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Q uesta edizione de La Voce, dedicata interamente alla vita del Seminario, presenta alcuni fra i momenti più significativi che hanno caratterizzato questi mesi: dal viaggio in India di alcuni seminaristi, per partecipare all’ordinazione presbiterale di don Anand e don Xavier, all’ordinazione diaconale di Paolo e Riccardo, a quella episcopale di Mons Douglas Regattieri, già rettore del Seminario di Carpi. Nell’ambito di questi eventi si è svolta la Giornata Diocesana del Se- minario, che come sempre ha voluto essere innanzitutto una giornata di preghiera per i seminaristi e per le vocazioni sacerdotali. Durante la celebrazione eucaristica di quel giorno il nostro seminarista Giacomo Aprile è stato ammesso fra i candidati al diaconato e presbiterato. Nei giorni 22-24 novembre si è svolta la visita apostolica del nostro seminario da parte di S.E. Mons. Luigi Martella, vescovo di Molfetta- Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi. Egli è venuto anzitutto a portarci la bene- dizione e il saluto del Santo Padre e ad esprimere la sollecitudine e l’attenzione che la Chiesa ha verso i Seminari. Nei giorni della sua permanenza fra noi ha avuto modo di incontrare i seminaristi, gli edu- catori e i vescovi delle nostre diocesi di Modena e Carpi (vedi foto copertina). In questa edizione abbiamo voluto dedicare un pensiero particolare anche a Mons. Alberto Bernardoni che il tre dicembre scorso è tornato alla Casa del Padre. Don Alberto per più di un anno ha condiviso la nostra mensa in Seminario e, da giovane prete, ha svolto con dedi- zione il ruolo di incaricato per la pastorale vocazionale: un’attenzione che da allora ha sempre manifestato nel suo ministero sacerdotale soprattutto con la preghiera. La Redazione 1 PRESENTAZIONE

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Questa edizione de La Voce, dedicata interamente alla vita del

Seminario, presenta alcuni fra i momenti più significativi che hanno

caratterizzato questi mesi: dal viaggio in India di alcuni seminaristi, per

partecipare all’ordinazione presbiterale di don Anand e don Xavier,

all’ordinazione diaconale di Paolo e Riccardo, a quella episcopale di

Mons Douglas Regattieri, già rettore del Seminario di Carpi.

Nell’ambito di questi eventi si è svolta la Giornata Diocesana del Se-

minario, che come sempre ha voluto essere innanzitutto una giornata

di preghiera per i seminaristi e per le vocazioni sacerdotali. Durante la

celebrazione eucaristica di quel giorno il nostro seminarista Giacomo

Aprile è stato ammesso fra i candidati al diaconato e presbiterato.

Nei giorni 22-24 novembre si è svolta la visita apostolica del nostro

seminario da parte di S.E. Mons. Luigi Martella, vescovo di Molfetta-

Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi. Egli è venuto anzitutto a portarci la bene-

dizione e il saluto del Santo Padre e ad esprimere la sollecitudine

e l’attenzione che la Chiesa ha verso i Seminari. Nei giorni della sua

permanenza fra noi ha avuto modo di incontrare i seminaristi, gli edu-

catori e i vescovi delle nostre diocesi di Modena e Carpi (vedi foto

copertina).

In questa edizione abbiamo voluto dedicare un pensiero particolare

anche a Mons. Alberto Bernardoni che il tre dicembre scorso è tornato

alla Casa del Padre. Don Alberto per più di un anno ha condiviso la

nostra mensa in Seminario e, da giovane prete, ha svolto con dedi-

zione il ruolo di incaricato per la pastorale vocazionale: un’attenzione

che da allora ha sempre manifestato nel suo ministero sacerdotale

soprattutto con la preghiera. La Redazione

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PRESENTAZIONE

Quando alcuni mesi fa don Anand e don Xavier, i due seminaristi indiani

che rispettivamente il 2 e il 4 Settembre sono stati ordinati presbiteri nella loro diocesi di Cochin, nello stato indiano del Kerala, ci proposero di partire alla volta dell’India per essere presenti a questo importante e gioioso evento, non avremmo nemmeno lontanamente potuto immaginare in che tipo di viaggio ci saremmo imbarcati.Cogliemmo infatti l’occasione del viaggio per visitare alcune altre parti del paese per un totale di ventiquattro giorni, nonostante possa sembrare un periodo lungo posso dire che sono stati appena sufficienti per vedere e comprendere il minimo indispensabile. Non penso sia possibile “immaginare” una vacanza indiana; l’unico modo per comprenderla è viverla personalmente, perciò mi perdonerete se non riuscirò a descrivere nitidamente l’esperienza, ma credo sia giusto permettervi di assaggiarne una parte.I primi giorni della vacanza sono stati prevalentemente turistici, forse a tratti faticosi a causa delle molte ore di volo e dall’inevitabile shock iniziale segnato da un’alimentazione e uno stile di vita differente dal nostro, ma l’impatto ci fece ben sperare.Arrivati a Delhi, la capitale dello stato indiano, trovammo ad attenderci padre Sherin, un sacerdote di questa diocesi amico di don Xavier, che ci ha guidati e accompagnati nei primi giorni a Delhi. Da segnalare la visita al palazzo

presidenziale, durante la quale ci ha accolto molto cordialmente il segretario del presidente, suscitando il nostro stupore per il trattamento di riguardo nei nostri confronti decisamente inaspettato.Gli spostamenti sono stati sicuramente la parte più emozionante del viaggio grazie a imprevisti come le strade allagate, due gomme forate lungo un’autostrada decisamente alternativa, nella quale erano copiose le mucche passeggianti lungo le corsie e altre particolarità della viabilità indiana.Le tappe successive sono state: Jaipur, nota per i palazzi del marajà, ed Agra, che ospita una delle sette meraviglie del mondo: il Taj Mahal. Luoghi di spettacolare bellezza e fascino. Se nei primi cinque giorni avevamo avuto l’occasione di scoprire ciò che di più storicamente e artisticamente importante ci fosse in India, la parte

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“Incredible India”

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più realistica del nostro viaggio doveva ancora iniziare; quella cioè che ci avrebbe portato a incontrare ciò che di più prezioso ha da offrire un paese come l’India: la gente nella propria quotidianità.Nei primi affascinanti giorni avevamo goduto della parte più turistica del viaggio, ma a viaggiare da turisti si rischia spesso di passare sopra la vita della gente, mentre ora avevamo l’occasione di condividere con loro, soprattutto nei viaggi in treno, la quotidianità e accorgerci di quella disarmante e bellissima semplicità che alcune suore italiane missionarie di una casa della carità di Mombay ci avevano indicato come il vero tesoro da scoprire. Sono stati forse i giorni fisicamente più duri, soprattutto per alcuni problemi di difficile tolleranza alimentare di cui tutti abbiamo sofferto, chi più chi meno. Personalmente sono stati i momenti che mi hanno permesso di osservare e comprendere più a fondo la realtà indiana, proprio perché ci stavamo imbattendo con l’inaspettato. Considero i tanti imprevisti di quei giorni, assieme a una condizione climatica e turistica non favorevole, una Grazia, una

possibilità di vivere invece la gioia di incontrare persone “povere in spirito” come la guida di quei giorni, Jophi, che forse non ha mostrato la parte più sicura e orgogliosa di questa nazione, ma credo che per me sia stato uno dei tratti umani più significativi del viaggio.L’intensa esperienza di Mombay richiedeva una sosta di ristoro nella celebre località marittima di Goa, tuttavia il clima avverso non ci ha permesso di godere appieno delle sue belle spiagge, per cui abbiamo preferito dedicarci alla visita di questa località decisamente differente dal resto dell’India.Visitando Old Goa, la parte storica dello stato indiano che nel XVI conobbe uno splendore paragonabile a capitali come Lisbona o Londra, ci è infatti sembrato di ricatapultarci in Europa a motivo delle innumerevoli chiese portoghesi; nella cattedrale è oltretutto conservata la salma di San Francesco Saverio: molti in queste terre accolsero la sua opera evangelizzatrice, le diocesi di Goa, assieme a quella di Cochin, sono infatti le più antiche e vive comunità nelle quali il cristianesimo si è radicato.Proprio la sopra citata Cochin è stata la nostra successiva e ultima destinazione, qui abbiamo passato i giorni più tranquilli e sereni del viaggio, nei quali abbiamo vissuto e goduto della speciale ospitalità della gente e, in particolare, della viva comunità cattolica presente.Il motivo di gioia più grande sono state le ordinazioni sacerdotali dei nostri due amici Anand e Xavier; considero una grande fortuna e un onore esser stato presente alle celebrazioni, alle quali abbiamo contribuito provando a cantare dignitosamente alcuni celebri canti italiani. Credo sia stata una grande ricchezza spirituale da custodire

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nel cuore quella di vivere momenti così significativi per tutta la Chiesa e, allo stesso tempo, particolarmente caratterizzati dalle cultura indiana con le loro sensibilità peculiari: come la decisione di ordinare i sacerdoti singolarmente all’interno della loro comunità d’appartenenza e di notare quindi l’attenta cura spesa da amici e parenti, una cura che ci ha mostrato una sincera partecipazione al destino e alla vocazione delle altre persone che formano una stessa comunità.Nei giorni in cui abbiamo visitato la città di Cochin siamo stati accompagnati da una guida, padre Chilton, che merita di essere nominato per la competenza ma soprattutto per l’aiuto più significativo a una lettura reale dell’India nelle sue ricchezze e povertà, e anche per l’esempio nello spirito di servizio di cui ci ha fatto dono. Assieme a lui come non ricordare l’insostituibile autista Sj che ha regalato i più bei sorrisi assieme ai luoghi turistici impagabili che costituiscono parte dell’insieme

di esperienze che, più che raccontate, andrebbero vissute.A questo punto posso confermare che le tante parole spese per descrivere un viaggio lungo ed intenso di oltre tre settimane restano comunque insufficienti. Come dicevo all’inizio, non credo sia possibile descrivere un così vasto e variegato paese in alcune righe, così come noi non abbiamo che colto solo alcuni aspetti tra i tanti presenti. Tuttavia a volte bastano davvero poche parole per dire molto e penso di aver trovato l’espressione che meglio descrive quest’esperienza più unica che rara; sono le parole che sin dal primo giorno ci hanno accompagnato scritte su un biglietto trovato appena scesi dall’aereo, e che nei momenti più significativi ci tornavano alla mente tirandoci fuori quel sorriso semplice e solare tipico dei nostri amici indiani. “Incredible India!” Che dire, lo trovo un motto decisamente azzeccato.

Massimiliano Ferrarini

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Il mIo sì nel grande sì dI dIo

L’ordinazione diaconale rappre-senta un passo decisivo per la

vita di un giovane incamminato verso il sacerdozio ministeriale. Innanzitut-to perché davanti al Vescovo si pro-nunciano alcune promesse definitive: vivere una vita segnata dal celibato, dalla preghiera intensa, dal servizio a Lui e ai fratelli. Ma ciò che, nel mio caso, ha reso assolutamente indele-bile l’esperienza dell’ordinazione è stato il profondo senso di vicinanza a Dio. Nei momenti centrali del Ri-to (la prostrazione durante il canto delle litanie dei santi, l’imposizione delle mani da parte del vescovo e la successiva Preghiera di Ordinazione) assieme a quella della Chiesa in pre-ghiera, ho percepito in maniera molto forte la tenera presenza di Dio accanto a me, “per me”... di un Dio buono, che prometteva di essermi vicino per sempre, nonostante la mia indegnità e la mia debolezza... Per sintetizzare lo stato d’animo con cui ho vissuto la celebrazione, riporto un passo del mio ringraziamento finale:«Ecco, oggi è il giorno speciale in cui Gesù ha consacrato il mio sì a seguirlo, un sì che è sbocciato alcuni anni fa nel mio cuore in modo tremolante, quasi un balbettio. Un sì che si è rafforzato nel tempo, che oggi diventa definiti-

vo nonostante non sappia di preciso a quali strade, prove, sfide e gioie mi chiamerà il Signore. Per fortuna è un sì che dico a Dio il quale per sua natura è Amore, fedele alle sue promesse. Ma a pensarci bene è Lui che, dopo avermi incoraggiato per anni, oggi pronuncia il sì più grande. Il mio sì, allora, è un tuffarmi nel sì grande di Dio. Oggi Egli ha accettato di prendermi al suo

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fianco e di essere garante del mio met-termi in gioco per Lui, nonostante le mie debolezze. Oggi Gesù rafforza la mia vocazione battesimale ad amare l’uomo e a servirlo in un modo sempre più conforme al suo, con tutta la vita e anche con la morte. L’apostolo Gio-vanni, l’unico degli apostoli ad avere negli occhi l’esperienza del Golgota, il supremo segno dell’amore di Dio per noi, esorta: “Carissimi, se Dio ci ha amati così, anche noi dobbiamo

amarci gli uni gli altri” (1Gv 4,11)».Sono già trascorsi alcuni mesi dalla mia ordinazione diaconale – avvenuta il 25 settembre insieme con altri sette uo-mini “diaconi permanenti” provenienti da tante parrocchie della diocesi –; ringrazio il Signore per il grande dono ricevuto e prego perché mantenga in me l’entusiasmo che ha accompagna-to quel giorno.

Paolo Biolchini

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Eccomi: così sia!Ciao a tutti! Ebbene sì, dopo cinque

anni di cammino in seminario, il momento al quale mi sono tanto pre-parato è arrivato. E come i miei con-fratelli prima, così anche io sono qua a scrivervi per condividerlo con voi! Sabato 20 novembre per la solennità di Cristo Re dell’universo, il Vescovo di Carpi S.E.R. Mons. Elio Tinti mi ha con-sacrato diacono! È ormai passata una settimana dall’ordinazione, ma la gioia e il ricordo sono tutt’ora così vivi che mi pare quasi che quel giorno non sia ancora terminato. Potrei descrivervelo nei minimi particolari, come se fosse oggi stesso! Ma chiaramente per pietà vostra non lo faccio! E allora cosa scri-vervi? Ho pensato di riportarvi alcune parole dell’omelia che Mons. Tinti ha recitato quella sera, l’ho trovata dav-vero splendida. Sono parole toccanti che stanno aiutando me, e spero pos-sano aiutare anche voi, a comprendere la bellezza di dedicare tutto se stessi solo al Signore.«Tu, carissimo Riccardo, ricevendo il dono del diaconato sei reso ripieno di Spirito Santo che ti configura pienamen-te a Cristo Gesù Servo e ti rende capace di fare dono della tua vita al Signore Gesù, innamorandoti sempre più di Lui e vivere come Lui in piena obbedienza

al Padre, vissuta anche nell’obbedienza al Vescovo diocesano. Non solo, ma lo Spirito Santo ti dona questa sera di es-sere: servo di preghiera e intercessione per tutti i fratelli che ti saranno affidati, servo della verità nella predicazione e nell’annuncio del Vangelo e servo di comunione nella Chiesa e nel mondo trasformandoti anche tu con Cristo in corpo donato e sangue versato per ogni fratello. Sii servo apprendendo dal Si-

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gnore Gesù le caratteristiche tipiche del servizio diaconale: un servizio gratui-to, permanente, duraturo; un servizio vissuto con amore e per amore, libero da gratificazioni e compensazioni, che genera e provoca negli altri la voglia e la volontà di servire e di consacrar-si gratuitamente al Signore e ai fratelli. Sentiti responsabile degli altri specie di chi è più nel bisogno; vivi come sempre capace di incontro, dialogo, disponibilità e mitezza, di prudenza e equilibrio, di pazienza e di amore alla verità e al Vangelo. Cristo Gesù che è

Vergine e Sposo della Chiesa Ti confi-guri a sé donandoTi di vivere una gio-iosa e piena verginità e sponsalità con la Chiesa nella carità e nella donazione tipica del Buon Pastore. Concludendo, mentre celebriamo la solennità di Cri-sto Re, chiediamo al Signore di avere sempre un pieno totale amore a Lui, alla Chiesa, a questa santa Chiesa di Carpi, esprimendo ora e sempre, sull’esempio di Maria Santissima e dei Santi, il nostro deciso e gioioso “Eccomi”. Così sia!»

Riccardo Paltrinieri

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“E la strada si apre, passo dopo passo...”

Domenica pomerig-gio: piove a dirot-

to. Sotto un ombrello di fortuna, io, mio fratello e mia cugina arranchia-mo verso il Duomo, evitando le pozzan-ghere e cercando di non scivolare sui pavi-menti umidi dei portici. Dai nostri volti traspare una grande emozione nell’attesa di uno dei passi più belli che io abbia mai fatto.“Non voi avete scelto me ma io ho scelto voi...”È stata la consapevolez-za di questa scelta che alla fine del Liceo Clas-sico mi ha spinto a chiedere di entrare in Seminario e a fare la richiesta, quest’anno, di essere ammesso tra i Candidati all’Or-dine del Diaconato e del Presbiterato. E davanti a tutta la Diocesi, il 21 Novembre, in occasione della Solennità di Cristo Re dell’Universo, la mia Ammissione è stata accolta, accompagnata dalla mia promes-sa al Vescovo di impegnarmi seriamente nel mio cammino di formazione e di pre-ghiera. La gioia di quel momento ancora mi accompagna in questo cammino quo-tidiano che non percorro da solo ma con a fianco il Signore che per primo mi ha amato e mi ha voluto bene. Ed è volen-do provare a ricambiare quest’immenso amore che mi rendo disponibile ad un

percorso che verifica (con i miei superiori, alla luce del rapporto con Dio) se il poter fare della mia vita un dono è davvero il de-siderio che orienta tutta la mia esistenza.“Vi ho costituiti perché portiate frutto...”Veramente in questi anni ho potuto sperimentare attraverso tanti frutti la pre-senza affettuosa del Signo-re e di cui non posso non ringraziaLo: grazie alla mia famiglia, che mi ha sempre sostenuto; grazie alla mia Parrocchia della Sacra Fa-miglia, in particolare ai Ra-gazzi del Gruppo Cristallo che ho avuto la gioia di se-

guire per tanto tempo, segno davvero per me dell’Amore di Dio; grazie al Seminario, ai suoi Superiori e a don Simone, che mi ha fatto scoprire la bellezza dello stare con Gesù; grazie alla Parrocchia di Spi-lamberto e ai suoi Scout, che mi hanno accolto con tanto affetto e si sono fatti miei compagni in questa parte di viaggio; GRAZIE, SIGNORE, PER TUTTO! Aiutami ad essere “come una di quelle navi che non hanno mai finito di ripartire ogni giorno; sempre pronte a spiegare le loro ali gi-ganti perché hanno il cuore grande come l’Oceano”!“... e il vostro frutto rimanga”, PER SEMPRE!

Giacomo Aprile

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Cento volte tantoil vescovo Douglas visto dal seminarioLo scorso 8 ottobre mons. Douglas Regattieri è stato nominato vescovo della diocesi di Cesena-Sarsina. Ordinato poi il 28 novembre da mons. Elio Tinti, vescovo di Carpi, insieme ai vescovi coconsacranti Bassano Staffieri, emerito di La Spezia-Sarzana-Brugnato, e Antonio Lanfranchi, che ha lasciato la diocesi di Cesena-Sarsina per venire abate e arcivescovo metropolita qui, nelle nostre terre. Un vescovo viene, un vescovo va.Ma queste cose le sappiamo tutti, le abbiamo lette e rilette su tutta la stampa locale; come più o meno abbiamo sentito la storia di mons. Douglas: originario di Vallalta, frazione di Concordia lassù a confine col mantovano, ordinato nel 1973, è per otto anni segretario del vescovo Artemio Prati poi, conseguita la licenza in teologia dell’evangelizzazione a Bologna e passato qualche anno come vicario parrocchiale a Mirandola, ricopre diversi incarichi in curia fino alla nomina a nostro rettore nel 1997 e a vicario generale nel 2001.Visto che ci sono molte altre fonti per saperne di più su queste cose, vorrei raccontarvi qui ciò che non potrete trovare altrove: queste ultime settimane viste dal nostro punto di vista, con gli occhi del seminario.L’8 ottobre, come tutti i mercoledì, abbiamo trascorso la mattinata allo Studio Teologico di Reggio. Sapevamo

però che non sarebbe stata una mattinata come le altre: alle 12:00 ci sarebbe stata la pubblicazione, da parte della sala stampa vaticana, del nome del nuovo vescovo di Cesena-Sarsina. Bob (come noi chiamiamo Marco), forte della sua abilità nell’utilizzo delle nuove tecnologie, era già pronto con il suo cellulare collegato via internet al mondo, e finite le lezioni, quando il pulmino e la buona vecchia Twingo ci hanno radunati per il rientro a Modena, ha diramato a tutta la comunità il proclama ufficiale: don Douglas sarà il vescovo di Cesena-

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Sarsina! Scrivo “don” Douglas, perché così noi suoi seminaristi carpigiani lo abbiamo sempre chiamato, e così si è sempre lasciato chiamare volentieri.Ovviamente qualche voce sulla sua nomina era già circolata ai pasti nei giorni precedenti, ma nulla di più, e per festeggiare volevamo aspettare di esserne certi. Noi seminaristi di Carpi lo abbiamo poi sentito il giorno stesso, durante la nostra mezz’ora di ricreazione serale, per condividere con lui la gioia e al contempo le preoccupazioni che questa nomina aveva portato, assicurandogli la nostra preghiera.Lo abbiamo poi incontrato tutti, carpigiani e modenesi, a Bologna, in occasione della messa per le vocazioni con il gruppo di preghiera Serra al santuario di san Luca (dopo la schiacciante vittoria a calcetto contro il pontificio seminario regionale), dove in sagrestia ci ha rivelato tutto il suo umile imbarazzo a mostrarsi come vescovo accanto al “suo” vescovo, indossando zucchetto e croce pettorale solo dopo la preghiera insistente di mons. Elio Tinti.Agli esercizi spirituali abbiamo poi incontrato i suoi nuovi seminaristi cesenati, che non hanno aspettato molto per venirci a chiedere, prima dell’inizio del grande silenzio del deserto, tutto e anche di più sul vescovo che attendevano, quasi come per conoscerlo in anticipo e accoglierlo così nel modo migliore.Intanto iniziavano già i preparativi per l’ordinazione, che ha visto noi seminaristi alle prese con ruoli e compiti nuovi: Riccardo come neo-diacono, Enrico ed io come improbabili “vice-

cerimonieri”. Tra tutti i momenti, il più forte è stato senz’altro proprio quello della sua ordinazione episcopale, nella quale abbiamo potuto pregare con lui e per lui, dare il nostro piccolo contributo affinché tutto potesse andare per il meglio, e dimostrargli insieme con tutta la gente accorsa in Cattedrale a Carpi per l’occasione la nostra riconoscenza e la nostra gioia.Ma è innanzitutto al Signore che va la nostra gratitudine per averlo sostenuto sempre nel suo ministero, per averci fatto sentire attraverso di lui la premura che la Chiesa ha per noi, e per aver esaudito con sovrabbondante amore la sua richiesta di poter un giorno diventare parroco, affidandogli non una parrocchia ma “cento volte tanto” (anzi, centouno, il numero di parrocchie della diocesi che lo accoglie come nuovo pastore).Anche lui, in questi anni in cui ci ha accompagnato come rettore, ha dato a noi altrettanto “in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi”, offrendoci una stanza dove appoggiarci per il nostro tirocinio pastorale, una comunità di fratelli con cui crescere nella nostra vocazione, e una formazione importante per prenderci cura della vita cristiana del popolo che un giorno, come a lui, anche a noi futuri preti sarà affidato.Mentre questo numero che avete tra le mani è in stampa, noi lo salutiamo sabato 11 a Carpi e lo accompagniamo il giorno dopo nel suo ingresso a Cesena, per ripetergli ancora una volta: grazie don Douglas!

Fabio Michelini

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Colgo al volo questa opportunità, che don Simone mi ha dato, per

descrivere il campo vocazionale Gic- Seminaristi a v v e n u t o dal 12 al 18 luglio, nella con-sueta loca-lità Santo-na, con un occhio “di-verso” da quello dei partecipanti e dagli “addetti ai lavori” (Don Simone, Don Paolo, Don Fabrizio e Don Sergio), per esprimere le emozioni e i sentimenti che si creano in queste giornate da parte di tutti noi, risco-prendo valori che, purtroppo, a volte ci sfuggono, con il logorio, lo stress, il corri-corri della vita che affrontiamo quotidianamente.Tra le cose che mi hanno colpito du-rante questa settimana, desidero anzi-tutto sottolineare la disponibilità dei ragazzi ad integrarsi gli uni con gli altri, ad affrontare condizioni nuove, che raramente a casa per tanti motivi, sono chiamati a vivere, come la pulizia delle loro stanze, il refettorio, le parti comuni ove si gioca o ci riunisce per i momenti spirituali e di incontro, l’or-dine delle proprie ed altrui cose, in un certo modo la disciplina, che deve es-sere tutelata all’interno della cosiddetta “casa”, nomignolo dato dai ragazzi, da non confondere con quella televisiva del Grande Fratello, pessimo esempio di vita sociale collettiva, per il rispetto che si deve avere in queste occasioni di vita comune.Ovviamente il campo estivo non è fatto

solo di queste attività: la parte spiritua-le, organizzata da Don Simone con il supporto di Don Paolo, rimane sempre

l ’aspetto più im-por tan te di questi giorni ed è carat-ter izzata da mo-menti di preghiera, riflessioni

di gruppo e personali, costruttive per il nostro spirito. Accanto alla parte spiri-tuale si svolgono gite e ritrovi. Quest’an-no il tradizionale ritiro si è svolto nel paese natìo di don Simone, Montese.DonSi, chiamato così dai ragazzi, visto che “giocava” in casa ha chiesto, con il supporto del Sindaco e dei suoi com-paesani, che ringraziamo per l’aiuto prestatoci, la possibilità di utilizzare il parco pubblico ai piedi del borgo me-dievale, permettendo così di accam-parci per la grigliata da effettuare nella pausa del ritiro. E’ stato inoltre possibile entrare nel castello e salire sulla torre del paese per una visita riservata a noi del Seminario, seguita da una passeg-giata pomeridiana nel paese. Altra attività curiosa: i giochi creati ed eseguiti dai ragazzi. In questa edizio-ne, a differenza degli altri anni, è stata nominata una “commissione giochi”, formata da alcuni elementi tra i GIC e i Seminaristi, eleggendo presidente il macchiavellico Giacomo Aprile. E’ inutile raccontare l’alchimia dei giochi, perché come dice sempre Don Paolo: “Non ci sto capendo niente, ma mi sto divertendo”, della serie -Non capisco

La Santona: riscoperta

di valori umani e spirituali

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ma mi adeguo -. Egli partecipa sempre coadiuvato da Don Simone, Don Fabri-zio, tutti entusiasti per la partecipazioni ai giochi: a dire il vero, sembravano loro i ragazzi.Abbiamo avuto l’onore di avere, come compagno di avventura e di spiritualità, anche se per due serate soltanto, l’Ar-civescovo di Modena, Mons. Antonio Lanfranchi che, nonostante le fatiche del suo cammino per effettuare le vi-site alle varie parrocchie dislocate nel nostro Appennino, ha osservato con piacere, il gioco serale chiedendo ai ragazzi, il mattino successivo, chi fosse il vincitore o la squadra vincitrice e con-versando con alcuni di loro sulle attività che svolgevano durante la permanenza nella “casa”.Questi sono alcuni dei momenti che ho vissuto insieme ai ragazzi e che, anche se ero ai fornelli, oppure ad eseguire pulizie o quant’altro si presentava du-rante la giornata, mi hanno fatto riflet-tere in particolare riguardo ad alcune

considerazioni che a volte facciamo noi genitori (sono padre di due figlie), quando diciamo che i nostri figli non hanno iniziative oppure non ci sono più i valori morali di una volta e soprattutto non siamo stati capaci di trasmetterli. Ebbene con mio grande piacere, sono stato smentito dai fatti, che ho riscontra-to in questi giorni eccezionali, di fatica, ma di gran sollievo nel vedere questi giovani che si sono adoperati per la collettività di cui facevano parte.Un ringraziamento davvero sentito agli educatori nominati durante questa mia riflessione personale, poiché sono ve-ramente persone che, con il loro spi-rito e con le diverse caratteristiche sia di ruolo, ma soprattutto di carattere, trasmettono ai giovani, i valori morali e spirituali, di cui ho scritto in prece-denza, rispettando soprattutto le loro future vocazioni.

Alessandro Pignataro(marito della cuoca Anna)

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In gIro per I collI bolognesI…

In un’epi-

ca sfida sul cam-po del Pontificio Seminario di Bolo-gna, il 19 o t t o b r e scorso i s e m i n a -risti di Modena si sono laureati cam-pioni regionali di calcio a sette, dopo una maiuscola prova di forza contro i temibili avversari bolognesi. La partita, organizzata dalla commissio-ne sportiva dei due seminari, è stata l’occasione per un incontro fraterno tra i seminaristi di Modena e Carpi e i ragazzi delle diocesi romagnole, nello scambio delle reciproche esperienze ecclesiali e di vita comunitaria. Ma an-diamo con ordine.Arrivati in pulmino a Bologna nel primo pomeriggio e indossati gli abiti spor-tivi, i seminaristi hanno dato inizio al match. Fin dalle prime battute della partita non c’è stata storia: la supre-mazia tecnico-tattica dei modenesi ha schiacciato la formazione bolognese. I goals di Enrico, don Paolo Biolchini e la doppietta di don Riccardo hanno prostrato capitan Savorelli e compagni che, con due sole reti all’attivo, hanno dovuto soccombere allo strapotere av-versario. In particolare evidenza, oltre ai tre attaccanti, è stata l’arcigna coppia difensiva composta da Max e Paolo.

Al termi-ne della gara, i ra-gazzi del Regionale ci hanno ospitato in refetto-rio per la merenda. È stata una bella

occasione per conoscerci meglio e scambiare le rispettive esperienze di vita comunitaria. Aumentano sempre più le occasioni d’incontro con i se-minaristi delle altre diocesi della regio-ne e anche il pretesto di una partita di calcio è utile per crescere sempre più in questa comunione.Dopo i saluti, siamo saliti in pellegri-naggio al Santuario della Beata Vergine di San Luca, dove abbiamo celebrato l’eucarestia assieme al vescovo di Carpi, mons. Elio Tinti e al neo-vescovo di Ce-sena-Sarsina, mons. Douglas Regattieri, già rettore del seminario di Carpi. La cena conviviale presso il ristorante Da Vito, infine, è stata la degna con-clusione di una giornata memorabile: la vittoria sul “Regionale” rappresenta per Modena la definitiva consacrazio-ne a nuova stella del panorama calci-stico emiliano. Al completo del pro-prio organico, gli attuali detentori della “Secchia” non hanno rivali all’altezza di poter reggere l’urto del proprio tridente offensivo!

Enrico Caffari

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Ricordando don Alberto Bernardoni, “animatore vocazionale”

Caro don Alberto,in questi due anni, da quando a causa della malattia ci hai privato della tua se-rena presenza a pranzo in Seminario, ci siamo sentiti varie volte con brevi mes-saggi sul cellulare. Eri sempre preciso e puntuale nel farmi gli auguri per il comple-anno, per l’onomastico e per l’anniversario di ordinazione sacerdotale. Io ti ricordavo in modo particolare quando celebravo la messa a Iola di Montese, tua parrocchia di origine. Da lassù ti mandavo un messag-gio assicurandoti una preghiera durante la messa. Quando per sant’Alberto, il 15 novembre scorso, ti ho mandato gli au-guri mi hai risposto con un messaggio in bianco: in quel momento ho capito che le tue condizioni erano peggiorate. Oggi desidero scriverti qualche riga in più ri-spetto a quei messaggini che ci tenevano informati l’uno dell’altro: qualche sempli-ce parola per ringraziare il Signore che ti ha posto sul mio cammino. La prima volta che ti ho incontrato fu a Palagano nell’esta-te del 1997. Non ero ancora seminarista, avevo appena fatto l’esame di maturità. Ero venuto con il coro di Montese per un concerto nella tua parrocchia. Subito mi colpirono la tua cura e il tuo amore per Gesù Eucaristia, che stavi riponendo in sagrestia accompagnato da due chie-richetti con in mano le candele accese, poiché durante un concerto non ritenevi opportuno che la pisside rimanesse nel tabernacolo. E’ proprio questa passione eucaristica il tesoro e l’eredità che ci la-sci e che lasci in particolare a noi tuoi confratelli. Era un amore che comunicavi a chi ti vedeva pregare davanti al taber-

nacolo della Chiesa di Maranello, in cui avevi creato un vero angolo di preghie-ra; oppure alla mattina presto quando ti raccoglievi in Duomo davanti all’alta-re del SS. Sacramento; o nella cappella del Seminario quando arrivavi prima di pranzo. Nella tua vita sacerdotale avevi anche svolto il ruolo di incaricato per la pastorale vocazionale. Per questo motivo di tanto in tanto mi davi qualche consiglio che volentieri accoglievo, poiché in esso traspariva la tua saggezza e la tua profon-da spiritualità. Erano sempre esortazioni a pregare e a far pregare per le vocazioni sacerdotali. Mi avevi chiesto di fare un’im-maginetta “eucaristica” con una preghiera per le vocazioni, perché sostenevi che la vocazione al sacerdozio ministeriale è racchiusa nel tabernacolo: da lì inizia e lì trova forza e vigore.Grazie don Alberto, perché la tua pre-ghiera unita all’offerta del tuo sacrificio e delle tue sofferenze ha portato molto frutto: sono certo che i seminaristi entrati in questi ultimi anni devono la loro scelta anche a te. Ora contempli il volto del Padre nella gloria del Cielo, inserito in quell’amore eucaristico che ha segnato tutta la tua vita. Io non smetterò di man-darti messaggi come abbiamo fatto in questi anni: presentali al Signore, per le vocazioni sacerdotali, per i nostri semi-naristi, per noi tuoi confratelli, per la tua amata montagna e per tutte le persone che hai amato e servito nel tuo ministero sacerdotale.Modena, 6 Dicembre 2010

Don Simone

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rIcordIamo I nosTrI sacerdoTI deFUnTI

mons. aldo VandelliNato a Corlo di Formigine il 7 Febbraio 1916, ordinato sacerdote 7 Giugno 1941, defunto il giorno 23 Ottobre 2010. Ha esercitato il ministero pastorale come vicario parrocchiale a Magreta dal 1941 al 1954. Parroco di Maranello dal 1954 al 1983. Cappellano di Vignola dal 1983 al 2004. In quell’anno si ritira alla Casa del Clero a Cognento. Nel 1993 nominato cappellano di Sua Santità.

mons. alberto bernardoniNato a Maesrno di Montese il 8 Novembre 1932, ordinato sacerdote il 6 Giugno 1955, defunto il 3 Dicembre 2010. Ha esercitato il ministero pastorale come in-segnante nel Seminario di Fiumalbo dal 1955 al 1963. Dal 1963 al 1965 direttore del Collegio “San Carlo” di Monteombraro. Direttore del Pensionato per ragazzi presso l’Ente Diocesano per l’Educazione e la Salvezza della Gioventù (Città dei Ragazzi) in Modena dal 1965 al 1970. Dal 1966 al 1972 viene nominato incaricato diocesano “Opera Vocazioni Ecclesiatiche Sacerdotali” (O.V.E.S.). Dal 1970 al 1993 è parroco a Castelvetro e vicario foraneo della Zona Pastorale “Pedemontana Est” dal 1992 al 1993. Nel 1993 nominato cappellano di Sua Santità. Parroco a Palagano dal 1993 al 1997 e di Boccasuolo dal 1994 al 1997. Dal 1997 al 2007 è nominato parroco a Maranello e vicario foraneo della Zona Pastorale “Pedemontana Ovest” dal 2004 al 2007. Nel 2007, dopo la rinuncia alla parrocchia di Maranello, è nominato canonico del Capitolo Metropolitano di Modena e penitenziere della Basilica Metropolitana di Modena dal 2007 al 2010.

Offerte ed offerenti (Le cifre rispondono agli euro offerti)

M. D. 50; N.N. 20; Franchini Francesco 10; Bigi Anna Maria 300; Zoboli Renata 50; Famiglia Bernabei 20; Suore della Carità di S.G.A. 15; Venturelli Maria Rosa 20; Ronchi Leonilde

50; Gualmini Graziano 25; Biagini Iginio 15; Picoole Sorelle di Gesù Divin Lavoratore 20; Fondazione di religione Gesù Divin Lavoratore 20; Luppi Adriana 30; Barbieri Loredana 30; Radighieri Maria Rosa 25; Santunione Adele 20; Ricci Angela 20; Scunzani Benedetto 15; Maccaferri Paolina 25; Panciroli Sergio 20; Fregni Maria Luisa 20; S.E.M. Foresti Bruno 40;

Fioratti Laura 25; Piccioli Gian Pietro 50; Rizzi Giovanni 50; Suore Domenicane 50; Chiti Francesco 25; Fornaciari Annunziata 10; Volpi Gianpaolo 15; Istituto Figlie dell’Oratorio 45; Vincenzi Giovanni 25; Soli Paolo 10; Alberto e Concetta 50 (in memoria di don Alberto Bernar-

doni); Fornaciari Paolo 10; Parrocchia di Camposanto 922.10; Parrocchia di Nonantola 300, Cavicchioli Maria 50; Ballotti Maria Grazia 20; N.N. 60; Parrocchia di San Paolo 100;

Melioli Pietro 30 (in memoria di don Pierluigi Pierotti); Suore Adoratrici 15; Palazzi Gian Carlo 100; Massari Paolo 40; Ori Teresa 15; Benassi Lucinio 11; Bergamini Piergiorgio 80; Gennari Stefania

100; Solmi Antonio 25; Zaccanti Gianluca 25; Minelli Valentino 20; Martinelli Cecilia 30; Fam. Soli 25; Corradini Palmieri Anna M. 25; Grandi Rosina 20.

In occasione della giornata diocesana del seminario sono state raccolte varie offerte per le quali ringraziamo i singoli e le comunità parrocchiali. a conclusione di questo anno 2010 chiediamo agli abbonati de la Voce del seminario di confermare la disponibilità a ricevere la rivista o di

disdire, qualora non si desiderasse più riceverla, telefonando alla portineria del seminario aperta nei giorni feriali dalle 8 alle 13 e dalle 15 alle 19.