Premio La Seriola - Ilaria Cloblizch

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Premio letterario La Seriola Biblioteca Comunale di Dolo “Era una notte meravigliosa, una di quelle notti che forse esistono soltanto quando si è giovani” “Mi hanno fatto un regalo” di Ilaria Cloblizch

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Premio letterario "La Seriola", 15^ edizione, Comune di Dolo - Ilaria Cloblizch, studentessa del Liceo Marco Belli, vincitrice con il racconto "Mi hanno fatto un regalo" - a.s. 2013-2014.

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Premio letterario

La Seriola

Biblioteca Comunale di Dolo

“Era una notte meravigliosa, una di quelle notti

che forse esistono soltanto quando si è giovani”

“Mi hanno fatto un regalo”

di Ilaria Cloblizch

Introduzione

Domenica 2 febbraio 2014 una delegazione della

classe IV CE, Liceo delle Scienze Umane, Istituto

Statale “Marco Belli”, si è recata al Cinema

Comunale di Dolo per assistere alla premiazione di

un’alunna della stessa classe che ha partecipato al

concorso “La Seriola”, organizzata dalla Biblioteca

Comunale dello stesso paese e giunto ormai alla 15^

edizione.

Le sezioni alle quali si poteva partecipare erano

essenzialmente quattro: la sezione P per i bambini

delle scuole primarie, la sezione M per i ragazzi delle

scuole secondarie di 1° grado, la sezione S per gli

studenti delle scuole secondarie di 2°grado e, infine,

la sezione A per tutti gli altri.

I partecipanti al concorso dovevano inviare un

racconto breve inedito col seguente incipit: “Era una

notte meravigliosa, una di quelle notti che forse

esistono soltanto quando si è giovani” .

La studentessa Ilaria Cloblizch ha partecipato ed è

risultata vincitrice! Il suo racconto è stato premiato

per l’originalità, la buona correttezza grammaticale e

lo stile fluido e chiaro.

E brava Ilaria!

Prof.ssa Cristina Gallo e compagni di classe

“Mi hanno fatto un regalo”

Era una notte meravigliosa,

una di quelle notti che forse

esistono soltanto quando si è

giovani. Una di quelle notti in

cui ti senti invincibile, senti che sei pieno di

emozioni e pensi di poter scrivere un testo

così bello da farti vincere il concorso. Una

di quelle notti in cui tutto tace, le

macchine non passano sotto alla tua

finestra e sembra che il tempo si sia

fermato proprio per lasciarti scrivere. Sono

le quattro e alle sei suona la sveglia, ti alzi

infreddolita e sai benissimo che

interrompere il sonno ti costerà molta

fatica. Non vuoi accendere la luce ma, con

gli occhi ancora semi chiusi, cerchi di

accendere la lampada. Non ti piace la luce

troppo forte quindi prendi la tua

maglietta, quella gialla che ti ha regalato

Giacomo e che ogni tanto sembra avere

ancora il suo profumo, e la appoggi sul

paralume.

Prendi il blocco e la matita. Inizi a scrivere

“era una notte meravigli..." e la punta

della matita si rompe. Non sai nemmeno

se in camera c'è un temperino ma non

vuoi scrivere con la penna. Ti alzi per

frugare nel cassetto sotto alla scrivania e

sbatti il mignolo del piede contro lo spigolo

del letto, per un attimo vuoi lasciar

perdere e tornare sotto alle coperte.

Guardi alcune delle foto che hai appeso al

muro.

No, questa è la tua notte, una di quelle che

ti capitano raramente. Da tanto tempo

non ti sentivi così viva e piena di storie da

raccontare. Sembra che tutto vada per il

verso giusto e trovi anche il temperino.

Il gatto sale sul letto e si rannicchia quasi

sotto alle coperte. A volte lo guardi e pensi

che ti piacerebbe essere al suo posto, pensi

che ti piacerebbe ricevere le carezze del

mondo. "Era una notte meravigliosa..."

stavi scrivendo e in un secondo ti vengono

in mente una marea di emozioni che

sembra vogliano farti esplodere la testa.

Cominci a pensare che forse non arriverai

mai alla fine di questo testo, che forse alla

fine sarà solo una valanga di pensieri

scoordinati e sconclusionati, che saranno

una marea di belle parole ma che poi, in

fondo, come cavolo pensi di partecipare al

concorso se continui così?

"era una notte…" e ti viene in mente quella

notte, quella del ventuno dicembre quando

sei rimasta più di un'ora alla stazione ad

aspettare il treno in arrivo da Milano. Ti

ricordi di quando Fulvio è sceso dal treno

con un sorriso che si è portato via i mesi di

incomprensioni, lontananza e pianti.

Ti sembra di sentire di nuovo il calore delle

lacrime che solcano le guance. È passata la

mezzanotte e non ci sono più autobus così

vi fate venire a prendere da un amico che

durante il viaggio vi guarda dallo

specchietto e sorride. Ti torna in mente la

vostra prima notte insieme, quando siete

crollati abbracciati dopo aver fatto

l'amore, quando ti sei svegliata infreddolita

ma non hai voluto rivestirti per paura di

svegliarlo. Ripensi a tutto quello che hai

fatto per essere felice, ripensi alle persone

che hai fatto soffrire, alle giornate passate

in treno e ti ripeti che faresti tutto

un'altra volta. Forse stai andando fuori

tema, ma non ti importa, non adesso.

Questa è la tua notte, di solito ti fermi a

ricordare le cose brutte, quelle che ti

hanno fatto stare male, invece oggi

stranamente pensi a tutto ciò che di bello

c'è stato negli ultimi anni. Pensi al

concerto di Manu Chao. Alla gente che

illumina il parco con gli accendini, alle

ragazze che ballano a piedi nudi, alla

libertà che senti scorrere nelle vene. Non

avevi mai visto così tante persone, diverse

fra loro, ballare insieme e prendersi per

mano. La ragazza che ti porge una

bottiglia d'acqua, il padre che tiene sulle

spalle il figlio e la ragazza con i capelli neri

che si accarezza il pancione e parla con il

bimbo che porta in grembo sotto a un

vestito azzurro. Ti fermi a guardare la folla

colorata e ti senti parte di una famiglia

meravigliosa. Le gambe si muovono da sole

e il cuore batte seguendo il ritmo dei

tamburi.

Mentre scrivi sorridi e forse calchi un po’

troppo la matita. Non vuoi di certo che la

punta si rompa di nuovo.

Pensi al giorno in cui hai letto tutto il

Barone Rampante e ti sei resa conto

dell'amore assurdo che provi nei confronti

di Calvino. Guardi la copia che hai in

questo momento sul comodino e ti senti

bene, come se qualcuno ti proteggesse. Ti

ricordi di quando ti sei resa conto di non

credere in Dio, di quando hai pensato che

ti fidavi di più di quello che scriveva De

André. Ti ricordi di quando eri piccola e

tuo padre canticchiava "all'ombra

dell'ultimo sole s’era assopito un pescatore"

e tu, pur non avendo la più pallida idea di

cosa volesse dire "assopito" cantavi per

farlo contento.

Pensi a tutte le volte che avresti voluto un

abbraccio che però ti è stato negato, a

tutti i baci mai dati e alle carezze mai

ricevute, a un padre che non si è mai

comportato come tale. Pensi all'abbraccio

di Haidi Giuliani, all'amore per la vita che

trasmette. Pensi a quello che ti ha detto,

alla camera di Carlo con il letto ancora

fatto, alle foto sulle pareti, ad una famiglia

che ti ha accolta come se vi conosceste da

una vita. Pensi a come ti sei sentita a casa

in una città grande come Genova, alla

sensazione di pace che hai provato

guardando le mille etnie che si mescolano

sotto ai raggi del sole che illuminano il

porto. Pensi alle giornate passate tra i

caruggi, a Via del Campo e all'atmosfera

magica che riuscivi a percepire. Pensi a

quanto siano meravigliosi i posti che si

affacciano sul mare e fanno da culla a

centinaia di stranieri. Pensi alle prostitute

fuori dai portoni alle dieci del mattino, ai

loro occhi decisamente troppo truccati e ai

sorrisi che regalano agli sconosciuti.

Qualcuno accende la luce nella stanza

accanto, posi il blocco e vai a guardare.

Tua madre beve un bicchiere d’acqua. La

guardi. È bella nonostante siano quasi le

cinque e lei sia spettinata. Ti ricordi di

quando la vedevi brutta e speravi sparisse,

di quando non vi parlavate per settimane

e riempivi il cuscino di lacrime. Si accorge

che la stai osservando e ti chiede perché sei

ancora sveglia, vorresti dirle che stai

scrivendo una miriade di cose belle, che

sembra quasi che qualcuno abbia deciso di

regalarti questa notte per farti vedere

quanto tu sia fortunata. "Non riesco a

dormire", le dici, "non ti preoccupare". Tua

madre è una donna forte, una che si è

sempre piegata senza mai spezzarsi, una

che ha iniziato a lavorare a tredici anni e

solo dopo i quaranta è riuscita a fare

quello che ha sempre sognato.

Una che, nonostante le mille delusioni, ha

sempre affrontato il dolore con estrema

dignità. Solo ora capisci quanto sia bello

averla accanto sapendo che sarà sempre

pronta a supportarti e a lasciarti la libertà

di cui hai bisogno. Capisci quanto sia

importante avere qualcuno su cui poter

contare nonostante le incomprensioni.

D’istinto ti alzi e prendi il telefono, mandi

un messaggio a Giovanni anche se sono le

5 e 20 e lui sta dormendo. "Ci sono" gli

scrivi, e sai che a voi non servono tante

parole. Quando racconti del modo in cui vi

siete conosciuti, per caso, ti viene da ridere

se poi pensi alla grande amicizia che è

nata. "ah, lui è Giovanni" ti avevano detto

e tu già sapevi che avresti fatto centinaia

di chilometri per quell'amicizia. Venezia-

Ferrara, all'inizio, ti sembrava una tratta

infinita. Pensi a quanto sia bello il vostro

rapporto, al modo in cui ti rimprovera

quando sai benissimo che si sarebbe

comportato esattamente come me. Siete

così, tu e Giovanni, uno spicchio della

stessa mela.

Pensi alla tua vita come a un puzzle, come

quello della Sirenetta che facevi quando eri

bambina, composto da tanti piccoli

pezzetti che a volte perdi e poi ritrovi.

Cerchi disperata i pezzi che hai perso senza

renderti conto che sono sempre stati lì,

solo un po’ più nascosti degli altri.

Chiudi gli occhi. Li riapri. Fai un respiro

profondo e sorridi.

I pensieri ricominciano a correre nella tua

testa, per la prima volta ti ritrovi a fare la

lista di tutte le cose che ti piacciono di più:

il vento che sposta i capelli, le gocce di

pioggia sulla fronte, il rumore che fa una

pentola bollente quando la metti sotto

all'acqua fredda, i neonati dietro al vetro

in ospedale, spogliarsi per entrare nella

vasca da bagno, baciarsi sulle spalle,

contare le lentiggini, guardarsi negli occhi

senza parlare, urlare, scegliere e leggere

poesie per bambini. Camminare a piedi

nudi, le stazioni dei treni, trovare il libro

che cercavi, mordersi a vicenda e le notti

come questa, quelle in cui riesci a tirare

fuori ciò che di più bello si nasconde

dentro di te.

Suona la sveglia, devi vestirti e andare a

scuola. Stranamente non fai fatica, non

senti la stanchezza anche se sai che a metà

mattina crollerai sul banco. Sei felice, stai

bene come non stavi da tanto tempo. Ti

sei regalata una notte meravigliosa.

Ti lavi i denti e ti guardi allo specchio,

tutto quello di cui hai bisogno lo porti

dentro. Non ti trucchi, oggi non ti serve

niente di più di quello che hai già.

Istituto Statale “Marco Belli”

Portogruaro

Anno Scolastico 2013-2014