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25/06/2013 IV LEZIONE L’INTERMODALITA’ E LE INFRASTRUTTURE INTERMODALI 25 GIUGNO 2013 RICCARDO DI MEGLIO

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25/06/2013

IV LEZIONE

L’INTERMODALITA’ E LE INFRASTRUTTURE INTERMODALI

25 GIUGNO 2013

RICCARDO DI MEGLIO

Corso di logistica dei trasporti e della distribuzione

distribuzione

25/06/2013

INDICE

• Definizioni di intermodalità

• Convenienza del trasporto intermodale

• Gli interporti

25/06/2013 Corso di logistica dei trasporti e della distribuzione

distribuzione

Differenza fra trasporto multimodale, trasporto intermodale e trasporto combinato

Trasporto multimodale: trasferimento di una merce che utilizza almeno due modi

di trasporto differenti.

Trasporto intermodale: trasferimento di una merce che utilizza più di modi di

trasporto ma con uno stesso contenitore, senza rottura di carico: il contenitore

può essere un veicolo stradale ovvero una unità di trasporto intermodale

(UTI=contenitore o cassamobile ovvero semirimorchio).

Trasporto combinato: trasporto intermodale le cui percorrenze si effettuano

principalmente per ferrovia, vie navigabili, o per mare, mentre i percorsi terminali

o inziali, i più corti possibili, sono realizzati su strada.

Definizioni riprese da F. Russo- Trasporto intermodale delle merci

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Trasporto combinato strada-rotaia (piggy-back transport o anche ferroutage):

trasporto combinato strada rotaia.

Strada viaggiante (rolling road) talvolta indicata come Ro-La (rollende

Landstraẞe): trasporto di veicoli stradali completi su di un vagone a pianale

ribassato per tutta la sua lunghezza.

Autostrada del mare: una delle 30 infrastrutture prioritarie di trasporto europee,

costituisce la dimensione marittima della rete di trasporto europea.

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Sono oramai numerosi i servizi di trasporto combinato che si fondano sul

concetto di intermodalità:

• Autostrada viaggiante (Ro-La) tra Novara e Friburgo in Brisgovia per mezzi fino

a 4 metri di altezza- attraverso il Sempione- Loetschberg (capacità odierna 110

treni);

• Strada viaggiante (Ro-La) tra Lugano e Basilea, attraverso il San Gottardo, fino

a 3,80 metri di altezza. Costruzione Alptransit entro il 2017.

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Ro-La Trieste- Salisburgo (con prosecuzione ulteriore in Germania fino a Worms

etc).

- 3 treni alla settimana per uno spostamento modale di 35.000 mezzi pesanti da

strada a ferrovia.

- Vantaggi: oltre al contenimento ed alla maggiore affidabilità del trasporto (8h

tra Salisburgo e Trieste), si ottiene una riduzione delle emissioni di Co2 (un

mezzo pesante emette 27 volte più Co2 nello stesso tratto) e la possibilità di

ridurre i costi del personale, che ovviamente effettua una parte minoritaria del

trasporto.

Fonte: Rail Cargo Austria

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Trasporto accompagnato e non accompagnato

Gli autisti possono seguire il trasporto delle UTI in apposite carrozze. Questo

configura generalmente il trasporto combinato.

Se gli autisti prelevano a destino il carico, si parla allora di trasporto intermodale,

e si realizzano significativi risparmi di costo rispetto al trasporto uni-modale.

L’operatore di trasporto multimodale

E’ un grande operatore logistico, che assicura il trasporto da origine a

destinazione senza rotture di carico e con l’utilizzo di modalità differenti.

E’ un soggetto accentratore di funzioni logistiche, non dissimilmente a quanto

vale per i 4PL.

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Per avere il trasporto combinato devono sussistere i seguenti requisiti (Fonte FLC

Quaderno 23):

• La linea da percorrere sia codificata

• Il carro specializzato sia munito del codice di compatibilità

• Unità di carico sia compatibile con il carro

• La codifica del trasporto (unità di carico+ carro) sia compatibile con la linea ed

abbia un numero di profilo uguale od inferiore a quello della linea.

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L’intermodalità svolge un ruolo importante nei flussi di import/export italiani

attraverso le Alpi.

Nel 2009, nonostante la quota preponderante del trasporto fosse operata su

strada, il trasporto intermodale si era affermato specialmente nelle relazioni con

Svizzera ed Austria.

63% 68%

14% 21%

23% 11%

1994 2009

Trasporto attraverso le Alpi- fonte MIT

Strada Intermodale Ferrovia

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Per le limitazioni esistenti sulle tratte di Ventimiglia e del Frejus, il commercio

terrestre con la Francia è svolto quasi esclusivamente su strada. Per Austria e

Svizzera occorre considerare che l’intermodalità è stata incoraggiata anche con

provvedimenti normativi

81% 93%

26% 39%

66% 70%

7% 3%

30%

44% 13%

21%

13%

4%

42%

18% 19% 11%

Francia1994

Francia2009

Svizzera1994

Svizzera2009

Austria1994

Austria2009

Strada Intermodale Ferrovia

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Il trasporto multimodale è regolato da apposita convenzione del 1980, nota come

Convenzione di Ginevra.

Il documento di trasporto multimodale può essere o meno negoziabile. Se non è

negoziabile riporta il destinatario della merce.

Il documento di trasporto multimodale indica:

• La natura delle merci (ed eventualmente la loro pericolosità), il numero di

imballaggi, il peso lordo

• Il nome dell’operatore di trasporto multimodale

• Il nome del mittente

• Il destinatario, se indicato dal mittente

• Il luogo di presa in consegna e la data

• Il luogo ed eventualmente data di consegna delle merci

• Dichiarazione di negoziabilità del documento

• Il costo di ciascuna tratta di trasporto, se concordato dalle parti.

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L’operatore ha responsabilità nel tempo in cui aveva la consegna delle merci,

posto che il mittente abbia dichiarato il vero sulla natura e la pericolosità delle

merci ed abbia sistemato accuratamente il carico all’interno della UTI.

L’operatore ha responsabilità per i ritardi ed i danni subiti dalla merci, se non

prova che lui o i suoi agenti non abbiano agito facendo tutto il ragionevolmente

possibile per prevenire il danno.

La limitazione di responsabilità vale per 920 unità di conto per collo o 2,75 unità di

conto per kilogrammo di peso lordo (si prende il valore più elevato).

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A A’

A’ B C D’

D’ D

Legenda: A’,A,B,C, D’ terminali intermodali; D luogo di destinazione delle merci

La responsabilità dell’operatore di trasporto multimodale si estende da A fino a D,

con possibilità di subappaltare il trasporto e le operazioni terminalistiche.

In alcuni casi non emerge il trasporto intermodale, mentre in altri dal documento

di trasporto risulta chiara la natura intermodale del trasporto (vedere P/C).

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La notevole differenza fra MTO e profilo di trasporto tradizionale, con

suddivisione di responsabilità tra spedizioniere (art. 1710 C.C), vettore (art. 1693

C.C), eventualmente integrabili nel profilo di spedizioniere-vettore (art. 1741 C.C),

risiede nell’unico profilo di responsabilità ed organizzazione del trasporto

riassunto dal MTO.

Date la moltiplicazione di operatori, il MTO semplifica il profilo contrattualistico ed

organizzativo della logistica.

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Negli ultimi anni diversi operatori logistici si sono riconfigurati quali MTO, in

primo luogo vettori marittimi, spedizionieri, corrieri e vettori ferroviari.

Per un MTO il trasporto dovrebbe costituire una parte marginale del servizio

complessivo.

La nascita della figura del MTO ha consentito agli spedizionieri di assurgere

pienamente al ruolo di architetti del trasporto.

Al contempo il MTO sopporta un grande rischio, che impone coperture

assicurative adeguate ed un’attenta selezione dei subappaltatori del trasporto e

della movimentazione.

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distribuzione

02468

10121416

Costi totali

Costi totali

L’intermodalità si articola di costi sostenuti per diverse attività su ambiti

geografici differenti. Riadattata da L. Siviero

Livello

regionale-

locale

Livello

nazionale-

internazionale

Livello

regionale-

locale

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Strutture logistiche e costi di trasporto (tratta da L. Sivieri, 2003).

Il seguente grafico illustra la correlazione fra tasso logistico e tempo medio di

trasporto.

Il tasso logistico individua il rapporto fra costi sostenuti per la logistica e prezzo

del bene venduto sul mercato della distribuzione, mentre sulle ascisse troviamo il

tempo di resa o di consegna.

a

b

Individualizzata

Standard

Locale Globale RFD RDC BTO

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Per ogni filiera di trasporto la scelta della modalità si compie con riguardo al

costo medio per ton/km e quindi le economie di scala che si possono conseguire

su quella tratta di trasporto.

La diversa inclinazione delle due rette indica la maggiore/minore intensità

logistica in rapporto al prezzo finale del bene (così come viene riportato in

ordinata).

Le strutture logistiche di snodo, identificate con RFD, RDC e BTO, assolvono a

diverse tipologie di domanda logistica;

RFD: (rapid fulfillment depot) strutture ad alta densità logicistica, con consegne

urgenti di piccoli quantitativi su ordine;

RDC (Regional distribution centre), per rifornimenti di quantità intermedie e

frequenti:

BTO (Built to order): bassa intensità logistica, per produzioni su commessa con

grandi quantitativi.

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Secondo il CEMT, organismo che riunisce i ministri dei trasporti di 30 Paesi

europei, le infrastrutture deputate all’intermodalità sono le seguenti:

• i porti marittimi e quelli fluviali per la navigazione interna

• i centri d’interscambio strada-rotaia

• le logistics city

• le piattaforme logistiche

• gli interporti

• gli aeroporti.

• Ad un livello più elementare di complessità logistica, troviamo gli autoporti.

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Logistics city:

Centro dove si effettuano operazione di deconsolidamento dei carichi e

conseguente rottura per inoltro in città con mezzi più piccoli. Vi hanno sede

operatori come corrieri. Sono localizzati nelle vicinanze della città, a differenza dei

molte altre strutture logistiche che si situano più lontane anche per esigenze di

consumo di spazio.

Piattaforme logistiche:

Centri dove sono erogati servizi logistici ad alto valore aggiunto. Le piattaforme

logicistiche servono mercati più ampi su merci industriali che necessitano di

lavorazioni e rilavorazioni.

Fonte: FLC, Quaderno 9.

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Interporto

Il CEMT definisce l’interporto come: grande infrastruttura che include un

terminale, nonché servizi tecnici ed amministrativi associati al trasporto

combinato,

oltre a sedi per le imprese operanti con il trasporto combinato.

Secondo la legge istitutiva degli interporti in Italia, questa infrastruttura

costituisce:

un complesso organico di strutture e servizi integrati e finalizzati allo scambio di

merci tra le diverse modalità di trasporto, comunque comprendente uno scalo

ferroviario idoneo a formare o ricevere treni completi ed in collegamento con

aeroporti e viabilità di grande comunicazione.

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Funzioni dei centri intermodali- Fonte FLC quaderno 23:

Trasbordo

Logistiche (raccolta e distribuzione)

Centralizzazione e coordinamento della domanda/offerta servizi di trasporto

Sicurezza e controllo

Offerta di servizi per gli addetti e per le merci

Il trasbordo tra modo ferroviario e stradale caratterizza un inland terminal.

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A lato, le principali strutture

intermodali- interporti e

non, secondo i dati 2011 del

MIT.

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La cifra che contraddistingue l’interporto è lo scambio modale, sommamente lo

scambio strada ferrovia. Tuttavia altre relazioni si possono instaurare, in

particolare:

1)Con i porti, configurando l’interporto come retroporto (es. interporto Vespucci)

2)Con le vie d’acqua interne

( es. potenziale idrovia Padova-mare)

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Inte

rport

o

Funzioni

Vie d’acqua

Terminal container

Magazzini di sosta temporanea

Attrezzature di carico e scarico- manipolazione-

deposito

Rotaia Banchina

Strada

Terminal containers e/o trasporto combinato

Impianti di spedizione ad autotrasporto privati

Magazzini e depositi condizionati

Piani di carico

Dogana

Deposito franco

Movimento e parcheggio dei veicoli

Tratta da F. Russo

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Se

rviz

i

Servizi per personale

Albergo

Ristoro Mensa

Pronto soccorso

Veicoli stradali, ferroviari, natanti

Parcheggio

Area manovra e sosta temporanea

Stazioni di rifornimento

Zona di accosto

Posti di manutenzione e riparazione

Tratta da F. Russo

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A differenza delle infrastrutture di trasporto come porti ed aeroporti, gli interporti

non sorgono su beni demaniali. In Italia coesistono interporti di proprietà privata

accanto ad interporti di proprietà pubblica..

Interporto Campano

Interporto Rivalta Scrivia

Interporto Marche

Salerno Interporto

C.E.P.I.M

Interporto di Padova

Interporto toscano "A.Vespucci"

Interporto della Toscana Centrale

Interporto Bologna

0

0

6,04

22,2

29

35,28

35,6

50,08

52,66

0

0

71,96

6,96

12

53,89

16,65

25

5,9

100

100

22

70,84

59

10

47,75

24,89

41,44

ENTI LOCALI (%) ENTI PUBBLICI (%) ENTI PRIVATI E BANCHE (%)

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Terminal

contenitori

Spedizionieri

Distripark

Magazzino

generale

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Il Distripark è una struttura attrezzata per la completa gestione logistica delle

merci.

Si differenzia dal magazzino in quanto vengono realizzate operazioni a valore

aggiunto sul carico, come l’etichettatura, il controllo qualità, personalizzazione

della merce, oltre che i tradizionali consolidamento e deconsolidamento della

merce.

Distinguiamo allora fra SERVIZI LOGISTICI GENERALI:

Stoccaggio, carico/scarico, consolidamento, deconsolidamento,

svuotamento/riempimento, distribuzione;

e ATTIVITA’ LOGISTICHE AD ALTO VALORE AGGIUNTO:

re-imballaggio, assemblaggio, controllo qualità, riparazioni, personalizzazione

del prodotto.

Fonte: Maneschi, 2007

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Il Faldo è una struttura logistica localizzata a 9 km dal porto di Livorno dedicata

alla logistica della auto.

Fornisce ai propri clienti, oltre alla distribuzione delle autovetture:

• Verniciatura

• Officina

• Installazione di accessori

• Ceratura

• Installazione di componenti aftermarket- come motori GPL

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Arrivo nave a Livorno

Trasporto al Faldo

Il Faldo

• - Magazzino (fino a 22.000 veicoli),

• officina, installazione di componenti

• Controllo di qualità

Consegna al concessionario

per strada, ferrovia e nave

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PDI= Pre Delivery Inspection

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Gli interporti italiani sono soprattutto concentrati nell’area centro settentrionale

della Penisola. Lo squilibrio si riflette anche sulla dotazione complessiva di aree

dedicate all’intermodalità.

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INTERPORTO Area Logistica Area Intermodale

Sup.

(ha)

N. racc. Sup.

(ha)

Volume

(mcubix1000

)

Sup

(ha)

Lung.

binari

N.Binar

i

Sud ed

Isole

270,6 4 52.4 2.444 56.6 26 35

Centro-

nord

1539,8 45 312.2 11.968 208.6 50 106

Italia 1810.4 49 364.6 14.412 265.2 76 141

Corso di logistica dei trasporti e della distribuzione

distribuzione

Tratta da D. Russo, 2011

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distribuzione

L’attività di manipolazione del contenitore rappresenta il vero e considerevole

beneficio per l’economia locale. Il contenitore soltanto in transito genera un

indotto molto inferiore a quello realizzabile con un contenitore la cui merce

sia manipolata (personalizzazione, controllo qualità, etichettatura, ripartizione

etc).

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Il magazzino generale è l’unica tipologia di custodia per conto terzi riconosciuta

dalla legislazione italiana, istituita nel 1926.

Oltre alla tradizionale funzione di immagazzinamento delle merci, queste

infrastrutture assolvono a una importante funzione nell’ambito del credito

commerciale.

Il magazzino generale rilascia infatti una fede di deposito ed una nota di pegno,

che sono titoli all’ordine e trasferibile tramite girata.

Questi due titoli di credito sono rappresentativi della merce.

Il possessore dei titoli ha diritto alla disponibilità della merce ed alla sua

restituzione da parte del magazzino generale.

I magazzini generali sono strutture gestiste da operatori privati, che offrono al

pubblico la capacità disponibile.

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Se la fede di deposito, che dà diritto al possessore alla riconsegna delle merci

depositate, non è accompagnata dalla nota di pegno, attesta che sulla merce

depositata è stato costituito un diritto di pegno, per ottenere un finanziamento.

Chi possiede la sole fede di deposito non può ritirare la merce presso i

magazzini generali se prima non provvede a trasferire la somma dovuta al

creditore pignoratizio.

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RFID sta per Radio Frequency Identification.

Consente di identificare tramite radio frequenza oggetti animali e persone senza

necessità di contatto fisico né visivo.

Il Sistema RFID si compone di:

• TAG, trasmettitore di un codice identificativo;

• Reader, ricetrasmettitore dei dati controllato da un micro processore;

• Sistema di gestione, il quale, dalla lettura dei dati del ricetrasmettitore,

consente l’elaborazione e la gestione dei dati.

Informazioni tratte da P. Talone, G. Russo 2008

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I TAG possono essere di tre tipi:

• Passivi: possono soltanto re-irradiare il segnale trasmesso dal

ricetrasmettitore

• Attivi, alimentati da batterie, possono inviare il segnale autonomamente su

distanze anche di 200 m; in questo sono assimilabili ai ricetrasmettitori.

• Semipassivi: la batteria alimenta il microchip, ma per la trasmissione sono

assimilabili ai TAG passivi.

TAG passivi e semipassivi non possono dunque iniziare la comunicazione.

I TAG si dividono poi in TAG riscrivibili o di sola lettura.

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Le applicazioni dei RFID sono molteplici, dai passaporti agli skipass, dalle

targhette degli abiti ai tappi di vino.

L’applicazione che a noi interessa riguarda la distribuzione ed in particolare la

tracciabilità dei beni lungo la catena di distribuzione; in particolare i TAG possono

essere piazzati su:

• Oggetto (ancora poco utilizzato);

• Imballaggio (cassa, cartone etc);

• Sull’unità di carico.

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distribuzione

APPLICAZIONI

TAG semipassivi, che costano alcuni euro, consentono di effettuare

misurazioni sulla temperatura, sulla pressione, sul movimento etc. Questo

risulta particolarmente utile per alcune tipologie di merci (es: catena del

freddo).

Oltre alle caratteristiche delle merci (di pregio, refrigerata, etc) le variabili per

la scelta dei TAG sono:

Dimensioni e forma (in relazione alla collocazione del TAG);

Distanze reciproche dei TAG;

Durata;

Riutilizzabilità;

Resistenza in ambienti critici;

Frequenze operative (differenze regionali).

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DIFFERENZA TRA RFID E CODICE A BARRE

Nei sistemi di RFID l’identificatore universale degli oggetti è l’EPC, l’electronic

product code, sviluppato tra 1999 e 2003.

L’EPC è l’evoluzione d un tipo di codice a barre adoperato per l’identificazione dei

prodotti ed è simile al GTIN (Global Trade Item Number) il codice a barre in uso

per la maggior parte dei prodotti venduti attualmente.

Tra l’EPC ed il codice identificativo a barre la differenza principale sussiste nella

possibilità di individuare anche l’oggetto oltre che il prodotto.

01.0000A4F.001AD.00000001

1 2 3 4

1.header 2. EPC manager 3. object class 4. serial number

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distribuzione

I codici a barre possono essere monodimensionali o bidimensionali, se i dati

vengono codificati in senso soltanto orizzontale, o anche in senso verticale. Essi

possono essere accompagnati da un codice alfanumerico comprensibile per

l’uomo.

I codici a barre mantengono una serie di vantaggi sui sistemi di RFID:

1)Hanno un costo comunque inferiore ai RFID;

2)La radiofrequenza è una tecnologie più invasiva rispetto ai codice a barre.

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distribuzione

I TAG RFID trasmettono molte più informazioni rispetto ai codici a barre,

consentono lo scambio di dati, la piena tracciabilità della merce ed evitano di

dover spacchettare la merce per la lettura.

Permettono inoltre di dimostrare il possesso del pagamento, incrociando la

trasmissione dell’EPC con i dati di pagamento.

Tuttavia, la maggiore resistenza dei codice a barre e la superiore affidabilità fanno

sì che questa tecnologie continuerà ad esistere anche in futuro, affiancata dai

sistemi RFID.

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distribuzione

Codici a barre RFID con EPC

Funziona solo con visibilità ottica Funzionamento condizionato dalla

comunicazione a radiofrequenza; funziona

senza visibilità ottica, ad una certa distanza, a

varie angolazioni, attraverso alcuni materiali

Non possono operare in condizioni

avverse, devono essere puliti e non

deformati

Funzionano anche in condizioni avverse

Possono identificare il tipo di oggetto,

non il singolo oggetto (salvo i codici

bidimensionali)

Possono identificare il singolo oggetto

Scarse capacità di tracciamento e

con operazioni lente

Tracciamento in tempo reale degli oggetti

mentre si muovono lungo la catena di

distribuzione

Scarse prospettive di avanzamenti

tecnologici

Etichette leggibili dalle persone

Prospettive di avanzamenti tecnologici,

informazioni leggibili solo con apparati

tecnologici

Infrastruttura disponibile a livello

globale per la lettura dei codici

Infrastruttura tecnologica non ancora

disponibile globalmente

Tabella riepilogativa, tratta da Talone, Russo 2008

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distribuzione

Le funzioni di un sigillo sono quelle di integrità ed identità.

Un sigillo deve essere:

• Non duplicabile;

• Affidabile;

• Verificabile;

Attualmente esistono diversi tipi di sigilli:

• Sigilli meccanici;

• Sigilli elettronici passivi;

• Sigilli elettronici attivi.

L’inserimento di tecnologia RFID consente di verificare senza ispezione visiva

diretta la distruzione o la manomissione del sigillo, facilitare l’individuazione del

momento di manomissione. Inoltre comunicano in modo univoco il loro stato.

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distribuzione

I sigilli elettronici possono essere su uno, due o tre TAG soltanto:

Con un TAG solo, l’apertura del sigillo avviene distruggendo il TAG stesso ( ad

esempio perché il TAG è posto sulla feritoia del lucchetto).

Con due TAG: se l’installazione di un sigillo è falsa, ossia il sigillo è posto

soltanto per apparire integro ad ispezione visiva, si applicano due TAG distinti

che certificano la corretta chiusura del sigillo, mentre il TAG di integrità

certifica che non è stato aperto durante il trasporto.

Con tre TAG si hanno due TAG passivi sacrificali e un TAG che riporta la storia

del carico (verifiche, chi le ha effettuate, luogo, codice del contenitore al quale

è stato applicato). Il ricetrasmettitore delle radio frequenze invia le informazioni

sul sigillo, permettendo di controllare eventuali anomalie ed incongruenze

anche in caso di sigillo integro.

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distribuzione

Spedizioni-Export

1) L’agenzia apre la nave, concordando con il terminal la nave, l’ETA, il closing

time ed indicando gli spedizionieri nave abilitati alla generazione del

manifesto nave;

2) Il terminal convalida l’apertura nave;

3) Gli spedizionieri entro i termini del closing time, inviano le distinte di imbarco

al terminal;

4) Generazione del Manifesto Merci in Partenza da parte dello spedizioniere ed

invio ad AIDA, piattaforma informatica delle Dogane;

5) Il terminal trasmette il COARRI, ossia l’elenco della merce effettivamente

imbarcata a bordo nave.

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distribuzione

Spedizioni Export

TERMINOLOGIA

MRN: Movement Reference Number, codice alfanumerico che identifica

l’operazione di esportazione.

Distinta di imbarco: documento, a cura dello spedizioniere nave, che elenca la

merce che deve essere imbarcata.

DAU: Dichiarazione amministrativa Unica, per l’accettazione da parte della

dogana.

EORI: codice alfanumerico che identifica gli operatori registrati a comunicare

con le dogane.

IRISP: la risposta delle Dogane; abbiamo diverse situazioni possibili:

1)se MRN è stato inviato con MMP e IRISP positiva, la merce è imbarcabile;

2)se MRN è stato inviato con MMP ma IRISP comunica controllo, la merce non è

imbarcabile.

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distribuzione

Spedizioni Import

1) Lo spedizioniere nave trasmette l’ENS (Entry Summary declaration) alla

dogana (in tempi diversi a seconda del tipo di trasporto e della provenienza

della merce).

2) Lo spedizioniere nave trasmette ad AIDA il Manifesto Merci in arrivo- MMA, alla

presentazione della merce presso l’ufficio doganale;

3) La dogana invia a3, modulo che rende dichiarabili le merci in arrivo.

4) Ottenuto lo svincolo doganale, lo spedizioniere invia la distinta di uscita al

terminal e al trasportatore per l’inoltro della merce sbarcata ed operabile verso

il retroterra.

La dichiarazione a3 (temporanea custodia) avviene per quelle merci delle quali

non si può procedere allo sdoganamento, in attesa che la merce divenga

svincolabile.

Anche nell’import di merci si fa riferimento al codice MRN rilasciato dall’agenzia

delle dogane.

25/06/2013 Corso di logistica dei trasporti e della distribuzione

distribuzione

Zone franche- Fonte FCL quaderno 23:

La zona franca è assimilata, dal punto di vista doganale, a territorio estero: questo

comporta una serie di vantaggi per gli operatori:

1. le merci provenienti da un paese extra-comunitario godono di un’esenzione

totale dai dazi e sono considerate ai fini dell’applicazione del dazio di

importazione come merci non situate nel territorio doganale dell’Unione

europea a condizione che vengano riesportate in paesi extra UE;

2. la riscossione dei dazi doganali differita dal momento in cui la merce lascia la

zona franca per entrare in un altro paese dell’Unione europea;

3. la merce può essere sottoposta a limitate operazioni di

manipolazione/trasformazione che ne modificano la specie o lo stato in

prodotti trasformati che poi possono essere immessi in libera pratica

25/06/2013 Corso di logistica dei trasporti e della distribuzione

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Il Tuscan port community system consente a diversi operatori del trasporto di

interagire per via telematica e di scambiarsi informazioni sulle spedizioni in arrivo

ed in transito per il porto di Livorno.

I vettori ed i loro agenti possono compilare il MMP e il MMA con le informazioni

ricevute direttamente dagli spedizionieri.

Gli spedizionieri possono presentare per via telematica la dichiarazione doganale;

I terminalisti possono compilare le informazioni di loro competenza che facilitano il

lavoro degli altri operatori;

Gli operatori di trasporto terrestre sono informati dello stato della merce che deve

essere ritirata presso ciascun terminal e possono conseguentemente compilare le

distinte d’uscita.

25/06/2013 Corso di logistica dei trasporti e della distribuzione

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Il TIR non è un acronimo che individua un veicolo stradale (come l’autotreno o

l’autoarticolato).

TIR sta infatti per Transport International Routier ed individua il trasporto stradale

internazionale di transito, secondo omonima convenzione del 1975.

Il problema (oggi meno attuale in Europa) era costituito dall’attraversamento di

diversi Paesi con un carico trasportato su strada e i conseguenti controlli

effettuati presso gli uffici doganali dei Paesi attraversati.

Nacque così l’esigenza di semplificare e facilitare le procedure di trasporto

internazionale su strada.

25/06/2013 Corso di logistica dei trasporti e della distribuzione

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Il carnet TIR è rilasciato, per ciascun Paese contraente, da un’associazione di

categoria (in Italia è Unioncamere). Esso può essere riferito al singolo veicolo che

trasporta più contenitori (esempio autotreno che trasporta due contenitori da 20’),

purché sia specificato nel carnet il contenuto di ciascun contenitore (conta ad

ogni modo il totale).

La convenzione pone che i sigilli apposti dalle autorità doganali del Paese di

partenza siano accettati da tutte le dogane dei Paesi contraenti e che le ispezioni

siano limitate a casi eccezionali.

Il carnet TIR è quindi un documento che contiene informazioni sulla quantità e

natura delle merci trasportate, il manifesto delle merci trasportate

25/06/2013 Corso di logistica dei trasporti e della distribuzione

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A lato, carnet TIR.

Lo scarico della merce può avvenire

presso più circoscrizioni doganali del

Paese di arrivo, previa indicazione sul

manifesto merci contenuto nel carnet

del luogo dove sono state scaricate le

partite.

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Questa convenzione, che data 1956, regola il trasporto internazionale di merci su

strada - Convention des marchandises par route- (escluso trasporti postali,

funebri e traslochi).

Essa si estende a tutto il trasporto, anche quelle tratte realizzate mediante un’altra

tipologia di vezione. Per perdite ed avarie subite nella tratta non stradale, per le

quali il vettore stradale non abbia colpa, la responsabilità ricade sul vettore non

stradale come se fosse stato stipulato un contratto di trasporto tra mittente ed

vettore non stradale.

Il contratto di trasporto è stabilito dalla lettera di vettura, stampata in triplice copia

(una rilasciata al mittente, una accompagna la merce, un’altra è trattenuta dal

vettore).