Prima lezione linguistica

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PRIMA LEZIONE LINGUISTICA

19/12/2012

1. Saluti e presentazioni;

2. Presentazione del corso e del programma;

3. Definizione di linguistica: a differenza della grammatica la linguistica è “la scienza del linguaggio” di tutte le lingue del mondo e noi l applicheremo all’italiano.

Il linguaggio = facoltà di esprimere verbalmente un pensiero; il linguaggio si incarna poi nella lingua stessa (al mondo ce ne sono circa 7000/9000 numero impreciso perché ci sono parlate che non sono classificabili come lingue in quanto non sono sistema etimologico a sistema verbale standardizzato con una letteratura e una grafica propria); l’italiano è stato riconosciuto lingua ufficiale della repubblica solo nel 1999 con una legge dello Stato.

Con tale legge altri 12 codici linguistici (tra dialetti e minoranze linguistiche, per lo più varietà alloglotte)vengono riconosciuti e tutelati sul territorio nazionale.

4. TERMINI DA CHIARIRE:

DIA-FASIA

DIA-MESIA

DIA-STRATIA

DIA-CRONIA

DIA-TOPIA

Termini che contengono tutti il prefisso –DIA (dal greco: attraverso); individuano le dimensioni, le varietà attraverso cui conosceremo l’italiano.

DIA-FASIA variazione di registri; indica la variazione linguistica dettata dal contesto.

DIA-MESIA indica la variazione del mezzo (oralità, scrittura, recitazione…) attraverso il quale viene prodotto il messaggio.

DIA-STRATIA è il campo della sociolinguistica e indica la variazione linguistica condizionata dall’ambiente socio culturale.

DIA-CRONIA variazione rispetto allo scorrere del tempo; ogni lingua ha una sua vita e come tale nasce, si sviluppa, si modifica e muore o come una moneta si ricicla. La nostra lingua non è quella parlata dai nostri bisnonni.

DIA-TOPIA (da topos-luogo) indica la variazione topologica, stabilita dalla posizione geografica. Nel corso dell’800 a tal proposito nascono i primi atalnti linguistici che fanno una mappatura dell’uso della lingua nei vari paesi (nei materiali è possibile trovare la cartina con le immagini che riguardano le isoglosse italiane). Un isoglossa è un confine linguistico (ISO = uguale; GLOSSA = lingua; così come ISO- IPSA = altezza o ISO-BORA= atmosfera) e in quanto tale è assai sfumato, per sua natura non

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coinciderà con il confine di Stato. C’è anche una cartina dell’Italia che riporta le aree dialettali (elaborata da Pellegrini, famoso linguista).

Per fare degli esempi sugli argomenti che potrebbero riguardare le diverse variazione potremmo avere:

in diamesia -> linguaggio delle chat, del telefonino, l’informatichese…

in diastratia -> le varetà di formalità (dall’aulico al popolare), sottocodici, linguaggi speciali (dello sport, della politica, della medicina) i gerghi. Tra questi codici spesso le parole passano da uno ad un altro variando (es forme dialettali passate all’italiano o viceversa; la parola pizza è passata dal dialetto napoletano all’italiano standard) così come mafia, ‘nranghita; camorra.

5. INDICAZIONI SULLA TESINA;

6. ALTRE DEFINIZIONI:

l’italiano non è sempre la lingua parlata da tutti, la lingua madre; anche se oggi con molte meno probabilità, si pensi che secondo un libro scritto dal più anziano linguista vivente oggi (Tullio De Mauro ex ministro all’istruzione) nel 1861 in Italia il 70%/75% degli italiani non parlava l’italiano.

L1 -> lingua madre, lingua imparata dalla madre.

Lingua egemone -> lingua predominante.

Lingue subalterne -> alternative alla lingua egemone (come i dialetti, le lingue minoritarie…).

Parlate alloglotte -> minoranze linguistiche, non dialettali che si parlano accanto all’italiano ( albanese, il greco parlato in Sicilia, il croato parlato in Molise…). SIVEDANO ELENCHI NEI MATERIALI.

Minoranze disperse

Lingua dei rom.

7. SINTESI CONCLUSIVE

Standardizzato: che rispetta le regole grammaticali, morfo-sintattiche e grafiche.

Il secondo modulo prevederà com’è fatta e come funziona la lingua italiana.

A cosa serve una lingua? A ordinare il pensiero, a categorizzare il mondo, a fare ordine in base ai valori espressi e formalizzati nella nostra lingua (es. di cosa sono i colori).

Qual è stata la prima lingua? Racconto del faraone Psammetico raccontata da Erodoto (padre della storia). Narra di un faraone che volendo sapere quale fosse la lingua degli dei mandò un neonato a vivere con un pastore che avrebbe dovuto garantire che il piccolo non avrebbe dovuto avere contatti con nessuno fino a quando non avesse pronunciato la prima parola. Dopo qualche anno questo accadde e la prima parola fu BECOS per chiedere il pane. Fatta fare ricerca sull’origine di tale parola si scoprì che becos significava pane nella lingua frigia…