Prefazione a Luis Kancyper Il complesso...

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Archivio Dina Vallino Pubblicazioni Prefazione a Luis Kancyper Il complesso fraterno M. Macciò e D. Vallino ––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––– Per citare questo scritto: MACCIÒ M. e VALLINO D., Prefazione a Luis Kancyper, Il complesso fraterno, a cura di Giorgio Bubbolini, 7-15. Roma: Borla 2008. h"p://associazionedinavallino.it/wp-content/uploads/2017/06/pref-confl-fr.pdf ––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––– Archivio | Associazione Scien,fico Culturale Dina Vallino [email protected] Via Antonio Kramer, 18 | 20129, Milano (MI) | Italia Tel. +39 02.76003736 | C.F. 97736670155 [email protected] | www.associazionedinavallino.it

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Prefazione a Luis Kancyper Il complesso fraternoM. Macciò e D. Vallino

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Per citare questo scritto:

MACCIÒ M. e VALLINO D., Prefazione a Luis Kancyper, Il complesso fraterno, a cura di Giorgio Bubbolini, 7-15. Roma: Borla 2008.

h"p://associazionedinavallino.it/wp-content/uploads/2017/06/pref-confl-fr.pdf

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Marco Macciò, Dina VallinoPrefazione

Il tema del complesso fraterno, presente in diversi scritti di Kancyper, riceve la sua prima trattazione sistematica in que sto libro che vede ora la sua accurata traduzione italiana. Riteniamo utile rintracciare nei saggi e nei volumi prece denti di Kancyper quella rete di concetti che permette di inquadrare, nella sua evoluzione storica e culturale, anche quest’ultima affascinante mappa della tematica fraterna. Già un suo saggio giovanile, scritto a 30 anni, era centra to sul concetto di vendetta, vista dal vertice psicoanalitico. L'elaborazione della nozione di vendetta fu la matrice del libro II Risentimento e il Rimorso che gli richiese sette an ni di elaborazione e fu pubblicato nel 1992. Un capitolo era dedicato a “rimorso e risentimento nel complesso fra terno”. Successivamente fu il curatore di un libro colletta- neo, su Willy e Madeleine Baranger, di cui è stato allievo diretto. Un altro tema centrale per quanto riguarda le di namiche familiari, viste dal punto di vista psicoanalitico, è il libro II confronto generazionale del 1997, a cui ci sem bra opportuno dedicare qualche riflessione.

L’idea di risonanza trans generazionale, che pone Kancy per nella linea degli analisti di scuola francese, Kaès, Ba- ranès, Alaugnier, Anzieu e della Faimberg, viene da Kancy per elaborata e approfondita con l’idea di «confronto ge nerazionale», che promuove l’identità dei singoli e la libe razione dalla servitù narcisistica presente nei rapporti trans generazionali. La «servitù narcisistica» sembra essere l’o stacolo che ogni confronto generazionale deve superare per poter definire i termini di un processo di de-identificazio- ne, di storicizzazione delle identificazioni e di ri-significa- zione dei rapporti familiari. Il confronto generazionale, vi sto nella crisi dell’adolescente, è legato all’ambito dei rap porti familiari; l’adolescente ne esce nella misura in cui è aiutato a trasformare il conflitto familiare in confronto fa-

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miliare. I genitori, a causa dei nodi irrisolti della loro vi ta, nelle loro famiglie di origine, esprimono esigenze co strittive alienanti nei riguardi del figlio. Volendo modella re la personalità del figlio in molti casi ottengono una rea zione paradossale: il figlio reagisce costruendo una perso nalità non sua e smarrendo del tutto se stesso. Il soggetto, per «arrivare ad avere il senso di una propria esistenza in dividuale», deve liberarsi dalle identificazioni che gli asse gnano, come figlio, un ruolo destinato a rimanere in gran parte inconscio. Vogliamo solo menzionare alcune cate gorie «genitoriali» che Kancyper scopre o di cui rinnova il significato: genitori molli, adolescenti, servili, distratti, ar- tefici-soprawiventi, che si rendono vittime e fanno dei fi gli dei carnefici, ecc.Innovativa è l’idea che Kancyper propone della cura psi coanalitica: i pazienti vengono portati alla storicizzazione dei propri rapporti costruiti secondo le identificazioni alie nanti subite. Il comportamento dei genitori deve essere ri visitato a fondo, così come i loro miti e le loro culture edu cative. Kancyper individua una dimensione mentale e af fettiva comune in tante storie diverse: soprattutto è attivo nei figli come risposta alle identificazioni alienanti subite la dimensione dell’amore-risentimento. Il rancore rende il figlio prigioniero di un legame vischioso con l’oggetto ge- nitoriale, come efficacemente descrive l’Autore, egli rima ne irretito e immobile dentro eterni conflitti.La liberazione dal rimorso e dal tormento nascono da un movimento di disidentificazione dalle attese dei genitori e da una storicizzazione delle identificazioni arcaiche depo sitate nel paziente dai genitori, ma appartenenti alle gene razioni precedenti. Il modello di confronto generazionale che Kancyper propone è un modello operativo complesso; fa par te di una teoria della tecnica che presenla un panorama di definizioni e interventi che hanno come fondamento l’idea centrale che «l’uomo non evolve se non recuperando le pro prie radici all’intemo della storia familiare...».

Il Complesso fraterno, con la sua densità rii riferimenti let terari e storici, ci offre una riflessione teorica e clinica di grande ampiezza dal punto di vista psicoanalitico sulla te matica fraterna. Il lettore viene progressivamente reso con sapevole della minaccia generata dai conflitti fraterni non risolti. La conflittualità fraterna aM’inleruo delle famiglie è

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fonte non solo di sofferenza e disturbo mentale per i sin goli, ma tende, di generazione in generazione, a provoca re nuove lacerazioni, come testimoniano le contese eredi tarie e i conflitti più ampi. Lo spirito fratricida abita la profondità dell’inconscio ed eTesponsabile non solo di tra gedie familiari, ma anche della belligeranza collettiva. Kancyper prospetta la soluzione psicoanalitica della tra gedia fratricida attraverso il tema dei confronti fraterni pa tologici e normali.Il confronto fraterno segue una logica diversa da quella del confronto generazionale. Il confronto fraterno, benché si intrecci col complesso edipico, ha una sua specificità. È me rito di Kancyper avere segnalato la tendenza degli analisti ad assimilare il complesso fraterno a quello edipico e a ne garne la peculiarità. Kancyper si rifà a un concetto che Freud riconobbe ma non studiò in modo sistematico come fece col complesso edipico. Per «complesso fraterno» Kancyper in tende, d’accordo con Laplanche e Pontalis (1971), «un in sieme organizzato di rappresentazioni e di ricordi dotati di un intenso valore affettivo, parzialmente o totalmente in conscio». Per Kancyper, indipendentemente dalla presenza di fratelli reali, ogni figlio ha fratelli immaginari nella fi gura del doppio. «Il doppio speculare, gemello riflesso, è il punto d'origine del complesso fraterno» (Cap. 1). Kancyper mette in evidenza più ili.una fantasia inconscia tra fratelli: ad es., essi si sentono «vasi comunicanti» relazionati tra lo ro a causa del legame di sangue, erogato da un’unica fon te genitoriale che li nutre in egual misura affinché si man- K tenga tra loro lo stesso livello idrostatico che dal punto di vista psichico è la totale parità. In questa fantasia è d'ob-;, bligo che l’affetto del padre sia ripartito in modo egualita rio tra tutti, affinché venga premiato il livellamento e con-, dannate le differenze (Cap. 6).

Una spontanea e comune rivalità tra i fratelli si presenta, per Kancyper, sin dalla nascita del secondogenito. Re sponsabile è il narcisismo del primogenito, che si è abi tuato ad essere l’unico figlio in famiglia e desidererebbe continuare in questa condizione di privilegio. La fantasia narcisistica infantile è di avere un potere illimitato, come un re («sua maestà il bebé», diceva Freud), di essere in vulnerabile al pericolo e immortale. Alla sua nascita, il se condogenito, diviene un rivale e un intruso, un usurpato-

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re, verso cui si dirigono sentimenti fortemente ostili, che finiscono per essere ricambiati.A questo modo di intendere l’origine del complesso Irater no, che segue grosso modo la descrizione di Fremi, kancy- per aggiunge uno sviluppo oltremodo originale, di cui cer chiamo di esporre una sintesi semplificante. Kancyper con sidera la situazione fraterna complicata dall’intromissione dei genitori. Nel padre è spesso spontanea e naturale una preferenza per il primogenito, verso il quale si muove un processo identificatorio che il figlio assorbe attivamente. Il padre si sente fuso o in simbiosi col figlio maggiore, sen te che il figlio è lui. Ciò in sostanza, sostiene Kancyper, a motivo del narcisismo del padre per cui l’idea della morte (ferita narcisistica) è contrastata mediante l’immortalità ottenuta attraverso la vita del figlio, che è lui stesso. «Io sopravviverò in lui». Ciò non esclude nel padre opposti sen timenti di invidia per il figlio destinato a sopravvivergli e quindi avversione per lui. Vedi i conflitti tra i patriarchi della Bibbia e i loro primogeniti. Secondo l’Autore tutto ciò si manifesta in modo molto più attenuato nei confronti dei figli minori.Anche la risposta del primogenitore guidata dal suo narci sismo, che viene ingigantito dalla preferenza del padre per lui. Il compito di dare immortalità al padre e di essere co me il padre è tuttavia molto gravoso e soffocante per il fi glio. Il risultato è che la negazione delle differenze gene- razionali intralcia il confronto generazionale tanto neces sario per la crescita degli individui e della società.In questo contesto la presenza di fratelli minori apr^/un altro fronte di rivalità e rivendicazione, ma in un senso che può essere maturativo poiché il fratello rappresenta una negazione, di cui vi è necessità, del narcisismo del primo genito, che deve dunque in un modo o in un altro essere messo’in crisi e ristrutturato. Ciò aiuta anche la ristruttu razione del complesso edipico.Diversa è l’evoluzione del fratello minore, il quale è desti nato dalle esigenze narcisistiche dei genitori a esaudire piuttosto la madre. Meno pressato dalle identificazioni del padre con lui, meno responsabile quanto al ruolo di ga rante della tradizione familiare, il fratello minore deve tro vare all’esterno della famiglia la sua realizzazione e ciò sti mola la sua capacità di sublimare e la sua creatività, è me no conservatore e più aperto al nuovo.

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Una situazione tipica delle evoluzioni patologiche e fonte di gravi perturbazioni si ha quando i fratelli vengono a far cop pia in modo rigido con uno dei due genitori: uno col padre e l’altro con la madre. Come ebbe a dire a Kancyper il pa ziente Marco di dieci anni: «Prima pensavo che Diego stava con la mamma e io con papà. Ora no, si sta in parti uguali, a pieno titolo, nella famiglia. Prima la mia famiglia era un pa sticcio. .nPerché c’erano solo due membri della famiglia, mam- ma-Diego, e papà-Marco. Da un mese, un mese e mezzo, sia mo in quattro. Fu dopo quella settimana in cui ci siamo vi- / sti qui anche col papà e lui l’ha capito bene» flGnp.Il riferimento allo «stare in parti uguali» ci pare molto im portante perché come abbiamo sostenuto (Vallino e Mac- ciò 2004) nel complesso fraterno quando diventa possibi le l’identificazione tra i fratelli, questa «è di un tipo parti colare e la si deve definire come egualitaria e reciproca», perché l’esigenza profonda è di soddisfare l’esigenza di giu stizia. Marco aveva apprezzato la capacità dell’analista Kancyper nell’aiutarli a stare in parti uguali, a pieno tito lo, evento psichico che favorì l’individuazione di Marco. L’impianto teorico di Kancyper recupera anche il punto di vista dell’intrapsichico, del conflitto che ha un’origine in teriore nell’individuo. La risposta rancorosa del soggetto alle identificazioni alienanti subisce l’influsso della sua do tazione pulsionale naturale, del fatto che in essa prevalga Eros o Thanatos.Quando la rivalità tra fratelli diventa insuperabile, quan do il disprezzo diventa la passione dominante e la litigio sità esasperata, quando le relazioni sociali con i coetanei si fanno difficili, allora tutto ciò deve essere dettagliata- mente analizzato in psicoterapia perché «non marchi ine sorabilmente il loro destino». In altri casi il conflitto ri mane del tutto interiore: ci sono fratelli che prendono il posto di fratelli non nati o morti o disabili, che svolgono nella dinamica familiare un ruolo particolare la cui defi nizione fantasmatica è espressa da Kancyper con la paro la sopra-moriente (cap. 6). Con questa parola egli si riferi sce a casi in cui il fratello sano o sopravvissuto sta al po sto di quello disabile o morto, cosicché al fratello sano toc ca una sub-identità specifica, di essere talmente mediato re dell’equilibrio familiare dei genitori da divenire il bari centro della vita psichica familiare.

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Kancyper ci mette sull’avviso che la conf littualità che sca tenano le identificazioni risultanti da un misto ili com plesso edipicq.fraterno è narcisismo è esplosiva a tal pun to che ai pazienti risulta difficile affrontarle nella loro quo tidianità familiare. Ci lascia intendere che non è sufficiente ricorrere all’elaborazione nel transfert per risolvere questa problematica ma che è necessario proporre al paziente un confronto con la disidentificazione, con la storicizzazione dei loro conflitti e con una rì-signifìcazione delle identifica zioni (Cap. 5). Sono tutti passaggi che permettono al pa ziente un confronto graduale tra le sue idee e le aspettati ve dei genitori e dei fratelli su di lui, idee erranti nella sua stessa mente e poco chiare nella sua stessa storia, tanto che spetta all’analista individuarle insieme al paziente nel processo di storicizzazione.Ed è a proposito di tali passaggi che sembra necessario l’esercizio dell’analista di interrogare se stesso sulle iden tificazioni di cui è eventualmente portatore, sulle rivalità fraterne che lo animano, sui rapporti di solidarietà frater na che lo hanno aiutato a risolvere il conflitto edipico.La novità di questo libro è che la particolareggiata ri-visi tazione del complesso fraterno presente anche nelle biogra fie di scrittori e poeti come Kafka e Borges può arricchire i dati della clinica psicoanalitica e permette di superare ostacoli incontrati nelle analisi grazie all’accoglimento del le fantasie operanti nella tematica fraterna, sia con l’ascol to che con l’interpretazione che nel transfert.Per Kancyper la psicoanalisi, con i suoi strumenti euristi ci, risignificazione, storicizzazione, disidenl il frazione, per mette al paziente un alto livello di liberazione perché, at traverso il confronto graduale tra le sue idee e le aspetta tive dei genitori e dei fratelli su di lui, gli consente ili in tercettare il proprio spirito fratricida e quello dell'altro, per operare un cambiamento nelle sue relazioni.Questo libro ci mette sull’avviso del latto che e delittuoso ignorare il problema fraterno. È un problema ten ibile: si può presentare sotto mentite spoglie, non solo sotto forma di vendetta, ma anche come impossibilita al riconosci mento, come un accecarsi di orgoglio e invidia, come in differenza, come confronto patologico.La sua idea di multiple identificazioni i istillanti dalla sin golare interazione di Complesso di Edipo, < omplesso Era- temo e Narcisismo solleva il problema di ionie li aitai e in

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analisi i conflitti che appartengono alla realtà della storia del paziente. Anche se la realtà del paziente non è stata una realtà dichiaratamente traumatica nel senso di ab bandono, abusi, violenza, è pur sempre una realtà storica che ha risvolti diversi, in cui le identificazioni con i geni tori o con i fratelli, senza rispetto dell’esigenza di giusti zia, hanno conseguenze molto nocive che l’analista non si può permettere di ignorare. Il processo di disidentifica zione «comporta una minaccia per il senso di sé, del figlio e dei genitori», una sorta di «strappo da figure che sono state parte integrante del sé». Ma durante la cura analiti ca, «perché il soggetto possa riorganizzare il proprio si stema identificatorio... occorre che quelle identificazioni siano messe a confronto con le aspettative che altri hanno «depositato» in lui. Ogni soggetto deve inevitabilmente at traversare l'angoscioso percorso del confronto generazio nale e fraterno (Cap. 5).Nelle analisi degli adulti quando un professionista stima to nel suo lavoro ha rapporti professionali difficili e osta colati da inibizioni o difficoltà decisionali è molto utile aprire una riflessione sul complesso fraterno per aiutare una risoluzione di quegli impedimenti nel gruppo di lavo ro. La medesima cosa avviene con i bambini in terapia, an che se nella patologia del bambino, nei suoi sintomi, non emerge alcun tema fraterno, ugualmente è importante por tare alla luce il fratello o la sorella invisibili, che si na scondono dietro una difficoltà scolastica o un disturbo di identità o un problema di carattere. La conclusione è che non possiamo evitare di occuparci della tematica fraterna che è rimasta per troppo tempo la «Cenerentola della psi coanalisi» così è stata definita da Kancyper1, sottovaluta ta in grande misura perché, anche quando è stata ricono sciuta dagli psicoanalisti nel loro lavoro clinico, spesso non è stato concettualmente approfondito il valore enorme del la solidarietà e del legame di amicizia rispetto alla rivalità. La psicoanalisi ha insistito sul complesso paterno e sul complesso materno dimenticando che il complesso frater-

1 In un recente convegno a Milano, il 7 luglio 2007, dal titolo «Il po tere dei confronti fraterni nella teoria e nella clinica psicoanalitica», Kancyper ha ulteriormente approfondito la necessità di elaborare la conflittualità fraterna con i confronti invece che con le contrapposi zioni.

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no costituisce un aspetto capillare della vita sociale uma na. Essa deve farsi carico delle conseguenze implicate sul piano psichico dallo spirito di indifferenza e di svaluta zione del fratello, che finiscono per essere più rilevanti a livello macrosociale e microsociale dello stesso complesso paterno e del complesso materno, perché tolgono di mez zo il senso di responsabilità e il senso di giustizia verso il fratello. Al centro della sua visione dell'analisi, il focaliz zare il complesso fraterno prende sempre più spazio, poi ché la realtà familiare propone continuamente motivi di confronto tra fratelli che hanno personalità molto diverse tra loro, soggetti con identità che potrebbero essere con trapposte se non si lavorasse insieme per superare il con trasto.

La storia dei nostri pazienti è infatti colma di rivalità fra terne che dividono il campo familiare, ma anche di soli darietà fraterne che permettono ai figli di trovare il modo di affrontare il confronto con i genitori. Tutta la dinamica familiare si ripropone in analisi perché nel transfert l’ana lista personifica non solo una funzione genitoriale, ma an che una funzione fraterna (per esempio, tutto il transfert simmetrico, gemellare è compreso in questo modello di Kancyper).Se vogliamo guardare al suo lavoro clinico con i bambini e con gli adolescenti vediamo che esso si sviluppa secon do una doppia direzione, sia nel mondo della relazione in tersoggettiva coi genitori sia nella conflittualità fraterna. Egli si propone di sbrogliare con i genitori le trame identi- ficatorie patologiche che hanno avuto influenza sui loro fi gli, riservandosi «con interviste psieoanalitieamente orien tate con entrambi i genitori in presenza o non del tiglio» di rapportare la problematica del tiglio all'mlei no della dina mica narcisistica edipica e Iratei na di i iast uno ilei genito ri e della coppia.

Kancyper ha una metafìsiciilot'.ia l e 1 m nozioni utiliz za in base all’esperienza con il paziente in seduta. Chi ha sentito le sue supervisioni m pubhln o li.......iato i ome, ba sandosi su pochi elementi, ma ponendo domande perspi cue, egli sia capace di tratteggiale una sintesi sulla perso nalità del paziente. Egli usa la meiap-.n nlogia psicoanali* tica non come un sapere a pi ini i mloi no alla dimensione

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mentale del paziente, ma come strumento concettuale che gli permette un orientamento pratico in grado di porre do mande al paziente, ai genitori, al bambino. L’unione della teoria e della clinica è l’aspetto forte di questo nuovo libro. I concetti di Narcisismo, complesso di Edipo e complesso Fraterno prendono una nuova luce. Sono concetti che non sono soltanto un arricchimento del pensiero di Freud, va lidi per la loro eleganza concettuale e il riferimento stori co, ma sono anche chiavi di volta per la clinica. Vogliamo sottolineare che il lavoro di Kancyper permette di amplia re le frontiere del lavoro psicoanalitico e di stabilire nuo vi ponti tra la teoria e la tecnica.

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