Predilezione, I 150 ANNI - Prospettive · Uno degli aspetti più importanti di que-sto Sinodo, è...

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A conclusione della XIII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi è stato redatto un Messaggio articolato in 14 punti. Uno degli aspetti più importanti di que- sto Sinodo, è che nonostante la complessità dei problemi, attraverso le Proposizioni emerge forte il senso di unità della Chiesa e tutte le proposi- zioni hanno avuto generali consensi. L’icona della samaritana, il riferimento alla “sete” degli uomini di ogni tempo, a Cristo come unico portatore dell’acqua che dà la vita eterna e alla samaritana che, convertitasi, “diventa mes- saggera di salvezza e conduce a Gesù tutta la cit- ”, diventa la sintesi del cammino sinodale, che rilancia la nuova evangelizzazione nel mondo contemporaneo. Nei “mutati scenari sociali e culturali” ogni cri- stiano è chiamato a vivere in modo rinnovato la propria fede che diventa annuncio e testimonian- za. Non si tratta di inventare “nuove strategie” ma di riscoprire le Sacre Scritture e approfondire lo studio del “Catechismo del concilio” come alcuni vescovi amano chiamarlo. La nuova evangelizzazione ha sottolineato il card. Donald Wuerl, Arcivescovo di Washington, non è un programma temporaneo ma un modo di vede- re il mondo per annunciare il Vangelo”. Evangelizzare se stessi attraverso la conversione dei cuori” costituisce il punto di partenza per dar vita all’azione missionaria della Chiesa nel mondo, che trova il suo fulcro di centralità nella famiglia “attraversata dappertutto da fattori di crisi, circondata da modelli di vita che la penalizzano” e la rendono improduttiva di amore e di ener- gie positive. Il diffuso fenomeno delle convivenze costruite dopo il fallimento di precedenti matrimoni influisce anche sul- l’educazione alla fede dei figli e quindi i vuoti di formazione cristiana diventano fossati e barriere per le successive stagio- ni della vita. L’accompagnamento della Chiesa nei confronti dei divorziati rispo- sati e il cambiamento del ruolo donna è stato confermato e ribadito nel messaggio conclu- sivo, nel rispetto della disciplina dell’accesso ai A PAGINA 7 INAUGURAZIONE A.A. 2012-2013 AL S. PAOLO L ’Arcidiocesi di Catania è in festa per l’ordinazione di 4 diaconi: 2 avviati al sacerdozio e 2 permanen- ti. Il solenne rito è stato celebrato nella Basilica Cattedrale da S.E. Mons. Salvatore Gristina che ha presieduto la concelebrazione del- l’Eucaristica con il vicario genera- le mons. Agatino Caruso, don Fran- co Luvarà, vicario foraneo 8° vica- riato e rettore del seminario della Fraternità sacerdotale della Fami- glia Ecclesiale Missione Chiesa- Mondo, don Dario Sangiorgio, par- roco S. Maria del Carmelo e S. M. Goretti in S. Giorgio e padre spiri- tuale dei diaconi permanenti, can. Antonino Gentile, parroco Sacra Famiglia e delegato arcivescovile della commissione di coordinamen- to dei diaconi permanenti, e tanti altri sacerdoti. I novelli diaconi per il presbiterato sono don Alfio Carbonaro della Missione Chiesa-Mondo e don Gio- vanni Marchese della comunità parrocchiale S. Nicolò in Mister- bianco. I nuovi diaconi permanenti sono don Corrado Mellini della parroc- chia S. Maria di Ognina e don Davide Mareth della parrocchia S. Maria del Carmelo in S. Maria di Licodia. Don Alfio, 38 anni, nato a Treme- stieri Etneo, è vocazione adulta; prima di entrare come seminarista nella sua famiglia ecclesiale di vita consacrata è stato ragioniere, addetto sociale di patronato e di sindacato nei supermercati. Don Giovanni, 41 anni, prima di entrare nel Propedeutico e nel semi- nario arcivescovile maggiore è sta- to catechista; compiuto il percorso di formazione ha prestato servizio a Zafferana Etnea e a San Giorgio nella parrocchia S. Maria del Car- melo e S. Maria Goretti. Don Corrado, 64 anni, è ingegnere- architetto e docente in pensione, sposato con 3 figlie. Don Davide, 46 anni, è nato in Ger- mania, sposato con 1 figlio, insegna religione cattolica nelle scuole pub- bliche. Di seguito si riporta il testo dell’omelia dell’Arcivescovo. Carissimi Fratelli Presbiteri e Dia- coni, Fratelli e Sorelle nel Signore, 1. Sono particolarmente lieto di ripe- tervi cordiali parole di saluto e di accoglienza. Uso il verbo “ripetervi” perché già noi siamo in comu- nione in quanto convocati dal Padre per parte- cipare ancora una volta alla S. Messa, cioè alla celebrazione del memoriale della morte e risurre- zione del Suo Figlio, nostro Signore Gesù Cristo. In questa comu- nione profonda ci siamo augu- rati reciproca- mente di ren- derci conto del- la presenza in noi del Dio del- la speranza che ci riempie di ogni gioia e pace nella fede per la potenza dello Spirito Santo. Il Padre che ci convoca è Dio di speranza perché ha inviato il Figlio per ricon- ciliarci con Lui. Gioia, pace, spe- Catania - anno XXVIII - n. 39 - 4 novembre 2012 - Euro 0,60 - www.prospettiveonline.it settimanale regionale di attualità (conv. in L. 27/02/ 2004 n o 46) art. 1, c. 1, DCB - Fil. di CT - Taxe perçue - Tassa riscossa - ISSN: 1720-0881 “Poste Italiane s.p.a.” - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 “In caso di mancato recapito rinviare al CMP/CPO di Catania, per la restituzione al mittente previo addebito. Il mittente si impegna a pagare la tariffa vigente” (segue a pagina 2) I 150 ANNI DELL’ISTITUTO GEMMELLARO a pagina 3 TUCCIO MUSUMECI AL “BRANCATI” a pagina 11 A CATANIA SEMINARIO di Reumatologia a pagina 12 Acqua nuova per una chiesa viva L’evangelizzazione: una risposta alla “sete” degli uomini di ogni luogo e tempo In diocesi quattro nuovi diaconi Predilezione, partecipazione, imitazione Giuseppe Adernò Salvatore Gristina (segue a pagina 8)

Transcript of Predilezione, I 150 ANNI - Prospettive · Uno degli aspetti più importanti di que-sto Sinodo, è...

Aconclusione della XIII Assemblea

Generale Ordinaria del Sinodo dei

Vescovi è stato redatto un Messaggio articolato in

14 punti. Uno degli aspetti più importanti di que-

sto Sinodo, è che nonostante la complessità dei

problemi, attraverso le Proposizioni emerge forte

il senso di unità della Chiesa e tutte le proposi-

zioni hanno avuto generali consensi.

L’icona della samaritana, il riferimento alla

“sete” degli uomini di ogni tempo, a Cristo come

unico portatore dell’acqua che dà la vita eterna e

alla samaritana che, convertitasi, “diventa mes-

saggera di salvezza e conduce a Gesù tutta la cit-

tà”, diventa la sintesi del cammino sinodale, che

rilancia la nuova evangelizzazione nel mondo

contemporaneo.

Nei “mutati scenari sociali e culturali” ogni cri-

stiano è chiamato a vivere in modo rinnovato la

propria fede che diventa annuncio e testimonian-

za. Non si tratta di inventare “nuove strategie”

ma di riscoprire le Sacre Scritture e approfondire

lo studio del “Catechismo del concilio” come

alcuni vescovi amano chiamarlo.

La nuova evangelizzazione ha sottolineato il card.

Donald Wuerl, Arcivescovo di Washington, non è

un programma temporaneo ma un modo di vede-

re il mondo per annunciare il Vangelo”.

“Evangelizzare se stessi attraverso la conversione

dei cuori” costituisce il punto di partenza

per dar vita all’azione missionaria della

Chiesa nel mondo, che trova il suo fulcro

di centralità nella famiglia “attraversata

dappertutto da fattori di crisi, circondata

da modelli di vita che la penalizzano” e la

rendono improduttiva di amore e di ener-

gie positive. Il diffuso fenomeno delle

convivenze costruite dopo il fallimento di

precedenti matrimoni influisce anche sul-

l’educazione alla fede dei figli e quindi i

vuoti di formazione cristiana diventano

fossati e barriere per le successive stagio-

ni della vita. L’accompagnamento della

Chiesa nei confronti dei divorziati rispo-

sati e il cambiamento del ruolo donna è

stato confermato e ribadito nel messaggio conclu-

sivo, nel rispetto della disciplina dell’accesso ai

A PAGINA 7

INAUGURAZIONE A.A.2012-2013 AL S. PAOLO

L’Arcidiocesi di Catania è

in festa per l’ordinazione

di 4 diaconi: 2 avviati al

sacerdozio e 2 permanen-

ti. Il solenne rito è stato celebrato

nella Basilica Cattedrale da S.E.

Mons. Salvatore Gristina che ha

presieduto la concelebrazione del-

l’Eucaristica con il vicario genera-

le mons. Agatino Caruso, don Fran-

co Luvarà, vicario foraneo 8° vica-

riato e rettore del seminario della

Fraternità sacerdotale della Fami-

glia Ecclesiale Missione Chiesa-

Mondo, don Dario Sangiorgio, par-

roco S. Maria del Carmelo e S. M.

Goretti in S. Giorgio e padre spiri-

tuale dei diaconi permanenti, can.

Antonino Gentile, parroco Sacra

Famiglia e delegato arcivescovile

della commissione di coordinamen-

to dei diaconi permanenti, e tanti

altri sacerdoti.

I novelli diaconi per il presbiterato

sono don Alfio Carbonaro della

Missione Chiesa-Mondo e don Gio-

vanni Marchese della comunità

parrocchiale S. Nicolò in Mister-

bianco.

I nuovi diaconi permanenti sono

don Corrado Mellini della parroc-

chia S. Maria di Ognina e don

Davide Mareth della parrocchia S.

Maria del Carmelo in S. Maria di

Licodia.

Don Alfio, 38 anni, nato a Treme-

stieri Etneo, è vocazione adulta;

prima di entrare come seminarista

nella sua famiglia ecclesiale di vita

consacrata è stato ragioniere,

addetto sociale di patronato e di

sindacato nei supermercati.

Don Giovanni, 41 anni, prima di

entrare nel Propedeutico e nel semi-

nario arcivescovile maggiore è sta-

to catechista; compiuto il percorso

di formazione ha prestato servizio a

Zafferana Etnea e a San Giorgio

nella parrocchia S. Maria del Car-

melo e S. Maria Goretti.

Don Corrado, 64 anni, è ingegnere-

architetto e docente in pensione,

sposato con 3 figlie.

Don Davide, 46 anni, è nato in Ger-

mania, sposato con 1 figlio, insegna

religione cattolica nelle scuole pub-

bliche. Di seguito si riporta il testo

dell’omelia dell’Arcivescovo.

Carissimi Fratelli Presbiteri e Dia-

coni, Fratelli e Sorelle nel Signore,

1. Sono particolarmente lieto di ripe-

tervi cordiali parole di saluto e di

accoglienza. Uso il verbo “ripetervi”

perché già noi

siamo in comu-

nione in quanto

convocati dal

Padre per parte-

cipare ancora

una volta alla S.

Messa, cioè alla

celebrazione del

memoriale della

morte e risurre-

zione del Suo

Figlio, nostro

Signore Gesù

Cristo.

In questa comu-

nione profonda

ci siamo augu-

rati reciproca-

mente di ren-

derci conto del-

la presenza in

noi del Dio del-

la speranza che

ci riempie di

ogni gioia e pace nella fede per la

potenza dello Spirito Santo. Il Padre

che ci convoca è Dio di speranza

perché ha inviato il Figlio per ricon-

ciliarci con Lui. Gioia, pace, spe-

Catania - anno XXVIII - n. 39 - 4 novembre 2012 - Euro 0,60 - www.prospettiveonline.it

settimanale regionale di attualità

(conv. in L. 27/02/ 2004 no 46) art. 1, c. 1, DCB - Fil. di CT - Taxe perçue - Tassa riscossa - ISSN: 1720-0881“Poste Italiane s.p.a.” - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003

“In caso di mancato recapito rinviare al CMP/CPO di Catania, per la restituzione al mittente previo addebito. Il mittente si impegna a pagare la tariffa vigente”

(segue a pagina 2)

I 150 ANNIDELL’ISTITUTOGEMMELLARO

a pagina 3

TUCCIO

MUSUMECI

AL “BRANCATI”

a pagina 11

A CATANIA

SEMINARIO

di Reumatologia

a pagina 12

Acqua nuova per una chiesa vivaL’evangelizzazione: una risposta alla “sete” degli uomini di ogni luogo e tempo

In diocesi quattro nuovi diaconi

Predilezione,partecipazione,imitazione

Giuseppe Adernò

✠ Salvatore Gristina

(segue a pagina 8)

ranza, pentimento e riconciliazione:

realtà tutte che scaturiscono dalla

Fede in un solo Dio in Tre Persone.

Siamo nel cuore della nostra identi-

tà cristiana, da riscoprire e rafforza-

re nell’Anno della Fede appena ini-

ziato. Mi piace, al riguardo, offrire

alla comune riflessione la bella

espressione del Papa Benedetto

XVI nelle prime righe della Lettera

«La porta della Fede» con cui ha

indetto l’anno speciale che stiamo

vivendo: “Professare la fede nella

Trinità - Padre, Figlio e Spirito San-

to - equivale a credere in un solo

Dio che è Amore (cfr 1Gv 4,8): il

Padre, che nella pienezza del tempo

ha inviato suo Figlio per la nostra

salvezza; Gesù Cristo, che nel

mistero della sua morte e risurrezio-

ne ha redento il mondo; lo Spirito

Santo, che conduce la Chiesa attra-

verso i secoli nell’attesa del ritorno

glorioso del Signore” (n. 1).

2. Un saluto speciale a voi carissimi

Giovanni Marchese, Alfio Carbona-

ro, Corrado Mellini e Davide Mar-

teh che in questa celebrazione sare-

te ordinati diaconi permanenti (Cor-

rado e Davide) o in vista dell’ordi-

nazione sacerdotale (Giovanni e

Alfio).

Chiamati per nome dal diacono,

avete risposto con il vostro “ecco-

mi”, sintesi di anni di ricerca della

volontà del Signore e di grande dis-

ponibilità nel lasciarvi guidare in

tale discernimento da coloro che vi

hanno accompagnato nel cammino

di formazione e di preparazione.

Il cammino che avete percorso è

differente ed articolato; per questo

siete stati presentati all’assemblea

da tre presbiteri. Don Dario San-

giorgio ha presentato Giovanni

Marchese, originario della comuni-

tà parrocchiale S. Nicolò in Mister-

bianco, alunno del nostro Seminario

ed ultimamente da me affidato a lui

per il completamento della sua for-

mazione. Padre Franco Luvarà, del-

la Missione Chiesa Mondo, ha pre-

sentato Alfio Carbonaro che dopo

alcuni anni trascorsi nel nostro

Seminario, ha maturato la scelta

dell’appartenenza alla suddetta real-

tà ecclesiale riconosciuta dalla San-

ta Sede. Don Antonio Gentile, Dele-

gato arcivescovile per il Diaconato

permanente, ha presentato voi,

carissimi Corrado Mellini e Davide

Mareth, che avete atteso che matu-

rassero i tempi per ricevere questo

grande dono del Signore.

Tutti e quattro siete motivo di gran-

de gioia per la nostra Santa Chiesa:

vi siamo perciò vicini invocando

con la preghiera l’effusione dello

Spirito Santo su di voi, affinché

compiate fedelmente l’opera del

ministero che il Signore questa sera

vi affida e per il cui svolgimento

noi, Vescovo e Superiore della Mis-

sione Chiesa-Mondo, vi daremo

successivamente le necessarie indi-

cazioni.

3. Del ministero affidato al Vesco-

vo, ai presbiteri e ai diaconi tramite

il sacramento dell’Ordine, è unica

sorgente, per la volontà del Padre,

Cristo, “eterno sacerdote, servo

obbediente, pastore dei pastori”

(Pref. dell’ordine II). Gesù, come ci

ricorderà tra poco il prefazio, oltre a

comunicare “il sacerdozio regale a

tutto il popolo dei redenti”, sceglie

noi, carissimi fratelli presbiteri e

diaconi, con affetto di predilezione

e ci costituisce “partecipi del suo

mistero di salvezza” (cfr. Prefazio

della Messa Crismale).

Predilezione e partecipazione: que-

sto l’agire di Gesù nei nostri riguar-

di. Quale la nostra risposta di mini-

stri già ordinati e ordinandi, come

voi carissimi Giovanni, Alfio, Cor-

rado e Davide?

La risposta non può che essere l’i-

mitazione: alla predilezione da par-

te di Gesù, che ci fa dono della par-

tecipazione al suo ministero di sal-

vezza, deve corrispondere la nostra

imitazione del suo stile. Grazie,

carissimi ordinandi, per aver messo

ad apertura del libretto predisposto

per questa celebrazione l’icona di

Gesù che lava i piedi a Pietro. Il

nostro pensiero va subito all’esege-

si che egli medesimo fece del suo

gesto: “Capite quello che ho fatto

per voi? Voi mi chiamate il Maestro

e il Signore, e dite bene perché lo

sono. Se dunque io, il Signore e il

Maestro, ho lavato i piedi a voi,

anche voi dovete lavare i piedi gli

uni agli altri. Vi ho dato un esem-

pio, infatti, perché anche voi faccia-

te come io ho fatto a voi” (Gv

13,12-15).

4. Non solo per noi suoi ministri,

ma anche per tutta la Chiesa, Gesù è

l’esempio da imitare nello stile del

servizio. Come abbiamo poc’anzi

ascoltato nel Vangelo (Gv 12, 24-

26), egli è il chicco di grano che è

non solo caduto, ma è stato anche

calpestato nella morte e sepoltura.

Nello stesso tempo Gesù è anche il

chicco di grano che nella risurrezio-

ne produce molto frutto.

La Chiesa è questo frutto abbondan-

te. Essa, seguendo ed imitando

Gesù, ne può condividere la straor-

dinaria fecondità nel servizio che

deve svolgere con fedeltà e conti-

nuando l’opera del suo Divin Fon-

datore.

Noi siamo la Chiesa del Signore

Crocifisso e Risorto, per questo

possiamo entrare nella logica che

solo Lui può insegnarci e che poco

fa ci è stata ricordata nel brano del

Vangelo: “Chi ama la sua vita, la

perde e chi odia la propria vita in

questo mondo, la conserverà per la

vita eterna. Se uno mi vuol servire,

mi segua, e dove sono io, là sarà

anche il mio servitore. Se uno serve

me, il Padre lo onorerà”.

5. Carissimi Giovanni, Alfio, Corra-

do e Davide, gli anni di preparazio-

ne vi hanno condotto a stare con

Gesù e a seguirlo. Adesso l’ordina-

zione vi costituisce suoi servitori.

Di tale servizio la prima lettura

(Num 3, 5-9) ha offerto un’anticipa-

zione eloquente anche oggi. Infatti,

la preghiera di ordinazione ne farà

menzione in questi termini: “Dio

onnipotente … hai disposto che

mediante i tre gradi del ministero da

te istituiti (episcopato, presbiterato,

diaconato) cresca e si edifichi il

nuovo tempio come in antico sce-

gliesti i figli di Levi a servizio del

tabernacolo santo”.

Questo è vero; ma sappiamo bene

che il ministero della salvezza cui

Gesù ci chiama a partecipare in

modo speciale è ben più ricco ed

esigente di quello affidato ai figlio

di Levi.

Esso per voi, carissimi ordinandi, è

esplicitato dagli impegni che questa

sera pubblicamente assumete, dalla

preghiera di ordinazione ed anche

dal rito della consegna del Vangelo

che è accompagnato da ordini preci-

si: “credi sempre ciò che proclami,

insegna ciò che hai appreso nella

fede, vivi ciò che insegni”.

6. Cosa significa il servizio del Van-

gelo, l’essere cioè servitori di Gesù,

fu ben compreso da Paolo, “scelto

per annunciare il Vangelo di Dio”

(cfr. Rom 1,1). La coscienza di

essere stato segregato per l’annun-

zio del Vangelo, animò l’insonne ed

instancabile impegno di Paolo. Egli,

però, fu sempre consapevole di pos-

sedere “questo tesoro in vasi di cre-

ta”, come scriveva ai Corinti nel

brano proclamato come seconda let-

tura dell’odierna celebrazione

(2Cor 4, 1-2.5-7).

In questa pagina l’apostolo offre a

noi ministri del Vangelo suggeri-

menti preziosi: consapevolezza di

aver ricevuto il ministero dalla

misericordia divina, coraggio apo-

stolico, franchezza nel parlare e

rispetto nell’incontro con ogni

coscienza umana poiché noi non

annunciamo noi stessi, ma Cristo

Gesù Signore. Tutto ciò per vivere e

realizzare in pienezza la nostra

identità: “siamo i vostri servitori a

causa di Gesù”.

7. Vi conforti molto e sia motivo di

grande gioia, fratelli e sorelle nel

Signore, sapere che il Vescovo, i

sacerdoti e i diaconi della nostra

Chiesa, sono vostri servitori a causa

di Gesù. Sentitevi da noi veramente

amati e leggete in ogni espressione

del nostro ministero la manifesta-

zione di questa consapevole e conti-

nua volontà di servirvi a causa di

Gesù. E se stavolta ciò non vi risul-

tasse chiaro, o se ciò non avvenisse

veramente in noi, vi chiediamo,

carissimi fratelli e sorelle, di tener

presente che “abbiamo questo teso-

ro in vasi di creta”.

La vostra carità indulgente sgorghi

da un cuore buono e toccato dalla

misericordia di Dio, tante volte e in

molti modi da voi sperimentata.

Noi, vescovo, presbiteri e diaconi,

vogliamo essere sempre più alunni

assidui e diligenti alla scuola di

Gesù per imparare da Lui lo stile

del servizio: non farsi servire, ma

servire.

Per questo ci affidiamo anche alla

vostra preghiera: sia essa assidua e

sempre fervente a nostro vantaggio.

E tutti insieme, voi fratelli e sorelle

nel Signore, e noi ministri già ordi-

nati o che si accingono a divenirlo,

confidiamo nella Trinità Santissima

ed imploriamo la vicinanza della

Vergine Maria, dei Santi e delle

Sante che adesso la preghiera litani-

ca renderà presenti al nostro spirito.

Così sia per tutti noi.

®

Prospettive - 4 novembre 20122

PRIMO PIANOL’Azione Cattolica

riflette sui cambiamenti

nel mondo del lavoro ___3

Indietro nel tempo

intervistando Giuseppina

Turrisi Colonna ________3

Il martirio del vescovo

di Tarragona Fruttuoso __4

I giovani riscoprono

l’agricoltura___________5

INFORMADIOCESI

Notizie in breve________6

Notizie

dal CSI provinciale _____6

DIOCESI

Università di Catania:

Intervento di Mons

Jean-Louis Brugués_____6

Giubilei sacerdotali_____8

Nesima-Monte Po:

Cappella adorazione ____9

sommario al n. 39

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(continua da pag. 1)

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...“Professare

la fede nella Trinità -

Padre, Figlio

e Spirito Santo -

equivale a credere

in un solo Dio

che è Amore...

Del ministero

affidato al Vescovo,

ai presbiteri

e ai diaconi tramite

il sacramento

dell’Ordine, è unica

sorgente, Cristo,

“eterno sacerdote,

servo obbediente,

pastore dei pastori”...

Prospettive - 4 novembre 2012 3

Il Lavoro che Cambia, Il

Lavoro che ti Cambia,

l’Impegno del Cristiano, è l’emble-matico titolo del convegno organiz-zato dall’azione cattolica diocesanadi Catania,che si è tenuto Sabato27/10/2012 presso il teatro Sangiorgidi Catania. Un argomento sempreattuale quello del lavoro, che cambiaperché cambia la società, perchécambia il mercato e di conseguenzale regole. Ma, sempre più spesso, sichiede al lavoratore di modificare leproprie competenze, di attualizzarleper renderle collocabili sul mercatofacendo tuttavia leva solo sul proprioKnow-How e tralasciando quanto dipersonale ci possa essere nell’attivi-tà precedentemente espletata; sem-bra quasi di trovarsi d’innanzi ad uningranaggio perverso e non semprefacile da comprendere, anche perchéoggi da qualsiasi lavoratore si esigo-no competenze sempre più speciali-stiche, ciò che rende particolarmentedifficile l’aspetto legato alla richie-sta flessibilità. Mons. Genchi, assi-stente unitario dell’A.C. diocesanaha condotto la preghiera iniziale edata lettura del messaggio inviatodall’Arcivescovo di Catania, Mons.Gristina, non presente all’incontroper altri precedenti impegni. Quindiil saluto del presidente diocesano diA.C. Giuseppe Cavallo e l’introdu-zione affidata alla giornalista emoderatrice Sonia Distefano.Nel trattare l’ampia e poliedricatematica non si poteva tralasciare ilriferimento alla recente riforma dellavoro, la legge 92/12, cosiddettalegge Fornero, presentata da PieraGiuffrida, vice presidente diocesanodel settore adulti di A.C., la quale hadelineato la struttura normativaattualmente in vigore con i cambia-menti intervenuti sul tessuto norma-tivo già esistente, specificando le

diverse tipologie contrattuali, lemodifiche all’art. 18 dello Statutodei Lavoratori e i nuovi ammortizza-tori sociali e rilevando, altresì, comemolti aspetti della riforma sarannocertamente oggetto, in fase operati-va, di interpretazione giurispruden-ziale. L’On.le Pezzotta, ospite e rela-

tore della serata, con chiari e puntua-li riferimenti alla Dottrina Socialedella Chiesa, ha sottolineato lanecessità di ridare al lavoro unadimensione etica, staccandolo dallevicende strettamente legate al profit-to. E, contestualmente, nel valutare icambiamenti in atto, ha evidenziato

la necessità di considerare il lavoroquale espressione di capacità e crea-tività non affidandosi semplicementead opportunità esistenti ma ormaicompiute nel loro ciclo storico-eco-nomico. Dal canto suo, anche il sin-dacato non può non prendere atto diquesto cambiamento e difendere nonpiù o non solo posizioni settoriali giàgarantite ma tentare di dare tutela adambiti lavorativi che sembranoesserne esclusi (precariato). Delresto l’ambizioso obiettivo dellariforma è quello di fare del contrattoa tempo indeterminato il “Contrattodominante”: una strada è forse statatracciata, percorrerla sarà più diffici-le. Tony Bonaventura, vice presiden-te diocesano del settore adulti diA.C., ha aperto il dibattito con consi-derazioni sociologiche sulla natura

del lavoro alla luce del pensierobiblico, mettendo in guardia dalrischio sempre insito nella società ditrattare il lavoro come merce “o for-za” per raggiungere risultati egoisti-ci; esiste sempre un agire cristianoispirato ai valori che emergono dalladottrina sociale della Chiesa. Risul-tano allora illuminanti le parole di J.Escrivà: “Santificarsi nel lavoro,Santificare con il lavoro, Santificareil lavoro”. Mons. Genchi, a conclu-sione dell’incontro, ha evidenziatol’impegno del laico di A.C. a viverela propria vocazione nel contestosociale in cui ognuno è chiamato adoperare, comprendendo la realtà eproiettandosi responsabilmente inavanti.

La Presidenza Diocesana

Nel vivo dei festeggiamenti, due-

cento alunni hanno partecipato

alla Santa Messa celebrata dal-

l’Arcivescovo di Catania, Mons.

Salvatore Gristina per il 150° dalla

fondazione. Presenti il Sindaco

Stancanelli in persona, il Dirigente

Scolastico, Santo Santonocito,

autorità scolastiche del territorio,

genitori, alunni, docenti, ex docen-

ti e il personale A.T.A. Su invito

del Preside, tagliato il nastro di

due mostre dal Primo cittadino. I

reperti museali di pregio, nella pri-

ma mostra, ospitati all’interno del-

l’Istituto hanno destato particola-

re interesse e nella seconda, a

carattere espositivo, un’aggiorna-

ta raccolta di opere dell’artista

Carmen Arena, Presidente del-

l’Accademia “Arte Etrusca”.

Nel corso della manifestazione

l’annullo filatelico della ricorrenza

su cartolina dell’Istituto.

Tra i reperti le pagelle di alunni

famosi: Federico De Roberto e

Quirino Majorana. Nei dettagli, il

Convegno Catania, il territorio, la

cultura e l’arte: Carlo Gemmellaro

e Federico De Roberto ha concluso

il festino. Interessante l’esordio

dell’Arcivescovo: <<non è un’in-

vasione di campo. Ringrazio la

scuola per l’invito. Esorto tutti gli

alunni a una maggiore consapevo-

lezza della loro presenza nel territo-

rio>>.

Il Siciliano

L’Istituto Carlo Gemmellaro festeggia il 150° della fondazione

Rompere il giogo merce-profittoL’Azione Cattolica diocesana si interroga sui cambiamenti nel mondo del lavoro

Catania- È il meriggio diuna tranquilla domeni-

ca di novembre, Percorro le stradedella città che a quell’ora della gior-nata è abbracciata da un’aura dimagnetico silenzio. Si ode solo ilrumore dei miei passi che rimbomba-no sul selciato. Mentre procedo, ilmio pensiero con una dolce mestiziasi posa sul ricordo di Santi Correnti,lo storico che ha dedicato tutta la suaesistenza all’estensione della cono-scenza della storia della Sicilia, attra-verso aneddoti, curiosità, miti esoprattutto attraverso quelle persona-lità che hanno contribuito al progres-so europeo.Improvvisamente mi accorgo diun’intensa luce rosata che promana

dall’ingresso di un maestoso edificio.È il liceo psico-pedagogico Giuseppi-na Turrisi Colonna.Incuriosita da quel bagliore violaceo,salgo i gradini e varco l’ingresso chestraordinariamente in quella giornatafestiva è aperto. Ancora silenziointorno.Un gigantesco pannello con l’imma-gine di una giovane donna in abitoottocentesco attira la mia attenzione:è la poetessa palermitana alla quale èdedicato l’Istituto.Mentre sto a documentarmi sulla bio-grafia del personaggio ivi raffigurato,una leggera mano mi sfiora la spalla.Mi accorgo così di non essere l’unicavisitatrice in quell’ora insolita dellagiornata, quando con mia sorpresa,vedo che la persona che sta alle miespalle e mi sorride, stranamente asso-miglia a quella raffigurata nel manife-sto. Mi saluta con un lieve inchino epoi così mi parla: “Né trastullo, néservo il nostro sesso col forte salga adignità conforme”. <<Benvenuta nel-la scuola che reca il mio nome. Paler-mo mi diede il natali nel 1822 e all’e-

tà di venticinque anni andai in sposaal poeta Giuseppe De Spuches, prin-cipe di Galati. La mia breve ma inten-sa vita la dedicai a scrivere dei versi acarattere civile e patriottico e quellidel 1847 incitavano le donne di Sici-lia a prendere consapevolezza delladignità del loro sesso e a battersi perl’umanità>>. Ero meravigliata e fra-stornata: non avrei mai immaginato diincontrare e avere un colloquio diret-to con questa nobile poetessa dell’ot-tocento siciliano, quindi ripresamidallo stupore e ancora una volta con-sapevole di partecipare a un’esperien-za metatemporale, chiesi a quell’au-gusta interlocutrice di parlarmi di sé.Avanzando verso l’imponente scalo-ne che conduce al piano superioredell’edificio, così mi parla: <<Tra-scorsi la mia breve vita nella capitalesiciliana, dedicandomi allo studiodelle lingue antiche e della storiaavendo come maestri Giuseppe Bor-ghi e Michele Amari, lo storico deiVespri Siciliani. Chiusa nella mia abi-tazione, ripudiai la vanità femminileche si estrinseca nell’indossare orpel-

li, pizzi e merletti e belletti, conside-rato da me inutile usanza. Una donna,per essere tale, non ha bisogno diciprie e rossetti, ma può ben esprime-re la propria femminilità attraverso laforza d’animo, il coraggio di procla-mare la verità e di combattere per lapatria. Ti sembrerà eccessivo questomio atteggiamento, ma sappi che èstato suscitato dal periodo storico incui vissi, pregno di speranze risorgi-mentali.Le mie passioni letterarie? Oltre gliardori del sentimento siciliano gene-rati dal Vespro, ho amato la profondi-tà psicologica e filosofica della Divi-na Commedia e gli Inni Sacri di Man-zoni. Avevo 14 anni quando micimentai a scrivere alcuni inni, ma imiei erano ben lontani dalla cristianarassegnazione; nei miei componi-menti rievocavo le imprese di Giudit-ta liberatrice del suo popolo e speravoche l’ardore di quella donna potesseessere d’esempio alle generazioni delmio tempo.Amavo gli slanci di Byron per il suoconiugare poesia e vita sull’altare del-

la libertà e vedevo nelle donne la mis-sione di stimolo all’amor patrio, la cuifondatezza è morale prima che politi-ca. Alle donne, alle madri il compitodi trasmettere ai propri figli, futuricittadini di una nazione, una sana erobusta educazione.Scrissi per il giornale “la Ruota diPalermo e con l’editore “Le Monnier”pubblicai una mia raccolta di poesie.Lasciai questa vita terrena dopo 10mesi di matrimonio, all’età di 27 anninell’anno della rivolta del 1848>>.Avevo ascoltato quell’anima eletta diquella virago che è chiamata la SantaRosalia del Risorgimento e così lechiesi di darmi un messaggio per legenerazioni del mio tempo: da quellagiovane e coraggiosa donna avremmoavuto tanto da imparare.Rivolgendomi il suo sguardo illumi-nato da amor patrio, così mi disseripetendo le parole di Dante: <<Amorch’a nullo amato amar perdona”, l’a-more che tu trasmetti per la storia del-la Sicilia, non finirà nei rifiuti, ma tiverrà restituito in abbondanza>>.Detto questo svanì. Quel pomeriggiol’Istituto riluceva di una luce rosatacarica di promesse.

Stefania Bonifacio

Il coraggio della verità

l’intervistaIndietro nel tempo intervistando Giuseppina Turrisi Colonna

cittadini impegnati domaniALUNNI OGGI,

Parola di Dio

Nella sua Lettera Apostolica sull’An-

no della Fede il Santo Padre mette inrisalto: “È possibile oltrepassarequella soglia quando la Parola di Dioviene annunciata e il cuore si lasciaplasmare dalla grazia che trasfor-ma”.Nell’esperienza di Lucia risplendeproprio questo grande dono: il suocammino di fede nasce dall’ascoltodella Parola di Dio mentre il suocuore si lascia plasmare dalla con-templazione e dall’amore del Croci-fisso.Il 10 Novembre ricorre il 66° anni-versario della morte della venerabileLucia Mangano Orsolina e nellaChiesa Madre di san Giovanni LaPunta (CT) è prevista una solenneconcelebrazione presieduta daMons. Carmelo Smedila. A conclu-sione della celebrazione, tra canti einvocazioni, si snoderà la processio-ne con tutto il popolo e le autoritàper raggiungere la tomba della Vene-rabile. La fede di Lucia Mangano eraviva e forte, consapevole pienamen-te che soltanto un itinerario di con-versione vissuto intensamente puòcondurre a sviluppare la vita nuovain Cristo.

Affidarsi

La grazia della salvezza viene da

Gesù e per questo Lucia non cessa-va di affidarsi a Lui senza riserveaccogliendo quanto Egli disponevanella certezza di essere amataimmensamente. È in quest’orizzon-te che riusciamo a cogliere alcuniaspetti significativi della personalitàe del percorso di fede di Lucia. Inlei emergono forti l’impegno e lospirito della preghiera, l’amoreall’Eucaristia, la fiducia e la confi-denza viva verso la Madonna, l’a-more alla Croce. Era sempre apertaal Vangelo. Desiderava conosceresempre più profondamente la storiadella salvezza. Anna Mangano,sorella maggiore di Lucia, attesta:“Sin dai teneri anni desiderò cono-

scere le verità della fede. Di esse

quelle che maggiormente la colpi-

rono erano i misteri della Passione

di nostro Signore e i dolori della

Madonna”. Fin da bambina eraentusiasta e assidua nel frequentarele lezioni del catechismo .Da grandesentirà uno slancio e una passionestraordinaria nel preparare le bam-bine alla Prima Comunione e allaCresima. E voleva che queste datefossero ricordate e celebrate congrande solennità. Ascoltava confede e amore la Parola di Dio. Pro-vava una gioia immensa quandopartecipava alle celebrazioni liturgi-che. Durante le solenni Quarantore,

per esempio, organizzava con vivapartecipazione i turni di adorazionedelle bambine. Rimaneva in chiesaquasi l’intera giornata. E consuma-va qualcosa nel cortile stesso. Parla-va con entusiasmo delle prediche edelle celebrazioni alle quali avevapartecipato. Le raccontava con tantaspontaneità, freschezza e vivacitàalle bambine, alle persone con lequali s’incontrava e in famiglia.Viveva davvero con passione la sfi-da dell’evangelizzazione.

Presenza

Lucia sapeva che la fede aiuta a sco-prire i segni della presenza amorosadi Dio nella creazione, nelle perso-ne, negli eventi della storia e,soprattutto, nell’opera e nel messag-gio di Cristo, spingendola a guarda-re oltre se stessa. Conosceva e ama-va soprattutto il Vangelo, l’Imita-zione di Cristo e molte vite di Santi.Quando parlava, era semplice e riu-sciva ad incidere nei cuori per la suafede e la sua intensa spiritualità.Non trascurò mai la meditazione.Leggeva poco e meditava molto. Siconfessava regolarmente ogni setti-ma. Spesso durante la giornata sirecava in Chiesa per adorare GesùEucarestia. Quando ancora era acasa, faceva anche l’adorazione not-turna insieme con la sorella, dall’u-

na alle due. Si accostava ogni gior-no alla comunione con fede e amo-re, restando molto tempo in racco-glimento dopo aver ricevuto l’Euca-ristia.L’amore a Gesù Crocifisso e allasua Passione fu al centro della suaesperienza spirituale e della suavita. Quando ne parlava, non riusci-va a non commuoversi e a volteanche a non piangere. Nel 1927emise il voto di far conoscere eamare Gesù Crocifisso ed insiemeoffrirsi vittima per la santificazionedei sacerdoti.Lucia sapeva che per attraversare la

porta della fede occorre immettersiin un cammino che dura tutta la vita.Esso inizia con il Battesimo.Mediante questo sacramento possia-mo chiamare Dio con il nome diPadre. È un cammino che si conclu-de con il passaggio attraverso lamorte alla vita eterna, frutto dellarisurrezione del Signore Gesù che,con il dono dello Spirito Santo, havoluto coinvolgere nella sua stessagloria quanti credono in Lui.Aveva trovato il gusto di nutrirsidella Parola di Dio e del Pane dellavita. L’insegnamento di Gesù risuo-nava nel cuore di Lucia: “Datevi dafare non per il cibo che non dura,ma per il cibo che rimane per la vitaeterna”. Non cessava di ricordarequello che dice Gesù: “Questa è l’o-pera di Dio: che crediate in coluiche egli ha mandato”. Credere inGesù Cristo è la via per giungere inmodo definitivo alla salvezza.Anche verso la Madonna Lucia col-tivava e nutriva un amore tenerissi-mo. In suo onore, fra l’altro, fececostruire nella vigna annessa allaCasa di Sant’Angela, un tempietto.Qui veniva ogni giorno a pregare evi conduceva anche le bambine. Trai titoli della Madonna preferivaquello dei suoi dolori.

Il passionista

LA FEDE luogo d’incontro con Gesù10 Novembre: 66° Anniversario della morte della Ven. Lucia Mangano Orsolina

Benedetto XVI, nellaLettera del 10 dicem-

bre 2008 al Card. Julian Herranz,inviato speciale alle celebrazionigiubilari di Tarragona, nel 1750°anniversario del martirio del vesco-vo Fruttuoso e dei suoi diaconiAugurio e Eulogio, ha invitato tutti icristiani ad imitare questi protomar-tiri di Spagna per la loro condottaonesta, per la carità mostrata durantela loro vita e per l’intrepida fedeltàalla fede in Cristo Gesù. Tutti icalendari mozarabici fanno memoriadel martirio del vescovo Fruttuoso edei suoi diaconi il 21 gennaio, dataaccolta dal Martirologio Geronimia-

no (V sec.), da quello del benedetti-no Usuardo (875 ca.) e infine dalcard. Cesare Baronio (1538-1606)nel Martirologio Romano. La Passio

che racconta il martirio di questi tresanti contemporanei di sant’AgataV.M., è storicamente attendibile erappresenta uno dei documenti piùantichi conosciuti dalla Chiesa spa-gnola. Non si tratta né di Atti pro-consolari né di un estratto dal proto-collo ufficiale, ma di un raccontocompilato da una persona che haassistito al processo e che ha riporta-to anche alcuni particolari narrati daaltri. Si presume che l’autore fosseun laico cristiano non troppo coltoche, con uno stile semplice, registròcon immediatezza ed efficacia l’in-terrogatorio e i tormenti subiti dainostri martiri. Egli racconta chedomenica 16 gennaio 259, <<duran-

te il consolato di Emiliano e Basso,Fruttuoso vescovo, Augurio ed Eulo-gio diaconi, furono arrestati >> eportati via dagli <<ufficiali del pre-torio>>, in applicazione del secondoeditto di Valeriano (258) diretto allosterminio della gerarchia ecclesiasti-ca. I Ministri della Chiesa furonotrattenuti in carcere per sei giorni,prima di essere tradotti davanti algovernatore per essere giudicati. Ilvescovo Fruttuoso e i due diaconi,rifiutatisi di sacrificare agli déi, ven-nero condannati dal giudice Emilia-no ad essere bruciati vivi. Portatinell’anfiteatro, Fruttuoso entrò nel-

l’arena consolandogli altri cristiani pri-ma di essere legatoinsieme ai diaconiAugurio ed Eulogio,su una catasta dilegna a cui venneappiccato il fuoco.La Passio di questimartiri, che venivaletta durante la Mes-sa nel loro dies nata-

lis, ci rivela che nel-la Tàrraco romanaesisteva una Chiesa

gerarchicamente organizzata e soli-damente testimoniata dalla presenzadel vescovo Fruttuoso, dei diaconiAugurio e Eulogio e del lettoreAugustale. Il culto di questi Santiebbe una grande diffusione; il poetaspagnolo cristiano Clemente AurelioPrudenzio (348– ca. 413) consacròun inno del suo Peristephanon alloro martirio che si eleva fino al<<trono eccelso di Cristo>> (Pru-denzio, perist. VI,3). Sant’Agostino(354–430), che aveva una particola-re venerazione per questi santi, dedi-ca un discorso Nel Natale dei marti-

ri Fruttuoso vescovo, Augurio ed

Elogio diaconi”. L’Ipponate, cono-scendo la debolezza della condizioneumana, avverte che <<una cosa è lamorte dell’anima e un’altra la mortedel corpo. L’anima non può morire,eppure accade che muoia: non puòmorire perché la sua coscienza nonpuò mai estinguersi; può invecemorire se perde Dio… che è la vitastessa dell’anima>> quindi <<il cor-po muore quando l’anima, che è lasua vita, lo avrà abbandonato, cosìl’anima muore quando Dio l’avràlasciata>> (Agostino, Disc. 273,1).Egli, mentre ci ricorda che le cele-brazioni delle solennità dei martirihanno lo scopo di alimentare il fer-vore nei cristiani, sottolinea che essi<<sono nella beatitudine dei santi>>perché <<in cambio della vita mor-tale hanno ricevuto la gloria eterna el’immortalità senza fine>>. Ad unmilitare di nome Felice che si racco-mandava al <<beato Fruttuoso>>perché lo ricordasse nelle sue pre-ghiere, il vescovo rispose: <<Ènecessario pregare: per la Chiesacattolica, diffusa dall’Orienteall’Occidente>> perché <<chi pregaper tutti non trascura nessuno deisingoli>>. Fruttuoso – dice Agostino– ha risposto così per esortare ilrichiedente e la comunità a <<nonabbandonare quella Chiesa per laquale>> egli stesso, vescovo, prega-va e pativa (Agostino, Disc. 273,2).Queste parole, che Fruttuoso pro-nunciò prima della morte, si possonoritenere il suo testamento spirituale.

Emiliano, dopo il vescovo di Tarra-gona, interrogò Eulogio chiedendo-gli se adorava Fruttuoso, il diacono,facendo pubblica professione difede, gli rispose: <<Io non adoroFruttuoso, ma è Dio che adoro, quelDio che adora anche Fruttuoso… Intal modo - dice il vescovo d’Ippona– ci ha insegnato a venerare i martirie, insieme ai martiri, a riservare aDio l’adorazione>>. Agostino con-clude la sua riflessione raccoman-dando alla comunità d’Ippona di<<essere lieti nelle ricorrenze deimartiri>> e chiedere nella preghieradi seguire le loro orme, venerandoli,lodandoli, amandoli, parlando diloro e onorandoli, ma sempre<<rivolti al Signore,… il Dio deimartiri >> (Agostino, Disc. 273,9).Il culto dei santi martiri Fruttuoso,Augurio ed Eulogio varcò i confinidella Spagna per passare in Francia ein Italia. A Tarragona, città natale disan Fruttuso, rimane una sua raffigu-razione in marmo sulla tomba del-l’arcivescovo Juan de Aragon (1458-1475) nella Capilla mayor della Cat-tedrale. A causa delle persecuzioni edelle innumerevoli profanazioni daparte dei musulmani in terra di Spa-gna, le reliquie dei tre santi martirifurono portate in Liguria presso l’ab-bazia di san Fruttuoso di Capodi-monte, oggi comune ligure di Camo-gli, dove sono ancora custodite evenerate.

Diac. Sebastiano Mangano

PRIMOPIANO

Prospettive - 4 novembre 20124

I santi martiri Fruttuoso,Augurio ed Eulogio,abbazia di San Fruttuo-so di Capodimonte(Camogli)

“Chi perderà la propria vitaper causa mia, LA TROVERÀ”

Il martirio del vescovo di Tarragona Fruttuoso e dei suoi diaconi Augurio ed Eulogio

Mercoledì 24 ottobre

nella Parrocchia S.

Antonio di Pedara si è svolto il pri-

mo momento di preghiera dei giova-

ni dell’11° Vicariato. Presenti le Par-

rocchie di Bongiardo, Fleri, Pedara,

Trecastagni, Viagrande e Zafferana,

con la partecipazione degli aspiranti

seminaristi del Propedeutico. Il

momento di preghiera, costituito

dalla recita del S. Rosario, partecipa-

ta da tutti i presenti, si è svolto in un

clima di raccoglimento, di preghiera

e di grande gioia: gioia perché era la

prima occasione di incontro dei gio-

vani del Vicariato all’insegna del-

l’Ufficio diocesano di Pastorale Gio-

vanile, del quale questa nuova equi-

pe territoriale è entrata a far parte a

pieno titolo; gioia per un appunta-

mento, inatteso al momento dell’or-

ganizzazione dell’evento: uno dei

giovani della Parrocchia ospitante,

che aveva dato la sua disponibilità

alla nuova equipe vicariale, ha dato

l’annuncio del suo ingresso al Prope-

deutico. Motivi che, come si può ben

immaginare, hanno marcato a lettere

di fuoco questa riunione di preghie-

ra, producendo momenti di commo-

zione e di sincero slancio di fede.

Erano presenti alcuni sacerdoti del

Vicariato insieme al Vicario Fora-

neo, P.Gigi Licciardello. La direzio-

ne dell’UPG era presente al comple-

to: il direttore e i vicedirettori, tra i

quali P.Alfio Bonanno, parroco a

Viagrande e quindi interno all’11°

Vicariato. Al termine della preghie-

ra, dopo il saluto del parroco, il sale-

siano don Lillo Augusta, al quale

vanno i miei più sentiti ringrazia-

menti, e del Vicario Foraneo, ho

voluto dire anch’io due parole: ho

simbolicamente “consegnato” la

nuova realtà vicariale

a P.Gigi, specificando

che è a disposizione

del Vicariato e che

collaborerà con i pro-

pri rappresentanti alle

attività dell’equipe

UPG diocesana; inol-

tre, ho chiesto che i

giovani possano esse-

re maggiormente

seguiti dai loro parroci

alla scoperta della

dimensione del vica-

riato e della diocesi

dei quali sono parte.

Un bel momento culminato in un

piccolo rinfresco nel salone parroc-

chiale e con un nuovo appuntamen-

to, mercoledì 21 novembre, alle ore

20.30, nella Chiesa Madre di Zaffe-

rana.

Grandi cose compie il Signore nelle

nostre vite. A Lui si innalza la mia

preghiera riconoscente per avermi

offerto l’opportunità di partecipare,

insieme a tanti fratelli, a questo pic-

colo miracolo del Suo Amore.

Una raccomandazione. Domenica 2

dicembre nessuno prenda altri impe-

gni! L’appuntamento diocesano

UPG è a Catania, presso la Parroc-

chia S.Cuore a Barriera, dove terre-

mo il grande RITIRO DI AVVEN-

TO, con la partecipazione attiva di

diversi movimenti e associazioni che

fanno parte della Consulta UPG. Il

ritiro inizierà nella mattinata e si

concluderà dopo la S.Messa celebra-

ta dall’Arcivescovo. Maggiori infor-

mazioni a giorni.

ASPETTIAMO TUTTI I GIOVANI!

don Salvo Gulisano

Direttore UPG

Igiovani e la terra. Un

binomio destinato a rin-

saldarsi con la crisi. Dopo dieci anni,

infatti, sono in aumento le imprese

individuali con a capo un under tren-

ta, che si sono iscritte di recente alle

Camere di Commercio (percentuali

che si riferiscono al secondo trime-

stre del 2012). Questo è il dato

saliente che emerge da un’analisi

condotta dalla Coldiretti e divulgata

nel recente Forum Internazionale

dell’Agricoltura e dell’Alimentazio-

ne, organizzato a Villa d’Este di Cer-

nobbio. La località comasca è stata

anche la sede del primo salone dedi-

cato ai nuovi mestieri connessi all’a-

gricoltura che utilizzano idee e pro-

getti innovativi proposti dalle nuove

generazioni. Dall’allevamento delle

oche da guardia a quello dei falchi

“controllori” degli spazi aerei per

rendere più agevole il decollo degli

aerei negli aeroporti, fino allo stilista

di campagna che inventa borse e

accessori con materiale di scarto;

solo per citarne alcuni. Secondo i

dati raccolti dall’indagine Coldiret-

ti/Swg, dunque, più del 50% dei gio-

vani tra i diciotto e i trentaquattro

anni preferisce mettersi alla direzio-

ne di un agriturismo piuttosto che

rimanere seduti dietro uno sportello

di banca, cosi come c’è chi preferi-

rebbe lavorare al servizio di una

multinazionale. Senza escludere una

buona fetta di giovanissimi (il 28 per

cento) che scambierebbe il proprio

lavoro con quello dell’agricoltore,

perché garantirebbe - almeno nelle

intenzioni - una vita più sana e assi-

curerebbe più libertà e autonomia

per il 17 per cento. Dati che trovano

conferma anche da un fenomeno in

crescita nella popolazione italiana,

l’“hobby farmer”, cioè, tutti quei

giovani che si mettono al lavoro su

appezzamenti di terreni, spesso ere-

ditati, e in cui coltivano ortaggi, frut-

ta, vino o olio. Senza dimenticare

che - sempre secondo le stime della

Coldiretti - almeno un italiano su

quattro trova salutare dedicarsi

all’orto di casa o al giardinaggio. In

questa fotografia s’inserisce cosi lo

storico ritorno alla terra per molti

giovani italiani: sono attive, infatti,

circa sessantacinque mila imprese

condotte da cittadini che non supera-

no i trenta anni d’età. In più da nota-

re come siano presenti anche tantis-

sime imprese che operano nella

ristorazione (251mila), nel settore

manifatturiero e delle costruzioni

(182mila), gestite da trentenni. Un

cambiamento che si evince anche a

livello scolastico con il ritorno delle

iscrizioni presso gli Istituti Agrari

che, come rileva la Coldiretti, sono

aumentate dell’11 per cento mentre

sono in calo le iscrizioni ai Licei.

Sempre rimanendo in ambito scola-

stico stupisce anche il livello cultu-

rale dei “nuovi contadini”. Numeri

alla mano, il 36,5 per cento di essi ha

una scolarità molto alta (specializza-

to, laureato, laureando), il 56 per

cento media (scuole superiori) e un

esiguo 6,5 per cento, piuttosto bassa

(scuole medie).

Questo perché “oggi il settore agri-

colo si è rigenerato con una classe di

giovani imprenditori che non si è

arroccata, come spesso accade nei

momenti difficili, nella difesa dell’e-

sistente, ma si è impegnata con suc-

cesso nel capire e soddisfare i nuovi

bisogni dei consumatori”. Cosi ha

esordito il presidente della Coldiret-

ti, Sergio Marini, che ha precisato

come “per risollevare il paese, l’Ita-

lia deve tornare a fare l’Italia, per

valorizzare al meglio quello che ha

già di unico e di esclusivo.

L’Italia della grande creatività, delle

piccole e medie imprese agricole,

artigiane, manifatturiere che poi san-

no crescere e conquistare il mondo.

Il modello delle economie di scala e

le leggi del Pil e della finanza da sole

stanno impoverendo le nostre fami-

glie e i nostri territori spingendo a

produrre al minor costo senza tenere

in alcuna considerazione il prezzo

sociale, ambientale ed etico che pro-

vocano”.

Da segnalare, poi, come nel secondo

trimestre del 2012 c’é stato un

aumento record del 10,1% dei lavo-

ratori dipendenti nelle campagne, in

netta controtendenza con l’andamen-

to generale. La campagna offre spa-

zio non solo agli imprenditori agri-

coli ma anche a chi cerca un salario,

ai molti disoccupati, agli immigrati,

alle donne e ai giovani. Perché, con-

clude il massimo dirigente, l’agricol-

tura “è un settore che è in grado di

garantire valore economico e

ambientale e sicurezza alimentare

all’intera società”.

Filippo Cannizzo

Prospettive - 4 novembre 2012 5

PRIMOPIANO

Riscoprire le proprie radici

Il 9 novembre 2012 avrà

inizio presso l’Istituto

San. Tommaso di Messina il XVI

master in bioetica e sessuologia

organizzato dalla Scuola Superio-

re di Specializzazione in Bioetica e

Sessuologia, istituzione di diritto

pontificio, con riconoscimento lega-

le del Master di II livello, ed è rea-

lizzato in collaborazione con l’Ordi-

ne dei Medici di Messina e con la

Facoltà di Medicina “Gemelli” di

Roma. Vi partecipano professionisti

da ogni regione d’Italia, con la pre-

valenza di Sicilia e Calabria. Di

impostazione moderata e aperto al

dialogo con le posizioni diverse, è

stato pensato per quanti cercano una

formazione solida sulla bioetica in

quanto medici, avvocati, magistrati,

biologi, medici veterinari, farmaci-

sti, infermieri, insegnanti in genere e

di Religione in particolare, dirigenti

scolastici, operatori pastorali, filoso-

fi, esperti dell’ambiente, ecc. Il corso

è anche spendibile per i medici e il

personale sanitario per il consegui-

mento dei crediti ECM (due annuali-

tà). Il Master si svolge una volta al

mese, nel fine-settimana. Le Infor-

mazioni si possono trovare sul sito

www.bioetica.itst.it. Direttore del

corso è Don Giovanni Russo

(email: [email protected] tel.

090.36.91.111) e come ci sottolinea

<<Il Master, vede la presenza di

docenti affermati nel settore, ed offre

un programma nei seguenti ambititi:

bioetica e diritto, qualità della vita,

procreazione assistita, ingegneria

genetica, bioetica pediatrica, tra-

piantologia, eutanasia e bioetica di

fine vita, droga,

alcolismo e

dipendenze, bioe-

tica ambientale,

bioetica animale, sessuologia clini-

ca, malattie sessualmente trasmesse

e Aids, antropologia ed etica sessua-

le, psicologia sessuale, educazione

sessuale, pedofilia e abusi sessuali,

sperimentazione clinica, economia e

politiche sanitarie, organismi geneti-

camente modificati, aziendalizzazio-

ne della sanità, istituzione e gestione

dei consultori familiari. Le critiche

della società laicista alla Chiesa

accompagnano le questioni etica-

mente sensibili, come quelle recenti

sulla RU486 o la “pillola dei 5 gior-

ni”, sul testamento biologico, sulle

staminali. Un campo che tocca

ormai tutti i settori: gli individui, le

famiglie, gli scienziati, i medici, i

politici, gli amministratori locali. I

mass media continuano a rendere

conto di quanto succede in questo

settore e suscitano interrogativi sem-

pre più complessi e bisognosi di

risposte adeguate. Nella nostra

società il confronto sui temi della

bioetica, della sessuologia e della

famiglia cresce sempre di più, a vol-

te con dibattiti problematici altre

volte discussioni più costruttive. In

questo ambito l’impegno della Chie-

sa è quello di annunciare il Vangelo

della Vita>>.

®

Annunciare sempre

il Vangelo della Vita

Messina: XVI Master in bioetica e sessuologia

Momenti di gioia e commozione

Secondo indagini della Coldiretti i giovani manifestano interesse per l’agricoltura

La pastorale giovanile inizia a ramificarsi in diocesi

6 Prospettive - 4 novembre 20126

Una conferenza che

segna la secolare rela-

zione tra i Domenicani e le Universi-

tà con riferimento alla lunga lista dei

docenti vestiti di bianco e nero, tra

cui Alberto da Colonia, Tommaso

d’Aquino, Francisco De Vitoria, è

stata tenuta da un oratore d’eccezio-

ne per gli studi fatti e per il ruolo

rivestito fino ad oggi nella Curia

Romana oltre che nell’Ordine dei

Frati Predicatori: l’Arcivescovo

mons. Jean-Luis Brugués, frate

domenicano plurilaureato e poliglot-

ta, Bibliotecario ed Archivista di

Santa Romana Chiesa, fino a qual-

che mese fa segretario della Congre-

gazione per l’Educazione Cattolica,

già vescovo di Anger e docente di

Teologia morale all’Università

Ovest di Francia.

L’aula magna del Rettorato del

palazzo universitario, per iniziativa

dello Studio teologico S. Paolo pre-

sieduto da mons. Gaetano Zito, vica-

rio episcopale per la cultura, ha ospi-

tato una conferenza di altissima

valenza culturale: un’approfondita

analisi storico-filosofico-antropolo-

gica, dall’Illuminismo ad oggi, della

crisi o più esattamente dell’eclisse

della società cristiana, nell’Europa

occidentale moderna, secolarizzata e

laicizzata fino alla massima “priva-

tizzazione” della fede in Cristo, che

ha governato su costumi e coscienze

per 1500 anni.

Ad introdurre la lezione magistrale,

in un’aula gremita da diversi espo-

nenti del mondo accademico-cultu-

rale catanese, sono stati l’Arcivesco-

vo Mons. Salvatore Gristina e la

prof. Maria Barbanti, ordinario di

storia della filosofia antica.

Le statistiche, ha spiegato l’illustre

rappresentante della Santa Sede,

sono poco incoraggianti e al ribasso

in modo costante circa i praticanti, le

vocazioni, i sacramenti, l’invecchia-

mento della popolazione. Numerose

congregazioni attive sono condanna-

te a sparire, diminuzione costante del

numero dei bambini iscritti al cate-

chismo. Non ci sono più giovani nel-

le nostre chiese e non sono più capa-

ci di “leggere” l’arte o la letteratura

delle generazioni precedenti. Nei

paesi occidentali di vecchia tradizio-

ne cristiana, con l’eccezione dell’Ita-

lia, la cultura cattolica è crollata in

modo massiccio non solo nella men-

talità sociale, ma anche nello spirito

dei credenti. Forse il Cristianesimo

si è appannato a forza di pessimi-

smo. Si sta sviluppando una cultura

di derisione, disprezzo e risentimen-

to in particolare nei confronti del

cattolicesimo. L’opinione dominan-

te, alimentata da numerosi media,

coltiva l’anticristianesimo in genera-

le e l’anticattolicesimo in particola-

re. In altri continenti, però, ha affer-

mato l’oratore, ci sono paesi nei qua-

li la Chiesa ha una vitalità, una gio-

vinezza invidiata da molti: ma una

cosa non compensa l’altra. In Euro-

pa le cifre sono in rosso da diversi

anni e non fanno che confermare una

convinzione, che risale a diversi

secoli fa, secondo la quale l’avvento

della modernità deve necessaria-

mente provocare il declino delle reli-

gioni, confinate nello spazio della

coscienza individuale. Gli indici net-

tamente negativi sembrano confer-

mare l’indebolimento e la probabile

estinzione del Cristianesimo.

L’oratore ha sostenuto, invece, un

punto di vista diverso, incoraggiato

in questo “sogno” dal pensiero di

due personalità di primo piano: un

uomo d’azione (Tony Blair, già pri-

mo ministro britannico convertitosi

alla fede cattolica) e un uomo di pen-

siero (Jurgen Habermas, filosofo e

sociologo della Scuola di Francofor-

te), secondo i quali saremmo vicini

ad un rinnovamento della religione a

livello mondiale e alla fine della

secolarizzazione. Mons. Brugués

ritiene che la fede non è una reliquia

della storia e può avere un ruolo sal-

vifico in un mondo interdipendente.

Ha poi citato una ‘confessione’ di

Blair in cui fede e politica si alimen-

tano reciprocamente: “Sogno che la

religione umanizzi, dia senso, valo-

re, una dimensione spirituale ad una

globalizzazione caotica che fa perde-

re ai popoli un’identità. Sogno che

invece di sfidarsi, di farsi la guerra le

diverse religioni imparino a dialoga-

re, a rispettarsi e a lavorare insieme

per il bene comune. Sogno che il

XXI secolo sia quello della coesi-

stenza pacifica delle religioni e di un

riconoscimento della pertinenza e

della modernità della fede”. E, dopo

aver trattato del magistero di Bene-

detto XVI sul rapporto tra fede e

ragione, ha detto “non è forse vero

che i credenti di tutti tempi e anche i

non credenti bussano, in un modo o

nell’altro, tutti alla porta della divini-

tà, qualunque sia il suo nome, e ripe-

tono ‘vogliamo vedere Dio’?”. Ha

poi affermato, concludendo, che “se

il compito della riscoperta dell’eter-

nità appartiene a tutta la Chiesa, esso

deve rappresentare una priorità per

coloro che sono incaricati di formare

e ricordare i cammini della speranza:

in termini più secolarizzati, di inse-

gnare di nuovo alle nostre società a

credere nel loro avvenire”.

Blanc

Quando Gesù tornerà troveràancora la Fede sulla Terra?

Università di Catania: Intervento di Mons Jean-Louis Brugués, Bibliotecario e Archivista di Santa Romana Chiesa

Lunedì 5

• Ore 10.00 Viagrande, Residenza

SS. Salvatore: incontra i Sacerdo-

ti del II Vicariato.

• Ore 19.30 Catania, Chiesa S. Giu-

liano: tiene una conferenza sul-

l’Anno della Fede per l’Ordine

del S. Sepolcro in occasione del-

l’Apertura dell’Anno Sociale.

Martedì 6

• Lavoro interno per la Visita pasto-

rale.

Mercoledì 7

• Ore 9.00 Arcivescovado: udienze.

• Ore 11.30 Catania, Propedeutico:

celebra la S. Messa.

• Ore 19.00 Catania, Monastero S.

Benedetto: presiede la Veglia di

preghiera in occasione della Gior-

nata della Santificazione univer-

sale.

Giovedì 8

• Ore 19.00 Catania, Basilica Cat-

tedrale: celebra la S. Messa in

occasione della 52a Assemblea

Generale della CISM.

Venerdì 9

• Ore 10.00 Curia, Salone dell’Eco-

nomato: presiede l’incontro dei

Vicari Foranei.

Sabato 10

• Ore 10.00 Pergusa: presiede l’As-

semblea Generale della Consulta

Regionale delle Aggregazioni

Laicali.

Domenica 11

• Ore 18.00 Bronte, parrocchia

Madonna del Rosario: celebra la

S. Messa e presenta il nuovo par-

roco Don Renato Minio.

®

Dall’Agenda dell’Arcivescovo

Notizie in breve dal 5 all’11 novembre

Gentilissimi confratelli

l’anno della fede che da qualche gior-

no è iniziato e la spinta delle varie

esortazioni che il Santo Padre ha

rivolto a tutta la Chiesa dovrebbero

stimolare ogni singolo cristiano a

riscoprire le radici e le motivazioni

della propria scelta di fede. Una del-

le motivazioni di base del nostro

essere cristiani e sacerdoti in partico-

lar modo penso sia l’impegno verso

le giovani generazioni per trasmetter-

gli, come ci ricorda anche l’apostolo

Paolo, quello in cui noi stessi abbia-

mo creduto e cioè il Verbo della Vita;

come comunicare questo “incontro

con il Cristo nella Chiesa” ognuno di

noi lo sa benissimo e senza dubbio

nei modi più svariati cerca di realiz-

zarlo. Nel rendervi partecipi della

scelta di nominarmi consulente pro-

vinciale del Centro Sportivo Italiano

e succedendo al carissimo don Nun-

zio Caprini che si è distinto nell’ulti-

mo trentennio per il suo impegno

pastorale nell’associazione, mi pre-

me farvi partecipi della volontà del

Centro Sportivo Italiano di promuo-

vere ancor di più nelle parrocchie la

propria attività. Ciò potrebbe essere

utile per “contattare” le giovani gene-

razioni e veicolare il messaggio cri-

stiano anche attraverso lo sport. Il

CSI si prefigge quindi di educare i

giovani attraverso lo sport inteso non

solo come pratica fisica, ma come

mezzo di crescita soprattutto spiritua-

le e intellettuale rendendo attuale

cosi il detto “mens sana in corpore

sano” e favorendo la crescita dei gio-

vani non come singoli, ma come par-

te di un “gruppo” e non del “branco”.

L’attività sportiva, cosi come propo-

sta, potrebbe quindi risultate un vali-

do contributo all’attività gia presente

nelle nostra parrocchie e volta al rag-

giungimento di obbiettivi più ampi

rispetto a quelli che la nostra pastora-

le oratoriana molte volte in modo sta-

tico solitamente propone. Ciò non

significa che il CSI si sostituisce ad

una realtà, ma la coordina dal punto

di vista organizzativo nell’ambito

sportivo, proponendo anche la for-

mazione degli animatori già presenti

nella parrocchia.

A tal proposito la presidenza provincia-

le di cui faccio parte si mette a vostra

disposizione per eventuali incontri per

meglio illustrarvi il progetto.

Per informazioni:

CSI, Via Raddusa 2 - 95131 Catania -

tel. 095.7150005 - Segr. Organizzati-

va: via Sebastiano Catania 176 -

95123 Catania www.csicatania.org;

[email protected]; [email protected]

Il Consulente Ecclesiastico Provinciale

Sac. Salvatore Cubito

Il Presidente Provinciale

Sebastiano Gazzo

Uno sport per la vitaCSI, Comitato Provinciale di Catania

Nomine direttori uffici regionali per il quin-

quennio 2013-2017

• Ufficio per la Liturgia

Don Giovanbattista Zappalà

Arcidiocesi di Catania

• Ufficio per la Cooperazione Missionaria

tra le Chiese

P. Salvatore Cardile (PIME)

dell’Arcidiocesi di Catania

• Ufficio per la Salute

Don Mario Torracca

dell’Arcidiocesi di Catania

Nella Sessione Autunnale

2012 della CESi

DIOCESI

Quest’anno l’inaugura-zione dell’anno accade-

mico dello Studio Teologico interdio-cesano S. Paolo ha registrato una pre-senza eccezionale che ha onorato leChiese di Sicilia e l’Arcidiocesi diCatania in particolare: la partecipazio-ne dell’Arcivescovo mons. Jean-LuisBrugués o.p., Bibliotecario ed Archi-vista di Santa Romana Chiesa, chenon solo ha presieduto la concelebra-zione eucaristica, tenuto l’omelia e laprolusione accademica la sera divenerdì 26 ottobre in seminario, ma ilgiorno precedente nella prestigiosasede universitaria del Siculorum Gim-nasium ha tenuto una conferenza digrande spessore culturale per iniziati-va dello stesso Studio Teologico. Allapresenza dell’Arcivescovo Mons. Sal-vatore Gristina e di altri tre Arcivesco-vi, mons. Brugués, già segretario del-la Congregazione per l’Educazionecattolica, dei Seminari e degli Istituti

di Studi, mons. Salvatore Pappalardodi Siracusa, mons. Alfio Rapisardanunzio apostolico emerito e del vesco-vo di Acireale mons. AntoninoRaspanti, già preside della FacoltàTeologica di Sicilia, è stato inauguratoil 44° anno accademico del S. Paolo.L’atto accademico è iniziato all’altaredel Signore nella chiesa Regina Apo-stolorum con la partecipazione di oltreuna quarantina di sacerdoti, tra docen-ti, rettori di seminario e superiori diistituti di vita consacrata. I canti anchein gregoriano della s. Messa sono sta-ti curati da una corale formata daiseminaristi e dagli allievi, con l’assi-stenza liturgica del diacono greco-cat-tolico Paolo Gionfriddo, docente diTeologia orientale, che ha cantato ilvangelo del venerdì della XXIX setti-mana per annun (Luca 12, 54-59).A presiedere l’atto accademico, apochi giorni di distanza dall’aperturadell’Anno della Fede nella ricorrenza

dell’inaugurazione del Concilio Vati-cano II, mentre si sta celebrando ilSinodo dei Vescovi sulla nuova evan-gelizzazione, è stato nella qualità dimoderatore dello Studio mons. Gristi-na, che si è detto lieto di ospitare unillustre presule della Santa Sede. Ilsalone S. Agata, gremito da esponentidel mondo culturale ed ecclesiale, haregistrato anche la presenza di autori-tà civili e militari, del preside dellaFacoltà S. Giovanni Evangelista diPalermo, prof. Rino La Delfa, del pre-sidente della Fondazione Oasi CittàAperta di Troina, padre Luigi Ferlau-to, e di studenti ed ex allievi prove-nienti anche dalle diocesi di Acireale,Caltagirone, Nicosia, Noto e Siracusa.Il preside mons. Gaetano Zito, docen-te di Storia della Chiesa, ha tenutol’articolata relazione sull’intensa atti-vità svolta sul piano della ricerca edella specializzazione scientifica edella didattica, in sinergia con l’uni-versità statale ed altri enti culturali ter-ritoriali, e sul vasto programma varatoper l’anno 2012-2013 per lo Studiointeso come comunità che accoglie latradizione viva della Chiesa, la indagaper approfondirla, la consegna attra-verso la ricerca e la docenza allecomunità ecclesiali per sostenerle ededucarle nella testimonianza da rende-re a Gesù Cristo, Signore della storia,con la credibilità della vita e la ragio-nevolezza della fede. Un’istituzioneaccademico-ecclesiale qual è il S.Paolo è chiamata a valorizzare conintelligenza le opportunità pedagogi-

che e culturali insite nella celebrazio-ne dell’Anno della Fede. “Sentiamoparticolarmente nostro”, ha affermatoil prof. Zito, “l’appello contenuto nelmotu proprio Porta Fidei a favorirenelle nostre Chiese la riflessione sullafede e in modo immediato quanti diloro studiano al S. Paolo e in formapiù ampia con la disponibilità deidocenti a venire incontro alle esigenzedei nostri vescovi. Lo Studio ha lecompetenze necessarie per scrutare ilmistero rivelato, valorizzando le risor-se della ragione illuminata dalla fede eper contribuire a riscoprire i contenutidella fede professata, celebrata, vissu-ta e pregata e riflettere sullo stesso attoin cui si crede”.“Al fine di approfondire il valore e ilsignificato della personale adesione difede alla parola di Dio” ha proseguitoil preside “abbiamo optato in specialmodo per la costituzione dogmaticasulla Divina Rivelazione; su di essaterremo il seminario interdisciplinareche precede la ‘disputatio’. Duemomenti di proficuo confronto tra idocenti per i quali avremo la collabo-razione del presidente dell’Associa-zione teologica italiana don RobertoGreco. È questo il 3° passaggio, dopoLumen Gentium e Gaudium et Spes,di un percorso che ci vede impegnatiad approfondire le 4 costituzioni con-ciliari così da consegnare ai nostri stu-denti la memoria dell’evento concilia-re”. Tra le diverse iniziative in corsodi avviamento il preside si è sofferma-to sulle più rilevanti novità in cantiere:

“Auguriamo che possa avviarsi prestol’‘università del cambiamento’, pro-getto che riteniamo di grande opportu-nità per immettere nella veloce muta-zione della società una stringentevisione antropologica fondata sullacertezza consegnataci dalla Gaudiumet Spes: chiunque segue Cristo uomoperfetto diventa anch’egli più uomo”.Lo Studio ha registrato un ulterioreincremento di nuovi alunni per acce-dere ai titoli accademici curriculari delbaccellierato e della licenza in Teolo-gia. Al 1° anno sono 35, di cui 16 lai-ci. Persiste una percentuale di laici chescelgono di studiare al S. Paolo e pro-vengono da diverse zone dell’isola.Tra I e II ciclo i laici sono 124, circa il50% degli studenti.La dotta prolusione accademica su“Vaticano II concilio del futuro?” èstata offerta da mons. Brugués, il qua-le ha delineato la portata epocale edecisiva dell’ultimo concilio ecume-nico della storia la cui piena attuazio-ne potrà essere misurata solamentecon le lenti del lungo termine persuperare le passioni del momento.Nel corso della serata i docenti exallievi Dionisio Candido e CarmeloRaspa hanno presentato il volumemiscellaneo “Quasi vitis” nel primoanniversario della scomparsa del com-pianto studioso e indimenticabilemaestro mons. Antonino Minissale,professore emerito di Sacra Scritturaed insigne biblista di fama mondiale.

Antonino Blandini

7

La tradizione della Chiesa accolta,indagata e consegnata

Studio Teologico San Paolo: Inaugurazione anno accademico 2012-2013

In occasione delle cele-brazioni dei primi cin-

quant’anni del Vaticano II l’annoaccademico dello Studio Teologico“S. Paolo” della diocesi di Catania èstato inaugurato con la prolusioneaccademica tenuta dall’ArcivescovoMons. Jean-Louis Brugués sul tema:“Vaticano II, concilio del futuro ?”.Guardare al futuro del Concilio e aciò che accadrà nei prossimi cin-quant’anni può sembrare una forza-tura inopportuna, invece nelle paro-le di Mons Brugués si incontra unascia luminosa di continuità con ilpassato, riletto con lo sguardo aldomani, ma radicato nel Vangelo.Tale prospettiva sollecita nuoviimpegni, tappe e traguardi da conse-guire per dare continuità ed efficaciaal Vaticano II, considerato come“l’evento più importante del seco-

lo”, secondo De Gaulle, o come un“pittoresco meeting religioso”,secondo la stampa laica americana.Solo a distanza di anni si comprendela profondità di un Concilio cheapporta nella Chiesa segni di rinno-vamento reali e sostanziali e i bene-fici dei Concili di Trento, di Nicea,del Laterano IV appaiono oggi pie-tre miliari nella storia della Chiesa.Lo sguardo proteso al futuro costi-tuisce una vera “bussola” per nonsmarrire la giusta rotta.Il Vaticano II è stato definito un“concilio cristocentrico” ed i docu-menti conciliari indirizzano tutti gliinterventi della Chiesa verso il Cri-sto, dalla Lumen Gentium alla Gau-

dium et spes, ma nello stesso temponella grande assise ecumenica si ècelebrata la cultura dell’ascolto,assegnando al Vaticano II la caratte-ristica di “concilio dell’ascolto”,dove la collegialità dei Vescovi haavuto il suo ruolo e l’attenzione ailaici ha prodotto notevoli beneficiper la presenza della Chiesa nelmondo.Analizzando i diversi aspetti dell’a-scolto, Mons. Brugués, che è statoanche Segretario della Congregazio-ne per l’Educazione Cattolica, hasviluppato l’aspetto del gusto del-l’altro, che essendo persona fatta aimmagine di Dio, riconduce e indi-rizza l’attenzione, l’ascolto e il dia-

logo con l’altro verso il Padre. Ildivino è, infatti, presente nella storiadell’uomo, il Cristo costituisce ilcentro della vita cristiana e lo Spiri-to Santo che nell’unità trinitaria èPersona e quindi anch’esso protago-nista nell’ascolto e nel dialogo.La particolare attenzione allo SpiritoSanto, già presente in alcuni movi-menti, indirizza i passi verso il futu-ro del Concilio che nel camminarecon la storia, leggendo il presentecon lo sguardo del passato, rivolgerànel tempo una specifica attenzioneallo Spirito Santo, segno e persona diamore tra il Padre e il Figlio, a com-pletamento della visione trinitaria.L’attenzione verso l’altro nel Conci-lio si è concretizzata attraverso lavalorizzazione del laicato, che costi-tuisce ancora oggi una sfida da con-durre, mediante un’appropriata for-mazione, ed anche nell’apertura aldialogo ecumenico, oltre che alladimensione missionaria della Chie-sa (Ad Gentes- Evangelii nuntiandi)

I fatti accaduti dopo il Concilio, ilcrollo delle ideologie e del muro diBerlino, l’accelerato sviluppo tecno-logico e scientifico, la manipolazio-ne genetica reclamano da parte dellaChiesa puntuali risposte in linea dicontinuità con il Concilio, dandoforza ed efficacia alle parole, moltedelle quali risentono di una corrosi-va usura.

Nell’omelia che ha preceduto lacerimonia di inaugurazione dell’an-no accademico Mons. Brugués, hacommentato la parola “carità”, chespesso viene sostituita con altrisinonimi (solidarietà, attenzione alsociale) facendo perdere l’essenzamedesima del termine che riconducea Dio- Carità-Amore e alla motiva-zione per cui si entra in relazione diamore con gli altri, rispondendo aibisogni delle nuove povertà.Proteggere il significato delle parolecome “madre chiesa” significa ama-re la chiesa intensamente come siama la propria madre e si ama di più

ciò che si comprende. La scarsaconoscenza della dottrina cristianainduce a puntare ogni sforzo sulladiffusione del Catechismo dellaChiesa cattolica, che potrebbe esse-re chiamato “catechismo del conci-lio”, dono di Giovanni Paolo II chenegli anni del suo pontificato hacontribuito allo sviluppo della Chie-sa nel mondo, testimoniato e presen-te nella solenne Eucarestia dell’8aprile del 2005, in occasione deifunerali del Beato Giovanni PaoloII.

Il condottiero

Diffusione del Catechismo e della cultura dell’ascoltoProlusione di Mons Jean-Louis Brugués all’apertura dell’anno accademico dello Studio Teologico “S. Paolo”

Prospettive - 4 novembre 2012 7

La mattina di domenica 7ottobre, memoria litur-

gica della Beata Maria Vergine delRosario, nella basilica cattedrale,l’Arcivescovo Mons. Salvatore Gri-stina ha presieduto la concelebrazio-ne della s. Messa nel 25° anniversa-rio di sacerdozio di don Antonino DeMaria, parroco in Santa Maria Ausi-liatrice e San Domenico Savio, e donIgnazio Mirabella, parroco in SanGaetano alla Marina, ordinati sacer-doti lo stesso giorno, il 7 ottobre1987 in cattedrale, dall’Arcivescovomons. Domenico Picchinenna divenerata memoria, che per l’ultimavolta presiedette a Catania un rito diordinazione presbiterale. Hanno concelebrato oltre ai giubilatianche mons. Francesco Ventorino,professore emerito allo Studio Teo-logico S. Paolo, e padre GiuseppePutrino, giudice delegato del tribu-nale per le cause dei santi e docenteall’Istituto superiore scienze religio-se San Luca, con l’assistenza del dia-cono permanente don Daniele Pap-palardo, degli alunni del corso per ildiaconato Sant’Euplio, e della coraleparrocchiale diretta dal m° PuccioSanfilippo.All’omelìa l’Arcivescovo, alla lucedella Liturgia della Parola, la paginabiblica della creazione dell’uomo edella donna, ha esaltato il valore delsacramento del matrimonio cristianodell’uomo e della donna chiamati aformare per amore una sola carne,cioè un solo essere, e per donare, conDio, la vita (Genesi, 2, 18-24: “perquesto l’uomo abbandonerà suopadre e sua madre e si unirà a suamoglie…”, Vangelo secondo Marco10,2-16 “l’uomo non separi ciò cheDio ha congiunto”), invocando labenedizione del Signore (Salmo127): “Beato l’uomo che teme ilSignore e cammina nelle sue vie…”)il quale ha reso “perfetto mediante lasofferenza il capo che guida alla sal-vezza” (dalla lettera agli Ebrei 2,9-11).

Mons. Gristina si è fatto interprete ditutta la straordinaria assemblea litur-gica riunita in cattedrale per ringra-ziare il Signore per il dono del sacer-dozio, dato ai carissimi parrociAntonio ed Ignazio nella nostraChiesa e a vantaggio di tante perso-

ne, nel giorno del Signore: “Noi oggicelebriamo il Signore crocifisso erisorto, annunziamo la sua morte,proclamiamo la sua resurrezione.Noi veniamo messi in contatto con ilmistero pasquale in modo particola-re. Gesù per amore nostro ha dato la

sua vita, accettò di essere reso per-fetto per mezzo delle sofferenze.Questo è il progetto del Padre: che ilFiglio divenisse capo e guida allasalvezza. E Gesù svolge egregia-mente questo compito. Noi abbiamola grazia di essere chiamati suoi fra-telli. Gesù, colui che santifica, e noiche siamo santificati condividiamol’umana natura; per questo non sivergogna di chiamarci suoi fratelliperché figli dello stesso Padre. Quel-lo che Egli è per la natura a noi vie-ne dato per grazia inimmaginabilenella Iniziazione cristiana. Con isacramenti del Battesimo, della Cre-sima e con la partecipazione all’Eu-caristìa noi riceviamo quest’inesti-mabile grazia. Siamo fratelli diGesù”.Alla conclusione della celebrazionegiubilare, alla quale hanno parteci-pato il Vescovo ortodosso per irumeni d’Italia mons. Siluan Span eil parroco ortodosso rumeno dellaparrocchia S. Agata martire, padreValentin Dumitru Ilies, a nome dei

fedeli provenienti dalle parrocchiedove operano e hanno operato i duesacerdoti giubilati (Civita, AnticoCorso, Fossa Creta, S. Giorgio, Car-ruba, SS. Cosma e Damiano, Cana-licchio, ecc.), il delegato arcivesco-vile per il Duomo mons. BarbaroScionti ha guidato la pia partica del-la supplica alla Madonna del Rosariodi Pompei, il cui culto nella nostraarcidiocesi fu introdotto dal BeatoCardinale Giuseppe BenedettoDusmet. Padre De Maria, nato a Catania l’11febbraio 1959, licenziato in Teologiapatristica alla Pontificia UniversitàGregoriana, è canonico della basilicaCollegiata, docente al San Luca ereferente ecumenico per le chieseortodosse. Padre Mirabella, nato aCatania il 10 ottobre 1961, ha conse-guito il baccalaureato in Sacra Teo-logia e ha ricoperto vari e importan-ti incarichi ecclesiali, tra cui quellodi cappellano della Polizia di Stato.

®

La comunità eccle-siale di Biancavil-

la doppiamente in festa per iGiubilei sacerdotali per i 70anni di ordinazione di padrePlacido Brancato, parroco eme-rito della chiesa Annunziata eattuale rettore della chiesa SanGiuseppe, e per i 50 anni delcanonico Salvatore Novello,rettore della chiesa Sant’Anto-nio. A precedere i festeggia-menti dei due sacerdoti sonostati alcuni momenti celebrativiallestiti dalle comunità parroc-chiali rispettivamente dell’An-nunziata e della Matrice. È statol’Arcivescovo di Catania, Monsignor

Salvatore Gristina, lo scorso 28 otto-bre a presiedere una solenne concele-

brazione Eucaristicanella Basilica Colle-giata “Santa Mariad e l l ’ E l e m o s i n a ”aprendo di fattol’Anno della Fedeindetto da PapaBenedetto XVI nelvicariato. Dopo isaluti da parte dipadre Giovambatti-sta Zappalà, vicarioforaneo di Bianca-villa e Santa Mariadi Licodia, Monsi-gnor Salvatore Gri-

stina ha asperso il popolo in ricordodel Santo Battesimo. Nell’omelia

l’Arcivescovo ha sottolineato e invi-tato i presenti a riscoprire il “sensodello stupore” e ripetuto più volte ilSalmo 125 “Grandi cose ha fatto ilSignore per noi”. Inoltre commen-tando le letture della XXX domenicadel tempo ordinario, ha ribadito l’im-portanza del ruolo dei sacerdoti invi-tando tutti a pregare per loro. Suc-cessivamente padre Placido Brancatoe padre Salvatore Novello hanno rin-novato le proprie promesse sacerdo-tali.Fu l’allora Arcivescovo di Catania,Monsignor Carmelo Patanè, il 18ottobre 1942, ad ordinare sacerdotePadre Placido Brancato nella chiesaMadre “San Giovanni Battista” diSan Giovanni La Punta. Mentre il 28ottobre di 20 anni dopo (era il 1962)Padre Salvatore Novello veniva ordi-nato nella cappella della Casa MadreSaveriana di Parma dal Cardinale diBoston, Monsignor Richard JamesCushing insieme a 23 suoi confratel-li. Anche i fedeli sono stati invitati arinnovare con il Credo la loro profes-sione di fede. La Celebrazione Euca-ristica è proseguita con la processio-ne offertoriale da parte dei parentidei due sacerdoti, la Consacrazione ela distribuzione della Santa Comu-nione. Prima della benedizione finalePadre Placido Brancato ha volutolanciare un suo messaggio alla comu-nità biancavillese da parte del clero edelle istituzioni avendo un occhio diriguardo per i giovani. Anche il cano-nico Salvatore Novello ha voluto rin-graziare tutti coloro che sono interve-nuti e a tracciato un breve bilanciodella sua attività pastorale. Infine ilSindaco di Biancavilla, GiuseppeGlorioso ha voluto omaggiare i duesacerdoti con dei doni a nome dellacittà. Prima del rientro del clero insacrestia è stato benedetto e incensa-to il Crocifisso ottocentesco postonella navata sinistra della Basilicadopo i lavori di restauro da parte dellaboratorio d’arte del maestro Anto-nino Vaccaielli di Catania. L’operacosì è ritornata nel suo antico splen-dore per essere ammirata e oggetto dipreghiera da parte dei fedeli.

Antonio A. Marino Zappalà

Prospettive - 4 novembre 20128

DIOCESI

Un dono a vantaggio di molti

sacramenti.I Padri Sinodali non hanno trascura-to il riferimento al ruolo irrinunciabi-le della parrocchia, luogo privilegia-to di evangelizzazione, ed hannoindicato compiti e funzioni della vitaparrocchiale, dal parroco al diacono,dal catechista al ministrante e all’a-nimatore, in un’ottica di efficacemiglioramento e riorganizzazione.L’attenzione ai giovani che rivelanoimpegno e coinvolgimento nelleGiornate mondiali della gioventù, siindirizza ad una ricerca di nuovestrategie di cooptazione nel progettodi Chiesa che dialoga con la società,con la politica, con le ansie del man-cato lavoro e del rallentato sviluppo.Le considerazioni emerse rivelanouna visione “preoccupata” ma “tut-t’altro che pessimista” della realtàcontemporanea, perché è dovere delcristiano”vincere la paura con la

fede, l’avvilimento con la speranza,

l’indifferenza con l’amore”. “Non

dobbiamo accettare una visione

catastrofista della Chiesa” ha dettoil Card. Giuseppe Betori, Arcivesco-vo di Firenze, anzi, con la consape-volezza di una Chiesa viva, che hagrandi esperienze che vanno sempre

più comunicate e condivise, vieneribadito l’ottimismo per il futuro.“Ci sono delle sfide, dei problemi di

fronte a noi, ma questi sono delle

opportunità di evangelizzazione per

la Chiesa”.C’è tanta secolarizzazione nel mon-do, ed i problemi sono complessi evasti, ma i Padri sinodali hannomostrato coraggio” affrontando inmaniera assai analitica gli aspettirelativi all’educazione e alla cultura,in particolare sul tema dell’incontrotra fede e ragione in un ambito scien-tifico che “per sé, è tutt’altro chelontano dalla fede”, così pure appareuna strada particolarmente efficacenella nuova evangelizzazione” quel-la della valorizzazione dell’arte edella bellezza: il cardinale Wuerl hadetto che “è importante non solo dire

che il nostro Signore è buono, ma

che è anche bello, il Vangelo è bello,

e la bellezza è profondamente radi-

cata nella storia della Chiesa”.

A questo proposito il porporato hafatto notare che siamo a Roma e“siamo circondati dalla bellezza” perquesto motivo “dobbiamo risveglia-re nelle persone la ricerca della bel-lezza che è Dio”. Nel messaggio dei262 Padri sinodali si sottolineanoancora specifici richiami: alla politi-

ca “alla quale si chiede un impegnodi cura disinteressata e trasparentedel bene comune”; alla libertà reli-giosa e al dialogo interreligioso,strumento di pace e contributo con-tro ogni fondamentalismo, spessocausa di violazione dei diritti umani.Il “nuntius” del Sinodo si concludecon delle raccomandazioni specifi-che ai cristiani di ogni continente.In Africa, la Chiesa è chiamata inparticolare a farsi luogo di incontrotra culture antiche e nuove e media-trice nella cessazione di conflitti eviolenze. In America del Nord, dovela secolarizzazione è piuttosto avan-zata, i cristiani devono essere apertisoprattutto nell’accoglienza di immi-grati e rifugiati. In America Latinaprevalgono invece le sfide dellapovertà e della violenza, assieme aquelle - più recenti - del pluralismoreligioso. Le comunità cristiane del-l’Asia, tra le più ostacolate e perse-guitate del mondo, trovandosi in unacondizione di minoranza, sono esor-tate alla saldezza nella fede.L’Europa, segnata da una secolariz-zazione radicata e spesso ancheaggressiva, deve, attraverso le suecomunità cristiane, rispondere a talesfida e superarla, cogliendovi“un’occasione per un annuncio più

gioioso e più vivo di Cristo e del suoVangelo di vita”.Ai cristiani dell’Oceania, infine,viene raccomandato di sentire anco-ra “l’impegno a predicare il Vangeloe a far conoscere Gesù nel mondo dioggi”.Il messaggio che utilizza un “lin-guaggio biblico più che teologico”,si chiude con un riferimento allaVergine, Stella della Nuova Evange-lizzazione, che “ci orienta nel cam-mino”, affinché porti luce nel“deserto della fede” e diventi pre-ghiera e forte carica di coesione e dicollegialità. Le Proposizioni, sintesidel messaggio del Sinodo, illustratedal cardinale Wuerl sono così suddi-vise: 1) come si può fare per procla-mare il Vangelo al mondo di oggi; 2)come entrare nel merito della pro-clamazione; 3) identificazione ditutti i luoghi in cui può aver luogo laNuova Evangelizzazione; 4) chisono i nuovi evangelizzatori e traquesti figurano appunto, i giovani daguardare non come coloro che han-no bisogno di essere evangelizzati,bensì come protagonisti e attori nel-l’evangelizzazione, speranza dellaChiesa del domani.

®

(continua da pag. 1)

ACQUA NUOVA...

Biancavilla in festa per i Giubilei sacerdotali di P. Brancato e di P. Novello

Riscoprire il senso dello stupore

XXV di sacerdozio di don Antonio De Maria e di don Ignazio Mirabella

“Rispondo alla chia-mata ‘Il Padre cer-

ca adoratori che possano adorarlo inspirito e verità’ e desidero impegnar-mi personalmente con Gesù, real-mente presente nel SantissimoSacramento dell’Eucaristìa, espostoin questa chiesa, per adorarlo confedeltà, un’ora la settimana, da ora inpoi”. Ciò è quanto si legge nellascheda d’iscrizione che quasi due-cento parrocchiani, uomini e donned’ogni età e condizione, della par-rocchia “S. Maria del Rosario inNesima-Monte Po”, periferica sologeograficamente e topograficamen-

te, affidata alle cure pastorali dellozelante parroco padre Aldo Migne-mi, hanno già sottoscritto e conse-gnato per rendere operativa ed orga-nizzata da giovedì 25 ottobre l’ado-razione perpetua della SantissimaEucaristìa, le cui fasi più lunghe edimpegnative sono quelle notturne. Ifedeli hanno ricevuto pure un volan-tino intitolato “Nella notte in cui futradito” e in cui vengono evidenzia-te le meraviglie operate dal Creatore:la creazione dell’universo e dellaluce nel silenzio della notte eterna, lavocazione di Abramo nella notte diUr dei Caldei, il decalogo consegna-

to dall’Eterno a Mosè nella notte delSinai, la liberazione del popolo d’I-sraele nella notte di Pasqua, ecc..Nostri concittadini di una parroc-chia, lontana dal centro storico e dalrecente passato rurale e campestre,hanno saputo introdurre in umiltà esilenzio lo straordinario servizioecclesiale e spirituale dell’adorazio-ne eucaristica perpetua, tra i pochiattivi in Italia, che si terrà ogni gior-no, senza soluzione di continuità, 24ore su 24, in un’apposita cappellalimitrofa alla sede della parrocchiaed adibita esclusivamente all’adora-zione personale o comunitaria del-l’Eucaristìa, esposta nell’ostensoriosistemato in un tronetto stilizzato aforma di culla.A benedire la cappellina ubicata invia G. Cardano, angolo via L. Pava-rotti (in fondo a via Palermo), è sta-to l’Arcivescovo Mons. Salvatore

la ed esemplare iniziativa ecclesiale,densa di fede in Cristo Risorto pre-sente nell’Eucaristìa, promossa nel-l’Anno della Fede e che riprende lapia e lodevole tradizione dell’adora-zione eucaristica perpetua dellemonache benedettine, delle suorepie discepole, delle suore e delledame sacramentine nonché degliadoratori della distrutta chiesa S.Euplio curata dal canonico TullioAllegra.Il piccolo luogo di culto pubblicoeucaristico, con il consenso dell’Ar-civescovo è stato intitolato ai primisanti adoratori di Gesù, la Madre, laSantissima Vergine Maria e il Padreputativo, il castissimo sposo SanGiuseppe; è ornato da un dipinto,opera del pittore catanese AntoninoConti, che rappresenta la Nativitànella grotta di Betlemme. Per orasaranno quasi duecento i fedeli che

terrotti di adorazione a Gesù Eucari-stico. I fedeli di Nesima-Monte Posono stati invitati dall’Arcivescovoa pregare per i sacerdoti il cui mini-stero voluto da Cristo rende possibi-le la celebrazione dell’Eucaristia:“Eucaristìa e sacerdozio sonoinscindibili, ogni volta che ci met-tiamo davanti all’Eucaristìa una pre-ghiera per i sacerdoti, perché possia-mo rispondere sempre meglio alcompito che il Signore ci affida aservizio della comunità e, quindi, ditutte le persone. Cerchiamo di vive-re così il dono che il Signore oggi cifa. E sono sicuro che quest’iniziati-va farà crescere questa comunitàparrocchiale, sarà di sollievo e diaiuto anche a tante persone e ringra-zio voi per quello che farete affinchéquesta cappella possa essere dispo-nibile anche per gli altri”.

In occasione della nominadel nuovo rettore della

chiesa della Badia S. Agata nellapersona di padre Massimiliano Pari-si, segretario arcivescovile e coordi-natore della segreteria della VisitaPastorale, proponiamo una brevesintesi degli interventi del direttoredell’ufficio diocesano per i BB.CC.,padre Carmelo Signorello, del vica-rio episcopale per la Cultura, mons.Gaetano Zito, e dell’ArcivescovoMons. Salvatore Gristina, fatti lamattina del 15 ottobre in occasionedella riapertura.P. Signorello, nel ringraziare tecnici,artisti e artigiani che hanno lavoratoin questi anni, ha sottolineato ilcarattere peculiare monastico dellachiesa: i segni sono discreti ma lacaratterizzano assolutamente. Unsegno evidente, la presenza dell’alta-re di S. Benedetto; la presenzamonastica è affidata anche ad altrememorie come i 4 cartigli con scrittein latino sugli archi che sorreggonola cupola: “È cosa buona confessarel’Altissimo e cantare lodi al tuo san-to nome, o Signore”, messa sopral’arco che custodisce il coro conl’organo in pessime condizioni diconservazione; “Vieni, o sposa, dalLibano, vieni e sarai coronata”, trat-ta dall’ufficio delle Vergini, in corri-spondenza della grande edicola delCrocifisso con grata delle professio-ni, il luogo della donazione comple-ta della monaca consacrata a Dio,sposata a Cristo. In questo tempio lacomunità monastica viveva i suoimomenti di preghiera cadenzati dalcanto dei salmi, dalla lode e dallacelebrazione dell’Eucaristìa, scopoprecipuo della vita monastica bene-dettina. Dato l’impianto tipicamente

riguarda l’adeguamento liturgicoallo spirito del Vaticano II c’è unprogetto idoneo allo scopo in faseavanzata di studio.Mons. Zito, che oltre ad essere presi-de dello Studio Teologico San Paolodove insegna storia della Chiesa èanche cappellano della comunità delmonastero S. Benedetto in via Croci-feri, ha illustrato l’aspetto storicodella Badia mettendo in evidenza laplurisecolare presenza benedettina,strettamente legata alle vicende dellaChiesa di Catania. Dato che il sensodella chiesa della Badia è megliocomprensibile se collegato a tuttol’impianto dell’edificio monastico,c’è da augurarsi da competenti unostudio sul complesso monastico cheabbraccia tutto l’isolato, nel cuoredella città. La comunità di S. Agatavisse in una Catania dove c’eranoaltre comunità monastiche femmini-li, la cui presenza si impiantò da noidue secoli dopo quella benedettinamaschile.Il monachesimo femminile, ha sotto-lineato il preside, costituisce unapresenza senza soluzione di conti-nuità nella città. Prima del 1693 imonasteri femminili erano 11, altri14 erano sparsi nel vastissimo terri-torio della diocesi, poi la più smem-brata dell’isola. Il vescovo Riggioaffidò i beni e gli archivi delle comu-nità scomparse al seminario. Solo 5furono ricostituite. Il monastero S.Agata (col nome di Santa Zita) fufondato dal nobile militare genoveseErnesto Cicala nel 1620 e abitatodalle minime di S. Francesco di Pao-la; nel 1652 il vescovo Gussio, datolo scarso numero, lo assegnò allebenedettine che dalla S. Congrega-zione dei Riti ebbero concesso di

giugno, a ricordo della cessazionedella peste del 1576, fino al 1962festa del Patrocinio di S. Agata. Ilmonastero crollò col terremoto del1693 e a metà Settecento un incen-dio distrusse l’archivio provocandogravi danni anche alla chiesa, chevenne dedicata nel 1767.Lo studioso ha evidenziato, condovizia di particolari anche con rife-rimento al numero “non impressio-nante” delle “professe”, le vicendedelle comunità monastiche prima edopo le leggi eversive del 1866 chenon soppressero i monasteri ma liprivarono della personalità giuridica,entrando in possesso del demaniostatale tutto il patrimonio immobilia-re e mobiliare dei conventi e deimonasteri, comprese le chiese congli arredi liturgici e gli archivi. L’in-cameramento dei beni lasciò sostan-zialmente intatta la composizione ela vita delle comunità femminili,come avrebbe attestato il card.

Dusmet. L’ultimo monastero asopravvivere e a giungere sino a noi,grazie all’intervento del card. Fran-cica Nava (che comprò la chiesa euna piccola porzione del monasteroS. Agata), è quello di S. Benedetto.L’Arcivescovo ha evidenziato gliottimi risultati dei lavori effettuati insinergia con altri enti, grazie anchealle iniziative del sovvenzionamentodell’8x1000. La CEI contribuiscecon somme così prelevate. “Quelloche generosamente gli italiani dan-no, con la stessa generosità e intelli-gentemente viene utilizzato” ha det-to l’Arcivescovo “Qualche volta cisono delle polemiche più o menoassennate, i risultati sono qui. Lechiacchere possono essere articolate,gonfiate, ma i risultati sono questi.Mi preme sottolineare questa siner-gia; dal punto di vista economico ladiocesi si è anche impegnata in pri-ma persona. Ma sono lieto d’averpotuto con qualche determinazione

orientare affinché oggi avessimoquesto risultato frutto di sinergia.Grazie a tutti, maestranze comprese.Tante volte anche in orario di lavorodiverso ho visto persone che quilavoravano. La preghiera che faccia-mo adesso è anzitutto ringraziamen-to al Signore per questi aspetti posi-tivi. La preghiera acquista anche unsignificato di supplica per farci valo-rizzare bene questo tesoro che èanzitutto chiesa e quindi viene resti-tuito al culto. La preghiera di benedizione, ha pre-cisato l’Arcivescovo, fa riferimentoai tesori inestimabili del Vangelo edell’Eucaristìa; presenta anche dellebelle prospettive, parla di punto diriferimento per l’incontro fra i vicinie i lontani, centro promotore di ognigeneroso slancio verso la città degliuomini. Questo luogo deve rifarsi aqueste finalità specifiche, liturgichepastorali anche per la sua ubicazio-ne. Sono lieto che ancora una voltapossiamo restituire alla città qualco-sa di splendido. Ci sono purtroppoaltre realtà che non sono fruibili.Diamoci da fare tutti! Cerchiamo divalorizzare al meglio quello che c’è.Catania è una grande città che hatesori che tanti ci invidiano. Questofa riferimento alla nostra responsabi-lità di custodirli e valorizzarli. Pos-siamo farci ispirare da quello chestiamo incominciando a vivere,l’Anno della Fede. Vogliamo fare inmodo che questo luogo possa diven-tare punto di riferimento e di incon-tro per comprendere il Vaticano II.Dobbiamo valorizzarlo; da qui pos-siamo avere generosi slanci verso lacittà degli uomini per sottolineare diessere veramente cristiani”.

Prospettive - 4 novembre 2012 9

DIOCESI

Badia S. Agata: Nomina del Rettore Padre Massimiliano Parisi

Nesima-Monte Po: Cappella adorazione eucaristica perpetua

Incontrarsi

nel silenzio

Dissotterrare il tesoro nascosto

Gristina lieto e commosso della bel- assicureranno a coppia i turni inin- A

Preghiera

Il Sacerdote sa che la lettura attentadella Parola di Dio tende a diventa-re preghiera e a trasformare la vita. Si parte dal testo per arrivare allafine alla trasformazione del cuore edella vita.Oppure si parte dai fatti della vita percomprenderne il significato e il mes-saggio alla luce della parola di Dio. I suoi momenti possono essereespressi nelle due domande: come sirivela la presenza di Dio in questofatto? quale invito il Signore mirivolge attraverso di esso? tenutoconto che l’autenticità delle rispostesarà verificata richiamandosi adesempi o parole di Gesù nel Vangeloo ad altre situazioni o parole dellaScrittura. Inoltre come vivere la Liturgia delleOre? In essa il Dio, che ripetutamen-te ci parla, ascolta la nostra rispostae ci suggerisce la parola stessa concui rispondere. Tutta la creazione hail suo capo in Gesù crocifisso e risor-to. Ha il suo corpo in tutti coloro chea lui sono vitalmente connessi. Lacreazione risponde al suo Creatoreritmando la sua lode e la sua implo-razione sul respiro stesso dell’uni-verso, cioè sul fluire del tempo e sul-la vicenda perenne e sempre nuovadella luce.

Liturgia

Ogni essere, in qualche modo, sicongiunge a questa preghiera cosmi-ca che si eleva a Dio, soprattutto neidue momenti principali del tramon-to e del primo mattino. Dice S.Ambrogio: “Quale uomo dotato disensibilità non arrossirebbe di con-cludere la sua giornata senza la reci-

ta dei salmi, dal momento che anchegli uccelli piccolissimi accompagna-no il sorgere del giorno e della nottecon un atto di pietà abituale e con undolce canto?” Il Concilio Vaticano II ci ha ricorda-to la dignità e il valore di questa pre-ghiera: “Quando a celebrare debita-mente quel mirabile canto di lodesono i sacerdoti e altri a ciò deputatida un precetto della Chiesa, o i fede-li che pregano insieme con il sacer-dote nella forma approvata, allora èveramente la voce della Sposa stessache parla allo Sposo, anzi è la pre-ghiera che Cristo, insieme col suoCorpo, eleva al Padre”.Nella Liturgia delle Ore la stessaparola di Dio mette sulle nostre lab-bra il canto di risposta, proponendo-ci la recita dei salmi, i quali sono,come tutte le altre pagine della Bib-bia, divinamente ispirati, e insiemesono vera e appassionata preghieradell’uomo. S. Paolo dice: “Nemme-no sappiamo che cosa sia convenien-te domandare, ma lo Spirito stessointercede con insistenza per noi, congemiti inesprimibili”. Lo SpiritoSanto dunque, “che ha parlato permezzo dei profeti” ed è l’autore prin-cipale dei salmi, prega con la nostravoce e assicura alla nostra implora-zione il gradimento del Padre.

I Salmi

Lo stesso Signore Gesù nella sua vitaterrena ha pregato con i salmi, e con-tinua oggi a pregare con noi. Con isalmi ha pregato la Vergine Maria,con i salmi hanno pregato tutte legenerazioni cristiane. S. Ambrogiodice: “Che cosa vi è di più bello delsalmo?... Il salmo è benedizione del

popolo, lode a Dio, inno di lode delpopolo, applauso generale, inno del-l’universo, voce della Chiesa, canoraprofessione di fede, devozione pienadi autorevolezza, gioia della libera-zione, grido di allegrezza, esultanzadella gioia. Mitiga l’ira, respingel’angoscia, solleva dal pianto. Armanella notte, magistero nel giorno,scudo nel timore, festa nella santità,immagine della quiete, pegno dellapace e della concordia: come unacetra, da suoni diversi e disegualiesprime un unico canto. Lo spuntaredel giorno fa risonare il canto del sal-mo, col canto del salmo risponde iltramonto”.Tutti i salmi nel loro senso più pro-fondo e pieno parlano di Cristo, chesoffre nella sua passione ed è salvatoe glorificato dal Padre nella risurre-zione, o della Chiesa, che è pellegri-na in terra e si allieta nel Regno, odell’uomo redento tribolato e perse-guitato, ma insieme in serena attesadella gioia eterna. Oppure in essiparla Cristo o la Chiesa o il cristiano.Dice Gesù: “Le parole che vi ho det-to sono spirito e vita”. Tutto è desti-nato a trasformare la vita del creden-te e farne un uomo nuovo, una per-sona in cui Cristo stesso si esprima,ami e si metta a servire. È destinatoa trasformare la comunità degliuomini secondo il dinamismo e lagrazia della comunione, così da far-ne un popolo nuovo, come dice ilConcilio: “Fino a quel giorno in cuigli uomini, salvati dalla grazia, ren-deranno gloria perfetta a Dio, comefamiglia da Dio e da Cristo fratelloamata”.San Paolo dice “La parola di Cristodimori tra di voi abbondantemente”.

Con la Parola e nella Parola ci si edi-fica a vicenda, comunicandoci lerispettive reazioni e risonanze susci-tate dallo Spirito. Ci si corregge avicenda. La correzione fraternaautentica è una realtà profondamen-te evangelica. Siamo tutti responsa-bili gli uni degli altri, tutti umiliascoltatori della Parola e bisognosidi reciproca comunicazione nellafede.Solo per questa via si arriva a

costruire la comunità nella comunio-ne. Nasce la comunità come la realtàin cui crediamo, testimoniamo lafede e la diffondiamo: “La parola delSignore riecheggia per mezzovostro”, “La nostra lettera siete voi”.Occorre un costante confronto con laParola di Dio, in cui il riferimento adessa s’intreccia con il riferimentoalla concreta situazione umana.

Padre Angelico Savarino

Il precetto di amare Dio ed il prossimo

come noi stessi pare che sia conosciuto da

tutti o almeno dagli scribi, se lo scriba che

interroga Gesù non solo conferma la rispo-

sta di Gesù, ma addirittura lo specifica

dopo aver detto: “Hai detto bene”, cam-

biando la “mente” in “intelligenza”. La

specificazione anche se si può addebitare a

differenti traduzioni, tuttavia sottolineare

con “intelligenza” l’amore verso Dio è mol-

to significativo. Cuore ed intelligenza deb-

bono andare di pari passo se non si voglio-

no gravi sorprese. Gesù infatti non coglie

l’approvazione dello scriba per auto lodar-

si, ma per affermare due cose: valorizzare

ciò che dicono e pensano gli altri, la secon-

da riconoscere che lo scriba non è lontano

dal regno di Dio.

Ciò sottolinea quanto Paolo afferma nella

lettera agli Efesini: Dio è presente in tutti e

agisce in tutti quasi a dire che tra gli uomi-

ni vi possono essere diversità di opinioni,

diversità di lingue e di razza, ma alla base

tutti abbiamo lo stesso Dio che opera in

ciascuno.

Questo ci dice quanta apertura ognuno

deve avere verso gli altri, le loro posizioni e

le loro situazioni. Il sacerdozio nuovo a dif-

ferenza del precedente comporta non più la

precarietà ma la costanza. Il nuovo sacer-

dote, Cristo, è sempre presente, è sempre

vivo presso il Padre per intercedere per cia-

scuno. Quasi a dire che l’amore di Dio per

noi non è una tantum ma perenne, costante

e in ogni momento. La funzione sacerdotale

della Chiesa deve essere secondo questi ele-

menti: amore con intelligenza e costanza.

Cioè con Dio e con i fratelli bisogna avere

amore costante e perenne. L’atteggiamento

più idoneo secondo la preghiera ebraica è

di ascoltare: “Ascolta Israele”. L’ascolto di

Dio e dei fratelli, del Dio unico, può essere

la via per risolvere ogni questione.

Leone Calambrogio

Riflessioni sul Vangelo

XXXI DOM T.O. B - Dt 6,2-6; Sal 17/18,2-4.47.51;Ebr 7,23-28; Mc 12,28b.34

Paolo scrive una lettera severa ai Corinti acausa di un personaggio che aveva offeso luie tutta la comunità. Aveva fatto a Tito le lorolodi parlandone bene da tutti i punti di vista.Egli nel frattempo si trova in Macedonia,dove ha avuto tante tribolazioni sia all’inter-no sia all’esterno della comunità. L’arrivo diTito in Macedonia lo solleva in un certo qualmodo da queste tribolazioni perché annuncia

l’affetto, l’amore, il dolore, che i Corintinutrono per lui. Ma egli non si pente di ave-re arrecato a loro una grande tristezza a cau-sa della lettera severa che aveva scritto. Latristezza da lui arrecata è una tristezzasecondo Dio, non è la tristezza del mondo,che porta alla morte. La tristezza secondoDio provoca un pentimento irrevocabile cheporta alla salvezza, mentre quella del mondo

porta alla morte. La gioia di Paolo è ancoragrande per quello che riferisce Tito nei loroconfronti. Infatti ciò che racconta Tito smen-tisce le lodi che Paolo aveva tessuto a Titonei loro confronti. Non ha avuto motivo divergognarsi di loro e di questo è contentoperché può contare su di loro.

L.C.

San Paolo in briciole

ASCOLTA ISRAELE

La tristezza secondo Dio 2 Cor 7,5-16

Da Gesù la radice della «vita buona»

Il Sacerdote sa che è indispensabile un costante confronto con la Parola di Dio

Prospettive - 4 novembre 201210

DIOCESI

Prospettive - 4 novembre 2012

spettacolo

11

Ad inaugurare il cartello-

ne 2012–13 diretto da

Tuccio Musumeci, “Il cappello di

carta”, commedia tra le più comiche

e al tempo stesso commoventi di

Gianni Clementi, autore contempo-

raneo fra i più rappresentati. Una

pièce su una famiglia sullo sfondo

del ’43, con numerosi colpi di scena

e trovate esilaranti che mettono in

luce una famiglia di operai dove “c’è

disperazione, ma tanta poesia, come

sottolinea Gianni Clementi, una

solidarietà che oggi non conosciamo

più”. L’autore, romano, 54 anni, che

scrive ormai per Baudo, per Vapori-

dis e porta in scena con successo i

suoi testi chiosa: “Il mio è un teatro

tragicomico, perché per dire qualco-

sa al pubblico lo devi fare sedere alla

sua tavola; di ambientazione e lingua

romana; che si muove dalla Seconda

guerra ai giorni nostri, spesso con

pochi attori per potere andare in tour

più facilmente in tempi di crisi;

incentrato sulla famiglia, l’ambito

più straordinario che si possa inda-

gare con dinamiche riconoscibili a

ogni latitudine”.

Il testo aveva già debuttato nel ’96-

97 con Riccardo Garrone, Sabrina

Impacciatore e la regia di Nora Ven-

turini. Una storia di una famiglia

operaia, immigrata dalla Sicilia da

anni sull’onda della costruzione del

quartiere Eur di Roma; ambientata

tra l’estate e l’inizio dell’inverno del

1943, racconta la storia, filtrata da

un modesto interno familiare della

periferia romana, che vede un nonno

autoritario e un po’ svanito (Carlo)

interpretato dal mattatore Tuccio

Musumeci, il figlio Leone (Massi-

mo Leggio) che ha ereditato il suo

mestiere, il nipote Candido (Claudio

Musumeci) che non ne vuole sapere

di sporcarsi le mani con la calce, la

nipote Bianca (Laura Tornambene)

impegnata nella stagione dell’amore,

la nuora Camilla (Olivia Spigarelli)

che sembra non sopportare più le

stranezze del vecchio, una figlia

vedova Anna (Loredana Marino) in

cerca di sistemazione ed il preten-

dente della ragazza Remo (Josefia

Forlì) amico di Candido nullafacen-

te. Scene che sono fotografie rapide

di un intreccio di eventi dolorosi che

sconvolsero Roma e tutta l’Italia nel-

la tragica stagione (dal bombarda-

mento di S. Lorenzo al rastrellamen-

to degli ebrei del ghetto) e i proble-

mi quotidiani economici che assilla-

no la famiglia operaia.

Argomenti di ieri ma anche di oggi:

fame, guerra, bombardamenti, puli-

zia etnica, drammi camuffati da

commedia. Anni sì di scommesse e

di incertezze, ma soprattutto anni di

speranze: il baratro della guerra e

dell’occupazione nazista, il tutto

venato da un carattere sognante e a

volte scherzoso, l’uomo di tutti i

giorni con l’anima ferita ma sublime.

Il teatro è la migliore arte per

parlare al cuore della gente, è

una passione da vivere attraver-

so la condivisione e la parteci-

pazione del pubblico. Movi-

menti scenici di effetto e incal-

zanti che riportano lo spettatore

dalla scena alla realtà, in un

gioco dialettico intelligente e

coinvolgente e Tuccio Musu-

meci guida il gioco tra quel che

si dice e quello cui si allude,

con la regia di Giuseppe

Romani, le scene di Riccardo

Perricone e i costumi delle

sorelle Rinaldi. Intrigante la

colonna sonora che riprende i

light motiv e le canzonette di

quegli anni, con accentuazioni

melodiche e sentimentali che

scaldavano i cuori.

Un allestimento che si distin-

gue per la sua connotazione lin-

guistica in un mix di siciliano e

laziale, lasciando al pubblico quel-

l’insight da trovare nei retail, con un

finale di largo effetto emotivo sulla

concezione della morte, destino

“fatale” ma con spunti legati ad un

realismo classico in una avventura

metafisica della parola, che richiama

sentimenti ineffabili ormai obsoleti

nella società attuale.

Applausi prolungati hanno salutato

lo spettacolo in una serata ricca di

sorprese sull’onda sentimentale, dal-

l’impeto gioioso che dà speranza in

un periodo di crisi che attraverso il

nostro pianeta, per ridere allegra-

mente anche in questo momento dif-

ficile dove gli uomini di potere

mostrano la parte peggiore di sé.

Il direttore artistico Tuccio Musu-

meci con soddisfazione ricorda che

il teatro Brancati compie cinque anni

dalla sua nascita evidenzia “un altro

traguardo raggiunto insieme a voi e

per voi. In un tempo in cui tutti ci

lamentiamo per la crisi, e l’incertez-

za sembra farla da padrona, noi tutti

siamo ancora qui, puntuali all’ap-

puntamento. Certo non possiamo

nascondere che è un momento diffi-

cile, la crisi c’è e si vede.

E questo a volte può comportare

cambiamenti improvvisi di titoli,

perché il teatro italiano tutto e le

compagnie, si vedono costretti a can-

cellare intere tournée”. Tra novem-

bre e dicembre andrà in scena il

Gran Varietà con Gennaro Canna-

vacciuolo. Terzo spettacolo Murato-

ri con Nicola Pistoia e Paolo Triesti-

no. Seguirà a febbraio Mai stata sul

cammello? Con Alessandra Cacialli

e Debora Bernardi, regia di Romano

Bernardi. Ritorna Tuccio Musumeci

con Fumo negli occhi, per la regia di

Nicasio Anzelmo.

Penultimo spettacolo Serata d’onore

e d’amore di e con Anna Mazzamau-

ro. Ultimo lavoro La vita è uno spet-

tacolo di e con Pippo Baudo con la

regia di Gino Landi. E se “la vita è

uno spettacolo” come può mancare

un invito alla ribalta? Ecco allora in

scena un grande juke box, con 50

numeri, ogni numero, scelto dal pub-

blico in sala, corrisponderà al primo

piano di un grande personaggio, di

cui Baudo, stavolta in mezzo al pub-

blico in un’atmosfera salottiera, rac-

conterà un episodio, un aneddoto

mai svelato che li ha visti protagoni-

sti.

Artemisia

Sontuosa ripresa autun-

nale della stagione liri-

ca 2012 con “L’italiana in Algeri” di

Gioacchino Rossini, libretto di

Angelo Anelli che, pare, abbia tratto

spunto da una vicenda realmente

accaduta: Isabella, messasi in viag-

gio col cicisbeo Taddeo per rintrac-

ciare il fidanzato Lindoro dato per

disperso in mare, fa nau-

fragio sulle coste algerine

e viene condotta a Musta-

fà, bey di Algeri, preceduta

da fama di donna fascino-

sa; il bey, che attraversa un

periodo di “stanca” senti-

mentale nei confronti di

Elvira sua prima favorita,

solleticato dalle notizie

giunte sulla giovane italia-

na, medita di ripudiare

costei per offrire quel ruo-

lo e rango alla bella italia-

na; Elvira, giunta alla corte

del bey, scopre che Lindo-

ro era trattenuto costì e stu-

dia uno stratagemma per

volgere a proprio vantag-

gio una situazione imba-

razzante e una sorte che

non aveva alcuna intenzio-

ne di subire; mostrandosi sensibile

alle lusinghe del despota turchesco,

studia come creare una situazione

favorevole alla fuga sua di Lindoro e

di Taddeo; Mustafà, non compren-

dendo bene il ruolo di Taddeo, lo

islamizza facendolo tenere sotto

controllo dall’eunuco Haly; Isabella,

consapevole del fascino che esercita

sul bey, lo induce a rivedere i suoi

propositi nei confronti di Elvira

(facendosela alleata) e ad accettare

un’onorificenza straordinaria euro-

pea: nientemeno che il titolo di pap-

pataci con conseguente cerimonia e

banchetto; Mustafà accetta, ritenen-

do di ingraziarsi definitivamente

l’altera Elvira assecondandola, favo-

rendone di fatto la fuga. L’opera,

scritta in diciotto giorni a ventuno

anni di età da Rossini, piacque mol-

to a Stendhal, letterato di grande

finezza culturale e intellettuale, che

la definì “la perfezione del genere

buffo”. Da queste premesse prende

le mosse la regia di Michele Mira-

bella, intelligente e stimolante perso-

naggio mediatico a tutto tondo il cui

curriculum reca esperienze cono-

scenze e passaggi di vario genere,

culturalmente efficaci e ben calibra-

te. Per la sua “Italiana” si è avvalso

della scenografia e dei costumi dise-

gnati da Alida Cappellini e Gio-

vanni Licheri, iconoclasta la pri-

ma tardobarocchi entrambi, che

sottolineano, accompagnano e

sostengono l’operazione filologi-

ca sapientemente portata in scena

con mano leggera e ferma dal

regista. Nei ruoli abbiamo avuto

la conferma delle qualità sceni-

che e canore di Simone Alaimo

(Mustafà), ben affiancato da

Manuela Custer (Isabella), Sonia

Peruzzo (Elvira), Loredana

Megna (Zelma), dalle robuste

voci di Salvo Todaro (Haly) e

Clemente Antonio Daliotti (Tad-

deo) e dagli interventi autorevoli

e ben registrati del coro del tea-

tro, diretto da Tiziana Carlini, che

ha eseguito anche dei movimenti

coreografici di grande effetto per

il risultato complessivo. Rossini,

dotato di una genialità musicale

gioiosa, con “L’italiana” mette in

scena, sotto forma di opera buffa,

argomenti altrimenti scandalosi per

l’epoca: due civiltà a confronto (in

un tempo in cui l’opzione principale

era la conquista, l’impossessamento

e l’annullamento dell’avversario) e

l’italianità vincente (in un tempo in

cui l’Italia non era) che diventa rap-

presentativa dei valori libertari, indi-

viduali e familiari europei (oggi

occidentali); l’episodio messo in

scena li fa vincenti a fronte dell’i-

gnorante, decadente, prevaricante

barbarie nordafricana; una superiori-

tà che lo stesso bey accetta di buon

grado, la trama tessuta da Isabella lo

fa contento e gabbato. La complessi-

tà dell’opera lirica, buffa o seria non

fa differenza, non sta solo nella

“macchina” che va montata ogni

volta che si va in scena, ma anche

negli argomenti scelti in epoche nel-

le quali la censura dei governanti

poteva determinare la fortuna o la

rovina dell’artista che, peraltro,

doveva trovare come dire il suo sen-

tire, non per motivi meramente ideo-

logici. Rossini, sotto questo aspetto,

è uomo e artista del suo tempo, pro-

fondamente impegnato e attento

come, del resto, dimostra la vasta e

multiforme opera musicale che ci ha

lasciato al apri della sua storia perso-

nale, ricca di aneddoti che ce lo rac-

contano personalità straordinaria-

mente travolgente.

Carlo Majorana Gravina

La perfezione del genere buffo

Ripresa autunnale della stagione lirica 2012 con “L’italiana in Algeri” di Gioacchino Rossini

Debutta la stagione del “Brancati” con Tuccio Musumeci protagonista di “Il cappello di carta”

Tra impegno e divertimento

Una rete reumatologica

in Sicilia per assistere i

malati di artrite e artrosi è stata al

centro di un meeting scientifico

svoltosi a Catania. Ampia la parteci-

pazione dei medici provenienti da

tutta la Sicilia. L’evento dal titolo

“Artrosi oggi: la prevenzione possi-

bile e la cura realizzabile” è stato

organizzato dalla Società italiana

reumatologica (Sir) presidente prof.

Giovanni Minisola, direttore della

Divisione di reumatologia, ospedale

di alta specializzazione “S. Camil-

lo”, Roma. Dopo i saluti dà il benve-

nuto il dott. Giovanni D’Avola,

coordinatore area reumatologica del-

l’Asp 3 Catania, consigliere Sir “la

rete reumatologica permetterà di sta-

bilire ‘chi fa e cosa fa’ stabilendo

che i primi ad accogliere i pazienti

affetti da malattie dell’apparato

muscolo-scheletrico e del connettivo

saranno i reumatologi presenti nei

distretti delle Asp insieme ai medici

di famiglia per realizzare un osserva-

torio epidemiologico”; Angelo Ali-

quò capo segreteria tecnica - ass.

della Salute Siciliana ha permesso di

ufficializzare la nascita della rete

reumatologica regionale “la Regione

non ha ridotto i costi ma razionaliz-

zato, ci sarà una banca dati per dia-

gnosi e cure omogenee”; lectio

magistralis condotta dal presidente

della Sir, ha moderato Maria Concet-

ta Mattei. Si è diviso in due sessioni

una riguardante l’artrosi, prevenzio-

ne e cura, moderatori D’Avola e

Minisola con interventi di Gianfi-

lippo Bagnato sulla malattia diffusa

insidiosa e sottovalutata, Riccardo

Polosa ha sottolineato i fattori di

rischio, Carmelo Di Gregorio ha

posto l’accento sull’epide-

miologia dell’osteoartrosi e

il ruolo del medico di medi-

cina generale, Alberto

Migliore ha evidenziato qua-

li sono i farmaci per combat-

tere l’artrosi: tra l’appropria-

tezza di impiego e tempesti-

vità di intervento, Filippo

Giannetto ha spiegato che

non ci sono solo i farmaci

per sconfiggere l’artrosi,

Rosalia Murè ha presentato

il Net di reumatologia regio-

ne Sicilia; ha concluso D’A-

vola “La nostra società

scientifica ha calcolato in

quasi mille euro l’anno i

costi diretti tra ospedalizza-

zione, diagnosi e terapia, del

paziente reumatico a cui si

vanno ad aggiungere quelli

indiretti di oltre 1.200 euro l’anno

per assenze dal lavoro, pensiona-

mento anticipato, trasporto e ausili

sanitari vari”. La seconda sessione

ha puntato sulla centralità del

paziente e la sua collaborazione per

il raggiungimento dell’obiettivo

terapeutico organizzando un talk

show a cui hanno partecipato Ange-

lo Aliquò, Elisabetta Battaglia,

Mario Bentivegna, Rosario Foti,

Giuseppe Greco, Teresa Perinetto,

Nino Rizzo, Alfio Sambataro,

Sebastiano Tropea, Maria Vinci.

La modernità dei temi trattati e l’alto

livello scientifico dei relatori hanno

permesso ai partecipanti di avere un

quadro aggiornato delle moderne

strategie e dei moderni protocolli

terapeutici delle patologie osteoarti-

colari. Il prof. Minisola continua “da

questa giornata, organizzata per sen-

sibilizzare la classe medica, le istitu-

zioni e la società civile rispetto

all’artrosi che colpisce quattro milio-

ni di soggetti appartenenti al sesso

femminile in età giovanile, emerge

che è obbligatorio combattere l’inva-

lidità e disabilità legate all’artrosi

evitando ricadute sociali in termini

economici, in cambio di mancata

produttività nei soggetti colpiti;

bisogna evitare l’accanimento dia-

gnostico, con accesso e indagini di

laboratorio o per immagini, per sco-

prire l’artrosi è sufficiente una radio-

grafia; diagnosi precoce con farmaci

sintomatici da impiegare per brevi

periodi per combattere i sintomi,

oppure con farmaci che migliorano il

trofismo della cartilagine, proteg-

gendone le proprietà biomeccaniche,

mantenendo le caratteristiche visco-

elastiche del liquido sinoviale, il pro-

totipo di questi farmaci è l’acido

ialuronico”. Interessante e di notevo-

le importanza l’intervento del dott.

Mario Bentivegna, specialista reu-

matologo, Asp Ragusa consigliere

nazionale CROI (Collegio reumato-

logi ospedalieri italiani) significativa

è la realizzazione delle reti assisten-

ziali per diverse patologie, e la rete

regionale di reumatologia è già in

fase di pubblicazione sulla Gazzetta

Ufficiale. “La Sicilia sarà la prima

regione italiana ad aver formalizzato

una rete regionale organizzata nei

livelli 1, 2 e 3: 1) Medicina territo-

riale specialistica ambulatoriale; 2)

Strutture ospedaliere dove non c’è

reparto reumatologico; 3) Strutture

universitarie, con posti letto ‘dedica-

ti’ e c’è il reparto posti destinati ai

reumatologici” continua “L’obietti-

vo è di migliorare l’integrazione tra

territorio e ospedale (medico,

in mg (medicina generale)

specialistica ambulatoriale

ospedaliera e capillarizzare

di più l’assistenza su tutta la

regione. L’auspicio è di

aumentare le ore di speciali-

stica, creare nuovi posti letto,

al fine di evitare l’emigrazio-

ne sanitaria e migliorare i

servizi”. Ad arricchire il

seminario le dichiarazioni di

Elisabetta Battaglia,

responsabile UOD reumato-

logia Garibaldi di Catania,

moderata, attenta e con gran-

di doti umane definita duran-

te l’incontro, sottolinea “il

paziente è al centro di tutto il

sistema sanitario, che non

avrebbe motivo di essere, se

non fosse finalizzato al

benessere del paziente”; Salvatore

Filetti referente Regione Sicilia per

l’A.I.R.A. (Associazione italiana

reumi amici) “prima esistevano solo

ambulatori, adesso sul piano sanita-

rio regionale si è fatta inserire la

malattia. I parametri di valutazione

di invalidità sono fermi a dieci anni

fa. Sostiene, che sono stati richiesti

in assessorato i “pac” o day service,

“che permettono ai pazienti con un

ticket minimo, accedere a una serie

di analisi per una diagnosi iniziale,

per i controlli di routine per valutare

l’evoluzione della patologia, conclu-

de, il problema non è l’artrosi, l’in-

vecchiamento osseo, ma l’artrite una

malattia sistemica con coinvolgi-

mento degli organi interni in quanto

malattia autoimmune”.

Lella Battiato

12

RUBRICHE

eventiA Catania seminario di reumatologia incontro medico-paziente

Una rete per assistere i malati

12 Prospettive - 4 novembre 2012

Già dalla copertina il

libro di Don Andrea

Mardegan, “Il Sacramento della

gioia”, esprime con incisività il suo

messaggio e la sua finalità. Nell’ab-

braccio del padre misericordioso con

il figlio perduto e ritrovato (dipinto

del pittore siciliano Salvatore Fiu-

me) si intravede già la potenza della

Riconciliazione e la gioia del perdo-

no, chiesto e ricevuto. L’autore, con

questo volume, edito da Paoline,

vuole raccogliere l’Esortazione apo-

stolica “Verbum Domini” del Santo

Padre, Benedetto XVI, che consiglia

di prepararsi alla confessione “medi-

tando un brano adatto della Sacra

Scrittura”: Don Mardegan propone

una meditazione attenta di diversi

passi del Vangelo, con la delicatezza

del buon confessore che conosce i

dubbi e le ansie delle persone, spe-

cialmente dei giovani. Nelle pagine

del suo libro, infatti, non si scorgono

mai semplici ammonimenti, ma con-

sigli specifici, inviti alla riflessione,

al cambiamento e alla scoperta di sé,

dei propri errori e delle proprie

potenzialità: dalla conversione di

Zaccheo all’atto di affidamento del

buon ladrone sulla croce, dal dialogo

di Gesù con la Samaritana all’incre-

dulità di Tommaso, dalla parabola

del figliol prodigo all’episodio del-

l’adultera, sorpresa dal perdono di

Cristo, il tema è quello della gioia,

quella gioia che si prova nel rendersi

conto di aver ritrovato la strada, nel

constatare che nulla è perduto, che

tutto può essere sistemato, armoniz-

zato, risolto. Non è forse questo

uno dei problemi dell’uomo

moderno? Il non sapere accettare

le sconfitte, la rassegnazione al

fallimento spirituale e umano, la

perdita di fiducia in Dio e negli

altri, il senso di smarrimento di

fronte alle difficoltà. Gli altri pro-

blemi, come indica il Cardinale

Julián Herranz (Presidente emeri-

to del Pontificio Consiglio per i

Testi Legislativi) nel suo invito

alla lettura, sono legati al dilagare

del relativismo etico e alla perdita

del senso del peccato personale:

tutto ciò rende difficile la confes-

sione e rende necessaria una

riscoperta della propria dimensio-

ne spirituale, per un nuovo incon-

tro con il Signore, un nuovo patto

tra Dio e l’uomo.

Don Andrea non è solo un buon

confessore, ma anche un ottimo

scrittore (è laureato in lettere moder-

ne): le pagine che egli dedica al

commento dei brani evangelici sono

cariche di poesia, calore, gioia, e rie-

scono a coinvolgere il lettore, proiet-

tandolo personalmente nel racconto,

trasformando le sensazioni dei prota-

gonisti in sensazioni proprie, vive,

attuali.

Nel suo libro, Andrea Mardegan pro-

pone anche delle utili linee guida per

favorire un esame di coscienza in

vista della confessione, domande

che aiutano il lettore a impegnarsi

quotidianamente nella lotta per la

santità, sulla base degli insegnamen-

ti di San Josemaría Escrivá, fondato-

re dell’Opus Dei, Prelatura Persona-

le della Chiesa Cattolica, infaticabile

nel proporre ai cristiani una conce-

zione del lavoro come momento in

cui l’uomo vive la propria libertà e

può sperimentare la bellezza di una

vita santa.

Fabrizio Margiotta

Nel suo ultimo libro Don Andrea Mardegan valorizza l’esperienza della riconciliazione

Il Sacramento della gioia

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