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PRINCIPALI NORME DA OSSERVARE NEI LABORATORI CHIMICI DEL DICGIM Il laboratorio è un ambiente complesso in cui il lavoratore è esposto a una molteplicità di rischi: rischio chimico, rischio elettrico, rischio biologico, rischio di incendio, rischi dovuti all’utilizzo di macchine ed attrezzature. Inoltre l’organismo dei lavoratori è esposto a una pluralità di sollecitazioni quali quelle dovute al microclima non favorevole (temperatura, umidità, ventilazione), al rumore, alle onde elettromagnetiche, alla movimentazione manuale dei carichi e all’uso dei videoterminali. Per eliminare gli eventuali effetti sfavorevoli dei rischi di laboratorio è indispensabile adottare norme di comportamento personale, sulla base di una corretta informazione e di una formazione continua, che scaturiscono da un processo di collaborazione fra i lavoratori, i responsabili di laboratorio, gli addetti alla sicurezza, il servizio di prevenzione e protezione di ateneo, gli organi di governo del dipartimento e dell’ateneo. Oltre alla normativa vigente in materia di sicurezza sul lavoro (Testo unico sulla Saluta e Sicurezza sul Lavoro – D. lgs n. 81 del 9 aprile 2008), i testi di riferimento da tenere in opportuna considerazione sono il decreto rettorale nr 3939 del 29/10/2015 e il manuale “Sicurezza e Salute nell’Ateneo” a cura del Servizio Interno di prevenzione e Protezione di Ateneo 1 . Entrambi i documenti sono riportati in allegato. Nelle note che seguono sono stati riassunte le prescrizioni e i principi di base che i lavoratori e i responsabili di laboratorio devono osservare nello svolgimento del loro lavoro all’interno dei laboratori chimici del DICGIM. Le note devono essere considerate una guida di massima al problema della sicurezza che richiede studio e approfondimento da parte di tutti i soggetti interessati. Attraverso lo scambio di informazioni e di esperienze di tutti i responsabili di laboratorio e dei lavoratori sarà possibile sviluppare un manuale più ricco e possibilmente esaustivo delle norme comportamentali da adottare nel nostro dipartimento. Si tratta quindi di un work in progress condiviso e collettivo. Questo lavoro dovrebbe essere vissuto da parte di tutti come parte integrante del percorso di formazione personale e soprattutto di formazione degli studenti in tema di sicurezza. Non è superfluo ricordare che il Laboratorio costituisce per gli studenti il primo ambiente di lavoro in cui si trovano davanti a una seria esposizione al rischio. Trasmettere agli studenti informazioni accurate e buone pratiche di comportamento, farli vivere, cioè, in un ambiente in cui esiste attenzione e sensibilità per la salute e la sicurezza, non solo è una tutela del bene più prezioso del dipartimento, ma è anche il mezzo più efficace per arricchire il loro bagaglio culturale di ingeneri chimici in tema di sicurezza. Sono le buone pratiche di comportamento in laboratorio che consentono di rafforzare quella necessaria cultura della sicurezza che sperabilmente i futuri ingegneri chimici trasmetteranno nel proprio ambiente di lavoro. 1 Il manuale sebbene non ancora aggiornato sulla base della normativa vigente costituisce un’utile e ancora valida guida pratica di riferimento sulla salute e sulla sicurezza.

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PRINCIPALI NORME DA OSSERVARE NEI LABORATORI CHIMICI DEL DICGIM

Il laboratorio è un ambiente complesso in cui il lavoratore è esposto a una molteplicità di rischi: rischio chimico, rischio elettrico, rischio biologico, rischio di incendio, rischi dovuti all’utilizzo di macchine ed attrezzature.

Inoltre l’organismo dei lavoratori è esposto a una pluralità di sollecitazioni quali quelle dovute al microclima non favorevole (temperatura, umidità, ventilazione), al rumore, alle onde elettromagnetiche, alla movimentazione manuale dei carichi e all’uso dei videoterminali.

Per eliminare gli eventuali effetti sfavorevoli dei rischi di laboratorio è indispensabile adottare norme di comportamento personale, sulla base di una corretta informazione e di una formazione continua, che scaturiscono da un processo di collaborazione fra i lavoratori, i responsabili di laboratorio, gli addetti alla sicurezza, il servizio di prevenzione e protezione di ateneo, gli organi di governo del dipartimento e dell’ateneo.

Oltre alla normativa vigente in materia di sicurezza sul lavoro (Testo unico sulla Saluta e Sicurezza sul Lavoro – D. lgs n. 81 del 9 aprile 2008), i testi di riferimento da tenere in opportuna considerazione sono il decreto rettorale nr 3939 del 29/10/2015 e il manuale “Sicurezza e Salute nell’Ateneo” a cura del Servizio Interno di prevenzione e Protezione di Ateneo1. Entrambi i documenti sono riportati in allegato.

Nelle note che seguono sono stati riassunte le prescrizioni e i principi di base che i lavoratori e i responsabili di laboratorio devono osservare nello svolgimento del loro lavoro all’interno dei laboratori chimici del DICGIM. Le note devono essere considerate una guida di massima al problema della sicurezza che richiede studio e approfondimento da parte di tutti i soggetti interessati. Attraverso lo scambio di informazioni e di esperienze di tutti i responsabili di laboratorio e dei lavoratori sarà possibile sviluppare un manuale più ricco e possibilmente esaustivo delle norme comportamentali da adottare nel nostro dipartimento. Si tratta quindi di un work in progress condiviso e collettivo. Questo lavoro dovrebbe essere vissuto da parte di tutti come parte integrante del percorso di formazione personale e soprattutto di formazione degli studenti in tema di sicurezza. Non è superfluo ricordare che il Laboratorio costituisce per gli studenti il primo ambiente di lavoro in cui si trovano davanti a una seria esposizione al rischio. Trasmettere agli studenti informazioni accurate e buone pratiche di comportamento, farli vivere, cioè, in un ambiente in cui esiste attenzione e sensibilità per la salute e la sicurezza, non solo è una tutela del bene più prezioso del dipartimento, ma è anche il mezzo più efficace per arricchire il loro bagaglio culturale di ingeneri chimici in tema di sicurezza. Sono le buone pratiche di comportamento in laboratorio che consentono di rafforzare quella necessaria cultura della sicurezza che sperabilmente i futuri ingegneri chimici trasmetteranno nel proprio ambiente di lavoro.

1 Il manuale sebbene non ancora aggiornato sulla base della normativa vigente costituisce un’utile e ancora valida guida pratica di riferimento sulla salute e sulla sicurezza.

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PARTE A. OBBLIGHI DEI LAVORATORI In questo contesto il termine lavoratore include oltre al personale strutturato dell’Ateneo anche studenti, dottorandi e borsisti.

I lavoratori devono:

a. frequentare il corso di formazione in tema di prevenzione del rischio; b. utilizzare correttamente macchinari, strumentazioni, utensili e sostanze chimiche secondo le

indicazioni contenute nei manuali operativi e schede di sicurezza messe a disposizione dal responsabile di laboratorio che identifichino i rischi effettivi o potenziali per ogni singola fase di lavorazione e per ogni apparecchiatura presente in laboratorio. Il manuale deve indicare i comportamenti che devono essere assunti per eliminare o minimizzare detti rischi;

c. segnalare immediatamente al responsabile del laboratorio le eventuali deficienze di macchinari e strumentazioni e ogni altra condizione di pericolo di cui vengano a conoscenza;

d. non compiere di loro iniziativa operazioni o manovre che non siano di loro competenza ovvero che possano compromettere la sicurezza propria o di altri lavoratori;

e. verificare la presenza in laboratorio delle schede di sicurezza di tutti i prodotti chimici in uso. Se non sono presenti chiedere al responsabile di laboratorio di produrle;

f. acquisire, prima di utilizzare qualsiasi prodotto chimico, le informazioni sulle sue caratteristiche attraverso le Schede di Sicurezza e attenersi alle indicazioni riportate sulle schede per la loro manipolazione; prestare attenzione ai pittogrammi di sicurezza (allegato 1) e alle frasi di rischio (Frasi H) e ai consigli di prudenza (frasi P) (riportati in allegato 6);

g. utilizzare in modo appropriato i dispositivi di protezione individuale (DPI) messi loro a disposizione dal responsabile del laboratorio;

h. seguire le indicazioni per l’uso in sicurezza delle cappe chimiche (allegato 2); i. attenersi alle indicazioni riportate in allegato 3 per lo stoccaggio delle sostanze chimiche; j. seguire le indicazioni sull’uso in sicurezza delle bombole di gas in pressione (allegato 4); k. seguire le indicazioni sull’uso in sicurezza dei liquidi criogenici (allegato 5); l. gestire lo smaltimento dei rifiuti secondo la procedura riportata in allegato 6;

Altre prescrizioni e buone pratiche di comportamento.

ü Per ridurre i rischi di sviluppo di incendio ed esplosione e per eliminare il rischio di esposizione a sostanze pericolose, le reazioni chimiche con sviluppo di gas o vapori pericolosi, l'uso di apparecchiature che possono liberare nell'ambiente fumi, gas o vapori (ad esempio, rotavapor senza sistema di recupero dei solventi), il travaso o prelievo di solventi, specie se volatili, per le quantità strettamente necessarie allo svolgimento delle attività di laboratorio, devono essere effettuati esclusivamente all'interno della cappa chimica (vedi punto 2).

ü Per ridurre il rischio di contaminazione non introdurre in laboratorio sostanze ed oggetti estranei alla attività lavorativa (ad esempio cappotti, zaini, ecc.).

ü Non introdurre in laboratorio oggetti estranei all’attività lavorativa (ad esempio biciclette); ü Non far entrare in laboratorio personale estraneo se non previa autorizzazione del

responsabile del laboratorio e comunque mai durante lo svolgimento di esperimenti potenzialmente rischiosi.

ü Non abbandonare materiale non identificabile nel laboratorio e all'interno della cappa. Tutti i contenitori devono essere correttamente etichettati in modo da potere sempre riconoscerne il contenuto.

ü Non lasciare senza controllo reazioni chimiche in corso o apparecchi in funzione e, nel caso,

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assicurarsi dell'efficacia dei sistemi di sicurezza. ü evitare la presenza di fonti di accensione che potrebbero dar luogo ad incendi ed esplosioni

(ad esempio, è vietato utilizzare becchi bunsen o qualsiasi altra fiamma libera, in presenza di sostanze infiammabili e all'esterno della cappa chimica).

ü In laboratorio è vietato mangiare, bere e fumare. ü Il laboratorio deve essere sempre mantenuto pulito e in ordine. ü I prodotti chimici vanno tenuti all’interno di appositi armadi (le cui categorie sono funzione

della pericolosità dei prodotti: armadi per infiammabili, per prodotti tossici, per prodotti di uso comune) e prelevati soltanto per il tempo del loro utilizzo.

ü Non lasciare sui banchi di lavoro bottiglie aperte e contenitori con residui di soluzioni e/o solidi. Al termine delle attività rimuovere prontamente dai piani di lavoro la vetreria e le attrezzature utilizzate.

ü Raccogliere, separare ed etichettare in modo chiaro e corretto i rifiuti chimici, solidi e liquidi, prodotti in laboratorio; è vietato scaricarli in fogna o abbandonarli nell'ambiente. I rifiuti separati e classificati verranno conferiti a ditte specializzate per un corretto smaltimento.

ü Non lavorare mai da soli, soprattutto al di fuori dell'orario ufficiale di lavoro. L'attività sperimentale dovrebbe essere sospesa al di fuori dell’orario normale di lavoro. In caso di necessità di lavoro fuori orario, si consiglia di svolgere attività sperimentale solo in presenza di almeno un altra persona.

ü Evitare l'eccessivo affollamento nei laboratori.

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PARTE B. OBBLIGHI DEL RESPONSABILE DI LABORATORIO

Le competenze e gli obblighi del responsabile di laboratorio sono definite dall’art. 10 e 11 del decreto rettorale nr 3939del 29/10/2015. Si ricorda in particolare che il responsabile di laboratorio ha obbligo di frequentare i corsi di formazione in materia di sicurezza organizzati dall’ateneo, di collaborare con il Servizio di Prevenzione e Protezione di Ateneo nell’individuazione delle misure di prevenzione. Si ricordano di seguito alcune prescrizioni e principi di base.

Il responsabile del laboratorio deve: a. istruire adeguatamente il personale che afferisce al proprio laboratorio, compresi studenti, tirocinanti, borsisti e dottorandi, in relazione alle attività che questi dovranno svolgere, in modo che tutti siano informati su:

Ø i possibili rischi presenti nel luogo di lavoro e i rischi derivanti dallo svolgimento delle diverse mansioni;

Ø i possibili danni derivanti dall'utilizzo di sostanze pericolose, ivi compresi i gas tecnici, le apparecchiature pericolose e le sostanze chimiche;

Ø le misure di prevenzione e protezione da attuare in ogni specifica situazione.

b. predisporre un manuale operativo che identifichi i rischi effettivi o potenziali per ogni singola fase di lavorazione e per ogni apparecchiatura presente in laboratorio. Il manuale deve indicare i comportamenti che devono essere assunti per eliminare o minimizzare detti rischi.

c. rendere disponibili a chi opera in laboratorio le schede di sicurezza di tutte le sostanze utilizzate in laboratorio.

d. vigilare sulla corretta applicazione delle misure di prevenzione e protezione da parte di tutti i frequentatori del laboratorio, con particolare attenzione nei confronti degli studenti.

e. evitare la presenza di concentrazioni pericolose di sostanze infiammabili e chimicamente instabili.

f. vigilare che vengano seguite le corrette procedure di stoccaggio delle sostanze chimiche e di smaltimento dei rifiuti.

g. adottare e fare adottare a chi frequenta il proprio laboratorio i mezzi di protezione appropriati (dispositivi di protezione individuale, DPI) per ogni tipo di attività e per ogni livello di rischio. Fanno parte dei DPI: camice, guanti, occhiali di protezione, mascherine della tipologia indicata per il tipo di sostanze trattate (polveri sottili, vapori, ecc…), cuffie anti rumore.

h. assicurare la presenza in laboratorio dei seguenti dispositivi di sicurezza a norma di legge:

-Doccia lava-occhi

-Bottiglie lava-occhi

-Doccia lava-corpo

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-Armadietto di pronto soccorso regolarmente rifornito di dispositivi sanitari.

-Coperta per estinguere le fiamme

-Estintori

-Bidoni di smaltimento sostanze chimiche.

-Armadi di stoccaggio prodotti chimici.

i. verificare la presenza in laboratorio dei pittogrammi di sicurezza e delle frasi di rischio (per comodità riportate in allegato 6) e delle etichette di pericolo, di divieto, dei segnali di obbligo e dei segnali di emergenza posizionati nei punti in cui è necessario in posizione ben visibile.

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ALLEGATO 1

SIMBOLI DI RISCHIO CHIMICO

I simboli di rischio chimico, o pittogrammi di pericolo, sono simboli che vengono stampati sulle etichette dei prodotti chimici e negli ambienti di lavoro che servono a informare immediatamente riguardo ai tipi di pericoli connessi all'uso, alla manipolazione, al trasporto e alla conservazione degli stessi. L'uso dei simboli di rischio è spesso regolato da leggi e/o da direttive di organizzazioni di standardizzazione. Tali simboli, pur conservando lo stesso significato, possono presentare colori, sfondi, bordi diversi, o anche informazioni supplementari sul tipo di pericolo.

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ALLEGATO 2 . INDICAZIONI PER L'USO IN SICUREZZA DELLE CAPPE CHIMICHE

Le cappe chimiche sono da considerarsi zone di potenziale pericolo. All'interno di esse possono svilupparsi atmosfere anche estremamente infiammabili, esplosive o tossiche. Per tale motivo la cappa deve essere utilizzata correttamente e mantenuta sempre in perfetta efficienza.

Nel caso in cui non si possa conoscere preventivamente la pericolosità di una sostanza o miscela, come può accadere in attività di ricerca, è sempre opportuno considerare i prodotti di reazione sconosciuti come potenzialmente pericolosi, prendendo di conseguenza le precauzioni del caso.

Come utilizzare la cappa chimica

o Prima di iniziare le attività, accertarsi che la cappa sia in funzione. Controllare il funzionamento con l'apposita strumentazione, se esistente, altrimenti verificare che l'aspirazione funzioni con metodi empirici (ad esempio con un foglio di carta). Se ci sono dubbi sul funzionamento riferire al responsabile di laboratorio che provvederà a contattare i responsabili dell'Ufficio Tecnico.

o La zona lavorativa e tutto il materiale devono essere tenuti il più possibile verso il fondo della cappa, senza dover per questo sollevare maggiormente il frontale mobile.

o Abbassare il frontale a max. cm 40 di apertura durante il lavoro; non introdursi all'interno della cappa (ad es. con la testa) per nessun motivo.

o Mantenere pulito ed ordinato il piano di lavoro dopo ogni attività.

o Tenere sotto cappa solo il materiale strettamente necessario all'attività: non usare la cappa come deposito. Non ostruire il passaggio dell'aria lungo il piano della cappa e, qualora sia necessario utilizzare attrezzature che ingombrano il piano, tener conto in ogni caso che non vanno ostruite le feritoie di aspirazione della cappa.

o Non utilizzare la cappa come mezzo per lo smaltimento dei reagenti mediante evaporazione forzata.

o Verificare che il frontale scorra senza particolari resistenze.

o Il responsabile del laboratorio è tenuto a mettere a conoscenza tutti gli utenti della cappa delle procedure di emergenza da compiere in caso di esplosione o incendio nella cappa.

Efficienza delle cappe chimiche

Una buona efficienza di una cappa utilizzata per il trattamento di sostanze pericolose si ha quando l'aspirazione garantisce una velocità frontale dell'aria aspirata non inferiore a 0,5 m/s; Tali valori sono da intendersi riferiti a 40 cm di apertura del frontale e sono da controllare con cadenza annuale.

Lo schermo saliscendi deve essere mantenuto efficiente. Una cattiva manutenzione del frontale può portare a spiacevoli infortuni (ad esempio, lesioni per frantumazione del vetro) o ad un uso non efficace della cappa stessa (ad esempio, frontale bloccato alla massima apertura).

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ALLEGATO 3. INDICAZIONI SULLO STOCCAGGIO DELLE SOSTANZE PERICOLOSE

A. Stoccaggio di sostanze chimiche

Lo stoccaggio deve avvenire in un idoneo locale all'uopo adibito e ad uso esclusivo, che assicuri una ventilazione permanente diretta o garantita da un apposito impianto di ricambio dell'aria.

Le operazioni di travaso devono avvenire in uno spazio dotato di aerazione permanente diretta o forzata.

Lo stoccaggio e il travaso devono essere realizzati attenendosi scrupolosamente alle indicazioni contenute nelle schede di sicurezza delle singole sostanze.

Per ogni locale deposito, deve essere realizzato e mantenuto aggiornato un documento contenente una serie di informazioni, la maggior parte delle quali devono essere ricavate direttamente dalle schede di sicurezza delle singole sostanze. Il documento deve essere costituito da:

• l'elenco delle sostanze;

• le indicazioni sul loro stato fisico;

• le informazioni sul loro trasporto, conservazione e manipolazione;

• i comportamenti da tenere in caso di emergenza provocata da un errore di manipolazione delle singole sostanze e in caso di dispersione delle stesse nell'ambiente.;

• i nominativi di chi usa le diverse sostanze;

• l'elenco dei Dispositivi di Protezione individuale messi a disposizione e informazioni sul loro corretto utilizzo.

Le sostanze vanno conservate separate per comportamento agli effetti di un incendio su scaffali metallici. Sostanze incompatibili fra loro devono essere custodite separatamente.

Ogni recipiente deve essere etichettato in modo da rendere immediatamente evidente la natura e la composizione chimica della sostanza contenuta e facilitare il successivo smaltimento.

Periodicamente, deve essere verificata l'integrità dei contenitori per evitare perdite e diffusioni di sostanze pericolose nell'ambiente.

B. Stoccaggio di sostanze infiammabili

Nei luoghi di lavoro, ivi compresi i laboratori didattici, i liquidi infiammabili o facilmente combustibili e/o le sostanze che possono comunque emettere vapori o gas infiammabili, possono essere tenuti solo in quantità strettamente necessarie per le attività e in recipienti sicuri. Si consiglia, per quantitativi di liquidi infiammabili pari o limitatamente superiori a 20 litri, di utilizzare armadi ventilati di sicurezza con elevate caratteristiche antincendio assicurandosi, nel caso di un loro posizionamento all'interno dell'edificio, che il flusso d'aria in espulsione (aspirazione forzata) sia convogliato verso l'esterno. Per quantitativi superiori ai 20 litri lo stoccaggio deve essere realizzato in un idoneo deposito esterno o interno al volume dell'edificio.

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Deposito esterno

a. I locali devono essere realizzati con materiali non combustibili; b. In tutti i locali deposito deve essere garantito il ricambio naturale e continuo dell'aria ambiente.

Nel caso in cui l'accesso ai locali deposito avvenga da uno spazio aperto, il ricambio dell'aria può essere garantito da due griglie di aerazione applicate alla porta, una nella parte superiore, l'altra nella parte inferiore.

c. all'esterno del locale deposito deve essere realizzata una zona per il travaso delle sostanze, protetta dalla pioggia, con le caratteristiche indicate al precedente punto 3.1;

d. l’impianto elettrico e di illuminazione devono possedere un livello di protezione idoneo per locali con presenza di sostanze infiammabili;

Deposito interno

Il locale deposito ubicato all'interno del volume dell'edificio, oltre ad avere le caratteristiche di cui ai precedenti punti a), c), d), e), deve essere attrezzato con una zona travaso, deve essere provvisto di impianto di ventilazione meccanica, oppure, in alternativa, aerazione continua diretta, infine, deve essere delimitato da strutture (porte, pareti, pavimento, soffitto) aventi caratteristiche di resistenza al fuoco non inferiore a REI120 e deve essere disimpegnato dai locali attigui tramite un locale filtro delimitato da strutture REI120, aerato permanentemente o dotato di ventilazione meccanica.

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ALLEGATO 4. INDICAZIONI PER L'USO IN SICUREZZA DI BOMBOLE DI GAS IN PRESSIONE.

Le indicazioni di seguito riportate si riferiscono alle operazioni di movimentazione, stoccaggio, deposito e uso di recipienti contenenti gas compressi, liquefatti e disciolti sotto pressione. E' opportuno usare particolari precauzioni in tutte le attività che comportano l'uso, il trasporto e il deposito dei suddetti recipienti, anche quando il gas contenuto è un gas cosiddetto "inerte". Il rischio chimico e tossicologico rappresentato dal gas contenuto nella bombola va considerato indipendentemente dal rischio rappresentato dal recipiente sotto pressione. Al riguardo si ricorda che in una bombola da 40 litri, contenente un gas compresso a 200 atm, è immagazzinata una energia pari a quella di un peso di una tonnellata posto ad una altezza di 80 m. Per quanto concerne i gas "inerti", si ricorda che questi ultimi possono essere pericolosi quando svolgono una azione asfissiante in caso di inalazione. Concentrazioni di ossigeno inferiori al 18% sono già considerate pericolose. Anche se situazioni di questo tipo sono poco probabili, è comunque buona norma, nel caso di fuga di gas "inerti" (ad esempio, azoto, argon, elio) allontanarsi dal laboratorio e rientrarvi solo dopo averlo aerato.

Movimentazione delle bombole

• Nei laboratori, abitualmente, è vietato l'utilizzo di bombole di gas compresso, liquefatto e disciolto sotto pressione, salvo particolari esigenze determinate dalle attività di ricerca. In questi casi è consentito detenere bombole possibilmente solo per il tempo strettamente necessario, a condizione che:

• I recipienti siano correttamente ancorati alla parete in prossimità della zona di lavoro;

• al termine della giornata lavorativa, salvo particolari esigenze, da valutare di volta in volta, le bombole siano ricollocate nel deposito esterno.

• Tutti i recipienti devono essere provvisti dell'apposito cappellotto di protezione delle valvole, che deve rimanere sempre avvitato, o di altra idonea protezione (ad esempio, maniglione, cappellotto fisso).

• I recipienti devono essere maneggiati con la massima cautela, eseguendo lentamente tutte le manovre necessarie, evitando urti violenti, cadute od altre sollecitazioni meccaniche che possano comprometterne l'integrità e la resistenza.

• I recipienti non devono essere sollevati dal cappellotto, né trascinati, né fatti rotolare o scivolare sul pavimento. La loro movimentazione, anche per brevi distanze, deve avvenire mediante carrello a mano o altro opportuno mezzo di trasporto.

• Per sollevare i recipienti non devono essere usati elevatori magnetici né imbracature con funi o catene.

• Nel caso particolare di utilizzo di bombole di gas combustibili il responsabile del laboratorio, con il consenso del Direttore del Dipartimento, può far trasportare le bombole all'interno dei laboratori utilizzando adeguati sistemi di stoccaggio del recipiente in armadi di sicurezza a norma.

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Uso delle bombole Un recipiente di gas deve essere messo in uso solo se il suo contenuto risulta chiaramente identificabile. Il contenuto viene identificato nei modi seguenti:

o colorazione dell'ogiva, secondo il colore codificato dalla normativa di legge (vedi figura 1). o nome commerciale intero o abbreviato del gas punzonato sull'ogiva; o scritte indelebili, etichette autoadesive, decalcomanie poste sul corpo del recipiente, oppure

cartellini di identificazione attaccati alla valvola od al cappellotto di protezione; Prima di utilizzare un recipiente è necessario assicurarlo alla parete o ad un qualsiasi supporto solido, mediante catene o con altri arresti efficaci. E’ preferibile mantenere il cappellotto di protezione della valvola anche dopo avere assicurato la bombola alla parete o a qualsiasi altro supporto solido.

o I recipienti non devono mai essere riscaldati a temperatura superiore ai 50°C. o E' assolutamente vietato portare una fiamma al diretto contatto con il recipiente. o I recipienti non devono essere raffreddati artificialmente a temperature molto basse. Molti tipi di

acciaio perdono duttilità e diventano fragili a bassa temperatura. o I recipienti non devono essere utilizzati da personale non autorizzato. o L'utilizzatore non deve cancellare o rendere illeggibili le scritte, né asportare le etichette,

le decalcomanie, i cartellini applicati sui recipienti dal fornitore per l'identificazione del gas contenuto.

o L'utilizzatore non deve cambiare, modificare, manomettere, tappare i dispositivi di sicurezza eventualmente presenti, né, in caso di perdite di gas, eseguire riparazioni sui recipienti pieni e sulle valvole.

o Non devono essere montati riduttori di pressione, manometri, manichette od altre apparecchiature previste per un gas con proprietà chimiche diverse e incompatibili con quello contenuto nella bombola.

o E' necessario accertarsi che i riduttori siano a norma e tarati per sopportare una pressione superiore almeno del 20% rispetto alla pressione massima della bombola (riportata sull’ogiva).

o Le valvole dei recipienti devono essere sempre tenute chiuse, tranne quando il recipiente è in utilizzo. L'apertura delle valvole dei recipienti a pressione deve avvenire gradualmente e lentamente. Non usare mai chiavi od altri attrezzi per aprire o chiudere valvole munite di volantino. Evitare di forzare valvole dure ad aprirsi o grippate per motivi di corrosione.

Stoccaggio e deposito delle bombole

o I recipienti contenenti gas non devono essere esposti all'azione diretta dei raggi del sole, né tenuti vicino a sorgenti di calore o comunque in ambienti in cui la temperatura possa raggiungere o superare i 50 °C.

o I recipienti non devono essere esposti ad una umidità eccessiva, né ad agenti chimici corrosivi. La ruggine danneggia il mantello del recipiente e provoca il bloccaggio del cappellotto.

o E' vietato lasciare i recipienti vicino a montacarichi, sotto passerelle, o in luoghi dove oggetti pesanti in movimento possano urtarli e provocarne la caduta.

o I locali di deposito devono essere asciutti, freschi, ben ventilati e privi di sorgenti di calore, quali tubazioni di vapore, radiatori, ecc.

o I locali di deposito, devono essere contraddistinti con il nome del gas posto in stoccaggio. Se in uno stesso deposito sono presenti gas diversi ma compatibili tra loro, i recipienti devono essere raggruppati secondo il tipo di gas contenuto.

o Per evitare, in caso di perdite, reazioni pericolose, quali esplosioni od incendi, è vietato immagazzinare in uno stesso locale recipienti contenenti gas tra loro incompatibili (per esempio, devono essere separati gas infiammabili, quali metano, idrogeno, acetilene, GPL, da

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gas ossidanti, quali ossigeno, protossido di azoto, aria; l'ammoniaca da gas acidi, quali l'acido cloridrico, ecc.). E' vietato, altresì, lo stoccaggio dei recipienti in locali ove si trovino materiali combustibili o sostanze infiammabili.

o Nei locali di deposito devono essere tenuti separati i recipienti pieni da quelli vuoti, utilizzando adatti cartelli murali per contraddistinguere i rispettivi depositi di appartenenza.

o Nei locali di deposito i recipienti devono essere tenuti in posizione verticale ed assicurati alle pareti con catene od altro mezzo idoneo, per evitarne il ribaltamento.

o I locali di deposito di recipienti contenenti gas pericolosi e nocivi (infiammabili, tossici, corrosivi) devono essere sufficientemente isolati da altri locali o luoghi di lavoro e di passaggio ed adeguatamente separati gli uni dagli altri.

o I locali di deposito di recipienti contenenti gas pericolosi e nocivi devono essere dotati di adeguati sistemi di ventilazione. In mancanza di ventilazione adeguata, devono essere installati apparecchi indicatori e avvisatori automatici atti a segnalare il raggiungimento delle concentrazioni o delle condizioni pericolose. Ove ciò non sia possibile, devono essere eseguiti frequenti controlli e misurazioni.

o Nei locali di deposito di recipienti contenenti gas pericolosi e nocivi deve essere affissa la cartellonistica contenente l'indicazione dei divieti, dei mezzi di protezione generali ed individuali da utilizzare, delle norme di sicurezza e degli interventi di emergenza da adottare in caso di incidente.

ETICHETTATURA DELLE BOMBOLE DI GAS COMPRESSO E COLORAZIONE DELL’OGIVA I gas aventi temperatura critica inferiore a -10 °C (la quasi totalità di quelli comunemente utilizzati) non sono liquefacibili a temperatura ambiente, perciò per ridurne il volume è necessario aumentare di molto la pressione. Le bombole destinate a questi gas operano a pressione di 200-220 bar, perciò devono essere costruttivamente robuste. Sono realizzate in acciaio senza saldatura e presentano un piede d'appoggio sulla parte inferiore per migliorarne la stabilità. L'ogiva superiore è colorata secondo un codice colore contenuto nella norma UNI EN 1089-3 e indicata nel decreto del Ministero dei Trasporti del 7 gennaio 1999. Il nuovo sistema di identificazione è obbligatorio dal 10 agosto 1999 per le bombole di nuova fabbricazione. Il colore del resto della bombola non è vincolante. Il gas contenuto nella bombola è identificato da una etichetta che indica il numero ONU e la denominazione del gas, la sua composizione, i simboli di pericolo, le frasi di rischio, il nome del produttore/importatore, consigli per la sicurezza e il numero CE. Per utilizzare il gas è sempre necessario installare sulla valvola un riduttore di pressione adatto al prodotto. Le norme prevedono che la filettatura della valvola sia diversa a seconda della tipologia del gas, evitando così sostituzioni accidentali con prodotti incompatibili. Per avere informazioni precise sul gas contenuto bisogna fare riferimento all'etichetta apposta sulla bombola. Di seguito un esempio per sapere come leggerla.

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La colorazione delle ogive permette di riconoscere la natura del pericolo associato al gas trasportato anche quando, a causa della distanza, l’etichetta non è ancora leggibile. Per le informazioni precise bisogna fare riferimento all'etichetta. La norma UNI EN 1089-3 prevede un sistema di identificazione delle bombole con codici di colorazione delle ogive. La norma è valida per le bombole di gas industriali e medicinali e non si applica alle bombole di GPL (gas di petrolio liquefatti) e agli estintori. La codificazione dei colori riguarda solo l’ogiva delle bombole. Il Ministero dei Trasporti e il Ministero della Sanità, ravvisando l’opportunità di uniformare le colorazioni distintive delle bombole per facilitare la circolazione delle merci nei Paesi UE, ha disposto con decreto del 7 gennaio 1999 che: per le bombole nuove l’uso dei nuovi colori sia obbligatorio a partire dal 10 agosto 1999; per le bombole che erano in circolazione i nuovi colori vengano adottati in occasione della prima revisione periodica e comunque entro il 30 giugno 2006. Nel periodo transitorio, fino al 30 giugno 2006, i due sistemi di colorazione hanno convissuto. FIGURA 1. Colorazione dell’ogiva delle bombole

Solo per i gas più comuni, tra i quali ossigeno, azoto, biossido di carbonio (anidride carbonica) e protossido d’azoto, sono previsti colori specifici. Nel caso in cui sia richiesta una codificazione a due colori, si raccomanda che essi vengano applicati in segmenti circolari sovrapposti. La norma tuttavia consente la loro disposizione anche in quadranti alternati. Per individuare il gas è essenziale riferirsi sempre all’etichetta apposta sulla bombola. La codificazione dei colori secondo la nuova norma è individuata con la lettera maiuscola “N” riportata in 2 posizioni diametralmente opposte sull’ogiva, di altezza pari a circa 7/10 dell’altezza dell’ogiva e di colore contrastante con quello dell’ogiva. L’uso

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della lettera “N” non è tuttavia obbligatorio quando il colore dell’ogiva non cambia.

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ALLEGATO 5. NORME GENERALI PER L'UTILIZZO DI LIQUIDI CRIOGENICI

L'uso dei liquidi criogenici richiede l'adozione di alcune norme comportamentali:

ü utilizzare solo contenitori progettati e certificati specificatamente per l'uso richiesto;

ü quando si carica un contenitore "caldo" stare lontani dai liquidi che evaporano o fuoriescono e dal gas che si sviluppa;

ü l'operatore deve sempre indossare i Dispositivi di Protezione Individuale (ad esempio, guanti, visiera, occhiali, calzature protettive);

ü in caso di perdite con formazione di nubi di vapore, l'operatore deve allontanarsi (azoto, argon e elio, in quantità eccessiva, riducono la concentrazione di ossigeno nell'aria e possono determinare asfissia);

ü l’accesso ai locali dove vengono utilizzati liquidi criogenici, deve essere limitato al personale autorizzato.

Sottoossigenazione

Al fine di evitare la formazione di una atmosfera sotto ossigenata, causata da alcuni possibili fattori, quali lo scaricarsi di una certa quantità di fluido dalle valvole di sicurezza per il verificarsi di improvvise sovrapressioni, spandimenti accidentali di liquido sul pavimento o su altre superfici dando origine alla formazione di vapori, è necessario adottare le seguenti misure di prevenzione e protezione:

a) misure di tipo ambientale dotare il locale di aperture che garantiscano il ricambio naturale e permanente dell'aria ambiente; in alternativa, installare idonei mezzi di ventilazione meccanica ubicati a livello pavimento o delle parti più basse del locale, in grado di eliminare i vapori che si possono formare.

b) misure di tipo personale (DPI) nel caso particolare di manipolazione e uso di liquidi criogenici in un ambiente scarsamente aerato, è indispensabile l'utilizzo di un analizzatore (ossimetro), con segnalatore acustico-luminoso che entra in funzione quando la concentrazione di ossigeno scende a livelli inferiori al 18%.

Rischi da contatto. Per evitare il contatto con il liquido o vapori freddi dovuti, ad esempio, a spruzzi sul viso o altre parti del corpo di liquido durante le operazioni di travaso o riempimento di un contenitore, contatto accidentale delle mani o altre parti del corpo con tubazioni fredde non isolate, penetrazione del liquido all'interno delle calzature, è necessario adottare le seguenti misure di prevenzione e protezione di tipo personale (DPI):

o usare occhiali a tenuta con visiera durante le operazioni per le quali si prevedono spruzzi di liquido (travasi e altro);

o indossare appositi guanti molto larghi in modo da poterli sfilare facilmente;

o indossare camice e pantaloni lunghi o tuta contro gli spruzzi alle gambe o altre parti del corpo;

o non indossare scarpe aperte o porose.

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ALLEGATO 6 GESTIONE DEI RIFIUTI Lo smaltimento dei rifiuti deve avvenire secondo le norme pratiche riportate nel Manuale di Gestione dei Rifiuti Speciali redatto alla luce del Testo Unico Ambientale D. lgs. 152 del 3 aprile 2006 e successive modificazioni che viene riportato in fondo al presente allegato. Le procedure pratiche di smaltimento sono dettagliatamente descritte nei documenti denominati: Procedura 1: (Modalità di Gestione Rifiuti Chimici); Procedura 3: (Schede Identificazione Rifiuti Chimici); Procedura 4: (Incompatibilità dei Rifiuti); Sono inoltre riportati: -I Codici Rifiuti del DICGIM con i nuovi Pittogrammi; -Le Nuove Etichette dei prodotti chimici con le Indicazioni di Pericolo (indicazione di pericolo corrisponde un codice alfanumerico composto dalla lettera H seguita da 3 numeri, il primo numero indica il tipo di pericolo (H2=pericoli chimico-fisici, H3=pericoli per la salute, H4=pericoli per l’ambiente), i due numeri successivi corrispondono all’ordine sequenziale di definizione) e Consigli di Prudenza (consiglio di prudenza corrisponde un codice alfanumerico composto dalla lettera P seguita da 3 numeri, il primo numero indica il tipo di consiglio (P1=carattere generale, P2=prevenzione, P3=reazione, P4=conservazione, P5=smaltimento), i due numeri successivi corrispondono all’ordine sequenziale di definizione); -Le Spiegazioni dei Nuovi Pittogrammi di Pericolo.

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DIPARTIMENTO INGEGNERIA CHIMICA, GESTIONALE, INFORMATICA MECCANICA (DICGIM)

ISTRUZIONE OPERATIVA N. 01

MODALITA’ GESTIONE RIFIUTI CHIMICI Revisione 00 --- Novembre 2015

A cura di:

Dott. Paolo Guerra

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MODALITA’ GESTIONE RIFIUTI CHIMICI

ISTRUZIONE OPERATIVA N.01.

MODALITA’ GESTIONE RIFIUTI CHIMICII

Revisione 00 --- Novembre 2015

Scopo e campo di applicazione

Il Decreto legislativo n.152 del 3 aprile 2006 e le successive modifiche regolamentano tutte le fasi di gestione

dei rifiuti speciali pericolosi e non dalla raccolta allo smaltimento finale. Lo scopo principale della seguente

istruzione operativa è la corretta gestione dei rifiuti chimici dalla raccolta dello scarto in laboratorio alla

consegna del rifiuto al deposito temporaneo.

Riferimenti

--- Decreto legislativo 3 aprile 2006 n. 152 e s.m.e.i.

--- D.Lgs 81/08 e s.m.e.i.

--- Regolamento internazionale sull’autotrasporto delle merci pericolose ADR e s.m.e.i.

--- D.Lgs.205/10 Sistri e s.m.e.i.

--- TULPS

--- Direttiva Europea 67/548/CEE

--- Regolamento 1272/CE”CLP”

--- Regolamento UE n.453/2010

Termini e definizioni

--- rifiuto: qualsiasi sostanza od oggetto di cui il detentore si disfi o abbia l’intenzione o abbia l’obbligo

di disfarsi

--- rifiuto speciale: definiti all’art.184 c.3 del. D.Lgs. 152/06 come:

o Rifiuti da attività agricole e agro---industriali;

o Rifiuti derivanti dalle attività di demolizione, costruzione, nonché i rifiuti che derivano dalle

attività di scavo, fermo restando quanto disposto dall'art. 184---bis;

o Rifiuti da lavorazioni industriali;

o Rifiuti da lavorazioni artigianali;

o Rifiuti da attività commerciali;

o Rifiuti da attività di servizio;

o Rifiuti derivanti dalla attività di recupero e smaltimento di rifiuti, i fanghi prodotti dalla

potabilizzazione e da altri trattamenti delle acque e dalla depurazione delle acque reflue e da

abbattimento di fumi;

o Rifiuti derivanti da attività sanitarie;

--- rifiuto pericoloso: definiti all’art.184 c.5 del. D.Lgs. 152/06 e comunque quei rifiuti speciali la cui

pericolosità dipende dalla concentrazione di sostanze pericolose e/o dalle caratteristiche intrinseche

di pericolosità indicate nei relativi allegati alla parte IV del D.Lgs. 152/2006 e ss.mm.ii; sono indicati

espressamente come tali con apposito asterisco nel codice CER

--- produttore di rifiuti: il soggetto la cui attività produce rifiuti(produttore iniziale) o chiunque effettui

operazioni di pretrattamento, di miscelazione o altre operazioni che hanno modificato la natura o la

composizione di detti rifiuti

--- detentore: il produttore dei rifiuti o la persona fisica o giuridica che ne è in possesso

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--- recupero: qualsiasi operazione il cui principale risultato sia di permettere ai rifiuti di svolgere un ruolo utile

--- smaltimento: qualsiasi operazione diversa dal recupero anche quando l’operazione ha come conseguenza secondaria il recupero di sostanze o di energia

--- deposito temporaneo: il raggruppamento dei rifiuti effettuato, prima della raccolta, nel luogo in cui gli stessi sono prodotti a patto che siano soddisfatte determinate condizioni come riportate dall’art.183, comma 1, lettera bb, del D.Lgs. n.152/06. Il Deposito Temporaneo viene identificato come Unità Locale all’interno della nostra Università. codici C.E.R.: il catalogo è un elenco di rifiuti non esaustivo, oggetto di periodica revisione, e comprende rifiuti, urbani, speciali pericolosi e speciali non pericolosi. Ogni rifiuto identificato nell’elenco è classificato con un codice numerico a 6 cifre (codice C.E.R.): le prime due cifre individuano le categorie industriali o i tipi di attività che hanno generato i rifiuti.; le seconde due cifre individuano i singoli processi all’interno delle categorie industriali o attività che hanno generato il rifiuto, le ultime due cifre individuano la singola tipologia del rifiuto generato. Nel Catalogo europeo dei rifiuti entrato in vigore il 1° gennaio 2002, i rifiuti pericolosi sono seguiti da un asterisco *.

--- ADR: accordo europeo relativo al trasporto internazionale stradale di merci pericolose adottato a Ginevra il 30/09/1957 e ratificato in Italia 1962 è divenuto obbligatorio nell’Unione Europea il 21/11/1994 con la direttiva 94/55/CEE. Viene aggiornato ogni due anni e il 1° gennaio 2015 è entrato in vigore l’aggiornamento 2015.

Responsabilità Le principali figure coinvolte nella gestione degli scarti provenienti dalle attività dell’Università sono:

--- Legale Rappresentante --- Rettore, titolare della gestione dei rifiuti speciali prodotti all’Università degli Studi di Palermo.

--- Responsabile dell’Unità Locale --- identificato come “produttore /detentore” del rifiuto ed è responsabile dell’Unità locale (deposito temporaneo).

--- Delegato alle Operazioni --- incaricato della corretta esecuzione delle procedure relative alla gestione dell’Unità locale (deposito temporaneo).

--- Responsabile della Struttura: Direttore del Dipartimento. --- Servizio Prevenzione e Protezione di Ateneo , con incarico di:

o gestione amministrativa/contabile dello smaltimento dei rifiuti; o coordinamento dell’attività di smaltimento dei rifiuti; o aggiornamento normativo; o supporto tecnico nelle procedure correlate; o supporto tecnico nelle eventuali operazioni di bonifica (ad esclusione dell’amianto).

--- Responsabile ddell’attività didattica o di ricerca in laboratorio: personale strutturato docente, responsabile dell’attività di laboratorio o preposto ad essa. Ha la responsabilità del conferimento degli scarti. Il nominativo del Responsabile di Laboratorio deve essere comunicato dal

Responsabile di Struttura, al Responsabile di Unità locale e al Servizio Prevenzione e Protezione

dell’Ateneo (SPPA).

--- Preposto: è il lavoratore, non individuato come dirigente, che , in ragione delle competenze professionali e nei limiti dei poteri gerarchici e funzionali adeguati alla natura dell’incarico conferitogli, sovraintende alla attività lavorativa e garantisce l’attuazione delle direttive ricevute, controllandone la corretta esecuzione da parte dei lavoratori ed esercitando un funzionale potere di iniziativa. Nell’ambito dei Dipartimenti vengono individuati nei responsabili amministrativi e, se nominati, nei responsabili di laboratori, di aule o di officine didattici laddove non risulti individuato un responsabile dell’attività di didattica e di ricerca nel medesimo laboratorio.

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Modalità operative Ogni laboratorio interessato allo smaltimento dei rifiuti deve comunicare al responsabile dell’Unità locale e al Servizio Prevenzione e Protezione dell’Ateneo (SPPA). il nominativo del Responsabile del laboratorio in modo che il gestore del deposito temporaneo e il Servizio possa avere una figura di riferimento per eventuali comunicazioni. Prima di conferire gli scarti, il Responsabile del laboratorio deve contattare l’Unità locale di riferimento (e--- mail/telefono) per verificare la disponibilità al ritiro del materiale. Gli scarti di laboratorio vanno raccolti solamente in contenitori omologati UN forniti dagli addetti del Deposito temporaneo. Scegliere il contenitore più appropriato in base alla tipologia di rifiuto:

--- taniche da 30L per i liquidi ; rispettare il limite di max riempimento (una linea a rilievo, con due frecce in su)

--- contenitori da 50L per i solidi (max. peso di riempimento 15Kg) --- contenitori in plastica rigidi per aghi e altri materiali taglienti e pungenti da riporre nei contenitori da

50L --- fusti da 30---50L con ghiera metallica di chiusura per i reagentari

Si raccomanda di conferire al deposito solo recipienti puliti e in buono stato.

In ogni contenitore devono essere evidenti e dove serve compilate, tutte le etichette fornite dalle Unità locali recanti le caratteristiche dei rifiuti:

--- l’etichetta bianca riportante il codice C.E.R., il laboratorio di provenienza, la data di chiusura, la definizione del rifiuto, il peso (la pesatura viene effettuata al deposito). L’etichetta deve essere apposta sul contenitore prima dell’utilizzo;

--- l’etichetta “R” nera in campo giallo --- l’etichette con codifica ADR (in base alla tipologia di rifiuto e su indicazione del

Responsabile/Delegato dell’Unità locale). Tutti gli scarti che vengono conferiti al deposito temporaneo devono essere accompagnati dalla “scheda deposito temporaneo rifiuti pericolosi di origine chimica” (vedi allegati) compilata in tutte le sue parti:

--- inserire i dati relativi al Dipartimento di afferenza e al laboratorio; --- riportare la descrizione del rifiuto e il codice C.E.R.; --- riportare la composizione del rifiuto il più dettagliatamente possibile; --- riportare il volume dei contenitori ; --- deve essere compilata una scheda per ogni codice C.E.R.: taniche aventi lo stesso codice vanno

inserite nella stessa scheda; --- la scheda deve essere leggibile, e deve riportare il nome del Responsabile del laboratorio, la

composizione del rifiuto, la data di chiusura e la firma; è obbligatorio che la firma sia quella del Responsabile del laboratorio che si assume la responsabilità relativamente al contenuto del rifiuto.

Si ricorda che al deposito non si accettano rifiuti senza la scheda accompagnatoria debitamente compilata.

Riunire il più possibile le sostanze da eliminare rispettando le compatibilità e la tipologia dei C.E.R (vedi tabella delle incompatibilità) tenendo separati i composti alogenati dai non alogenati.

La consegna degli scarti di laboratorio al Deposito Temporaneo va effettuata utilizzando carrelli a norma dotati di bacino di contenimento e sponde; il trasporto deve essere effettuato solo da personale formato ed informato sulla pericolosità dei rifiuti e sul corretto uso del carrelli. Prima di conferire i contenitori al Deposito, è importante controllare che essi siano ben chiusi e non contaminati esternamente.

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Smaltimento dei Reagentari

Sono considerati reagentari e identificati con il codice C.E.R. 16.05.06* tutti i prodotti chimici sia solidi che

liquidi nella loro confezione originale

Il Responsabile del laboratorio concorda con il delegato/responsabile del deposito temporaneo il

confezionamento secondo i parametri di sicurezza e compatibilità delle sostanze.

Il laboratorio interessato allo smaltimento del reagentario deve inviare al referente dell’unità locale un

elenco del materiale da smaltire riportando:

--- numero contenitori

--- nome prodotto

--- c.a.s.

--- quantità

--- frasi H

Modalità di confezionamento I reagentari vanno confezionati con materiale assorbente idoneo, nei fusti da 30---50L sui criteri stabiliti dal

Responsabile del Deposito temporaneo e comunque suddiviso per stato (solido---liquido) e per classi (inorganici,

organici, sali, metalli…).

Il materiale utilizzato per il riempimento degli spazi vuoti all’interno del fusto deve essere esclusivamente

inorganico, inerte (argilla, vermiculite) e di natura tale da non contribuire a reazioni chimico---fisiche tra i

composti all’interno dei bidoni.

Per ogni fusto confezionato deve essere prodotta la “scheda di identificazione del reagentario da smaltire” cioè un elenco dettagliato che identifica il numero del fusto e il contenuto del materiale (vedi allegati). La

scheda identificativa deve essere prodotta in duplice copia di cui una applicata esternamente al fustino e

l’altra consegnata al gestore del sito

Procedura - ad ogni fusto deve corrispondere un solo stato fisico

- seguire le disposizioni di separazione fornite dal gestore del sito

- numerare ogni fusto

- riportare lo stesso numero nella scheda identificativa

- versare nel fondo del fusto 1---2 cm di materiale inerte

- riporre un numero adeguato di boccette

- aggiungere materiale inerte per riempire gli spazi vuoti in modo che i contenitori non urtino tra di

loro

- disporre altri flaconi e riempire nuovamente gli spazi vuoti

- le ultime boccette devono rimanere ad una distanza di almeno 10 cm dal coperchio di chiusura

- il fusto deve essere colmato di materiale inerte nel caso in cui i reagentari arrivassero alla metà del

bidone

- chiudere il fusto con la ghiera.

I composti che presentano una forte reattività vanno tenuti separati dal reagentario comune e confezionati

in piccole quantità su indicazione del gestore del sito.

Tra questi:

- acido picrico, dinitrofenolo, trinitrotoluene e in generale tutti i materiali esplodenti

- azidi

- fosforo bianco, giallo, rosso

- idruri

- metalli alcalini(Na, K, Li)

- perossidi

- clorati/perclorati

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La gestione dei materiali fortemente reattivi, e in particolare del materiale esplodente, è effettuata dal

Servizio Ambiente e Progettazione per la Sicurezza che si prenderà cura della messa in sicurezza del

materiale e del relativo smaltimento con le ditte autorizzate secondo quanto prescritto dalla normativa

vigente in materia di esplosivi ed esplodenti.

Prescrizioni relative

I prodotti chimici incogniti prima di essere smaltiti come reagentari vanno identificati tramite analisi chimica;

non è possibile smaltire materiale di cui non si conosca la tipologia e la provenienza.

La classificazione/riconoscimento del materiale incognito è a carico del Responsabile di laboratorio, che

potrà appoggiarsi ad una struttura di riferimento interna dell’Università, concordando tempi e modalità di

consegna del materiale da identificare.

DPI

Tutte le operazioni di manipolazione/movimentazione degli scarti di laboratorio e dei rifiuti devono avvenire

indossando appositi DPI; questi vanno scelti in base alla tipologia di rischio e comunque secondo le

indicazioni riportate nella valutazione del rischio.

Si riporta a titolo esemplificativo un elenco indicativo non esaustivo dei principali DPI:

- guanti monouso di materiale anallergico, compatibili con le sostanze manipolate;

- occhiali di sicurezza con schermi laterali di protezione dagli schizzi;

- schermi facciali o maschere protettive;

- camice da laboratorio (ignifugo e antiacido).

In caso di spandimenti accidentali devono essere presenti di kit o materiale di assorbimento per sostanze

chimiche; il personale deve essere formato, informato e addestrato ad intervenire in caso di emergenza.

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ALLEGATO 6 GESTIONE DEI RIFIUTI Lo smaltimento dei rifiuti deve avvenire secondo le norme pratiche riportate nel Manuale di Gestione dei Rifiuti Speciali dell’Università di Palermo redatto alla luce del Testo Unico Ambientale D. lgs. 152 del 3 aprile 2006 e successive modificazioni che viene riportato in fondo al presente allegato. Le procedure pratiche di smaltimento sono dettagliatamente descritte nei documenti denominati: Procedura 1: (Modalità di Gestione Rifiuti Chimici); Procedura 3: (Schede Identificazione Rifiuti Chimici); Procedura 4: (Incompatibilità dei Rifiuti); Sono inoltre riportati: -I Codici Rifiuti del DICGIM con i nuovi Pittogrammi; -Le Nuove Etichette dei prodotti chimici con le Indicazioni di Pericolo (indicazione di pericolo corrisponde un codice alfanumerico composto dalla lettera H seguita da 3 numeri, il primo numero indica il tipo di pericolo (H2=pericoli chimico-fisici, H3=pericoli per la salute, H4=pericoli per l’ambiente), i due numeri successivi corrispondono all’ordine sequenziale di definizione) e Consigli di Prudenza (consiglio di prudenza corrisponde un codice alfanumerico composto dalla lettera P seguita da 3 numeri, il primo numero indica il tipo di consiglio (P1=carattere generale, P2=prevenzione, P3=reazione, P4=conservazione, P5=smaltimento), i due numeri successivi corrispondono all’ordine sequenziale di definizione); -Le Spiegazioni dei Nuovi Pittogrammi di Pericolo.

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ISTRUZIONE OPERATIVA N. 01.

MODALITA’ GESTIONE RIFIUTI CHIMICI

Revisione 00 --- novembre 2015

Sommario MODALITA’ GESTIONE RIFIUTI CHIMICI ........................................................................ 2 Scopo e campo di applicazione ..................................................................................... 2 Riferimenti ..................................................................................................................... 2 Termini e definizioni ...................................................................................................... 2 Responsabilità ............................................................................................................... 3 Smaltimento dei Reagentari .......................................................................................... 4 Modalità di confezionamento ....................................................................................... 4 Procedura .................................................................................................................. 4 Prescrizioni relative ....................................................................................................... 5 DPI .................................................................................................................................. 5 Sommario ...................................................................................................................... 6

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DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA CHIMICA, GESTIONALE, INFORMATICA, MECCANICA (DICGIM)

ISTRUZIONE OPERATIVA N. 03

SCHEDE DI IDENTIFICAZIONE RIFIUTI CHIMICI Revisione 00 --- NOVEMBRE 2015

A cura di: Dott. Paolo Guerra

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ISTRUZIONE OPERATIVA N. 03

SCHEDE DI IDENTIFICAZIONE RIFIUTI CHIMICI

Revisione 00 --- Novembre 2015

SCHEDE DI IDENTIFICAZIONE RIFIUTI CHIMICI

Scopo e campo di applicazione secondo quanto riportato nel manuale delle NORME PRATICHE

PER LA GESTIONE DEI RIFIUTI SPECIALI PRODOTTI NELL’UNIVERSITÀ DI PALERMO, tutti gli scarti che vengono conferiti al deposito temporaneo devono essere accompagnati da una scheda che identificativa il rifiuto.

Modalità operative La scheda deve essere compilata in tutte le sue parti e consegnata al Responsabile/Delegato dell’Unità locale al momento del conferimento del rifiuto al deposito temporaneo. Nella fattispecie il compilatore deve:

--- inserire i dati relativi al Dipartimento di afferenza e del laboratorio dove vengono prodotti gli scarichi;

--- riportare la descrizione del rifiuto e il codice C.E.R.; --- riportare la composizione del rifiuto compresi quelli non tossici; --- riportare il volume dei contenitori e il peso che verrà effettuato al deposito temporaneo; --- compilare una scheda identificativa per ogni codice C.E.R.; gli scarti di laboratorio che presentano lo

stesso codice vanno riportati nella stessa scheda; --- compilare la scheda in modo leggibile, riportando il nome del Responsabile dell’Attività Didattica e di

Ricerca, la data di chiusura e la firma. Si richiede che quest’ultima sia quella del Responsabile dell’Attività Didattica e di Ricerca, che in questo modo, si assume tutta la responsabilità sul contenuto del rifiuto al momento della consegna dello stesso.

Tipologie di Schede allegate --- Scheda Deposito Temporaneo Rifiuti Pericolosi di Origine Chimica: utilizzata per il conferimento

degli scarti liquidi e solidi provenienti da attività di didattica e ricerca. --- Scheda di Identificazione del Reagentario da Smaltire: utilizzata per il conferimento dei prodotti

chimici obsoleti non più in uso.

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ISTRUZIONE OPERATIVA N. 03

SCHEDE DI IDENTIFICAZIONE RIFIUTI CHIMICI

Revisione 00 --- Novembre2015

2

UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI PALERMO

1. DIP. Tel. Interno

SCHEDA DEPOSITO TEMPORANEO RIFIUTI PERICOLOSI DI ORIGINE CHIMICA

2. RESPONSABILE ATTIVITA’ DIDATTICA E RICERCA

3. TIPO di RIFIUTO, CODICEC.E.R., CLASSE di RISCHIO (H) e di PERICOLOSITÀ Classificare il rifiuto utilizzando le tabelle C.E.R. fornite dal Servizio- utilizzare una scheda per ogni codice

__________________________________________ C.E.R. ________________________ Tipo di rifiuto - es. Solventi alogenati Codice del rifiuto - es. 07.07.03*

[GHS01] [GHS03] [GHS02] [GHS06] [GHS08] [GHS07] H____________________________

[GHS05] [GHS09] [GHS04]

Classe di pericolosità - Barrare il/i simbolo/i Classe di Rischio - es.H315, H335, H226...

4. CONTENITORI 5. COMPOSIZIONEDEL RIFIUTO 6. PESO

Volume Contenitore

(Lt.)

Numero

Indicare in stampatello tutti i componenti del rifiuto compresi quelli non tossici (ad es. acqua) e la composizione percentuale relativa

(Kg.)

NUMERO CONTENITORI PESO TOTALE Kg.

VOLUME TOTALE Lt. NOTE

7. DATA / /

8. FIRMA DEL RESPONSABILE

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ISTRUZIONE OPERATIVA N. 03

SCHEDE DI IDENTIFICAZIONE RIFIUTI CHIMICI

Revisione 00 --- Novembre2015

3

UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI PALERMO 1. DIP. (DICGIM) Tel. Interno

SCHEDA DI IDENTIFICAZIONE

DEL REAGENTARIO DA SMALTIRE

2. RESPONSABILE del LABORATORIO

3. TIPO di RIFIUTO, CODICE C.E.R., CLASSE di PERICOLOSITA' e di RISCHIO indicare le classi di pericolosità e di rischio più rilevanti dei prodotti di reagentario da smaltire REAGENTARIO OBSOLETO CODICE C.E.R. 16.05.06* [GHS01] [GHS03] [GHS02] [GHS06] [GHS08] [GHS07] [GHS05]

[GHS09] [GHS04] Data di consegna:

classe di pericolosità - barrare il/i simbolo/i corrispondente/i 4. CONTENITORI 5. IDENTIFICAZIONE del REAGENTE 6. PESO

numero nome del reagente come da etichetta/catalogo [gr/ml] frasi H c.a.s 7. NUMERO BIDONE: 8. PESO TOTALE kg 9. FIRMA RESPONSABILE RICHIEDENTE

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ISTRUZIONE OPERATIVA N. 03

SCHEDE DI IDENTIFICAZIONE RIFIUTI CHIMICI

Revisione 00 --- Novembre2015

4

Legenda delle classi GHS citate nella scheda di deposito temporaneo e descrizione dei relativi pittogrammi corrispondenti.

CLASSE GHS PITTOGRAMMA

GHS 01 --- esplosivo bomba che esplode

GHS 02 --- infiammabile fiamma

GHS 03 --- comburente fiamma su cerchio

GHS 04 --- recipiente in pressione bombola per gas

GHS 05 --- corrosivo corrosione

GHS 06 --- estremamente tossico o tossico teschio e tibie incrociate

GHS 07 --- nocivo o irritante punto esclamativo

GHS 08 --- danno a lungo termine pericolo per la salute, uomo

GHS 09 --- nocivo per l’ambiente danno ambientale

Nota bene: I pericoli fisici sono indicati da: GHS 01---02---03---04---05 I pericoli per la salute da GHS 06---07---08 I pericoli per l’ambiente da GHS 09

CLASSE GHS E

PITOGRAMMA

GSH 01

GSH 02

GSH 03

GSH 04

GSH 05

GSH06

GSH 07

GSH 08

GSH09

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ISTRUZIONE OPERATIVA N. 03

SCHEDE DI IDENTIFICAZIONE RIFIUTI CHIMICI

Revisione 00 --- Novembre2015

5

Sommario SCHEDE DI IDENTIFICAZIONE RIFIUTI CHIMICI............................................................ 1 Scopo e campo di applicazione ................................................................................... 1 Modalità operative...................................................................................................... 1 Tipologie di Schede allegate ....................................................................................... 1 Legenda delle classi GHS citate nella scheda di deposito temporaneo e descrizione dei relativi pittogrammi corrispondenti. .......................................................................... 4 Sommario ...................................................................................................................... 5

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DIPARTIMENTO INGEGNERIA CHIMICA, GESTIONALE, INFORMATICA, MECCANICA (DICGIM)

ISTRUZIONE OPERATIVA N. 04

INCOMPATIBILITA’ Revisione 00 --- Novembre 2015

A cura di:

Dott. Paolo Guerra

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INCOMPATIBILITA’

ISTRUZIONE OPERATIVA N.04.

INCOMPATIBILITA’

Revisione 00 --- Novembre 2015

Scopo e campo di applicazione

Il rifiuto, prima di essere conferito a ditte autorizzate al trasporto/smaltimento, viene stoccato in un’area

specifica denominata “Deposito Temporaneo”, dove il raggruppamento dei rifiuti viene fatto per categorie

omogenee.

Per ridurre i costi di smaltimento e il volume dei recipienti, è importante riunire il più possibile le sostanze da

eliminare rispettando le compatibilità e la tipologia dei codici C.E.R.

Il Responsabile dell’Attività di Didattica e Ricerca, valutando la tabella delle compatibilità e le relative

schede di sicurezza delle sostanze, valuterà la possibilità di riunire nello stesso contenitore gli scarti

provenienti dalle attività di laboratorio compatibili tra di loro, tenendo comunque separati i solventi organici

alogenati dai solventi organici non alogenati.

Tabella delle incompatibilità

L’elenco riportato è un elenco esemplificativo e non esaustivo.

SOSTANZA INCOMPATIBILE CON

Acetaldeide acidi, basi, alogeni, forti ossidanti, ammine, acido cianidrico, alcoli, chetoni, anidridi. A

contatto con l’aria può formare perossidi esplosivi.

Acetato di etile acidi e basi forti, nitrati, litio alluminio idruro, acido acetico, alcol etilico, fluoro.

Acetilene rame, cloro, bromo, iodio, argento, fluoro, mercurio e suoi Sali, ammoniaca, solventi

alogenati e forti ossidanti.

Acetone cloroformio, anidride cromica, acido nitrico, acido solforico, clorati, perossidi,

permanganati.

Acetonitrile forti ossidanti come cloro, bromo, fluoro, acido solforico e clorosolforico, perclorati,

metalli alcalini, acido nitrico.

Acido acetico acido cromico, acido nitrico, glicole etilenico, acido perclorico, perossidi e permanganati,

ammoniaca, acetaldeide, acetato di etile.

Acido cianidrico forti ossidanti, acido cloridrico in miscela alcolica, acetaldeide, sodio e calcio idrossido,

sodio carbonato.

Acido cloridrico basi, ossidanti, metalli alcalini, anidride acetica, ammine, aldeidi, alogenati,

permanganato di potassio, fluoro, benzoil cloruro.

Acido cromico acido acetico, anidride acetica, acetone, alcoli, canfora, liquidi infiammabili.

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ISTRUZIONE OPERATIVA N. 04.

INCOMPATIBILITA’

Revisione 00 --- Novembre2015

2

SOSTANZA INCOMPATIBILE CON

Acido nitrico

(concentrato)

reagisce violentemente con combustibili e agenti riducenti, idrogeno solforato,

acquaragia, ammine e ammoniaca, basi, metalli alcalini, perossidi, dicloroetano.

Acido ossalico forti ossidanti, argento e i suoi composti, metalli alcalini, alcali, ipoclorito di sodio,

clorati.

Acido perclorico

acido acetico, anidride acetica, bismuto e le sue leghe, alcol, carta, legno, grassi, basi

forti, metalli, acetonitrile, solfossidi, tricloroetilene. Può causare un’esplosione se

riscaldato. Il contatto con alcoli, glicoli o composti poliidrossilici genera composti

esplosivi.

Acido picrico

rame, piombo, zinco, reazione violenta con ossidanti (clorati, nitrati) e materiali

riducenti. Può esplodere se riscaldato.

Acido solfidrico

acetaldeide, bario pentafluoruro, anidride cromica, rame, ossido di piombo, monossido

di cloro, sodio perossido.

Acido solforico

clorati, cloruri, ioduri, perclorati, permanganati , perossidi e acqua, picrati, polvere di

metalli, combustibili, ossidi di fosforo (III), aniline.

Alcoli e Polialcoli acido nitrico, perclorico, cromico, solforico, ammine, benzoil cloruro.

Alluminio metallo

acqua, acidi, aria, alcol, ossidi di metalloidi, solfati composti ammoniacali, composti di

mercurio, sali alcalini, sali metallici, alogeni, solfuri, alogenuri non metallici, idrossidi

alcalini, idrocarburi alogenati, agenti ossidanti, nitrati, ossidi metallici. ossidi non

metallici.

Ammoniaca anidra

cloronitrobenzene, mercurio, alogeni, ipocloriti, iodio, bromo, fluoro e alogenuri.

Attacca rame, alluminio, zinco, argento, cadmio, ferro e loro leghe.

Ammonio cloruro acidi, alcali, argento e suoi sali, alluminio

Ammonio idrossido

forti ossidanti, acidi, alogeni, mercurio, argento, ipocloriti, alcool etilico. Attacca rame,

alluminio, zinco e loro leghe.

Ammonio nitrato

acidi, polveri metalliche, alluminio, zolfo, clorati, nitrati, composti organici finemente

polverizzati, combustibili, liquidi infiammabili.

Anidride acetica

alcoli, acido cromico, ammine, acidi e basi forti, acqua, perossido d’idrogeno, metalli in

polvere, permanganato di potassio, aniline.

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ISTRUZIONE OPERATIVA N. 04.

INCOMPATIBILITA’

Revisione 00 --- Novembre2015

3

SOSTANZA INCOMPATIBILE CON

Anilina

alogeni, acidi forti, anidride acetica, sodio perossido, metalli alcalini e alcalino---terrosi,

sali di ferro, zinco.

Argento e Sali

acetilene, acido ossalico, acido tartarico, ammoniaca, perossido di idrogeno,

bromoazide.

Argento nitrato acetilene, alcali, ammoniaca, perossido di idrogeno, antimonio, alogenuri, alcoli.

Arsenico (materiali che

lo contengono)

acidi, agenti ossidanti (clorati, dicromati, permanganati), argento nitrato, azidi.

Azidi acqua, acidi, rame, piombo, zinco, argento, magnesio, solventi alogenati. Non riscaldare.

Benzoil cloruro

ammine, alcool, acido cloridrico (può liberare fosgene), metalli alcalini e alcalini terrosi,

dimetil solfossido

Bromo

ammoniaca, acetilene, acetaldeide, acrilonitrile, metalli finemente polverizzati

(alluminio, mercurio, titanio, ferro, rame), alcoli.

Calcio

acqua, idrocarburi alogenati, acidi, idrossidi di alcali (litio, sodio, potassio), piombo

cloruro.

Carbone attivo tutti gli agenti ossidanti, ipoclorito di calcio.

Carbonio disolfuro sodio, potassio, zinco, azidi, ammine, alogeni.

Cianuri

acidi, alcali, ammine, alcoli, forti ossidanti, glicoli, fenoli, cresoli, cloralio idrato, sali

metallici, iodio, perossidi.

Clorati

sali di ammonio, acidi, polveri metalliche, zolfo, sostanze combustibili finemente

polverizzati.

Cloro

ammoniaca, acetilene, etere, butadiene, butano, benzene, benzina e altri derivati del

petrolio (metano, propano, etano), idrogeno, carburo di sodio, trementina e metalli

finemente polverizzati.

Cloroformio sodio, potassio, magnesio, alluminio, zinco, litio, basi forti e forti ossidanti.

Cloruro di alluminio acqua, alcol, nitrobenzene, alcheni.

Dicloroetano ossidanti, metalli alcalini, polveri di metalli, acido nitrico

Diclorometano polveri di alluminio e magnesio, basi forti e forti ossidanti.

Diossido di cloro mercurio, fosforo, zolfo, potassio idrossido.

Esano forti ossidanti, tetraossido di azoto.

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ISTRUZIONE OPERATIVA N. 04.

INCOMPATIBILITA’

Revisione 00 --- Novembre2015

4

SOSTANZA INCOMPATIBILE CON

Fluoro composti organici, acqua, acido nitrico, agenti riducenti, ammoniaca, acetato di etile.

Fluoruro di idrogeno

ammoniaca (anidra o in soluzione acquosa), basi, anidride acetica, ammine alifatiche,

alcol.

Fosforo (bianco/giallo) aria, alcali, agenti ossidanti, zolfo, alogeni, aldeidi.

Idrazina perossido d’idrogeno, acidi, alogeni, ossidi metallici e materiali porosi.

Idrocarburi

fluoro, cloro, bromo, acido formico, acido cromico, perossido di sodio, perossidi,

benzene, butano, propano, benzina, trementina.

Iodio

acetilene e ammoniaca (anidra o in soluzione acquosa), altre basi forti, acetaldeide,

antimonio, litio, potassio, polveri metalliche, alogenuri, oli. Corrode rapidamente

gomma e plastiche.

Ipoclorito di Calcio

acidi, ammine, acetilene, tetracloruro di carbonio, ossido di ferro, metanolo, acido

formico, sali di ammonio. Reagisce violentemente con ammoniaca, ammine, composti

azotati causando pericolo di esplosione. Attacca molti metalli formando miscele

esplosive.

Ipoclorito di Sodio acidi, ammoniaca, etanolo.

Liquidi infiammabili

nitrato di ammonio, acido cromico, perossido d’idrogeno, acido nitrico, perossido di

sodio e alogeni.

Mercurio

acetilene, azidi, cloro, cloro diossido, idrogeno, ammoniaca, metalli alcalini, ossido di

etilene.

Nitriti e Nitrati materiali combustibili e riducenti, acetato di etile.

Nitrocellulosa/

Nitroparaffina

materiali alcalini, acidi forti e forti ossidanti, ammine, metalli.

Ossigeno diversi materiali organici, combustibili e riducenti.

Pentossido di fosforo

acqua, basi forti, acido perclorico, acido fluoridrico, acido formico, potassio, sodio,

ammoniaca, perossidi, magnesio.

Perclorato di potassio

acido solforico e altri acidi, anidride acetica, bismuto e suoi derivati, alcol, carta, legno,

grassi e oli organici.

Perossido di Benzoile

forti ossidanti, metalli in polvere, litio alluminio idruro, ammine, acidi organici ed

inorganici, combustibili. Il riscaldamento superiore a 103°C può creare esplosioni,

evitare sfregamenti e il contatto con carta e legno.

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ISTRUZIONE OPERATIVA N. 04.

INCOMPATIBILITA’

Revisione 00 --- Novembre2015

5

SOSTANZA INCOMPATIBILE CON

Permanganato di

potassio

glicerina, glicole etilenico, propilenglicole, acido solforico, idrossilammina, materiali

combustibili, metalli in polvere, perossidi, zinco e rame.

Perossidi organici

acidi (organici o minerali), la maggior parte dei metalli e i combustibili (da evitare gli

sfregamenti e le alte temperature).

Perossido di idrogeno

cromo, rame, ferro, la maggior parte degli altri metalli e i loro sali, liquidi infiammabili e

altri prodotti combustibili, anilina, nitrometano, alcuni acidi forti come l'acido solforico.

Perossido di sodio acqua, acidi, metalli in polvere, composti organici, (materiali combustibili e riducenti).

Potassio acqua, tetracloruro di carbonio, diossido di carbonio, cloroformio, diclorometano.

Rame acetilene, azide, ossido di etilene, clorati, bromati, iodati.

Rame solfato

acetilene, nitrometano, basi forti, magnesio, sodio, zirconio, idrazina, idrossilammina,

metalli in polvere, forti riducenti.

Sodio acqua, idrocarburi alogenati, fosforo e suoi composti, zolfo e suoi composti.

Sodio azide

piombo, rame, argento e altri metalli, potassio idrossido, benzoile cloruro, acidi,

disolfuro di carbonio, bromo. Può esplodere per riscaldamento.

Sodio nitrato

agenti riducenti, polveri di metalli, carbone, ossido di alluminio, fenolo. Può provocare

l’accensione di materie combustibili. Non riscaldare le soluzioni con altre sostanze.

Sodio nitrito

alluminio, composti di ammonio, ammine, polveri di metalli. Può provocare l’accensione

di materie combustibili.

Selenio e floruri di

selenio

agenti ossidanti, acidi forti, cadmio, acido cromico, fosforo, alcuni metalli (nichel, zinco,

sodio, potassio, platino).

Solfuri acidi.

Tellurio e floruri di

tellurio

alogeni, acidi, zinco, cadmio.

Tetracloruro di

carbonio

sodio, potassio, alluminio, magnesio, bario, alcol allilico, agenti ossidanti in generale.

Zinco metallo

acidi, acqua, aria, azidi, zolfo, benzene e derivati carbonio disolfuro clorati composti

ammoniacali, alogeni tra cui anche gli idrocarburi, alogenuri di alogeni, idrossidi alcalini,

idrossilammina, metalli, ossidi alcalini.

Zolfo alogeni, fosforo, sodio, stagno, zinco, ammonio nitrato, ammoniaca.

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ISTRUZIONE OPERATIVA N. 04.

INCOMPATIBILITA’

Revisione 00 --- Novembre2015

6

Sommario INCOMPATIBILITA’ ......................................................................................................... 1 Scopo e campo di applicazione ..................................................................................... 1 Tabella delle incompatibilità ......................................................................................... 1 Sommario ...................................................................................................................... 6

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Laboratorio

Data

Università di Palermo

Dipartimento di Ingegneria Chimica Gestionale Informatica Meccanica

070103* RIFIUTI ORGANICI ALOGENATI

SOLUZIONI DI LAVAGGIO ED ACQUE MADRI

(H04-H05)

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Laboratorio

Data

Università di Palermo Dipartimento di Ingegneria Chimica Gestionale Informatica Meccanica

070104* RIFIUTI ORGANICI NON ALOGENATI

SOLUZIONI DI LAVAGGIO ED ACQUE MADRI

(H04-H05)

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Laboratorio

Data

Università di Palermo Dipartimento di Ingegneria Chimica Gestionale Informatica Meccanica

150110* IMBALLAGGI CONTENENTI RESIDUI DI SOSTANZE PERICOLOSE

O CONTAMINATI DA TALI SOSTANZE (SOLO VETRO)

(H04-H05-H06)

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Laboratorio

Data

Università di Palermo

Dipartimento di Ingegneria Chimica Gestionale Informatica Meccanica

150110* IMBALLAGGI CONTENENTI RESIDUI DI SOSTANZE PERICOLOSE

O CONTAMINATI DA TALI SOSTANZE (SOLO PLASTICA)

(H04-H05-H06)

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Data

Università di Palermo Dipartimento di Ingegneria Chimica Gestionale Informatica Meccanica

150202* ASSORBENTI, MATERIALI FILTRANTI, STRACCI E INDUMENTI

PROTETTIVI, CONTAMINATI DA SOSTANZE PERICOLOSE

( H04-H05-H06 )

Laboratorio

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Data

Università di Palermo Dipartimento di Ingegneria Chimica Gestionale Informatica Meccanica

160213* APPARECCHIATURE PERICOLOSE CONTENENTI COMPONENTI PERICOLOSI

(SOLIDI)

( H04)

Laboratorio

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Data

Università di Palermo Dipartimento di Ingegneria Chimica Gestionale Informatica Meccanica

160604* BATTERIE ALCALINE

(SOLIDI) Laboratorio

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Data

Università di Palermo Dipartimento di Ingegneria Chimica Gestionale Informatica Meccanica

160601* (BATTERIE AL PIOMBO)

( H3B-H04-H05-H06-H08-H13)

Laboratorio

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Data

Università di Palermo Dipartimento di Ingegneria Chimica Gestionale Informatica Meccanica

150110* IMBALLAGGI CONTENENTI RESIDUI DI SOSTANZE PERICOLOSE

O CONTAMINATI DA TALI SOSTANZE (METALLO) (H04-H05-H06)

Laboratorio

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Data

Università di Palermo Dipartimento di Ingegneria Chimica Gestionale Informatica Meccanica

060205* ALTRE BASI

(Rifiuti della Produzione, Formulazione ed Uso di Basi) (H05-H08 )

Laboratorio

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Data

Università di Palermo Dipartimento di Ingegneria Chimica Gestionale Informatica Meccanica

060106* ALTRI ACIDI

(Rifiuti della Produzione, Formulazione ed Uso di Acidi) (H07, H08)

Laboratorio

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Università di Palermo Dipartimento di Ingegneria Chimica Gestionale Informatica Meccanica

200139 (PLASTICA)

Laboratorio

Data

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Data

Università di Palermo Dipartimento di Ingegneria Chimica Gestionale Informatica Meccanica

160506* SOSTANZE CHIMICHE DI LABORATORIO CONTENENTI O

COSTITUITE DA SOSTANZE PERICOLOSE ( H3B-H04-H05-H06-H08)

LIQUIDI Laboratorio

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Data

Università di Palermo Dipartimento di Ingegneria Chimica Gestionale Informatica Meccanica

130208* OLIO MINERALE ESAUSTO

( H3A-H3B-H04-H05-H06-H07-H08-H13-H14)

LIQUIDI Laboratorio

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Università di Palermo Dipartimento di Ingegneria Chimica Gestionale Informatica Meccanica

080318 TONER PER STAMPA ESAURITI

(Solido non polverulento)

Data

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Università di Palermo Dipartimento di Ingegneria Chimica Gestionale Informatica Meccanica

060313* (Sali e loro soluzioni, contenenti metalli pesanti )

(H07, H08)

Laboratorio

Data

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Cambia l’etichetta dei prodotti chimici

Servizio Prevenzione e Protezione - Università di Bologna

Una delle regole più importanti da seguire per lavorare in un laboratorio chimico in

sicurezza è conoscere il prodotto chimico che si sta manipolando. L’etichettatura e le

schede di sicurezza che accompagnano i prodotti chimici pericolosi sono i mezzi di

informazione principale del pericolo e per saperle leggere bene occorre familiarizzare

con le modalità che la comunità internazionale si è data per identificare e classificare le

sostanze chimiche.

Tutte le sostanze chimiche sono identificabili oltre che dal loro nome IUPAC

(International Union of Pure and Applied Chemistry) anche dal numero CAS cioè un

identificativo numerico che individua in maniera univoca un composto chimico. Il

Chemical Abstract Service (CAS), una divisione della American Chemical Society, assegna

questi identificativi ad ogni sostanza chimica descritta in letteratura.

Il numero CAS è costituito da tre sequenze di numeri separati da trattini e non hanno

nessun significato chimico.

Se una molecola ha più isomeri a ciascun isomero sarà assegnato un numero CAS

differente.

Le sostanze chimiche immesse sul mercato dell’Unione Europea prima del 18 settembre

1981 sono inoltre identificabili anche da un numero EINECS (European INventory of

Existing Commercial chemical Substances), mentre quelle immesse dopo tale data sono

caratterizzate da un numero ELINCS (European List of Notified Chemical Substances).

Classificazione degli agenti chimici: il Regolamento CLP

Il Regolamento CE n. 1272/2008, denominato CLP (Classification, Labelling and

Packaging), entrato in vigore nell'Unione Europea il 20 gennaio 2009, ha introdotto un

nuovo sistema di classificazione, etichettatura ed imballaggio delle sostanze e delle

miscele, a partire dal 1 giugno 2015, al termine di un periodo di transizione durante il

quale sono applicabili sia il vecchio sistema che il nuovo.

Il regolamento CLP consente l'applicazione all'interno della Comunità Europea del

Sistema mondiale armonizzato di classificazione ed etichettatura delle sostanze

chimiche, denominato GHS (Globally Harmonised System), sviluppato dall'ONU.

Allo scopo di facilitare l'adozione del sistema GHS nei diversi Paesi e nei vari settori

lavorativi, è stato introdotto il concetto del building block approach che consente

l'adozione anche parziale delle categorie di pericolo: l'armonizzazione è intesa come

adozione di elementi uguali per tutti, anche se non vengono trasposti nella totalità.

Pertanto, prodotti importati da Paesi non UE, pur avendo elementi di etichettatura

comuni, potrebbero non essere del tutto conformi al CLP per quanto concerne la

classificazione e l'etichettatura delle sostanze e delle miscele, dal momento che il grado

di implementazione del GHS può variare da Paese a Paese.

SOSTANZE 1/12/10 – 1/12/12 1/12/12 – 1/06/15 oltre 1/06/15

Classificazione vecchia classificazione + CLP CLP Etichettatura

ed Imballaggio

CLP (può coesistere con la precedente indicazione)

CLP

MISCELE fino al 1/06/15 1/06/15 – 1/06/17 oltre il 1/06/17

Classificazione Vecchia class. (CLP facoltativo) CLP

Etichettatura ed

Imballaggio

Vecchia class. o CLP (a scelta)

CLP (può coesistere con la precedente indicazione)

CLP

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Servizio Prevenzione e Protezione - Università di Bologna

I principali cambiamenti apportati dal CLP

1 Una soluzione composta di due o più sostanze non si chiama più preparato ma

miscela.

2 Le sostanze, in base alla natura del pericolo, non sono più divise in categorie di

pericolo (erano 15; es. infiammabili, nocivi) ma in classi di pericolo (28 nel

CLP). Le classi di pericolo nel CLP vengono suddivise in categorie che

specificano la gravità del pericolo. Queste differenze fanno si che non vi sia

sempre una corrispondenza fra le vecchie indicazioni (frasi R e S) e le nuove

(frasi H e P). E’ qui riportata la tabella di conversione prevista dal CLP.

3 Le indicazioni di pericolo poste sotto al pittogramma non sono più presenti nel

CLP. Esse sono sostituite da un’avvertenza che può essere data con due parole

“pericolo” o “attenzione”. 4 Vengono modificati i pittogrammi e i simboli di pericolo (tabella seguente).

5 Le frasi di rischio (frasi R) vengono sostituite con indicazioni di pericolo

(Hazard statements). Ad ogni indicazione di pericolo corrisponde un codice

alfanumerico composto dalla lettera H seguita da 3 numeri, il primo numero

indica il tipo di pericolo (H2=pericoli chimico-fisici, H3=pericoli per la salute,

H4=pericoli per l’ambiente), i due numeri successivi corrispondono all’ordine

sequenziale di definizione. L’unione europea si è riservata di inserire frasi supplementari che non avrebbero avuto eguale nel sistema GSH. Esse sono

composte da EUH seguito da un numero a tre cifre.

6 Le frasi di prudenza (frasi S) vengono sostituite con consigli di prudenza

(Precautionary statements). Ad ogni consiglio di prudenza corrisponde un

codice alfanumerico composto dalla lettera P seguita da 3 numeri, il primo

numero indica il tipo di consiglio (P1=carattere generale, P2=prevenzione,

P3=reazione, P4=conservazione, P5=smaltimento), i due numeri successivi

corrispondono all’ordine sequenziale di definizione.

Nuovo pittogram

ma Note Vecchio

pittogramma

Questi prodotti possono esplodere a seguito del contatto, per

esempio, con una sorgente di innesco o di urti. Comprendono quindi

sostanze e miscele autoreattive ed alcuni perossidi organici.

Questi prodotti possono infiammarsi se:

x a contatto con sorgenti di innesco (scintille, fiamme, calore…) x a contatto dell’aria

x a contatto dell’acqua (se c’è sviluppo di gas infiammabili) Oltre alle sostanze infiammabili comprendono sostanze e miscele

autoreattive ed autoriscaldanti, sostanze piroforiche ed alcuni

perossidi organici.

Questi prodotti, tutti i comburenti, possono provocare o aggravare un

incendio o anche una esplosione se in presenza di prodotti

infiammabili.

Questi prodotti sono gas sotto pressione contenuti in un recipiente.

Possono esplodere a causa del calore. I gas liquefatti refrigerarti

possono causare ferite e ustioni criogeniche.

Comprendono gas compressi, liquefatti, liquefatti refrigerati e disciolti.

Non presente

Questi prodotti sono corrosivi e comprendono quelli che:

x possono attaccare i metalli

x possono provocare corrosione cutanea o gravi lesioni oculari

Questi prodotti avvelenano rapidamente anche a piccole dosi,

causano cioè tossicità acuta.

Gli effetti sono molto vari dalle nausee alla perdita di conoscenza fino

alla morte.

Questi prodotti possono provocare uno o più dei seguenti effetti:

x avvelenamento ad alte dosi

x irritazione agli occhi, la pelle o le vie respiratorie

x sensibilizzazione cutanea (es. allergie o eczemi)

x sonnolenza o vertigini

Questi prodotti possono rientrare in una o più delle seguenti

categorie:

x cancerogeni

x mutageni: modificazioni del DNA con danni sulla persona esposta

o sulla sua discendenza

x tossici per la riproduzione: effetti negativi sulle funzioni sessuali,

diminuzione della fertilità, morte del feto o malformazioni

x prodotti con tossicità specifica per organi bersaglio (es. fegato o

sistema nervoso) sia per esposizioni singole che ripetute

x prodotti con gravi effetti sui polmoni, anche mortali, se penetrano

attraverso le vie respiratorie (anche a seguito di vomito)

x prodotti che possono provocare allergie respiratorie (es. asma)

Questi prodotti sono pericolosi per l’ambiente acquatico (es. pesci, crostacei, alghe o piante acquatiche)

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Codici di indicazione di pericolo Codice Nota H200 Esplosivo instabile.

H201 Esplosivo; pericolo di esplosione di massa.

H202 Esplosivo; grave pericolo di proiezione.

H203 Esplosivo; pericolo di incendio, di spostamento d'aria o di proiezione.

H204 Pericolo di incendio o di proiezione.

H205 Pericolo di esplosione di massa in caso d'incendio.

H220 Gas altamente infiammabile.

H221 Gas infiammabile.

H222 Aerosol altamente infiammabile.

H223 Aerosol infiammabile.

H224 Liquido e vapori altamente infiammabili.

H225 Liquido e vapori facilmente infiammabili.

H226 Liquido e vapori infiammabili.

H228 Solido infiammabile.

H240 Rischio di esplosione per riscaldamento.

H241 Rischio d'incendio o di esplosione per riscaldamento.

H242 Rischio d’incendio per riscaldamento. H250 Spontaneamente infiammabile all'aria.

H251 Autoriscaldante; può infiammarsi.

H252 Autoriscaldante in grandi quantità; può infiammarsi.

H260 A contatto con l'acqua libera gas infiammabili che possono infiammarsi spontaneamente.

H261 A contatto con l'acqua libera gas infiammabili.

H270 Può provocare o aggravare un incendio; comburente.

H271 Può provocare un incendio o un'esplosione; molto comburente.

H272 Può aggravare un incendio; comburente.

H280 Contiene gas sotto pressione; può esplodere se riscaldato.

H281 Contiene gas refrigerato; può provocare ustioni o lesioni criogeniche.

H290 Può essere corrosivo per i metalli.

H300 Letale se ingerito.

H301 Tossico se ingerito.

H302 Nocivo se ingerito.

H304 Può essere letale in caso di ingestione e di penetrazione nelle vie respiratorie.

H310 Letale a contatto con la pelle.

H311 Tossico per contatto con la pelle.

H312 Nocivo per contatto con la pelle.

H314 Provoca gravi ustioni cutanee e gravi lesioni oculari.

H315 Provoca irritazione cutanea.

H317 Può provocare una reazione allergica della pelle.

H318 Provoca gravi lesioni oculari.

H319 Provoca grave irritazione oculare.

H330 Letale se inalato.

H331 Tossico se inalato.

H332 Nocivo se inalato.

H334 Può provocare sintomi allergici o asmatici o difficoltà respiratorie se inalato.

H335 Può irritare le vie respiratorie.

H336 Può provocare sonnolenza o vertigini.

H340 Può provocare alterazioni genetiche <indicare la via di esposizione se è accertato che nessun'altra via di esposizione comporta il medesimo pericolo>.

H341 Sospettato di provocare alterazioni genetiche <indicare la via di esposizione se è accertato che nessun'altra via di esposizione comporta il medesimo pericolo>.

H350 Può provocare il cancro <indicare la via di esposizione se è accertato che nessun'altra via di esposizione comporta il medesimo rischio>.

H350i Può provocare il cancro se inalato.

H351 Sospettato di provocare il cancro <indicare la via di esposizione se è accertato che nessun'altra via di esposizione comporta il medesimo pericolo>.

H360 Può nuocere alla fertilità o al feto <indicare l'effetto specifico, se noto><indicare la via di esposizione se è accertato che nessun'altra via di esposizione comporta il medesimo pericolo>.

H360D Può nuocere al feto.

H360Df Può nuocere al feto. Sospettato di nuocere alla fertilità.

H360F Può nuocere alla fertilità.

H360FD Può nuocere alla fertilità. Può nuocere al feto.

H360Fd Può nuocere alla fertilità. Sospettato di nuocere al feto.

H361 Sospettato di nuocere alla fertilità o al feto <indicare l'effetto specifico, se noto> <indicare la via di esposizione se è accertato che nessun'altra via di esposizione comporta il medesimo pericolo>.

H361d Sospettato di nuocere al feto.

H361f Sospettato di nuocere alla fertilità

H361fd Sospettato di nuocere alla fertilità Sospettato di nuocere al feto.

H362 Può essere nocivo per i lattanti allattati al seno.

H370 Provoca danni agli organi <o indicare tutti gli organi interessati, se noti> <indicare la via di esposizione se è accertato che nessun'altra via di esposizione comporta il medesimo pericolo>.

H371 Può provocare danni agli organi <o indicare tutti gli organi interessati, se noti> <indicare la via di esposizione se è accertato che nessun'altra via di esposizione comporta il medesimo pericolo>.

H372 Provoca danni agli organi <o indicare tutti gli organi interessati, se noti> in caso di esposizione prolungata o ripetuta <indicare la via di esposizione se è accertato che nessun'altra via di esposizione comporta il medesimo pericolo>.

H373 Può provocare danni agli organi <o indicare tutti gli organi interessati, se noti> in caso di esposizione prolungata o ripetuta <indicare la via di esposizione se è accertato che nessun'altra via di esposizione comporta il medesimo pericolo>.

H400 Molto tossico per gli organismi acquatici.

H410 Molto tossico per gli organismi acquatici con effetti di lunga durata.

H411 Tossico per gli organismi acquatici con effetti di lunga durata.

H412 Nocivo per gli organismi acquatici con effetti di lunga durata.

H413 Può essere nocivo per gli organismi acquatici con effetti di lunga durata.

Codici di indicazione di pericolo supplementari Codice Nota EUH001 Esplosivo allo stato secco.

EUH006 Esplosivo a contatto o senza contatto con l’aria. EUH014 Reagisce violentemente con l'acqua.

EUH018 Durante l'uso può formarsi una miscela vapore-aria esplosiva/infiammabile.

EUH019 Può formare perossidi esplosivi.

EUH029 A contatto con l'acqua libera un gas tossico.

EUH031 A contatto con acidi libera un gas tossico.

EUH032 A contatto con acidi libera un gas altamente tossico.

EUH044 Rischio di esplosione per riscaldamento in ambiente confinato.

EUH059 Pericoloso per lo strato di ozono.

EUH066 L'esposizione ripetuta può provocare secchezza e screpolature della pelle.

EUH070 Tossico per contatto oculare.

EUH071 Corrosivo per le vie respiratorie.

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EUH201 Contiene piombo. Non utilizzare su oggetti che possono essere masticati o succhiati dai bambini.

EUH201A Attenzione! Contiene piombo. EUH202 Cianoacrilato. Pericolo. Incolla la pelle e gli occhi in pochi secondi. Tenere fuori dalla

portata dei bambini. EUH203 Contiene cromo (VI). Può provocare una reazione allergica. EUH204 Contiene isocianati. Può provocare una reazione allergica. EUH205 Contiene componenti epossidici. Può provocare una reazione allergica. EUH206 Attenzione! Non utilizzare in combinazione con altri prodotti. Possono formarsi gas

pericolosi (cloro). EUH207 Attenzione! Contiene cadmio. Durante l'uso si sviluppano fumi pericolosi. Leggere le

informazioni fornite dal fabbricante.Rispettare le disposizioni di sicurezza. EUH208 Contiene <denominazione della sostanza sensibilizzante>. Può provocare una

reazione allergica. EUH209 Può diventare facilmente infiammabile durante l'uso. EUH209A Può diventare infiammabile durante l'uso. EUH210 Scheda dati di sicurezza disponibile su richiesta. EUH401 Per evitare rischi per la salute umana e per l'ambiente, seguire le istruzioni per l'uso. Codici di consigli di prudenza Codice Nota P101 In caso di consultazione di un medico, tenere a disposizione il contenitore o l'etichetta

del prodotto. P102 Tenere fuori dalla portata dei bambini. P103 Leggere l’etichetta prima dell’uso. P201 Procurarsi le istruzioni prima dell’uso. P202 Non manipolare prima di avere letto e compreso tutte le avvertenze. P210 Tenere lontano da fonti di calore/scintille/fiamme libere /superfici riscaldate - Non

fumare. P211 Non vaporizzare su una fiamma libera o altra fonte di ignizione. P220 Tenere/conservare lontano da indumenti/......./ materiali combustibili. P221 Prendere ogni precauzione per evitare di miscelare con sostanze combustibili.... P222 Evitare il contatto con l’aria. P223 Evitare qualsiasi contatto con l’acqua. Pericolo di reazione violenta e di infiammazione

spontanea. P230 Mantenere umido con.... P231 + P232 Manipolare in gas inerte. Tenere al riparo dall’umidità. P231 Manipolare in gas inerte. P232 Proteggere dall’umidità. P233 Tenere il recipiente ben chiuso. P234 Conservare soltanto nel contenitore originale. P235 + P410 Tenere in luogo fresco. Proteggere dai raggi solari. P235 Conservare in luogo fresco. P240 Mettere a terra / a massa il contenitore e il dispositivo ricevente. P241 Utilizzare impianti elettrici/di ventilazione/d’illuminazione a prova di esplosione. P242 Utilizzare solo utensili antiscintillamento. P243 Prendere precauzioni contro le scariche elettrostatiche. P244 Mantenere le valvole di riduzione libere da grasso e olio. P250 Evitare le abrasioni /gli urti/..../gli attriti. P251 Recipiente sotto pressione: non perforare né bruciare, neppure dopo l’uso.

P260 Non respirare la polvere/i fumi/i gas/la nebbia/i vapori/gli aerosol. P261 Evitare di respirare la polvere/i fumi/i gas/la nebbia/i vapori/gli aerosol. P262 Evitare il contatto con gli occhi, la pelle o gli indumenti. P263 Evitare il contatto durante la gravidanza/l’allattamento. P264 Lavare accuratamente ... dopo l’uso. P270 Non mangiare, né bere, né fumare durante l’uso. P271 Utilizzare soltanto all’aperto o in luogo ben ventilato. P272 Gli indumenti da lavoro contaminati non dovrebbero essere portati fuori dal luogo di

lavoro. P273 Non disperdere nell’ambiente. P280 Indossare guanti/indumenti protettivi/Proteggere gli occhi/Proteggere il viso. P281 Utilizzare il dispositivo di protezione individuale richiesto. P282 Utilizzare guanti termici/schermo facciale/Proteggere gli occhi. P283 Indossare indumenti resistenti al fuoco/alla fiamma/ignifughi. P284 Utilizzare un apparecchio respiratorio. P285 In caso di ventilazione insufficiente utilizzare un apparecchio respiratorio. P301 + P310 IN CASO DI INGESTIONE: contattare immediatamente un CENTRO ANTIVELENI o un

medico. P301 + P312 IN CASO DI INGESTIONE accompagnata da malessere: contattare un CENTRO

ANTIVELENI o un medico P301 + P330 + P331

IN CASO DI INGESTIONE: sciacquare la bocca. NON provocare il vomito.

P301 IN CASO DI INGESTIONE P302 + P334 IN CASO DI CONTATTO CON LA PELLE: immergere in acqua fredda/avvolgere con un

bendaggio umido. P302 + P350 IN CASO DI CONTATTO CON LA PELLE: lavare delicatamente e abbondantemente con

acqua e sapone. P302 + P352 IN CASO DI CONTATTO CON LA PELLE: lavare abbondantemente con acqua e sapone. P302 IN CASO DI CONTATTO CON LA PELLE P303 + P361 + P353

IN CASO DI CONTATTO CON LA PELLE (o con i capelli): togliersi di dosso immediatamente tutti gli indumenti contaminati. Sciacquare la pelle/fare una doccia.

P303 IN CASO DI CONTATTO CON LA PELLE (o con i capelli) P304 + P340 IN CASO DI INALAZIONE: trasportare l'infortunato all’aria aperta e mantenerlo a riposo

in posizione che favorisca la respirazione. P304 + P341 IN CASO DI INALAZIONE: se la respirazione è difficile, trasportare l'infortunato all’aria

aperta e mantenerlo a riposo in posizione che favorisca la respirazione. P304 IN CASO DI INALAZIONE P305 + P351 + P338

IN CASO DI CONTATTO CON GLI OCCHI: Sciacquare accuratamente per parecchi minuti. Togliere le eventuali lenti a contatto se è agevole farlo. Continuare a sciacquare.

P305 IN CASO DI CONTATTO CON GLI OCCHI P306 + P360 IN CASO DI CONTATTO CON GLI INDUMENTI: sciacquare immediatamente e

abbondantemente gli indumenti contaminati e la pelle prima di togliersi gli indumenti. P306 IN CASO DI CONTATTO CON GLI INDUMENTI P307 + P311 In caso di esposizione, contattare un CENTRO ANTIVELENI o un medico. P307 IN CASO DI ESPOSIZIONE P308 + P313 In caso di esposizione o di possibile esposizione, consultare un medico. P308 In caso di esposizione o di possibile esposizione P309 + P311 In caso di esposizione o di malessere, contattare un CENTRO ANTIVELENI o un medico. P309 In caso di esposizione o di malessere P310 Contattare immediatamente un CENTRO ANTIVELENI o un medico.

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P311 Contattare un CENTRO ANTIVELENI o un medico. P312 In caso di malessere, contattare un CENTRO ANTIVELENI o un medico. P313 Consultare un medico. P314 In caso di malessere, consultare un medico. P315 Consultare immediatamente un medico. P320 Trattamento specifico urgente (vedere....... su questa etichetta). P321 Trattamento specifico (vedere .......su questa etichetta). P322 Interventi specifiche (vedere .....su questa etichetta). P330 Sciacquare la bocca. P331 NON provocare il vomito. P332 + P313 In caso di irritazione della pelle, consultare un medico. P332 In caso di irritazione della pelle P333 + P313 In caso di irritazione o eruzione della pelle, consultare un medico. P333 In caso di irritazione o eruzione della pelle P334 Immergere in acqua fredda/ avvolgere con un bendaggio umido. P335 + P334 Rimuovere dalla pelle le particelle. Immergere in acqua fredda/avvolgere con un

bendaggio umido. P335 Rimuovere dalla pelle le particelle. P336 Sgelare le parti congelate usando acqua tiepida. Non sfregare la parte interessata. P337 + P313 Se l’irritazione degli occhi persiste, consultare un medico. P337 Se l’irritazione degli occhi persiste P338 Togliere le eventuali lenti a contatto se è agevole farlo. Continuare a sciacquare. P340 Trasportare l'infortunato all’aria aperta e mantenerlo a riposo in posizione che

favorisca la respirazione. P341 Se la respirazione è difficile, trasportare l'infortunato all’aria aperta e mantenerlo a

riposo in posizione che favorisca la respirazione. P342 + P311 In caso di sintomi respiratori, contattare un CENTRO ANTIVELENI o un medico. P342 In caso di sintomi respiratori P350 Lavare delicatamente e abbondantemente con acqua e sapone. P351 Sciacquare accuratamente per parecchi minuti. P352 Lavare abbondantemente con acqua e sapone. P353 Sciacquare la pelle/fare una doccia. P360 Sciacquare immediatamente e abbondantemente gli indumenti contaminati e la pelle

prima di togliersi gli indumenti. P361 Togliersi di dosso immediatamente tutti gli indumenti contaminati. P362 Togliersi di dosso gli indumenti contaminati e lavarli prima di indossarli nuovamente. P363 Lavare gli indumenti contaminati prima di indossarli nuovamente. P370 + P376 In caso di incendio bloccare la perdita, se non c’è pericolo. P370 + P378 In caso di incendio, estinguere con.... P370 + P380 + P375

In caso di incendio, evacuare la zona. Rischio di esplosione. Utilizzare i mezzi estinguenti a grande distanza.

P370 + P380 Evacuare la zona in caso di incendio. P370 In caso di incendio P371 + P380 + P375

In caso di incendio grave e di grandi quantità, evacuare la zona. Rischio di esplosione. Utilizzare i mezzi estinguenti a grande distanza.

P371 In caso di incendio grave e di grandi quantità P372 Rischio di esplosione in caso di incendio. P373 NON utilizzare mezzi estinguenti se l’incendio raggiunge materiali esplosivi. P374 Utilizzare i mezzi estinguenti con le precauzioni abituali a distanza ragionevole. P375 Rischio di esplosione. Utilizzare i mezzi estinguenti a grande distanza.

P376 Bloccare la perdita se non c’è pericolo. P377 In caso d’incendio dovuto a perdita di gas, non estinguere a meno che non sia possibile

bloccare la perdita senza pericolo. P378 Estinguere con .. P380 Evacuare la zona. P381 Eliminare ogni fonte d’accensione se non c’è pericolo. P390 Assorbire la fuoriuscita per evitare danni materiali. P391 Raccogliere la fuoriuscita. P401 Conservare ... P402 + P404 Conservare in luogo asciutto e in recipiente chiuso. P402 Conservare in luogo asciutto. P403 + P233 Tenere il recipiente ben chiuso e in luogo ben ventilato. P403 + P235 Conservare in luogo fresco e ben ventilato. P403 Conservare in luogo ben ventilato. P404 Conservare in un recipiente chiuso. P405 Conservare sotto chiave. P406 Conservare in recipiente resistente alla corrosione/provvisto di rivestimento interno

resistente. P407 Mantenere un intervallo d’aria tra gli scaffali/i pallet. P410 + P403 Conservare in luogo ben ventilato e proteggere dai raggi solari. P410 + P412 Proteggere dai raggi solari. Non esporre a temperature superiori a 50°C/122°F. P410 Proteggere dai raggi solari. P411 + P235 Conservare in luogo fresco a temperature non superiori a ....°C...°F. P411 Conservare in luogo fresco a temperature non superiori a ...°C/...°F. P412 Non esporre a temperature superiori a 50°C/122°F. P413 Conservare le rinfuse di peso superiore a .......kg/.....lb a temperature non superiori a

...°C/..°F. P420 Conservare lontano da altri materiali. P422 Conservare sotto ... P501 Smaltire il prodotto/recipiente in ...

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Conversioni possibili tra vecchia e nuova classificazione

Vecchia classificazione Stato fisico Indicazione di pericolo CLP

R1 EUH001

E; R2 Conversione diretta impossibile

E; R3 Conversione diretta impossibile

R4;R5 Cancellate

R6 EUH006

O; R7 H242

O; R7 H242

O; R8 gas H270

O; R8 liquido, solido Conversione diretta impossibile

O; R9 liquido H271

O; R9 solido H271

R10 liquido Conversione diretta impossibile H223: aerosol infiammabile H224: se punto di infiammabilità < 23 °C e iniziale di ebollizione ≤ 35 °C H225: se punto di infiammabilità < 23 °C e di ebollizione >35 H226: se punto di infiammabilità ≥ 23 °C

F; R11 liquido Conversione diretta impossibile H224: se punto iniziale di ebollizione ≤ 35 °C H225: se punto iniziale di ebollizione > 35 °C

F; R11 solido Conversione diretta impossibile

F+; R12 gas Conversione diretta impossibile H220: gas altamente infiammabile H221: gas infiammabile

F+; R12 liquido H224

F+; R12 liquido H242 rischio d’incendio per riscaldamento (per miscele autoreattive) Nulla se la miscela autoreattiva è di tipo G

R14 EUH014

F; R15 Conversione diretta impossibile

F; R17 liquido H250

F; R17 solido H250

R18 EUH018

R19 EUH019

Xn; R20 gas H332

Xn; R20 vapori H332

Xn; R20 polvere / nebbia H332

Xn; R21 H312

Xn; R22 H302

T; R23 gas H331

T; R23 vapori H330

T; R23 polvere / nebbia H331

T; R24 H311

T; R25 H301

T+; R26 gas H330

Vecchia classificazione Stato fisico Indicazione di pericolo CLP

T+; R26 vapori H330

T+; R26 polvere / nebbia H330

T+; R27 H310

T+; R28 H300

R29 EUH029

R31 EUH031

R32 EUH032

R33 H373

C; R34 H314

C; R35 H314

Xi; R36 H319

Xi; R37 H335

Xi; R38 H315

T; R39/23 T; R39/24 T; R39/25 T; R39/26 T; R39/27 T; R39/28

H370

Xi; R41 H318

R42 H334

R43 H317

R44 EUH044

Xn; R48/20 H373

Xn; R48/21 H373

Xn; R48/22 H373

T; R48/23 T; R48/24 T; R48/25

H372

R64 H362

Xn; R65 H304

R67 H336

Xn; R68/20 Xn; R68/21 Xn; R68/22

H371

Carc.Cat.1: R45 Carc.Cat.2: R45

H350

Carc.Cat.1: R49 Carc.Cat.2: R49

H350i

Carc.Cat.3: R40 H351

Muta.Cat.2: R46 H340

Muta.Cat.3: R68 H341

Repr.Cat.1: R60 Repr.Cat.2: R60

H360F

Repr.Cat.1: R61 Repr.Cat.2: R61

H360D

Repr.Cat.3: R62 H361f

Repr.Cat.3: R63 H361d

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Servizio Prevenzione e Protezione - Università di Bologna

Vecchia classificazione Stato fisico Indicazione di pericolo CLP

Repr.Cat.1: R60-61 Repr.Cat.1: R60 Repr.Cat.2: R61 Repr.Cat.2: R60 Repr.Cat.1: R61

Repr.Cat.2: R60-61

H360FD

Repr.Cat.3: R62-63 H361fd Repr.Cat.1: R60 Repr.Cat.3: R63

H360Fd

Repr.Cat.2: R60 Repr.Cat.3: R63

H360Fd

Repr.Cat.1: R61 Repr.Cat.3: R62

H360Df

Repr.Cat.2: R61 Repr.Cat.3: R62

H360Df

N; R50 H400 N; R50 - 53 H400

H410 N; R51 - 53 H411

R52 - 53 H412 R53 H413

N; R59 EUH059 R66 EUH066

Le lettere aggiunte dopo l’indicazione di pericolo segnalano problemi a carico della fertilità (f) e/o del feto (d). Le due lettere sono in maiuscolo per rischio accertato ed in minuscolo per rischio sospetto. La i minuscola indica il pericolo a seguito di inalazione.

Agenti chimici cancerogeni, mutageni e tossici per la riproduzione Questi agenti sono ora compresi in tre classi di rischio per la salute a loro volta suddivise in tre categorie Categoria di pericolo Criterio Indicazione di pericolo

e avvertenza

MUTAGENICITÀ (ex R46 ed R68) (aumento della frequenza di mutazioni in popolazioni di cellule e/o microrganismi)

Cat. 1A Può causare mutazioni ereditarie in cellule germinali umane H340 - Pericolo

Cat. 1B Può causare mutazioni ereditarie in mammiferi o sull’uomo ma senza trasmissione alla progenie

H340 - Pericolo

Cat. 2 Sospette di causare mutazioni ereditarie in cellule germinali umane

H341 - Attenzione

CANCEROGENITÀ (ex R45, R49 ed R40)

(causano o aumentano l’incidenza di cancro nell’uomo) Cat. 1A Effetti cancerogeni sull’uomo H350 - Pericolo

Cat. 1B Presunti effetti cancerogeni sull’uomo prevalentemente sulla base di studi su animali

H350 - Pericolo

Cat. 2 Sospetti effetti cancerogeni sull’uomo H351 - Attenzione

TOSSICITÀ PER LA RIPRODUZIONE (ex R60 ed R61) (effetti su funzione sessuale o sviluppo, sull’allattamento o attraverso di esso)

Cat. 1A Tossico per la riproduzione umana H360 - Pericolo Cat. 1B Presunta tossicità sulla riproduzione umana H360 - Pericolo Cat. 2 Sospetta tossicità per la riproduzione umana H361 - Attenzione

Cat. supplementare Effetti sull’allattamento o tramite esso H362 - Nessun

pittogramma e nessuna avvertenza

Con Circolare Ministeriale del 30/06/2011 si è chiarito che sono da sottoporre a

sorveglianza sanitaria i lavoratori per cui la valutazione dell’esposizione abbia

evidenziato un rischio per la salute riguardante le sostanze e le miscele cancerogene

e/o mutagene delle categorie 1A e 1B che corrispondono alle precedenti categorie 1 e

2 (ex R45, 46 e 49).

Nel registro di esposizione ad agenti cancerogeni e/o mutageni andranno quindi inseriti

solo gli esposti a queste categorie cioè quelli contraddistinti dalle indicazioni H340 e

H350.

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La salute e la sicurezza sul lavoro riguardano tutti. Un bene per te. Un bene per l’azienda.

I pittogrammi che vengono stampati sulle etichette dei prodotti chimici sono cambiati. Previeni malattie e infortuni sul lavoro imparando qualcosa in più sui nuovi pittogrammi.

Nei posti di lavoro le sostanze chimiche sono utilizzate quotidianamente all’interno di prodotti per la pulizia, vernici e altro, non solo nelle fabbriche e negli impianti produttivi ma anche in edilizia e nel settore dei servizi. Nel 2009 il regolamento CLP dell’Unione Europea relativo alla classificazione, all’etichettatura e all’imballaggio delle sostanze e delle miscele chimiche ha introdotto dei nuovi pittogrammi di pericolo. I nuovi pittogrammi a forma di rombo indicano la natura dei pericoli associati all’uso di una sostanza o miscela pericolosa. Sulle etichette i pittogrammi sono accompagnati da avvertenze, indicazioni di pericolo e consigli di prudenza, oltre che da informazioni sul prodotto e sul fornitore.

Impara con Napo a mantenere la sicurezza sul luogo di lavoro!

Guarda “Napo in… Attenzione ai prodotti chimici!” su http://www.napofilm.net/it/napos-films/chemicals

ISBN

978

-92-

9191

-951

-2

Sai cosa significano questi pittogrammi?

Attenzione ai prodotti chimici!Spiegazione dei pittogrammi di pericolo

Questo pittogramma indica: Esplosivi, Sostanze e miscele autoreattive, Perossidi organici che possono causare

esplosioni se esposti al calore.

I prodotti chimici accompagnati da questo pittogramma sono: Gas sotto pressione (compressi, liquefatti,

disciolti) che potrebbero esplodere se esposti al calore

Gas refrigerati che potrebbero causare ustioni o lesioni criogeniche

Anche gas che sono normalmente sicuri possono diventare pericolosi quando sono sottoposti a pressurizzazione.

PITTOGRAMMIDI PERICOLO

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Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoroTE-30-12-714-IT-Nhttp://osha.europa.eu/it

Attenzione ai prodotti chimici! Spiegazione dei pittogrammi di pericolo

Questo pittogramma segnala una sostanza pericolosa per l’ambiente e tossica per gli organismi acquatici.

Napo è il protagonista di una serie di cartoni animati che vuole introdurre il tema della salute e della sicurezza sul lavoro in maniera divertente e facile da ricordare. I cartoni animati di Napo evidenziano i possibili pericoli sul posto di lavoro, il modo per identificarli e le precauzioni da prendere per migliorare la sicurezza e la salute sul lavoro. Visita: www.napofilm.net

L’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro (EU-OSHA) supporta la Commissione Europea nel promuovere la conoscenza dei nuovi simboli che identificano le sostanze chimiche presso quanti vengono a contatto con tali sostanze sul lavoro e presso i datori di lavoro stessi.

Per maggiori informazioni visita http://osha.europa.eu/it/topics/ds/clp-2013-classification-labelling-and-packaging-of-substances-and-mixtures

http://osha.europa.eu/en/general-faq/faq-on-dangerous-substances

Puoi anche visitare la pagina sul regolamento CLP dell’Agenzia europea per le sostanze chimiche (ECHA) su http://echa.europa.eu/it/regulations/clp

Con il supporto del Consorzio Napo

La presenza di questo pittogramma sull’etichetta, invece, indica che si ha a che fare con gas, solidi e liquidi comburenti che possono provocare o rendere più pericoloso un incendio o un’esplosione.

Occorre prestare attenzione al significato dei due pittogrammi di questa riga, simili tra di loro. Questo mette in guardia da: Gas, aerosol, liquidi e solidi infiammabili Sostanze e miscele autoriscaldanti Liquidi e solidi piroforici che potrebbero

infiammarsi a contatto con l’aria Sostanze e miscele che a contatto

con l’acqua emanano gas infiammabili Sostanze e miscele autoreattive o perossidi organici che

possono provocare un incendio se esposti al calore

Ogni volta che si usa una sostanza chimica con questo pittogramma, bisogna fare attenzione perché la sostanza è corrosiva e può causare gravi ustioni alla pelle e danni agli occhi. Il simbolo può indicare anche un’azione corrosiva sui metalli.

In questo caso si ha a che fare con una sostanza chimica che ha una tossicità acuta a contatto con la pelle, se inalata o ingerita, e che può anche essere letale.

Una sostanza o miscela con questo pittogramma può indicare uno o più dei seguenti effetti nocivi: È cancerogena Nuoce alla fertilità e al feto Causa mutazioni È un sensibilizzante delle vie respiratorie

e può causare allergia, asma o difficoltà respiratorie se inalato

È tossica per determinati organi Comporta pericoli da aspirazione: può essere dannosa

o anche letale se ingerita o introdotta all’interno delle vie respiratorie

Questo pittogramma indica una sostanza con una o più delle seguenti proprietà: È nociva Causa sensibilizzazione cutanea

e irritazioni a pelle e occhi Irrita le vie respiratorie Ha effetti narcotici, provoca sonnolenza o vertigini È pericolosa per l’ozono

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