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DiFesa Fitosanitaria Delle Pomacee 31 PrinciPali aVVersità FunGine Del melo ticchiolatura Del melo (Venturia inaequalis) L’andamento climatico, in particolare quello estivo, di questi ultimi 2 anni ha sensibilmente ridotto il rischio di diffusione di eventuali infezioni primarie contratte nel periodo primaverile attenuando anche le situazioni più a rischio. Ciò non deve indurre a sottovalutare la pericolosità del patogeno e quindi si raccomanda di continuare a seguire la strategia di difesa da anni collaudata e perfe- zionata. strateGia Di DiFesa La difesa di tipo preventivo, ormai consolidata nel nostro area- le, consente di limitare al minimo l’insorgenza di infezioni anche in condizioni decisamente favorevoli al patogeno. Nel periodo dell’infezione primaria, in previsione di una precipitazione, an- che se di lieve entità, risulta fondamentale procedere con un trattamento preventivo. L’impostazione di base fa riferimento ad attente valutazioni delle previsioni meteo le quali risultano or- mai sempre più precise e affidabili nel breve periodo (3 giorni). Oltre all’analisi dell’andamento climatico si utilizzano modelli previsionali i quali in corrispondenza di precipitazioni “infettan- ti” consentono di definire con buona previsione la gravità delle infezioni stesse. Grazie all’identificazione del loro grado di peri- colosità è possibile stabilire se è necessario intervenire anche dopo la precipitazione attuando la cosiddetta difesa retroatti- va. Quest’ultima è realizzata solo nei seguenti casi: Mancata copertura della pianta a seguito di un’avvenuta in- fezione Dilavamento del prodotto di copertura Infezioni molto gravi segnalate dal modello Rim-pro Questa strategia di difesa ha termine con la fine dell’infezione primaria e cioè con l’esaurimento della massa d’inoculo (fine maggio – inizio giugno). Durante la stagione estiva la linea da seguire dipende dal grado d’infezione primaria e sarà funzione dell’andamento climatico stagionale: Nel caso in cui si siano contenute con successo le infezione del periodo primaverile si procederà con coperture a base di zolfo (formulazione liquida) in corrispondenza di eventuali pe- riodi piovosi. Nel caso in cui le infezioni primaverili abbiano originato dei fo- colai si dovrà assolutamente mantenere un’opportuna coper- tura dei frutti al fine di evitare ulteriori infezioni secondarie. I prodotti consigliati in questa fase sono quelli a base di dodina, fluazinam e di captano, per quest’ultimo rispettando le limitazioni poste dal disciplinare. Fig. 1 infezione primaria su foglia Fig. 2 infezione secondaria su frutto

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PrinciPali aVVersità FunGine Del meloticchiolatura Del melo (Venturia inaequalis)L’andamento climatico, in particolare quello estivo, di questi ultimi 2 anni ha sensibilmente ridotto il rischio di diffusione di eventuali infezioni primarie contratte nel periodo primaverile attenuando anche le situazioni più a rischio. Ciò non deve indurre a sottovalutare la pericolosità del patogeno e quindi si raccomanda di continuare a seguire la strategia di difesa da anni collaudata e perfe-zionata.

strateGia Di DiFesaLa difesa di tipo preventivo, ormai consolidata nel nostro area-le, consente di limitare al minimo l’insorgenza di infezioni anche in condizioni decisamente favorevoli al patogeno. Nel periodo dell’infezione primaria, in previsione di una precipitazione, an-che se di lieve entità, risulta fondamentale procedere con un trattamento preventivo. L’impostazione di base fa riferimento ad attente valutazioni delle previsioni meteo le quali risultano or-mai sempre più precise e affidabili nel breve periodo (3 giorni). Oltre all’analisi dell’andamento climatico si utilizzano modelli previsionali i quali in corrispondenza di precipitazioni “infettan-ti” consentono di definire con buona previsione la gravità delle infezioni stesse. Grazie all’identificazione del loro grado di peri-colosità è possibile stabilire se è necessario intervenire anche dopo la precipitazione attuando la cosiddetta difesa retroatti-va. Quest’ultima è realizzata solo nei seguenti casi:✓ Mancata copertura della pianta a seguito di un’avvenuta in-fezione✓ Dilavamento del prodotto di copertura✓ Infezioni molto gravi segnalate dal modello Rim-proQuesta strategia di difesa ha termine con la fine dell’infezione primaria e cioè con l’esaurimento della massa d’inoculo (fine maggio – inizio giugno). Durante la stagione estiva la linea da seguire dipende dal grado d’infezione primaria e sarà funzione dell’andamento climatico stagionale:✓ Nel caso in cui si siano contenute con successo le infezione

del periodo primaverile si procederà con coperture a base di zolfo (formulazione liquida) in corrispondenza di eventuali pe-riodi piovosi.

✓ Nel caso in cui le infezioni primaverili abbiano originato dei fo-colai si dovrà assolutamente mantenere un’opportuna coper-tura dei frutti al fine di evitare ulteriori infezioni secondarie. I prodotti consigliati in questa fase sono quelli a base di dodina, fluazinam e di captano, per quest’ultimo rispettando le limitazioni poste dal disciplinare.

Fig. 1 infezione primaria su foglia

Fig. 2 infezione secondaria su frutto

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ProDotti aD aZione PreVentiVa

tab 1. sostanze attive impiegate a scopi preventivi

Principio attivoFormulato

commercialeDose

g-ml/hl

resistenza dilavamento

(mm)

limitazionie note

metiram Polyram DF 200 30Entro la fase di frutto noce: è consigliabile comunque prima

della fioritura

propineb Antracol 200 40Sospendere i trattamenti subito dopo la fioritura. Al massimo 2

trattamenti all’anno

ditianonDelan 70 WG

ecc50 - 70 50

Per la stagione 2012 sarà ancora possibile utilizzare i formulati generici a base di ditianon: la

loro vendita è consentita fino al 30/07/2012 e il loro utilizzo fino al

31/11/2012

captano 80% Merpan 80 WDG 150 60 Max 3 interventi complessivi all’anno, indipendentemente

dall’avversitàcaptano 48% Merpan 480 SC 300 60

fluazinamOhayo, Banjo

ecc70 60

Tempo di carenza di 60 giorniMax 3 interventi anno: è consi-

gliabile l’utilizzo da dopo fioritura

trifloxistrobin Flint 15 60Max 3 interventi complessivi

con questi prodottiboscalid +pyraclostrobin

Bellis 55 60

polisolfuro dicalcio**

Vari 1500 30In fioritura svolge un’azione

diradante

zolfo**Thiopron,

Heliosufre S, ecc.

300 30Da usare verso fine infezione

primaria

rameici**/*** Vari 150 - 300 40 Impiegare su pianta asciutta

**: questi prodotti vengono di norma impiegati nella lotta biologica ma possono trovare applicazione,

nell’ottica del contenimento dei residui di prodotti ripetutamente utilizzati, anche nel convenzionale

***: porre molta attenzione all’etichetta in quanto solo pochi prodotti sono impiegabili in vegetazione

(es. Poltiglia Disperss ecc)

ProDotti aD aZione retroattiVaLa retroattività risulta garantita solo da alcune famiglie di sostanze attive: anilinopirimidine, I.B.E. e dodina. Altri prodotti, cosiddetti “preventivi” elencati nella tabella precedente, se utilizzati entro i 160 gradi ora (es. 16 ore a 10 °C) svolgono un’attività di controllo durante la fase di germinazione delle spore.I prodotti che presentano questa attività sono: il ditianon, fluazinam e il polisolfuro di calcio.

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tab 2. sostanze attive utilizzate a scopo curativo

Fase

fenologica

Principio

attivo

Formulato

commerciale

Dose

g-ml/hl

retroattività**

(ore)

limitazioni

e note

Fino acaduta petali

cyprodinil (1) Chorus 30 48 - 72 (1) max 4 interventi complessivi:

consigliabile aggiunta di 30 g di ditianonpyrimethanil (1) Scala 50 - 75 48 - 72

Da caduta petali

difenoconazolo (2)

Score 25 EC, ecc

15 72 - 96Da preferirsi a segui-

to d’infezioni gravi

penconazolo (2)

Topas 10 ECecc

40 - 45 48 -72

(2) max 4 interventi complessivi all’anno

tebuconazolo (2)

Folicur SE, ecc. 290 48 - 72

tetraconazolo (2)

Domark 40 EW, ecc

50* - 100* 48 - 72

miclobutanil (2)Thiocur Forte,

ecc125* - 150* 48 - 72

fenbuconazolo (2)

Indar 5 EW, ecc 60 48 - 72

in tutte le fasi

dodina Vari 100 36 - 60Evitare su varietà

sensibili alla ruggine

* a seconda delle formulazioni ** il valore minimo è riferito a temperature di 15 °c, il max a 10 °c

inibitori della sintesi degli ergosteroli (i.b.e.)

✓ Data la tendenza a manifestare fenomeni di resistenza si raccomanda di usarli sempre in miscela con un prodotto di copertura

✓ La loro efficacia si manifesta solo con temperatura oltre i 10 °C✓ Il principio attivo più efficace contro la ticchiolatura è indubbiamente il difenoconazolo (Score

25 EC ecc), prodotto specifico nei confronti della malattia. Gli altri prodotti oltre a svolgere un’ azione di controllo nei confronti della ticchiolatura svolgono anche azioni accessorie contro altri funghi: oidio e monilia.

✓ Vanno sempre impiegati su pianta asciutta.

strobilurine (Flint e bellis))Per questa famiglia di prodotti esistono numerose segnalazioni di resistenza soprattutto nelle zone in cui il loro uso avviene da più anni, per questo si raccomanda di:✓ Limitare il numero di trattamenti nell’arco della stagione (max 3 interventi all’anno)✓ Evitare l’uso a “blocchi” quindi intervallarli sempre con altri principi attivi✓ Non impiegare in presenza di infezioni secondarie in atto

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anilinopirimidine (scala, chorus)

Per la probabile insorgenza di resistenze, vale lo stesso discorso fatto per IBE e strobilurine. Si sottolinea la necessità di utilizzare le anilinopirimidine su pianta asciutta e va ricordato però che questa classe di fungicidi funziona anche a temperature relativamente basse (da 5 °C). non svolgendo questi prodotti una sufficiente azione sui frutti si raccomanda l’impiego solo fino a fioritura.

raccomanDaZioni Da aDottare✓ i trattamenti curativi con ibe ed anilopirimidine devono essere eseguiti assolutamente su pianta asciutta, lo stesso vale per le strobilurine. Solamente le coperture con ditianon e polisolfuro di calcio possono realizzarsi su pianta bagnata.✓ E’ necessario rispettare il dosaggio ad ettaro sia per le coperture sia per i trattamenti curativi in

relazione a qualsiasi volume di distribuzione utilizzato.✓ i trattamenti curativi con le anilinopirimidine non sono efficaci su frutto per cui l’impiego

di questa categoria di agrofarmaci è consigliata solo fino alla fioritura.L’impiego degli IBE è possibile solamente quando le temperature sono maggiori ai 10 °C altri-menti la loro azione viene meno; in tal caso, se si è nelle fasi precedenti l’allegagione impiegare le anilinopirimidine✓ Si consiglia di monitorare, nel caso non esistano stazioni meteo nelle vicinanze, anche con

semplici pluviometri a lettura immediata, la quantità di acqua caduta al suolo durante le precipi-tazioni, in modo da valutare al meglio il dilavamento dei prodotti di copertura, questo soprattutto in appezzamenti a conduzione biologica.

oiDio Del melo (Podosphaera leucotricha)

Questa patologia viene comunemente detta mal bianco per la presenza di un micelio di colore bianco sugli organi colpiti: foglie, germogli e frutti. Lo sviluppo del patogeno necessita di una ven-tosità costante e temperature comprese tra 15 – 25 °C. Condizioni di lussureggiamento risultano favorevoli all’insediamento del fungo il quale predilige tessuti teneri. Il patogeno inizia a svolgere la sua attività già all’emissione dei primi abbozzi vegetativi (da punte verdi in poi) anche se le prime manifestazioni sono generalmente os-servabili nella fase di bottoni rosa.

strateGia Di DiFesanelle zone a alto rischio si consiglia:✓ iniziare i trattamenti già dalla prefioritura,

dalle fase di mazzetti affioranti, utilizzando prodotti a base di bupirimate (Nimrod) e/o quinoxyfen (Arius). I trattamenti prefiorali consigliati sono almeno 2. In questa fase si sconsiglia di utilizzare sostanze attive del-la famiglia degli IBE le quali sono attive con temperature maggiori di 10 °C.

Fig. 3 Germoglio colpito da oidio

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✓ in post fioritura sono necessari dai 2 a 3 trattamenti, a seconda delle condizioni dell’appezza-mento, utilizzando le sostanze attive già citate in precedenza e/o gli IBE, quali il penconazolo (Topas 10 WDG, ecc), tetraconazolo (Domark 40 EW ecc), miclobutanil (Thiocur Forte, ecc). Gli IBE hanno un’azione curativa e per essere efficaci devono essere distribuiti su pianta asciut-ta. In post fioritura anche le strobilurine, in particolare boscalid + pyraclostrobin, risultano efficaci contro il patogeno.

✓ nel corso del periodo estivo è consigliabile mantenere un’opportuna copertura con zolfo bagna-bile (Thiopron, Heliosoufre S ecc), avente un’azione collaterale anche nei confronti degli eriofidi e della ticchiolatura.

nelle zone a basso rischio basta un solo intervento nella fase di mazzetti affioranti (C – D) e, successivamente saranno sufficienti gli interventi con IBE o strobilurine che già vengono eseguiti per la ticchiolatura.

In alcune regioni vengono segnalate situazioni di resistenza agli IBE e alle strobilurine: è quindi fondamentale rispettare le raccomandazioni di alternare i diversi prodotti a diverso meccanismo d’azione attuando una difesa preventiva.

tab. 3: sostanze attive impiegabili per la lotta all’oiDio

Principio attivoFormulato

commercialeDose

g-ml/hllimitazioni

e note

difenoconazolo Score 25 EC ecc 15

Con i fungicidi IBE non si possono effettuare più di 4

interventi nel corsodell’annata

indipendentementedall’avversità

miclobutanil Thiocur Forte ecc 125 -150

penconazolo Topas 10 WDG ecc 40

tebuconazolo Folicur SE ecc 230 - 290

tetraconazolo Domark 40 EW ecc 100

ciproconazolo Galeo ecc 30

bupirimate Nimrod ecc 50 - 60Fitotossico su cultivar

Imperatore

trifloxistrobin Flint 15 Max 3 interventicon le Strobilurineindipendentemente

dall’avversitàboscalid

+ pyraclostrobinBellis ecc 55

quinoxyfen Arius 30 Max 3 interventi l’anno

zolfo Thiopron, Heliosufre, ecc. 200 - 300Azione collaterale

su ticchiolatura

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cancri rameali (Nectria galligena)L’agente causale principale è il fungo ascomicete Nectria gal-ligena (forma conidica: Cylindrocarpon mali). La patologia si manifesta inizialmente con tacche depresse della corteccia che evolvono in spaccature e vere e proprie lesioni, i cosid-detti cancri rameali. L’insediamento del fungo avviene diret-tamente da lenticelle o mediante ferite/lesioni in condizioni di elevata umidità. Nel caso in cui il cancro vada ad interessare l’intera circonferenza di una branca si osserva il dissecca-mento della parte più distale della branca stessa. Se il cancro è molto esteso, sotto il peso della vegetazione, si può verifi-care la rottura del ramo in corrispondenza della lesione. I frut-teti più sensibili sono quelli ubicati in zone umide, su terreni sciolti e ricchi di azoto. Esiste altresì una differente sensibilità varietale: le cv appartenenti al gruppo Gala e Red Delicious standard (Jeromine) sono le più colpite. Frequentemente si nota la presenza del patogeno già al primo anno di vita: in tal caso è da ritener che il fungo si sia insediato in vivaio per carenza di profilassi adeguata. In queste situazioni segnalare il fatto al proprio tecnico e al vivaio.

strateGia Di DiFesaLa profilassi contro questa patologia è di tipo preventivo. Infatti, è necessario limitare al minimo i fattori predisponenti e, se presente, ridurre l’inoculo in campo. Si consiglia pertanto di limitare l’apporto di concimi azotati e, nel corso del operazioni di potatura, di eliminare i rami colpiti. Dove vi sono cancri già insediati sul legno vecchio, è buona pratica risanare la pianta cercando di eli-minare, con spazzole di metallo, le zone legnose imbrunite e in seguito coprire le ferite con sali di rame liquido non diluito oppure mastici idonei. Le branche gravemente colpite, come già detto, devono essere asportate completamente.La difesa di tipo chimico è preventiva ed ha lo scopo di proteggere le ferite che si originano con la caduta delle foglie e/o grandine. Infatti, nei meleti dove si è accertata la presenza e comunque in tutti quelli colpiti da grandine si consiglia:✓ A RACCOLTA ULTIMATA: Intervenire con rame alla dose di 160 g/hl (Es. 800 g di Poltiglia

Bordolese 20 % ecc).✓ DOPO CIRCA UN MESE (fine ottobre): Intervenire con rame alla dose di 200 g/hl (Es. 1000 g

di Poltiglia Bordolese 20 % ecc).✓ A COMPLETA CADUTA FOGLIE: Intervenire con rame alla dose di 200 - 300 g/hl (Es. 1000 -

1500 g di Poltiglia Bordolese 20 % ecc).N.B. Si raccomanda un’ adeguata bagnatura con volumi non inferiori ai 1200 l/ha.

Fig. 4 evidente cancro rameale su branca

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marciume lenticellare(Phlyctema vagabunda)

Si tratta di una malattia che colpisce i frutti nel periodo prece-dente il loro stacco. Gli elementi infettivi del fungo in presenza di un’elevata umidità relativa possono penetrare attraverso le lenticelle e dare origine all’infezione (2 – 3 settimane prima). Sui frutti colpiti si origina un marciume di forma circolare di colore brunastro il quale può evolvere fino a raggiungere il diametro 1 – 1.5 cm.

strateGia Di DiFesaAnche contro questa patologia è necessario mettere in campo una difesa di tipo preventivo nel mese che precede lo stacco dei frutti. Pertanto, in previsione di piogge o di prolungate rugiade mattutine, è consigliabile eseguire un trattamento fungicida utilizzando una delle seguenti sostan-ze attive: captano, boscalid + pyraclostrobin, fludioxonil o rame. In presenza di condizioni ambientali secche e calde prima della raccolta non risulta necessario intervenire.

tab. 4: sostanze attive contro il marciume lenticellare

Principio attivo

Formulatocommerciale

Doseg-ml/hl

Giorni di carenza

limitazioni e note

captano

Merpan 80 WDG 150

21Max 3 interventi complessivi all’anno, indipendentemente

dall’avversità.Merpan 480 SC 300

fludioxonil Geoxe 30 7Max 1 intervento/anno

boscalid +pyraclostrobin

Bellis 55 7 Max 3 interventi complessivi/anno

rame Vari 150 - 300 7 Impiegare su pianta asciutta

marciume calicinoSi tratta di una patologia che colpisce il melo nel periodo della fioritura. Nonostante gli attacchi siano a carico degli elementi fiorali la vera manifestazione sintomatologica si osserva a partire dalla fase d’ingrossamento dei frutti dove si sviluppa un evidente marciume a livello della fossa calicina. Il marciume del cuore è causato dall’azione congiunta di più funghi quali Trichothecium roseum, Cylindrocarpon spp., Fusarium spp. e Botrytis cinerea che normalmente penetrano, in condizioni di elevata umidità, nel periodo fiorale. Sono colpite soprattutto le varietà la cui confor-mazione fiorale risulta più favorevole all’insediamento degli elementi infettivi fungini: cv apparte-nenti al gruppo Red Delicious e Gala.

Fig. 5 Frutto di Fuji colpito da mar-ciume lenticellare

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strateGia Di DiFesaPer quanto riguarda la difesa, di norma, non sono consentiti trat-tamenti in fioritura se non con un’apposita deroga concessa dal Settore Fitosanitario regionale. Eventuali trattamenti in epoca fiorale, con condizioni climatiche particolarmente umide, contro la ticchiolatura con pyrimetanil (Scala ecc) risultano altresì con-tenitivi per questa patologia. Negli appezzamenti storicamente interessati dal problema si consiglia di trinciare il cotico erboso prima della fioritura in modo da favorire una rapida asciugatura del suolo prevenendo così l’instaurarsi delle condizioni ambien-tali che favoriscono la germinazione degli elementi infettivi. Inol-tre, negli appezzamenti colpiti si consiglia di rimuovere i frutti in-fetti dall’appezzamento durante il diradamento manuale o dopo la raccolta al fine di ridurre l’inoculo presente.

la situazione nel 2011La fioritura del melo nel 2011, a causa di condizioni climatiche anomale con temperature oltre la media stagionale, è stata estremamente rapida. Tale situazione, in apparenza del tutto sfavo-revole al marciume calicino, ha pero determinato in diversi meleti la saldatura tra petali e calice creando la condizione predisponente per il verificarsi di attacchi di botrytis cinerea. Infatti, la presenza di questi residui fiorali ha favorito l’insediamento del fungo determinando la comparsa di marciumi a livello della fossa calicina dei frutti. La manifestazione sintomatologica è stata del tutto analoga a quella osservata negli scorsi anni anche se la natura del problema è stata diversa. In queste condizioni, come osservato, eventuali trattamenti in epoca fiorale non sono stati risolutivi.

Patina bianca (Tilletiopsis sp.)La patologia è causata dal fungo Tilletiopsis sp. e da una se-rie di lieviti: Rhodotorula glutinis Aureobasidium pullulans. Si manifesta per mezzo di una patina biancastra che si sviluppa sull’epidermide del frutto, inizialmente a partire dalla cavità peduncolare e poi allargandosi fino a raggiungere la fossa calicina.I fattori che favoriscono la patologia sono:✓ Elevata umidità relativa dell’aria (da giugno fino alla raccolta

dei frutti)✓ Prolungate bagnature fogliari✓ Fittezza dell’impianto✓ Concimazioni azotate fogliari✓ Presenza di melata sui frutti

strateGia Di DiFesaPer quanto riguarda la lotta non esistono fungicidi specifici per il contenimento della patina bian-ca. Alcuni centri di ricerca hanno eseguito test con diversi fungicidi a diverso meccanismo d’azio-ne ma non sono stati ottenuti risultati di rilievo se non con un’azione parziale da parte dello zolfo. Al momento, le misure di prevenzione atte a limitare i fattori predisponenti sopra elencati rappre-sentano gli unici consigli tecnici da realizzare in campo per ridurre l’incidenza della malattia.

Fig. 6 sintomo esterno del marciu-me calicino

Fig. 7 Patina bianca su brookfield

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PrinciPali FitoFaGi Del melocarPocaPsa (Cydia pomonella)

strateGie Di DiFesaIn Piemonte, la confusione sessuale, contro la Cydia pomonella, è ormai applicata sul 52 % dei meleti in Piemonte e sul 70 % in Provincia di Cuneo. La lotta di tipo chimico viene utilizzata a com-pletamento della confusione, pertanto, 1 - 2 trattamenti sono sufficienti a contenere il carpofago. Le strategie di difesa di seguito riportate prendono in considerazione due situazioni: appezzamenti in difesa senza confusione e appezzamenti in confusione, con diversa livello di rischio.

tab. 5:strategie di difesa in appezzamenti non coPerti dalla confusione

eleVato rischio basso rischio

i generazione ii generazione i generazione ii generazione

Fu

or

i co

nF

us

ion

e

applicazione dell’ovicida

(Chitino-inibitore o MAC) su indicazione del modello previsio-nale prima dell’ovide-posizione oppure di un ovo-larvicida ad

ovideposizione avvia-ta oppure del virus ad inizio schiusura uova.

applicazione del larvicida ad inizio dell’attività larvale.

applicazione del larvicida ad inizio dell’attività larvale (su indicazione del

modello previsionale).

Successivamente si ripeterà il larvicida sul-la base dei controlli, cioè al superamento

della soglia critica (frutti bacati/1000

controllati):- 5/1000 giugno - 8/1000 luglio

- 10/1000 agosto

applicazione dell’ovicida

(Chitino-inibitore o MAC) su indicazione del modello previsio-nale oppure del virus

ad inizio schiusura uova.

applicazione del larvicida solo in caso di superamento della soglia critica (5 frutti

bacati/1000).

intervenire con un larvicida

solamente al supera-mento della soglia cri-tica (frutti bacati/1000

controllati):- 5/1000 giugno - 8/1000 luglio

- 10/1000 agosto

tab. 6: strategie di difesa in appezzamenti coPerti dalla confusione

eleVato rischio basso rischio

i generazione ii generazione i generazione ii generazione

co

nF

us

ion

e s

es

su

al

e

applicazione dell’ovi-cida (Chitino-inibitore o MAC) su indicazione del modello previsio-nale prima dell’ovide-posizione oppure di un ovo-larvicida ad

ovideposizione avviata oppure del virus ad

inizio schiusura uova.

applicazione del larvicida solo in caso di superamento della

soglia critica (5 frutti bacati/1000).

applicazione di larvicidisulla base

dei controlli,e precisamente al superamento della

soglia critica (frutti ba-cati/1000 controllati):

- 5/1000 giugno - 8/1000 luglio

- 10/1000 agosto

applicazione dell’ovicida

(Chitino-inibitoreo MAC)

alla segnalazione da parte del modello previsionale prima dell’ ovideposizione oppure del virus ad inizio schiusura uova.

Nel caso la confusio-ne sia applicata già da più anni questo

intervento può essere evitato.

non dovrebberoessere richieste altre applicazioni salvo superamento

della soglia (10 frutti bacati

su 1000 controllatiin agosto).

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43

leGenDa tabella n. 6:- situazione ad elevato rischio; elevata pressione del fitofago con danni alla raccolta l’anno

precedente superiori al 2%.- situazione a medio rischio; scarsa pressione del fitofago con danni alla raccolta tra 0.5 - 2%.- situazione a basso rischio; scarsa pressione del fitofago con danni alla raccolta inferiori al

0.5 %.

E’ da segnalare che nelle annate più calde il carpofago può svolgere una III generazione, in tal caso valgono le medesime indicazioni della II generazione. tab. 7:agrofarmaci da impiegare nella strategia di difesa da carpocapsa

Famiglia Principio attivo ProdottiDosecc/hl

carenza(gg)

epoca di applicazione

chitino -inibitori

flufenoxuron**Agrimix Flufen

50 DC ecc130 - 150

90Solo I generazione ad inizio ovideposizione

diflubenzuron Dimilin ecc200 - 350

45Prima dell’ovideposizione

in I o in II generazione

mac acceleratori della muta

metossifenozideProdigy, Intrepid

40 14Inizio ovideposizione

in I o in II generazionetebufenozide Mimic ecc 60 - 80 14

Gruppo rrm clorantraniliprole Coragen 18 - 20 14Inizio ovideposizione

in I o in II generazione

neonicotinoidi thiacloprid Calypso 25 14Schiusura uova – larve gio-

vani di I e II generazione

Fosforganici

clorpirifos etileDursban 75

WG ecc70 30

Su larve giovani di I/II generazione

fosmetSpada WDG

ecc250 21

clorpirifos metileCleaner 22

ecc200 15

Su larve giovani di I/II generazione. Attenzione: verificare la registrazione

su carpocapsa in etichetta.

avermectineemamectina

benzoatoAffirm 300 7

Su larve giovani di I/II generazione

Fenossiderivati etofenprox Trebon Up ecc 50 7

bio-insetticidi

spinosad Laser ecc 30 7Su larve giovani di II

generazione

granulosis virus Madex ecc 16 - 24 3Schiusura uova in I

generazione

**utilizzo consentito fino al 31/12/2012

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attiVità Dei ProDottitab.8 lepidotteri controllati dai principi attivi impiegati contro la carpocapsa

Principio attivo carpocapsa ricamatori cemiostoma litocollete

diflubenzuron +/++ - - -

flufenoxuron +++ +++ ++ +

clorantraniliprole** ++/+++ - (++) -

emamectina benzoato** ++/+++ - (++) -

tebufenozide + +++ - -

thiacloprid ++ - ++ +/++

metossifenozide +/++ +++ - -

clorpirifos etile ++/+++ ++/+++ - -

clorpirifos metil +/++ ++/+++ - -

fosmet +/++ +/++ - -

etofenprox +/++ + - -

spinosad ++ ++ +/++ -

granulosis virus ++ - - -

Questi giudizi scaturiscono dalle esperienze creso di questi ultimi anni**l’efficacia di questi p.a. su ricamatori e fillominatori è in corso di valutazione

leGenDa: Attività del prodotto: - (insufficiente) + (debole) ++ (media) +++ (buona)

controlli e monitoraGGiCon l’elevata diffusione del metodo della confusione sessuale i controlli in campo hanno assunto una rilevanza determinante al fine di comprendere la reale situazione nel proprio appezzamento. I controlli visivi vanno realizzati a partire dal mese di giugno (epoca diradamento manuale) e proseguiti fino alla raccolta. Lo scopo di questi campionamenti è di individuare il numero di frutti bacati su almeno 1000 frutti controllati. Si dovranno considerare sia i frutti presenti nella parte bassa che nella parte alta della pianta, osservando attentamente soprattutto i frutti che sono a contatto tra di loro. Al superamento delle soglie indicate nella tabella sottostante, si dovrà interve-nire con un prodotto larvicida. Se alla raccolta viene superata la soglia, l’anno successivo si dovrà applicare una strategia di lotta ad “Elevato rischio”.

tab. 9: soglie di intervento

soGlia PerioDo

> del 0.5% (> 5 frutti/1000) GIUGNO

> del 0.8% (> 8 frutti/1000) LUGLIO

> del 1% (> 10 frutti/1000) AGOSTO

> del 2% (> 20 frutti/1000) ALLA RACCOLTA

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monitoraggio con le trappoleLe catture segnalate dalle trappole offrono sia al tecnico sia al frutticoltore un’indicazione di mas-sima relativamente all’entità della popolazione di carpocapsa presente in quel meleto. Vanno posizionate in punti strategici ed installate nella parte alta delle piante onde evitare una non signi-ficatività del dato. Sono disponibili sul mercato trappole a feromoni (impiegabili in appezzamenti non in confusione) oppure di tipo misto con feromone e cairomone (impiegabili in appezza-menti in confusione). Quest’ultime garantiscono effettivamente un risultato migliore rispetto alla classiche a feromone anche se al momento non è ancora stata definita una soglia ben definita d’intervento.

il metoDo alt’carPo Per la DiFesa Dalla carPocaPsaIl metodo Alt’Carpo consiste in un sistema di pro-tezione basato sull’impiego di reti anti-insetto. E’ stato ideato nel 2005 da Guilhem Sévérac (Cham-bre d’Agriculture de Vaucluse) e Lionel Romet (Groupe de Recherche en Agriculture Biologique) per i frutteti a conduzione biologica, e la validità del metodo è stata tale da estendersi rapidamen-te anche agli impianti a difesa integrata, interes-sando già nel 2009 oltre 250 ettari. E’ stato infatti dimostrato che le reti presentano l’interessante effetto collaterale di riduzione delle popolazioni di C. pomonella, grazie sia all’effetto barriera sia al disturbo arrecato dalla rete nella fase precedente l’accoppiamento.La tecnica è stata sviluppata in due sistemi: la chiusura di ogni singola fila, nel sistema detto mono-filare (fig.10) o la chiusura dell’intero impianto mediante una rete piana in alto e delle pareti ai lati dell’impianto per il sistema detto mono-parcellare o mono-blocco (fig. 11). Il sistema mono-parcellare può essere realizzato con un corridoio tutt’intorno all’impianto atto a creare una sorta di “serra”, in cui le macchine operatrici possono circolare liberamente, oppure mediante una più semplice chiusura direttamente in capezzagna e ai lati. In entrambi i casi, la rete idonea dovrà avere una maglia di 2,2 x 5,4 mm, leggermente più fine della tradizionale rete antigrandine.

Fig. 8 Galleria di carpocapsa Fig. 9 larva e galleria

Fig. 10 sistema alt’carpo monofilare (archivio sévérac)

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La maggior parte delle conferme sperimenta-li sull’efficacia del metodo riguardano il sistema mono-filare, il quale in molti casi ha permesso, anche in assenza di confusione sessuale, di eli-minare ogni intervento fitosanitario, sia biologico che di sintesi. Il sistema mono-parcellare ha visto in Francia mi-nore diffusione, ma è sicuramente il più interes-sante e il più facilmente applicabile in Piemonte, ove la copertura antigrandine è ampiamente diffu-sa. Le sperimentazioni portate avanti dal CReSO in collaborazione con il DIVAPRA, Università di Torino hanno dimostrato che il sistema Alt’Carpo mono-parcellare è efficace nel controllo della carpocapsa e permette, anche in assenza di confusione sessuale, di ridurre sensibilmente il nu-mero degli interventi chimici necessari per il controllo di questo lepidottero. Sembra inoltre essere un mezzo efficace anche per il contenimento di Cydia molesta, nonostante le ridotte dimensioni del fitofago e probabilmente anche di Ostrinia nubilalis.

consiGli Pratici✓ E’ raccomandabile adottare il sistema ad elastici o comunque un sistema che limiti la creazio-

ne di aperture tra un punto d’attacco e l’altro;✓ E’ necessaria una copertura antigrandine in ottimo stato, senza lacerazioni nella rete, pre-

ferendo nel caso di un nuovo impianto una maglia 2,2 x 5,4 mm;✓ Fondamentale realizzare la chiusura Alt’Carpo ad inizio stagione, subito dopo la fioritura;✓ E’ consigliabile effettuare, in particolare nel primo anno di adozione del sistema, un trattamento

abbattente a inizio stagione in modo da eliminare la popolazione svernante presente nell’ap-pezzamento.

✓ Necessario un attento monitoraggio dell’appezzamento;✓ L’applicazione del sistema Alt’ Carpo comporta un aggravio di costo nella realizzazione dell’im-

pianto (rispetto al normale impianto antigrandine) pari a circa 900 - 1.000 €/ha: tuttavia non essendo necessaria l’adozione della confusione sessuale sarà possibile ottenere un risparmio annuo di circa 250 €/ha oltre alla drastica riduzione d’interventi chimici.

Fig. 11 sistema alt’carpo monoparcellare

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i ricamatori Del meloI ricamatori dei fruttiferi, appartenenti alla famiglia dei tortricidi, sono caratterizzati dal presentare un’elevata polifagia tanto da interessare un po’ tutte le specie frutticole. Il danno che provocano è la tipica erosione superficiale dei frutti. Inoltre, possono dare origine a forature di fiori, germogli e foglie, il tutto tipicamente accompagnato dall’unione delle parti colpiti mediante fili di seta.

eulia (Argyrotaenia pulchellanea)Si tratta di un lepidottero molto polifago che attacca melo e actinidia ma recentemente sono stati osservati danni anche su pesco e susino. In Piemonte l’Eulia compie 3 generazioni l’anno; la seconda (larve attive verso metà - fine giugno) e la terza generazione (larve attive da set-tembre a ottobre) sono quelle in grado di arrecare i danni maggiori. Gli attacchi di Eulia sono favoriti dalla presenza di foglie molto vicine ai frutti oppure l’esistenza di frutti aggregati. I frutteti più a rischio d’attacco sono quelli confinanti con colture cerealicole e foraggere. Durante le fasi di trebbiatura e sfalcio di tali specie, la popolazione del fitofago tende a spostarsi nel frutteto confinante colonizzando gradualmente prima le zone perimetrali per poi arrivare, nei casi più gravi, ad interessare tutto l’appezzamento.

strateGie Di DiFesaLa difesa da questo insetto necessita innanzitutto di un attento monitoraggio con trappole a feromoni (carico feromonale 62.5 µg) e controlli visivi aventi lo scopo di evidenziare le diverse fenofasi (uova e larve). la lotta a eulia non è generalizzabile a tutti i frutteti ma a quelli storicamente interessati dal problema. La strategia di difesa chimica, va realizzata appena accertata la presenza in campo di ovature o larve di I e II generazione impiegando insetticidi ovo-larvicidi e larvicidi.

tab. 10: agrofarmaci da impiegare nella strategia di difesa dall’eulia

Principio attivo ProdottiDosecc/hl

carenza(gg)

epoca di applicazione

ovo - larvicida

metossifenozide Prodigy, Intrepid 40 14

I e II generazione ad inizio ovideposizione.

tebufenozide Mimic ecc 60 14

clorantraniliprole Coragen 18 - 20 14

larvicidi

clorpirifos metile Reldan 22, ecc 200 15

Su larve giovani di I,II e III generazione.

indoxacarb Steward 16,5 7

emamectina benzoato Affirm 300 7

spinosad Laser ecc 30 7

bacillus thuringensis vari 100 3

Fig. 12 Danno da eulia su frutti

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Per quanto riguarda il metodo della confusione sessuale al momento è disponibile il solo modello Isomate C LR (Shin-etsu). Di seguito è riportata una tabella con le sue caratteristiche d’impiego; si ricorda di porre attenzione alla durata più limitata del feromone per quanto riguarda la Cydia pomonella (105 gg).

tab. 11: modello di erogatore disponibile per eulia

Tipo erogatori

FitofagoDura-

ta* (gg)

N° erogatori Costo (€)Epoca applicazione

Ha g.ta ha g.ta

SHIN-ETSU Isomate C LR

Cydiapomonella

+Ricamatori

105

1551000 382 285 109

Prima dell’inizio I generazione

i Fillominatori Del melo

Dopo una relativa pausa di una decina di anni, i fillominatori hanno fatto la loro ricomparsa in alcuni meleti e tale situazione impone una rinnovata vigilanza per il verificarsi di danni alle produ-zioni. Di seguito si da una descrizione del principale micro lepidottero che nel 2011 ha interessato diversi meleti nell’areale frutticolo piemontese.

cemiostoma (Leucoptera malifoliella)Questo insetto compie generalmente 4 generazioni all’anno. Sverna come crisalide dentro bozzoli presenti nelle screpolature dei rami e del tronco. Il primo volo si verifica tra la metà di aprile e la metà di maggio, il se-condo alla fine di giugno, il terzo fine di luglio e il quarto a fine agosto. Il danno consiste in una mina elicoidale che la larva origina sulla pagina superiore della foglia (diametro 1 – 1.5 cm). Le foglie più colpite diventano prima clorotiche e poi cadono. Sui frutti non si osser-vano danni diretti anche se in caso di infestazioni gravi la presenza di crisalidi nella cavità calicina e/o pedun-colare causa un deprezzamento del prodotto in quanto viene preclusa la commercializzazione.

strateGie Di DiFesaLa difesa contro il cemiostoma va realizzata sulla pri-ma generazione appena accertata la presenza delle ovature. Pertanto, oltre al monitoraggio del volo dell’in-setto sono necessari puntuali sopralluoghi in campo che permettano di evidenziare la presenza delle uova (I gen). Il trattamento abbattente d’inizio stagione, nel

Fig. 13 mine di cemiostoma su foglie

Fig. 14 crisalidi di cemiostoma

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caso di elevata presenza di crisalidi sul tronco, è fondamentale per ridurre da subito l’entità della popolazione in campo. Se si trascura la profilassi iniziale aumenta la probabilità di osservare danni in estate. Se in un meleto si verifica un attacco da cemiostoma, da esperienze acquisite, risultano vani i tentativi di lotta “curativi”.

tab. 12: agrofarmaci da impiegare nella strategia di difesa del cemiostoma

Principio attivo ProdottiDosecc/hl

carenza(gg)

epoca diapplicazione

chitino - inibitori

flufenoxuron**Agrimix Flufen

50 DC ecc130 - 150 90

I generazione ad inizio

ovideposizione.diflubenzuron Dimilin ecc 200 - 350 45

Gruppo rrm clorantraniliprole Coragen 18 - 20 14

neonicotinoidi

acetamiprid Epik 100 14

A schiusura uova della I generazione

imidaclopridConfidor 200O - TEQ ecc

50 28

thiametoxanActara 25 wg

ecc30 14

avermectineemamectina

benzoatoAffirm 300 7

Sulle larve di I e II generazione

bio-insetticidi spinosad Laser ecc 30 7

**utilizzo consentito fino al 31/12/2012

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Insetticida biologico di

nuova generazione

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Insetticida larvicida selettivo

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lePiDotteri seconDari che attaccano il melo PiraliDe (Ostrinia nubilalis)Questo lepidottero, che colpisce in primis mais e altre orticole, utilizza il melo ed altri fruttiferi come ospite secondario. Gli attacchi su melo si osservano quando l’ospite primario per eccellenza, il mais, completa la sua maturazione e non sono più a disposizione per le larve dell’insetto tessuti vegetali appetibili. Verso la fine di lu-glio – inizio agosto le trappole a cono di rete posizionate nei meleti iniziano a catturare i primi individui e verso la metà di agosto si osserva generalmente il picco del volo. Come per il mais, sono le larve le responsabili del danno in quanto penetrano attivamente nel frutto compromet-tendolo completamente. La larva di piralide è scura, di dimensioni maggiori rispetto a quelle di carpocapsa e Cydia molesta, e molto vorace. Le cause predisponenti ad attacchi da piralide, oltre alla presenza di mais nelle vicinanze, risulta la presenza di piante infestanti nell’appezzamento come il giavone (Echinocloa crus-galli); pertanto, si raccomanda di tenere pulito il più possibile i filari e le capezzagne dalle infestanti.

strateGie Di DiFesaLa difesa contro questo lepidottero va attuata in modo particolare nelle zone a vocazione mai-dicola (saviglianese, fossanese) dove la presenza dell’ospite primario risulta favorire attacchi secondari su melo. Si segnala altresì che negli ultimi anni sono stati osservati danni anche in areali esclusivamente frutticoli. Per questa ragione è necessario un attento monitoraggio del volo dell’insetto in tutte le zone attraverso l’ausilio di trappole a cono di rete. La strategia di difesa, limitatamente agli appezzamenti storicamente colpiti, consiste nell’esecuzione di un trattamento larvicida eseguito al raggiungimento del picco del volo (agosto). Le sostanze attive a disposizio-ne sono l’indoxacarb e il clorantraniliprole. In caso di condizioni estremamente favorevoli allo sviluppo dell’insetto, caldo di fine stagione associato alla maturazione completa del granoturco, è consigliabile ripetere l’intervento tenendo conto delle limitazioni derivanti dall’imminente raccolta delle cv estive.

sesia (Synanthedon myopaeformis)Si tratta di un lepidottero xilofago le cui larve colpi-scono la parte basale del tronco, in corrispondenza del punto d’innesto, e secondariamente le branche. Il danno che si osserva in campo consiste nella for-mazione di gallerie sottocorticali che danneggiano il tessuto vascolare della pianta. La sesia compie una sola generazione all’anno e sverna allo stato di larva all’interno delle gallerie sottocorticali. Le larve svernanti riprendono l’attività trofica tra fine aprile e inizio maggio, s’incrisalidano e, da metà maggio in poi si hanno i voli. Fig. 16 Galleria e rosura di sesia

Fig. 15 larva di piralide

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Insetticida biologico di

nuova generazione

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strateGie Di DiFesaLa difesa contro questo xilofago non risulta certo agevole. Occorre monitorare il volo dell’insetto e controllare la base delle piante al fine di individuare eventuali rosure e gallerie. negli ultimi anni è stato osservato che le piante appena messe a dimora sono particolarmente sensibili agli attacchi da sesia, di frequente provenienza vivaistica. La strategia di difesa consiste nell’ese-cuzione di un trattamento localizzato alla base del tronco, con clorpirifos – etile + olio estivo (1l/hl), a seguito del picco del volo di giugno. Infatti, sulla base delle esperienze maturate, è stato osservato che un aumento delle catture in giugno è seguito dall’ovideposizione e successiva comparsa di larve. Quest’ultime, se adeguatamente controllate, riducono l’entità della popolazio-ne presente limitando ulteriori nuovi attacchi. Oltre alla difesa chimica è possibile procedere con una lotta di tipo meccanico andando ad eliminare le larve presenti alla base delle piante.

PrinciPali aFiDi Del melo

Questi insetti giocano un ruolo molto importante nella difesa del melo in quanto alcune specie sono in grado di provoca-re gravi danni alla produzione. Per il controllo degli afidi del melo è necessario associare alla lotta chimica un’attenta ge-stione agronomica finalizzata a contenere il vigore della pianta. Molto spesso sono impiegate sostanze attive appartenenti alla famiglia dei neonicotinoidi, i quali, devono essere usati ocula-tamente a causa del loro impatto sui pronobi e per il rischio di sviluppare popolazioni resistenti. Per tale ragione si consiglia di evitare il loro impiego nel periodo precedente la fioritura, preferendo piuttosto flonicamid o, fra i neonicotinoidi acetamiprid. Gli altri neonicotinoidi potranno eventualmente essere utilizzati dopo fioritura.

aFiDe GriGio (Dysaphis plantaginea)Questo afide risulta sicuramente il più pericoloso per il melo. svolge un ciclo dioico in parte sul melo (ospite primario) e in parte sulle erbe del genere Plantago (ospite secondario). Lo sverna-mento avviene attraverso uova durevoli deposte sui rami dell’anno. Nel corso della stagione si possono avere da 3 a 8 generazioni partenogenetiche. Dalla terza generazione si sviluppano le forme alate che migrano sull’ospite secondario. Colpisce giovani germogli, foglie e giovani frutti. In campo si osserva l’accartocciamento e l’ingiallimento delle foglie dei giovani germogli con suc-cessiva filloptosi anticipata. I frutticini, nella fase di allegagione, a causa delle punture dell’afide rimangono deformati e crescono irregolarmente. La melata emessa dagli insetti imbratta sia la vegetazione sia i frutti.

strateGie Di DiFesaLa lotta contro l’afide grigio del melo è generalmente realizzata con 2 trattamenti mirati. Il primo, in pre fioritura, utilizzando una delle seguenti sostanze attive: pirimicarb, flonicamid o tau – flu-valinate (quest’ultimo p.a. svolge un’azione collaterale contro i ricamatori del melo). Il secondo, in post fioritura, utilizzando i p.a. precedentemente citati o un neonicotinoide (imidacloprid, thia-metoxan, acetamiprid, clotianidin) altresì attivo nei confronti dei fillominatori. Per la campagna 2012 è stato introdotto un nuovo insetticida per la lotta contro gli afidi da impiegarsi nel periodo post fiorale: lo spirotetramat. Quest’ultimo dovrà essere limitato ad 1 trattamento all’anno indi-pendentemente dall’avversità.

Fig. 17 colonia di afide grigio su foglia

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tab. 13: sostanze attive contro l’afide grigio

Principio attivo

Formulatocommerciale

Doseg-ml/hl

carenzalimitazioni

e note

piretroidi fluvalinateKlartan 20 ew

ecc40

600 g/ha-

Al massimo 1 trattamento all’an-no e solo in pre fioritura

pyridinecarbo-xamide

flonicamid Teppeki ecc 9.3140 g/ha

21Max 2 trattamenti all’anno indi-pendentemente dall’avversità(1 solo contro l’afide grigio)

azoto - organici pirimicarb Pirimor 17.5 200 14 -

neonicotinoidi

clothianidin Dantop 50 wg 15 14Prodotti in alternativa tra loro, al max 2 trattamenti all’anno

indipendentemente dall’avver-sità, 1 solo nel caso si utilizzi

thiacloprid

imidaclopridConfidor 200 O-TEQ ecc

50 28

thiametoxan Actara 25 wg 30450 g/ha

14

acetamiprid Epik 130 14

ketoenolispirotetra-

matMovento

48 sc250 21

Max 1 trattamento all’annoindipendentemente dall’avversità

e dopo la fioritura

bio - insetticidiazadiractina

+olio minerale

Neemezal – T/S 200 3 -

vari 200 - 300 20 -

aFiDe laniGero (Eriosoma lanigerum)L’afide lanigero è una specie che vive solo su melo dove compie dalle 12 alle 20 generazioni all’anno. Sverna come neanide di diversa età nella zona del colletto e anche tra le screpolature della corteccia del tronco. Le infestazioni estive avvengono a carico delle forme alate che diffondono l’infezione in tutto il meleto. Colpisce i rami dove causa la formazione di cancri da afide lanigero è la presenza sulla ve-getazione di una sostanza cerosa di colore bianco che viene secreta dallo stesso afide per proteggersi.

strateGie Di DiFesaNon esistono al momento prodotti ad azione specifica. La profilassi contro l’afide lanigero va portata avanti innanzitutto attraverso accorgimenti agronomici che limitino le condizio-ni favorenti la presenza dell’insetto: un elevato ombreggia-mento. Si consiglia quindi di limitare le concimazioni azotate favorenti la spinta vegetativa delle piante. In caso di gravi infestazioni, dove non sia presente il limitatore naturale di questo afide, l’Aphelinus mali, si consiglia di eseguire 1 trat-tamento con il p.a.: thiametoxan. Nel 2012 sarà possibile

Fig. 18 cancro da afide lanigero

Fig. 19 infestazione di afide lanigero su una branca

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utilizzare il p.a. spirotetramat di recente introduzione. Si ricorda inoltre che eventuali trattamenti contro carpocapsa e/o ricamatori con clorpirifos – metile hanno un effetto collaterale nei con-fronti del lanigero.

cocciniGlia Del melo

la cocciniGlia Di s. Jose’ (Comstockaspis perniciosa)

Tra le cocciniglie presenti nel nostro territorio la coccini-glia di S. Josè risulta quella che attacca principalmente il melo. Sverna come neanide di seconda età e compie generalmente 2 generazioni complete all’anno, più una terza che porta l’insetto nella fase di svernamento. La migrazione delle neanidi avviene in 3 periodi ben distin-ti: fine maggio, fine luglio, fine settembre. In queste fasi è possibile effettuare interventi integrativi in quanto l’in-setto presenta la massima sensibilità dell’intervento. Per quanto riguarda la sintomatologia si notano sui rami di più anni degli scudetti di colore grigio e colore marronci-no e la zona sottocorticale delle parti colpite presenta una tipica colorazione rossastra. Possono anche essere colpiti i frutti dove si osservano macchie rosse localizzate in corrispondenza dell’in-sediamento delle neanidi. Attacchi di questo rincote causano il deperimento e il disseccamento d’intere branche e l’incommerciabilità dei frutti.

strateGie Di DiFesaLa lotta contro la cocciniglia di S.Josè è realizzata nelle prime fasi della stagione tra l’ingrossa-mento delle gemme e la comparsa dei mazzetti affioranti secondo quanto indicato in tabella:

tab. 14: sostanze attive contro la cocciniglia di s. Josè

stadiofenologico

P.a. ProdottoDose attività

collateralecc/hl l - kg/ha

ingrossamento gemme – rottura

gemme

olio minerale + zolfo**

Polithiol 5000 75Uova di acari

+ oidio

rottura gemme– punte verdi

olio minerale vari 3000 4.5 Uova di acari

polisolfuro di calcio

Polisenio ecc 18000 270 oidio

mazzetti affioranti – bottoni rosa

pyriproxyfen*** Juvinal 10 EC ecc

0.04 (acqua distribuita 8

hl/ha)0.32 -

**il trattamento con olio + zolfo (Polithiol) va eseguito prima dell’emissione degli abbozzi fogliari in quanto dopo risulta fitotossico ***pyriproxyfen può essere impiegato solo prima della fioritura

Fig. 20 Frutto colpito da coccinigliadi s. Josè

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Nel corso della stagione non sono necessari ulteriori trattamenti se non in caso di gravi infesta-zioni, dove, si consiglia d’intervenire al momento della migrazione delle neanidi utilizzando un fosforato oppure lo spirotetramat di recente introduzione.

PrinciPali acari Del meloraGnetto rosso (Panonychus ulmi)

Questo acaro attacca melo, pero, pesco. La femmina è di colore rosso, di forma ovale e presenta sul dorso numerose setole di colore bianco. Il maschio è più pic-colo e di colore verde. Sverna come uova deposte tra le screpolature della corteccia o in corrispondenza delle gemme. I primi caldi primaverili (maggio) favoriscono la ripresa del ragnetto il quale può compiere dalle 6 alle 9 generazioni all’anno. I sintomi si manifestano sulle foglie, le quali, a seguito delle punture di nutrizione as-sumono colorazioni argentee – grigio/bronzee. Anche i frutti possono essere colpiti con conseguenti deficien-ze di colore e ritardo nella maturazione. Le piante con grosse infestazioni risultano debilitate e si hanno ulteriori effetti negativi sulla maturazione delle gemme a fiore con una loro significativa riduzione.

strateGie Di DiFesaLa difesa contro questo acaro deve essere ragionata con molta attenzione in quanto dalle numerose espe-rienze maturate nel nostro areale è noto che l’utilizzo di acaricidi non è risolutivo e non di rado l’azione dell’ar-tropodofauna utile è sufficiente a controllare il fitofago. I predatori naturali di questo acaro: fitoseidi (ambliseius andersoni), coccinellidi (genere stethorus) e ditteri sirfidi giocano un ruolo fondamentale nel suo conteni-mento. Di primaria importanza risulta la valutazione del numero di fitoseidi presenti per foglia. infatti, in caso di un rapporto acari dannosi: fitoseidi inferiore a 10:1 non risulta necessario inter-venire chimicamente! Se sono presenti fitoseidi, un eventuale trattamento acaricida azzererà la loro presenza minando totalmente l’equilibrio fitoseidi/acari. Prima di ricorrere all’impiego di acaricidi risulta sempre consigliabile eseguire una serie di lavaggi che tendano ad devitalizzare i ragni presenti senza intaccare la popolazione dei predatori. Inoltre, in caso d’infestazioni di ragno rosso, è buona norma procedere con un lancio di fitoseidi prelevandoli dai frutteti dove questi sono numerosi: l’operazione consiste nel taglio di succhioni con fitoseidi nel frutteto “donatore” e nella successiva collocazione sulle piante nel frutteto infestato da ragno rosso.In quei casi in cui non sono presenti fitoseidi e l’infestazione è davvero importante si consiglia di eseguire un trattamento acaricida con una delle sostanze attive presenti nella seguente tabella.

Fig. 22 Fitoseide (Ambliseius andersoni)

Fig. 21 Germoglio colpito da ragnetto rosso

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tab. 15: accaricidi impiegabili

Principio attivoFormulato

commercialeDose

g-ml/hlGiorni di carenza

limitazioni e note

clofentezine Apollo SC ecc 30 30

E’ possibile impiegare i p.a. clo-fentezine, exitiazox ed etoxazo-le in miscela con un adulticida.

al massimo 1 trattamentoacaricida all’anno

exitiazox Matacar ecc 50 14

etoxazole Borneo ecc 35 28

pyridaben Nexter 75 14

tebufenpirad Oscar 50 14

milbectina Milbeknock 125 14

abamectina Vertimec EC ecc 75 28

olio minerale vari 300 - 500 20

erioFiDe Del melo (Aculus Schlechtendali)Si tratta di un acaro di minuscole dimensioni (110 – 120 micron di lunghezza) e dall’aspetto vermiforme. La spe-cie sverna come femmina riparata sotto le perule delle gemme o nelle anfrattuosità della corteccia. Alla ripre-sa vegetativa le femmine riprendono la loro attività co-lonizzando le parti verdi della pianta. Nel nostro areale può compiere anche 4 – 5 generazioni a seconda delle annate. Sulle foglie i sintomi si manifestano con una de-colorazione della pagina inferiore che da verde gira gra-datamente al giallo ocra fino a una tonalità bronzea. Sui frutti causa una riduzione della colorazione della buccia la quale assume una tonalità più chiara.

strateGie Di DiFesaDi norma non sono necessari specifici trattamenti preventivi, anche se, l’utilizzo di zolfo bagnabile dalla fase di caduta petali in poi, miscelato con altri trattamenti di routine (oidio e ticchiolatura), ri-sulta utile al suo contenimento. Nel caso di gravi attacchi durante la stagione primaverile – estiva, si suggerisce l’intervento con sostanze attive acaro-specifiche: abamectina (Vertimec EC, ecc.) + bagnante, extiazox + fenazaquin (Fenergy), fenazaquin (Magister 100 EC, ecc). I principi attivi elencati possono essere utilizzati in alternativa tra di loro, ed è consentito al massimo un intervento all’anno indipendentemente dall’avversità.

Fig. 29 Germoglio colpito da eriofide

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Il NUOVO standard degli ACARICIDI

per efficacia

e selettività

sui beneficials

1 Litro

INSETTICIDAIN SOSPENSIONECONCENTRATA

I T A L I ASIPCAM

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PrinciPali aVVersità FunGine Del Peromaculatura bruna Del Pero (Stemphylium vesicarium)La maculatura bruna del pero è uno dei patogeni più pericolosi per questa specie. La sensibilità della pianta inizia già alle prime fasi della ripresa vegetativa anche se la fase più suscettibile risulta es-sere l’allegagione dei frutti: la presenza di sepali e residui fiorali fa-vorisce la permanenza di umidità facilitando la germinazione degli elementi infettivi. Il fungo origina sui frutti marciumi di colore bruno scuro, circolari, spesso contornate da un alone rosso. Sulle foglie si possono evidenziare sino dal mese di aprile macchie necrotiche che evolvono a coprire tutta la foglia. I primi sintomi compaiono so-litamente nel mese di maggio e continuano a manifestarsi fino alla raccolta. Le principali cultivar di pero che possono essere colpite da questo patogeno sono, in ordine decrescente di suscettibilità: Abate Fètel, Conference, Decana del Comizio e Kaiser. Inoltre risultano essere più colpite piante innestate su cotogno. La cultivar William è poco sensibile a questo patogeno.

strateGia Di DiFesaLa strategia di difesa per contrastare la maculatura bruna è analoga a quella messa in atto nei confronti della ticchiolatura del melo. Essa si basa su interventi di copertura preventivi realizzati in previsione di piogge e/o condizioni climatiche particolarmente umide. Fino alla fioritura, i pro-dotti impiegati nella lotta alla ticchiolatura risultano altrettanto contenitivi per questo patogeno mentre dalla fase di caduta petali, in particolare durante l’allegagione, è necessario utilizzare delle sostanze attive più specifiche appartenenti alla famiglia delle strobilurine (trifloxistrobin e boscalid + pyraclostrobin), fosetyl - alluminio, e delle anilinopirimidine (cyprodinil + fludio-xonil). Dall’esperienze svolte dall’IRTA in Catalogna, la rimozione autunnale delle foglie cadute a terra può fornire buoni risultati, in quanto come per il melo, lo svernamento del fungo avviene essenzialmente nelle foglie e nei frutti caduti.

tab. 1: sostanze attive impiegabili per la lotta alla maculatura bruna del pero

Principio attivo

Formulatocommerciale

Doseg-ml/hl

limitazioni e note

rameici vari 150 - 300 Su pianta asciutta

tiramPomarsol 80 wg

ecc200 - 250 Consentito l’utilizzo solo fino a 40 giorni prima della raccolta

tebuconazolo Folicur SE ecc 230 - 290Con i fungicidi IBE non si possono effettuare più di 4 inter-

venti nel corso dell’annata indipendentemente dall’avversità

trifloxistrobin Flint 15 Max 3 interventi indipendentemente dall’avversità

boscalid Cantus 27 Max 3 interventi l’anno indipendentemente dall’avversità

fosetyl Al Aliette ecc 250 -

cyprodinil + fludioxonil

Switch 300 Max 4 interventi indipendentemente dall’avversità

Fig. 1 Frutto colpito da macula-tura bruna

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ticchiolatura Del Pero (Venturia pirina)La ticchiolatura del pero, Venturia pirina, è molto simile a quella che colpisce il melo e, come quest’ultima, provoca la comparsa di macchie scure sia su foglia sia sui frutti. Questo fungo, a differenza della ticchiolatura del melo, “sverna”, oltre che come ascospora, anche come micelio dimostrandosi così più pericoloso in quanto per la sua diffusione è sufficiente un velo d’acqua senza quindi la necessità di pioggia. Dal micelio, in primavera, si origina-no gli elementi infettivi, detti conidi, i quali infettano i tes-suti vegetali molto più facilmente rispetto alle classiche ascospore. Fra le varietà maggiormente colpite si possono segnalare: Kaiser, William e Decana del Comizio. Per contro sono meno sensibili: Conference e Abate Fétel.

strateGia Di DiFesaCome per il melo, si tratta di una lotta di tipo preventivo associata ad interventi curativi in oc-casione di infezioni molto gravi. Iniziare la stagione con una bassa quantità di inoculo in campo, è sempre molto importante, nel caso contrario, andrà posta la massima attenzione a partire già dalle prime infezioni primaverili. Come già detto, il fungo può determinare l’insorgenza di infezio-ni anche per via conidica con la sola presenza di bagnatura fogliare, pertanto, dove sono stati riscontrati danni nella passata stagione occorrerà procedere con una difesa attenta ed oculata.Per quanto riguarda i prodotti da utilizzare nella difesa non vi sono differenze rilevanti con quanto già riportato nel capitolo TICCHIOLATURA DEL MELO:✓ Prodotti ad azione preventiva: utilizzabili tutti quelli previsti per il melo, in particolare, non risulta

però inserito nel disciplinare regionale per la lotta alla ticchiolatura del pero il fluazinam. ✓ Prodotti ad azione retroattiva: è presente nel disciplinare del pero, per la lotta alla ticchio-

latura anche il ciproconazolo (Galeo), impiegabile alla dose di 30 - 50 ml/hl in non più di 4 interventi complessivi come gli altri ibe.

Anche su pero valgono le “raccomandazioni” indicate per il melo: si ribadisce quindi l’importanza di intervenire con questi ultimi prodotti su pianta asciutta.

Fig. 2 Frutto colpito da ticchiolatura del pero

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PrinciPali aVVersita’ batteriche Del Pero Fuoco batterico Del Pero (Erwinia amylovora) è questo un patogeno che sta minacciando le principali zone pericole ma anche melicole. Si tratta di un patogeno tipicamente basipeto il quale colpisce dapprima le parti più distali dei rami e successivamente procede verso il tronco dando origine a cancri ben individuabili a fine dell’estate. Il classico sintomo riferibile ad un attacco di Erwinia è rappresentato dal disseccamento del-la parte distale dei rami: questa manifestazione può essere, a seguito di un’osservazione affrettata, spesso confusa o con un attacco di brusone estivo o con il danno causato dallo xilofago Zeuzera pyrina, che in quest’ultimo caso si evidenzierebbe con la presenza dei suoi escrementi alla base delle piante e le clas-siche gallerie all’interno delle formazioni legnose. Sui rami colpiti si nota l’avvizzimento e l’imbrunimento dei giovani germogli e, dopo l’allegagione, il rapido disseccamento dei frutticini. Il batte-rio penetra dagli stomi delle foglie apicali , scende direttamente nel picciolo causando prima un ripiegamento a doccia e poi il disseccamento dell’intero apice. Fiori, foglie e giovani frutti colpiti rimangono attaccati al ramo per tutta la stagione. Sui rami colpiti si osservano inoltre i cancri che rappresentano l’inoculo dal quale la malattia si diffonde. E’ un patogeno che penetra da ferite e da aperture naturali quali i fiori. La fioritura rappresenta la fase di massima sensibilità; infatti, in presenza di elevata umidità dell’aria associata e temperature tra 15 e 30 °C si verificano le prin-cipali infezioni da Erwinia. Questa patologia oltre al pero colpisce anche il melo con i medesimi sintomi sopra descritti.

strateGia Di DiFesaAl momento non esiste una cura completamente risolutiva contro questo patogeno. In caso di un suo attacco è necessario procedere alla rapida rimonda dalle parti colpite o all’estirpo dell’intera pianta: come prevede la normativa vigente. Infatti, data la sua pericolosità, occorre eliminare quan-to prima l’inoculo presente in campo onde evitare la diffusione della malattia sul territorio. Oltre alla rimonda e all’estirpo dei soggetti colpiti si consi-glia di mettere in campo una serie di accorgimenti preventivi. Tra questi, il più importante, risulta es-sere il monitoraggio dei pereti colpiti oltre a quelli non colpiti adiacenti e di quelli totalmente indenni, con lo scopo di individuare eventuali sintomi che necessitino un’indagine più approfondita. Se un determinato areale viene colpito da Erwinia risulta necessario monitorare sia i pereti sia i meleti presenti! Non sono necessari trattamenti preventivi specifici se non negli appezzamenti colpiti dove si consiglia d’intervenire con prodotti

Fig. 3 attacco di Erwinia amylovora su ramo

Fig. 4 Pianta colpita dal fuoco batterico

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rameici prima della fioritura, in agosto (se risulta molto caldo e con abbondanti rugiade mattutine) e nella fase di caduta foglie. Inoltre, negli appezzamenti in cui si è osservata la patologia risultano essenziali un’accuratissima pulizia invernale, la disinfezione degli strumenti di potatura e la com-pleta eliminazione, con bruciatura, delle parti colpite.

situaZione in PiemonteIl batterio Erwinia amylowora è stato isolato in Piemonte per la prima volta su specie frutticole nel 2008 in un pereto del cuneese. A seguito di questo segnalazione il Settore Fitosanitario regionale ha ordinato l’espianto delle piante infette e dato inizio ad un monitoraggio annuale nella circostan-te zona di sicurezza mentre dal 1999 è attivo un monitoraggio sui nuovi impianti di pero e melo. Ad oggi la situazione risulta essere sotto controllo e la diffusione della malattia è stata tempestiva-mente circoscritta all’impianto in cui è in costante diminuzione. è comunque necessario prestare molta attenzione alla provenienza del materiale vivaistico pretendendo, come prevede la legge, la presenza del passaporto ZP (piante provenienti da zone non colpite da Erwinia amylowora e prodotte con garanzie maggiori appositamente per le Zone Protette come è il Piemonte).

PrinciPali FitoFaGi Del PeroIl pero condivide con il melo numerose avversità entomologiche. Per queste ragioni si consiglia di fare riferimento a quanto riportato nel capitolo “principali fitofagi del melo” relativamente a carpo-capsa, ricamatori, afide grigio e cocciniglia di S.Josè.

Psilla (Cacopsylla pyri)

Si tratta dell’insetto che crea i maggiori problemi su pero. E’ un fitomizo che compie fino a 5 gene-razioni all’anno a seconda dell’andamento climatico stagionale. Sverna come adulto tra le anfrat-tuosità della corteccia e riprende l’attività in corrispondenza dell’ingrossamento delle gemme (fine febbraio – inizio marzo). L’ovideposizione inizia generalmente quando le temperature cominciano a stabilizzarsi su valori di circa 10 °C (marzo-aprile). Dalle uova, deposte sulla corteccia, sui ra-metti o sotto le gemme, nascono le neanidi di 1° generazione nel mese di aprile. Dopo la prima generazione si ha:✓ una 2°generazione (giugno)✓ una 3° generazione (fine giugno e luglio)✓ una 4° generazione (agosto)Le generazioni estive, a volte, si sovrappongono. I danni che causa sono così molteplici:✓ avvizzimento e disseccamento dei germogli colpiti ✓ necrosi e deformazione dei frutti✓ perdita della commerciabilità dei frutti a causa delle fumaggini cresciute sull’abbondante melata

prodotta ✓ generale deperimento delle piante colpiteInoltre, oltre ai danni diretti sul pero, questo fitofago svolge il ruolo di vettore di fitoplasmi.

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strateGia Di DiFesa

Il contenimento di questo rincote vede nei predatori naturali (Rincoti antocoridi) e parassitoidi (Imenotteri Calcidoidei) una componente non trascurabile. Il man-tenimento dell’entomofauna utile riveste un’importanza assoluta e, per questo motivo, questa deve essere tu-telata evitando l’impiego di prodotti ad impatto negati-vo. Per quanto riguarda la lotta, è importante iniziare la difesa già a termine della fase invernale con l’appli-cazione di caolino (avente un’azione repellente) prima dell’inizio dell’ovideposizione di prima generazione. Successivamente sono necessari 1 – 2 interventi sulle uova gialle di seconda e terza generazione con la sostanza attiva abamectina. Dal 2012 è altresì possibile utilizzare il p.a. spirotetramat (Movento) sempre come ovicida per 1 trattamento massi-mo all’anno. Data la possibilità che si possano sviluppare delle resistenze agli insetticidi utilizzati si consiglia di alternare le sostanze attive a disposizione e in caso di forti infestazione procedere con un ciclo di lavaggi.

CyDIA mOLESTAQuesto lepidottero, di cui si farà una più ampia trattazione nel capitolo dedicato al pesco, da tem-po genera problemi sulle pomacee. Gli attacchi su pero si manifestano a partire dal mese di ago-sto nel nostro areale. Sono le larve di IV e V generazione a produrre i danni sui frutti rendendoli non commerciabili a causa delle gallerie scavate al loro interno. La lotta contro la Cydia molesta su pero non risulta agevole in quanto il corretto timing d’intervento è di difficile determinazione. Infatti, sia le indicazioni fornite dal modello previsionale sulle generazioni estive del lepidottero sia le catture nelle trappole a feromoni non risultano così attendibili. è però possibile utilizzare il metodo della confusione sessuale il quale è molto efficace: l’utilizzo dei classici dispenser o della formulazione liquida permettono di limitare al minimo gli attacchi e i danni alla raccolta.

PrinciPali acari Del PeroerioFiDe ruGGinoso (Epitrimerus pyri)Questo acaro è in grado di causare gravi danni alle produzioni. Sverna come femmina riparata tra le screpolature della corteccia, alla base delle gemme e sotto le perule. Alla schiusura delle gem-me l’eriofide si sposta sulle giovani foglie neoformate e sui mazzetti fiorali dove inizia la sua attivi-tà trofica. Sui frutti l’attacco si manifesta attraverso la comparsa di rugginosità, concentrata per lo più nella zona calicina, da cui si estende ad alone su tutto il frutto. Anche sulle foglie si possono osservare aree brunastre sulla pagina inferiore. L’azione di questo eriofide risulta particolarmente dannosa sui frutti di alcune cultivar di pero a buccia chiara come William e Decana del Comizio.

strateGia Di DiFesaNei pereti dove non sono mai stati osservati danni significativi si consiglia di utilizzare lo zolfo dalla fase fenologica di caduta petali ad una cadenza di 15 – 20 giorni. Nel caso di comparsa di gravi attacchi durante la stagione primaverile – estiva, si suggerisce l’intervento con sostanze

Fig. 5 melata su frutto

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DiFesa Fitosanitaria Delle Pomacee

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attive acaro-specifiche: extiazox + fenazaquin (Fe-nergy), fenazaquin (Magister 100 EC, ecc). I principi attivi elencati possono essere utilizzati in alternativa tra di loro, è consentito al massimo un intervento all’anno indipendentemente dall’avversità. Negli appezzamenti in cui si sono evidenziati elevati attacchi di eriofide ne-gli anni precedenti, in impianti in allevamento e sulle varietà più sensibili, si consiglia di intervenire ad inizio caduta petali per eliminare le femmine svernanti con le sostanze attive sopra riportate o con olio minerale alla fase di gemma gonfia.

erioFiDe Vescicoloso (Eriophyes pyri)

L’eriofide vescicoloso del pero trascorre l’inverno sotto le perule delle gemme: quando queste si divaricano penetra nelle gemme, sino ad insediarsi nei primi abbozzi fogliari e nei fiori. Le vesci-cole, che compariranno sulle giovani foglie e sui peduncoli fogliari, si originano all’interno delle gemme. Sulle foglie il sintomo caratteristico è la formazione delle già citate vescicole del diame-tro di alcuni millimetri e di consistenza spugnosa. Le vescicolette possono comparire anche sui peduncoli, sui calici dei fiori e dei frutticini che daranno origine alla raccolta a frutti leggermente deformati e con caratteristiche tacche rugginose. Compie dalle 3 alle 4 generazioni all’anno e nel corso della stagione vegetativa si riproduce all’interno del tessuto spugnoso.

strateGia Di DiFesaData la rapida penetrazione dell’acaro all’interno delle giovani foglioline e dei fiori già nella loro fase di forma-zione risulta necessario intervenire alla rottura gemme con olio minerale (Polithiol). Nel caso di successive infestazioni nel corso della stagione estiva si ricorda che è possibile utilizzare solo più lo zolfo e che questi trattamenti non sono più efficaci in quanto l’eriofide ri-sulta protetto dal tessuto spugnoso.

Fig. 6 sintomi su frutto

Fig. 7 Presenza di vescicole sulle giovani foglie