PRESENTAZIONE A CURA DI STEFANIA SAVOCCO - Liceo … · 2016-12-02 · PERSONAGGI CHIAVE I principi...
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PRESENTAZIONE A CURA DI STEFANIA SAVOCCO
PERSONAGGI CHIAVE
I principi Armin (Arminius) e Wulf (Flavus)
Sigmer, il re dei Cherusci (tribù dei Germani)
Il centurione Marco Celio Tauro (e la sua “vitis”)
Ottaviano Augusto (imperatore dal 27 a. C al 14 d.C.)
I comandanti (figli di Livia) Tiberio e Druso (quest’ultimo
morto). Il figlio di Druso, Germanico
Giulia, figlia di Augusto, e Iulo Antonio, figlio di Marco
Antonio
Publio Quintilio Varo, già governatore in Siria, legato
augusteo e proconsole nei territori della Germania occupata.
BARBARI (PGG. 72 SG.)
“Perché quando dice “barbari” guarda sempre noi?” domandò
sottovoce Flavus”.
“Lavatevi ogni volta che usate le latrine e pettinatevi i capelli.
Non voglio abitudini barbariche come i capelli lunghi”
La zuppa si mangia con il cucchiaio, non sorbendo
rumorosamente dalla scodella come fanno le bestie.”
“Vi spiegherò tutto io stesso, vi insegnerò a parlare Latino
invece che abbaiare come fanno i barbari.”
In greco βάρβαρος, letteralmente “balbuziente”, voce
onomatopeica con cui i Greci designavano chi non parlasse la loro
lingua.
LOGOS & CAOS
“”Dopo qualche generazione … i Germani … saranno
diventati legionari, curatori di acquedotti e strade,
commercianti e imprenditori. Riceveranno onori e
riconoscimenti, vivranno in case con l’acqua corrente,
mangeranno cibi cucinati con ricette elaborate. Alcuni di
loro diventeranno poeti, filosofi e musicisti, altri ancora ci
governeranno in qualità di magistrati, si taglieranno le
selvagge criniere, adotteranno spontaneamente la lingua
latina e il nostro taglio di capelli.” […]
“Esiste anche la componente caotica della storia, legato!””
(pg. 229)
EDILIZIA
IL GENIO MILITARE ROMANO
RAPPRESENTATO SULLA COLONNA
TRAIANA AGLI INIZI DEL II SECOLO.
“Una strada lastricata di pietre
levigate, larga almeno trenta
piedi, perfetta in ogni
particolare, asciutta e dritta,
costante nelle sue dimensioni
e completa nella sua struttura.
Era bella come se gli stessi
dei l’avessero costruita”
(pg. 10)
TESTUDO - TESTUGGINE
“si resero conto ben presto di
come la loro statura non valesse
contro le formazioni serrate, le
“testuggini” che formavano un
solido tetto di scudi, né contro la
pioggia dei pila che precipitava dal
cielo come grandine d’acciaio, né
contro le macchine che
scagliavano dardi da tre libbre e
sfere infuocate di canapa e pece.”
(pg. 232)
STATO – RES PUBLICA - OBBEDIENZA
“Nell’esercito romano - rispose Flavus - la disciplina è la
cosa più importante: tutto il resto viene dopo, anche la
famiglia, anche i padri, le madri e i fratelli. Non è
cocepibile disobbedire a un ordine. Io stesso, quale
comandante di un’ala di cavalleria ausiliaria, ho più volte
decretato punizioni per i miei uomini se si prendevano
delle libertà fuori dal regolamento. La disciplina è fra le
cose che hanno reso grande Roma” (pg. 201)
“Lo Stato per noi è tutto. E’ una cosa sola con la nostra
vita, le nostre famiglie il nostro popolo.” (pg. 22)
L’ESERCITO SOTTO AUGUSTO AUGUSTO LORICATO
Augusto formò un esercito di soli
volontari, con ferma di 16 anni.
Servivano nelle legioni imperiali
anche dei non cittadini
come auxiliarii, i quali al termine
dei 20 – 25 anni di servizio
potevano diventare cittadini.
Le legioni sotto Augusto erano
formate da circa 6000 uomini.
Il princeps lasciò alla sua morte 25
legioni, ma prima del disastro di
Teutoburgo erano oltre 30.
LA BATTAGLIA (9/9/9 D. C.)
CASSIO DIONE, STORIA ROMANA, LVI, 19
« [Varo] pose la sua fiducia su entrambi [Arminio ed il padre Sigimero], e
poiché non si aspettava nessuna aggressione, non solo non credette a tutti
quelli che sospettavano del tradimento e che lo invitavano a guardarsi alle
spalle, anzi li rimproverò per aver creato un inutile clima di tensione e di
aver calunniato i Germani [...] »
« [...] il piano procedeva come stabilito. [Arminio e i suoi Germani scortarono
Varo] [...] e dopo aver ottenuto il permesso di fermarsi ad organizzare le
forze alleate per poi andargli in aiuto, presero il comando delle truppe
[quelle nascoste nella selva di Teutoburgo], le quali erano già pronte sul
luogo stabilito [per l'agguato] [...] dopo di ciò le singole tribù uccisero i
soldati che erano stati lasciati a presidio dei loro territori [...] e poi
assalirono Varo che si trovava nel mezzo di una foresta da cui era difficile
uscire [...] e là [...] si rivelarono nemici [...] »
“TEUTOBURGO” (PG. 285)
“Arrivò prima il vento che piegava le chiome delle querce e dei faggi. Subito dopo,
una pioggia torrenziale si abbatté sugli uomini stanchi. La folgore schiantò una
quercia secolare e un ramo enorme cadde di traverso sul sentiero ferendo non pochi
uomini, azzoppandone altri e facendone altrettanti intralci per la marcia. Li deposero
su uno dei carri dove forse un chirurgo avrebbe potuto intervenire per salvarli. Le
condizioni erano ormai impossibili per la marcia, i carri e gli animali da traino
intralciavano continuamente il cammino, la pioggia torrenziale rendeva scivoloso il
terreno inducendo nei soldati un senso di profondo scoramento, quasi una
rassegnazione alla sconfitta prima ancora che iniziasse la battaglia.
Lo stillicidio di perdite aumentava quasi a ogni passo, i guerrieri germani si
trovavano a loro agio nel fitto della boscaglia, invisibili, mobilissimi, leggeri; colpivano
fulminei e si ritiravano per andare ad appostarsi oltre. L’impossibilità di difendersi
faceva sentire i soldati romani come bersagli immobili di un cacciatore micidiale e
spietato. E il martello di Thor non cessava di far tremare l’aria e la terra del suo cupo
boato.”
L’ERRORE DI VARO (PG. 260)
“La giustizia germanica era semplice. Qualora vi fosse
una contesa fra due guerrieri o maggiorenti aveva luogo
un combattimento. Il perdente aveva torto, il vincitore
aveva ragione. Era facoltà di chi soccombeva arrendersi
e riconoscere il diritto dell’avversario. Il coraggio e il
valore erano alla base di questa legge non scritta e la
soluzione dei problemi era fra due persone.
Varo applicava la legge romana ignorando gli usi e i
costumi dei Germani e la applicava in un modo
inflessibile che umiliava chi doveva subire il giudizio”
LA LEZIONE DI CESARE E DI TACITO …
“Continuiamo a combattere gli uni contro gli
altri, ad accettare tutto quello che i Romani ci
impongono. Ma noi possiamo vincerli, noi
possiamo unirci e mettere insieme un esercito
di centomila guerrieri! Io so tutto di loro, io so
come batterli. Presi uno per uno sono dei
piccoli uomini meno forti di chiunque di noi,
meno coraggiosi, meno duri, inferiori per
corporatura!” (pg. 257)
FIDES (PGG. 333-334)
“Io non sono servo di nessuno! Ho dato la mia parola e l’ho
mantenuta, come fanno loro: Germanico ha promesso che
avrebbe trattato umanamente tua moglie e tuo figlio e ha
mantenuto la parola. Tu hai accettato la cittadinanza romana, il
rango di cavaliere, hai indossato la toga e poi hai tradito. Tu hai
tradito, capisci? Non io! Lo sai quanti amici miei sono morti a
Teutoburgo? Amici che mi avevano salvato la vita tante volte in
battaglia: tagliati a pezzi! E Tauro? L’hai ucciso tu, no? E Thiamino,
e Privato? Ci portavano il cibo in tavola, ricordi? Cosa gli avete
fatto? Tagliato la lingua? Cavato gli occhi? E Varo? Hai mangiato il
suo pane, bevuto il suo vino, carpito la sua fiducia e poi gli hai
tagliato la testa. Non sei mio fratello, sei un bastardo! Io ho una
parola sola, tu ne hai mille!”