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Struttura e azione

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STRUTTURA

• per spiegare i comportamenti umani bisogna ricondurli alle coordinate sociali nelle quali si manifestano

• La struttura sociale altro non è che il modo in cui sono organizzati i vincoli e le opportunità degli individui

• Ciò non vuol dire che l’individuo non sia libero di compiere delle scelte, ma la sua libertà rimane tuttavia confinata nei limiti ristretti consentiti dalla struttura sociale.

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Emile Durkheim (1858-1917)

I fatti sociali possono essere spiegati solo da altri fatti sociali, non si può partire dal comportamento degli individui, dalle loro motivazioni e dalla loro personalità, per arrivare alla società.

Un classico esempio è il suicidio, non vi è comportamento considerato più individuale, eppure in esso operano cause sociali.

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MARX

• Il paradigma di Marx è un paradigma strutturale

• Gli individui sono portatori della loro posizione nel modo di produzione

• Gli individui non hanno scelta

Base economica

(modo di produzione)

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teorie funzionalistiche • Le teorie funzionalistiche operano anch’esse con un modello di

spiegazione di tipo «strutturale»: le parti sono spiegate in relazione alle funzioni che svolgono per il tutto; il percorso non è dalle parti al tutto, ma dal tutto alle parti.

• La teoria dei ruoli, in quanto parte dell’apparato teorico funzionalistico, spiega il comportamento degli individui in base alla posizione (lo status) che occupano in uno dei sottosistemi che compongono il sistema sociale

I ruoli sono strutture normative che determinano le aspettative, vale a dire

l’insieme dei diritti e doveri, nei confronti di chi occupa una determinata posizione

sociale.

Quando sono noti i ruoli che un individuo svolge, sappiamo già quali sono le

costrizioni alle quali è sottoposto il suo comportamento e quindi siamo in grado

di prevederlo.

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teorie funzionalistiche

• In altri termini, è la società che spiega gli individui e non viceversa. Non sono tanto gli individui che scelgono la posizione sociale che occupano e i ruoli che svolgono, ma è piuttosto la struttura sociale che seleziona e forma gli individui adatti a ricoprire quei ruoli e occupare quelle posizioni.

• Per questa ragione, il paradigma della struttura riflette una concezione olistica del sociale in quanto concepisce la società come l’unità prioritaria di analisi e gli individui come veicoli attraverso i quali la società si esprime.

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Paradigma dell’azione: Max Weber • Egli sostiene che per spiegare i fenomeni

sociali, di qualsiasi natura essi siano, è sempre necessario ricondurli ad atteggiamenti, credenze e comportamenti individuali e di questi si deve cogliere il significato che rivestono per l’attore. I principi del paradigma dell’azione sono quindi due:

• i fenomeni macroscopici devono essere ricondotti alle loro cause microscopiche (le azioni individuali);

• per spiegare le azioni individuali è necessario tenere conto dei motivi degli attori.

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Paradigma dell’azione: Individualismo metodologico

Individualismo metodologico i fenomeni macroscopici devono essere ricondotti alle loro cause microscopiche (le azioni individuali).

• 1) Non si possono imputare azioni a entità astratte o ad attori collettivi di cui si ipostatizza l’unità.

• Nella sociologia contemporanea si usa spesso sostituire il concetto di «attore collettivo» con il concetto di agency, per indicare un ente che agisce attraverso gli individui, ma è dotato di una propria volontà e capacità di azione indipendente dalla volontà e capacità degli individui che la esprimono.

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Paradigma dell’azione: Individualismo metodologico

• 2) Per spiegare le azioni individuali è necessario tener conto dei motivi degli attori (comprensione)

• È evidente che alla base di questo approccio vi è una concezione dell’uomo come essere dotato della capacità di compiere delle scelte e di dare un senso alle sue azioni. Ciò non vuol dire che l’individuo non sia vincolato nelle sue scelte. L’attore si muove sempre in situazioni che comportano vincoli e condizionamenti, ma non si riduce mai ad essere un burattino mosso da forze esterne che non è in grado di controllare. Nell’ambito dei vincoli contestuali (strutturali o contingenti) egli persegue mete ed elabora strategie che possono avere più o meno successo, ma che comunque danno un «senso» alla sua azione.

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Comprendere l’azione sociale

• Se da un lato la comprensione delle ragioni degli attori può presentare le difficoltà alle quali abbiamo fatto cenno, dall’altro vi sono alcuni tipi di azione le cui ragioni appaiono evidenti. Secondo Weber, la comprensione raggiunge il massimo grado di evidenza nel caso delle azioni razionali. Razionalità rispetto allo scopo e rispetto al valore

• Gli economisti, e in particolare gli economisti della scuola neoclassica, hanno costruito sul postulato della razionalità un imponente impianto teorico. Tuttavia la razionalità di cui parlano gli economisti si riferisce a una nozione ristretta del concetto, riguarda cioè soltanto la razionalità strumentale o teleologica che Weber distingue dalla razionalità rispetto al valore o assiologica:

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• il primo tipo di razionalità si riferisce a quelle forme di comportamento che sono orientate intenzionalmente verso uno scopo (in questo caso vi è coincidenza tra senso e scopo dell’azione);

• il secondo tipo riguarda invece i comportamenti rigorosamente conformi a scelte valutative che l’attore ha adottato come criteri assoluti di orientamento dell’azione, a prescindere dalle conseguenze che da tali comportamenti potrebbero derivare.

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Effetti non intenzionali

• La categoria degli effetti non intenzionali (desiderabili o indesiderabili), chiamati anche «effetti di composizione, di aggregazione o emergenti», è importante per due ragioni:

• - da una parte essa mette in luce come sia frequente il caso di azioni individuali che producono effetti diversi (e spesso contrari) alle intenzioni degli attori;

• - dall’altra essa spiega come da una molteplicità di azioni individuali si generino strutture istituzionali che nessun attore «ha voluto intenzionalmente», ma che, una volta consolidatesi, costituiscono un vincolo per gli attori stessi.

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e Ordine

conflitto

struttura funzionalismo Marx Teoria critica

azione Interazionismo etnometodologia

Weber