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P P a a p p a a F F r r a a n n c c e e s s c c o o C C a a t t e e c c h h e e s s i i n n e e l l G G i i u u b b i i l l e e o o d d e e l l l l a a m m i i s s e e r r i i c c o o r r d d i i a a 2 2 0 0 1 1 5 5 - - 2 2 0 0 1 1 6 6

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Papa Francesco udienza generale: Perchè un Giubileo dellaMisericordia2015-12-9 Vatican.va

PAPA FRANCESCO

UDIENZA GENERALE

Piazza San Pietro

Mercoledì, 9 dicembre 2015

[Multimedia ]

Perché un Giubileo della Misericordia

Cari fratelli e sorelle, buongiorno.

Ieri ho aperto qui, nella Basilica di San Pietro, la Porta Santa del Giubileo della Misericordia , dopo averla aperta già nella

Cattedrale di Bangui , in Centrafrica. Oggi vorrei riflettere insieme a voi sul significato di questo Anno Santo, rispondendo alla

domanda: perché un Giubileo della Misericordia? Cosa significa questo?

La Chiesa ha bisogno di questo momento straordinario. Non dico: è buono per la Chiesa questo momento straordinario. Dico: la

Chiesa ha bisogno di questo momento straordinario. Nella nostra epoca di profondi cambiamenti, la Chiesa è chiamata ad offrire il suo

contributo peculiare, rendendo visibili i segni della presenza e della vicinanza di Dio. E il Giubileo è un tempo favorevole per tutti noi,

perché contemplando la Divina Misericordia, che supera ogni limite umano e risplende sull’oscurità del peccato, possiamo diventare

testimoni più convinti ed efficaci.

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Volgere lo sguardo a Dio, Padre misericordioso, e ai fratelli bisognosi di misericordia, significa puntare l’attenzione sul contenuto

essenziale del Vangelo: Gesù, la Misericordia fatta carne, che rende visibile ai nostri occhi il grande mistero dell’Amore trinitario di Dio.

Celebrare un Giubileo della Misericordia equivale a mettere di nuovo al centro della nostra vita personale e delle nostre comunità lo

specifico della fede cristiana, cioè Gesù Cristo, il Dio misericordioso.

Un Anno Santo, dunque, per vivere la misericordia. Sì, cari fratelli e sorelle, questo Anno Santo ci è offerto per sperimentare nella nostra

vita il tocco dolce e soave del perdono di Dio, la sua presenza accanto a noi e la sua vicinanza soprattutto nei momenti di maggiore

bisogno.

Questo Giubileo, insomma, è un momento privilegiato perché la Chiesa impari a scegliere unicamente “ciò che a Dio piace di più”. E, che

cosa è che “a Dio piace di più”? Perdonare i suoi figli, aver misericordia di loro, affinché anch’essi possano a loro volta perdonare i

fratelli, risplendendo come fiaccole della misericordia di Dio nel mondo. Questo è quello che a Dio piace di più. Sant’Ambrogio in un

libro di teologia che aveva scritto su Adamo, prende la storia della creazione del mondo e dice che Dio ogni giorno, dopo aver fatto una

cosa - la luna, il sole o gli animali – dice: “E Dio vide che questo era buono”. Ma quando ha fatto l’uomo e la donna, la Bibbia dice:

“Vide che questo era molto buono”. Sant’Ambrogio si domanda: “Ma perché dice “molto buono”? Perché Dio è tanto contento dopo la

creazione dell’uomo e della donna?”. Perché alla fine aveva qualcuno da perdonare. È bello questo: la gioia di Dio è perdonare, l’essere di

Dio è misericordia. Per questo in quest’anno dobbiamo aprire i cuori, perché questo amore, questa gioia di Dio ci riempia tutti di questa

misericordia. Il Giubileo sarà un “tempo favorevole” per la Chiesa se impareremo a scegliere “ciò che a Dio piace di più”, senza cedere

alla tentazione di pensare che ci sia qualcos’altro che è più importante o prioritario. Niente è più importante di scegliere “ciò che a Dio

piace di più”, cioè la sua misericordia, il suo amore, la sua tenerezza, il suo abbraccio, le sue carezze!

Anche la necessaria opera di rinnovamento delle istituzioni e delle strutture della Chiesa è un mezzo che deve condurci a fare l’esperienza

viva e vivificante della misericordia di Dio che, sola, può garantire alla Chiesa di essere quella città posta sopra un monte che non può

rimanere nascosta (cfr Mt 5,14). Risplende soltanto una Chiesa misericordiosa! Se dovessimo, anche solo per un momento, dimenticare

che la misericordia è “quello che a Dio piace di più”, ogni nostro sforzo sarebbe vano, perché diventeremmo schiavi delle nostre

istituzioni e delle nostre strutture, per quanto rinnovate possano essere. Ma saremmo sempre schiavi.

«Sentire forte in noi la gioia di essere stati ritrovati da Gesù, che come Buon Pastore è venuto a cercarci perché ci eravamo smarriti»

(Omelia nei Primi Vespri della Domenica della Divina Misericordia, 11 aprile 2015 ): questo è l’obiettivo che la Chiesa si pone in

questo Anno Santo. Così rafforzeremo in noi la certezza che la misericordia può contribuire realmente all’edificazione di un mondo più

umano. Specialmente in questi nostri tempi, in cui il perdono è un ospite raro negli ambiti della vita umana, il richiamo alla misericordia si

fa più urgente, e questo in ogni luogo: nella società, nelle istituzioni, nel lavoro e anche nella famiglia.

Certo, qualcuno potrebbe obiettare: “Ma, Padre, la Chiesa, in questo Anno, non dovrebbe fare qualcosa di più? È giusto contemplare la

misericordia di Dio, ma ci sono molti bisogni urgenti!”. È vero, c’è molto da fare, e io per primo non mi stanco di ricordarlo. Però bisogna

tenere conto che, alla radice dell’oblio della misericordia, c’è sempre l’amor proprio. Nel mondo, questo prende la forma della ricerca

esclusiva dei propri interessi, di piaceri e onori uniti al voler accumulare ricchezze, mentre nella vita dei cristiani si traveste spesso di

ipocrisia e di mondanità. Tutte queste cose sono contrarie alla misericordia. I moti dell’amor proprio, che rendono straniera la misericordia

nel mondo, sono talmente tanti e numerosi che spesso non siamo più neppure in grado di riconoscerli come limiti e come peccato. Ecco

perché è necessario riconoscere di essere peccatori, per rafforzare in noi la certezza della misericordia divina. “Signore, io sono un

peccatore; Signore, io sono una peccatrice: vieni con la tua misericordia”. Questa è una preghiera bellissima. È una preghiera facile da dire

tutti i giorni: “Signore, io sono un peccatore; Signore, io sono una peccatrice: vieni con la tua misericordia”.

Cari fratelli e sorelle, mi auguro che, in questo Anno Santo, ognuno di noi faccia esperienza della misericordia di Dio, per essere testimoni

di “ciò che a Lui piace di più”. È da ingenui credere che questo possa cambiare il mondo? Sì, umanamente parlando è da folli, ma «ciò che

è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini» (1 Cor 1,25).

Saluti:

Je suis heureux d’accueillir les personnes de langue française, en particulier les pèlerins du diocèse de Rennes, accompagnés de leur

Archevêque, Mgr D’Ornellas, ainsi que ceux venant de France, de Suisse, du Liban et du Gabon. Je souhaite qu’en cette Année Sainte,

chacun de vous fasse l’expérience de la miséricorde de Dieu pour en être des témoins convaincus et efficaces. Que Dieu vous bénisse !

[Sono lieto di accogliere i fedeli di lingua francese, in particolare i pellegrini della Diocesi di Rennes, accompagnati dal loro Arcivescovo,

Mons. D’Ornellas, come pure quelli provenienti dalla Francia, dalla Svizzera, dal Libano e dal Gabon. Auguro che in questo Anno Santo

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ciascuno di voi faccia esperienza della misericordia di Dio per esserne dei testimoni convinti ed efficaci. Che Dio vi benedica!]

I greet the English-speaking pilgrims and visitors taking part in today’s Audience, including those from Scotland, Denmark, Indonesia,

Japan, Canada and the United States of America. My special greeting goes to the international team of the space programme Galileo.

Upon you and your families I invoke the Lord’s blessings of joy and peace. God bless you all!

[Saluto i pellegrini di lingua inglese presenti all’odierna Udienza, specialmente quelli provenienti da Scozia, Danimarca, Indonesia,

Giappone, Canada e Stati Uniti d’America. Rivolgo un saluto particolare ai rappresentanti del programma spaziale Galileo. Su tutti voi

e sulle vostre famiglie, invoco la gioia e la pace del Signore. Dio vi benedica!]

Einen herzlichen Gruß richte ich an alle Pilger deutscher Sprache, insbesondere an die Mitglieder und Freunde der Schönstatt-Bewegung.

In diesem außerordentlichen Heiligen Jahr schauen wir auch auf Maria, die Mutter der Barmherzigkeit. Die selige Jungfrau hat uns Jesus,

die Quelle der Barmherzigkeit, geschenkt. Maria führe uns zur Begegnung mit dem barmherzigen Jesus. Gott segne euch alle.

[Rivolgo un cordiale saluto a tutti i pellegrini di lingua tedesca, in particolare ai membri ed agli amici del movimento Schönstatt. In

quest’Anno Santo straordinario guardiamo anche a Maria, la Madre della Misericordia. La Beata Vergine ci ha donato Gesù, fonte di

misericordia. Maria ci guidi all’incontro con Gesù misericordioso. Dio vi benedica tutti.]

Saludo a los peregrinos de lengua española, en particular a los grupos provenientes de España y Latinoamérica. Que la Virgen María,

Madre del Salvador y madre nuestra, nos ayude para que en este Año Santo podamos experimentar la misericordia de Dios y manifestarla

a los demás. Muchas gracias.

[Saluto i pellegrini di lingua spagnola, in particolare i gruppi provenienti da Spagna e America latina. Maria, Madre del Salvatore e

Madre nostra, ci aiuti affinché in questo Anno Santo sperimentiamo la misericordia di Dio e possiamo manifestarla agli altri. Grazie

mille.]

Queridos peregrinos de língua portuguesa, saúdo-vos cordialmente a todos, nomeadamente aos membros da «Obra dos Filhos da

Ressurreição», com votos de que, neste Ano Santo, possais fazer experiência da misericórdia de Deus para serdes testemunhas daquilo que

mais Lhe agrada. Rezai também por mim! Deus vos abençoe!

[Carissimi pellegrini di lingua portoghese, vi saluto cordialmente tutti, in particolare i membri dell’«Obra dos Filhos da Ressurreição», e

vi auguro che, in quest’Anno Santo, possiate fare esperienza della misericordia di Dio per essere testimoni di ciò che a Lui piace di più.

Pregate anche per me! Dio vi benedica!]

أرحب بالحجاج الناطقين باللغة العربية، وخاصة بالقادمين من الشرق األوسط. أيها اإلخوة واألخوات األعزاء، اليوبيل هو زمن مالئم لنا جميعا لعيش الرحمة، فنختبر في حياتنا

!مغفرة هللا ونغفر بدورنا إلخوتنا فنشع كمشاعل لرحمة هللا في العالم. ليبارككم الرب

[Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua araba, in particolare a quelli provenienti dal Medio Oriente! Cari fratelli e sorelle,

il Giubileo è un tempo favorevole per tutti noi per vivere la misericordia, per sperimentare nella nostra vita il perdono di Dio e perdonare

a nostra volta i fratelli, risplendendo come fiaccole della misericordia di Dio nel mondo. Il Signore vi benedica!]

Serdecznie pozdrawiam uczestniczących w tej audiencji Polaków. Uroczystość Niepokalanego Poczęcia Najświętszej Maryi Panny i

rozpoczęcie Nadzwyczajnego Jubileuszu Miłosierdzia, w których uczestniczyliśmy wczoraj zachęcają nas, byśmy na wzór Maryi stawali

się świętymi i doskonałymi przed obliczem Boga (por. Ef 1, 4) i doświadczyli w naszym życiu Bożego przebaczenia przez podejmowane

dzieła miłosierdzia. Najświętsza Dziewica niech pomoże nam przeżywać radość spotkania z łaską Bożą, która wszystko przemienia.

Niech będzie pochwalony Jezus Chrystus.

[Saluto cordialmente tutti i Polacchi venuti a quest’udienza. La Solennità dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria e

l’inizio del Giubileo Straordinario della Misericordia, a cui abbiamo partecipato ieri, ci esortano a diventare sull’esempio di Maria santi

e perfetti di fronte al Signore (cfr. Ef 1,4) e a sperimentare il perdono di Dio nella nostra vita attraverso l’impegno nelle opere di

misericordia. La Santissima Vergine ci aiuti a vivere la gioia dell’incontro con la Grazia divina che tutto trasforma. Sia lodato Gesù

Cristo.]

Un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana! Sono lieto di accogliere le Missionarie della Carità, l’Associazione Dives in

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Misericordia della Diocesi di Piazza Armerina; il Gruppo Caffo di Limbadi e gli Artisti della Fondazione Don Bosco nel Mondo.

Ieri, nella Solennità dell’Immacolata Concezione, abbiamo iniziato il Giubileo della Misericordia . La Vergine Maria interceda per noi,

perché quest’Anno Santo sia ricco di copiosi frutti e, facendo tutti esperienza della cura di Dio per noi, guidi il nostro agire secondo le

opere di misericordia corporali e spirituali, che tutti siamo chiamati a vivere.

Rivolgo un saluto ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli. La Madre di Gesù vi insegni, cari giovani, ad accogliere nel vostro cuore

la nascita del Salvatore; aiuti voi, cari ammalati, ad affidarvi sempre alle braccia della Divina Provvidenza; e conceda a voi, cari sposi

novelli, di fare della misericordia il criterio della vostra vita sponsale.

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Papa Francesco Udienza generale: i segni del Giubileo2015-12-16 Vatican.va

PAPA FRANCESCO

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 16 dicembre 2015

[Multimedia ]

2. I Segni del Giubileo

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Domenica scorsa è stata aperta la Porta Santa nella Cattedrale di Roma , la Basilica di San Giovanni in Laterano, e si è aperta

una Porta della Misericordia nella Cattedrale di ogni diocesi del mondo, anche nei santuari e nelle chiese indicate dai vescovi. Il Giubileo

è in tutto il mondo, non soltanto a Roma. Ho desiderato che questo segno della Porta Santa fosse presente in ogni Chiesa particolare,

perché il Giubileo della Misericordia possa diventare un’esperienza condivisa da ogni persona. L’Anno Santo, in questo modo, ha preso

il via in tutta la Chiesa e viene celebrato in ogni diocesi come a Roma. Anche, la prima Porta Santa è stata aperta proprio nel cuore

dell’Africa . E Roma, ecco, è il segno visibile della comunione universale. Possa questa comunione ecclesiale diventare sempre più

intensa, perché la Chiesa sia nel mondo il segno vivo dell’amore e della misericordia del Padre.

Anche la data dell’8 dicembre ha voluto sottolineare questa esigenza, collegando, a 50 anni di distanza, l’inizio del Giubileo con la

conclusione del Concilio Ecumenico Vaticano II. In effetti, il Concilio ha contemplato e presentato la Chiesa alla luce del mistero della

comunione. Sparsa in tutto il mondo e articolata in tante Chiese particolari, è però sempre e solo l’unica Chiesa di Gesù Cristo, quella che

Lui ha voluto e per la quale ha offerto Sé stesso. La Chiesa “una” che vive della comunione stessa di Dio.

Questo mistero di comunione, che rende la Chiesa segno dell’amore del Padre, cresce e matura nel nostro cuore, quando l’amore, che

riconosciamo nella Croce di Cristo e in cui ci immergiamo, ci fa amare come noi stessi siamo amati da Lui. Si tratta di un Amore senza

fine, che ha il volto del perdono e della misericordia.

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Però la misericordia e il perdono non devono rimanere belle parole, ma realizzarsi nella vita quotidiana. Amare e perdonare sono il segno

concreto e visibile che la fede ha trasformato i nostri cuori e ci consente di esprimere in noi la vita stessa di Dio. Amare e perdonare come

Dio ama e perdona. Questo è un programma di vita che non può conoscere interruzioni o eccezioni, ma ci spinge ad andare sempre oltre

senza mai stancarci, con la certezza di essere sostenuti dalla presenza paterna di Dio.

Questo grande segno della vita cristiana si trasforma poi in tanti altri segni che sono caratteristici del Giubileo. Penso a quanti

attraverseranno una delle Porte Sante, che in questo Anno sono vere Porte della Misericordia. La Porta indica Gesù stesso che ha detto:

«Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo» (Gv 10,9). Attraversare la Porta Santa è il

segno della nostra fiducia nel Signore Gesù che non è venuto per giudicare, ma per salvare (cfr Gv 12,47). State attenti che non ci sia

qualcuno un po’ svelto o troppo furbo che vi dica che si deve pagare: no! La salvezza non si paga. La salvezza non si compra. La Porta è

Gesù, e Gesù è gratis! Lui stesso parla di quelli che fanno entrare non come si deve, e semplicemente dice che sono ladri e briganti.

Ancora, state attenti: la salvezza è gratis. Attraversare la Porta Santa è segno di una vera conversione del nostro cuore. Quando

attraversiamo quella Porta è bene ricordare che dobbiamo tenere spalancata anche la porta del nostro cuore. Io sto davanti alla Porta Santa

e chiedo: “Signore, aiutami a spalancare la porta del mio cuore!”. Non avrebbe molta efficacia l’Anno Santo se la porta del nostro cuore

non lasciasse passare Cristo che ci spinge ad andare verso gli altri, per portare Lui e il suo amore. Dunque, come la Porta Santa rimane

aperta, perché è il segno dell’accoglienza che Dio stesso ci riserva, così anche la nostra porta, quella del cuore, sia sempre spalancata per

non escludere nessuno. Neppure quello o quella che mi dà fastidio: nessuno.

Un segno importante del Giubileo è anche la Confessione. Accostarsi al Sacramento con il quale veniamo riconciliati con Dio equivale a

fare esperienza diretta della sua misericordia. E’ trovare il Padre che perdona: Dio perdona tutto. Dio ci comprende anche nei nostri limiti,

ci comprende anche nelle nostre contraddizioni. Non solo, Egli con il suo amore ci dice che proprio quando riconosciamo i nostri peccati

ci è ancora più vicino e ci sprona a guardare avanti. Dice di più: che quando riconosciamo i nostri peccati e chiediamo perdono, c’è festa

nel Cielo. Gesù fa festa: questa è la Sua misericordia: non scoraggiamoci. Avanti, avanti con questo!

Quante volte mi sono sentito dire: “Padre, non riesco a perdonare il vicino, il compagno di lavoro, la vicina, la suocera, la cognata”. Tutti

abbiamo sentito questo: “Non riesco a perdonare”. Ma come si può chiedere a Dio di perdonare noi, se poi noi non siamo capaci di

perdono? E perdonare è una cosa grande, eppure non è facile, perdonare, perché il nostro cuore è povero e con le sue sole forze non ce la

può fare. Se però ci apriamo ad accogliere la misericordia di Dio per noi, a nostra volta diventiamo capaci di perdono. Tante volte io ho

sentito dire: “Ma, quella persona io non la potevo vedere: la odiavo. Ma un giorno, mi sono avvicinato al Signore e Gli ho chiesto perdono

dei miei peccati, e anche ho perdonato quella persona”. Queste sono cose di tutti i giorni. E abbiamo vicino a noi questa possibilità.

Pertanto, coraggio! Viviamo il Giubileo iniziando con questi segni che comportano una grande forza di amore. Il Signore ci accompagnerà

per condurci a fare esperienza di altri segni importanti per la nostra vita. Coraggio e avanti!

Saluti:

Je salue cordialement les pèlerins de langue française, en particulier les personnes venues de Nouvelle Calédonie. Alors que Noël se fait

proche, je vous confie à l’intercession de la Mère de Jésus et je vous invite, en recevant le sacrement de réconciliation, à préparer votre

cœur pour recevoir le Seigneur dans votre vie.

Que Dieu vous bénisse.

[Saluto cordialmente i pellegrini di lingua francese, in particolare i fedeli venuti dalla Nuova Caledonia. Nell’avvicinarsi del Natale, vi

affido all’intercessione della Madre di Gesù e vi invito, celebrando il sacramento della riconciliazione, a preparare il vostro cuore per

ricevere il Signore nella vostra vita.

Che Dio vi benedica.]

I greet the English-speaking pilgrims and visitors taking part in today’s Audience, including those from England, Ukraine, Indonesia and

the United States of America. With prayerful good wishes that the present Jubilee of Mercy will be a moment profound spiritual renewal, I

invoke upon all of you joy and peace in our Lord Jesus Christ. God bless you all!

[Saluto i pellegrini di lingua inglese presenti all’odierna Udienza, specialmente quelli provenienti da Inghilterra, Ucraina, Indonesia e

Stati Uniti d’America. Con fervidi auguri che il presente Giubileo della Misericordia sia per voi e per le vostre famiglie un tempo di

grazia e di rinnovamento spirituale, invoco su voi tutti la gioia e pace del Signore Gesù. Dio vi benedica!]

Herzlich grüße ich die Pilger aus den Ländern deutscher Sprache und insbesondere die Delegation aus Oberösterreich, die uns das

Friedenslicht von Betlehem gebracht hat. Wir wollen uns auf das Weihnachtsfest vorbereiten, indem wir die Tür unseres Herzens weit

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öffnen, um niemanden auszuschließen. Der Herr segne euch und eure Familien.

[Saluto cordialmente i pellegrini provenienti dai paesi di lingua tedesca, ed in particolare la delegazione dell’Alta Austria che ci ha

portato la luce della pace di Betlemme. Prepariamoci alla Festa di Natale spalancando la porta del nostro cuore per non escludere

nessuno. Il Signore benedica voi e le vostre famiglie.]

Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española, en particular a los venidos de España y Latinoamérica. Veo que hay muchos

mexicanos por ahí. Hermanos y hermanas, les animo a abrir la puerta del corazón para dejar entrar a Cristo y ser portadores de su

misericordia. Les deseo también una buena preparación para una santa celebración de la Navidad. Muchas gracias.

[Saluto cordialmente i pellegrini di lingua spagnola, in particolare quelli provenienti da Spagna e America latina. Vedo che ci sono molti

messicani lì. Fratelli e sorelle, vi incoraggio ad aprire la porta del cuore per far entrare Cristo ed essere portatori della sua misericordia.

Vi auguro anche di prepararvi bene per una santa celebrazione del Natale. Grazie mille.]

ل لهمأرحب بالحجاج الناطقين باللغة العربية، وخاصة بالقادمين من الشرق األوسط. أيها اإلخوة واألخوات األعزاء، لنسمح ليسوع بعبور باب قلبنا فيدفعنا للذهاب نحو اآلخرين لنحم

!محبة اآلب ورحمته. ليبارككم الرب

[Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua araba, in particolare a quelli provenienti dal Medio Oriente! Cari fratelli e sorelle,

lasciamo che Gesù attraversi la porta del nostro cuore per spingerci ad andare verso gli altri e portare loro l’Amore e la Misericordia del

Padre. Il Signore vi benedica!]

Witam serdecznie pielgrzymów polskich. Bracia i siostry, ile razy słyszałem, jak do mnie mówiono: „Ojcze, nie potrafię wybaczyć”. Tak,

czasem przebaczenie nie jest łatwe. Dlatego w dniach Jubileuszu Miłosierdzia, przechodząc przez Drzwi Święte, prosząc Boga w

sakramencie pojednania o miłosierdzie i odpuszczenie nam grzechów, prośmy Go także o łaskę przebaczania innym i umiejętność

pojednania z braćmi. Z serca wam błogosławię.

[Saluto cordialmente tutti i pellegrini polacchi. Fratelli e sorelle, quante volte mi sono sentito dire: “Padre, non riesco a perdonare”. Sì, il

perdono non è facile. Per questo nei giorni del Giubileo della Misericordia, attraversando la Porta Santa e chiedendo a Dio nel

sacramento della Riconciliazione la misericordia e la remissione dei peccati, domandiamo anche la grazia del perdono per gli altri e la

capacità della riconciliazione con i fratelli tutti. Vi benedico di cuore.]

Prisrčno pozdravljam romarje iz Slovenije. Celotni Cerkvi v Sloveniji prenesite mojo hvaležnost za njeno prizadevanje v dobrobit družine.

Želim opogumiti vse Slovence, še posebno tiste, ki imajo javno odgovornost, da ohranite družino kot osnovno celico družbe.

[Rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini sloveni. Per loro tramite desidero far giungere il mio apprezzamento all’intera Chiesa slovena

per il suo impegno in favore della famiglia, incoraggiando tutti, specialmente quanti hanno responsabilità pubbliche, a sostenere la

famiglia, struttura di riferimento del vivere sociale.]

* * *

Nel clima gioioso di vigilante attesa del Natale di Gesù, Volto della misericordia del Padre, mi è gradito salutare con affetto i fedeli di

lingua italiana. Sono lieto di accogliere i sacerdoti novelli dei Legionari di Cristo con i familiari; la Comunità di Villa San Francesco;

l’Associazione “Integra” e i militari del Centro di Addestramento di Aviazione e del Comando delle Forze di Difesa. Tutti esorto in questi

giorni a intensificare la preghiera e le opere di bene, affinché l’incontro con il mistero dell’Incarnazione del Figlio di Dio riempia i cuori di

quella gioia, che solo Lui sa donare.

Un saluto speciale rivolgo ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli. Affidiamoci a Maria, maestra di fede e modello di obbedienza al

Signore. Cari giovani, sappiate vivere il Natale con la stessa fede con cui Maria ha accolto l’annunzio dell’Arcangelo Gabriele. Cari

ammalati, chiedete a Lei di ottenere quell'intima pace che Gesù ha portato al mondo. Cari sposi novelli, imitate l’esempio della Madre di

Gesù con la preghiera e le virtù.

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Udienza generale Piazza S. Pietro: Il Natale del Giubileo dellaMisericordia2015-12-30 Vatican.va

PAPA FRANCESCO

UDIENZA GENERALE

Piazza San Pietro

Mercoledì, 30 dicembre 2015

[Multimedia ]

3. Il Natale del Giubileo della Misericordia

Fratelli e sorelle, buongiorno!

In questi giorni natalizi ci viene posto dinanzi il Bambino Gesù. Sono sicuro che nelle nostre case ancora tante famiglie hanno fatto il

presepe, portando avanti questa bella tradizione che risale a san Francesco d’Assisi e che mantiene vivo nei nostri cuori il mistero di Dio

che si fa uomo.

La devozione a Gesù Bambino è molto diffusa. Tanti santi e sante l’hanno coltivata nella loro preghiera quotidiana, e hanno desiderato

modellare la loro vita su quella di Gesù Bambino. Penso, in particolare a santa Teresa di Lisieux , che come monaca carmelitana ha

portato il nome di Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo. Lei – che è anche Dottore della Chiesa – ha saputo vivere e testimoniare

quell’“infanzia spirituale” che si assimila proprio meditando, alla scuola della Vergine Maria, l’umiltà di Dio che per noi si è fatto piccolo.

E questo è un mistero grande, Dio è umile! Noi che siamo orgogliosi, pieni di vanità e ci crediamo grande cosa, siamo niente! Lui, il

grande, è umile e si fa bambino. Questo è un vero mistero! Dio è umile. Questo è bello!

C’è stato un tempo in cui, nella Persona divino-umana di Cristo, Dio è stato un bambino, e questo deve avere un suo significato peculiare

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per la nostra fede. E’ vero che la sua morte in croce e la sua risurrezione sono la massima espressione del suo amore redentore, però non

dimentichiamo che tutta la sua vita terrena è rivelazione e insegnamento. Nel periodo natalizio ricordiamo la sua infanzia. Per crescere

nella fede avremmo bisogno di contemplare più spesso Gesù Bambino. Certo, non conosciamo nulla di questo suo periodo. Le rare

indicazioni che possediamo fanno riferimento all’imposizione del nome dopo otto giorni dalla sua nascita e alla presentazione al Tempio

(cfr Lc 2,21-28); e inoltre alla visita dei Magi con la conseguente fuga in Egitto (cfr Mt 2,1-23). Poi, c’è un grande salto fino ai dodici

anni, quando con Maria e Giuseppe va in pellegrinaggio a Gerusalemme per la Pasqua, e invece di ritornare con i suoi genitori si ferma nel

Tempio a parlare con i dottori della legge.

Come si vede, sappiamo poco di Gesù Bambino, ma possiamo imparare molto da Lui se guardiamo alla vita dei bambini. È una bella

abitudine che i genitori, i nonni hanno, quella di guardare ai bambini, cosa fanno.

Scopriamo, anzitutto, che i bambini vogliono la nostra attenzione. Loro devono stare al centro perché? Perché sono orgogliosi? No! Perché

hanno bisogno di sentirsi protetti. E’ necessario anche per noi porre al centro della nostra vita Gesù e sapere, anche se può sembrare

paradossale, che abbiamo la responsabilità di proteggerlo. Vuole stare tra le nostre braccia, desidera essere accudito e poter fissare il suo

sguardo nel nostro. Inoltre, far sorridere Gesù Bambino per dimostrargli il nostro amore e la nostra gioia perché Lui è in mezzo a noi. Il

suo sorriso è segno dell’amore che ci dà certezza di essere amati. I bambini, infine, amano giocare. Far giocare un bambino, però, significa

abbandonare la nostra logica per entrare nella sua. Se vogliamo che si diverta è necessario capire cosa piace a lui, e non essere egoisti e far

fare loro le cose che piacciono a noi. E’ un insegnamento per noi. Davanti a Gesù siamo chiamati ad abbandonare la nostra pretesa di

autonomia – e questo è il nocciolo del problema: la nostra pretesa di autonomia -, per accogliere invece la vera forma di libertà, che

consiste nel conoscere chi abbiamo dinanzi e servirlo. Lui, bambino, è il Figlio di Dio che viene a salvarci. E’ venuto tra di noi per

mostrarci il volto del Padre ricco di amore e di misericordia. Stringiamo, dunque, tra le nostre braccia il Bambino Gesù, mettiamoci al suo

servizio: Lui è fonte di amore e di serenità. E sarà una bella cosa, oggi, quando torniamo a casa, andare vicino al presepe e baciare il

Bambino Gesù e dire: “Gesù, io voglio essere umile come te, umile come Dio”, e chiedergli questa grazia.

Saluti:

Je suis heureux d’accueillir les personnes de langue française, en particulier les enfants malades et les personnes qui leur sont proches

ainsi que les autres pèlerins venus de France. Je souhaite qu’en ce temps de Noël, chacun de vous puisse se mettre au service des plus

petits et découvrir en eux le visage de Jésus, source d’amour et de sérénité. Que Dieu vous bénisse !

[Sono lieto di accogliere i fedeli di lingua francese, in particolare i piccoli ammalati e quanti sono loro vicini, come pure gli altri

pellegrini venuti dalla Francia. Desidero che in questo tempo di Natale, ciascuno di voi possa mettersi al servizio dei più piccoli e

scoprire in loro il volto di Gesù, fonte di amore e di serenità. Che Dio vi benedica!]

I greet the English-speaking pilgrims and visitors taking part in today’s Audience, including the pilgrimage groups from Norway, the

Philippines and the United States of America. I thank the choirs for their praise of God in song. With prayerful good wishes that the the

Church’s celebration of the Jubilee of Mercy will be a moment of grace and spiritual renewal for all, I invoke upon you and your families

an abundance of joy and peace in the Lord. Happy New Year!

[Saluto i pellegrini di lingua inglese presenti all’odierna Udienza, specialmente i gruppi provenienti da Norvegia, Filippine e Stati Uniti

d’America. Ringrazio i cori per la loro lode a Dio attraverso il canto. Con fervidi auguri che il Giubileo della Misericordia sia per voi e

per le vostre famiglie un tempo di grazia e di rinnovamento spirituale, invoco su voi tutti la gioia e pace del Signore Gesù. Buon anno!]

Mit Freude heiße ich die Pilger und Besucher aus den Ländern deutscher Sprache, aus den Niederlanden und aus Belgien willkommen.

Die Betrachtung der Kindheit Jesu lässt uns die barmherzige Liebe Gottes zu uns Menschen tiefer begreifen. Wir wollen dem Jesuskind

unsere Liebe schenken und ihm mit unserem Leben dienen. Ein gutes neues Jahr!

[Con affetto do il benvenuto ai pellegrini e visitatori provenienti dai paesi di lingua tedesca, dai Paesi Bassi e dal Belgio. La

contemplazione dell’infanzia di Gesù ci fa comprendere meglio l’amore misericordioso di Dio verso l’umanità. Vogliamo amare Gesù

Bambino e servirlo con la nostra vita. Ein gutes neues Jahr!]

Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española, en particular a los grupos provenientes de España y Latinoamérica. [Veo que hay

muchos mexicanos] Acojamos al Señor en nuestros corazones, demostrémosle nuestro amor y el gozo de saber que Él siempre está en

medio de nosotros. Muchas gracias.

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Amados peregrinos de língua portuguesa, a minha cordial saudação para vós todos, desejando a cada um que sempre resplandeça, nos

vossos corações, famílias e comunidades, a luz do Salvador, que nos revela o rosto terno e misericordioso do Pai do Céu. Abracemos o

Deus Menino, colocando-nos ao seu serviço: Ele é fonte de amor e serenidade. Ele vos abençoe com um Ano Novo sereno e feliz!

[Carissimi pellegrini di lingua portoghese, di cuore vi saluto tutti, augurando a ciascuno che sempre rifulga, nei vostri cuori e sulle vostre

famiglie e comunità, la luce del Salvatore, che ci rivela il volto tenero e misericordioso del Padre celeste. Stringiamo tra le braccia il

Bambino Gesù e mettiamoci al suo servizio: Lui è fonte di amore e serenità. Egli vi benedica per un sereno e felice Anno Nuovo!]

أرحب بالحجاج الناطقين باللغة العربية، وخاصة بالقادمين من الشرق األوسط. أيها اإلخوة واألخوات األعزاء، إن الطفل يسوع يريد أن يكون بين ذراعينا ويرغب بأن نعتني به،

!لنفتح إذا له قلوبنا وبيوتنا ولننشر عطايا محبته في العالم! ليبارككم الرب

[Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua araba, in particolare a quelli provenienti dal Medio Oriente! Cari fratelli e sorelle,

Gesù Bambino vuole stare tra le nostre braccia e desidera essere accolto. ApriamoGli i nostri cuori e le nostre case, dispensando i doni

del suo amore nel mondo! Il Signore vi benedica!]

Serdecznie pozdrawiam polskich pielgrzymów. Dziękuję wam i wszystkim, którzy na różne sposoby okazali mi ich duchową bliskość i

wyrazili życzenia z okazji Bożego Narodzenia i Nowego Roku. Z serca odwzajemniam te uczucia i życzę wam i waszym rodzinom, a

szczególnie tym, którzy czują się samotni, abyście w wierze mogli głęboko doświadczyć w waszym życiu obecności nowo narodzonego

Syna Bożego i cieszyć się Jego miłością, jego pokojem i radością. Szczęśliwego nowego roku!

[Saluto cordialmente i pellegrini polacchi. Ringrazio voi e tutti coloro che in diversi modi mi hanno mostrato la loro spirituale vicinanza e

hanno espresso gli auguri in occasione del Natale e dell’Anno Nuovo. Contraccambio di cuore e auguro a voi, alle vostre famiglie, e in

modo speciale a coloro che si sentono soli, che nella fede possiate profondamente sperimentare la presenza del neonato Figlio di Dio

nella vostra vita e godere del Suo amore, della Sua pace e della Sua gioia. Felice anno nuovo!]

APPELLO

Invito a pregare per le vittime delle calamità che in questi giorni hanno colpito gli Stati Uniti, la Gran Bretagna e l’America del Sud,

specialmente il Paraguay, causando purtroppo vittime, molti sfollati e ingenti danni. Il Signore dia conforto a quelle popolazioni, e la

solidarietà fraterna li soccorra nelle loro necessità.

* * *

Porgo un cordiale augurio natalizio ai pellegrini di lingua italiana. Sono lieto di accogliere i fedeli delle Diocesi di Vittorio Veneto e

Monreale, accompagnati dai loro Pastori Mons. Pizziolo e Mons. Pennisi. Saluto le Suore dell’Istituto Madri Pie, esortandole a vivere con

rinnovato entusiasmo il carisma di fondazione. Saluto i ragazzi del Movimento dei Focolari; i cresimandi della Valle Brembana -ci sono

tanti cresimandi oggi qui! - incoraggiandoli ad essere messaggeri di solidarietà fra le nazioni e testimoni di gioia e di speranza. A tutti

auguro di diffondere nella quotidianità la luce di Cristo, che ha brillato sull’umanità nella Notte di Natale.

Rivolgo un pensiero speciale ai giovani, ai malati e agli sposi novelli. L’icona del presepio che contempliamo in questi giorni aiuti voi,

cari giovani, a imitare la Santa Famiglia, modello dell’amore vero. Sostenga voi, cari ammalati, ad offrire le vostre sofferenze in unione a

quelle di Gesù per la salvezza del mondo. Incoraggi voi, cari sposi novelli, a edificare la vostra casa sulla roccia della Parola di Dio,

rendendola, sull’esempio di quella di Nazaret, un luogo accogliente, pieno di amore, di comprensione e di perdono.

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Udienza Generale: Il nome di Dio è misericordioso2016-01-13 Vatican.va

PAPA FRANCESCO

UDIENZA GENERALE

Aula Paolo VI

Mercoledì, 13 gennaio 2016

[Multimedia ]

4. Il Nome di Dio è il Misericordioso

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Oggi iniziamo le catechesi sulla misericordia secondo la prospettiva biblica, così da imparare la misericordia ascoltando quello che Dio

stesso ci insegna con la sua Parola. Iniziamo dall’Antico Testamento, che ci prepara e ci conduce alla rivelazione piena di Gesù Cristo, nel

quale in modo compiuto si rivela la misericordia del Padre.

Nella Sacra Scrittura, il Signore è presentato come “Dio misericordioso”. È questo il suo nome, attraverso cui Egli ci rivela, per così dire,

il suo volto e il suo cuore. Egli stesso, come narra il Libro dell’Esodo, rivelandosi a Mosè si autodefinisce così: «Il Signore, Dio

misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di amore e di fedeltà» (34,6). Anche in altri testi ritroviamo questa formula, con qualche

variante, ma sempre l’insistenza è posta sulla misericordia e sull’amore di Dio che non si stanca mai di perdonare

(cfr Gn4,2; Gl 2,13; Sal 86,15; 103,8; 145,8; Ne 9,17). Vediamo insieme, una per una, queste parole della Sacra Scrittura che ci parlano di

Dio.

Il Signore è “misericordioso”: questa parola evoca un atteggiamento di tenerezza come quello di una madre nei confronti del figlio. Infatti,

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il termine ebraico usato dalla Bibbia fa pensare alle viscere o anche al grembo materno. Perciò, l’immagine che suggerisce è quella di un

Dio che si commuove e si intenerisce per noi come una madre quando prende in braccio il suo bambino, desiderosa solo di amare,

proteggere, aiutare, pronta a donare tutto, anche sé stessa. Questa è l’immagine che suggerisce questo termine. Un amore, dunque, che si

può definire in senso buono “viscerale”.

Poi è scritto che il Signore è “pietoso”, nel senso che fa grazia, ha compassione e, nella sua grandezza, si china su chi è debole e

povero, sempre pronto ad accogliere, a comprendere, a perdonare. È come il padre della parabola riportata dal Vangelo di Luca

(cfrLc 15,11-32): un padre che non si chiude nel risentimento per l’abbandono del figlio minore, ma al contrario continua ad aspettarlo - lo

ha generato - , e poi gli corre incontro e lo abbraccia, non gli lascia neppure finire la sua confessione - come se gli coprisse la bocca -,

tanto è grande l’amore e la gioia per averlo ritrovato; e poi va anche a chiamare il figlio maggiore, che è sdegnato e non vuole far festa, il

figlio che è rimasto sempre a casa ma vivendo come un servo più che come un figlio, e pure su di lui il padre si china, lo invita ad entrare,

cerca di aprire il suo cuore all’amore, perché nessuno rimanga escluso dalla festa della misericordia. La misericordia è una festa!

Di questo Dio misericordioso è detto anche che è “lento all’ira”, letteralmente, “lungo di respiro”, cioè con il respiro ampio della

longanimità e della capacità di sopportare. Dio sa attendere, i suoi tempi non sono quelli impazienti degli uomini; Egli è come il saggio

agricoltore che sa aspettare, lascia tempo al buon seme di crescere, malgrado la zizzania (cfr Mt 13,24-30).

E infine, il Signore si proclama “grande nell’amore e nella fedeltà”. Com’è bella questa definizione di Dio! Qui c’è tutto. Perché Dio è

grande e potente, ma questa grandezza e potenza si dispiegano nell’amarci, noi così piccoli, così incapaci. La parola “amore”, qui

utilizzata, indica l’affetto, la grazia, la bontà. Non è l’amore da telenovela... È l’amore che fa il primo passo, che non dipende dai meriti

umani ma da un’immensa gratuità. È la sollecitudine divina che niente può fermare, neppure il peccato, perché sa andare al di là del

peccato, vincere il male e perdonarlo.

Una “fedeltà” senza limiti: ecco l’ultima parola della rivelazione di Dio a Mosè. La fedeltà di Dio non viene mai meno, perché il Signore è

il Custode che, come dice il Salmo, non si addormenta ma vigila continuamente su di noi per portarci alla vita:

«Non lascerà vacillare il tuo piede,

non si addormenterà il tuo custode.

Non si addormenterà, non prenderà sonno

il custode d’Israele.

[...]

Il Signore ti custodirà da ogni male:

egli custodirà la tua vita.

Il Signore ti custodirà quando esci e quando entri,

da ora e per sempre» (121,3-4.7-8).

E questo Dio misericordioso è fedele nella sua misericordia e San Paolo dice una cosa bella: se tu non Gli sei fedele, Lui rimarrà fedele

perché non può rinnegare se stesso. La fedeltà nella misericordia è proprio l’essere di Dio. E per questo Dio è totalmente e sempre

affidabile. Una presenza solida e stabile. È questa la certezza della nostra fede. E allora, in questo Giubileo della Misericordia, affidiamoci

totalmente a Lui, e sperimentiamo la gioia di essere amati da questo “Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e grande nell’amore e

nella fedeltà”.

Saluti:

Je salue cordialement les pèlerins de langue française.

En ce jour de la fête liturgique de saint Hilaire, Évêque de Poitiers, et de saint Rémi, Évêque de Reims, je porte particulièrement dans ma

prière la France, ses habitants et ses gouvernants. Je forme le vœu que chacun ait la grâce d’accueillir la miséricorde de Dieu et de la

porter à ses frères.

Que Dieu vous bénisse !

[Saluto cordialmente i pellegrini di lingua francese. In questo giorno della memoria liturgica di Sant’Ilario, Vescovo di Poitiers, e di San

Remigio, Vescovo di Reims, ricordo particolarmente nella mia preghiera la Francia, i suoi abitanti e i suoi governanti. Formulo voti che

ciascuno abbia la grazia di accogliere la misericordia di Dio e di portarla ai suoi fratelli.

Che Dio vi benedica!]

I greet the English-speaking pilgrims and visitors taking part in today’s Audience, including the pilgrimage groups from Ireland, Finland

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and the United States of America. With prayerful good wishes that the the Church’s celebration of the Jubilee of Mercy will be a moment

of grace and spiritual renewal for all, I invoke upon you and your families an abundance of joy and peace in the Lord. God bless you all!

[Saluto i pellegrini di lingua inglese presenti all’odierna Udienza, specialmente i gruppi provenienti da Irlanda, Finlandia e Stati Uniti

d’America. Con fervidi auguri che il Giubileo della Misericordia sia per voi e per le vostre famiglie un tempo di grazia e di rinnovamento

spirituale, invoco su voi tutti la gioia e pace del Signore Gesù. Dio vi benedica!]

Einen herzlichen Gruß richte ich an alle Pilger deutscher Sprache. Das Heilige Jahr der Barmherzigkeit lädt uns ein, uns ganz der Güte des

Herrn anzuvertrauen. Der gute Gott wird nie müde, uns zu vergeben. Werden auch wir nie müde, uns dem barmherzigen Vater

zuzuwenden, insbesondere im Sakrament der Beichte. Gott segne euch alle.

[Rivolgo un cordiale saluto a tutti i pellegrini di lingua tedesca. L’Anno Santo della Misericordia ci invita ad affidarci totalmente alla

bontà del Signore. Il buon Dio non si stanca mai di perdonarci. Anche noi non stanchiamoci di rivolgerci al Padre misericordioso, in

particolare nel sacramento della confessione. Dio vi benedica tutti.]

Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española, en particular a los grupos provenientes de España y Latinoamérica —veo que

hay una tropa argentino-uruguaya por ahí—. Llenos de confianza en el Señor, acojámonos a Él, para experimentar la alegría de ser amados

por un Dios misericordioso, clemente y compasivo.

[Saluto cordialmente i pellegrini di lingua spagnola, in particolare i gruppi provenienti da Spagna e America Latina: vedo che c’è una

folla argentino-uruguaiana là. Pieno di fiducia nel Signore, affidiamoci a Lui, per sperimentare la gioia di essere amati da Dio

misericordioso, clemente e compassionevole.]

Amados peregrinos de língua portuguesa, saúdo-vos cordialmente a todos, com menção especial para o grupo do Brasil. Não nos

cansemos de vigiar sobre os nossos pensamentos e atitudes para saborear desde já o calor e o esplendor do rosto de Deus misericordioso,

que havemos de contemplar em toda a sua beleza na vida eterna. Desça, generosa, a sua Bênção sobre vós e vossas famílias!

[Carissimi pellegrini di lingua portoghese, vi saluto cordialmente tutti, con una menzione speciale per il gruppo del Brasile. Non

stanchiamoci di vigilare sui nostri pensieri e atteggiamenti per pregustare fin d’ora il calore e lo splendore del volto di Dio

misericordioso, che contempleremo in tutta la sua bellezza nella vita eterna. Scenda, generosa, la sua Benedizione su di voi e sulle vostre

famiglie! ]

أتوجه بتحية قلبية للحجاج الناطقين باللغة العربية، وخاصة القادمين من األردن ومن األراضي المقدسة ومن الشرق األوسط. إن الرحمة هي اسم هللا، وهي طريقته في التعبير عن

ذاته وعن محبته للبشر. وهو يدعونا ألن نكون رحماء بعضنا لبعض حتى نكون بالحقيقة أبنائه. ليبارك الرب جميعكم ويغمركم برحمته، ويحرسكم من الشرير!

[Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua araba, in particolare a quelli provenienti dalla Giordania, dalla Terra Santa e dal

Medio Oriente. La Misericordia è il nome di Dio e il Suo modo di esprimere se stesso e il Suo amore per gli uomini. Egli ci chiama a

essere misericordiosi l’uno con l’altro per essere veramente Suoi figli. Il Signore vi benedica, vi colmi della Sua Misericordia e vi

protegga dal maligno!]

Serdecznie pozdrawiam polskich pielgrzymów. Moi drodzy, Bóg miłosierny jest całkowicie i zawsze godny zaufania. Taka jest pewność

naszej wiary. Podczas tego Jubileuszu Miłosierdzia powierzmy Mu się, a doświadczymy radości bycia kochanymi przez Boga, który jest

„miłosierny i litościwy, cierpliwy, bogaty w łaskę i wierność”. Niech Jego błogosławieństwo stale wam towarzyszy!

[Saluto cordialmente i pellegrini polacchi. Carissimi, Dio misericordioso è totalmente e sempre affidabile. E’ questa la certezza della

nostra fede. In questo Giubileo della Misericordia, affidiamoci a Lui e sperimentiamo la gioia di essere amati da questo “Dio

misericordioso e pietoso, lento all’ira e grande nell’amore e nella fedeltà”. La Sua benedizione vi accompagni sempre!]

APPELLO

Prima di concludere questo nostro incontro, in cui abbiamo riflettuto insieme sulla Misericordia di Dio, vi invito a pregare per le vittime

dell’attentato avvenuto ieri a Istanbul. Che il Signore, il Misericordioso, dia pace eterna ai defunti, conforto ai familiari, fermezza solidale

all’intera società, e converta i cuori dei violenti.

A tutti i pellegrini di lingua italiana presenti a questa prima Udienza Generale del 2016 porgo un cordiale augurio di speranza e di pace per

il nuovo anno.

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Saluto in particolare i sacerdoti della Diocesi di Savona-Noli, con il Vescovo Mons. Vittorio Lupi; i fedeli di Teggiano e quelli di Sala

Consilina e le famiglie dell’Istituto Nazionale Tumori di Milano. A tutti formulo l’auspicio che il passaggio dalla Porta Santa incoraggi a

fare esperienza delle opere di misericordia corporali e spirituali.

Un pensiero speciale rivolgo ai giovani, ai malati e agli sposi novelli. In questo Anno Santo vi invito ad accogliere e condividere la

tenerezza di Dio Padre. Cari giovani, siate portatori dell’amore di Cristo tra i vostri coetanei; cari ammalati, trovate nella carezza di Dio il

sostegno nel dolore; e voi, cari sposi novelli, siate testimoni della bellezza del Sacramento del Matrimonio attraverso il vostro amore

fedele.

4 di 4 23/11/2016 21:32

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Papa Francesco Udienza generale: Dio ascolta il grido e fa alleanza27-01-2016 Vatican.va

PAPA FRANCESCO

UDIENZA GENERALE

Piazza San Pietro

Mercoledì, 27 gennaio 2016

[Multimedia ]

5. Dio ascolta il grido e fa alleanza

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Nella Sacra Scrittura, la misericordia di Dio è presente lungo tutta la storia del popolo d’Israele.

Con la sua misericordia, il Signore accompagna il cammino dei Patriarchi, dona loro dei figli malgrado la condizione di sterilità, li

conduce per sentieri di grazia e di riconciliazione, come dimostra la storia di Giuseppe e dei suoi fratelli (cfr Gen 37-50). E penso ai tanti

fratelli che sono allontanati in una famiglia e non si parlano. Ma quest’Anno della Misericordia è una buona occasione per ritrovarsi,

abbracciarsi e perdonarsi e dimenticare le cose brutte. Ma, come sappiamo, in Egitto la vita per il popolo si fa dura. Ed è proprio quando

gli Israeliti stanno per soccombere, che il Signore interviene e opera la salvezza.

Si legge nel Libro dell’Esodo: «Dopo molto tempo il re d’Egitto morì. Gli Israeliti gemettero per la loro schiavitù, alzarono grida di

lamento e il loro grido dalla schiavitù salì a Dio. Dio ascoltò il loro lamento, Dio si ricordò della sua alleanza con Abramo, Isacco e

Giacobbe. Dio guardò la condizione degli Israeliti, Dio se ne prese cura» (2,23-25). La misericordia non può rimanere indifferente davanti

alla sofferenza degli oppressi, al grido di chi è sottoposto a violenza, ridotto in schiavitù, condannato a morte. E’ una dolorosa realtà che

affligge ogni epoca, compresa la nostra, e che fa sentire spesso impotenti, tentati di indurire il cuore e pensare ad altro. Dio invece «non è

indifferente» (Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 2016 , 1), non distoglie mai lo sguardo dal dolore umano. Il Dio di

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misericordia risponde e si prende cura dei poveri, di coloro che gridano la loro disperazione. Dio ascolta e interviene per salvare,

suscitando uomini capaci di sentire il gemito della sofferenza e di operare in favore degli oppressi.

È così che comincia la storia di Mosè come mediatore di liberazione per il popolo. Egli affronta il Faraone per convincerlo a lasciare

partire Israele; e poi guiderà il popolo, attraverso il Mar Rosso e il deserto, verso la libertà. Mosè, che la misericordia divina ha salvato

appena nato dalla morte nelle acque del Nilo, si fa mediatore di quella stessa misericordia, permettendo al popolo di nascere alla libertà

salvato dalle acque del Mar Rosso. E anche noi in quest’Anno della Misericordia possiamo fare questo lavoro di essere mediatori di

misericordia con le opere di misericordia per avvicinare, per dare sollievo, per fare unità. Tante cose buone si possono fare.

La misericordia di Dio agisce sempre per salvare. È tutto il contrario dell’opera di quelli che agiscono sempre per uccidere: ad esempio

quelli che fanno le guerre. Il Signore, mediante il suo servo Mosè, guida Israele nel deserto come fosse un figlio, lo educa alla fede e fa

alleanza con lui, creando un legame d’amore fortissimo, come quello del padre con il figlio e dello sposo con la sposa.

A tanto giunge la misericordia divina. Dio propone un rapporto d’amore particolare, esclusivo, privilegiato. Quando dà istruzioni a Mosè

riguardo all’alleanza, dice: «Se darete ascolto alla mia voce e custodirete la mia alleanza, voi sarete per me una proprietà particolare tra

tutti i popoli; mia infatti è tutta la terra! Voi sarete per me un regno di sacerdoti e una nazione santa» (Es 19,5-6).

Certo, Dio possiede già tutta la terra perché l’ha creata; ma il popolo diventa per Lui un possesso diverso, speciale: la sua personale

“riserva di oro e argento” come quella che il re Davide affermava di aver donato per la costruzione del Tempio.

Ebbene, tali noi diventiamo per Dio accogliendo la sua alleanza e lasciandoci salvare da Lui. La misericordia del Signore rende l’uomo

prezioso, come una ricchezza personale che Gli appartiene, che Egli custodisce e in cui si compiace.

Sono queste le meraviglie della misericordia divina, che giunge a pieno compimento nel Signore Gesù, in quella “nuova ed eterna

alleanza” consumata nel suo sangue, che con il perdono distrugge il nostro peccato e ci rende definitivamente figli di Dio (cfr 1 Gv3,1),

gioielli preziosi nelle mani del Padre buono e misericordioso. E se noi siamo figli di Dio e abbiamo la possibilità di aver questa eredità -

quella della bontà e della misericordia - in confronto con gli altri, chiediamo al Signore che in quest’Anno della Misericordia anche noi

facciamo cose di misericordia; apriamo il nostro cuore per arrivare a tutti con le opere di misericordia, l’eredità misericordiosa che Dio

Padre ha avuto con noi.

Saluti:

Je salue cordialement les pèlerins de langue française, en particulier l’Institut Saint Dominique de Rome et les nombreux jeunes, ainsi que

les personnes venues de Côte d’Ivoire.

Nous sommes chacun précieux et unique aux yeux de Dieu. Que le Seigneur, par sa miséricorde, nous donne la grâce d’approfondir

chaque jour la relation qu’il entretient avec nous et de répondre à son appel de tout notre cœur.

Que Dieu vous bénisse!

[Saluto cordialmente i pellegrini di lingua francese, in particolare l’Istituto Saint Dominique di Roma e i numerosi giovani, come pure le

persone venute dalla Costa d’Avorio. Ciascuno di noi è prezioso e unico agli occhi di Dio. Che il Signore, attraverso la sua misericordia,

ci doni la grazia di approfondire ogni giorno la relazione che egli instaura con noi e di rispondere al suo appello con tutto il nostro cuore.

Che Dio vi benedica!]

I greet the English-speaking pilgrims and visitors taking part in today’s Audience, especially those from the United States of America.

With prayerful good wishes that the present Jubilee of Mercy will be a moment of grace and spiritual renewal for you and your families, I

invoke upon all of you joy and peace in our Lord Jesus Christ. God bless you all!

[Saluto i pellegrini di lingua inglese presenti all’odierna Udienza, specialmente quelli provenienti dagli Stati Uniti d’America. Con fervidi

auguri che il presente Giubileo della Misericordia sia per voi e per le vostre famiglie un tempo di grazia e di rinnovamento spirituale,

invoco su voi tutti la gioia e pace del Signore Gesù. Dio vi benedica!]

Mit Freude heiße ich die Pilger und Besucher deutscher Sprache willkommen. Insbesondere grüße ich die Mitglieder derUnabhängigen

Opferschutzkommission in Österreich in Begleitung von Kardinal Christoph Schönborn und Bischof Klaus Küng. Der Herr verlässt uns

nie. Lassen wir uns von seiner barmherzigen Liebe umwandeln, um echte Kinder Gottes zu sein. Von Herzen segne ich euch alle.

[Sono lieto di accogliere i pellegrini e visitatori di lingua tedesca. In particolare saluto i membri della Commissione indipendente per la

Protezione delle Vittime in Austria, accompagnati dal Cardinale Christoph Schönborn e dal Vescovo Mons. Klaus Küng. Il Signore non ci

abbandona mai. Lasciamoci trasformare dal suo amore misericordioso per essere veri figli di Dio. Di cuore vi benedico tutti.]

Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española, en particular a los grupos provenientes de España y Latinoamérica. Que el Señor

Jesús nos conceda experimentar siempre en nuestra vida el amor y la misericordia de Dios, nuestro Padre. Muchas gracias.

[Saluto cordialmente i pellegrini di lingua spagnola, in particolare i gruppi provenienti da Spagna e America latina. Che il Signore Gesù

ci conceda di sperimentare nella nostra vita l'amore e la misericordia di Dio, nostro Padre. Grazie mille.]

Queridos peregrinos de língua portuguesa, sede bem-vindos! A todos vos saúdo, especialmente aos fiéis de Brasília e São José dos

Campos, desejando-vos que nada e ninguém possa impedir-vos de viver e crescer na amizade de Deus Pai; mas deixai que o seu amor

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sempre vos regenere como filhos e vos reconcilie com Ele e com os irmãos. Desça, sobre vós e vossas famílias, a abundância das suas

bênçãos.

[Carissimi pellegrini di lingua portoghese, benvenuti! Nel salutarvi tutti, specialmente i fedeli di Brasília e São José dos Campos, vi

auguro che niente e nessuno possa impedirvi di vivere e crescere nell’amicizia di Dio Padre; lasciate invece che il suo amore sempre vi

rigeneri come figli e vi riconcili con Lui e con i fratelli. Scenda su di voi e sulle vostre famiglie l’abbondanza delle sue benedizioni. ]

أتوجه بتحية قلبية للحجاج الناطقين باللغة العربية، وخاصة القادمين من العراق ومن الشرق األوسط. إن هللا ال يبقى صامتا أمام آالم وصراخ أبنائه، وأمام الظلم واالضطهاد بل يتدخل

،2 تي 1ويمنح برحمته األبدية الخالص والمعونة. فهو يمهل الخاطئ حتى يتوب، ويبحث عن الضال حتى يعود، ألن هللا "يريد أن جميع الناس يخلصون وإلى معرفة الحق يقبلون" (

). ليبارككم الرب جميعا ويحرسكم من الشرير!4

[Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua araba, in particolare a quelli provenienti dall’Iraq e dal Medio Oriente. Dio non

rimane in silenzio dinanzi alle sofferenze e alle grida dei suoi figli, o dinanzi all’ingiustizia e alla persecuzione, ma interviene e dona, con

la Sua Misericordia, la salvezza e il soccorso. Egli usa pazienza con il peccatore per indurlo alla conversione e cerca lo smarrito affinché

ritorni, perché Dio “vuole che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità” (1 Tim. 2, 4). Il Signore vi benedica

tutti e vi protegga dal maligno!]

Witam przybyłych na tę audiencję pielgrzymów polskich. Nadzwyczajny Jubileusz zaprasza nas, byśmy otworzyli serca na dary Bożego

Miłosierdzia: nawrócenia, przebaczenia grzechów, odnowy ducha, miłości i pokoju. Umocnieni tymi darami pamiętajmy, że Bóg

nieustannie nas kocha, słucha, oczekuje naszej wierności przymierzu, które zawarł z nami w dniu naszego Chrztu świętego. Bądźmy dla

bliźnich i świata całego świadkami Jego miłości. Niech będzie pochwalony Jezus Chrystus.

[Do il mio saluto ai pellegrini polacchi venuti a quest’udienza. Il Giubileo Straordinario ci invita ad aprire i cuori ai doni della Divina

misericordia: conversione, perdono dei peccati, rinnovamento dello spirito, amore e pace. Confermati da questi doni, ricordiamo che Dio

ci ama costantemente, ci ascolta, attende la nostra fedeltà all’alleanza stretta con noi il giorno del battesimo. Per il nostro prossimo e per

il mondo intero siamo testimoni del suo amore. Sia lodato Gesù Cristo.]

AVVISO

Il Pontificio Consiglio Cor Unum , in occasione del Giubileo della Misericordia, ha promosso una giornata di ritiro spirituale per le

persone e i gruppi impegnati nel servizio della carità. La giornata, da tenersi nelle singole diocesi durante la prossima Quaresima, sarà

occasione per riflettere sulla chiamata ad essere misericordiosi come il Padre. Invito ad accogliere questa proposta, utilizzando le

indicazioni e i sussidi preparati da Cor Unum.

Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. Saluto in particolare le Figlie di San Paolo, la Lega Sacerdotale Mariana, i

formatori dell’Istituto internazionale Don Bosco e l’Opera Famiglia di Nazaret nel sessantesimo di fondazione. Saluto gli artisti e

operatori del circo e li ringrazio per la loro gradita esibizione; voi siete fautori di bellezza, voi fate la bellezza e la bellezza fa bene

all’anima. La bellezza ci avvicina a Dio, ma dietro questo spettacolo di bellezza, quante ore di allenamento ci sono! Andate avanti,

continuate, grazie. Saluto i membri dell’ANTAS e gli studenti e i familiari della Scuola Santa Maria di Formia, che ricordano i 50 anni di

attività delle Suore Pallottine. Il Giubileo Straordinario, con il passaggio dalla Porta Santa, ci inviti ad uscire dall’egoismo – tutti abbiamo

qualcosa di egoismo - Dobbiamo uscire da questo. Dobbiamo uscire dall’egoismo e promuovere in ciascuno l’esercizio delle opere di

misericordia verso i fratelli.

Un pensiero speciale ai giovani, ai malati e agli sposi novelli. Domani ricorre la memoria liturgica di San Tommaso d’Aquino, patrono

delle scuole cattoliche. Il suo esempio spinga voi, cari giovani, a vedere in Gesù misericordioso l’unico maestro di vita; la sua

intercessione ottenga per voi, cari ammalati, la serenità e la pace presenti nel mistero della croce; e la sua dottrina sia un incoraggiamento

per voi, cari sposi novelli, ad affidarvi alla sapienza del cuore per adempiere la vostra missione.

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Udienza Giubilare Papa Francesco: Misericordia e Missione

2016-01-30 Vatican.va

GIUBILEO STRAORDINARIO DELLA MISERICORDIA

PAPA FRANCESCO

UDIENZA GIUBILARE

Sabato, 30 gennaio 2016

[Multimedia ]

Misericordia e Missione

Cari fratelli e sorelle,

entriamo giorno dopo giorno nel vivo dell’Anno Santo della Misericordia. Con la sua grazia, il Signore guida i nostri passi mentre

attraversiamo la Porta Santa e ci viene incontro per rimanere sempre con noi, nonostante le nostre mancanze e le nostre contraddizioni.

Non stanchiamoci mai di sentire il bisogno del suo perdono, perché quando siamo deboli la sua vicinanza ci rende forti e ci permette di

vivere con maggiore gioia la nostra fede.

Vorrei indicarvi oggi lo stretto legame che intercorre tra la misericordia e la missione. Come ricordava san Giovanni Paolo II : «La

Chiesa vive una vita autentica, quando professa e proclama la misericordia e quando accosta gli uomini alle fonti della misericordia»

(Enc. Dives in misericordia , 13). Come cristiani abbiamo la responsabilità di essere missionari del Vangelo. Quando riceviamo una bella

notizia, o quando viviamo una bella esperienza, è naturale che sentiamo l’esigenza di parteciparla anche agli altri. Sentiamo dentro noi che

non possiamo trattenere la gioia che ci è stata donata: vogliamo estenderla. La gioia suscitata è tale che ci spinge a comunicarla.

E dovrebbe essere la stessa cosa quando incontriamo il Signore: la gioia di questo incontro, della sua misericordia, comunicare la

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misericordia del Signore. Anzi, il segno concreto che abbiamo davvero incontrato Gesù è la gioia che proviamo nel comunicarlo anche

agli altri. E questo non è “fare proselitismo”, questo è fare un dono: io ti do quello che mi dà gioia. Leggendo il Vangelo vediamo che

questa è stata l’esperienza dei primi discepoli: dopo il primo incontro con Gesù, Andrea andò a dirlo subito a suo fratello Pietro

(cfr Gv 1,40-42), e la stessa cosa fece Filippo con Natanaele (cfr Gv 1,45-46). Incontrare Gesù equivale a incontrarsi con il suo amore.

Questo amore ci trasforma e ci rende capaci di trasmettere ad altri la forza che ci dona. In qualche modo potremmo dire che dal giorno del

Battesimo viene dato a ciascuno di noi un nuovo nome in aggiunta a quello che già danno mamma e papà, e questo nome è “Cristoforo”:

tutti siamo “Cristofori”. Cosa significa? “Portatori di Cristo”. E’ il nome del nostro atteggiamento, un atteggiamento di portatori della

gioia di Cristo, della misericordia di Cristo. Ogni cristiano è un “Cristoforo”, cioè un portatore di Cristo!

La misericordia che riceviamo dal Padre non ci è data come una consolazione privata, ma ci rende strumenti affinché anche altri possano

ricevere lo stesso dono. C’è una stupenda circolarità tra la misericordia e la missione. Vivere di misericordia ci rende missionari della

misericordia, ed essere missionari ci permette di crescere sempre più nella misericordia di Dio. Dunque, prendiamo sul serio il nostro

essere cristiani, e impegniamoci a vivere da credenti, perché solo così il Vangelo può toccare il cuore delle persone e aprirlo a ricevere la

grazia dell’amore, a ricevere questa grande misericordia di Dio che accoglie tutti.

Saluti:

Je suis heureux d’accueillir les personnes de langue française.

Je vous invite tous à être d’authentiques missionnaires de la miséricorde pour que l’Evangile puisse toucher le cœur des personnes et les

ouvrir à la grâce de l’amour de Dieu. Que Dieu vous bénisse !

[Sono lieto di accogliere i fedeli di lingua francese. Vi invito tutti ad essere autentici missionari della misericordia, perché il Vangelo

possa toccare il cuore degli uomini e aprirli alla grazia dell’amore di Dio. Che Dio vi benedica!]

I offer an affectionate greeting to all the English-speaking pilgrims and visitors present at today’s Audience. May your stay in the Eternal

City confirm you in love for our Lord, and may he make you his missionaries of mercy, especially for all those who feel distant from God.

May God bless you all!

[Saluto cordialmente i pellegrini di lingua inglese presenti a questa Udienza. Il vostro soggiorno nella Città eterna vi confermi nell’amore

di Cristo, ed Egli ci faccia suoi missionari di misericordia, specialmente per tutti coloro che si sentono lontani da Dio. Dio vi benedica

tutti!]

Einen herzlichen Gruß richte ich an alle Pilger deutscher Sprache. Bitten wir die selige Jungfrau Maria, die Mutter der Barmherzigkeit,

dass wir immer mehr zu Missionaren der Barmherzigkeit werden. Gott segne euch alle.

[Rivolgo un cordiale saluto a tutti i pellegrini di lingua tedesca. Preghiamo la beata Vergine Maria, Madre della Misericordia, affinché ci

aiuti a diventare sempre più missionari della Misericordia. Dio vi benedica tutti.]

Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española, en particular a los venidos de España y Latinoamérica. Hermanos y hermanas,

los animo a ser portadores de Cristo, y ser verdaderos misioneros de la misericordia de Dios en medio de las circunstancias que les toca

vivir. Muchas gracias.

De coração saúdo todos os peregrinos de língua portuguesa. Sede bem-vindos! Neste Ano Santo da Misericórdia, somos chamados a

reconhecer que necessitamos do perdão que Deus nos oferece gratuitamente, pois quando somos humildes, o Senhor nos torna mais fortes

e alegres na nossa fé cristã. Desça, generosa, pela intercessão da Virgem Maria, a Bênção de Deus sobre cada um de vós e vossas famílias.

[Di cuore saluto tutti i pellegrini di lingua portoghese: benvenuti! In quest’Anno Santo della Misericordia, siamo chiamati a riconoscere

che abbiamo bisogno del perdono che Dio ci offre gratuitamente perché, quando siamo umili, il Signore ci rende più forti e gioiosi nella

nostra fede cristiana. Scenda generosa, per intercessione della Vergine Maria, la Benedizione di Dio su ognuno di voi e sulle vostre

famiglie.]

أرحب بالحجاج الناطقين باللغة العربية وخصوصا بالقادمين من الشرق األوسط! كمسيحيين لدينا مسؤولية أن نكون مرسلين لإلنجيل وحاملين للمسيح! لذلك، لنأخذ على محمل الجد

!حقيقة كوننا مسيحيين ولنلتزم بالعيش كمؤمنين. ليبارككم الرب

[Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua araba, in particolare a quelli provenienti dal Medio Oriente! Cari fratelli e sorelle,

come cristiani abbiamo la responsabilità di essere missionari del Vangelo e portatori di Cristo! Prendiamo dunque sul serio il nostro

essere cristiani e impegniamoci a vivere da credenti. Il Signore vi benedica!]

Serdecznie pozdrawiam Polaków przybyłych na pierwszą, jubileuszową audiencję Roku Świętego. Dzisiaj uświadamiamy sobie, że

wszyscy mamy stać się misjonarzami Bożego miłosierdzia. Prośmy Chrystusa, by umocnił naszą wiarę, utwierdził w świętości, abyśmy na

co dzień byli dla siebie dobrzy i miłosierni, przebaczając sobie nawzajem, tak jak i Bóg nam przebaczył (por. Ef 4, 32). Zachęcając

każdego z was do podjęcia misji miłosierdzia z serca wam błogosławię.

[Saluto cordialmente i Polacchi venuti alla prima udienza giubilare dell’Anno Santo. Oggi ci rendiamo conto che tutti dobbiamo diventare

missionari della Divina misericordia. Chiediamo a Cristo che rafforzi la nostra fede, che ci confermi nella santità, affinché ogni giorno

possiamo essere benevoli e misericordiosi fra di noi, perdonandoci a vicenda come Dio ci ha perdonato (cfr. Ef 4,32). Incoraggiando

ognuno di voi a realizzare la missione di misericordia, vi benedico di cuore.]

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* * *

Qualcuno di voi si è domandato come è la casa del Papa, dove abita il Papa. Il Papa abita qui dietro, a Casa Santa Marta. E’ una casa

grande, dove abitano una quarantina di sacerdoti e alcuni vescovi che con me lavorano in Curia, e ci sono anche ospiti di passaggio:

Cardinali, Vescovi, laici che vengono a Roma per gli incontri nei Dicasteri, e queste cose... E c’è un gruppo di uomini e donne, che

portano avanti i lavori della casa, sia nei lavori della pulizia, nella cucina, nella sala da pranzo. E questo gruppo di uomini e donne sono

parte della nostra famiglia, formano una famiglia: non sono dipendenti lontani, perché noi li consideriamo come parte della nostra

famiglia. E vorrei dirvi che oggi il Papa è un po’ triste perché ieri è mancata una signora che ci aiuta tanto, da anni … Anche suo marito

lavora qui, con noi, in questa casa. Dopo una lunga malattia, il Signore l’ha chiamata a sé. Si chiama Elvira. E io vi invito, oggi, a fare due

opere di misericordia: pregare per i defunti e consolare gli afflitti. E vi invito a pregare un’Ave Maria per la pace eterna e la gioia eterna

della signora Elvira, e perché il Signore consoli suo marito e i suoi figli.

Porgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. Saluto la Fraternità di San Carlo e i gruppi parrocchiali. Accolgo con piacere i

membri dell’Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi del Lavoro: la vostra presenza mi offre l’occasione di ribadire quanto sia

importante salvaguardare la salute dei lavoratori; e difendere sempre la vita umana, dono di Dio, soprattutto quando è più debole e fragile.

Saluto i dirigenti e i dipendenti dell’Automobile Club d’Italia e dell’ATAC – Azienda per la mobilità di Roma, incoraggiandoli nel loro

lavoro, perché oggi la qualità della vita sociale dipende molto dalla qualità dei trasporti; auspico anche un impegno sempre maggiore per

ridurre l’inquinamento; e vi ringrazio per i servizi destinati ai pellegrini, specialmente in questo anno giubilare.

Mi rivolgo, infine, ai giovani, ai malati e agli sposi novelli. Domani ricorderemo san Giovanni Bosco, apostolo della gioventù. Guardate a

lui, cari giovani, come all’educatore esemplare. Voi, cari ammalati, apprendete dalla sua esperienza spirituale a confidare sempre in Cristo

crocifisso. E voi, cari sposi novelli, ricorrete alla sua intercessione per assumere con impegno generoso la vostra missione coniugale.

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Papa Francesco Udienza Generale: Misericordia e Giustizia2016-02-03

PAPA FRANCESCO

UDIENZA GENERALE

Piazza San Pietro

Mercoledì, 3 febbraio 2016

[Multimedia ]

6. Misericordia e Giustizia

Cari fratelli e sorelle, buongiorno,

La Sacra Scrittura ci presenta Dio come misericordia infinita, ma anche come giustizia perfetta. Come conciliare le due cose? Come si

articola la realtà della misericordia con le esigenze della giustizia? Potrebbe sembrare che siano due realtà che si contraddicono; in realtà

non è così, perché è proprio la misericordia di Dio che porta a compimento la vera giustizia. Ma di quale giustizia si tratta?

Se pensiamo all’amministrazione legale della giustizia, vediamo che chi si ritiene vittima di un sopruso si rivolge al giudice in tribunale e

chiede che venga fatta giustizia. Si tratta di una giustizia retributiva, che infligge una pena al colpevole, secondo il principio che a

ciascuno deve essere dato ciò che gli è dovuto. Come recita il libro dei Proverbi: «Chi pratica la giustizia è destinato alla vita, ma chi

persegue il male è destinato alla morte» (11,19). Anche Gesù ne parla nella parabola della vedova che andava ripetutamente dal giudice e

gli chiedeva: «Fammi giustizia contro il mio avversario» (Lc 18,3).

Questa strada però non porta ancora alla vera giustizia perché in realtà non vince il male, ma semplicemente lo argina. È invece solo

rispondendo ad esso con il bene che il male può essere veramente vinto.

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Ecco allora un altro modo di fare giustizia che la Bibbia ci presenta come strada maestra da percorrere. Si tratta di un procedimento che

evita il ricorso al tribunale e prevede che la vittima si rivolga direttamente al colpevole per invitarlo alla conversione, aiutandolo a capire

che sta facendo il male, appellandosi alla sua coscienza. In questo modo, finalmente ravveduto e riconoscendo il proprio torto, egli può

aprirsi al perdono che la parte lesa gli sta offrendo. E questo è bello: a seguito della persuasione di ciò che è male, il cuore si apre al

perdono, che gli viene offerto. È questo il modo di risolvere i contrasti all’interno delle famiglie, nelle relazioni tra sposi o tra genitori e

figli, dove l’offeso ama il colpevole e desidera salvare la relazione che lo lega all’altro. Non tagliare quella relazione, quel rapporto.

Certo, questo è un cammino difficile. Richiede che chi ha subìto il torto sia pronto a perdonare e desideri la salvezza e il bene di chi lo ha

offeso. Ma solo così la giustizia può trionfare, perché, se il colpevole riconosce il male fatto e smette di farlo, ecco che il male non c’è più,

e colui che era ingiusto diventa giusto, perché perdonato e aiutato a ritrovare la via del bene. E qui c’entra proprio il perdono, la

misericordia.

È così che Dio agisce nei confronti di noi peccatori. Il Signore continuamente ci offre il suo perdono e ci aiuta ad accoglierlo e a prendere

coscienza del nostro male per potercene liberare. Perché Dio non vuole la nostra condanna, ma la nostra salvezza. Dio non vuole la

condanna di nessuno! Qualcuno di voi potrà farmi la domanda: “Ma Padre, la condanna di Pilato se la meritava? Dio la voleva?” – No!

Dio voleva salvare Pilato e anche Giuda, tutti! Lui il Signore della misericordia vuole salvare tutti!. Il problema è lasciare che Lui entri nel

cuore. Tutte le parole dei profeti sono un appello appassionato e pieno di amore che ricerca la nostra conversione. Ecco cosa il Signore

dice attraverso il profeta Ezechiele: «Forse che io ho piacere della morte del malvagio […] o non piuttosto che desista dalla sua condotta e

viva?» (18,23; cfr 33,11), quello che piace a Dio!

E questo è il cuore di Dio, un cuore di Padre che ama e vuole che i suoi figli vivano nel bene e nella giustizia, e perciò vivano in pienezza

e siano felici. Un cuore di Padre che va al di là del nostro piccolo concetto di giustizia per aprirci agli orizzonti sconfinati della sua

misericordia. Un cuore di Padre che non ci tratta secondo i nostri peccati e non ci ripaga secondo le nostre colpe, come dice il Salmo

(103,9-10). E precisamente è un cuore di padre che noi vogliamo incontrare quando andiamo nel confessionale. Forse ci dirà qualcosa per

farci capire meglio il male, ma nel confessionale tutti andiamo a trovare un padre che ci aiuti a cambiare vita; un padre che ci dia la forza

di andare avanti; un padre che ci perdoni in nome di Dio. E per questo essere confessori è una responsabilità tanto grande, perché quel

figlio, quella figlia che viene da te cerca soltanto di trovare un padre. E tu, prete, che sei lì nel confessionale, tu stai lì al posto del Padre

che fa giustizia con la sua misericordia.

Saluti:

Chers pèlerins de langue française, je suis heureux de vous accueillir ce matin. Je salue particulièrement la Communauté Saint-Martin, les

jeunes venus de France et de Suisse, ainsi que les pèlerins de Côte-d’Ivoire. Je vous invite à demander au Seigneur de vous rendre

capables d’accueillir son pardon et, à votre tour, de pardonner à vos frères et à vos sœurs. Que Dieu vous bénisse !

[Cari pellegrini di lingua francese, sono lieto di accogliervi stamane. Saluto particolarmente la Comunità San Martino, i giovani venuti

da Francia e Svizzera, come pure i fedeli della Costa d’Avorio. Vi invito a chiedere al Signore di rendervi capaci di accogliere il suo

perdono e, a vostra volta, di perdonare ai vostri fratelli e alle vostre sorelle. Che Dio vi benedica!]

I offer an affectionate greeting to all the English-speaking pilgrims and visitors present at today’s Audience, including those from the

United States of America. May you open your lives to the Lord’s gift of mercy, and share this gift with all whom you know. May you be

children of the Good Father, missionaries of his merciful love. May God bless you all!

[Saluto cordialmente i pellegrini di lingua inglese presenti a questa Udienza, specialmente quelli provenienti dagli Stati Uniti. Possiate

aprire le vostre vite al dono della misericordia del Signore, per condividerlo con tutti coloro che conoscete. Siate figli del Padre Buono,

missionari della Sua misercordia. Dio vi benedica tutti!]

Einen herzlichen Gruß richte ich an die Pilger deutscher Sprache, besonders an die Brüder, Schwestern und Familiaren des Deutschen

Ordens, die anlässlich des 825. Ordensjubiläums nach Rom gekommen sind. Bitten wir darum, dass Jesus Christus uns fähig mache, die

Vergebung des himmlischen Vaters anzunehmen und so selber unseren Mitmenschen aufrichtig zu vergeben. Der Herr segne euch und

eure Familien.

[Rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini di lingua tedesca, in particolare ai fratelli, alle suore e ai famigliari dell’Ordine Teutonico che

sono venuti a Roma in occasione dell’ottocento-venticinquesimo anniversario di fondazione. Preghiamo che Gesù Cristo ci renda capaci

di accogliere il perdono del Padre misericordioso e così di perdonare sinceramente i fratelli. Il Signore benedica voi e le vostre famiglie.]

Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española, en particular a los grupos provenientes de España y Latinoamérica. Que el Señor

Jesús, rostro misericordioso del Padre, nos conceda, con su fuerza salvadora, acoger el perdón divino y aprender a perdonar a nuestros

hermanos. Muchas gracias.

[Saluto cordialmente i pellegrini di lingua spagnola, in particolare i gruppi provenienti da Spagna e America latina. Possa il Signore

Gesù, il volto misericordioso del Padre, concederci con la sua forza salvifica, di accogliere il perdono di Dio e di imparare a perdonare i

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nostri fratelli. Grazie mille.]

Saúdo cordialmente todos os peregrinos de língua portuguesa. Queridos amigos, devemos deixar para trás o nosso pobre conceito de

justiça e abrir o nosso coração à infinita misericórdia de Deus, que nunca se cansa de nos perdoar, para que possamos buscar a

reconciliação com todos, começando pelos nossos familiares. Que Deus vos abençoe.

[Rivolgo un cordiale saluto a tutti i pellegrini di lingua portoghese. Cari amici, dobbiamo lasciare indietro il nostro piccolo concetto di

giustizia e aprire il nostro cuore all’esperienza dell’infinita misericordia di Dio, che non si stanca mai di perdonarci, perché possiamo

cercare la riconciliazione con tutti coloro che ci circondano, a partire dai nostri familiari. Dio vi benedica!]

ن بدورناأرحب بالحجاج الناطقين باللغة العربية، وخاصة بالقادمين منالشرق األوسط. أيها اإلخوة واألخوات األعزاء، إن عدالة هللا هي مغفرته! لنقبل إذا هذه المغفرة اإللهية لنتمك

!من أن نغفر لإلخوة.ليبارككم الرب

[Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua araba, in particolare a quelli provenienti dal Medio Oriente! Cari fratelli e sorelle,

la giustizia di Dio è il suo perdono! Accogliamo dunque questo perdono divino per poter perdonare a nostra volta i fratelli. Il Signore vi

benedica!]

Sprawiedliwość Boga, to Jego przebaczenie. A my, jako dzieci tego dobrego Ojca, jesteśmy wezwani, aby przyjąć Boże przebaczenie i do

przebaczenia z kolei naszym braciom. Módlmy się, aby Bóg nas do tego uzdolnił, abyśmy mogli się do Niego zwrócić z prośbą żeby:

„odpuścił nam nasze winy jako i my odpuszczamy naszym winowajcom” i abyśmy Go mogli nazywać w całej prawdzie „Ojcem naszym”.

[Do il cordiale benvenuto ai pellegrini polacchi. Carissimi, la giustizia di Dio è il suo perdono. E noi come figli di questo Padre buono,

siamo chiamati ad accogliere il perdono divino e perdonare a nostra volta i fratelli. Preghiamo perché il Signore ce ne renda capaci, così

da poterci rivolgere a Lui chiedendo che “rimetta i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori”, e per poterLo chiamare, in

piena verità, “Padre nostro”. Sia lodato Gesù Cristo!]

Un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana! Sono lieto di accogliere i fedeli della Diocesi di Livorno, con il Vescovo Mons.

Simone Giusti; i partecipanti al seminario promosso dalla Pontificia Università della Santa Croce, gli alunni della Scuola Svizzera di

Roma e gli artisti dell’American Circus. E vi ringrazio! Vorrei ripetere quello che ho detto una settimana fa, quando è stato fatto uno

spettacolo così. Voi fate bellezza e la bellezza ci avvicina sempre a Dio. Vi ringrazio per questo. Ma c’è un’altra cosa che vorrei

sottolineare: questo non si improvvisa; dietro questo spettacolo di bellezza, ci sono ore ed ore di allenamento che comportano fatica.

L’allenamento è fatica! L’apostolo Paolo ci dice che per arrivare proprio alla fine e per vincere ci si deve allenare, e questo è un esempio

per tutti noi, perché la seduzione della vita facile, trovare un fine buono senza sforzo, è una tentazione. Voi con questo che avete fatto

oggi, e con l’allenamento che c’è dietro, ci date una testimonianza che la vita senza sforzarsi continuamente è una vita mediocre. Vi

ringrazio tanto del vostro esempio. Saluto i rappresentanti della Federazione Italiana Esercizi Spirituali ed auspico che quest’esperienza di

fede possa essere maggiormente vissuta in occasione del Giubileo della misericordia. Saluto i fedeli dell’Arcidiocesi di Trento,

accompagnati dall’Arcivescovo Mons. Luigi Bressan e dalle Autorità della Provincia Autonoma: vi rinnovo la mia riconoscenza per

l’allestimento del Presepio che tanti pellegrini hanno potuto ammirare nelle scorse settimane in Piazza San Pietro - ed oggi sarà l’ultimo

giorno -. A tutti auguro che il passaggio attraverso la Porta Santa, fatto con fede, trasformi i cuori di ciascuno e li apra alla carità operosa

verso i fratelli.

Rivolgo un pensiero affettuoso ai giovani, ai malati e agli sposi novelli. Oggi ricordiamo San Biagio, martire dell’Armenia. Questo santo

vescovo ci ricorda l’impegno di annunciare il Vangelo anche in condizioni difficili. Cari giovani, diventate coraggiosi testimoni della

vostra fede; cari ammalati, offrite la vostra croce quotidiana per la conversione dei lontani alla luce di Cristo; e voi, cari sposi novelli, siate

annunciatori del suo amore a partire dalla vostra famiglia.

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Papa Francesco Udienza generale: Il Giubileo nella Bibbia.Giustizia e condivisione2016-02-10 Vatican.va

PAPA FRANCESCO

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 10 febbraio 2016

[Multimedia ]

7. Il Giubileo nella Bibbia. Giustizia e condivisione

Cari fratelli e sorelle, buongiorno e buon cammino di Quaresima!

È bello e anche significativo avere questa udienza proprio in questo Mercoledì delle Ceneri. Incominciamo il cammino della Quaresima, e

oggi ci soffermiamo sull’antica istituzione del “giubileo”; è una cosa antica, attestata nella Sacra Scrittura. La troviamo in particolare nel

Libro del Levitico, che la presenta come un momento culminante della vita religiosa e sociale del popolo d’Israele.

Ogni 50 anni, «nel giorno dell’espiazione» (Lv 25,9), quando la misericordia del Signore veniva invocata su tutto il popolo, il suono del

corno annunciava un grande evento di liberazione. Leggiamo infatti nel libro del Levitico: «Dichiarerete santo il cinquantesimo anno e

proclamerete la liberazione nella terra per tutti i suoi abitanti. Sarà per voi un giubileo; ognuno di voi tornerà nella sua proprietà e nella

sua famiglia […] In quest’anno del giubileo ciascuno tornerà nella sua proprietà» (25,10.13). Secondo queste disposizioni, se qualcuno era

stato costretto a vendere la sua terra o la sua casa, nel giubileo poteva rientrarne in possesso; e se qualcuno aveva contratto debiti e,

impossibilitato a pagarli, fosse stato costretto a mettersi al servizio del creditore, poteva tornarsene libero alla sua famiglia e riavere tutte

le proprietà.

Era una specie di “condono generale”, con cui si permetteva a tutti di tornare nella situazione originaria, con la cancellazione di ogni

debito, la restituzione della terra, e la possibilità di godere di nuovo della libertà propria dei membri del popolo di Dio. Un popolo “santo”,

dove prescrizioni come quella del giubileo servivano a combattere la povertà e la disuguaglianza, garantendo una vita dignitosa per tutti e

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un’equa distribuzione della terra su cui abitare e da cui trarre sostentamento. L’idea centrale è che la terra appartiene originariamente a Dio

ed è stata affidata agli uomini (cfr Gen 1,28-29), e perciò nessuno può arrogarsene il possesso esclusivo, creando situazioni di

disuguaglianza. Questo, oggi, possiamo pensarlo e ripensarlo; ognuno nel suo cuore pensi se ha troppe cose. Ma perché non lasciare a

quelli che non hanno niente? Il dieci per cento, il cinquanta per cento… Io dico: che lo Spirito Santo ispiri ognuno di voi.

Con il giubileo, chi era diventato povero ritornava ad avere il necessario per vivere, e chi era diventato ricco restituiva al povero ciò che

gli aveva preso. Il fine era una società basata sull’uguaglianza e la solidarietà, dove la libertà, la terra e il denaro ridiventassero un bene

per tutti e non solo per alcuni, come accade adesso, se non sbaglio… Più o meno, le cifre non sono sicure, ma l’ottanta per cento delle

ricchezze dell’umanità sono nelle mani di meno del venti per cento della popolazione. È un giubileo – e questo lo dico ricordando la nostra

storia di salvezza – per convertirsi, perché il nostro cuore diventi più grande, più generoso, più figlio di Dio, con più amore. Vi dico una

cosa: se questo desiderio, se il giubileo non arriva alle tasche, non è un vero giubileo. Avete capito? E questo è nella Bibbia! Non lo

inventa questo Papa: è nella Bibbia. Il fine – come ho detto – era una società basata sull’uguaglianza e la solidarietà, dove la libertà, la

terra e il denaro diventassero un bene per tutti e non per alcuni. Infatti il giubileo aveva la funzione di aiutare il popolo a vivere una

fraternità concreta, fatta di aiuto reciproco. Possiamo dire che il giubileo biblico era un “giubileo di misericordia”, perché vissuto nella

ricerca sincera del bene del fratello bisognoso.

Nella stessa linea, anche altre istituzioni e altre leggi governavano la vita del popolo di Dio, perché si potesse sperimentare la misericordia

del Signore attraverso quella degli uomini. In quelle norme troviamo indicazioni valide anche oggi, che fanno riflettere. Ad esempio, la

legge biblica prescriveva il versamento delle “decime” che venivano destinate ai Leviti, incaricati del culto, i quali erano senza terra, e ai

poveri, agli orfani, alle vedove (cfr Dt 14,22-29). Si prevedeva cioè che la decima parte del raccolto, o dei proventi di altre attività, venisse

data a coloro che erano senza protezione e in stato di necessità, così da favorire condizioni di relativa uguaglianza all’interno di un popolo

in cui tutti dovevano comportarsi da fratelli.

C’era anche la legge concernente le “primizie”. Che cos’è questo? La prima parte del raccolto, la parte più preziosa, doveva essere

condivisa con i Leviti e gli stranieri (cfr Dt 18,4-5; 26,1-11), che non possedevano campi, così che anche per loro la terra fosse fonte di

nutrimento e di vita. «La terra è mia e voi siete presso di me come forestieri e ospiti», dice il Signore (Lv 25,23). Siamo tutti ospiti del

Signore, in attesa della patria celeste (cfr Eb 11,13-16; 1Pt 2,11), chiamati a rendere abitabile e umano il mondo che ci accoglie. E quante

“primizie” chi è più fortunato potrebbe donare a chi è in difficoltà! Quante primizie! Primizie non solo dei frutti dei campi, ma di ogni

altro prodotto del lavoro, degli stipendi, dei risparmi, di tante cose che si possiedono e che a volte si sprecano. Questo succede anche oggi.

Nell’Elemosineria apostolica arrivano tante lettere con un po’ di denaro: “Questa è una parte del mio stipendio per aiutare altri”. E questo

è bello; aiutare gli altri, le istituzioni di beneficenza, gli ospedali, le case di riposo…; dare anche ai forestieri, quelli che sono stranieri e

sono di passaggio. Gesù è stato di passaggio in Egitto.

E proprio pensando a questo, la Sacra Scrittura esorta con insistenza a rispondere generosamente alle richieste di prestiti, senza fare calcoli

meschini e senza pretendere interessi impossibili: «Se il tuo fratello che è presso di te cade in miseria ed è privo di mezzi, aiutalo, come un

forestiero e ospite, perché possa vivere presso di te. Non prendere da lui interessi, né utili; ma temi il tuo Dio e fa’ vivere il tuo fratello

presso di te. Non gli presterai il denaro a interesse, né gli darai il vitto ad usura» (Lv 25,35-37). Questo insegnamento è sempre attuale.

Quante famiglie sono sulla strada, vittime dell’usura! Per favore preghiamo, perché in questo giubileo il Signore tolga dal cuore di tutti noi

questa voglia di avere di più, l’usura. Che si ritorni ad essere generosi, grandi. Quante situazioni di usura siamo costretti a vedere e quanta

sofferenza e angoscia portano alle famiglie! E tante volte, nella disperazione, quanti uomini finiscono nel suicidio perché non ce la fanno e

non hanno la speranza, non hanno la mano tesa che li aiuti; soltanto la mano che viene a fargli pagare gli interessi. È un grave peccato

l’usura, è un peccato che grida al cospetto di Dio. Il Signore invece ha promesso la sua benedizione a chi apre la mano per dare con

larghezza (cfr Dt 15,10). Lui ti darà il doppio, forse non in soldi ma in altre cose, ma il Signore ti darà sempre il doppio.

Cari fratelli e sorelle, il messaggio biblico è molto chiaro: aprirsi con coraggio alla condivisione, e questo è misericordia! E se noi

vogliamo misericordia da Dio incominciamo a farla noi. È questo: incominciamo a farla noi tra concittadini, tra famiglie, tra popoli, tra

continenti. Contribuire a realizzare una terra senza poveri vuol dire costruire società senza discriminazioni, basate sulla solidarietà che

porta a condividere quanto si possiede, in una ripartizione delle risorse fondata sulla fratellanza e sulla giustizia. Grazie.

Saluti:

Je salue cordialement les pèlerins de langue française, en particulier les jeunes venus de Suisse et de France.

Nous entrons aujourd’hui en Carême. Je vous invite à prier les uns pour les autres en ce temps de conversion afin que nous puissions

ensemble expérimenter la miséricorde du Seigneur et la transmettre aux plus pauvres d’entre nous.

Que Dieu vous bénisse.

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[Saluto cordialmente i pellegrini di lingua francese, in particolare i giovani venuti dalla Svizzera e dalla Francia. Entriamo oggi nella

Quaresima. Vi invito a pregare gli uni per gli altri in questo tempo di conversione affinché possiamo insieme sperimentare la misericordia

del Signore e trasmetterla ai più poveri tra noi.

Che Dio vi benedica.]

I warmly greet the English-speaking pilgrims and visitors taking part in today’s Audience, in particular those from England, Ireland,

Croatia, Taiwan and the United States of America. I wish you a good Lenten journey, filled with acts of mercy, especially in this Jubilee

Year. May God bless you all!

[Saluto cordialmente i pellegrini di lingua inglese presenti a questa Udienza, particolarmente quelli provenienti da Inghilterra, Irlanda,

Croazia, Taiwan e Stati Uniti. Vi auguro un buon cammino di Quaresima, ricco di atti di misericordia, specialmente durante quest’Anno

giubilare. Dio vi benedica tutti!]

Gerne heiße ich die Pilger aus den Ländern deutscher Sprache wie auch aus Luxemburg, Belgien und den Niederlanden willkommen.

Besonders grüße ich die Ministranten der Diözese Bozen-Brixen in Begleitung von Bischof Ivo Muser als auch die Vereinigung Pro Petri

Sede. Liebe Freunde, in den kommenden Tagen werde ich Mexiko besuchen. Ich bitte euch, meine Apostolische Reise und die Begegnung

mit Patriarch Kyrill auf Kuba mit eurem Gebet zu begleiten. Vielen Dank! Ich wünsche euch einen guten Beginn der Fastenzeit.

[Do il benvenuto ai pellegrini provenienti dai paesi di lingua tedesca, come pure dal Lussemburgo, dal Belgio e dai Paesi Bassi. Saluto in

particolare i ministranti della Diocesi di Bolzano-Bressanone, accompagnati dal loro Vescovo Mons. Ivo Muser, nonché l’Associazione

Pro Petri Sede. Cari amici, nei prossimi giorni visiterò il Messico. Vi prego di accompagnare con la preghiera il mio Viaggio Apostolico e

l’incontro con il Patriarca Cirillo a Cuba. Grazie! Buon inizio della quaresima.]

Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española, en particular a los grupos provenientes de España y Latinoamérica. Al comenzar

hoy el tiempo de cuaresma, pidámosle al Señor que nos ayude a prepararnos para la Pascua abriendo nuestros corazones a su misericordia,

para que también nosotros sepamos vivirla en nuestra vida diaria, con las personas que nos rodean. Muchas gracias.

[Saluto cordialmente i pellegrini di lingua spagnola, in particolare i gruppi provenienti da Spagna e America latina. Iniziando oggi il

tempo di Quaresima, chiediamo al Signore che ci aiuti a prepararci per la Pasqua aprendo i nostri cuori alla sua misericordia, in modo

che sappiamo viverla nella vita quotidiana con le persone intorno a noi. Grazie mille.]

Com ânimo feliz e agradecido, saúdo os professores e os alunos das diversas comunidades escolares de Barreiro, Bragança, Coimbra e

Lisboa. Sobre vós e demais peregrinos de língua portuguesa, invoco a protecção da Virgem Maria. Que Ela vos tome pela mão durante os

próximos quarenta dias, ajudando-vos a ficar mais parecidos com Jesus ressuscitado. Desejo-vos uma santa e frutuosa Quaresma!

[Con animo gioioso e riconoscente, saluto i professori e gli alunni delle diverse comunità scolastiche di Barreiro, Bragança, Coimbrae

Lisboa. Su di voi e su tutti gli altri pellegrini di lingua portoghese, invoco la protezione della Vergine Maria: Ella vi prenda per mano

lungo i prossimi quaranta giorni, aiutandovi a diventare più simili a Gesù risorto. Vi auguro una Quaresima santa e ricca di frutti.]

أرحب بالحجاج الناطقين باللغة العربية، وخاصة بالقادمين منالشرق األوسط والسيما بأفراد جوقة القديسة رفقا القادمين من لبنان! أيها اإلخوة واألخوات األعزاء، يشكل الصوم

فرصة مناسبة لتعميق حياتكم الروحية: لتكن ممارسة الصوم عضدا لتهذيب أنفسكم؛ والصالة وسيلة لتشعروا بحضور هللا المحب وأعمال الرحمة لتعيشوا حياتكم وتفتحوها على

!حاجات اإلخوة! صوم مبارك وليبارككم الرب

[Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua araba, in particolare a quelli provenienti dal Medio Oriente, soprattutto ai membri

del coro “Santa Rafka” provenienti dal Libano! Cari fratelli e sorelle, la Quaresima è un tempo favorevole per intensificare la vostra vita

spirituale: la pratica del digiuno vi sia di aiuto per acquisire padronanza su voi stessi; la preghiera sia per voi il mezzo per sentire la

presenza amorevole di Dio; le opere di misericordia vi aiutino a vivere la vostra vita aprendola alle necessità dei fratelli! Buona

Quaresima e il Signore vi benedica!]

Pozdrawiam polskich pielgrzymów. Dziś rozpoczynamy Wielki Post Roku Jubileuszowego Miłosierdzia. Jest to szczególnie sposobny

czas, aby prosić Pana o łaskę przebaczenia każdego zła, i by spełniać z otwartym i szczerym sercem dzieła miłosierdzia dla innych.

Bądźcie miłosierni jak Ojciec! Jego błogosławieństwo niech Wam stale towarzyszy! Niech będzie pochwalony Jezus Chrystus!

[Saluto i pellegrini polacchi. Oggi iniziamo la Quaresima dell’Anno Giubilare della Misericordia. È un tempo particolarmente opportuno

per chiedere al Signore la grazia del perdono di ogni male, e per realizzare con cuore aperto e sincero le opere di misericordia verso gli

altri. Siate misericordiosi come il Padre! La Sua benedizione vi accompagni sempre! Sia lodato Gesù Cristo!]

APPELLO

Domani, memoria della Beata Vergine Maria di Lourdes, ricorre la XXIVa Giornata Mondiale del Malato, che avrà la sua celebrazione

culminante a Nazareth. Nel messaggio di quest’anno abbiamo riflettuto sul ruolo insostituibile di Maria alle nozze di Cana: «Qualsiasi

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cosa vi dica, fátela» (Gv 2,5). Nella sollecitudine di Maria si rispecchia la tenerezza di Dio e l’immensa bontà di Gesù Misericordioso.

Invito a pregare per gli ammalati e a far sentire loro il nostro amore. La stessa tenerezza di Maria sia presente nella vita di tante persone

che si trovano accanto ai malati sapendo cogliere i loro bisogni, anche quelli più impercettibili, perché visti con occhi pieni di amore.

Rivolgo un cordiale benvenuto ai fedeli di lingua italiana. Saluto in particolare i Direttori Diocesani delle Pontificie Opere Missionarie; le

Francescane dell’Immacolata Concezione di Lipari; l’Associazione Mani Tese e gli insegnanti di religione della Diocesi di Concordia-

Pordenone. Saluto i gruppi parrocchiali e gli studenti delle Scuole L’Arca di Legnano e Don Luigi Monza di Cislago. Vi esorto a ravvivare

la fede con il passaggio attraverso la Porta Santa, per essere testimoni dell’amore del Signore con concrete opere di carità. Dopodomani

inizierò il viaggio apostolico in Messico , ma prima mi recherò a L’Avana per incontrare il mio caro fratello Cirillo. Affido alle preghiere

di tutti voi sia l’incontro con il Patriarca Cirillo sia il viaggio in Messico.

Un pensiero speciale rivolgo ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli. Oggi, Mercoledì delle Ceneri, inizia il cammino quaresimale.

Cari giovani, vi auguro di vivere questo tempo di grazia come un ritorno al Padre Misericordioso, che tutti attende a braccia aperte. Cari

ammalati, vi incoraggio ad offrire le vostre sofferenze per la conversione di quanti vivono lontani da Dio; ed invito voi, cari sposi novelli,

a costruire sulla salda roccia dell’amore divino la vostra nuova famiglia.

4 di 4 23/11/2016 21:45

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Udienza Giubilare: Misericordia e Impegno2016-02-20 Vatican.va

GIUBILEO STRAORDINARIO DELLA MISERICORDIA

PAPA FRANCESCO

UDIENZA GIUBILARE

Piazza San Pietro

Sabato, 20 febbraio 2016

[Multimedia ]

Misericordia e Impegno

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Il Giubileo della Misericordia è una vera opportunità per entrare in profondità all’interno del mistero della bontà e dell’amore di Dio. In

questo tempo di Quaresima, la Chiesa ci invita a conoscere sempre di più il Signore Gesù, e a vivere in maniera coerente la fede con uno

stile di vita che esprima la misericordia del Padre. E’ un impegno che siamo chiamati ad assumere per offrire a quanti incontriamo il segno

concreto della vicinanza di Dio. La mia vita, il mio atteggiamento, il modo di andare per la vita deve essere proprio un segno concreto del

fatto che Dio è vicino a noi. Piccoli gesti di amore, di tenerezza, di cura, che fanno pensare che il Signore è con noi, è vicino a noi. E così

si apre la porta della misericordia.

Oggi vorrei soffermarmi brevemente a riflettere con voi sul tema di questa parola che ho detto: il tema dell’impegno. Che cos’è un

impegno? E cosa significa impegnarsi? Quando mi impegno, vuol dire che assumo una responsabilità, un compito verso qualcuno; e

significa anche lo stile, l’atteggiamento di fedeltà e di dedizione, di attenzione particolare con cui porto avanti questo compito. Ogni

giorno ci è chiesto di mettere impegno nelle cose che facciamo: nella preghiera, nel lavoro, nello studio, ma anche nello sport, nelle

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attività libere… Impegnarsi, insomma, vuol dire mettere la nostra buona volontà e le nostre forze per migliorare la vita.

E anche Dio si è impegnato con noi. Il suo primo impegno è stato quello di creare il mondo, e nonostante i nostri attentati per rovinarlo – e

sono tanti -, Egli si impegna a mantenerlo vivo. Ma il suo impegno più grande è stato quello di donarci Gesù. Questo è il grande impegno

di Dio! Sì, Gesù è proprio l’impegno estremo che Dio ha assunto nei nostri confronti. Lo ricorda anche san Paolo quando scrive che Dio

«non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha consegnato per tutti noi» (Rm 8,32). E, in forza di questo, insieme a Gesù il Padre ci donerà

ogni cosa di cui abbiamo bisogno.

E come si è manifestato questo impegno di Dio per noi? E’ molto semplice verificarlo nel Vangelo. In Gesù, Dio si è impegnato in

maniera completa per restituire speranza ai poveri, a quanti erano privi di dignità, agli stranieri, agli ammalati, ai prigionieri, e ai peccatori

che accoglieva con bontà. In tutto questo, Gesù era espressione vivente della misericordia del Padre. E vorrei accennare questo: Gesù

accoglieva con bontà i peccatori. Se noi pensiamo in modo umano, il peccatore sarebbe un nemico di Gesù, un nemico di Dio, ma Lui si

avvicinava a loro con bontà, li amava e cambiava loro il cuore. Tutti noi siamo peccatori: tutti! Tutti abbiamo davanti a Dio qualche colpa.

Ma non dobbiamo avere sfiducia: Lui si avvicina proprio per darci il conforto, la misericordia, il perdono. E’ questo l’impegno di Dio e

per questo ha mandato Gesù: per avvicinarsi a noi, a tutti noi e aprire la porta del suo amore, del suo cuore, della sua misericordia. E

questo è molto bello. Molto bello!

A partire dall’amore misericordioso con il quale Gesù ha espresso l’impegno di Dio, anche noi possiamo e dobbiamo corrispondere al suo

amore con il nostro impegno. E questo soprattutto nelle situazioni di maggiore bisogno, dove c’è più sete di speranza. Penso – per esempio

- al nostro impegno con le persone abbandonate, con quanti portano handicap molto pesanti, con i malati più gravi, con i moribondi, con

quanti non sono in grado di esprimere riconoscenza… In tutte queste realtà noi portiamo la misericordia di Dio attraverso un impegno di

vita, che è testimonianza della nostra fede in Cristo. Dobbiamo sempre portare quella carezza di Dio - perché Dio ci ha accarezzati con la

sua misericordia - portarla agli altri, a quelli che hanno bisogno, a quelli che hanno una sofferenza nel cuore o sono tristi: avvicinarsi con

quella carezza di Dio, che è la stessa che Lui ha dato a noi.

Che questo Giubileo possa aiutare la nostra mentre e il nostro cuore a toccare con mano l’impegno di Dio per ciascuno di noi, e grazie a

questo trasformare la nostra vita in un impegno di misericordia per tutti.

Saluti:

Je salue cordialement les pèlerins de langue française, en particulier le groupe de la Diaconie de la Beauté, avec Monseigneur Robert Le

Gall, Archevêque de Toulouse.

Que ce Jubilé de la miséricorde nous permette de comprendre l’engagement de Dieu pour chacun de nous, et qu’il transforme notre vie

dans un engagement de miséricorde envers tous.

Que Dieu vous bénisse.

[Saluto cordialmente i pellegrini di lingua francese, in particolare il gruppo della Diaconia della Bellezza, con Mons. Robert Le Gall,

Arcivescovo di Tolosa. Che questo Giubileo della misericordia ci permetta di comprendere l’impegno di Dio per ciascuno di noi e

trasformi la nostra vita in un impegno di misericordia verso tutti.

Che Dio vi benedica.]

I greet the English-speaking pilgrims and visitors taking part in today’s Audience, especially those from Scotland, Norway and Latvia.

With prayerful good wishes that the present Jubilee of Mercy will be a moment of grace and spiritual renewal for you and your families, I

invoke upon all of you joy and peace in our Lord Jesus Christ. God bless you all!

[Saluto i pellegrini di lingua inglese presenti all’odierna Udienza, specialmente quelli provenienti da Scozia, Norvegia e Lettonia. Con

fervidi auguri che il presente Giubileo della Misericordia sia per voi e per le vostre famiglie un tempo di grazia e di rinnovamento

spirituale, invoco su voi tutti la gioia e pace del Signore Gesù. Dio vi benedica!]

Einen herzlichen Gruß richte ich an alle Pilger deutscher Sprache. Mit Hilfe der seligen Jungfrau Maria, der Mutter der Barmherzigkeit,

wollen auch wir die Gabe der Barmherzigkeit zu unserer Aufgabe machen. Gott segne euch alle.

[Rivolgo un cordiale saluto a tutti i pellegrini di lingua tedesca. Con l’aiuto della beata Vergine Maria, Madre della Misericordia,

prendiamo anche noi l’impegno del dono della misericordia. Dio vi benedica tutti.]

Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española, así como a los grupos venidos de España y Latinoamérica. Que este Jubileo

pueda ayudarnos a experimentar el compromiso de Dios sobre cada uno de nosotros y, gracias a ello, transformar nuestra vida en un

compromiso de misericordia para todos. Muchas gracias.

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Amados peregrinos de língua portuguesa, a minha saudação fraterna para todos vós. Ao realizardes esta peregrinação jubilar, que Deus

vos abençoe com uma grande coragem para abraçardes diariamente a vossa cruz e um vivo anseio de santidade para iluminardes com a

esperança a cruz dos outros irmãos. Conto com as vossas orações por mim! Bom caminho de Quaresma!

[Carissimi pellegrini di lingua portoghese, un fraterno saluto a tutti voi. Nel compiere questo pellegrinaggio giubilare, Dio vi benedica

con un coraggio grande per abbracciare quotidianamente la vostra croce e con un vivo anelito di santità per illuminare di speranza la

croce degli altri fratelli. Conto sulle vostre preghiere per me. Buon cammino di Quaresima!]

رحمته منأرحب بالحجاج الناطقين باللغة العربية، وخاصة بالقادمين منالشرق األوسط. أيها اإلخوة واألخوات األعزاء، يسوع هو التعبير عن التزام هللا معنا، لنبادله محبته ولنحل

!خالل التزام حياة يكون شهادة إليماننا بالمسيح. ليبارككم الرب

[Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua araba, in particolare a quelli provenienti dal Medio Oriente! Cari fratelli e sorelle,

Gesù è l’espressione dell’impegno di Dio con noi, corrispondiamo al suo amore e portiamo la sua misericordia attraverso un impegno di

vita che è testimonianza della nostra fede in Cristo. Il Signore vi benedica!]

Pozdrawiam serdecznie przybyłych na tę audiencję pielgrzymów polskich. Siostra Faustyna w swoim „Dzienniczku” zanotowała słowa

Pana Jezusa: „Córko moja, patrz w miłosierne serce moje i odbijaj litość jego we własnym sercu i czynie, abyś i ty, która głosisz światu

miłosierdzie moje, sama nim płonęła” (n.1688). Bracia i siostry, doświadczając, szczególnie teraz podczas Wielkiego Postu, tajemnicy

Bożego Miłosierdzia, my również bądźmy miłosierni dla innych, przebaczając im ich przewinienia. Niech będzie pochwalony Jezus

Chrystus.

[Saluto cordialmente i pellegrini polacchi venuti a quest’udienza. Santa Faustina nel suo “Diario” annotò le parole di Gesù: “Figlia mia,

osserva il mio cuore misericordioso e riproduci nel tuo cuore e nelle tue azioni la sua pietà, in modo che tu stessa, che proclami nel

mondo la mia misericordia, ne sia infiammata” (n. 1688). Fratelli e sorelle, sperimentando, in modo particolare durante questa

Quaresima, il mistero della Divina misericordia, cerchiamo anche noi di essere misericordiosi con gli altri, perdonando le offese ricevute.

Sia lodato Gesù Cristo.]

Porgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. Sono lieto di accogliere i fedeli delle Diocesi di Vigevano e Trani-Barletta-

Bisceglie, accompagnati dai loro Pastori Mons. Gervasoni e Mons. Pichierri. Saluto le Federazioni dei Donatori di Sangue, dei Genitori

oncoematologia pediatrica e dei motociclisti italiani come pure l’Associazione delle società di mutuo soccorso. Saluto il Consorzio

Agrario di Cremona e i fedeli della parrocchia San Policarpo di Roma. Il Giubileo della misericordia sia per tutti un’opportunità per

riscoprire l’importanza della fede e per diffondere nella quotidianità la bellezza dell’amore di Dio per ogni uomo.

Rivolgo un pensiero speciale ai giovani, ai malati e agli sposi novelli. Lunedì prossimo sarà la festa della Cattedra dell’Apostolo Pietro,

giorno di speciale comunione dei credenti con il Successore di San Pietro e con la Santa Sede. Tale ricorrenza, in questo Anno Santo, sarà

anche giornata giubilare per la Curia Romana, che opera quotidianamente a servizio del popolo cristiano. Vi esorto a perseverare nella

preghiera a favore del mio universale Ministero e vi ringrazio per il vostro impegno nell’edificazione quotidiana della comunità ecclesiale.

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Papa Francesco: Misericordia e Potere24-02-2016 Vatican.va

PAPA FRANCESCO

UDIENZA GENERALE

Piazza San Pietro

Mercoledì, 24 febbraio 2016

[Multimedia ]

8. Misericordia e Potere

Cari fratelli e sorelle, buongiorno.

Proseguiamo le catechesi sulla misericordia nella Sacra Scrittura. In diversi passi si parla dei potenti, dei re, degli uomini che stanno “in

alto”, e anche della loro arroganza e dei loro soprusi. La ricchezza e il potere sono realtà che possono essere buone e utili al bene comune,

se messe al servizio dei poveri e di tutti, con giustizia e carità. Ma quando, come troppo spesso avviene, vengono vissute come privilegio,

con egoismo e prepotenza, si trasformano in strumenti di corruzione e morte. È quanto accade nell’episodio della vigna di Nabot, descritto

nel Primo Libro dei Re, al capitolo 21, su cui oggi ci soffermiamo.

In questo testo si racconta che il re d’Israele, Acab, vuole comprare la vigna di un uomo di nome Nabot, perché questa vigna confina con il

palazzo reale. La proposta sembra legittima, persino generosa, ma in Israele le proprietà terriere erano considerate quasi inalienabili.

Infatti il libro del Levitico prescrive: «Le terre non si potranno vendere per sempre, perché la terra è mia e voi siete presso di me come

forestieri e ospiti» (Lv 25,23). La terra è sacra, perché è un dono del Signore, che come tale va custodito e conservato, in quanto segno

della benedizione divina che passa di generazione in generazione e garanzia di dignità per tutti. Si comprende allora la risposta negativa di

Nabot al re: «Mi guardi il Signore dal cederti l’eredità dei miei padri» (1 Re 21,3).

Il re Acab reagisce a questo rifiuto con amarezza e sdegno. Si sente offeso - lui è il re, il potente -, sminuito nella sua autorità di sovrano, e

frustrato nella possibilità di soddisfare il suo desiderio di possesso. Vedendolo così abbattuto, sua moglie Gezabele, una regina pagana che

aveva incrementato i culti idolatrici e faceva uccidere i profeti del Signore (cfr 1 Re 18,4), - non era brutta, era cattiva! - decide di

intervenire. Le parole con cui si rivolge al re sono molto significative. Sentite la cattiveria che è dietro questa donna: «Tu eserciti così la

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potestà regale su Israele? Alzati, mangia e il tuo cuore gioisca. Te la farò avere io la vigna di Nabot di Izreel» (v. 7). Ella pone l’accento

sul prestigio e sul potere del re, che, secondo il suo modo di vedere, viene messo in discussione dal rifiuto di Nabot. Un potere che lei

invece considera assoluto, e per il quale ogni desiderio del re potente diventa un ordine. Il grande Sant’Ambrogio ha scritto un piccolo

libro su questo episodio. Si chiama “Nabot”. Ci farà bene leggerlo in questo tempo di Quaresima. È molto bello, è molto concreto.

Gesù, ricordando queste cose, ci dice: «Voi sapete che i governanti delle nazioni dominano su di esse e i capi le opprimono. Tra voi non

sarà così; ma chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo»

(Mt 20,25-27). Se si perde la dimensione del servizio, il potere si trasforma in arroganza e diventa dominio e sopraffazione. E’ proprio ciò

che accade nell’episodio della vigna di Nabot. Gezabele, la regina, in modo spregiudicato, decide di eliminare Nabot e mette in opera il

suo piano. Si serve delle apparenze menzognere di una legalità perversa: spedisce, a nome del re, delle lettere agli anziani e ai notabili

della città ordinando che dei falsi testimoni accusino pubblicamente Nabot di avere maledetto Dio e il re, un crimine da punire con la

morte. Così, morto Nabot, il re può impadronirsi della sua vigna. E questa non è una storia di altri tempi, è anche storia d’oggi, dei potenti

che per avere più soldi sfruttano i poveri, sfruttano la gente. È la storia della tratta delle persone, del lavoro schiavo, della povera gente che

lavora in nero e con il salario minimo per arricchire i potenti. È la storia dei politici corrotti che vogliono più e più e più! Per questo dicevo

che ci farà bene leggere quel libro di Sant’Ambrogio su Nabot, perché è un libro di attualità.

Ecco dove porta l’esercizio di un’autorità senza rispetto per la vita, senza giustizia, senza misericordia. Ed ecco a cosa porta la sete di

potere: diventa cupidigia che vuole possedere tutto. Un testo del profeta Isaia è particolarmente illuminante al riguardo. In esso, il Signore

mette in guardia contro l’avidità i ricchi latifondisti che vogliono possedere sempre più case e terreni. E dice il profeta Isaia:

«Guai a voi, che aggiungete casa a casa

e unite campo a campo,

finché non vi sia più spazio,

e così restate soli

ad abitare nel paese» (Is 5,8).

E il profeta Isaia non era comunista! Dio, però, è più grande della malvagità e dei giochi sporchi fatti dagli esseri umani. Nella sua

misericordia invia il profeta Elia per aiutare Acab a convertirsi. Adesso voltiamo pagina, e come segue la storia? Dio vede questo crimine

e bussa anche al cuore di Acab e il re, messo davanti al suo peccato, capisce, si umilia e chiede perdono. Che bello sarebbe se i potenti

sfruttatori di oggi facessero lo stesso! Il Signore accetta il suo pentimento; tuttavia, un innocente è stato ucciso, e la colpa commessa avrà

inevitabili conseguenze. Il male compiuto infatti lascia le sue tracce dolorose, e la storia degli uomini ne porta le ferite.

La misericordia mostra anche in questo caso la via maestra che deve essere perseguita. La misericordia può guarire le ferite e può

cambiare la storia. Apri il tuo cuore alla misericordia! La misericordia divina è più forte del peccato degli uomini. È più forte, questo è

l’esempio di Acab! Noi ne conosciamo il potere, quando ricordiamo la venuta dell’Innocente Figlio di Dio che si è fatto uomo per

distruggere il male con il suo perdono. Gesù Cristo è il vero re, ma il suo potere è completamente diverso. Il suo trono è la croce. Lui non

è un re che uccide, ma al contrario dà la vita. Il suo andare verso tutti, soprattutto i più deboli, sconfigge la solitudine e il destino di morte

a cui conduce il peccato. Gesù Cristo con la sua vicinanza e tenerezza porta i peccatori nello spazio della grazia e del perdono. E questa è

la misericordia di Dio.

Saluti:

Je suis heureux de saluer les pèlerins francophones, venus de Belgique et de France, en particulier les séminaristes de Bayonne et les

pèlerins des diocèses d’Agen et de Pontoise, avec leurs évêques, ainsi que de Corse et de plusieurs autres régions. Au cours de ce temps du

Carême, je vous invite à accueillir la miséricorde de Dieu dans vos vies, et à suivre Jésus à la rencontre des plus faibles et des plus petits.

Que Dieu vous bénisse !

Je vous invite tous à être d’authentiques missionnaires de la miséricorde pour que l’Evangile puisse toucher le cœur des personnes et les

ouvrir à la grâce de l’amour de Dieu. Que Dieu vous bénisse

[Sono lieto di accogliere i pellegrini di lingua francese, venuti da Belgio e Francia, in particolare i seminaristi di Bayonne e i fedeli delle

Diocesi d’Agen et de Pontoise, con i loro Vescovi, come pure dalla Corsica e diverse altre regioni. Nel corso di questo tempo di

Quaresima, vi invito ad accogliere la misericordia di Dio nelle vostre vite, e a seguire Gesù nell’incontro dei più deboli e dei più piccoli.

Che Dio vi benedica!

Vi invito tutti ad essere autentici missionari della misericordia perché il Vangelo possa toccare i cuori delle persone e aprirli alla grazia

dell’amore di Dio. Che Dio vi benedica!]

I greet the English-speaking pilgrims and visitors taking part in today’s Audience, especially those from England, Scotland, Ireland,

Sweden, Gabon, Mozambique and the United States of America. With prayerful good wishes that the present Jubilee of Mercy will be a

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moment of grace and spiritual renewal for you and your families, I invoke upon all of you joy and peace in our Lord Jesus Christ. God

bless you all!

[Saluto i pellegrini di lingua inglese presenti all’odierna Udienza, specialmente quelli provenienti da Inghilterra, Scozia, Irlanda, Svezia,

Gabon, Mozambico e Stati Uniti d’America. Con fervidi auguri che il presente Giubileo della Misericordia sia per voi e per le vostre

famiglie un tempo di grazia e di rinnovamento spirituale, invoco su voi tutti la gioia e pace del Signore Gesù. Dio vi benedica!]

Herzlich grüße ich die Pilger deutscher Sprache, insbesondere die Gruppe von Studierenden der Theologie und des Kirchenrechts der

Universität Wien. Ich lade euch ein, im Alltag Solidarität mit den Schwachen zu üben und die Schöpfung als Erbe für unsere Kinder zu

bewahren. Der Herr segne euch und eure Familien.

[Saluto cordialmente i pellegrini di lingua tedesca, in particolare il gruppo di studenti di teologia e diritto canonico dell’Università di

Vienna. Vi invito a praticare, nella vita quotidiana, la solidarietà con i deboli e la tutela del creato come patrimonio per i nostri figli. Il

Signore benedica voi e le vostre famiglie.]

Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española, en especial a los grupos provenientes de España y Latinoamérica. Que el

ejemplo de Jesús transforme nuestra concepción de poder para que siempre vivamos nuestra responsabilidad como un servicio, en el que

manifestar su misericordia a los demás.

[Saluto cordialmente i pellegrini di lingua spagnola, in particolare i gruppi provenienti da Spagna e America latina. Che l’esempio di

Gesù trasformi la nostra concezione del potere affinché viviamo sempre la nostra responsabilità come un servizio, nel quale manifestare

misericordia verso gli altri.]

Saúdo os peregrinos de língua portuguesa, particularmente os fiéis de Leiria-Fátima, Nova Oeiras e Lisboa, bem como os fiéis vindos do

Brasil. Faço votos de que a vossa peregrinação quaresmal a Roma fortaleça em todos a fé e consolide, no amor divino, os vínculos de cada

um com a sua família, com a comunidade eclesial e com a sociedade. Que Nossa Senhora vos acompanhe e proteja!

[Saluto i pellegrini di lingua portoghese, in particolare i fedeli di Leiria-Fátima, di Nova Oeiras e Lisboa, come pure quelli venuti dal

Brasile. Auguro che il vostro pellegrinaggio quaresimale a Roma fortifichi in tutti la fede e rafforzi, nell’amore divino, i vincoli di

ciascuno con la sua famiglia, con la comunità ecclesiale e con la società. La Madonna vi accompagni e protegga.]

ها أن تشفيأرحب بالحجاج الناطقين باللغة العربية، وخاصة بالقادمين منالشرق األوسط. أيها اإلخوة واألخوات األعزاء، تذكروا دائما أن الرحمة اإللهية أقوى من خطيئتنا وبإمكان

!جراحنا وتغير تاريخنا. ليبارككم الرب

[Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua araba, in particolare a quelli provenienti dal Medio Oriente! Cari fratelli e sorelle,

ricordatevi sempre che la misericordia divina è più forte del nostro peccato, essa può guarire le nostre ferite e cambiare la nostra storia.

Il Signore vi benedica!]

Serdecznie pozdrawiam polskich pielgrzymów. Dziś, na wielkopostnej drodze w Roku Miłosierdzia, robimy rachunek sumienia i pytamy

się, na ile na nasz sposób myślenia, wartościowania i działania wpływa pokusa nadużywania władzy albo korzystania z przywilejów.

Patrzmy na Jezusa, który stał się posłusznym sługą Ojca i ludzi, i uczmy się służyć wszystkim, którzy potrzebują naszej pomocy! Niech

wam towarzyszy łaska i błogosławieństwo Pana!

[Saluto cordialmente i pellegrini polacchi. Oggi, nel cammino quaresimale dell’Anno della Misericordia, facciamo l’esame di coscienza e

domandiamoci quanto nel nostro modo di pensare, di valutare e di agire influisce la tentazione di abusare del potere sugli altri o di

approfittare dei privilegi. Guardiamo Gesù che si è fatto servo ubbidiente del Padre e degli uomini e impariamo a servire tutti coloro che

hanno bisogno del nostro aiuto! Vi accompagni la grazia e la benedizione del Signore!]

Srdečne vítam pútnikov zo Slovenska.

Bratia a sestry, apoštol Pavol vyzýva: „V mene Krista vás prosíme: zmierte sa s Bohom“. Počujme toto pozvanie, ktoré je adresované

každému z nás a ochotne ho nasledujme.

S láskou žehnám vás i vaše rodiny vo vlasti.

[Do un cordiale benvenuto ai pellegrini provenienti dalla Slovacchia.

Fratelli e sorelle, l’Apostolo Paolo invita: “Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio.” Sentiamo questo

richiamo rivolto personalmente a ciascuno di noi e mettiamolo in pratica con generosità.

Con affetto benedico voi e le vostre famiglie in Patria.]

Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. Sono lieto di salutare i Vescovi amici del Movimento dei Focolari, riuniti

per l’annuale convegno, esortandoli a tenere sempre vivo nel ministero apostolico il carisma dell’unità, in comunione con il Successore di

Pietro. Saluto i fedeli della Diocesi di Cremona, accompagnati dal Vescovo Mons. Antonio Napolioni; la Comunità Giovanni XXIII con il

Vescovo di Rimini Mons. Francesco Lambiasi e gli ex-operai della Videocon di Anagni.

Auspico che tutti, in questo Anno Santo della misericordia, vivano ogni forma di potere come servizio per Dio e per i fratelli, con i criteri

dell’amore alla giustizia e del servizio al bene comune.

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Saluto infine i giovani, gli ammalati e gli sposi novelli. La Quaresima è un tempo favorevole per intensificare la vita spirituale: la pratica

del digiuno vi sia di aiuto, cari giovani, per acquisire maggiore padronanza su voi stessi; la preghiera sia per voi, cari ammalati, il mezzo

per affidare a Dio le vostre sofferenze e sentirlo sempre vicino; le opere di misericordia, infine, aiutino voi, cari sposi novelli, a vivere la

vostra esistenza coniugale aprendola alle necessità dei fratelli.

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Udienza Generale: Misericordia e Correzione2016-02-03 Vatican.va

PAPA FRANCESCO

UDIENZA GENERALE

Piazza San Pietro

Mercoledì, 2 marzo 2016

[Multimedia ]

9. Misericordia e Correzione

Cari fratelli e sorelle, buongiorno.

Parlando della misericordia divina, abbiamo più volte evocato la figura del padre di famiglia, che ama i suoi figli, li aiuta, se ne prende

cura, li perdona. E come padre, li educa e li corregge quando sbagliano, favorendo la loro crescita nel bene.

È così che viene presentato Dio nel primo capitolo del profeta Isaia, in cui il Signore, come padre affettuoso ma anche attento e severo, si

rivolge ad Israele accusandolo di infedeltà e corruzione, per riportarlo sulla via della giustizia. Inizia così il nostro testo:

«Udite, o cieli, ascolta, o terra,

così parla il Signore:

“Ho allevato e fatto crescere figli,

ma essi si sono ribellati contro di me.

Il bue conosce il suo proprietario

e l’asino la greppia del suo padrone,

ma Israele non conosce,

il mio popolo non comprende”» (1,2-3).

Dio, mediante il profeta, parla al popolo con l’amarezza di un padre deluso: ha fatto crescere i suoi figli, ed ora loro si sono ribellati contro

di Lui. Persino gli animali sono fedeli al loro padrone e riconoscono la mano che li nutre; il popolo invece non riconosce più Dio, si rifiuta

di comprendere. Pur ferito, Dio lascia parlare l’amore, e si appella alla coscienza di questi figli degeneri perché si ravvedano e si lascino di

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nuovo amare. Questo è quello che fa Dio! Ci viene incontro perché noi ci lasciamo amare da Lui dal nostro Dio.

La relazione padre-figlio, a cui spesso i profeti fanno riferimento per parlare del rapporto di alleanza tra Dio e il suo popolo, si è snaturata.

La missione educativa dei genitori mira a farli crescere nella libertà, a renderli responsabili, capaci di compiere opere di bene per sé e per

gli altri. Invece, a causa del peccato, la libertà diventa pretesa di autonomia, pretesa di orgoglio, e l’orgoglio porta alla contrapposizione e

all’illusione di autosufficienza.

Ecco allora che Dio richiama il suo popolo: “Avete sbagliato strada”. Affettuosamente e amaramente dice il “mio” popolo. Dio mai

rinnega noi; noi siamo il suo popolo, il più cattivo degli uomini, la più cattiva delle donne, i più cattivi dei popoli sono suoi figli. E questo

è Dio: mai, mai rinnega noi! Dice sempre: “Figlio, vieni”. E questo è l’amore di nostro Padre; questa la misericordia di Dio. Avere un

padre così ci dà speranza, ci dà fiducia. Questa appartenenza dovrebbe essere vissuta nella fiducia e nell’obbedienza, con la

consapevolezza che tutto è dono che viene dall’amore del Padre. E invece, ecco la vanità, la stoltezza e l’idolatria.

Perciò ora il profeta si rivolge direttamente a questo popolo con parole severe per aiutarlo a capire la gravità della sua colpa:

«Guai, gente peccatrice, […] figli corrotti!

Hanno abbandonato il Signore,

hanno disprezzato il Santo d’Israele,

si sono voltati indietro» (v. 4).

La conseguenza del peccato è uno stato di sofferenza, di cui subisce le conseguenze anche il paese, devastato e reso come un deserto, al

punto che Sion – cioè Gerusalemme - diventa inabitabile. Dove c’è rifiuto di Dio, della sua paternità, non c’è più vita possibile, l’esistenza

perde le sue radici, tutto appare pervertito e annientato. Tuttavia, anche questo momento doloroso è in vista della salvezza. La prova è data

perché il popolo possa sperimentare l’amarezza di chi abbandona Dio, e quindi confrontarsi con il vuoto desolante di una scelta di morte.

La sofferenza, conseguenza inevitabile di una decisione autodistruttiva, deve far riflettere il peccatore per aprirlo alla conversione e al

perdono.

E questo è il cammino della misericordia divina: Dio non ci tratta secondo le nostre colpe (cfr Sal 103,10). La punizione diventa lo

strumento per provocare a riflettere. Si comprende così che Dio perdona il suo popolo, fa grazia e non distrugge tutto, ma lascia aperta

sempre la porta alla speranza. La salvezza implica la decisione di ascoltare e lasciarsi convertire, ma rimane sempre dono gratuito. Il

Signore, quindi, nella sua misericordia, indica una strada che non è quella dei sacrifici rituali, ma piuttosto della giustizia. Il culto viene

criticato non perché inutile in sé stesso, ma perché, invece di esprimere la conversione, pretende di sostituirla; e diventa così ricerca della

propria giustizia, creando l’ingannevole convinzione che siano i sacrifici a salvare, non la misericordia divina che perdona il peccato. Per

capirla bene: quando uno è ammalato va dal medico; quando uno si sente peccatore va dal Signore. Ma se invece di andare dal medico, va

dallo stregone non guarisce. Tante volte non andiamo dal Signore, ma preferiamo andare per strade sbagliate, cercando al di fuori di Lui

una giustificazione, una giustizia, una pace. Dio, dice il profeta Isaia, non gradisce il sangue di tori e di agnelli (v. 11), soprattutto se

l’offerta è fatta con mani sporche del sangue dei fratelli (v. 15). Ma io penso alcuni benefattori della Chiesa che vengono con l’offerta -

“Prenda per la Chiesa questa offerta”- è frutto del sangue di tanta gente sfruttata, maltrattata, schiavizzata con il lavoro malpagato! Io dirò

a questa gente: “Per favore, portati indietro il tuo assegno, brucialo”. Il popolo di Dio, cioè la Chiesa, non ha bisogno di soldi sporchi, ha

bisogno di cuori aperti alla misericordia di Dio. È necessario avvicinarsi a Dio con mani purificate, evitando il male e praticando il bene e

la giustizia. Che bello come finisce il profeta:

«Cessate di fare il male

imparate a fare il bene,

cercate la giustizia,

soccorrete l’oppresso,

rendete giustizia all’orfano,

difendete la causa della vedova» (vv. 16-17).

Pensate ai tanti profughi che sbarcano in Europa e non sanno dove andare. Allora, dice il Signore, i peccati, anche se fossero scarlatti,

diventeranno bianchi come la neve, e candidi come la lana, e il popolo potrà nutrirsi dei beni della terra e vivere nella pace (v. 19).

È questo il miracolo del perdono che Dio; il perdono che Dio come Padre, vuole donare al suo popolo. La misericordia di Dio è offerta a

tutti, e queste parole del profeta valgono anche oggi per tutti noi, chiamati a vivere come figli di Dio.

Saluti:

Je salue cordialement les pèlerins de langue française, en particulier les groupes des diocèses de Saint-Denis, de Grenoble et de Mamfe,

avec leurs évêques, ainsi que les séminaristes de Toulouse.

La miséricorde de Dieu est offerte à tous. Mettons à profit ce temps du carême qui nous est donné pour regretter nos péchés, et nous

engager courageusement dans une vie nouvelle.

Je vous souhaite un bon chemin vers Pâques, et que Dieu vous bénisse.

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[Saluto cordialmente i pellegrini di lingua francese, in particolare i gruppi delle Diocesi di Saint-Denis, di Grenoble e di Mamfe, con i

loro Vescovi, come pure i seminaristi di Tolosa.

La misericordia di Dio è offerta a tutti. Usiamo questo tempo di Quaresima che ci è dato per rimpiangere i nostri peccati e per impegnarci

coraggiosamente in una vita nuova.

Vi auguro un buon cammino verso la Pasqua, e che Dio vi benedica.]

I greet the English-speaking pilgrims and visitors taking part in today’s Audience, including those from Ireland, Cameroon and the United

States. With prayerful good wishes that the present Jubilee of Mercy will be for you and your families a moment of grace and spiritual

renewal, I invoke upon all of you joy and peace in our Lord Jesus Christ. God bless you all!

[Saluto i pellegrini di lingua inglese presenti all’odierna Udienza, specialmente quelli provenienti da Irlanda, Camerun e Stati Uniti

d’America. Con fervidi auguri che il presente Giubileo della Misericordia sia per voi e per le vostre famiglie un tempo di grazia e di

rinnovamento spirituale, invoco su voi tutti la gioia e pace del Signore Gesù. Dio vi benedica!]

Mit Freude heiße ich die Pilger deutscher Sprache willkommen. Besonders grüße ich die Gruppe von Lehrenden und Studierenden des

Instituts für Kanonisches Recht in Münster. Gott liebt uns immer, auch trotz unserer Sünden. Nutzen wir die Fastenzeit, um seine

Vergebung im Sakrament der Beichte zu empfangen und als wahre Kinder Gottes zu leben. Von Herzen segne ich euch alle.

[Sono lieto di accogliere i pellegrini di lingua tedesca. Saluto in particolare il gruppo di docenti e studenti dell’Istituto di Diritto

Canonico di Münster. Dio ci ama sempre, nonostante i nostri peccati. Approfittiamo del tempo di Quaresima per ricevere il Suo perdono

nel Sacramento della Confessione e per vivere come veri figli di Dio. Di cuore vi benedico tutti.]

Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española, en particular a los grupos provenientes de España y Latinoamérica. Que el Señor

Jesús nos alcance la gracia de acoger el perdón y la misericordia que el Padre ofrece gratuitamente a todos, para que aprendamos a vivir

como hijos suyos. Muchas gracias.

[Saluto cordialmente i pellegrini di lingua spagnola, in particolare i gruppi provenienti da Spagna e America latina. Il Signore Gesù ci

ottenga la grazia di accettare il perdono e la misericordia che il Padre ha offerto gratuitamente a tutti, in modo che impariamo a vivere

come suoi figli. Grazie mille.]

Amados peregrinos de língua portuguesa, cordiais saudações para todos vós, de modo especial para os fiéis da paróquia de Nossa Senhora

do Lago de Brasília. Sobre os vossos passos, invoco a graça do encontro com Deus: Jesus Cristo é a Tenda divina no meio de nós. Ide até

Ele, vivei na sua amizade e tereis a vida eterna. Sobre vós e vossas famílias desça a Bênção de Deus!

[Carissimi pellegrini di lingua portoghese, un cordiale saluto a tutti voi, specialmente ai fedeli della parrocchia di Nossa Senhora do

Lago de Brasília. Sui vostri passi, invoco la grazia dell’incontro con Dio: Gesù è la Tenda divina in mezzo a noi. Andate da Lui, vivete

nella sua amicizia e avrete la vita eterna. Su di voi e sulle vostre famiglie scenda la Benedizione di Dio!]

أتوجه بتحية حارة للحجاج الناطقين باللغة العربية، وخاصة القادمين من سوريا ومن لبنان. إن رحمة هللا تدعونا جميعا للتوبة ولالرتداد عن خطايانا. فا كأب يصبر على الخاطئ كي

يتوب، ولكنه ال يهمل أبدا صراخ أبنائه المظلومين. وهو يرفض الصلوات والذبائح والثيران والحمالن الملطخة بالظلم وبدم اإلخوة، ولكنه يقبل التائبين واألشخاص ذوي اإلرادة

الصالحة الذين يقتربون منه بأيد مطهرة، وبقلوب تتجنب الشر وتمارس الخير والبر. ليبارككم الرب جميعا ويحرسكم من الشرير!

[Saluto cordialmente i pellegrini di lingua araba, specialmente quelli provenienti dalla Siria e dal Libano. La misericordia di Dio ci

chiama tutti alla conversione e a pentirci dei nostri peccati. Dio, da padre, usa pazienza con il peccatore per condurlo al pentimento, ma

non trascura mai le urla dei suoi figli oppressi. Egli respinge le preghiere e i sacrifici di tori e di agnelli macchiati dal sangue, dalle

ingiustizie dei nostri fratelli, ma accoglie i pentiti e le persone di buona volontà che si avvicinano a Lui con mani purificate e con cuori

che evitano il male e praticano la bontà e la giustizia. Il Signore vi benedica tutti e vi protegga dal maligno!]

Pozdrawiam serdecznie pielgrzymów polskich. Trwający Jubileusz Miłosierdzia uświadamia nam, że do Boga trzeba zbliżać się z czystym

sercem, wyrzekając się zła i grzechu, kierując się sprawiedliwością, dzieląc się z innymi dobrem i miłością. Niech nasze życie będzie

ufnym pielgrzymowaniem do domu Miłosiernego Ojca, który z radością dostrzega nasz żal, chęć przemiany, nawrócenie, postanowienie

poprawy. Polecając Bogu w modlitwie wasze pragnienie wytrwania w dobrym, z serca wam błogosławię.

[Saluto cordialmente i pellegrini polacchi. Il Giubileo della Misericordia che è in corso, ci ricorda che dobbiamo avvicinarci a Dio con

cuore puro, rinunciando al male e al peccato, intraprendendo la via della giustizia e condividendo con gli altri la carità. Che la nostra

vita sia un pellegrinaggio verso la Casa del Padre Misericordioso, che attende con gioia il nostro pentimento e il nostro desiderio di

conversione coi propositi di cambiamento. Affidando a Dio nella preghiera il vostro perseverare nel bene, vi benedico di cuore.]

Rivolgo un cordiale benvenuto ai fedeli di lingua italiana. Sono lieto di accogliere gli amministratori pubblici del territorio della Diocesi di

Cefalù con il Vescovo Mons. Vincenzo Manzella; la delegazione della fiaccola benedettina “pro pace et Europa una”, accompagnata

dall’Arcivescovo di Spoleto-Norcia, Mons. Renato Boccardo e gli ospiti della Casa Emmaus con l’Arcivescovo di Cagliari Mons. Arrigo

Miglio. Saluto gli allievi del Corso di formazione per Vigili del Fuoco; il sesto reggimento del Genio Pionieri; i focolarini di diversi paesi;

i bambini affetti da glaucoma congenito e il gruppo degli ammalati di Mondovì con il Vescovo Mons. Luciano Pacomio A tutti auguro che

la Quaresima di questo Giubileo della misericordia favorisca in tutti un riavvicinamento a Dio e un costante esercizio delle opere di

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misericordia materiali e spirituali.

Saluto i giovani, gli ammalati e gli sposi novelli. Dopodomani sarà il Primo Venerdì del Mese, dedicato alla devozione al Cuore di Gesù.

Cari giovani, trascorrete il giorno in cui si fa memoria della morte di Gesù con particolare intensità spirituale; cari ammalati, guardate la

croce di Cristo come sostegno nella vostra sofferenza; cari sposi novelli, esercitate nella vostra casa coniugale il digiuno dalle opere del

male e la pratica delle virtù.

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Udienza Giubilare: Misericordia e Servizio2016-03-12 Vatican.va

GIUBILEO STRAORDINARIO DELLA MISERICORDIA

PAPA FRANCESCO

UDIENZA GIUBILARE

Sabato, 12 marzo 2016

[Multimedia ]

Misericordia e Servizio

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Ci stiamo avvicinando alla festa di Pasqua, mistero centrale della nostra fede. Il Vangelo di Giovanni – come abbiamo ascoltato – narra

che prima di morire e risorgere per noi, Gesù ha compiuto un gesto che si è scolpito nella memoria dei discepoli: la lavanda dei piedi. Un

gesto inatteso e sconvolgente, al punto che Pietro non voleva accettarlo. Vorrei soffermarmi sulle parole finali di Gesù: «Capite quello che

ho fatto per voi? [...] Se io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri» (13,12.14). In

questo modo Gesù indica ai suoi discepoli il servizio come la via da percorrere per vivere la fede in Lui e dare testimonianza del suo

amore. Gesù stesso ha applicato a sé l’immagine del “Servo di Dio” utilizzata dal profeta Isaia. Lui, che è il Signore, si fa servo!

Lavando i piedi agli apostoli, Gesù ha voluto rivelare il modo di agire di Dio nei nostri confronti, e dare l’esempio del suo

«comandamento nuovo» (Gv 13,34) di amarci gli uni gli altri come Lui ci ha amato, cioè dando la vita per noi. Lo stesso Giovanni lo

scrive nella sua Prima Lettera: «Da questo abbiamo conosciuto l’amore: Egli ha dato la sua vita per noi; quindi anche noi dobbiamo dare

la vita per i fratelli […] Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma coi fatti e nella verità” (3,16.18).

L’amore, quindi, è il servizio concreto che rendiamo gli uni agli altri. L’amore non sono parole, sono opere e servizio; un servizioumile,

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fatto nel silenzio e nel nascondimento, come Gesù stesso ha detto: «non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra» (Mt6,3). Esso

comporta mettere a disposizione i doni che lo Spirito Santo ci ha elargito, perché la comunità possa crescere (cfr 1Cor12,4-11). Inoltre, si

esprime nella condivisione dei beni materiali, perché nessuno sia nel bisogno. Questo della condivisione e della dedizione a chi è nel

bisogno è uno stile di vita che Dio suggerisce anche a molti non cristiani, come via di autentica umanità.

Da ultimo, non dimentichiamo che lavando i piedi dei discepoli e chiedendo loro di fare altrettanto, Gesù ci ha invitato anche a confessare

a vicenda le nostre mancanze e a pregare gli uni per gli altri per saperci perdonare di cuore. In questo senso, ricordiamo le parole del santo

vescovo Agostino quando scriveva: «Non disdegni il cristiano di fare quanto fece Cristo. Perché quando il corpo si piega fino ai piedi del

fratello, anche nel cuore si accende, o se già c’era si alimenta, il sentimento di umiltà […] Perdoniamoci a vicenda i nostri torti e

preghiamo a vicenda per le nostre colpe e così in qualche modo ci laveremo i piedi a vicenda» (In Joh 58,4-5). L’amore, la carità è il

servizio, aiutare gli altri, servire gli altri. C’è tanta gente che passa la vita così, nel servizio degli altri. La settimana scorsa ho ricevuto una

lettera di una persona che mi ringraziava per l’Anno della Misericordia; mi chiedeva di pregare per lei, perché potesse essere più vicina al

Signore. La vita di questa persona è curare la mamma e il fratello: la mamma a letto, anziana, lucida ma non si può muovere e il fratello

disabile, sulla sedia a rotelle. Questa persona, la sua vita, è servire, aiutare. E questo è amore! Quando tu ti dimentichi di te stesso e pensi

agli altri, questo è amore! E con la lavanda dei piedi il Signore ci insegna ad essere servitori, di più: servi, come Lui è stato servo per noi,

per ognuno di noi.

Dunque, cari fratelli e sorelle, essere misericordiosi come il Padre significa seguire Gesù sulla via del servizio. Grazie.

Saluti:

J’accueille avec plaisir les personnes de langue française, en particulier les pèlerins venus de France, de Suisse et de Côte d’Ivoire. Je vous

invite à vous souvenir qu’être miséricordieux comme le Père, signifie suivre Jésus sur le chemin du service. A tous je souhaite une bonne

montée vers Pâques!

[Con gioia accolgo i fedeli di lingua francese, in particolare i pellegrini venuti da Francia, Svizzera e Costa d’Avorio. Vi invito a

ricordarvi che essere misericordiosi come il Padre significa seguire Gesù sulla strada del servizio. A tutti auguro un buon cammino verso

la Pasqua!]

I greet the English-speaking pilgrims and visitors taking part in today’s Audience, including those from Ireland, the Philippines, Canada

and the United States. I thank the choirs for their praise of God in song. With prayerful good wishes that the present Jubilee of Mercy will

be a moment of grace and spiritual renewal for you and your families, I invoke upon all of you joy and peace in our Lord Jesus Christ.

God bless you all!

[Saluto i pellegrini di lingua inglese presenti all’odierna Udienza, specialmente quelli provenienti da Irlanda, Filippine, Canada e Stati

Uniti d’America. Ringrazio i cori per la loro lode a Dio attraverso il canto. Con fervidi auguri che il presente Giubileo della Misericordia

sia per voi e per le vostre famiglie un tempo di grazia e di rinnovamento spirituale, invoco su voi tutti la gioia e pace del Signore Gesù.

Dio vi benedica!]

Von Herzen heiße ich die Pilger deutscher Sprache aus Deutschland, Österreich und der Schweiz willkommen. Besonders grüße ich die

Mitglieder der Katholischen Arbeitnehmer-Bewegung aus Mannheim. Schauen wir auf Christus und folgen wir seinem Beispiel, indem wir

einander im täglichen Leben konkret dienen. Der Heilige Geist führe euch auf euren Wegen.

[Con affetto do il benvenuto ai pellegrini di lingua tedesca provenienti dalla Germania, dall’Austria e dalla Svizzera. Saluto in particolare

i membri dell’Associazione dei Lavoratori cattolici di Mannheim. Guardiamo a Cristo e seguiamo il Suo esempio mettendoci al servizio

gli uni degli altri in modo concreto nella vita di ogni giorno. Lo Spirito Santo vi guidi sul vostro cammino. ]

Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española, en particular a los grupos provenientes de España, Latinoamérica y Guinea

Ecuatorial. Que en la fiesta ya cercana de la Pascua, aprendamos que ser misericordiosos como el Padre significa seguir a Jesús por el

camino del servicio. Que Dios los bendiga.

Uma saudação cordial a todos os peregrinos de língua portuguesa. Queridos amigos, nessa última etapa da quaresma, desejo-vos um

serviço generoso aos irmãos que ajude a abrir-vos à luz pascal. E vos peço para rezardes a fim que as portas da misericórdia se abram em

todos os corações. Abençoo-vos a vós e as vossas comunidades.

[Un cordiale saluto ai pellegrini di lingua portoghese! Cari amici, in quest’ultima tappa quaresimale, vi auguro un servizio generoso ai

fratelli che aiuti ad aprirvi alla luce pasquale. E vi chiedo di pregare affinché le porte della misericordia si aprano in tutti i cuori.

Benedico voi e le vostre comunità!]

ديمأرحب بالحجاج الناطقين باللغة العربية، وخاصة بالقادمين من الشرق األوسط. أيها اإلخوة واألخوات األعزاء، الخدمة هي الدرب التي ينبغي إتباعها لعيش اإليمان بيسوع وتق

!شهادة لمحبته. ليبارككم الرب

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[Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua araba, in particolare a quelli provenienti dal Medio Oriente! Cari fratelli e sorelle,

il servizio è la via da percorrere per vivere la fede in Gesù e dare testimonianza del suo amore. Il Signore vi benedica!]

Witam serdecznie przybyłych na tę jubileuszową audiencję Polaków. Wpatrujemy się dzisiaj w Chrystusa, który objawia się nam w

postaci pokornego sługi: «Otóż Ja jestem pośród was jak ten, kto służy» (Łk 22, 27). Naśladujmy Go, pamiętając, że tylko ten jest

prawdziwym Jego uczniem, kto gotów jest służyć braciom podobnie jak On. Niech nasze życie będzie dla innych świadectwem Jego

miłości. Niech będzie pochwalony Jezus Chrystus.

[Saluto cordialmente i Polacchi giunti a quest’udienza giubilare. Oggi fissiamo lo sguardo sulla figura di Gesù che si manifesta come

umile servo: «Io sto in mezzo a voi come colui che serve» (Lc 22, 27). Imitiamolo, memori che suo vero discepolo è soltanto colui che,

come Lui, è disposto a servire i fratelli. La nostra vita sia per gli altri una testimonianza del suo amore. Sia lodato Gesù Cristo.]

Srdečne pozdravujem slovenských pútnikov, osobitne spoločenstvo Kňazského seminára svätého Gorazda z Nitry, ktorý slávi tristoročnicu

jeho založenia a dvadsiatepiate výročia obnovenia po páde komunistického režimu.

Milí seminaristi, prajem vám, aby púť k hrobom svätých Apoštolov počas Jubilejného Roka Milosrdenstva posilnila vašu vernosť Kristovi

a veľkodušnú odpoveď na jeho volanie. Rád žehnám vás i vašich drahých.

[Saluto cordialmente i pellegrini slovacchi, in particolare la comunità del Seminario diocesano di San Gorazd di Nitra che celebra il terzo

centenario di fondazione e il venticinquesimo anniversario della riapertura dopo la caduta del regime comunista.

Cari seminaristi, vi auguro che il pellegrinaggio alle tombe dei Santi Apostoli nell’Anno Giubilare della Misericordia rafforzi la vostra

fedeltà a Cristo e una generosa risposta alla sua chiamata. Volentieri benedico voi ed i vostri cari.]

Porgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. Sono lieto di accogliere con affetto e una certa nostalgia i fedeli

dell’Arcidiocesi di Napoli - che la Madonna vi accompagni! - con il Cardinale Crescenzio Sepe; quelli di Lecce, Piacenza-Bobbio e delle

Diocesi della Romagna, accompagnati dai rispettivi Pastori. Saluto le Suore Salesiane dei Sacri Cuori, che ricordano il decimo

anniversario della canonizzazione del fondatore San Filippo Smaldone, apostolo dei sordomuti; e il gruppo Amici del Cardinale Pironio.

Saluto i giovani partecipanti all’Incontro dei volontari del Servizio Civile; i ragazzi dell’esperienza Cavalieri e l’Associazione dei Maestri

Cattolici, in occasione del settantesimo anno di fondazione, come pure l’Adiconsum e l’OFTAL di Vercelli. Invito a vivere quest’Anno

Santo come esperienza forte di riscoperta delle opere di misericordia verso i fratelli, sull’esempio del gesuita San Bernardino Realino,

apostolo della carità, di cui quest’anno ricordiamo il IV centenario della morte.

Saluto i giovani, i malati e gli sposi novelli. Oggi ricorre la memoria liturgica di San Massimiliano di Tebessa, martire per obiezione di

coscienza durante l’impero romano. Cari giovani, imparate da lui a difendere i valori in cui credete; cari ammalati, offrite le vostre

sofferenze per quanti ancora oggi subiscono persecuzioni a causa della fede; e voi, cari sposi novelli, siate collaboratori di Dio

nell’impegno di educatori dei vostri figli.

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Udienza Generale: Misericordia e Consolazione2016-03-16 Vatican.va

PAPA FRANCESCO

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 16 marzo 2016

[Multimedia ]

10. Misericordia e consolazione

Cari fratelli e sorelle, buongiorno.

Nel libro del profeta Geremia, i capitoli 30 e 31 sono detti “libro della consolazione”, perché in essi la misericordia di Dio si presenta con

tutta la sua capacità di confortare e aprire il cuore degli afflitti alla speranza. Oggi vogliamo anche noi ascoltare questo messaggio di

consolazione.

Geremia si rivolge agli israeliti che sono stati deportati in terra straniera e preannuncia il ritorno in patria. Questo rientro è segno

dell’amore infinito di Dio Padre che non abbandona i suoi figli, ma se ne prende cura e li salva. L’esilio era stata un’esperienza devastante

per Israele. La fede aveva vacillato perché in terra straniera, senza il tempio, senza il culto, dopo aver visto il paese distrutto, era difficile

continuare a credere alla bontà del Signore. Mi viene il pensiero della vicina Albania e come dopo tanta persecuzione e distruzione è

riuscita ad alzarsi nella dignità e nella fede. Così avevano sofferto gli israeliti nell’esilio.

Anche noi possiamo vivere a volte una sorta di esilio, quando la solitudine, la sofferenza, la morte ci fanno pensare di essere stati

abbandonati da Dio. Quante volte abbiamo sentito questa parola: “Dio si è dimenticato di me”: sono persone che soffrono e si sentono

abbandonate. E quanti nostri fratelli invece stanno vivendo in questo tempo una reale e drammatica situazione di esilio, lontani dalla loro

patria, con negli occhi ancora le macerie delle loro case, nel cuore la paura e spesso, purtroppo, il dolore per la perdita di persone care! In

questi casi uno può chiedersi: dov’è Dio? Come è possibile che tanta sofferenza possa abbattersi su uomini, donne e bambini innocenti? E

quando cercano di entrare in qualche altra parte gli chiudono la porta. E sono lì, al confine perché tante porte e tanti cuori sono chiusi. I

migranti di oggi che soffrono il freddo, senza cibo e non possono entrare, non sentono l’accoglienza. A me piace tanto sentire quando

vedo le nazioni, i governanti che aprono il cuore e aprono le porte!

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Il profeta Geremia ci dà una prima risposta. Il popolo esiliato potrà tornare a vedere la sua terra e a sperimentare la misericordia del

Signore. È il grande annuncio di consolazione: Dio non è assente neppure oggi in queste drammatiche situazioni, Dio è vicino, e fa opere

grandi di salvezza per chi confida in Lui. Non si deve cedere alla disperazione, ma continuare ad essere sicuri che il bene vince il male e

che il Signore asciugherà ogni lacrima e ci libererà da ogni paura. Perciò Geremia presta la sua voce alle parole d’amore di Dio per il suo

popolo:

«Ti ho amato di amore eterno,

per questo continuo a esserti fedele.

Ti edificherò di nuovo e tu sarai riedificata,

vergine d’Israele.

Di nuovo prenderai i tuoi tamburelli

e avanzerai danzando tra gente in festa» (31,3-4).

Il Signore è fedele, non abbandona alla desolazione. Dio ama di un amore senza fine, che neppure il peccato può frenare, e grazie a Lui il

cuore dell’uomo si riempie di gioia e di consolazione.

Il sogno consolante del ritorno in patria continua nelle parole del profeta, che rivolgendosi a quanti ritorneranno a Gerusalemme dice:

«Verranno e canteranno inni sull’altura di Sion,

andranno insieme verso i beni del Signore,

verso il grano, il vino e l’olio,

i piccoli del gregge e del bestiame.

Saranno come un giardino irrigato,

non languiranno più» (31,12).

Nella gioia e nella riconoscenza, gli esuli torneranno a Sion, salendo sul monte santo verso la casa di Dio, e così potranno di nuovo

innalzare inni e preghiere al Signore che li ha liberati. Questo ritornare a Gerusalemme e ai suoi beni è descritto con un verbo che

letteralmente vuol dire “affluire, scorrere”. Il popolo è visto, in un movimento paradossale, come un fiume in piena che scorre verso

l’altura di Sion, risalendo verso la cima del monte. Un’immagine ardita per dire quanto è grande la misericordia del Signore!

La terra, che il popolo aveva dovuto abbandonare, era divenuta preda di nemici e desolata. Adesso, invece, riprende vita e rifiorisce. E gli

esuli stessi saranno come un giardino irrigato, come una terra fertile. Israele, riportato in patria dal suo Signore, assiste alla vittoria della

vita sulla morte e della benedizione sulla maledizione.

È così che il popolo viene fortificato e consolato da Dio. Questa parola è importante: consolato! I rimpatriati ricevono vita da una fonte

che gratuitamente li irriga.

A questo punto, il profeta annuncia la pienezza della gioia, e sempre a nome di Dio proclama:

«Cambierò il loro lutto in gioia,

li consolerò e li renderò felici, senza afflizioni» (31,13).

Il salmo ci dice che quando tornarono in patria la bocca gli si riempie di sorriso; è una gioia tanto grande! E’ il dono che il Signore vuole

fare anche a ciascuno di noi, con il suo perdono che converte e riconcilia.

Il profeta Geremia ci ha dato l’annuncio, presentando il ritorno degli esiliati come un grande simbolo della consolazione data al cuore che

si converte. Il Signore Gesù, da parte sua, ha portato a compimento questo messaggio del profeta. Il vero e radicale ritorno dall’esilio e la

confortante luce dopo il buio della crisi di fede, si realizza a Pasqua, nell’esperienza piena e definitiva dell’amore di Dio, amore

misericordioso che dona gioia, pace e vita eterna.

Saluti:

Je salue cordialement les pèlerins de langue française, en particulier les jeunes des lycées et des collèges. Alors que nous continuons notre

chemin vers Pâques, j’invite chacun à s’approcher du Seigneur, en particulier en recevant le Sacrement de la réconciliation, afin

d’expérimenter sa miséricorde et de connaître la paix et la joie. Que Dieu vous bénisse.

[Saluto cordialmente i pellegrini di lingua francese, in particolare i giovani dei licei e dei collegi. Mentre continuiamo il nostro cammino

verso la Pasqua, invito ciascuno ad avvicinarsi al Signore, particolarmente acconstandosi al Sacramento della riconciliazione, per

sperimentare la sua misericordia e per conoscere la pace e la gioia. Che Dio vi benedica.]

I greet the English-speaking pilgrims and visitors taking part in today’s Audience, including those from England, Ireland, Indonesia,

Japan, Canada and the United States. With prayerful good wishes that the present Jubilee of Mercy will be a moment of grace and spiritual

renewal for you and your families, I invoke upon all of you joy and peace in our Lord Jesus Christ. God bless you all!

[Saluto i pellegrini di lingua inglese presenti all’odierna Udienza, specialmente quelli provenienti da Inghilterra, Irlanda, Indonesia,

Giappone, Canada e Stati Uniti d’America. Con fervidi auguri che il presente Giubileo della Misericordia sia per voi e per le vostre

famiglie un tempo di grazia e di rinnovamento spirituale, invoco su voi tutti la gioia e pace del Signore Gesù. Dio vi benedica!]

Einen herzlichen Gruß richte ich an alle Pilger deutscher Sprache, insbesondere an die verschiedenen Schülergruppen aus Deutschland

und Österreich. Geht froh euren Weg! Auch in schwierigen Situationen ist euch Gott immer nahe. Sucht seine Gegenwart und seine

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Barmherzigkeit und er wird euch stärken. Gott segne euch alle.

[Rivolgo un cordiale saluto a tutti i pellegrini di lingua tedesca, in particolare ai diversi gruppi scolastici della Germania e dell’Austria.

Proseguite il vostro cammino con gioia! Anche nelle situazioni difficili, Dio vi è sempre vicino. Cercate la sua presenza e la sua

misericordia ed Egli vi conforterà. Dio vi benedica tutti.]

Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española, en particular a los venidos de España y Latinoamérica. Hermanos y hermanas,

los animo a no desfallecer ante las dificultades y a confiar siempre en la fidelidad de Dios. Él, con su misericordia, los consolará y les hará

plenamente felices. Muchas gracias.

Dirijo uma cordial saudação aos peregrinos de língua portuguesa, especialmente aos grupos vindos do Brasil e às diversas comunidades

escolares de Portugal. Queridos amigos, desejo-vos que nada e ninguém possa impedir-vos de viver e crescer na amizade de Deus Pai;

mas deixai que o seu amor sempre vos regenere como filhos e vos reconcilie com Ele, com vós mesmos e com os irmãos. Desça, sobre

vós e vossas famílias, a abundância das suas bênçãos.

[Rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini di lingua portoghese, in particolare ai gruppi qui giunti dal Brasile e alle diverse comunità

scolastiche del Portogallo. Cari amici, vi auguro che niente e nessuno possa impedirvi di vivere e crescere nell’amicizia di Dio Padre;

lasciate invece che il suo amore sempre vi rigeneri come figli e vi riconcili con Lui, con voi stessi e con i fratelli. Scenda su di voi e sulle

vostre famiglie l’abbondanza delle sue benedizioni.]

أتوجه بتحية حارة للحجاج الناطقين باللغة العربية، وخاصة القادمين من الشرق األوسط. ما أكثر خبرات السبي والغربة واأللم واالضطهاد التي تدفعنا حتى إلى الشك في صالح هللا

ومحبته لنا. لكنه شك يتبدد أمام اليقين بأن هللا هو أمين وقريب ويحقق وعوده لمن ال يشك بها، ولكل من يرجو خالفا لكل رجاء. فتعزية الرب هي قريبة من كل من يعرف أن يعبر ليل

الشك المؤلم، متشبثا ومتطلعا لفجر رحمة هللا، الذي ال يمكن لظالم أو لظلم أن يهزمه. ليبارككم الرب جميعا ويحرسكم من الشرير!

[Saluto cordialmente i pellegrini di lingua araba, specialmente quelli provenienti dal Medio Oriente. Quante esperienze di esilio, di

espatrio, di dolore e di persecuzione ci spingono a dubitare perfino della bontà di Dio e del suo amore per noi! Dubbio che si dissipa di

fronte alla verità che Dio è fedele e compie le sue promesse per coloro che non ne dubitano e per coloro che sperano contro ogni

speranza. La consolazione del Signore è vicina a chi sa attraversare la dolorosa notte del dubbio, aggrappandosi e sperando nell’alba

della misericordia di Dio, che tutta l'oscurità e l’ingiustizia non potranno mai sconfiggere. Il Signore vi benedica tutti e vi protegga dal

maligno!

Witam serdecznie Polaków. Dziś w sposób szczególny jednoczę się duchowo z młodzieżą Krakowa, zgromadzoną w Tauron Arenie, aby

razem przeżywać jubileuszowe wydarzenie: „Młodzi i Miłosierdzie”. Drodzy Przyjaciele, przekraczając Bramę Miłosierdzia, celebrując

sakrament pokuty i pojednania, zatapiając się w adoracji Najświętszego Sakramentu i medytacji nad miłością dobrego Samarytanina,

postępujcie za miłosiernym Chrystusem, abyście, przyjmując waszych rówieśników podczas Światowych Dni Młodzieży, byli Jego

autentycznymi świadkami. Niech Pan Wam błogosławi!

[Do il benvenuto ai fedeli polacchi. Oggi in modo particolare mi unisco spiritualmente alla gioventù di Cracovia, radunata nella Tauron

Arena per vivere insieme l’evento giubilare “Giovani e Misericordia”. Cari amici, passando attraverso la Porta della Misericordia,

celebrando il sacramento della penitenza, raccogliendovi nell’adorazione del Santissimo Sacramento e nella meditazione sul Buon

Samaritano, seguite Cristo misericordioso, affinché – accogliendo i vostri coetanei durante la prossima Giornata Mondiale della

Gioventù – siate Suoi autentici testimoni. Il Signore vi benedica!]

* * *

Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. Sono lieto di salutare i fedeli della Diocesi di Ischia, accompagnati dal

Vescovo Mons. Pietro Lagnese; i docenti e gli studenti della Pontificia Università Auxilium di Roma; l’Associazione della Passione di

Cristo di Sezze e quella per i trapianti di organi delle Marche.

Saluto i giovani dell’Università di Perugia; la Lega Nazionale dilettanti del Lazio; il gruppo del Parlamento della legalità di Monreale;

l’Unitalsi della Lombardia e i dipendenti e i familiari della Gepin Contact di Roma.

Il Giubileo della misericordia, con il passaggio della Porta Santa, sia l’occasione propizia per ritornare tra le braccia del Padre, che sempre

ci consola nelle difficoltà.

Saluto infine i giovani, gli ammalati e gli sposi novelli. Domani faremo memoria di San Patrizio, apostolo dell’Irlanda. Il suo vigore

spirituale stimoli voi, cari giovani, ad essere coerenti con la vostra fede; la sua fiducia in Cristo Salvatore sostenga voi, cari ammalati, nei

momenti di maggiore difficoltà; e la sua dedizione missionaria ricordi a voi, cari sposi novelli, l’importanza dell’educazione cristiana dei

figli.

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Udienza Generale: Il Triduo Pasquale nel Giubileo della Misericordia23-03-2016 Vatican.va

PAPA FRANCESCO

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 23 marzo 2016

[Multimedia ]

11. Il Triduo Pasquale nel Giubileo della Misericordia

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

La nostra riflessione sulla misericordia di Dio ci introduce oggi al Triduo Pasquale. Vivremo il Giovedì, il Venerdì e il Sabato santo come

momenti forti che ci permettono di entrare sempre più nel grande mistero della nostra fede: la Risurrezione del nostro Signore Gesù

Cristo. Tutto, in questi tre giorni, parla di misericordia, perché rende visibile fino a dove può giungere l’amore di Dio. Ascolteremo il

racconto degli ultimi giorni di vita di Gesù. L’evangelista Giovanni ci offre la chiave per comprenderne il senso profondo: «Avendo amato

i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine» (Gv 13,1). L’amore di Dio non ha limiti. Come ripeteva spesso sant’Agostino, è un

amore che va “fino alla fine senza fine”. Dio si offre veramente tutto per ciascuno di noi e non si risparmia in nulla. Il Mistero che

adoriamo in questa Settimana Santa è una grande storia d’amore che non conosce ostacoli. La Passione di Gesù dura fino alla fine del

mondo, perché è una storia di condivisione con le sofferenze di tutta l’umanità e una permanente presenza nelle vicende della vita

personale di ognuno di noi. Insomma, il Triduo Pasquale è memoriale di un dramma d’amore che ci dona la certezza che non saremo mai

abbandonati nelle prove della vita.

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Il Giovedì santo Gesù istituisce l’Eucaristia, anticipando nel banchetto pasquale il suo sacrificio sul Golgota. Per far comprendere ai

discepoli l’amore che lo anima, lava loro i piedi, offrendo ancora una volta l’esempio in prima persona di come loro stessi dovranno agire.

L’Eucaristia è l’amore che si fa servizio. È la presenza sublime di Cristo che desidera sfamare ogni uomo, soprattutto i più deboli, per

renderli capaci di un cammino di testimonianza tra le difficoltà del mondo. Non solo. Nel darsi a noi come cibo, Gesù attesta che

dobbiamo imparare a spezzare con altri questo nutrimento perché diventi una vera comunione di vita con quanti sono nel bisogno. Lui si

dona a noi e ci chiede di rimanere in Lui per fare altrettanto.

Il Venerdì santo è il momento culminante dell’amore. La morte di Gesù, che sulla croce si abbandona al Padre per offrire la salvezza al

mondo intero, esprime l’amore donato sino alla fine, senza fine. Un amore che intende abbracciare tutti, nessuno escluso. Un amore che si

estende ad ogni tempo e ad ogni luogo: una sorgente inesauribile di salvezza a cui ognuno di noi, peccatori, può attingere. Se Dio ci ha

dimostrato il suo amore supremo nella morte di Gesù, allora anche noi, rigenerati dallo Spirito Santo, possiamo e dobbiamo amarci gli uni

gli altri.

E, infine, il Sabato santo è il giorno del silenzio di Dio. Deve essere un giorno di silenzio, e noi dobbiamo fare di tutto perché per noi sia

proprio una giornata di silenzio, come è stato in quel tempo: il giorno del silenzio di Dio. Gesù deposto nel sepolcro condivide con tutta

l’umanità il dramma della morte. È un silenzio che parla ed esprime l’amore come solidarietà con gli abbandonati da sempre, che il Figlio

di Dio raggiunge colmando il vuoto che solo la misericordia infinita del Padre Dio può riempire. Dio tace, ma per amore. In questo giorno

l’amore – quell’amore silenzioso – diventa attesa della vita nella risurrezione. Pensiamo, il Sabato Santo: ci farà bene pensare al silenzio

della Madonna, “la Credente”, che in silenzio era in attesa della Resurrezione. La Madonna dovrà essere l’icona, per noi, di quel Sabato

Santo. Pensare tanto come la Madonna ha vissuto quel Sabato Santo; in attesa. È l’amore che non dubita, ma che spera nella parola del

Signore, perché diventi manifesta e splendente il giorno di Pasqua.

È tutto un grande mistero d’amore e di misericordia. Le nostre parole sono povere e insufficienti per esprimerlo in pienezza. Ci può venire

in aiuto l’esperienza di una ragazza, non molto conosciuta, che ha scritto pagine sublimi sull’amore di Cristo. Si chiamava Giuliana di

Norwich; era analfabeta, questa ragazza che ebbe delle visioni della passione di Gesù e che poi, divenuta una reclusa, ha descritto, con

linguaggio semplice, ma profondo ed intenso, il senso dell’amore misericordioso. Diceva così: «Allora il nostro buon Signore mi

domandò: “Sei contenta che io abbia sofferto per te?” Io dissi: “Sì, buon Signore, e ti ringrazio moltissimo; sì, buon Signore, che Tu sia

benedetto”. Allora Gesù, il nostro buon Signore, disse: “Se tu sei contenta, anch’io lo sono. L’aver sofferto la passione per te è per me una

gioia, una felicità, un gaudio eterno; e se potessi soffrire di più lo farei”». Questo è il nostro Gesù, che a ognuno di noi dice: “Se potessi

soffrire di più per te, lo farei”.

Come sono belle queste parole! Ci permettono di capire davvero l’amore immenso e senza confini che il Signore ha per ognuno di noi.

Lasciamoci avvolgere da questa misericordia che ci viene incontro; e in questi giorni, mentre teniamo fisso lo sguardo sulla passione e la

morte del Signore, accogliamo nel nostro cuore la grandezza del suo amore e, come la Madonna il Sabato, in silenzio, nell’attesa della

Risurrezione.

Saluti:

Je suis heureux de vous accueillir, chers pèlerins de langue française. En ces jours qui nous conduisent vers Pâques, je vous invite à ouvrir

grand votre cœur pour accueillir la miséricorde sans limites que Dieu nous offre dans la mort et la résurrection de son Fils ! Bonnes fêtes

de Pâques !

[Sono lieto di accogliervi, cari pellegrini di lingua francese. In questi giorni che ci conducono alla Pasqua, vi invito ad allargare il vostro

cuore per accogliere la misericordia senza limiti che Dio ci offre nella morte e resurrezione del suo Figlio! Buone Feste di Pasqua!]

I greet the English-speaking pilgrims and visitors taking part in today’s Audience, including those from Ireland, Australia, Indonesia,

Japan and the United States. With cordial good wishes for a blessed Easter, I invoke upon you and your fmailies the loving mercy of God

our Father and the Lord Jesus Christ. God bless you all!

[Saluto i pellegrini di lingua inglese presenti all’odierna Udienza, specialmente quelli provenienti da Irlanda, Australia, Indonesia,

Giappone e Stati Uniti d’America. Nell’imminenza della Santa Pasqua, invoco su voi e sulle vostre famiglie l’amore misericordioso di Dio

Padre e del Signore Gesù. Dio vi benedica!]

Einen herzlichen Gruß richte ich an die Brüder und Schwestern deutscher Sprache, besonders an die Gruppe der jungen Teilnehmer der

Wallfahrt des Regnum Christi. Wir vertrauen darauf, dass Jesus im Leben eines jeden von uns gegenwärtig ist; deshalb wollen auch wir

den Leidenden und Bedürftigen nahe sein. Frohe Ostern.

[Rivolgo un cordiale saluto ai fratelli e alle sorelle di lingua tedesca, in particolare al gruppo dei giovani partecipanti al pellegrinaggio

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del Regnum Christi. Confidiamo nel fatto che Gesù è presente nelle vicende della vita di ciascuno di noi; pertanto, vogliamo anche noi

essere vicini alle persone sofferenti e bisognose. Buona Pasqua.]

Saludo cordialmente a los bulliciosos peregrinos de lengua española, en particular a los grupos provenientes de España y Latinoamérica.

Que en estos días santos, acojamos en nuestro corazón la grandeza del amor divino en el misterio de la Muerte y Resurrección del Señor.

Gracias.

[Saluto cordialmente i vivaci pellegrini di lingua spagnola, in particolare i gruppi provenienti da Spagna e America latina. In questi

giorni santi, accogliamo nel nostro cuore la grandezza dell’amore divino nel mistero della morte e risurrezione del Signore. Grazie.]

Amados peregrinos de língua portuguesa, particularmente o grupo de Filhas de Maria Auxiliadora acompanhadas de educadores vindos de

Portugal, Brasil, Angola e Moçambique: Deixai-vos iluminar e transformar pela força da Ressurreição de Cristo, para que as vossas

existências se convertam num testemunho da vida que é mais forte do que o pecado e a morte. Um Santo Tríduo Pascal para todos!

[Carissimi pellegrini di lingua portoghese, in particolare il gruppo delle Figlie di Maria Ausiliatrice accompagnate dagli educatori venuti

da Portogallo, Brasile, Angola e Mozambico: lasciatevi illuminare e trasformare dalla forza della Risurrezione di Cristo, perché le vostre

esistenze diventino una testimonianza della vita che è più forte del peccato e della morte. Un Santo Triduo Pasquale a tutti!]

أتوجه بتحية حارة للحجاج الناطقين باللغة العربية، وخاصة القادمين من مصر ومن العراق ومن الشرق األوسط. إن رحمة هللا ومحبته يتجسدان بشكل كامل، لكل واحد منا، في وجه

يسوع الذي أحب خاصته حتى المنتهى، وقدم ذاته كي ال يهلك كل من يؤمن بقوة صليبه المخلصة. لنصل من أجل جميع المتألمين كي يحول الرب أحزانهم إلى أفراح، وآالمهم إلى

خالص، وصلبانهم إلى قيامة. ليبارككم الرب جميعا ويحرسكم من الشرير!

[Saluto cordialmente i pellegrini di lingua araba, specialmente quelli provenienti dall’Egitto, dall’Iraq e dal Medio Oriente. La

Misericordia di Dio e il Suo amore si incarnano pienamente, per ciascuno di noi, nel volto di Gesù che amò i suoi fino alla fine e offrì se

stesso affinché chiunque crede nella potenza della Sua croce non perisca. Preghiamo per tutti coloro che soffrono affinché il Signore

trasformi i loro dolori in gioie, le loro sofferenze in salvezza e le loro croci in Risurrezione. Il Signore vi benedica tutti e vi protegga dal

maligno!]

Pozdrawiam polskich pielgrzymów. Kochani, wchodząc z miłością w głębię tajemnic świętego Triduum, pozwólmy się ogarnąć tym

miłosierdziem, które wychodzi nam na spotkanie; wpatrując się w mękę i śmierć Pana, przyjmijmy w naszym sercu wspaniałość Jego

miłości w oczekiwaniu na zmartwychwstanie. Niech Bóg wam błogosławi!

[Saluto i pellegrini polacchi. Carissimi, entrando con amore nelle profondità dei misteri del Triduo Sacro, lasciamoci avvolgere da questa

misericordia che ci viene incontro; mentre teniamo fisso lo sguardo sulla passione e morte del Signore, accogliamo nel nostro cuore la

grandezza del suo amore nell’attesa della Risurrezione. Dio vi benedica!]

APPELLO

Con cuore addolorato ho seguito le tristi notizie degli attentati terroristici avvenuti ieri a Bruxelles, che hanno causato numerose vittime e

feriti. Assicuro la mia preghiera e la mia vicinanza alla cara popolazione belga, a tutti i familiari delle vittime e a tutti i feriti. Rivolgo

nuovamente un appello a tutte le persone di buona volontà per unirsi nell’unanime condanna di questi crudeli abomini che stanno

causando solo morte, terrore o orrore. A tutti chiedo di perseverare nella preghiera e nel chiedere al Signore, in questa Settimana Santa, di

confortare i cuori afflitti e di convertire i cuori di queste persone accecate dal fondamentalismo crudele, per l’intercessione della Vergine

Maria. Facciamo la preghiera: “Ave o Maria, …” Adesso, in silenzio, preghiamo per i morti, per i feriti, per i familiari e per tutto il popolo

belga.

Cari pellegrini di lingua italiana: benvenuti! Sono lieto di accogliere i partecipanti al Congresso UNIV per studenti universitari, promosso

dalla Prelatura dell’Opus Dei. Saluto i membri del centro scuola e cultura italiana di Toronto, con il Vescovo Mons. Nicola De Angelis; i

partecipanti alla marcia “Montefortiana” di Verona e l’Associazione Giuriste Italiane. La visita alla Città Eterna in occasione del Giubileo

della misericordia faccia riscoprire in tutti la gioia del dare, attraverso le opere di misericordia, che riempie il cuore più del ricevere.

Un pensiero speciale rivolgo ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli. Domani inizia il Triduo Pasquale, cuore dell’anno liturgico.

Cari giovani, la Pasqua vi faccia riflettere sull’amore di Dio per noi dimostrato con la morte in croce; cari ammalati, il Venerdì Santo vi

insegni la pazienza nei momenti bui della croce; e voi, cari sposi novelli, riempite della gioia della Risurrezione la vostra nuova famiglia.

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Udienza Generale: La Misericordia cancella il peccato30-03-2016 Vatican.va

PAPA FRANCESCO

UDIENZA GENERALE

Piazza San Pietro

Mercoledì, 30 marzo 2016

[Multimedia ]

12. La Misericordia cancella il peccato

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Terminiamo oggi le catechesi sulla misericordia nell’Antico Testamento, e lo facciamo meditando sul Salmo 51, detto Miserere. Si tratta

di una preghiera penitenziale in cui la richiesta di perdono è preceduta dalla confessione della colpa e in cui l’orante, lasciandosi purificare

dall’amore del Signore, diventa una nuova creatura, capace di obbedienza, di fermezza di spirito, e di lode sincera.

Il “titolo” che l’antica tradizione ebraica ha posto a questo Salmo fa riferimento al re Davide e al suo peccato con Betsabea, la moglie di

Uria l’Hittita. Conosciamo bene la vicenda. Il re Davide, chiamato da Dio a pascere il popolo e a guidarlo sui cammini dell’obbedienza

alla Legge divina, tradisce la propria missione e, dopo aver commesso adulterio con Betsabea, ne fa uccidere il marito. Brutto peccato! Il

profeta Natan gli svela la sua colpa e lo aiuta a riconoscerla. È il momento della riconciliazione con Dio, nella confessione del proprio

peccato. E qui Davide è stato umile, è stato grande!

Chi prega con questo Salmo è invitato ad avere gli stessi sentimenti di pentimento e di fiducia in Dio che ha avuto Davide quando si è

ravveduto e, pur essendo re, si è umiliato senza avere timore di confessare la colpa e mostrare la propria miseria al Signore, convinto però

della certezza della sua misericordia. E non era un peccato da poco, una piccola bugia, quello che aveva fatto: aveva fatto un adulterio e un

assassinio!

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Il Salmo inizia con queste parole di supplica:

«Pietà di me, o Dio, nel tuo amore;

nella tua grande misericordia

cancella la mia iniquità.

Lavami tutto dalla mia colpa,

dal mio peccato rendimi puro» (vv. 3-4).

L’invocazione è rivolta al Dio di misericordia perché, mosso da un amore grande come quello di un padre o di una madre, abbia pietà, cioè

faccia grazia, mostri il suo favore con benevolenza e comprensione. E’ un appello accorato a Dio, l’unico che può liberare dal peccato.

Vengono usate immagini molto plastiche: cancella, lavami, rendimi puro. Si manifesta, in questa preghiera, il vero bisogno dell’uomo:

l’unica cosa di cui abbiamo davvero bisogno nella nostra vita è quella di essere perdonati, liberati dal male e dalle sue conseguenze di

morte. Purtroppo, la vita ci fa sperimentare tante volte queste situazioni; e anzitutto in esse dobbiamo confidare nella misericordia. Dio è

più grande del nostro peccato. Non dimentichiamo questo: Dio è più grande del nostro peccato! “Padre, io non lo so dire, ne ho fatte tante,

grosse!”. Dio è più grande di tutti i peccati che noi possiamo fare. Dio è più grande del nostro peccato. Lo diciamo insieme? Tutti insieme:

“Dio è più grande del nostro peccato!”. Un’altra volta: “Dio è più grande del nostro peccato!”. Un’altra volta: “Dio è più grande del nostro

peccato!”. E il suo amore è un oceano in cui possiamo immergerci senza paura di essere sopraffatti: perdonare per Dio significa darci la

certezza che Lui non ci abbandona mai. Qualunque cosa possiamo rimproverarci, Lui è ancora e sempre più grande di tutto (cfr 1

Gv 3,20), perché Dio è più grande del nostro peccato.

In questo senso, chi prega con questo Salmo ricerca il perdono, confessa la propria colpa, ma riconoscendola celebra la giustizia e la

santità di Dio. E poi ancora chiede grazia e misericordia. Il salmista si affida alla bontà di Dio, sa che il perdono divino è sommamente

efficace, perché crea ciò che dice. Non nasconde il peccato, ma lo distrugge e lo cancella; ma lo cancella proprio dalla radice, non come

fanno in tintoria quando portiamo un abito e cancellano la macchia. No! Dio cancella il nostro peccato proprio dalla radice, tutto! Perciò il

penitente ridiventa puro, ogni macchia è eliminata ed egli ora è più bianco della neve incontaminata. Tutti noi siamo peccatori. È vero

questo? Se qualcuno di voi non si sente peccatore che alzi la mano... Nessuno! Tutti lo siamo.

Noi peccatori, con il perdono, diventiamo creature nuove, ricolmate dallo spirito e piene di gioia. Ora una nuova realtà comincia per noi:

un nuovo cuore, un nuovo spirito, una nuova vita. Noi, peccatori perdonati, che abbiamo accolto la grazia divina, possiamo persino

insegnare agli altri a non peccare più. “Ma Padre, io sono debole, io cado, cado”. “Ma se cadi, alzati! Alzati!”. Quando un bambino cade,

cosa fa? Solleva la mano alla mamma, al papà perché lo faccia alzare. Facciamo lo stesso! Se tu cadi per debolezza nel peccato, alza la tua

mano: il Signore la prende e ti aiuterà ad alzarti. Questa è la dignità del perdono di Dio! La dignità che ci dà il perdono di Dio è quella di

alzarci, metterci sempre in piedi, perché Lui ha creato l’uomo e la donna perché stiano in piedi.

Dice il Salmista:

«Crea in me, o Dio, un cuore puro,

rinnova in me uno spirito saldo.

[…]

Insegnerò ai ribelli le tue vie

e i peccatori a te ritorneranno» (vv. 12.15).

Cari fratelli e sorelle, il perdono di Dio è ciò di cui tutti abbiamo bisogno, ed è il segno più grande della sua misericordia. Un dono che

ogni peccatore perdonato è chiamato a condividere con ogni fratello e sorella che incontra. Tutti coloro che il Signore ci ha posto accanto,

i familiari, gli amici, i colleghi, i parrocchiani… tutti sono, come noi, bisognosi della misericordia di Dio. È bello essere perdonato, ma

anche tu, se vuoi essere perdonato, perdona a tua volta. Perdona! Ci conceda il Signore, per intercessione di Maria, Madre di misericordia,

di essere testimoni del suo perdono, che purifica il cuore e trasforma la vita. Grazie.

Saluti:

Je salue cordialement les pèlerins de langue française, en particulier les groupes venus de Suisse, du Luxembourg, de Belgique, du Canada

et de France.

Dans la lumière de la résurrection rendons grâce au Seigneur de sa miséricorde envers nous. Il nous pardonne nos péchés et fait de nous

des créatures nouvelles. Je vous invite à être témoins de cette bonne nouvelle tout autour de vous. Bonnes fêtes de Pâques !

[Saluto cordialmente i pellegrini di lingua francese, in particolare i gruppi venuti dalla Svizzera, dal Lussemburgo, dal Belgio, dal

Canada e dalla Francia. Nella luce della risurrezione rendiamo grazie al Signore per la sua misericordia verso di noi. Egli ci perdona i

nostri peccati e fa di noi delle creature nuove. Vi invito ad essere testimoni di questa buona novella intorno a voi. Buone feste di Pasqua!]

I greet the English-speaking pilgrims and visitors taking part in today’s Audience, including those from England, Ireland, Norway,

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Nigeria, Australia, Indonesia, Pakistan and the United States. In the joy of the Risen Lord, I invoke upon you and your families the loving

mercy of God our Father. May the Lord bless you all!

[Saluto i pellegrini di lingua inglese presenti all’odierna Udienza, specialmente quelli provenienti da Inghilterra, Irlanda, Norvegia,

Nigeria, Australia, Indonesia, Pakistan e Stati Uniti d’America. Nella gioia del Signore Risorto, invoco su voi e sulle vostre famiglie

l’amore misericordioso di Dio nostro Padre. Il Signore vi benedica!]

Mit Freude heiße ich die Pilger deutscher und niederländischer Sprache willkommen. Besonders grüße ich die Gläubigen der Diözese

Regensburg mit ihrem Bischof Rudolf Voderholzer sowie die Seminaristen aus Rolduc im Bistum Roermond in Begleitung von Bischof

Franz Wiertz. Der Herr helfe uns, Zeugen seiner Vergebung zu sein, die das Herz reinigt und das Leben umwandelt. Der Friede des

Auferstandenen begleite euch allezeit.

[Do il benvenuto ai pellegrini di lingua tedesca e di lingua neerlandese. Saluto in particolare i fedeli della Diocesi di Regensburg con il

loro Vescovo Mons. Rudolf Voderholzer, e i seminaristi di Rolduc, Diocesi di Roermond, accompagnati dal Vescovo Mons. Franz Wiertz. Il

Signore ci aiuti ad essere testimoni del suo perdono, che purifica il cuore e trasforma la vita. La pace del Risorto vi accompagni sempre.]

Saludo a los peregrinos de lengua española, specialmente a los fieles de la Diócesis de Barbastro-Monzón, acompañados de su Obispo,

Mons. Ángel Javier Pérez Pueyo, a los fieles de la Diócesis de León, acompañados de su Obispo, Mons. Julián López Martín, así como a

los demás grupos provenientes de España y Latinoamérica. Que la Virgen, Madre de Misericordia, interceda por nosotros, para que

sepamos ser testigos del amor del Señor, que perdona nuestros pecados, nos purifica y nos transforma. Feliz Pascua de Resurrección.

Muchas gracias.

[Saluto i pellegrini di lingua spagnola, specialmente i fedeli della diocesi di Barbastro-Monzón, accompagnati dal vescovo Ángel Javier

Pérez Pueyo; i fedeli della diocesi di León, accompagnati dal vescovo Julián López Martín; così come altri gruppi della Spagna e

dell’America latina. Che la Madonna, madre di Misericordia, interceda per noi, affinché possiamo essere testimoni dell'amore di Dio che

perdona i nostri peccati, ci purifica e ci trasforma. Felice Pasqua. Grazie mille.]

De coração saúdo todos os peregrinos de língua portuguesa, particularmente os jovens vindos de Portugal e do Brasil. Neste Ano Santo da

Misericórdia, somos chamados a reconhecer que necessitamos do perdão que Deus nos oferece gratuitamente, pois quando somos

humildes, o Senhor nos torna mais fortes e alegres na nossa fé cristã. Desça, generosa, pela intercessão da Virgem Maria, a Bênção de

Deus sobre cada um de vós e vossas famílias. Obrigado!

[Di cuore saluto tutti i pellegrini di lingua portoghese, in particolare i giovani venuti da Portogallo e Brasile. In quest’Anno Santo della

Misericordia, siamo chiamati a riconoscere che abbiamo bisogno del perdono che Dio ci offre gratuitamente perché, quando siamo umili,

il Signore ci rende più forti e gioiosi nella nostra fede cristiana. Scenda generosa, per intercessione della Vergine Maria, la Benedizione di

Dio su ognuno di voi e sulle vostre famiglie. Grazie!]

أتوجه بتحية حارة للحجاج الناطقين باللغة العربية، وخاصة القادمين من الشرق األوسط. إن مراحل التوبة تبدأ باالعتراف بأننا خطأة وبأننا بحاجة لغفران هللا؛ ثم بالتضرع للرب

بتوبة وبثقة بنوية، طالبين عطية غفرانه؛ ثم الثقة في أن محبة هللا هي دائما أعظم من خطايانا، وأخيرا بمشاركة غفران هللا المجاني لنا مع اآلخرين، حتى يختبروه هم أيضا بدورهم.

لنطلب من هللا عطية التوبة كي نصير رسال لغفرانه ولمحبته مع أقربائنا وأصدقائنا وأحبائنا. ليبارككم الرب جميعا ويحرسكم من الشرير!

[Saluto cordialmente i pellegrini di lingua araba, specialmente quelli provenienti dal Medio Oriente. Le fasi del pentimento cominciano

con il riconoscerci peccatori, bisognosi del perdono di Dio; quindi si implora la misericordia del Signore, con filiale fiducia, chiedendo il

dono del perdono; poi si crede che l'amore di Dio è sempre più grande dei nostri peccati; e, infine, si condivide il perdono gratuito di Dio

che abbiamo ricevuto con gli altri, affinché anch’essi lo sperimentino. Chiediamo a Dio il dono del pentimento per diventare messaggeri

del Suo perdono e del Suo amore con i nostri parenti, amici e i nostri cari. Il Signore vi benedica tutti e vi protegga dal maligno!]

Od srca pozdravljam sve hrvatske hodočasnike, osobito studente iz župe Sv. Obitelji iz Kupresa u Bosni i Hercegovini. S osobitom

radošću pozdravljam vas, drage vjernike, svećenike, redovnike, redovnice te bogoslove i sjemeništarce iz Riječke nadbiskupije,

predvođeni svojim pastirom, nadbiskupom Ivanom Devčićem. Uskrsni Gospodin, koji je pobijedio smrt i darovao nam život, ukazao se

učenicima, učvrstio ih je u vjeri i učinio ih svojim svjedocima. Ne bojte se povjerovati mu i povetiti svoj život Kristu, dijeleći s njim svoje

radosti i poteškoće. Osnaženi Božjim Milosrđem na ovome hodočašću, ostanite čvrsti u vjeri kao pravi svjedoci Krista Uskrsnuloga. Dok

vam obećajem svoju duhovnu blizinu, udijeljujem vama i vašim obiteljima Apostolski Blagoslov. Hvaljen Isus i Marija!

[Saluto di cuore i pellegrini croati, tra i quali gli studenti della parrocchia della Santa Famiglia di Kupres in Bosnia ed Erzegovina. Con

particolare gioia saluto voi, cari fedeli, sacerdoti, religiosi, religiose e seminaristi dell’Arcidiocesi di Rijeka, guidati dal vostro pastore

Mons. Ivan Devčić. Il Signore risorto, che ha vinto la morte e ci ha regalato la vita, è apparso ai discepoli, li ha confermati nella fede e li

ha fatti suoi testimoni. Non abbiate paura di crederGli e consacrare la vostra vita per lui, condividendo con lui le vostre felicità e

difficoltà. Rafforzati dalla Divina Misericordia in questo pellegrinaggio, rimanete sempre saldi nella fede come veri testimoni del Cristo

risorto. Vi assicuro la mia spirituale vicinanza e imparto a voi e alle vostre famiglie la Benedizione Apostolica. Siano lodati Gesù e

Maria!]

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Serdecznie pozdrawiam polskich pielgrzymów. Drodzy bracia i siostry, przebaczenie Boga jest tym, czego potrzebujemy wszyscy i jest

ono największym znakiem Jego miłosierdzia. Wszyscy jesteśmy grzesznikami i potrzebujemy miłosierdzia. Wszyscy też jesteśmy

wezwani, abyśmy przebaczając innym stawali się świadkami miłosierdzia. Niech Maryja, Matka Miłosierdzia, wyprasza nam tę łaskę u

zmartwychwstałego Pana. Niech Wam Bóg błogosławi!

[Saluto cordialmente i pellegrini polacchi. Cari fratelli e sorelle, il perdono di Dio è ciò di cui tutti abbiamo bisogno, ed è il segno più

grande della sua misericordia. Tutti siamo peccatori e bisognosi della misericordia. Siamo anche tutti chiamati a diventare testimoni della

misericordia, perdonando gli altri. Maria, Madre di misericordia, interceda per noi davanti al Signore risorto, affinché otteniamo questa

grazia. Dio vi benedica!]

Saluto i pellegrini di lingua italiana. Nella gioia tipica della Risurrezione rivolgo il mio pensiero ai cari Diaconi della Compagnia di Gesù,

accompagnati dai Superiori e familiari, ed auspico di cuore che il vostro pellegrinaggio giubilare sia ricco di frutti spirituali a beneficio

dell'intera Compagnia. Abbraccio spiritualmente voi, carissimi ragazzi e ragazze provenienti da diversi Decanati, Parrocchie e Oratori

dell’Arcidiocesi di Milano, come pure quelli della Diocesi di Cremona, in occasione della vostra Professione di fede. A voi e a tutti i vostri

coetanei, in particolare gli studenti delle Scuole Superiori della Diocesi di Ravenna-Cervia, auguro di vivere in pienezza il messaggio

pasquale, sempre fedeli al vostro Battesimo e testimoni gioiosi di Cristo morto e risorto per noi.

Saluto le Suore Francescane Missionarie di Maria, a conclusione del Capitolo generale; e i fedeli della Parrocchia SS.mo Sacramento di

Bari in occasione del centenario di fondazione. Vi auguro di cuore che la vostra visita a Roma sia per tutti occasione di rinnovamento

spirituale.

Un pensiero affettuoso a voi, cari ammalati, che esorto a guardare costantemente a colui che ha vinto la morte e ci aiuta ad accogliere le

sofferenze come preziosa occasione di redenzione e di salvezza. Invito infine voi, cari sposi novelli, a vivere la quotidiana esperienza

familiare con lo sguardo rivolto al Cristo Risorto, che nella Pasqua si è immolato per noi.

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Udienza Generale: Il Vangelo della Misericordia2016-04-06 Vatican.va

PAPA FRANCESCO

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 6 aprile 2016

[Multimedia ]

13. Il Vangelo della Misericordia

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Dopo aver riflettuto sulla misericordia di Dio nell’Antico Testamento, oggi iniziamo a meditare su come Gesù stesso l’ha portata al suo

pieno compimento. Una misericordia che Egli ha espresso, realizzato e comunicato sempre, in ogni momento della sua vita terrena.

Incontrando le folle, annunciando il Vangelo, guarendo gli ammalati, avvicinandosi agli ultimi, perdonando i peccatori, Gesù rende

visibile un amore aperto a tutti: nessuno escluso! Aperto a tutti senza confini. Un amore puro, gratuito, assoluto. Un amore che raggiunge

il suo culmine nel Sacrificio della croce. Sì, il Vangelo è davvero il “Vangelo della Misericordia”, perché Gesù è la Misericordia!

Tutti e quattro i Vangeli attestano che Gesù, prima di intraprendere il suo ministero, volle ricevere il battesimo da Giovanni

Battista(Mt 3,13-17; Mc 1,9-11; Lc 3,21-22; Gv 1,29-34). Questo avvenimento imprime un orientamento decisivo a tutta la missione di

Cristo. Infatti, Egli non si è presentato al mondo nello splendore del tempio: poteva farlo. Non si è fatto annunciare da squilli di trombe:

poteva farlo. E neppure è venuto nelle vesti di un giudice: poteva farlo. Invece, dopo trent’anni di vita nascosta a Nazaret, Gesù si è recato

al fiume Giordano, insieme a tanta gente del suo popolo, e si è messo in fila con i peccatori. Non ha avuto vergogna: era lì con tutti, con i

peccatori, per farsi battezzare. Dunque, fin dall’inizio del suo ministero, Egli si è manifestato come Messia che si fa carico della

condizione umana, mosso dalla solidarietà e dalla compassione. Come Lui stesso afferma nella sinagoga di Nazaret identificandosi con la

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profezia di Isaia: «Lo Spirito del Signore è sopra di me, per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il

lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi, a proclamare l’anno di

grazia del Signore» (Lc 4,18-19). Tutto quanto Gesù ha compiuto dopo il battesimo è stato la realizzazione del programma iniziale: portare

a tutti l’amore di Dio che salva. Gesù non ha portato l’odio, non ha portato l’inimicizia: ci ha portato l’amore! Un amore grande, un cuore

aperto per tutti, per tutti noi! Un amore che salva!

Lui si è fatto prossimo agli ultimi, comunicando loro la misericordia di Dio che è perdono, gioia e vita nuova. Gesù, il Figlio inviato dal

Padre, è realmente l’inizio del tempo della misericordia per tutta l’umanità! Quanti erano presenti sulla riva del Giordano non capirono

subito la portata del gesto di Gesù. Lo stesso Giovanni Battista si stupì della sua decisione (cfr Mt 3,14). Ma il Padre celeste no! Egli fece

udire la sua voce dall’alto: «Tu sei il Figlio mio, l’amato, in te mi sono compiaciuto» (Mc 1,11). In tal modo il Padre conferma la via che il

Figlio ha intrapreso come Messia, mentre scende su di Lui come una colomba lo Spirito Santo. Così il cuore di Gesù batte, per così dire,

all’unisono con il cuore del Padre e dello Spirito, mostrando a tutti gli uomini che la salvezza è frutto della misericordia di Dio.

Possiamo contemplare ancora più chiaramente il grande mistero di questo amore volgendo lo sguardo a Gesù crocifisso. Mentre sta per

morire innocente per noi peccatori, Egli supplica il Padre: «Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno» (Lc 23,34). E’ sulla

croce che Gesù presenta alla misericordia del Padre il peccato del mondo: il peccato di tutti, i miei peccati, i tuoi peccati, i vostri peccati. E

lì, sulla croce, Lui li presenta al Padre. E con il peccato del mondo tutti i nostri peccati vengono cancellati. Nulla e nessuno rimane escluso

da questa preghiera sacrificale di Gesù. Ciò significa che non dobbiamo temere di riconoscerci e confessarci peccatori. Quante volte noi

diciamo: “Ma, questo è un peccatore, ha fatto quello e quello...”, e giudichiamo gli altri. E tu? Ognuno di noi dovrebbe domandarsi: “Sì,

quello è un peccatore. E io?”. Tutti siamo peccatori, ma tutti siamo perdonati: tutti abbiamo la possibilità di ricevere questo perdono che è

la misericordia di Dio. Non dobbiamo temere, dunque, di riconoscerci peccatori, confessarci peccatori, perché ogni peccato è stato portato

dal Figlio sulla Croce. E quando noi lo confessiamo pentiti affidandoci a Lui, siamo certi di essere perdonati. Il sacramento della

Riconciliazione rende attuale per ognuno la forza del perdono che scaturisce dalla Croce e rinnova nella nostra vita la grazia della

misericordia che Gesù ci ha acquistato! Non dobbiamo temere le nostre miserie: ognuno di noi ha le proprie. La potenza d’amore del

Crocifisso non conosce ostacoli e non si esaurisce mai. E questa misericordia cancella le nostre miserie.

Carissimi, in questo Anno Giubilare chiediamo a Dio la grazia di fare esperienza della potenza del Vangelo: Vangelo della misericordia

che trasforma, che fa entrare nel cuore di Dio, che ci rende capaci di perdonare e guardare il mondo con più bontà. Se accogliamo il

Vangelo del Crocifisso Risorto, tutta la nostra vita è plasmata dalla forza del suo amore che rinnova.

Saluti:

Je salue cordialement les pèlerins venus de Belgique, du Canada, du Togo et de France, en particulier le diocèse de Saint-Brieuc avec

Monseigneur Denis Moutel, le diocèse d’Aix-en-Provence avec Monseigneur Christophe Dufour, et les nombreux jeunes présents ce

matin.

En cette Année jubilaire, demandons à Dieu la grâce de faire l’expérience de la puissance de l’Évangile : Évangile de la miséricorde qui

nous transforme, nous rend capables de pardonner, et nous fait entrer dans le cœur de Dieu. Que Dieu vous bénisse !

[Saluto cordialmente i pellegrini venuti da Belgio, Canada, Togo e Francia, in particolare la Diocesi d’Aix-en-Provence con Mons.

Christophe Dufour e i numerosi giovani presenti questa mattina.

In questo Anno giubilare chiediamo a Dio la grazia di fare esperienza della potenza del Vangelo: Vangelo della misericordia che ci

trasforma, ci rende capaci di perdonare e ci fa entrare nel cuore di Dio. Che Dio vi benedica!]

I offer an affectionate greeting to all the English-speaking pilgrims and visitors present at today’s Audience, including those from England,

Scotland, Ireland, Denmark, the Netherlands, Norway, Kenya, Zimbabwe, Australia, China, Indonesia, Malaysia, the Philippines, Thailand

and the United States. As we celebrate the Easter season, may our hearts be open to the Risen Lord so that, strengthened by his grace, we

may share with our families and communities the Gospel of Mercy. God bless you all!

[Saluto cordialmente i pellegrini di lingua inglese presenti a questa Udienza, con particolare riguardo a quanti provengono da

Inghilterra, Scozia, Irlanda, Danimarca, Paesi Bassi, Norvegia, Kenya, Zimbabwe, Australia, Cina, Indonesia, Malaysia, Filippine,

Thailandia e Stati Uniti. Mentre celebriamo il tempo pasquale, i nostri cuori siano aperti al Signore Risorto perché, rafforzati dalla sua

grazia, possiamo condividere con le nostre famiglie e le nostre comunità il Vangelo della Misericordia. Dio vi benedica tutti!]

Sehr herzlich grüße ich die Pilger deutscher Sprach

e, vor allem die vielen Jugendlichen und Schüler, insbesondere die Gruppe derLiebfrauenschule Dießen. Bitten wir den gekreuzigten und

auferstanden Christus, dass er uns immer mehr in sein Evangelium der Barmherzigkeit eintreten lässt. Die Kraft seiner Liebe gestalte

unser Leben und mache uns fähig, seine Vergebung weiterzuschenken. Das Licht von Ostern erfülle euch mit Hoffnung und Zuversicht auf

eurem Weg.

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[Saluto di cuore i pellegrini di lingua tedesca, soprattutto i numerosi giovani e studenti, in particolare il gruppo della Liebfrauenschule di

Dießen. Chiediamo al Cristo crocifisso e risorto di farci entrare sempre più nel suo Vangelo della misericordia. La forza del suo amore

plasmi la nostra vita, rendendoci capaci di trasmettere il suo perdono. La luce della Pasqua vi riempia di speranza e fiducia nel vostro

cammino.]

Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española, en particular a los grupos provenientes de España y Latinoamérica.

Acerquémonos al sacramento de la reconciliación que actualiza la fuerza del perdón que nace de la cruz y renueva en nosotros la gracia de

la misericordia divina, haciéndonos capaces de amar y perdonar como el Señor nos amó y nos perdonó.

[Saluto cordialmente i pellegrini di lingua spagnola, in particolare i gruppi provenienti da Spagna e America latina. Cerchiamo di

accostarci al sacramento della riconciliazione, che rende reale la forza del perdono nata dalla croce, e rinnoviamo in noi la grazia della

misericordia divina, facendoci capaci di amare e perdonare, come il Signore ci ha amati e ci ha perdonati.]

Queridos peregrinos de língua portuguesa, de coração vos saúdo a todos, nomeadamente ao grupo de São Sebastião do Pontal,

desejando-vos neste Ano Jubilar a graça de experimentar a força do Evangelho da misericórdia que transforma, que faz entrar no coração

de Deus, que nos torna capazes de perdoar e olhar o mundo com mais bondade. Assim Deus vos abençoe a vós e às vossas famílias.

[Carissimi pellegrini di lingua portoghese, vi saluto cordialmente tutti, con una menzione speciale per il gruppo di São Sebastião do

Pontal, augurandovi in quest’Anno Giubilare la grazia di far esperienza della potenza del Vangelo della misericordia che trasforma, che

fa entrare nel cuore di Dio, che ci rende capaci di perdonare e guardare il mondo con più bontà. Così Dio benedica voi e le vostre

famiglie.]

يرأرحب بالحجاج الناطقين باللغة العربية، وخاصة بالقادمين منالشرق األوسط. أيها اإلخوة واألخوات األعزاء، في يسوع ال يمكننا أن نلمس رحمة هللا لمس اليد وحسب بل ندفع لنص

!نحن أيضا أدوات لرحمته. ليبارككم الرب

[Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua araba, in particolare a quelli provenienti dal Medio Oriente! Cari fratelli e sorelle,

in Gesù, non solo possiamo toccare con mano la misericordia del Padre, ma siamo spinti a diventare noi stessi strumento della sua

misericordia. Il Signore vi benedica!]

Witam serdecznie Polaków, a szczególnie redakcję, czytelników i przyjaciół Katolickiego Tygodnika „Niedziela”, którzy przybywają do

Rzymu z okazji 90-tej rocznicy założenia pisma. Także dzisiaj jest ono wielkim darem Bożej Opatrzności dla waszego Narodu, który w

tym czasopiśmie od lat znajduje rzetelny przekaz informacji o Kościele i oparcie w trudnych momentach waszej historii. Życzę, aby

ewangelizacyjna posługa tego Tygodnika nadal umacniała jego czytelników w wierze, przynosząc obfite owoce w ich życiu i

apostolstwie. W Roku Nadzwyczajnego Jubileuszu Miłosierdzia zawierzam Jezusowi Miłosiernemu i Jego Najświętszej Matce, Królowej

Polski, dalsze lata działalności „Niedzieli”. Redakcji i wam wszystkim tu obecnym z serca błogosławię.

[Do il mio cordiale benvenuto ai polacchi, in particolare alla redazione, ai lettori e agli amici del Settimanale Cattolico “Niedziela”,

giunti a Roma in occasione del 90° anniversario di fondazione. Anche oggi esso è un grande dono della Divina Provvidenza alla vostra

nazione, che in questa rivista continua a trovare un’accurata trasmissione delle informazioni sulla Chiesa e un sostegno nei momenti

difficili della vostra storia. Auguro che il servizio di evangelizzazione svolto da questo settimanale, continui a confermare nella fede i suoi

lettori, portando abbondanti frutti nella vita e nel loro apostolato. Nell’Anno del Giubileo Straordinario della Misericordia affido a Gesù

Misericordioso e alla sua Santissima Madre, Regina della Polonia, i successivi anni di attività. Di cuore benedico la redazione e voi tutti

qui presenti.]

S láskou pozdravujem slovenských pútnikov, osobitne viaceré farské skupiny ako aj žiakov zo Starej Ľubovne.

Drahí bratia a sestry, vaša návšteva Ríma počas Veľkonočného obdobia nech je pre každého z vás príležitosťou na pravú duchovnú

obnovu. Oslávený Pán nech vás sprevádza svojim pokojom a radosťou. Rád žehnám všetkých vás i vaše rodiny.

[Saluto con affetto i pellegrini slovacchi, particolarmente i gruppi parrocchiali e gli studenti provenienti da Stara Lubovna.

Cari fratelli e sorelle, la vostra visita a Roma nel Tempo di Pasqua sia per ognuno di voi occasione di autentico rinnovamento spirituale.

Il Signore Risorto vi accompagni con la sua pace e la sua gioia. Volentieri benedico tutti voi e le vostre famiglie.]

Un cordiale benvenuto rivolgo ai pellegrini provenienti dai Paesi Bassi e dal Belgio. Saluto in particolare i fedeli della Diocesi di Anversa,

accompagnati dal loro Vescovo Mons. Johan Bonny. Il vostro pellegrinaggio a Roma, in occasione dell’Anno Santo della Misericordia, e

l’incontro con il Successore di Pietro vi confermino nella fede e nell’impegno per i fratelli che sono nel bisogno. Cristo Risorto vi renda

strumenti della sua misericordia e vi doni la sua pace.

[Hartelijk welkom aan de pelgrims uit Nederland en België. In het bijzonder groet ik de gelovigen van het bisdom Antwerpen, begeleid

door hun bisschop Mgr. Johan Bonny. Uw bedevaart naar Rome, bij gelegenheid van het Heilig Jaar van Barmhartigheid, en de

ontmoeting met de opvolger van Petrus mogen u bevestigen in uw geloof en uw inzet voor de broeders die in nood zijn. Moge de verrezen

Christus u tot instrumenten maken van Zijn barmhartigheid en u Zijn vrede geven.]

APPELLO

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Oggi ricorre la Terza Giornata Mondiale dello Sport per la Pace e lo Sviluppo, indetta dalle Nazioni Unite. Lo sport è un linguaggio

universale, che avvicina i popoli e può contribuire a far incontrare le persone e superare i conflitti. Perciò incoraggio a vivere la

dimensione sportiva come palestra di virtù nella crescita integrale degli individui e delle comunità.

Porgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. Sono lieto di accogliere i fedeli delle Diocesi di Castellaneta e di Fidenza,

accompagnati dai loro Pastori Mons. Maniago e Mons. Mazza; e i partecipanti alla marcia della pace alimentare, con il Vescovo di Gubbio

Mons. Ceccobelli. Saluto la Comunità del Pontificio Collegio San Giovanni Damasceno, che ricorda i 75 anni di fondazione; gli studenti

e i familiari delle Scuole della Congregazione delle Adoratrici del Sangue di Cristo; i medici della Società Europea di Ortopedia Pediatrica

come pure i fedeli di Recco, Alatri, Vietri di Potenza e gli studenti di Messina. In questo Giubileo Straordinario invito a riscoprire

l’esigenza delle opere di misericordia corporali e spirituali come un’opportunità per alimentare la nostra fede.

Un particolare pensiero porgo ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli. Guardate al modello della Vergine Maria per vivere questo

Tempo Pasquale in ascolto della Parola di Dio e con la pratica della carità, vivendo con gioia l’appartenenza alla Chiesa, la famiglia dei

discepoli missionari del Cristo Risorto.

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Udienza Giubilare: Misericordia e Elemosina2016-04-09 Vatican.va

GIUBILEO STRAORDINARIO DELLA MISERICORDIA

PAPA FRANCESCO

UDIENZA GIUBILARE

Sabato, 9 aprile 2016

[Multimedia ]

Misericordia e Elemosina

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Il Vangelo che abbiamo ascoltato ci permette di scoprire un aspetto essenziale della misericordia: l’elemosina. Può sembrare una cosa

semplice fare l’elemosina, ma dobbiamo fare attenzione a non svuotare questo gesto del grande contenuto che possiede. Infatti, il termine

“elemosina”, deriva dal greco e significa proprio “misericordia”. L’elemosina, quindi, dovrebbe portare con sé tutta la ricchezza della

misericordia. E come la misericordia ha mille strade, mille modalità, così l’elemosina si esprime in tanti modi, per alleviare il disagio di

quanti sono nel bisogno.

Il dovere dell’elemosina è antico quanto la Bibbia. Il sacrificio e l’elemosina erano due doveri a cui una persona religiosa doveva attenersi.

Ci sono pagine importanti nell’Antico Testamento, dove Dio esige un’attenzione particolare per i poveri che, di volta in volta, sono i

nullatenenti, gli stranieri, gli orfani e le vedove. E nella Bibbia questo è un ritornello continuo: il bisognoso, la vedova, lo straniero, il

forestiero, l’orfano… è un ritornello. Perché Dio vuole che il suo popolo guardi a questi nostri fratelli; anzi, dirò che sono proprio al centro

del messaggio: lodare Dio con il sacrificio e lodare Dio con l’elemosina.

Insieme all’obbligo di ricordarsi di loro, viene data anche un’indicazione preziosa: «Dai generosamente e, mentre doni, il tuo cuore non si

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rattristi» (Dt 15,10). Ciò significa che la carità richiede, anzitutto, un atteggiamento di gioia interiore. Offrire misericordia non può essere

un peso o una noia da cui liberarci in fretta. E quanta gente giustifica sé stessa per non dare l’elemosina dicendo: “Ma come sarà questo?

Questo a cui io darò, forse andrà a comprare vino per ubriacarsi”. Ma se lui si ubriaca, è perché non ha un’altra strada! E tu, cosa fai di

nascosto, che nessuno vede? E tu sei giudice di quel povero uomo che ti chiede una moneta per un bicchiere di vino? Mi piace ricordare

l’episodio del vecchio Tobia che, dopo aver ricevuto una grande somma di denaro, chiamò suo figlio e lo istruì con queste parole: «A tutti

quelli che praticano la giustizia fa’ elemosina. […] Non distogliere lo sguardo da ogni povero e Dio non distoglierà da te il suo»

(Tb 4,7-8). Sono parole molto sagge che aiutano a capire il valore dell’elemosina.

Gesù, come abbiamo ascoltato, ci ha lasciato un insegnamento insostituibile in proposito. Anzitutto, ci chiede di non fare l’elemosina per

essere lodati e ammirati dagli uomini per la nostra generosità: fa’ in modo che la tua mano destra non sappia quello che fa la sinistra

(cfr Mt 6,3). Non è l’apparenza che conta, ma la capacità di fermarsi per guardare in faccia la persona che chiede aiuto. Ognuno di noi può

domandarsi: “Io sono capace di fermarmi e guardare in faccia, guardare negli occhi, la persona che mi sta chiedendo aiuto? Sono

capace?”. Non dobbiamo identificare, quindi, l’elemosina con la semplice moneta offerta in fretta, senza guardare la persona e senza

fermarsi a parlare per capire di cosa abbia veramente bisogno. Allo stesso tempo, dobbiamo distinguere tra i poveri e le varie forme di

accattonaggio che non rendono un buon servizio ai veri poveri. Insomma, l’elemosina è un gesto di amore che si rivolge a quanti

incontriamo; è un gesto di attenzione sincera a chi si avvicina a noi e chiede il nostro aiuto, fatto nel segreto dove solo Dio vede e

comprende il valore dell’atto compiuto.

Ma fare l’elemosina dev’essere per noi anche una cosa che sia un sacrificio. Io ricordo una mamma: aveva tre figli, di sei, cinque e tre

anni, più o meno. E sempre insegnava ai figli che si doveva dare l’elemosina a quelle persone che la chiedevano. Erano a pranzo: ognuno

stava mangiando una cotoletta alla milanese, come si dice nella mia terra, “impanata”. Bussano alla porta. Il più grande va ad aprire e

torna: “Mamma, c’è un povero che chiede da mangiare”. “Cosa facciamo?”, chiede la mamma. “Gli diamo – dicono tutti e – gli diamo!” –

“Bene: prendi la metà della tua cotoletta, tu prendi l’altra metà, tu l’altra metà, e ne facciamo due panini” - “Ah no, mamma, no!” - “No?

Tu da’ del tuo, dà di quello che ti costa”. Questo è il coinvolgersi con il povero. Io mi privo di qualcosa di mio per darlo a te. E ai genitori

dico: educate i vostri figli a dare così l’elemosina, ad essere generosi con quello che hanno.

Facciamo nostre allora le parole dell’apostolo Paolo: «In tutte le maniere vi ho mostrato che i deboli si devono soccorrere lavorando così,

ricordando le parole del Signore Gesù, che disse: “Si è più beati nel dare che nel ricevere!”» (At 20,35; cfr 2 Cor 9,7). Grazie!

Saluti:

Je salue cordialement les pèlerins de langue française. En cette Année jubilaire, demandons la grâce de porter un regard d’amour plus

attentif aux personnes que nous aidons, de nous arrêter davantage auprès d’elles ; et découvrons ainsi qu’il y a plus de joie à donner qu’à

recevoir. Que Dieu vous bénisse !

[Saluto cordialmente i pellegrini di lingua francese. In questo Anno Giubilare, chiediamo la grazia di portare uno sguardo d’amore più

attento alle persone che aiutiamo, di fermarci presso di loro, e scopriremo così che c’è più gioia nel dare che nel ricevere. Che Dio vi

benedica!]

I greet the English-speaking visitors taking part in today’s Audience, particularly the pilgrims from the Archdiocese of Dublin. In the joy

of the Risen Lord, I invoke upon you and your families the loving mercy of God our Father. May the Lord bless you all!

[Saluto i visitatori di lingua inglese presenti all’odierna Udienza, specialmente i pellegrini dell’Arcidiocesi di Dublino. Nella gioia del

Signore Risorto, invoco su di voi e sulle vostre famiglie l’amore misericordioso di Dio nostro Padre. Il Signore vi benedica!]

Herzlich grüße ich die Pilger deutscher und flämischer Sprache. Seien wir großzügig im Geben von Almosen und denken wir dabei immer

an das Wort Jesu „Geben ist seliger als nehmen“ (Apg 20,35). Der Herr segne euch und eure Familien.

[Saluto cordialmente i pellegrini di lingua tedesca e di lingua fiamminga. Vi invito ad essere generosi nel dare l’elemosina ricordando le

parole di Gesù, che disse: “Si è più beati nel dare che nel ricevere!” (At 20,35). Il Signore benedica voi e le vostre famiglie.]

Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española, en particular a los venidos de España y Latinoamérica. Los invito practicar la

limosna como signo de misericordia y a no olvidar de mirar a los ojos de quien les pide ayuda; así, Dios no les ocultará su rostro. Muchas

gracias.

Com grande afeto, saúdo os peregrinos de língua portuguesa, em particular os grupos de Pontal e do Colégio São Bento do Rio de Janeiro,

com votos de que possais vós todos dar-vos sempre conta do dom maravilhoso que é pertencer à Igreja. Vele sobre o vosso caminho a

Virgem Maria e vos ajude a ser sinal de confiança e instrumento de caridade no meio dos vossos irmãos. Sobre vós e vossas famílias desça

a Bênção de Deus.

[Con grande affetto saluto i pellegrini di lingua portoghese, in particolare i gruppi di Pontal e del Colégio São Bento do Rio de Janeiro,

augurando a voi tutti di rendervi sempre conto di quanto l’appartenenza alla Chiesa sia davvero un dono meraviglioso. Vegli sul vostro

cammino la Vergine Maria e vi aiuti ad essere segno di fiducia e strumento di carità in mezzo ai vostri fratelli. Su di voi e sulle vostre

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famiglie scenda la Benedizione di Dio.]

اأرحب بالحجاج الناطقين باللغة العربية، وخاصة بالقادمين منالشرق األوسط. أيها اإلخوة واألخوات األعزاء، يجب أال نخاف من الرحمة، فإنها محبة تالقينا وتجتذبنا كي تسمح لن

ف على وجه هللا في وجوه األخوة. لنسمح لهذه المحبة أن تقودنا بوداعة فنصبح رحماء كاآلب. ليبارككم الرب !بالتعر

[Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua araba, in particolare a quelli provenienti dal Medio Oriente! Cari fratelli e sorelle,

non dobbiamo avere timore della misericordia, essa è un amore che ci raggiunge e coinvolge per permetterci di riconoscere il volto di Dio

in quello dei fratelli. Lasciamoci condurre docilmente da questo amore e diventeremo misericordiosi come il Padre. Il Signore vi

benedica!]

Witam pielgrzymów polskich. Pozdrawiam także waszych rodaków w Polsce i za granicą. Przechodząc przez Święte Drzwi Bazylik

Papieskich w Rzymie i Drzwi Miłosierdzia otwarte w waszych diecezjach, wypraszajcie łaskę jubileuszowego odpustu dla siebie samych,

waszych bliskich i zmarłych. Mogą go uzyskać także ci, którzy pełnią uczynki miłosierdzia, chorzy, starsi niewychodzący z domu,

więźniowie. Korzystajmy z daru Bożego miłosierdzia! Niech będzie pochwalony Jezus Chrystus.

[Do il mio benvenuto ai pellegrini polacchi, ricordando anche i vostri connazionali in Polonia e all’estero. Attraversando le Porte Sante

delle Basiliche Papali a Roma e le Porte della Misericordia, aperte nelle vostre diocesi, ottenete l’indulgenza giubilare per voi stessi, per i

vostri cari e per i vostri defunti. Anche coloro che compiono opere di misericordia, gli infermi, le persone anziane impossibilitate a uscire

e i prigionieri possono lucrarla. Approfittiamo del dono della Divina misericordia! Sia lodato Gesù Cristo.]

Cari pellegrini di lingua italiana: benvenuti!

Sono lieto di accogliere i fedeli di alcune Diocesi italiane accompagnate dai rispettivi Pastori: Genova, Torino, Amalfi-Cava de’ Tirreni,

Matera-Irsina, Brescia e Nocera Inferiore-Sarno. Saluto i pellegrinaggi dell’Università Cattolica del Sacro Cuore; della Caritas di Casale

Monferrato e della Federazione Italiana dei Settimanali Cattolici, che ricorda il 50° anniversario di fondazione. Saluto le Figlie del

Santissimo Redentore e della Beata Vergine Addolorata, che festeggiano duecento anni di apostolato; e i fedeli di Ancona, Mede

Lomellina e Andria. Vi esorto a ravvivare la fede con il passaggio attraverso la Porta Santa, per essere testimoni dell’amore del Signore

Risorto con concrete opere di misericordia.

Un saluto rivolgo ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli. Questo Anno Santo sia vissuto con particolare intensità. Cari giovani,

specialmente voi ragazzi della Professione di fede della Diocesi di Tivoli, siate sempre fedeli al vostro Battesimo con la coerente

testimonianza di vita; cari ammalati, in particolare gli associati all’Unitalsi della Lombardia e della Campania, la luce della Pasqua vi

illumini e vi conforti nella vostra sofferenza; e voi, cari sposi novelli, attingete al mistero pasquale il coraggio per essere protagonisti nella

Chiesa e nella società, contribuendo alla costruzione della civiltà dell’amore.

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Udienza Generale: Misericordia io voglio e non sacrifici2016-04-13 Vatican.va

PAPA FRANCESCO

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 13 aprile 2016

[Multimedia ]

14. Misericordia io voglio e non sacrifici (Mt 9,13)

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Abbiamo ascoltato il Vangelo della chiamata di Matteo. Matteo era un “pubblicano”, cioè un esattore delle imposte per conto dell’impero

romano, e per questo considerato pubblico peccatore. Ma Gesù lo chiama a seguirlo e a diventare suo discepolo. Matteo accetta, e lo invita

a cena a casa sua insieme con i discepoli. Allora sorge una discussione tra i farisei e i discepoli di Gesù per il fatto che questi condividono

la mensa con i pubblicani e i peccatori. “Ma tu non puoi andare a casa di questa gente!”, dicevano loro. Gesù, infatti, non li allontana, anzi

frequenta le loro case e siede accanto a loro; questo significa che anche loro possono diventare suoi discepoli. Ed è altrettanto vero che

essere cristiani non ci rende impeccabili. Come il pubblicano Matteo, ognuno di noi si affida alla grazia del Signore nonostante i propri

peccati. Tutti siamo peccatori, tutti abbiamo peccati. Chiamando Matteo, Gesù mostra ai peccatori che non guarda al loro passato, alla

condizione sociale, alle convenzioni esteriori, ma piuttosto apre loro un futuro nuovo. Una volta ho sentito un detto bello: “Non c’è santo

senza passato e non c’è peccatore senza futuro”. Questo è quello che fa Gesù. Non c’è santo senza passato né peccatore senza futuro.

Basta rispondere all’invito con il cuore umile e sincero. La Chiesa non è una comunità di perfetti, ma di discepoli in cammino, che

seguono il Signore perché si riconoscono peccatori e bisognosi del suo perdono. La vita cristiana quindi è scuola di umiltà che ci apre alla

grazia.

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Un tale comportamento non è compreso da chi ha la presunzione di credersi “giusto” e di credersi migliore degli altri. Superbia e orgoglio

non permettono di riconoscersi bisognosi di salvezza, anzi, impediscono di vedere il volto misericordioso di Dio e di agire con

misericordia. Esse sono un muro. La superbia e l’orgoglio sono un muro che impediscono il rapporto con Dio. Eppure, la missione di Gesù

è proprio questa: venire in cerca di ciascuno di noi, per sanare le nostre ferite e chiamarci a seguirlo con amore. Lo dice chiaramente:

«Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati» (v. 12). Gesù si presenta come un buon medico! Egli annuncia il Regno di

Dio, e i segni della sua venuta sono evidenti: Egli risana dalle malattie, libera dalla paura, dalla morte e dal demonio. Innanzi a Gesù

nessun peccatore va escluso – nessun peccatore va escluso! - perché il potere risanante di Dio non conosce infermità che non possano

essere curate; e questo ci deve dare fiducia e aprire il nostro cuore al Signore perché venga e ci risani. Chiamando i peccatori alla sua

mensa, Egli li risana ristabilendoli in quella vocazione che essi credevano perduta e che i farisei hanno dimenticato: quella di invitati al

banchetto di Dio. Secondo la profezia di Isaia: «Preparerà il Signore degli eserciti per tutti i popoli, su questo monte, un banchetto di

grasse vivande, un banchetto di vini eccellenti, di cibi succulenti, di vini raffinati. E si dirà in quel giorno: Ecco il nostro Dio; in lui

abbiamo sperato perché ci salvasse. Questi è il Signore in cui abbiamo sperato; rallegriamoci, esultiamo per la sua salvezza» (25,6-9).

Se i farisei vedono negli invitati solo dei peccatori e rifiutano di sedersi con loro, Gesù al contrario ricorda loro che anch’essi sono

commensali di Dio. In questo modo, sedere a tavola con Gesù significa essere da Lui trasformati e salvati. Nella comunità cristiana la

mensa di Gesù è duplice: c’è la mensa della Parola e c’è la mensa dell’Eucaristia (cfr Dei Verbum , 21). Sono questi i farmaci con cui il

Medico Divino ci risana e ci nutre. Con il primo – la Parola – Egli si rivela e ci invita a un dialogo fra amici. Gesù non aveva paura di

dialogare con i peccatori, i pubblicani, le prostitute… No, lui non aveva paura: amava tutti! La sua Parola penetra in noi e, come un

bisturi, opera in profondità per liberarci dal male che si annida nella nostra vita. A volte questa Parola è dolorosa perché incide sulle

ipocrisie, smaschera le false scusanti, mette a nudo le verità nascoste; ma nello stesso tempo illumina e purifica, dà forza e speranza, è un

ricostituente prezioso nel nostro cammino di fede. L’Eucaristia, da parte sua, ci nutre della stessa vita di Gesù e, come un potentissimo

rimedio, in modo misterioso rinnova continuamente la grazia del nostro Battesimo. Accostandoci all’Eucaristia noi ci nutriamo del Corpo

e Sangue di Gesù, eppure, venendo in noi, è Gesù che ci unisce al suo Corpo!

Concludendo quel dialogo coi farisei, Gesù ricorda loro una parola del profeta Osea (6,6): «Andate e imparate che cosa vuol

dire:misericordia io voglio e non sacrificio» (Mt 9,13). Rivolgendosi al popolo di Israele il profeta lo rimproverava perché le preghiere che

innalzava erano parole vuote e incoerenti. Nonostante l’alleanza di Dio e la misericordia, il popolo viveva spesso con una religiosità “di

facciata”, senza vivere in profondità il comando del Signore. Ecco perché il profeta insiste: “Misericordia io voglio”, cioè la lealtà di un

cuore che riconosce i propri peccati, che si ravvede e torna ad essere fedele all’alleanza con Dio. “E non sacrificio”: senza un cuore pentito

ogni azione religiosa è inefficace! Gesù applica questa frase profetica anche alle relazioni umane: quei farisei erano molto religiosi nella

forma, ma non erano disposti a condividere la tavola con i pubblicani e i peccatori; non riconoscevano la possibilità di un ravvedimento e

perciò di una guarigione; non mettevano al primo posto la misericordia: pur essendo fedeli custodi della Legge, dimostravano di non

conoscere il cuore di Dio! È come se a te regalassero un pacchetto con dentro un dono e tu, invece di andare a cercare il dono, guardi

soltanto la carta nel quale è incartato: soltanto le apparenze, la forma, e non il nocciolo della grazia, del dono che viene dato!

Cari fratelli e sorelle, tutti noi siamo invitati alla mensa del Signore. Facciamo nostro l’invito a sederci accanto a Lui insieme ai suoi

discepoli. Impariamo a guardare con misericordia e a riconoscere in ognuno di loro un nostro commensale. Siamo tutti discepoli che

hanno bisogno di sperimentare e vivere la parola consolatrice di Gesù. Abbiamo tutti bisogno di nutrirci della misericordia di Dio, perché

è da questa fonte che scaturisce la nostra salvezza. Grazie!

Saluti:

Je salue cordialement les pèlerins de langue française, en particulier les groupes de Belgique et de l’Ile Maurice, ainsi que ceux de

plusieurs diocèses de France, accompagnés de leurs É vêques ; les jeunes de Besançon avec Monseigneur Bouilleret, et le pèlerinage de

Monaco, avec Monseigneur Barsi.

Nous sommes tous invités à la table du Seigneur. Répondons à son invitation et, le cœur humble et contrit, approchons nous sans crainte

afin de recevoir les bienfaits de sa miséricorde et de la vivre avec nos frères. Que Dieu vous bénisse.

[Saluto cordialmente i pellegrini di lingua francese, in particolare i gruppi del Belgio e dell’Isola di Maurizio, come pure quelli di diverse

diocesi della Francia, accompagnati dai loro Vescovi; i giovani di Besançon con Mons. Bouilleret e il pellegrinaggio di Monaco, con

Mons. Barsi. Siamo tutti invitati alla mensa del Signore. Rispondiamo al suo invito e, con cuore umile e contrito, avviciniamoci senza

timore per ricevere i benefici della sua misericordia e viverla con i nostri fratelli. Che Dio vi benedica.]

I greet the English-speaking visitors taking part in today’s Audience, particularly the pilgrims from England, Scotland, the Netherlands,

Australia, New Zealand, China, Indonesia, Thailand, the Philippines, Canada and the United States of America. In the joy of the Risen

Lord, I invoke upon you and your families the loving mercy of God our Father. May the Lord bless you all!

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[Saluto i visitatori di lingua inglese presenti all’odierna Udienza, specialmente quelli provenienti da Inghilterra, Scozia, Paesi Bassi,

Australia, Nuova Zelanda, Cina, Indonesia, Thailandia, Filippine, Canada e Stati Uniti d’America. Nella gioia del Signore Risorto,

invoco su di voi e sulle vostre famiglie l’amore misericordioso di Dio nostro Padre. Il Signore vi benedica!]

Einen herzlichen Gruß richte ich an alle Pilger deutscher Sprache, insbesondere an die Delegation deutscher Richter und Staatsanwälte

sowie die Gruppe der Bürgermeister aus dem Land Baden-Württemberg. Folgen auch wir der Einladung Jesu. Lernen wir von ihm, was

Barmherzigkeit bedeutet, und erkennen wir im Nächsten einen Tischgenossen, einen Freund Jesu. Der Herr schenke uns seine

Barmherzigkeit und sein Heil. Danke.

[Rivolgo un cordiale saluto a tutti i pellegrini di lingua tedesca, in particolare alla delegazione dei giudici e procuratori superiori

tedeschi, nonché al gruppo di sindaci del Land Baden-Württemberg. Seguiamo anche noi l’invito di Gesù. Impariamo da Lui che cosa

significa la misericordia e riconosciamo nel prossimo un commensale, un amico di Gesù. Il Signore ci doni la sua misericordia e la sua

salvezza. Grazie.]

Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española, en particular a los grupos provenientes de España y Latinoamérica. Que el Señor

Jesús nos alcance la gracia de mirar siempre a los demás con benevolencia y a reconocerlos como invitados a la mesa del Señor, porque

todos, sin excepción, tenemos necesidad de experimentar y de nutrirnos de su misericordia, que es fuente de la que brota nuestra

salvación. Muchas gracias.

[Saluto cordialmente i pellegrini di lingua spagnola, in particolare i gruppi provenienti da Spagna e America latina. Il Signore Gesù ci

ottenga la grazia di guardare sempre gli altri con benevolenza e di riconoscerli come invitati alla tavola del Signore, perché tutti, senza

eccezione, abbiamo bisogno di sperimentare e coltivare la misericordia divina, che è la fonte da cui sgorga la nostra salvezza. Grazie

mille.]

De coração saúdo todos os peregrinos de língua portuguesa, particularmente os brasileiros de Uberaba e Uruaçu. Queridos amigos,

abandonemos a presunção de nos crermos mais justos e melhores do que os outros; ao contrário, reconheçamos que somos todos

discípulos e pecadores necessitados de ser tocados pela misericórdia de Deus. Sobre vós e sobre vossas comunidades, desça a bênção do

Senhor!

[Di cuore saluto tutti i pellegrini di lingua portoghese, in particolare i brasiliani di Uberaba e Uruaçú. Cari amici, abbandoniamo la

presunzione di crederci più giusti e migliori degli altri; riconosciamo, invece, che siamo tutti discepoli e peccatori bisognosi di essere

toccati dalla misericordia di Dio. Su di voi e sulle vostre comunità scenda la benedizione del Signore.]

ه ونجلسأرحب بالحجاج الناطقين باللغة العربية، وخاصة بالقادمين منالشرق األوسط. أيها اإلخوة واألخوات األعزاء، يذكرنا يسوع بأننا مدعوون جميعا إلى مائدة هللا، لنقبل دعوت

!إلى جانبه ولنتعلم أن ننظر برحمة ونرى في كل أخ لنا مدعوا إلى مائدة هللا، ليبارككم الرب

[Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua araba, in particolare a quelli provenienti dal Medio Oriente! Cari fratelli e sorelle,

Gesù ci ricorda che siamo tutti commensali di Dio, facciamo nostro l’invito a sederci accanto a lui e impariamo a guardare con

misericordia e riconoscere in ogni nostro fratello un nostro commensale. Il Signore vi benedica!]

Serdecznie pozdrawiam polskich pielgrzymów. Drodzy bracia i siostry, w tych dniach Kościół w Polsce obchodzi 1050.rocznicę chrztu.

Razem z Pasterzami i wiernymi dziękuję Bogu za ten historyczny akt, który przez wieki kształtował wiarę, duchowość i kulturę waszego

Narodu, we wspólnocie ludów, które Chrystus zaprosił do udziału w tajemnicy Jego śmierci i zmartwychwstania. Dziękujecie Bogu –

według słów św. Jana Pawła II – za to, „zostaliście zanurzeni w wodzie, która odbija w sobie obraz Boga żywego – w wodzie, która jest

falą wieczności: «źródłem wody wytryskającej ku życiu wiecznemu» (J 4, 14)” (Kraków, 10.06.1979). Proszę Boga, aby obecne i przyszłe

pokolenia Polaków pozostawały wierne łasce chrztu, dając świadectwo miłości Chrystusa i Kościoła. Niech miłosierny Bóg udzieli

swojego błogosławieństwa wszystkim Polakom żyjącym w Kraju i poza granicami. Niech będzie pochwalony Jezus Chrystus!

[Saluto cordialmente i pellegrini polacchi. Cari fratelli e sorelle, in questi giorni la Chiesa in Polonia ricorda il mille e cinquantesimo

anniversario del battesimo della nazione. Insieme ai Pastori e ai fedeli ringrazio Dio per questo storico evento, che lungo i secoli ha

formato la fede, la spiritualità e la cultura della vostra patria, nella comunità dei popoli che Cristo ha invitato a partecipare nel mistero

della sua morte e risurrezione. Rendete grazie al Signore - secondo le parole di San Giovanni Paolo II - “per il dono di essere stati – più

di mille anni or sono – battezzati nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, di essere stati immersi nell’acqua che, per la

grazia, perfeziona in noi l’immagine del Dio vivente, nell’acqua che è un’onda di eternità: «Sorgente di acqua che zampilla per la vita

eterna» (Gv 4,14)”. Chiedo a Dio che la generazione presente e le future generazioni dei Polacchi rimangano fedeli alla grazia del

battesimo, dando testimonianza dell’amore di Cristo e della Chiesa. Dio misericordioso imparta la sua benedizione su tutti i polacchi che

vivono nel Paese e all’estero. Sia lodato Gesù Cristo!]

S láskou vítam pútnikov zo Slovenska, osobitne farské skupiny. Drahí bratia a sestry, budúcu nedeľu budeme sláviť Svetový deň modlitby

za duchovné povolania. Proste Krista, Dobrého Pastiera, aby stále posielal nových pracovníkov do svojej služby. Ochotne žehnám

všetkých vás ako aj vašich drahých vo vlasti.

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[Con affetto do un benvenuto ai pellegrini provenienti dalla Slovacchia, particolarmente ai gruppi parrocchiali. Cari fratelli e sorelle,

domenica prossima celebreremo la Giornata mondiale di preghiera per le Vocazioni. Domandate a Cristo, Buon Pastore, di mandare

sempre nuovi operai al suo servizio. Volentieri benedico tutti voi ed i vostri cari in Patria.]

INVITO ALLA PREGHIERA PER LA VISITA A LESBO

Sabato prossimo mi recherò nell’isola di Lesbo, dove nei mesi scorsi sono transitati moltissimi profughi. Andrò, insieme con i miei fratelli

il Patriarca di Costantinopoli Bartolomeo e l’Arcivescovo di Atene e di tutta la Grecia Hieronymos, per esprimere vicinanza e solidarietà

sia ai profughi sia ai cittadini di Lesbo e a tutto il popolo greco tanto generoso nell’accoglienza. Chiedo per favore di accompagnarmi con

la preghiera, invocando la luce e la forza dello Spirito Santo e la materna intercessione della Vergine Maria.

* * *

Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. Sono lieto di accogliere i fedeli delle Diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea e di

Teggiano-Policastro, accompagnati dai Pastori Mons. Renzo e Mons. De Luca; i Diaconi dell’Arcidiocesi di Milano e le Suore

Sacramentine di Bergamo. Saluto le Arciconfraternite di Misericordia d’Italia con il Vescovo di Prato Mons. Agostinelli; i fedeli di

Mazara del Vallo, con Mons. Mogavero; Trieste, Padula e Borgo Tossignano. Vi esorto a vivere con fede il Giubileo della Misericordia per

ottenere l’indulgenza giubilare per voi stessi, per i vostri cari e per i vostri defunti.

Un saluto particolare porgo ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli. L’annuncio pasquale continui a farci vivere lo stupore dei

discepoli di Emmaus: cari giovani, solo il Signore Gesù sa rispondere completamente alle aspirazioni di felicità e di bene nella vostra vita;

cari ammalati, non c’è consolazione più bella alla vostra sofferenza della certezza della Risurrezione di Cristo; e voi, cari sposi novelli,

vivete il vostro matrimonio in concreta adesione a Cristo e agli insegnamenti del Vangelo.

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Udienza Generale: Le lacrime della peccatrice ottengono ilperdono20-04-2016 Vatican.va

PAPA FRANCESCO

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 20 aprile 2016

[Multimedia ]

15. Le lacrime della peccatrice ottengono il perdono (Lc 7,36-50)

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Oggi vogliamo soffermarci su un aspetto della misericordia ben rappresentato dal brano del Vangelo di Luca che abbiamo ascoltato. Si

tratta di un fatto accaduto a Gesù mentre era ospite di un fariseo di nome Simone. Questi aveva voluto invitare Gesù a casa sua perché

aveva sentito parlare bene di Lui come di un grande profeta. E mentre si trovano seduti a pranzo, entra una donna conosciuta da tutti in

città come una peccatrice. Questa, senza dire una parola, si mette ai piedi di Gesù e scoppia in pianto; le sue lacrime bagnano i piedi di

Gesù e lei li asciuga con i suoi capelli, poi li bacia e li unge con un olio profumato che ha portato con sé.

Risalta il confronto tra le due figure: quella di Simone, lo zelante servitore della legge, e quella dell’anonima donna peccatrice. Mentre il

primo giudica gli altri in base alle apparenze, la seconda con i suoi gesti esprime con sincerità il suo cuore. Simone, pur avendo invitato

Gesù, non vuole compromettersi né coinvolgere la sua vita con il Maestro; la donna, al contrario, si affida pienamente a Lui con amore e

con venerazione.

Il fariseo non concepisce che Gesù si lasci “contaminare” dai peccatori. Egli pensa che se fosse realmente un profeta dovrebbe riconoscerli

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e tenerli lontani per non esserne macchiato, come se fossero lebbrosi. Questo atteggiamento è tipico di un certo modo di intendere la

religione, ed è motivato dal fatto che Dio e il peccato si oppongono radicalmente. Ma la Parola di Dio ci insegna a distinguere tra il

peccato e il peccatore: con il peccato non bisogna scendere a compromessi, mentre i peccatori – cioè tutti noi! – siamo come dei malati,

che vanno curati, e per curarli bisogna che il medico li avvicini, li visiti, li tocchi. E naturalmente il malato, per essere guarito, deve

riconoscere di avere bisogno del medico!

Tra il fariseo e la donna peccatrice, Gesù si schiera con quest’ultima. Gesù, libero da pregiudizi che impediscono alla misericordia di

esprimersi, la lascia fare. Lui, il Santo di Dio, si lascia toccare da lei senza temere di esserne contaminato. Gesù è libero, perché vicino a

Dio che è Padre misericordioso. E questa vicinanza a Dio, Padre misericordioso, dà a Gesù la libertà. Anzi, entrando in relazione con la

peccatrice, Gesù pone fine a quella condizione di isolamento a cui il giudizio impietoso del fariseo e dei suoi concittadini - i quali la

sfruttavano - la condannava: «I tuoi peccati sono perdonati» (v. 48). La donna ora può dunque andare “in pace”. Il Signore ha visto la

sincerità della sua fede e della sua conversione; perciò davanti a tutti proclama: «La tua fede ti ha salvata» (v. 50). Da una parte

quell’ipocrisia del dottore della legge, dall’altra parte la sincerità, l’umiltà e la fede della donna. Tutti noi siamo peccatori, ma tante volte

cadiamo nella tentazione dell’ipocrisia, di crederci migliori degli altri e diciamo: “Guarda il tuo peccato…”. Tutti noi dobbiamo invece

guardare il nostro peccato, le nostre cadute, i nostri sbagli e guardare al Signore. Questa è la linea di salvezza: il rapporto tra “io”

peccatore e il Signore. Se io mi sento giusto, questo rapporto di salvezza non si dà.

A questo punto, uno stupore ancora più grande assale tutti i commensali: «Chi è costui che perdona anche i peccati?» (v. 49). Gesù non dà

una esplicita risposta, ma la conversione della peccatrice è davanti agli occhi di tutti e dimostra che in Lui risplende la potenza della

misericordia di Dio, capace di trasformare i cuori.

La donna peccatrice ci insegna il legame tra fede, amore e riconoscenza. Le sono stati perdonati «molti peccati» e per questo ama molto;

«invece colui al quale si perdona poco, ama poco» (v. 47). Anche lo stesso Simone deve ammettere che ama di più colui al quale è stato

condonato di più. Dio ha racchiuso tutti nello stesso mistero di misericordia; e da questo amore, che sempre ci precede, tutti noi

impariamo ad amare. Come ricorda san Paolo: «In Cristo, mediante il suo sangue, abbiamo la redenzione, il perdono delle colpe, secondo

la ricchezza della sua grazia. Egli l’ha riversata in abbondanza su di noi» (Ef 1,7-8). In questo testo, il termine “grazia” è praticamente

sinonimo di misericordia, e viene detta “abbondante”, cioè oltre ogni nostra attesa, perché attua il progetto salvifico di Dio per ognuno di

noi.

Cari fratelli, siamo riconoscenti del dono della fede, ringraziamo il Signore per il suo amore così grande e immeritato! Lasciamo che

l’amore di Cristo si riversi in noi: a questo amore il discepolo attinge e su di esso si fonda; di questo amore ognuno si può nutrire e

alimentare. Così, nell’amore riconoscente che riversiamo a nostra volta sui nostri fratelli, nelle nostre case, in famiglia, nella società si

comunica a tutti la misericordia del Signore.

Saluti:

Je suis heureux de vous accueillir, chers pèlerins francophones, en particulier les Diacres du Mans et les servants d’autel de Périgueux

avec leurs évêques, le séminaire d’Ars et le groupe Joie d’Evangile de Grenoble ainsi que les nombreux pèlerins de France et de Belgique.

En ce temps de Pâques, laissons l’amour miséricordieux de Dieu se répandre en nos cœurs afin que nous sachions nous aussi accueillir

avec amour nos frères et nos sœurs. Que Dieu vous bénisse !

[Sono lieto di accogliervi, cari pellegrini di lingua francese, particolarmente i Diaconi di Mans e i ministranti di Périgueux con i loro

vescovi, il seminario di Ars e il gruppo Gioia del Vangelo di Grenoble, come pure i numerosi pellegrini di Francia e Belgio. In questo

tempo di Pasqua, lasciamo che l’amore misericordioso di Dio si diffonda nei nostri cuori affinché noi stessi sappiamo accogliere con

amore i nostri fratelli e le nostre sorelle. Che Dio vi benedica!]

I greet the English-speaking visitors taking part in today’s Audience, particularly the pilgrims from Croatia, Norway, Sweden, Australia,

Singapore, Taiwan, the Philippines and the United States of America. In the joy of the Risen Lord, I invoke upon you and your families

the loving mercy of God our Father. May the Lord bless you all!

[Saluto i visitatori di lingua inglese presenti all’odierna Udienza, specialmente quelli provenienti da Croazia, Norvegia, Svezia, Australia,

Singapore, Taiwan, Filippine e Stati Uniti d’America. Nella gioia del Signore Risorto, invoco su di voi e sulle vostre famiglie l’amore

misericordioso di Dio nostro Padre. Il Signore vi benedica!]

Ein herzliches Willkommen sage ich den Pilgern deutscher Sprache. Ich grüße besonders die Seminaristen des überdiözesanen Seminars

St. Lambert in Burg Lantershofen sowie die Mitglieder und Freunde der Stiftung Ecclesia mundi. Liebe Brüder und Schwestern, Gott hat

uns zuerst geliebt (1 Joh 4,19): Dies wollen mit unserer Liebe zum Herrn und zu den Mitmenschen erwidern; so können wir die Welt

verändern. Von Herzen segne ich euch alle.

[Do un caloroso benvenuto ai pellegrini di lingua tedesca. Saluto in particolare i seminaristi del Seminario interdiocesano Sankt Lambert

di Burg Lantershofen, nonché i membri ed amici della Fondazione Ecclesia mundi. Cari fratelli e sorelle, Dio ci ha amati per primo (cfr. 1

Gv 4,19): rispondiamo con il nostro amore verso il Signore e verso gli altri, così possiamo trasformare il mondo. Di cuore vi benedico

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tutti.]

Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española, en particular a los grupos provenientes de España y América latina. Queridos

hermanos, en Cristo, que perdona los pecados, brilla en Él la fuerza de la misericordia de Dios, capaz de transformar los corazones.

Abrámonos al amor del Señor, y dejémonos renovar por Él. En esta lengua que nos une a España y Latinoamérica, Hispanoamérica, quiero

decir también a nuestros hermanos del Ecuador, nuestra cercanía, nuestra oración, en este momento de dolor.

[Saluto cordialmente i pellegrini di lingua spagnola, in particolare i gruppi provenienti da Spagna e America latina. Cari fratelli in

Cristo, che perdona i peccati, in Lui brilla la forza della misericordia di Dio, capace di trasformare i cuori. Apriamoci all’amore del

Signore e lasciamoci rinnovare da lui. In questa lingua che ci unisce, Spagna e America latina, hispanoamerica, vorrei anche esprimere

ai nostri fratelli dell'Ecuador, la nostra vicinanza, la nostra preghiera in questo momento di dolore. Grazie.]

De coração, saúdo os peregrinos brasileiros da Comunidade Obra de Maria e todos os presentes de língua portuguesa. Sede bem-vindos!

Que nada vos impeça de viver e crescer na amizade do Senhor Jesus, e testemunhar a todos a sua grande bondade e misericórdia! Desça

generosamente a sua Bênção sobre vós e vossas famílias.

[Di cuore saluto i pellegrini brasiliani della Comunità Obra de Maria e tutti i presenti di lingua portoghese. Benvenuti! Nulla vi

impedisca di vivere e crescere nell’amicizia del Signore Gesù, e testimoniare a tutti la sua grande bontà e misericordia! Scenda

generosamente la sua Benedizione su di voi e sulle vostre famiglie.]

أرحب بالحجاج الناطقين باللغة العربية، وخاصة بالقادمين من الشرق األوسط. أيها اإلخوة واألخوات األعزاء، أن نكون رسل رحمة يعني أن نلمس بحنان الجراح الحاضرة في

!أجساد ونفوس العديد من إخوتنا وأخواتنا؛ وإذ نعتني بهذه الجراح، نعترف بيسوع ونجعله حاضرا وحيا، ونسمح لآلخرين بأن يلمسوا رحمته بأيديهم. ليبارككم الرب

[Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua araba, in particolare a quelli provenienti dal Medio Oriente! Cari fratelli e sorelle,

essere apostoli di misericordia significa toccare e accarezzare le piaghe, presenti nel corpo e nell’anima di tanti nostri fratelli e sorelle; e

curando queste piaghe professiamo Gesù, lo rendiamo presente e vivo; permettiamo agli altri di toccare con mano la sua misericordia. Il

Signore vi benedica!]

[Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua araba, in particolare a quelli provenienti dal Medio Oriente! Cari fratelli e sorelle,

essere apostoli di misericordia significa toccare e accarezzare le piaghe, presenti nel corpo e nell’anima di tanti nostri fratelli e sorelle; e

curando queste piaghe professiamo Gesù, lo rendiamo presente e vivo; permettiamo agli altri di toccare con mano la sua misericordia. Il

Signore vi benedica!]

Serdecznie witam polskich pielgrzymów. Drodzy bracia i siostry, bądźmy wdzięczni za dar wiary, dziękujmy Panu za Jego miłość!

Pozwólmy, aby miłość Chrystusa rozlała się w nas: z tej miłości uczeń czerpie i na niej się opiera. Tą miłością każdy może się karmić i

posilać. W ten sposób, we wdzięcznej miłości, którą z kolei przelewamy na naszych braci, w naszych domach, w rodzinie, w

społeczeństwie przekazywane jest wszystkim miłosierdzie Pana. Niech Bóg wam błogosławi!

[Do un cordiale benvenuto ai pellegrini polacchi. Cari fratelli e sorelle, siamo riconoscenti del dono della fede, ringraziamo il Signore

per il suo amore! Lasciamo che l’amore di Cristo si riversi in noi: a questo amore il discepolo attinge e su di esso si fonda; di questo

amore ognuno si può nutrire e alimentare. Così, nell’amore riconoscente che riversiamo a nostra volta sui nostri fratelli, nelle nostre

case, in famiglia, nella società si comunica a tutti la misericordia del Signore. Dio vi benedica!]

Вітаю паломників, що прибули з України та Білорусі в рамках міжнародної конференції з нагоди 30-ї річниці Чорнобильської

трагедії.

Знову підносячи молитви за жертви цієї катастрофи, висловлюємо вдячність рятівникам та визнання всім ініціативам,

покликаним полегшити страждання і виправити завдану шкоду.

[Saluto i pellegrini venuti dall’Ucraina e dalla Bielorussia, in occasione della conferenza internazionale nel 30° anniversario della

tragedia di Chernobyl.

Mentre rinnoviamo la preghiera per le vittime di quel disastro, esprimiamo la nostra riconoscenza ai soccorritori e per tutte le iniziative

con cui si è cercato di alleviare le sofferenze e i danni.]

Сердечно приветствую верных из Российской Федерации, в особенности паломников из епархии Святого Климента в Саратове во

главе с епископом монс. Клеменсом Пиккелем.

Господь да благословит вас обильно в этот Год Милосердия, да соделает всех вас свидетелями Своей любви!

[Saluto di cuore i fedeli venuti dalla Federazione Russa, in particolare i pellegrini della diocesi di San Clemente a Saratov, accompagnati

dal loro Vescovo Mons. Clemens Pickel.

Che il Signore vi benedica abbondantemente in questo Anno della Misericordia, facendovi tutti testimoni della sua carità!]

APPELLO

La popolazione dell’Ucraina soffre da tempo per le conseguenze di un conflitto armato, dimenticato da tanti. Come sapete, ho invitato la

Chiesa in Europa a sostenere l’iniziativa da me indetta per venire incontro a tale emergenza umanitaria. Ringrazio in anticipo quanti

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contribuiranno generosamente alla colletta, che avrà luogo domenica prossima, 24 aprile.

Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. Sono lieto di accogliere con particolare affetto i fedeli delle Diocesi di

Pesaro, Biella, Nicosia e Ozieri, accompagnate dai rispettivi Vescovi Mons. Coccia, Mons. Mana, Mons. Muratore e Mons. Melis: auspico

che il vostro pellegrinaggio giubilare susciti in voi il desiderio di diventare sempre più testimoni di misericordia e rendere le vostre

comunità ricche del dinamismo della fede e di spirito missionario. Saluto i medici partecipanti al Congresso Europeo “Terapia del dolore e

cure palliative”; il pellegrinaggio del Movimento Apostolico; le religiose dell’Unione Superiore Maggiori d’Italia e la Fondazione

“Aiutiámoli a vivere” di Terni.

Un saluto particolare porgo ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli. Domani ricordiamo Sant’Anselmo di Aosta, vescovo e dottore

della Chiesa. Il suo esempio di vita spinga voi, cari giovani, specialmente voi ragazzi di Aversa e di Ascoli Piceno, a vedere in Gesù

misericordioso il vero maestro di vita; la sua intercessione ottenga per voi, cari ammalati, la serenità e la pace presenti nel mistero della

croce; e la sua dottrina sia un incoraggiamento per voi, cari sposi novelli, a diventare educatori dei vostri figli con la sapienza del cuore.

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Udienza Giubilare: Va e anche tu fa così27-04-2016 Vatican.va

16. Va e anche tu fa cosi (cfr Lc 10,25-37)

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Oggi riflettiamo sulla parabola del buon samaritano (cfr Lc 10,25-37). Un dottore della Legge mette alla prova Gesù con questa domanda:

«Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?» (v. 25). Gesù gli chiede di dare lui stesso la risposta, e quello la dà

perfettamente: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il

tuo prossimo come te stesso» (v. 27). Gesù allora conclude: «Fa’ questo e vivrai» (v. 28).

Allora quell’uomo pone un’altra domanda, che diventa molto preziosa per noi: «Chi è mio prossimo?» (v. 29), e sottintende: “i miei

parenti? I miei connazionali? Quelli della mia religione?...”. Insomma, vuole una regola chiara che gli permetta di classificare gli altri in

“prossimo” e “non-prossimo”, in quelli che possono diventare prossimi e in quelli che non possono diventare prossimi.

E Gesù risponde conuna parabola, che mette in scena un sacerdote, un levita e un samaritano. I primi due sono figure legate al culto del

tempio; il terzo è un ebreo scismatico, considerato come uno straniero, pagano e impuro, cioè il samaritano. Sulla strada da Gerusalemme

a Gerico il sacerdote e il levita si imbattono in un uomo moribondo, che i briganti hanno assalito, derubato e abbandonato. La Legge del

Signore in situazioni simili prevedeva l’obbligo di soccorrerlo, ma entrambi passano oltre senza fermarsi. Erano di fretta… Il sacerdote,

forse, ha guardato l’orologio e ha detto: “Ma, arrivo tardi alla Messa… Devo dire Messa”. E l’altro ha detto: “Ma, non so se la Legge me

lo permette, perché c’è il sangue lì e io sarò impuro…”. Vanno per un’altra strada e non si avvicinano. E qui la parabola ci offre un primo

insegnamento: non è automatico che chi frequenta la casa di Dio e conosce la sua misericordia sappia amare il prossimo. Non è

automatico! Tu puoi conoscere tutta la Bibbia, tu puoi conoscere tutte le rubriche liturgiche, tu puoi conoscere tutta la teologia, ma dal

conoscere non è automatico l’amare: l’amare ha un’altra strada, occorre l’ intelligenza, ma anche qualcosa di più… Il sacerdote e il levita

vedono, ma ignorano; guardano, ma non provvedono. Eppure non esiste vero culto se esso non si traduce in servizio al prossimo. Non

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dimentichiamolo mai: di fronte alla sofferenza di così tanta gente sfinita dalla fame, dalla violenza e dalle ingiustizie, non possiamo

rimanere spettatori. Ignorare la sofferenza dell’uomo, cosa significa? Significa ignorare Dio! Se io non mi avvicino a quell’uomo, a quella

donna, a quel bambino, a quell’anziano o a quell’anziana che soffre, non mi avvicino a Dio.

Ma veniamo al centro della parabola: il samaritano, cioè proprio quello disprezzato, quello sul quale nessuno avrebbe scommesso nulla, e

che comunque aveva anche lui i suoi impegni e le sue cose da fare, quando vide l’uomo ferito, non passò oltre come gli altri due, che

erano legati al Tempio, ma «ne ebbe compassione» (v. 33). Così dice il Vangelo: “Ne ebbe compassione”, cioè il cuore, le viscere, si sono

commosse! Ecco la differenza. Gli altri due “videro”, ma i loro cuori rimasero chiusi, freddi. Invece il cuore del samaritano era

sintonizzato con il cuore stesso di Dio. Infatti, la “compassione” è una caratteristica essenziale della misericordia di Dio. Dio ha

compassione di noi. Cosa vuol dire? Patisce con noi, le nostre sofferenze Lui le sente. Compassione significa “compartire con”. Il verbo

indica che le viscere si muovono e fremono alla vista del male dell’uomo. E nei gesti e nelle azioni del buon samaritano riconosciamo

l’agire misericordioso di Dio in tutta la storia della salvezza. E’ la stessa compassione con cui il Signore viene incontro a ciascuno di noi:

Lui non ci ignora, conosce i nostri dolori, sa quanto abbiamo bisogno di aiuto e di consolazione. Ci viene vicino e non ci abbandona mai.

Ognuno di noi, farsi la domanda e rispondere nel cuore: “Io ci credo? Io credo che il Signore ha compassione di me, così come sono,

peccatore, con tanti problemi e tanti cose?”. Pensare a quello e la risposta è: “Sì!”. Ma ognuno deve guardare nel cuore se ha la fede in

questa compassione di Dio, di Dio buono che si avvicina, ci guarisce, ci accarezza. E se noi lo rifiutiamo, Lui aspetta: è paziente ed è

sempre accanto a noi.

Il samaritano si comporta con vera misericordia: fascia le ferite di quell’uomo, lo trasporta in un albergo, se ne prende cura personalmente

e provvede alla sua assistenza. Tutto questo ci insegna che la compassione, l’amore, non è un sentimento vago, ma significa prendersi cura

dell’altro fino a pagare di persona. Significa compromettersi compiendo tutti i passi necessari per “avvicinarsi” all’altro fino a

immedesimarsi con lui: «amerai il tuo prossimo come te stesso». Ecco il Comandamento del Signore.

Conclusa la parabola, Gesù ribalta la domanda del dottore della Legge e gli chiede: «Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui

che è caduto nelle mani dei briganti?» (v. 36). La risposta è finalmente inequivocabile: «Chi ha avuto compassione di lui» (v. 27).

All’inizio della parabola per il sacerdote e il levita il prossimo era il moribondo; al termine il prossimo è il samaritano che si è fatto vicino.

Gesù ribalta la prospettiva: non stare a classificare gli altri per vedere chi è prossimo e chi no. Tu puoi diventare prossimo di chiunque

incontri nel bisogno, e lo sarai se nel tuo cuore hai compassione, cioè se hai quella capacità di patire con l’altro.

Questa parabola è uno stupendo regalo per tutti noi, e anche un impegno! A ciascuno di noi Gesù ripete ciò che disse al dottore della

Legge: «Va’ e anche tu fa’ così» (v. 37). Siamo tutti chiamati a percorrere lo stesso cammino del buon samaritano, che è figura di Cristo:

Gesù si è chinato su di noi, si è fatto nostro servo, e così ci ha salvati, perché anche noi possiamo amarci come Lui ci ha amato, allo stesso

modo.

Saluti:

Je salue cordialement les pèlerins de langue française, en particulier les diocèses de Montpellier, de Nantes, de Saint Claude et de Moulins,

accompagnés de leurs évêques.

Frères et sœurs, ne soyons pas indifférents aux souffrances des personnes que nous rencontrons. À l’exemple de Jésus, notre bon

Samaritain qui se penche sur nous pour guérir nos blessures, sachons éprouver de la compassion et leur porter secours.

Que Dieu vous bénisse !

[Saluto cordialmente i pellegrini di lingua francese, in particolare quelli delle diocesi di Montpellier, Nantes. San Claude e Moulins,

accompagnati dai loro Vescovi. Fratelli e sorelle non dobbiamo rimanere indifferenti alle sofferenze di quanti incontriamo: sull’esempio

di Gesù, buon Samaritano, che si china su di noi per guarire le nostre ferite, siamo chiamati a provare compassione e portare loro il

nostro aiuto.]

I greet the English-speaking visitors taking part in today’s Audience, particularly the pilgrims from England, Sweden, Slovakia, China,

Indonesia, Singapore, Sri Lanka, Vietnam, the Philippines, Canada and the United States of America. In the joy of the Risen Lord, I

invoke upon you and your families the loving mercy of God our Father. May the Lord bless you all!

[Saluto i pellegrini di lingua inglese presenti all’odierna Udienza, specialmente quelli provenienti da Inghilterra, Svezia, Slovacchia,

Cina, Indonesia, Singapore, Sri Lanka, Vietnam, Filippine, Canada e Stati Uniti d’America. Nella gioia del Signore Risorto, invoco su di

voi e sulle vostre famiglie l’amore misericordioso di Dio nostro Padre. Il Signore vi benedica!]

Einen herzlichen Gruß richte ich an alle Pilger deutscher Sprache, insbesondere an die Pilgergruppe aus dem Bistum Bozen-Brixen mit

ihrem Bischof Ivo Muser. Ich grüße auch euch, liebe Jugendliche, die ihr so zahlreich zugegen seid. Ich möchte euch ermutigen, im Alltag

die vielfältigen Gelegenheiten zu erkennen, um ein Nächster zu werden, einer, der dem Leidenden nahe ist. Macht es wie der Barmherzige

Samariter. Gott segne euch alle.

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[Rivolgo un cordiale saluto a tutti i pellegrini di lingua tedesca, in particolare al gruppo della Diocesi di Bolzano-Bressanone con il loro

Vescovo Mons. Ivo Muser. Saluto anche voi, cari giovani, che siete presenti così numerosi. Vorrei incoraggiarvi a riconoscere le diverse

occasioni quotidiane per diventare prossimo, cioè persone che si fanno vicini a quanti soffrono. Come il buon samaritano fatelo anche

voi. Dio vi benedica tutti.]

Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española, en particular a los grupos provenientes de España y Latinoamérica. Acojamos la

llamada de Jesús a ser buenos samaritanos y a hacernos siervos los unos de los otros, como Él nos ha enseñado. Muchas gracias.

[Saluto cordialmente i pellegrini di lingua spagnola, in particolare i gruppi provenienti da Spagna e America latina. Accogliamo l’invito

di Gesù a essere buoni samaritani e a farci servi gli uni degli altri come Lui ci ha insegnato. Grazie mille.]

Dirijo uma saudação cordial aos peregrinos de língua portuguesa, particularmente aos fiéis de Zurique, Brasília, aos sacerdotes de Serrinha

e às Irmãs Franciscanas de São José. Queridos amigos, recordem que caminhamos juntos, ajudando-nos uns aos outros e, como o Bom

Samaritano, devemos fazer da nossa vida um dom de amor para as pessoas que nos rodeiam. Que Deus vos abençoe a vós e a vossos entes

queridos!

[Rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini di lingua portoghese, in particolare ai fedeli di Zurigo, Brasilia, ai sacerdoti di Serrinha e alle

Suore Francescane di San Giuseppe. Cari amici, ricordate che camminiamo insieme, aiutandoci vicendevolmente e, come il Buon

Samaritano, dobbiamo fare della nostra vita un dono d’amore alle persone che ci stanno accanto. Dio benedica voi e quanti vi sono cari!]

اإلخوةأرحب بالحجاج الناطقين باللغة العربية، وخاصة بالوفد القادم من جامعة القديس يوسف لآلباء اليسوعيين في بيروت لمناسبة الذكرى األربعين بعد المائة على تأسيسها. أيها

!واألخوات األعزاء، لقد ولدنا في المسيح كأدوات مصالحة لنحمل للجميع مغفرة اآلب ونظهر وجهه وجه الحب من خالل عالمات الرحمة ، ليبارككم الرب

[Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua araba, in particolare al gruppo dell’università San Giuseppe dei Padri Gesuiti di

Beirut per i 140 anni alla fondazione della loro università! Cari fratelli e sorelle, siamo nati in Cristo come strumenti di riconciliazione,

per portare a tutti il perdono del Padre, per rivelare con gesti di carità la misericordia che risplende nel suo volto. Il Signore vi

benedica!]

Serdecznie witam polskich pielgrzymów. Drodzy bracia i siostry, bądźmy wdzięczni za dar wiary, dziękujmy Panu za Jego miłość!

Pozwólmy, aby miłość Chrystusa rozlała się w nas: z tej miłości uczeń czerpie i na niej się opiera. Tą miłością każdy może się karmić i

posilać. W ten sposób, we wdzięcznej miłości, którą z kolei przelewamy na naszych braci, w naszych domach, w rodzinie, w

społeczeństwie przekazywane jest wszystkim miłosierdzie Pana. Niech Bóg wam błogosławi!

[Do un cordiale benvenuto ai pellegrini polacchi. Cari fratelli e sorelle, siamo riconoscenti del dono della fede, ringraziamo il Signore

per il suo amore! Lasciamo che l’amore di Cristo si riversi in noi: a questo amore il discepolo attinge e su di esso si fonda; di questo

amore ognuno si può nutrire e alimentare. Così, nell’amore riconoscente che riversiamo a nostra volta sui nostri fratelli, nelle nostre

case, in famiglia, nella società si comunica a tutti la misericordia del Signore. Dio vi benedica!]

Srdečne vítam pútnikov zo Slovenska, osobitne skupiny z farností. Na tejto vašej jubilejnej púti prejdete Svätými bránami rímskych

bazilík. Prejsť Svätou bránou znamená vyznať, že Ježiš Kristus je Pán a tak posilniť vieru v neho, aby sme žili novým životom, ktorý nám

on daroval. Ochotne udeľujem Apoštolské požehnanie všetkým vám i vašim drahým.

[Do un cordiale benvenuto ai pellegrini Slovacchi, specialmente ai gruppi parrocchiali. In questo vostro pellegrinaggio giubilare

varcherete le Porte Sante delle basiliche romane. Varcare la Porta Santa significa confessare che Gesù Cristo è il Signore e così

rafforzare la fede in Lui, per vivere la vita nuova che Egli ci ha donato. A voi e ai vostri cari imparto la Benedizione Apostolica.]

Saluto i pellegrini di lingua italiana, in particolare voi, fedeli delle diocesi di Chieti-Vasto, Novara, Alessandria, Chiavari e Pavia, guidati

dai rispettivi Vescovi, ed auspico che il vostro pellegrinaggio giubilare sia ricco di frutti spirituali a beneficio delle vostre Comunità

diocesane. Saluto i fedeli di Pattada, Tradate, Sant’Andrea in Andria e Santa Maria Maddalena in Dossobuono.

Un pensiero rivolgo ai Missionari Redentoristi, ai sacerdoti educatori dei Seminari Maggiori affiliati all’Università Urbaniana e a quanti

prendono parte al Seminario promosso dall’Università della Santa Croce.

Saluto i giovani, specialmente i numerosi alunni delle scuole, gli ammalati e gli sposi novelli. A voi, cari giovani, auguro di essere sempre

fedeli al vostro Battesimo, testimoniando la gioia che viene dall’incontro con Gesù. Esorto voi, cari ammalati, a guardare a Colui che ha

vinto la morte e che ci aiuta ad accogliere le sofferenze come occasione di redenzione e di salvezza. Invito infine voi, cari sposi novelli, a

pensare e vivere la quotidiana esperienza familiare con lo sguardo dell’amore che “tutto scusa e tutto sopporta” (1Cor 13,7).

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Udienza Giubilare: Misericordia e Riconciliazione30-04-2016 Vatican.va

GIUBILEO STRAORDINARIO DELLA MISERICORDIA

PAPA FRANCESCO

UDIENZA GIUBILARE

Sabato, 30 aprile 2016

[Multimedia ]

Misericordia e Riconciliazione

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Oggi desidero riflettere con voi su un aspetto importante della misericordia: la riconciliazione. Dio non ha mai mancato di offrire il suo

perdono agli uomini: la sua misericordia si fa sentire di generazione in generazione. Spesso riteniamo che i nostri peccati allontanino il

Signore da noi: in realtà, peccando, noi ci allontaniamo da Lui, ma Lui, vedendoci nel pericolo, ancora di più ci viene a cercare. Dio non si

rassegna mai alla possibilità che una persona rimanga estranea al suo amore, a condizione però di trovare in lei qualche segno di

pentimento per il male compiuto.

Con le nostre sole forze non ce la facciamo a riconciliarci con Dio. Il peccato è davvero un’espressione di rifiuto del suo amore, con la

conseguenza di rinchiuderci in noi stessi, illudendoci di trovare maggiore libertà e autonomia. Ma lontano da Dio non abbiamo più una

meta, e da pellegrini in questo mondo diventiamo “erranti”. Un modo di dire comune è che, quando pecchiamo, noi “voltiamo le spalle a

Dio”. E’ proprio così; il peccatore vede solo sé stesso e pretende in questo modo di essere autosufficiente; perciò, il peccato allarga sempre

di più la distanza tra noi e Dio, e questa può diventare un baratro. Tuttavia, Gesù viene a cercarci come un bravo pastore che non è

contento fino a quando non ha ritrovato la pecora perduta, come leggiamo nel Vangelo (cfr Lc 15,4-6). Lui ricostruisce il ponte che ci

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ricongiunge al Padre e ci permette di ritrovare la dignità di figli. Con l’offerta della sua vita ci ha riconciliati col Padre e ci ha donato la

vita eterna (cfr Gv 10,15).

«Lasciatevi riconciliare con Dio!» (2 Cor 5,20): il grido che l’apostolo Paolo rivolse ai primi cristiani di Corinto, oggi con la stessa forza e

convinzione vale per tutti noi. Lasciamoci riconciliare con Dio! Questo Giubileo della Misericordia è un tempo di riconciliazione per tutti.

Tante persone vorrebbero riconciliarsi con Dio ma non sanno come fare, o non si sentono degni, o non vogliono ammetterlo nemmeno a sé

stessi. La comunità cristiana può e deve favorire il ritorno sincero a Dio di quanti sentono la sua nostalgia. Soprattutto quanti compiono il

«ministero della riconciliazione» (2 Cor 5,18) sono chiamati ad essere strumenti docili allo Spirito Santo perché là dove ha abbondato il

peccato possa sovrabbondare la misericordia di Dio (cfr Rm 5,20). Nessuno rimanga lontano da Dio a causa di ostacoli posti dagli uomini!

E questo vale anche – e lo dico sottolineandolo – per i confessori - è valido per loro -: per favore, non mettere ostacoli alle persone che

vogliono riconciliarsi con Dio. Il confessore deve essere un padre! E’ al posto di Dio Padre! Il confessore deve accogliere le persone che

vengono da lui per riconciliarsi con Dio e aiutarli nel cammino di questa riconciliazione che stiamo facendo. E’ un ministero tanto bello:

non è una sala di tortura né un interrogatorio, no, è il Padre che riceve e accoglie questa persona e perdona. Lasciamoci riconciliare con

Dio! Tutti noi! Questo Anno Santo sia il tempo favorevole per riscoprire il bisogno della tenerezza e della vicinanza del Padre per

ritornare a Lui con tutto il cuore.

Fare esperienza della riconciliazione con Dio permette di scoprire la necessità di altre forme di riconciliazione: nelle famiglie, nei rapporti

interpersonali, nelle comunità ecclesiali, come pure nelle relazioni sociali e internazionali. Qualcuno mi diceva, nei giorni scorsi, che nel

mondo ci sono più nemici che amici, e credo che avesse ragione. Ma no, facciamo ponti di riconciliazione anche fra noi, incominciando

dalla stessa famiglia. Quanti fratelli hanno litigato e si sono allontanati soltanto per l’eredità. Questo non va! Quest’anno è l’anno della

riconciliazione, con Dio e fra noi! La riconciliazione infatti è anche un servizio alla pace, al riconoscimento dei diritti fondamentali delle

persone, alla solidarietà e all’accoglienza di tutti.

Accettiamo, dunque, l’invito a lasciarci riconciliare con Dio, per diventare nuove creature e poter irradiare la sua misericordia in mezzo ai

fratelli, in mezzo alla gente.

Saluto ai partecipanti al Giubileo delle Forze Armate e di Polizia

Con gioia do il mio benvenuto ai rappresentanti delle forze armate e delle polizie, provenienti da tante parti del mondo, venuti in

pellegrinaggio a Roma in occasione del Giubileo straordinario della Misericordia. Le forze dell’ordine – militari e polizia – hanno per

missione di garantire un ambiente sicuro, affinché ogni cittadino possa vivere in pace e serenità. Nelle vostre famiglie, nei vari ambiti in

cui operate, siate strumenti di riconciliazione, costruttori di ponti e seminatori di pace. Siete infatti chiamati non solo a prevenire, gestire, o

porre fine ai conflitti, ma anche a contribuire alla costruzione di un ordine fondato sulla verità, sulla giustizia, sull’amore e sulla libertà,

secondo la definizione di pace di San Giovanni XXIII nell’Enciclica Pacem in terris (nn.18 ss).

L’affermazione della pace non è impresa facile, soprattutto a causa della guerra, che inaridisce i cuori e accresce violenza e odio. Vi esorto

a non scoraggiarvi. Proseguite il vostro cammino di fede e aprite i vostri cuori a Dio Padre misericordioso che non si stanca mai di

perdonarci. Di fronte alle sfide di ogni giorno, fate risplendere la speranza cristiana, che è certezza della vittoria dell’amore sull’odio e

della pace sulla guerra.

Saluti:

Je salue cordialement les pèlerins de langue française, en particulier les militaires venus en pèlerinage jubilaire et l’école d’évangélisation

de Paray-le-Monial. Je vous invite à vous laisser réconcilier avec Dieu et à être partout des artisans de réconciliation, des constructeurs de

ponts et des semeurs de paix. Que Dieu vous bénisse !

[Saluto cordialmente i pellegrini di lingua francese, in particolare i militari qui convenuti per il pellegrinaggio giubilare, e la scuola di

evangelizzazione di Paray-le-Monial. Vi esorto a lasciarvi riconciliare con Dio e ad essere ovunque artigiani di riconciliazione,

costruttori di ponti e seminatori di pace. Dio vi benedica!]

I greet the English-speaking visitors taking part in today’s Audience, particularly those from the armed forces and police agencies who

have come from Canada, Kenya, Korea, the Philippines and the United States of America. I also greet the pilgrimage groups from

Scotland and the United States. In the joy of the Risen Lord, I invoke upon you and your families the loving mercy of God our Father.

May the Lord bless you all!

[Saluto i pellegrini di lingua inglese presenti all’odierna Udienza, specialmente i rappresentanti delle forze armate e delle polizie da

Canada, Kenya, Corea del Sud, Filippine e Stati Uniti d’America, nonché i gruppi di pellegrini provenienti dalla Scozia e dagli Stati

Uniti. Nella gioia del Signore Risorto, invoco su di voi e sulle vostre famiglie l’amore misericordioso di Dio nostro Padre. Il Signore vi

benedica!]

Herzlich grüße ich die Brüder und Schwestern deutscher Sprache, insbesondere die Soldaten, die zu ihrem Jubiläum gekommen sind. Eure

Wallfahrt nach Rom stärke euch, dass ihr auf eurem Glaubensweg voranschreitet und eure Herzen Gott, dem barmherzigen Vater, öffnet,

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der nie müde wird, uns zu vergeben. Der Herr segne euch und eure Familien.

[Saluto cordialmente i fratelli e le sorelle di lingua tedesca, in particolare i militari convenuti per il loro giubileo. Il vostro pellegrinaggio

a Roma vi fortifichi a proseguire il vostro cammino di fede e ad aprire i vostri cuori a Dio Padre misericordioso che non si stanca mai di

perdonarci. Il Signore benedica voi e le vostre famiglie.]

Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española, en particular a los Ordinarios y Delegados Militares, asistentes espirituales y

miembros de las fuerzas armadas y de policía, con sus familias, provenientes de Argentina, Bolivia, Colombia, Ecuador, España,

Guatemala, Perú, México y República Dominicana.

Invito a todos a que en cada uno de los diversos ambientes en los que se mueven, sean instrumentos de reconciliación y sembradores de

paz; y continúen por el camino de la fe abriendo el corazón a Dios Padre misericordioso que no se cansa nunca de perdonar. Ante los retos

de cada día, hagan resplandecer la esperanza cristiana, que es certeza de la victoria de amor ante el odio y de la paz ante la guerra. Muchas

gracias.

Queridos peregrinos de língua portuguesa, sede bem-vindos! Saúdo-vos como membros desta família que é a Igreja, pedindo-vos que

renoveis o vosso compromisso para que as vossas comunidades sejam lugares sempre mais acolhedores, onde se faz experiência da

misericórdia e do perdão de Deus. Que Nossa Senhora proteja a cada um de vós, e o Senhor vos abençoe a todos!

[Cari pellegrini di lingua portoghese, benvenuti! Vi saluto come membri di questa famiglia che è la Chiesa, chiedendovi di rinnovare il

vostro impegno, affinché le vostre comunità diventino sempre più luoghi accoglienti, dove si fa esperienza della misericordia e del

perdono di Dio. La Madonna protegga ognuno di voi, e il Signore vi benedica tutti!]

كبر منأرحب بالحجاج الناطقين باللغة العربية، وخاصة بالقادمين من الشرق األوسط. أيها اإلخوة واألخوات األعزاء، "دعوا هللا يصالحكم"، ولنسمح له بثقة أن يغفر لنا ألن "هللا أ

!قلبنا"، هو ينتصر على الخطيئة ويرفعنا من بؤسنا. يكفي أن نعترف بحاجتنا إلى الرحمة وهو سيقدم لنا حياة جديدة وفرحة، ليبارككم الرب

[Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua araba, in particolare a quelli provenienti dal Medio Oriente! Cari fratelli e sorelle,

“Lasciatevi riconciliare con Dio” permettiamogli di perdonarci, con fiducia, perché “Dio è più grande del nostro cuore”, Egli vince il

peccato e ci rialza dalle miserie. Sta a noi riconoscerci bisognosi di misericordia: e Lui stesso ci offrirà una vita nuova e gioiosa. Il

Signore vi benedica!]

Serdecznie pozdrawiam polskich pielgrzymów. W sposób szczególny witam wojskowych, którzy przybyli do Rzymu w jubileuszowej

pielgrzymce. Moi drodzy, bądźcie nosicielami pojednania, budowniczymi mostów i siewcami pokoju. Serdeczne pozdrowienie kieruję

również do licznie zgromadzonych tu seminarzystów: postępujcie na drodze wiary i otwórzcie wasze serca na miłosierdzie Pana. Wobec

wyzwań każdego dnia niech jaśnieje wasze świadectwo o miłości Chrystusa najwyższego i wiecznego Kapłana i Pasterza. Wszystkim tu

obecnym z serca błogosławię. Niech będzie pochwalony Jezus Chrystus!

[Saluto cordialmente i pellegrini polacchi. In modo particolare do il benvenuto ai militari che sono giunti a Roma in pellegrinaggio

giubilare. Siate portatori di riconciliazione, costruttori di ponti e seminatori di pace. Un cordiale saluto rivolgo anche ai numerosi

seminaristi qui radunati: proseguite il cammino di fede e aprite i vostri cuori alla misericordia del Signore. Di fronte alle sfide di ogni

giorno, risplenda la vostra testimonianza sull’amore di Cristo. Vi benedico di cuore. Sia lodato Gesù Cristo!]

Rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini di lingua italiana, in particolare i fedeli delle diocesi di Trieste, Ancona-Osimo, Teano-Calvi,

Sorrento-Castellamare di Stabia, Teggiano-Policastro e Salerno-Campagna-Acerno, con i rispettivi Pastori. Cari fratelli e sorelle,

proseguire con coraggio nel cammino di una convinta testimonianza cristiana nei luoghi dove la Provvidenza vi ha posto; fatevi

soprattutto strumenti di misericordia e di accoglienza verso le persone più deboli.

Saluto i numerosi gruppi parrocchiali, le associazioni, specialmente il movimento mariano “Betania ecclesiale”, l’associazione “Le opere

del Padre”, la Scuola “Figlie di San Francesco di Sales” di Città di Castello, con il loro Vescovo.

Saluto con affetto i giovani, i malati e gli sposi novelli: a ciascuno di voi giunga il mio incoraggiamento a seguire Cristo: vi affido tutti alla

materna protezione della Vergine Maria.

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Papa Francesco: la pecorella smarrita 04-05-2016PCPNE

PAPA FRANCESCO

UDIENZA GENERALE

Piazza San Pietro

Mercoledì, 4 maggio 2016

[Multimedia ]

17. La pecorella smarrita (cfr Lc 15,1-7)

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Conosciamo tutti l’immagine del Buon Pastore che si carica sulle spalle la pecorella smarrita. Da sempre questa icona rappresenta la

sollecitudine di Gesù verso i peccatori e la misericordia di Dio che non si rassegna a perdere alcuno. La parabola viene raccontata da Gesù

per far comprendere che la sua vicinanza ai peccatori non deve scandalizzare, ma al contrario provocare in tutti una seria riflessione su

come viviamo la nostra fede. Il racconto vede da una parte i peccatori che si avvicinano a Gesù per ascoltarlo e dall’altra parte i dottori

della legge, gli scribi sospettosi che si discostano da Lui per questo suo comportamento. Si discostano perchè Gesù si avvicinava ai

peccatori. Questi erano orgogliosi, erano superbi, si credevano giusti.

La nostra parabola si snoda intorno a tre personaggi: il pastore, la pecora smarrita e il resto del gregge. Chi agisce però è solo il pastore,

non le pecore. Il pastore quindi è l’unico vero protagonista e tutto dipende da lui. Una domanda introduce la parabola: «Chi di voi, se ha

cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova?» (v. 4). Si tratta di

un paradosso che induce a dubitare dell’agire del pastore: è saggio abbandonare le novantanove per una pecora sola? E per di più non al

sicuro di un ovile ma nel deserto? Secondo la tradizione biblica il deserto è luogo di morte dove è difficile trovare cibo e acqua, senza

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riparo e in balia delle fiere e dei ladri. Cosa possono fare novantanove pecore indifese? Il paradosso comunque continua dicendo che il

pastore, ritrovata la pecora, «se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini e dice loro: Rallegratevi con me» (v. 6). Sembra

quindi che il pastore non torni nel deserto a recuperare tutto il gregge! Proteso verso quell’unica pecora sembra dimenticare le altre

novantanove. Ma in realtà non è così. L’insegnamento che Gesù vuole darci è piuttosto che nessuna pecora può andare perduta. Il Signore

non può rassegnarsi al fatto che anche una sola persona possa perdersi. L’agire di Dio è quello di chi va in cerca dei figli perduti per poi

fare festa e gioire con tutti per il loro ritrovamento. Si tratta di un desiderio irrefrenabile: neppure novantanove pecore possono fermare il

pastore e tenerlo chiuso nell’ovile. Lui potrebbe ragionare così: “Faccio il bilancio: ne ho novantanove, ne ho persa una, ma non è una

grande perdita”. Lui invece va a cercare quella, perchè ognuna è molto importante per lui e quella è la più bisognosa, la più abbandonata,

la più scartata; e lui va a cercarla. Siamo tutti avvisati: la misericordia verso i peccatori è lo stile con cui agisce Dio e a tale misericordia

Egli è assolutamente fedele: nulla e nessuno potrà distoglierlo dalla sua volontà di salvezza. Dio non conosce la nostra attuale cultura dello

scarto, in Dio questo non c’entra. Dio non scarta nessuna persona; Dio ama tutti, cerca tutti: uno per uno! Lui non conosce questa parola

“scartare la gente”, perchè è tutto amore e tutta misericordia.

Il gregge del Signore è sempre in cammino: non possiede il Signore, non può illudersi di imprigionarlo nei nostri schemi e nelle nostre

strategie. Il pastore sarà trovato là dove è la pecora perduta. Il Signore quindi va cercato là dove Lui vuole incontrarci, non dove noi

pretendiamo di trovarlo! In nessun altro modo si potrà ricomporre il gregge se non seguendo la via tracciata dalla misericordia del pastore.

Mentre ricerca la pecora perduta, egli provoca le novantanove perché partecipino alla riunificazione del gregge. Allora non solo la pecora

portata sulle spalle, ma tutto il gregge seguirà il pastore fino alla sua casa per far festa con “amici e vicini”.

Dovremmo riflettere spesso su questa parabola, perché nella comunità cristiana c’è sempre qualcuno che manca e se ne è andato lasciando

il posto vuoto. A volte questo è scoraggiante e ci porta a credere che sia una perdita inevitabile, una malattia senza rimedio. E’ allora che

corriamo il pericolo di rinchiuderci dentro un ovile, dove non ci sarà l’odore delle pecore, ma puzza di chiuso! E i cristiani? Non

dobbiamo essere chiusi, perchè avremo la puzza delle cose chiuse. Mai! Bisogna uscire e non chiudersi in sè stessi, nelle piccole

comunità, nella parrocchia, ritenendosi “i giusti”. Questo succede quando manca lo slancio missionario che ci porta ad incontrare gli altri.

Nella visione di Gesù non ci sono pecore definitivamente perdute, ma solo pecore che vanno ritrovate. Questo dobbiamo capirlo bene: per

Dio nessuno è definitivamente perduto. Mai! Fino all’ultimo momento, Dio ci cerca. Pensate al buon ladrone; ma solo nella visione di

Gesù nessuno è definitivamente perduto. La prospettiva pertanto è tutta dinamica, aperta, stimolante e creativa. Ci spinge ad uscire in

ricerca per intraprendere un cammino di fraternità. Nessuna distanza può tenere lontano il pastore; e nessun gregge può rinunciare a un

fratello. Trovare chi si è perduto è la gioia del pastore e di Dio, ma è anche la gioia di tutto il gregge! Siamo tutti noi pecore ritrovate e

raccolte dalla misericordia del Signore, chiamati a raccogliere insieme a Lui tutto il gregge!

Saluti:

Je suis heureux de saluer les pèlerins francophones, en particulier les séminaires interdiocésains de Rennes et d’Orléans, accompagnés de

leurs évêques, l’Institution Jeanne d’Arc, de Beaumont sur Oise, ainsi que les enseignants de religion des écoles européennes de Bruxelles

et les pèlerins du Gabon. Je vous invite à développer en vous l’élan missionnaire qui pousse à aller à la rencontre des autres pour leur

manifester la miséricorde de Dieu. Que Dieu vous bénisse !

[Sono lieto di salutare i pellegrini francesi, in particolare i seminari interdiocesani di Rennes et d’Orléans, accompagnati dai loro

Vescovi, l’Istituto Giovanna d’Arco di Beaumont sur Oise, come pure gli insegnanti di religione delle scuole europee di Bruxelles e i fedeli

del Gabon. Vi invito a sviluppare in voi lo slancio missionario che spinge ad andare incontro agli altri per manifestare loro la

misericordia di Dio. Che Dio vi benedica!]

I greet the English-speaking pilgrims and visitors taking part in today’s Audience, particularly those from England, Scotland, Ireland,

South Africa, Australia, China, Indonesia, Singapore, Hong Kong, the Philippines, the Seychelles, Canada and the United States of

America. In the joy of the Risen Lord, I invoke upon you and your families the loving mercy of God our Father. May the Lord bless you

all!

[Saluto i pellegrini di lingua inglese presenti all’odierna Udienza, specialmente quelli provenienti da Inghilterra, Scozia, Irlanda, Sud

Africa, Australia, Cina, Indonesia, Singapore, Hong Kong, Filippine, Seychelles, Canada e Stati Uniti d’America. Nella gioia del Signore

Risorto, invoco su di voi e sulle vostre famiglie l’amore misericordioso di Dio nostro Padre. Il Signore vi benedica!]

Herzliche heiße ich die Pilger deutscher und niederländischer Sprache willkommen. Ich grüße besonders die Familien und Freunde der

jungen Schweizergardisten, die aus Anlass der Vereidigung nach Rom gekommen sind, die ehrenamtlichen Mitarbeiter der Pfarreien des

Erzbistums München und Freising sowie die Mitglieder des Diözesancaritasverbandes Münster. Jesus lässt uns nie allein. Das ist der

grundlegende Ausdruck seiner Barmherzigkeit. Die Gegenwart des Herrn in eurem Leben mache euch immer mehr zu freudigen

Missionaren der Liebe Christi.

[Un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua tedesca e neerlandese. Saluto in particolare i familiari e amici delle nuove guardie svizzere,

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venuti a Roma in occasione del giuramento, i collaboratori volontari delle parrocchie dell’Arcidiocesi di Monaco e Frisinga, nonché i

membri della Caritas diocesana di Münster. Gesù non ci lascia mai soli. Questa è l’espressione fondamentale della sua misericordia. La

presenza del Signore nella vostra vita vi renda sempre più gioiosi missionari dell’amore di Cristo.]

Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española, en particular a la peregrinación interdiocesana de Mérida-Badajoz y Coria-

Cáceres acompañados de sus Obispos Mons. Celso Morga y Francisco Cerro, así como a los grupos provenientes de España y

Latinoamérica. Cada uno de nosotros es esa oveja que el Señor lleno de misericordia ha querido cargar sobre sus hombros para llevarla a

casa y, al mismo tiempo, cada uno hemos sido llamados a recoger junto al Buen Pastor a toda la grey, para participar todos de su alegría.

Que Dios los bendiga.

[Saluto cordialmente i pellegrini di lingua spagnola, in particolare il pellegrinaggio interdiocesano di Merida-Badajoz e Cáceres-Coria,

accompagnati dai loro vescovi Celso Morga e Francisco Cerro, così come i gruppi provenienti da Spagna e America latina. Ognuno di

noi è quella pecora che il Signore pieno di misericordia prende sulle sue spalle per portarla a casa e, allo stesso tempo, ognuno di noi è

chiamato a raccogliere insieme al Buon Pastore tutto il gregge, per partecipare tutti alla sua gioia. Dio vi benedica.]

Com cordial afeto, saúdo todos os peregrinos de língua portuguesa, em especial os diversos grupos e movimentos de Portugal e os fiéis da

paróquia de Nossa Senhora de Lourdes, de São Tomé. Irmãos e amigos, estais em boas mãos, estais nas mãos da Virgem Maria. Ela vos

proteja da tentação de prescindir dos outros, pensando em salvar-vos sozinhos. Rezai por mim! Que Deus vos abençoe!

[Con cordiale affetto, saluto tutti i pellegrini di lingua portoghese, in modo speciale i diversi gruppi e movimenti del Portogallo e i fedeli

della parrocchia di Nossa Senhora de Lourdes, di São Tomé. Fratelli e amici, siete in buone mani, siete nelle mani della Vergine Maria.

Ella vi protegga dalla tentazione di fare a meno degli altri, pensando di salvarvi da soli. Pregate per me! Dio vi benedica!]

هو يرافقناأرحب بالحجاج الناطقين باللغة العربية، وخاصة بالقادمين من الشرق األوسط. أيها اإلخوة واألخوات األعزاء، وحده يسوع هو الراعي الحقيقي الذي يعطينا الحياة وافرة.

!ويسير معنا. لنصغ بأذهان وقلوب منفتحة إلى كلمته فيتغذى إيماننا وتستنير ضمائرنا ونتبع تعاليم اإلنجيل. ليبارككم الرب

[Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua araba, in particolare a quelli provenienti dal Medio Oriente! Cari fratelli e sorelle,

solo Gesù è il vero Pastore, che ci dà la vita in abbondanza. Egli ci accompagna, cammina con noi. Ascoltiamo con mente e cuore aperti

la sua Parola, per alimentare la nostra fede, illuminare la nostra coscienza e seguire gli insegnamenti del Vangelo. Il Signore vi

benedica!]

Serdecznie pozdrawiam pielgrzymów polskich. Wczoraj w waszej ojczyźnie przeżywaliście Uroczystość Najświętszej Maryi Panny,

Królowej Polski. Kolekta mszalna tego dnia przypomina, że Bóg dał waszemu narodowi w Maryi Pannie przedziwną pomoc i obronę po

to, aby dzięki Jej wstawiennictwu religia cieszyła się nieustanną wolnością, a wasza ojczyzna rozwijała się w pokoju. Włączając się w tę

modlitwę z serca błogosławię Polsce i każdemu z was.

[Saluto cordialmente i pellegrini Polacchi. Ieri nel vostro Paese avete celebrato la Beata Vergine Maria, Regina della Polonia. La colletta

della Santa Messa di questa Solennità ci ricorda che Dio ha dato alla vostra nazione in Maria Vergine un mirabile aiuto e una protezione,

affinché, grazie alla Sua intercessione, la fede godesse di continua libertà e la vostra patria si sviluppasse nella pace. Unendomi a questa

preghiera benedico di cuore la Polonia e ciascuno di voi.]

Cari pellegrini di lingua italiana: benvenuti!

Sono lieto di accogliere il pellegrinaggio della Diocesi di Savona-Noli con il Vescovo Mons. Vittorio Lupi; i detenuti e i familiari del

progetto “Madonna di Roca” di Lecce e i Cavalieri di San Timoteo di Termoli. Saluto le associazioni, i gruppi parrocchiali e le

scolaresche, in particolare gli studenti del Liceo Nicolò Braucci di Caivano. Auspico che il vostro pellegrinaggio giubilare sia ricco di

copiosi frutti spirituali affinché, attraversando con fede la Porta Santa otteniate l’indulgenza per voi stessi, per i vostri cari e per i vostri

defunti.

Un saluto particolare porgo ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli. Il mese di maggio è dedicato alla Madonna. Cari giovani,

coltivate la devozione alla Madre di Dio con la recita quotidiana del Rosario; cari ammalati, sentite la vicinanza di Maria di Nazaret

specialmente nell’ora della croce e voi, cari sposi novelli, pregatela perché non manchi mai nella vostra casa l’amore e il rispetto

reciproco.

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Udienza Generale: Il Padre Misericordioso11-05-2016 Vatican.va

PAPA FRANCESCO

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 11 maggio 2016

[Multimedia ]

18. Il Padre Misericordioso (cfr Lc 15,11-32)

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Oggi questa udienza di sviluppa in due posti: siccome c’era pericolo di pioggia, gli ammalati sono nell’Aula Paolo VI e collegati con noi

con il maxischermo; due posti ma una sola udienza. Salutiamo gli ammalati che sono nell’Aula Paolo VI. Vogliamo riflettere oggi sulla

parabola del Padre misericordioso. Essa parla di un padre e dei suoi due figli, e ci fa conoscere la misericordia infinita di Dio.

Partiamo dalla fine, cioè dalla gioia del cuore del Padre, che dice: «Facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita,

era perduto ed è stato ritrovato» (vv. 23-24). Con queste parole il padre ha interrotto il figlio minore nel momento in cui stava confessando

la sua colpa: «Non sono più degno di essere chiamato tuo figlio…» (v. 19). Ma questa espressione è insopportabile per il cuore del padre,

che invece si affretta a restituire al figlio i segni della sua dignità: il vestito bello, l’anello, i calzari. Gesù non descrive un padre offeso e

risentito, un padre che, ad esempio, dice al figlio: “Me la pagherai”: no, il padre lo abbraccia, lo aspetta con amore. Al contrario, l’unica

cosa che il padre ha a cuore è che questo figlio sia davanti a lui sano e salvo e questo lo fa felice e fa festa. L’accoglienza del figlio che

ritorna è descritta in modo commovente: «Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò

al collo e lo baciò» (v. 20). Quanta tenerezza; lo vide da lontano: cosa significa questo? Che il padre saliva sul terrazzo continuamente per

guardare la strada e vedere se il figlio tornava; quel figlio che aveva combinato di tutto, ma il padre lo aspettava. Che cosa bella la

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tenerezza del padre! La misericordia del padre è traboccante, incondizionata, e si manifesta ancor prima che il figlio parli. Certo, il figlio

sa di avere sbagliato e lo riconosce: «Ho peccato … trattami come uno dei tuoi salariati» (v. 19). Ma queste parole si dissolvono davanti al

perdono del padre. L’abbraccio e il bacio di suo papà gli fanno capire che è stato sempre considerato figlio, nonostante tutto. E’ importante

questo insegnamento di Gesù: la nostra condizione di figli di Dio è frutto dell’amore del cuore del Padre; non dipende dai nostri meriti o

dalle nostre azioni, e quindi nessuno può togliercela, neppure il diavolo! Nessuno può toglierci questa dignità.

Questa parola di Gesù ci incoraggia a non disperare mai. Penso alle mamme e ai papà in apprensione quando vedono i figli allontanarsi

imboccando strade pericolose. Penso ai parroci e catechisti che a volte si domandano se il loro lavoro è stato vano. Ma penso anche a chi

si trova in carcere, e gli sembra che la sua vita sia finita; a quanti hanno compiuto scelte sbagliate e non riescono a guardare al futuro; a

tutti coloro che hanno fame di misericordia e di perdono e credono di non meritarlo… In qualunque situazione della vita, non devo

dimenticare che non smetterò mai di essere figlio di Dio, essere figlio di un Padre che mi ama e attende il mio ritorno. Anche nella

situazione più brutta della vita, Dio mi attende, Dio vuole abbracciarmi, Dio mi aspetta.

Nella parabola c’è un altro figlio, il maggiore; anche lui ha bisogno di scoprire la misericordia del padre. Lui è sempre rimasto a casa, ma

è così diverso dal padre! Le sue parole mancano di tenerezza: «Ecco io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando…

ma ora che è tornato questo tuo figlio…» (vv. 29-30). Vediamo il disprezzo: non dice mai “padre”, non dice mai “fratello”, pensa soltanto

a sé stesso, si vanta di essere rimasto sempre accanto al padre e di averlo servito; eppure non ha mai vissuto con gioia questa vicinanza. E

adesso accusa il padre di non avergli mai dato un capretto per fare festa. Povero padre! Un figlio se n’era andato, e l’altro non gli è mai

stato davvero vicino! La sofferenza del padre è come la sofferenza di Dio, la sofferenza di Gesù quando noi ci allontaniamo o perché

andiamo lontano o perché siamo vicini ma senza essere vicini.

Il figlio maggiore, anche lui ha bisogno di misericordia. I giusti, quelli che si credono giusti, hanno anche loro bisogno di misericordia.

Questo figlio rappresenta noi quando ci domandiamo se valga la pena faticare tanto se poi non riceviamo nulla in cambio. Gesù ci ricorda

che nella casa del Padre non si rimane per avere un compenso, ma perché si ha la dignità di figli corresponsabili. Non si tratta di

“barattare” con Dio, ma di stare alla sequela di Gesù che ha donato sé stesso sulla croce senza misura.

«Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo, ma bisognava far festa e rallegrarsi» (v. 31). Così dice il Padre al figlio maggiore.

La sua logica è quella della misericordia! Il figlio minore pensava di meritare un castigo a causa dei propri peccati, il figlio maggiore si

aspettava una ricompensa per i suoi servizi. I due fratelli non parlano fra di loro, vivono storie differenti, ma ragionano entrambi secondo

una logica estranea a Gesù: se fai bene ricevi un premio, se fai male vieni punito; e questa non è la logica di Gesù, non lo è! Questa logica

viene sovvertita dalle parole del padre: «Bisognava far festa e rallegrarsi perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era

perduto ed è stato ritrovato» (v. 31). Il padre ha recuperato il figlio perduto, e ora può anche restituirlo a suo fratello! Senza il minore,

anche il figlio maggiore smette di essere un “fratello”. La gioia più grande per il padre è vedere che i suoi figli si riconoscano fratelli.

I figli possono decidere se unirsi alla gioia del padre o rifiutare. Devono interrogarsi sui propri desideri e sulla visione che hanno della

vita. La parabola termina lasciando il finale sospeso: non sappiamo cosa abbia deciso di fare il figlio maggiore. E questo è uno stimolo per

noi. Questo Vangelo ci insegna che tutti abbiamo bisogno di entrare nella casa del Padre e partecipare alla sua gioia, alla sua festa della

misericordia e della fraternità. Fratelli e sorelle, apriamo il nostro cuore, per essere “misericordiosi come il Padre”!

Saluti:

Je salue cordialement les personnes de langue française, en particulier le pèlerinage des élus, maires de communes, dans le diocèse de

Chartres, ainsi que le pèlerinage diocésain de Corse, avec leurs Evêques. Alors que la fête de la Pentecôte est proche, je vous invite à vous

préparer, par la prière et par les œuvres de miséricorde, à recevoir le Saint Esprit ; qu’il fasse de chacun de nous des enfants de Dieu

réconciliés, accueillants les uns envers les autres. Que Dieu vous bénisse.

[Saluto cordialmente i fedeli di lingua francese, in particolare il pellegrinaggio degli eletti, sindaci di comuni, nella diocesi di Chartres,

come pure il pellegrinaggio diocesano della Corsica, con i loro vescovi. Mentre si avvicina la Solennità della Pentecoste, vi invito a

prepararvi, con la preghiera e con le opere di misericordia, a ricevere lo Spirito Santo: che Egli faccia di ciascuno di noi dei figli di Dio

riconciliati, accoglienti gli uni verso gli altri. Che Dio vi benedica.]

I greet the English-speaking pilgrims and visitors taking part in today’s Audience, particularly those from England, Ireland, Denmark,

China, India, Indonesia, Japan, Malaysia, the Seychelles and the United States of America. In the joy of the Risen Lord, I invoke upon you

and your families the loving mercy of God our Father. May the Lord bless you all!

[Saluto i pellegrini di lingua inglese presenti all’odierna Udienza, specialmente quelli provenienti da Inghilterra, Irlanda, Danimarca,

Cina, India, Indonesia, Giappone, Malaysia, Seychelles e Stati Uniti d’America. Nella gioia del Signore Risorto, invoco su di voi e sulle

vostre famiglie l’amore misericordioso di Dio nostro Padre. Il Signore vi benedica!]

Einen herzlichen Gruß richte ich an alle Pilger deutscher Sprache. Wenn Gott uns vergibt, erfüllt seine Barmherzigkeit unser Herz mit

Freude. Das Jubiläumsjahr lädt uns ein, eine gute Beichte abzulegen, um von seiner göttlichen Liebe berührt zu werden. Gott segne euch

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alle.

[Rivolgo un cordiale saluto a tutti i pellegrini di lingua tedesca. Quando Dio ci perdona, la sua misericordia riempie il nostro cuore di

gioia. L’Anno Giubilare è un invito a fare una buona Confessione, per essere toccati dal Suo divino amore. Dio vi benedica tutti.]

Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española, en particular a los grupos provenientes de España y Latinoamérica. Acojamos

con gozo la invitación de Jesús a participar en la fiesta de la misericordia y de la fraternidad, y abramos nuestro corazón para ser

misericordiosos como el Padre. Que Dios los bendiga.

[Saluto cordialmente i pellegrini di lingua spagnola, in particolare i gruppi provenienti da Spagna e America latina. Accogliamo con

gioia l’invito di Gesù a partecipare alla festa della Misericordia e della fratellanza, e apriamo il nostro cuore per essere misericordiosi

come il Padre. Dio vi benedica.]

Saúdo cordialmente todos os peregrinos de língua portuguesa, de modo particular aos fiéis brasileiros de Araxá. Ao saudar vocês, queridos

peregrinos brasileiros, o meu pensamento vai à sua amada Nação. Nestes dias em que nos preparamos para a festa de Pentecostes, peço ao

Senhor que derrame abundantemente os dons do seu Espírito, para que o País, nestes momentos de dificuldade, siga por estradas de

harmonia e de paz, com a ajuda da oração e do diálogo. Possa a proximidade de Nossa Senhora Aparecida, que como uma boa Mãe nunca

abandona os seus filhos, ser defesa e guia no caminho.

[Rivolgo un cordiale saluto a tutti i pellegrini di lingua portoghese, in particolare ai fedeli brasiliani di Araxá. Nel salutare voi, cari

pellegrini brasiliani, il mio pensiero va alla vostra amata Nazione. In questi giorni in cui ci prepariamo alla festa di Pentecoste, chiedo al

Signore che effonda abbondantemente i doni del suo Spirito, affinché il Paese, in questi momenti di difficoltà, proceda sui sentieri

dell’armonia e della pace, con l’aiuto della preghiera e del dialogo. La vicinanza di Nostra Signora Aparecida, che come una buona

Madre non abbandona mai i suoi figli, sia difesa e guida nel cammino.]

أتوجه بتحية قلبية للحجاج الناطقين باللغة العربية، وخاصة بالقادمين من لبنان ومن سوريا. إن رحمة هللا التي تظهر لنا في مثل اآلب الرحيم هي رحمة ال تسعى لعقاب االبن الضال

!بل إلى عالجه وإلى إعادته للبنوة التي فقدها بالخطيئة وبالعصيان. لنطلب من هللا أن يتوبنا لنعود فنحيا كأبناء وكأخوة فيما بيننا. ليبارككم الرب ويحرسكم من الشرير

[Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua araba, in particolare a quelli provenienti dal Libano e dalla Siria. La Misericordia

di Dio, come dimostra la parabola del Padre Misericordioso, non cerca di punire il figliuol prodigo ma di guarirlo e di riportarlo alla

figliolanza che perdiamo con il peccato e con la disobbedienza. Chiediamo a Dio di portaci al pentimento, per ritornare a vivere da figli

di Dio e da fratelli! Il Signore vi benedica e vi protegga dal maligno!]

Serdecznie pozdrawiam pielgrzymów polskich. W piątek przypada liturgiczne wspomnienie Matki Bożej Fatimskiej. W tym objawieniu

Maryja wzywa nas raz jeszcze do modlitwy, pokuty i nawrócenia. Żąda byśmy już więcej nie znieważali Boga. Ostrzega całą ludzkość,

przypomina o konieczności zawierzenia Bogu, który jest źródłem miłości i miłosierdzia. Za przykładem św. Jana Pawła II, wielkiego

czciciela Matki Bożej Fatimskiej, wsłuchujmy się z uwagą w Jej głos, wypraszajmy pokój dla świata. Niech będzie pochwalony Jezus

Chrystus.

[Saluto cordialmente i pellegrini Polacchi. Venerdì ricorre la memoria liturgica della Beata Maria Vergine di Fatima. In

quest’apparizione Maria ci invita ancora una volta alla preghiera, alla penitenza e alla conversione. Ci chiede di non oltraggiare più

Dio. Avverte l’umanità intera della necessità di abbandonarsi a Dio, fonte d’amore e di misericordia. Sull’esempio di san Giovanni Paolo

II, grande devoto della Madonna di Fatima, mettiamoci in attento ascolto della Madre di Dio e impetriamo la pace per il mondo. Sia

lodato Gesù Cristo.]

Zo srdca pozdravujem pútnikov zo Slovenska, osobitne farnosti, študentov a skupiny Modlitby matiek. Bratia a sestry, budúcu nedeľu

budeme sláviť slávnosť Zoslania Ducha Svätého. Prosme Všemohúceho Boha, aby zoslal na nás Ducha Svätého s jeho darmi, a tak sa

budeme môcť stať odvážnymi svedkami Krista a o jeho Evanjelia. Všetkých vás s láskou žehnám.

[Saluto di cuore i pellegrini slovacchi, particolarmente le parrocchie, gli studenti e i gruppi Le preghiere delle Madri. Fratelli e sorelle,

domenica prossima celebreremo la Solennità della Pentecoste. Preghiamo Dio Onnipotente, perché effonda su di noi lo Spirito Santo con i

suoi doni, e possiamo così divenire testimoni coraggiosi di Cristo e del suo Vangelo. Con affetto vi benedico tutti.]

Saluto i pellegrini di lingua italiana, rivolgendo un particolare benvenuto ai fedeli della Diocesi di Oppido Mamertina-Palmi,

accompagnati dal Vescovo Mons. Francesco Milito e quelli della Basilica di San Sossio in Frattamaggiore, con il Vescovo di Aversa

Mons. Angelo Spinillo. Auspico di cuore che il vostro pellegrinaggio giubilare vi rinsaldi nell’adesione a Cristo e nei vostri generosi

propositi di testimonianza cristiana.

Saluto i sacerdoti asiatici e africani del Pontificio Collegio Missionario San Paolo Apostolo; l’Istituto Antoniano e la Fondazione San

Gottardo, che ricorda i 20 anni di fondazione. Vi esorto a vivere il Giubileo Straordinario in modo da riscoprire l’esigenza delle opere di

misericordia corporali e spirituali come nutrimento della nostra fede.

Un particolare pensiero porgo ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli. Domenica prossima celebreremo la Pentecoste. Cari giovani,

auguro a ciascuno di saper riconoscere, tra le tante voci del mondo, quella dello Spirito Santo, che continua a parlare al cuore di chi sa

mettersi in ascolto. Cari ammalati, specialmente voi ospiti del Cottolengo di Trentola Ducenta, affidatevi allo Spirito che non vi farà

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mancare la luce consolante della sua presenza. E a voi, cari sposi novelli, particolarmente alle coppie del Movimento dei focolari, auguro

di essere nel mondo, trasparenza dell’amore di Dio con la fedeltà del vostro amore e l’unione della vostra fede.

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Udienza Giubilare: Misericordia come Impietosirsi14-05-2016 Vatican.va

GIUBILEO STRAORDINARIO DELLA MISERICORDIA

PAPA FRANCESCO

UDIENZA GIUBILARE

Sabato, 14 maggio 2016

[Multimedia ]

Misericordia come Impietosirsi

Cari fratelli e sorelle, buongiorno! Non sembra tanto buona, la giornata [piove], ma voi siete coraggiosi e siete venuti con la pioggia.

Grazie! Questa udienza si fa in due posti: gli ammalati sono nell’Aula Paolo VI, per la pioggia: sono più comodi lì e ci seguono con il

maxischermo; e noi, qui. Siamo uniti, noi e loro, e vi faccio la proposta di salutarli con un applauso. Non è facile fare l’applauso con

l’ombrello in mano!

Tra i tanti aspetti della misericordia, ve ne è uno che consiste nel provare pietà o impietosirsi nei confronti di quanti hanno bisogno di

amore. La pietas – la pietà – è un concetto presente nel mondo greco-romano, dove però indicava un atto di sottomissione ai superiori:

anzitutto la devozione dovuta agli dei, poi il rispetto dei figli verso i genitori, soprattutto anziani. Oggi, invece, dobbiamo stare attenti a

non identificare la pietà con quel pietismo, piuttosto diffuso, che è solo un’emozione superficiale e offende la dignità dell’altro. Allo stesso

modo, la pietà non va confusa neppure con la compassione che proviamo per gli animali che vivono con noi; accade, infatti, che a volte si

provi questo sentimento verso gli animali, e si rimanga indifferenti davanti alle sofferenze dei fratelli. Quante volte vediamo gente tanto

attaccata ai gatti, ai cani, e poi lasciano senza aiutare il vicino, la vicina che ha bisogno… Così non va.

La pietà di cui vogliamo parlare è una manifestazione della misericordia di Dio. E’ uno dei sette doni dello Spirito Santo che il Signore

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offre ai suoi discepoli per renderli «docili ad obbedire alle ispirazioni divine» (Catechismo della Chiesa Cattolica , 1830). Tante volte nei

Vangeli è riportato il grido spontaneo che persone malate, indemoniate, povere o afflitte rivolgevano a Gesù: “Abbi pietà”

(cfr Mc 10,47-48; Mt 15,22; 17,15). A tutti Gesù rispondeva con lo sguardo della misericordia e il conforto della sua presenza. In tali

invocazioni di aiuto o richieste di pietà, ognuno esprimeva anche la sua fede in Gesù, chiamandolo “Maestro”, “Figlio di Davide” e

“Signore”. Intuivano che in Lui c’era qualcosa di straordinario, che li poteva aiutare ad uscire dalla condizione di tristezza in cui si

trovavano. Percepivano in Lui l’amore di Dio stesso. E anche se la folla si accalcava, Gesù si accorgeva di quelle invocazioni di pietà e si

impietosiva, soprattutto quando vedeva persone sofferenti e ferite nella loro dignità, come nel caso dell’emorroissa (cfr Mc 5,32). Egli le

chiamava ad avere fiducia in Lui e nella sua Parola (cfr Gv 6,48-55). Per Gesù provare pietà equivale a condividere la tristezza di chi

incontra, ma nello stesso tempo a operare in prima persona per trasformarla in gioia.

Anche noi siamo chiamati a coltivare in noi atteggiamenti di pietà davanti a tante situazioni della vita, scuotendoci di dosso l’indifferenza

che impedisce di riconoscere le esigenze dei fratelli che ci circondano e liberandoci dalla schiavitù del benessere materiale (cfr

1 Tm 6,3-8).

Guardiamo l’esempio della Vergine Maria, che si prende cura di ciascuno dei suoi figli ed è per noi credenti l’icona della pietà. Dante

Alighieri lo esprime nella preghiera alla Madonna posta al culmine del Paradiso: «In te misericordia, in te pietate, […] in te s’aduna

quantunque in creatura è di bontate” (XXXIII, 19-21). Grazie.

Saluti:

Je salue cordialement les pèlerins de langue française. Par l’intercession de la Vierge Marie, nous sommes invités, en cette veille de la

Pentecôte, à secouer notre indifférence qui nous empêche parfois de voir les besoins de nos frères, et de nous libérer de la servitude des

biens matériels. Que Dieu vous bénisse.

[Saluto cordialmente i pellegrini di lingua francese. Attraverso l’intercessione della Vergine Maria, siamo invitati, alla vigilia di

Pentecoste, a scuotere la nostra indifferenza che ci impedisce talvolta di vedere le necessità dei nostri fratelli, e di liberarci dalla schiavitù

dei beni materiali. Che Dio vi benedica.]

I greet the English-speaking pilgrims and visitors taking part in today’s Audience, particularly those from England and the Philippines. In

the joy of the Risen Lord, I invoke upon you and your families the loving mercy of God our Father. May the Lord bless you all!

[Saluto i pellegrini di lingua inglese presenti all’odierna Udienza, specialmente quelli provenienti dall’Inghilterra e dalle Filippine. Nella

gioia del Signore Risorto, invoco su di voi e sulle vostre famiglie l’amore misericordioso di Dio nostro Padre. Il Signore vi benedica!]

Ein herzliches Willkommen allen Pilgern und Besuchern deutscher Sprache. Am heutigen Vorabend von Pfingsten wollen wir uns

innerlich mit der Jungfrau Maria und den Aposteln vereinen, die sich in der Erwartung des Heiligen Geistes zum Gebet versammelt hatten.

Der Tröster helfe euch, im Glauben und in der Liebe zu wachsen, um Zeugen der echten Frömmigkeit zu werden. Der Herr segne euch

und eure Familien.

[Do un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua tedesca. Alla odierna Vigilia di Pentecoste vogliamo unirci spiritualmente con la Vergine

Maria e gli apostoli radunati in preghiera in attesa dello Spirito Santo. Il Paraclito ci aiuti a crescere nella fede e nella carità per essere

testimoni della vera pietà. Il Signore benedica voi e le vostre famiglie.]

Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española, en particular a los grupos provenientes de España y Latinoamérica. Que la

Virgen Santa, Madre de Piedad y Misericordia, interceda por nosotros ante el Señor Jesús, para que nos conceda apiadarnos y

compadecernos amorosamente del prójimo y nos libre de la esclavitud de las cosas materiales. Muchas gracias.

Uma cordial saudação a todos os peregrinos de língua portuguesa, especialmente aos fiéis da Missão Católica Portuguesa, de Friburgo na

Suíça, e ao grupo brasileiro do Santuário Jardim da Imaculada, de Cidade Ocidental. Este mês de Maria convida-nos a multiplicar

diariamente os atos de devoção e imitação da Mãe de Deus. Rezai o terço todos os dias! Deixai a Virgem Mãe possuir o vosso coração,

confiando-Lhe tudo quanto sois e tendes! E Deus será tudo em todos... Assim Deus vos abençoe, a vós e aos vossos entes queridos!

[Un cordiale saluto a tutti i pellegrini di lingua portoghese, in particolare ai fedeli della Missione Cattolica Portoghese di Friburgo in

Svizzera e al gruppo brasiliano del «Santuário Jardim da Imaculada, in Cidade Ocidental». Questo mese di Maria ci invita a moltiplicare

quotidianamente gli atti di devozione e imitazione della Madre di Dio. Recitate il rosario ogni giorno! Lasciate che la Vergine Madre

possieda il vostro cuore, affidandoLe quanto siete e avete! E Dio sarà tutto in tutti… Così Dio benedica voi e i vostri cari!]

أم هللاأرحب بالحجاج الناطقين باللغة العربية، وخاصة بالقادمين منالشرق األوسط. أيها اإلخوة واألخوات األعزاء، إن العذراء مريم هي أيقونة الشفقة، أدعوكم لالقتداء بمسيرة

!لتتعلموا منها محبة هللا والقريب. ليبارككم الرب

[Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua araba, in particolare a quelli provenienti dal Medio Oriente! Cari fratelli e sorelle,

la Vergine Maria è l’icona della pietà: vi invito a mettervi alla scuola della Madre di Dio per imparare da Lei ad amare il Signore e il

prossimo. Il Signore vi benedica!]

Witam pielgrzymów polskich. Jutro przypada Uroczystość Zesłania Ducha Świętego. Prośmy, by Boży Duch napełnił nasze serca.

Otwórzmy je na Jego działanie. Święty Paweł przypomina nam, że Duch Święty wstawia się za nami w błaganiach, gdy nie umiemy się

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modlić tak, jak trzeba. Prośmy Go, by wspierał naszą modlitwę i nasze działania, by opromieniał je swoim światłem i uczynił je zgodnymi

z wolą Bożą. Wam wszystkim tu obecnym i waszym bliskim z serca błogosławię.

[Do il mio benvenuto ai pellegrini polacchi. Domani ricorrerà la Solennità di Pentecoste. Chiediamo che lo Spirito Santo riempia i nostri

cuori. Apriamoli alla Sua azione. San Paolo ci ricorda che è lo stesso Spirito a intercedere per noi con gemiti inesprimibili.

ChiediamoGli di sostenere la nostra preghiera e le nostre azioni, che le illumini con la Sua luce, che le renda conformi alla volontà di

Dio. Benedico di cuore voi qui presenti e i vostri cari.]

Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. Sono lieto di salutare i Figli dell’Immacolata Concezione in occasione del

Capitolo Generale; la Comunità del Pontificio Collegio Ucraino San Giosafat e i partecipanti al corso per formatori dell’Università

Salesiana. Saluto la Lega del Chianti con il Vescovo Mons. Giovannetti; la Federazione italiana delle tradizioni popolari; i membri del

Giubileo degli uomini e donne che fanno impresa; il Forum della Cattolica per le adozioni a distanza, e i membri dell’Unitalsi. Auspico

che il Giubileo della misericordia, con il passaggio della Porta Santa, sia l’occasione per manifestare verso i fratelli la stessa pietà di Dio

Padre, che sempre ci consola nelle difficoltà.

Saluto i giovani, gli ammalati e gli sposi novelli. Oggi è la festa di San Mattia, l’apostolo che da ultimo entrò tra i Dodici. Il suo vigore

spirituale stimoli voi, cari giovani, specialmente gli studenti del Sacro Cuore e Paolo VI di Roma, ad essere coerenti con la vostra fede; il

suo abbandono in Cristo Risorto sostenga voi, cari ammalati, nei momenti di maggiore difficoltà; e la sua dedizione missionaria ricordi a

voi, cari sposi novelli, che l’amore è il fondamento insostituibile della famiglia.

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Udienza Giubilare: Povertà e Misericordia18-05-2016 Vatican.va

PAPA FRANCESCO

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 18 maggio 2016

[Multimedia ]

19. Povertà e Misericordia (cfr Lc 16,19-31)

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Desidero soffermarmi con voi oggi sulla parabola dell’uomo ricco e del povero Lazzaro. La vita di queste due persone sembra scorrere su

binari paralleli: le loro condizioni di vita sono opposte e del tutto non comunicanti. Il portone di casa del ricco è sempre chiuso al povero,

che giace lì fuori, cercando di mangiare qualche avanzo della mensa del ricco. Questi indossa vesti di lusso, mentre Lazzaro è coperto di

piaghe; il ricco ogni giorno banchetta lautamente, mentre Lazzaro muore di fame. Solo i cani si prendono cura di lui, e vengono a leccare

le sue piaghe. Questa scena ricorda il duro rimprovero del Figlio dell’uomo nel giudizio finale: «Ho avuto fame e non mi avete dato da

mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero […] nudo e non mi avete vestito» (Mt 25,42-43). Lazzaro rappresenta bene il

grido silenzioso dei poveri di tutti i tempi e la contraddizione di un mondo in cui immense ricchezze e risorse sono nelle mani di pochi.

Gesù dice che un giorno quell’uomo ricco morì: i poveri e i ricchi muoiono, hanno lo stesso destino, come tutti noi, non ci sono eccezioni

a questo. E allora quell’uomo si rivolse ad Abramo supplicandolo con l’appellativo di “padre” (vv. 24.27). Rivendica perciò di essere suo

figlio, appartenente al popolo di Dio. Eppure in vita non ha mostrato alcuna considerazione verso Dio, anzi ha fatto di sé stesso il centro di

tutto, chiuso nel suo mondo di lusso e di spreco. Escludendo Lazzaro, non ha tenuto in alcun conto né il Signore, né la sua legge. Ignorare

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il povero è disprezzare Dio! Questo dobbiamo impararlo bene: ignorare il povero è disprezzare Dio. C’è un particolare nella parabola che

va notato: il ricco non ha un nome, ma soltanto l’aggettivo: “il ricco”; mentre quello del povero è ripetuto cinque volte, e “Lazzaro”

significa “Dio aiuta”. Lazzaro, che giace davanti alla porta, è un richiamo vivente al ricco per ricordarsi di Dio, ma il ricco non accoglie

tale richiamo. Sarà condannato pertanto non per le sue ricchezze, ma per essere stato incapace di sentire compassione per Lazzaro e di

soccorrerlo.

Nella seconda parte della parabola, ritroviamo Lazzaro e il ricco dopo la loro morte (vv. 22-31). Nell’al di là la situazione si è rovesciata:

il povero Lazzaro è portato dagli angeli in cielo presso Abramo, il ricco invece precipita tra i tormenti. Allora il ricco «alzò gli occhi e

vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui». Egli sembra vedere Lazzaro per la prima volta, ma le sue parole lo tradiscono: «Padre

Abramo – dice – abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro

terribilmente in questa fiamma». Adesso il ricco riconosce Lazzaro e gli chiede aiuto, mentre in vita faceva finta di non vederlo. - Quante

volte tanta gente fa finta di non vedere i poveri! Per loro i poveri non esistono - Prima gli negava pure gli avanzi della sua tavola, e ora

vorrebbe che gli portasse da bere! Crede ancora di poter accampare diritti per la sua precedente condizione sociale. Dichiarando

impossibile esaudire la sua richiesta, Abramo in persona offre la chiave di tutto il racconto: egli spiega che beni e mali sono stati distribuiti

in modo da compensare l’ingiustizia terrena, e la porta che separava in vita il ricco dal povero, si è trasformata in «un grande abisso».

Finché Lazzaro stava sotto casa sua, per il ricco c’era la possibilità di salvezza, spalancare la porta, aiutare Lazzaro, ma ora che entrambi

sono morti, la situazione è diventata irreparabile. Dio non è mai chiamato direttamente in causa, ma la parabola mette chiaramente in

guardia: la misericordia di Dio verso di noi è legata alla nostra misericordia verso il prossimo; quando manca questa, anche quella non

trova spazio nel nostro cuore chiuso, non può entrare. Se io non spalanco la porta del mio cuore al povero, quella porta rimane chiusa.

Anche per Dio. E questo è terribile.

A questo punto, il ricco pensa ai suoi fratelli, che rischiano di fare la stessa fine, e chiede che Lazzaro possa tornare nel mondo ad

ammonirli. Ma Abramo replica: «Hanno Mosè e i profeti, ascoltino loro». Per convertirci, non dobbiamo aspettare eventi prodigiosi, ma

aprire il cuore alla Parola di Dio, che ci chiama ad amare Dio e il prossimo. La Parola di Dio può far rivivere un cuore inaridito e guarirlo

dalla sua cecità. Il ricco conosceva la Parola di Dio, ma non l’ha lasciata entrare nel cuore, non l’ha ascoltata, perciò è stato incapace di

aprire gli occhi e di avere compassione del povero. Nessun messaggero e nessun messaggio potranno sostituire i poveri che incontriamo

nel cammino, perché in essi ci viene incontro Gesù stesso: «Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli,

l’avete fatto a me» (Mt 25,40), dice Gesù. Così nel rovesciamento delle sorti che la parabola descrive è nascosto il mistero della nostra

salvezza, in cui Cristo unisce la povertà alla misericordia. Cari fratelli e sorelle, ascoltando questo Vangelo, tutti noi, insieme ai poveri

della terra, possiamo cantare con Maria: «Ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha

rimandato i ricchi a mani vuote» (Lc 1,52-53).

Saluti:

Je suis heureux de saluer les pèlerins francophones, en particulier le Séminaire de Strasbourg, la délégation du Sanctuaire de Notre-Dame

de La Salette, ainsi que celle du Grand Saint-Bernard, en Suisse. Que l’Esprit-Saint, qui nous a été donné à la Pentecôte, guérisse nos

cœurs desséchés et les ouvre à toutes les personnes dans le besoin, que nous rencontrons sur notre route. Que Dieu vous bénisse !

[Sono lieto di salutare i pellegrini di lingua francese, in particolare il Seminario di Strasburgo, la delegazione del Santuario di

Notre-Dame de La Salette, come pure quella del Gran San Bernardo in Svizzera. Che lo Spirito Santo, che ci è stato donato a Pentecoste,

guarisca i nostri cuori inariditi e li apra a tutte le persone bisognose, che incontriamo sul nostro cammino. Che Dio vi benedica!]

I greet the English-speaking pilgrims and visitors taking part in today’s Audience, particularly those from England, Ireland, Malta, Russia,

Slovakia, India, Hong Kong, Indonesia, Japan, Canada and the United States of America. With prayerful good wishes that the present

Jubilee of Mercy will be a moment of grace and spiritual renewal for you and your families, I invoke upon all of you joy and peace in our

Lord Jesus Christ.

[Saluto i pellegrini di lingua inglese presenti all’odierna Udienza, specialmente quelli provenienti da Inghilterra, Irlanda, Malta, Russia,

Slovacchia, India, Hong Kong, Indonesia, Giappone, Canada e Stati Uniti d’America. Con fervidi auguri che il presente Giubileo della

Misericordia sia per voi e per le vostre famiglie un tempo di grazia e di rinnovamento spirituale, invoco su voi tutti la gioia e pace del

Signore Gesù!]

Einen herzlichen Gruß richte ich an alle Pilger deutscher Sprache, besonders an die Teilnehmer der Jubiläumswallfahrt des Bistums

Augsburg, an die Ministranten des Bistums Eichstätt wie auch an die Studenten und Professoren der Theologischen Fakultät Paderborn.

Ich wünsche euch einen guten Aufenthalt in Rom, der euren Glauben stärken möge. Von Herzen segne ich euch alle.

[Rivolgo un cordiale saluto a tutti i pellegrini di lingua tedesca, in particolare ai partecipanti al pellegrinaggio giubilare della Diocesi

di Augsburg, ai chierichetti della Diocesi di Eichstätt, nonché agli studenti e ai professori della Facoltà Teologica di Paderborn. Vi auguro

un buon soggiorno a Roma, che rafforzi la vostra fede. Con affetto vi benedico tutti.]

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Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española, en particular a los venidos de España y Latinoamérica. Los invito a no perder la

oportunidad, que se presenta constantemente, de abrir la puerta del corazón al pobre y necesitado, y a reconocer en ellos el rostro

misericordioso de Dios. Muchas gracias.

[Saluto cordialmente i pellegrini di lingua spagnola, in particolare quelli provenienti da Spagna e America latina. Vi invito a non perdere

l’occasione, che si presenta costantemente, di aprire la porta del cuore ai poveri e ai bisognosi, e di riconoscere in loro il volto

misericordioso di Dio. Grazie mille.]

Amados peregrinos de língua portuguesa, sede bem-vindos! Com afeto saúdo a todos, em particular às Irmãs Franciscanas Hospitaleiras

da Imaculada Conceição e aos grupos paroquiais de Porto Nacional e da Póvoa de Varzim, desejando-vos que a peregrinação ao túmulo

dos Santos Apóstolos Pedro e Paulo fortaleça, nos vossos corações, o sentir e o viver em Igreja, sob o terno olhar da Virgem Mãe.

Aprendamos com Ela a ler os sinais de Deus na história, para ser construtores duma humanidade nova. Deus vos abençoe, a vós e aos

vossos familiares.

[Cari pellegrini di lingua portoghese, benvenuti! Con affetto saluto tutti, in particolare le Suore «Franciscanas Hospitaleiras da Imaculada

Conceição» e i gruppi parrocchiali di Porto Nacional e di Póvoa de Varzim, augurandovi che il pellegrinaggio alla tomba dei Santi

Apostoli Pietro e Paolo rafforzi, nei vostri cuori, il sentire e il vivere nella Chiesa, sotto il tenero sguardo della Vergine Madre. Impariamo

da Lei a leggere i segni di Dio nella storia, per essere costruttori di un’umanità nuova. Dio benedica voi e i vostri familiari.]

أتوجه بتحية قلبية إلى الحجاج الناطقين باللغة العربية، وخاصة بالقادمين من مصر. إن رحمة هللا التي تمنح لنا مجانا هي مشروطة برحمتنا تجاه القريب والمحتاج والفقير. فا ال

يطلب منا أن نعرف كتبه ووصاياه وحسب بل أن نعمل بها وأن نحياها مع كل لعازر يضعه الرب على باب بيتنا كدعوة للتوبة وكنداء للرحمة، كي نفعل مع اآلخرين ما نريد أن

يفعلوه هم معنا. ليبارككم الرب جميعا ويحرسكم من الشرير!

[Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua araba, in particolare a quelli provenienti dall’Egitto. La Misericordia di Dio, che ci

viene donata gratuitamente, è vincolata dalla nostra misericordia verso il prossimo, il bisognoso e il povero. Dio non ci chiede solo di

conoscere i suoi libri e i suoi comandamenti ma di metterli in pratica e di osservarli con ogni Lazzaro che il Signore mette alla porta della

nostra casa come invocazione al pentimento e come appello alla misericordia, affinché trattiamo gli altri come desideriamo che loro ci

trattino. Il Signore vi benedica tutti e vi protegga dal maligno!]

Dzisiaj, wspominając rocznicę urodzin świętego Jana Pawła II, bardzo serdecznie pozdrawiam obecnych tu Polaków. Łączę się duchowo z

Prezydentem Rzeczypospolitej Polskiej, z kombatantami i wszystkimi uczestnikami Mszy św. na polskim cmentarzu na Montecassino,

wspominającymi poległych żołnierzy, jak również ze zgromadzonymi w Toruniu na konsekracji Sanktuarium Najświętszej Maryi Panny

Gwiazdy Nowej Ewangelizacji i Świętego Jana Pawła II. Niech te ważne wydarzenia będą dla was okazją do modlitwy o pokój, za

Kościół w Polsce, o pomyślność waszej Ojczyzny. Niech będzie pochwalony Jezus Chrystus.

[Oggi, giorno della nascita di San Giovanni Paolo II, saluto cordialmente tutti i Polacchi qui presenti. Mi unisco spiritualmente al

Presidente della Repubblica di Polonia, con i combattenti e i partecipanti alla Santa Messa nel cimitero polacco di Montecassino a

ricordo dei caduti, nonché a coloro che sono radunati a Toruń per la consacrazione del Santuario della “Beata Vergine Maria Stella della

Nuova Evangelizzazione e di San Giovanni Paolo II”. Che questi importanti eventi siano per voi un invito a pregare per la pace, per la

Chiesa in Polonia e per la prosperità della vostra Patria. Sia lodato Gesù Cristo.]

Srdečne pozdravujem pútnikov zo Slovenska, osobitne farské skupiny ako aj žiakov a učiteľov Cirkevnej základnej školy svätého

Františka Assiského z Vranova. Bratia a sestry, milí chlapci a dievčatá, v tomto mariánskom mesiaci vás pozývam do školy Panny z

Nazareta. Od nej sa učte počúvať Pánovo slovo a plniť jeho vôľu ako aj milovať blížnych. S láskou žehnám vás i vašich drahých.

[Saluto cordialmente i pellegrini provenienti dalla Slovacchia, particolarmente i gruppi parrocchiali come pure gli studenti e gli

insegnanti della Scuola Cattolica elementare di San Francesco d’Assisi di Vranov. Fratelli e sorelle, cari ragazzi, in questo mese mariano

vi invito a mettervi alla scuola della Vergine di Nazaret per imparare da Lei ad ascoltare la parola del Signore, a fare la sua volontà e ad

amare il prossimo. Con affetto benedico voi ed i vostri cari.]

З особливою любов’ю вітаю українських дітей, сиріт та біженців внаслідок збройного конфлікту, який ще й досі триває на сході

країни. Знову підношу мою молитву за заступництвом Пресвятої Марії за те, щоб був встановлений тривалий мир, який зможе

принести полегшення населенню, що зазнало стільки випробувань, та запропонує спокійне майбутнє новим поколінням.

[Saluto con speciale affetto i bambini ucraini, orfani e profughi a causa del conflitto armato che ancora si protrae nell’est del Paese. Per

intercessione di Maria Santissima rinnovo la mia preghiera affinché si giunga ad una pace duratura, che possa sollevare la popolazione

tanto provata e offra un futuro sereno alle nuove generazioni.]

Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. Sono lieto di accogliere con particolare affetto i fedeli delle Diocesi di Prato

e Tempio-Ampurias, accompagnate dai loro Pastori Mons. Agostinelli e Mons. Sanguinetti, come pure l’Associazione Maria Santissima

della Bruna con l’Arcivescovo di Matera-Irsina Mons. Caiazzo: auspico che il vostro pellegrinaggio giubilare susciti in voi il desiderio di

diventare sempre più testimoni di misericordia per rendere le vostre comunità più ricche di fede e di spirito missionario. Saluto i sacerdoti

della Chiesa ortodossa russa ospiti del Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani; i Padri Redentoristi; i ragazzi del reparto oncologico

dell’Ospedale Bambin Gesù e i devoti di San Francesco di Paola, Fondatore dell’Ordine dei Minimi e Patrono della Calabria, di cui

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quest’anno ricordiamo il sesto centenario della nascita.

Un saluto particolare porgo ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli. Cari giovani, soprattutto voi studenti laziali dell’iniziativa

“Raccontiamo il Giubileo”, imparate da San Francesco di Paola che l’umiltà è forza e non debolezza! Cari ammalati, non stancatevi di

chiedere nella preghiera l’aiuto del Signore specialmente nelle difficoltà. E voi, cari sposi novelli, gareggiate come i santi nello stimarvi e

aiutarvi a vicenda.

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Udienza Generale: La preghiera fonte di misericordia25-05-2016 Vatican.va

PAPA FRANCESCO

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 25 maggio 2016

[Multimedia ]

La preghiera fonte di Misericordia (cfr Lc 18,1-8)

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

La parabola evangelica che abbiamo appena ascoltato (cfr Lc 18,1-8) contiene un insegnamento importante: «La necessità di pregare

sempre, senza stancarsi mai» (v. 1). Dunque, non si tratta di pregare qualche volta, quando mi sento. No, Gesù dice che bisogna «pregare

sempre, senza stancarsi». E porta l’esempio della vedova e del giudice.

Il giudice è un personaggio potente, chiamato ad emettere sentenze sulla base della Legge di Mosè. Per questo la tradizione biblica

raccomandava che i giudici fossero persone timorate di Dio, degne di fede, imparziali e incorruttibili (cfr Es 18,21). Al contrario, questo

giudice «non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno» (v. 2). Era un giudice iniquo, senza scrupoli, che non teneva conto della Legge ma

faceva quello che voleva, secondo il suo interesse. A lui si rivolge una vedova per avere giustizia. Le vedove, insieme agli orfani e agli

stranieri, erano le categorie più deboli della società. I diritti assicurati loro dalla Legge potevano essere calpestati con facilità perché,

essendo persone sole e senza difese, difficilmente potevano farsi valere: una povera vedova, lì, sola, nessuno la difendeva, potevano

ignorarla, anche non darle giustizia. Così anche l’orfano, così lo straniero, il migrante: a quel tempo era molto forte questa problematica.

Di fronte all’indifferenza del giudice, la vedova ricorre alla sua unica arma: continuare insistentemente a importunarlo, presentandogli la

sua richiesta di giustizia. E proprio con questa perseveranza raggiunge lo scopo. Il giudice, infatti, a un certo punto la esaudisce, non

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perché è mosso da misericordia, né perché la coscienza glielo impone; semplicemente ammette: «Dato che questa vedova mi dà fastidio, le

farò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi» (v. 5).

Da questa parabola Gesù trae una duplice conclusione: se la vedova è riuscita a piegare il giudice disonesto con le sue richieste insistenti,

quanto più Dio, che è Padre buono e giusto, «farà giustizia ai suoi eletti che gridano giorno e notte verso di lui»; e inoltre non «li farà

aspettare a lungo», ma agirà «prontamente» (vv. 7-8).

Per questo Gesù esorta a pregare “senza stancarsi”. Tutti proviamo momenti di stanchezza e di scoraggiamento, soprattutto quando la

nostra preghiera sembra inefficace. Ma Gesù ci assicura: a differenza del giudice disonesto, Dio esaudisce prontamente i suoi figli, anche

se ciò non significa che lo faccia nei tempi e nei modi che noi vorremmo. La preghiera non è una bacchetta magica! Essa aiuta a

conservare la fede in Dio ad affidarci a Lui anche quando non ne comprendiamo la volontà. In questo, Gesù stesso – che pregava tanto! –

ci è di esempio. La Lettera agli Ebrei ricorda che «nei giorni della sua vita terrena Egli offrì preghiere e suppliche, con forti grida e

lacrime, a Dio che poteva salvarlo da morte e, per il suo pieno abbandono a lui, venne esaudito» (5,7). A prima vista questa affermazione

sembra inverosimile, perché Gesù è morto in croce. Eppure la Lettera agli Ebrei non si sbaglia: Dio ha davvero salvato Gesù dalla morte

dandogli su di essa completa vittoria, ma la via percorsa per ottenerla è passata attraverso la morte stessa! Il riferimento alla supplica che

Dio ha esaudito rimanda alla preghiera di Gesù nel Getsemani. Assalito dall’angoscia incombente, Gesù prega il Padre che lo liberi dal

calice amaro della passione, ma la sua preghiera è pervasa dalla fiducia nel Padre e si affida senza riserve alla sua volontà: «Però – dice

Gesù – non come voglio io, ma come vuoi tu» (Mt 26,39). L’oggetto della preghiera passa in secondo piano; ciò che importa prima di tutto

è la relazione con il Padre. Ecco cosa fa la preghiera: trasforma il desiderio e lo modella secondo la volontà di Dio, qualunque essa sia,

perché chi prega aspira prima di tutto all’unione con Dio, che è Amore misericordioso.

La parabola termina con una domanda: «Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?» (v. 8). E con questa domanda

siamo tutti messi in guardia: non dobbiamo desistere dalla preghiera anche se non è corrisposta. E’ la preghiera che conserva la fede, senza

di essa la fede vacilla! Chiediamo al Signore una fede che si fa preghiera incessante, perseverante, come quella della vedova della

parabola, una fede che si nutre del desiderio della sua venuta. E nella preghiera sperimentiamo la compassione di Dio, che come un Padre

viene incontro ai suoi figli pieno di amore misericordioso.

Saluti:

Je salue cordialement les pèlerins de langue française, en particulier le pèlerinage de l’Archidiocèse de Toulouse, avec Monseigneur

Robert Le Gall, une délégation du Mouvement ATD Quart Monde, ainsi que des pèlerins venus du Bénin et de Belgique. Frères et sœurs,

n’abandonnons jamais la prière, même si, parfois, elle semble vaine. Dieu nous exauce toujours avec miséricorde d’une manière que nous

n’attendons pas. Que Dieu vous bénisse !

[Saluto cordialmente i pellegrini di lingua francese, in particolare il pellegrinaggio dell’Arcidiocesi di Tolosa, con Mons. Robert Le Gall,

una delegazione del Movimento ATD Quart Monde, come pure i fedeli venuti dal Benin e dal Belgio. Fratelli e sorelle, non abbandoniamo

mai la preghiera, anche se a volte essa sembra vana. Dio ci esaudisce sempre con misericordia in un modo che noi non ci aspettiamo. Che

Dio vi benedica!]

I greet the English-speaking pilgrims and visitors taking part in today’s Audience, particularly those from England, Ireland, Scotland,

Denmark, Switzerland, China, Indonesia, Japan, Nigeria, the Philippines, Seychelles, Canada and the United States of America. With

prayerful good wishes that the present Jubilee of Mercy will be a moment of grace and spiritual renewal for you and your families, I

invoke upon all of you joy and peace in our Lord Jesus Christ.

[Saluto i pellegrini di lingua inglese presenti all’odierna Udienza, specialmente quelli provenienti da Inghilterra, Irlanda, Scozia,

Danimarca, Svizzera, Cina, Indonesia, Giappone, Nigeria, Filippine, Seychelles, Canada e Stati Uniti d’America. Con fervidi auguri che

il presente Giubileo della Misericordia sia per voi e per le vostre famiglie un tempo di grazia e di rinnovamento spirituale, invoco su voi

tutti la gioia e pace del Signore Gesù!]

Von Herzen grüße ich alle Pilger und Besucher deutscher Sprache. Die Kirche weiht diesen schönen Monat Mai besonders dem

Marienlob. Richten wir unsere Bitte an die Muttergottes, die auch unsere Mutter ist, auf dass sie uns die Wege des Heils lehre. Der Herr

segne euch und eure Familien.

[Saluto con affetto i pellegrini e visitatori di lingua tedesca. La Chiesa dedica questo bel mese di maggio in particolare alla preghiera

mariana. Rivolgiamo la nostra supplica alla Madre di Dio, che è anche la nostra madre, affinché ci insegni le vie della salvezza. Il

Signore benedica voi e le vostre famiglie.]

Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española, en particular a los grupos provenientes de España y Latinoamérica. Pidamos al

Señor una fe que se convierta en oración incesante que se nutra de la esperanza en su venida y que nos haga experimentar la compasión de

Dios.

[Saluto cordialmente i pellegrini di lingua spagnola, in particolare i gruppi provenienti da Spagna e America latina. Chiediamo al

Signore una fede che diventa preghiera incessante che si nutra della speranza nella sua venuta e che ci faccia sperimentare la

compassione di Dio.]

Queridos peregrinos de língua portuguesa, nomeadamente os fiéis de São Julião da Barra, Nova Oeiras, Lumiar, Pias e os grupos

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brasileiros, faço votos de que esta romaria possa reforçar em vós a fé em Jesus Cristo, que chama todos os homens e mulheres a fazerem

parte da Sua Igreja Santa. Regressai aos vossos lares com a certeza de que a misericórdia de Deus é mais forte que qualquer pecado! Que

Deus abençoe a cada um de vós!

[Cari pellegrini di lingua portoghese, in particolare i fedeli di São Julião da Barra, Nova Oeiras, Lumiar, Pias e i gruppi brasiliani, vi

auguro che questo pellegrinaggio rinforzi in voi la fede in Gesù Cristo che chiama ogni uomo e donna a far parte della sua Chiesa Santa.

Ritornate a casa certi che la misericordia di Dio è più potente di qualsiasi peccato. Iddio benedica ciascuno di voi!]

أتوجه بتحية قلبية إلى الحجاج الناطقين باللغة العربية، وخاصة القادمين من العراق ومن األردن. إن الصالة ال تغير فكر هللا ولكنها تغير فكر المصلي ليتوافق مع مشيئة هللا. لهذا

يدعونا الرب للصالة باستمرار وبدون ملل، حتى تتحول الصالة إلى المكان الذي نعبر فيه عن محبتنا وإيماننا وعما يدور في قلوبنا وأذهاننا؛ وكي تصبح خاصة قوتنا اليومي،

وسالحنا األقوى، وعكاز دربنا. ليبارككم الرب جميعا ويحرسكم من الشرير!

[Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua araba, in particolare a quelli provenienti dall’Iraq e dalla Giordania. La preghiera

non cambia il pensiero di Dio ma il pensiero dell’orante, per conformarsi alla volontà di Dio. Per questo il Signore ci invita a pregare

sempre e senza stancarsi affinché la preghiera diventi il luogo dove manifestiamo a Dio il nostro amore, la nostra fede e tutto ciò che

aleggia nel nostro cuore e nella nostra mente; e diventi soprattutto il nostro cibo quotidiano, la nostra arma potente e il bastone del

nostro viaggio. Il Signore vi benedica tutti e vi protegga dal maligno!]

Serdecznie witam polskich pielgrzymów. Pozdrawiam szczególnie uczniów jezuickiego Gimnazjum KOSTKA z Krakowa oraz z wielu

innych szkół.

Drodzy pielgrzymi, prośmy Pana o łaskę wiary, która staje się modlitwą nieustanną i wytrwałą. Prośmy o wiarę, która pozwala nam ufnie

zawierzać siebie dobroci Boga we wszelkich okolicznościach życia. W modlitwie doświadczymy współczucia Boga, który jako Ojciec

wychodzi na spotkanie swoich dzieci, pełen miłosiernej miłości. Niech Jego błogosławieństwo stale wam towarzyszy! Niech będzie

pochwalony Jezus Chrystus!

[Do un cordiale benvenuto ai polacchi. Saluto in particolare gli allievi del Ginnasio Kostka dei gesuiti di Cracovia e delle altre scuole.

Cari pellegrini chiediamo al Signore la grazia della fede che si fa preghiera incessante e perseverante. Chiediamo una fede che ci

permetta di affidarsi fiduciosi alla bontà di Dio in qualsiasi circostanza della vita. Nella preghiera sperimentiamo la compassione di Dio,

che come un Padre viene incontro ai suoi figli pieno di amore misericordioso. La Sua benedizione vi accompagni sempre! Sia lodato Gesù

Cristo!]

APPELLI

Oggi ricorre la Giornata internazionale per i bambini scomparsi. È un dovere di tutti proteggere i bambini, soprattutto quelli esposti ad

elevato rischio di sfruttamento, tratta e condotte devianti. Auspico che le Autorità civili e religiose possano scuotere e sensibilizzare le

coscienze, per evitare l’indifferenza di fronte al disagio di bambini soli, sfruttati e allontanati dalle loro famiglie e dal loro contesto

sociale, bambini che non possono crescere serenamente e guardare con speranza al futuro. Invito tutti alla preghiera affinché ciascuno di

essi sia restituito all’affetto dei propri cari.

Domani a Roma vivremo la tradizionale processione del Corpus Domini. Alle 19 in Piazza San Giovanni in Laterano celebrerò la Santa

Messa, e quindi adoreremo il Santissimo Sacramento camminando fino alla Basilica di Santa Maria Maggiore. Invito romani e pellegrini a

partecipare a questo solenne atto pubblico di fede e di amore a Gesù realmente presente nell’Eucaristia.

* * *

Cari pellegrini di lingua italiana: benvenuti!

Saluto le Suore di Nostra Signora del Cenacolo, in occasione del Capitolo Generale; la Fondazione “Piccola Opera Charitas” con il

Vescovo di Teramo-Atri Mons. Michele Seccia. Saluto le Suore del Collegio Missionario Mater Ecclesiae di Castel Gandolfo, in partenza

per i loro Paesi, i gruppi parrocchiali, particolarmente i fedeli di Sotto il Monte Giovanni XXIII e gli ospiti del centro di

riabilitazione Sanatrix di Eboli. Vi invito a vivere con fede il Giubileo della Misericordia: il passaggio attraverso la Porta Santa accresca in

tutti il senso di appartenenza alla Chiesa e la necessità delle opere di misericordia verso i fratelli.

Un pensiero speciale ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli. Oggi celebriamo la memoria del Papa San Gregorio VII. Il suo amore

per il Signore indichi a voi, cari giovani, l’importanza del rapporto con Dio nella vostra vita; incoraggi voi, cari ammalati, ad affrontare

con fede i momenti di sofferenza; e stimoli voi, cari sposi novelli, a educare cristianamente i figli che il Signore vorrà donarvi.

INVITO ALLA PREGHIERA

Lunedì scorso, nell'amata Siria, sono avvenuti alcuni attentati terroristici, che hanno provocato la morte di un centinaio di civili inermi.

Esorto tutti a pregare il Padre misericordioso e la Madonna affinché doni il riposo eterno alle vittime, la consolazione ai familiari e

converta il cuore di quanti seminano morte e distruzione. Tutti insieme preghiamo la Madonna.

(Recita Ave Maria)

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Udienza Generale: La Preghiera Umile ottiene Misericordia01-06-2016 Vatican.va

PAPA FRANCESCO

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 1° giugno 2016

[Multimedia ]

21. La preghiera umile ottiene misericordia (cfr Lc 18,9-14)

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Mercoledì scorso abbiamo ascoltato la parabola del giudice e della vedova, sulla necessità di pregare con perseveranza. Oggi, con

un’altra parabola, Gesù vuole insegnarci qual è l’atteggiamento giusto per pregare e invocare la misericordia del Padre; come si deve

pregare; l’atteggiamento giusto per pregare. E’ la parabola del fariseo e del pubblicano (cfr Lc 18,9-14).

Entrambi i protagonisti salgono al tempio per pregare, ma agiscono in modi molto differenti, ottenendo risultati opposti. Il fariseo prega

«stando in piedi» (v. 11), e usa molte parole. La sua è, sì, una preghiera di ringraziamento rivolta a Dio, ma in realtà è uno sfoggio dei

propri meriti, con senso di superiorità verso gli «altri uomini», qualificati come «ladri, ingiusti, adulteri», come, ad esempio, - e segnala

quell’altro che era lì – «questo pubblicano» (v. 11). Ma proprio qui è il problema: quel fariseo prega Dio, ma in verità guarda a sé stesso.

Prega se stesso! Invece di avere davanti agli occhi il Signore, ha uno specchio. Pur trovandosi nel tempio, non sente la necessità di

prostrarsi dinanzi alla maestà di Dio; sta in piedi, si sente sicuro, quasi fosse lui il padrone del tempio! Egli elenca le buone opere

compiute: è irreprensibile, osservante della Legge oltre il dovuto, digiuna «due volte alla settimana» e paga le “decime” di tutto quello che

possiede. Insomma, più che pregare, il fariseo si compiace della propria osservanza dei precetti. Eppure il suo atteggiamento e le sue

parole sono lontani dal modo di agire e di parlare di Dio, il quale ama tutti gli uomini e non disprezza i peccatori. Al contrario, quel fariseo

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disprezza i peccatori, anche quando segnala l’altro che è lì. Insomma, il fariseo, che si ritiene giusto, trascura il comandamento più

importante: l’amore per Dio e per il prossimo.

Non basta dunque domandarci quanto preghiamo, dobbiamo anche chiederci come preghiamo, o meglio, com’è il nostro cuore: è

importante esaminarlo per valutare i pensieri, i sentimenti, ed estirpare arroganza e ipocrisia. Ma, io domando: si può pregare con

arroganza? No. Si può pregare con ipocrisia? No. Soltanto, dobbiamo pregare ponendoci davanti a Dio così come siamo. Non come il

fariseo che pregava con arroganza e ipocrisia. Siamo tutti presi dalla frenesia del ritmo quotidiano, spesso in balìa di sensazioni,

frastornati, confusi. È necessario imparare a ritrovare il cammino verso il nostro cuore, recuperare il valore dell’intimità e del silenzio,

perché è lì che Dio ci incontra e ci parla. Soltanto a partire da lì possiamo a nostra volta incontrare gli altri e parlare con loro. Il fariseo si è

incamminato verso il tempio, è sicuro di sé, ma non si accorge di aver smarrito la strada del suo cuore.

Il pubblicano invece – l’altro – si presenta nel tempio con animo umile e pentito: «fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli

occhi al cielo, ma si batteva il petto» (v. 13). La sua preghiera è brevissima, non è così lunga come quella del fariseo: «O Dio, abbi pietà di

me peccatore». Niente di più. Bella preghiera! Infatti, gli esattori delle tasse – detti appunto, “pubblicani” – erano considerati persone

impure, sottomesse ai dominatori stranieri, erano malvisti dalla gente e in genere associati ai “peccatori”. La parabola insegna che si è

giusti o peccatori non per la propria appartenenza sociale, ma per il modo di rapportarsi con Dio e per il modo di rapportarsi con i fratelli. I

gesti di penitenza e le poche e semplici parole del pubblicano testimoniano la sua consapevolezza circa la sua misera condizione. La sua

preghiera è essenziale. Agisce da umile, sicuro solo di essere un peccatore bisognoso di pietà. Se il fariseo non chiedeva nulla perché

aveva già tutto, il pubblicano può solo mendicare la misericordia di Dio. E questo è bello: mendicare la misericordia di Dio! Presentandosi

“a mani vuote”, con il cuore nudo e riconoscendosi peccatore, il pubblicano mostra a tutti noi la condizione necessaria per ricevere il

perdono del Signore. Alla fine proprio lui, così disprezzato, diventa un’icona del vero credente.

Gesù conclude la parabola con una sentenza: «Io vi dico: questi – cioè il pubblicano –, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato,

perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato» (v. 14). Di questi due, chi è il corrotto? Il fariseo. Il fariseo è

proprio l’icona del corrotto che fa finta di pregare, ma riesce soltanto a pavoneggiarsi davanti a uno specchio. E’ un corrotto e fa finta di

pregare. Così, nella vita chi si crede giusto e giudica gli altri e li disprezza, è un corrotto e un ipocrita. La superbia compromette ogni

azione buona, svuota la preghiera, allontana da Dio e dagli altri. Se Dio predilige l’umiltà non è per avvilirci: l’umiltà è piuttosto

condizione necessaria per essere rialzati da Lui, così da sperimentare la misericordia che viene a colmare i nostri vuoti. Se la preghiera del

superbo non raggiunge il cuore di Dio, l’umiltà del misero lo spalanca. Dio ha una debolezza: la debolezza per gli umili. Davanti a un

cuore umile, Dio apre totalmente il suo cuore. E’ questa umiltà che la Vergine Maria esprime nel cantico del Magnificat: «Ha guardato

l’umiltà della sua serva. […] di generazione in generazione la sua misericordia per quelli che lo temono» (Lc 1,48.50). Ci aiuti lei, la

nostra Madre, a pregare con cuore umile. E noi, ripetiamo per tre volte, quella bella preghiera: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”.

Saluti:

Je suis heureux de saluer les personnes de langue française, en particulier les pèlerins de Bayonne, avec l’évêque, Monseigneur Aillet,

ainsi que les jeunes et les autres groupes venus de plusieurs diocèses de France. Que la Vierge Marie, dont nous avons célébré hier la

Visitation à sa cousine Élisabeth, nous aide à nous tourner vers Dieu et nous apprenne à le prier avec un cœur humble. Que Dieu vous

bénisse !

[Sono lieto di salutare i fedeli di lingua francese, in particolare i pellegrini di Bayonne, con il Vescovo Mons. Aillet, come pure i giovani e

gli altri gruppi venuti da diverse diocesi della Francia. Che la Vergine Maria, di cui abbiamo celebrato ieri la Visitazione a sua cugina

Elisabetta, ci aiuti a rivolgerci verso Dio e ci insegni a pregarlo con cuore umile. Che Dio vi benedica!]

I greet the English-speaking pilgrims and visitors taking part in today’s Audience, particularly those from England, Ireland, Scotland,

Norway, Sweden, Vietnam, China, Indonesia, the Philippines, Nigeria, Canada and the United States of America. With prayerful good

wishes that the present Jubilee of Mercy will be a moment of grace and spiritual renewal for you and your families, I invoke upon all of

you joy and peace in our Lord Jesus Christ.

[Saluto i pellegrini di lingua inglese presenti all’odierna Udienza, specialmente quelli provenienti da Inghilterra, Irlanda, Scozia,

Norvegia, Svezia, Vietnam, Cina, Indonesia, Filippine, Nigeria, Canada e Stati Uniti d’America. Con fervidi auguri che il presente

Giubileo della Misericordia sia per voi e per le vostre famiglie un tempo di grazia e di rinnovamento spirituale, invoco su voi tutti la gioia

e pace del Signore Gesù!]

Mit Freude heiße ich alle Brüder und Schwestern deutscher und niederländischer Sprache willkommen. Einen besonderen Gruß richte ich

an die Priester aus dem Bistum Würzburg in Begleitung von Bischof Friedhelm Hofmann. Nur wer sich klein macht vor dem Herrn, kann

die Größe seiner Barmherzigkeit erfahren. Bitten wir Maria, unsere Mutter, uns zu helfen, mit einem demütigen Herzen zu beten. Und

vergesst nicht, für mich und für die ganze Kirche zu beten. Danke.

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[Sono molto lieto di accogliere i fratelli e le sorelle di lingua tedesca e neerlandese. Un saluto particolare rivolgo ai sacerdoti della

Diocesi di Würzburg accompagnati dal loro Vescovo Mons. Friedhelm Hofmann. Solo chi si fa piccolo davanti al Signore, può

sperimentare la grandezza della sua misericordia. Chiediamo a Maria, nostra madre, di aiutarci a pregare con cuore umile. E non

dimenticate di pregare per me e per tutta la Chiesa. Grazie.]

Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española, en particular a los grupos provenientes de España y Latinoamérica. Que la

Virgen María, nuestra Madre, que proclama en el Magnificat la misericordia del Señor, nos ayude a orar siempre con un corazón

semejante al suyo. Gracias.

[Saluto cordialmente i pellegrini di lingua spagnola, in particolare i gruppi provenienti da Spagna e America latina. La Vergine Maria,

nostra Madre, che nel Magnificat proclama la misericordia del Signore, ci aiuti a pregare sempre con un cuore come il suo.]

Saúdo cordialmente os alunos e professores da Escola Eça de Queirós, os fiéis da paróquia da Lapa e da diocese de Paraná, e restantes

peregrinos de língua portuguesa: a todos recordo que a oração abre a porta da nossa vida a Deus. Ele ensina-nos a sair de nós mesmos para

ir ao encontro dos outros que vivem na provação, levando-lhes consolação, luz e esperança. Sobre vós e vossas famílias, desça a bênção

do Senhor.

[Saluto cordialmente gli alunni e insegnanti della Scuola Eça de Queirós, i fedeli della parrocchia di Lapa e della diocesi di Paraná, e gli

altri pellegrini di lingua portoghese: a tutti ricordo che la preghiera apre la porta della nostra vita a Dio. Egli ci insegna a uscire da noi

stessi per andare a incontrare gli altri immersi nella prova, portando loro conforto, luce e speranza. Su di voi e sulle vostre famiglie

scenda la benedizione del Signore.]

عبدهللاأرحب بالحجاج الناطقين باللغة العربية وخاصة بالقادمين منالشرق األوسط وأتوجه بتحية خاصة إلى المؤمنين الموارنة القادمين من الواليات المتحدة األمريكية برفقة المطران

)، لننظر إلى١٠، ٤الياس زيدان راعي أبرشية سيدة لبنان في لوس أنجلس، أيها اإلخوة واألخوات األعزاء، يحثنا القديس يعقوب قائال: "تواضعوا بين يدي ربكم فيرفعكم" (يعقوب

!مريم ولنطلب نعمة التواضع الذي يعلمنا إياه هللا. ليبارككم الرب

[Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua araba provenienti dal Medio Oriente e rivolgo un saluto speciale ai fedeli maroniti

provenienti dagli Stati Uniti di America accompagnati da Mons. Abdallah Elias Zaidan, Eparca di Nostra Signora del Libano a Los

Angeles! Cari fratelli e sorelle, San Giacomo ci esorta dicendo: “Umiliatevi davanti al Signore ed egli vi esalterà”(Gc 4,10). Guardiamo

Maria e chiediamo la grazia dell’umiltà che Dio ci insegna. Il Signore vi benedica!]

Serdecznie pozdrawiam polskich pielgrzymów. Dziś w sposób szczególny jednoczę się z młodymi, którzy jak co roku gromadzą się w

Lednicy. Drodzy Przyjaciele, chcecie razem głośno wypowiedzieć, wyśpiewać i wytańczyć Wasze „Amen”. Jest to wasze potwierdzenie

osobistego oddania Chrystusowi, którego wasi przodkowie przyjęli wraz z chrztem 1050 lat temu. Na wzór Maryi, której życie całe było

przeniknięte chwałą Bożą, w Duchu Świętym codziennie powtarzajcie wasze „amen – nie tak się stanie”. Wspomnienie ojca Jana,

inicjatora waszych spotkań, który stanął już przez Panem, niech was inspiruje na drogach wiary. Z serca błogosławię wam i waszym

pasterzom. Niech Będzie pochwalony Jezus Chrystus!

[Saluto cordialmente i pellegrini polacchi. Oggi in modo particolare mi unisco ai giovani che, come ogni anno, si radunano a Lednica.

Cari amici, voi insieme desiderate ad alta voce dire, cantare e ballare il vostro “Amen”. Questa è la vostra conferma del personale

affidamento a Cristo che i vostri avi hanno accolto insieme al battesimo 1050 anni or sono. Sull’esempio di Maria, la cui vita è stata

totalmente permeata dalla gloria di Dio, nello Spirito Santo ripetete quotidianamente il vostro “Amen – così sia!”. Il ricordo di padre

Jan, iniziatore dei vostri incontri, che ormai sta presso il Signore, vi ispiri sulle vie della fede. Benedico di cuore voi e i vostri Pastori. Sia

lodato Gesù Cristo!]

Rivolgo un cordiale benvenuto ai fedeli di lingua italiana. In particolare, saluto i fedeli delle Diocesi di Mondovì e quelli di Casale

Monferrato, con il Vescovo Mons. Alceste Catella; i gruppi parrocchiali, le associazioni e le scolaresche: vi invito tutti a perseverare nei

rispettivi impegni con umiltà, diffondendo attorno a voi la misericordia e la consolazione cristiana, specialmente verso quanti vivono nel

bisogno. Saluto i partecipanti al Corso promosso dalla Congregazione delle Cause dei Santi: cari fratelli e sorelle, vi esorto ad operare

affinché le cause di beatificazione e canonizzazione rilancino, nelle diocesi e negli istituti religiosi, l’entusiasmo della fede e un rifiorito

impegno per la missione e la propria santificazione.

Venerdì ricorre la Solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù, quest’anno arricchita dal Giubileo dei sacerdoti. Invito tutti a pregare in tutto

il mese di giugno il Cuore di Gesù e a sostenere con la vicinanza e l’affetto i vostri sacerdoti affinché siano sempre immagine di quel

Cuore pieno di amore misericordioso.

Un pensiero speciale porgo ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli. Cari giovani, attingete al Cuore di Gesù il nutrimento della

vostra vita spirituale e la fonte della vostra speranza; cari ammalati, offrite la vostra sofferenza al Signore, perché continui ad estendere il

suo amore nel cuore degli uomini; e voi, cari sposi novelli, accostatevi frequentemente all’Eucarestia, perché, nutriti di Cristo, siate

famiglie cristiane toccate dall’amore di quel Cuore divino.

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Udienza Generale: Il primo segno della Misericordia2016-06-08 Vatican.va

PAPA FRANCESCO

UDIENZA GENERALE

Piazza San Pietro

Mercoledì, 8 giugno 2016

[Multimedia ]

22. Il primo segno della Misericordia: Cana (Gv 2,1-11)

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Prima di incominciare la catechesi, vorrei salutare un gruppo di coppie, che celebrano il cinquantesimo di matrimonio. Quello si che è “il

vino buono” della famiglia! La vostra è una testimonianza che gli sposi novelli – che saluterò dopo – e i giovani devono imparare. È una

bella tetimonianza. Grazie per la vostra testimonianza. Dopo aver commentato alcune parabole della misericordia, oggi ci soffermiamo sul

primo dei miracoli di Gesù, che l’evangelista Giovanni chiama “segni”, perché Gesù non li fece per suscitare meraviglia, ma per rivelare

l’amore del Padre. Il primo di questi segni prodigiosi è raccontato proprio da Giovanni (2,1-11) e si compie a Cana di Galilea. Si tratta di

una sorta di “portale d’ingresso”, in cui sono scolpite parole ed espressioni che illuminano l’intero mistero di Cristo e aprono il cuore dei

discepoli alla fede. Vediamone alcune.

Nell’introduzione troviamo l’espressione «Gesù con i suoi discepoli» (v. 2). Coloro che Gesù ha chiamato a seguirlo li ha legati a sé in una

comunità e ora, come un’unica famiglia, sono invitati tutti alle nozze. Dando avvio al suo ministero pubblico nelle nozze di Cana, Gesù si

manifesta come lo sposo del popolo di Dio, annunciato dai profeti, e ci rivela la profondità della relazione che ci unisce a Lui: è una nuova

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Alleanza di amore. Cosa c’è a fondamento della nostra fede? Un atto di misericordia con cui Gesù ci ha legati a sé. E la vita cristiana è la

risposta a questo amore, è come la storia di due innamorati. Dio e l’uomo si incontrano, si cercano, si trovano, si celebrano e si amano:

proprio come l’amato e l’amata nel Cantico dei Cantici. Tutto il resto viene come conseguenza di questa relazione. La Chiesa è la famiglia

di Gesù in cui si riversa il suo amore; è questo amore che la Chiesa custodisce e vuole donare a tutti.

Nel contesto dell’Alleanza si comprende anche l’osservazione della Madonna: «Non hanno vino» (v. 3). Come è possibile celebrare le

nozze e fare festa se manca quello che i profeti indicavano come un elemento tipico del banchetto messianico

(cfr Am 9,13-14;Gl 2,24; Is 25,6)? L’acqua è necessaria per vivere, ma il vino esprime l’abbondanza del banchetto e la gioia della festa. È

una festa di nozze nella quale manca il vino; i novelli sposi provano vergogna di questo. Ma immaginate voi finire una festa di nozze

bevendo thé; sarebbe una vergogna. Il vino è necessario per la festa. Trasformando in vino l’acqua delle anfore utilizzate «per la

purificazione rituale dei Giudei» (v. 6), Gesù compie un segno eloquente: trasforma la Legge di Mosè in Vangelo, portatore di gioia. Come

dice altrove lo stesso Giovanni: «La Legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo» (1,17).

Le parole che Maria rivolge ai servitori vengono a coronare il quadro sponsale di Cana: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela» (v. 5). È curioso:

sono le ultime sue parole riportate dai Vangeli: sono la sua eredità che consegna a tutti noi. Anche oggi la Madonna dice a noi tutti:

“Qualsiasi cosa vi dica – Gesù vi dica -, fatela”. È l’eredità che ci ha lasciato: è bello! Si tratta di un’espressione che richiama la formula

di fede utilizzata dal popolo di Israele al Sinai in risposta alle promesse dell’alleanza: «Quanto il Signore ha detto, noi lo faremo!»

(Es 19,8). E in effetti a Cana i servitori ubbidiscono. «Gesù disse loro: Riempite d’acqua le anfore. E le riempirono fino all’orlo. Disse

loro di nuovo: Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto. Ed essi gliene portarono» (vv. 7-8). In queste nozze, davvero

viene stipulata una Nuova Alleanza e ai servitori del Signore, cioè a tutta la Chiesa, è affidata la nuova missione: «Qualsiasi cosa vi dica,

fatela!». Servire il Signore significa ascoltare e mettere in pratica la sua Parola. E’ la raccomandazione semplice ma essenziale della

Madre di Gesù ed è il programma di vita del cristiano. Per ognuno di noi, attingere dall’anfora equivale ad affidarsi alla Parola di Dio per

sperimentare la sua efficacia nella vita. Allora, insieme al capo del banchetto che ha assaggiato l’acqua diventata vino, anche noi possiamo

esclamare: “Tu hai tenuto da parte il vino buono finora” (v. 10). Sì, il Signore continua a riservare quel vino buono per la nostra salvezza,

così come continua a sgorgare dal costato trafitto del Signore.

La conclusione del racconto suona come una sentenza: «Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò

la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui» (v. 11). Le nozze di Cana sono molto più che il semplice racconto del primo miracolo di

Gesù. Come uno scrigno, Egli custodisce il segreto della sua persona e lo scopo della sua venuta: l’atteso Sposo dà avvio alle nozze che si

compiono nel Mistero pasquale. In queste nozze Gesù lega a sé i suoi discepoli con una Alleanza nuova e definitiva. A Cana i discepoli di

Gesù diventano la sua famiglia e a Cana nasce la fede della Chiesa. A quelle nozze tutti noi siamo invitati, perché il vino nuovo non viene

più a mancare!

Saluti:

Je salue cordialement les pèlerins de langue française, en particulier le pèlerinage du diocèse de Besançon, avec Monseigneur Jean-Luc

Bouilleret, la Confédération Internationale de la Société Saint Vincent de Paul, le Séminaire du Prado de Lyon ainsi que les pèlerins de

Suisse, de Belgique et du Canada.

Chers frères et sœurs, Jésus nous invite, chacun, à la joie de le connaître et de l’aimer. Par l’intercession de la Vierge Marie puissions-nous

toujours entendre sa voix et avoir le courage de le suivre. Que Dieu vous bénisse !

[Saluto cordialmente i pellegrini di lingua francese, in particolare il pellegrinaggio della Diocesi di Besançon, con Mons. Jean-Luc

Bouilleret, la Confederazione Internazionale della Società San Vincenzo de’ Paoli, il Seminario del Prado di Lione come pure i fedeli

della Svizzera, del Belgio e del Canada.

Cari fratelli e sorelle, Gesù ci invita alla gioia di conoscere ciascuno e di amarlo. Per intercessione della Vergine Maria possiamo sempre

ascoltare la sua voce ed avere il coraggio di seguirla. Che Dio vi benedica!]

I greet the English-speaking pilgrims and visitors taking part in today’s Audience, particularly those from England, Scotland, France, the

Netherlands, China, India, Indonesia, Malaysia, Singapore and the United States of America. With prayerful good wishes that the present

Jubilee of Mercy will be a moment of grace and spiritual renewal for you and your families, I invoke upon all of you joy and peace in our

Lord Jesus Christ.

[Saluto i pellegrini di lingua inglese presenti all’odierna Udienza, specialmente quelli provenienti da Inghilterra, Scozia, Francia, Paesi

Bassi, Cina, India, Indonesia, Malaysia, Singapore e Stati Uniti d’America. Con fervidi auguri che il presente Giubileo della Misericordia

sia per voi e per le vostre famiglie un tempo di grazia e di rinnovamento spirituale, invoco su voi tutti la gioia e pace del Signore Gesù!

Einen herzlichen Gruß richte ich an alle Pilger deutscher Sprache, besonders an die Priester aus dem Erzbistum Paderborn, die ihr

25-jähriges Weihejubiläum feiern, sowie an die vielen Schülerinnen und Schüler aus Deutschland. Ich wünsche euch einen guten

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Aufenthalt in Rom und segne euch alle von Herzen.

[Rivolgo un cordiale saluto a tutti i pellegrini di lingua tedesca, in particolare ai sacerdoti dell’Arcidiocesi di Paderborn che celebrano il

loro 25° anniversario di ordinazione, e ai numerosi studenti dalla Germania. Vi auguro un buon soggiorno a Roma e di cuore vi benedico

tutti.]

Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española, en particular a los grupos provenientes de España y Latinoamérica. Que

recibiendo del corazón de Jesús la gracia que nos salva, hagamos de nuestra vida cristiana una continua respuesta de amor a Dios,

nutriéndonos de su palabra de vida y compartiendo con todos el vino nuevo de la nueva alianza. Muchas gracias.

[Saluto cordialmente i pellegrini di lingua spagnola, in particolare i gruppi provenienti da Spagna e America latina. Ricevendo dal cuore

di Gesù la grazia salvifica, facciamo della nostra vita cristiana una continua risposta di amore a Dio, nutrendoci della sua parola di vita

e condividendo con tutti il vino nuovo della nuova alleanza. Grazie mille.

Dirijo uma saudação cordial aos peregrinos de língua portuguesa, em particular aos fiéis de Curitiba e ao grupo de magistrados brasileiros.

Queridos amigos, sois chamados a ser testemunhas do Evangelho no mundo, transfigurados pela alegria e pela graça misericordiosa de

Deus. Desça sobre vós e vossas famílias a bênção de Deus.

[Rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini di lingua portoghese, in particolare ai fedeli di Curitiba e al gruppo di magistrati brasiliani. Cari

amici, siete chiamati ad essere testimoni del Vangelo nel mondo, trasfigurati dalla gioia e dalla grazia misericordiosa di Dio. Scenda su di

voi e sulle vostre famiglie la sua benedizione. ]

ة،أرحب بالحجاج الناطقين باللغة العربية، وخاصة بالقادمين منالشرق األوسط. أيها اإلخوة واألخوات األعزاء، تدعونا رواية عرس قانا ألن نكتشف يسوع مجددا كمخلص للبشري

وكالذي يحقق تطلعات ووعود الفرح التي تكمن في قلب كل منا. لتساعدنا العذراء مريم، مثال التأمل في كالم الرب وأعماله، على أن نكتشف مجددا وبإيمان، جمال محبة هللا األمينة

!لنا. ليبارككم الرب

[Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua araba, in particolare a quelli provenienti dal Medio Oriente! Cari fratelli e sorelle,

il racconto delle nozze di Cana ci invita a riscoprire Gesù come Salvatore dell’umanità, e come Colui che risponde alle attese e alle

promesse di gioia che abitano nel cuore di ognuno di noi. La Vergine Maria, modello di meditazione delle parole e dei gesti del Signore, ci

aiuti a riscoprire con fede la bellezza dell’amore fedele di Dio per noi. Il Signore vi benedica!

Serdecznie pozdrawiam pielgrzymów polskich. Bracia i siostry, w chwilach naszych trosk, zmartwień i niepokojów nie zapominajmy o

zdarzeniu z Kany Galilejskiej, o doświadczeniu rodziny, która znalazła się w kłopocie. Na prośbę Swej Matki Maryi, Pan Jezus uczynił

cud. Także nad nami Matka Boża czuwa nieustannie, pragnie naszego dobra, gotowa jest orędować za nami u Swego Syna. Zawierzajmy

Jej siebie i nasze codzienne sprawy. Niech nigdy nie zabraknie wam ufności w Jej pomoc i obronę. Niech będzie pochwalony Jezus

Chrystus.

[Saluto cordialmente i pellegrini polacchi. Fratelli e sorelle, nei momenti di angoscia, preoccupazione e inquietudine non dimentichiamo

l’evento che ebbe luogo a Cana di Galilea, l’esperienza di una famiglia in difficoltà. Su richiesta di Sua Madre Maria, Gesù compì un

miracolo. La Madonna vigila incessantemente anche su di noi, vuole il nostro bene, è pronta a intercedere per noi presso il Suo Figlio.

Affidiamo a Lei noi stessi e i nostri problemi di ogni giorno. Non vi manchi mai la fiducia nel Suo aiuto e la Sua protezione. Sia lodato

Gesù Cristo.

Zo srdca vítam slovenských pútnikov, osobitne farské skupiny ako aj zdravotnícky personál Geriatrického centra svätého Lukáša z Košíc.

Bratia a sestry, prajem vám, aby váš pobyt v Ríme v Jubilejnom roku Milosrdenstva bol vhodnou príležitosťou na vzrast viery a

povzbudením napredovať veľkodušne v kresťanskom svedectve. Rád udeľujem všetkým vám i vašim drahým Apoštolské požehnanie.

[Di cuore do il benvenuto ai pellegrini slovacchi, specialmente ai gruppi parrocchiali come pure al personale infermieristico delCentro

geriatrico di San Luca in Košice. Fratelli e sorelle, auguro che il vostro soggiorno a Roma, nell’Anno giubilare della Misericordia, sia

una significativa occasione di crescita nella fede ed un incoraggiamento a proseguire con generosità nella testimonianza cristiana.

Volentieri imparto a tutti voi ed ai vostri cari la Benedizione Apostolica.

Cari pellegrini di lingua italiana: benvenuti!

Sono lieto di accogliere il pellegrinaggio della Diocesi di Asti, accompagnato del Vescovo Mons. Ravinale; i giovani atleti del

Pellegrinaggio Macerata-Loreto con la “fiaccola della pace”, accompagnati da Mons. Marconi e Mons. Vecerrica; l’Associazione

“Migranti San Francesco” della Diocesi di Siena; il gruppo S.O.S. Villaggi dei Bambini di Ostuni e l’Unitalsi della Toscana. A tutti auguro

che questo incontro con il Successore di Pietro susciti un rinnovato impegno in favore della pace e della solidarietà verso i più bisognosi.

Saluto con particolare affetto l’Associazione Internazionale delle Università Lasalliane; i Delegati della Società di San Vincenzo de’ Paoli

riuniti in Assemblea Generale; come pure i Padri Bianchi, durante il loro capitolo generale. Vi esorto a vivere con gioia la missione in

fedeltà al Vangelo e ai rispettivi carismi.

Un saluto speciale rivolgo all’Azione Cattolica Italiana che oggi rilancia l’esperienza di preghiera “Un minuto per la pace”, culminante

nella Celebrazione Eucaristica nella Basilica di Santo Spirito in Sassia.

Esorto i giovani, gli ammalati e gli sposi novelli a pregare con particolare intensità i Sacri Cuori di Gesù e di Maria affinché ci insegnino

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ad amare con piena dedizione Dio e il prossimo.

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Udienza Generale: La Misericordia è luce15-06-2016 Vatican.va

PAPA FRANCESCO UDIENZA GENERALE

Piazza San Pietro

Mercoledì, 15 giugno 2016

23. La misericordia è luce (cfr. Lc 18,35-43)

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Un giorno Gesù, avvicinandosi alla città di Gerico, compì il miracolo di ridare la vista a un cieco che mendicava lungo la strada

(cfrLc 18,35-43). Oggi vogliamo cogliere il significato di questo segno perché tocca anche noi direttamente. L’evangelista Luca dice che

quel cieco era seduto sul bordo della strada a mendicare (cfr v. 35). Un cieco a quei tempi – ma anche fino a non molto tempo fa – non

poteva che vivere di elemosina. La figura di questo cieco rappresenta tante persone che, anche oggi, si trovano emarginate a causa di uno

svantaggio fisico o di altro genere. E’ separato dalla folla, sta lì seduto mentre la gente passa indaffarata, assorta nei propri pensieri e in

tante cose...E la strada, che può essere un luogo di incontro, per lui invece è il luogo della solitudine. Tanta folla che passa...E lui è solo.

E’ triste l’immagine di un emarginato, soprattutto sullo sfondo della città di Gerico, la splendida e rigogliosa oasi nel deserto. Sappiamo

che proprio a Gerico giunse il popolo di Israele al termine del lungo esodo dall’Egitto: quella città rappresenta la porta d’ingresso nella

terra promessa. Ricordiamo le parole che Mosè pronuncia in quella circostanza: «Se vi sarà in mezzo a te qualche tuo fratello che sia

bisognoso in una delle tue città nella terra che il Signore, tuo Dio, ti dà, non indurirai il tuo cuore e non chiuderai la mano davanti al tuo

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fratello bisognoso. Poiché i bisognosi non mancheranno mai nella terra, allora io ti do questo comando e ti dico: Apri generosamente la

mano al tuo fratello povero e bisognoso nella tua terra» (Dt 15,7.11). E’ stridente il contrasto tra questa raccomandazione della Legge di

Dio e la situazione descritta dal Vangelo: mentre il cieco grida invocando Gesù, la gente lo rimprovera per farlo tacere, come se non

avesse diritto di parlare. Non hanno compassione di lui, anzi, provano fastidio per le sue grida. Quante volte noi, quando vediamo tanta

gente nella strada – gente bisognosa, ammalata, che non ha da mangiare – sentiamo fastidio. Quante volte, quando ci troviamo davanti a

tanti profughi e rifugiati, sentiamo fastidio. È una tentazione che tutti noi abbiamo. Tutti, anch’io! È per questo che la Parola di Dio ci

ammonisce ricordandoci che l’indifferenza e l’ostilità rendono ciechi e sordi, impediscono di vedere i fratelli e non permettono di

riconoscere in essi il Signore. Indifferenza e ostilità. E a volte questa indifferenza e ostilità diventano anche aggressione e insulto: “ma

cacciateli via tutti questi!”, “metteteli in un’altra parte!”. Quest’aggressione è quello che faceva la gente quando il cieco gridava: “ma tu

vai via, dai, non parlare, non gridare”.

Notiamo un particolare interessante. L’Evangelista dice che qualcuno della folla spiegò al cieco il motivo di tutta quella gente dicendo:

«Passa Gesù, il Nazareno!» (v. 37). Il passaggio di Gesù è indicato con lo stesso verbo con cui nel libro dell’Esodo si parla del passaggio

dell’angelo sterminatore che salva gli Israeliti in terra d’Egitto (cfr Es 12,23). È il “passaggio” della pasqua, l’inizio della liberazione:

quando passa Gesù, sempre c’è liberazione, sempre c’è salvezza! Al cieco, quindi, è come se venisse annunciatala sua pasqua. Senza

lasciarsi intimorire, il cieco grida più volte verso Gesù riconoscendolo come il Figlio di Davide, il Messia atteso che, secondo il profeta

Isaia, avrebbe aperto gli occhi ai ciechi (cfr Is 35,5). A differenza della folla, questo cieco vede con gli occhi della fede. Grazie ad essa la

sua supplica ha una potente efficacia. Infatti, all’udirlo, «Gesù si fermò e ordinò che lo conducessero da lui» (v. 40). Così facendo

Gesù toglie il cieco dal margine della strada e lo pone al centro dell’attenzione dei suoi discepoli e della folla. Pensiamo anche noi,

quando siamo stati in situazioni brutte, anche situazioni di peccato, com’è stato proprio Gesù a prenderci per mano e a toglierci dal

margine della strada e donarci la salvezza. Si realizza così un duplice passaggio. Primo: la gente aveva annunciato una buona novella al

cieco, ma non voleva avere niente a che fare con lui; ora Gesù obbliga tutti a prendere coscienza che il buon annuncio implica porre al

centro della propria strada colui che ne era escluso. Secondo: a sua volta, il cieco non vedeva, ma la sua fede gli apre la via della salvezza,

ed egli si ritrova in mezzo a quanti sono scesi in strada per vedere Gesù. Fratelli e sorelle, Il passaggio del Signore è un incontro di

misericordia che tutti unisce intorno a Lui per permettere di riconoscere chi ha bisogno di aiuto e di consolazione. Anche nella nostra vita

Gesù passa; e quando passa Gesù, e io me ne accorgo, è un invito ad avvicinarmi a Lui, a essere più buono, a essere un cristiano migliore,

a seguire Gesù.

Gesù si rivolge al cieco e gli domanda: «Che cosa vuoi che io faccia per te?» (v. 41). Queste parole di Gesù sono impressionanti: il Figlio

di Dio ora sta di fronte al cieco come un umile servo. Lui, Gesù, Dio, dice: “Ma cosa vuoi che io ti faccia? Come tu vuoi che io ti serva?”

Dio si fa servo dell’uomo peccatore. E il cieco risponde a Gesù non più chiamandolo “Figlio di Davide”, ma “Signore”, il titolo che la

Chiesa fin dagli inizi applica a Gesù Risorto. Il cieco chiede di poter vedere di nuovo e il suo desiderio viene esaudito: «Abbi di nuovo la

vista! La tua fede ti ha salvato» (v. 42). Egli ha mostrato la sua fede invocando Gesù e volendo assolutamente incontrarlo, e questo gli ha

portato in dono la salvezza. Grazie alla fede ora può vedere e, soprattutto, si sente amato da Gesù. Per questo il racconto termina riferendo

che il cieco «cominciò a seguirlo glorificando Dio» (v. 43): si fa discepolo. Da mendicante a discepolo, anche questa è la nostra strada:

tutti noi siamo mendicanti, tutti. Abbiamo bisogno sempre di salvezza. E tutti noi, tutti i giorni, dobbiamo fare questo passo: da mendicanti

a discepoli. E così, il cieco si incammina dietro al Signore entrando a far parte della sua comunità. Colui che volevano far tacere, adesso

testimonia ad alta voce il suo incontro con Gesù di Nazaret, e «tutto il popolo, vedendo, diede lode a Dio» (v. 43). Avviene un secondo

miracolo: ciò che è accaduto al cieco fa sì che anche la gente finalmente veda. La stessa luce illumina tutti accomunandoli nella preghiera

di lode. Così Gesù effonde la sua misericordia su tutti coloro che incontra: li chiama, li fa venire a sé, li raduna, li guarisce e li illumina,

creando un nuovo popolo che celebra le meraviglie del suo amore misericordioso. Lasciamoci anche noi chiamare da Gesù, e lasciamoci

guarire da Gesù, perdonare da Gesù, e andiamo dietro Gesù lodando Dio. Così sia!

Saluti:

J’accueille avec joie les pèlerins venus de France et d’autres pays francophones. Je vous encourage à être attentifs aux personnes qui ont

besoin d’aide et de consolation. Soyez auprès d’elles le visage fraternel et miséricordieux de Jésus. Bon pèlerinage à tous !

[Sono lieto di accogliere i pellegrini venuti dalla Francia e dagli altri paesi di lingua francese. Vi incoraggio ad essere attenti alle

persone che hanno bisogno di aiuto e di consolazione. Siate presso di loro il viso fraterno e misericordioso di Gesù. Buon pellegrinaggio

a tutti!]

I greet the English-speaking pilgrims and visitors taking part in today’s Audience, particularly those from England, Scotland, Ireland,

Malta, Sweden, Syria, Israel, Zambia, China, Indonesia, Japan, the Philippines, Canada and the United States of America. With prayerful

good wishes that the present Jubilee of Mercy will be a moment of grace and spiritual renewal for you and your families, I invoke upon all

of you joy and peace in our Lord Jesus Christ.

[Saluto i pellegrini di lingua inglese presenti all’odierna Udienza, specialmente quelli provenienti da Inghilterra, Scozia, Irlanda, Malta,

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Svezia, Siria, Israele, Zambia, Cina, Indonesia, Giappone, Filippine, Canada e Stati Uniti d’America. Con fervidi auguri che il presente

Giubileo della Misericordia sia per voi e per le vostre famiglie un tempo di grazia e di rinnovamento spirituale, invoco su voi tutti la gioia

e pace del Signore Gesù!

Herzlich grüße ich die Brüder und Schwestern deutscher Sprache, insbesondere die Pilger aus dem Bistum Trier mit ihrem Bischof

Ackermann und mit Weihbischof Brahm. Ich wünsche euch, dass euer Aufenthalt in Rom euren Glauben stärke und die Erfahrung

brüderlicher Liebe vertiefe. Der Herr segne euch und eure Familien.

[Saluto cordialmente i fratelli e le sorelle di lingua tedesca, in particolare i pellegrini della Diocesi di Treviri con il loro Vescovo Mons.

Ackermann e con l’Ausiliare Mons. Brahm. Auspico che il vostro soggiorno a Roma rafforzi la vostra fede e l’esperienza della carità

fraterna. Il Signore benedica voi e le vostre famiglie.]

Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española, en particular a los grupos provenientes de España y Latinoamérica. Que Cristo,

en el que brilla la fuerza de la misericordia de Dios, ilumine y sane también nuestros corazones, para que aprendamos a estar atentos a las

necesidades de nuestros hermanos y celebremos las maravillas de su amor misericordioso. Muchas gracias.

[Saluto cordialmente i pellegrini di lingua spagnola, in particolare i gruppi provenienti da Spagna e America latina. Cristo, nel quale

brilla la forza della misericordia di Dio, illumini e guarisca anche i nostri cuori, affinché impariamo a essere attenti alle necessità dei

nostri fratelli e celebriamo le meraviglie del suo amore misericordioso. Molte grazie.]

Queridos peregrinos de língua portuguesa, de coração vos saúdo a todos, nomeadamente ao grupo da diocese de Limeira, desejando-vos

neste Ano Jubilar a graça de experimentar a força do Evangelho da misericórdia que transforma, que faz entrar no coração de Deus, que

nos torna capazes de perdoar e olhar o mundo com mais bondade. Assim Deus vos abençoe a vós e às vossas famílias.

[Carissimi pellegrini di lingua portoghese, vi saluto cordialmente tutti, con una menzione speciale per il gruppo della diocesi di Limeira,

augurandovi in quest’Anno Giubilare la grazia di far esperienza della potenza del Vangelo della misericordia che trasforma, che fa

entrare nel cuore di Dio, che ci rende capaci di perdonare e guardare il mondo con più bontà. Così Dio benedica voi e le vostre famiglie.]

مح لنا بأنأرحب بالحجاج الناطقين باللغة العربية، وخاصة بالقادمين منسوريا. أيها اإلخوة واألخوات األعزاء، إن مرور الرب في حياتنا هو لقاء رحمة يجمعنا جميعا حوله ليس

!نعرف من هو بحاجة للمساعدة والعزاء. ليبارككم الرب

[Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua araba, in particolare a quelli provenienti dalla Siria! Cari fratelli e sorelle, il

passaggio del Signore nella nostra vita è un incontro di misericordia che tutti unisce intorno a Lui per permettere di riconoscere chi ha

bisogno di aiuto e di consolazione. Il Signore vi benedica!]

Witam polskich pielgrzymów. Kochani, na drodze naszego ziemskiego pielgrzymowania często możemy spotkać ludzi, którzy z różnych

powodów zostali zepchnięci na margines społeczny i – często bez słów – wołają o ratunek, pomoc, odrobinę zainteresowania,

współczucia, gestu solidarności i włączenia w życie społeczne. Niech nam nigdy nie zabraknie wrażliwości i chęci wyjścia naprzeciw tym

osobom, aby nasze słowa i czyny były skutecznym znakiem miłosierdzia Bożego. Z serca błogosławię Wam i Waszym rodzinom! Niech

będzie pochwalony Jezus Chrystus!

[Do il benvenuto ai pellegrini polacchi. Carissimi, sulla strada del nostro pellegrinaggio terreno spesso possiamo incontrare uomini che,

per diverse cause, sono stati spinti ai margini sociali e – spesso senza parole – gridano la salvezza, l’aiuto, un po’ di interesse, di

compassione, un gesto di solidarietà e di inclusione nella vita della società. Non ci manchi mai la sensibilità e il desiderio di venire

incontro a queste persone, affinché le nostre parole e opere siano un segno efficace della misericordia di Dio. Benedico di cuore voi e le

vostre famiglie. Sia lodato Gesù Cristo!]

Un cordiale saluto ai pellegrini di lingua italiana. Sono lieto di accogliere i Sacerdoti novelli della Diocesi di Brescia e i seminaristi del

Movimento dei Focolari. Vi esorto ad essere sempre più conformi a Cristo Buon Pastore, testimoniando il Suo cuore misericordioso.

Saluto i fedeli di alcune Diocesi italiane accompagnate dai rispettivi Pastori: Albenga-Imperia, Carpi, Chioggia, Oristano, Saluzzo e San

Miniato. Vi auguro un pellegrinaggio giubilare ricco di frutti spirituali per il vostro bene e per quello delle vostre comunità ecclesiali.

Un particolare saluto rivolgo ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli. Cari giovani, specialmente voi ragazzi dell’Epicentro

Giovanile di San Severo e quelli dell’Istituto Penale di Airola, il Signore sia il vostro Maestro interiore che vi guida costantemente sulle

vie del bene. Cari ammalati, offrite la vostra sofferenza a Cristo crocifisso per cooperare alla redenzione del mondo. E voi, cari sposi

novelli, siate consapevoli dell’insostituibile missione d’amore a cui vi impegna il vostro matrimonio.

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Udienza Giubilare: Misericordia e Conversione18-07-2016 Vatican.va

GIUBILEO STRAORDINARIO DELLA MISERICORDIA

PAPA FRANCESCO

UDIENZA GIUBILARE

Sabato, 18 giugno 2016

[Multimedia ]

Misericordia e conversione (cfr. Lc 24,45-48)

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Dopo la sua risurrezione, Gesù apparve diverse volte ai discepoli, prima di ascendere alla gloria del Padre. Il brano del Vangelo che

abbiamo appena ascoltato (Lc 24,45-48) narra una di queste apparizioni, nella quale il Signore indica il contenuto fondamentale della

predicazione che gli apostoli dovranno offrire al mondo. Possiamo sintetizzarla con due parole: “conversione” e “perdono dei peccati”.

Sono due aspetti qualificanti della misericordia di Dio che, con amore, ha cura di noi. Oggi prendiamo in considerazione laconversione.

Cos’è la conversione? Essa è presente in tutta la Bibbia, e in modo particolare nella predicazione dei profeti, che invitano continuamente il

popolo a “ritornare al Signore” chiedendogli perdono e cambiando stile di vita. Convertirsi, secondo i profeti, significa cambiare direzione

di marcia e rivolgersi di nuovo al Signore, basandosi sulla certezza che Egli ci ama e il suo amore è sempre fedele. Tornare al Signore.

Gesù ha fatto della conversione la prima parola della sua predicazione: «Convertitevi e credete nel vangelo» (Mc 1,15). È con questo

annuncio che Egli si presenta al popolo, chiedendo di accogliere la sua parola come l’ultima e definitiva che il Padre rivolge all’umanità

(cfr Mc 12,1-11). Rispetto alla predicazione dei profeti, Gesù insiste ancora di più sulla dimensione interiore della conversione. In essa,

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infatti, tutta la persona è coinvolta, cuore e mente, per diventare una creatura nuova, una persona nuova. Cambia il cuore e uno si rinnova.

Quando Gesù chiama alla conversione non si erge a giudice delle persone, ma lo fa a partire dalla vicinanza, dalla condivisione della

condizione umana, e quindi della strada, della casa, della mensa... La misericordia verso quanti avevano bisogno di cambiare vita avveniva

con la sua presenza amabile, per coinvolgere ciascuno nella sua storia di salvezza. Gesù persuadeva la gente con l’amabilità, con l’amore,

e con questo suo comportamento Gesù toccava nel profondo il cuore delle persone ed esse si sentivano attratte dall’amore di Dio e spinte a

cambiare vita. Ad esempio, le conversioni di Matteo (cfr Mt 9,9-13) e di Zaccheo (cfr Lc 19,1-10) sono avvenute proprio in questo modo,

perché hanno sentito di essere amati da Gesù e, attraverso di Lui, dal Padre. La vera conversione avviene quando accogliamo il dono della

grazia; e un chiaro segno della sua autenticità è che ci accorgiamo delle necessità dei fratelli e siamo pronti ad andare loro incontro.

Cari fratelli e sorelle, quante volte anche noi sentiamo l’esigenza di un cambiamento che coinvolga tutta la nostra persona! Quante volte ci

diciamo: “Devo cambiare, non posso continuare così… La mia vita, per questa strada, non darà frutto, sarà una vita inutile e io non sarò

felice”. Quante volte vengono questi pensieri, quante volte!... E Gesù, accanto a noi, con la mano tesa ci dice: “Vieni, vieni da me. Il

lavoro lo faccio io: io ti cambierò il cuore, io ti cambierò la vita, io ti farò felice”. Ma noi, crediamo in questo o no? Crediamo o no? Cosa

pensate voi: credete in questo o no? Meno applauso e più voce: credete o non credete? [la gente: “Sì!”] È così. Gesù che è con noi ci invita

a cambiare vita. È Lui, con lo Spirito Santo, che semina in noi questa inquietudine per cambiare vita ed essere un po’ migliori. Seguiamo

dunque questo invito del Signore e non poniamo resistenze, perché solo se ci apriamo alla sua misericordia, noi troviamo la vera vita e la

vera gioia. Dobbiamo soltanto spalancare la porta, e Lui fa tutto il resto. Lui fa tutto, ma a noi spetta spalancare il cuore perché Lui possa

guarirci e farci andare avanti. Vi assicuro che saremo più felici. Grazie.

Saluti:

Je suis heureux de saluer les pèlerins francophones venant de France, de Belgique et du Gabon, en particulier l’École de santé des Armées,

de Bron. Je vous invite à ouvrir votre cœur à la miséricorde du Seigneur, pour y trouver la vraie vie et la vraie joie. Que Dieu vous bénisse

!

[Sono lieto di salutare i pellegrini di lingua francese venuti da Francia, Belgio e Gabon, in particolare la Scuola di sanità delle Forze

Armate, di Bron. Vi invito ad aprire il vostro cuore alla misericordia del Signore, per trovarvi la vera vita e la vera gioia. Che Dio vi

benedica!]

I greet the English-speaking pilgrims and visitors taking part in today’s Audience, particularly those from England, Hong Kong,

Indonesia, Singapore and the United States of America. With prayerful good wishes that the present Jubilee of Mercy will be a moment of

grace and spiritual renewal for you and your families, I invoke upon all of you joy and peace in our Lord Jesus Christ.

[Saluto i pellegrini di lingua inglese presenti all’odierna Udienza, specialmente quelli provenienti da Inghilterra, Hong Kong, Indonesia,

Singapore e Stati Uniti d’America. Con fervidi auguri che il presente Giubileo della Misericordia sia per voi e per le vostre famiglie un

tempo di grazia e di rinnovamento spirituale, invoco su voi tutti la gioia e pace del Signore Gesù!]

Von Herzen grüße ich die Pilger aus den Ländern deutscher Sprache, die zur heutigen Jubiläumsaudienz gekommen sind, insbesondere die

Alumnen des Priesterseminars Eichstätt. Jeden Tagen spüren wir die Notwendigkeit, unser Leben neu am Wort Gottes auszurichten.

Leisten wir der Einladung des Herrn zur ständigen Umkehr keinen Widerstand, sondern lassen wir uns von seiner Gnade umwandeln, um

in ihm das wahre Leben und die echte Freude zu finden. Gott segne und behüte euch allezeit.

[Con affetto saluto i pellegrini provenienti dai paesi di lingua tedesca presenti a quest’Udienza Giubilare, in particolare gli alunni del

Seminario di Eichstätt. Ogni giorno sentiamo l’esigenza di riorientare la nostra vita verso la parola di Dio. Non poniamo resistenze

all’invito del Signore alla conversione continua, ma lasciamoci trasformare dalla sua grazia, per trovare in Lui la vera vita e la vera

gioia. Dio vi benedica e vi protegga sempre.]

Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española, en particular a los grupos provenientes de España y Latinoamérica. Que el Señor

Jesús nos conceda la gracia de la auténtica conversión de nuestra vida. Si nos abrimos a la misericordia de Dios, encontraremos la

verdadera alegría del corazón. Muchas gracias.

[Saluto cordialmente i pellegrini di lingua spagnola, in particolare i gruppi provenienti da Spagna e America latina. Il Signore Gesù ci

conceda la grazia di una vera conversione della nostra vita. Se ci apriamo alla misericordia di Dio, troveremo la vera gioia del cuore.

Grazie mille.]

Queridos peregrinos de língua portuguesa, sede bem-vindos! A todos vos saúdo, convidando-vos a pedir ao Senhor uma fé grande para

verdes a realidade com o olhar de Deus, e uma grande caridade para vos aproximardes das pessoas com o seu coração misericordioso.

Confiai em Deus, como a Virgem Maria! Sobre vós e vossas famílias, desça a bênção do Senhor.

[Carissimi pellegrini di lingua portoghese, benvenuti! Nel salutarvi tutti, vi invito a chiedere al Signore una fede grande per guardare la

realtà con lo sguardo di Dio, e una grande carità per accostare le persone con il suo cuore misericordioso. Fidatevi di Dio, come la

Vergine Maria! Su di voi e sulle vostre famiglie, scenda la benedizione del Signore.]

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حمة يريد أن يخلصنا جميعا، لذلك يقدم لنا مغ فرته باستمرارأرحب بالحجاج الناطقين باللغة العربية، وخاصة بالقادمين منالشرق األوسط. أيها اإلخوة واألخوات األعزاء، إن رب الر

!ويساعدنا لنقبلها ليفتح قلوبنا على أفق رحمته الالمتناهية. ليبارككم الرب

[Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua araba, in particolare a quelli provenienti dal Medio Oriente! Cari fratelli e sorelle,

il Signore della misericordia vuole salvarci tutti, per questo Egli ci offre continuamente il suo perdono e ci aiuta ad accoglierlo per aprirci

agli orizzonti sconfinati della sua misericordia. Il Signore vi benedica!]

Słowo serdecznego pozdrowienia kieruję do pielgrzymów polskich. Dzisiaj ponownie usłyszeliśmy wezwanie Chrystusa: „Nawracajcie

się i wierzcie w Ewangelię!” (Mk 1, 15). To poważne wezwanie, zobowiązujące, dotyczy każdego! Niech wzbudzi w nas pragnienie

przemiany życia. Odnowieni w duchu bądźmy dla świata ewangelicznym zaczynem prawdy, przebaczenia, miłosierdzia i pojednania.

Życzę wam oraz waszym bliskim obfitych owoców Roku Jubileuszowego i z serca błogosławię.

[Rivolgo il mio cordiale saluto ai pellegrini Polacchi. Oggi, di nuovo abbiamo ascoltato la raccomandazione di Gesù: “Convertitevi e

credete al Vangelo” (Mc 1, 15). È una raccomandazione seria, impegnativa e riguarda ciascuno. Che essa desti in noi il desiderio di

cambiare la nostra vita. Rinnovati nello spirito, cerchiamo di essere per il mondo il fermento evangelico della verità, del perdono, della

misericordia e della riconciliazione. Auguro a voi e ai vostri cari gli abbondanti frutti dell’Anno Giubilare e vi benedico di cuore.]

Un cordiale saluto ai pellegrini di lingua italiana!

Sono lieto di accogliere; i volontari del Cottolengo di Torino e i Panificatori dell’Associazione Confesercenti, e li ringrazio per il pane

distribuito ai pellegrini venuti per il Giubileo nel corso di questa settimana. Grazie! Dare il pane, spezzare il pane è una delle cose più

belle della vita. Grazie!

Saluto i fedeli di Firenze, con il Cardinale Betori, e di diverse Diocesi italiane accompagnate dai rispettivi Pastori: Altamura-Gravina-

Acquaviva delle Fonti, Belluno-Feltre, Lamezia Terme, Oria e Sora-Cassino-Aquino-Pontecorvo. Auspico che il pellegrinaggio giubilare e

il passaggio della Porta Santa alimenti la fede, rilanci la speranza e renda feconda la carità.

Saluto il gruppo “La città dei ragazzi” nel settantesimo anniversario di fondazione; il Battaglione “Vulture” di Nocera Inferiore; il

comando dei Vigili del fuoco con il Vescovo di Viterbo; come pure i membri della Federazione Ciclistica e il Comitato per il Giubileodi

Marino.

Un saluto speciale rivolgo ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli. Sabato prossimo si celebrerà la memoria di San Guglielmo abate.

Cari giovani, la sua radicalità evangelica vi spinga a scelte coraggiose per il bene; cari ammalati, la sua mitezza vi sostenga nel portare la

croce in spirituale unione con il cuore di Cristo; cari sposi novelli, il suo legame con Cristo Salvatore vi aiuti ad unire con l’amore la

vostra famiglia. Grazie.

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Udienza Generale: La Misericordia purifica il Cuore22-06-2016 Vatican.va

PAPA FRANCESCO

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 22 giugno 2016

[Multimedia ]

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

«Signore, se vuoi, puoi purificarmi!» (Lc 5,12): è la richiesta che abbiamo sentito rivolgere a Gesù da un lebbroso. Quest’uomo non

chiede solamente di essere guarito, ma di essere “purificato”, cioè risanato integralmente, nel corpo e nel cuore. Infatti, la lebbra era

considerata una forma di maledizione di Dio, di impurità profonda. Il lebbroso doveva tenersi lontano da tutti; non poteva accedere al

tempio e a nessun servizio divino. Lontano da Dio e lontano dagli uomini. Triste vita faceva questa gente!

Nonostante ciò, quel lebbroso non si rassegna né alla malattia né alle disposizioni che fanno di lui un escluso. Per raggiungere Gesù, non

temette di infrangere la legge ed entra in città – cosa che non doveva fare, gli era vietato -, e quando lo trovò «gli si gettò dinanzi,

pregandolo: Signore, se vuoi, puoi purificarmi» (v. 12). Tutto ciò che quest’uomo considerato impuro fa e dice è l’espressione della sua

fede! Riconosce la potenza di Gesù: è sicuro che abbia il potere di sanarlo e che tutto dipenda dalla sua volontà. Questa fede è la forza che

gli ha permesso di rompere ogni convenzione e di cercare l’incontro con Gesù e, inginocchiandosi davanti a Lui, lo chiama “Signore”. La

supplica del lebbroso mostra che quando ci presentiamo a Gesù non è necessario fare lunghi discorsi. Bastano poche parole, purché

accompagnate dalla piena fiducia nella sua onnipotenza e nella sua bontà. Affidarci alla volontà di Dio significa infatti rimetterci alla sua

infinita misericordia. Anche io vi farò una confidenza personale. La sera, prima di andare a letto, io prego questa breve preghiera:

“Signore, se vuoi, puoi purificarmi!”. E prego cinque “Padre nostro”, uno per ogni piaga di Gesù, perché Gesù ci ha purificato con le

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piaghe. Ma se questo lo faccio io, potete farlo anche voi, a casa vostra, e dire: “Signore, se vuoi, puoi purificarmi!” e pensare alle piaghe

di Gesù e dire un “Padre nostro” per ognuna di esse. E Gesù ci ascolta sempre.

Gesù è profondamente colpito da quest’uomo. Il Vangelo di Marco sottolinea che «ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse:

«Lo voglio, sii purificato!» (1,41). Il gesto di Gesù accompagna le sue parole e ne rende più esplicito l’insegnamento. Contro le

disposizioni della Legge di Mosè, che proibiva di avvicinarsi a un lebbroso (cfr Lv 13,45-46), Gesù stende la mano e persino lo tocca.

Quante volte noi incontriamo un povero che ci viene incontro! Possiamo essere anche generosi, possiamo avere compassione, però di

solito non lo tocchiamo. Gli offriamo la moneta, la buttiamo lì, ma evitiamo di toccare la mano. E dimentichiamo che quello è il corpo di

Cristo! Gesù ci insegna a non avere timore di toccare il povero e l’escluso, perché Lui è in essi. Toccare il povero può purificarci

dall’ipocrisia e renderci inquieti per la sua condizione. Toccare gli esclusi. Oggi mi accompagnano qui questi ragazzi. Tanti pensano di

loro che sarebbe stato meglio che fossero rimasti nella loro terra, ma lì soffrivano tanto. Sono i nostri rifugiati, ma tanti li considerano

esclusi. Per favore, sono i nostri fratelli! Il cristiano non esclude nessuno, dà posto a tutti, lascia venire tutti.

Dopo aver guarito il lebbroso, Gesù gli comanda di non parlarne con nessuno, ma gli dice: «Va’ a mostrarti al sacerdote e fa’ l’offerta per

la tua purificazione come Mosè ha prescritto, a testimonianza per loro» (v. 14). Questa disposizione di Gesù mostra almeno tre cose. La

prima: la grazia che agisce in noi non ricerca il sensazionalismo. Di solito essa si muove con discrezione e senza clamore. Per medicare le

nostre ferite e guidarci sulla via della santità essa lavora modellando pazientemente il nostro cuore sul Cuore del Signore, così da

assumerne sempre più i pensieri e i sentimenti. La seconda: facendo verificare ufficialmente l’avvenuta guarigione ai sacerdoti e

celebrando un sacrificio espiatorio, il lebbroso viene riammesso nella comunità dei credenti e nella vita sociale. Il suo reintegro completa

la guarigione. Come aveva lui stesso supplicato, ora è completamente purificato! Infine, presentandosi ai sacerdoti il lebbroso rende loro

testimonianza riguardo a Gesù e alla sua autorità messianica. La forza della compassione con cui Gesù ha guarito il lebbroso ha portato la

fede di quest’uomo ad aprirsi alla missione. Era un escluso, adesso è uno di noi.

Pensiamo a noi, alle nostre miserie… Ognuno ha le proprie. Pensiamo con sincerità. Quante volte le copriamo con la ipocrisia delle

“buone maniere”. E proprio allora è necessario stare da soli, mettersi in ginocchio davanti a Dio e pregare: «Signore, se vuoi, puoi

purificarmi!». E fatelo, fatelo prima di andare a letto, tutte le sere. E adesso diciamo insieme questa bella preghiera: “Signore, se vuoi,

puoi purificarmi!”.

Saluti:

Je salue cordialement les pèlerins de langue française, en particulier les personnes engagées dans la société civile, accompagnées de

Monseigneur Dominique Rey.

De même que Jésus a touché le lépreux pour le guérir, osons toucher les personnes pauvres que nous voulons aider. Ce geste de charité

nous guérit de l’hypocrisie et nous remet une multitude de péchés. Que Dieu vous bénisse !

[Saluto cordialmente i pellegrini di lingua francese, in particolare la delegazione impegnata nella società civile, accompagnata da Mons.

Dominique Rey.

Come Gesù ha toccato il lebbroso per guarirlo, osiamo anche noi toccare le persone povere che vogliamo aiutare. Questo gesto di carità

ci guarisce dall’ipocrisia e ci rimette una moltitudine di peccati. Che Dio vi benedica!]

I greet the English-speaking pilgrims and visitors taking part in today’s Audience, particularly those from England, Scotland, Sweden,

China and the United States of America. In a special way I greet the many student groups present. With prayerful good wishes that the

present Jubilee of Mercy will be a moment of grace and spiritual renewal for you and your families, I invoke upon all of you joy and peace

in our Lord Jesus Christ.

[Saluto i pellegrini di lingua inglese presenti all’odierna Udienza, specialmente quelli provenienti da Inghilterra, Scozia, Svezia, Cina e

Stati Uniti d’America. Rivolgo un saluto particolare ai numerosi gruppi di giovani studenti qui presenti. Con fervidi auguri che il presente

Giubileo della Misericordia sia per voi e per le vostre famiglie un tempo di grazia e di rinnovamento spirituale, invoco su voi tutti la gioia

e pace del Signore Gesù!]

Einen herzlichen Gruß richte ich an alle Pilger deutscher Sprache. Der Monat Juni ist der Verehrung des Heiligsten Herzens Jesu

gewidmet. Das Bewusstsein des Mitleidens Jesu mit uns entzünde in uns von neuem einen frohen und missionarischen Glauben. Gott

segne euch alle.

[Rivolgo un cordiale saluto a tutti i pellegrini di lingua tedesca. Il mese di giugno è dedicato alla devozione al Sacratissimo Cuore di

Gesù. La consapevolezza della compassione di Gesù verso di noi riaccenda una fede gioiosa e missionaria. Dio vi benedica tutti.]

Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española, en particular a los grupos provenientes de España y Latinoamérica. Que

movidos por la humildad y la confianza de la petición del leproso, nos sintamos todos necesitados de la sanación del Señor, y aprendamos

a acercarnos al pobre y al excluido reconociendo en ellos al mismo Cristo. Muchas gracias.

[Saluto cordialmente i pellegrini di lingua spagnola, in particolare i gruppi provenienti da Spagna e America latina. Mossi dal l’umiltà e

dalla fiducia della richiesta del lebbroso, sentiamoci tutti bisognosi della guarigione del Signore e impariamo ad avvicinarci ai poveri e

agli esclusi riconoscendo in essi Cristo stesso. Grazie mille.]

Queridos amigos de língua portuguesa, que hoje tomais parte neste Encontro, obrigado pela vossa presença e sobretudo pelas vossas

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orações! A todos saúdo, especialmente aos membros da Comunidade brasileira Doce Mãe de Deus e ao grupo de Escuteiros de Leiria,

encorajando-vos a apostar em ideais grandes de serviço, que engrandecem o coração e tornam fecundos os vossos talentos. Sobre vós e

vossas famílias desça a Bênção do Senhor!

[Cari amici di lingua portoghese, che oggi prendete parte a quest’Incontro, grazie per la vostra presenza e soprattutto per le vostre

preghiere! Saluto tutti voi, in particolare i membri della Comunità brasiliana Doce Mãe de Deus e il gruppo di Escuteiros di

Leiria, incoraggiandovi a scommettere sui grandi ideali di servizio, che allargano il cuore e rendono fecondi i vostri talenti. Su di voi e

sulle vostre famiglie scenda la Benedizione del Signore.]

لنا،أرحب بالحجاج الناطقين باللغة العربية، وخاصة بالقادمين منالشرق األوسط. أيها اإلخوة واألخوات األعزاء، إن الشيء الوحيد الذي نحتاج إليه حقا في هذه الحياة هو أن يغفر

ر من الشر ومن تبعاته المميتة. ليمنحنا الرب، بشفاعة العذراء مريم، أن نكون شهودا لرحمته، التي تنقي القلب وتغير الحياة. ليبارككم الرب !وأن نتحر

[Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua araba, in particolare a quelli provenienti dal Medio Oriente! Cari fratelli e sorelle,

l’unica cosa di cui abbiamo davvero bisogno nella nostra vita è quella di essere perdonati, liberati dal male e dalle sue conseguenze di

morte. Ci conceda il Signore, per intercessione di Maria, di essere testimoni della sua misericordia che purifica il cuore e trasforma la

vita. Il Signore vi benedica!]

Witam serdecznie pielgrzymów polskich. Bracia i siostry, sytuacja trędowatego, o którym dzisiaj mowa, jego prośba o uzdrowienie,

przypomina nam nasze wołanie do Boga o uwolnienie z grzechów, zaniedbań i poczucia winy. Pamiętajmy, że Bóg nas nigdy nie

opuszcza, przeciwnie, wychodzi nam na spotkanie, uzdrawia, rozgrzesza i przebacza. Z tą świadomością, ufni w Jego miłosierdzie,

przekraczajmy Świętą Bramę Roku Jubileuszowego. Nich będzie pochwalony Jezus Chrystus.

[Do il mio cordiale benvenuto ai pellegrini polacchi. Fratelli e sorelle, il caso del lebbroso di cui abbiamo parlato oggi e la sua domanda

di essere guarito, ci ricordano il nostro grido a Dio di essere liberati dai peccati, dalle omissioni e dalla colpa. Ricordiamoci che Dio non

ci abbandona mai, anzi ci viene incontro, ci guarisce, ci assolve e perdona. Con questa consapevolezza, fiduciosi nella Sua misericordia,

attraversiamo la Porta Santa dell’Anno Giubilare. Sia lodato Gesù Cristo.]

Un cordiale saluto ai pellegrini di lingua italiana!

Con gioia accolgo i fedeli delle Diocesi di Alba e Alghero-Bosa, accompagnati dai loro Pastori, Mons. Brunetti e Mons. Morfino; i

motociclisti venuti per il Giubileo, con il Vescovo di Città di Castello, Mons. Domenico Cancian; i medici e i volontari del Policlinico

“Gemelli” aderenti all’iniziativa “Dona la vita con il cuore”, e li ringrazio per le visite cardiologiche gratuite agli indigenti attraverso

l’ambulatorio mobile. Nello stesso Ospedale giovedì scorso è stata inaugurata la “Villetta della misericordia”, dormitorio per persone

senza fissa dimora, gestita dalla comunità di Sant’Egidio, opera concreta di questo Giubileo straordinario. Grazie tante!

Saluto con affetto i protagonisti della Giostra del Saracino di Arezzo, quest’anno dedicata al tema della Misericordia, ed esprimo a voi

vivo apprezzamento per l’impegno di rievocare vicende storiche, diffondendo un messaggio di pace, di dialogo e di confronto tra culture

nel nome di San Francesco. Grazie! Saluto la fondazione UALSI di Sant’Anastasia; e i membri della Società di mutuo soccorso Cesare

Pozzo. Possa questo incontro col Successore di Pietro essere di incoraggiamento nel vostro cammino di fede e di testimonianza

evangelica.

Alla fine, un saluto speciale rivolgo ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli. Cari giovani, Gesù vi chiama ad essere “cuori ardenti”:

corrispondete con generosità al suo invito ciascuno secondo il proprio talento; cari ammalati, offrite la vostra sofferenza a Cristo crocifisso

per cooperare alla redenzione del mondo; e voi, cari sposi novelli, siate consapevoli dell’insostituibile missione a cui vi impegna il

sacramento del matrimonio.

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Udienza Giubilare: Opere di Misericordia30-06-2016 Vatican.va

GIUBILEO STRAORDINARIO DELLA MISERICORDIA

PAPA FRANCESCO

UDIENZA GIUBILARE

Giovedì, 30 giugno 2016

[Multimedia ]

Opere di Misericordia (cfr Mt 25,31-46)

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Quante volte, durante questi primi mesi del Giubileo, abbiamo sentito parlare delle opere di misericordia! Oggi il Signore ci invita a fare

un serio esame di coscienza. E’ bene, infatti, non dimenticare mai che la misericordia non è una parola astratta, ma è uno stile di vita: una

persona può essere misericordiosa o può essere non misericordiosa; è uno stile di vita. Io scelgo di vivere come misericordioso o scelgo di

vivere come non misericordioso. Una cosa è parlare di misericordia, un’altra è vivere la misericordia. Parafrasando le parole di san

Giacomo apostolo (cfr 2,14-17) potremmo dire: la misericordia senza le opere è morta in sé stessa. E’ proprio così! Ciò che rende viva la

misericordia è il suo costante dinamismo per andare incontro ai bisogni e alle necessità di quanti sono nel disagio spirituale e materiale. La

misericordia ha occhi per vedere, orecchi per ascoltare, mani per risollevare…

La vita quotidiana ci permette di toccare con mano tante esigenze che riguardano le persone più povere e più provate. A noi viene richiesta

quell’attenzione particolare che ci porta ad accorgerci dello stato di sofferenza e bisogno in cui versano tanti fratelli e sorelle. A volte

passiamo davanti a situazioni di drammatica povertà e sembra che non ci tocchino; tutto continua come se nulla fosse, in una indifferenza

che alla fine rende ipocriti e, senza che ce ne rendiamo conto, sfocia in una forma di letargo spirituale che rende insensibile l’animo e

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sterile la vita. La gente che passa, che va avanti nella vita senza accorgersi delle necessità degli altri, senza vedere tanti bisogni spirituali e

materiali, è gente che passa senza vivere, è gente che non serve agli altri. Ricordatevi bene: chi non vive per servire, non serve per vivere.

Quanti sono gli aspetti della misericordia di Dio verso di noi! Alla stessa maniera, quanti volti si rivolgono a noi per ottenere misericordia.

Chi ha sperimentato nella propria vita la misericordia del Padre non può rimanere insensibile dinanzi alle necessità dei fratelli.

L’insegnamento di Gesù che abbiamo ascoltato non consente vie di fuga: Avevo fame e mi avete dato da mangiare; avevo sete e mi avete

dato da bere; ero nudo, profugo, malato, in carcere e mi avete assistito (cfr Mt 25,35-36). Non si può tergiversare davanti a una persona

che ha fame: occorre darle da mangiare. Gesù ci dice questo! Le opere di misericordia non sono temi teorici, ma sono testimonianze

concrete. Obbligano a rimboccarsi le maniche per alleviare la sofferenza.

A causa dei mutamenti del nostro mondo globalizzato, alcune povertà materiali e spirituali si sono moltiplicate: diamo quindi spazio alla

fantasia della carità per individuare nuove modalità operative. In questo modo la via della misericordia diventerà sempre più concreta. A

noi, dunque, è richiesto di rimanere vigili come sentinelle, perché non accada che, davanti alle povertà prodotte dalla cultura del

benessere, lo sguardo dei cristiani si indebolisca e diventi incapace di mirare all’essenziale. Mirare all’essenziale. Cosa significa? Mirare

Gesù, guardare Gesù nell’affamato, nel carcerato, nel malato, nel nudo, in quello che non ha lavoro e deve portare avanti una famiglia.

Guardare Gesù in questi fratelli e sorelle nostri; guardare Gesù in quello che è solo, triste, in quello che sbaglia e ha bisogno di consiglio,

in quello che ha bisogno di fare strada con Lui in silenzio perché si senta in compagnia. Queste sono le opere che Gesù chiede a noi!

Guardare Gesù in loro, in questa gente. Perché? Perché così Gesù guarda me, guarda tutti noi.

Adesso passiamo a un’altra cosa.

Nei giorni scorsi il Signore mi ha concesso di visitare l’Armenia , la prima nazione ad avere abbracciato il cristianesimo, all’inizio del

quarto secolo. Un popolo che, nel corso della sua lunga storia, ha testimoniato la fede cristiana col martirio. Rendo grazie a Dio per questo

viaggio, e sono vivamente grato al Presidente della Repubblica Armena, al Catholicos Karekin II, al Patriarca e ai Vescovi cattolici, e

all’intero popolo armeno per avermi accolto come pellegrino di fraternità e di pace.

Fra tre mesi compirò, a Dio piacendo, un altro viaggio in Georgia e Azerbaigian, altri due Paesi della regione caucasica. Ho accolto

l’invito a visitare questi Paesi per un duplice motivo: da una parte valorizzare le antiche radici cristiane presenti in quelle terre – sempre in

spirito di dialogo con le altre religioni e culture – e dall’altra incoraggiare speranze e sentieri di pace. La storia ci insegna che il cammino

della pace richiede una grande tenacia e dei continui passi, cominciando da quelli piccoli e man mano facendoli crescere, andando l’uno

incontro all’altro. Proprio per questo il mio auspicio è che tutti e ciascuno diano il proprio contributo per la pace e la riconciliazione.

Come cristiani siamo chiamati a rafforzare tra noi la comunione fraterna, per rendere testimonianza al Vangelo di Cristo e per essere

lievito di una società più giusta e solidale. Per questo tutta la visita è stata condivisa con il Supremo Patriarca della Chiesa Apostolica

Armena, il quale mi ha fraternamente ospitato per tre giorni nella sua casa.

Rinnovo il mio abbraccio ai Vescovi, ai sacerdoti, alle religiose e ai religiosi e a tutti i fedeli in Armenia. La Vergine Maria, nostra Madre,

li aiuti a rimanere saldi nella fede, aperti all’incontro e generosi nelle opere di misericordia. Grazie.

Saluti:

Je salue cordialement les pèlerins de langue française, en particulier le Séminaire patriarcal maronite de Ghazir, et les pèlerins venus du

Bénin, de République Démocratique du Congo et de France.

Ne laissons pas la culture du bien être affaiblir notre sensibilité aux souffrances des frères. Soyons toujours vigilants pour découvrir leurs

besoins, et généreux pour les secourir. Que Dieu vous bénisse !

[Saluto cordialmente i pellegrini di lingua francese, in particolare il Seminario patriarcale maronita di Ghazir, e i fedeli venuti dal Benin,

dalla Repubblica Democratica del Congo e dalla Francia.

Non permettiamo che la cultura del benessere indebolisca la nostra sensibilità alle sofferenze dei fratelli. Rimaniamo sempre vigili per

scoprire i loro bisogni, e generosi per soccorrerli. Che Dio vi benedica!]

I greet the English-speaking pilgrims and visitors taking part in today’s Audience, particularly those from Sweden, China, India,

Indonesia, Vietnam, Canada and the United States of America. With prayerful good wishes that the present Jubilee of Mercy will be a

moment of grace and spiritual renewal for you and your families, I invoke upon all of you joy and peace in our Lord Jesus Christ.

[Saluto i pellegrini di lingua inglese presenti all’odierna Udienza, specialmente quelli provenienti da Svezia, Cina, India, Indonesia,

Vietnam, Canada e Stati Uniti d’America. Con fervidi auguri che il presente Giubileo della Misericordia sia per voi e per le vostre

famiglie un tempo di grazia e di rinnovamento spirituale, invoco su voi tutti la gioia e pace del Signore Gesù!]

Einen herzlichen Gruß richte ich an die Pilger und Besucher deutscher Sprache. Die Sommerzeit gibt vielen von euch eine Gelegenheit

des Urlaubs und der Erholung. Vergessen wir nicht in dieser Zeit unsere menschlichen Beziehungen zu pflegen und die Barmherzigkeit zu

leben. Damit erfahren auch wir Momente der Stärkung und der Ermunterung. Der Heilige Geist begleite euch auf euren Wegen!

[Rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini e visitatori di lingua tedesca. Il tempo estivo dà a molti di voi un’occasione di vacanze e di

riposo. Non dimentichiamo di curare in questo tempo le nostre relazioni umane, e di vivere la misericordia. Così proviamo anche noi

momenti di ristoro e conforto. Lo Spirito Santo vi accompagni sul vostro cammino.]

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Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española, provenientes de España y Latinoamérica. Que María, Madre de Misericordia,

nos ayude a dar espacio a la fantasía de la caridad para que el camino de la misericordia sea cada vez más concreto. Muchas gracias.

Queridos amigos de língua portuguesa, que hoje tomais parte nesta Audiência: sede bem-vindos! A todos saúdo, especialmente aos

professores e alunos de Guimarães e de Viseu, encorajando-vos a nunca vos cansardes de servir as pessoas necessitadas, como verdadeiras

testemunhas da Misericórdia no mundo. Sobre vós e vossas famílias desça a Bênção do Senhor!

[Cari pellegrini di lingua portoghese, presenti a quest’Udienza: benvenuti! Saluto tutti voi, in particolare i professori e gli studenti di

Guimarães e Viseu, incoraggiandovi a non stancarvi mai di servire tutte le persone bisognose, come veri testimoni della Misericordia nel

mondo. Su di voi e sulle vostre famiglie scenda la Benedizione del Signore.]

أرحب بالحجاج الناطقين باللغة العربية، وخاصة بإكليريكيي وشمامسة اإلكليريكية البطريركية المارونية في غزير القادمين من لبنان وسوريا والعراق. أيها اإلخوة واألخوات

، لنكتشفها مجددا ولنجسدها في حياتنا. ليبارككم الرب !األعزاء، إن أعمال الرحمة هي من صلب إيماننا با

[Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua araba, in particolare ai seminaristi e diaconi del seminario patriarcale di Ghazir

provenienti dal Libano, Siria e l'Iraq! Cari fratelli e sorelle, Le opere di misericordia sono al cuore della nostra fede in Dio,

riscopriamole e incarniamole nella nostra vita. Il Signore vi benedica!]

Serdecznie pozdrawiam polskich pielgrzymów. Drodzy bracia i siostry, dziękuję Wam, że towarzyszyliście mi w waszych modlitwach

podczas wizyty w Armenii. Proszę was, abyście trwali w modlitwie za mnie i za młodych, którzy w Polsce i w całym chrześcijańskim

świecie przygotowują się do naszego, bliskiego już, spotkania w Krakowie. Niech zawsze będzie żywa w naszych sercach i naszych

czynach pamięć, że „błogosławieni są miłosierni…”. Z serca wam błogosławię. Niech będzie pochwalony Jezus Chrystus!

[Saluto cordialmente i pellegrini polacchi. Cari fratelli e sorelle, vi ringrazio d’avermi accompagnato con le vostre preghiere durante la

visita in Armenia. Vi prego di continuare a pregare per me e per i giovani che in Polonia e in tutto il mondo cristiano si stanno

preparando per il nostro, ormai imminente, incontro a Cracovia. Sia sempre viva nei nostri cuori e nelle nostre opere la memoria che

“beati sono i misericordiosi…” Vi benedico di cuore. Sia lodato Gesù Cristo!]

Un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana!

Sono lieto di accogliere i partecipanti ai Capitoli Generali dei Padri Rogazionisti e delle Figlie del Divino Zelo; delle Suore Missionarie

dell’Apostolato Cattolico e delle Missionarie del Cuore Immacolato di Maria: vi esorto ad attualizzare nell’odierna società i rispettivi

carismi di fondazione affinché gli uomini e le donne del nostro tempo possano trovare nella vostra vita una traccia concreta della

misericordia di Dio.

Saluto le religiose dell’USMI di Milano e i fedeli di Acquapendente con il loro vescovo di Viterbo, mons. Lino Fumagalli, con l’effigie

della Madonna del Fiore che ho il piacere di benedire quest’oggi. Un saluto speciale rivolgo all’Associazione dei Consulenti del Lavoro,

che oggi iniziano il loro 7° “Festival del lavoro”, e li incoraggio a promuovere la cultura del lavoro che assicura la dignità della persona e

il bene comune della società, a partire dalla sua cellula, la famiglia. E’ proprio la famiglia, infatti, a soffrire di più per le conseguenze di un

cattivo lavoro: cattivo per la sua scarsità e per la sua precarietà. Voi, consulenti del lavoro, non avete un compito assistenziale, ma

promozionale, affinché in ambito nazionale ed europeo le istituzioni e gli attori economici perseguano in modo concertato l’obiettivo della

piena e dignitosa occupazione., perché il lavoro dà dignità!

Rivolgo infine il mio saluto ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli. Oggi celebriamo la memoria dei primi martiri della Chiesa di

Roma e preghiamo per quanti tuttora pagano a caro prezzo la loro appartenenza alla Chiesa di Cristo. Cari giovani, la fede abbia spazio e

dia senso alla vostra vita; cari ammalati, offrite la vostra sofferenza perché i lontani incontrino l’amore di Cristo; cari sposi novelli, siate

educatori di vita e modelli di fede per i vostri figli.

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Udienza Generale: La consolazione per una mamma2016-08-10 Vatican.va

PAPA FRANCESCO

UDIENZA GENERALE

Aula Paolo VI

Mercoledì, 10 agosto 2016

[Multimedia ]

25. La consolazione per una mamma (cfr Lc 7,11-17)

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Il brano del Vangelo di Luca che abbiamo ascoltato (7,11-17) ci presenta un miracolo di Gesù veramente grandioso: la risurrezione di un

ragazzo. Eppure, il cuore di questo racconto non è il miracolo, ma la tenerezza di Gesù verso la mamma di questo ragazzo. La

misericordia prende qui il nome di grande compassione verso una donna che aveva perso il marito e che ora accompagna al cimitero il suo

unico figlio. È questo grande dolore di una mamma che commuove Gesù e lo provoca al miracolo della risurrezione.

Nell’introdurre questo episodio, l’Evangelista indugia su molti particolari. Alla porta della cittadina di Nain – un villaggio – si incontrano

due gruppi numerosi che provengono da direzioni opposte e che non hanno nulla in comune. Gesù, seguito dai discepoli e da una grande

folla sta per entrare nell’abitato, mentre da esso sta uscendo il mesto corteo che accompagna un defunto, con la madre vedova e molta

gente. Presso la porta i due gruppi si sfiorano solamente andando ognuno per la propria strada, ma è allora che san Luca annota il

sentimento di Gesù: «Vedendo [la donna], il Signore fu preso da grande compassione per lei e le disse: “Non piangere!”. Si avvicinò e

toccò la bara, mentre i portatori si fermarono» (vv. 13-14). Grande compassione guida le azioni di Gesù: è Lui che ferma il corteo

toccando la bara e, mosso dalla profonda misericordia per questa madre, decide di affrontare la morte, per così dire, a tu per tu. E

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l’affronterà definitivamente, a tu per tu, sulla Croce.

Durante questo Giubileo, sarebbe una buona cosa che, nel varcare la Porta Santa, la Porta della Misericordia, i pellegrini ricordassero

questo episodio del Vangelo, accaduto sulla porta di Nain. Quando Gesù vide questa madre in lacrime, essa entrò nel suo cuore! Alla Porta

Santa ognuno giunge portando la propria vita, con le sue gioie e le sue sofferenze, i progetti e i fallimenti, i dubbi e i timori, per

presentarla alla misericordia del Signore. Stiamo sicuri che, presso la Porta Santa, il Signore si fa vicino per incontrare ognuno di noi, per

portare e offrire la sua potente parola consolatrice: «Non piangere!» (v. 13). Questa è la Porta dell’incontro tra il dolore dell’umanità e la

compassione di Dio. Varcando la soglia noi compiamo il nostro pellegrinaggio dentro la misericordia di Dio che, come al ragazzo morto,

ripete a tutti: «Dico a te, alzati!» (v. 14). A ognuno di noi dice: “Alzati!”. Dio ci vuole in piedi. Ci ha creati per essere in piedi: per questo,

la compassione di Gesù porta a quel gesto della guarigione, a guarirci, di cui la parola chiave è: “Alzati! Mettiti in piedi, come ti ha creato

Dio!”. In piedi. “Ma, Padre, noi cadiamo tante volte” – “Avanti, alzati!”. Questa è la parola di Gesù, sempre. Nel varcare la Porta Santa,

cerchiamo di sentire nel nostro cuore questa parola: “Alzati!”. La parola potente di Gesù può farci rialzare e operare anche in noi il

passaggio dalla morte alla vita. La sua parola ci fa rivivere, dona speranza, rinfranca i cuori stanchi, apre a una visione del mondo e della

vita che va oltre la sofferenza e la morte. Sulla Porta Santa è inciso per ognuno l’inesauribile tesoro della misericordia di Dio!

Raggiunto dalla parola di Gesù, «il morto si mise seduto e cominciò a parlare. Ed egli lo restituì a sua madre» (v. 15). Questa frase è tanto

bella: indica la tenerezza di Gesù: “Lo restituì a sua madre”. La madre ritrova il figlio. Ricevendolo dalle mani di Gesù essa diventa madre

per la seconda volta, ma il figlio che ora le è restituito non è da lei che ha ricevuto la vita. Madre e figlio ricevono così la rispettiva identità

grazie alla parola potente di Gesù e al suo gesto amorevole. Così, specialmente nel Giubileo, la madre Chiesa riceve i suoi figli

riconoscendo in loro la vita donata dalla grazia di Dio. E’ in forza di tale grazia, la grazia del Battesimo, che la Chiesa diventa madre e che

ciascuno di noi diventa suo figlio.

Di fronte al ragazzo tornato in vita e restituito alla madre, «tutti furono presi da timore e glorificavano Dio dicendo: “Un grande profeta è

sorto tra noi” e “Dio ha visitato il suo popolo”. Quanto Gesù ha fatto non è dunque solo un’azione di salvezza destinata alla vedova e al

suo figlio, o un gesto di bontà limitato a quella cittadina. Nel soccorso misericordioso di Gesù, Dio va incontro al suo popolo, in Lui

appare e continuerà ad apparire all’umanità tutta la grazia di Dio. Celebrando questo Giubileo, che ho voluto fosse vissuto in tutte le

Chiese particolari, cioè in tutte le chiese del mondo, e non solo a Roma, è come se tutta la Chiesa sparsa nel mondo si unisse nell’unico

canto di lode al Signore. Anche oggi la Chiesa riconosce di essere visitata da Dio. Per questo, avviandoci alla Porta della Misericordia,

ognuno sa di avviarsi alla porta del cuore misericordioso di Gesù: è Lui infatti la vera Porta che conduce alla salvezza e ci restituisce a una

vita nuova. La misericordia, sia in Gesù sia in noi, è un cammino che parte dal cuore per arrivare alle mani. Cosa significa, questo? Gesù ti

guarda, ti guarisce con la sua misericordia, ti dice: “Alzati!”, e il tuo cuore è nuovo. Cosa significa compiere un cammino dal cuore alle

mani? Significa che con il cuore nuovo, con il cuore guarito da Gesù posso compiere le opere di misericordia mediante le mani, cercando

di aiutare, di curare tanti che hanno bisogno. La misericordia è un cammino che parte dal cuore e arriva alle mani, cioè alle opere di

misericordia.

[al termine, salutando i pellegrini di lingua italiana]

Ho detto che la misericordia è un cammino che va dal cuore alle mani. Nel cuore, noi riceviamo la misericordia di Gesù, che ci dà il

perdono di tutto, perché Dio perdona tutto e ci solleva, ci dà la vita nuova e ci contagia con la sua compassione. Da quel cuore perdonato e

con la compassione di Gesù, incomincia il cammino verso le mani, cioè verso le opere di misericordia. Mi diceva un Vescovo, l’altro

giorno, che nella sua cattedrale e in altre chiese ha fatto porte di misericordia di entrata e di uscita. Io ho chiesto: “Perché hai fatto

questo?” – “Perché una porta è per entrare, chiedere il perdono e avere la misericordia di Gesù; l’altra è la porta della misericordia in

uscita, per portare la misericordia agli altri, con le nostre opere di misericordia”. Ma è intelligente questo vescovo! Anche noi facciamo lo

stesso con il cammino che va dal cuore alla mani: entriamo in chiesa per la porta della misericordia, per ricevere il perdono di Gesù, che ci

dice “Alzati! Vai, Vai!”; e con questo “vai!” – in piedi – usciamo per la porta di uscita. E’ la Chiesa in uscita: il cammino della

misericordia che va dal cuore alle mani. Fate questo cammini!

Saluti:

Je salue cordialement les pèlerins de langue française, en particulier les personnes venues de l’Ile Maurice. En franchissant la porte sainte,

nous nous approchons du cœur miséricordieux de Jésus avec confiance ; il a compassion de chacun d’entre nous et renouvelle notre vie.

Que Dieu vous bénisse !

[Saluto cordialmente i pellegrini di lingua francese, in particolare i fedeli venuti dall’Isola di Maurizio. Attraversando la porta santa, noi ci

avviciniamo al cuore misericordioso di Gesù con fede; Egli ha compassione per ciascuno di noi e rinnova la nostra vita. Che Dio vi

benedica!]

I greet the English-speaking pilgrims and visitors taking part in today’s Audience, particularly those from England, Malta, Indonesia and

the United States of America. With prayerful good wishes that the present Jubilee of Mercy will be a moment of grace and spiritual

renewal for you and your families, I invoke upon all of you joy and peace in our Lord Jesus Christ.

[Saluto i pellegrini di lingua inglese presenti all’odierna Udienza, specialmente quelli provenienti da Inghilterra, Malta, Indonesia e Stati

Uniti d’America. Con fervidi auguri che il presente Giubileo della Misericordia sia per voi e per le vostre famiglie un tempo di grazia e di

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rinnovamento spirituale, invoco su voi tutti la gioia e la pace del Signore Gesù!]

Herzlich grüße ich die Brüder und Schwestern aus den Ländern deutscher Sprache sowie aus den Niederlanden. Gehen wir voll Zuversicht

zur Pforte des Herzens Jesu, das voll Erbarmen ist. Wie in ihm möge auch in uns die Barmherzigkeit der Pulsschlag sein, der vom Herzen

ausgeht, um zu den Händen zu gelangen und zu Werken der Barmherzigkeit zu werden. Der Herr begleite und schütze euch allezeit.

[Con affetto saluto i fratelli e le sorelle provenienti dai paesi di lingua tedesca, nonché dai Paesi Bassi. Accostiamoci con piena fiducia

alla porta del cuore misericordioso di Gesù. Come in Lui, anche in noi la misericordia sia il battito che parte dal cuore per arrivare alle

mani, per diventare opere di misericordia. Il Signore vi accompagni e protegga sempre.]

Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española, en particular a los provenientes de España, Latinoamérica y Guinea Ecuatorial.

Que Jesús nos conceda el don de su gracia para que aprendamos a ser misericordiosos y atentos a las necesidades de nuestros hermanos,

recordando que la misericordia es un camino que sale del corazón pero tiene que llegar a las manos, es decir, hacer obras de misericordia.

Muchas gracias.

[Saluto cordialmente i pellegrini di lingua spagnola, in particolare quelli provenienti da Spagna, America latina e Guinea Equatoriale.

Che Gesù ci conceda il dono della sua grazia perché impariamo a essere misericordiosi e attenti alle necessità dei nostri fratelli,

ricordando che la misericordia è un cammino che viene dal cuore ma deve arrivare alle mani, vale a dire, compiere opere di misericordia.

Molte grazie.]

Dirijo uma saudação cordial aos peregrinos de língua portuguesa, em particular aos fiéis de Portugal e do Brasil. Queridos amigos, a

experiência da compaixão misericordiosa de Deus nos deve impelir a levar os outros ao encontro com Jesus que espera a cada homem e

mulher nas Portas da Misericórdia espalhadas por todas as Igrejas particulares do mundo. Que Deus vos abençoe!

[Rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini di lingua portoghese, in particolare ai fedeli del Portogallo e del Brasile. Cari amici,

l’esperienza della compassione misericordiosa di Dio ci deve spingere a portare gli altri all’incontro con Gesù che aspetta ogni uomo e

donna presso le Porte della Misericordia sparse in tutte le Chiese particolari del mondo. Dio vi benedica!]

ورنا لعتبةأرحب بالحجاج الناطقين باللغة العربية، وخاصة بالقادمين منالشرق األوسط. أيها اإلخوة واألخوات األعزاء، إن الباب المقدس هو باب اللقاء بين ألم البشرية وشفقة هللا، بعب

!هذا الباب نحن نتمم مسيرة حجنا إلى قلب رحمة هللا الذي يكرر لنا جميعا: "أقول لك، قم!" ليبارككم الرب

[Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua araba, in particolare a quelli provenienti dal Medio Oriente! Cari fratelli e sorelle, la

Porta Santa è la Porta dell’incontro tra il dolore dell’umanità e la compassione di Dio, varcando la soglia noi compiamo il nostro

pellegrinaggio dentro la misericordia di Dio che ripete a tutti: “Dico a te, alzati!” Il Signore vi benedica!]

Pozdrawiam polskich pielgrzymów. Drodzy bracia i siostry, przechodząc przez Bramę Miłosierdzia, niech każdy wie, iż zbliża się do

miłosiernego Serca Jezusa: to On jest w istocie prawdziwą Bramą prowadzącą do zbawienia i przywracającą nas do nowego życia. Niech

Jego błogosławieństwo stale wam towarzyszy! Niech będzie pochwalony Jezus Chrystus!

[Saluto i pellegrini polacchi. Cari fratelli e sorelle, attraversando la Porta della Misericordia, ognuno sappia di avviarsi alla porta del

cuore misericordioso di Gesù: è Lui infatti la vera Porta che conduce alla salvezza e ci restituisce a una vita nuova. La Sua benedizione vi

accompagni sempre! Sia lodato Gesù Cristo!]

* * *

Un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana! Saluto la Società del Sacro Cuore, le Suore dell’Immacolata – queste le conosco

bene, perché mi aiutavano nell’episcopio a Buenos Aires. Sono brave – e le Ancelle del Sacro Cuore, che celebrano i rispettivi Capitoli

Generali. Vi esorto ad essere sempre fedeli al carisma di fondazione, testimoniando nei luoghi di apostolato l’amore misericordioso del

Padre.

Saluto i fedeli di Banzano di Montoro e i giovani dell’Opera Giorgio La Pira di Firenze, provenienti da diverse parti del mondo. Auguro a

tutti di vivere questo Anno Santo Straordinario, promuovendo la cultura dell’incontro, riconoscendo la presenza della carne del Signore

particolarmente nei poveri e nei bisognosi.

Rivolgo infine un saluto ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli. Lunedì scorso abbiamo ricordato la figura di San Domenico di

Guzmán, il cui Ordine dei Predicatori celebra l’ottavo centenario di fondazione. La parola illuminata di questo Grande Santo stimoli voi,

cari giovani, ad ascoltare e a vivere gli insegnamenti di Gesù; la sua fortezza interiore sostenga voi, cari ammalati, nei momenti di

sconforto; e la sua dedizione apostolica ricordi a voi, cari sposi novelli, l’importanza dell’educazione cristiana nella vostra famiglia.

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Udienza Generale: La Misericordia strumento di Comunione2016-08-17 Vatican.va

PAPA FRANCESCO

UDIENZA GENERALE

Aula Paolo VI

Mercoledì, 17 agosto 2016

[Multimedia ]

26. La Misericordia strumento di Comunione (cfr Mt 14,13-21)

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Oggi vogliamo riflettere sul miracolo della moltiplicazione dei pani. All’inizio del racconto che ne fa Matteo (cfr 14,13-21), Gesù ha

appena ricevuto la notizia della morte di Giovanni Battista, e con una barca attraversa il lago alla ricerca di «un luogo deserto, in disparte»

(v. 13). La gente però capisce e lo precede a piedi così che «sceso dalla barca, egli vide una grande folla, e sentì compassione per loro e

guarì i loro malati» (v. 14). Così era Gesù: sempre con la compassione, sempre pensando agli altri. Impressiona la determinazione della

gente, che teme di essere lasciata sola, come abbandonata. Morto Giovanni Battista, profeta carismatico, si affida a Gesù, del quale lo

stesso Giovanni aveva detto: «Colui che viene dopo di me è più forte di me» (Mt 3,11). Così la folla lo segue dappertutto, per ascoltarlo e

per portargli i malati. E vedendo questo Gesù si commuove. Gesù non è freddo, non ha un cuore freddo. Gesù è capace di commuoversi.

Da una parte, Egli si sente legato a questa folla e non vuole che vada via; dall’altra, ha bisogno di momenti di solitudine, di preghiera, con

il Padre. Tante volte trascorre la notte pregando con suo Padre.

Anche quel giorno, dunque, il Maestro si dedicò alla gente. La sua compassione non è un vago sentimento; mostra invece tutta la forza

della sua volontà di stare vicino a noi e di salvarci. Ci ama tanto Gesù, e vuole essere vicino a noi.

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Sul far della sera, Gesù si preoccupa di dar da mangiare a tutte quelle persone, stanche e affamate e si prende cura di quanti lo seguono. E

vuole coinvolgere in questo i suoi discepoli. Infatti dice loro: «Voi stessi date loro da mangiare» (v. 16). E dimostrò ad essi che i pochi

pani e pesci che avevano, con la forza della fede e della preghiera, potevano essere condivisi per tutta quella gente. Gesù fa un miracolo,

ma è il miracolo della fede, della preghiera, suscitato dalla compassione e dall’amore. Così Gesù «spezzò i pani e li diede ai discepoli e i

discepoli alla folla» (v. 19). Il Signore va incontro alle necessità degli uomini, ma vuole rendere ognuno di noi concretamente partecipe

della sua compassione.

Ora soffermiamoci sul gesto di benedizione di Gesù: Egli «prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione,

spezzò i pani e li diede» (v. 19). Come si vede, sono gli stessi segni che Gesù ha compiuto nell’Ultima Cena; e sono anche gli stessi che

ogni sacerdote compie quando celebra la Santa Eucaristia. La comunità cristiana nasce e rinasce continuamente da questa comunione

eucaristica. Vivere la comunione con Cristo è perciò tutt’altro che rimanere passivi ed estraniarsi dalla vita quotidiana, al contrario, sempre

più ci inserisce nella relazione con gli uomini e le donne del nostro tempo, per offrire loro il segno concreto della misericordia e

dell’attenzione di Cristo. Mentre ci nutre di Cristo, l’Eucaristia che celebriamo trasforma poco a poco anche noi in corpo di Cristo e cibo

spirituale per i fratelli. Gesù vuole raggiungere tutti, per portare a tutti l’amore di Dio. Per questo rende ogni credente servitore della

misericordia. Gesù ha visto la folla, ha sentito compassione per essa ed ha moltiplica i pani; così fa lo stesso con l’Eucaristia. E noi

credenti che riceviamo questo pane eucaristico siamo spinti da Gesù a portare questo servizio agli altri, con la stessa sua compassione.

Questo è il percorso.

Il racconto della moltiplicazione dei pani e dei pesci si conclude con la constatazione che tutti si sono saziati e con la raccolta dei pezzi

avanzati (cfr v. 20). Quando Gesù con la sua compassione e il suo amore ci dà una grazia, ci perdona i peccati, ci abbraccia, ci ama, non fa

le cose a metà, ma completamente. Come è accaduto qui: tutti si sono saziati. Gesù riempie il nostro cuore e la nostra vita del suo amore,

del suo perdono, della sua compassione. Gesù dunque ha permesso ai suoi discepoli di eseguire il suo ordine. In questo modo essi

conoscono la strada da percorrere: sfamare il popolo e tenerlo unito; essere cioè al servizio della vita e della comunione. Invochiamo

dunque il Signore, perché renda sempre la sua Chiesa capace di questo santo servizio, e perché ognuno di noi possa essere strumento di

comunione nella propria famiglia, nel lavoro, nella parrocchia e nei gruppi di appartenenza, un segno visibile della misericordia di Dio che

non vuole lasciare nessuno nella solitudine e nel bisogno, affinché discendano la comunione e la pace tra gli uomini e la comunione degli

uomini con Dio, perché questa comunione è vita per tutti.

Saluti:

Je salue cordialement les pèlerins de langue française, en particulier le pèlerinage du diocèse de Guadeloupe, accompagné de Monseigneur

Jean-Yves Riocreux, et les groupes venus du Burkina-Faso et de la République Démocratique du Congo. Que Notre-Dame de

l’Assomption intercède pour nous, et qu’elle nous aide à être des instruments de communion et des signes de la miséricorde de Dieu

partout où nous vivons. Que Dieu vous bénisse !

[Saluto cordialmente i fedeli di lingua francese, in particolare il pellegrinaggio della Diocesi di Gadeloupe, accompagnato da Mons.

Jean-Yves Riocreux, e i gruppi venuti dal Burkina-Faso e dalla Repubblica Democratica del Congo. Che Nostra Signora dell’Assunzione

interceda per noi, e ci aiuti ad essere strumenti di comunione e dei segni di misericordia di Dio dovunque viviamo. Che Dio vi benedica !]

I greet the English-speaking pilgrims and visitors taking part in today’s Audience, particularly those from Ireland, Sweden, Ghana,

Nigeria, China and the United States of America. With prayerful good wishes that the present Jubilee of Mercy will be a moment of grace

and spiritual renewal for you and your families, I invoke upon all of you joy and peace in our Lord Jesus Christ.

[Saluto i pellegrini di lingua inglese presenti all’odierna Udienza, specialmente quelli provenienti da Irlanda, Svezia, Ghana, Nigeria,

Cina e Stati Uniti d’America. Con fervidi auguri che il presente Giubileo della Misericordia sia per voi e per le vostre famiglie un tempo

di grazia e di rinnovamento spirituale, invoco su voi tutti la gioia e la pace del Signore Gesù!]

Mit Freude heiße ich die Pilger und Besucher deutscher Sprache willkommen. Bitten wir den Heiligen Geist, auf dass er jeden von uns zu

einem Werkzeug der Gemeinschaft in unserer Familie, bei der Arbeit und in allen Bereichen unseres Lebens mache. Allen wünsche ich

einen guten Aufenthalt in Rom.

[Con affetto do il benvenuto ai pellegrini e visitatori di lingua tedesca. Preghiamo lo Spirito Santo affinché faccia di ognuno di noi uno

strumento di comunione nella propria famiglia, nel lavoro e in tutti gli ambiti della nostra vita. A tutti auguro un buon soggiorno a Roma.]

Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española, en particular a los venidos de España y Latinoamérica. Los invito a alimentarse

constantemente de la Eucaristía para ser a su vez alimento para los demás e instrumento de comunión en la familia, en el trabajo, en el

ámbito donde viven, siendo testigos de la misericordia y de la ternura de Dios. Muchas gracias.

[Saluto cordialmente i pellegrini di lingua spagnola, in particolare quelli venuti da Spagna e America latina. Li invito ad alimentarsi

costantemente dell’Eucaristia per essere a loro volta alimento per gli ultimi e strumento di comunione nella famiglia, nel lavoro,

nell’ambiente in cui vivono, essendo testimoni della misericordia e della tenerezza di Dio. Molte grazie.]

Dirijo uma saudação cordial aos peregrinos de língua portuguesa, em particular aos fiéis de Portugal e do Brasil. Queridos amigos, Jesus

se faz próximo das multidões e vem ao encontro das necessidades dos homens com a Eucaristia, tornando-nos assim partícipes da sua

compaixão. Que fortalecidos pelo pão eucarístico, nos tornemos um sinal visível da misericórdia de Deus. Que Ele vos abençoe.

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[Rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini di lingua portoghese, in particolare ai fedeli del Portogallo e del Brasile. Cari amici, Gesù si fa

vicino alle folle e viene incontro alle necessità degli uomini con l’Eucaristia, rendendoci così partecipi della sua compassione. Rinvigoriti

dal pane eucaristico diventiamo segno visibile della misericordia di Dio. Iddio vi benedica.]

[Con affetto do il benvenuto ai pellegrini e visitatori di lingua tedesca. Preghiamo lo Spirito Santo affinché faccia di ognuno di noi uno

strumento di comunione nella propria famiglia, nel lavoro e in tutti gli ambiti della nostra vita. A tutti auguro un buon soggiorno a

Roma.]

أرحب بالحجاج الناطقين باللغة العربية، وخاصة بالقادمين منالشرق األوسط. أيها اإلخوة واألخوات األعزاء، كتالميذ للمسيح نحن مدعوون لنكون في خدمة الحياة والشركة، لنطلب

!من الرب إذا أن يحولنا إلى أدوات شركة وعالمات لرحمته! ليبارككم الرب

[Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua araba, in particolare a quelli provenienti dal Medio Oriente! Cari fratelli e sorelle,

come discepoli di Cristo siamo chiamati ad essere al servizio della vita e della comunione, chiediamo al Signore dunque di trasformarci

in strumenti di comunione e segni della sua misericordia! Il Signore vi benedica!]

Pozdrawiam polskich pielgrzymów. Bracia i siostry, czynić miłosierdzie, to znaczy służyć życiu i komunii. Każdy z nas może być

zaczynem życia i narzędziem komunii w swojej rodzinie, w pracy, w parafii i w grupach, do których należymy. Zachęcam was, abyście na

co dzień byli czytelnym znakiem miłosierdzia Boga, który nie chce pozostawić nikogo w samotności i potrzebie. Niech Jego

błogosławieństwo stale wam towarzyszy!

[Saluto i pellegrini polacchi. Fratelli e sorelle, operare la misericordia vuol dire servire la vita e la comunione. Ognuno di noi può essere

lievito di vita e strumento di comunione nella propria famiglia, nel lavoro, nella parrocchia e nei gruppi di appartenenza. Vi invito ad

essere nel quotidiano un segno visibile della misericordia di Dio che non vuole lasciare nessuno nella solitudine e nel bisogno. La Sua

benedizione vi accompagni sempre!]

* * *

Saluto con affetto i pellegrini di lingua italiana, in particolare le Suore di Sant’Anna, i fedeli della Parrocchia Santa Maria del Carmine in

Manfredonia, il gruppo degli Oratori di Borgomanero e Rivolta d’Adda.

Mi rivolgo, infine, ai giovani, ai malati ed agli sposi novelli. La solennità dell’Assunzione, che abbiamo celebrato da pochi giorni, ci ha

invitato a vivere con impegno il cammino di questo mondo costantemente rivolti ai beni eterni.

Cari giovani, nel costruire il vostro futuro mettete sempre al primo posto la chiamata di Cristo. Voi, cari malati, abbiate nella sofferenza il

conforto della presenza materna di Maria, segno di speranza. A voi, cari sposi novelli, auguro che il vostro amore sia specchio di quello

infinito ed eterno di Dio.

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Udienza Generale: il terremoto in Italia centrale2016-08-24 Vatican.va

PAPA FRANCESCO

UDIENZA GENERALE

Piazza San Pietro

Mercoledì, 24 agosto 2016

[Multimedia ]

Avevo preparato la catechesi di oggi, come per tutti i mercoledì di questo Anno della Misericordia, sull’argomento della vicinanza di

Gesù, ma dinanzi alla notizia del terremoto che ha colpito l’Italia centrale, devastando intere zone e lasciando morti e feriti, non posso non

esprimere il mio grande dolore e la mia vicinanza a tutte le persone presenti nei luoghi colpiti dalle scosse, a tutte le persone che hanno

perso i loro cari e a quelle che ancora si sentono scosse dalla paura e dal terrore. Sentire il Sindaco di Amatrice dire: “Il paese non c’è

più”, e sapere che tra i morti ci sono anche bambini, mi commuove davvero tanto.

E per questo voglio assicurare a tutte queste persone - nei pressi di Accumoli, Amatrice e altrove, nella Diocesi di Rieti e di Ascoli Piceno

e in tutto il Lazio, nell’Umbria, nelle Marche - la preghiera e dire loro di essere sicure della carezza e dell’abbraccio di tutta la Chiesa che

in questo momento desidera stringervi con il suo amore materno, anche del nostro abbraccio, qui, in piazza.

Nel ringraziare tutti i volontari e gli operatori della protezione civile che stanno soccorrendo queste popolazioni, vi chiedo di unirvi a me

nella preghiera affinché il Signore Gesù, che si è sempre commosso dinanzi al dolore umano, consoli questi cuori addolorati e doni loro la

pace per l’intercessione della Beata Vergine Maria.

Lasciamoci commuovere con Gesù.

Dunque rimandiamo alla prossima settimana la catechesi di questo mercoledì. E vi invito a recitare con me una parte del Santo Rosario:

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“Misteri dolorosi”.

Saluti:

Je salue cordialement les pèlerins de langue française. A la veille de la fête de Saint Louis, je prie particulièrement pour le peuple de

France, et pour ses dirigeants. Avec confiance osons nous approcher de Jésus, malgré nos hontes et nos faiblesses : il nous invite à

l’espérance et il nous accueille avec miséricorde. Que Dieu vous bénisse et vous garde !

[Saluto cordialmente i pellegrini di lingua francese. Alla vigilia della festa di San Luigi, prego particolarmente per il popolo di Francia e

per i suoi governanti. Con fede osiamo avvicinarci a Gesù, malgrado i nostri timori e le nostre debolezze: Egli ci invita alla speranza e ci

accoglie con misericordia. Dio vi benedica e vi custodisca!]

I greet the English-speaking pilgrims and visitors taking part in today’s Audience, particularly those from Ireland, Iraq, Indonesia,

Malaysia, Taiwan, Vietnam and the United States of America. My special greeting goes to the members of the International Paralympic

Committee and the athletes preparing for the forthcoming Paralympic Games in Rio de Janeiro. I also greet the participants in the General

Assembly promoted by the World Conference of Secular Institutes. With prayerful good wishes that the present Jubilee of Mercy will be a

moment of grace and spiritual renewal for you and your families, I invoke upon all of you joy and peace in our Lord Jesus Christ.

[Saluto i pellegrini di lingua inglese presenti all’odierna Udienza, specialmente quelli provenienti da Irlanda, Iraq, Indonesia, Malaysia,

Taiwan, Vietnam e Stati Uniti d’America. Rivolgo un saluto particolare ai membri del Comitato Internazionale Paralimpico e gli atleti che

si accingono a celebrare i prossimi Giochi Paralimpici in Rio de Janeiro. Saluto inoltre i partecipanti all’Assemblea Generale promossa

dalla Conferenza Mondiale degli Istituti Secolari. Con fervidi auguri che il presente Giubileo della Misericordia sia per voi e per le vostre

famiglie un tempo di grazia e di rinnovamento spirituale, invoco su voi tutti la gioia e la pace del Signore Gesù!]

Einen herzlichen Gruß richte ich an alle Pilger deutscher Sprache. Wir berühren Jesus, wenn wir hinausgehen, um den Brüdern und

Schwestern in Not zu helfen. So wird in der Berührung mit Christus, dem Heiland, unser Leben erneuert. Gott segne euch alle.

[Rivolgo un cordiale saluto a tutti i pellegrini di lingua tedesca. Noi tocchiamo Gesù quando usciamo ad aiutare i fratelli e le sorelle nel

bisogno. E toccando Cristo, nostro Salvatore, rinnoviamo la nostra vita. Dio vi benedica tutti.]

Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española, en particular a los venidos de España y Latinoamérica. Los invito a salir al

encuentro de las necesidades del prójimo, para que cada uno de nosotros pueda experimentar en su vida la mirada misericordiosa de Dios,

y ser curado en el cuerpo y en el espíritu, recuperando la dignidad de ser hijos de un mismo Padre. Muchas gracias.

[Saluto cordialmente i pellegrini di lingua spagnola, in particolare quelli venuti dalla Spagna e dall’America latina. Li invito a venire

incontro alle necessità del prossimo, perché ciascuno di noi possa sperimentare nella sua vita lo sguardo misericordioso di Dio ed essere

curato nel corpo e nello spirito, ritrovando la dignità di essere figli di uno stesso Padre. Molte grazie. ]

Saúdo os peregrinos de língua portuguesa, do Brasil e de Portugal. Queridos amigos, Jesus vos chama a levar aos outros a alegria do

Evangelho, que nos ensina que homens e mulheres participam da mesma dignidade, porque somos todos uma só coisa em Cristo Jesus!

Que Deus vos abençoe a todos!

[Saluto tutti i pellegrini di lingua portoghese, del Brasile e del Portogallo. Cari amici, Gesù vi chiama a portare agli altri la gioia del

Vangelo, che ci insegna che uomo e donna condividono la stessa dignità, perché siamo tutti una sola cosa in Cristo Gesù! Dio vi benedica

a tutti!]

أتوجه بتحية حارة للحجاج الناطقين باللغة العربية، وخاصة القادمين من مصر والعراق والشرق األوسط. ليبارككم الرب جميعا ويحرسكم من الشرير!

[Rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini di lingua araba, in particolare a quelli provenienti dall’Egitto, dall’Iraq e dal Medio Oriente. Il

Signore vi benedica tutti e vi protegga dal maligno!]

Serdecznie pozdrawiam polskich pielgrzymów. Drodzy bracia i siostry, przechodząc przez Świętą Bramę miłosierdzia pamiętajcie, że

Chrystus jest jedynym źródłem błogosławieństwa, z którego wypływa zbawienie dla wszystkich ludzi, a wiara, nadzieja i miłość

uzdalniają nas do przyjęcia tej łaski. Z serca wam błogosławię.

[Saluto cordialmente i pellegrini polacchi. Cari fratelli e sorelle, attraversando la Porta Santa della misericordia ricordatevi che Cristo è

unica fonte di benedizione, dalla quale scaturisce la salvezza di tutti gli uomini; e la fede, la speranza e l’amore ci rendono disponibili ad

accogliere questa grazia. Vi benedico di cuore.]

APPELLO PER L’UCRAINA

In queste ultime settimane, gli Osservatori internazionali hanno espresso preoccupazione per il peggioramento della situazione

nell’Ucraina orientale. Oggi, mentre quella cara Nazione celebra la sua festa nazionale, che coincide quest’anno con il 25° anniversario

dell’indipendenza, assicuro la mia preghiera per la pace e rinnovo il mio appello a tutte le parti coinvolte e alle istanze internazionali

affinché rafforzino le iniziative per risolvere il conflitto, rilasciare gli ostaggi e rispondere all’emergenza umanitaria.

* * *

Dò il benvenuto ai pellegrini di lingua italiana!

Accolgo i partecipanti al Congresso che celebra i 50 anni di attività dell’Associazione Teologica Italiana per lo Studio della Morale e li

esorto a spezzare il pane della misericordia nell’insegnamento di tale importante disciplina.

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Saluto i gruppi parrocchiali; i seminaristi di Verona; i partecipanti al congresso di esperanto e l’Associazione Amici dei bambini di

Mezzano di San Giuliano Milanese.

Rivolgo infine un pensiero ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli. Oggi è la festa dell’Apostolo San Bartolomeo. Cari giovani,

imparate da lui che la vera forza è l’umiltà; cari ammalati, non stancatevi di chiedere nella preghiera l’aiuto del Signore; e voi, cari sposi

novelli, gareggiate nello stimarvi e aiutarvi a vicenda.

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Udienza Generale: La misericordia offre dignità2016-08-31 Vatican.va

PAPA FRANCESCO

UDIENZA GENERALE

Piazza San Pietro

Mercoledì, 31 agosto 2016

[Multimedia ]

27. La misericordia offre dignità (cfr Mt 9,20-22)

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Il Vangelo che abbiamo ascoltato ci presenta una figura che spicca per la sua fede e il suo coraggio. Si tratta della donna che Gesù ha

guarito dalle sue perdite di sangue (cfr Mt 9,20-22). Passando in mezzo alla folla, si avvicina alle spalle di Gesù per toccare il lembo del

suo mantello. «Diceva infatti tra sé: Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello sarò salvata» (v. 21). Quanta fede! Quanta fede aveva

questa donna! Ragiona così perché è animata da tanta fede e tanta speranza e, con un tocco di furbizia, realizza quanto ha nel cuore. Il

desiderio di essere salvata da Gesù è tale da farla andare oltre le prescrizioni stabilite dalla legge di Mosè. Questa povera donna infatti da

molti anni non è semplicemente malata, ma è ritenuta impura perché affetta da emorragie (cfr Lv 15,19-30). E’ perciò esclusa dalle

liturgie, dalla vita coniugale, dai normali rapporti con il prossimo. L’evangelista Marco aggiunge che aveva consultato molti medici, dando

fondo ai suoi mezzi per pagarli e sopportando cure dolorose, ma era solo peggiorata. Era una donna scartata dalla società. E’ importante

considerare questa condizione – di scartata – per capire il suo stato d’animo: lei sente che Gesù può liberarla dalla malattia e dallo stato di

emarginazione e di indegnità in cui da anni si trova. In una parola: sa, sente che Gesù può salvarla.

Questo caso fa riflettere su come la donna sia spesso percepita e rappresentata. Tutti siamo messi in guardia, anche le comunità cristiane,

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da visioni della femminilità inficiate da pregiudizi e sospetti lesivi della sua intangibile dignità. In tal senso sono proprio i Vangeli a

ripristinare la verità e a ricondurre ad un punto di vista liberatorio. Gesù ha ammirato la fede di questa donna che tutti evitavano e ha

trasformato la sua speranza in salvezza. Non sappiamo il suo nome, ma le poche righe con cui i Vangeli descrivono il suo incontro con

Gesù delineano un itinerario di fede capace di ristabilire la verità e la grandezza della dignità di ogni persona. Nell’incontro con Cristo si

apre per tutti, uomini e donne di ogni luogo e di ogni tempo, la via della liberazione e della salvezza.

Il Vangelo di Matteo dice che quando la donna toccò il mantello di Gesù, Egli «si voltò» e «la vide» (v. 22), e quindi le rivolse la parola.

Come dicevamo, a causa del suo stato di esclusione, la donna ha agito di nascosto, alle spalle di Gesù, era un po’ timorosa, per non essere

vista, perché era una scartata. Gesù invece la vede e il suo sguardo non è di rimprovero, non dice: “Vattene via, tu sei una scartata!”, come

se dicesse: “Tu sei una lebbrosa, vattene via!”. No, non rimprovera, ma lo sguardo di Gesù è di misericordia e tenerezza. Egli sa che cosa

è avvenuto e cerca l’incontro personale con lei, quello che in fondo la donna stessa desiderava. Questo significa che Gesù non solo la

accoglie, ma la ritiene degna di tale incontro al punto di farle dono della sua parola e della sua attenzione.

Nella parte centrale del racconto il termine salvezza è ripetuto tre volte. «Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, saròsalvata.

Gesù si voltò, la vide e disse: “Coraggio, figlia, la tua fede ti ha salvata!”. E da quell’istante la donna fu salvata» (vv. 21-22). Questo

«coraggio, figlia» esprime tutta la misericordia di Dio per quella persona. E per ogni persona scartata. Quante volte ci sentiamo

interiormente scartati per i nostri peccati, ne abbiamo fatte tante, ne abbiamo fatte tante… E il Signore ci dice: “Coraggio! Vieni! Per me

tu non sei uno scartato, una scartata. Coraggio, figlia. Tu sei un figlio, una figlia”. E questo è il momento della grazia, è il momento del

perdono, è il momento dell’inclusione nella vita di Gesù, nella vita della Chiesa. E' il momento della misericordia. Oggi, a tutti noi,

peccatori, che siamo grandi peccatori o piccoli peccatori, ma tutti lo siamo, a tutti noi il Signore dice: “Coraggio, vieni! Noi sei più

scartato, non sei più scartata: io ti perdono, io ti abbraccio”. Così è la misericordia di Dio. Dobbiamo avere coraggio e andare da Lui,

chiedere perdono per i nostri peccati e andare avanti. Con coraggio, come ha fatto questa donna. Poi, la “salvezza” assume molteplici

connotati: anzitutto restituisce alla donna la salute; poi la libera dalle discriminazioni sociali e religiose; inoltre, realizza la speranza che lei

portava nel cuore annullando le sue paure e il suo sconforto; infine, la restituisce alla comunità liberandola dalla necessità di agire di

nascosto. E quest’ultima cosa è importante: una persona scartata agisce sempre di nascosto, qualche volta o tutta la vita: pensiamo ai

lebbrosi di quei tempi, ai senzatetto di oggi…; pensiamo ai peccatori, a noi peccatori: facciamo sempre qualcosa di nascosto, abbiamo la

necessità di fare qualcosa di nascosto, perché ci vergogniamo di quello che siamo... E lui ci libera da questo, Gesù ci libera e ci fa mettere

in piedi: “Alzati, vieni, in piedi!”. Come Dio ci ha creati: Dio ci ha creati in piedi, non umiliati. In piedi. Quella che Gesù dona è una

salvezza totale, che reintegra la vita della donna nella sfera dell’amore di Dio e, al tempo stesso, la ristabilisce nella sua piena dignità.

Insomma, non è il mantello che la donna ha toccato a darle la salvezza, ma la parola di Gesù, accolta nella fede, capace di consolarla,

guarirla e ristabilirla nella relazione con Dio e con il suo popolo. Gesù è l’unica fonte di benedizione da cui scaturisce la salvezza per tutti

gli uomini, e la fede è la disposizione fondamentale per accoglierla. Gesù, ancora una volta, con il suo comportamento pieno di

misericordia, indica alla Chiesa il percorso da compiere per andare incontro ad ogni persona, perché ognuno possa essere guarito nel corpo

e nello spirito e recuperare la dignità di figli di Dio. Grazie.

Saluti:

Je salue cordialement les pèlerins de langue française. Alors que, pour beaucoup d’entre vous, la période de repos estival se termine, je

vous invite à placer votre vie de chaque jour sous le regard miséricordieux du Seigneur, afin qu’il donne à chacun la grâce d’accomplir son

devoir et de porter l’amour du Christ autour de soi. Que Dieu vous bénisse !

[Saluto cordialmente i pellegrini di lingua francese. Al termine del periodo di riposo estivo per molti di voi, vi invito a situare la vostra

vita di ogni giorno sotto lo sguardo misericordioso del Signore, perché Egli doni a ciascuno la grazia di compiere il proprio dovere e di

portare l’amore del Cristo intorno a sé. Dio vi benedica!]

I greet the English-speaking pilgrims and visitors taking part in today’s Audience, particularly those from Ireland, Malta, the Philippines,

Vietnam, the US Virgin Islands and the United States of America. May your stay in the Eternal City confirm you in love for our Lord, and

may he make you his missionaries of mercy, especially for all those who feel distant from God. May God bless you all!

[Saluto i pellegrini di lingua inglese presenti all’odierna Udienza, specialmente quelli provenienti da Irlanda, Malta, Filippine, Vietnam,

Isole Vergini Americane e Stati Uniti d’America. Il vostro soggiorno nella Città eterna vi confermi nell’amore di Cristo; Egli ci faccia

suoi missionari di misericordia, specialmente verso tutti coloro che si sentono lontani da Dio. Dio vi benedica tutti!]

Einen herzlichen Gruß richte ich an alle Pilger deutscher Sprache. Besonders grüße ich die Gruppen aus Höchstadt, Ostfildern und die

Schüler des Kardinal-von-Galen-Gymnasiums aus Münster. Ich wünsche euch einen guten Aufenthalt in Rom. Gott segne euch alle.

[Rivolgo un cordiale saluto a tutti i pellegrini di lingua tedesca. In particolare, saluto i gruppi di Höchstadt, Ostfildern e gli alunni del

Liceo Kardinal-von-Galen di Münster. Vi auguro un buon soggiorno a Roma. Dio vi benedica tutti.]

Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española, en particular a los venidos de España y Latinoamérica. Que el ejemplo de Jesús

nos ayude a salir al encuentro de quien está solo y necesitado, para llevar su misericordia y ternura, que sana las heridas y restablece la

dignidad de hijos de Dios. Muchas gracias.

[Saluto cordialmente i pellegrini di lingua spagnola, in particolare quelli giunti da Spagna e America latina. Che l’esempio di Gesù ci

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aiuti ad andare incontro a chi è solo e bisognoso, per portare la sua misericordia e tenerezza, che sana le ferite e ristabilisce la dignità di

figli di Dio. Molte grazie.]

Saúdo a todos os peregrinos de língua portuguesa, em particular aos sacerdotes do Pontifício Colégio Pio Brasileiro em Roma, aos

tripulantes da Marinha do Brasil e aos fiéis de Vitória. Queridos amigos, Jesus vos chama a levar a alegria e a consolação do Evangelho a

todos os homens e mulheres, como suas autênticas testemunhas! Que Deus vos abençoe a todos!

[Saluto tutti i pellegrini di lingua portoghese, in particolare i sacerdoti del Pontificio Collegio Pio Brasiliano, l’equipaggio della Marina

brasiliana e i fedeli di Vitória. Cari amici, Gesù vi chiama a portare la gioia e la consolazione del Vangelo a tutti gli uomini e donne,

come suoi autentici testimoni! Dio vi benedica tutti!]

أتوجه بتحية حارة للحجاج الناطقين باللغة العربية، وخاصة القادمين من العراق واألردن والشرق األوسط. إن معجزة الشفاء التي قام بها يسوع اليوم تؤكد لنا أنه عندما يبدأ الرجاء

البشري في التبخر ويبدو كل شيء مستحيال، فإن شمس الرجاء اإللهي تشرق للذين، وبرغم من ظالم التجربة، يحافظوا على شعلة إيمانهم مشتعلة. ليبارككم الرب جميعا ويحرسكم

من الشرير!

[Rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini di lingua araba, in particolare a quelli provenienti dall’Iraq, dalla Giordania e dal Medio

Oriente. La guarigione compiuta oggi da Gesù ci assicura che quando la speranza umana svanisce e tutto sembra impossibile, il sole

della speranza divina risorge per coloro che, nonostante il buio della prova, conservano accesa la fiamma della loro fede! Il Signore vi

benedica tutti e vi protegga dal maligno!]

Serdecznie witam polskich pielgrzymów. Drodzy bracia i siostry, w tym jubileuszowym Roku miłosierdzia w szczególny sposób

doświadczamy uzdrawiającej mocy miłości Boga. Nie bójmy się przychodzić do Chrystusa z naszym cierpieniem i naszymi słabościami!

Niech działanie Jego łaski pomaga nam wciąż na nowo odkrywać w sobie i w innych godność dzieci Bożych powołanych do udziału w

Jego świętości. Z serca wam błogosławię. Niech będzie pochwalony Jezus Chrystus!

[Do il cordiale benvenuto ai pellegrini polacchi. Cari fratelli e sorelle, in quest’Anno giubilare della misericordia sperimentiamo in modo

particolare la salutare forza dell’amore di Dio. Non temiamo di venire a Cristo con la nostra sofferenza e le nostre debolezze! L’operato

della sua grazia ci aiuti sempre di nuovo a scoprire in noi e negli altri la dignità di figli di Dio chiamati a partecipare alla sua santità. Vi

benedico di cuore. Sia lodato Gesù Cristo!]

* * *

Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana.

Sono lieto di accogliere i fedeli dell’Arcidiocesi di Genova, accompagnato dal Cardinale Angelo Bagnasco; e della Diocesi di Melfi-

Rapolla-Venosa, con il Vescovo Mons. Gianfranco Todisco. Vi auguro un pellegrinaggio giubilare ricco di frutti spirituali per il vostro

bene e per quello delle vostre comunità ecclesiali.

Saluto i seminaristi di Milano; i gruppi parrocchiali, specialmente i fedeli di Pogliano Milanese, Inveruno, Pieve del Cairo e Polla, come

pure i “ciclisti della misericordia” di Teggiano.

Un particolare saluto rivolgo ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli. L’eroico martirio di San Giovanni Battista, che abbiamo

ricordato lunedì, solleciti voi, cari giovani, a progettare il vostro futuro senza compromessi con il Vangelo; aiuti voi, cari ammalati, ad

essere coraggiosi, trovando in Cristo crocifisso serenità e conforto; conduca voi, cari sposi novelli, a un amore profondo verso Dio e tra di

voi, per sperimentare ogni giorno la consolante gioia che scaturisce dal dono reciproco di sé.

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Udienza Generale: È la misericordia che salva2016-09-07 Vatican.va

PAPA FRANCESCO

UDIENZA GENERALE

Piazza San Pietro

Mercoledì, 7 settembre 2016

[Multimedia ]

28. È la misericordia che salva (cfr Mt 11,2-6)

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Abbiamo ascoltato un brano del Vangelo di Matteo (11,2-6). L’intento dell’evangelista è quello di farci entrare più profondamente nel

mistero di Gesù, per cogliere la sua bontà e la sua misericordia. L’episodio è il seguente: Giovanni Battista manda i suoi discepoli da Gesù

– Giovanni era in carcere - per fargli una domanda molto chiara: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?» (v. 3). Era

proprio nel momento del buio … Il Battista attendeva con ansia il Messia e nella sua predicazione lo aveva descritto a tinte forti, come un

giudice che finalmente avrebbe instaurato il regno di Dio e purificato il suo popolo, premiando i buoni e castigando i cattivi. Egli

predicava così: «Già la scure è posta alla radice degli alberi; perciò ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco»

(Mt 3,10). Ora che Gesù ha iniziato la sua missione pubblica con uno stile diverso; Giovanni soffre perché si trova in un doppio buio: nel

buio del carcere e di una cella, e nel buio del cuore. Non capisce questo stile di Gesù e vuole sapere se è proprio Lui il Messia, oppure se si

deve aspettare un altro.

E la risposta di Gesù sembra a prima vista non corrispondere alla richiesta del Battista. Gesù, infatti, dice: «Andate e riferite a Giovanni

ciò che udite e vedete: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai

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poveri è annunciato il Vangelo. E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!» (vv. 4-6). Qui diventa chiaro l’intento del

Signore Gesù: Egli risponde di essere lo strumento concreto della misericordia del Padre, che a tutti va incontro portando la consolazione e

la salvezza, e in questo modo manifesta il giudizio di Dio. I ciechi, gli zoppi, i lebbrosi, i sordi, recuperano la loro dignità e non sono più

esclusi per la loro malattia, i morti ritornano a vivere, mentre ai poveri è annunciata la Buona Notizia. E questa diventa la sintesi dell’agire

di Gesù, che in questo modo rende visibile e tangibile l’agire stesso di Dio.

Il messaggio che la Chiesa riceve da questo racconto della vita di Cristo è molto chiaro. Dio non ha mandato il suo Figlio nel mondo per

punire i peccatori né per annientare i malvagi. A loro è invece rivolto l’invito alla conversione affinché, vedendo i segni della bontà

divina, possano ritrovare la strada del ritorno. Come dice il Salmo: «Se consideri le colpe, Signore, / Signore, chi ti può resistere? / Ma con

te è il perdono: / così avremo il tuo timore» (130,3-4).

La giustizia che il Battista poneva al centro della sua predicazione, in Gesù si manifesta in primo luogo come misericordia. E i dubbi del

Precursore non fanno che anticipare lo sconcerto che Gesù susciterà in seguito con le sue azioni e con le sue parole. Si comprende, allora,

la conclusione della risposta di Gesù. Dice: «Beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!» (v. 6). Scandalo significa “ostacolo”.

Gesù perciò ammonisce su un particolare pericolo: se l’ostacolo a credere sono soprattutto le sue azioni di misericordia, ciò significa che

si ha una falsa immagine del Messia. Beati invece coloro che, di fronte ai gesti e alle parole di Gesù, rendono gloria al Padre che è nei

cieli.

L’ammonimento di Gesù è sempre attuale: anche oggi l’uomo costruisce immagini di Dio che gli impediscono di gustare la sua reale

presenza. Alcuni si ritagliano una fede “fai di te” che riduce Dio nello spazio limitato dei propri desideri e delle proprie convinzioni. Ma

questa fede non è conversione al Signore che si rivela, anzi, gli impedisce di provocare la nostra vita e la nostra coscienza. Altri riducono

Dio a un falso idolo; usano il suo santo nome per giustificare i propri interessi o addirittura l’odio e la violenza. Per altri ancora Dio è solo

un rifugio psicologico in cui essere rassicurati nei momenti difficili: si tratta di una fede ripiegata su sé stessa, impermeabile alla forza

dell’amore misericordioso di Gesù che spinge verso i fratelli. Altri ancora considerano Cristo solo un buon maestro di insegnamenti etici,

uno fra i tanti della storia. Infine, c’è chi soffoca la fede in un rapporto puramente intimistico con Gesù, annullando la sua spinta

missionaria capace di trasformare il mondo e la storia. Noi cristiani crediamo nel Dio di Gesù Cristo, e il nostro desiderio è quello di

crescere nell’esperienza viva del suo mistero di amore.

Impegniamoci dunque a non frapporre alcun ostacolo all’agire misericordioso del Padre, ma domandiamo il dono di una fede grande per

diventare anche noi segni e strumenti di misericordia.

Saluti:

Je salue cordialement les pèlerins francophones venus de France, de Suisse, de Belgique et du Liban, en particulier les fidèles du Sénégal,

accompagnées de l'évêque Paul Abel Mamba.

Nous fêterons demain la Nativité de la Vierge Marie. Je vous invite, par son intercession, à vous émerveiller des œuvres de miséricorde

que Jésus accomplit dans nos vies afin de nous convertir et devenir nous-mêmes des artisans de miséricorde.

[Saluto cordialmente i pellegrini di lingua francese venuti dalla Francia, dalla Svizzera, dal Belgio e dal Libano, in particolare i fedeli del

Senegal, accompagnati dal Vescovo Paul Abel Mamba.

Domani festeggeremo la Natività della Vergine Maria. Vi invito, per sua intercessione, a meravigliarvi delle opere di misericordia che

Gesù compie nelle nostre vite per convertirci e divenire noi stessi degli artigiani di misericordia.]

I greet the English-speaking pilgrims and visitors taking part in today’s Audience, particularly those from England, Scotland, Malta,

Sweden, Australia, Hong Kong, Indonesia, Japan, the Philippines, Singapore, Sri Lanka, Canada and the United States of America.

Entrusting you to the merciful love of God our Father, I pray that you may be filled with peace and joy, and become missionaries of Jesus’

mercy to all in your homes and in your communities. May God bless you!

[Saluto i pellegrini di lingua inglese presenti all’odierna Udienza, specialmente quelli provenienti da Inghilterra, Scozia, Malta, Svezia,

Australia, Hong Kong, Indonesia, Giappone, Filippine, Singapore, Sri Lanka, Canada e Stati Uniti d’America. Affidandovi all'amore

compassionevole di Dio Padre, prego perché siate colmi di pace e di gioia, e diventiate missionari della misericordia di Gesù verso tutti

coloro che abitano nelle vostre case e comunità. Dio vi benedica!]

Mit Freude heiße ich die Pilger aus den Ländern deutscher Sprache sowie aus den Niederlanden willkommen. Besonders grüße ich die

Gläubigen des Bistums Passau – und nun, mit Ihnen, erinnere ich mich an die Jungfrau von Altötting – mit ihrem Bischof Stefan Oster, die

Mitglieder der Historischen Bürgerwehr Dietenheim und die Gruppe der Kardinal-von-Galen Gesamtschule Nordwalde. Eure

Romwallfahrt stärke euch im Glauben und in der tätigen Nächstenliebe. Von Herzen segne ich euch alle.

[Sono lieto di accogliere i pellegrini provenienti dai paesi di lingua tedesca, nonché dai Paesi Bassi. Saluto in particolare i fedeli della

Diocesi di Passau, accompagnati dal loro Vescovo Mons. Stefan Oster, i membri della Historische Bürgerwehr di Dietenheim e gli alunni

della scuola Kardinal-von-Galen di Nordwalde. Il vostro pellegrinaggio a Roma vi rafforzi nella fede e nella carità operosa. Di cuore vi

benedico tutti.]

Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española, en particular a los provenientes de España y Latinoamérica. Esforcémonos en no

ser obstáculo de la misericordia del Padre, sino al contrario, pidamos al Señor que incremente nuestra fe, para ser signos e instrumentos de

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su misericordia. Que Dios los bendiga.

[Saluto cordialmente i pellegrini di lingua spagnola, in particolare quelli provenienti da Spagna e America latina. Cerchiamo di non

essere un ostacolo alla misericordia del Padre, piuttosto chiediamo al Signore di aumentare la nostra fede, per essere segni e strumenti

della sua misericordia. Dio vi benedica.]

Dirijo uma saudação cordial aos peregrinos vindos de Portugal, de Moçambique e do Brasil, particularmente os grupos de Faro, Funchal,

Maputo e Aparecida, acompanhado pelos seus respectivos Bispos. Queridos amigos, faço votos de que esta romaria possa reavivar em vós

a fé no Deus de Jesus Cristo, que nos ensina que a misericórdia é mais forte que qualquer pecado! Que Deus abençoe a cada um de vós!

[Rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini venuti dal Portogallo, dal Mozambico e dal Brasile, in particolare, i gruppi di Faro, Funchal,

Maputo e Aparecida, accompagnati dai rispettivi Vescovi. Cari amici, vi auguro che questo pellegrinaggio ravvivi in voi la fede nel Dio di

Gesù Cristo che ci insegna che la misericordia è più potente di qualsiasi peccato. Dio benedica ciascuno di voi!]

أتوجه بتحية حارة للحجاج الناطقين باللغة العربية، وخاصة القادمين من سوريا ولبنان والشرق األوسط. إن هللا لم يرسل ابنه ليدين العالم، أو ليسحق األشرار، بل ليدعو الجميع إلى

التوبة والخالص. إن العدالة، والتي كانت محور كرازة يوحنا المعمدان، تتجلى في أعمال يسوع وأقواله أوال كرحمة. لذا، فـ ).7، 5"طوبى للرحماء، ألنهم سيرحمون" (متى

ليبارككم الرب جميعا ويحرسكم من الشرير!

[Rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini di lingua araba, in particolare a quelli provenienti dalla Siria, dal Libano e dal Medio Oriente.

Dio non ha mandato il Suo Figlio per condannare il mondo o per annientare i malvagi, ma per invitare tutti alla conversione e alla

salvezza. La giustizia, che rappresentava il cuore della predicazione di Giovanni Battista, si è rivelata nelle azioni e nelle parole di Gesù

innanzitutto come misericordia. Quindi, «beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia» (Mt 5,7). Il Signore vi benedica tutti e vi

protegga dal maligno!]

Słowo serdecznego pozdrowienia kieruję do pielgrzymów polskich. Bracia i siostry, szczególnie teraz, podczas Roku Nadzwyczajnego

Jubileuszu Miłosierdzia, otwierajmy serca na dary Bożej dobroci, miłości i przebaczenia. Prośmy o umocnienie w wierze, by stawać się

dla innych znakiem i narzędziem miłosierdzia. Z serca wam błogosławię. Niech będzie pochwalony Jezus Chrystus.

[Rivolgo il mio cordiale saluto ai pellegrini polacchi. Fratelli e sorelle, in modo particolare durante quest’Anno del Giubileo

Straordinario della Misericordia, apriamo i nostri cuori ai doni della divina bontà, dell’amore e del perdono. Chiediamo di rafforzare la

nostra fede, per diventare segni e strumenti di misericordia. Vi benedico di cuore. Sia lodato Gesù Cristo.]

* * *

Cari pellegrini di lingua italiana, benvenuti!

Sono lieto di accogliere i pellegrinaggi delle Diocesi di Alife-Caiazzo e Chiavari, con i rispettivi Vescovi Mons. Valentino Di Cerbo e

Mons. Alberto Tanasini, come pure i fedeli della Diocesi di Tricarico; i seminaristi di Verona e i partecipanti al Campus promosso dalla

Conferenza Episcopale Italiana. Auspico che il vostro pellegrinaggio giubilare sia ricco di frutti spirituali affinché, attraversando con fede

la Porta Santa otteniate l’indulgenza per voi stessi, per i vostri cari e per i vostri defunti.

Saluto i cresimandi di Verona; i pellegrini della Via Francigena della Diocesi di Frosinone; i Cavalieri per la carità di Livorno e i ciclisti

dell’Unione Sportiva Legnanese.

Un saluto particolare rivolgo ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli. Domenica scorsa abbiamo celebrato la canonizzazione di

Madre Teresa di Calcutta . Cari giovani, diventate come Lei degli artigiani di misericordia; cari ammalati, sentite la sua vicinanza

compassionevole specialmente nell’ora della croce; e voi, cari sposi novelli, siate generosi: invocatela perché non manchi mai nelle

famiglie la cura e l’attenzione per i più deboli.

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Udienza Giubilare: Misericordia e Redenzione2016-09-10 Vatican.va

GIUBILEO STRAORDINARIO DELLA MISERICORDIA

PAPA FRANCESCO

UDIENZA GIUBILARE

Sabato, 10 settembre 2016

[Multimedia ]

Misericordia e Redenzione

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Il brano che abbiamo ascoltato ci parla della misericordia di Dio che si attua nella Redenzione, cioè nella salvezza che ci è stata donata

con il sangue del suo Figlio Gesù (cfr 1 Pt 1,18-21). La parola “redenzione” è poco usata, eppure è fondamentale perché indica la più

radicale liberazione che Dio poteva compiere per noi, per tutta l’umanità e per l’intera creazione. Sembra che l’uomo di oggi non ami più

pensare di essere liberato e salvato da un intervento di Dio; l’uomo di oggi si illude infatti della propria libertà come forza per ottenere

tutto. Si vanta anche di questo. Ma in realtà non è così. Quante illusioni vengono vendute sotto il pretesto della libertà e quante nuove

schiavitù si creano ai nostri giorni in nome di una falsa libertà! Tanti, tanti schiavi: “Io faccio questo perché voglio farlo, io prendo la

droga perché mi piace, sono libero, io faccio quell’altro”. Sono schiavi! Diventano schiavi in nome della libertà. Tutti noi abbiamo visto

persone del genere che alla fine finiscono per terra. Abbiamo bisogno che Dio ci liberi da ogni forma di indifferenza, di egoismo e di

autosufficienza.

Le parole dell’apostolo Pietro esprimono molto bene il senso del nuovo stato di vita a cui siamo chiamati. Facendosi uno di noi, il Signore

Gesù non solo assume la nostra condizione umana, ma ci innalza alla possibilità di essere figli di Dio. Con la sua morte e risurrezione

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Gesù Cristo, Agnello senza macchia, ha vinto la morte e il peccato per liberarci dal loro dominio. Lui è l’Agnello che è stato sacrificato

per noi, perché noi potessimo ricevere una nuova vita fatta di perdono, di amore e di gioia. Belle queste tre parole: perdono, amore e gioia.

Tutto ciò che Lui ha assunto è stato anche redento, liberato e salvato. Certo, è vero che la vita ci mette alla prova e a volte soffriamo per

questo. Tuttavia, in questi momenti siamo invitati a puntare lo sguardo su Gesù crocifisso che soffre per noi e con noi, come prova certa

che Dio non ci abbandona. Non dimentichiamo mai, comunque, che nelle angustie e nelle persecuzioni, come nei dolori quotidiani siamo

sempre liberati dalla mano misericordiosa di Dio che ci solleva a sé e ci conduce a una vita nuova.

L’amore di Dio è sconfinato: possiamo scoprire segni sempre nuovi che indicano la sua attenzione nei nostri confronti e soprattutto la sua

volontà di raggiungerci e di precederci. Tutta la nostra vita, pur segnata dalla fragilità del peccato, è posta sotto lo sguardo di Dio che ci

ama. Quante pagine della Sacra Scrittura ci parlano della presenza, della vicinanza e della tenerezza di Dio per ogni uomo, specialmente

per i piccoli, i poveri e i tribolati! Dio ha una grande tenerezza, un grande amore per i piccoli, per i più deboli, per gli scartati della società.

Più noi siamo nel bisogno, più il suo sguardo su di noi si riempie di misericordia. Egli prova una compassione pietosa nei nostri riguardi

perché conosce le nostre debolezze. Conosce i nostri peccati e ci perdona; perdona sempre! È tanto buono, è tanto buono il nostro Padre.

Perciò, cari fratelli e sorelle, apriamoci a Lui, accogliamo la sua grazia! Perché, come dice il Salmo, «con il Signore è la misericordia / e

grande è con lui la redenzione» (130,7).

Saluti:

Je salue cordialement les pèlerins de langue française venus, en particulier, de la République Démocratique du Congo et de France.

En cette Année jubilaire de la Miséricorde, je vous invite à vous approcher sans crainte de Jésus. Accueillons sa grâce pour qu’il guérisse

nos blessures, nous réconcilie avec nos frères et renouvelle nos vies dans la paix et dans la joie des enfants de Dieu.

[Saluto cordialmente i pellegrini di lingua francese, in particolare quelli venuti dalla Repubblica Democratica del Congo e dalla

Francia.

In questo Anno giubilare della Misericordia, vi invito ad avvicinarvi senza paura a Gesù. Accogliamo la sua grazia perché guarisca le

nostre ferite, ci riconcili con i nostri fratelli e rinnovi le nostre vite nella pace e nella gioia dei figli di Dio.]

I greet the English-speaking pilgrims and visitors taking part in today’s Audience, particularly those from Botswana, South Africa, the

Philippines and the United States of America. During your visit to the Eternal City, may your faith in the crucified and risen Christ be

renewed and strengthened. May God fill you with his reconciling and tender mercy. God bless you all!

[Saluto i pellegrini di lingua inglese presenti all’odierna Udienza, specialmente quelli provenienti da Botswana, Sud Africa, Filippine e

Stati Uniti d’America. Durante la vostra visita alla Città eterna, si rinnovi e rinforzi la vostra fede in Cristo crocifisso e risorto. Dio vi

riempia della sua misericordia riconciliante e tenera. Dio vi benedica tutti!]

Einen herzlichen Gruß richte ich an alle Pilger deutscher Sprache. Christus schenkt euch die wahre Freiheit und macht euch zu Kindern

Gottes. Seid Zeugen dieser Gabe der Erlösung und des neuen Lebens im Herrn. Ich wünsche euch einen guten Aufenthalt in Rom. Gott

segne euch.

[Rivolgo un cordiale saluto a tutti i pellegrini di lingua tedesca. Cristo vi dona la vera libertà e vi rende figli di Dio. Siate testimoni di

questo dono della redenzione e della nuova vita nel Signore. Vi auguro un buon soggiorno a Roma. Dio vi benedica.]

Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española. Jesús viene a nuestro encuentro en cada uno de nuestros hermanos necesitados,

abrámosle nuestro corazón y acojamos su gracia, para que llevemos una vida hecha de amor, de perdón y de alegría. Muchas gracias.

[Saluto cordialmente i pellegrini di lingua spagnola. Gesù viene incontro a noi in ciascuno dei nostri fratelli e sorelle bisognosi,

apriamogli i nostri cuori e accogliamo la sua grazia, per vivere una vita di amore, di perdono e di gioia. Grazie mille.]

Queridos peregrinos de língua portuguesa, sede bem-vindos! A todos vos saúdo, especialmente aos fiéis de Uberaba, desejando-vos que

nada e ninguém possa impedir-vos de viver e crescer na amizade de Deus; mas deixai que o seu amor sempre vos regenere como filhos e

vos reconcilie com Ele e com os irmãos. Desça, sobre vós e vossas famílias, a abundância das suas bênçãos.

[Carissimi pellegrini di lingua portoghese, benvenuti! Nel salutarvi tutti, specialmente i fedeli di Uberaba, vi auguro che niente e nessuno

possa impedirvi di vivere e crescere nell’amicizia di Dio; lasciate invece che il suo amore sempre vi rigeneri come figli e vi riconcili con

Lui e con i fratelli. Scenda su di voi e sulle vostre famiglie l’abbondanza delle sue benedizioni.]

لننفتحأرحب بالحجاج الناطقين باللغة العربية، وخاصة بالقادمين منالشرق األوسط. أيها اإلخوة واألخوات األعزاء، ال ننسين أبدا أن هللا يشعر بشفقة كبيرة تجاهنا ألنه يعرف ضعفنا،

!عليه إذا ولنقبل نعمته! ليبارككم الرب

[Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua araba, in particolare a quelli provenienti dal Medio Oriente! Cari fratelli e sorelle,

non dimentichiamo mai che Dio prova una compassione pietosa nei nostri riguardi perché conosce le nostre debolezze, perciò, apriamoci

a Lui e accogliamo la sua grazia! Il Signore vi benedica!]

Pozdrawiam serdecznie obecnych tu Polaków. Bracia i siostry, dzisiejsza audiencja jubileuszowa przypomina nam, że w naszych

trudnościach, zmartwieniach i bólach nie jesteśmy sami. Blisko nas jest zawsze Bóg Odkupiciel. Swoim Słowem umacnia nas i wspiera.

Wyzwala z grzechu, podnosi ku sobie i prowadzi nas do nowego życia. Zawsze ufajmy Jego miłosierdziu. Wam wszystkim z serca

błogosławię.

[Saluto cordialmente tutti i polacchi qui presenti. Fratelli e sorelle, l’odierna udienza giubilare ci fa presente che nelle nostre difficolta,

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nelle nostre angustie e nei dolori, non siamo soli. Vicino a noi c’è sempre Dio Redentore, che ci rafforza e ci sostiene con la sua Parola; ci

libera dal peccato, ci solleva verso di Lui e ci conduce a una vita nuova. Abbiamo sempre fiducia nella Sua misericordia. Benedico di

cuore voi tutti.]

Vítám věřící z České republiky, kteří se účastní národní pouti ve Svatém roce milosrdenství. Jsem rád, že mohu přivítat kardinála

Miloslava Vlka, biskupy a státní představitele a děkuji vám za dar sochy svaté Anežky České. Drazí bratři a sestry, přeji vám, abyste tento

Svatý rok prožili s vírou a znovu objevili krásu v prokazování skutků milosrdenství, které je konkrétním projevem Boží lásky ke každému

z Jeho dětí. Vyřiďte můj pozdrav svým krajanům, nadále se prosím za mne modlete a přijměte apoštolské požehnání, které ze srdce uděluji

vám a vašim rodinám. Chvála Kristu!

[Do il benvenuto ai fedeli della Repubblica Ceca qui convenuti per il pellegrinaggio nazionale in occasione del Giubileo della

misericordia. Sono lieto di accogliere il Cardinal Miloslav VLK, i Vescovi e le Autorità della nazione e vi ringrazio per il dono della

statua in pietra di Sant’Agnese di Boemia. Cari fratelli e sorelle, vi auguro di vivere con fede questo Giubileo riscoprendo la bellezza

della pratica delle opere di misericordia, manifestazione concreta dell’amore di Dio per ciascuno dei suoi figli. Portate il mio saluto ai

vostri connazionali e, mentre vi chiedo di continuare a pregare per me, di cuore imparto a voi e alle vostre famiglie la Benedizione

Apostolica. Sia lodato Gesù Cristo!]

Adresez un cordial salut pelerinilor din România însoţiţi de câţiva Episcopi în Pelerinaj la Roma cu ocazia Anului Sfant al Milostivirii.

Iubiţi fraţi şi surori, a înfăptui milostivirea înseamnă a sluji viaţa şi comuniunea. Fiecare dintre noi poate fi ferment de viaţă şi mijloc de

comuniune în familia sa, la locul de muncă, în parohie şi în grupul de apartenenţă. Vă invit să fiţi în viaţa zilnică un semn vizibil al

milostivirii lui Dumnezeu care nu lasă pe nimeni în singurătate şi în nevoie. Întăriţi prin rugăciune şi prin fapte de caritate, să mergem

înainte împreună cu toţi creştinii pe drumul spre unitate. Vă binecuvântez din inimă pe voi şi familiile voastre. Contez pe rugăciunile

voastre pentru mine. Lăudat să fie Isus Cristos!

[Rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini della Romania accompagnati da alcuni Vescovi in Pellegrinaggio a Roma per l’Anno Santo della

Misericordia. Cari fratelli e sorelle, operare la misericordia vuol dire servire la vita e la comunione. Ognuno di noi può essere lievito di

vita e strumento di comunione nella propria famiglia, nel lavoro, nella parrocchia e nei gruppi di appartenenza. Vi invito ad essere nel

quotidiano un segno visibile della misericordia di Dio che non vuole lasciare nessuno nella solitudine e nel bisogno. Rafforzati dalla

preghiera e dalle opere di carità, andiamo avanti insieme con tutti i cristiani sul cammino verso l’unità. Benedico di cuore voi e le vostre

famiglie. Conto sulle vostre preghiere per me. Sia lodato Gesù Cristo!]

* * *

Un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana!

Il mio pensiero va anzitutto al Servizio Nazionale della Protezione Civile che oggi doveva essere presente, e che ha annullato la

partecipazione per continuare la preziosa opera di soccorso e assistenza alle popolazioni colpite dal terremoto il 24 agosto scorso. Li

ringrazio per la dedizione e il generoso aiuto offerto in questi giorni! Grazie fratelli e sorelle!

Sono lieto di accogliere i fedeli di diverse Diocesi italiane: Crema, Lodi, Parma, Montepulciano-Chiusi-Pienza e Trapani, accompagnati

dai rispettivi Pastori, come pure il pellegrinaggio promosso dai Padri Stimmatini e dalle Sorelle della Sacra Famiglia. Cari fratelli e

sorelle, auspico che il passaggio della Porta Santa susciti in ciascuno il desiderio di diventare sempre più testimoni di misericordia per

rendere le vostre comunità più ricche di fede e di spirito missionario.

Un saluto speciale rivolgo ai ragazzi dell’Azione Cattolica riuniti per il Festival dei ragazzi. Vi incoraggio a proseguire nel cammino

intrapreso coltivando sempre i valori dell’amore alla famiglia e del rispetto per il creato, la nostra casa comune. Saluto i partecipanti al

Giubileo delle Università e dei Centri di ricerca, auspicando che l’insegnamento sia ricco di valori, per formare persone che sappiano far

fruttificare i talenti che Dio ha loro affidato.

Saluto le Missionarie Catechiste di Gesù Redentore, l’Associazione Incontro Matrimoniale e vi ringrazio per tutto il bene che voi fate per

aiutare le famiglie! Avanti! Saluto anche i membri di Federpesca. Esorto infine i giovani, gli ammalati e gli sposi novelli ad invocare con

particolare intensità i Nomi di Gesù e di Maria affinché ci insegnino ad amare con piena dedizione Dio e il prossimo.

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Udienza Generale: Imparate da me2016-09-14 Vatican.va

PAPA FRANCESCO

UDIENZA GENERALE

Piazza San Pietro

Mercoledì, 14 settembre 2016

[Multimedia ]

29. Imparate da me (cfr Mt 11,28-30)

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Durante questo Giubileo abbiamo riflettuto più volte sul fatto che Gesù si esprime con una tenerezza unica, segno della presenza e della

bontà di Dio. Oggi ci soffermiamo su un passo commovente del Vangelo (cfr Mt 11,28-30), nel quale Gesù dice: «Venite a me, voi tutti

che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. […] Imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita»

(vv. 28-29). L’invito del Signore è sorprendente: chiama a seguirlo persone semplici e gravate da una vita difficile, chiama a seguirlo

persone che hanno tanti bisogni e promette loro che in Lui troveranno riposo e sollievo. L’invito è rivolto in forma imperativa: «venite a

me», «prendete il mio giogo», «imparate da me». Magari tutti i leaders del mondo potessero dire questo! Cerchiamo di cogliere il

significato di queste espressioni.

Il primo imperativo è «Venite a me». Rivolgendosi a coloro che sono stanchi e oppressi, Gesù si presenta come il Servo del Signore

descritto nel libro del profeta Isaia. Così dice il passo di Isaia: «Il Signore mi ha dato una lingua da discepolo, perché io sappia indirizzare

una parola allo sfiduciato» (50,4). A questi sfiduciati della vita, il Vangelo affianca spesso anche i poveri (cfr Mt 11,5) e i piccoli

(cfr Mt 18,6). Si tratta di quanti non possono contare su mezzi propri, né su amicizie importanti. Essi possono solo confidare in Dio.

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Consapevoli della propria umile e misera condizione, sanno di dipendere dalla misericordia del Signore, attendendo da Lui l’unico aiuto

possibile. Nell’invito di Gesù trovano finalmente risposta alla loro attesa: diventando suoi discepoli ricevono la promessa di trovare ristoro

per tutta la vita. Una promessa che al termine del Vangelo viene estesa a tutte le genti: «Andate dunque – dice Gesù agli Apostoli – e fate

discepoli tutti i popoli» (Mt 28,19). Accogliendo l’invito a celebrare questo anno di grazia del Giubileo, in tutto il mondo i pellegrini

varcano la Porta della Misericordia aperta nelle cattedrali, nei santuari, in tante chiese del mondo, negli ospedali, nelle carceri. Perché

varcano questa Porta della Misericordia? Per trovare Gesù, per trovare l’amicizia di Gesù, per trovare il ristoro che soltanto Gesù dà.

Questo cammino esprime la conversione di ogni discepolo che si pone alla sequela di Gesù. E la conversione consiste sempre nello

scoprire la misericordia del Signore. Essa è infinita e inesauribile: è grande la misericordia del Signore! Attraversando la Porta Santa,

quindi, professiamo «che l’amore è presente nel mondo e che questo amore è più potente di ogni genere di male, in cui l’uomo, l’umanità,

il mondo sono coinvolti» (Giovanni Paolo II, Enc. Dives in misericordia , 7).

Il secondo imperativo dice: “Prendete il mio giogo”. Nel contesto dell’Alleanza, la tradizione biblica utilizza l’immagine del giogo per

indicare lo stretto vincolo che lega il popolo a Dio e, di conseguenza, la sottomissione alla sua volontà espressa nella Legge. In polemica

con gli scribi e i dottori della legge, Gesù pone sui suoi discepoli il suo giogo, nel quale la Legge trova il suo compimento. Vuole

insegnare loro che scopriranno la volontà di Dio mediante la sua persona: mediante Gesù, non mediante leggi e prescrizioni fredde che lo

stesso Gesù condanna. Basta leggere il capitolo 23 di Matteo! Lui sta al centro della loro relazione con Dio, è nel cuore delle relazioni fra i

discepoli e si pone come fulcro della vita di ciascuno. Ricevendo il “giogo di Gesù” ogni discepolo entra così in comunione con Lui ed è

reso partecipe del mistero della sua croce e del suo destino di salvezza.

Ne consegue il terzo imperativo: “Imparate da me”. Ai suoi discepoli Gesù prospetta un cammino di conoscenza e di imitazione. Gesù

non è un maestro che con severità impone ad altri dei pesi che lui non porta: questa era l’accusa che faceva ai dottori della legge. Egli si

rivolge agli umili, ai piccoli, ai poveri, ai bisognosi perché Lui stesso si è fatto piccolo e umile. Comprende i poveri e i sofferenti perché

Lui stesso è povero e provato dai dolori. Per salvare l’umanità Gesù non ha percorso una strada facile; al contrario, il suo cammino è stato

doloroso e difficile. Come ricorda la Lettera ai Filippesi: «Umiliò sé stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce»

(2,8). Il giogo che i poveri e gli oppressi portano è lo stesso giogo che Lui ha portato prima di loro: per questo è un giogo leggero. Egli si è

caricato sulle spalle i dolori e i peccati dell’intera umanità. Per il discepolo, dunque, ricevere il giogo di Gesù significa ricevere la sua

rivelazione e accoglierla: in Lui la misericordia di Dio si è fatta carico delle povertà degli uomini, donando così a tutti la possibilità della

salvezza. Ma perché Gesù è capace di dire queste cose? Perché Lui si è fatto tutto a tutti, vicino a tutti, ai più poveri! Era un pastore tra la

gente, tra i poveri: lavorava tutto il giorno con loro. Gesù non era un principe. E’ brutto per la Chiesa quando i pastori diventano principi,

lontani dalla gente, lontani dai più poveri: quello non è lo spirito di Gesù. Questi pastori Gesù rimproverava, e di loro Gesù diceva alla

gente: “fate quello che loro dicono, ma non quello che fanno”.

Cari fratelli e sorelle, anche per noi ci sono momenti di stanchezza e di delusione. Allora ricordiamoci queste parole del Signore, che ci

danno tanta consolazione e ci fanno capire se stiamo mettendo le nostre forze al servizio del bene. Infatti, a volte la nostra stanchezza è

causata dall’aver posto fiducia in cose che non sono l’essenziale, perché ci siamo allontanati da ciò che vale realmente nella vita. Il

Signore ci insegna a non avere paura di seguirlo, perché la speranza che poniamo in Lui non sarà delusa. Siamo chiamati quindi a

imparare da Lui cosa significa vivere di misericordia per essere strumenti di misericordia. Vivere di misericordia per essere strumenti di

misericordia: vivere di misericordia è sentirsi bisognoso della misericordia di Gesù, e quando noi ci sentiamo bisognosi di perdono, di

consolazione, impariamo a essere misericordiosi con gli altri. Tenere fisso lo sguardo sul Figlio di Dio ci fa capire quanta strada dobbiamo

ancora fare; ma al tempo stesso ci infonde la gioia di sapere che stiamo camminando con Lui e non siamo mai soli. Coraggio, dunque,

coraggio! Non lasciamoci togliere la gioia di essere discepoli del Signore. “Ma, Padre, io sono peccatore, come posso fare?” – “Lasciati

guardare dal Signore, apri il tuo cuore, senti su di te il suo sguardo, la sua misericordia, e il tuo cuore sarà riempito di gioia, della gioia del

perdono, se tu ti avvicini a chiedere il perdono”. Non lasciamoci rubare la speranza di vivere questa vita insieme con Lui e con la forza

della sua consolazione. Grazie.

Saluti:

Je salue cordialement les pèlerins de langue française, en particulier les fidèles de l’archidiocèse de Rouen, avec Mgr Dominique Lebrun,

les séminaristes de Lille avec Mgr Laurent Ulrich, la Fédération française des anciens élèves des Jésuites, ainsi que les pèlerins de Suisse

et de Belgique.

Dans les difficultés de la vie, prenons courageusement la route avec Jésus et nous ne serons pas seuls. Ne nous laissons pas enlever la joie

d’être disciples du Seigneur ! Que Dieu vous bénisse !

[Saluto cordialmente i pellegrini di lingua francese, in particolare i fedeli dell’Arcidiocesi di Rouen, con Mons. Dominique Lebrun, i

seminaristi di Lille con Mons. Laurent Ulrich, la Federazione francese degli ex-allievi dei Gesuiti, come pure i pellegrini della Svizzera e

del Belgio. Nelle difficoltà della vita, prendiamo coraggiosamente la rotta con Gesù e non saremo mai soli. Non lasciamoci togliere la

gioia di essere discepoli del Signore! Dio vi benedica!]

I greet the English-speaking pilgrims and visitors taking part in today’s Audience, particularly those from England, Scotland, Ireland,

Belgium, Australia, Indonesia, Malaysia, Canada and the United States of America. On this feast of the Exaltation of the Holy Cross, I

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pray that all may find new life in Jesus. May God bless you!

[Saluto i pellegrini di lingua inglese presenti all’odierna Udienza, specialmente quelli provenienti da Inghilterra, Scozia, Irlanda, Belgio,

Australia, Indonesia, Malaysia, Canada e Stati Uniti d’America. In occasione della festa dell’Esaltazione della Croce, auspico che tutti

possano trovare vita nuova in Gesù. Dio vi benedica!]

Von Herzen grüße ich die Brüder und Schwestern aus den Ländern deutscher Sprache sowie aus den Niederlanden. Einen besonderen

Gruß richte ich an die Gruppe der Polizei aus Hessen. Folgen wir dem Herrn nach, indem wir von ihm lernen, gütig und von Herzen

demütig zu sein. So können wir seine Barmherzigkeit zu unseren Nächsten bringen. Der Heilige Geist führe euch auf euren Wegen.

[Con affetto saluto i fratelli e le sorelle provenienti dai paesi di lingua tedesca, nonché dai Paesi Bassi. Un saluto particolare rivolgo al

gruppo della Polizia dell’Assia. Seguiamo il Signore imparando da lui ad essere miti e umili di cuore. Così possiamo portare la sua

misericordia ai nostri vicini. Lo Spirito Santo vi guidi sul vostro cammino.]

Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española, en particular a los venidos de España y Latinoamérica. Los invito a pedir el don

de la alegría, que es el de la gracia de sentirse discípulo de Jesús; de vivir junto a él con la fuerza de su consuelo y misericordia. Muchas

gracias.

[Saluto cordialmente i pellegrini di lingua spagnola, in particolare quelli provenienti da Spagna e America latina. Vi invito a chiedere il

dono della gioia, che è quello della grazia di sentirsi discepoli di Gesù; di vivere con lui, con la forza della sua consolazione e

misericordia. Grazie mille.]

Queridos peregrinos de língua portuguesa, sede bem-vindos! A todos vos saúdo, especialmente aos fiéis do Rio de Janeiro e de São José

do Rio Pardo, convidando-vos a pedir ao Senhor uma fé grande para verdes a realidade com o olhar de Jesus e uma grande caridade para

vos aproximardes das pessoas com o seu coração misericordioso. Confiai em Deus, como a Virgem Maria! De bom grado abençoo a vós e

aos vossos entes queridos.

[Carissimi pellegrini di lingua portoghese, benvenuti! Nel salutarvi tutti, specialmente i fedeli di Rio de Janeiro e di São José do Rio

Pardo, vi invito a chiedere al Signore una fede grande per guardare la realtà con lo sguardo di Gesù e una grande carità per accostare le

persone con il suo cuore misericordioso. Fidatevi di Dio, come la Vergine Maria! Volentieri benedico voi e i vostri cari.]

أتوجه بتحية حارة للحجاج الناطقين باللغة العربية، وخاصة القادمين من األراضي المقدسة ومن الشرق األوسط. إن الضياع الحقيقي يكمن في وضع اآلمال في األشياء الفانية، وفي

البحث عن االرتواء من اآلبار اليابسة، وفي ثبيت األنظار والقلوب في الكنوز المادية التي تفنى وتتبخر. لذا يدعونا يسوع التباعه ولحمل نيره الخفيف، ألن فيه وحده يجد اإلنسان

العزاء الحقيقي، والرجاء الذي ال يخيب، والكنز الذي ال ينفى. ليبارككم الرب جميعا ويحرسكم من الشرير!

[Rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini di lingua araba, in particolare a quelli provenienti dalla Terra Santa e dal Medio Oriente. La

vera perdizione sta nel porre le speranze nelle cose transitorie, nel cercare di dissetarci ai pozzi aridi e nel fissare gli occhi e il cuore nei

tesori materiali che periscono ed evaporano. Per questo Gesù ci invita a essere suoi discepoli e a portare il Suo giogo soave, perché

l'uomo soltanto in Lui trova il vero conforto, la speranza che non delude e il tesoro che non perisce. Il Signore vi benedica tutti e vi

protegga dal maligno!]

Pozdrawiam pielgrzymów polskich. Bracia i siostry, dzisiaj obchodzimy święto Podwyższenie Krzyża Świętego. Wpatrujmy się często w

Krzyż, na którym Jezus, Syn Boży umarł dla naszego zbawienia. Ten święty Znak jest odpowiedzią Boga na zło i grzech człowieka. Jest

to odpowiedź miłości, miłosierdzia i przebaczenia. Ukazujmy Krzyż całemu światu, wysławiajmy Go w naszych sercach, domach i

wspólnotach. Niech będzie pochwalony Jezus Chrystus.

[Saluto cordialmente i pellegrini polacchi. Fratelli e sorelle, oggi celebriamo la festa dell’Esaltazione della Santa Croce. Guardiamo ad

essa, sulla quale il Figlio di Dio è morto per la nostra salvezza. Essa è la risposta di Dio al male e al peccato dell’uomo. È una risposta di

amore, di misericordia e di perdono. Mostriamo questa Croce al mondo e glorifichiamola nei nostri cuori, nelle nostre famiglie e nelle

nostre comunità. Sia lodato Gesù Cristo.]

Od srca pozdravljam sve hrvatske hodočasnike! S osobitom radošću pozdravljam vas, drage vjernike i svećenike iz Splitsko-makarske

nadbiskupije, predvođeni vašim pastirom, mons. Marinom Barišićem, kao i vjernike iz župe Marija Gorica. Uputivši se iz krajeva u

kojima su, još od prvih stoljeća pa sve do naših dana, toliki vaši mučenici dali svjedočanstvo za Krista, došli ste na grob Svetog Apostola

Petra. Na ovome svetom mjestu gledajte u Gospodina Raspetoga, koji je raširio ruke kako bi zagrlio cijeli svijet. Osnaženi Božjim

Milosrđem na ovome hodočašću, ostanite čvrsti u vjeri i molite za mir i jedinstvo vašega naroda i cijeloga svijeta. Obećajem vam svoju

duhovnu blizinu te udijeljujem vama i vašim obiteljima Apostolski Blagoslov. Hvaljen Isus i Marija!

[Saluto di cuore i pellegrini croati! Con particolare gioia sono lieto di accogliere i cari fedeli e sacerdoti dell’Arcidiocesi di Spalato,

guidati dal pastore Mons. Marin Barišić, e i fedeli della parrocchia di Maria Gorizza. Provenendo dai luoghi in cui tanti martiri hanno

reso una testimonianza a Cristo dai primi secoli fino ai nostri giorni, siete giunti presso la Tomba del Santo Apostolo Pietro. In questo

luogo sacro, guardate il Signore Crocifisso, che ha aperto le braccia per abbracciare tutto il mondo. Rafforzati dalla Divina Misericordia

in questo pellegrinaggio, rimanete sempre saldi nella fede e pregate per la pace e l’unità della vostra nazione e del mondo intero. Vi

assicuro la mia spirituale vicinanza e imparto a voi e alle vostre famiglie la Benedizione Apostolica. Siano lodati Gesù e Maria!]

Srdečne pozdravujem slovenských veriacich, osobitne farské skupiny ako aj účastníkov púte Duchovnej rodiny Kongregácie Božského

Vykupiteľa.

Bratia a sestry, zajtra Slovensko oslávi sviatok svojej Patrónky – Preblahoslavenej Panny Márie Sedembolestnej. Ježiš ju dal za Matku

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každému z nás. Ona nech vás sprevádza na ceste k nemu. Rád žehnám vás všetkých.

[Saluto cordialmente i fedeli slovacchi, particolarmente i gruppi parrocchiali e i partecipanti al pellegrinaggio della Famiglia spirituale

della Congregazione del Divin Redentore. Fratelli e sorelle, domani la Slovacchia celebrerà la festa della sua Patrona – la Beata Maria

Vergine Addolorata. Gesù l’ha data come madre ad ognuno di noi. Ella vi accompagni sulla via verso di Lui. Volentieri vi benedico tutti.]

* * *

Un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana!

Sono lieto di accogliere i fedeli della Diocesi di Lugano, accompagnati dal Vescovo Mons. Valerio Lazzeri, e le Clarisse Urbaniste

provenienti da diversi Paesi: il pellegrinaggio giubilare che state vivendo sia occasione per crescere nell’amore di Dio affinché le vostre

comunità siano luogo in cui si fa esperienza della misericordia verso il prossimo.

Saluto i gruppi parrocchiali, specialmente i fedeli di Acerra e Cento; la Fondazione 8 ottobre 2001 e il Gruppo Biomedia di Milano.

Rivolgo un pensiero infine ai giovani, ai malati e agli sposi novelli. Oggi celebriamo la Festa dell’Esaltazione della Santa Croce. Cari

giovani, riprendendo dopo le vacanze le consuete attività, rafforzate anche il vostro dialogo con Dio, diffondendo la sua luce e la sua pace;

cari ammalati, trovate conforto nella croce del Signore Gesù, che continua la sua opera di redenzione nella vita di ogni uomo; e voi, cari

sposi novelli, sforzatevi di mantenere un costante rapporto con Cristo Crocifisso, affinché il vostro amore sia sempre più vero, fecondo e

duraturo.

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Udienza Generale: Misericordiosi come il Padre2016-09-21 Vatican.va

PAPA FRANCESCO

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 21 settembre 2016

[Multimedia ]

30. Misericordiosi come il Padre (cfr Lc 6,36-38)

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Abbiamo ascoltato il brano del Vangelo di Luca (6,36-38) da cui è tratto il motto di questo Anno Santo straordinario: Misericordiosi come

il Padre. L’espressione completa è: «Siate misericordiosi come il Padre vostro è misericordioso» (v. 36). Non si tratta di uno slogan ad

effetto, ma di un impegno di vita. Per comprendere bene questa espressione, possiamo confrontarla con quella parallela del Vangelo di

Matteo, dove Gesù dice: «Voi dunque siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste» (5,48). Nel cosiddetto discorso della montagna,

che si apre con le Beatitudini, il Signore insegna che la perfezione consiste nell’amore, compimento di tutti i precetti della Legge. In

questa stessa prospettiva, san Luca esplicita che la perfezione è l’amore misericordioso: essere perfettisignifica essere misericordiosi. Una

persona che non è misericordiosa è perfetta? No! Una persona che non è misericordiosa è buona? No! La bontà e la perfezione si radicano

nella misericordia. Certo, Dio è perfetto. Tuttavia, se lo consideriamo così, diventa impossibile per gli uomini tendere a quella assoluta

perfezione. Invece, averlo dinanzi agli occhi come misericordioso, ci permette di comprendere meglio in che cosa consiste la sua

perfezione e ci sprona ad essere come Lui pieni di amore, di compassione, di misericordia.

Ma mi domando: le parole di Gesù sono realistiche? È davvero possibile amare come ama Dio ed essere misericordiosi come Lui?

Se guardiamo la storia della salvezza, vediamo che tutta la rivelazione di Dio è un incessante e instancabile amore per gli uomini: Dio è

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come un padre o come una madre che ama di insondabile amore e lo riversa con abbondanza su ogni creatura. La morte di Gesù in croce è

il culmine della storia d’amore di Dio con l’uomo. Un amore talmente grande che solo Dio lo può realizzare. È evidente che, rapportato a

questo amore che non ha misura, il nostro amore sempre sarà in difetto. Ma quando Gesù ci chiede di essere misericordiosi come il Padre,

non pensa alla quantità! Egli chiede ai suoi discepoli di diventare segno, canali, testimoni della sua misericordia.

E la Chiesa non può che essere sacramento della misericordia di Dio nel mondo, in ogni tempo e verso tutta l’umanità. Ogni cristiano,

pertanto, è chiamato ad essere testimone della misericordia, e questo avviene in cammino di santità. Pensiamo a quanti santi sono diventati

misericordiosi perché si sono lasciati riempire il cuore dalla divina misericordia. Hanno dato corpo all’amore del Signore riversandolo

nelle molteplici necessità dell’umanità sofferente. In questo fiorire di tante forme di carità è possibile scorgere i riflessi del volto

misericordioso di Cristo.

Ci domandiamo: Che cosa significa per i discepoli essere misericordiosi? Viene spiegato da Gesù con due verbi: «perdonare» (v. 37) e

«donare» (v. 38).

La misericordia si esprime, anzitutto, nel perdono: «Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati;

perdonate e sarete perdonati» (v. 37). Gesù non intende sovvertire il corso della giustizia umana, tuttavia ricorda ai discepoli che per avere

rapporti fraterni bisogna sospendere i giudizi e le condanne. È il perdono infatti il pilastro che regge la vita della comunità cristiana,

perché in esso si mostra la gratuità dell’amore con cui Dio ci ha amati per primo. Il cristiano deve perdonare! Ma perché? Perché è stato

perdonato. Tutti noi che stiamo qui, oggi, in piazza, siamo stati perdonati. Nessuno di noi, nella propria vita, non ha avuto bisogno del

perdono di Dio. E perché noi siamo stati perdonati, dobbiamo perdonare. Lo recitiamo tutti i giorni nel Padre Nostro: “Perdona i nostri

peccati; perdona i nostri debiti come noi li perdoniamo ai nostri debitori”. Cioè perdonare le offese, perdonare tante cose, perché noi siamo

stati perdonati da tante offese, da tanti peccati. E così è facile perdonare: se Di ha perdonato me, perché non devo perdonare gli altri? Sono

più grande di Dio? Questo pilastro del perdono ci mostra la gratuità dell’amore di Dio, che ci ha amato per primi. Giudicare e condannare

il fratello che pecca è sbagliato. Non perché non si voglia riconoscere il peccato, ma perché condannare il peccatore spezza il legame di

fraternità con lui e disprezza la misericordia di Dio, che invece non vuole rinunciare a nessuno dei suoi figli. Non abbiamo il potere di

condannare il nostro fratello che sbaglia, non siamo al di sopra di lui: abbiamo piuttosto il dovere di recuperarlo alla dignità di figlio del

Padre e di accompagnarlo nel suo cammino di conversione.

Alla sua Chiesa, a noi, Gesù indica anche un secondo pilastro: “donare”. Perdonare è il primo pilastro; donare è il secondo pilastro. «Date

e vi sarà dato […] con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio» (v. 38). Dio dona ben al di là dei nostri meriti, ma

sarà ancora più generoso con quanti qui in terra saranno stati generosi. Gesù non dice cosa avverrà a coloro che non donano, ma

l’immagine della “misura” costituisce un ammonimento: con la misura dell’amore che diamo, siamo noi stessi a decidere come saremo

giudicati, come saremo amati. Se guardiamo bene, c’è una logica coerente: nella misura in cui si riceve da Dio, si dona al fratello, e nella

misura in cui si dona al fratello, si riceve da Dio!

L’amore misericordioso è perciò l’unica via da percorrere. Quanto bisogno abbiamo tutti di essere un po’ più misericordiosi, di non

sparlare degli altri, di non giudicare, di non “spiumare” gli altri con le critiche, con le invidie, con le gelosie. Dobbiamo perdonare, essere

misericordiosi, vivere la nostra vita nell’amore. Questo amore permette ai discepoli di Gesù di non perdere l’identità ricevuta da Lui, e di

riconoscersi come figli dello stesso Padre. Nell’amore che essi praticano nella vita si riverbera così quella Misericordia che non avrà mai

fine (cfr 1 Cor 13,1-12). Ma non dimenticatevi di questo: misericordia e dono; perdono e dono. Così il cuore si allarga, si allarga

nell’amore. Invece l’egoismo, la rabbia, fanno il cuore piccolo, che si indurisce come una pietra. Cosa preferite voi? Un cuore di pietra o

un cuore pieno di amore? Se preferite un cuore pieno di amore, siate misericordiosi!

Saluti:

Je suis heureux de saluer les pèlerins de langue française, en particulier les fidèles du diocèse d’Angoulême, avec leur évêque Mgr Hervé

Gosselin, ainsi que ceux venant de diverses régions de France, de Belgique, du Cameroun, de Grèce, de Côte d’Ivoire, et du Canada. En

cette Année de la Miséricorde, accueillons avec foi l’amour du Seigneur dans nos vies et marchons avec courage sur le chemin du pardon

et du don que Jésus nous propose. Que Dieu vous bénisse !

[Sono lieto di salutare i pellegrini di lingua francese, in particolare i fedeli della Diocesi di Angoulême, con il loro Vescovo Mons. Hervé

Gosselin, come pure quelli venuti da diverse regioni di Francia, Belgio, Cameroun, Grecia, Costa d’Avorio e Canada. In questo anno

della Misericordia, accogliamo con fede l’amore del Signore nella nostra vita e camminiamo con coraggio sulla strada del perdono e del

dono che Gesù ci propone. Che Dio vi benedica!]

I greet the English-speaking pilgrims and visitors taking part in today’s Audience, particularly those from England, Scotland, Ireland,

Denmark, Norway, Japan, China, Indonesia, Malaysia, Vietnam, the Philippines, South Africa, Australia, Canada and the United States of

America. May you open your lives to the Lord’s gift of mercy, and share this gift with all whom you know. As children of our Heavenly

Father, may you be missionaries of his merciful love. May God bless you all!

[Saluto i pellegrini di lingua inglese presenti all’odierna Udienza, specialmente quelli provenienti da Inghilterra, Scozia, Irlanda,

Danimarca, Norvegia, Giappone, Cina, Indonesia, Malaysia, Vietnam, Filippine, Sud Africa, Australia, Canada e Stati Uniti d’America.

Possiate aprire le vostre vite al dono della misericordia del Signore, per condividerlo con tutti quelli che conoscete. Come figli del Padre

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Celeste, siate missionari del Suo amore misericordioso. Dio vi benedica tutti!]

Einen herzlichen Gruß richte ich an alle Pilger deutscher Sprache, besonders an die Schülerinnen der Mädchenrealschule St. Josef aus

Schwandorf. Lasst durch eure Werke der Barmherzigkeit immer mehr das barmherzige Antlitz Jesu in der Welt erstrahlen. Ich wünsche

euch einen guten Aufenthalt in Rom und segne euch alle von Herzen.

[Rivolgo un cordiale saluto a tutti i pellegrini di lingua tedesca, in particolare alle studentesse della Mädchen-Realschule Sankt

Josefdi Schwandorf. Con le vostre opere di misericordia, fate risplendere sempre di più nel mondo il volto misericordioso di Gesù. Vi

auguro un buon soggiorno a Roma e di cuore vi benedico tutti.]

Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española, en particular a los grupos provenientes de España y Latinoamérica. Pidamos al

Señor que no perdamos nunca nuestra identidad de hijos de un mismo Padre, que nos une en su amor. Que Dios los bendiga.

[Saluto cordialmente i pellegrini di lingua spagnola, in particolare i gruppi provenienti da Spagna e America latina. Chiediamo al

Signore di non perdere mai la nostra identità di figli dello stesso Padre, che ci unisce nel suo amore. Dio vi benedica.]

Dirijo uma saudação cordial aos peregrinos de língua portuguesa, em particular a todos os fiéis brasileiros. Queridos amigos, ser

misericordiosos significa saber estender a mão, oferecer um sorriso, realizar um gesto de amor para com todos os que necessitam. Quando

somos generosos, nunca nos faltam as bênçãos de Deus. Obrigado!

[Rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini di lingua portoghese, in particolare a tutti i fedeli brasiliani. Cari amici, essere misericordiosi

significa saper tendere la mano, offrire un sorriso, compiere un gesto di amore verso quanti sono nel bisogno. Quando siamo generosi,

non mancano mai le benedizioni di Dio. Grazie!]

أتوجه بتحية حارة للحجاج الناطقين باللغة العربية، وخاصة القادمين من العراق ومن الشرق األوسط. كل لفتة رحمة نقوم بها، بسخاء نفس وبطيبة قلب، تجعل صدى الحب اإللهي

يدوي في العالم. فكونوا إذا نافذة يتطلع هللا من خاللها كي يضمد جراح اإلنسانية ببلسم رحمته! ليبارككم الرب جميعا ويحرسكم من الشرير!

[Rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini di lingua araba, in particolare a quelli provenienti dall’Iraq e dal Medio Oriente. Ogni gesto di

misericordia, compiuto con generosità d’animo e bontà di cuore, fa risuonare nel mondo l’eco dell’amore divino. Siate dunque la finestra

dalla quale Dio si affaccia per fasciare le ferite dell’umanità col balsamo della Sua Misericordia! Il Signore vi benedica tutti e vi

protegga dal maligno!]

Serdecznie pozdrawiam pielgrzymów polskich. Życzę, by wasz pobyt w Rzymie umocnił waszą wiarę i więź z Kościołem. Przechodząc

przez Drzwi Święte wypraszajcie dar odpustu dla was samych, dla waszych bliskich i zmarłych. Niech to przejście będzie dla was

znakiem Bożego miłosierdzia. Niech duch wzajemnej miłości przenika wasze serca i promieniuje tym Miłosierdziem, które nigdy nie

będzie miało końca. Z serca wam błogosławię.

[Saluto cordialmente i pellegrini polacchi. Auspico che il vostro soggiorno a Roma rafforzi la vostra fede e la vostra comunione con la

Chiesa. Attraversando la Porta Santa chiedete il dono dell’indulgenza per voi stessi, per i vostri cari e per i vostri defunti. Questo

passaggio sia per voi un segno della misericordia di Dio. Lo spirito dell’amore reciproco pervada i vostri cuori e irradi quella

Misericordia che non avrà mai fine. Vi benedico di cuore.]

S láskou vítam slovenských veriacich, osobitne farské skupiny, školy ako aj účastníkov Jedenástej púte Ordinariátu ozbrojených síl a

ozbrojených zborov, vedených ordinárom Mons. Františkom Rábekom. Bratia a sestry, dnes slávime v liturgii sviatok svätého Matúša,

apoštola a evanjelistu. Jeho veľkodušná odpoveď na Kristovo povolanie nech osvecuje váš kresťanský život. S týmto želaním zo srdca

žehnám vás i vaše rodiny vo vlasti. Pochválený buď Ježiš Kristus!

[Con affetto do il benvenuto ai fedeli slovacchi, particolarmente ai gruppi parrocchiali, alle scuole come pure ai partecipanti

all’Undicesimo pellegrinaggio dell’Ordinariato militare, guidati dall’Ordinario Mons. František Rábek. Fratelli e sorelle, oggi

celebriamo nella liturgia la festa di San Matteo, Apostolo ed Evangelista. La sua generosa risposta alla chiamata di Cristo illumini la

vostra vita cristiana. Con tali voti di cuore benedico voi e le vostre famiglie in Patria. Sia lodato Gesù Cristo!]

With particular joy, I greet the pilgrims from Turkey, the faithful of the Archdiocese of Izmir, led by their Pastor Archbishop Lorenzo

Piretto. Dear brothers and sisters, may this moment of grace help you to remain always steadfast in the faith and to be witnesses to the

Gospel of mercy in your daily lives. I assure you of my prayers and with affection I bless you and your families.

[Con particolare gioia saluto i pellegrini turchi: i fedeli della Arcidiocesi di Smirne, guidati dal loro Pastore Mons. Lorenzo Piretto. Cari

fratelli e sorelle, questa esperienza di grazia vi aiuti a rimanere sempre saldi nella fede e a testimoniare il vangelo della misericordia

nella vita di tutti i giorni. Vi assicuro la mia preghiera e con affetto benedico voi e le vostre famiglie.]

APPELLO

Oggi ricorre la XXIII Giornata mondiale per l’Alzheimer, che ha per tema “Ricordati di me”. Invito tutti i presenti a “ricordarsi”, con la

sollecitudine di Maria e con la tenerezza di Gesù Misericordioso, di quanti sono affetti da questo morbo e dei loro familiari per far sentire

la nostra vicinanza. Preghiamo anche per le persone che si trovano accanto ai malati sapendo cogliere i loro bisogni, anche quelli più

impercettibili, perché visti con occhi pieni di amore.

* * *

Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. Sono lieto di accogliere i fedeli delle Diocesi di Acqui, Grosseto, Nola,

Sessa Aurunca e Tortona, accompagnati dai rispettivi Vescovi, e il Seminario Maggiore Interdiocesano di Udine, Trieste e Gorizia,

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accompagnato dall’Arcivescovo Mons. Mazzocato: auspico che il pellegrinaggio giubilare e il passaggio della Porta Santa alimenti in voi

la fede, dia nuovo slancio alla speranza e renda feconda la carità con un’attenzione sempre più viva alle necessità dei fratelli bisognosi.

Saluto i partecipanti al corso promosso dalla Pontificia università della Santa Croce; la giunta comunale di Taranto con l’Arcivescovo

Mons. Santoro; i direttori delle Case della Divina Provvidenza d’Italia e i Missionari Monfortani, che ricordano il terzo centenario della

nascita al cielo del fondatore San Luigi Maria Grignion de Monfort. La visita alle Tombe degli Apostoli favorisca in tutti il senso di

appartenenza alla famiglia ecclesiale.

Porgo uno speciale saluto ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli. Oggi ricorre la Festa di San Matteo, Apostolo ed Evangelista. La

sua conversione sia di esempio a voi, cari giovani, per vivere la vita con i criteri della fede; la sua mansuetudine sostenga voi, cari

ammalati, quando la sofferenza sembra insopportabile; e la sua sequela del Salvatore ricordi a voi, cari sposi novelli, l’importanza della

preghiera nella storia matrimoniale che avete intrapreso.

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Udienza Generale: Il perdono sulla croce2016-09-28 Vatican.va

PAPA FRANCESCO

UDIENZA GENERALE

Piazza San Pietro

Mercoledì, 28 settembre 2016

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31. Il Perdono sulla croce (cfr Lc 23,39-43)

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Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Le parole che Gesù pronuncia durante la sua Passione trovano il loro culmine nel perdono. Gesù perdona: «Padre, perdona loro perché

non sanno quello che fanno» (Lc 23,34). Non sono soltanto parole, perché diventano un atto concreto nel perdono offerto al “buon

ladrone”, che era accanto a Lui. San Luca racconta di due malfattori crocifissi con Gesù, i quali si rivolgono a Lui con atteggiamenti

opposti.

Il primo lo insulta, come lo insultava tutta la gente, come fanno i capi del popolo, ma questo povero uomo, spinto dalla disperazione dice:

«Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!» (Lc 23,39). Questo grido testimonia l’angoscia dell’uomo di fronte al mistero della morte e la

tragica consapevolezza che solo Dio può essere la risposta liberatrice: perciò è impensabile che il Messia, l’inviato di Dio, possa stare

sulla croce senza far nulla per salvarsi. E non capivano, questo. Non capivano il mistero del sacrificio di Gesù. E invece Gesù ci ha

salvati rimanendo sulla croce. Tutti noi sappiamo che non è facile “rimanere sulla croce”, sulle nostre piccole croci di ogni giorno. Lui, in

questa grande croce, in questa grande sofferenza, è rimasto così e lì ci ha salvati; lì ci ha mostrato la sua onnipotenza e lì ci ha perdonati.

Lì si compie la sua donazione d’amore e scaturisce per sempre la nostra salvezza. Morendo in croce, innocente tra due criminali, Egli

attesta che la salvezza di Dio può raggiungere qualunque uomo in qualunque condizione, anche la più negativa e dolorosa. La salvezza di

Dio è per tutti, nessuno escluso. E’ offerta a tutti. Per questo il Giubileo è tempo di grazia e di misericordia per tutti, buoni e cattivi, quelli

che sono in salute e quelli che soffrono. Ricordatevi quella parabola che racconta Gesù sulla festa dello sposalizio di un figlio di un

potente della terra: quando gli invitati non hanno voluto andare, dice ai suoi servitori: «Andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli

che troverete, chiamateli alle nozze» (Mt 22,9). Tutti siamo chiamati: buoni e cattivi. La Chiesa non è soltanto per i buoni o per quelli che

sembrano buoni o si credono buoni; la Chiesa è per tutti, e anche preferibilmente per i cattivi, perché la Chiesa è misericordia. E questo

tempo di grazia e di misericordia ci fa ricordare che nulla ci può separare dall’amore di Cristo! (cfr Rm 8,39). A chi è inchiodato su un

letto di ospedale, a chi vive chiuso in una prigione, a quanti sono intrappolati dalle guerre, io dico: guardate il Crocifisso; Dio è con voi,

rimane con voi sulla croce e a tutti si offre come Salvatore a tutti noi. A voi che soffrite tanto dico, Gesù è crocifisso per voi, per noi, per

tutti. Lasciate che la forza del Vangelo penetri nel vostro cuore e vi consoli, vi dia speranza e l’intima certezza che nessuno è escluso dal

suo perdono. Ma voi potete domandarmi: “Ma mi dica, Padre, quello che ha fatto le cose più brutte nella vita, ha possibilità di essere

perdonato?” – “Sì! Sì: nessuno è escluso dal perdono di Dio. Soltanto deve avvicinarsi pentito a Gesù e con la voglia di essere da Lui

abbracciato”.

Questo era il primo malfattore. L’altro è il cosiddetto “buon ladrone”. Le sue parole sono un meraviglioso modello di pentimento, una

catechesi concentrata per imparare a chiedere perdono a Gesù. Prima, egli si rivolge al suo compagno: «Non hai alcun timore di Dio, tu

che sei condannato alla stessa pena?» (Lc 23,40). Così pone in risalto il punto di partenza del pentimento: il timore di Dio. Ma non

la paura di Dio, no: il timore filiale di Dio. Non è la paura, ma quel rispetto che si deve a Dio perché Lui è Dio. E’ un rispetto filiale

perché Lui è Padre. Il buon ladrone richiama l’atteggiamento fondamentale che apre alla fiducia in Dio: la consapevolezza della sua

onnipotenza e della sua infinita bontà. E’ questo rispetto fiducioso che aiuta a fare spazio a Dio e ad affidarsi alla sua misericordia.

Poi, il buon ladrone dichiara l’innocenza di Gesù e confessa apertamente la propria colpa: «Noi, giustamente, perché riceviamo quello che

abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male» (Lc 23,41). Dunque Gesù è lì sulla croce per stare con i

colpevoli: attraverso questa vicinanza, Egli offre loro la salvezza. Ciò che è scandalo per i capi e per il primo ladrone, per quelli che erano

lì e si facevano beffa di Gesù, questo invece è fondamento della sua fede. E così il buon ladrone diventa testimone della Grazia;

l’impensabile è accaduto: Dio mi ha amato a tal punto che è morto sulla croce per me. La fede stessa di quest’uomo è frutto della grazia di

Cristo: i suoi occhi contemplano nel Crocifisso l’amore di Dio per lui, povero peccatore. È vero, era ladrone, era un ladro, aveva rubato

tutta la vita. Ma alla fine, pentito di quello che aveva fatto, guardando Gesù così buono e misericordioso è riuscito a rubarsi il cielo: è un

bravo ladro, questo!

Il buon ladrone si rivolge infine direttamente a Gesù, invocando il suo aiuto: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno»

(Lc 23,42). Lo chiama per nome, “Gesù”, con confidenza, e così confessa ciò che quel nome indica: “il Signore salva”: questo significa il

nome “Gesù”. Quell’uomo chiede a Gesù di ricordarsi di lui. Quanta tenerezza in questa espressione, quanta umanità! E’ il bisogno

dell’essere umano di non essere abbandonato, che Dio gli sia sempre vicino. In questo modo un condannato a morte diventa modello del

cristiano che si affida a Gesù. Un condannato a morte è un modello per noi, un modello per un uomo, per un cristiano che si affida a Gesù;

e anche modello della Chiesa che nella liturgia tante volte invoca il Signore dicendo: “Ricordati... Ricordati del tuo amore …”.

Mentre il buon ladrone parla al futuro: «quando entrerai nel tuo regno», la risposta di Gesù non si fa aspettare; parla al presente:

«oggi sarai con me nel paradiso» (v. 43). Nell’ora della croce, la salvezza di Cristo raggiunge il suo culmine; e la sua promessa al buon

ladrone rivela il compimento della sua missione: cioè salvare i peccatori. All’inizio del suo ministero, nella sinagoga di Nazaret, Gesù

aveva proclamato «la liberazione ai prigionieri» (Lc 4,18); a Gerico, nella casa del pubblico peccatore Zaccheo, aveva dichiarato che «il

Figlio dell’uomo – cioè Lui – è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto» (Lc 19,9). Sulla croce, l’ultimo atto conferma il

realizzarsi di questo disegno salvifico. Dall’inizio alla fine Egli si è rivelato Misericordia, si è rivelato incarnazione definitiva e irripetibile

dell’amore del Padre. Gesù è davvero il volto della misericordia del Padre. E il buon ladrone lo ha chiamato per nome: “Gesù”. È una

invocazione breve, e tutti noi possiamo farla durante la giornata tante volte: “Gesù”. “Gesù”, semplicemente. E così fatela durante tutta la

giornata.

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Saluti:

Je salue cordialement les pèlerins de langue française, en particulier le pèlerinage du diocèse de Belfort - Montbéliard, avec Monseigneur

Dominique Blanchet, la délégation de parlementaires de l’Assemblée Nationale française, le Séminaire Français de Rome, le Pèlerinage

Interdiocésain d’Algérie, ainsi que des pèlerins venant de Suisse et d’Autriche. En cette Année Jubilaire de la Miséricorde je vous invite à

vous approcher du Seigneur Jésus mort sur la croix pour chacun de nous. Demandons lui pardon pour nos fautes et la force de repartir

habités d’une vie nouvelle. Que Dieu vous bénisse !

[Saluto cordialmente i pellegrini di lingua francese, in particolare il pellegrinaggio della Diocesi di Belfort-Montbéliard, con Mons.

Dominique Blanchet, la delegazione di parlamentari dell’Assemblea Nazionale francese, il Seminario Francese di Roma, il

pellegrinaggio interdiocesano d’Algeria, come pure i pellegrini venuti da Svizzera e Austria. In questo Anno Giubilare della Misericordia

vi invito ad avvicinarvi al Signore Gesù morto sulla croce per ciascuno di noi. Chiediamogli perdono per i nostri sbagli e la forza di

ripartire abitati da una vita nuova. Dio vi benedica!]

I greet the English-speaking pilgrims and visitors taking part in today’s Audience, particularly those from England, Scotland, Ireland,

Denmark, Norway, Switzerland, Brunei, India, Indonesia, Malaysia, South Korea, Japan, Vietnam, South Africa, Australia, Canada and

the United States of America. I extend a special welcome to the seminarians of the Pontifical North American College and their families

gathered here for the Ordination to the Diaconate to be celebrated tomorrow. May God bless you all!

[Saluto i pellegrini di lingua inglese presenti all’odierna Udienza, specialmente quelli provenienti da Inghilterra, Scozia, Irlanda,

Danimarca, Norvegia, Svizzera, Brunei, India, Indonesia, Malaysia, Corea del Sud, Giappone, Vietnam, Sud Africa, Australia, Canada e

Stati Uniti d’America. Un particolare benvenuto anche ai seminaristi del Pontificio Collegio Americano del Nord e le loro famiglie, qui

convenuti in occasione dell’ordinazione diaconale che sarà celebrata domani. Dio vi benedica tutti!]

Ein herzliches Willkommen allen Pilgern deutscher Sprache, vor allem den vielen Jugendlichen. Besonders grüße ich die Seminaristen der

Diözesen Graz-Seckau und Gurk-Klagenfurt sowie die Schülerinnen der Maria-Ward-Mädchenrealschule aus München. Liebe Freunde,

schauen wir auf Jesus und entdecken wir immer mehr die Schönheit der Barmherzigkeit des Herrn! Gott segne euch alle.

[Un cordiale benvenuto a tutti i pellegrini di lingua tedesca, soprattutto ai numerosi giovani. In particolare saluto i seminaristi delle

Diocesi di Graz-Seckau e di Gurk-Klagenfurt e le studentesse della Mädchen-Realschule Maria-Ward di Monaco. Cari amici, guardando

a Gesù riscopriamo sempre più la bellezza della misericordia del Signore! Dio vi benedica tutti. ]

Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española, en particular a los grupos provenientes de España y Latinoamérica. Pidamos al

Señor por todos los que sufren por cualquier motivo o se sienten abandonados, para que mirando al crucificado, puedan descubrir y sentir

el consuelo y el perdón de Cristo, rostro de la misericordia del Padre. Un especial pensamiento al pueblo mexicano, los invito a cantarle a

la Guadalupana, lo que cantaron al inicio, pidiendo por los sufrimientos de este pueblo. Gracias.

[Saluto cordialmente i pellegrini di lingua spagnola, in particolare i gruppi provenienti da Spagna e America latina. Pregate per tutti

coloro che soffrono per qualsiasi ragione o si sentono abbandonati, affinché guardando il crocifisso, scoprano e sentano il conforto e il

perdono di Cristo, volto misericordioso del Padre. Un pensiero speciale per il popolo messicano, vi invito a cantare la Guadalupana, che

avete cantato all'inizio, pregando per le sofferenze di questo popolo. Grazie.]

Queridos peregrinos de língua portuguesa, saúdo-vos cordialmente a todos, nomeadamente aos membros da «Comunidade Católica de

Língua Portuguesa na Alemanha», com votos de que, neste Ano Santo, possais fazer experiência da misericórdia de Deus para serdes

testemunhas daquilo que mais Lhe agrada: perdoar aos seus filhos e filhas. Rezai também por mim! Deus vos abençoe!

[Carissimi pellegrini di lingua portoghese, vi saluto cordialmente tutti, in particolare i membri della «Comunità cattolica di lingua

portoghese in Germania», e vi auguro che, in quest’Anno Santo, possiate fare esperienza della misericordia di Dio per essere testimoni di

ciò che a Lui piace di più: perdonare i suoi figli e le sue figlie. Pregate anche per me! Dio vi benedica!]

يسوعأتوجه بتحية حارة للحجاج الناطقين باللغة العربية، وخاصة القادمين من مصر ومن الشرق األوسط. "إنك اليوم تكون معي في الفردوس" هو ذاك االعالن البهيج الذي يقدمه

لكل شخص ال يخجل من صليب المسيح؛ لكل تائب يرى في المصلوب الوجه الحقيقي لرحمة هللا؛ لكل إنسان قادر على أن يصرخ من كل قلبه، وبالرغم من عجزه وخطاياه: "اذكرني

يا يسوع متى جئت في ملكوتك". ليبارككم الرب جميعا ويحرسكم من الشرير!

[Rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini di lingua araba, in particolare a quelli provenienti dall’Egitto e dal Medio Oriente. “In verità ti

dico, oggi sarai con me nel paradiso” è la gioiosa proclamazione che Gesù rivolge a ogni persona che non si vergogna della Croce di

Cristo; a ogni penitente che vede nel crocifisso il vero volto della misericordia di Dio; a ogni uomo capace di gridare con tutto il cuore,

nonostante la sua miseria e i suoi peccati: “Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno”. Il Signore vi benedica tutti e vi

protegga dal maligno!]

Witam serdecznie obecnych tu Polaków. Jutro w liturgii przypada święto świętych Archaniołów: Michała, Gabriela i Rafała. „Są oni

duchami służebnymi, posyłanymi na pomoc tym, którzy mają odziedziczyć zbawienie” (Hbr 1,14). Miejmy głębokie poczucie ich

niewidzialnej obecności. Prośmy w modlitwie, by w każdej chwili przypominali nam o obecności Boga, wspierali w walce ze złem,

prowadzili nas bezpiecznie po drogach życia. Zawierzajmy im samych siebie, naszych bliskich i ważne dla nas sprawy. Niech będzie

pochwalony Jezus Chrystus.

[Saluto cordialmente i polacchi qui presenti. Nella liturgia di domani celebreremo la festa degli Arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele.

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Essi “sono spiriti incaricati di un ministero, inviati a servire coloro che erediteranno la salvezza” (Eb 1,14). Dobbiamo avere la

consapevolezza della loro invisibile presenza. Invochiamoli nella preghiera affinché in ogni momento ci ricordino la presenza di Dio, ci

appoggino nella lotta contro il male e ci conducano sicuri sulle strade della nostra vita. Affidiamo a loro noi stessi, i nostri cari e ciò che

ci sta a cuore. Sia lodato Gesù Cristo.]

S potěšením zdravím české poutníky, zejména věřící z ostravsko-opavské diecéze spolu s jejich biskupem Františkem Václavem. Drazí

bratři a sestry, ať vám vaše jubilejní pouť dodá odvahu být radostnými šiřiteli a svědky Božího milosrdenství. Svěřuji vás nebeské

přímluvě svatého Václava, jehož liturgická památka na dnešek připadá, a ze srdce uděluji apoštolské požehnání vám a vašim rodinám.

[Saluto con gioia i pellegrini cechi, in particolare i fedeli della Diocesi di Ostrava-Opava, accompagnati dal Vescovo Mons. Frantisek

Václav. Cari fratelli e sorelle, il vostro pellegrinaggio giubilare vi infonda il coraggio di essere gioiosi annunciatori e testimoni della

misericordia di Dio. Mentre vi affido alla celeste intercessione del vostro Patrono San Venceslao, del quale oggi facciamo memoria, di

cuore imparto a voi e alle vostre famiglie la Benedizione Apostolica.]

Z veseljem sprejemam slovenske romarje, še posebej vernike iz škofij Celje, Murska Sobota in Novo mesto skupaj s svojimi škofi. Dragi

bratje in sestre, naj prehod skozi sveta vrata poživi vašo vero ter okrepi vašo pripadnost cerkveni družini. Medtem ko vam zaželim, da

bosta Božje usmiljenje in ljubezen vir vašega apostolata, iz srca podeljujem vam in vašim družinam apostolski blagoslov. Hvaljen Jezus in

Marija.

[Sono lieto di accogliere i pellegrini sloveni, in particolare i fedeli delle Diocesi di Celje, Murska Sobota e Novo mesto, accompagnati dai

rispettivi Vescovi. Cari fratelli e sorelle, il passaggio della Porta Santa rinvigorisca la vostra fede e rafforzi l’appartenenza alla famiglia

ecclesiale. Mentre auspico che la misericordia e l’amore di Dio siano la fonte del vostro apostolato, di cuore imparto a voi e alle vostre

famiglie la Benedizione Apostolica. Siano lodati Gesù e Maria!]

APPELLO

Il mio pensiero va un’altra volta all’amata e martoriata Siria. Continuano a giungermi notizie drammatiche sulla sorte delle popolazioni di

Aleppo, alle quali mi sento unito nella sofferenza, attraverso la preghiera e la vicinanza spirituale. Nell’esprimere profondo dolore e viva

preoccupazione per quanto accade in questa già martoriata città, dove muoiono bambini, anziani, ammalati, giovani, vecchi, tanti …

rinnovo a tutti l’appello ad impegnarsi con tutte le forze nella protezione dei civili, quale obbligo imperativo ed urgente. Mi appello alla

coscienza dei responsabili dei bombardamenti, che dovranno dare conto davanti a Dio!

* * *

Un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana!

Sono lieto di accogliere i fedeli delle Diocesi di Ascoli Piceno – anche voi avete sofferto! –, con il Vescovo Mons. Giovanni D’Ercole, e di

Otranto con l’Arcivescovo Mons. Donato Negro, e quelli di Modena-Nonantola. Cari fratelli e sorelle, il vostro pellegrinaggio per l’Anno

Santo esprima il senso di comunione con la Chiesa universale e vi renda testimoni di misericordia nelle vostre chiese locali.

Saluto la delegazione della Diocesi di Roma che ha preparato la Settimana della Famiglia, che si terrà dal 2 all’8 ottobre. Per loro

accenderò tra poco una fiaccola, simbolo dell’amore delle famiglie di Roma e del mondo intero.

Un pensiero speciale rivolgo all’Arcivescovo di Potenza e al gruppo di operai licenziati della Basilicata, ed auspico che la grave

congiuntura occupazionale possa trovare una positiva soluzione mediante un incisivo impegno da parte di tutti per aprire vie di speranza.

Non può salire più la percentuale della disoccupazione!

Saluto le partecipanti al Capitolo Generale delle Suore Terziarie Cappuccine della Sacra Famiglia; l’Associazione Anziani con i ciclisti del

Gruppo Generali; i partecipanti all’iniziativa “Italian Wonder Ways” con il Vescovo Mons. Paolo Giulietti; e i fedeli di Pieve di Soligo, qui

presenti per ricordare l’anniversario della morte di Giovanni Paolo I.

Porgo infine il mio saluto ai giovani, ai malati ed agli sposi novelli. L’esempio di carità di san Vincenzo de’ Paoli, che ieri abbiamo

ricordato quale patrono delle associazioni di carità, conduca voi, cari giovani, ad attuare i progetti del vostro futuro con un gioioso e

disinteressato servizio al prossimo. Aiuti voi, cari ammalati, ad affrontare la sofferenza con lo sguardo rivolto a Cristo. E solleciti voi, cari

sposi novelli, a costruire una famiglia sempre aperta ai poveri e al dono della vita.

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Udienza Generale: Le opere di misericordia corporali e spirituali2016-10-12 Vatican.va

PAPA FRANCESCO

UDIENZA GENERALE

Piazza San Pietro

Mercoledì, 12 ottobre 2016

[Multimedia ]

32. Le Opere di Misericordia corporali e spirituali

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Nelle catechesi precedenti ci siamo addentrati poco alla volta nel grande mistero della misericordia di Dio. Abbiamo meditato sull’agire

del Padre nell’Antico Testamento e poi, attraverso i racconti evangelici, abbiamo visto come Gesù, nelle sue parole e nei suoi gesti, sia

l’incarnazione della Misericordia. Egli, a sua volta, ha insegnato ai suoi discepoli: «Siate misericordiosi come il Padre» (Lc 6,36). È un

impegno che interpella la coscienza e l’azione di ogni cristiano. Infatti, non basta fare esperienza della misericordia di Dio nella propria

vita; bisogna che chiunque la riceve ne diventi anche segno e strumento per gli altri. La misericordia, inoltre, non è riservata solo a dei

momenti particolari, ma abbraccia tutta la nostra esistenza quotidiana.

Come, dunque, possiamo essere testimoni di misericordia? Non pensiamo che si tratti di compiere grandi sforzi o gesti sovraumani. No,

non è così. Il Signore ci indica una strada molto più semplice, fatta di piccoli gesti che hanno però ai suoi occhi un grande valore, a tal

punto che ci ha detto che su questi saremo giudicati. Infatti, una pagina tra le più belle del Vangelo di Matteo ci riporta l’insegnamento che

potremmo ritenere in qualche modo come il “testamento di Gesù” da parte dell’evangelista, che sperimentò direttamente su di sé l’azione

della Misericordia. Gesù dice che ogni volta che diamo da mangiare a chi ha fame e da bere a chi ha sete, che vestiamo una persona nuda e

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accogliamo un forestiero, che visitiamo un ammalato o un carcerato, lo facciamo a Lui (cfr Mt 25,31-46). La Chiesa ha chiamato questi

gesti “opere di misericordia corporale”, perché soccorrono le persone nelle loro necessità materiali.

Ci sono però anche altre sette opere di misericordia dette “spirituali”, che riguardano altre esigenze ugualmente importanti, soprattutto

oggi, perché toccano l’intimo delle persone e spesso fanno soffrire di più. Tutti certamente ne ricordiamo una che è entrata nel linguaggio

comune: “Sopportare pazientemente le persone moleste”. E ci sono; ce ne sono di persone moleste! Potrebbe sembrare una cosa poco

importante, che ci fa sorridere, invece contiene un sentimento di profonda carità; e così è anche per le altre sei, che è bene ricordare:

consigliare i dubbiosi, insegnare agli ignoranti, ammonire i peccatori, consolare gli afflitti, perdonare le offese, pregare Dio per i vivi e per

i morti. Sono cose di tutti i giorni! “Ma io sono afflitto…”- “Ma Dio ti aiuterà, non ho tempo…”. No! Mi fermo, lo ascolto, perdo il tempo

e consolo lui, quello è un gesto di misericordia e quello è fatto non solo a lui, è fatto a Gesù!

Nelle prossime Catechesi ci soffermeremo su queste opere, che la Chiesa ci presenta come il modo concreto di vivere la misericordia. Nel

corso dei secoli, tante persone semplici le hanno messe in pratica, dando così genuina testimonianza della fede. La Chiesa d’altronde,

fedele al suo Signore, nutre un amore preferenziale per i più deboli. Spesso sono le persone più vicine a noi che hanno bisogno del nostro

aiuto. Non dobbiamo andare alla ricerca di chissà quali imprese da realizzare. È meglio iniziare da quelle più semplici, che il Signore ci

indica come le più urgenti. In un mondo purtroppo colpito dal virus dell’indifferenza, le opere di misericordia sono il miglior antidoto. Ci

educano, infatti, all’attenzione verso le esigenze più elementari dei nostri «fratelli più piccoli» (Mt 25,40), nei quali è presente Gesù.

Sempre Gesù è presente lì. Dove c’è un bisogno, una persona che ha un bisogno, sia materiale che spirituale, Gesù è lì. Riconoscere il suo

volto in quello di chi è nel bisogno è una vera sfida contro l’indifferenza. Ci permette di essere sempre vigilanti, evitando che Cristo ci

passi accanto senza che lo riconosciamo. Torna alla mente la frase di Sant’Agostino: «Timeo Iesum transeuntem» (Serm., 88, 14, 13), “Ho

paura che il Signore passi” e non lo riconosca, che il Signore passi davanti a me in una di queste persone piccole, bisognose e io non me

ne accorga che è Gesù. Ho paura che il Signore passi e non lo riconosca! Mi sono domandato perché Sant’Agostino ha detto di temere il

passaggio di Gesù. La risposta, purtroppo, è nei nostri comportamenti: perché spesso siamo distratti, indifferenti, e quando il Signore ci

passa vicino noi perdiamo l’occasione dell’incontro con Lui.

Le opere di misericordia risvegliano in noi l’esigenza e la capacità di rendere viva e operosa la fede con la carità. Sono convinto che

attraverso questi semplici gesti quotidiani possiamo compiere una vera rivoluzione culturale, come è stato in passato. Se ognuno di noi,

ogni giorno, ne fa una di queste, questa sarà una rivoluzione nel mondo! Ma tutti, ognuno di noi. Quanti Santi sono ancora oggi ricordati

non per le grandi opere che hanno realizzato ma per la carità che hanno saputo trasmettere! Pensiamo a Madre Teresa, da poco

canonizzata: non la ricordiamo per le tante case che ha aperto nel mondo, ma perché si chinava su ogni persona che trovava in mezzo alla

strada per restituirle la dignità. Quanti bambini abbandonati ha stretto tra le sue braccia; quanti moribondi ha accompagnato sulla soglia

dell’eternità tenendoli per mano! Queste opere di misericordia sono i tratti del Volto di Gesù Cristo che si prende cura dei suoi fratelli più

piccoli per portare a ciascuno la tenerezza e la vicinanza di Dio. Che lo Spirito Santo ci aiuti, che lo Spirito Santo accenda in noi il

desiderio di vivere con questo stile di vita: almeno farne una ogni giorno, almeno! Impariamo di nuovo a memoria le opere di misericordia

corporale e spirituale e chiediamo al Signore di aiutarci a metterle in pratica ogni giorno e nel momento nel quale vediamo Gesù in una

persona che è nel bisogno.

Saluti:

Je salue cordialement les personnes de langue française, en particulier les pèlerinages des diocèses de Quimper, du Havre et de Cahors

accompagnés de leurs évêques, le Studium de Notre Dame de Vie, le Lycée Saint Jean Hulst de Versailles, ainsi que les pèlerins venus de

Haïti, de la République Démocratique du Congo et de Suisse. Chers pèlerins, par la charité qu’ils expriment, de simples gestes de

miséricorde peuvent accomplir une véritable révolution culturelle dont notre monde indifférent a besoin. Laissons le Saint Esprit allumer

en nous le désir de porter aux autres la tendresse et la proximité de Dieu. Que Dieu vous bénisse !

[Saluto cordialmente i fedeli di lingua francese, in particolare i pellegrinaggi delle Diocesi di Quimper, Le Havre e Cahors, accompagnati

dai loro vescovi, lo Studium di Notre Dame de Vie, il Liceo San Giovanni Hulst di Versailles, come pure i pellegrini venuti da Haïti, dalla

Repubblica Democratica del Congo e dalla Svizzera. Cari pellegrini, attraverso la carità che essi esprimono, dei semplici gesti di

misericordia possono compiere una vera rivoluzione culturale di cui il nostro mondo indifferente ha bisogno. Lasciamo che lo Spirito

Santo accenda in noi il desiderio di portare agli altri la tenerezza e la prossimità di Dio. Dio vi benedica!]

I greet the English-speaking pilgrims and visitors taking part in today’s Audience, particularly those from England, Jersey, Ireland,

Denmark, Ghana, Namibia, Nigeria, Australia, New Zealand, Indonesia, Japan, Malaysia, the Philippines and the United States of

America. With prayerful good wishes that the present Jubilee of Mercy will be a moment of grace and spiritual renewal for you and your

families, I invoke upon all of you joy and peace in our Lord Jesus Christ.

[Saluto i pellegrini di lingua inglese presenti all’odierna Udienza, specialmente quelli provenienti da Inghilterra, Jersey, Irlanda,

Danimarca, Ghana, Namibia, Nigeria, Australia, Nuova Zelanda, Indonesia, Giappone, Malaysia, Filippine e Stati Uniti d’America. Con

fervidi auguri che il presente Giubileo della Misericordia sia per voi e per le vostre famiglie un tempo di grazia e di rinnovamento

spirituale, invoco su voi tutti la gioia e la pace del Signore Gesù! ]

Einen herzlichen Gruß richte ich an die Pilger und Besucher deutscher Sprache, besonders an die Gruppen der Diözesen Köln, Essen,

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Münster und Speyer in Begleitung ihrer Bischöfe, sowie an die Seminaristen aus Mainz und die Jugendlichen aus Trier wie auch an die

Familien und Freunde der Neupriester des Collegium Germanicum et Hungaricum. Immer begleite euch die Jungfrau Maria, deren

Fürsprache bei Gott wir uns besonders im Rosenkranzgebet anvertrauen.

[Rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini di lingua tedesca, in particolare ai gruppi delle Diocesi di Köln, Essen, Münster e Speyer,

accompagnati dai loro Vescovi, nonché ai seminaristi di Mainz e ai giovani di Trier, come pure ai familiari e amici dei neopresbiteri del

Collegio Germanico e Ungarico. La Vergine Maria, alla cui intercessione ci affidiamo nella preghiera del Santo Rosario, vi accompagni

sempre.]

Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española, en particular a los provenientes de España y Latinoamérica. Que el Espíritu

Santo encienda en nosotros el deseo de practicar las obras de misericordia, para que nuestros hermanos sientan presente a Jesús, que no los

abandona en sus necesidades sino que se hace cercano y los abraza con ternura. Muchas gracias.

[Saluto cordialmente i pellegrini di lingua spagnola, in particolare quelli provenienti da Spagna e America latina. Possa lo Spirito Santo

suscitare in noi il desiderio di praticare le opere di misericordia, affinché i nostri fratelli sentano la presenza dio Gesù, che non li

abbandona nelle loro necessità, ma si fa vicino e li abbraccia teneramente. Grazie mille.]

Amados peregrinos de língua portuguesa, saúdo-vos cordialmente a todos, com menção especial para o grupo de Cabanelas e Cervães, de

São Paulo e para os membros da Comunidade Shalom. Voltemos a aprender de cor as obras de misericórdia e peçamos ao Senhor que nos

ajude a pô-las em prática. Sobre vós e vossas famílias, desça, misericordiosa, a Bênção de Deus.

[Carissimi pellegrini di lingua portoghese, vi saluto cordialmente tutti, con una menzione speciale per il gruppo di Cabanelas eCervães,

di São Paulo e per i membri della Comunità Shalom. Impariamo di nuovo a memoria le opere di misericordia e chiediamo al Signore di

aiutarci a metterle in pratica ogni giorno. Su di voi e sulle vostre famiglie, scenda, misericordiosa, la Benedizione di Dio.]

هاأرحب بالحجاج الناطقين باللغة العربية، النائب العام لحراسة األرض المقدسة، األخ دوبرومير يشتل برفقة العمال الذين يقومون بأعمال الترميم في كنيسة المهد في بيت لحم. أي

، لنكتشفها مجددا ولنجسدها في حياتنا. ليبارككم الرب !اإلخوة واألخوات األعزاء، إن أعمال الرحمة هي من صلب إيماننا با

[Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua araba, in particolare al Vicario Generale della Custodia di Terra Santa, Fra

Dobromir Jasztal con gli operai che restaurano la Basilica della Natività di Betlemme. Cari fratelli e sorelle, le opere di misericordia

sono al cuore della nostra fede in Dio, riscopriamole e incarniamole nella nostra vita. Il Signore vi benedica!]

Pozdrawiam polskich pielgrzymów. Bracia i siostry, przeżywając Jubileuszowy Rok Miłosierdzia i korzystając z darów Bożej miłości,

prośmy Ducha Świętego, aby rozpalał w nas pragnienie spełniania każdego dnia uczynków miłosierdzia co do ciała i co do duszy, abyśmy

odpowiadali na tę miłość, niosąc ją najbardziej potrzebującym. Pamiętajmy, że wszystko, co czynimy braciom, czynimy samem

Chrystusowi, który w nich jest. Niech Jego błogosławieństwo stale wam towarzyszy!

[Saluto i pellegrini polacchi. Fratelli e sorelle, mentre viviamo l’Anno Giubilare della Misericordia e beneficiamo dei doni dell’amore di

Dio, chiediamo allo Spirito Santo di accendere in noi il desiderio di compiere ogni giorno le opere di misericordia corporali e spirituali,

affinché rispondiamo a quest’amore, portandolo ai più bisognosi. Ricordiamoci che tutto ciò che facciamo ai fratelli, lo facciamo a Cristo

stesso che è in loro. La sua benedizione vi accompagni sempre! ]

S láskou vítam slovenských pútnikov, osobitne farské skupiny. Bratia a sestry, posvätný ruženec je modlitbou spoločenstva. Pozývam vás

posilňovať túto jednotu s Kristom, s jeho Matkou Máriou i medzi sebou navzájom. Všetkých vás zverujem materinskému príhovoru Panny

Márie Ružencovej. S týmto želaním žehnám vás i vašich drahých. Pochválený buď Ježiš Kristus!

[Con affetto do il benvenuto ai pellegrini slovacchi, specialmente ai gruppi parrocchiali. Cari fratelli e sorelle, il Santo Rosario è

preghiera di comunione. Vi invito a rafforzare questa unione con Cristo, con sua Madre Maria e con i fratelli. Vi affido tutti alla materna

intercessione della Madonna del Rosario. Con questo augurio benedico voi ed i vostri cari. Sia lodato Gesù Cristo!]

Szeretettel köszöntöm a magyar zarándokat, akik Budapestről, Lövétéről és Brassóból érkeztek a Pápai Germanico-Hungaricum

Kollégium növendékeinek diakónus szentelésére. Isten éltessen!

Ma az irgalmasság cselekedeteiről beszéltem. Kérve Magyarok Nagyasszonya közbenjárását az Irgalmasság Szent Éve speciális

kegyelmeiben való részesedésre, szívből adom Kedves Mindannyiotokra és családtagjaitokra apostoli áldásomat.

[Saluto cordialmente i pellegrini ungheresi di Budapest, di Lövéte e di Brasov dell'Arcidiocesi di Alba Iulia, che sono venuti per

l'ordinazione diaconale degli alunni del Pontificio Collegio Germanico-Ungarico. Isten éltessen!

Oggi ho parlato delle opere di misericordia. Invocando la celeste intercessione della Regina Hungariae, per ottenere le grazie speciali

dell'Anno della Misericordia, imparto di cuore a voi ed ai vostri cari la Benedizione Apostolica.]

APPELLO PER LA SIRIA

Voglio sottolineare e ribadire la mia vicinanza a tutte le vittime del disumano conflitto in Siria. È con un senso di urgenza che rinnovo il

mio appello, implorando, con tutta la mia forza, i responsabili, affinché si provveda a un immediato cessate il fuoco, che sia imposto e

rispettato almeno per il tempo necessario a consentire l’evacuazione dei civili, soprattutto dei bambini, che sono ancora intrappolati sotto i

bombardamenti cruenti.

APPELLO

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Domani, 13 ottobre, ricorre la Giornata internazionale per la riduzione dei disastri naturali, che quest’anno propone il tema: “Ridurre la

mortalità”. Infatti i disastri naturali potrebbero essere evitati o quanto meno limitati, poiché i loro effetti sono spesso dovuti a mancanze di

cura dell’ambiente da parte dell’uomo. Incoraggio pertanto a unire gli sforzi in modo lungimirante nella tutela della nostra casa comune,

promuovendo una cultura di prevenzione, con l’aiuto anche delle nuove conoscenze, riducendo i rischi per le popolazioni più vulnerabili.

* * *

Cari pellegrini di lingua italiana: benvenuti!

Sono lieto di accogliere i fedeli delle Diocesi di Cremona, Pescia, Anagni-Alatri e Conversano-Monopoli, accompagnati dai rispettivi

Pastori, e li esorto a trarre frutto dal Giubileo che stiamo celebrando, per essere annunziatori del Vangelo con una coerente testimonianza

di vita. Saluto le Suore di Santa Elisabetta, qui convenute in occasione del Capitolo Generale, ed auspico che il carisma di fondazione

venga riscoperto nella prospettiva della Divina Misericordia. Saluto i giovani del Festival del Folklore di Cori; i partecipanti alla

Conferenza Europea delle Radio Cristiane e la Fondazione Opera Santa Rita di Prato con il Vescovo Mons. Franco Agostinelli. Il

passaggio della Porta Santa sia un atto di fede personale e comunitario, e stimoli tutti all’esercizio delle opere di misericordia nei propri

ambienti.

Rivolgo un saluto speciale agli organizzatori e ai partecipanti alla “Partita per la pace e la solidarietà” che si terrà questa sera allo Stadio

Olimpico.

Porgo un saluto infine ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli. Ieri abbiamo celebrato la memoria di San Giovanni XXIII. Invocate la

sua celeste intercessione, cari giovani, per imitare la dolcezza del suo amore paterno; pregatelo nei momenti della croce e della sofferenza,

cari ammalati, per affrontare le difficoltà con la stessa sua mansuetudine; imparate da Lui, cari sposi novelli, l’arte dell’educare i figli con

la tenerezza e con l’esempio.

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Udienza generale: Dar da mangiare agli affamati. Dar da bere agliassetati2016-10-19 Vatican.va

PAPA FRANCESCO

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 19 ottobre 2016

[Multimedia ]

33. Dar da Mangiare agli affamati. Dar da bere agli assetati

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Una delle conseguenze del cosiddetto “benessere” è quella di condurre le persone a chiudersi in sé stesse, rendendole insensibili alle

esigenze degli altri. Si fa di tutto per illuderle presentando modelli di vita effimeri, che scompaiono dopo qualche anno, come se la nostra

vita fosse una moda da seguire e da cambiare ad ogni stagione. Non è così. La realtà va accolta e affrontata per quello che è, e spesso ci fa

incontrare situazioni di bisogno urgente. È per questo che, tra le opere di misericordia, si trova il richiamo alla fame e alla sete: dare da

mangiare agli affamati – ce ne sono tanti oggi - e da bere agli assetati. Quante volte i media ci informano di popolazioni che soffrono la

mancanza di cibo e di acqua, con gravi conseguenze specialmente per i bambini.

Di fronte a certe notizie e specialmente a certe immagini, l’opinione pubblica si sente toccata e partono di volta in volta campagne di aiuto

per stimolare la solidarietà. Le donazioni si fanno generose e in questo modo si può contribuire ad alleviare la sofferenza di tanti. Questa

forma di carità è importante, ma forse non ci coinvolge direttamente. Invece quando, andando per la strada, incrociamo una persona in

necessità, oppure un povero viene a bussare alla porta di casa nostra, è molto diverso, perché non sono più davanti a un’immagine, ma

veniamo coinvolti in prima persona. Non c’è più alcuna distanza tra me e lui o lei, e mi sento interpellato. La povertà in astratto non ci

interpella, ma ci fa pensare, ci fa lamentare; ma quando vediamo la povertà nella carne di un uomo, di una donna, di un bambino, questo ci

interpella! E perciò, quell’abitudine che noi abbiamo di sfuggire ai bisognosi, di non avvicinarci a loro, truccando un po’ la realtà dei

bisognosi con le abitudini alla moda per allontanarci da essa. Non c’è più alcuna distanza tra me e il povero quando lo incrocio. In questi

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casi, qual è la mia reazione? Giro lo sguardo e passo oltre? Oppure mi fermo a parlare e mi interesso del suo stato? E se fai questo non

mancherà qualcuno che dice: “Questo è pazzo perché parla con un povero!”. Vedo se posso accogliere in qualche modo quella persona o

cerco di liberarmene al più presto? Ma forse essa chiede solo il necessario: qualcosa da mangiare e da bere. Pensiamo un momento: quante

volte recitiamo il “Padre nostro”, eppure non facciamo veramente attenzione a quelle parole: “Dacci oggi il nostro pane quotidiano”.

Nella Bibbia, un Salmo dice che Dio è colui che «dà il cibo ad ogni vivente» (136,25). L’esperienza della fame è dura. Ne sa qualcosa chi

ha vissuto periodi di guerra o di carestia. Eppure questa esperienza si ripete ogni giorno e convive accanto all’abbondanza e allo spreco.

Sono sempre attuali le parole dell’apostolo Giacomo: «A che serve, fratelli miei, se uno dice di avere fede, ma non ha le opere? Quella

fede può forse salvarlo? Se un fratello o una sorella sono senza vestiti e sprovvisti del cibo quotidiano e uno di voi dice loro: “Andatevene

in pace, riscaldatevi e saziatevi”, ma non date loro il necessario per il corpo, a che cosa serve? Così anche la fede: se non è seguita dalle

opere, in sé stessa è morta» (2,14-17) perché è incapace di fare opere, di fare carità, di amare. C’è sempre qualcuno che ha fame e sete e ha

bisogno di me. Non posso delegare nessun altro. Questo povero ha bisogno di me, del mio aiuto, della mia parola, del mio impegno. Siamo

tutti coinvolti in questo.

È anche l’insegnamento di quella pagina del Vangelo in cui Gesù, vedendo tanta gente che da ore lo seguiva, chiede ai suoi discepoli:

«Dove possiamo comprare il pane perché costoro possano mangiare?» (Gv 6,5). E i discepoli rispondono: “È impossibile, è meglio che tu

li congedi…”. Invece Gesù dice loro: “No. Date loro voi stessi da mangiare” (cfr Mc 14,16). Si fa dare i pochi pani e pesci che avevano

con sé, li benedice, li spezza e li fa distribuire a tutti. È una lezione molto importante per noi. Ci dice che il poco che abbiamo, se lo

affidiamo alle mani di Gesù e lo condividiamo con fede, diventa una ricchezza sovrabbondante.

Papa Benedetto XVI, nell’Enciclica Caritas in veritate , afferma: «Dar da mangiare agli affamati è un imperativo etico per la Chiesa

universale. […] Il diritto all’alimentazione, così come quello all’acqua, rivestono un ruolo importante per il conseguimento di altri diritti.

[…] È necessario pertanto che maturi una coscienza solidale che conservi l’alimentazione e l’accesso all’acqua come diritti universali di

tutti gli esseri umani, senza distinzioni né discriminazioni» (n. 27). Non dimentichiamo le parole di Gesù: «Io sono il pane della vita»

(Gv 6,35) e «Chi ha sete venga a me» (Gv 7,37). Sono per tutti noi credenti una provocazione queste parole, una provocazione a

riconoscere che, attraverso il dare da mangiare agli affamati e il dare da bere agli assetati, passa il nostro rapporto con Dio, un Dio che ha

rivelato in Gesù il suo volto di misericordia.

Saluti:

Je salue cordialement les pèlerins de langue française, en particulier les prêtres du diocèse d’Orléans accompagné par Monseigneur

Jacques Blaquart, et les autres personnes venus de France, de Suisse et de Belgique. Chers frères, le peu que nous avons, si nous le

remettons dans les mains de Jésus en le partageant aux autres avec foi, devient une richesse surabondante. Par notre générosité n’ayons

pas peur d’être, pour nos frères, la révélation de la miséricorde du Père. Que Dieu vous bénisse!

[Saluto cordialmente i pellegrini di lingua francese, in particolare i sacerdoti della Diocesi di Orléans, accompagnati da Mons. Jacques

Blaquart, e gli altri fedeli venuti da Francia, Svizzera e Belgio. Cari fratelli, il poco che abbiamo, se lo rimettiamo nelle mani di Gesù

condividendolo con gli altri nella fede, diventa una ricchezza sovrabbondante. Attraverso la nostra generosità, non temiamo di essere, per

i nostri fratelli, la rivelazione della misericordia del Padre. Dio vi benedica!]

I greet the English-speaking pilgrims and visitors taking part in today’s Audience, particularly those from England, Scotland, Ireland,

Denmark, Finland, the Netherlands, Malta, Ghana, Uganda, South Africa, Indonesia, China, Singapore, Japan, the Philippines and the

United States of America. With prayerful good wishes that the present Jubilee of Mercy will be a moment of grace and spiritual renewal

for you and your families, I invoke upon all of you joy and peace in our Lord Jesus Christ.

[Saluto i pellegrini di lingua inglese presenti all’odierna Udienza, specialmente quelli provenienti da Inghilterra, Scozia, Irlanda,

Danimarca, Finlandia, Paesi Bassi, Malta, Ghana, Uganda, Sud Africa, Indonesia, Cina, Singapore, Giappone, Filippine e Stati Uniti

d’America. Con fervidi auguri che il presente Giubileo della Misericordia sia per voi e per le vostre famiglie un tempo di grazia e di

rinnovamento spirituale, invoco su voi tutti la gioia e la pace del Signore Gesù!]

Mit Freude heiße ich die Pilger aus den Ländern deutscher Sprache willkommen. Insbesondere begrüße ich den Domchor der Kathedrale

Mainz und die vielen Jugendlichen, Schüler und Ministranten, vor allem die große Gruppe des Gymnasiums Damme. Diese Begegnung

mit dem Papst und mit der universalen Kirche hier in Rom mache euch stark in eurem Zeugnis für Christus, damit euer Glaube immer

mehr in der Nächstenliebe tätig ist. Von Herzen segne ich euch und eure Lieben.

[Sono lieto di accogliere i pellegrini provenienti dai Paesi di lingua tedesca. Saluto in particolare la Corale della Cattedrale di Magonza

e i numerosi giovani, allievi e ministranti, specialmente il folto gruppo del Liceo di Damme. Questo incontro con il Papa e con la Chiesa

universale a Roma vi renda saldi nella testimonianza di Cristo, affinché la vostra fede sia sempre più operosa nella carità. Di cuore

benedico voi e i vostri cari.]

Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española, en particular a los venidos de España y Latinoamérica. Los invito a salir al

encuentro de las necesidades más básicas de los que encuentren a su camino, dando lo poco que tienen. Dios, a su vez, les corresponderá

con su gracia y los colmará de una auténtica alegría. Muchas gracias.

[Saluto cordialmente i pellegrini di lingua spagnola, in particolare quelli provenienti da Spagna e America latina. Vi invito a uscire

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incontro alle necessità più fondamentali di coloro che trovate nella vostra strada, dando quel poco che avete. Dio, a sua volta, vi

corrisponderà con la sua grazia e vi ricolmerà di vera gioia. Grazie mille.]

Queridos peregrinos de língua portuguesa, de coração vos saúdo a todos, nomeadamente aos grupos de Mogi Guaçu e de Pereiras,

desejando-vos neste Ano Jubilar a graça de experimentar a grande força da Misericórdia, que nos faz entrar no coração de Deus e nos

torna capazes de olhar o mundo com mais bondade. Assim Deus vos abençoe a vós e às vossas famílias.

[Carissimi pellegrini di lingua portoghese, vi saluto cordialmente tutti, con una menzione speciale per i gruppi parrocchiali di Mogi

Guaçu e di Pereiras, augurandovi in quest’Anno Giubilare la grazia di fare esperienza della grande potenza della Misericordia, che ci fa

entrare nel cuore di Dio e ci rende capaci di guardare il mondo con più bontà. Così Dio benedica voi e le vostre famiglie.]

ة "إلطع ام الجياع"،أرحب بالحجاج الناطقين باللغة العربية، وخاصة بالقادمين منالشرق األوسط. أيها اإلخوة واألخوات األعزاء، يدعونا يسوع لنفسح مكانا في قلوبنا للضرورة الملح

ا الربإن مقاسمة ما نملكه مع الذين ال يملكون الوسائل الكفيلة بتلبية هذه الحاجة األساسية، تربينا على تلك المحبة التي هي عطية تفيض بالحماسة المتقدة لحياة الفقراء الذين يجعلن

!نلتقي بهم. ليبارككم الرب

[Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua araba, in particolare a quelli provenienti dal Medio Oriente! Cari fratelli e sorelle,

Gesù ci invita a fare spazio nel nostro cuore all’urgenza di «dare da mangiare agli affamati», condividere ciò che abbiamo con coloro che

non hanno i mezzi per soddisfare un bisogno così primario, ci educa a quella carità che è un dono traboccante di passione per la vita dei

poveri che il Signore ci fa incontrare. Il Signore vi benedica!]

Pozdrawiam pielgrzymów polskich. Dzisiaj w liturgii wspominamy błogosławionego męczennika, księdza (Jerzego) Popiełuszkę.

Odważnie dopominał się w sprawie robotników i ich rodzin, domagając się sprawiedliwości, godziwych środków do życia, cywilnej i

religijnej wolności Ojczyzny. Słowa św. Pawła: „Nie daj się zwyciężyć złu, ale zło dobrem zwyciężaj!” (Rz 12, 12), uczynił mottem swej

pasterskiej posługi. Niech te słowa będą dzisiaj również dla was, dla waszych rodzin i narodu polskiego wezwaniem do budowania

sprawiedliwego ładu społecznego, w codziennym poszukiwaniu ewangelicznego dobra. Z serca wam błogosławię.

[Saluto cordialmente i pellegrini polacchi. Oggi la liturgia commemora il beato martire Don Popiełuszko. Egli si espose in prima persona

a favore degli operai e delle loro famiglie, chiedendo giustizia e degne condizioni di vita, la libertà civile e religiosa della Patria. Le

parole di san Paolo: “Non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il bene” (Rm 12,21) sono state il motto della sua pastorale. Tali

parole siano oggi anche per voi, per tutte le famiglie e il popolo polacco una sfida per costruire il giusto ordine sociale nella quotidianità

alla ricerca del bene evangelico. Di cuore vi benedico.]

Zo srdca pozdravujem pútnikov zo Slovenska, osobitne farské skupiny a saleziánsku mládež z Bratislavy. Bratia a sestry, budúcu nedeľu

budeme sláviť Svetový deň misií. Je to vzácna príležitosť na uvažovanie o nutnosti misijného poslania Cirkvi i každého kresťana. Aj my

sme povolaní evanjelizovať to prostredie, v ktorom žijeme a pracujeme. S týmto želaním ochotne žehnám vás i vaše rodiny. Pochválený

buď Ježiš Kristus!

[Saluto di cuore i pellegrini provenienti dalla Slovacchia, particolarmente i gruppi parrocchiali e la gioventù salesiana di Bratislava.

Fratelli e sorelle, domenica prossima celebreremo la Giornata Missionaria Mondiale, occasione preziosa per riflettere sull’urgenza

dell’impegno missionario della Chiesa e di ciascun cristiano. Anche noi siamo chiamati ad evangelizzare nell’ambiente in cui viviamo e

lavoriamo. Con questi voti volentieri benedico voi e le vostre famiglie. Sia lodato Gesù Cristo!]

Hartelijk welkom aan de pelgrims uit Nederland. In het bijzonder groet ik de seminaristen van het Aartsbisdom Utrecht en van de

bisdommen Rotterdam en Breda, de vertegenwoordigers van de Raad van Kerken in Nederland en het Grootkoor Holland. Laten we

ingaan op de uitnodiging van het Heilig Jaar van Barmhartigheid om het geloof actief te beleven in de naastenliefde en om onze inzet voor

de broeders en zusters in nood te vergroten. De Heer zegene u allen.

[Un cordiale benvenuto rivolgo ai pellegrini provenienti dai Paesi Bassi. Saluto in particolare i seminaristi dell’Arcidiocesi di Utrecht e

delle Diocesi di Rotterdam e Breda, nonché i rappresentanti del Consiglio delle Chiese nei Paesi Bassi e il Grootkoor Holland.

Accogliamo l’invito dell’Anno Santo della Misericordia a vivere una fede operosa nella carità rafforzando il nostro impegno verso i

fratelli che sono nel bisogno. Il Signore vi benedica tutti.]

* * *

Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. Accolgo con gioia i fedeli della Diocesi di Caltagirone, con il Vescovo

Mons. Calogero Peri, nella ricorrenza del bicentenario di fondazione; i cresimati della Diocesi di Faenza-Modigliana, accompagnati da

Mons. Mario Toso; i partecipanti al Seminario promosso dall’Università della Santa Croce; i ragazzi dell’Azione Cattolica di Brindisi-

Ostuni e i fedeli di Mistretta.

Saluto il pellegrinaggio delle Suore di San Giovanni Battista, qui convenute per la Canonizzazione di Sant’Alfonso Maria Fusco, ed

auspico che il carisma del fondatore venga diffuso anche nell’odierna società. Saluto gli ufficiali dell’Accademia di Modena; la

Fondazione Centro di creatività nazionale; l’Associazione Diversamente disabili e i partecipanti al Secondo Incontro Donne, Medio

oriente e Mediterraneo.

Rivolgo infine un pensiero ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli. Oggi la liturgia fa memoria di San Paolo della Croce, sacerdote

fondatore dei Passionisti: cari giovani, specialmente i ragazzi aderenti al Festival della Diplomazia, la meditazione della Passione di Gesù

vi insegni la grandezza del suo amore per noi; cari ammalati, portate la vostra croce in unione con Cristo per avere sollievo nell’ora della

prova; e voi, cari sposi novelli, dedicate del tempo alla preghiera, perché la vostra vita coniugale sia un cammino di perfezione cristiana.

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Udienza Giubilare: Misericordia e dialogo2016-10-22 Vatican.va

GIUBILEO STRAORDINARIO DELLA MISERICORDIA

PAPA FRANCESCO

UDIENZA GIUBILARE

Sabato, 22 ottobre 2016

[Multimedia ]

Misericordia e Dialogo

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Il brano del Vangelo di Giovanni che abbiamo ascoltato (cfr 4,6-15) narra l’incontro di Gesù con una donna samaritana. Ciò che colpisce

di questo incontro è il dialogo molto serrato tra la donna e Gesù. Questo oggi ci permette di sottolineare un aspetto molto importante della

misericordia, che è proprio il dialogo.

Il dialogo permette alle persone di conoscersi e di comprendere le esigenze gli uni degli altri. Anzitutto, esso è un segno di grande rispetto,

perché pone le persone in atteggiamento di ascolto e nella condizione di recepire gli aspetti migliori dell’interlocutore. In secondo luogo, il

dialogo è espressione di carità, perché, pur non ignorando le differenze, può aiutare a ricercare e condividere il bene comune. Inoltre, il

dialogo ci invita a porci dinanzi all’altro vedendolo come un dono di Dio, che ci interpella e ci chiede di essere riconosciuto.

Molte volte noi non incontriamo i fratelli, pur vivendo loro accanto, soprattutto quando facciamo prevalere la nostra posizione su quella

dell’altro. Non dialoghiamo quando non ascoltiamo abbastanza oppure tendiamo a interrompere l’altro per dimostrare di avere ragione.

Ma quante volte, quante volte stiamo ascoltando una persona, la fermiamo e diciamo: “No! No! Non è così!“ e non lasciamo che la

persona finisca di spiegare quello che vuole dire. E questo impedisce il dialogo: questa è aggressione. Il vero dialogo, invece, necessita di

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momenti di silenzio, in cui cogliere il dono straordinario della presenza di Dio nel fratello.

Cari fratelli e sorelle, dialogare aiuta le persone a umanizzare i rapporti e a superare le incomprensioni. C’è tanto bisogno di dialogo nelle

nostre famiglie, e come si risolverebbero più facilmente le questioni se si imparasse ad ascoltarsi vicendevolmente! È così nel rapporto tra

marito e moglie, e tra genitori e figli. Quanto aiuto può venire anche dal dialogo tra gli insegnanti e i loro alunni; oppure tra dirigenti e

operai, per scoprire le esigenze migliori del lavoro.

Di dialogo vive anche la Chiesa con gli uomini e le donne di ogni tempo, per comprendere le necessità che sono nel cuore di ogni persona

e per contribuire alla realizzazione del bene comune. Pensiamo al grande dono del creato e alla responsabilità che tutti abbiamo di

salvaguardare la nostra casa comune: il dialogo su un tema così centrale è un’esigenza ineludibile. Pensiamo al dialogo tra le religioni, per

scoprire la verità profonda della loro missione in mezzo agli uomini, e per contribuire alla costruzione della pace e di una rete di rispetto e

di fraternità (cfr Enc. Laudato si’ , 201).

Per concludere, tutte le forme di dialogo sono espressione della grande esigenza di amore di Dio, che a tutti va incontro e in ognuno pone

un seme della sua bontà, perché possa collaborare alla sua opera creatrice. Il dialogo abbatte i muri delle divisioni e delle incomprensioni;

crea ponti di comunicazione e non consente che alcuno si isoli, rinchiudendosi nel proprio piccolo mondo. Non dimenticatevi: dialogare è

ascoltare quello che mi dice l’altro e dire con mitezza quello che penso io. Se le cose vanno così, la famiglia, il quartiere, il posto di lavoro

saranno migliori. Ma se io non lascio che l’altro dica tutto quello che ha nel cuore e incomincio ad urlare – oggi si urla tanto – non andrà a

buon fine questo rapporto tra noi; non andrà a buon fine il rapporto fra marito e moglie, tra genitori e figli. Ascoltare, spiegare, con

mitezza, non abbaiare all’altro, non urlare, ma avere un cuore aperto.

Gesù ben conosceva quello che c’era nel cuore della samaritana, una grande peccatrice; ciononostante non le ha negato di potersi

esprimere, l’ha lasciata parlare fino alla fine, ed è entrato poco alla volta nel mistero della sua vita. Questo insegnamento vale anche per

noi. Attraverso il dialogo, possiamo far crescere i segni della misericordia di Dio e renderli strumento di accoglienza e rispetto.

Saluti:

Je salue cordialement les pèlerins de langue française, en particulier les pèlerinages du diocèse aux Armées françaises, de Malines-

Bruxelles, de Sion, de Créteil et de Sées, accompagnés de leurs évêques, ainsi que l’Enseignement Catholique de Soissons et la Pastorale

scolaire de Lyon.

Frères et sœurs, ayons toujours le souci d’abattre les murs d’incompréhension qui existent entre nous afin de faire grandir dans le monde

les signes de la miséricorde de Dieu. Que Dieu vous bénisse !

[Saluto cordialmente i pellegrini di lingua francese, in particolare i pellegrinaggi dell’Ordinariato Militare Francese, delle diocesi di

Malines-Bruxelles, di Sion, di Créteil e di Sées, accompagnati dai loro Vescovi, come pure i membri dell’Insegnamento Cattolico di

Soissons e la Pastorale scolastica di Lione.

Fratelli e sorelle, sforzatevi sempre di abbattere i muri di incomprensione che esistono tra noi per far accrescere nel mondo i segni della

misericordia di Dio. Dio vi benedica!]

I greet the English-speaking pilgrims and visitors taking part in today’s Audience, particularly those from England, Scotland, Indonesia,

Malaysia and the United States of America With prayerful good wishes that the Jubilee of Mercy will be a moment of grace and spiritual

renewal for you and your families, I invoke upon all of you joy and peace in our Lord Jesus Christ.

[Saluto i pellegrini di lingua inglese presenti all’odierna Udienza, specialmente quelli provenienti da Inghilterra, Scozia, Indonesia,

Malaysia e Stati Uniti d’America. Nell’augurarvi vivamente che il Giubileo della Misericordia sia per voi e per le vostre famiglie un

tempo di grazia e di rinnovamento spirituale, invoco su voi tutti la gioia e la pace del Signore Gesù!]

Ein herzliches Willkommen sage ich den Brüdern und Schwestern aus Deutschland, Österreich und der Schweiz. Euer Aufenthalt in Rom

biete euch eine gute Gelegenheit, um Menschen aus der ganzen Welt kennenzulernen und sie als Geschenk Gottes zu sehen, die unser

Leben bereichern. Der Segen Gottes begleite euch auf euren Wegen.

[Un caro benvenuto rivolgo ai fratelli e sorelle provenienti dalla Germania, dall’Austria e dalla Svizzera. La vostra presenza a Roma sia

un’occasione propizia per conoscere persone da tutto il mondo vedendole come dono di Dio che arricchiscono la nostra vita. La

benedizione divina vi accompagni sul vostro cammino.]

Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española, en particular a los venidos de España y Latinoamérica. Los invito a ser por

medio del diálogo instrumentos que creen una red de respeto y fraternidad para derribar los muros de la división y de la incomprensión, y

así crear puentes de comunicación para ser signos de la misericordia de Dios. Muchas gracias.

Dirijo uma saudação cordial aos peregrinos de língua portuguesa, com menção particular do grupo de Póvoa de Varzim. Recordemos que

a Virgem Maria nos ensina a escutar no silêncio e a meditar todas as coisas no coração, de tal modo que se possa ir ao encontro das

necessidades do próximo. Possa o seu exemplo nos ajudar a servir sempre mais os nossos irmãos e irmãs. Que Deus vos abençoe a vós e a

vossos entes queridos!

[Rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini di lingua portoghese, con particolare menzione al gruppo di fedeli di Póvoa de Varzim.

Ricordiamo che la Vergine Maria ci insegna ad ascoltare nel silenzio e a meditare tutte le cose nel cuore, così da poter uscire incontro alle

necessità del prossimo. Il suo esempio ci aiuti a servire sempre più i nostri fratelli e sorelle. Dio benedica voi e quanti vi sono cari!]

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ر منأرحب بالحجاج الناطقين باللغة العربية، وخاصة بالقادمين منالشرق األوسط. أيها اإلخوة واألخوات األعزاء، تعلموا التعايش في االختالف وتحلوا بالشجاعة كي تبنوا الجسو

!خالل الحوار فتنموا عالمات رحمة هللا في العالم. ليبارككم الرب

[Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua araba, in particolare a quelli provenienti dal Medio Oriente! Cari fratelli e sorelle,

imparate a convivere nella diversità e abbiate il coraggio, attraverso il dialogo, di costruire ponti per far crescere i segni della

misericordia di Dio nel mondo. Il Signore vi benedica!]

Serdeczne pozdrowienie kieruję do Polaków, którzy wraz z Biskupami Kościoła w Polsce nawiedzają groby apostolskie.

Drodzy Siostry i Bracia, przybyliście tu w narodowej pielgrzymce, aby dziękować Bogu za chrzest, który wasz naród przyjął 1050 lat

temu, jak też za dobro, jakie zrodziło się w sercach młodych ludzi z całego świata, podczas niezapomnianego spotkania w Krakowie.

Jednoczę się z wami w tym dziękczynieniu. Jestem niezmiernie wdzięczny Bogu za to, że pozwolił mi bliżej poznać wasz naród i

ojczyznę św. Jana Pawła II, gdzie mogłem nawiedzić Sanktuarium na Jasnej Górze, Sanktuarium Miłosierdzia Bożego w Krakowie-

Łagiewnikach i Centrum Jana Pawła II „Nie lękajcie się”. Temu, który utożsamia się przede wszystkim z każdym człowiekiem

upokorzonym i cierpiącym, dziękuję również za ciszę podarowaną mi na miejscu obozu Auschwitz-Birkenau. W tej ciszy przesłanie

miłosierdzia nabiera niesłychanej wagi!

Raz jeszcze pragnę wyrazić moją wdzięczność wam – wszystkim wiernym, kapłanom, biskupom i władzom cywilnym – za gorące

przyjęcie w waszym kraju, za wspaniałe, artystyczne i duchowe przygotowanie wydarzeń i celebracji, które przeżywaliśmy z

entuzjazmem płynącym z wiary.

Drodzy Siostry i Bracia,

dokładnie 38 lat temu, niemal o tej właśnie godzinie, na tym Placu wybrzmiały słowa, skierowane do ludzi całego świata: Nie lękajcie się!

(…) Otwórzcie na oścież drzwi Chrystusowi. Te słowa, na progu swojego pontyfikatu, wypowiedział Jan Paweł II, papież o głębokiej

duchowości ukształtowanej przez tysiącletnią spuściznę polskiej historii i kultury, przekazywaną w duchu wiary z pokolenia na pokolenie.

To dziedzictwo było dla niego źródłem nadziei, mocy i odwagi, z jaką wzywał świat, by szeroko otworzył drzwi dla Chrystusa. To

wezwanie rozwinęło się w nieustanne głoszenie Ewangelii miłosierdzia dla świata i dla człowieka, którego kontynuacją jest ten Rok

Jubileuszowy.

Dziś pragnę życzyć Wam, aby Pan dał wam łaskę wytrwania w tej wierze, nadziei i miłości, którą przejęliście od waszych przodków i

którą z troską pielęgnujecie. Niech w waszych umysłach i sercach wybrzmiewa wciąż wezwanie waszego wielkiego Rodaka do budzenia

w sobie wyobraźni miłosierdzia, abyście potrafili nieść świadectwo o Bożej miłości wszystkim, którzy jej potrzebują.

Proszę, abyście pamiętali o mnie w waszych modlitwach. Z serca wam błogosławię! Niech będzie pochwalony Jezus Chrystus!

[Un cordiale saluto rivolgo ai polacchi che, insieme ai Vescovi della Chiesa in Polonia, visitano le tombe degli Apostoli.

Cari sorelle e fratelli, siete venuti qui in pellegrinaggio nazionale per ringraziare Dio del Battesimo che il vostro popolo ha ricevuto 1050

anni fa, nonché per ogni bene che è nato nei cuori dei giovani di tutto il mondo durante l’indimenticabile incontro a Cracovia. Mi unisco

a voi in questo ringraziamento. Sono immensamente grato a Dio che mi ha permesso di conoscere la vostra nazione, la Patria di

San Giovanni Paolo II , dove ho potuto fare visita al Santuario di Jasna Gora, al Santuario della Divina Misericordia a Cracovia e al

Centro Giovanni Paolo II “Non abbiate paura”. A Colui che si identifica soprattutto in ogni uomo umiliato e sofferente, rendo grazie

anche per il silenzio concessomi nel luogo del campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau. In questo silenzio il messaggio della

misericordia assume un’inaudita importanza!

Ancora una volta voglio esprimere la riconoscenza a voi – a tutti i fedeli laici, ai sacerdoti e vescovi, alle autorità civili – per la calorosa

accoglienza nel vostro Paese, per la stupenda preparazione artistica e spirituale degli eventi e delle celebrazioni, che abbiamo vissuto con

l’entusiasmo di fede.

Cari sorelle e fratelli,

esattamente trentotto anni fa, quasi a quest’ora, in questa Piazza risuonavano le parole rivolte agli uomini di tutto il mondo: Non abbiate

paura! (…) Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo . Queste parole le ha pronunciate all’inizio del suo pontificato, Giovanni Paolo II ,

Papa di profonda spiritualità, plasmata dalla millenaria eredità della storia e della cultura polacca trasmessa nello spirito di fede, di

generazione in generazione. Quest’eredità era per Lui fonte di speranza, di potenza e di coraggio, con cui esortava il mondo ad aprire

largamente le porte a Cristo. Quest’invito si è trasformato in un’incessante proclamazione del Vangelo della misericordia per il mondo e

per l’uomo, la cui continuazione è quest’Anno Giubilare.

Oggi desidero augurarvi, che il Signore vi dia la grazia della perseveranza in questa fede, questa speranza e quest’amore che avete

ricevuto dai vostri avi e che conservate con cura. Nelle vostre menti e nei vostri cuori risuoni sempre l’appello del vostro grande

Connazionale a risvegliare in voi la fantasia della misericordia, affinché possiate portare la testimonianza dell’amore di Dio a tutti coloro

che ne hanno bisogno.

Vi chiedo di ricordarvi di me nelle vostre preghiere. Vi benedico di cuore! Sia lodato Gesù Cristo!]

* * *

Rivolgo un cordiale benvenuto ai fedeli di lingua italiana. Sono lieto di accogliere i fedeli di numerose Diocesi italiane, con i rispettivi

Pastori, specialmente quelli dell’Umbria.

Cari fratelli e sorelle, il vostro pellegrinaggio giubilare sia vissuto nella fede come esperienza del perdono e della misericordia di Dio, e vi

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accompagni al ritorno nelle comunità di appartenenza per testimoniare il suo amore verso i fratelli, particolarmente agli esclusi e ai

lontani.

Saluto l’Associazione Medici Cattolici, con il Cardinale Edoardo Menichelli; l’Associazione sottufficiali d’Italia; i partecipanti al Giubileo

delle Corali e degli animatori liturgici; i numerosi sbandieratori e il folto gruppo dei camperisti, che ringrazio per il dono di un camper a

una famiglia romana con disabili. Alla vigilia della Giornata Missionaria Mondiale, tutti esorto ad accompagnare con la preghiera e con

l’aiuto concreto l’azione evangelizzatrice della Chiesa nei territori di missione.

Un pensiero speciale porgo ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli. Oggi ricorre la memoria liturgica di San Giovanni Paolo II . La

sua coerente testimonianza di fede sia un insegnamento per voi, cari giovani, ad affrontare le sfide della vita; alla luce del suo

insegnamento, cari ammalati, abbracciate con speranza la croce della malattia; invocate la sua celeste intercessione, cari sposi novelli,

perché nella vostra nuova famiglia non manchi mai l’amore.

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Udienza Generale : Accogliere lo straniero e vestire chi è nudo2016-10-26 Vatican.va

PAPA FRANCESCO

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 26 ottobre 2016

[Multimedia ]

34. Accogliere lo straniero e Vestire chi è nudo

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Proseguiamo nella riflessione sulle opere di misericordia corporale, che il Signore Gesù ci ha consegnato per mantenere sempre viva e

dinamica la nostra fede. Queste opere, infatti, rendono evidente che i cristiani non sono stanchi e pigri nell’attesa dell’incontro finale con il

Signore, ma ogni giorno gli vanno incontro, riconoscendo il suo volto in quello di tante persone che chiedono aiuto. Oggi ci soffermiamo

su questa parola di Gesù: «Ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito» (Mt25,35-36). Nei nostri tempi è quanto mai attuale

l’opera che riguarda i forestieri. La crisi economica, i conflitti armati e i cambiamenti climatici spingono tante persone a emigrare.

Tuttavia, le migrazioni non sono un fenomeno nuovo, ma appartengono alla storia dell’umanità. È mancanza di memoria storica pensare

che esse siano proprie solo dei nostri anni.

La Bibbia ci offre tanti esempi concreti di migrazione. Basti pensare ad Abramo. La chiamata di Dio lo spinge a lasciare il suo Paese per

andare in un altro: «Vattene dalla tua terra, dalla tua parentela e dalla casa di tuo padre, verso la terra che io ti indicherò» (Gen 12,1). E

così è stato anche per il popolo di Israele, che dall’Egitto, dove era schiavo, andò marciando per quarant’anni nel deserto fino a quando

giunse alla terra promessa da Dio. La stessa Santa Famiglia – Maria, Giuseppe e il piccolo Gesù – fu costretta ad emigrare per sfuggire

alla minaccia di Erode: «Giuseppe si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto, dove rimase fino alla morte di

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Erode» (Mt 2,14-15). La storia dell’umanità è storia di migrazioni: ad ogni latitudine, non c’è popolo che non abbia conosciuto il

fenomeno migratorio.

Nel corso dei secoli abbiamo assistito in proposito a grandi espressioni di solidarietà, anche se non sono mancate tensioni sociali. Oggi, il

contesto di crisi economica favorisce purtroppo l’emergere di atteggiamenti di chiusura e di non accoglienza. In alcune parti del mondo

sorgono muri e barriere. Sembra a volte che l’opera silenziosa di molti uomini e donne che, in diversi modi, si prodigano per aiutare e

assistere i profughi e i migranti sia oscurata dal rumore di altri che danno voce a un istintivo egoismo. Ma la chiusura non è una soluzione,

anzi, finisce per favorire i traffici criminali. L’unica via di soluzione è quella della solidarietà. Solidarietà con il migrante, solidarietà con il

forestiero …

L’impegno dei cristiani in questo campo è urgente oggi come in passato. Per guardare solo al secolo scorso, ricordiamo la stupenda figura

di santa Francesca Cabrini, che dedicò la sua vita insieme alle sue compagne ai migranti verso gli Stati Uniti d’America. Anche oggi

abbiamo bisogno di queste testimonianze perché la misericordia possa raggiungere tanti che sono nel bisogno. È un impegno che

coinvolge tutti, nessuno escluso. Le diocesi, le parrocchie, gli istituti di vita consacrata, le associazioni e i movimenti, come i singoli

cristiani, tutti siamo chiamati ad accogliere i fratelli e le sorelle che fuggono dalla guerra, dalla fame, dalla violenza e da condizioni di vita

disumane. Tutti insieme siamo una grande forza di sostegno per quanti hanno perso patria, famiglia, lavoro e dignità. Alcuni giorni fa, è

successa una storia piccolina, di città. C’era un rifugiato che cercava una strada e una signora gli si avvicinò e gli disse: “Ma, lei cerca

qualcosa?”. Era senza scarpe, quel rifugiato. E lui ha detto: “Io vorrei andare a San Pietro per entrare nella Porta Santa”. E la signora

pensò: “Ma, non ha le scarpe, come farà a camminare?”. E chiama un taxi. Ma quel migrante, quel rifugiato puzzava e l’autista del taxi

quasi non voleva che salisse, ma alla fine l’ha lasciato salire sul taxi. E la signora, accanto a lui, gli domandò un po’ della sua storia di

rifugiato e di migrante, nel percorso del viaggio: dieci minuti per arrivare fino a qui. Quest’uomo raccontò la sua storia di dolore, di

guerra, di fame e perché era fuggito dalla sua Patria per migrare qui. Quando sono arrivati, la signora apre la borsa per pagare il tassista e

il tassista, che all’inizio non voleva che questo migrante salisse perché puzzava, ha detto alla signora: “No, signora, sono io che devo

pagare lei perché lei mi ha fatto sentire una storia che mi ha cambiato il cuore”. Questa signora sapeva cosa era il dolore di un migrante,

perché aveva il sangue armeno e conosceva la sofferenza del suo popolo. Quando noi facciamo una cosa del genere, all’inizio ci rifiutiamo

perché ci dà un po’ di incomodità, “ma … puzza …”. Ma alla fine, la storia ci profuma l’anima e ci fa cambiare. Pensate a questa storia e

pensiamo che cosa possiamo fare per i rifugiati.

E l’altra cosa è vestire chi è nudo: che cosa vuol dire se non restituire dignità a chi l’ha perduta? Certamente dando dei vestiti a chi ne è

privo; ma pensiamo anche alle donne vittime della tratta gettate sulle strade, o agli altri, troppi modi di usare il corpo umano come merce,

persino dei minori. E così pure non avere un lavoro, una casa, un salario giusto è una forma di nudità, o essere discriminati per la razza, o

per la fede, sono tutte forme di “nudità”, di fronte alle quali come cristiani siamo chiamati ad essere attenti, vigilanti e pronti ad agire.

Cari fratelli e sorelle, non cadiamo nella trappola di rinchiuderci in noi stessi, indifferenti alle necessità dei fratelli e preoccupati solo dei

nostri interessi. È proprio nella misura in cui ci apriamo agli altri che la vita diventa feconda, le società riacquistano la pace e le persone

recuperano la loro piena dignità. E non dimenticatevi di quella signora, non dimenticate quel migrante che puzzava e non dimenticate

l’autista al quale il migrante aveva cambiato l’anima.

Saluti:

Je suis heureux de vous accueillir, chers pèlerins francophones venus de France et de Suisse, en particulier le diocèse de Paris accompagné

du Cardinal Vingt-Trois et de ses Auxiliaires, ainsi que les nombreux diocèses de France accompagnés de leurs Evêques. Je salue aussi les

pèlerins de la Suisse Romande. Je vous invite à ne pas tomber dans le piège de nous refermer sur nous-mêmes. C’est dans la mesure où

nous nous ouvrons aux autres que notre vie devient féconde, que les sociétés retrouvent la paix et les personnes leur pleine dignité. Que

Dieu vous bénisse!

[Sono lieto di accogliervi, cari pellegrini di lingua francese, venuti da Francia e Svizzera, in particolare la diocesi di Parigi

accompagnata dal Cardinale Vingt-Trois e dai suoi Ausiliari, come pure le numerose diocesi di Francia con i loro Vescovi. Saluto anche i

pellegrini della Svizzera Francese. Vi invito a non cadere nella trappola di richiuderci in noi stessi. È nella misura in cui noi ci apriamo

agli altri che la nostra vita diventa feconda, che le società ritrovano la pace e le persone la loro piena dignità. Dio vi benedica!]

I greet the English-speaking pilgrims and visitors taking part in today’s Audience, particularly those from England, Wales, Ireland,

Finland, Norway, Israel, Australia, Indonesia, China, Japan, Canada and the United States of America. With prayerful good wishes that the

present Jubilee of Mercy will be a moment of grace and spiritual renewal for you and your families, I invoke upon all of you joy and peace

in our Lord Jesus Christ.

[Saluto i pellegrini di lingua inglese presenti all’odierna Udienza, specialmente quelli provenienti da Inghilterra, Galles, Irlanda,

Finlandia, Norvegia, Israele, Australia, Indonesia, Cina, Giappone, Canada e Stati Uniti d’America. Con fervidi auguri che il presente

Giubileo della Misericordia sia per voi e per le vostre famiglie un tempo di grazia e di rinnovamento spirituale, invoco su voi tutti la gioia

e la pace del Signore Gesù!]

Ein herzliches Willkommen allen Pilgern deutscher Sprache, vor allem den vielen Jugendlichen. Besonders grüße ich die Schülerinnen der

St.-Ursula-Mädchenrealschule aus Augsburg. Liebe Freunde, vergessen wir nie, dass uns in den notleidenden Menschen Jesus selbst

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begegnet! Gott segne euch alle.

[Un cordiale benvenuto a tutti i pellegrini di lingua tedesca, soprattutto ai numerosi giovani. In particolare saluto le studentesse della

Mädchen-Realschule Sankt Ursula di Augsburg. Cari amici, non dimentichiamo mai che nelle persone bisognose si incontra Gesù stesso.

Dio vi benedica tutti.]

Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española, en particular a los grupos provenientes de España y Latinoamérica. Pidamos al

Señor la gracia de abrirnos al hermano, acogerlo, para poder restituirle la dignidad que, en muchos casos, ha perdido por los abusos, el

egoísmo, la criminalidad, así nuestra vida será fecunda y nuestras sociedades recuperarán la paz. Dios los bendiga.

[Saluto cordialmente i pellegrini di lingua spagnola, in particolare i gruppi provenienti da Spagna e America latina. Chiediamo al

Signore la grazia di aprirci al fratello, di accoglierlo, per potergli restituire la dignità che, in molti casi, ha perso a causa degli abusi,

dell’egoismo, e della criminalità, e così le nostre vite saranno fruttuose e le nostre società recupereranno la pace. Dio vi benedica.]

Dirijo uma saudação cordial aos peregrinos de língua portuguesa, particularmente aos fiéis das várias paróquias do Brasil e de Portugal.

Queridos amigos, não deixemos de nos fazer solidários com os mais necessitados, lembrando que, quando os acolhemos, tocamos na carne

sofredora de Cristo. Deus vos abençoe! Obrigado.

[Rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini di lingua portoghese, in particolare ai fedeli delle varie parrocchie del Brasile e del Portogallo.

Cari amici, non smettiamo di farci vicini ai più bisognosi, ricordandoci che, nell’accoglierli, tocchiamo la carne sofferente di Gesù. Dio vi

benedica! Grazie.]

ءأرحب بالحجاج الناطقين باللغة العربية، وخاصة بالقادمين منالشرق األوسط. أيها اإلخوة واألخوات األعزاء، إن من اختبر في حياته رحمة اآلب ال يمكنه أن يقف غير مبال إزا

ب منه. لنفسح المجال إذا إلبداع المحبة كي تصبح درب الرحمة ملموسة أكثر فأكثر. ليبارككم الرب !حاجات اإلخوة، ألن تعليم يسوع الذي سمعناه ال يمكن التهر

[Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua araba, in particolare a quelli provenienti dal Medio Oriente! Cari fratelli e sorelle,

chi ha sperimentato nella propria vita la misericordia del Padre non può rimanere insensibile dinanzi alle necessità dei fratelli, perché

l’insegnamento di Gesù che abbiamo ascoltato non consente vie di fuga. Diamo quindi spazio alla fantasia della carità affinché la via

della misericordia diventi sempre più concreta. Il Signore vi benedica!]

Witam serdecznie pielgrzymów polskich. Bracia i Siostry, kończy się październik, miesiąc modlitwy różańcowej. Jest ona syntezą Bożego

Miłosierdzia. To w tajemnicach różańca wraz z Maryją kontemplujemy życie Jezusa, który promieniuje miłosierdziem samego Ojca.

Cieszmy się Jego miłością i przebaczeniem, przyjmijmy Go w przybyszach i w potrzebujących, żyjmy, na co dzień, Jego Ewangelią.

Niech będzie pochwalony Jezus Chrystus.

[Saluto cordialmente i pellegrini polacchi. Fratelli e sorelle, sta finendo il mese di ottobre, dedicato alla preghiera del Rosario. Esso è

una sintesi della Divina misericordia. Nei misteri del Rosario, con Maria, contempliamo la vita di Gesù che irradia la misericordia del

Padre stesso. Rallegriamoci del Suo amore e del perdono, accogliamolo negli stranieri e nei bisognosi, viviamo ogni giorno del Suo

Vangelo. Sia lodato Gesù Cristo.]

* * *

Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana!

Sono lieto di accogliere i fedeli della Diocesi di Ivrea, con il Vescovo Mons. Edoardo Cerrato; i sacerdoti “fidei donum” della Diocesi di

Brescia: diocesi generosa, dare sacerdoti “fidei donum” …; e le religiose partecipanti all’incontro promosso dall’USMI. Cari fratelli e

sorelle, il vostro pellegrinaggio per l’Anno Santo ravvivi la comunione con il Successore di Pietro e la Chiesa universale e vi renda

testimoni della Divina Misericordia nelle vostre chiese locali.

Saluto gli specialisti del Policlinico Umberto I, con i ragazzi affetti da sindrome di Apert e i loro familiari; i partecipanti al congresso

nazionale della Società dei trapianti d’organo; l’Associazione AccoglieRete di Siracusa; le Figlie della Carità con i piccoli della casa

Famiglia “Cuccioli d’Aquila” di Mollas in Albania e i numerosi studenti, in particolare quelli del Liceo De Carlo di Giugliano di

Campania e dell’Istituto Gerini-Torlonia di Roma.

Porgo infineil mio saluto ai giovani, ai malati ed agli sposi novelli. Alla fine del mese di ottobre desidero raccomandare la preghiera del

Rosario. Questa semplice preghiera mariana indichi a voi, cari giovani, la strada per interpretare la volontà di Dio nella vostra vita; amate

questa preghiera, cari ammalati, perché essa porta con sé la consolazione per la mente ed il cuore. Diventi per voi, cari sposi novelli, un

momento privilegiato di intimità spirituale nella vostra nuova famiglia.

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Udienza Generale: Visitare i malati e i carcerati2016-11-09 Vatican.va

PAPA FRANCESCO

UDIENZA GENERALE

Piazza San Pietro

Mercoledì, 9 novembre 2016

[Multimedia ]

35. Visitare i malati e i carcerati

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

La vita di Gesù, soprattutto nei tre anni del suo ministero pubblico, è stata un incessante incontro con le persone. Tra queste, un posto

speciale hanno avuto gli ammalati. Quante pagine dei Vangeli narrano questi incontri! Il paralitico, il cieco, il lebbroso, l’indemoniato,

l’epilettico, e innumerevoli malati di ogni tipo… Gesù si è fatto vicino a ognuno di loro e li ha guariti con la sua presenza e la potenza

della sua forza risanatrice. Pertanto, non può mancare, tra le opere di misericordia, quella di visitare e assistere le persone malate.

Insieme a questa possiamo inserire anche quella di essere vicino alle persone che si trovano in prigione. Infatti, sia i malati che i carcerati

vivono una condizione che limita la loro libertà. E proprio quando ci manca, ci rendiamo conto di quanto essa sia preziosa! Gesù ci ha

donato la possibilità di essere liberi nonostante i limiti della malattia e delle restrizioni. Egli ci offre la libertà che proviene dall’incontro

con Lui e dal senso nuovo che questo incontro porta alla nostra condizione personale.

Con queste opere di misericordia il Signore ci invita a un gesto di grande umanità: la condivisione. Ricordiamo questa parola: la

condivisione. Chi è malato, spesso si sente solo. Non possiamo nascondere che, soprattutto ai nostri giorni, proprio nella malattia si fa

esperienza più profonda della solitudine che attraversa gran parte della vita. Una visita può far sentire la persona malata meno sola e un

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po’ di compagnia è un’ottima medicina! Un sorriso, una carezza, una stretta di mano sono gesti semplici, ma tanto importanti per chi sente

di essere abbandonato a se stesso. Quante persone si dedicano a visitare gli ammalati negli ospedali o nelle loro case! È un’opera di

volontariato impagabile. Quando viene fatta nel nome del Signore, allora diventa anche espressione eloquente ed efficace di misericordia.

Non lasciamo sole le persone malate! Non impediamo loro di trovare sollievo, e a noi di essere arricchiti per la vicinanza a chi soffre. Gli

ospedali sono vere “cattedrali del dolore”, dove però si rende evidente anche la forza della carità che sostiene e prova compassione.

Alla stessa stregua, penso a quanti sono rinchiusi in carcere. Gesù non ha dimenticato neppure loro. Ponendo la visita ai carcerati tra le

opere di misericordia, ha voluto invitarci, anzitutto, a non farci giudici di nessuno. Certo, se uno è in carcere è perché ha sbagliato, non ha

rispettato la legge e la convivenza civile. Perciò in prigione, sta scontando la sua pena. Ma qualunque cosa un carcerato possa aver fatto,

egli rimane pur sempre amato da Dio. Chi può entrare nell’intimo della sua coscienza per capire che cosa prova? Chi può comprenderne il

dolore e il rimorso? È troppo facile lavarsi le mani affermando che ha sbagliato. Un cristiano è chiamato piuttosto a farsene carico, perché

chi ha sbagliato comprenda il male compiuto e ritorni in sé stesso. La mancanza di libertà è senza dubbio una delle privazioni più grandi

per l’essere umano. Se a questa si aggiunge il degrado per le condizioni spesso prive di umanità in cui queste persone si trovano a vivere,

allora è davvero il caso in cui un cristiano si sente provocato a fare di tutto per restituire loro dignità.

Visitare le persone in carcere è un’opera di misericordia che soprattutto oggi assume un valore particolare per le diverse forme di

giustizialismo a cui siamo sottoposti. Nessuno dunque punti il dito contro qualcuno. Tutti invece rendiamoci strumenti di misericordia, con

atteggiamenti di condivisione e di rispetto. Penso spesso ai carcerati … penso spesso, li porto nel cuore. Mi domando che cosa li ha portati

a delinquere e come abbiano potuto cedere alle diverse forme di male. Eppure, insieme a questi pensieri sento che hanno tutti bisogno di

vicinanza e di tenerezza, perché la misericordia di Dio compie prodigi. Quante lacrime ho visto scendere sulle guance di prigionieri che

forse mai in vita loro avevano pianto; e questo solo perché si sono sentiti accolti e amati.

E non dimentichiamo che anche Gesù e gli apostoli hanno fatto esperienza della prigione. Nei racconti della Passione conosciamo le

sofferenze a cui il Signore è stato sottoposto: catturato, trascinato come un malfattore, deriso, flagellato, incoronato di spine… Lui, il solo

Innocente! E anche san Pietro e san Paolo sono stati in carcere (cfr At 12,5; Fil 1,12-17). Domenica scorsa – che è stata la domenica del

Giubileo dei Carcerati – nel pomeriggio è venuto a trovarmi un gruppo di carcerati padovani. Ho domandato loro che cosa avrebbero fatto

il giorno dopo, prima di tornare a Padova. Mi hanno detto: “Andremo al carcere Mamertino per condividere l’esperienza di san Paolo”. È

bello, sentire questo mi ha fatto bene. Questi carcerati volevano trovare Paolo prigioniero. È una cosa bella, a me ha fatto bene. E anche lì,

in prigione, hanno pregato ed evangelizzato. È commovente la pagina degli Atti degli Apostoli in cui viene raccontata la prigionia di

Paolo: si sentiva solo e desiderava che qualcuno degli amici gli facesse visita (cfr 2 Tm 4,9-15). Si sentiva solo perché la grande

maggioranza lo aveva lasciato solo … il grande Paolo.

Queste opere di misericordia, come si vede, sono antiche, eppure sempre attuali. Gesù ha lasciato quello che stava facendo per andare a

visitare la suocera di Pietro; un’opera antica di carità. Gesù l’ha fatta. Non cadiamo nell’indifferenza, ma diventiamo strumenti della

misericordia di Dio. Tutti noi possiamo essere strumenti della misericordia di Dio e questo farà più bene a noi che agli altri perché la

misericordia passa attraverso un gesto, una parola, una visita e questa misericordia è un atto per restituire gioia e dignità a chi l’ha

perduta.

Saluti:

Je suis heureux de saluer les pèlerins de langue française, en particulier le collège Fénelon Sainte-Marie de Paris et tous les jeunes ainsi

que les fidèles de divers diocèses et institutions. En cette Année de la Miséricorde, devenons des instruments de la miséricorde du

Seigneur qui accomplit des merveilles, en nous faisant proches des malades et en visitant les prisonniers. Que Dieu vous bénisse!

[Sono lieto di salutare i pellegrini di lingua francese, in particolare il Collegio Fénelon Sainte-Marie di Parigi e tutti i giovani, come pure

i fedeli di diverse diocesi e istituzioni. In questo Anno della Misericordia, diveniamo strumenti della misericordia del Signore che compie

meraviglie, facendoci prossimi agli ammalati e visitando i prigionieri. Dio vi benedica!]

I greet the English-speaking pilgrims and visitors taking part in today’s Audience, particularly those from England, Denmark, Finland,

Sweden, Hong Kong, Indonesia, Vietnam, Canada and the United States of America. With prayerful good wishes that the present Jubilee

of Mercy will be a moment of grace and spiritual renewal for you and your families, I invoke upon all of you joy and peace in our Lord

Jesus Christ.

[Saluto i pellegrini di lingua inglese presenti all’odierna Udienza, specialmente quelli provenienti da Inghilterra, Danimarca, Finlandia,

Svezia, Hong Kong, Indonesia, Vietnam, Canada e Stati Uniti d’America. Con fervidi auguri che il presente Giubileo della Misericordia

sia per voi e per le vostre famiglie un tempo di grazia e di rinnovamento spirituale, invoco su voi tutti la gioia e la pace del Signore

Gesù!]

Von Herzen grüße ich die Brüder und Schwestern deutscher Sprache aus Österreich, Deutschland, aus der Schweiz und Italien sowie die

Pilger aus den Niederlanden. Besonders heiße ich die Gläubigen des Bistums Osnabrück willkommen. Dieses Heilige Jahr helfe uns,

unsere Gleichgültigkeit zu überwinden und Leben und Hoffnung mit denen, die leiden oder nicht frei sind, zu teilen. Der Herr erfülle euch

mit seinem Frieden und seinem Segen.

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[Con affetto saluto i fratelli e le sorelle di lingua tedesca venuti da Austria, Germania, Svizzera e Italia, nonché i pellegrini provenienti

dai Paesi Bassi. Un particolare benvenuto rivolgo ai fedeli della Diocesi di Osnabrück. Questo Giubileo ci aiuti a vincere la nostra

indifferenza e a condividere vita e speranza con coloro che soffrono o non sono liberi. Il Signore vi colmi della sua pace e benedizione.]

Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española, en particular a los grupos provenientes de España y Latinoamérica. Los animo a

que sean valientes y abran el corazón a Dios y a los hermanos, de modo que sean instrumentos de la misericordia y ternura de Dios, que

restituye la alegría y la dignidad a quienes la han perdido. Muchas gracias.

[Saluto cordialmente i pellegrini di lingua spagnola, in particolare i gruppi provenienti da Spagna e America latina. Vi invito a essere

coraggiosi e aprire il cuore a Dio e ai fratelli, per poter essere strumenti della misericordia e della tenerezza di Dio, che restituisce la

gioia e la dignità a chi l’ha perduta. Grazie mille.]

Queridos peregrinos de língua portuguesa, sede bem-vindos! A todos vos saúdo, especialmente aos membros dos grupos e entes vindos do

Brasil e de Portugal, convidando-vos a pedir ao Senhor uma fé grande para verdes a realidade com o olhar de Jesus e uma caridade

generosa para vos aproximardes das pessoas com o seu coração misericordioso. Assim Deus vos abençoe a vós e às vossas famílias.

[Carissimi pellegrini di lingua portoghese, benvenuti! Nel salutarvi tutti, specialmente i membri dei gruppi e degli enti venuti dal Brasile e

dal Portogallo, vi invito a chiedere al Signore una fede grande per guardare la realtà con lo sguardo di Gesù e una carità generosa per

accostare le persone con il suo cuore misericordioso. Così Dio benedica voi e le vostre famiglie.]

أتوجه بتحية حارة للحجاج الناطقين باللغة العربية، وخاصة القادمين من األردن، ومن األراضي المقدسة ومن الشرق األوسط. إن زيارة المرضى والسجناء تحمل لهم الكثير من

العزاء والتشجيع كي ال يشعروا بمرارة الشعور بالوحدة. تحمل الزيارة لمن يقوم بها الكثير من الغنى وتجعله يشكر هللا على نعمة الصحة والحرية. إننا نحن من يغتني عندما نقترب

من المتألمين، ألن من يعاني يوقظ فينا حقيقة ضآلتنا واحتياجنا ولبعضنا البعض. ليبارككم الرب جميعا ويحرسكم من الشرير!

[Rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini di lingua araba, in particolare a quelli provenienti dalla Giordania e dalla Terra Santa. La visita

ai malati e ai carcerati porta loro tanto conforto e incoraggiamento affinché non sentano l’amarezza della solitudine. La visita regala

anche a chi la compie tanta ricchezza e porta a ringraziare Dio per la grazia della salute e della libertà. Siamo noi ad arricchirci quando

ci avviciniamo a coloro che soffrono, perché chi soffre risveglia in noi la certezza della nostra piccolezza e del nostro bisogno di Dio e

degli altri. Il Signore vi benedica tutti e vi protegga dal maligno!]

Drodzy polscy pielgrzymi, zbliżając się do zakończenia Jubileuszowego Roku Miłosierdzia, dziękujemy Panu za wszystkie łaski, jakie

otrzymaliśmy jako dar Jego boskiej czułości dla nas, i modlimy się, aby mocą Ducha Świętego wspierał nasze dobre postanowienia i

nasze uczynki miłosierdzia co do ciała i co do duszy wobec tych, którzy ich potrzebują. Niech wam zawsze towarzyszy Boże

błogosławieństwo. Niech będzie pochwalony Jezus Chrystus!

[Cari pellegrini polacchi, mentre ci avviciniamo alla conclusione dell’Anno Giubilare della Misericordia, ringraziamo il Signore per tutte

le grazie che abbiamo ricevuto come dono della Sua divina tenerezza per noi, e preghiamo perché con la forza dello Spirito Santo

sostenga i nostri buoni propositi e le nostre opere di carità corporali e spirituali per tutti coloro che ne hanno bisogno. Vi accompagni

sempre la Benedizione di Dio. Sia lodato Gesù Cristo!]

* * *

Cari pellegrini di lingua italiana: benvenuti!

Saluto i padri della Congregazione delle Sacre Stimmate, che celebrano il bicentenario di fondazione, e le Suore di Santa Caterina da

Siena. Saluto il Gruppo Caritas di Livorno; i ragazzi affetti dalla Sindrome di Rett; gli studenti, in particolare quelli dell’Istituto Severi-

Guerrisi, accompagnati dal Vescovo di Oppido Mamertina-Palmi, Mons. Francesco Milito, e i militari del terzo Reggimento “Reoas” di

Viterbo. Il passaggio della Porta Santa ricordi a ciascuno che solo attraverso Cristo è possibile entrare nell’amore e nella misericordia del

Padre, che tutti accoglie e perdona.

Un particolare saluto rivolgo ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli. Oggi celebriamo la Dedicazione della Basilica Lateranense, la

Cattedrale di Roma. Pregate per il Successore dell’Apostolo Pietro, cari giovani, affinché confermi sempre i fratelli nella fede; sentite la

vicinanza del Papa nella preghiera, cari ammalati, per affrontare la prova della malattia; insegnate con semplicità la fede ai vostri figli, cari

sposi novelli, nutrendola con l’amore per la Chiesa e per i suoi Pastori.

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Udienza Giubilare: Misericordia e inclusione2016-10-26 Vatican.va

GIUBILEO STRAORDINARIO DELLA MISERICORDIA

PAPA FRANCESCO

UDIENZA GIUBILARE

Sabato, 12 novembre 2016

[Multimedia ]

Misericordia e Inclusione

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

In questa ultima udienza giubilare del sabato, vorrei presentare un aspetto importante della misericordia: l’inclusione. Dio infatti, nel suo

disegno d’amore, non vuole escludere nessuno, ma vuole includere tutti. Ad esempio, mediante il Battesimo, ci fa suoi figli in Cristo,

membra del suo corpo che è la Chiesa. E noi cristiani siamo invitati a usare lo stesso criterio: la misericordia è quel modo di agire, quello

stile, con cui cerchiamo di includere nella nostra vita gli altri, evitando di chiuderci in noi stessi e nelle nostre sicurezze egoistiche.

Nel brano del Vangelo di Matteo che abbiamo appena ascoltato, Gesù rivolge un invito realmente universale: «Venite a me, voi tuttiche

siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro» (11,28). Nessuno è escluso da questo appello, perché la missione di Gesù è quella di rivelare

ad ogni persona l’amore del Padre. A noi spetta aprire il cuore, fidarci di Gesù e accogliere questo messaggio d’amore, che ci fa entrare

nel mistero della salvezza.

Questo aspetto della misericordia, l’inclusione, si manifesta nello spalancare le braccia per accogliere senza escludere; senza classificare

gli altri in base alla condizione sociale, alla lingua, alla razza, alla cultura, alla religione: davanti a noi c’è soltanto una persona da amare

come la ama Dio. Colui che trovo nel mio lavoro, nel mio quartiere, è una persona da amare, come ama Dio. “Ma questo è di quel Paese,

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dell’altro Paese, di questa religione, di un’altra… È una persona che ama Dio e io devo amarla”. Questo è includere, e questa è

l’inclusione.

Quante persone stanche e oppresse incontriamo anche oggi! Per la strada, negli uffici pubblici, negli ambulatori medici… Lo sguardo di

Gesù si posa su ciascuno di quei volti, anche attraverso i nostri occhi. E il nostro cuore com’è? E’ misericordioso? E il nostro modo di

pensare e di agire, è inclusivo? Il Vangelo ci chiama a riconoscere nella storia dell’umanità il disegno di una grande opera di inclusione,

che, rispettando pienamente la libertà di ogni persona, di ogni comunità, di ogni popolo, chiama tutti a formare una famiglia di fratelli e

sorelle, nella giustizia, nella solidarietà e nella pace, e a far parte della Chiesa, che è il corpo di Cristo.

Come sono vere le parole di Gesù che invita quanti sono stanchi e affaticati ad andare da Lui per trovare riposo! Le sue braccia spalancate

sulla croce dimostrano che nessuno è escluso dal suo amore e dalla sua misericordia, neppure il più grande peccatore: nessuno! Tutti

siamo inclusi nel suo amore e nella sua misericordia. L’espressione più immediata con la quale ci sentiamo accolti e inseriti in Lui è quella

del suo perdono. Tutti abbiamo bisogno di essere perdonati da Dio. E tutti abbiamo bisogno di incontrare fratelli e sorelle che ci aiutino ad

andare a Gesù, ad aprirci al dono che ci ha fatto sulla croce. Non ostacoliamoci a vicenda! Non escludiamo nessuno! Anzi, con umiltà e

semplicità facciamoci strumento della misericordia inclusiva del Padre. La misericordia inclusiva del Padre: è così. La santa madre Chiesa

prolunga nel mondo il grande abbraccio di Cristo morto e risorto. Anche questa Piazza, con il suo colonnato, esprime questo abbraccio.

Lasciamoci coinvolgere in questo movimento di inclusione degli altri, per essere testimoni della misericordia con la quale Dio ha accolto e

accoglie ciascuno di noi.

Saluti:

Je salue cordialement les pèlerins de langue française, en particulier les personnes venues de France et de Suisse. Jésus a ouvert les bras

sur la croix pour accueillir tous ceux qui avaient besoin d’être soulagés. Nous aussi ayons le cœur miséricordieux. Ouvrons-le aux

personnes que nous rencontrons et qui ont besoin de nous: soyons les instruments de la miséricorde du Père. Que Dieu vous bénisse!

[Saluto cordialmente i pellegrini di lingua francese, particolarmente i fedeli venuti da Francia e Svizzera. Gesù ha aperto le braccia sulla

croce per accogliere tutti coloro che avevano bisogno di essere sollevati. Abbiamo anche noi il cuore misericordioso. Apriamolo alle

persone che incontriamo e che hanno bisogno di noi: facciamoci strumenti della misericordia del Padre. Dio vi benedica!]

I greet the English-speaking pilgrims and visitors taking part in today’s Audience, particularly those from Ireland and Pakistan. With

prayerful good wishes that the present Jubilee of Mercy will be a moment of grace and spiritual renewal for you and your families, I

invoke upon all of you joy and peace in our Lord Jesus Christ..

[Saluto i pellegrini di lingua inglese presenti all’odierna Udienza, specialmente quelli provenienti da Irlanda e Pakistan. Con fervidi

auguri che il presente Giubileo della Misericordia sia per voi e per le vostre famiglie un tempo di grazia e di rinnovamento spirituale,

invoco su di voi la gioia e la pace di Cristo!]

Einen herzlichen Gruß richte ich an die Pilger aus den Ländern deutscher Sprache. Nutzt euren Aufenthalt in Rom, um die vielen Zeichen

der Barmherzigkeit Gottes, die in dieser Stadt sichtbar sind, zu entdecken. Der Heilige Geist begleite euch auf euren Wegen.

[Un cordiale saluto rivolgo ai pellegrini provenienti dai paesi di lingua tedesca. Approfittate del vostro soggiorno a Roma per scoprire i

numerosi segni della misericordia di Dio visibili in questa città. Lo Spirito Santo vi accompagni sul vostro cammino.]

Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española, en particular a los provenientes de España y Latinoamérica. Que el Señor Jesús,

que a todos acoge con sus brazos abiertos en la cruz, nos ayude a crecer como hermanos en su amor y a ser instrumentos de la

misericordia y ternura del Padre. Muchas gracias.

Queridos peregrinos de língua portuguesa, de coração vos saúdo a todos, desejando-vos que possais experimentar nesta peregrinação

jubilar a força do Evangelho da misericórdia que transforma, que faz entrar no coração de Deus, que nos torna capazes de perdoar e olhar

o mundo com mais bondade. Que Deus vos abençoe a vós e às vossas famílias.

[Carissimi pellegrini di lingua portoghese, vi saluto cordialmente tutti, augurandovi di sperimentare in questo pellegrinaggio giubilare la

potenza del Vangelo della misericordia che trasforma, che fa entrare nel cuore di Dio, che ci rende capaci di perdonare e guardare il

mondo con più bontà. Dio benedica voi e le vostre famiglie.]

أرحب بالحجاج الناطقين باللغة العربية، وخاصة بالقادمين منالشرق األوسط. أيها اإلخوة واألخوات األعزاء، إن يسوع يريد إدماج الجميع والسيما المهمشين والذين يصرخون إليه...

!لنسمح بأن تشملنا حركة اإلدماج هذه لنكون شهودا للرحمة التي قبل فيها هللا ويقبل كل واحد منا. ليبارككم الرب

[Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua araba, in particolare a quelli provenienti dal Medio Oriente! Cari fratelli e sorelle,

Gesù vuole includere tutti, soprattutto chi è tenuto ai margini e grida verso di Lui... Lasciamoci coinvolgere in questo movimento di

inclusione per essere testimoni della misericordia con la quale Dio ha accolto e accoglie ciascuno di noi. Il Signore vi benedica!]

Witam serdecznie obecnych tu Polaków. Jutro, z inicjatywy Stowarzyszenia Pomoc Kościołowi w Potrzebie, będziecie obchodzili w

Polsce Dzień Solidarności z Kościołem Prześladowanym. Aktualne, alarmujące i bolesne wydarzenia przynaglają nas, by żarliwą

modlitwą i konkretną pomocą wspierać naszych braci żyjących w Iraku i w innych krajach Bliskiego Wschodu. Prośmy Boga, by nikt w

świecie nie był wykluczany ze społeczności z motywów religijnych, kulturowych, czy rasowych. Niech wszystkie narody, szanując

wolność każdego człowieka, kształtują wspólnotę ludzką, jako wielką rodzinę braci i sióstr żyjących w sprawiedliwości, solidarności i

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pokoju. Wam wszystkim i waszym Rodakom z serca błogosławię.

[Saluto cordialmente i Polacchi qui presenti. Domani, per iniziativa dell’Associazione Aiuto alla Chiesa che Soffre, in Polonia verrà

celebrata la Giornata di Solidarietà con la Chiesa Perseguitata. Le inquietanti e dolorose circostanze attuali ci spingono a sostenere con

preghiera fervida e con l’aiuto concreto i nostri fratelli che vivono nell’Iraq e negli altri paesi del Medio Oriente. Innalziamo a Dio la

supplica affinché nessuno nel mondo sia escluso dalla società per motivi di religione, di cultura o di razza. Che tutte le nazioni,

rispettando la libertà di ogni uomo, formino una società come una grande famiglia di fratelli e sorelle viventi nella giustizia, nella

solidarietà e nella pace. Benedico di cuore tutti voi e i vostri connazionali.]

* * *

Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. Sono lieto di accogliere i fedeli del Movimento Shalòm, con il Vescovo di

San Miniato; l’unione cattolica degli insegnanti medi della Puglia; la Coldiretti; i dipendenti dell’Anas; la Federazione dei Veterinari e la

Confederazione delle libere Professioni, che ricorda il cinquantesimo di fondazione.

Cari fratelli e sorelle, vivete con fede quest’ultima udienza del sabato nel Giubileo per sperimentare nella vostra vita il perdono, la

misericordia e l’amore di Dio.

Saluto con particolare affetto voi volontari del Giubileo Straordinario della Misericordia. Siete stati bravi!Voi, che venite da diverse

Nazioni, e vi ringrazio per il prezioso servizio prestato perché i pellegrini potessero vivere bene quest’esperienza di fede. Nel corso di

questi mesi, ho notato la vostra discreta presenza in piazza con il logo del Giubileo e sono ammirato della dedizione, della pazienza e

dell’entusiasmo con cui avete svolto la vostra opera. Grazie tante!|

In particolare, un saluto porgo ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli. Ieri abbiamo ricordato San Martino di Tours, patrono dei

mendicanti, di cui quest’anno ricorre il diciassettesimo centenario della nascita. Il suo esempio susciti in voi, cari giovani, specialmente

voi studenti Erasmus d’Europa, il desiderio di compiere i gesti di concreta solidarietà; la sua fiducia in Cristo Signore sostenga voi, cari

ammalati, nelle prove della malattia; e la sua rettitudine morale ricordi a voi, cari sposi novelli, l’importanza dei valori nell’educazione dei

figli.

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