Pregare è Pace

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Quando preghi, fa in modo di scendere dalla testa al cuore. La vera preghiera è quella che proviene dal cuore. (Teofane il Recluso) Pregare è Pace Anna Maria Vissani Adoratrice del Sangue di Cristo Ha insegnato, per diversi anni,Teologia spirituale. Ha dato inizio al Centro di Spiritualità“Sul Monte”, a Castelplanio (AN), curando con particolare inte- resse una colla di Quaderni di Spiritualità e altre pubblicazioni sul Mistero Pasquale e Sangue di Cristo. Presso il Centro Studi Sanguis Christi,ha pubblicato: Il Sangue dell’Agnello Pasquale, Roma 1987. Presso l’Università Cattolica di Roma,nella collana CEPSAG: Creatività e apertura al futuro nelle suore anziane, Roma 1997 e La donna mar- chigiana. Una femminilità vissuta in pienez- za, Roma 1998. Nell’ultima pubblicazione: Identità Pasquale,Sul Monte, 1° Luglio 2003, ha voluto mettere in luce come l’energia divina della Pasqua promuove la vera maturazione spirituale di ogni cristiano. Quando preghi, fa in modo di scendere dalla testa al cuore. La vera preghiera è quella che proviene dal cuore. (Teofane il Recluso) Pregare è Pace per te, che hai sete di felicità A.M. VISSANI Sul Monte A.M. VISSANI Pregare è Pace Sul Monte ALLE SORGENTI A.M.Vissani - Identità Pasquale, Sul Monte, 1 Luglio 2003 A.M.Vissani - Pregare è Pace, Sul Monte, Pasqua 2005 Foto dell’autrice dell’Eremo Sanguis Christi, Mulazzo (MS)

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Quando preghi,fa in modo di scendere

dalla testa al cuore.La vera preghiera

è quellache proviene

dal cuore.

(Teofane il Recluso)Pregare è Pace

Anna Maria VissaniAdoratrice del Sangue di Cristo

Ha insegnato,per diversi anni,Teologia spirituale.Ha dato inizio al Centro di Spiritualità “Sul Monte”,a Castelplanio (AN),curando con particolare inte-resse una colla di Quaderni di Spiritualità e altrepubblicazioni sul Mistero Pasquale e Sangue diCristo.Presso il Centro Studi Sanguis Christi,ha pubblicato:Il Sangue dell’Agnello Pasquale,Roma 1987.Presso l’Università Cattolica di Roma,nella collanaCEPSAG: Creatività e apertura al futuro nellesuore anziane, Roma 1997 e La donna mar-chigiana. Una femminilità vissuta in pienez-za,Roma 1998.Nell’ultima pubblicazione:Identità Pasquale,SulMonte, 1° Luglio 2003, ha voluto mettere in lucecome l’energia divina della Pasqua promuove la veramaturazione spirituale di ogni cristiano.

Quando preghi,fa in modo di scendere

dalla testa al cuore.La vera preghiera

è quellache proviene

dal cuore.

(Teofane il Recluso)Pregare è Paceper te, che hai sete di felicità

A.M. VISSANI

Sul Monte

A.M

. VISSA

NI

Prega

re è Pace

Sul Monte

ALLE SORGENTI

A.M.Vissani - Identità Pasquale,Sul Monte, 1 Luglio2003A.M.Vissani - Pregare è Pace,Sul Monte, Pasqua 2005

Foto dell’autrice dell’Eremo Sanguis Christi, Mulazzo (MS)

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Pregare è Paceper te, che hai sete di felicità

Anna Maria Vissani

SUL MONTE

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ALLE SORGENTI

A.M.Vissani - Identità Pasquale, Sul Monte, 1 Luglio 2003A.M.Vissani - Pregare è Pace, Sul Monte, Pasqua 2005

Eremo “Sanguis Christi” - Madonna del Monte - 54026Mulazzo (Ms)Pasqua 2005, Pro manoscritto

Per informazioni:Centro di Spiritualità “Sul Monte”,Castelplanio (An) - Tel.0731.813408

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Carissimo fratello e carissima sorella,

molte volte ti capita di udire, nel profondo del cuore, il grido della pre-ghiera, che ti costringe a fermare la tua corsa, a placare le tue ansie, a faresilenzio dentro e fuori di te in un angolo solitario della tua casa o in cimaad una montagna, seduto/a sotto l’albero del tuo felice incontro con ilSignore! Questo libro prova a darti una indicazione e a farsi voce del tuointimo.

La sete di tranquillità, il desiderio di pace e il bisogno di armonia inte-riore… sono le note del canto che lo Spirito esegue lungo la strada della tuavita quotidiana, invitandoti a fermare la corsa per ascoltare e unirti al suomormorare dentro di te.

«Fermarsi sì, ma che cosa fare»? Ti risponderei:«Niente»! Solo quando avraila percezione di una sconvolgente passività che può farti paura e che ti costrin-ge ad attendere … solo allora potrai udire la voce che ti abita.Dio è silen-zio, Dio è attesa, Dio è mormorio interiore, Dio è delicata e discreta presenzain te.

La preghiera è il filo rosso che può annodare tutti i tuoi stati d’animo,legare a Cristo Signore le tue desolazioni e le tue dispersioni, per stringertialla sua misericordia amica.Ti chiede coraggio, perseveranza, ascolto pro-fondo, attesa pacifica e silenziosa, perché possa emergere dal tuo intimo quelgorgoglio di vita divina che invita a credere, a sperare, ad amare, a gioireanche nelle lacrime, a contemplare il Volto di Gesù nel proprio limite e den-tro le sconfitte più dure.Lì Dio ti attende, perché è lì che prima di te è scesoil Suo Amore e si è fatto “carne”, storia e vittoria sul male. Fidarti di Dio èla prima risposta che puoi dare alle tue domande inquietanti, alla ricercadel senso del vivere, alla sconcertante paura che può frenare ogni speranzadi vittoria sul male e di abbandono fiducioso in Lui, che ci ha creati e ciama anche nel bel mezzo delle nostre cadute.

Il piccolo libro sul valore della preghiera, ti viene donato come un compa-gno di viaggio e un tentativo di risposta alla tua ricerca di pace interiore.

Non smettere mai di accogliere nel profondo del tuo cuore la vita che Diocustodisce e illumina con l’acqua sorgiva della preghiera.La preghiera ti inse-gnerà a contemplare con stupore il volto della pace che dimora dentro di tee attorno a te.

Ascolta,attendi, sta’in silenzio e accogli le visite del Grande Maestro Interiore:lo Spirito Santo! Il sapore della pace è nel tuo cuore e sulle tue labbra

Eremo Sanguis Christi, Pasqua 2005

Anna Maria Vissani

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...guarireDa sempre la tradizione monastica ci insegna il segreto della vera

guarigione interiore: la contemplazione.La contemplazione è la preghiera, fatta nella trasparenza del

proprio cuore,con stupore e gioia interiore.È il pregare inteso comeun diventare una sola cosa con Dio.

«La preghiera è l’ascesa dello spirito a Dio»,afferma Evagrio.Nellapreghiera l’uomo deve liberarsi prima di tutto delle sue passioni,dell’indignazione e della esagerata preoccupazine di sè.Deve,pianpiano, lasciare dietro di sé anche i pensieri pii.Non deve pensarea Dio, ma unirsi a lui. Evagrio non si stanca di parlarne: «Quandouno si è liberato delle passioni che lo disturbano,non è ancora dettoche possa veramente pregare.Forse egli conosce solamente i pen-sieri più puri, ma si lascia ancora indurre a riflettere su di essi, eperciò è ancora molto distante da Dio. Lo Spirito Santo ha com-passione della nostra debolezza e spesso viene a noi anche se nonne siamo degni.Ci fa visita mentre noi lo preghiamo,mossi dall’a-more per la verità;ci inonda e ci aiuta a lasciar perdere tutte le con-siderazioni e tutti i pensieri che ci tengono prigionieri, e così ciconduce alla preghiera spirituale.Vigila affinché durante la tua pre-ghiera tu non rimanga legato a delle rappresentazioni, ma perse-veri in una profonda quiete. Soltanto così Dio, che ha compassio-ne degli ignoranti, verrà a fare visita a un uomo insignificantecome te e ti gratificherà col più grande di tutti i doni, la preghie-ra.Se preghi realmente,nasce in te un profondo sentimento di fidu-cia.Gli angeli ti accompagneranno e ti dischiuderanno il senso ditutta la creazione.La preghiera è l’agire che corrisponde alla digni-tà dello spirito;o,meglio ancora,corrisponde al suo agire più nobi-le e proprio» (Evagrio Pontico, Praktikos).

Nella contemplazione raggiungiamo uno stato di profondissimaquiete. Scopriamo in noi uno spazio di puro silenzio. Là Dio stes-so abita in noi.Evagrio chiama «luogo di Dio» o «visione della pace»questo spazio di quiete dentro di noi.Nella preghiera l’uomo vedela propria luce, scopre la propria natura, che è tutta luce, parteci-

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pe della luce di Dio. In questo luogo di Dio, nel luogo della pace,nell’intimo dell’anima, c’è quiete assoluta, lì abita soltanto Dio. Elì tutto è intatto e sano. Lì si rimarginano, nell’amore di Dio, tuttele ferite che la vita ci ha inferto. Lì svaniscono tutti i ricordi degliuomini che ci hanno offeso. Lì non hanno accesso le nostre pas-

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PreghieraSpirito Santo, fuoco chepurifica e infiamma.Guarisciogni mia ferita che sanguina ebrucia di dolore. Immergiminell’Amore divino, per sentirmifiglio nel cuore del Padre.Rendimi partecipe dellavittoria pasquale di Cristo.Guarisci ciò che in me èmalato, fortifica ciò che èdebole, raddrizza ciò che deviadalla chiamata all’Amore.Vieni, Spirito.Vieni e donami lavera guarigione, laconsolazione interiore e lalibertà del cuore..

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sioni, lì non ci possono raggiungere gli uomini con le loro attese,con le loro opinioni, coi loro giudizi. Lì noi diventiamo una solacosa con Dio.Lì noi ci immergiamo nella sua luce,nella sua pace,nel suo amore.Questa è la meta della via spirituale di ogni cristiano:la vera guarigine interiore.

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...riposareLa tranquillità non può essere generata semplicemente da tecni-

che di rilassamento esteriore.È il risultato di un cammino spirituale.Gli antichi monaci ed ere-

miti si proponevano di introdurre l’uomo nella pace di Dio.Hésyckìa,ecco la grande parola che ha affascinato gli eremiti.Fin dal III seco-lo, infatti, il movimento del monachesimo fu chiamato “esicasmo”,cioè via della pace interiore.

La pace di cui scrivono i monaci non è l’intontimento prodottoda una grande bevuta di un buon vino,quando più nessuno riescead arrecarci disturbo: questo intontimento, nel quale nessuno cideve disturbare,è piuttosto un assopirsi,sazi e irrigiditi,in una sbor-nia che non ci permette più di percepire alcunché della realtà.Alcontrario,per i monaci si tratta di una pace nella quale il cuore stes-so ottiene serenità,l’ansia si placa,l’uomo sperimenta conforto e rige-nerazione.In ultima analisi,la pace è esperienza di quel sereno ripo-so eterno che Dio ha riservato a noi. Chi sperimenta Dio nellapreghiera e nella meditazione acquista tranquillità dentro e fuori,arriva a se stesso, ottiene armonia con se stesso. Il percorso spiri-tuale dei monaci è contemporaneamente un percorso terapeutico.La sapiente capacità sanante che si nasconde nelle loro direttive vieneoggi riscoperta da molti terapeuti come un percorso estremamen-te attuale,che noi possiamo seguire allo stesso modo delle personed’allora.Potremo farlo,però,soltanto se riusciamo a tradurre quellaloro sapienza anche nel nostro linguaggio.

Dovremo allora trovare il coraggio di sederci all’ombra dell’albe-ro che Dio stesso ha preparato per noi.Dio ci invita personalmen-te a trovar riparo all’ombra delle sue ali (Cfr.Sal 61,5).Egli è la roc-cia, alla cui ombra noi troviamo la quiete. Custoditi dall’ amoredivino,noi possiamo avere la forza di sopportare la nostra ombra senzaprendere paura.L’ombra delle sue ali toglie ogni minaccia alla nostraombra.Rifugiarsi in Dio, trovare in Dio dimora e pace, raggiungerein Dio la tranquillità è, anche oggi, in questa nostra epoca inquietae frantumata,una promessa che vale la pena inseguire.

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PreghieraMi siedo all’ombra della tuamisericordia, o Signore eattendo la quiete del cuore ela pace dello spirito.Tienimistretta fra le tue bracciaamorose e rivelami il tuoVolto nel fondo del miointimo.Donami lo Spiritodella quiete e della pace,perché impari ad ascoltare ilmormorio dell’amore nelsilenzio della preghiera.

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...fidarsiPregare non è facile! Non è un semplice pronunziare una formu-

la magica che tutto appiana e risolve. La preghiera è un’avventuramisteriosa che nella Bibbia ha spesso la fisionomia di una fiduciosalotta: pensiamo al celebre episodio della lotta di Giacobbe con Diolungo le sponde del fiume Jabbok (Gn 32, 23 -33), che il profeta Oseainterpreta come un simbolo della preghiera (12, 4-6). Pensiamoanche a quella strana frase usata da Paolo nella lettera ai Romani:Viesorto, o fratelli, a combattere con me nella preghiera (15, 30).Ein greco il verbo usato dall’Apostolo è quello dell’«agonia», cioè delcombattimento decisivo e supremo.Qualità indispensabile della pre-ghiera è,perciò,la fiducia anche nei momenti del silenzio di Dio,neltempo dell’aridità,dell’oscurità e del dolore.

Tale fiducia nella paternità di Dio è la radice della preghiera e nestabilisce lo stile e l’atmosfera. Nel suo Diario, nella data del 6 gen-naio 1839, il grande filosofo e credente danese S. Kierkegaard scri-veva: «Padre celeste. quando il pensiero di te si sveglia nella nostrapreghiera,fa’che non si svegli come un uccello sbigottito e disorientato

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PreghieraTi chiedo, Signore mio Dio, il dono della preghiera edell’ascolto.Nell’umiltà del cuore tu vieni ad abitare perinsegnarmi la perseveranza e la vigilanza orante. Fà che iocerchi sempre e in ogni evento, anche doloroso, la volontàdel Padre e la docilità del bambino che si abbandona fra lebraccia di sua madre.Donami costanza nella preghiera efortezza nella prova.

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che svolazza qua e là,ma come un bambino che si desta col suo sor-riso celeste».Non per nulla il testo biblico che rappresenta in manie-ra più luminosa il rapporto orante tra Dio e l’uomo,il Salmo 131,usacome immagine quella di un bimbo svezzato in braccio a sua madre,a lei totalmente abbandonato.

Nella parabola di Luca, al cap. 18,1-8 la vedova, che implora, è ilmodello della fiduciosa costanza che invoca,che spera,che attende.In lei si intravedono tutti i cittadini del Regno di Dio, cioè i poveri,gli afflitti,gli affamati,i perseguitati delle Beatitudini,coloro la cui unicafiducia è in Dio.Ed è per questo che la loro preghiera è senza sostaperché alimentata dalla speranza.Per diventare persone capaci di ascol-to fiducioso,occorre una vigilanza orante, l’umiltà del cuore, la per-severanza fiduciosa, che porta in sé la certezza che l’agire divino è,sì,spesso misterioso,deciso a seguire percorsi che non sono i nostri,pensieri che non combaciano con i nostri,ma che l’approdo è nellaluce e non nel baratro del nulla e del male. Il Signore Dio non faràaspettare a lungo i suoi fedeli,ma apparirà per rendere loro giustiziaprontamente, o meglio all’improvviso. La preghiera allora è unacostante attesa,nutrita di certezza e di amore,che trasforma la vita,la storia di chi vive nell’immenso orizzonte della divina volontà.

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PreghieraDavanti a Te, Signore della vita e Diodell’Amore, apro tutta la miaesistenza, perché Tu la illumini con loSpirito di Luce e la purifichi con ilfuoco della Fedeltà.Ti lodo, Padre chemi hai creato, ti ringrazio Gesù chemi hai redento, ti amo Spirito che miridoni speranza e vita.Nonallontanare mai, Signore, i tuoi occhida questo mondo che sempre ti cerca,anche quando è lontano da te.

...abitare in DioStare alla presenza di Dio significa accogliere l’Amore infinito che

egli ha per noi,entrare in connivenza e in comunione con lui.In una parola,diventare suoi amici,avere intimità e confidenza con

lui. Il Nuovo Testamento dirà fin dove arriva questa comunione fraDio e l’uomo poiché la Santissima Trinità farà del cuore dell’uomola sua dimora.Essere davanti a Dio è essere con lui e abitare in lui.La preghiera è la comunione attiva di una presenza, di una conni-venza e di un’intimità con Dio.È trovarsi davanti a Dio,essere unitia Dio,restare in Dio con tutto il proprio essere:corpo, intelligenza,affettività,volontà e libertà.

Pregare è esporre allo sguardo di Dio il profondo del nostro esse-re.Non importa che cosa diciamo,che cosa pensiamo o facciamo;dal momento in cui il nostro cuore si lascia penetrare dallo sguar-do di Dio, siamo in preghiera. È l’essere che conta davanti a Dio; ilpensiero, la volontà e l’amore vengono dopo.La preghiera più per-fetta è quella in cui non diciamo nulla,ma stiamo davanti a Dio e locontempliamo come si guarda un amico.

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Tutta la preghiera dei salmi vuole solo metterci di fronte a Dio.Noi possiamo esprimere i sentimenti più diversi:azione di grazie,gioia, lode, fiducia,dolore dei peccati, amore ecc.,ma tutti questiatteggiamenti nascono dalla chiara consapevolezza che Dio vedenel profondo del nostro cuore e ci ama.

Ne deriva una preziosa regola per la preghiera, sia personale,sia comunitaria: prima di manifestare a Dio i nostri sentimenti,prima di parlare, impariamo a tacere e a stare davanti a lui conla coscienza del suo sguardo d’amore.Prima di ogni orazione occor-re aver cura di mettersi alla presenza di Dio.Lo sguardo di Dio èun riparo sicuro che fa nascere la speranza.Troviamo in lui il miglio-re rifugio perché ci è vicino:Ma tu, Signore, non stare lontanoda me (Sal 21,20). Signore, mio Dio, in te mi rifugio (Sal 7,2).Non abbandonarmi, Signore, Dio mio, da me non stare lon-tano (Sal 37,22).

Mentre lo sguardo dell’uomo ci inchioda e rischia di distrug-gere il nostro mistero, lo sguardo di Dio non ci mette a nudo,maci ripara: «Essere visto da lui non ci fa sentire abbandonati, bensìprotetti dal più sicuro dei ripari» (Guardini). Per questo ci lascia-mo scrutare dal Suo Amore.

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PreghieraIn questo silenzio, che mi avvolge e mi consola, attendo,Signore, una tua risposta di pace e la dolcezza della calmainteriore, per poterti ascoltare come Mistero e Amore che salva.Fà che insieme al silenzio io viva ogni esperienza di solitudinesenza paura, ma con la fiducia che tu sei in me e mi doni digustare quanto è dolce e soave dimorare nelle profonditàdel tuo Cuore.

...silenzioÈ bene per l’uomo portare il giogo fin dalla giovinezza,sieda costui solitario e resti in silenzio.(Lam 3,27-28)Il silenzio è il mistero del secolo a venire.(Isacco il Siro)La pace perfetta del silenzio è madre della preghiera.(Giovanni Climaco)

Non credere che sia sufficiente allontanarsi dagli uomini per esse-re nella solitudine,né ritirarsi nella propria stanza per essere in silen-

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zio.No,la solitudine nasce innanzitutto nel cuore e il silenzio comin-cia nella mente,non nella bocca.L’uomo che entra nella solitudineha vuotato il proprio cuore di tutto: della felicità e della tristezza,della speranza e della disperazione,dell’amore e dell’odio;ha abban-donato ogni interesse e ogni riflessione,ha affidato tutto,consegnatotutto,come uno che s’appresta a entrare nella tomba.

La sola cosa da fare nella solitudine è... non fare niente.AttendiDio nella calma e non volerlo raggiungere con l’immaginazione,néattraverso considerazioni solo umane,solo così si genera lo slanciodell’anima verso la presenza di Dio:cioè la preghiera.

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...abbandonarsiCi ritroviamo con una grande quantità di desideri contraddittori

che spesso ci turbano e ci impediscono di sperimentare la serenitàinteriore.È la prova della dispersione,della mancanza di unità e dellafrattura interiore che ci divide.Siamo spinti in modo superficiale perogni direzione e non capiamo dove stiamo andando.

Gli antichi Padri sperimentarono in modo molto concreto larinuncia sistematica a tutte le loro pretese,a tutti i loro desideri chesentivano nascere nel proprio intimo,come mezzo per far emerge-re in loro la Volontà di Dio e presentarla alla propria coscienza intutta la sua chiarezza.

È questa la via dell’obbedienza al volere divino.Essa è la via mae-stra per arrivare alla volontà di Dio.E i Padri fanno continuamenteriferimento all’atteggiamento di Cristo nel Getsemani:Però non ciòche io voglio, ma ciò che vuoi tu (Mc 14,36).La via dell’obbedien-za è la rinuncia al nostro volere,è una forma di morte e di purifica-zione che ci porta a coincidere con la volontà di Dio.

Chi sa abbandonarsi a Dio in ogni cosa vive nella pace di Dio. Inquesta gioia interiore rende grazie e prega per tutta l’umanità.L’abbandono ci spinge a metterci nelle mani di Dio,sia nelle proveche ostacolano i nostri piani,sia nei momenti di felicità.Questo atteg-giamento di abbandono si applica anche alla nostra debolezza e ciinvita a rallegrarci,poiché è attraverso la nostra miseria che si mani-festa la potenza di Dio.Non è un incoraggiamento alla passività,maun atteggiamento di supplica,affinché Dio ci liberi e ci sollevi dallanostra debolezza.Tutto questo è preghiera filiale e fiduciosa.

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PreghieraNelle tue mani, Signore è lamia storia.Nel tuo Cuore ognituo volere.Rendimi docile ecapace di ascoltare il gemitodello Spirito, che mi spinge adabbandonarmi soltanto a Te.

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...dar voce allo SpiritoMediante il battesimo,siamo stati immersi nella morte e nella risur-

rezione di Cristo con il risultato che l’uomo vecchio è stato distrut-to e ci siamo rivestiti dell’uomo nuovo,che continua a rinnovarsi adimmagine del Risorto (Col 3 ,9-10). Ci è stato inoculato il virus tri-nitario.Il trapianto cardiaco è avvenuto con il battesimo,ma noi pas-siamo tutta la vita ad assimilare questo innesto di cuore nuovo, lot-tando contro ogni fenomeno di rigetto.

L’orazione, l’Eucaristia, i sacramenti sono come il siero immuno-logico che facilita l’assimilazione del cuore nuovo. Se non riuscia-mo a pregare sempre,è proprio perché abbiamo un cuore di pietrao,secondo l’espressione di Paolo,un corpo votato alla morte (Rm7,24).

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PreghieraParla in me, Dio TrinitàSantissima.Abita in me e apriun varco nel mio cuoreindurito. Fa che la mia vitascorra in armonia con TePadre, con Te Figlio Gesù, e inTe Spirito amore.Cambiaquesto mio cuore e rendilo tuadimora, Trinità Santissima.

Ogni uomo deve dunque scoprire,prima o poi,che ha dentro disé un cuore di pietra ed è lì che si nasconde la fonte della preghie-ra incessante.Troppo spesso ci sforziamo di attuarla dall’esterno etentiamo di crearla mediante le parole, oppure la cerchiamo al difuori o intorno a noi,o nei libri,quando invece nel nostro cuore alber-ga già il germe della preghiera.

Bisogna imparare a lasciar parlare dentro di noi la vita trinitaria edar voce ai germi dello Spirito imprigionato nel nostro cuore. Piùcresciamo nella capacità della contrizione,del pentimento che è ancheumiltà,più la preghiera diventa naturale e affiora nella nostra coscien-za, nella nostra mente, in modo quasi spontaneo e nel nostro vive-re quotidiano.Occorre lasciar parlare dentro di noi la vita divina ela preghiera sgorgherà da sola.L’essenziale è prendere contatto conquesta corrente di vita trinitaria,aprirle un varco attraverso il cuore,affinché possa sfociare in preghiera pura.

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...supplicaC’è una frase nella Genesi che riflette molto bene la perseveran-

za con cui l’uomo eleva il suo grido a Dio fino a sfondargli i timpa-ni.La troviamo nella lotta di Giacobbe con l’angelo.A un dato momen-to,l’angelo del Signore gli dice:Lasciami andare, perché è spuntatal’aurora (Gn 32,27). È Dio che supplica Giacobbe di lasciarlo anda-re,e Giacobbe gli risponderà con straordinaria veemenza:Non ti lasce-rò, se non mi avrai benedetto! (Gn 32,27).Quando diciamo a Dio:«Non ti lascerò», abbiamo raggiunto il limitare del deserto che è innoi, là dove soltanto lui può unirsi sponsalmente a noi nell’amore.Così dice il Signore: Mi ricordo di te, dell’affetto della tua giovi-nezza, dell’amore al tempo del tuo fidanzamento, quando mi segui-vi nel deserto (Ger 2,2).

Le parole di Cristo in Giovanni ci rivelano un Volto nuovo del Padre:Finora non avete chiesto nulla nel mio nome.Chiedete e otterre-te, perché la vostra gioia sia piena (Gv 16,24).L’uomo che pregasi inginocchia e congiunge le mani come un bambino, con la pre-cisa consapevolezza che la sua supplica è quella di Gesù,il Figlio pre-diletto al quale il Padre non sa rifiutare nulla.Quando il Padre vedepregare uno dei suoi figli,è sedotto dal Volto del Figlio e ne è scon-volto fino nel profondo del cuore:In quel giorno chiederete nel mionome e io non vi dico che pregherò il Padre per voi: il Padre stes-so vi ama, poiché voi mi avete amato, e avete creduto che io sonovenuto da Dio (Gv 16,26-27).

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PreghieraMi inginocchio davanti a Te,mio Signore.Congiungo lemani in fiducioso abbandono,e imploro senza interruzionequanto lo Spirito grida in me.Con amore di figlio attendo,umile, la tua Parola di luce edi vita.Rispondimi, Signore!

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...risveglioIl cristiano ha la preghiera nel cuore,ma non è consapevole della

perla preziosa nascosta dentro di lui e lascia sonnecchiare le ener-gie dello Spirito. Egli dorme, come gli apostoli durante l’agonia diGesù.Deve pertanto ritrovare la strada del suo cuore per ridestarloe farlo respirare a pieno.

Questo legame fra preghiera e risveglio è ben evidente nei gran-di mistici che sono attratti dalla preghiera notturna,non perché c’èpiù silenzio e pace,ma perché sono come delle sentinelle,ai confi-ni del tempo e dell’eternità, che attendono il ritorno del Maestro.Isacco il Siro dice che «quando lo Spirito Santo stabilisce la suadimora nel cuore dell’uomo,questi non riesce più a smettere di pre-gare...sia che dorma sia che vegli,la preghiera non si separa mai dallasua anima».E il Pellegrino Russo dirà: «Mi abituai così bene alla pre-ghiera del cuore che la praticavo senza posa e alla fine si compivada sola senza alcuna attività da parte mia;nasceva nel mio spirito enel mio cuore non solo allo stato di veglia,ma anche durante il sonno».

Sia che si tratti della preghiera di Gesù, dell’Ave Maria o di qual-siasi altra formula, l’importante è che assuma lo stesso ritmo inces-sante del respiro.Alla fine va avanti da sola e può anche arrivare ascomparire per lasciare il posto alla preghiera del cuore.

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PreghieraRisveglia il mio spirito,Signore.Apro il libro della miaesistenza davanti a te, Mio Dio.Gusto la tua dolce presenza eascolto il mormorio delloSpirito che parla e ridesta ilmio intimo.Donami di viverenella costante ricerca del sensopiù profondo della vita e disaper discernere dove lo Spiritoorienta il mio cammino.

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...discesa nel cuorePregare è prima di tutto rendere grazie (Eucaristia) e ripetere

incessantemente il nome di Gesù.Il Pellegrino Russo racconta:«La ventiquattresima domenica dopo

la Trinità sono entrato in Chiesa per pregare mentre si recitaval’Ufficio; si leggeva l’Epistola dell’ Apostolo ai Tessalonicesi, inquel passo dove è detto:“Pregate incessantemente”.Quella paro-la penetrò profondamente nel mio spirito e mi chiesi come sareb-be stato possibile pregare senza posa dal momento che ognunodi noi deve occuparsi di tanti lavori per sostenere la propria vita».

Dopodiché egli si mette in cammino e inizia il suo pellegrinaggio.Tutti i pellegrinaggi nel tempo e nello spazio hanno un unico scopo:farci trovare il luogo del cuore. Il pellegrino cerca qualcuno chepossa dirgli una parola di vita. E incontra un vecchio perché sache la vecchiaia è fatta per pregare.In Oriente tutti i monaci sonodefiniti vecchi,anche se hanno meno di venticinque anni.L’idealeè armonizzare tra loro le varie età della vita, i capelli bianchi delvecchio con lo sguardo puro dell’adolescente.

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PreghieraGesù, Figlio di Davide, abbipietà di me. Invadi il mio cuorecon la Tua Misericordia amica.Accompagna i miei giorni conla Tua dolce presenza.Donamidi saper sempre pronunciare ilTuo Nome con le labbra dellaverità e la voce della pace.

«Entrammo nella sua cella e lo staretz mi rivolse queste paro-le:“La preghiera di Gesù, interiore e costante, è l’invocazionecontinua e ininterrotta del nome di Gesù con le labbra, con ilcuore e con l’intelligenza, nella certezza della sua presenza inogni luogo, in ogni tempo, anche durante il sonno. Si esprimecon queste parole: Signore Gesù Cristo, abbi pietà di me. Chisi abitua a questa invocazione ne riceve una gran consolazio-ne e prova il bisogno di dire sempre questa preghiera;dopo unpo’di tempo,non può più vivere senza ed essa scorre in lui comeda sola”».

È una forma di preghiera molto adatta all’uomo moderno, chedice di non avere tempo per pregare. In realtà, quando si comin-cia a praticarla anche solo per poco,si scopre che si ha molto piùtempo di quanto non si pensasse,per esempio quello che uno impie-ga a salire le scale, a viaggiare in macchina.

Un monaco della chiesa d’Oriente scriveva: «L’invocazione delnome di Gesù è alla portata degli adoratori più umili, eppure ciintroduce ai misteri più profondi. Si adatta a qualsiasi circostan-za di tempo e di luogo: il lavoro nei campi e in fabbrica, in ufficioe in casa, è sempre compatibile con essa».

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...amareAmare non significa cominciare con un’abnegazione eroica,que-

sta è una perfezione a cui si arriva solo alla fine.È prima di tutto sen-tirsi attratti, sedotti, avvinti, è avere scoperto la tenerezza di Dio. Ilprimo atto libero e meritorio che ci è chiesto è quello di cedere aquesta forza di attrazione,lasciarci conquistare,lasciarci possedere,lasciarci fare.È qualcosa di molto semplice che scatta nel nostro cuore,non sappiamo come e perché,e ci rende facile tutto il resto:Il miogiogo infatti è dolce e il mio carico leggero (Mt 11,30).

Se non siamo stati attratti da questa tenerezza di Dio,compiremmodei grandi sforzi che nascono poco dall’amore e molto dalla nostravolontà,per persuaderci che sappiamo amare e pregare.È necessa-rio che nel nostro cuore accada qualcosa, qualche cosa di insosti-tuibile: lo scoppio del nostro stesso cuore di pietra o la rottura delvaso d’argilla sotto la pressione incessante della preghiera, poichél’amore di Cristo ci spinge (2 Cor 5,14), occorre affrettarsi e chie-dere questo dono senza mai disperare.

È la chiamata alla conversione: la necessità di una reale meta-morfosi che sempre il Signore opera in coloro che chiama a vive-re nel deserto (Cf.Os 2,16). Il deserto ci insegna a pregare,cioè adamare e a riconciliarci con Dio e con i fratelli.Questo è il vero mira-colo che lo Spirito opera in chi accetta di percorrere tutto lo spa-zio di deserto,necessario per la maturazione dell’amore.

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PreghieraConvertimi, Signore, Dio dellavita.Trasforma il mio cuore dipietra in cuore di carne.Spogliami della durezza cheimpedisce l’amore, dellachiusura che mi allontana daTe e dai fratelli.Donami uncuore nuovo e uno spiritovigile, aperto alla tua gelosiadivina.

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PreghieraDall’alto di questo monte, dove la solitudine e il silenzio miaccompagnano ogni giorno, vedo la tua presenzamisteriosa, o Dio, in tutto ciò che i miei occhi contemplanoe il mio cuore offre in rendimento di grazie.Respiro la tuapresenza amica nella bellezza del creato.Apro le bracciacome i rami di qesti grandi alberi e intercedo per tutti gliuomini e le donne che cercano il tuo Volto.Mi ricordo dicoloro che soffrono per la loro solitudine, per le sconfittedella vita e per il rumore assordante del mondo.

...meravigliarsiQuando la persona è armonica in se stessa, è come una fine-

stra aperta che riceve l’aria dall’esterno. Quest’aria è invisibile, esolo il suo odore potrebbe personalizzarla; comunque, essa sifonde con quella che viene respirata dentro un’abitazione, alpunto che è impossibile distinguerle.Così,quando l’uomo si mera-viglia di fronte allo splendore della natura, è abitato dalla bellez-za: la riceve come un “vaso di alabastro”che si riempie di un liqui-do prezioso,il cui profumo incanta e cancella momentaneamentei suoi crucci. Se non altro, l’angoscia si allenta cessando di inva-dere la memoria.A volte riemerge, dal nostro cuore, il passato esi presenta come una roccia che ci fa paura, per la sua durezza.Saliamo sul monte della rivelazione e del silenzio e lì ascoltiamoil sussurro delle sorgenti che forano la nostra memoria e ci invi-

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tano a desiderare l’acqua limpida della pace che scorre nel nostrointimo.

Senza il mormorio delle sorgenti e dei torrenti,la montagna puòsembrare troppo silenziosa; e tuttavia vi sono orecchie capaci dipercepirne il canto,che affascina e trasporta.È simile a quel silen-zio che spesso invade il campo del nostro intimo e ci rende“muti”.È il tempo della “sobría ebbrezza”, espressione tanto caraagli antichi mistici che hanno assaporato la bellezza del silenzioe la sorpresa della solitudine.Tale ebbrezza ha come effetto di pro-vocare uno stato diverso,ma passeggero,nel quale vengono deci-frati i segreti nascosti agli sguardi della folla.Grazie al gioco dellenebbie e delle nubi sulle cime, l’accavallarsi dei vapori dà l’im-pressione di un oceano.Cosi tutto converge a suggerire una diver-sa lettura, capace di far sorgere un nuovo entusiasmo. È necessa-rio,però,che tu apra la porta del tuo cuore,senza temere che alcunoinvada il campo della tua preziosa relazione con Dio.

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...paceTutti desideriamo conoscere in che modo si può acquistare e con-

servare la tranquillità.La pace del cuore non è comandare a noi stes-si di stare zitti,di tenere la bocca chiusa e di impedire la licenza delleParole.Questo sarebbe anche semplice.La pace del cuore compor-ta che non si perda la serenità nel proprio intimo.La vera pazienzae tranquillità non si acquistano né si conservano senza una profon-dissima umiltà,e non si possono conservare battendo strade diver-se da quella dell’umiltà del cuore.L’umiltà è la conoscenza della veri-tà di sé,della propria miseria,delle passioni che ci attaccano,dei nostrilati oscuri.Soltanto chi è pronto ad affrontare la verità di sé è in gradodi raggiungere la pace dell’anima.Non sono vie esterne,quali potreb-bero essere alcune tecniche e alcuni metodi, a portare l’uomo allapace,ma è solamente l’humilitas,cioè il coraggio di scendere nel pro-prio intimo e di accettare la propria terrenità (humus) e la propriaumanità.

La condizione della tranquillità interiore appare proprio in situa-zioni che,viste da fuori,descrivono l’opposto,quando per esempiola persona viene oltraggiata e messa alla prova da un difficile rap-porto col prossimo.Tutti possono raggiungere la pace del cuore,anchecoloro che sono immersi nel frastuono del mondo,a motivo del lavo-ro e del loro posto nella società.Per loro le provocazioni della vitaquotidiana sono uno strumento per entrare nel proprio intimo e tro-varvi la pace interiore.

Si narra la storia della ricca signora discendente da un’illustre fami-glia. Questa donna, che voleva servire Cristo restando nel mondo,chiese al suo vescovo di affidarle una vedova a cui servire.Dapprimail vescovo le assegnò una vedova mite;quando però la donna tornòdal vescovo a lagnarsi perché era troppo facile servire questa vedo-va,il vescovo fece cercare una vedova litigiosa.Quest’ultima non lascia-va passare occasione per ingiuriare la ricca signora,la quale tuttaviaringraziò il vescovo per averle procurato una degnissima maestra dipazienza.Gli insulti avevano avuto su di lei l’effetto dell’olio col qualeogni giorno, in palestra,vengono preparati i lottatori per le gare: in

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PreghieraLa pace, Signore, è il dono cheTu non fai mai mancare a chiti cerca e sa sostare nellatranquillità della preghiera edell’ascolto.Donami l’umiltàdel cuore, la sincerità dellavita, la verità dell’amore,perché il mio sguardo siasempre rivolto verso di Te, chesei purezza e luce.Che iosappia accettare di morire adogni esperienza di peccato, perpoter entrare ogni giorno piùnella dimensione della luce edella pace.

questa maniera la signora era giunta finalmente alla somma pazien-za dell’animo.

Ci può apparire un po’strano che si debba trovare la pace del cuoregrazie proprio a rapporti conflittuali col prossimo.Molte persone silamentano dicendo che si immergerebbero ben volentieri nella tran-quillità della preghiera,ma che vengono disturbate dalla gente.I con-flitti terrebbero lontani dalla preghiera: appena ci si applica allameditazione,affiorano i conflitti e questi impedirebbero la medita-zione,non consentirebbero di trovare tranquillità.La strada,invece,che conduce alla pace del cuore è un combattimento simile all’al-lenamento quotidiano del lottatore.Sono proprio i rapporti difficoltosicol prossimo a togliere l’illusione che la pace del cuore sia solo unsentirsi bene,sia solo una gradevole tranquillità in una quieta atmo-sfera.La pace del cuore è invece uno stato interiore.Se le offese nonmi colpiscono più,ho veramente trovato la mia pace in Dio.E pro-prio le offese subite quotidianamente mi costringono a rientrare inme stesso, riposandomi lì dove nessuno più mi può colpire, nelluogo interiore del silenzio in cui abita unicamente Dio e al qualela gente di fuori non ha accesso.

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...stabilità interioreOggi più che mai abbiamo numerose possibilità di fuga.Basta che

ci sediamo in macchina e che andiamo in qualche altro luogo.Oppure che ci sediamo davanti al televisore,ad un computer e,purrimanendo tra le quattro mura domestiche,siamo subito trasporta-ti lontano da noi stessi. Già Pascal si è lamentato del fatto che piùnessuno resta con se stesso nella propria camera:in questa situazioneegli vedeva la più grande disgrazia della sua epoca.Che cosa direb-be oggi Pascal,visto che le attuali possibilità di fuga sono molto mag-giori rispetto a quelle del XVII secolo? Fermarsi, non allontanarsi,star lì senza neanche leggere un libro, non è cosa tanto facile.Potremmo allora pensare che forse dovremmo sfruttare il tempo perstudiare qualcosa,o che dovremmo sbrigare faccende che abbiamolasciato in disparte da un pezzo.

Una via importante per giungere a godere la pace ci viene indi-cata dalla tradizione monastica,ed è quella del restare nella propriacella. Gli eremiti che stavano nella loro cella a lavorare provavanospesso la tentazione di scappar via dalla loro solitudine e rendersiutili nel mondo.Lì avrebbero potuto assistere i malati,aiutare i pove-ri e,così facendo,avrebbero adempiuto il comandamento di Gesù.La loro vita scorreva invece nel deserto senza che altri ne avesseronotizia.E questo non era forse assurdo?

I monaci conoscono questi pensieri che li vorrebbero spingere fuoridalla cella,ma il loro consiglio è sempre eguale:«Va’nella tua cella esiediti, e la cella ti insegnerà ogni cosa» (Antonio il Grande). Nellamia cella non devo assolutamente essere devoto.Non devo né pre-gare né digiunare.Ma non posso buttare fuori dalle pareti della cellail mio corpo,come afferma un detto degli eremiti. Se resto col miocorpo nella cella,anche i miei pensieri tornano in ordine.Incontreròallora la mia verità, la quale,all’inizio,non sarà molto gradita.Se nonscappo via subito,ma resisto e osservo i miei pensieri dinanzi a Dio,questi perdono il loro potere su di me e subito si volatilizzeranno esi acquieteranno.La stabilitas esteriore,cioè il restare col corpo,pro-duce gradualmente stabilità interiore,saldezza interiore e pace.

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Restare nella propria cella può anche significare per noi cheintenzionalmente non facciamo proprio nulla,che ci limitiamo a starelì e a osservarci dinanzi a Dio.Che cosa affiora in me? Che cosa vera-mente mi tiene occupato? Che cosa mi muove interiormente? Forseprovo rabbia o angoscia o scontentezza. I monaci paragonano que-sto loro agire a quello del pescatore, che sta seduto pacifico sullariva ad aspettare che un pesce abbocchi.Allora lo cattura e lo poneper terra.Allo stesso modo,ognuno di noi deve sedere e vegliare dinan-zi al mare del proprio cuore,attendendo che vengano a galla i pescidei propri pensieri e delle proprie emozioni.Allora possiamo pren-derli e buttarli via.

Chi nella quiete osserva l’acqua del suo cuore, non prende sol-tanto i pesci che vengono in superficie:può osservare anche se stes-so come in uno specchio.Lo spiegò bene un eremita ai suoi visita-tori che lo volevano provocare dicendo che il suo rimanere nellasolitudine non giovava proprio a nulla e a nessuno.L’eremita li con-dusse al pozzo, vi gettò dentro un sasso e invitò i suoi visitatori adosservare;questi videro solamente delle piccole onde.Allora li feceattendere finché tutto non fosse tornato tranquillo e,a quel punto,i visitatori si videro riflessi come in uno specchio.

Soltanto chi ha il coraggio di non fuggire e,nel silenzio,ha la forzadi guardare nello specchio della sua anima e di sostenere la sua veri-tà dinanzi a Dio, trova la via verso la vera pace.

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PreghieraInsegnami, Signore, l’arte deldimorare in Te.Donami di sapervivere nella più pura gratuità iltempo che mi dai.Donami di restareimmobile ai tuoi piedi ad ascoltareTe e di non fuggire lontano da mestesso.Donami di amare il silenzioche mi fa scendere nel più profondodella mia interiorità e lì ritrovare latua chiamata a vivere l’amore el’amicizia.

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...dissetarsiCome la cerva anela ai corsi d’acqua, così l’anima mia anela

a te, o Dio.L’anima mia è assetata di Dio, del Dio vivente:quan-do verrò e vedrò il volto di Dio (Sal 42, 2-3)?

In un silenzio assoluto, il silenzio del deserto, il poeta del Salmo42 (43) sente all’improvviso il grido della cerva assetata. In questoanelito e lamento vede riflessa la sua interiorità,percorsa da un’an-sia istintiva e primordiale, da una tensione e da un desiderio vitaleverso Dio:acqua,vita,gioia, speranza, freschezza e meta ultima del-l’essere.

Anche il Salmo 63,“un canto dell’amore mistico”secondo la defi-nizione di un commentatore,è la celebrazione di questa sete insop-primibile di Dio, forte ancor più di quella fisica:Dio, Dio mio, dal-l’alba io desidero te solo, di te la mia anima (o gola) ha sete, lamia carne a te è protesa come terra arida, assetata, senz’acqua.Così nel santuario vorrei contemplarti e vedere la tua potenza ela tua gloria.Perché il tuo amore è più dolce della vita (vv.2-4).

Verranno giorni - si legge in Amos (8,11) - in cui manderò nelpaese non sete d’acqua ma di ascoltare la parola del Signore. S.

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Teresa d’Avila scriveva:«La sete esprime il desiderio di una cosa,maun desiderio talmente intenso che ne moriamo se ne restiamo privi».

Queste invocazioni o brame interiori,salgono dal cuore di chi haveramente sete, in un paesaggio esteriore (il deserto) e interiore (ilvuoto che si sperimenta quando si è senza Dio)! Queste due situa-zioni sono indissolubilmente connesse nella esperienza umana e spi-rituale di chi ascolta il grido della propria sete.Come la terra è mortasenza la pioggia e come con le screpolature della sua superficie sem-bra essere una bocca riarsa e assetata,così il credente ha bisogno diDio e della sua parola per essere vivo e per esistere.E Dio è appun-to l’acqua che disseta,ricrea,feconda il deserto della nostra coscien-za quando è inaridita dal peccato, dalla freddezza, dalla solitudine.Con le stesse parole un altro testo del Salterio dichiara: Verso te,Signore, protendo le mie mani, la mia anima è davanti a te cometerra riarsa (Sal.143, 6).Uno dei padri della Chiesa,S.Gregorio diNazianzo,esclamava:«Dio ha sete che si abbia sete di lui».Senza Diola vita è solitudine ed angoscia, è vuoto e deserto, in altre parole èmorte.Stupende sono le parole di un anonimo autore giudaico delI sec.a.C.: «Venite voi tutti che avete sete,prendete la bevanda chedisseta.Riposate presso la sorgente del Signore,bella e pura,essa placal’anima.Le sue acque sono più soavi del miele perché sgorgano dallelabbra del Signore.Beati coloro che hanno bevuto e hanno placatola loro sete!».In questa sete si innesta la preghiera, l’invocazione dicolui che porge le sue labbra alla sorgente della Vita e mormora ilsuo grazie con amore infinito verso Colui che si fa acqua sorgiva nelcolmo dell’aridità del deserto della vita.

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PreghieraHa sete di Te, Signore la mia anima.Hasete di felicità, di riposo e di giustizia. Fàscorrere lungo il fiume della mia esistenzal’acqua sorgiva, che risana la situazionestagnante della vita. Irrora il mio intimo diluce e di amore, perché possa, a mia volta,essere sorgente di speranza per chiunquemi avvicina.

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...costanzaGesù termina la parabola del seminatore con la parola chiave

“costanza”: quella che, pronunciata per ultima, incide sullo spiritodegli uditori:Il seme caduto sulla terra buona sono coloro che, aven-do ricevuto la parola con cuore nobile e generoso, la custodisco-no e producono frutti con la loro costanza(Lc 8,15); e Luca ripor-ta un’altra frase del Signore:traditi dai congiunti,odiati da tutti,messianche a morte, voi salverete le vostre vite con la vostra costanza(Lc 21,19).Così,fin dall’inizio,nella prima di tutte le parabole,il disce-polo è avvertito;e ciò gli viene ricordato nella descrizione delle proveche dovrà sostenere.Non c’è quindi da stupirsi che Paolo, l’aposto-lo per eccellenza,viva e trascriva senza tregua questa realtà.

Di questa costanza, così alta e così essenziale, Paolo fa una virtùquasi teologale,poiché ogni volta che la ricorda l’associa strettamenteora alla fede ora alla carità:ai Tessalonicesi dice che è fiero della lorocostanza e della loro fede in tutte le persecuzioni e tribolazioni(2Ts 1,4), e a Timoteo raccomanda di seguire lui,Paolo,nel suo inse-gnamento e nella sua condotta,nella mia fede, nella mia pazien-za, nella mia carità, nella mia costanza nelle persecuzioni e nellesofferenze... (2Tm 3, 10).Non l’aveva già solennemente scongiura-to,questo Timoteo,“suo vero figlio nella fede”,nella precedente let-tera:Quanto a te, uomo di Dio ...persegui la giustizia, la pietà, lafede, la carità, la costanza, la mansuetudine (1Tm 6, 11). Essa è,agli occhi di Paolo,una forza che partecipa al dinamismo stesso diDio:Animati da una potente energia con il vigore della sua glo-ria, voi acquisterete una perfetta costanza e pazienza (Col 1, 11).È detto tutto in questa frase:la gloria di Dio sono le sue opere,e unadelle più vigorose consiste nel far passare in noi la sua forza poten-te.Ma questa acquisizione non si realizza senza la nostra partecipa-zione; si conquista,ed è una vera lotta. Si pensi alle parole dette daDio stesso a Giosuè quando questi è invitato a entrare nella terra pro-messa:Sii forte e coraggioso, poiché tu stai per mettere questo popo-lo in possesso della terra ch’io ho giurato ai suoi padri di dargli;soltanto sii forte e coraggioso (Gs 1,6).

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PreghieraTu, Signore, mi chiami ad essere perseverante nella prova enel buio della vita.Mi chiami ad essere costante nell’amore efedele agli impegni che ho assunto nella mia vita.Mi chiamia non fuggire nelle sconfitte, ma a cercare un senso a tuttociò che avviene.Donami la fede che mi rende capace di farruotare tutta la mia vita attorno alla promessa della TuaFedeltà.Risveglia in me il coraggio e il desiderio di correreverso la santità della vita.

Solo Dio dà la vittoria,ma noi dobbiamo resistere nella lotta.E resi-stere fino in fondo...Perciò la costanza è per Paolo una delle quali-tà degli anziani:Gli anziani siano sobri, dignitosi, ponderati, fortinella fede, nella carità e nella costanza (Tt 2,2). I grandi com-mentatori fanno notare che se le prime tre sono qualità naturali dellepersone anziane, la fede, la carità e la costanza sono loro più diffici-li: le delusioni intaccano la vivacità della fede, la tristezza non favo-risce il contatto con gli altri,le miserie proprie dell’età rendono dif-ficile la pazienza.Tito sappia dunque educare i cristiani più anziani,affinché possano arrivare perfettamente alla fine della loro corsa.

La nostra tentazione (e molto prima di entrare nell’età avanzata)è di interrompere il combattimento, logorato da troppe prove inat-tese.Occorre esercitarsi giorno dopo giorno ad una fedeltà a tuttaprova,perché le difficoltà e le cadute non ci colgano nella debolezzae nella negligenza.

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...semplicitàSe volete attirare a voi il Signore, andate da Lui come idiscepoli dal maestro, con grande semplicità, aperta-mente, onestamente, senza ambiguità, senza inutilecuriosità.Dio è semplice e privo di complicazioni e vuoleche le anime che vanno a Lui siano semplici e pure. Lasemplicità infatti non potrà mai essere separata dall’u-miltà.(Giovanni Climaco).

Sull’esempio del nostro Maestro Interiore possiamo eliminaredalla vita quotidiana tutto ciò che non è essenziale e vivere in tota-le dipendenza da Dio.

La semplicità orienta il nostro cuore e la nostra mente verso Dio,poiché in Lui soltanto possono ricomporsi e integrarsi le nostre indi-scutibili complessità.

Oggi, più che mai, avvertiamo l’urgenza di scoprire il segretodella felicità,conducendo una vita senza affanni e senza primati,manella semplicità quotidiana.Solo in essa la nostra preghiera diventafiliale abbandono,certezza di essere esauditi,e gioia interiore.

Molti Salmi ci aiutano a mantenere il cuore libero per il Signore:

Signore, non si inorgoglisce il mio cuoree non si leva con superbia il mio sguardo;non vado in cerca di cose grandi,superiori alle mie forze.Io sono tranquillo e serenocome bimbo svezzato in braccio a sua madrecome un bimbo è l’anima mia.Spero in te Signoreora e sempre (Sal 130)

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PreghieraSignore, insegnami a deporre nel tuo cuore adorabile ognimio affanno, perché libero da tutte le preoccupazioni eagitazioni interiori io possa sentirmi abbracciato dalla tuamisericordia e dalla paternità del Padre.Rendimi semplicee trasparente nel cuore, nella mente e nel corpo.

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...meditareMeditare è mormorare come la tortora, lasciare in te quel

canto che viene dal cuore, così come hai imparato a lasciar sali-re in te il profumo che viene dal fiore…

Meditare è respirare cantando.È ripetere incessantemente: “Kyrie eleison…”, che vuol dire:

«Signore pietà, Signore, manda il tuo Spirito, che la tua tenerez-za sia su di me e su tutti, che il tuo nome sia benedetto! Non impa-dronirti del significato di questa invocazione, esso ti si riveleràda sé»(Esicasmo).

Pregare è lasciare allo Spirito tutto lo spazio e il tempo per per-mettere alla Parola di incarnarsi nella nostra vita.Pregare allora vuol

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dire:assimilare,ruminare,gustare la presenza amica di Colui che cer-chi con ansia, ma che ti abita e attende da te soltanto la calma e lapace del cuore.

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PreghieraVieni, Spirito di sapienza, insegnami ad accogliere la Parolae la luce che essa sprigiona per me e in me.Vieni e purificala mia mente, riscalda il mio cuore, disseta la mia sete difelicità.Vieni, Spirito d’amore e di saggezza.Vieni e rendimiamante di tutta la Volontà del Padre.

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...vigilareLa delicatezza di rapporto che la persona spirituale stabilisce con

Dio,e che è frutto di un cuore vigilante,allarga ulteriormente le dimen-sioni della risposta che essa è chiamata a dare al suo Signore.

Questa risposta si concretizza nell’attenzione che la persona stes-sa pone alle esigenze del Regno e in una più profonda capacità diincarnarsi nella storia;anche negli eventi più contraddittori della real-tà umana.

Come una civetta che,dotata di una straordinaria capacità visiva,riesce nel buio a scorgere anche i dettagli dell’ambiente che la cir-conda,così il vigilante è capace di scoprire ovunque le tracce di Dioe intuire le misteriose direzioni del suo piano di salvezza.Questo èpossibile solo perché, mentre egli veglia, tiene il cuore attento allevenute del Verbo;la sua attenzione è simile a quella di una sposa chebrama l’incontro amoroso con il suo sposo. E con la stessa passio-ne d’amore della sposa, l’anima vigilante ripete ogni giorno:“VieniSignore Gesù”.Con questa invocazione,essa esprime la certezza dellapresenza amorosa e benedicente di Dio nella storia dell’umanità,sem-pre trafitta e bisognosa di guarigione.Nessuna situazione nuova,posi-tiva o negativa, troverà sprovvisto il cuore di colui o colei che vigi-la,ascolta e attende.

E tutte le relazioni umane che si troverà a vivere,familiari,comu-nitarie o sociali acquisteranno il tono delicato dell’accoglienza con-tinua e del rispetto profondo,poiché egli usa nei confronti degli altri,la stessa delicatezza che Dio usa nei suoi.Colui o colei che si lasciaferire dall’Amore di Dio,non smette di intercedere per tutti coloroche invocano guarigione, felicità e comunione. La preghiera alloraacquista il valore e la forza del filo rosso del Sangue di Cristo, chelibera,ricrea e lega tutti gli amanti della vita,in un’unica cordata versola vetta della santità.

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PreghieraSangue Prezioso di Cristo,scorri ancora lungo i solchi diquesta umanità malata, lavale colpe, rivesti la nostranudità, lenisci il dolore diogni ferita che sanguina.Lega,Sangue Divino, i nostri cuoriin una rinnovata amiciziacon il Dio della Vita, inperenne alleanza d’amore.

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...discernereIl discernimento spirituale è un dono,che allena ad una crescente

sensibilità,capace di percepire l’invisibile nel visibile,l’azione di Dionegli avvenimenti della vita.È una costante percezione del mormoriodello Spirito che grida in noi “Abba, Padre”,e un riconoscere la pul-sione interiore di quello stesso Spirito che invita dolcemente a sce-gliere ciò che per noi è costruttivo e secondo la volontà di Dio.È ilnostro cuore, in stato di veglia, a spiare, a scrutare lungamente, adascoltare e a captare l’azione interiore dello Spirito santo,che pregain noi,che invita a compiere l’opera del Padre.

Nella psicologia dell’uomo nuovo questa capacità di captare l’a-zione misteriosa dello Spirito è, in un certo senso, più importantedei doni della preghiera o dell’impegno apostolico.

Nulla di più sterile,e al limite di più rischioso,che pretendere didarsi alla preghiera,o credersi inviati a testimoniare,per quanto siagrande la generosità che si ostenta in tale missione, se si è perso ilcontatto interiore con lo Spirito, se si è incapaci di lasciarlo emer-gere in sé e di percepirlo. Ogni vita cristiana autentica sarebbe inquesto caso compromessa.

Per mantenere desto il cuore nella comprensione e nell’ascoltodella volontà di Dio, è necessario un costante esame di coscienza.Esso è quel momento di silenzio interiore,di deserto ritrovato,chepermette di “auscultare” il cuore in stato di veglia, mentre registrafedelmente l’invito divino della grazia, i movimenti dello SpiritoSanto dentro di sé,per regolare su di essi tutto l’agire umano.Nonè differente dalla preghiera che,essa pure,ha bisogno dell’orecchiointeriore per mettersi all’unisono con i gemiti dello Spirito.Il cristianocontemplativo (il monaco) e il cristiano immerso nel mondo s’in-contrano in questo ascolto e in questo sguardo interiore, in questasensibilità nuova dell’uomo nuovo,che la tradizione chiama la diá-krisis o discretio: il discernimento spirituale. È la condizione indi-spensabile perché il credente - sia che preghi,che lodi Dio o che glirenda testimonianza nella vita di lavoro e di famiglia - rimanga inne-stato sull’agire stesso di Dio.

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Il discernimento spirituale presuppone l’allenamento alla vitaspirituale,dotata di un orecchio il cui timpano vibra all’unisono conil minimo mormorio dello Spirito,e dotata anche di uno sguardo ingrado di percepire i primi barlumi della presenza del Signore.Questodono interiore è il tesoro nascosto di ogni cristiano seriamente impe-gnato alla costruzione di un mondo nuovo,obbediente allo Spiritodella bellezza e della pace.È,infine,ciò che di più prezioso può inse-gnare la Chiesa di oggi al cristiano immerso nella cultura frammen-tata e carica di paure:una cultura bisognosa di persone riconciliatee rappacificate interiormente e capaci di scrutare l’agire di Dio nellastoria.

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PreghieraNella inquietudine di una esistenza a volte troppoframmentata e appesantita da tutto ciò che non èessenziale, donami, Signore, lo Spirito di discernimento,perché faccia scelte costruttive e audaci. Imprimi nel miocuore una sete ardente di verità, perché i miei occhi vedanociò che è vero e giusto davanti a Te.Donami un cuore inascolto, capace di udire il mormorio dello Spirito che pregain me.

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...riuscireSanta Maria de Mattias

I santi sono uomini e donne che hanno conosciuto la pace delcuore, attraverso un’intensa vita di preghiera e ci hanno lasciato latestimonianza della loro riuscita in Dio.Santa Maria De Mattias è unadi loro.

La proclamazione della sua santità,avvenuta in piazza san Pietroil 18 maggio 2003,da Giovanni Paolo II,risveglia nel nostro cuore ildesiderio ardente di percorrere tutto il tratto della nostra esistenzaterrena con la sua stessa fedeltà al disegno di Dio.

In questo anno 2005 ricorre il bicentenario della sua nascita (4febbraio 1805). Le lettere autobiografiche, scritte da Maria al diret-tore spirituale don Giovanni Merlini,testimoniano l’ardente ricercadi una giovane che non svende la sua esistenza in futili progetti divita,ma vuole scalare la vetta del senso più pieno e più alto del suodonarsi al Signore,per collaborare con Lui all’opera di salvezza delmondo intero.Ella annota, in queste lettere, i momenti fondamen-tali del suo ininterrotto dialogo con la Vergine Santa e con GesùCrocifisso.La preghiera,che apprende direttamente dal suo Signore,le permette di sperimentare la pace profonda e duratura della scel-ta di vita,che lo Spirito va maturando nel suo intimo.

Maria De Mattias nasce a Vallecorsa (FR) il 4febbraio 1805; fonda l’Istituto delle SuoreAdoratrici del Sangue di Cristo in Acuto(Frosinone) il 4 marzo 1834. Ha 29 anni!Dopo aver speso la sua vita per l’annunciodell’Amore di Gesù Crocifisso e della forzaredentrice del Suo Sangue prezioso, muore aRoma il 20 agosto 1866.Sul letto di morte, al tramonto della sua esi-stenza terrena, Maria consegna se stessa alloSposo Gesù Crocifisso e al mondo intero, ripe-tendo con flebile voce:“Crux ave, spesa mea”,invocazione spontanea, impressa nel suo cuore,come risposta d’amore alla gelosia divina.

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Page 51: Pregare è Pace

Affezione di cuoreVerso i 15 anni iniziai ad imitare le altre giovani nell’acconciatu-

ra dei capelli,nella vanità delle collane,degli abiti,ecc.Insomma tuttociò che vedevo nelle mie coetanee, mi sembrava lecito, allo scopodi far bella figura.Non avevo scrupoli;e non credevo opportuno con-fessare queste cose, perché non le ritenevo peccato. Ho trascorsoun paio d’anni con il gusto di questo modo di apparire.

Ma nonostante le vanità, non desideravo sposarmi.Avvertivo inme una crescente riservatezza e il bisogno di un profondo rispettocome donna. Il Signore già mi guidava a scegliere ciò che era belloe buono per una giovane della mia età.E lottavo dentro di me,per-ché avvertivo il contrasto tra le provocazioni del mondo e la deli-catezza del mio intimo.

In questa battaglia interiore mi sentivo sola.[…] Passavo moltotempo davanti allo specchio ad acconciarmi i capelli. Nella miacamera,appesa al muro,vi era una bella immagine di Maria Santissima.Spesso voltavo l’occhio verso di essa e mi sentivo dire:“Vieni a me”.E io rispondevo:“Madonna mia,aiutami”,e la salutavo con l’Ave Maria.

Cominciai a prendere gusto nel visitare quella cara immagine espesso andavo a trattenermi ai suoi piedi,lasciando lo specchio.Maancora volevo continuare la ricerca di me stessa.

Iniziai pian piano ad avvertire una certa “affezione interiore”a que-sta cara immagine;non potevo stare senza di essa.Quando la lascia-vo,mi restava nel cuore tanto vivamente da non vedere l’ora di riaver-la davanti.

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Bisogno di luceGustavo molto i discorsi spirituali di mio padre; gli domandavo

come dovevo pregare la Madonna e lui mi diceva:“Di così:Maria SS.,dammi luce”.

Mi diceva ancora:“La preghiera deve essere fatta con tutto ilcuore”.

Allora io andavo davanti all’immagine della Madonna e ripetevomolte volte le parole che lui mi aveva insegnato.Non ero però maicontenta, perché non mi sembrava di pronunciarle con tutto ilcuore,come mi era stato suggerito.

Io mi sforzavo a porre mente e cuore in ciò che ripetevo, fino aquando, per un certo periodo di tempo, non fu la Vergine stessa adarmi istruzioni.Tutto avvenne nel segreto del cuore.

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Umana debolezzaRivolta alla Madre Santissima dicevo:“Maria,aiutami.Fammi arde-

re dell’amore di Gesù e dell’amore per te.Dimmi che devo fare perpiacere a tuo Figlio”. E Lei, mostrandomi il Calvario e la Croce, miinvitava a salire.Tutta tremante dicevo:“O Dio,sono troppo debole,non ce la faccio”.

La difficoltà più grande per me era quella di dover fare a menoanche dei piaceri leciti e di apparire strana agli occhi del mondo;volevo,quindi,nascondere tutto nel segreto del cuore.Quante lacri-me versavo per questa tensione interiore! La cara Madre Maria SS.mami confortava dicendo:“Non temere, ti aiuterò”.

Un giorno (e non mi inganno),“sentii portarmi come legger-mente e posarmi su certe braccia sicure”. Scrivo queste cose nonsenza lacrime di gioia,perché fu un’esperienza che mi rimase moltoimpressa,provandone una pace,che non so spiegare con le parole.In quel momento ricordo di aver fatto una totale offerta a Dio conun perfetto abbandono alla volontà divina, che, in quella esperien-za,avvertivo esigente e irrevocabile.Sentii il mio cuore cambiato epieno di coraggio.

Martirio interioreNel mio comportamento esteriore acquistai una certa serietà e

nel fondo del cuore una forza che non so spiegare;non ero però maicompletamente libera dai contrasti interiori.Non avevo ancora undirettore spirituale e per custodire il cuore non parlavo a nessunodi quello che vivevo dentro;mi confessavo in pochi minuti e poi face-vo ritorno al mio ritiro interiore.Era già venuto il venerabile (S.Gasparedl Bufalo) per la missione e perciò frequentavo di più i sacramenti,ma nel modo breve come ho detto. Iniziò allora una costante lottainteriore,perché mi sembrava impossibile poter continuare a vive-re in quel modo,anche se mi ci sentivo fortemente attratta.

Non è possibile esprimere a parole il martirio del mio cuore.Nonbramavo più nessuna cosa sensibile e umana,neppure spirituale,pertimore che mi attaccassi a queste realtà.

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Su braccia sicureEro verso la fine dei miei 17 anni di età.Non avevo ancora una direzione spirituale;mi pareva di fare tutto

malissimo e di offendere Dio.Che pena avevo dentro! Mi venne una grandissima malinconia,

fino a ridurmi ad uno stato pietoso.Raddoppiavo le preghiere e non potendo eliminare la lotta che

avevo dentro, restavo immobile con gli occhi rivolti al Crocifisso ealla sua cara Madre, ripetendo:“ Gesù caro,vieni a me,non guarda-re ai miei peccati;Tu mi hai condotto ai tuoi piedi santissimi,mi daiforza per pronunciare il Tuo Santissimo Nome e quello della tuaSantissima Madre:che segno è questo? È segno che Tu mi vuoi salva.”

Restavo abbandonata come su sicure braccia e scoppiavo in unpianto dirotto.L’anima restava come addormentata e il cuore si dila-tava nella sicura speranza, tutta appoggiata in Dio Salvatore.

Provavo nel fondo del cuore una pace inalterabile, unita ad unagrande tranquillità.

Profondo silenzioMi capitò tra le mani un libro che parlava dell’anima desolata

e lo presi come una lettera inviata a me dal paradiso. Mi consolòinteriormente. Il tentatore non smetteva di spaventarmi, ma nonlo ascoltavo più di tanto:iniziavo a fidarmi totalmente del mio Dio.

Così iniziavo ad avvertire nel cuore una grandissima pena perla perdita di tante anime; avrei voluto dare il sangue e la vita perloro. Mi struggevo di lacrime, perché bramavo la salvezza delmondo intero. Volevo nascondermi e ritirarmi come “l’ultimasuora” in un monastero e… quante lacrime!.

Un giorno, come addormentata, ebbi una visione che non sospiegare: c’era uno stuolo di monache che poi ho riconosciutotra le mie compagne e sentii dirmi che quella era la mia comuni-tà;mi pareva di stare con loro in un coro ben ordinato; tutte pro-tese in Dio. Io piangevo perché mi sembrava di non essernedegna;non ricordo i particolari.Questa visione mi è rimasta molto

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impressa.Le monache erano poste in un grado più alto e io in ginoc-chio ai loro piedi piangevo e dicevo:“Gesù mio, fammi degna distare con loro”.

Infatti in quel periodo della mia vita, la preghiera aveva que-sta caratteristica: mi mettevo in ginocchio e rimanevo per untempo in silenzio; poi, raccolta e rapita alla vista dell’AmoreCrocifisso, mi scioglievo in lacrime. Le tentazioni non mi lascia-vano in pace,ma riuscivo a vincerle perché mi sentivo come fossiin seno alla Maria SS.ma.

* Racconto tratto dalla lettera autobiografica di Maria DeMattias, scritta al suo direttore spirituale Don Giovanni Merlini.(Lettera n. 448, Lettere di Maria De Mattias, vol. II).

Abbi pietà di meLa mattina mi alzo molto presto, prima delle mie sorelle, e mi

metto in preghiera. In queste due ore circa resto ai piedi di GesùCristo,come il povero del Vangelo.Il più delle volte mi ritrovo quasiimmediatamente in un profondo raccoglimento con sentimentidi dolore per i miei peccati e per i peccati del mondo intero.Quando, invece, il mio spirito è turbato da distrazioni e preoccu-pazioni terrene, resto immobile con le mani e le braccia aperte,fisso il mio sguardo sul mio Signore e ripeto:Miserere mei Filii David!Mi ritrovo così, per pura grazia, in dirotto pianto, sospirando:«Signore, sto qui ai tuoi piedi e spero in Te, anche se tu dovessicacciarmi, io avrò sempre speranza in Te che sei il mio salvatore».Non so cosa accade nel mio cuore,in questi momenti;avverto solouna immensa pace e tanto coraggio, che ritrovo in me nei tempidi prova e di urgenti preoccupazioni (lett. 24).

Dilatami il cuore Mi sento penetrare il cuore da una ardente brama di amare assai

Gesù.Lui amorosamente mi va rivelando i tratti amorosi della SuaBontà in me e mi accende il desiderio di vivere solo per Lui… Ho

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allargato il mio cuore, presentandolo spesso, nella preghiera, allasua misericordia,perché lo riempia dei suoi doni e di tutta la SuaPresenza. Spero di non restare delusa (Lett. 26).

Nella preghiera …mi presento con il solo pensiero di mostra-re al mio Signore le mie miserie, i miei bisogni, per commuove-re il suo cuore amoroso e darmi così gli aiuti necessari. In que-sti sentimenti, in queste ardenti brame, mi passa molte volte iltempo della preghiera,tempo vissuto in un solo a solo con il mioDio (lett. 87).

Ti amerò sempreIl mio spirito è spesso provato da una cara gelosia divina, che

mi abita e mi sospinge a desiderare di essere tutta del mio Gesù.L’unico timore è quello di non essere “totalmente sua”e di lasciarpassare nei miei pensieri e nel mio cuore qualche cosa che nonavessero a che fare con Dio (lett. 133).

La mattina,quando mi sveglio,vado,come il bambino che cercala madre, e se non trovo il mio Gesù, piango dicedo:“Gesù mio,dove sei? Vieni,Gesù,vieni”Allora il mio spirito si acquieta e si immer-ge nel mio Grande Bene… La mia preghiera è molto spesso undolce sfogo dei miei affetti con il mio Gesù,che mi ha ferito il cuore.Fra le lecrime impregnate di gioia avverto quasi la mancanza direspiro e il mio cuore si sente crepare per la pena di non amarloa sufficienza. Ripeto nel mio intimo:“Gesù mio, e perché non tiho amato? Desidero amarti sempre, sempre.Ti amerò Gesù miocaro? Lo spero”.A volte nella Comunione mi ritrovo in profondoraccoglimento e non posso fare altro che ripetere: “Gesù miocaro; Gesù, Gesù stai sempre con me”.Allora il mio spirito entrain una profonda quiete e il cuore si scioglie in lacrime per timo-re di cercare ancora qualche cosa di mio,che non dà gusto al mioDiletto (lett. 160).

Altre volte non so cosa di preciso mi accade. Sempre dopo lacomunione,mi trovo spesso con l’anima incendiata dal desiderioardentissimo di amare Gesù, solo perché degno di essere amato.E ripeto:“Gesù mio, vedi come non mi accontento della tua sola

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visita,ma fammi amare Te come Ti hanno amato e ti amano le animepiù innamorate”. E subito mi viene troncata la parola per il pian-to che mi sprofonda nell’abbandono in Dio. Mi sento così sicurae piena di speranza di poterlo amare (lett. 456).

** lineamenti interiori tratti da lettere che la Santa ha scrittoal suo direttore spirituale, tra gli anni 1843-1856 circa.(Letteredi Maria De Mattias, Vol. I e II).

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Estasi d’amoreLa preghiera incessante ha trasformato il cuore di Maria De Mattias,

fino al dono dell’esperienza mistica.Chi è il mistico se non colui o colei che,nella normalità del cammino

di fede, sperimenta Dio come “carezza, abbraccio, dolcezza amorosa”e,affascinato dalla sua presenza, si apre totalmente, uscendo da sè, perentrare nel sentire divino?

Ormai, fodantrice e donna matura, Maria De Mattias, immersa nelSangue di Cristo,parlava di momenti in cui,durante la preghiera, si sen-tiva portata come fuori di sè e,immersa nella misericordia del Redentore.Ella contemplava il fluire ininterrotto del Sangue di Cristo,che scorreva,in lei,come un torrente di intercessione per tutti.

La gelosia d’amore che la abitava, la sospingeva a desiderare di esseretutta del suo Sposo Crocifisso; il resto si allontanava dai suoi occhi e dalsuo cuore,perché Gesù la attirava a sè,per farla riposare in pace nel suodolcissimo nome. In particolari momenti di estasi d’amore, nella pre-ghiera solitaria,Maria arrivò persino a desiderare di morire per essere unitaal suo Sposo e non dover più sprecare tempo per se stessa.Spesso,in rac-coglimento dopo la comunione eucaristica, chiedeva al Signore:“MioGesù,se dovessi darti qualche dispiacere,fammi morire subito.Rinuncioa tutti i meriti che potrei guadagnare vivendo,purché mi concedi di nonoffenderti mai ad occhi aperti.Non desidero altro”(lett.160).

Le lacrime accompagnavano sempre i momenti in cui maggiormenteavvertiva la seduzione divina che le prendeva il cuore,la mente e il corpo,fino a non accorgersi più di esistere.

A volte, nella notte fonda, si alzava dal letto, andava in cappella e lì sene stava per molto tempo,in piedi o prostrata,davanti al Crocifisso:immo-bile,contemplava il Volto e la ferita del Costato del suo Signore,e,trasportatada una sorprendente “dilezione d’amore”,si ritrovava,come fuori di sè,inon-data di lacrime.Questi raggi di luce che la santa accoglieva nella preghie-ra,non erano altro che i segni di quella trasformazione interiore che lo Spirito,a sua insaputa, andava operando in lei. E nel cuore della sua attività fre-netica,con il peso quotidiano di una ingente quantità di lavoro e di preoc-cupazioni, avvertiva una particolare unione d’amore con il suo Sposo GesùCrocifisso.Questa armonia d’amore era il grembo e la forza di tutto il suolavoro di fondatrice e maestra di spirito per le sue sorelle.

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Pregare come la MontagnaUn giovane filosofo voleva essere iniziato alla medi-

tazione. Si recò in cima ad una montagna, per essereconsigliato da un eremita che viveva lì da molti anni.

Il primo consiglio che ricevette fu quello della sta-bilità. Essere ben abbarbicato al suolo, proprio comela montagna.

Capì che doveva imparare dalla montagna qualco-sa che non era nel suo stile di giovane frenetico epieno di iniziative e di cultura.

Sedersi come una montagna vuol dire, infatti, resta-re immobile,silenzioso,sotto il sole e sentirsi in sinto-nia con il creato.

Ben presto si accorse che la sua nozione del tempoera totalmente cambiata.Le montagne hanno un altrotempo,un altro ritmo.

Essere seduto come la montagna è avere l’eternitàdavanti a sé,ed è l’atteggiamento giusto per colui chevuole entrare nella meditazione;sapere che c’è l’eter-nità dietro,dentro e davanti a sé.

La lezione più dura fu quella di passare ore e ore “afar niente”.Occorreva imparare di nuovo ad essere,sem-plicemente ad essere, senza scopo né motivo.

Un giorno capitarono sulla sua montagna dei pelle-grini che volevano essere da lui benedetti. Il giovanenon rispose nulla, perché credeva che la sua stabilitàmeditativa fosse il primo scopo del suo essere lì.

Il suo maestro spirituale,ascoltando da lui stesso quel-l’episodio, gli disse:“La meditazione ha il suo radica-mento, la stabilità della montagna, ma il suo fine nonè fare di te un ceppo morto,bensì un uomo vivo”!

Il giovane capì finalmente che la solitudine e la pre-ghiera hanno come unico scopo quello di cambiare ilproprio cuore e renderlo pieno di compassione.

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IndiceI Pregare è...

- Guarire . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 5- Riposare . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 8- Fidarsi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 10- Abitare in Dio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 12- Silenzio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 14- Abbandonarsi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 16- Dar voce allo spirito . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 18- Supplica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 20- Risveglio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 22- Discesa nel cuore . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 24- Amare . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 26- Meravigliarsi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 28- Pace . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 30- Stabilità interiore . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 32- Dissetarsi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 35- Costanza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 38- Semplicità . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 40- Meditare . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 42- Vigilare . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 44- Discernere . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 46

II Pace è... riuscire- Maria De Mattias . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 25- Affezione di cuore . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 50- Bisogno di luce . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 51- Umana debolezza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 52- Martirio interiore . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 52- Su braccia sicure . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 54- Profondo silenzio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 54- Abbi pietà di me . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 56- Dilatami il cuore . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 56- Ti amerò sempre . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 58- Estasi d’amore . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 60- Pregare come la montagna . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 62

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Finito di stamparenel mese di Marzo 2005

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