliari in una località distante ben 70 km. dalla

sede della rapina;

- la rapina da lui tentata è avvenuta con l’aiuto di un complice che è poi

fuggito e non è mai stato identificato;

- l’arma della rapina e del decesso è una pistola calibro 7.65, utilizzata

prima dal rapinatore e poi dal commesso è stata portata sulla scena del

crimine dal rapinatore stesso.

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La narrazione tecnica

• Trattasi di valutazione psichiatrico-forense in persona di A V, di anni 44,

nato a Busto Arsizio (Va) il 15.05.1966, residente a… (Biella) in …

dipendente all’epoca dei fatti di causa di un supermercato.

• Gli accertamenti tecnici si sono svolti nel Dipartimento di Medicina

Legale dell’Università degli Studi di Pavia e, globalmente, si sono

articolati in: studio della documentazione ricevuta dalla Procura della

Repubblica; raccolta anamnestica e colloqui clinici sia a tema libero, che

in forma semi-strutturata con il soggetto esaminato; esame obiettivo di

tipo sia psichico (cioè inerente la sfera mentale al momento dell’esame),

che personologico (cioè riguardante la struttura di persona-lità);

valutazione psicodiagnostica dell’uomo mediante somministrazione ed

interpretazione di un reattivo di personalità di tipo proiettivo (test di

Rorschach integralmente trascritto nella presente C.T.); discussione del

caso con i CC. TT. della Parti in causa; studio della letteratura con

raffronto tra le conoscenze specialistiche e le risultanze del caso in

oggetto; inquadramento psicopatologico-clinico della fattispecie in

esame e correlato giudizio psichiatrico-forense in riferimento al quesito

ricevuto.

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La documentazione giudiziaria

• Annotazione di Polizia Giudiziaria datata 31.08.2000:

“...Lo stesso, ancora in stato di agitazione, riferiva che aveva sentito

delle grida provenire dal parcheggio ove la collega di lavoro G S si era

allontanata, interveniva a sua difesa gettandosi all'interno dell'abitacolo

ed iniziando una colluttazione con il rapinatore nel corso della quale

veniva attinto da almeno un colpo di pistola dei due o tre esplosi dal

rapinatore contro di lui. Aggiungeva che, riuscito a spingere l'aggressore

della G all'esterno dell'abitacolo dal lato passeggero, continuava la

colluttazione all'esterno della macchina ove non ricordava se era riuscito

a strappare di mano al rapinatore la pistola ovvero a raccoglierla da

terra. Mentre il rapinatore cercava di allontanarsi dal V "partiva un colpo

di pistola", probabilmente esploso alla schiena del fuggitivo; non

ricordava se da terra o in piedi; non ricordava di aver mirato al suo

indirizzo. Il rapinatore in fuga scompariva in un attimo dalla sua vista,

dopo aver percorso ancora pochi passi, dileguandosi con un balzo nella

vegetazione. Il V non ricordava particolari dettagli in relazione al colpo di

pistola esploso quando l'arma era nella sua mano sinistra, specificava

solo che durante la colluttazione all’esterno dell’autovettura il rapinatore

tentava più volte di rivolgere l'arma nuovamente contro di lui...”.

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La documentazione sanitaria

• Scheda n.10857 della Centrale “118” Biella Soccorso:

“...infuso...migliora durante il trasporto, stabilizzato...”

• Relazione del P.S. dell’ASL n. 12 di Biella datata 30.08.2008:

“...Paziente condotto dal 118 per trauma da arma da fuoco avvenuto

poco fa durante riferita rapina. Lamenta dolore alla base dell'emitorace

in sede di ferita circolare di circa 0,5 cm di diametro. In anamnesi

ulcorrafia per ulcera duodenale perforata. Non assume terapia.

Obiettività: EOT: ferita di circa 0,5 cm di diametro sull'emiclaveare

sinistra all'altezza della 10° costa circa compatibile con lesione da arma

da fuoco, non si apprezzano fori d'uscita.... EON elementare: pz. vigile,

cosciente, collaborante…GSC 15...”.

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• Lettera di dimissioni dall’Ospedale di Biella datata 05.09.2008:

“...diagnosi di: ADDOME ACUTO da lesioni multiple digiunali da arma

da fuoco… RELAZIONE CLINICA/INTERVENTO: Il paziente, ricoverato

in DEA per lesioni da arma da fuoco, è stato sottoposto in data 30/08/08

in regime di urgenza ad intervento di laparotomia esplorativa che ha

evidenziato lesioni multiple al digiuno (cinque, a partire da una distanza

di 30 cm dal duodeno) dovute a proiettile. Si è proceduto a resezione

digiunale con anastomosi…meccanica, toelette della cavità peritoneale

ed estrazione del proiettile. Il paziente nell'immediato post-operatorio è

stato trattenuto in Rianimazione e trasferito presso il ns. reparto in data

01/09/08. Il decorso postoperatorio è risultato nella norma, con

canalizzazione spontanea in 3° giornata p.o. ed attualmente è stato

alimentato solo con dieta idrica e NP... Ripresa dell'alimentazione

graduale con dieta semiliquida secondo monitorizzazione clinica…”

• Prescrizione del medico di base datata 15.10.08:

“...consulto da psicologo in pz reduce da trauma da arma da fuoco”

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RACCOLTA ANAMNESTICA

• terzogenito di una fratrìa di cinque figli, con i quali sono riferiti rapporti

regolari e costanti (“...sono vicini a me ...mi sono stati vicini, ma anche

prima, siamo sempre stati vicini ...tra noi non c’è mai stato nessun

problema...”);

• figura materna rievocata in termini contenitivi e sostenitivi (“...mia madre

è vivente, ha 70 anni ...sono molto legato a lei ...mi ha detto: «...Stai

tranquillo che ti proteggo io ...tu sei sotto la mia protezione»…”);

• figura paterna descritta in termini positivi, ma semplicistici (“...una brava

persona ...uomo buono, di poche parole, ma onesto e buono...”);

• scolarità regolare (“...ho preso la licenza di terza media poi ho fatto due

anni di perito tecnico...”);

• diverse esperienze lavorative, sempre narrate come esenti da

problematiche relazionali (“...il mio primo lavoro è stato di tagliatore di

scarpe ...poi ho fatto l’operaio alla Montedison per cinque anni ...poi ho

lavorato al supermercato… per dieci anni, poi al… e poi da… mai avuto

problemi... cercavo sempre di migliorare...”);

• a 18 anni, intervento chirurgico di appendicectomia e successiva

comparsa di ulcera perforata, in epoca imprecisata;

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• intervento al menisco, causato dall’attività di calciatore semi-

professionista, esperienza questa raccontata in termini di correttezza e

di orgoglio (“...sono stato calciatore semi-professionista ...giocavo come

portiere ...ho giocato con tanti nomi illustri, giocatori di serie A ...potevo

anche fare una certa carriera, perché avevo due zii che giocavano, ma

volevo farcela da solo... nel calcio, si va avanti, se hai conoscenze

giuste... io non volevo essere aiutato per andare avanti, volevo arrivare

solo dove potevo farcela con le mie forze...”);

• coinvolgimento, quale vittima passiva, in due precedenti rapine (“...sono

stato coinvolto in altre due rapine ...in altri posti ...una volta nel 2004 ed

un’altra nel 2005 ...una volta la cassiera è stata raggiunta da uno spray

agli occhi... io ho assistito alla scena ...un’altra volta ho sentito gridare e

quando sono uscito ho visto i rapinatori che fuggivano in macchina...”);

• coniugatosi nel 1991 e separatosi nel 2008, una figlia di nome M nata

il…1994;

• da circa tre anni, ha una relazione con la collega di lavoro vittima

dell’aggressione, con cui attualmente convive e da cui ha avuto un figlio,

di nome T, circa cinque mesi fa;

• all’epoca dei fatti di causa, si era già separato dalla prima moglie ed era

tornato a vivere con la madre.

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COLLOQUI CLINICI

• “...era il 30 agosto del 2008, a fine giornata lavorativa ...ero nel retro del

supermercato ...ho sentito gridare “aiuto !” dalla S ...è la mia collega ed anche la

mia compagna, da lei ho avuto un figlio che ha quattro mesi circa, T... sono

molto legato a S, come sono molto legato ai miei due figli ed anche ai miei

genitori ed ai miei fratelli...”

• “...sono corso fuori e ho visto che lei veniva picchiata da un uomo, con il volto

coperto da una calza nera, all’interno della sua macchina ...sì, la macchina della

S ...sono saltato addosso all’uomo, dentro la macchina e abbiamo cominciato a

lottare dentro l’auto ...l’uomo era inizialmente seduto al posto del guidatore ed

io sono entrato dalla sua parte ...è stata una lotta dura ...dentro l’auto ho sentito

due colpi ...mentre stavamo lottando, siamo caduti fuori dalla macchina...”

• “...sentivo un gran bruciore all’addome ...mi mancava il fiato ...non riuscivo a

parlare ...in quel momento ho pensato solo alla mia compagna, non a me stesso

...doveva difenderla ...stiamo insieme da tre anni e abbiamo avuto, come ho

detto, da poco un figlio... in quel momento la paura maggiore era per la mia

compagna...”

• “...ricordo che è arrivata la S e ha cercato di fargli cadere la pistola ...lo

picchiava per fargli cadere la pistola di mano ...ricordo solo che c’era una gran

confusione…

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• “...ricordo che ho preso la pistola che era per terra ...l’ho presa perché quella

pistola non doveva più fare del male ...ho sparato con la sinistra, almeno credo,

però io sono destro ...con la destra mi tenevo ...tenevo la mano destra sulla

pancia, dove sentivo dolore...”

• “...l’uomo aveva una calza nera sul volto ...aveva i guanti e degli abiti scuri

...forse maglietta e jeans ...avevamo più o meno la stessa taglia, credo, ma non

sono sicuro ...nell’auto ha visto che aveva la pistola e cercavo di disarmarlo

senza riuscirci ...l’uomo ha detto “ti ho sparato” ...ricordo anche che ha detto:

“scappiamo” ...non credo fosse solo, credo che avesse dei complici, ma in quel

momento ricordo solo i due spari dentro la macchina...”

• “...dopo non mi ricordo bene ...mi ricordo dell’autoambulanza ...mi hanno detto

che sono svenuto in braccio ad un collega... ho parlato della cosa con i miei

amici, anche se adesso cerchiamo di evitare l’argomento ...hanno detto che ho

fatto un gesto eroico, ma io non mi sento un eroe... ho diversi amici vicini, con

cui si evita di parlare di quell’episodio... si cerca di chiudere l’argomento...”

• “...Per me non è chiuso... la cosa non è chiusa perché manca la tranquillità...

Cosa mi ha lasciato dentro quell’episodio ? Non so... Se dovesse ancora

ricapitare, se toccasse ai miei cari (mia madre, i miei fratelli, i miei compagni, i

miei figli), non so ...forse, forse lo rifarei, ma non so se starei meglio o peggio...”

• “...ho rammarico della cosa, ma ho tanto più rammarico perché non sono stato

aiutato nel momento del bisogno...provo e provavo soprattutto rabbia perché ha

dovuto proteggere la mia compagna (TRATTIENE LE LACRIME A STENTO)...

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• “…adesso sembra che la rapina l’ho fatta io e che sia io il colpevole di tutto... ma

io ho avuto paura solo per la mia compagna... perché è quella che è diventata la

madre di mio figlio...”

• “...ho ripreso il lavoro nello stesso supermarket, aperto però in altra sede ...i

rapporti con il titolare vanno bene, sono immodificati ...non ho trovato aiuto nel

medico ...sono andato da uno psichiatra che mi ha detto: “Cosa è venuto a fare

da me ?”...

• “…l’unico aiuto l’ho avuto da parte del cognato che fa il carabiniere ...gli ho reso

la vita un inferno perché continuavo a parlare con lui ore e ore ...quando mi

sfogavo con lui, poi la notte stavo meglio e riuscivo a dormire una notte intera...”

• “…tante cose non me le ricordo… alcune le so perché me le hanno dette dopo

…è vero che ho ucciso un uomo, ma lui mi aveva sparato due colpi prima… mi

hanno tolto quasi un metro di intestino…”

• “…l’operazione è andata bene… non ho problemi intestinali… lei dice che la

perizia balistica mi dà torto – RIVOLTO AL C.T. DI PARTE CIVILE – …io questo

non lo so… non ne ho parlato tanto con il mio avvocato…”

• “…insomma, c’è da dire anche questo, almeno da come mi hanno raccontato la

cosa: quel signore che ha fatto una rapina e mi ha messo due proiettili in corpo

doveva essere agli arresti domiciliari perché doveva scontare una condanna per

un’altra rapina… invece era a 70 km di distanza, con una pistola a fare un’altra

rapina…”

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STATO ATTUALE

• peggioramento dello stile di vita fino a quel momento descritto come regolare

(“...prima prendevo un paio di caffè al giorno e fumavo 10 sigarette, adesso ne

fumo un pacchetto o più, anche se volte le fumo solo metà... vino solo a pasti, a

volti il limoncello dopo il caffè ...mai provato stupefacenti, mai...”);

• senso di “frustrazione” (“...mi sento frustrato perché sento dell’ostilità verso di

me ...io e S siamo persone lese in questa faccenda e nessuno ha fatto niente

per renderci giustizia ...la S ha preso dei pugni, è stata aggredita ed è come se

non fosse successo nulla…”);

• tristezza persistente (“...mi sento triste, sempre triste…capisco che le indagini

sono in corso, ma anche quando si chiuderanno, per me non sono chiuse...

perché manca quella tranquillità che c’era prima...”);

• turbe della funzione ipnica e rimuginazione (“...dormo poco e dormo male

...perché ci penso ...mi sveglio alle due e non riesco a prendere sonno... …ci

penso perché mi viene in mente anche quando non voglio…”);

• turbe della sfera alimentare (“...non ho molta fame ...dopo che ho mangiato

qualche cosa, mi viene subito sonno ...ho una sensazione di gonfiore dopo

mangiato o dopo che bevo un po’ d’acqua...a volte non va giù niente…”).

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ESAME OBIETTIVO

• Trattasi di soggetto di sesso maschile, adulto, destrimane, normotipo.

• Si presenta puntuale, sempre accompagnato dall’attuale compagna, che

lo attende in separata sede sino alla conclusione dei colloqui e del test.

• E’ sufficientemente curato nell’aspetto.

• Lucido, vigile, orientato spazialmente-temporalmente-oggettualmente.

• mantiene per tutta la durata degli incontri un comportamento

collaborante e corretto.

• L’eloquio è povero, anche se la verbalizzazione si mantiene fluida.

• Mimica, postura e gestualità, a tratti, risentono della deflessione timica e

dell’incontinenza emotiva (un pio di volte, trattiene a stento le lacrime;

un’altra volta, reagisce verbalmente alla domanda, peraltro provocatoria,

del C.T. di Parte Civile).

• L’attenzione e la concentrazione appaiono conservate.

• La sfera senso-percettiva risulta esente da alterazioni e la condotta

generale non sembra per nulla inficiata da fenomeni dispercettivi.

• A livello mnesico, si dà atto di alcune lacune riguardanti i fatti di causa

(cfr. più volte, dichiara “non ricordo”, “non ricordo bene”).

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• L’ideazione, a livello formale, rivela aspetti di rigidità e di stereotipia,

mentre, a livello contenutistico, non emergono mai fenomeni di

significato patologico.

• La sfera affettiva manifesta un investimento pressoché totalizzante nei

riguardi dell’attuale compagna, anch’essa vittima della rapina, nonché

madre di suo figlio, nato da pochi mesi.

• Il tono timico è appiattito, con somatizzazioni secondarie dell’angoscia

depressiva (cfr. i disturbi della sfera ipnica e di quella alimentare).

• La progettualità futura è ridotta, anche se si mantiene realistica.

• Pur in presenza di un corretto esame di realtà, la coscienza di malattia

non si è mai tradotta in una relazione oggettualmente valida da un punto

di vista terapeutico:

- in passato, non avrebbe trovato uno specialista disposto ad aiutarlo;

- l’unico sostegno emotivo gli sarebbe venuto dal cognato, con il quale si

sarebbe “sfogato”;

- attualmente, non si pone il problema di ricorrere a specialisti per i

disturbi lamentati.

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ESAME PSICODIAGNOSTICO

• Onde valutarne l’assetto di personalità sotto il profilo strutturale e

funzionale, al soggetto è stato somministrato un test di tipo proiettivo

(reattivo di Rorschach).

• Di esso vengono trascritti integralmente il protocollo, la siglatura e lo

psicogramma.

• Il protocollo è stato siglato ed interpretato secondo le indicazioni della

letteratura specializzata.

• Si è utilizzato soltanto un reattivo e non una batteria di test perché

ritenuto più che adeguato alle finalità dei presenti accertamenti tecnici.

• Si precisa che l’esaminato ha dichiarato di aver già eseguito tale test in

precedenza ( “...La prima volta che l’ho fatto sarà stata una ventina di

anni fa... per l’assunzione...”); tuttavia, la scelta del medesimo reattivo

risulta corretta alla luce delle indicazioni della letteratura specialistica,

secondo la quale è necessario lasciar trascorrere un periodo di tempo

compreso tra un minimo di sei-otto mesi, fino ad un anno ed anche oltre,

tra test e re-test (la prima volta, gli sarebbe stato somministrato una

ventina di anni fa, mentre la seconda somministrazione è avvenuta il

31.03.2010).

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PSICOGRAMMA RORSCHACH

• Protocollo tendenzialmente povero (NR) sul piano quantitativo ed

irregolare nel ritmo esecutivo (Tmr) a motivo della marcata interferenza

della sfera emotiva nei processi percettivo-associativi sottesi al

meccanismo di risposta (molteplici inibizioni e ritardi produttivi, tendenza

alla contaminazione alla T.II).

• L’ideazione è rigida (F+%), stereotipata (A%, perseverazione),

conformista (ban %), impoverita (K %).

• L’affettività è annichilita (due rifiuti, quattro shock, tipo colore), con

tendenza alla coartazione emozionale sia reale (ET I), che potenziale

(ET II), unitamente ad una certa quota d’angoscia (commenti, risposta

alternativa, risposta FClob), interiorizzata in senso depressivo (tendenza

alla devitalizzazione alla T.III, risposta RX alla T.X, riferimento

depressivo T.IV).

• L’esame di realtà appare mantenuto in modo stolido (IR) da una

struttura egoica che...si rivela molto fragile (molteplici autoriferimenti,

risposta di prospettiva alla T.IV, rifiuto alla T.VI), al punto che le

possibilità di autentico rapporto interpersonale (H%) sono assai scarse.

• ...organizzazione di personalità obiettivamente disturbata a livello di

identità personale, relazione oggettuale e regolazione emotivo-affettiva.

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EPICRISI MEDICO-LEGALE

• Scopo della C.T. è quello di rispondere al quesito ricevuto, inerente

l’imputabilità del soggetto al momento dei ed in relazione ai fatti di

causa.

• Per tale ragione, la valutazione tecnica deve realizzarsi secondo una

impostazione epistemologica e metodologica che si articola sul c.d.

modello trifasico o modello psicopatologico-normativo.

• Questo comprende tre fasi ben distinte, ma reciprocamente connesse:

- inquadrare le condizioni psichiche del soggetto in termini di salute o di

malattia “al momento” del fatto (fase clinica);

- esaminare se le condizioni cliniche del soggetto integrino o meno un

concetto di infermità, verificando il c.d. valore di malattia dell’atto illecito

(fase criminologica)

- valutare “se” e “fino a che punto” tale infermità abolisca completamente

o riduca grandemente o sia irrilevante sulla capacità di intendere e / o di

volere “al momento” del e “in relazione” allo specifico fatto (fase medico-

legale).

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Fase clinica

• Innanzitutto, si sottolinea la condizione di vulnerabilità affettiva del

soggetto esaminato all’epoca dei fatti di causa; quando rimane vittima

della rapina, del resto, già di per sé appare particolarmente fragile a

livello emozionale:

- la sua convivenza matrimoniale si è da poco conclusa;

- ha lasciato la moglie e la figlia ed è tornato a vivere con la propria

madre;

- ha instaurato una nuova relazione affettiva con la collega di lavoro

rimasta vittima della rapina, ma ella, pur essendo diventata la sua

compagna, cioè il suo partner eterosessuale esclusivo, non ha ancora

iniziato con lui una vera e propria convivenza.

• I fatti di causa si collocano in questa particolare condizione affettivo-

relazionale; infatti, al termine di una giornata lavorativa:

- il soggetto sente che la sua compagna chiede aiuto;

- la vede mentre viene aggredita da un uomo dal viso coperto, che si

trova al posto di guida della sua auto, quando invece la donna avrebbe

dovuto recarsi da sola a versare l’incasso della giornata alla cassa

continua della banca limitrofa;

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- si precipita in suo soccorso, entra nell’auto, inizia a lottare con lo

sconosciuto e tenta di disarmarlo;

- nel corso della colluttazione sente due spari;

- avverte un inteso dolore all’addome, ma continua a lottare con l’uomo,

fino a cadere fuori dall’auto con lui;

- la colluttazione prosegue ed interviene anche la donna, la quale si

avventa contro l’aggressore, fino a fargli cadere la pistola.

• A questo punto:

- mentre porta una mano contro la ferita all’addome, con l’altra raccoglie

l’arma e spara verso l’individuo con il quale aveva lottato, mentre questo

sta scappando;

- parte un colpo dall’arma, impugnata con l’arto non dominante (mano

sinistra in soggetto destrimane);

- il soggetto non ha mai sparato in vita sua (non ha mai impugnato

un’arma e non ha manco espletato il servizio militare);

- a circa trenta metri di distanza, il rapinatore seppur attinto alla schiena

dal proiettile, prosegue nella sua corsa, precipita da un dirupo e cade in

un fiume.

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• La causa della morte è ascritta a “politraumatismo combinato”, nel quale

all’effetto perforante del colpo d’arma da fuoco si aggiunge quello della

“precipitazione da media altezza” in un fiume, senza però alcun quadro

specifico da morte asfittica da annegamento.

• Tale sequenza di avvenimenti si verificava in un lasso di tempo

oggettivamente concentrato, che il soggetto, verosimilmente per il suo

alterato stato di coscienza al momento, riesce a quantificare a posteriori

con molta difficoltà (“...un paio di minuti, forse, ma non so...”), ma che -

realisticamente ! - si configura all’insegna della “concentrazione” e non

della “dilatazione” cronologica e che trova conferma nelle deposizioni dei

diversi testimoni.

• Secondo le diverse testimonianze, risulta che il soggetto esaminato:

- non si ferma quando vede l’aggressione;

- non si ferma quando vede l’arma;

- non si ferma quando ode i colpi di arma da fuoco nell’auto;

- non si ferma quando viene colpito all’addome;

- non si ferma quando cade fuori dall’auto;

- non si ferma quando vede la pistola per terra e l’aggressore si allontana.

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• Ulteriori dati di fondamentale importanza sono:

- il soggetto non parla mai del denaro e non qualifica mai l’episodio

come una “rapina”;

- egli vive e narra questa esperienza sempre e solo come una

“aggressione” alla “sua” donna, oltre e più che a sé medesimo.

• Quindi, è tecnicamente corretto prospettare come tali fatti integrino

pienamente il concetto di trauma psichico, considerando:

- sia la tipologia degli eventi (pericolo di vita non solo per sé, ma anche

per la sua compagna)

- sia la rapida successione degli stessi (reiterato pericolo per l’incolumità

di sé e della compagna)

- sia le conseguenze di questi sul soggetto, a livello:

. tanto fisico (ferita da arma da fuoco all’addome, con ritenzione del

proiettile, conseguente quadro clinico di “addome acuto” e

resezione di un circa un metro di intestino),

. quanto psichico (coinvolgimento emozionale innescato non solo e

non tanto dalla rapina, ma dall’aggressione fisica della sua

compagna, cioè dell’oggetto esclusivo del suo universo affettivo e

della madre di suo figlio).

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• TRAUMA PSICHICO = “...indipendentemente dalla sua gravità, può

essere definito come il catastrofico coinvolgimento della continuità del

Sé attraverso l’invalidazione dei pattern di interazione che danno

significato a «ciò che noi siamo»...” (Bromberg, 2007).

• L’aspetto fondamentale del trauma psichico, quindi, consiste nel fatto

che l’evento riguarda l’ “indicibile”, in quanto “impensabile”.

• In altri termini, l’accadimento è tale da rendere impossibile qualsiasi

operazione di mentalizzazione, o addirittura di simbolizzazione e, quindi,

di narrazione adeguata, quantomeno a breve termine, ma spesso anche

lungo termine.

• L’angoscia suscitata corrisponde ad un vissuto di terrore così

accentuato, da diventare la manifestazione elettiva dell’incontro con la

morte stessa.

• Quindi, per chi non riesce in quel momento a rappresentarsi mental-

mente tale eventualità, il trauma psichico è ciò che dall’esterno invade e

disorganizza il suo apparato psichico, al punto da trasmettergli il senso

stesso della morte.

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• Nel caso specifico, l’effetto psico-traumatizzante dei predetti eventi sul

soggetto appare tanto più marcato, quanto più profondo risulta

l’investimento emotivo del soggetto nei riguardi della collega-compagna

vittima del rapinatore, investimento a dir poco predominante nel suo

universo affettivo.

• Quindi, la reazione psico-comportamentale agita dall’uomo durante e

subito dopo la colluttazione con il rapinatore-aggressore diventa

epifenomenica degli effetti della grave destrutturazione psichica prodotta

da ciò che si qualifica per lui come obiettivamente traumatico.

• Infatti, per lui vi è trauma, cioè rottura di un equilibrio vitale che non può

essere comunicata agli altri, perché non può essere auto-rappresentata:

- vuoi a livello fisico (ferita da arma da fuoco con proiettile ritenuto, con

conseguente quadro clinico di addome acuto, trattato con resezione di

circa un metro di intestino);

- vuoi a livello mentale (aggressione all’oggetto d’amore esclusivo, con il

quale egli si stava costruendo una nuova vita, madre del proprio figlio).

• Quindi, alla luce delle conoscenze sul trauma psichico, è qui corretto

richiamare il concetto di “reazione abnorme” agli eventi, secondo la

Psicopatologia tedesca.

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• Jaspers (1913) introduce il costrutto di quadri psicopatologici secondari,

cioè “reattivi”, ad avvenimenti di vita e distingue reazioni comprensibili e

reazioni incomprensibili.

• “...Come il perturbamento psichico ha per conseguenza diretta una

quantità di fenomeni concomitanti corporei, così esso provoca anche una

modificazione passeggera dei meccanismi psichici che creano ora le

condizioni degli stati anormali della coscienza e della realizzazione di

relazioni comprensibili (in offuscamenti della coscienza, ed in scissioni, in

idee deliranti e così via) (Psicopatologia Generale, 1913, p.415).

• Schneider teorizza il concetto di "reazione abnorme" agli eventi

• “Erlebnisreaktionen è la risposta emotivo-affettiva congrua e motivata ad

un avvenimento”

• Risultano “anomale” quelle reazioni che "si allontanano dalla media...per

la loro insolita intensità, per l’inadeguatezza rispetto al motivo, o per

l’abnormità della durata... ...indipendenti dal carattere individuale"

(Psicopatologia clinica, 1958).

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• Kretschmer

“Avvenimenti chiave” sono quelle reazioni ad avvenimenti interni

innescate da accadimenti di vita, perché: “affilato come un rasoio,

l’avvenimento va a toccare proprio il punto debole”.

• Binswanger

Nella re-actio è sempre contenuta anche l’actio; quindi, anche quando

il senso che si trae è quello di un pericolo mortale, è sempre

l’individualità e non l’accadimento a decidere del senso e della

configurazione del vissuto individuale.

• Nel caso in oggetto, premesso che non si può definire traumatico un

evento, o un serie concatenata di fatti, senza considerare la

suscettibilità e la vulnerabilità individuale, risulta obiettivamente

alterata la sfera della coscienza del soggetto, al momento dei fatti.

• La sfera di coscienza rappresenta:

- sia il luogo nel quale si collocano spazialmente e temporalmente le

esperienze ed i progetti del soggetto (essere coscienti di),

- sia il luogo della costituzione del mondo e della reciprocità alter-

egoica (aver coscienza di) (Callieri, Seller, 1996).

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• Coscienza

- non solo e non tanto come stato di vigilanza a livello neuro-fisioologico

(orientamento nel tempo, nello spazio, sul sé e sul rapporto con l’altro e

con il mondo),

- ma soprattutto come “syneidesis” (flusso di significati), cioè

“chiarificazione o dis-velamento del mondo”, vale a dire come “processo

di attribuzione di senso e di significato” (Sinngebung).

• Richiamando quindi tutte le osservazioni sul concetto di trauma psichico

e sulle sue conseguenze a livello mentale e comportamentale, le

condizioni psicopatologiche del soggetto al momento dei fatti di causa ed

in relazione ai medesimi integrano pienamente il concetto di infermità.

• Il costrutto di infermità mentale non si limita soltanto alle malattie

psichiche diagnosticabili nosograficamente o clinicamente, ma

comprende anche tutte quelle situazioni patologiche che, sul piano

clinico assumono un “significato” ed “valore” di malattia.

• Il valore ed il significato di malattia è presente laddove si dimostri, al

momento dell’atto ed in relazione all’atto, una discontinuità di significato

nel rapporto con il mondo reale (“perdita della consueta continuità della

conformità al senso comune da parte dell’Esserci” – cfr. De Vincentiis,

Semerari, 1968).

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Fase criminologica

• La disorganizzazione delle funzioni psichiche del soggetto prodotte dagli

eventi da lui esperiti, vissuti e rievocati assume un oggettivo significato

psicopatologico, al punto da render conto di un indubbio valore di

malattia della sua reazione psico-cpomoportamentale.

• Infatti, proprio la funzione psichica fondamentale della sua “coscienza” -

quella cioè della donazione di senso (Sinngebung) nel rapporto Io-

Mondo - è venuta completamente a mancare.

• Non a caso, di fronte alla scena che gli appare, dopo la richiesta di aiuto

della sua compagna, i significati delle cose e delle azioni del mondo nel

soggetto mutano in modo profondo:

- non si tratta tanto di una commessa aggredita da un rapinatore, ma

della “sua” donna aggredita da uno sconosciuto;

- non si tratta solo di un rapinatore in fuga, ma di un uomo mascherato

ed armato che sta per fuggire con l’auto della sua compagna;

- non è un reato commesso da un uomo armato, dunque concretamente

pericoloso, per il quale è necessario chiamare le forze dell’ordine, ma un

evento che scatena un’angoscia di morte superabile soltanto grazie ad

un primordiale istinto di sopravvivenza.

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- non è uomo ferito che lotta con un altro uomo armato, ma di un uomo

che difende ad oltranza il suo oggetto d’amore esclusivo da un grave

pericolo e che lo ha appena ferito con un arma da fuoco;

- non si tratta di un rapinatore in fuga, disarmato da due vittime, delle

quali peraltro una gravemente ferita, ma di una minaccia di morte

comunque incombente, che, come ed in quanto tale, scatena un istinto

tanto connaturato all’essere umano, quanto automatico e, perciò,

incontrollabile.

• La criminogenesi chiama necessariamente in causa il concetto di trauma

psichico, oltre che fisico (trauma complesso nel caso in oggetto dato i

reciproci, costanti e marcati influssi tra “corpo” e “mente”);

• La criminodinamica chiama necessariamente in causa il costrutto di

reazione abnorme al trauma psichico, così come mediato dalla sfera di

coscienza.

• In questa prospettiva, l’alterazione della sfera di coscienza provocata dal

trauma psico-fisico integra pienamente il concetto di infermità mentale

giuridicamente rilevante.

• Questa è tanto più rilevante, quanto più la sua capacità di intendere e la

sua capacità di volere ne sono risultate completamente abolite.

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Fase psichiatrico-forense

• Perché l’infermità del soggetto esaminato è tanto più rilevante, quanto

più la sua capacità di intendere e la sua capacità di volere ne sono

risultate completamente abolite ?

• Per queste ragioni tecniche:

- se la capacità di intendere consiste nel discernere correttamente il

significato e il valore, le conseguenze morali e giuridiche di atti e fatti;

- se la capacità di volere consiste nella libera auto-determinazione in

vista del raggiungimento di uno scopo; (Puccini, 2000);

• Qui risultano totalmente abolite perché è venuta meno quella che la

Dottrina qualifica come “consueta continuità della conformità al senso

comune (la Sinnesetzlichkteit di Schneider) del Dasein” (Muller–Süur,

1956), che soltanto la “coscienza” come “syneidesis” assicura.

• In altri termini, perdendosi la “consequenzialità logica al senso comune”,

il soggetto:

- né poteva “intendere” adeguatamente il significato dei suoi vissuti e le

conseguenze dei suoi atti;

- né poteva sufficientemente inibirsi in vista di uno scopo realistico.

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• Infatti, il soggetto:

- non parla mai dei soldi e della rapina, ma focalizza tutta la sua

attenzione sull’aggressione subita dall’oggetto d’amore esclusivo della

sua vita e madre di suo figlio;

- non ricorda alcuni momenti fondamentali della colluttazione con il

rapinatore;

- non si ferma né dopo la colluttazione all’interno dell’auto, né dopo la

ferita riportata all’addome in corso di colluttazione e produttiva di una

quadro clinico di “addome acuto”, né dopo essere caduto fuori dall’auto,

né dopo aver visto la pistola per terra.

• Quindi, nella modalità abnorme di funzionamento mentale del soggetto,

sottesa dalla marcata disorganizzazione del suo stato di coscienza, per il

medesimo:

- né era realisticamente possibile la suddivisione tra le varie fasi

dell’azione (colluttazione - ferimento - difesa - reazione);

- né era realisticamente possibile l’anticipazione delle conseguenze della

sua stessa azione (sparare in direzione dell’aggressore);

- né era realisticamente possibile inibirsi al momento di raccogliere

l’arma e di fare fuoco all’indirizzo del rapinatore.

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• Quindi, nella destrutturazione dello stato di coscienza presente nel

soggetto esaminato al momento dei fatti di causa ed in relazione alla

tipologia dei medesimi, né era presente in lui una sufficiente capacità di

intendere, né era presente in lui una sufficiente capacità di volere.

QUALE CONCLUSIONE ?

• Dal punto di vista giudiziario, il GIP recepisce le conclusioni della C.T.

del P.M. allegata alla nuova istanza di archiviazione e il soggetto viene

prosciolto per vizio totale di mente.

• Dal punto di vista medico-legale, ci si chiede se, per difendersi in modo

legittimo, almeno secondo l’interpretazione della norma, cioè in modo

tale per cui la difesa sia proporzionata all’offesa, si debba essere “anche”

infermi di mente.

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