Preparazione al test di verifica al test di verifica dei “saperi in ingresso”, test A.L., per il...

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Preparazione al test di verifica dei “saperi in ingresso”, test A.L., per il Corso di laurea di primo livello in Lingue e Culture Moderne a cura di Emanuela Cotroneo, Alessandra Giglio, Cristina Oddone

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Preparazione al test di verifica

dei “saperi in ingresso”, test A.L., per il

Corso di laurea di primo livello

in Lingue e Culture Moderne

a cura di Emanuela Cotroneo, Alessandra Giglio, Cristina Oddone

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Sommario Introduzione ............................................................................................................................................. 3

Comprensione della lettura I ..................................................................................................................... 4

Soluzione della prova e commento ..................................................................................................... 7

Comprensione della lettura II .................................................................................................................. 11

Soluzione della prova e commento ................................................................................................... 14

Comprensione della lettura III ................................................................................................................. 18

Soluzione della prova e commento ................................................................................................... 21

Comprensione della lettura IV ................................................................................................................. 25

Soluzione della prova e commento ................................................................................................... 28

Comprensione della lettura V .................................................................................................................. 30

Soluzione della prova e commento ................................................................................................... 35

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Introduzione

Il presente manualetto di esercitazioni ha lo scopo di guidare lo studente che si immatricola al Corso di laurea di primo livello in Lingue e Culture Moderne dell’Università degli Studi di Genova, alla preparazione per la prova dei “Saperi minimi” che si svolge tutti gli anni all’inizio dell’anno accademico (per informazioni sulle date, si consulti il sito http://www.lingue.unige.it). Il libretto offre allo studente qualche esempio di prova d’esame, completo di soluzioni e di commenti teorici, fornendo così alcune linee guida durante la fase di preparazione al test. Nell’utilizzare l’eserciziario sarà tuttavia opportuno rifarsi anche ad una buona grammatica della lingua italiana delle scuole superiori (un’indicazione può essere “L. Serianni, Prima lezione di grammatica, Laterza, Roma-Bari, 2006”) per avere un ulteriore supporto durante l’esecuzione degli esercizi. Le prove raccolte nel libretto vogliono testare esclusivamente la competenza di comprensione testuale delle future matricole. Sono presentati, quindi, esercizi strettamente legati ai testi proposti per l’analisi, ma in una varietà di tipologia e formato intesa a garantire approcci testuali diversificati. Ogni prova è però riconducibile ad un percorso ben preciso: dopo la presentazione del testo di lettura, si procede inizialmente alla verifica della comprensione globale; successivamente, si passa ad un’analisi approfondita del testo, con alcune riflessioni di tipo lessicale e funzionale del brano; infine, è presente un’ultima parte che si focalizza sullo sviluppo dell’abilità di riformulazione testuale. Le letture scelte, infine, sono in larga misura tratte da saggi e trattati utilizzati come libri di testo negli insegnamenti istituzionali del Corso di laurea; questo permette non soltanto di verificare le competenze dello studente attraverso materiali autentici, ma di offrirgli anche l’opportunità di avere un’idea chiara della complessità dei testi che dovrà affrontare nel percorso di studi che sta per intraprendere. Buon lavoro!

Ringraziamenti La realizzazione dell’esercizario non sarebbe stata possibile senza la preziosa collaborazione con il Prof. Michele Prandi e con la prof.ssa Jacqueline Visconti; si ringrazia anche la Prof.ssa Micaela Rossi e tutta la Commissione responsabile della realizzazione della prova dei “Saperi Minimi” per il validissimo aiuto e per la mediazione operata durante le fasi di stesura.

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Leggi il brano e fai gli esercizi proposti.

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Blog di guerra. Il caso di Salam Pax1 Come è noto, il 20 marzo 2003 ha avuto inizio la guerra in Iraq. La seconda guerra del Golfo, come é stata anche chiamata, e stata un'occasione per numerosi blogger di dedicare largo spazio agli avvenimenti bellici, riportando notizie, cronache e filmati di quanto avveniva sul campo di battaglia. Tra tutti ha subito attirato l'attenzione di migliaia di persone sparse in tutto il mondo un blog dal titolo Where is Raed? Per un breve periodo, si è ritenuto che questo blog fosse falso, costruito ad arte da qualcuno per chissà quale fine. Questo dubbio si è dissipato quando alcuni giornalisti occidentali hanno incontrato di persona «Salam» e hanno potuto raccontare la storia di un giovane che, mentre Ie televisioni e i giornali di tutto il mondo spendevano milioni di dollari per coprire quanto stava succedendo in quello sfortunato paese, grazie ad un computer e una normale linea telefonica era in grado di fornire praticamente in tempo reale al mondo intero la più affascinante descrizione delIa vita di una nazione in guerra. Salam Pax era un architetto iracheno di ventinove anni che viveva con i suoi genitori e fratelli a Baghdad. II suo migliore amico era Raed, un giovane giordano-palestinese che aveva conosciuto quando era studente di architettura e che in quel periodo stava seguendo un corso di perfezionamento in Giordania. I loro rapporti però, vista la situazione politica internazionale, si erano un po' allentati e così Salam pensò di iniziare un blog dove scrivere le ultime notizie da Baghdad nella speranza che il suo «incostante» amico le leggesse. Per questo motivo decise di chiamare il suo blog «Where is Raed?». Nei primi mesi i suoi post riguardavano notizie banali: una certa persona si era sposata, lui aveva avuto l'influenza, aveva fatto questo e quello. Si guardò anche in giro. Cercò se c'erano altri blog iracheni o comunque in lingua araba e si accorse che qualcuno esisteva. Solo che tutti non facevano che parlare di Corano e di Allah. Nessuno tentava di entrare nel merito degli avvenimenti che stavano incombendo sull'Iraq. «Non c'era niente che riguardasse quello che stava per succedere qui», dichiarò ai giornalisti occidentali che lo avevano finalmente incontrato. Fu così che decise di iniziare a descrivere gli aspetti più salienti della vita degli iracheni sotto il regime di Saddam Hussein. Una decisione sicuramente molto rischiosa visto che circa duecentomila persone erano scomparse per reati molto meno gravi di un'aperta critica alla dittatura. Ma, come molti iracheni, Salam era abituato al pericolo. Quattro suoi parenti stretti erano già scomparsi. L'anno precedente, per nessun apparente motivo, uno dei suoi amici più cari era stato ucciso da ignoti mentre guidava la macchina. Altri due amici erano stati arrestati: uno era stato rilasciato, ma dell'altro non si erano avute più notizie. Salam però decise di andare avanti. Ci sono molte cose che colpiscono chi ha avuto modo di seguire per un certo periodo il blog di Salam Pax a cavallo della seconda guerra del Golfo. La prima è l’irriverenza che ha sempre mostrato nei confronti del regime di Saddam Hussein – e che ha fatto nascere il sospetto che dietro la facciata di Salam Pax si nascondesse in realtà qualche agente della CIA o del Mossad. Mentre infatti i giornalisti stranieri si arrovellavano sui possibili significati delle dichiarazioni di fedeltà da parte di iracheni conosciuti per strada per trarne una qualche sottintesa indicazione di dissenso, Salam ha sempre trattato nel suo blog i governanti iracheni con aperto disprezzo. La seconda cosa che colpisce il lettore è che, al contrario dello stereotipo che vede negli iracheni della gente povera, analfabeta, dedita ad una vita da società sottosviluppata, in breve persone molto diverse e lontane da noi sotto tutti i punti di vista, Salam si rivela un giovane cosmopolita, culturalmente aperto, attento a quanto avviene nelle pieghe del mondo occidentale. Insomma, sia che inveisse contro l'inerzia degli studenti iracheni sia che criticasse il comportamento dei soldati americani o inglesi, Salam ha dimostrato di possedere un' attenzione per i dettagli e un'assenza di pregiudizi che hanno fatto del suo blog una lettura essenziale per comprendere gli avvenimenti della seconda guerra del Golfo. Dimostrando così, una volta di più, come uno strumento di comunicazione apparentemente «povero» possa trasformarsi, nelle mani giuste, in una formidabile fonte di informazioni capace di competere e in questo caso forse anche di superare i media tradizionali come i giornali e la televisione.

1 Adattato da A. Roversi, Introduzione alla comunicazione mediata da computer, Il Mulino, Bologna, 2004.

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Esercizio 1. Individua le 10 informazioni corrette che sono presenti nel testo:

1. Inizialmente il blog “Where is Raed” era considerato dai giornalisti occidentali un artefatto molto credibile.

2. I mass media hanno riportato fedelmente le notizie sulla guerra in Iraq.

3. Salam ha potuto raccontare, tramite il blog, l’andamento reale della guerra in Iraq.

4. Salam studiava alla facoltà di Architettura durante il periodo delle prime avvisaglie del conflitto armato.

5. Raed aveva frequentato l’Università in Giordania.

6. Raed e Salam si frequentavano meno a causa delle tensioni internazionali.

7. “Where is Raed” è un blog nato per scrivere le vicissitudini della vita di Raed.

8. Salam ha iniziato a scrivere sul blog di Raed per raggiungere l’amico lontano.

9. I primi post del blog raccontavano gli avvenimenti quotidiani a Baghdad.

10. “Where is Raed” aveva anche una sezione in cui si affrontavano temi di tipo religioso.

11. Salam era ben conscio del rischio che correva con i suoi scritti.

12. Il modo di scrivere di Salam ha fatto credere che l’autore del blog non fosse un semplice cittadino iracheno.

13. Inizialmente, il blog era sorvegliato dalla CIA.

14. Salam è una persona informata e disponibile allo scambio con altre culture.

15. “Where is Raed” è considerato un blog fondamentale per informarsi sulla guerra in Iraq.

16. Il blog può essere maggiormente informativo dei mass media tradizionali.

Esercizio 2. Per ognuna delle parole seguenti scegliete l’opzione che sembra la più corretta. 1. Alla riga 7, dissipato significa:

a) allargato b) sciolto c) sperperato

2. Alla riga 26, salienti significa:

a) rilevanti b) in salita c) perspicaci

3. Alla riga 34, irriverenza significa:

a) pertinenza b) impertinenza c) insolenzità

4. Alla riga 37, si arrovellavano significa:

a) pensavano b) litigavano c) si sforzavano

5. Alla riga 38, ne sostituisce:

a) le dichiarazioni b) i giornalisti c) gli iracheni

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Esercizio 3 Per ogni frase data, scegli se la riformulazione proposta è corretta o no.

È equivalente?

1. “Per un breve periodo, si è ritenuto che questo blog fosse falso, costruito ad arte da qualcuno per chissà quale fine” (righe 6-7) è equivalente a: “Per un breve periodo, il blog è stato considerato un inganno, dato che sembrava essere stato progettato per altri scopi”.

Sì No

2. “I loro rapporti però, vista la situazione politica internazionale, si erano un po’ allentati e così Salam pensò di iniziare un blog dove scrivere le ultime notizie da Baghdad nella speranza che il suo «incostante» amico le leggesse” (righe 17-19) è equivalente a: “La situazione politica internazionale aveva fatto sì che la loro amicizia si interrompesse; così, Salam aveva pensato di scrivere le novità che accadevano a Baghdad sperando che il suo lontano amico le leggesse”.

Sì No

3. “«Non c'era niente che riguardasse quello che stava per succedere qui», dichiarò ai giornalisti occidentali che lo avevano finalmente incontrato” (righe 24-25) è equivalente a: “Il ragazzo disse ai giornalisti che non si trovava nulla, in Rete, che parlasse dell’incombente guerra”.

Sì No

4. “La seconda cosa che colpisce il lettore è che, al contrario dello stereotipo che vede negli iracheni della gente povera, analfabeta, dedita ad una vita da società sottosviluppata, in breve persone molto diverse e lontane da noi sotto tutti i punti di vista, Salam si rivela un giovane cosmopolita, culturalmente aperto, attento a quanto avviene nelle pieghe del mondo occidentale” (righe 38-43) è equivalente a: “La seconda cosa che colpisce riguardo Salam è che è un ragazzo aperto, cosmopolita, che si documenta sul mondo, ma è un’eccezione in una cultura gretta, inetta, indigente”.

Sì No

5. “Insomma, sia che inveisse contro l'inerzia degli studenti iracheni sia che criticasse il comportamento dei soldati americani o inglesi, Salam ha dimostrato di possedere un' attenzione per i dettagli e un'assenza di pregiudizi” (righe 44-46) è equivalente a: “Salam, nei suoi commenti ricchi di dettagli e assenti di pregiudizi, parlava dell’inoperosità degli studenti oppure del comportamento dei soldati occidentali”.

Sì No

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Commento L’estratto proposto è stato tratto dal testo Introduzione alla comunicazione mediata da computer di Antonio Roversi. Il saggio viene regolarmente utilizzato come libro di testo nei corsi universitari di Scienze della Comunicazione negli atenei italiani. Il testo qui presentato è sostanzialmente di tipo descrittivo. Il brano racconta del fenomeno del blog di Salam Pax che, per mettersi in contatto con un amico disperso, ha tenuto un diario di ciò che accadeva quotidianamente durante la guerra irachena: il blog, non censurato dal regime di Saddam Hussein, ha notevolemente incuriosito giornalisti e mass media occidentali. Il racconto del caso di Salam Pax serve all’autore per trasmettere al lettore una delle tesi principali del suo libro, ovvero che il blog sia uno strumento potente nelle mani di chi lo sa utilizzare. Il linguaggio utilizzato è comprensibile e discorsivo, con uno stile quasi giornalistico.

Soluzioni

Esercizio 1. Individua le 10 informazioni corrette che sono presenti nel testo:

1. Inizialmente il blog “Where is Raed” era considerato dai giornalisti occidentali un artefatto molto credibile.

2. I mass media hanno riportato fedelmente le notizie sulla guerra in Iraq.

3. Salam ha potuto raccontare, tramite il blog, l’andamento reale della guerra in Iraq.

4. Salam studiava alla facoltà di Architettura durante il periodo delle prime avvisaglie del conflitto armato.

5. Raed aveva frequentato l’Università in Giordania.

6. Raed e Salam si frequentavano meno a causa delle tensioni internazionali.

7. “Where is Raed” è un blog nato per scrivere le vicissitudini della vita di Raed.

8. Salam ha iniziato a scrivere sul blog di Raed per raggiungere l’amico lontano.

9. I primi post del blog raccontavano gli avvenimenti quotidiani a Baghdad.

10. “Where is Raed” aveva anche una sezione in cui si affrontavano temi di tipo religioso.

11. Salam era ben conscio del rischio che correva con i suoi scritti.

Attenzione!

Quali tipi testuali esistono? Possiamo identificare testi:

descrittivi: si riferiscono a persone, cose, stati di cose, relazioni, colti nello spazio (es. descrizione fisica e psicologica di un personaggio all’interno di un racconto);

narrativi: si riferiscono ad azioni ed eventi colti nel tempo (es. articolo di cronaca);

argomentativi: presentano relazioni tra concetti (es. saggio scientifico);

espositivi: analizzano o sintetizzano concetti (es. manuale scolastico);

regolativi: influenzano il comportamento altrui (es. istruzioni per il funzionamento di un apparecchio);

scenici: si riferiscono ad eventi comunicativi ed altri nei quali enunciazione ed enunciato coincidono dal punto di vista temporale (es. discorso diretto all’interno di una tragedia).

È bene ricordare, però, che è difficile incontrare brani appartenenti ad un’unica tipologia testuale “pura”: spesso si assiste, infatti, ad una commistione di vari tipi presenti in un unico testo.

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12. Il modo di scrivere di Salam ha fatto credere che l’autore del blog non fosse un semplice cittadino iracheno.

13. Inizialmente, il blog era sorvegliato dalla CIA.

14. Salam è una persona informata e disponibile allo scambio con altre culture.

15. “Where is Raed” è considerato un blog fondamentale per informarsi sulla guerra in Iraq.

16. Il blog può essere maggiormente informativo dei mass media tradizionali.

Le affermazioni corrette sono: 1, 3, 4, 6, 9, 11, 12, 14, 15, 16. Le affermazioni sbagliate, invece, sono:

- 2, perché nel testo si afferma che “Ie televisioni e i giornali di tutto il mondo spendevano milioni di

dollari per coprire quanto stava succedendo in quello sfortunato paese”. I mass media tradizionali,

quindi, stavano cercando in ogni modo di occultare quanto accadeva in Iraq;

- 5, perché il testo non dice dove Raed si sia laureato; si parla, infatti, solamente di un “corso di

perfezionamento in Giordania”;

- 7, perché il testo afferma che il blog è stato creato per raccontare delle “ultime notizie di Baghdad”;

- 8, perché Salam scriveva sul blog che aveva creato lui stesso, nella speranza che l’amico Raed lo

leggesse;

- 10, perché il testo afferma che la maggior parte dei blog iracheni analizzati da Salam trattavano

argomenti religiosi, ma non si fa accenno ad argomenti religiosi anche nel blog di Salam;

- 13, perché il testo afferma che, inizialmente, era nato il sospetto che “dietro la facciata di Salam

Pax si nascondesse in realtà qualche agente della CIA”.

Esercizio 2. Per ognuna delle parole seguenti scegliete l’opzione che sembra la più corretta. 1. Alla riga 7, dissipato significa:

a) allargato b) sciolto c) sperperato

b), vero, perché, in questo caso, viene dissipato, oppure sciolto, un dubbio. 2. Alla riga 26, salienti significa:

a) rilevanti b) in salita c) perspicaci

b), vero, perché saliente significa proprio rilevante, importante, fondamentale. 3. Alla riga 34, irriverenza significa:

a) pertinenza b) impertinenza c) insolenzità

b), vero, perché sinonimo di irriverenza è proprio impertinenza, insolenza. 4. Alla riga 37, si arrovellavano significa:

a) pensavano

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b) litigavano c) si sforzavano

c), vero, perché i giornalisti si sforzavano di pensare ai significati nel testo. 5. Alla riga 38, ne sostituisce:

a) le dichiarazioni b) i giornalisti c) gli iracheni

a), vero, perché ne si riferisce ad esse, alle dichiarazioni di fedeltà della riga 37. Esercizio 3 Per ogni frase data, scegli se la riformulazione proposta è corretta o no.

È equivalente?

1. “Per un breve periodo, si è ritenuto che questo blog fosse falso, costruito ad arte da qualcuno per chissà quale fine” (righe 6-7) è equivalente a: “Per un breve periodo, il blog è stato considerato un inganno, dato che sembrava essere stato progettato per altri scopi”.

X

No

Vero: la “costruzione ad arte” del blog ci fa capire che esso è sembrato un ingannevole strumento progettato per altri, ignoti, scopi.

2. “I loro rapporti però, vista la situazione politica internazionale, si erano un po’ allentati e così Salam pensò di iniziare un blog dove scrivere le ultime notizie da Baghdad nella speranza che il suo «incostante» amico le leggesse” (righe 17-19) è equivalente a: “La situazione politica internazionale aveva fatto sì che la loro amicizia si interrompesse; così, Salam aveva pensato di scrivere le novità che accadevano a

Sì No

X

Attenzione!

Spesso si possono trovare, nei testi, alcuni elementi che ne richiamano altri. Il ne incontrato nella riga 38, ad esempio, è una particella che ha funzione pronominale e che sostituisce un concetto già precedentemente introdotto (le dichiarazioni di fedeltà, riga 37); il pronome, quindi, ci permette di evitare la ripetizione e di far scorrere il testo in modo più fluente. Altri stratagemmi di questo tipo possono essere i riferimenti anaforici: l’anafora, infatti, ha luogo quando un’espressione non identifica il suo referente (ovvero, “ciò di cui si parla”) in modo diretto, ma si appoggia ad un’espressione precedentemente esplicitata nel testo (chiamata “antecedente”). L’anafora, allora, definisce una relazione a due stadi: la prima è interna al testo, ed è sempre presente tra l’anafora e l’antecedente (ad esempio, il ne analizzato nella riga 38); la seconda ha la funzione di “portare fuori dal testo”, relazionando l’antecedente dell’anafora al referente (ad esempio, Lo vedi quel ragazzo? È di lui che ti parlavo!). La relazione esterna, quindi, permette di identificare e re-identificare un referente; la relazione interna, invece, contribuisce alla coerenza e alla coesione del testo, in quando garantisce la continuità dei referenti.

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Baghdad sperando che il suo lontano amico le leggesse”. Falso: l’amicizia dei due protagonisti non si è interrotta; i rapporti si sono solo “allentati”, ma i due ragazzi sono da considerarsi ancora amici.

3. “«Non c'era niente che riguardasse quello che stava per succedere qui», dichiarò ai giornalisti occidentali che lo avevano finalmente incontrato” (righe 24-25) è equivalente a: “Il ragazzo disse ai giornalisti che non si trovava nulla, in Rete, che parlasse dell’incombente guerra.

X

No

Vero: il discorso diretto è stato reso in indiretto, tenendo conto del cambiamento necessario dei deittici.

4. “La seconda cosa che colpisce il lettore è che, al contrario dello stereotipo che vede negli iracheni della gente povera, analfabeta, dedita ad una vita da società sottosviluppata, in breve persone molto diverse e lontane da noi sotto tutti i punti di vista, Salam si rivela un giovane cosmopolita, culturalmente aperto, attento a quanto avviene nelle pieghe del mondo occidentale” (righe 38-43) è equivalente a: “La seconda cosa che colpisce riguardo Salam è che è un ragazzo aperto, cosmopolita, che si documenta sul mondo, ma è un’eccezione in una cultura gretta, inetta, indigente”.

Sì No

X

Falso: il testo non dice che Salam sia un’eccezione; il testo afferma che gli stereotipi fanno credere agli occidentali che il popolo iracheno sia “povero, analfabeta, sottosviluppato”, mentre Salam smentisce questo stereotipo. Non viene però sostenuto nel testo che Salam sia un’eccezione.

5. “Insomma, sia che inveisse contro l'inerzia degli studenti iracheni sia che criticasse il comportamento dei soldati americani o inglesi, Salam ha dimostrato di possedere un' attenzione per i dettagli e un'assenza di pregiudizi” (righe 44-46) è equivalente a: “Salam, nei suoi commenti ricchi di dettagli e assenti di pregiudizi, parlava dell’inoperosità degli studenti oppure del comportamento dei soldati occidentali”.

Sì No

X

Falso: Salam parlava sia dell’inoperosità degli studenti, sia del comportamento dei soldati occidentali. Oppure presuppone una scelta tra uno dei due argomenti, mentre sia…sia… presuppone un’inclusione di entrambi gli argomenti nel repertorio del blog di Salam.

Attenzione!

Il discorso diretto presenta molto spesso una serie di deittici che contestualizzano l’argomento di cui si sta parlando e lo relazionano agli interlocutori; nella versione del discorso diretto ad indiretto, pertanto, bisogna fare attenzione a rispettare, parafrasando, tali relazioni. Inoltre, vi sono altri elementi che devono essere messi in corretta relazione tra di loro. Nella parafrasi del discorso, da diretto ad indiretto, quindi, è necessario fare attenzione a:

- i deittici, ovvero i pronomi di tempo e luogo (qui, ora), i dimostrativi (questo, quello) e i

pronomi personali (tu, io);

- i tempi verbali, che devono essere concordati a seconda del tempo utilizzato nella

parafrasi, ma senza perdere le relazioni di anteriorità, contemporaneità e posteriorità

espresse nel discorso diretto;

- la persona, ovvero i pronomi personali (anche qui, deittici) e il soggetto parlante, che

deve mantenere le medesime relazioni personali con gli elementi del discorso.

Esempio:

Luca chiese a Maria: “Mi puoi prendere quel maglione lassù?”

Luca chiese a Maria se gli poteva prendere il maglione in alto.

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Leggi il testo ed esegui gli esercizi proposti.

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L’alterità2 L’attenzione per questo tema è motivata innanzitutto dalla sua rilevanza, che emerge fortemente a livello sia teorico sia storico. Tra le questioni sollevate dai processi di mutamento socioculturale in atto, vi è infatti la convivenza tra culture differenti, che peraltro non costituisce un problema inedito. Già nel passato, la vicenda dell’incontro tra popoli e culture è stata cruciale, diventando talvolta causa di conflitti violenti e di oppressioni. Oggi, tuttavia, la questione sembra presentarsi in modo nuovo. Le sfide poste dalla convivenza tra culture si acutizzano infatti in seguito alla destrutturazione spaziale che è tipica dei processi di globalizzazione. In sintesi, ci sembra di poter affermare che tali processi comportano un superamento degli assetti societari precedenti, quelli cioè propri della modernità: nell’epoca della formazione e del consolidamento dello Stato nazionale, l’organizzazione spaziale della vita sociale aveva comportato la necessità di costruire confini politici, per cui l’altro è stato identificato soprattutto con chi era al di fuori di un determinato territorio. Nell’epoca attuale, lo spazio viene ridisegnato profondamente e diventa sempre più difficile individuare una confine certo e stabile oltre il quale collocare l’alterità. In questo quadro, la questione dell’alterità emerge con tutta la sua forza ed anche con tutta la sua problematicità. Essa è certamente alimentata dalla diffusione delle migrazioni internazionali, le quali – rispetto al passato – sono oggi non solo più frequenti perché coinvolgono un numero elevato di persone, ma anche più veloci ed estese, in quanto interessano pressoché tutti i paesi del mondo. Questa constatazione solleva l’urgenza di indagare le basi per la convivenza multiculturale, riduce la possibilità di mantenere spazi chiusi e omogenei, ridisegna gli stessi paesaggi umani all’interno del nostro pianeta. Pur se è innegabile che il fenomeno migratorio imprime al processo di incontro tra le culture una particolare spinta, la maggiore vicinanza dell’altro non dipende, tuttavia, solo dalla multietnicità e dalla mullticulturalità prodotte dalle migrazioni. Si riscontra infatti un processo di sempre più accelerato avvicinamento dell’altro a seguito della convivenza di stili di vita differenti, che provocano il moltiplicarsi dei significati e delle esperienze delle persone. Si può pertanto arrivare a sostenere che la diversità (culturale, valoriale, esperenziale, ecc.) penetra nella vita quotidiana di ognuno di noi con tutti i suoi risvolti in termini contrapposti di potenzialità e di difficoltà, obbligandoci a ripensare la nostra concezione della realtà. La complessità che accompagna tali fenomeni richiede comunque il superamento di letture semplicisticamente univoche. Queste ultime considerano una serie di tendenze – l’ampio accesso a significati diversi (a causa della contaminazione culturale resa possibile dall’incontro di popoli), il diffondersi di possibilità di scelte molteplici (a seguito di una crescente individualizzazione), nonché l’indebolirsi dei modelli culturali e istituzionali tradizionali – come occasioni per celebrare l’avvento della frammentazione, dell’etica del desiderio, dell’era contrassegnata dalla libertà morale. Queste visioni – fatte proprie dalle ideologie postmoderniste – si impongono come uniche certezze ed eludono di fatto la possibilità di elaborare e condividere criteri di valutazione collettiva cedendo ad un diffuso relativismo culturale ed etico, il quale rischia di produrre esiti nefasti nonché di ridurre l’altro a mero strumento delle scelte individuali. Di conseguenza, oggi assistiamo ad una retorica delle differenze ma, al contempo, diventa sempre più problematico riconoscere l’altro nella misura in cui ci si chiude in un atomismo iperindividualista. Ci sembra invece che i mutamenti in atto pongano questioni vitali, costringendoci ad immaginare culture meno rigide e individualità meno autocentrate, più relazionali e dialogiche: culture e identità sono costrette a mettersi in movimento, a entrare in relazione con l’altro e con gli altri, per cui la grande sfida consiste nel riuscire ad essere se stessi senza chiudersi agli altri e ad aprirsi agli altri senza rinnegare se stessi. L’alterità racchiude al suo interno questa potenzialità: porre le basi per la costruzione di socialità attraverso il riconoscimento delle obbligazioni che derivano dal vivere con gli altri.

2 Adattatto da Cesareo V., 2004, L’altro:identità, dialogo e conflitto nella società plurale, Vita e Pensiero, Milano

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Esercizio 1. Leggi le seguenti affermazioni e decidi se sono Vere o False, confrontandole con le informazioni contenute nel testo:

Vero Falso

1. Il concetto di “alterità” discusso nel testo si riferisce alla diversità tra popoli e culture

2. La convivenza tra culture diverse è un problema esclusivo delle società contemporanee

3. L’incontro tra popoli ha generato conflitti e oppressioni soltanto nel passato

4. L’idea di alterità non può più essere riferita ai confini territoriali

5. Le migrazioni internazionali non sono più estese e frequenti oggi rispetto al passato

6. L’incontro tra culture diverse deriva anche dalla coesistenza di stili di vita diversi

7. La diversità può avere risvolti sia positivi che negativi nella nostra concezione della realtà

8. Le ideologie postmoderne si fondano sul rafforzamento dei modelli culturali e istituzionali tradizionali

9. Il relativismo culturale ed etico corrisponde all’idea di condivisione dei criteri di valutazione collettiva

10. Un’eccessiva chiusura individualista rende più difficile il riconoscimento dell’altro

Esercizio 2. Per ogni parola elencata scegli, tra le opzioni date, il/i significato/i più corretto/i riferito/i al testo: 1. Destrutturazione, alla riga 7, significa:

a) ricostruzione b) scomposizione c) aggregazione

2. Assetto, alla riga 9, significa:

a) ordine, struttura b) comando, regola c) funzionamento

3. Contaminazione, alla riga 31, significa:

a) insieme degli effetti dannosi delle radiazioni b) invasione da parte di altri c) influenza reciproca

4. Nefasti, alla riga 37, significa:

a) luttuosi b) estremamente negativi c) limitati

5. Obbligazioni, alla riga 46, significa:

a) titoli di borsa b) necessità c) doveri

Esercizio 3 Per ogni frase data, scegli se la riformulazione proposta è corretta oppure no.

È equivalente?

1. “nell’epoca della formazione e del consolidamento dello Stato nazionale, l’organizzazione spaziale della vita sociale aveva comportato la necessità di costruire confini politici, per cui l’altro è stato identificato soprattutto con chi era al di fuori di un determinato territorio” (righe 10-12) è equivalente a: “nella definizione degli stati, la necessità di distinguere un popolo dagli altri ha avuto come conseguenza la costruzione dei confini politici”.

Sì No

2. “Pur se è innegabile che il fenomeno migratorio imprime al processo di incontro tra le culture una maggiore spinta, la maggiore vicinanza dell’altro non dipende, tuttavia, solo dalla multietnicità e dalla multiculturalità prodotte dalle migrazioni ” (righe 21-23) è equivalente a: “La convivenza di popoli e persone diverse tra loro è legata non soltanto ai fenomeni migratori ma anche ad altri fattori”.

Sì No

3. “La complessità che accompagna tali fenomeni richiede comunque il superamento di letture semplicisticamente univoche” (righe 29-30) è equivalente a: “Data la complessità di questi fenomeni, è necessario darne spiegazioni in modo più ampio e diversificato”.

Sì No

4. “Queste visioni – fatte proprie dalle ideologie postmoderniste – si impongono come uniche certezze ed eludono la possibilità di elaborare e condividere criteri di valutazione collettiva cedendo ad un diffuso relativismo culturale ed etico” (righe 34-37 ) è equivalente a: “ Le ideologie postmoderniste impongono delle certezze che permettono la condivisione di criteri di valutazione collettiva”.

Sì No

5. “Culture e identità sono costrette a mettersi in movimento, a entrare in relazione con l’altro e gli altri, per cui la grande sfida consiste nel riuscire ad essere se stessi senza chiudersi agli altri e ad aprirsi agli altri senza rinnegare se stessi” (righe 42-45) è equivalente a: “Occorre pensare a culture basate sulla relazione e l’apertura verso gli altri pur preservando una propria identità ”.

Sì No

14

Commento Il brano proposto per la lettura è tratto da L’altro: identità, dialogo e conflitto nella società plurale di Vincenzo Cesareo. Il testo è di tipo argomentativo e affronta la questione del dialogo interculturale, argomento di sempre maggiore rilevanza nelle società contemporanee che devono affrontare grandi cambiamenti a livello socio-culturale. Il brano scelto per l’analisi si incentra in particolare sul tema dell’alterità come base di ogni discorso interculturale che cerca di fornire risposte ai problemi di convivenza con l’altro. L’estratto affronta proprio il tema dell’alterità, facilmente riconducibile alla diversità soprattutto grazie alla presenza dei segni grafici (la parola altro è scritta in corsivo nel corpo del testo) e all’uso di stratagemmi particolari a livello linguistico (il contrasto tra “altro” nel senso di diverso e “gli altri” nel significato di “altre persone” alla riga 43). L’argomento centrale si sviluppa attraverso una serie di considerazioni relative al cambiamento della struttura societaria nell’arco del tempo ed invita ad una riflessione sulla nuova definizione di diversità, non solo legata a fenomeni migratori ma anche ad una maggiore chiusura di ogni individuo nei confronti degli altri. Il registro impiegato è formale e il lessico utilizzato può risultare a tratti fuorviante se non ci si sofferma ad esaminare lo scopo comunicativo di ogni singola frase. Alcune parole, infatti, assumono un significato specifico legato al contesto e concorrono alla trasmissione del messaggio dell’autore.

Soluzioni Esercizio 1. Leggi le seguenti affermazioni e decidi se sono Vere o False, confrontandole con le informazioni contenute nel testo:

Vero Falso

1. Il concetto di “alterità” discusso nel testo si riferisce alla diversità tra popoli e culture Vero: la parola altro è ripresa più volte nel discorso e il messaggio è rafforzato da numerose frasi reperibili nel testo

x

2. La convivenza tra culture diverse è un problema esclusivo delle società contemporanee Falso: “che peraltro non costituisce un problema inedito”, la frase ricavata dal testo significa che non è un problema nuovo, legato ai giorni nostri

x

3. L’incontro tra popoli ha generato conflitti e oppressioni soltanto nel passato Falso: un elemento lessicale importante è “già”: questo implica che sia nel passato che in tempi moderni si sono riscontrati questi problemi

x

4. L’idea di alterità non può più essere riferita ai confini territoriali Vero: concetto espresso attraverso l’uso dei tempi passati e il riferimento ad abitudini consolidate relativamente a “identificare l’altro con chi era al di fuori dei confini nazionali” , rafforzato dallo “spazio che viene ridisegnato nell’epoca attuale” con difficoltà a delimitare l’alterità entro confini

x

5. Le migrazioni internazionali non sono più estese e frequenti oggi rispetto al passato Falso: anche in questo caso occorre prestare attenzione all’uso lessicale: la negazione “non” in realtà si riferisce a “non solo più frequenti..” ed è legata a “ma anche..”. Il concetto è chiaramente espresso: rispetto al passato i flussi migratori sono più frequenti e più veloci ed estesi

x

6. L’incontro tra culture diverse deriva anche dalla coesistenza di stili di vita diversi Vero: Il periodo inizia con “pur se..” che ha la funzione di porre l’accento sui fenomeni

x

15

migratori e le conseguenze in termini di multietnicità. Poco più avanti il concetto è semplificato da “non dipende, tuttavia, solo da..” riportandoci all’idea che altri fattori sono importanti in questo contesto oltre alle migrazioni

7. La diversità può avere risvolti sia positivi che negativi nella nostra concezione della realtà Vero: il riferimento lessicale è ancora una volta molto chiaro “in termini contrapposti di potenzialità e difficoltà”, con evidente connotazione positiva del termine “potenzialità” e negativa di “difficoltà”

x

8. Le ideologie postmoderne si fondano sul rafforzamento dei modelli culturali e istituzionali tradizionali Falso: il termine impiegato per riferirsi ai modelli culturali è di significato opposto: si parla infatti dell’indebolirsi dei modelli culturali

x

9. Il relativismo culturale ed etico corrisponde all’idea di condivisione dei criteri di valutazione collettiva Falso: il verbo eludere ha significato opposto rispetto a quello di favorire, promuovere

x

10. Un’eccessiva chiusura individualista rende più difficile il riconoscimento dell’altro Vero: l’espressione che giustifica questa affermazione è “chiude in un atomismo iperindividualista”

x

Esercizio 2. Per ogni parola elencata scegli, tra le opzioni date, il/i significato/i più corretto/i riferito/i al testo 1. Destrutturazione, alla riga 7, significa:

a) ricostruzione b) scomposizione c) aggregazione

La parola scomposizione, in questo contesto, si riferisce ai cambiamenti in termini di confini e limiti territoriali). 2. Assetto, alla riga 9, significa:

Attenzione!

Per avere successo in questo tipo di esercizio, è necessario prestare attenzione a ciò che dice realmente il testo: non bisogna farsi ingannare da quanto invece noi percepiamo in seguito ad una lettura. Qualche suggerimento utile per affrontare questo tipo di esercitazione:

- diffidare dagli avverbi come “sempre”, “mai”, …: l’esercizio mette alla prova la nostra

capacità di attenerci al testo, e difficilmente questo cade in generalizzazioni così

spiccate;

- attenersi scrupolosamente alle sole informazioni esplicitamente dichiarate dal testo;

- evitare di desumere informazioni implicite;

- soffermarsi particolarmente sui sinonimi e sui contrari dei vocaboli utilizzati nelle

domande in relazione a quanto affermato nel testo.

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a) ordine, struttura b) comando, regola c) funzionamento

Il significato di assetto è quello di struttura, insieme delle parti. 3. Contaminazione, alla riga 31, significa:

a) insieme degli effetti dannosi delle radiazioni b) invasione da parte di altri c) influenza reciproca

Questo è un esempio di significato legato al contesto: la contaminazione può essere un fenomeno legato a radiazioni o effetti nocivi di qualcosa, ma in questo caso si riferisce allo scambio tra popoli e culture e all’influenza reciproca. 4. Nefasti, alla riga 37, significa:

a) luttuosi b) estremamente negativi c) limitati

Anche in questo caso il significato dell’aggettivo utilizzato è legato al contesto. Nefasto può voler dire “luttuoso”, ma in questa situazione il senso più idoneo è quello di “negativo”. 5. Obbligazioni, alla riga 46, significa:

a) titoli di borsa b) necessità c) doveri

Ultimo esempio di significato legato al contesto: le obbligazioni sono anche titoli di borsa ma nel testo è ovvio il riferimento agli obblighi e doveri nei confronti degli altri .

Attenzione!

Nel significato di una parola possono coesistere diverse funzioni: per esempio il riferimento alle cose - o denotazione - e l'espressione dell'atteggiamento di chi parla, o connotazione. Il nome micio, ad esempio, ha la funzione di classificare un tipo di animali domestici - i gatti - esattamente come la parola gatto. Micio e gatto sono dunque intercambiabili nella funzione di identificare un gatto. Tuttavia, micio si distingue da gatto perché, oltre a designare l’animale, segnala i sentimenti del parlante nei suoi confronti. Oltre a denotare i gatti, la parola micio connota l'atteggiamento emotivo del parlante. La parola gatto ha una funzione esclusivamente denotativa, mentre micio ha in più una funzione connotativa. Quello denotativo corrisponde maggiormente al senso reale del termine mentre quello connotativo sovente esprime uno stato d’animo, è legato a sensazioni o al contesto. E’ sempre necessario, quindi, prestare molta attenzione a tutti gli elementi della frase per riconoscere il senso e il messaggio di ogni parola utilizzata. La lettura attenta di tutti i componenti testuali può aiutarci a comprendere anche le parole di cui non conosciamo il significato o tutti i significati. Un fattore che ci può aiutare, ad esempio, può essere il riconoscimento di regole precise nell’utilizzo di suffissi e prefissi: alcuni suffissi attribuiscono un significato negativo (de-, in-, il-, ..) mentre altri hanno valore accrescitivo (iper-, extra-, .), altri ancora sottintendono il ripetersi o protrarsi di un evento (ri-, ..).

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Esercizio 3 Per ogni frase data, scegli se la riformulazione proposta è corretta oppure no.

È equivalente?

1. “nell’epoca della formazione e del consolidamento dello Stato nazionale, l’organizzazione spaziale della vita sociale aveva comportato la necessità di costruire confini politici, per cui l’altro è stato identificato soprattutto con chi era al di fuori di un determinato territorio” (righe 9-11) è equivalente a: “nella definizione degli stati, la necessità di distinguere un popolo dagli altri ha avuto come conseguenza la costruzione dei confini politici”.

Sì No

X

La consequenzialità logica delle parti è opposta nella frase ricavata dal testo: l’identificazione dell’altro è legata alla divisione territoriale, deriva da questa e non viceversa (notare “per cui”)

2. “Pur se è innegabile che il fenomeno migratorio imprime al processo di incontro tra le culture una maggiore spinta, la maggiore vicinanza dell’altro non dipende, tuttavia, solo dalla multietnicità e dalla multiculturalità prodotte dalle migrazioni ” (righe 20-22) è equivalente a: “La convivenza di popoli e persone diverse tra loro è legata non soltanto ai fenomeni migratori ma anche ad altri fattori”.

X

No

Il periodo è abbastanza complesso e l’interpretazione parte proprio da “pur se” e prosegue con “non dipende, tuttavia, solo da..”. Le scelte lessicali servono a sottolineare la coesistenza di questi fattori nella definizione delle cause .

3. “La complessità che accompagna tali fenomeni richiede comunque il superamento di letture semplicisticamente univoche” (righe 28-29) è equivalente a: “Data la complessità di questi fenomeni, è necessario darne spiegazioni in modo più ampio e diversificato”.

X

No

In questo caso il significato è veicolato da “semplicisticamente” e “univoche”. La combinazione dei due elementi indica che una spiegazione sola sarebbe riduttiva.

4. “Queste visioni – fatte proprie dalle ideologie postmoderniste – si impongono come uniche certezze ed eludono la possibilità di elaborare e condividere criteri di valutazione collettiva cedendo ad un diffuso relativismo culturale ed etico” (righe 33-36 ) è equivalente a: “Le ideologie postmoderniste impongono delle certezze che permettono la condivisione di criteri di valutazione collettiva”.

No

X

Innanzitutto in questo caso non sono le ideologie ad “imporre” ma queste si sono appropriate di visioni e certezze altrui. Un altro elemento importante è il verbo “eludere” che ha significato negativo, contrario a quello di permettere.

5. “Culture e identità sono costrette a mettersi in movimento, a entrare in relazione con l’altro e gli altri, per cui la grande sfida consiste nel riuscire ad essere se stessi senza chiudersi agli altri e ad aprirsi agli altri senza rinnegare se stessi” (righe 41-44) è equivalente a: “Occorre pensare a culture basate sulla relazione e l’apertura verso gli altri pur preservando una propria identità ”.

X

No

In questo caso è chiara la necessità di porsi in relazione con gli altri. E’ importante riconoscere il senso della seconda parte che sottolinea il bisogno di aprirsi alla diversità e al confronto ma senza mai rinnegare la propria origine e identità culturale e personale.

18

Leggi il brano e fai gli esercizi proposti.

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43

La persuasione3 Negli ultimi trent’anni, la grande diffusione dei mezzi di comunicazione di massa ha trasformato il mondo in un villaggio globale; tale fenomeno si può riscontrare soprattutto negli Stati Uniti, dove quasi ogni famiglia possiede almeno un televisore e, di conseguenza, l’intera popolazione è virtualmente esposta alle stesse informazioni non appena diventano disponibili. È dunque ormai una verità lapalissiana dire che viviamo nell’era delle comunicazioni di massa, anzi si potrebbe addirittura dire che viviamo in un’era caratterizzata da tentativi di persuasione di massa. Ogni volta che accendiamo la radio o la televisione, ogni volta che apriamo un libro o un giornale troviamo qualcuno che cerca di educarci, di convincerci ad acquistare un determinato prodotto, di persuaderci a votare per un certo candidato o a condividere le sue idee su ciò che è giusto, vero o bello. Tali tentativi sono ancora più espliciti nel caso della pubblicità, dove fabbricanti di prodotti praticamente identici spendono enormi somme di denaro per convincerci a comprare il loro prodotto. Altre volte, invece, questo tipo di influenza agisce in maniera molto sottile: consideriamo, ad esempio, un programma apparentemente oggettivo come il telegiornale. Gli annunciatori probabilmente non cercano di venderci qualcosa ma i produttori hanno il potere di esercitare un’influenza straordinaria sulle nostre opinioni, semplicemente scegliendo quali notizie trasmettere e quanto spazio riservare ad ognuna di esse. Da una ricerca del 1997 è emerso che quando i direttori dei telegiornali decidono di quali avvenimenti parlare compiono la loro scelta sul grado di intrattenimento che offre il materiale: il filmato di una città colpita da un’inondazione, per esempio, ha un grado di intrattenimento maggiore rispetto alle immagini della diga costruita per evitare tale inondazione. Ciò dipende semplicemente dal fatto che le immagini della diga che frena l’inondazione non sono abbastanza interessanti, sebbene la costruzione della diga possa essere una delle notizie più importanti. Naturalmente, ci sono anche fatti talmente importanti da richiedere un’ampia copertura da parte dei media. Subito dopo gli attacchi terroristici dell’11 settembre gli americani rimasero letteralmente incollati ai televisori perché volevano sapere cosa stava succedendo e avevano bisogno di sentirsi dire che la situazione era sotto controllo. Nelle due settimane successive agli attentati il numero di spettatori della CNN si moltiplicò del 667% e il 12 settembre il New York Times vendette 250.000 copie in più del giorno prima degli attacchi. È molto importante tenersi informati e i mass media svolgono un ruolo fondamentale nel diffondere l’informazione, ma questo tipo di esposizione può anche avere delle conseguenze negative. Che sia intenzionale o meno, la trasmissione di certe immagini può influenzare atteggiamenti ed opinioni: le sequenze del crollo delle Torri Gemelle non hanno fatto altro che suscitare forti emozioni nei telespettatori e sicuramente hanno anche contribuito a diminuire le possibilità di portare avanti un vero e proprio dibattito sulla successiva guerra in Afghanistan. Il potere dei media è ben rappresentato da un fenomeno denominato contagio emozionale. Nell’ottobre del 1982, a Chicago, sette persone morirono dopo aver preso alcune compresse di un noto farmaco contro il mal di testa, che erano state avvelenate con il cianuro. I media dedicarono ampio spazio alla tragedia e le conseguenze dell’eccessiva pubblicità furono immediate: in diverse città vennero denunciati casi di avvelenamento, tv e giornali continuarono a dedicare ampio spazio a casi di avvelenamento mentre i falsi allarmi superarono di sette volte il numero dei casi reali di contaminazione. I mezzi di comunicazione di massa, quindi, non si limitano solo a rendere pubblica una notizia decidendo quale enfasi dare, ma possono anche essere la causa scatenante di avvenimenti successivi.

3 Adattato da Aronson E., 2006, L’animale sociale, ed. Apogeo s.r.l., Milano

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Esercizio 1. Dopo avere letto il testo, segna se le seguenti frasi sono vere o false:

vero falso 1. Secondo l’autore i mass media sono strumenti di persuasione. 2. Il giorno dopo l’11 settembre il New York Times vendette 250.000 copie.

3. Secondo l’autore la costruzione di una diga non è una notizia importante.

4. Secondo una ricerca del 1997, le notizie dei telegiornali sono scelte in funzione dell’interesse che suscitano.

5. L’influenza dei mass media è esercitata in maniera plateale. Esercizio 2. Rileggi il testo cercando le informazioni richieste.

1. Quale fu la percentuale di incremento degli spettatori della CNN dopo l’11 settembre?

2. In che anno a Chicago morirono alcune persone per avvelenamento?

3. Di quante volte in America i falsi allarmi superarono i casi reali di avvelenamento?

4. Quale fu il numero di copie vendute in più dal New York Times dopo l’11 settembre?

5. In che anno fu pubblicata una ricerca sulla scelta degli argomenti nei telegiornali?

Esercizio 3. Per ognuna delle parole seguenti scegliete l’opzione corretta. 1. Alla riga 5, dunque significa:

a) quindi b) in seguito c) però

2. Nella frase “le immagini della diga che frena l’inondazione”, alla riga 21, che si riferisce:

a) alla diga b) alle immagini c) all’inondazione

3. Alla riga 10, sue significa:

a) del candidato b) delle idee c) del prodotto

4. Nella frase “gli annunciatori probabilmente non cercano di venderci qualcosa”, alla riga 14/15, ci significa:

a) in quel posto b) a noi c) a loro

5. Alla riga 29, ma significa:

a) però

20

b) dunque c) quindi

Esercizio 4. Quale delle seguenti affermazioni è corretta? a) secondo l’autore i mezzi di comunicazione di massa sono uno strumento di persuasione che agisce in modo sottile: radio, televisione, libri e giornali influiscono sulla nostra educazione, sui nostri acquisti, sulle nostre opinioni e sulle nostre idee politiche in maniera del tutto impercettibile. Ne sono un esempio le pubblicità e i telegiornali che ci influenzano ripetutamente e senza controllo e che ci portano a compiere azioni fuori controllo; b) secondo l’autore i mezzi di comunicazione di massa sono uno strumento di persuasione: radio, televisione, libri e giornali possono influire sulla nostra educazione, sui nostri acquisti, sulle nostre opinioni e sulle nostre idee politiche. In alcuni casi, come accade con la pubblicità, questa influenza è esplicita mentre in altri agisce in maniera più sottile, come avviene con le notizie trasmesse dai telegiornali. Queste ultime, scelte più in base all’interesse che possono suscitare che all’effettiva importanza, possono anche avere conseguenze sul comportamento delle persone; c) secondo l’autore i mezzi di comunicazione di massa sono uno strumento di persuasione: radio, televisione, libri e giornali possono influire sulla nostra educazione, sui nostri acquisti, sulle nostre opinioni e sulle nostre idee politiche. Questa influenza è esercitata in maniera molto esplicita: ne sono un esempio le pubblicità che vogliono convincerci ad acquistare un certo prodotto o i telegiornali che ci mostrano eventi e fatti dal mondo; d) secondo l’autore i mezzi di comunicazione di massa sono uno strumento di persuasione: radio, televisione, libri e giornali possono influire sulla nostra educazione, sui nostri acquisti, sulle nostre opinioni e sulle nostre idee politiche. In alcuni casi, come accade con la pubblicità, questa influenza agisce in maniera più sottile mentre in altri agisce esplicitamente, come avviene con le notizie trasmesse dai telegiornali. Queste ultime, scelte più in base all’interesse che possono suscitare che all’effettiva importanza, possono anche avere conseguenze sul comportamento delle persone; e) secondo l’autore i mezzi di comunicazione di massa sono uno strumento di persuasione: radio, televisione, libri e giornali possono influire sulla nostra educazione, sui nostri acquisti, sulle nostre opinioni e sulle nostre idee politiche. In alcuni casi, come accade con la pubblicità, questa influenza è esplicita mentre in altri agisce in maniera più sottile, come avviene con le notizie trasmesse dai telegiornali. Queste ultime, scelte più in base all’interesse che possono suscitare che all’effettiva importanza, hanno conseguenze sulle opinioni delle persone ma non possono mai avere conseguenze sul comportamento delle persone.

o a o b o c o d o e

21

Commento

Il testo proposto è stato tratto da L’animale sociale di Elliot Aronson, manuale utilizzato più volte nei corsi di psicologia sociale della Facoltà di Scienze della Formazione. Il testo qui presentato è di tipo argomentativo in quanto, attraverso una serie di riferimenti a studi di tipo psicosociale, espone e giustifica il punto di vista dell’autore sul potere di persuasione dei mass media. L’argomento centrale proposto dall'autore in questo estratto è che i mass media esercitino, a volte in maniera esplicita, altre in maniera più implicita, un grande potere di persuasione. Il linguaggio utilizzato è chiaro e comprensibile, con alcuni lemmi tratti dalla lingua settoriale, mentre i concetti chiave sono esemplificati dal riferimento ad esempi concreti; la presentazione del punto di vista dell'autore avviene in maniera soggettiva, facendo ricorso alla prima persona plurale.

Soluzioni

Esercizio 1. Dopo avere letto il testo, segna se le seguenti frasi sono vere o false:

vero falso 1. Secondo l’autore i mass media sono strumenti di persuasione. Vero: alle righe 7-10 si afferma infatti che “[...] viviamo in un’era caratterizzata da tentativi di persuasione di massa. Ogni volta che accendiamo la radio o la televisione, ogni volta che apriamo un libro o un giornale troviamo qualcuno che cerca di educarci, di convincerci ad acquistare un determinato prodotto, di persuaderci a votare per un certo candidato o a condividere le sue idee su ciò che è giusto, vero o bello”.

X

2. Il giorno dopo l’11 settembre il New York Times vendette 250.000 copie. Falso: nel testo, alle righe 27-28, si parla di un incremento di 250.000 copie: “ [...] il New York Times vendette 250.000 copie in più del giorno prima degli attacchi“.

X

3. Secondo l’autore la costruzione di una diga non è una notizia importante. Falso: secondo l'autore la costruzione di una diga può rappresentare una delle notizie più importanti da diffondere (riga 22).

X

4. Secondo una ricerca del 1997, le notizie dei telegiornali sono scelte in funzione dell’interesse che suscitano. Vero: alla riga 18 si dichiara infatti che i direttori dei telegiornali “compiono la loro scelta sul grado di intrattenimento che offre il materiale”.

X

5. L’influenza dei mass media è esercitata in maniera plateale. Falso: alle righe 5-14 si afferma che l'influenza può essere esercitata in maniera esplicita (come nel caso della pubblicità) oppure in maniera più sottile (come nel caso del telegiornale).

X

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Esercizio 2. Rileggi il testo cercando le informazioni richieste. 1. Quale fu la percentuale di incremento degli spettatori della CNN dopo l’11 settembre?

667% (riga 27)

2. In che anno a Chicago morirono alcune persone per avvelenamento? 1982 (riga 36)

3. Di quante volte in America i falsi allarmi superarono i casi reali di avvelenamento? 7 (riga 40)

4. Quale fu il numero di copie vendute in più dal New York Times dopo l’11 settembre?

250.000 (riga 27)

5. In che anno fu pubblicata una ricerca sulla scelta degli argomenti nei telegiornali? 1997 (riga 17)

Esercizio 3. Per ognuna delle parole seguenti scegliete l’opzione corretta. 1. Alla riga 5, dunque significa:

d) quindi e) in seguito f) però

Dunque è un connettivo di tipo logico-causale che indica una successione di tipo causa-effetto o premessa-conseguenza. Qui indica la relazione causa-effetto: l’effetto causato dall’esposizione dell’intera popolazione alle stesse informazioni è la comunicazione di massa. Quindi può avere la stessa funzione logico-causale mentre in seguito ha funzione temporale e però ha funzione avversativa. 2. Nella frase “le immagini della diga che frena l’inondazione”, alla riga 21, che si riferisce:

d) alla diga e) alle immagini f) all’inondazione

Che è un pronome relativo: nella frase le immagini della diga che frena l’inondazione non sono abbastanza interessanti sostituisce il lemma diga unendo “le immagini della diga non sono abbastanza interessanti” a “la diga frena l’inondazione”. Non potrebbe riferirsi alle immagini, in quanto il verbo che segue richiederebbe la coniugazione alla terza persona plurale (le immagini della diga che frenano) né all’inondazione che dovrebbe in tal caso essere seguita da un pronome (l’inondazione che non è abbastanza interessante). 3. Alla riga 10, sue significa:

Attenzione!

Gli esercizi 1 e 2 rappresentano due diverse modalità di lettura estensiva: lo skimming e lo scanning. Lo skimming ha lo scopo di rilevare le informazioni generali di un testo e si ipotizza che possa richiedere la lettura di 400-700 parole al minuto. Lo scanning ha lo scopo di ricercare alcune informazioni specifiche di un testo e si ipotizza che possa richiedere la lettura di più di 700 parole al minuto. Questo significa che a seconda del tipo di esercizio proposto la lettura potrà procedere più velocemente o più lentamente. Un consiglio: sia che la lettura ti richieda un’attività di skimming o di scanning, leggi sempre le domande prima di affrontare il testo. Questo ti permetterà di avere una guida nella ricerca delle informazioni e ti farà soffermare solo sugli elementi necessari.

23

d) del candidato e) delle idee f) del prodotto

Sue è un aggettivo possessivo e come tale si utilizza in accordo con un articolo che lo precede (es. le) e un nome che lo segue (es. idee). Non può quindi significare delle idee perché le idee sono in tal caso ciò su cui si esprime possesso o appartenenza; il significato può inoltre essere ricostruito grazie a un criterio di senso compiuto che non è rilevabile nel caso del complemento oggetto “un certo prodotto”. 4. Nella frase “gli annunciatori probabilmente non cercano di venderci qualcosa”, alla riga 14/15, ci significa:

d) in quel posto e) a noi f) a loro

Ci è una particella pronominale che può avere diverse funzioni: oltre ad essere un pronome diretto, indiretto, riflessivo e reciproco, può avere funzione dimostrativa (ci penso= penso a questo) o locativa (ci vado= vado in quel luogo). Nell’esempio di riferimento è un pronome indiretto che sostituisce il complemento a noi. 5. Alla riga 29, ma significa:

d) però e) dunque f) quindi

Ma ha nell’esempio analizzato una funzione avversativa: dei tre connettivi proposti solo però ha la stessa funzione mentre quindi e dunque hanno funzione logico-causale.

Attenzione!

Nel testo argomentativo i connettivi hanno un ruolo centrale perché forniscono coesione al testo e guidano nella comprensione dell’argomentazione. Sono parole o locuzioni che hanno una diversa funzione grammaticale (congiunzioni, pronomi, avverbi ecc.) e possono essere raggruppati a seconda di ciò che esprimono: nel testo argomentativo si usano soprattutto i connettivi logico-causali e quelli avversativi, concessivi e conclusivi. I connettivi logico-causali sono usati per indicare un rapporto di causa effetto (es. di conseguenza, quindi, dunque, dato che, siccome, poiché, perché). I connettivi avversativi introducono un contrasto rispetto a quanto detto o scritto in precedenza o in seguito (es. ma, eppure, tuttavia). I connettivi concessivi esprimono un’eccezione rispetto a quanto detto o scritto in precedenza o in seguito (es. benché, anche se, malgrado). I connettivi conclusivi permettono di concludere quanto argomentato (insomma, infine, per concludere). Altre tipologie di connettivi sono, ad esempio quelli temporali, che segnalano un rapporto cronologico (quando, mentre, prima che); quelli esplicativi, che chiariscono ciò che è stato detto in precedenza (cioè, vale a dire, in altre parole); quelli finali, che esprimono un rapporto di fine-scopo (perché, poiché, affinché).

Vai a pag. 30 per altri tipi di connettivi.

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Esercizio 4. Quale delle seguenti affermazioni è corretta? a) secondo l’autore i mezzi di comunicazione di massa sono uno strumento di persuasione che agisce in modo sottile: radio, televisione, libri e giornali influiscono sulla nostra educazione, sui nostri acquisti, sulle nostre opinioni e sulle nostre idee politiche in maniera del tutto impercettibile. Ne sono un esempio le pubblicità e i telegiornali che ci influenzano ripetutamente e senza controllo e che ci portano a compiere azioni fuori controllo. b) secondo l’autore i mezzi di comunicazione di massa sono uno strumento di persuasione: radio, televisione, libri e giornali possono influire sulla nostra educazione, sui nostri acquisti, sulle nostre opinioni e sulle nostre idee politiche. In alcuni casi, come accade con la pubblicità, questa influenza è esplicita mentre in altri agisce in maniera più sottile, come avviene con le notizie trasmesse dai telegiornali. Queste ultime, scelte più in base all’interesse che possono suscitare che all’effettiva importanza, possono anche avere conseguenze sul comportamento delle persone; c) secondo l’autore i mezzi di comunicazione di massa sono uno strumento di persuasione: radio, televisione, libri e giornali possono influire sulla nostra educazione, sui nostri acquisti, sulle nostre opinioni e sulle nostre idee politiche. Questa influenza è esercitata in maniera molto esplicita: ne sono un esempio le pubblicità che vogliono convincerci ad acquistare un certo prodotto o i telegiornali che ci mostrano eventi e fatti dal mondo; d) secondo l’autore i mezzi di comunicazione di massa sono uno strumento di persuasione: radio, televisione, libri e giornali possono influire sulla nostra educazione, sui nostri acquisti, sulle nostre opinioni e sulle nostre idee politiche. In alcuni casi, come accade con la pubblicità, questa influenza agisce in maniera più sottile mentre in altri agisce esplicitamente, come avviene con le notizie trasmesse dai telegiornali. Queste ultime, scelte più in base all’interesse che possono suscitare che all’effettiva importanza, possono anche avere conseguenze sul comportamento delle persone; e) secondo l’autore i mezzi di comunicazione di massa sono uno strumento di persuasione: radio, televisione, libri e giornali possono influire sulla nostra educazione, sui nostri acquisti, sulle nostre opinioni e sulle nostre idee politiche. In alcuni casi, come accade con la pubblicità, questa influenza è esplicita mentre in altri agisce in maniera più sottile, come avviene con le notizie trasmesse dai telegiornali. Queste ultime, scelte più in base all’interesse che possono suscitare che all’effettiva importanza, hanno conseguenze sulle opinioni delle persone ma non possono mai avere conseguenze sul comportamento delle persone. La riformulazione b) è quella corretta in quanto è l’unica che riporta il contenuto del testo in maniera conforme: secondo l’autore i mass media ci influenzano a volte in maniera esplicita e a volte in maniera più sottile, avendo ricadute anche sul comportamento delle persone. Secondo la riformulazione a) la persuasione avviene in modo sottile: è falsa perché questo accade solo in alcuni casi. Secondo la riformulazione c) la persuasione avviene in modo esplicito: è falsa perché questo accade solo in alcuni casi. Secondo la riformulazione d) la persuasione avviene sia in modo esplicito sia in modo implicito: è comunque falsa perché gli esempi riportati non sono coerenti con le modalità di persuasione. Secondo la riformulazione e) le notizie del telegiornale non possono mai avere conseguenze sul comportamento delle persone: è falsa in quanto l’esempio riportato dall’autore nel testo fa riferimento a un caso di contagio emozionale dovuto alle notizie date in tv.

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Leggi il brano e fai gli esercizi proposti.

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Le scuole e la trasmissione dei saperi4 Nelle società contemporanee l’istruzione scolastica si pone tre obiettivi principali: la trasmissione dei saperi scolastici, la socializzazione e la selezione sociale. Per trasmissione di saperi scolastici intendo in particolare l’insegnamento, impartito da autorità scolastiche a membri non educati della società, di fatti, teorie interpretazioni e capacità di ragionamento che si ritengono rilevanti per lo sviluppo dell’individuo e della società. Infatti, quando gli alunni leggono in silenzio nei loro banchi oppure cercano di risolvere problemi alla lavagna, essi studiano le conoscenze che una generazione di educatori ha ritenuto importante trasmettere alla generazione successiva di studenti. La trasmissione dei saperi si divide in due parti: in primo luogo, le materie ed il contenuto dei corsi che contribuiscono alla definizione dei programmi di insegnamento; in secondo luogo, la misura in cui questi materiali vengono effettivamente trasmessi da una generazione a quella successiva. Potrebbe sembrare sin troppo ovvio che l’insegnamento di determinate materie sia la finalità principale delle scuole. Ma è proprio vero? Non c’è dubbio che alcune forme di conoscenza, in particolare l’alfabetismo e le competenze matematiche di base, siano strumenti essenziali per vivere adeguatamente nelle organizzazioni complesse della società. Ma ci sono buoni motivi per sostenere che la trasmissione di saperi scolastici sia meno importante delle altre due maggiori finalità dell’istruzione scolastica, la socializzazione e la selezione sociale. Ecco due delle tesi più convincenti. Sia gli individui che le società si avvalgono di diversi sistemi cognitivi per orientare i comportamenti. Nella vita da adulti le conoscenze acquisite a scuola non incidono necessariamente di più delle altre forme di conoscenza, fra cui il senso comune, la cultura popolare, la conduzione di affari, la pubblicità, il folclore ed i sistemi di credenze. Quasi tutti si rendono conto che nella vita quotidiana altri sistemi cognitivi competono con i saperi scolastici. Al di là delle competenze elementari, inoltre, le scuole non sono particolarmente efficaci nella trasmissione delle conoscenze curricolari e ciò che viene insegnato non permane nelle menti degli allievi per molto tempo. Un libro umoristico pubblicato in Gran Bretagna (1066 and All That) sostiene di essere la prima vera storia memorabile dell’Inghilterra in quanto è il primo che tratta soltanto di ciò che gli adulti ricordano delle loro lezioni a scuola e, soprattutto, ha il coraggio di dire che i saperi scolastici, per la maggior parte degli studenti, hanno una vita breve. Molti aspetti che gli educatori attribuiscono alla trasmissione dei saperi possono essere meglio interpretati come aspetti della socializzazione e della selezione sociale. Ad esempio, nei corsi di educazione civica o di altri studi sociali spesso si parla di come le altre persone vedono il mondo. La finalità di corsi del genere è la creazione di atteggiamenti socialmente approvati invece della trasmissione di un insieme formale di saperi. Inoltre, quando la padronanza di una materia difficile ha stretti legami con la probabilità di raggiungere posizioni elevate nella gerarchia scolastica e sociale, la conoscenza funge più da criterio di stratificazione che non da mezzo per vivere adeguatamente nella società. Insomma, se focalizziamo l’attenzione sulla maggioranza degli studenti, anziché sull’élite accademica, si può anche concludere che la trasmissione di saperi scolastici, al di là dell’alfabetismo e delle competenze matematiche di base, non costituisce l’attività in cui le scuole riescono meglio.

Esercizio 1. Dopo avere letto il testo, indica se le affermazioni seguenti sono vere o false:

vero falso 1. L’istruzione scolastica si pone come obiettivi principali la

4 Adattato da Brint S., 1999, Scuola e società, ed. Il Mulino, Bologna.

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trasmissione dei saperi scolastici, la socializzazione e la selezione sociale. 2. I corsi di educazione civica sono un chiaro esempio di trasmissione dei saperi.

3. La trasmissione dei saperi è soggetta a una selezione da parte degli educatori.

4. La trasmissione dei saperi è, ad esclusione dell’alfabetismo e delle competenze matematiche, l’attività in cui le scuole riescono meglio.

5. L’autore mette in dubbio che la finalità principale della scuola sia la trasmissione dei saperi.

6. Le conoscenze acquisite a scuola sono più importanti delle altre forme di conoscenza.

7. Quando parliamo di trasmissione dei saperi ci riferiamo esclusivamente al contenuto dei corsi erogati.

8. L’alfabetismo è uno strumento essenziale per vivere nelle società complesse.

9. La trasmissione di saperi scolastici non è meno importante delle altre due maggiori finalità dell’istruzione scolastica, la socializzazione e la selezione sociale.

10. I saperi scolastici permangono a lungo nelle conoscenze degli allievi.

Esercizio 2. Per ognuna delle parole seguenti scegliete l’opzione corretta. 1. Alla riga 6, infatti significa:

g) quindi h) difatti i) però

2. Inoltre, alla riga 33, significa:

g) neppure h) ovvero i) e

3. Nella frase “molti aspetti che gli educatori attribuiscono alla trasmissione dei saperi possono essere meglio interpretati come aspetti della socializzazione e della selezione sociale”, alle righe 29-30, che sostituisce:

j) gli educatori k) molti aspetti l) dei saperi

4. Alla riga 37, anziché significa:

g) benché h) così i) invece

5. Nella frase “sostiene di essere la prima vera storia memorabile dell’Inghilterra in quanto è il primo che tratta soltanto di ciò che gli adulti ricordano delle loro lezioni a scuola” , alla riga 25-27, in quanto significa:

g) perché h) quando i) invece

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Esercizio 3. Quale delle seguenti affermazioni è corretta? a) secondo l’autore l’istruzione scolastica si pone tre obiettivi principali: la trasmissione dei saperi scolastici, la socializzazione e la selezione sociale. L’insegnamento è la finalità principale delle scuole, è possibile sostenere che anche la socializzazione e la selezione sociale rivestano una certa importanza: nella vita quotidiana utilizziamo anche altri sistemi cognitivi in aggiunta ai saperi scolastici; questi ultimi, inoltre, permangono in minima parte nella nostra memoria. Parte di ciò che normalmente è chiamato istruzione non è altro che un aspetto della socializzazione o della selezione sociale: tali obiettivi sembrano essere meglio raggiunto, se si escludono l’alfabetizzazione e le competenze matematiche di base. b) secondo l’autore l’istruzione scolastica si pone tre obiettivi principali: la trasmissione dei saperi scolastici, la socializzazione e la selezione sociale. Malgrado l’insegnamento sembri essere la finalità principale delle scuole, è possibile sostenere che la socializzazione e la selezione sociale rivestano una maggiore importanza: nella vita quotidiana utilizziamo anche altri sistemi cognitivi in aggiunta ai saperi scolastici; questi ultimi, inoltre, permangono in minima parte nella nostra memoria. Parte di ciò che normalmente è chiamato istruzione non è altro che un aspetto della socializzazione o della selezione sociale: tali obiettivi sembra essere meglio raggiunto, se si escludono l’alfabetizzazione e le competenze matematiche di base. c) secondo l’autore l’istruzione scolastica si pone tre obiettivi principali: la trasmissione dei saperi scolastici, la socializzazione e la selezione sociale. Malgrado l’insegnamento sembri essere la finalità principale delle scuole, è possibile sostenere che la socializzazione e la selezione sociale rivestano una maggiore importanza: nella vita quotidiana, però, non utilizziamo altri sistemi cognitivi in aggiunta ai saperi scolastici e per questo si ritiene l’istruzione più importante. Parte di ciò che normalmente è chiamato istruzione non è altro che un aspetto della socializzazione o della selezione sociale: tale obiettivo sembra essere meglio raggiunto, se si escludono l’alfabetizzazione e le competenze matematiche di base. d) secondo l’autore l’istruzione scolastica si pone come obiettivi principali la trasmissione dei saperi scolastici e la socializzazione. Malgrado l’insegnamento sembri essere la finalità principale delle scuole, è possibile sostenere che non sia così in quanto nella vita quotidiana utilizziamo anche altri sistemi cognitivi in aggiunta ai saperi scolastici; questi ultimi, inoltre, permangono in minima parte nella nostra memoria. La trasmissione dei saperi sembra essere l’obiettivo meglio raggiunto dalle istituzioni scolastiche, se si escludono l’alfabetizzazione e le competenze matematiche di base. e) secondo l’autore l’istruzione scolastica si pone come obiettivi principali la trasmissione dei saperi scolastici e la selezione sociale. Malgrado l’insegnamento sembri essere la finalità principale delle scuole, è possibile sostenere che non sia così in quanto nella vita quotidiana utilizziamo anche altri sistemi cognitivi in aggiunta ai saperi scolastici; questi ultimi, inoltre, permangono in minima parte nella nostra memoria. La trasmissione dei saperi sembra essere l’obiettivo meglio raggiunto dalle istituzioni scolastiche, se si escludono l’alfabetizzazione e le competenze matematiche di base.

o a o b o c o d o e

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Commento

Il testo proposto è stato tratto da Scuola e società di Steven Brint, manuale utilizzato più volte nei corsi di sociologia dell’educazione della Facoltà di Scienze della Formazione. Il testo qui presentato presenta una parte introduttiva di tipo espositivo, che fornisce definizioni e spiega contenuti, e una parte di tipo argomentativo, volta a sintetizzare alcune tesi a favore di un’opinione. Il brano mira innanzitutto a chiarire quali siano gli obiettivi dell’istruzione, evidenziando in seguito come la trasmissione dei saperi non sia in realtà la funzione meglio esercitata dalle istituzioni scolastiche. Il linguaggio utilizzato è chiaro e comprensibile, con alcuni lemmi tratti dalla lingua settoriale, mentre i concetti chiave sono esemplificati dal riferimento ad esempi concreti; la presentazione del punto di vista dell'autore avviene in maniera soggettiva, facendo ricorso alla prima persona singolare.

Soluzioni

Esercizio 1. Dopo avere letto il testo, segna se le seguenti frasi sono vere o false:

vero falso 1. L’istruzione scolastica si pone come obiettivi principali la trasmissione dei saperi scolastici, la socializzazione e la selezione sociale.

Vero: tale affermazione è presente, in maniera esplicita, alle righe 2 e 3 del testo.

X

2. I corsi di educazione civica sono un chiaro esempio di trasmissione dei saperi. Falso: l’autore afferma l’esatto contrario: la finalità di corsi del genere è la creazione di atteggiamenti socialmente approvati anziché la trasmissione di un insieme formale di saperi (righe 31-33).

X

3. La trasmissione dei saperi è soggetta a una selezione da parte degli educatori. Vero: ciò che viene insegnato sono “le conoscenze che una generazione di educatori ha ritenuto importante trasmettere alla generazione successiva di studenti” (righe 7-8).

X

4. La trasmissione dei saperi è, ad esclusione dell’alfabetismo e delle competenze matematiche, l’attività in cui le scuole riescono meglio. Falso: il testo afferma l’esatto contrario e cioè che, ad esclusione dell’alfabetismo e delle competenze matematiche di base, non costituisce l’attività in cui le scuole riescono meglio (righe 38-39).

X

5. L’autore mette in dubbio che la finalità principale della scuola sia la trasmissione dei saperi. Vero: dopo avere affermato (righe 13-14) che potrebbe sembrare ovvio che la finalità principale sia la trasmissione dei saperi, l’autore si chiede infatti se sia proprio così e fornisce due tesi a sostegno dell’ipotesi contraria.

X

6. Le conoscenze acquisite a scuola sono più importanti delle altre forme di conoscenza. Falso: secondo l’autore, infatti, le conoscenze acquisite a scuola non

X

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incidono necessariamente di più delle altre forme di conoscenza (righe 19-20).

7. Quando parliamo di trasmissione dei saperi ci riferiamo esclusivamente al contenuto dei corsi erogati. Falso: nella parte introduttiva del testo è precisato che con trasmissione dei saperi ci si riferisce a due aspetti: il contenuto dei corsi e la misura in cui vengono trasmessi da una generazione all’altra (righe 9-11).

X

8. L’alfabetismo è uno strumento essenziale per vivere nelle società complesse. Vero: secondo l’autore non ci sono dubbi sul fatto che l’alfabetismo, insieme alle competenze matematiche di base, sia uno strumento essenziale per vivere adeguatamente nella società (righe 13-15).

X

9. La trasmissione di saperi scolastici non è meno importante delle altre due maggiori finalità dell’istruzione scolastica, la socializzazione e la selezione sociale. Falso: la tesi dell’autore è proprio contraria ossia che la trasmissione di saperi scolastici sia meno importante di socializzazione e selezione sociale (righe 15-17).

X

10. I saperi scolastici permangono a lungo nelle conoscenze degli allievi. Falso: l’autore riporta, a sostegno di questa ipotesi, l’esempio di una pubblicazione inglese intitolata 1066 and All That (righe 22-28).

X

Esercizio 2. Per ognuna delle parole seguenti scegliete l’opzione corretta. 1. Alla riga 6, infatti significa:

j) quindi k) difatti l) però

Infatti è un connettivo che ha funzione dichiarativa: serve cioè a motivare quanto detto in precedenza. L’unico connettivo che ha la stessa funzione tra quelli indicati è difatti; quindi ha funzione logico-causale e però ha funzione avversativa. 2. Inoltre, alla riga 33, significa:

m) neppure n) ovvero o) e

Inoltre è un connettivo con funzione copulativa, di aggiunta: e ha la stessa funzione. Neppure ha la stessa funzione ma in termini negativi; ovvero ha invece funzione disgiuntiva. 3. Nella frase “molti aspetti che gli educatori attribuiscono alla trasmissione dei saperi possono essere meglio interpretati come aspetti della socializzazione e della selezione sociale”, che sostituisce:

p) gli educatori q) molti aspetti r) dei saperi

Il pronome relativo che unisce le due frasi “gli educatori attribuiscono alla trasmissione dei saperi molti aspetti” e “ molti aspetti possono essere meglio interpretati”: ciò che viene sostituito è quindi molti aspetti. 4. Alla riga 37, anziché significa:

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j) benché k) così l) invece

Anziché è un connettivo di tipo avversativo così come invece; benché non può essere corretto perché ha valore concessivo né può essere corretto così che ha funzione conclusiva. 5. Nella frase “sostiene di essere la prima vera storia memorabile dell’Inghilterra in quanto è il primo che tratta soltanto di ciò che gli adulti ricordano delle loro lezioni a scuola” , alla riga 25-27, in quanto significa:

j) perché k) quando l) invece

In quanto è un connettivo con funzione causale: tra le tre opzioni proposte solo perché ha lo stesso valore; quando può essere usato con funzione avversativa così come invece.

Esercizio 3. Quale delle seguenti affermazioni è corretta? a) secondo l’autore l’istruzione scolastica si pone tre obiettivi principali: la trasmissione dei saperi scolastici, la socializzazione e la selezione sociale. L’insegnamento è la finalità principale delle scuole, è possibile sostenere che anche la socializzazione e la selezione sociale rivestano una certa importanza: nella vita quotidiana utilizziamo anche altri sistemi cognitivi in aggiunta ai saperi scolastici; questi ultimi, inoltre, permangono in minima parte nella nostra memoria. Parte di ciò che normalmente è chiamato istruzione non è altro che un aspetto della socializzazione o della selezione sociale: tali obiettivi sembrano essere meglio raggiunti, se si escludono l’alfabetizzazione e le competenze matematiche di base. b) secondo l’autore l’istruzione scolastica si pone tre obiettivi principali: la trasmissione dei saperi scolastici, la socializzazione e la selezione sociale. Malgrado l’insegnamento sembri essere la finalità principale delle scuole, è possibile sostenere che la socializzazione e la selezione sociale rivestano una maggiore importanza: nella vita quotidiana utilizziamo anche altri sistemi cognitivi in aggiunta ai saperi scolastici; questi ultimi, inoltre, permangono in minima parte nella nostra memoria. Parte di ciò che normalmente è chiamato istruzione non è altro che un aspetto della socializzazione o della selezione sociale: tali obiettivi sembrano essere meglio raggiunti, se si escludono l’alfabetizzazione e le competenze matematiche di base. c) secondo l’autore l’istruzione scolastica si pone tre obiettivi principali: la trasmissione dei saperi scolastici, la socializzazione e la selezione sociale. Malgrado l’insegnamento sembri essere la finalità principale delle scuole, è possibile sostenere che la socializzazione e la selezione sociale rivestano una maggiore importanza: nella vita quotidiana, però, non utilizziamo altri sistemi cognitivi in aggiunta ai saperi scolastici e per questo si ritiene l’istruzione più importante. Parte di ciò che normalmente è chiamato istruzione non

Attenzione!

A pag. 23 hai riflettuto su alcune tipologie di connettivi testuali. Nel testo analizzato e nelle attività svolte in questa scheda hai incontrato alcuni esempi di connettivi di diversa tipologia:

i connettivi d’importanza: segnalano una gerarchia tra le informazioni (es. in primo luogo, in secondo luogo);

i connettivi copulativi: segnalano un’aggiunta rispetto a quanto detto (es. e, anche);

i connettivi disgiuntivi: segnalano un’esclusione rispetto a quanto detto (es. o, ovvero). Anche in questo caso, la loro funzione è quella di “legare” il testo, segnalando e precisando i rapporti tra le diverse frasi.

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è altro che un aspetto della socializzazione o della selezione sociale: tale obiettivo sembra essere meglio raggiunto, se si escludono l’alfabetizzazione e le competenze matematiche di base. d) secondo l’autore l’istruzione scolastica si pone come obiettivi principali la trasmissione dei saperi scolastici e la socializzazione. Malgrado l’insegnamento sembri essere la finalità principale delle scuole, è possibile sostenere che non sia così in quanto nella vita quotidiana utilizziamo anche altri sistemi cognitivi in aggiunta ai saperi scolastici; questi ultimi, inoltre, permangono in minima parte nella nostra memoria. La trasmissione dei saperi sembra essere l’obiettivo meglio raggiunto dalle istituzioni scolastiche, se si escludono l’alfabetizzazione e le competenze matematiche di base. e) secondo l’autore l’istruzione scolastica si pone come obiettivi principali la trasmissione dei saperi scolastici e la selezione sociale. Malgrado l’insegnamento sembri essere la finalità principale delle scuole, è possibile sostenere che non sia così in quanto nella vita quotidiana utilizziamo anche altri sistemi cognitivi in aggiunta ai saperi scolastici; questi ultimi, inoltre, permangono in minima parte nella nostra memoria. La trasmissione dei saperi sembra essere l’obiettivo meglio raggiunto dalle istituzioni scolastiche, se si escludono l’alfabetizzazione e le competenze matematiche di base.

o a X b o c o d o e

La riformulazione b) è quella corretta in quanto è l’unica che riporta il contenuto del testo in maniera conforme: sono indicati i tre obiettivi dell’istruzione scolastica e si mette in dubbio l’effettiva importanza della trasmissione dei saperi in quanto non si tratta degli unici sistemi cognitivi chiamati in causa nella quotidianità e, soprattutto, si tratta di saperi che vengono in buona parte dimenticati. I due soli aspetti positivi derivanti dalla trasmissione dei saperi sono l’alfabetizzazione e l’acquisizione di competenze matematiche di base, mentre per il resto pare che la socializzazione e la selezione sociale siano meglio realizzati. La riformulazione a) riporta correttamente gli obiettivi principali dell’istruzione ma individua nell’istruzione la finalità principale della scuola mentre l’autore cerca di sminuirne il ruolo a favore di socializzazione e selezione sociale. La riformulazione c) riporta correttamente gli obiettivi principali dell’istruzione ma nega l’uso di sistemi cognitivi differenti dal sapere scolastico. La riformulazione d) non riporta correttamente gli obiettivi principali dell’istruzione e afferma l’esatto contrario di ciò che l’autore sostiene: la trasmissione dei saperi è raggiunta in maniera positiva solo per quanto concerne l’alfabetizzazione e le competenze matematiche di base. La riformulazione e), esattamente come la precedente, non riporta correttamente gli obiettivi principali dell’istruzione e afferma l’esatto contrario di ciò che l’autore sostiene: la trasmissione dei saperi è raggiunta in maniera positiva solo per quanto concerne l’alfabetizzazione e le competenze matematiche di base.

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Leggi il brano e fai gli esercizi proposti.

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Buono da pensare o buono da mangiare?5 Nel linguaggio della scienza gli uomini si definiscono onnivori: mangiano infatti cibi sia di origine vegetale sia animale. Come gli altri membri della famiglia, tipo ratti, maiali e scarafaggi, possiamo soddisfare le nostre esigenze nutritive ingerendo una notevolissima varietà di sostanze. Possiamo mangiare e digerire di tutto, dalle secrezioni irrancidite delle ghiandole mammarie ai miceti alle rocce; ossia formaggio, funghi e sale, se preferite gli eufemismi. Al pari degli altri onnivori, però, non mangiamo precisamente di tutto e, in pratica, in rapporto alla totalità delle sostanze potenzialmente commestibili presenti sulla faccia della terra, la dieta della maggior parte dei gruppi umani appare piuttosto ristretta. Certe derrate le evitiamo perché biologicamente inadatte a esser mangiate dalla nostra specie. Per esempio, l'intestino umano non ce la fa a venirne a capo di consistenti quantità di cellulosa. Così tutti i gruppi umani disdegnano i fili d'erba, le foglie degli alberi e il legno; ad eccezione del midollo e dei germogli come nel caso del cuore della palma e del bambù. Altre limitazioni, sempre di carattere biologico, spiegano perché facciamo il pieno di benzina nei serbatoi delle nostre auto e non nel nostro stomaco; oppure perché convogliamo gli escrementi nelle fogne invece di servirli a tavola; almeno si spera. Ma vi sono anche molte sostanze che gli uomini si guardano bene dal mangiare pur essendo perfettamente commestibili dal punto di vista biologico: lo dimostra il fatto che in certi luoghi certi gruppi mangiano, trovandolo addirittura prelibato, proprio quello che altri gruppi disdegnano e detestano. Eventuali differenze genetiche possono spiegare solo in piccola parte queste diversità. Anche nel caso del latte, le differenze genetiche non bastano di per sé a spiegare perché al-cuni gruppi lo bevano così volentieri e altri non lo bevano affatto. Considerato che gli Indù esecrano il consumo della carne di manzo, che ebrei e musulmani aborriscono quella di maiale, che gli Americani hanno una certa difficoltà a trattenere il vomito al solo pensiero di uno stufatine di cane, si può nutrire il fondato sospetto che ci sia qualcosa, al di là della pura e semplice fisiologia della digestione, a influire sulla definizione di ciò che è buono da mangiare. Questo qualcosa sono le tradizioni gastronomiche di un popolo, la sua cultura alimentare. Chi è nato e cresciuto negli Stati Uniti avrà la tendenza ad acquisire certe abitudini alimentari americane. Imparerà ad apprezzare la carne bovina e suina, ma molto meno quella di montone o di cavallo, e per niente quella di lombrichi e cavallette. Invece, la carne equinda esercita una certa attrattiva du Francesi e Belgi; molti popoli mediterranei apprezzano la carne di montone; lombrichi e cavallette sono ritenuti una raffinatezza da milioni di uomini. Davanti alle diverse tradizioni alimentari presenti nel loro immenso impero, i Romani fecero spallucce e continuarono a mangiare le loro prelibate salsine di pesce putrido. «De gustibus non est disputandum», commentarono. In quanto antropologo non posso non attenermi al relativismo culturale in materia di gusti: le abitudini alimentari non debbono essere né ridicolizzate né criticate per il semplice fatto di essere diverse. Detto questo, però, rimangono ancora molte cose da dire e da valutare. Perché mai i modi di alimentarsi del genere umano sono così diversi? L'antropologo sarà in grado di spiegare perché determinate preferenze e altrettanto determinati ostracismi si manifestino in una cultura e non in un'altra? Ritengo di sì. Anche se non in tutti i casi né nei minimi dettagli. Ma in genere esistono sempre della buone e sufficienti moticazioni di tipo pratico che spiegano perché la gente faccia quello che appunto fa; e non credo che il cibo costituisca un’eccezione.

5 Adattato da M. Harris, Buono da mangiare, Einaudi, 2006

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Esercizio 1. Rispondi alle domande, confrontando le affermazioni date con quanto esprime il testo:

Vero Falso

1. Gli esseri umani non possono ingerire sostanze minerali sedimentarie

2. Gli esseri umani, sebbene siano onnivori, si cibano di una quantità limitata di alimenti presenti in natura.

3. L’intestino umano non è in grado di digerire la cellulosa.

4. Gli esseri umani, alle volte, mangiano sostanze non commestibili ma culturalmente accettate.

5. Il consumo del latte da parte di alcuni gruppi sociali dipende anche dalla loro predisposizione genetica.

6. La predisposizione genetica non è l’unico fattore che giustifica il disgusto verso determinati alimenti.

7. La cultura alimentare di un popolo influenza ciò che è commestibile.

8. I Romani preparavano salse di pesce ben conservato.

9. Le consuetudini alimentari, diverse a seconda dei gruppi sociali di cui si fa parte, non devono essere derise.

10. Le motivazioni che determinano ciò che mangiamo sono raramente giustificate da contingenze di tipo concreto.

Esercizio 2. Collega gli elementi della colonna A alle espressioni, più precise possibili, corrispondenti della colonna B:

Colonna A

1. eufemismi (riga 6)

2. derrate (riga 10)

3. venirne a capo (riga 11)

4. esecrano (riga 22)

5. ostracismi (riga 38)

Colonna B

a. utilizzare una o più parole per descrivere un concetto in maniera esagerata rispetto alla realtà.

b. disprezzano

c. utilizzare una o più parole per descrivere un suono.

d. condanne

e. utilizzare una o più parole per descrivere un concetto smorzando il carico di ciò che si vorrebbe dire.

f. occultamenti

g. consacrano

h. utilizzare una o più parole per descrivere una situazione paragonandola ad un’altra.

i. prodotti alimentari

j. fare chiarezza

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Esercizio 3 Per ogni frase data, scegli se la riformulazione proposta è corretta o no.

È equivalente?

1. “Nel linguaggio della scienza gli uomini si definiscono onnivori: mangiano infatti cibi sia di origine vegetale sia animale. Come gli altri membri della famiglia, tipo ratti, maiaili e scarafaggi, possiamo soddisfare le nostre esigenze nutritive ingerendo una notevolissima varietà di sostanze” (righe 2-4) è equivalente a: “Tutti gli onnivori, come l’uomo, il maiale, il ratto, lo scarafaggio, possono cibarsi di una grande e diversificata quantità di alimenti”.

Sì No

2. “Altre limitazioni, sempre di carattere biologico, spiegano perché facciamo il pieno di benzina nei serbatoi delle nostre auto e non nel nostro stomaco” (righe 13-15) è equivalente a: “Le motivazioni per le quali non ci cibiamo di benzina sono da ricercarsi nella tipologia di conformazione biologica del nostro stomaco”.

Sì No

3. “Ma vi sono anche molte sostanze che gli uomini si guardano bene dal mangiare pur essendo perfettamente commestibili dal punto di vista biologico: lo dimostra il fatto che in certi luoghi certi gruppi mangiano, trovandolo addirittura prelibato, proprio quello che altri gruppi disdegnano” (righe 16-19) è equivalente a: “Alcune sostanze non vengono ingerite dall’uomo nonostante esse siano assolutamente commestibili: certi gruppi sociali, infatti, trovano squisito ciò che altri accettano senza entusiasmo”.

Sì No

4. “Invece, la carne equina esercita una certa attrattiva su Francesi e Belgi; molti popoli mediterranei apprezzano la carne di montone” (righe 29-30) è equivalente a: “Al contrario di quanto accade per i popoli mediterranei, che preferiscono la carne di montone, la carne di cavallo risulta un alimento appetibile per francesi e belgi ”.

Sì No

5. “Davanti alle diverse tradizioni alimentari presenti nel loro immenso impero, i Romani fecero spallucce e continuarono a mangiare le loro prelibate salsine” (righe 32-33) è equivalente a: “I Romani preservarono i loro costumi alimentari e ignorarono quelli dei popoli che vivevano nel loro vasto territorio ”.

Sì No

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Commento L’estratto proposto è stato tratto dalla prefazione di Buono da mangiare, di Marvin Harris. Il saggio, in passato, è stato utilizzato più volte come libro di testo nei corsi della sezione di Etnologia della Facoltà di Lingue e Letterature Straniere. Il testo qui presentato è di tipo argomentativo ed introduce alcune delle ipotesi dell’autore che verranno illustrate in seguito nel testo. L’argomento centrale della premessa di Harris è che le abitudini alimentari degli esseri umani abbiano una derivazione sia di tipo genetico-biologica, sia di tipo culturale. Il linguaggio utilizzato è comprensibile e discorsivo, nonostante il registro formale e la trattazione di livello scientifico. Sono presenti alcune esemplificazioni che aiutano il lettore a concretizzare i concetti espressi; tuttavia, il linguaggio utilizzato presenta alcune finezze e particolarità che ben si prestano per far riflettere il lettore sulla lingua.

Soluzioni Esercizio 1. Rispondi alle domande, confrontando le affermazioni date con quanto esprime il testo:

Vero Falso

1. Gli esseri umani non possono ingerire sostanze minerali sedimentarie X Falso: il testo dice che “possiamo mangiare e digerire di tutto, (…) dai miceti alle rocce; ossia, (…) funghi e sale”. Dato che il sale, chiamata anche “roccia” nel testo, è commestibile, gli esseri umani possono ingerire minerali.

2. Gli esseri umani, sebbene siano onnivori, si cibano di una quantità limitata di alimenti presenti in natura.

X

Vero: il testo afferma che, esattamente come altri onnivori, gli essere umani non mangiano “precisamente di tutto”. E ancora, “la dieta della maggior parte dei gruppi umani appare piuttosto ristretta”.

3. L’intestino umano non è in grado di digerire la cellulosa. X Falso: il testo dice, effettivamente, che l’uomo non è in grado di digerire grandi quantità di cellulosa. Poi, però, il testo presenta un esempio di eccezione: l’uomo, infatti, riesce ad ingerire, ad esempio, i germogli e il midollo del cuore di palma o del bambù.

4. Gli esseri umani, alle volte, mangiano sostanze non commestibili ma culturalmente accettate.

X

Falso: il testo afferma il contrario. Gli esseri umani mangiano solamente ciò che è commestibile, ma alle volte rifiutano degli alimenti commestibili per ragioni culturali e di tradizione alimentare.

5. Il consumo del latte da parte di alcuni gruppi sociali dipende anche dalla loro predisposizione genetica.

X

Vero: nel testo si afferma che le differenze genetiche spiegano, anche se parzialmente, il consumo o meno del latte come alimento.

6. La predisposizione genetica non è l’unico fattore che giustifica il disgusto verso determinati alimenti.

X

Vero: come affermato in precedenza, le differenze genetiche spiegano solo in parte i costumi alimentari di un popolo.

7. La cultura alimentare di un popolo influenza ciò che è commestibile. X Falso: è vero il contrario. Anche se alcuni elementi sono commestibili, essi possono non essere considerati “buoni da mangiare”.

8. I Romani preparavano salse di pesce ben conservato. X Falso: i Romani mangiavano “le loro prelibate salsine di pesce putrido”. Il pesce non era quindi ben conservato: al contrario, era rancido e marcio.

9. Le consuetudini alimentari, diverse a seconda dei gruppi sociali di cui si fa X

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parte, non devono essere derise. Vero: in quanto antropologo, l’autore no può che sposare il relativismo culturale ricordando che “le abitudini alimentari non debbono essere né ridicolizzate né criticate” anche se diverse dalle nostre.

10. Le motivazioni che determinano ciò che mangiamo sono raramente giustificate da contingenze di tipo concreto.

X

Falso: l’autore afferma che, a sostegno delle abitudini alimentari, esistono sempre “delle buone e sufficienti motivazioni di tipo pratico” che spiegano le usanze differenti.

Esercizio 2. Collega gli elementi della colonna A alle espressioni, più precise possibili, corrispondenti della colonna B:

Colonna A

1. eufemismi (riga 6)

2. derrate (riga 10)

3. venirne a capo (riga 11)

4. esecrano (riga 22)

5. ostracismi (riga 38)

Colonna B

a. utilizzare una o più parole per descrivere un concetto in maniera esagerata rispetto alla realtà.

b. disprezzano

c. utilizzare una o più parole per descrivere un suono.

d. condanne

e. utilizzare una o più parole per descrivere un concetto smorzando il carico di ciò che si vorrebbe dire.

f. occultamenti

g. consacrano

h. utilizzare una o più parole per descrivere una situazione paragonandola ad un’altra.

i. prodotti alimentari

j. fare chiarezza

Attenzione!

Hai notato che il testo spesso presenta alcuni aggettivi in contrasto con il nome che segue? Ad esempio, l’autore parla di “prelibate salsine di pesce putrido”. Perché utilizza queste giustapposizioni? Qual è il messaggio comunicativo che vuole trasmetterci? In questo testo è frequente l’utilizzo dell’ironia, ovvero dello stratagemma linguistico che permette di esprimere il contrario di ciò che letteralmente si vorrebbe dire. Quindi, nell’esempio precedente, l’autore lascia intendere al lettore che le “salsine di pesce putrido” probabilmente erano ben lontane dall’essere “prelibate”; tuttavia, l’autore non ha realmente affermato questo concetto, instaurando così una sorta di complicità con il lettore per ciò che viene trasmesso ma non in maniera esplicita e letterale. L’ironia è una tecnica già utilizzata dai greci del V secolo (Socrate, ad esempio, parla dell’arte di “dissumlare”, di “fingere”, nel primo libro della Repubblica).

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Esercizio 3 Per ogni frase data, scegli se la riformulazione proposta è corretta o no.

È equivalente?

1. “Nel linguaggio della scienza gli uomini si definiscono onnivori: mangiano infatti cibi sia di origine vegetale sia animale. Come gli altri membri della famiglia, tipo ratti, maiaili e scarafaggi, possiamo soddisfare le nostre esigenze nutritive ingerendo una notevolissima varietà di sostanze” (righe 2-4) è equivalente a: “Tutti gli onnivori, come l’uomo, il maiale, il ratto, lo scarafaggio, possono cibarsi di una grande e diversificata quantità di alimenti”.

X

No

Vero: sebbene sintetizzata e semplificata, la riformulazione riporta tutte le informazioni del testo originale, ovvero che: 1) gli uomini sono onnivori; 2) esempi di altri onnivori; 3) gli onnivori si cibano di una grande varietà di alimenti.

2. “Altre limitazioni, sempre di carattere biologico, spiegano perché facciamo il pieno di benzina nei serbatoi delle nostre auto e non nel nostro stomaco” (righe 13-15) è equivalente a: “Le motivazioni per le quali non ci cibiamo di benzina sono da ricercarsi nella tipologia di conformazione biologica del nostro stomaco”.

Sì No

X

Falso: il testo non dice che la sola architettura biologica del nostro stomaco non ci permette di alimentarci di benzina. Il testo, invece, parla di “altre motivazioni”, al plurale e senza altri riferimenti specifici.

3. “Ma vi sono anche molte sostanze che gli uomini si guardano bene dal mangiare pur essendo perfettamente commestibili dal punto di vista biologico: lo dimostra il fatto che in certi luoghi certi gruppi mangiano, trovandolo addirittura prelibato, proprio quello che altri gruppi disdegnano” (righe 16-19) è equivalente a:

Sì No

X

Attenzione!

Alcuni degli elementi da collegare rimandavano alle figure retoriche, ovvero quegli strumenti di cui ci si avvale per conferire più efficacia al messaggio che si vuole trasmettere. Nel testo, hai trovato l’eufemismo, vale a dire la tecnica secondo la quale si utilizza una perifrasi di parole per descrivere un concetto in modo meno marcato rispetto alla realtà. Altre figure retoriche spesso presenti nella lingua comune sono:

- la metafora, ovvero "vedere una cosa attraverso un'altra, come se fosse un'altra", in ottica

cognitivista (es. forte come se fosse un leone);

- l’iperbole, tecnica che esagera le caratteristiche della situazione che si vuole descrivere

(es. muoio di fame!);

- l’onomatopea, tecnica che permette di imitare e riprodurre il suono udito un contesto

reale (es. miagolare= dal verso del gatto);

- la litote, tecnica trasmette un messaggio tramite la negazione del suo contrario (es. non

è proprio giovane= è vecchio).

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“Alcune sostanze non vengono ingerite dall’uomo nonostante esse siano assolutamente commestibili: certi gruppi sociali, infatti, trovano squisito ciò che altri accettano senza entusiasmo”. Falso: il testo afferma che ci sono gruppi sociali che mangiano alimenti commestibili che reputano prelibati, mentre in antitesi ci sono gruppi che rifiutano quel tipo di alimento, non che lo consumano ma senza troppo entusiasmo.

4. “Invece, la carne equina esercita una certa attrattiva su Francesi e Belgi; molti popoli mediterranei apprezzano la carne di montone” (righe 29-30) è equivalente a: “Al contrario di quanto accade per i popoli mediterranei, che preferiscono la carne di montone, la carne di cavallo risulta un alimento appetibile per francesi e belgi ”.

Sì No X

Falso: il testo non mette in antitesi francesi e belgi con i mediterranei; semplicemente, esistono due tipologie di tradizioni alimentari che vengono presentate nel medesimo contesto.

5. “Davanti alle diverse tradizioni alimentari presenti nel loro immenso impero, i Romani fecero spallucce e continuarono a mangiare le loro prelibate salsine” (righe 32-33) è equivalente a: “I Romani preservarono i loro costumi alimentari e ignorarono quelli dei popoli che vivevano nel loro vasto territorio ”.

X

No

Vero: i Romani “fecero spallucce”, ovvero non si curarono delle abitudini altrui e perseverarono nelle proprie.

Attenzione!

La punteggiatura gioca un ruolo fondamentale nella stesura di un testo scritto: funge, infatti, da elemento regolatore del “traffico” di parole e concetti. Ogni segno di interpunzione è dotato di un preciso significato logico, che ci può aiutare ad interpretare in maniera corretta il testo che stiamo leggendo. Alcuni dei segni di interpunzione più utilizzati sono:

- . (punto) = ha la funzione di separare due concetti differenti espressi in un discorso;

- , (virgola) = separa gli elementi costitutivi di uno stesso concetto (ad esempio, di una lista);

- ; (punto e virgola) = indica la fine di un concetto che si ricollega alla più ampia idea iniziale;

- : (due punti) = ha la funzione di chiarire il significato del concetto esposto in precedenza;

- ! (punto esclamativo) = conferisce enfasi alla frase. Abusato nella scrittura su web, il punto

interrogativo viene per lo più utilizzato nella scrittura per ragazzi e nella fumettistica;

- ? (punto interrogativo) = esprime il tono di domanda nella forma scritta della lingua.