Premio Teresa Strada - I Vincitori - Federico Tomasi, Roberto Pretti, Davide Splendore

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Premio "TERESA SARTI STRADA" - V edizione - Classe 3^A - Scuola "G. Bresadola" - TRENTO - «SILLOGE» 23 CORTI TEATRALI IL BENESSERE PROF - (Con le braccia conserte.) Cos’ è il benessere per te? ALUNNO – Mah! (con aria di disinteresse) Per me il benessere è semplicemente non avere malattie e avere un tetto sopra la testa con lo stomaco pieno di cibo buono… nient’altro. (Si mette comodo sulla sedia.) PROF – Beh (ridacchiando) se questa è la tua definizione… siamo a cavallo. La tua definizione è molto approssimativa… (Con aria intellettuale e un po’ presuntuosa.) il benessere invece è il benessere fisico, psicologico e sociale. Il vero benessere è questo, stare bene con le persone, con se stessi e anche fisicamente… ALUNNO - (Irritato.) Per me il benessere è essere semplicemente felici del momento in cui si sta vivendo ed essere in pace con il proprio “IO”… (Zittendo il professore, con sicurezza e soddisfazione per averlo contraddetto davanti a tutti.) ... Se per lei vivere bene è un’ altra cosa va bene, ma come ha detto prima... “cos’è il benessere per me?”, bene, io le ho risposto quello che per me era giusto. Vuole aggiungere qualcos’altro? PROF – Nient’altro, hai fatto un bel discorso… (Sorridendo lievemente.) ALUNNO - (Con un'espressione felice.) Grazie, prof! Alcuni minuti dopo. PROF - Non so se hai detto quelle cose per provocarmi o altro... perché per me era questo il motivo del discorso… (Alzando le sopracciglia.) ALUNNO - (Alzando le mani fino le spalle e indietreggiando sulla sedia.) No, no! Non era di certo questo il motivo del discorso che le ho rivolto! Ok, forse un po’ perché mi sono anche un po’ scaldato, perché visto che discutevamo intensamente, volevo anche un po’ avere ragione. (Guarda il prof con la testa leggermente inclinata in avanti.) PROF – Sì, sì, va bene. Semplicemente non volevo litigare con un osso duro come te. (Gli tende la mano come segno di intesa e gli sorride amichevolmente mentre dice la sua battuta.) ALUNNO - (Tendendogli la mano.) Va bene prof, va bene… PROF – Beh, dai, ognuno sta bene diversamente no?! ALUNNO – Ha proprio ragione prof… ha ragione! (Sorridendo lievemente.) FINE (Federico Tomasi)

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Premio "TERESA SARTI STRADA" - V edizione - Classe 3^A - Scuola "G. Bresadola" - TRENTO - «SILLOGE» 23

CORTI TEATRALI

IL BENESSERE

PROF - (Con le braccia conserte.) Cos’ è il benessere per te? ALUNNO – Mah! (con aria di disinteresse) Per me il benessere è semplicemente non avere malattie e avere un tetto sopra la testa con lo stomaco pieno di cibo buono… nient’altro. (Si mette comodo sulla sedia.)PROF – Beh (ridacchiando) se questa è la tua definizione… siamo a cavallo. La tua definizione è molto approssimativa… (Con aria intellettuale e un po’ presuntuosa.) il benessere invece è il benessere fisico, psicologico e sociale. Il vero benessere è questo, stare bene con le persone, con se stessi e anche fisicamente… ALUNNO - (Irritato.) Per me il benessere è essere semplicemente felici del momento in cui si sta vivendo ed essere in pace con il proprio “IO”… (Zittendo il professore, con sicurezza e soddisfazione per averlo contraddetto davanti a tutti.) ... Se per lei vivere bene è un’ altra cosa va bene, ma come ha detto prima... “cos’è il benessere per me?”, bene, io le ho risposto quello che per me era giusto. Vuole aggiungere qualcos’altro?PROF – Nient’altro, hai fatto un bel discorso… (Sorridendo lievemente.)ALUNNO - (Con un'espressione felice.) Grazie, prof!

Alcuni minuti dopo.

PROF - Non so se hai detto quelle cose per provocarmi o altro... perché per me era questo il motivo del discorso… (Alzando le sopracciglia.) ALUNNO - (Alzando le mani fino le spalle e indietreggiando sulla sedia.) No, no! Non era di certo questo il motivo del discorso che le ho rivolto! Ok, forse un po’ perché mi sono anche un po’ scaldato, perché visto che discutevamo intensamente, volevo anche un po’ avere ragione. (Guarda il prof con la testa leggermente inclinata in avanti.)PROF – Sì, sì, va bene. Semplicemente non volevo litigare con un osso duro come te. (Gli tende la mano come segno di intesa e gli sorride amichevolmente mentre dice la sua battuta.)ALUNNO - (Tendendogli la mano.) Va bene prof, va bene…PROF – Beh, dai, ognuno sta bene diversamente no?!ALUNNO – Ha proprio ragione prof… ha ragione! (Sorridendo lievemente.)

FINE

(Federico Tomasi)

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DIECI DOLLARI PER SPERARE

Una donna centroafricana entra tutta eccitata e felice, all'interno di una misera capanna di paglia, dove si trovano un uomo steso su un misero giaciglio: evidentemene malato. Intorno a lui 6 bambini di varia età tutti visibilmente denutriti.

MOGLIE - Oddio, marito mio, ascoltami ascoltami, ti devo raccontare una cosa incredibile! Questa mattina mi sono recata all'ammissione per vedere se le buone suore potevano darmi ancora qualcosa da mangiare per nutrire i nostri figli. Mentre ero lì che aspettavo mi sono accorta di essere osservata da una signora bionda che mi guardava e soprattutto guardava il nostro bambino più piccolo, che portavo come al solito in braccio, visto che, poverino, non riesce neanche a stare in piedi per la fame che ha. Mi si è avvicinata, mi ha chiesto il mio nome, il nome del bambino, mi ha chiesto se poteva aiutarmi, se poteva fare qualcosa per lui, che le sembrava così sofferente per la fame e per la denutrizione. Io l'ho ringraziata; non volevo disturbare; non volevo chiederle nulla, ma lei ha insistito e ad un tratto mi ha messo in mano 10 dollari. Io non volevo, avevo paura che qualcuno pensasse che li avevo rubati. Ma la suora aveva visto tutto e si è avvicinata per dirmi di tenerli, e di usarli per curare te e far mangiare i nostri figli. Ecco i soldi, possiamo curarti e far mangiare i nostri figli. Però prima, vorrei parlare con te di una cosa: se noi questi soldi li usiamo per le tue medicine e per far mangiare i tuoi figli presto finiranno. Certo per un periodo staremo meglio, molto meglio, ma poi finiranno. Venendo qui, tornando da voi, ho pensato una cosa: che cosa ne dici se noi usiamo parte di questi soldi per le tue medicine, parte per comprare da mangiare per i bambini e per noi, ma la maggior parte per comprare degli strumenti da lavoro con i quali potrei avviare un piccolo orto che potrebbe darci da mangiare per un periodo ben più lungo, magari anche qualche gallina... Potrei occuparmene io, e nello stesso tempo potrei rimanere con voi per accudire te e crescere i nostri figli. Che cosa ne pensi, marito mio?

MARITO - Sono incapace di parlare, sono ancora emozionatissimo. 10 dollari, moglie, 10 dollari! Non li abbiamo mai visti, non li abbiamo mai neanche sognati. Ti rendi conto di tutto quello che potremmo fare con 10 dollari!? Però hai ragione: se li usiamo solo per mangiare, prima o poi finiranno e ci ritroveremo di nuovo nella stessa situazione. La tua idea mi sembra l'unica possibilità che abbiamo di salvare i nostri figli. Con le medicine io potrei guarire e potrei anch'io aiutarti in questa nuova attività. Significherebbe avere la possibilità di pensare ad un futuro più sereno, sia per noi sia per i bambini. Adesso che io sono malato, tutta la fatica dovresti sostenerla da sola, ma appena starò meglio potrò aiutarti anch'io! Quella signora che ti ha regalato i 10 dollari, ci ha donato molto di più: ci ha regalato un futuro, a noi e ai bambini.

MOGLIE - Hai ragione, ma le difficoltà sono comunque tante; come faremo ad acquistare gli strumenti e le sementi necessarie per avviare il nostro orto? Se vado io

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a comprare il tutto, sicuramente il venditore mi deruberà e cercherà di portarmi via i soldi. Forse sarà meglio aspettare che tu stia meglio, che tu sia guarito. Se vai tu ad acquistare tutto quello di cui abbiamo bisogno forse correrai meno rischi di essere derubato.

MARITO - Come sempre dimostri la tua saggezza, moglie mia. Forse non sarà necessario attendere la mia guarigione, forse potremmo lo stesso comprare le cose necessarie, se tu chiederai aiuto alle suore della missione. Loro non penseranno male di te, non penseranno che tu abbia rubato quei soldi. Hanno visto la buona signora che te li ha regalati. Potrai andare da loro spiegando la situazione e chiedendo il loro aiuto. Vedrai che saranno felici di aiutarti. Questo ci permetterà di avviare subito questa nuova nostra vita.

MOGLIE - Dici bene. La tua soluzione ha poi un altro vantaggio: potremmo spendere subito quei soldi. E anche se non li spenderemo tutti, se tu sei d'accordo, chiederò alle suore della missione di custodirli per noi. Non credo sia prudente tenerli qui a casa: nessuno ha visto che li ho ricevuti ma sono notizie che prima o poi tutti sanno, e non vorrei che qualcuno venisse da noi per rubarli. Saremmo tutti in pericolo, noi e i bambini.

MARITO - È vero, hai ragione, facciamo così allora. Se tu non sei troppo stanca, conviene che torni immediatamente alla missione. Se le suore saranno d'accordo potrai lasciare a loro i soldi, pregandole di acquistare gli attrezzi e i semi di cui avremo bisogno. Potrai inoltre trattenere pochi soldi per le mie medicin. Vorrei essere già guarito per aiutarti e non farti fare da sola tutte le fatiche. Figli miei portate pazienza, presto mangerete e avrete una vita migliore!

[Un piccolo aiuto può cambiare il destino e la vita di 8 persone.]

FINE

(Roberto Pretti)

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IL CANTICO DELLA POVERTÀ

JOHN Blackson, proprietario della multinazionale informatica “Pear” (la cui attività si basa sullo sfruttamento di bambini e uomini poveri) è seduto alla sua scrivania, nel suo lussuosissimo ufficio al 200° piano del Pear Building, a contare i guadagni mensili; ormai è quasi mezzanotte e tra poco uscirà dall'ufficio per rincasare. Quand'ecco che si sentono rumori nell'ascensore e d'improvviso esce dal muro uno spaventoso FANTASMA trascinando delle catene.

JOHN (terrorizzato): Aiuto, aiuto, sicurezza! C'è un fantasma nel mio ufficio!Agente (entrando immediatamente): Scusi signore, non vedo nessun fantasma!JOHN: Ma come imbecille, non vedi? È proprio qui davanti a me!AGENTE: Bah, io non vedo niente, torno alla mia postazione!” (Se ne va.)FANTASMA (che ha ascoltato la scena): AHAHAHAHAH! Che patetico! Solo tu puoi vedermi.JOHN: Co-co-cosa v-v-vuoi da m-m-me?FANTASMA: Ahahah, solo portarti a fare un giretto!JOHN prova a parlare ma viene già trasportato magicamente fuori dal palazzo e comincia a volare.JOHN (urlando per riuscire a farsi sentire dal FANTASMA): Dove vuoi portarmi?FANTASMA: Lo scoprirai molto presto.... muahahaha!Dopo un paio di minuti, che a JOHN paiono interminabili il FANTASMA pian piano arresta la sua corsa, davanti alla maggiore fabbrica Pear in Cina.JOHN (trafelato e tutto scompigliato): Perché mi hai portato qui? So bene che edificio è: è una mia fabbrica!FANTASMA: Non ti ho portato qui per un tour panoramico, bensì per mostrarti una cosa: ti porterò nelle case dei tuoi “dipendenti”!

Il FANTASMA si incammina passando attraverso i muri della fabbrica, tirandosi dietro JOHN sempre più terrorizzato; lo spettacolo dentro l'edificio non è per nulla piacevole: nastri trasportatori lunghissimi con adiacenti migliaia di sedie, certe sporche, altre rotte e altre minuscole per bambini piccoli, lo stesso JOHN ne è disgustato ma cerca di non darlo a vedere.Attraversata la fabbrica il FANTASMA e JOHN arrivano in un immenso prato costellato di lerce baracche, case degli operai nella fabbrica i quali sono costretti a vivere lì, causa i turni lunghissimi (lavorano dalle 5 del mattino alle 8 la sera) e il salario minimo.

FANTASMA: Eccoci qua! Ora entreremo in una di queste case così potrai vedere gli effetti del tuo sfruttamento.

JOHN cerca di protestare, borbottando che non è l'ora di entrare in una casa e che

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potrebbero disturbare, ma il FANTASMA lo ignora e lo spinge dentro.L'ambiente è sporchissimo e la baracca è minuscola, per terra sono sdraiati nove bambini, due adulti sono coricati su un divano rotto. La cucina comprende un piccolo fornello a gas, mentre il bagno è formato da un buco e da un secchio d'acqua per lavarsi.

FANTASMA: Allora? Sei soddisfatto del tuo lavoro?JOHN (fortemente scosso): Beh, no ma noi abbiamo un contratto... e poi...FANTASMA (urlando): Ma quale contratto e contratto? Ma chi vuoi prendere in giro? Questo è sfruttamento bello e buono! Sarà meglio dire ai miei amici fantasmi di venire a spiegarti qualcosina...JOHN (implorando): No, per favore... Ho capito, non sfrutterò più nessuno, tutti hanno il diritto a un ambiente di lavoro consono e tutelato, però ti prego, non chiamare altri fantasmi!

JOHN improvvisamente si sveglia: si era addormentato sulla scrivania e a svegliarlo è stato il capo della sicurezza che, sentendolo delirare nel sonno, è accorso.

JOHN: Ma cos'è successo?AGENTE: Signor Blackson, stava facendo un brutto sogno probabilmente, parlava di un FANTASMA, di una fabbrica e di bambini; forse è meglio che lei vada a casa a riposare!JOHN: Sì, meglio. Buonanotte, ci vediamo domani.AGENTE: Buonanotte, signore.JOHN scende dall'ascensore e si dirige verso la sua Ferrari fiammeggiante parcheggiata davanti all'edificio, mentre guida verso casa mormora:JOHN (tra sé e sé): E se quello spirito avesse avuto ragione? Magari si può migliorare l'ambiente nelle mie fabbriche! A ogni modo devo proporre un aumento dello stipendio dei lavoratori, una diminuzione dell'orario di lavoro, la sostituzione delle baracche con villette mono-familiari e la costruzione di una scuola per i bambini dei dipendenti! Altro che riposare, io devo organizzare una rivoluzione!

FINE

(Davide Splendore)