Potere e Libertà

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- POTERE E LIBERTA’ - Prefazione Il percorso che intendo intraprendere, con il presente lavoro, ha lo scopo di mettere in evidenza le forti contraddizioni che si possono riscontrare nella storia dell’umanità tra l’esercizio del potere e la libertà dell’individuo. Da quando l’uomo si è dato un’organizzazione sociale, politica e civile cercando di convivere in comunità si sono evidenziate le contraddizioni tra potere e libertà. Io analizzerò queste contraddizioni partendo dallo studio del pensiero di Tacito, e di quello stoico di Seneca per arrivare al nostro modello di società, che pur essendo ritenuto avanzato sia sul piano sociale che civile, mostra ancora evidenti idiosincrasie tra potere e libertà. Il percorso quindi oltre allo studio del pensiero di Seneca e Tacito evidenzierà le contraddizioni: analizzando la storia del sommo Poeta, costretto all’esilio a causa proprio del Potere; descrivendo le soluzioni che Marx darà per superare il contrasto; tenendo presente la critica feroce che Orwell indirizzerà ai regimi totalitari del ’900 e la sua visione distopica del futuro legata proprio al contrasto tra potere e libertà; analizzando la ferocia dei regimi totalitari ed in particolare di stalinismo, nazismo e fascismo descritta da numerosi superstiti e da scrittori che hanno vissuto i fatti in prima persona, tra i quali Carlo Levi che meglio ha saputo evidenziare l’oppressione e la repressione attuata dal fascismo in Italia tra il 1922 e il 1943. Infine cercherò di mettere in evidenza l’impegno che numerosi artisti e poeti hanno profuso nella speranza della libertà attraverso le loro opere, tra i quali Delacroix e Manzoni. Indice Prefazione Pag. 2 Potere e libertà nella storiografia di Tacito e nella filosofia di Seneca Pag. 3 1

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Potere e libert

- POTERE E LIBERTA -

Prefazione

Il percorso che intendo intraprendere, con il presente lavoro, ha lo scopo di mettere in evidenza le forti contraddizioni che si possono riscontrare nella storia dellumanit tra lesercizio del potere e la libert dellindividuo. Da quando luomo si dato unorganizzazione sociale, politica e civile cercando di convivere in comunit si sono evidenziate le contraddizioni tra potere e libert. Io analizzer queste contraddizioni partendo dallo studio del pensiero di Tacito, e di quello stoico di Seneca per arrivare al nostro modello di societ, che pur essendo ritenuto avanzato sia sul piano sociale che civile, mostra ancora evidenti idiosincrasie tra potere e libert. Il percorso quindi oltre allo studio del pensiero di Seneca e Tacito evidenzier le contraddizioni: analizzando la storia del sommo Poeta, costretto allesilio a causa proprio del Potere; descrivendo le soluzioni che Marx dar per superare il contrasto; tenendo presente la critica feroce che Orwell indirizzer ai regimi totalitari del 900 e la sua visione distopica del futuro legata proprio al contrasto tra potere e libert; analizzando la ferocia dei regimi totalitari ed in particolare di stalinismo, nazismo e fascismo descritta da numerosi superstiti e da scrittori che hanno vissuto i fatti in prima persona, tra i quali Carlo Levi che meglio ha saputo evidenziare loppressione e la repressione attuata dal fascismo in Italia tra il 1922 e il 1943. Infine cercher di mettere in evidenza limpegno che numerosi artisti e poeti hanno profuso nella speranza della libert attraverso le loro opere, tra i quali Delacroix e Manzoni.

Indice

Prefazione Pag. 2

Potere e libert nella storiografia di Tacito e nella filosofia di Seneca Pag. 3

Potere e libert nella Commedia di Dante (La vicenda di Catone Uticense) Pag. 4

Potere e libert nella visione romantica di Manzoni e Delacroix Pag. 5

Potere e libert secondo il neorealismo di Carlo Levi Pag. 5

Potere e libert nel pensiero di Karl Marx Pag. 6

Potere e libert nei regimi dittatoriali del 900 Pag. 7

Potere e libert nella visione distopica di George Orwell

Pag. 9

La storiografia di Tacito caratterizzata da un tenebroso moralismo che si traduce in una visione pessimistica della vita e della storia. Tuttavia non bisogna dimenticare che la storiografia tacitiana quella senatoria, di un ceto che si era visto escluso dal potere nella nuova realt del principato. Tacito lo storico della libert perduta, ma della libertas di pochi legati al privilegio, di quellaristocrazia oppressa dal potere imperiale. Egli resta legato, dal punto di vista ideale allantica repubblica aristocratica, che nel I sec., ritiene di fatto inattuabile, infatti, il principato necessario per creare una salda e unitaria compagine statale che dia pace e stabilit. Quando si accinse a comporre le Historiae Tacito riteneva che fosse possibile conciliare limpero con la libertas, a condizione che il principe fosse illuminato (Nerva e Traiano sembravano avere le caratteristiche delloptimus princeps) e che fosse nominato attraverso luso della adoptio, che permetteva di scegliere il migliore. Principatus e libertas sono conciliabili idealmente, ma durante la composizione dellopera, lo storico matur un nuovo convincimento politico, che lo portava a vedere il principato illuminato come una contraddizione in termini: la libertas garantita dallimperatore era solo apparente, perch in realt i cittadini non avevano alcun potere decisionale. In questottica Ottaviano Augusto appare come una figura piuttosto ambigua che ha creato un regime autoritario, pur salvaguardando apparentemente le istituzioni repubblicane. Se nelle Historiae, dunque, ancora possibile cogliere una parola di speranza, negli Annales si avverte un cupo pessimismo che non lascia vie di uscita: principato e libert non sono pi conciliabili, in quanto non possibile trovare un equilibrio fra il rector e laristocrazia senatoria; daltra parte limpero una necessit storica, che non lascia spazio ad alternative e porta come inevitabile conseguenza il precipitare in schiavit. Tutta la storia tacitiana una presa datto dellirrimediabile collisione tra principato e libert: il difetto non , n nella struttura, n nella costituzione, ma negli uomini, perch per Tacito la storia soprattutto individualistica, infatti, sono gli individui, le loro scelte, i meccanismi della loro psiche a regolare gli eventi. Tacito convinto che la storia scaturisca dalle pulsioni, dalle sensazioni, dalle ambiguit che dominano la psiche degli imperatori; al di l dellassurdo e delle contraddizioni della vita e della storia assente qualunque principio superiore di armonia e di equilibrio. Seneca era riuscito a comporre le antinomie dellesistenza in una provvidenza storica, Tacito invece mostra di credere in una divinit malefica operante nelle vicende storiche e nellazione cieca e imprevedibile del caso. Leroismo di Seneca, lexitus di tanti uomini illustri, che si diedero la morte nellepoca pi oscura della tirannide sono, per Tacito, solo gesti ambiziosi che niente hanno procurato ai fini del recupero della libert perduta.

Ma quella di Tacito la stessa libert di cui parlava Seneca? Certamente no, infatti, per lo scrittore la battaglia per la conquista della libert si poteva combattere solo con larma della filosofia, tanto vero che egli affermava che solo il saggio libero. Nelle opere di Seneca non si legge mai lesaltazione dellimpero, delle sue tradizioni e glorie militari, della sua potenza praticamente illimitata: la superiorit di Roma antica implicitamente collocata nella superiorit morale dei suoi cittadini sugli altri uomini. La meta da raggiungere la virt e chi conquista la sapienza sa che C un solo bene, la virt; che, certo, non v bene senza virt; e che la virt stessa posta nella parte migliore di noi, cio nella parte razionale. Per conquistare lunico bene, luomo solo e deve conquistarsi la sapienza da s con sforzo, perch faticosa la via che mena alla libert; non ha importanza il luogo in cui ci troviamo, n il numero delle persone che conoscono la nostra virt, dal momento che la felicit un bene interiore. In riferimento alla domanda se il saggio debba o no partecipare alla vita politica, Seneca conclude affermando che purtroppo non esiste uno Stato in cui il sapiente possa agire coerentemente con i propri principi. Sappiamo gi che la libert pu essere posseduta solo da chi abbia un anima grande, buona, retta e questa pu trovarsi tanto in un cavaliere quanto in un liberto o in uno schiavo. Che cos, infatti, un cavaliere romano o un liberto o uno schiavo? Sono puri nomi nati dallambizione o dallingiustizia. Per Seneca sono cancellate tutte le distinzioni sociali, a cominciare dalla divisione degli uomini in liberi e schiavi. Le differenze di nascita dipendono solo dalla fortuna: la gloria dobbiamo conquistarcela noi stessi, faticando e soffrendo, perch non nostra la gloria dei nostri antenati. Quello che veramente importa soltanto saper distinguere il bene dal male perch chi riesce a tanto sar davvero libero, secondo la vera libert, che non si misura col metro della nascita. Perci dobbiamo trattare umanamente quelli che sono schiavi di condizione anche se egli sa bene che gli schiavi sono trattati con durezza e che i padroni cos facendo ne eccitano gli spiriti alla ribellione. Seneca riconosce che sono i padroni stessi, con le loro ignominie ed i ludibri cui costringono i servi, che esasperandoli li fanno diventare loro nemici. Egli propone una sola norma nel trattare con gli schiavi: Vivi con linferiore come vorresti che il tuo superiore vivesse con te. Naturalmente bisogna usare prudenza nellammettere nella propria intimit gli schiavi: giudichiamoli soprattutto, non in base allufficio che svolgono ma ai costumi che hanno. E quanti, del resto, sono gli schiavi volontari! Mostrami chi non schiavo: uno lo della libidine, laltro dellavarizia, laltro dellambizione, tutti della paura. Questo Seneca suggerisce, non per provocare rivoluzioni e sovvertimenti dellordine sociale esistente, ma per dimostrare che la societ umana deve essere fondata sullamore e sul rispetto, non sul timore. Primo dovere delluomo di giovare ai suoi simili: Non pu vivere felice colui che guarda solo a s, che tutto volge alla sua utilit. Vivi per gli altri, se vuoi vivere per te.

Anche per quanto riguarda luso del potere Seneca si rif agli stessi principi, infatti, nel primo libro del De clementia egli afferma che le forme di comando sono diverse, ma unico il sistema di comandare per il principe verso i cittadini, per il padre verso i figli, per il maestro verso i discepoli, per lufficiale verso i soldati. Il metodo migliore sempre quello della persuasione e dellammonizione, mai quello della minaccia e del terrore. Neppure verso gli animali questo il metodo pi efficace. Questo vale tanto pi per il sovrano, che come il medico deve indurre i malati alla speranza della guarigione e non condannarli ad una fine irrimediabile; la massima gloria deriva al principe dal sottrarre i cittadini allira propria e altrui. Il re il capo dello stato, i sudditi sono le membra, perci questi sono pronti ad ubbidire al re come le membra ubbidiscono al capo e sono disposti ad affrontare anche la morte per lui: Egli, infatti, il vincolo grazie al quale sussiste unito lo Stato, egli lo spirito vitale che tutte queste migliaia di uomini respirano. Essi, di per s, non sarebbero nullaltro che un peso e una preda per altri, se quellanima dellImpero venisse a mancare. La libert, quindi, per Seneca, quella vera, dentro di noi e nessuno pu comprimerla: nella sapienza, nel disprezzo del nostro corpo caduco la libert pi sicura. Se sapremo rivolgerci a cose pi grandi della schiavit del corpo, conquisteremo la libert interiore, diventeremo possesso di noi stessi. Mi domandi quale sia la strada per andare verso la libert? Una qualsiasi vena del tuo corpo.

Non di diverso avviso Catone Uticense posto da Dante a guardiano del purgatorio, infatti, Catone uno strenuo difensore della libert e delle istituzioni repubblicane in un periodo in cui, attraverso lotte sanguinose maturavano in Roma quelle nuove forme di governo, imposte con la forza e basate sullaccentramento di tutti i poteri nelle mani di un singolo, che avrebbero condotto con Augusto allimpero. Dante pone questo pagano, suicida ed avversario dellidea imperiale quale custode dellisola del purgatorio tra le anime alle quali assicurata la beatitudine. Questo avviene perch la storia di Catone isolata dal suo contesto politico terreno ed diventata figura futurorum (simbolo di cose future). La libert politica e terrena per cui morto era soltantoumbra futurorum, una figurazione di quella libert cristiana che egli ora chiamato a custodire. Gi Cicerone aveva presentato il suicidio di Catone come eccezionale atto di coerenza, come effetto di una convinzione profonda e quindi un atto di libera e matura scelta e per Dante esso anche quasi un martirio in nome della libert, ben diverso dal suicidio per paura, per debolezza, per sdegnosa sfida. La libert ha per Dante un valore assoluto, libert morale che ha il suo fondamento nel libero arbitrio come libert di scelta tra il bene e il male; libert di azione, come espressione della volont che comporta la piena responsabilit dellindividuo; ed quindi libert politica e libert di giudizio, che importa pi delladesione ad una parte politica e dellaccettazione di un ordinamento, sia pure lImpero, che non avrebbe importanza senza quella fondamentale libert. Una riprova appunto Catone, che per accendere il mondo dellamor di libert, mostr quanto la libert importasse, preferendo, libero, abbandonare la vita, piuttosto che restare vivo senza libert.

Il Manzoni risolve invece tutte queste diatribe in una prospettiva escatologica delluomo e delluso della libert e dellaffrancamento dalle angherie di un potere opprimente. N col cattolicesimo contrastavano gli ideali liberali e patriottici ai quali si ispirarono una canzone del 1814 composta per formulare la speranza che le potenze europee collegate contro Napoleone dessero lindipendenza allItalia, lincompiuta canzone Il proclama di Rimini (1815) e pi tardi lode Marzo 1821, scritta in occasione dei moti piemontesi e spirante un sentimento religioso della libert politica. Molti invano sperarono da Napoleone la libert della patria, altri e fra essi il Manzoni dagli austriaci nel 1814, allorch li illusero con speranze fittizie. Lo scoramento delle lunghe delusioni patite cantato nel coro atto III dellAdelchi, tanto maggiori quanto pi sono dissimulate. Non dissimile la servit degli italiani sotto i francesi al sopravvenire degli austriaci, da quella sotto i Longobardi allirrompere dei Franchi; la nuova tirannia pi cruda dellantica: Vano ora come allora, come sempre e come vano irragionevole, da miseri illusi, sperare dallo straniero la libert; la libert, infatti, non si riacquista che con la propria virt, con la vittoria delle proprie armi. Il coro de Il conte di Carmagnola e lode Marzo 1821 costituiscono un invidiabile titolo di gloria patriottica; ed hanno con luno e con laltra una in inscindibile unit di concetti e di affetti anche se a molti non appare. Santa la guerra per la liberazione della patria; detestabili le guerre tra i figli di un medesimo popolo; esecrande le guerre di asservimento; stolto laspettare da altri la propria salvezza che solo da s bisogna saper conseguire. Unico in tre sembianze il pensiero: Accorrete accorrete a liberare la patria; maledetto chi ve la conculca; liberatela voi da soli senza aspettare aiuti funesti.

Allo stesso modo di Manzoni notevole impegno civile per la conquista della libert profuse il pittore francese Delacroix. Nel 1829 il re di Francia Carlo X insedi un governo clerical-reazionario guidato dal Polignac. Tale governo sciolse il parlamento prima ancora che fosse convocato, sospese la libert di espressione e modific il sistema elettorale a proprio vantaggio. Dal 27 al 29 giugno 1830 il popolo di Parigi insorse contro queste disposizioni obbligando il re ad allontanare Polignac e revocare le ordinanze emesse. La Libert che guida il popolo lopera che Delacroix realizz in quello stesso 1830 per ricordare ed esaltare la lotta per la libert dei parigini. Vi si pu riscontrare lesaltazione del popolo: le varie classi sociali unite nella lotta comune. In primo piano, invece, troviamo la Libert, che stringendo nella destra il tricolore francese e nella sinistra il fucile, incita il popolo a seguirla. E come se ognuno di noi, parte del popolo in armi, abbandonando per un attimo la nostra corsa, ci fossimo voltati indietro per guardare e riprendere vigore e slancio spronati dalla consapevolezza davere come compagna la libert.

Cos romanticamente interpretano Manzoni, per la letteratura, e Delacroix, per larte, il significato di potere e di libert.

Pi moderno invece quello di Carlo Levi che storicamente vive le vicende delloppressione fascista e reagisce soprattutto sul piano politico ed economico. Levi per le sue posizioni contro il fascismo, che tra il 1922 e il 1943 ha rappresentato il potere in Italia, fu confinato nel 1935 in un paese della Lucania. Proprio da questa esperienza vissuta in prima persona e narrata nel Cristo si fermato ad Eboli, il Levi trae la sua concezione del contrasto tra potere e libert, mettendo in evidenza nella sua opera, in particolar modo la condizione delle masse contadine ancora non liberate dal loro stato di arretratezza da un potere totalitario. Proprio nelle masse contadine il Levi ritrova i valori di autenticit, solidariet, generosit, bont, fervida fantasia, contro una borghesia sostenitrice del potere, gretta, egoista, ottusa, ignorante e conformista. In Cristo si fermato ad Eboli lesplorazione leviana tende a riconoscere e a liberare una serie di valori della civilt contadina sui quali egli fonda la proposta politica di riforma dellintera societ italiana: la lotta organizzata delle masse oppresse dal potere, che si schierano contro la burocrazia statale e contro un potere ancora feudale, dovrebbe fondare lembrione di riscatto attraverso il rifiuto dellanarchica rivolta del brigantaggio in favore della legalitaria attuazione della riforma agraria.

Quindi per il Levi la vera libert non pu coincidere con una totale alienazione dal caos primordiale che la perpetua matrice e fornisce sempre nuovi succhi allindividuo che si deve differenziare e separare: Il problema essere se stessi, essere liberi, in questo ritorno necessario. Il nuovo nel vecchio dunque secondo lo spirito di ogni moderato progressismo. Levi manifesta in primo luogo la sua attitudine a cogliere nella realt gli aspetti archetipici, in secondo luogo da tale processo di decodificazione storica e presa coscienza della bont o meno dei processi storici fin ora avvenuti si libera un ideale di progresso futuro che tende a diventare programma sociale e politico. Nel Cristo si fermato ad Eboli tradotte in una concreta e definita rappresentazione, secondo la consuetudine propria del Levi, narrando egli la propria esperienza di vita, ritroviamo lavversione allo stato astrattamente feroce, che fa degli uomini una unit indistinta e materiale, che pu soltanto vivere riducendo gli individui in schiavit, e insieme lavversione alla religione che Fa dei miti, riti: atteggiamenti in cui apparivano evidenti limpressione suscitata nellautore dalla ferocia del regime fascista e quel profondo rispetto per la libert degli individui e dei piccoli gruppi che saranno motivi costanti in tutte le sue opere. Ne Le parole sono pietre mostra lo stesso mondo, per nel suo primo movimento, nella sua conquista lenta e dolorosa, ma continua e testarda della coscienza della sua autonomia, nella scoperta di una nuova ideologia terrestre, pratica, efficace. I contadini si organizzano in classi e i lavoratori delle miniere di zolfo scioperano per la prima volta nella loro esistenza. Ma non il progresso economico, laumento della produzione, dice Levi, che interessano per liberare luomo, ma il vedere come grazie alla mediazione del progresso economico luomo pu liberarsi. E visitando Erevan, capitale dellArmenia, il Levi dir: Bella o brutta la citt si fa: muratori e architetti sono qui il centro di ogni cosa; si alzano i muri, le case, le strade, ma si direbbe che lo scopo non sono tanto quei muri, quelle strade, quelle case, ma il fatto solo di farle. Tutti hanno capito e sentono e pensano che il lavoro per se stesso serve come elemento liberatorio. Ma egli dallo sprezzo del totalitarismo riesce attraverso il tormento del confino a conquistare solo la propria libert politica ma non a realizzare totalmente per le masse il progetto liberatorio dal potere conservatore attraverso la rivalutazione dei valori antichi e la forza liberatrice del lavoro. Daltra parte per una legge ineluttabile della storia lascesa dei privilegiati in tutte le convivenze umane un fenomeno angosciante ma immancabile: essi sono assenti soltanto nelle utopie. E compito delluomo giusto fare guerra ad ogni privilegio non meritato, ma non si deve dimenticare che questa una guerra senza fine. Dove esiste un potere esercitato da pochi o da uno solo, contro i molti , il privilegio nasce e prolifera anche contro il volere del potere stesso; ma normale che il potere, invece, lo tolleri e lo incoraggi. Si tratta di una zona grigia dai contorni mal definiti che insieme separa e congiunge i due campi dei padroni e dei servi. Possiede una struttura interna incredibilmente complicata ed alberga in s quanto basta per confondere il nostro bisogno di giudizio.

Dellabbattimento di ogni tipo di privilegio e della funzione liberatrice del lavoro, sicuramente il pi grande profeta stato Karl Marx, che ha analizzato lidiosincrasia tra potere e libert, in particolar modo nella societ capitalistica, che ha completamente sostituito la modalit di vita dellessere, basata sullamore, la gioia di condividere, lattivit autenticamente produttiva e creativa, con la modalit dellavere, incentrata sullegoismo, lo spreco, lavidit e sullesercizio del potere per la brama di possesso. Partendo da queste considerazioni nella societ si sono venute a distinguere nettamente due classi: La societ intiera si va sempre pi scindendo in due grandi campi nemici, in due grandi classi direttamente opposte luna allaltra: la borghesia e il proletariato. In questo determinato tipo di societ che predilige la modalit di vita dellavere a quella dellessere, per forza di cose, il potere detenuto da chi ha pi degli altri e quindi dalla borghesia. Tuttavia, secondo Marx, la borghesia ha sicuramente svolto un ruolo di fondamentale importanza verso la libert dissolvendo non solo le vecchie condizioni di vita, ma anche idee e credenze tradizionali: La borghesia ha modificato la faccia delle terra in una misura che non ha precedenti nella storia; tuttavia questa stessa borghesia, che ha evocato come per incanto forze cos gigantesche, assomiglia allo stregone che non riesce pi a dominare le potenze infernali da lui evocate. Pertanto questa classe sociale si ritrova a detenere quel potere contro cui aveva lottato, in quanto ha badato agli interessi di classe e non a quelli generali. Alla luce di ci e alla luce della visione materialistica della storia, che vede sempre in ogni societ la lotta fra le classi, che si definiscono in base alla propriet o meno dei mezzi di produzione, bisogna che la classe pi debole, ovvero il proletariato, pervenendo ad una lucida coscienza di classe, lotti, come unit autocosciente, in modo solidale per i medesimi obiettivi, cio la liberazione dalloppressione borghese e il raggiungimento delluguaglianza sociale. Ma in quale modo, secondo Marx, la borghesia esercita il proprio potere sul proletariato? Espropriando loperaio del prodotto del proprio lavoro ovvero provocando alienazione che Marx considera un fatto reale, di natura socio-economica, in quanto si identifica con la condizione storica del salariato nellambito della societ capitalistica: il lavoratore alienato rispetto al prodotto del proprio lavoro dato che egli, in virt della sua forza-lavoro, produce un oggetto (il capitale) che non gli appartiene e che si costituisce come una potenza dominatrice nei suoi confronti. La causa quindi del meccanismo dellalienazione risiede nella propriet privata dei mezzi di produzione, in virt della quale il capitalista pu utilizzare il lavoro di una categoria di individui per accrescere il suo potere economico. Pertanto, secondo Marx, lunico modo per disalienare luomo e quindi liberarlo da questo stato di schiavit il superamento della propriet privata e lavvento del comunismo, come dottrina economica. Il passaggio dalla societ capitalistica a quella comunista dettato dalle stesse contraddizioni della societ borghese, che sono la base della rivoluzione proletaria. Il proletariato di conseguenza, investito di una specifica missione storica, infatti, mentre le fratture rivoluzionarie del passato si traducevano nel trionfo di un nuovo modo di produrre e di distribuire la propriet e in un nuovo potere di classe, la rivoluzione proletaria cancella ogni forma di propriet privata, di divisione del lavoro e di dominio di classe. Lo strumento della trasformazione rivoluzionaria la socializzazione dei mezzi di produzione e la via per labbattimento del potere pu essere anche pacifica a dispetto di quanto insegni la storia: La lotta fra lavoratori e capitalisti pu essere meno terribile e meno sanguinosa della lotta fra feudatari e borghesia in Inghilterra e Francia, speriamolo. La mira della rivoluzione labbattimento dello stato borghese e delle sue forme istituzionali: Il prossimo tentativo di rivoluzione francese non consister nel trasferire da una mano allaltra la macchina burocratica e militare, ma nello spezzarla. Di conseguenza per Marx il nucleo della rivoluzione consiste non nellimpadronirsi della macchina statale e quindi del potere, per utilizzarlo secondo i propri scopi, ma nel distruggere i meccanismi istituzionali di fondo. Questa dottrina di Marx si lega coerentemente con le sue convinzioni teoriche circa lo Stato moderno: Il potere politico il potere di una classe organizzata per opprimere unaltra. Questo sovvertimento del potere non pu avvenire non rispettando tutte le tappe e nella transizione da uno stato borghese ad una societ comunista fondamentale la dittatura del proletariato, che a differenza, per, delle dittature finora storicamente esistite, una dittatura della maggioranza degli oppressi contro una minoranza destinata a scomparire. Tuttavia nel processo verso la libert da ogni forma di oppressione, la dittatura del proletariato solo un momento di transizione, che mira al superamento di se medesima e di ogni forma di Stato. Giunti allabolizione dello Stato, la societ futura, di cui peraltro Marx non elabora un ideale n ne d una descrizione, poich la sua filosofia non utopistica ma scientifica, si regger sul lavoro come primo bisogno di vita e, come sostiene Marx nella Critica del programma di Gotha, la societ potr scrivere sulle sue bandiere: Ognuno secondo le sue possibilit, ad ognuno secondo i suoi bisogni.

Nella storia solo in unoccasione la rivoluzione proletaria ha davvero avuto il sopravvento portando alla conquista del potere la classe lavoratrice. Ci avvenuto in Russia nellottobre del 1917, sotto la guida di Lenin, capo del partito bolscevico. Egli non accettava la tesi menscevica che la Russia dovesse passare attraverso un periodo di sviluppo industriale capitalistico e che solo alla fine di questo periodo la classe operaia avrebbe conquistato il potere. Lenin riteneva invece che per varie ragioni fosse possibile in Russia il passaggio diretto dalla rivoluzione borghese alla rivoluzione proletaria, senza che tra le due fosse necessaria una pausa.

La classe operaia avrebbe quindi dovuto isolare i liberali e assumere la direzione del movimento sotto la guida del partito. Inoltre Lenin affermava che i contadini erano gli alleati naturali del proletariato e che la conquista del potere sarebbe stata impossibile senza la loro collaborazione. Fu quindi il 25 ottobre che i Soviet di Pietrogrado e i bolscevichi si impadronirono del potere quasi senza incontrare resistenza.

Tra i primi atti del governo sovietico vi fu la nazionalizzazione e redistribuzione della terra; il controllo operaio delle fabbriche; la nazionalizzazione delle banche e delle imprese commerciali; la dichiarazione dei diritti delle nazionalit comprese nellex impero; lattuazione del piano economico del comunismo di guerra e labolizione della moneta come mezzo di scambio. Ci per comport linstaurazione di una macchina burocratica che non risulto efficace. Pertanto si crearono delle spaccature allinterno del partito che furono risolte dalle ferree decisioni del partito stesso e con lapplicazione della NEP (Nuova politica economica) con la quale lo stato continuava a controllare lo sviluppo economico ma al tempo stesso consentiva una certa liberalizzazione nel campo agricolo e nellattivit privata. Lenin non riusc a vedere la fine della NEP infatti si ammal e il suo posto fu preso da Josif Stalin, che aveva dimostrato eccezionali capacit di organizzatore politico. Tuttavia la strada che Lenin aveva intrapreso verso la libert seguendo la teoria marxista, non fu seguita da Stalin. Infatti per Lenin era necessaria lesportazione della rivoluzione per la nascita e laffermazione di una societ comunista, invece Stalin ritenne il momento storico non favorevole e vide la Russia accerchiata dal capitalismo, pertanto intraprese la strada della costituzione del socialismo in un solo paese, trasformando la rivoluzione proletaria da rivoluzione per la libert in semplice presa del potere e affermazione di questo attraverso unoppressione totalitaria derivante dal culto della personalit. Stalin non ebbe dubbi che dovessero essere i contadini pi agiati (i Kulaki), che erano restii a forme di collettivizzazione, a pagare il costo dellindustrializzazione forzata. Incit anzitutto i poveri del villaggio contro i kulaki, adott provvedimenti drastici per la requisizione del bestiame e dei prodotti agricoli. Non bastando queste misure, ricorse a metodi militari: arresti, deportazioni, fucilazioni si abbatterono sulla classe dei kulaki che fu fisicamente debellata. E pure n Marx, n Engels avevano mai ammesso che si dovesse ricorrere allespropriazione forzata della terra da parte del socialismo. Lo stesso Lenin aveva ritenuto che i contadini avrebbero accettato il collettivismo con metodo gradualistico. Lindustrializzazione in Russia fu unimpresa gigantesca, infatti lindustria pesante fu portata a livelli tali che lURSS divent il secondo Paese del mondo. Ci era stato realizzato con metodi dittatoriali inesorabili, con grandi sacrifici delle popolazioni e si pass dal dispotismo industrializzante al dispotismo tout court. Nelle famose purghe staliniane scomparvero migliaia di cittadini, intellettuali e politici di grande intelligenza. Era inevitabile che si arrivasse a questi mezzi per realizzare il socialismo in un solo Paese?

Le purghe, la repressione violenta dei kulaki, la dittatura, il culto della personalit, da cui si fece circondare Stalin, furono inevitabili conseguenze del sistema o puri accidenti, legati alla storia personale di Stalin?

La rivoluzione leninista era stata una rivolta di masse oppresse da secoli contro lingiusta societ zarista, perch non v dubbio che questa societ fosse fondamentalmente ingiusta. Lenin pass da forme radicali a quelle pi duttili e democratiche della NEP. Partendo dalla rivolta di larghe masse contadine contro lautoritarismo zarista, egli aveva conferito a questa rivolta imponente una direzione rivoluzionaria con la guida del proletariato bolscevico.

Lenin conserv il convincimento che il socialismo non potesse solidificarsi senza lindustrializzazione. Stalin non modific lo schema di Lenin, per, acceler i tempi dellindustrializzazione, elimin ogni meccanismo di mercato, si serv del terrore, delle purghe, della repressione delle masse contadine per imporre dallalto unindustrializzazione massiccia, che egli riteneva premessa necessaria per costruire il socialismo e salvaguardare lo stato sovietico dai pericoli di una reazione capitalistica. Con il modello staliniano di industrializzazione, per, il controllo operaio sulla produzione fu pressoch annullato, lo stato perdette ogni autonomia rispetto al partito. Le ingiustizie dellet zarista furono sconfitte attraverso le forme di una tirannide non solo personale ma istituzionale.

Diversamente si presenta il contrasto tra potere e libert in Europa occidentale dove tra gli anni trenta e quaranta appariranno due regimi totalitari: il nazismo in Germania e il fascismo in Italia, che opereranno una repressione a scopo prettamente ideologico, a differenza della repressione sovietica, che avr uno scopo di classe. In Germania lascesa del nazismo si verific nella crisi economica e sociale e nel potenziamento delle aspirazioni e delle forze nazionaliste, avvalendosi di una dottrina imperialista fondata sulla supposta superiorit della razza ariana e sul suo diritto di dominio rivolto specialmente verso lEuropa orientale.

Il nazismo si nutriva di una completa ed esclusiva concezione totalitaria dello stato-nazione, incentrata sul mito pagano della pura razza ariana. Hitler gi nel libro Mein Kampf aveva intuito che la volont di rivincita della Germania, sollecitata dalle umiliazioni di Versailles, poteva trovare nuovi sbocchi se le si fossero offerti nuovi obbiettivi e nuove formule ideologiche; tali erano appunto il socialismo nazionale, la Germania eretta a baluardo della civilt contro i barbari popoli orientali, la lotta condotta in nome della razza dominatrice contro tutte le minoranze etniche soprattutto quelle ebraiche. Con lantisemitismo, che fu componente essenziale del nazismo destinata a produrre spaventose conseguenze, Hitler otteneva un duplice fine: 1) quello di deviare allinterno della Germania il rancore e le frustrazioni provocate dalla grande crisi economica verso un odio di razza; 2) quello di caratterizzare il nazismo come alternativa tedesca e nazionale alla democrazia, al capitalismo, al socialismo, al bolscevismo, fenomeni internazionali e, secondo Hitler, dominati tutti da uomini e da idee di origine ebraica. Allesaltazione della stirpe eletta faceva preciso riscontro nel nazismo lesaltazione delluomo eletto, del capo, del Fuhrer, destinato a condurla ai suoi destini, e capace di trasformare un insieme di individui in un unico corpo compatto dotato di una sola mente e di una sola volont; un uomo chiamato a riassumere in s lidea stessa dello stato dotato di tutti i poteri e di tutti i diritti.

Lesempio hitleriano ha dimostrato in quale misura sia devastante una guerra combattuta nellera industriale, anche senza ricorrere alle armi nucleari. Spesso ci chiediamo chi furono gli aguzzini. Erano individui della nostra stessa stoffa, esseri umani medi, mediamente intelligenti, mediamente malvagi. Alcuni erano fanaticamente convinti del verbo nazista, molti indifferenti o paurosi di punizioni o desiderosi di fare carriera o troppo obbedienti. Furono tutti responsabili, anche se dietro la loro responsabilit sta quella della grande maggioranza dei tedeschi, che accettarono allinizio le belle parole del caporale Hitler e lo seguirono finch la fortuna e la mancanza di scrupoli lo favorirono, rimanendo travolti dalla sua rovina, funestati da lutti, miseria e rimorsi.

Una forte critica ai regimi totalitari che nel 900 hanno oppresso la libert individuale viene mossa da George Orwell nei due romanzi Animal farm e 1984. Il primo una feroce allusione allo stalinismo, in cui i protagonisti sono un gruppo di animali di una fattoria che si ribellano al giogo degli uomini-padroni. Conquistata la libert, si instaura un regime democratico, che invece si rivela una dittatura di pochi. Il secondo invece risulta pi profetico e visionario: il mondo diviso in due iperstati in guerra tra loro. In Oceania, dove vive il protagonista, la societ governata dal partito del Socing e dal Grande Fratello che tutto vede e tutto sa. I suoi occhi sono le telecamere che spiano di continuo nelle case, il suo braccio la polizia del pensiero che interviene al minimo sospetto. Tutto permesso, tranne pensare se non secondo il Socing, tranne amare se non per riprodursi, tranne divertirsi se non con i programmi del Socing. Dal loro rifugio lultimo uomo in Europa (il titolo preferito dallautore) e la sua compagna lottano per conservare un granello di libert. Quando Orwell scrisse questo che sar il suo ultimo romanzo, aveva gi constatato i limiti dei sistemi autocratici e i pericoli di quel totalitarismo che sar il vero obbiettivo di tutta la sua critica: Quello che ho realmente inteso fare discutere le implicazioni della divisione del mondo e in pi indicare, per mezzo della parodia, le implicazioni intellettuali del totalitarismo. A favorire la presa di coscienza di Orwell in merito a quelle che saranno le sue posizioni contro i totalitarismi ed in particolare contro lo stalinismo saranno la guerra civile spagnola e la militanza nel POUM (Partito operaio di unificazione marxista); egli arriver alla consapevolezza che il socialismo non sa pi di rivoluzione, di cacciata di tiranni: sa di stortura e di adorazione della macchia russa. Il socialismo sfociato nella dittatura, deviando i principi che lo avevano ispirato. Per Orwell, per, sar fondamentale porre al centro di questo contrasto tra potere e libert il linguaggio che secondo lui determinante nel modificare il modo di pensare delluomo. Tant vero che in 1984 il partito elaborer la Neolingua il cui fine non sar solo quello di fornire un mezzo di espressione per la concezione del mondo e per le abitudini mentali proprie ai seguaci del Socing, ma soprattutto quello di rendere impossibile ogni altra forma di pensiero. La Neolingua legata allideologia che deve esprimere, qualsiasi parola in contrasto con i principi del Socing eresia e come tale va eliminata attraverso un vero terrorismo linguistico. La Neolingua porta quindi ad una riduzione del vocabolario e tende ad eliminare parole che esprimono ci che non esiste pi: La parola libero in Neolingua esisteva ancora, ma poteva essere impiegata solo in frasi come Questo cane libero da pulci, non poteva essere usata nellantico significato di politicamente libero, dal momento che la libert politica ed intellettuale non esistevano pi nemmeno come concetto. Lintroduzione della Neolingua tende quindi a dogmatizzare la cultura e anche se qualcuno fosse talmente coraggioso da voler confutare le tesi del partito non troverebbe pi le parole per farlo: democrazia, libert non esistono nel nuovo vocabolario.

Sempre grazie alla manipolazione del linguaggio lo Stato riesce a cambiare il corso della storia passata e presente ammettendo verit opposte e facendo accettare qualsiasi menzogna del partito. In questo tipo di societ chiunque non la pensi come il partito una cellula malata e la sua malattia quella di voler essere un uomo libero. In questo modo qualsiasi atto contrario al partito diviene un atto politico, infatti quando i protagonisti ribelli faranno per la prima volta lamore il loro sar un political act. Da questo mondo dominato dal potere e che cancella qualsiasi libert non c via duscita, non pi possibile, per Orwell, lutopia. In Orwell vi lammissione della sconfitta di ogni spirito di libert, di tensione al futuro, al progetto, vi la totale identificazione del modello con la realt, lutopia non pi possibile perch venuto meno il referente; al suo posto c il simulacro, il potere svincolato dal fine che non ha pi come scopo lorganizzazione del sociale, ma gioco gratuito fine a se stesso. Oggi che il day after gi arrivato, che il 1984 gi passato, possiamo leggere e rileggere Orwell e vedere cosa ha indovinato dei nostri anni. Lannullamento delle differenze ideologiche fra le superpotenze, la tecnologia come mezzo di controllo sociale, la persecuzione degli oppositori politici in Africa e in Sud-America, la strumentalizzazione dei mass-media. Pi che saggio sarebbe raccogliere questo grido dallarme contro lindifferenza che tollera forze annichilenti la libert e la dignit individuale.

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