POSTE ITALIANE SPA - SPEDIZIONE IN A.P. D.L. 353/2003 (CONV. … · 2020-05-20 · una nota...

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34 ROMANO TURRINI Nelle cooperative contano le relazioni Torniamo all’onore come valore centrale 12 MICHELA MARZANO Parità, così si vince (anche) in azienda 40 ADELE MAPELLI POSTE ITALIANE SPA - SPEDIZIONE IN A.P. D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N. 46) ART. 1 COMMA 1, DCB TRENTO RIVISTA PER AMMINISTRATORI E DIPENDENTI DELLA COOPERAZIONE TRENTINA - CONTIENE I.R www.cooperazionetrentina.it carta ecologica 3 - MARZO 2015 Facebook Coperazione Trentina Twitter @CooperTrentina C’È DEL NUOVO L’esperienza intercooperativa del Primiero > 18 ISTRUZIONI PER L’USO Incentivi per chi assume > 42 BCC E LE CASSE RURALI, QUALE RIFORMA?

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34R O M A N O T U R R I N I

Nelle cooperative contano le relazioni

Torniamo all’onore come valore centrale

12M I C H E L A M A R Z A N O

Parità, così si vince (anche) in azienda

40A D E L E M A P E L L I

POSTE ITALIANE SPA - SPEDIZIONE IN A.P. D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N. 46) ART. 1 COMMA 1, DCB TRENTO RIVISTA PER AMMINISTRATORI E DIPENDENTI DELLA COOPERAZIONE TRENTINA - CONTIENE I.R www.cooperazionetrentina.it carta ecologica

N ° 3 - M A R Z O 2 0 1 5

FacebookCoperazione Trentina

Twitter@CooperTrentina

C ’ è D E L N U O V O

L’esperienza intercooperativa del Primiero > 18

I S T R U Z I O N I P E R L ’ U S O

Incentivi per chi assume > 42 BCC E lE CassE rurali, qualE riforma?

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Popolari, decreto da

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Tasse, il confronto tra

coop e spa

Risto3, via gli sprechi, viva l’ambiente

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Periodico della Federazione Trentina della Cooperazione

Trento, Via Segantini, 10 - Tel. [email protected]

Direttore responsabileWalter Liber

CoordinatriceDirce Pradella

Comitato di RedazioneCorrado Corradini, Franco de Battaglia, Carlo Dellasega, Silvia De Vogli, Michele Dorigatti, Cesare Dossi, Egidio Formilan, Cristina Galassi, Walter Liber, Diego Nart, Sara Perugini, Dirce Pradella, Bernardino Santoni, Paolo Tonelli, Vincenzo Visetti.

Hanno collaboratoCarlo Borzaga, Silvia De Vogli, Umberto Folena, Paolo Tonelli.

Progettazione graficaCooperativa ARCHIMEDE - www.archimede.nu

Stampa tipograficaCooperativa NUoVE ARTI GRAFICHE

AbbonamentiCosto singola copia: € 3Abbonamento annuale (11 numeri): € 30Abbonamento semestrale (5 numeri): € 15

Promozione 2015Paga i primi 10 abbonamenti a prezzo pieno (30 euro, fermo da molti anni) e i restanti solo la metà.

Autorizzazione del Tribunale Civile e Penale di Trento n. 26 Registro stampa di data 09.10.1950

EDITORIALE

03 Buon lavoro Presidente

IN PRIMO PIANO 4-11 Bcc e Casse Rurali, quale riforma? Il Governo Renzi, attraverso un decreto legge, ha imposto alle 10 maggiori Banche Popolari di trasformarsi in spa. E promette di rivedere anche l’organizzazione del sistema delle BCC. La proposta di autoriforma di Federcasse, in uno scenario in divenire.

12-14 Segnali di fiducia. Intervista a Michela Marzano, che parla dell’onore come valore centrale per ristabilire fiducia e collaborazione tra le persone. Le buone prassi cooperative che fanno ben sperare.

NEWSCOOP

21 Futuri amministratori a scuola di cooperazione

22 Ocse, un caso di studio sulla Cooperazione Trentina

23 Educa: l'educazione ci sta a cuore

25 Rurale Tuenno-Val di Non per i giovani

26 ParteDiNoi.it - minisito da grandi risultati

27 Panchià, un negozio tutto nuovo

28 Api solidali in Valle dei Laghi

29 Dorigatti in visita alle coop sociali primierotte

31 Trentino protagonista a Expo 2015

32 Ospedali in musica!

33 Tracce: l'informazione over 60 diventa multicanale

CULTURA COOPERATIVA

Racconti 34 Romano Turrini: “La Cooperazione? è prima di tutto contatto personale”

Il convegno 36 Agricoltura sostenibile, un valore per il territorio (e per i produttori)

La ricerca 38 Tasse, il confronto tra coop e spa

L’intervista 40 Adele Mapelli: Parità, così si vince (anche) in azienda

Istruzioni per l’uso 42 Incentivi alle assunzioni a tempo indeterminato

Scuola 45 A scuola si coopera per il territorio

Libri 46 Questa economia uccide OPINIONI Orizzonti47 Bambini, il grande tabù

La porta aperta48 Casse rurali: è l’ora dei soci

Melinda,il successo in 25 anni di storia

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EDITORIALE

Buon lavoro PresidenteSi può ben dire! Ottimo parto, con travaglio breve, fa neonato in buona salute. L’ovvio riferimento è alla elezione del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Salutiamo con piena soddisfazione la sua elezione e siamo certi che il ruolo di “garante” che la Costituzione affida ai presidenti, è ancora una volta posto in ottime mani. Sì! Anche noi, che pure siamo ben lungi dal considerare la politica e le istituzioni terreno di protagonismo di leader solitari, siamo ormai aggrappati alle persone che rivestono gli incarichi più alti del nostro sistema istituzionale. In assenza di alta politica e di un suo retto funzionamento, è necessario che le massime cariche dello stato assumano ruoli di supplenza e di rappresentanza che, nella consapevolezza e speranza della loro transitorietà, siano punto di riferimento delle persone che continuano a credere coltivando la fiducia e la speranza dei tanti italiani che soffrono. E ci sembra molto importante che nelle sue prime

dichiarazioni e nel discorso di insediamento Mattarella si sia rivolto particolarmente

a questi ultimi. La sua doverosa rappresentanza dell’unità nazionale non l’ha voluta riferire solo ai territori ma ha sottolineato quella “costituita dalle attese e dalle aspirazioni” delle persone, marcandone la fragilità. Importante ci è sembrata anche l’implicita critica alle politiche deflattive e l’esplicita richiesta di marciare verso provvedimenti di possibile sostegno alla ripresa. Anche se, va detto, questo implicherebbe un ripensamento generale dei rapporti e dell’impianto dell’economia

che chiama in causa anche la pratica e la teoria del movimento cooperativo. Altra questione rilevante è il richiamo alle formazioni sociali. Appare qui la preoccupazione, che anche da queste pagine abbiamo più volte espresso, che venga saltato il dialogo sociale con le rappresentanze organizzate. Il pericolo di ciò è sotto gli occhi di tutti. Questa pratica ha come immediato risultato la demolizione della responsabilità e quindi della ricerca della coesione sociale. Va benissimo ai prestidigitatori che possiedono abilità particolari per “stupire” il popolo con effetti speciali e contemporaneamente rinsecchire progressivamente i processi democratici e per l’Italia costituzionalmente previsti. Sotto questa luce il richiamo, ormai reiterato almeno dagli ultimi quattro presidenti, a smetterla con la decretazione d’urgenza per tornare alle “forme ordinarie del processo legislativo”, appare forte e chiaro, quanto quasi certamente inascoltato. Ancora siamo rimasti piacevolmente colpiti dall’insistente ricorso ai significati della garanzia costituzionale. Evidenziamo quello del ripudio della guerra e promozione della pace che significa politiche attive, quello sul pagamento leale delle imposte e quello riferito alla libertà nella sfera “affettiva”. Per ultima ci sembra fondamentale la denuncia della insopportabilità della corruzione e della penetrazione mafiosa nell’economia. Tutte le nostre relazioni all’assemblea generale contengono un grido su questo punto. Oltre a tutti i problemi economici che ci ritroviamo ad affrontare, portiamo sulle spalle, come italiani in particolare, questo cancro maligno che va estirpato o ci ucciderà.Buon lavoro Presidente. Per il bene comune.

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non rimane grande spazio d’azione. La proposta di autoriforma delle BCC, invece, guarda a sistemi più rispettosi dell’autonomia di azione sul territorio da parte degli istituti locali.Allo stato attuale (fine febbraio) è difficile prevedere l’esito della non-trattativa con il Governo che ha spazi assai ridotti di negoziazione. Le misure portate avanti da Renzi hanno comunque sollevato un polverone per il legame implicito alla base di questi provvedimenti: cioè che l’attuale governance delle Popolari (e delle BCC a seguire) danneggi, in qualche modo, il credito, riducendolo e rendendolo meno disponibile specie per le piccole e medie imprese.

la posizione di Federcasse“Nel solo ultimo biennio – ha commentato Alessandro Azzi, presidente di Federcasse – le BCC hanno reso disponibile a famiglie e piccole imprese liquidità aggiuntiva per 6,3 miliardi di euro, rivelandosi partner

Quale riForma Per il credito cooPerativo?Le 10 maggiori Banche Popolari italiane dovranno trasformarsi in spa. Via il voto capitario, conterà il “peso” delle azioni possedute. Il Credito Cooperativo si prepara all’(auto)riforma che porterà molti cambiamenti. Nuove regole di governance, consolidamento patrimoniale, efficienza, per mettere in sicurezza il sistema e rafforzarlo.E il Trentino reagisce con responsabilità e con la consapevolezza che il piano di aggregazioni è diventato una precondizione.

di Dirce Pradella

Il Consiglio dei Ministri ha approvato un decreto legge che se convertito modificherà l’impianto di governance e la natura stessa delle Banche Popolari con patrimonio superiore agli 8 miliardi di euro. Sulle 70 Popolari italiane, dunque, la riforma riguarderebbe le maggiori 10. La Banche Popolari erano caratterizzate dalla norma del Testo unico bancario che imponeva loro la forma di società cooperativa per azioni a responsabilità limitata e la regola che nessun socio poteva detenere più dell’1% del capitale. Ogni socio aveva poi diritto ad un solo voto (voto capitario, una testa un voto), indipendentemente dalle quote possedute. Una norma, quest’ultima, che le Popolari avevano in comune con le Casse Rurali e le Banche di Credito Cooperativo. Le norme del decreto Investment Compact non cambieranno (per ora) la fisionomia delle BCC, che rispetto alle Popolari hanno minori dimensioni e un fine mutualistico, poiché erogano il credito e i servizi soprattutto ai propri soci. Per valorizzare al meglio il contributo fondamentale che le BCC hanno dato e danno all’Italia, il premier Matteo Renzi ha manifestato l’intenzione di regolare diversamente anche il mondo delle BCC, introducendo norme che ne rafforzino dimensioni, patrimonio e possibilità operative, offrendo alcune settimane di tempo al sistema per presentare a sua volta una proposta di autoriforma. Il Governo e la Banca d’Italia sembrano attratti da modelli di governance simili a quelli del Crédit agricole o di Rabobank, dove una grande capogruppo detiene la funzione di dominus rispetto alle ‘figlie’ alle quali

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IN PRIMO PIANO | riforma credito cooperativo

Quale riForma Per il credito cooPerativo?

LE BANChE COINVOLTELa riforma riguarda le 10 banche popolari maggiori, cioè Banco Popolare, Ubi Banca, Banca Popolare dell’Emilia Romagna (Bper), Banca Popolare di Milano (Bpm), Banca Popolare di Vicenza, Vento Banca, Banca popolare di Sondrio, Credito Valtellinese (Creval), Banca Popolare dell’Etruria e del Lazio, Banca Popolare di Bari.Il decreto stabilisce che entro luglio del 2016 queste banche dovranno trasformarsi in spa, mettendo in vendita, di fatto, il pacchetto azionario. Ciò significa che degli istituti di credito che prima erano organizzati in modo da non poter essere ‘scalabili’, cioè acquistabili nel controllo da gruppi di potere, ora lo saranno.

affidabili delle politiche anticrisi e leader significativi in settori come il microcredito, nel quale detengono il 57% del totale degli importi erogati». Il presidente ricorda anche il Core Tier 1 medio del 16% (la media dell’industria bancaria si attesta sull’11%) e il ruolo per l’occupazione, soprattutto territoriale, rendendo subito chiaro il “contributo” in materia di numeri e di esperienze.In un decennio in cui la fiducia degli italiani nei confronti delle banche langue al minimo storico, dalle Banche di Credito Cooperativo arriva nuovamente una nota controcorrente: il numero di soci è infatti cresciuto ogni anno e in tutte le aree geografiche, sia nel periodo precedente la crisi che nel periodo successivo, indicando un livello di fiducia costante nel tempo. Inoltre, nel periodo successivo al 2008 il numero dei soci non affidati è cresciuto più rapidamente di quelli affidati. Ciò significa che le motivazioni che stanno alla base della decisione di associarsi non sono riconducibili esclusivamente alla necessità di credito, più difficile da ottenere presso altri intermediari finanziari negli ultimi anni. Tra il dicembre 2008 ed il dicembre 2013 il numero dei soci delle BCC è aumentato di circa il 25%, raggiungendo 1.173.668 persone.Riguardo al credit crunch, Azzi ha sottolineato come “non manchi la liquidità e nemmeno la volontà di erogare credito che è sempre risparmio affidato alle banche dai risparmiatori o dalla BCE e che va sempre e comunque restituito. Il vero problema è che non vi sono molti progetti di investimento produttivo sostenibili”.

i dubbi degli economistiIl dibattito riguarda principalmente le Popolari, ma si interseca anche con la ventilata riforma delle Banche Cooperative, che presenta molte analogie. Sollevare un problema di governance adducendo a motivazioni di stretta creditizia, è stata una mossa che non è piaciuta molto né al mondo dei cooperatori né a quello degli economisti, che si sono schierati nettamente contro la riforma, che invece è sostenuta a livello nazionale dalla Banca d’Italia e a livello internazionale dalla Bce. “Questa improvvisa accelerazione – dice Carlo Borzaga,

professore all’Università di Trento e presidente di Euricse – mi ha lasciato perplesso. Le difficoltà che hanno queste banche, in particolare le BCC, non sono determinate da problemi di governance. Nascono invece dal fatto che esse hanno continuato a dare credito alle imprese anche durante la crisi, quando le altre banche alzavano i tacchi. La soluzione, dunque, non può stare nella revisione della governance, ma nella creazione di politiche che le alleggeriscano dai crediti deteriorati, con incentivi che ne favoriscano la capitalizzazione, per rimetterle in grado di fare bene il loro mestiere. Le modifiche proposte dal Governo, quindi, dovrebbero essere rispettose delle peculiarità di queste banche, che sono specializzate nel credito relazionale, e dovrebbero prevedere un impedimento all’apertura della eventuale capogruppo a finanziatori con caratteristiche speculative. Invece colgo una generale e ingiustificata sottovalutazione del ruolo di queste banche nel sostegno all’economia. Non è creando grandi banche, magari a capitale straniero, che si fanno aumentare le dimensioni delle imprese italiane”.Leonardo Becchetti, docente all’Università di Roma, ha parlato di riforma “assolutamente incomprensibile”. Secondo il professore di economia civile si tratta di un decreto incostituzionale, di cui non si capisce

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l’urgenza (il decreto è uno strumento che serve per i provvedimenti urgenti), né lo scopo. “Tutte le crisi bancarie degli ultimi tempi – ha detto ai microfoni di Radio Vaticana – sono di grandi banche spa”. I rari casi in cui in altri stati d’Europa si è scelta questa strada si sono dimostrati fallimentari. E Becchetti si è fatto parte attiva per avviare una campagna di sensibilizzazione – una sorta di appello – nei confronti del Governo su questi temi (ne riferiamo nel box a pagina 7).Per Stefano Zamagni, altro attento conoscitore del sistema bancario nazionale, sarebbe un imperdonabile errore eliminare la biodiversità nel sistema bancario. Il mondo del credito sarebbe meno competitivo perché la competizione non è soltanto tra una pluralità di imprese ma anche tra diverse tipologie di impresa. “La razionalizzazione serve – ha detto dalle colonne di Avvenire– ma senza stravolgere la natura delle banche di territorio”. Zamagni si spinge oltre e propone delle soluzioni alternative per stimolare quel processo di aggregazione richiesto dalla Banca d’Italia. Per esempio fissare un obiettivo di razionalizzazione (da 400 a 200 BCC in 10 anni?) o allargare i sistemi di copertura dei rischi, come il fondo di garanzia BCC, “che ha già dimostrato di funzionare bene”. Per Giulio Sapelli si tratta di una riforma incostituzionale. “Ricorrere ad un decreto legge in campo economico – ha detto a Massimo Iondino di Avvenire – è da regime non da democrazia. Non è pensabile che si modifichino con un decreto legge gli statuti di banche private”. Anche sulla motivazione che Renzi ha dichiarato stia alla base di questa riforma, cioè di garantire maggiore credito alle imprese, Sapelli manifesta seri dubbi. Popolari e Banche di Credito

Cooperativo sono le uniche ad aver fornito credito durante la crisi, proprio grazie al voto capitario che ha impedito la creazione di gruppi di potere e così hanno consentito alle risorse di continuare ad arrivare al territorio. L’Italia è sempre più in vendita agli stranieri”.

il progetto di autoriformaSebbene il ministro Pier Carlo Padoan abbia dichiarato che le Banche di Credito Cooperativo non riceveranno lo stesso trattamento che il governo ha riservato alle Banche Popolari, ha poi aggiunto che l’esecutivo nazionale si aspetta cambiamenti anche dal mondo delle BCC, lamentandone un numero eccessivo e dimensioni singole troppo esigue. Alle osservazioni del Governo si aggiungono quelle della Banca d’Italia, il cui capo della Vigilanza, Carmelo Barbagallo, ha detto in un intervento a Bolzano presso la Federazione delle cooperative Raiffeisen che per le Rurali e BCC la strada dell'aggregazione "non è più rinviabile". Secondo Barbagallo queste banche, che per molti anni hanno avuto un rischio credito più basso del resto del sistema, ora si collocano sopra (16,8%), raggiungendo il livello delle grandi banche sottoposte agli esami Bce (17,4%). Le sofferenze, tra l’altro, continuerebbero ad aumentare, contrariamente a ciò che accade al resto del sistema, dove per il capo della vigilanza di via Nazionale si sono da tempo fermate. E questo semplicemente perché il credito cooperativo ha continuato a dare prestiti anche durante la crisi, non chiudendo i rubinetti della fiducia verso le piccole e medie imprese. Ed in effetti le BCC stanno elaborando una loro riforma, che dovrebbe soprattutto favorire le aggregazioni e le associazioni tra banche, per creare

CESE: PRESERVIAMO LA BIODIVERSITà

Il Comitato economico e sociale europeo, organo consultivo che fa da ponte tra l’Unione Europea e la società civile organizzata, ha approvato un parere in cui ricorda che è indispensabile preservare la "biodiversità” del sistema finanziario, senza che questo implichi arbitrarietà nell’applicazione delle norme. Il Cese chiede in particolare di evitare che i requisiti patrimoniali sempre più stringenti chiesti alle banche penalizzino il credito cooperativo, creando regolamenti specifici per le diverse modalità di fare banca.Il parere è giunto al termine di un importante lavoro di analisi ed approfondimento sui sistemi bancari europei, che si era avviato nello scorso mese di luglio e rappresenta un importante indirizzo sul tema, oggi come non mai di stringente attualità.

In alto Carlo Borzga presidente di Euricse; in centro Alessandro Azzi, presidente di Federcasse; sotto il prof. Leonardo Becchetti

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L’ APPELLO PER LA LIBERTà FINANzIARIAGli economisti Leonardo Becchetti e Giovanni Ferri hanno avviato una raccolta di adesioni per sostenere un appello da sottoporre alla classe politica per informarla e sensibilizzarla sull’importanza di mantenere la "biodiversità" bancaria e la libertà finanziaria nel nostro Paese. “In tutto il mondo – scrivono – diversi modelli di banca (cooperativa ed spa) concorrono liberamente sul mercato per conquistare il consenso di clienti, soci e investitori aumentando biodiversità e resilienza dei sistemi finanziari. Come sappiamo alcuni modelli sono più vulnerabili di altri ad alcuni tipi di crisi. Per questo la “biodiversità” del sistema e la libertà di scelta sono una ricchezza fondamentale. Non è un caso che in nessun paese i governi pensano di togliere dal gioco con un editto un modello di banca fissando arbitrariamente una soglia dimensionale. In Francia, Germania, Austria, Olanda, Finlandia, Canada e in moltissimi altri paesi del mondo esistono modelli di banche a voto capitario che vanno ben oltre quella soglia. Speriamo con questa iniziativa di elevare il livello del dibattito nel nostro Paese su un tema così importante e delicato per il nostro futuro, affinché la nostra classe politica possa decidere ben informata dei fatti.

Per adesione scrivere a [email protected]

istituti di maggiore dimensione o reti di banche più integrate, preservando naturalmente il carattere cooperativo. I tempi sono veramente ridotti: poche settimane.Il punto di partenza sta nella comprensione e nella condivisione di molti degli obiettivi del Governo. In particolare: il mantenimento a livello di ogni singola BCC delle caratteristiche proprie della cooperazione a mutualità prevalente; il superamento di alcune difficoltà di governance; la possibilità di utilizzare in modo più efficiente le risorse patrimoniali esistenti; la capacità di rispondere ad esigenze di rafforzamento patrimoniale attraverso anche afflusso di capitali dall’esterno del sistema BCC.“Per il Credito Cooperativo italiano – scrive Federcasse – un maggiore livello di integrazione e la possibilità di realizzare rapidi rafforzamenti patrimoniali anche attraverso l’afflusso di capitali dall’esterno del sistema delle BCC sono obiettivi condivisibili, ma non esenti da rischi”.Occorre trovare un equilibrio – delicato – tra “governo” del sistema e “autonomia” delle singole banche. Una o più banche capogruppo con un impianto di regole che consenta efficienza, flessibilità, capacità di affrontare in maniera decisa le situazioni, anche di emergenza, che si potrebbero presentare. Un sistema in grado di fare affluire capitali in misura maggiore di quanto accade adesso. In particolare, l’autoriforma del Credito Cooperativo intende garantire l’indipendenza degli istituti e dell’organizzazione nel suo complesso da capitali esterni, soprattutto da quelli “impazienti” o speculativi. La riforma vuole semplificare la struttura della rete ed eliminare le ridondanze che impediscono sia efficienza operativa sia efficacia organizzativa.E’ quindi prevista l’introduzione di regole nella gestione dell’autonomia della singola BCC che andrà modulata in funzione del merito.E in Trentino? “Non siamo un’isola in mezzo al mare – ha affermato il presidente della Cooperazione Trentina Diego Schelfi – subiamo come tutti le difficoltà delle imprese, e anche se abbiamo reagito meglio di altri, siamo legati dalle stesse sorti del sistema nazionale. Quindi la riforma non ci è estranea. Ora dobbiamo accelerare i processi che abbiamo già avviato, e che procedono ancora troppo lentamente: mi riferisco al piano delle aggregazioni delle nostre Casse Rurali, che tiene conto di diversi parametri, non solo quello patrimoniale. Un progetto che non

è più soltanto una interessante opportunità, ma è diventato una precondizione di futuro”.“Cassa Centrale Banca – ha dichiarato il suo presidente Giorgio Fracalossi – affronta questo momento storico con senso di responsabilità e un occhio rivolto al futuro. Occorre agire con tempestività e in maniera incisiva. La riforma non ci fa paura se servirà a rafforzare le nostre banche. A Nord Est la strategia l’abbiamo lanciata da tempo, con il progetto di costituzione di una Holding del Nord Est. Ora si tratta di concretizzarla, per il bene delle nostre Rurali e BCC”.

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una decreto da ritirare suBitoPubblichiamo l’intervento del professor Ferri, uno dei più grandi esperti a livello nazionale di governance bancaria, che spiega le ragioni per essere contrari alla riforma promossa da Renzi.

di Giovanni Ferri

Il decreto legge che trasforma in spa le 10 maggiori Banche Popolari italiane, oltre a essere né necessario, né utile, né urgente, dimostra un non condivisibile e ingiustificato atteggiamento del governo verso l’intero credito cooperativo di cui le popolari sono parte. Un atteggiamento in netto contrasto con tutta una serie di evidenze empiriche e con una vasta letteratura di cui gli ideatori del provvedimento sembrano non aver tenuto assolutamente conto. E che va contestato anche per evitare che dopo le Banche Popolari a qualcuno non venga l’idea di commettere gli stessi errori anche rispetto al sistema delle Banche di Credito Cooperativo.Innanzitutto va preso atto che secondo i dati disponibili le Banche Popolari, così come le Banche di Credito Cooperativo non hanno mostrato in questi anni, né mostrano problemi di stabilità o performance particolarmente seri o peggiori rispetto alle banche spa. Inoltre da un confronto internazionale non risulta che le banche a carattere cooperativo abbiano in Italia un peso superiore a quello di altri paesi. Al contrario, in Italia, la presenza di banche cooperative, popolari incluse (attorno a un terzo del mercato bancario) è inferiore a quella registrata in Francia, Germania e in molti altri paesi europei. Non è vero, quindi, che per avere più credito bisogna diminuire il numero di banchieri.Con questa sua iniziativa il governo sembra inoltre non tenere in alcun conto che la banca cooperativa svolge sempre, a differenza e comunque più delle altre banche, una funzione di sostegno alle comunità che l'hanno espressa e in cui opera. Ovviamente dopo la trasformazione in spa, gli obiettivi di sostegno alle comunità ove operava la banca cooperativa non

Giovanni Ferri è ordinario di economia politica nel Dipartimento di Scienze economiche, politiche e delle lingue moderne alla Libera Università di Maria Santissima Assunta (LUMSA) ove presiede il corso di studio magistrale in Economia, management e amministrazione d’azienda.ha lavorato al Servizio studi della Banca d’Italia (fino a diventarne condirettore), ha fatto parte del Consiglio degli Esperti presso il Ministero dell’Economia e delle Finanze e ha svolto il ruolo di consulente scientifico dell’Associazione Italiana fra le Banche Popolari (2001-09). Dal 2008 è membro fondatore del Think Tank presso la European Association of Cooperative Banks. Dal 2011 è membro del Banking Stakeholder Group presso la European Banking Authority.

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saranno più presidiati. La trasformazione in spa imporrà infatti alle Banche Popolari di modificare il proprio modello di business. Dall'attuale modello orientato al relationship banking, che facilita il credito alle famiglie e alle PMI, esse passeranno a un modello di transactional banking, più adatto a fare finanza e meno a fare credito. In un certo senso, le comunità locali vengono espropriate di una sorta di "bene comune". Con quale contropartita? Secondo quanto affermato da Renzi a Davos la contropartita consisterebbe in un aumento della capacità di queste banche di fare credito una volta superate, con la trasformazione in spa, le chiusure imposte dal sistema di voto capitario. Ipotesi del tutto teorica e che sembra nascondere un ammiccamento ai capitali esteri, i cui takeover sulle 10 maggiori popolari sarebbero facilitati dalla loro trasformazione in spa. Ma, se ciò si realizzasse, assisteremmo con tutta probabilità non ad un aumento, ma ad una contrazione sul credito alle famiglie e alle PMI. I capitali esteri infatti non vanno demonizzati, ma neanche ricercati in settori, come quello bancario, dove essi non arrecherebbero significativi benefici agli italiani. Inoltre, il credito diventerebbe con tutta probabilità più costoso perché il cambio di governance di una parte così importante del credito cooperativo potrebbe appiattire la concorrenza nel mercato bancario. Infatti, siccome la compresenza di forme societarie diverse e con diversi obiettivi aumenta la concorrenza effettiva nel settore bancario, con la trasformazione delle principali Banche Popolari in spa ci si deve aspettare una minore concorrenza effettiva, con danno per gli utenti. Andare verso un modello unico per l'attività bancaria, riducendo la diversità delle strutture di governance aumenta inoltre la fragilità sistemica dei vari istituti bancari nazionali. Lo dimostra il fatto che la probabilità di entrare in crisi nel 2008 era più bassa per i istituti bancari diversificati rispetto a quelli a modello unico. Tutto ciò considerato, la motivazione, suggerita da Renzi, che la trasformazione in spa contribuirà a dare più credito alle famiglie e alle PMI non è credibile.

Ancora, trasformare una banca cooperativa in spa comporta tipicamente l'emersione di forti plusvalenze, risultato di gestioni pluridecennali, se non secolari. Di quelle plusvalenze si approprieranno gli investitori che hanno scommesso sulla trasformazione. I principali esempi di demutualizzazione in campo bancario sono quello delle Building Societies nel Regno Unito e quello delle Savings and Loans statunitensi. In ambedue i casi si è trattato di operazioni fallimentari.Infine, sempre a Davos, Renzi ha detto di voler smantellare un sistema vecchio e desueto in cui le banche popolari sarebbero state nella storia oggetto di uno stretto rapporto con il potere politico. In realtà anche questa affermazione è assai discutibile. Nell'Italia democratica e repubblicana il rapporto tra sistema bancario e potere politico è stato stretto per gli Istituti di Credito di Diritto Pubblico e per le Casse di Risparmio. Ci risulta invece che, magari con qualche eccezione, tale rapporto sia stato assai meno intenso per le Banche Popolari.L'unico vantaggio della trasformazione in Spa è che sarà più facile fare scalate ostili su quelle banche. Ma la dottrina economica ci dice che le scalate ostili servono quando le gestioni sono inefficienti cosa che, come ho detto, non risulta per il complesso delle 10 maggiori.In conclusione la decisione del governo configura un eccesso di potere. Qualsiasi potere, anche il più grande, dalla Magna Charta in poi, deve fare i conti con la legittimità nei confronti dei governati. Se Renzi pensa di governare contro le comunità locali di questo paese, temo che si debba preparare a un cammino molto tempestoso.

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casse rurali, la “ondaanomala” dei crediti in sofferenza trova un sistema molto solidoIn un periodo non certo facile per l’economia, il sistema delle Casse Rurali trentine chiude il settimo bilancio dall’inizio della crisi in leggero utile (+6,5 milioni di euro), dopo aver sempre garantito il credito a famiglie e imprese.

I primi dati di bilancio delle Casse Rurali trentine e delle società di sistema ci restituiscono un risultato che può essere considerato nel complesso soddisfacente se rapportato con la situazione economica ancora difficile, che ha portato molti istituti di credito ad accusare negli ultimi anni perdite assai rilevanti. Ma l’onda lunga della crisi economica non poteva non arrivare anche agli istituti di credito cooperativo, i più costanti e responsabili nel concedere credito anche quando tutti i rubinetti delle banche si erano chiusi (solo nell’ultimo anno sono stati erogati 2 miliardi di nuovi crediti). Di conseguenza, in alcuni territori che soffrono più di altri - tra questi la Valsugana e la Vallagarina - soprattutto in certi settori (costruzioni e immobiliare, terziario) anche i bilanci delle Casse Rurali risentono delle difficoltà delle imprese e famiglie.Così molte rate di mutuo non pagate si trasformano in “sofferenze”, che le banche sono costrette a “svalutare” a titolo precauzionale, soprattutto per effetto della perdita di valore degli immobili posti a garanzia dei prestiti. Non sono tutti crediti perduti, ma per il momento vengono, appunto, “svalutati” e alleggeriti dai bilanci in attesa di tempi migliori. Alla fine del 2014 le cosiddette “sofferenze” ammontavano al 9,06% degli impieghi complessivi, pari a 1 miliardo di euro sul totale dei crediti di quasi 12. Di questi, circa la metà sono già stati svalutati negli anni scorsi. In generale le imprese incontrano maggiore difficoltà rispetto alle famiglie, in particolare nel settore immobiliare e delle costruzioni. Nell’ultimo bilancio di esercizio, tra crediti in sofferenza e incagli, sono stati svalutati ben 362 milioni. Sono risorse che vengono stanziate, ma che potrebbero tornare a disposizione quando l’economia riprenderà un corso positivo.

Questo porterà anche quest’anno alcune Casse a chiudere in rosso, a causa degli accantonamenti prudenziali soprattutto nei territori più colpiti dalla crisi. Si può ipotizzare un cifra aggregata attorno ai trenta milioni. “Le nostre Casse hanno adottato una linea di particolare rigore e prudenza – afferma il vicepresidente della Federazione Giorgio Fracalossi – che è stata sollecitata anche dalla Bce. In tal senso si potranno creare i presupposti per farsi trovare pronti quando il territorio e la congiuntura economica daranno dei segnali di ripartenza”. “Le Rurali hanno svolto bene il proprio servizio, ma la situazione economica che porta molte famiglie e imprese a non poter onorare i propri impegni, unita alle iniziative del Governo e alle indicazioni di Bce e Bankitalia, ci impongono di pensare con responsabilità ad ulteriori strumenti di consolidamento per continuare a svolgere il nostro ruolo anche in futuro”, ha commentato il presidente della Federazione Diego Schelfi.

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IN PRIMO PIANO | riforma credito cooperativo

le casse rurali in crescita durante la crisiSette anni di vacche magre. Eppure, dal 2007 al 2014, la raccolta complessiva di risparmio presso il credito cooperativo è cresciuta di 2,7 miliardi di euro, pari a +17,5%, aumentando con costanza ogni anno.Anche il credito complessivo rispetto a sette anni fa è cresciuto 1,3 miliardi di euro, pari a +11,7%. E gli occupati dall’inizio della crisi ad oggi sono aumentati di 147 unità. I soci sono 126 mila, ovvero 19mila in più rispetto a sette anni fa (1.546 solo nell’ultimo anno), ed è cresciuto anche il patrimonio di sistema, che con 2,1 miliardi di euro è superiore di 385 milioni rispetto al 2007 (+22%).Questi dati indicano che il sistema del credito cooperativo non solo ha tenuto rispetto alla più grave delle crisi degli ultimi decenni, ma addirittura è cresciuto in maniera significativa, assumendosi in pieno la responsabilità di fare credito sul territorio a famiglie e imprese.

l’andamento della raccolta e prestiti nell’ultimo annoLa raccolta nel sistema, ovvero il risparmio “custodito” nella propria Cassa rurale, è cresciuta complessivamente del 3,4%, con un balzo del 32,5% per il risparmio gestito, attestandosi a 18 miliardi di euro. Questo denota fiducia nella propria Cassa rurale

ma anche maggiore prudenza verso gli investimenti produttivi che si preferisce rinviare a tempi migliori.I prestiti nel sistema si sono mantenuti su livelli elevati di 12,4 miliardi, con una leggera flessione del 2% rispetto al 2013. Erogati nuovi crediti per 2 miliardi di euro. L’89% delle domande di mutui sono state accolte (erano l’87% l’anno prima e l’84% nel 2012). In ripresa i mutui casa: stipulati oltre duemila contratti per 233 milioni di euro.

redditività e patrimonioIl margine di intermediazione delle Casse Rurali, sintesi della gestione del denaro e dei servizi, a fine 2014 è cresciuto del 2,25% al netto delle plusvalenze su titoli rispetto al 2013.Il risultato lordo di gestione delle Rurali di 297 milioni di euro mostra a fine 2014 una crescita dell’8,3% rispetto all’anno precedente, sempre al netto delle plusvalenze su titoli. Con le svalutazioni di crediti anomali delle Casse per 362 milioni, il risultato netto complessivo del sistema si aggira attorno a 6,5 milioni.Il livello di patrimonializzazione del sistema di credito trentino permane su valori di assoluta tranquillità, attestandosi ad una percentuale di poco inferiore al 15% rispetto all’attività di rischio complessiva, a fronte di un valore minimo richiesto pari all’8%.

4’50"

Sostanziale tenuta per le sedici Famiglie Cooperative collocate in zone turistiche che hanno chiuso il bilancio il 30 settembre e il 31 ottobre. Rappresentato oltre il 30% del fatturato totale di questo comparto della Cooperazione Trentina.Il quadro è stato presentato durante il comitato tecnico da Renato Dalpalù, vicepresidente della Cooperazione Trentina, e da Giuseppe Fedrizzi, responsabile del settore consumo della Federazione. “Il fatturato al netto Iva ha raggiunto i 126 milioni di euro con una leggera flessione rispetto allo stesso dato di dodici mesi prima – ha spiegato Fedrizzi - Il calo complessivo è stato del 2,24% dovuto ad alcuni fattori. Innanzitutto alla generalizzata crisi dei consumi, conseguenza della situazione economica ben nota che grava su un numero sempre maggiore di famiglie. Ma anche a una doppia stagionalità tutt’altro che favorevole riassumibile nell’inverno molto nevoso e nell’estate particolarmente ricca di pioggia che hanno tenuto lontano ospiti e turisti”.Nonostante questo le cooperative di consumo sono riuscite a condurre in porto un anno non facile confermando il piano di investimenti per 5 milioni e mezzo di euro: hanno permesso di modernizzare ulteriormente la rete di vendita. Sotto controllo anche i costi di esercizio, in particolare riguardo al personale."Un importante risultato - ha commentato Dalpalù - riguarda il mantenimento dei livelli occupazionali. Un dato non scontato in un periodo come questo. Da aggiungere anche che le Famiglie Cooperative, pur evidenziando un risultato economico di sostanziale pareggio, hanno versato oltre mezzo milione di euro di imposte".La situazione finanziaria è stabile e ha permesso di affrontare con mezzi adeguati mesi impegnativi. “La solidità – è stato detto – viene espressa dal patrimonio netto di oltre il 51%”.Per il futuro “occorrerà ragionare su una riduzione del numero di cooperative, che avverrà gradualmente assecondando un processo volontario di aggregazioni che potranno, se ben motivate, portare ad una maggiore solidità delle singole cooperative e quindi dell'intero sistema" ha aggiunto Dalpalù.

TENGONO LE “FAMIGLIE” DELLE zONE TURISTIChE

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torniamo all’onore come valore centraleIntervista alla filosofa Michela Marzano che avverte: “Dobbiamo tornare ad un linguaggio di verità, che è stato smarrito. Solo con la verità si alimenta la fiducia. Non per decreto”.

di Umberto Folena

Dare fiducia ed essere affidabili, dire e fare la verità, non tradire: non è soltanto nobile e giusto, ma anche conveniente. E nell’interesse di tutti. Anche perché, altrimenti, dalla crisi non usciremo mai; peggio, nella crisi sprofonderemo sempre di più. Michela Marzano, filosofa chiamata in Parlamento dal Pd, prestata a una politica che nel suo ultimo libro-intervista uscito nello scorso dicembre (Non seguire il mondo come va) critica con passione, spiega la parola chiave “fiducia” con il suo contorno di rischio e ineluttabilità. Perché la fiducia è obbligatoria, e senza fiducia non c’è speranza.

di fronte alla parola “fiducia” c’è chi sorride: la fiducia appartiene agli ingenui destinati a farsi fregare, se vuoi cavartela nella vita devi sempre e soltanto diffidare. lei invece la pensa in modo opposto. Perché?Se tutti diffidassimo, il problema sarebbe serio. Semplicemente, la società non starebbe più insieme. Niente sviluppo. E paralisi completa. I legami sociali si allenterebbero e dissolverebbero. Non ci sarebbe più società.

ma che cos’è, in fin dei conti, la fiducia?La fiducia è la possibilità, la capacità e il coraggio di affidarsi agli altri. Va da sé che quanti ricevono una tale fiducia hanno poi il dovere di rispettarla e onorarla. E qui sta il problema di oggi: chi negli ultimi anni si è mostrato degno della fiducia ricevuta? In chi si può

ancora credere? A chi ci si può appoggiare, talvolta anche abbandonare?

lei è in Parlamento e i politici chiedono continuamente fiducia…Il problema della politica è che se si continua a mentire, facendo promesse che non saranno mantenute, si alimenta la sfiducia. È un paradosso: per ottenere fiducia, e voti, il politico è spinto ad alzare la soglia delle promesse impossibili, generando così sfiducia. Più la ottiene, più la abbatte.

c’è un rimedio?Ci sarebbe. Basterebbe tornare a un linguaggio di verità, che è stato smarrito. Basterebbe “nominare

Michela Marzano (Roma, 1970) ha studiato alla Scuola Normale di Pisa, dove ha conseguito un dottorato di ricerca in Filosofia. Professoressa ordinaria all’Université Paris Descartes, attualmente è deputata del Parlamento italiano. è autrice di numerosi saggi e articoli di filosofia morale e politica. In Italia ha pubblicato, tra gli altri, Estensione del dominio della manipolazione (2009), Sii bella e stai zitta (2010), Avere fiducia (2012), Il diritto di essere io (2014), L’amore è tutto: è tutto ciò che so dell’amore (Premio Bancarella 2014) e Non seguire il mondo come va (2014).

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Senza fiducia non è possibile far ripartire un Paese. Ormai ne siamo consapevoli tutti. La fiducia, però, non può semplicemente essere decretata. Non basta dire che è necessario che torni la fiducia perché poi la fiducia torni veramente. La fiducia non riappare di punto in bianco, solo perché lo decide il presidente del Consiglio o il direttivo di Confindustria. La fiducia può tornare solo se si creano le condizioni perché ritorni. E quando si parla di condizioni mi riferisco soprattutto alla credibilità e all’affidabilità delle classi dirigenti. La fiducia nasce e si sviluppa solo quando si ha la possibilità di constatare che coloro in cui si ripone la propria fiducia non ci tradiscono, prendono sul serio le nostre aspettative e fanno di tutto per rispettare la parola data.E questo discorso vale non solo a livello politico, ma anche

a livello economico. Chi investe deve potersi fidare di chi emette titoli e di chi li valuta; bisogna essere convinti che le informazioni che si ricevono, per esempio sulla situazione finanziaria delle società quotate in Borsa, siano esatte, complete, e via dicendo. Senza informazioni corrette, prima o poi, il credito appare nelle migliori delle ipotesi come una garanzia relativa, nella peggiore come un guscio vuoto. Senza fiducia, niente credito; senza fiducia, niente depositi; senza fiducia, crolla l’intero sistema finanziario. La crisi dei subprimes lo ha illustrato in maniera fin troppo chiara.

Michela Marzano (con Giovanna Casadio), Non seguire il mondo come va. Rabbia, coraggio, speranza e altre emozioni politiche, Utet, pag. 65-66.

CREDIBILI E AFFIDABILI: SOLO COSì SI CRESCE

le cose”. Tornare all’onore come valore centrale: nell’antichità, quando il “credito morale” era tutto, tradire la propria parola significava compromettere definitivamente la propria reputazione e il proprio onore. Bisognerebbe smettere di credere nell’”onnipotenza della volontà” capace di piegare la realtà alle proprie esigenze. Ma la realtà resiste.

la fiducia comporta il rischio del tradimento. come vincere il timore di essere traditi?Questa è un’altra difficoltà. Una relazione di fiducia (l’ha spiegato bene il sociologo Georg Simmel) è caratterizzata dalla tendenza a credere in qualcuno, anche quando non si è del tutto certi della sua affidabilità. Per questo quando si parla di fiducia – dalla fiducia in amore o nell’amicizia, nei rapporti di lavoro e nelle relazioni pubbliche – si parla di una “scommessa”. Fidarsi di qualcuno significa accettare di compiere un “salto nel buio”, perché nessuno può mai essere sicuro che la fiducia accordata sarà poi onorata.

Fiducia non cieca, ma ragionevole?Non bisogna confondere la “fiducia” con la “fede”. La fede è abbandono assoluto. Nella fiducia si avanza lentamente, passo dopo passo. Con cautela. Dopo il “salto” iniziale, abbiamo bisogno di raccogliere una serie di prove capaci di confortarci nella scelta fatta. Sarebbe assurdo continuare a fidarsi di chi ci tradisce e non sa rispettare la parola data. Per questo oggi è tanto difficile riporre fiducia in una classe dirigente che non ha fatto altro che tradire le promesse, raccontare menzogne e negare la realtà.

non crede che su tutto prevalga la ricerca dell’interesse e del tornaconto personali, a qualsiasi costo, anche a danno della verità e della fiducia?Oggi le parole chiave sono “diffidenza” e “paura”, esito inevitabile dell’assenza totale di fiducia. Lo stesso complottismo deriva da qui, dal trionfo del dubbio sistematico, dalla convinzione che sia impossibile identificare la verità.

ma il dubbio non è forse necessario per la ricerca della verità?Come ci ricorda Cartesio, è il punto di partenza per approdare a una conoscenza. Ma oggi si dubita per dubitare, senza arrivare da nessuna parte: nessun punto certo, nessuna verità. Il termine potrà non piacere, ma per me è una forma di paranoia.

come ne possiamo uscire?Ci vorrà tempo, tanto tempo, perché la fiducia è stata fatta a pezzi. Occorre ricominciare dall’educazione. Dal rispetto. Dal saper riconoscere i limiti e nominarli. Dal riconoscere che cosa possiamo fare insieme e metterci in gioco, sapendo che il fallimento è possibile. Ma la fiducia è centrale perché senza fiducia non si investe, e la nostra è anche e soprattutto una crisi di investimenti. La fiducia è nell’interesse mio e tuo: questa verità è stata sbriciolata dall’onnipotenza della volontà e del controllo, affermatasi negli ultimi 35 anni. Ma la fiducia è il contrario, significa sapersi abbandonare.

Possiamo dire che le cooperative, in questo senso, “non seguono il mondo come va”?Le cooperative sono appunto fondate su rapporti di fiducia. È così vero che chi cerca il modo di uscire dalla crisi ne sta studiando il modello.

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melinda, il successo in 25 anni di storiaLa storia di Melinda è un “caso” da studiare. Un quarto di secolo passione e rispetto reciproco che ha portato i produttori della valle a superare le diffidenze e le singole individualità per unirsi in un unico progetto di territorio. E i giovani amministratori delineano un futuro plurivarietale e sostenibile.

di Walter Liber

Si pensa a Melinda e già si vede il bollino blu che spicca sul giallo di una golden delicious. Con la “faccetta”, di rigore. Le belle mele della Valle di Non, diventate da qualche anno pure Dop, prime in Italia, adesso hanno anche altri colori e varietà. Ma quella golden da addentare subito rimane nel nostro immaginario il prodotto di successo che ha saputo conquistare milioni di consumatori in Italia e anche fuori. Eppure la concorrenza non manca. Già, perché la storia comincia proprio da lì, dalla concorrenza. Negli anni Settanta c’erano 17 cooperative che in valle di Non raccoglievano le mele dai produttori loro soci, le stoccavano nelle loro celle frigo, e poi le vendevano come potevano. Facendosi concorrenza tra di loro a tutto beneficio dei grossisti.Ma i “nonesi” (e anche un po’ di solandri) come noto sono tosti, e con gli affari non sono proprio gli ultimi arrivati. Hanno capito. A stare divisi si poteva perdere, e molto. Ma stare insieme non era semplice, occorreva rinunciare a un po’ di “sovranità”, cedere ad un bene comune che non si riusciva a comprendere. La storia di Melinda l’hanno raccontata qualche settimana fa al PalaCocea di Taio i presidenti (Guido Ghirardini, Renzo Zanon, Romano Weber, Michele Odorizzi) e i direttori (Dario Barbi, Maurizio Rossini, Luca Granata) che hanno guidato l’organizzazione di produttori dal 1989, anno di costituzione del “Consorzio per la valorizzazione delle mele della Valle di Non”, ad oggi.

Ne è venuto fuori un ritratto vero e appassionato, ma anche lo spaccato di un Trentino che fatica a pensare in maniera collettiva, ma lotta con tutte le forze per arrivare ad un obiettivo, e alla fine lo raggiunge. “A nessuno faceva piacere – ricorda oggi Guido Ghirardini – che la Valle di Non imboccasse una strada autonoma”.Il lavoro preparatorio fu lungo e minuzioso, ogni problema veniva affrontato singolarmente, cercando di massimizzare i vantaggi e minimizzare i conflitti. Ognuno aveva i propri clienti, le proprie politiche di prezzo, commissioni, mercati, organizzazione, pubblicità, controlli di qualità, eccetera. Occorreva prima di tutto fare conoscenza, “provare” a mettere qualcosa in comune. Anche un viaggio in Argentina aiutò ad alleggerire le tensioni, a favorire il dialogo. Partirono in tredici cooperative nel 1989, l’anno dopo seguirono altre quattro, c’era tutta la valle. E fu una rivoluzione. Nel 1992 Melinda presentò il marchio. Si procedette per gradi: difficile vincere l’individualismo. Arrivarono in valle esperti di marketing e perfino psicologi. Melinda diventava un marchio di qualità, che cominciava a farsi strada anche nelle tv nazionali. Nel frattempo si rafforzava il consorzio, ma rimanevano sempre forti e con un alto grado di autonomia le singole cooperative. All’alba del nuovo secolo in valle c’era un marchio unitario e 17 politiche commerciali distinte. Occorreva fare un passo in più, quello definitivo: accentrare tutto al consorzio, produzione e commercializzazione. Il piano strategico 2001, preparato con il prof. Roberto Della Casa, fu un altro choc per la valle.

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Prevedeva di passare da sedici a quattro sale di lavorazione al massimo livello di tecnologia e flessibilità per rispondere a ciò che chiedeva il mercato. I sedici direttori compresero e fecero tutti un passo indietro rimettendo il mandato. Sarebbero poi diventati dirigenti di Melinda. Furono coinvolti i soci, 32 assemblee in due mesi. Il piano fu approvato il 19 dicembre 2001 con 11 voti favorevoli, 2 contrari, 2 astenuti e 1 assente. Clima infuocato, ma la seconda rivoluzione di Melinda poteva cominciare. Fu assunto il nuovo direttore, proveniente da una multinazionale, Luca Granata, che si trovò a gestire una azienda da 1200 dipendenti e un potenziale enorme. I successi commerciali degli ultimi 15 anni portano la sua firma, insieme a quella dei presidenti e degli oltre cinquemila soci produttori. Egli si schernisce e guarda avanti: “spero che la parte più bella sia quella che dobbiamo ancora fare”. Michele Odorizzi, l’attuale presidente alla guida del cda dal 2003, ricorda oggi l’impegno per la produzione di energia pulita dal sole (4.100 kw/h), la realizzazione delle nuove sale, la costituzione del consorzio From con il Sudtirolo per conquistare nuovi mercati. “Il successo – annota un amministratore, nonché presidente di Apot Ennio Magnani – è frutto di serietà, onestà e rispetto tra gli amministratori. E nelle cose che contano anche l’amministrazione pubblica c’è sempre stata”.A questo proposito, il presidente della Provincia autonoma Ugo Rossi, intervenuto all’evento assieme agli assessori Mellarini e Dallapiccola, ha parlato di “una storia straordinaria, di successo, fatta di miglioramento continuo,

di grande cultura e di grandi valori, una storia con la quale vogliamo continuare a camminare assieme.” Nelle parole di Rossi non c’è solo il riconoscimento di un percorso virtuoso, c’è anche la “convergenza con la nuova storia che il governo provinciale sta scrivendo ora per traghettare il Trentino verso nuove opportunità”.

il futuro, una svolta “sostenibile” Un gruppo di giovani amministratori di Melinda ha messo su carta alcune idee di futuro di Melinda, obiettivi da realizzare nei prossimi anni. Il lavoro si è concluso con la proposta di cinque priorità, che arriveranno a breve sul tavolo del cda: riassetto varietale, maggiore accettabilità sociale, estensione del marchio ad altra frutta, sinergie con altri O.P. produttrici di mele, tracciabilità. Di queste, le prime due sono state analizzate più in dettaglio. La quota di produzione di golden delicious è molto elevata, attorno al 75%. I consumatori internazionali invece apprezzano di più varietà rosse o bicolori. Quindi occorre ampliare la superficie a Gala e Fuji soprattutto nell’ottica dei mercati esteri. E anche perché l’introduzione di nuove varietà può migliorare la resa economica. Un altro degli obiettivi prioritari secondo questo gruppo di lavoro riguarda la ricerca di maggiore accettabilità sociale, per contrastare la forte pressione degli ultimi anni (come dimostra anche un recente servizio televisivo che ha destato molto scalpore) verso la frutticoltura intensiva. Occorre realizzare impianti di barriere vegetali in appezzamenti confinanti con asili, scuole, ospedali, ricoveri ed altre zone sensibili. Ma anche incentivare il biologico e favorire le varietà più resistenti alla ticchiolatura come la Galant. Tutto questo dovrebbe consentire di aumentare la biodiversità e ridurre il numero di trattamenti. Al proposito, su questo tema il presidente della Provincia autonoma ha detto: “Dobbiamo affermare con forza che il modo di produrre della valle di Non è sano, lo dicono i numeri, ma altrettanto dobbiamo impegnarci affinché questo argomento venga rimosso dal tavolo e dunque mi auguro che tutti noi assieme riusciamo a imboccare anche vie nuove nella produzione e nelle modalità di valorizzare ulteriormente il vostro territorio”.

6’15"Alcune immagini della partecipata assemblea di Melinda nella quale, in occasione del 25° anniversario, è stato rivisitato il passato ed il presente per provare a capire meglio dove andare in futuro.

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Cesare Dossi, coordinatore del nuovo Ufficio osservatorio, ricerche e sviluppo intercooperativo.

nasce l’osservatorio, ricerchee sviluppo intercooperativoè il nuovo strumento a disposizione delle cooperative costituito nell’ambito del Piano Strategico per coniugare l’attività imprenditoriale con la funzione sociale.

Offre supporto nella gestione di scelte di governance o obiettivi strategici. Realizza ricerche finalizzate allo sviluppo e al rilancio dell’attività imprenditoriale e del rapporto con i soci e con la comunità. Realizza progetti che mettono in rete le imprese e i soci della Cooperazione Trentina, offrendo vantaggi economici e sociali. È l’Osservatorio, ricerche e sviluppo intercooperativo, nuovo strumento a disposizione delle imprese associate alla Federazione costituito nell’ambito del Piano Strategico 2013-2015 per favorire una visione unificante delle cooperative come sistema e coniugare efficacemente l’attività imprenditoriale competitiva con la funzione sociale. La responsabilità del coordinamento del gruppo di lavoro costituito da Norma Benoni, Luigi Bassetti, Elisa Zerlottin, Luisa Stringari e Diana Zuccotti, è di Cesare Dossi.

“Questo ufficio – spiega Dossi – nasce in staff alla Direzione Generale, con la volontà di creare un servizio strategico per garantire una serie di attività necessarie alle imprese per affrontare questo mondo in rapida trasformazione. Ogni giorno le cooperative creano valore, creando speranze e opportunità per il benessere della comunità locale. Sebbene questo valore vada ben oltre ciò che può essere reso in termini finanziari, è l’unico solitamente misurato e riconosciuto. Di conseguenza, molti altri tipi di valore importanti, prodotti dal sistema cooperativo, vengono trascurati. Le decisioni così prese non possono essere produttive quanto potrebbero, poiché si basano su informazioni incomplete. Con il nuovo servizio, c’è quindi l’intenzione di integrare e supportare i processi necessari alla misurazione e rendicontazione di un più ampio concetto di valore prodotto dalle cooperative, includendo nell’analisi i costi ed i benefici sociali, economici ed ambientali. A cui si aggiungono una serie di servizi utili per il rilancio aziendale, in grado di aiutare gli amministratori delle cooperative a rispondere a domande quali: che direzione potrà prendere la nostra impresa e su quali punti di forza potrà fare leva? In che modo potrà migliorare la sua

posizione di mercato e la sua reputazione sociale? I collaboratori sono convinti della bontà dei prodotti e dei servizi offerti e sono in sintonia coi valori dell’impresa? La comunità quali elementi utilizza oggi per costruirsi un’immagine della cooperativa rispetto ai concorrenti?”.

Gli ambiti operativiGià dal nome del nuovo ufficio è facile identificare le aree di azione. A partire dall’Osservatorio, che, sviluppando l’esperienza già acquisita nel Settore Casse Rurali, prevede la raccolta e l’elaborazione dei dati, opportunamente contestualizzati, relativi all’attività delle imprese associate e della Federazione, per trasformarli in informazioni strategiche.L’ambito di attività legato alle ricerche viene sviluppato utilizzando metodologie innovative, che prevedono un approccio olistico, sistematico e interdisciplinare, alle realtà aziendali e strumenti di analisi distinti, ma funzionalmente integrati.L’individuazione e lo sviluppo di progetti innovativi di intercooperazione completa l’offerta di servizi proposti dal nuovo ufficio. L’obiettivo è realizzare iniziative che possano offrire vantaggi reali alle cooperative e alla loro base sociale, grazie alla collaborazione di più protagonisti del sistema.

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Quando l’energia vien dall’acqua irriguaUn progetto innovativo della Federazione provinciale dei consorzi irrigui e di miglioramento fondiario, che ha da poco cambiato sede ed è pronta alla sfida dei parametri europei.

Con una sede tutta nuova e di proprietà, la Federazione che associa i 250 consorzi irrigui e di miglioramento fondiario del Trentino affronta il 2015 con idee e progetti nuovi, in primis la realizzazione di piccole turbine che ricavino energia idroelettrica dall’acqua concessa per irrigare i campi. “Sì perché in un mondo dove l’elemento più prezioso e scarso è l’acqua – spiega il presidente Ottavio Girardi – il suo utilizzo deve essere sempre più razionale ed efficiente”.Attraverso la srl Hydro Comifo, dunque, la Federazione sta costruendo delle piccole centraline lungo i condotti che trasportano l’acqua irrigua per poi vendere sul sistema nazionale l’energia prodotta. “Il primo impianto, in funzione dal 2013, – spiega Marco Lona, vicepresidente della Federazione e presidente della Hydro Comifo – è stato realizzato a Banco, in Val di Non. Altri tre sono in fase di esecuzione a Toss, Cles e Termon”. Un nuovo passo, dunque, lungo il cammino di razionalizzazione e contro gli sprechi intrapreso da molti anni, nel quale la sfida più impegnativa è ormai vinta: a fine 2015 tutto il territorio trentino sarà irrigato attraverso sistemi a goccia e non più attraverso impianti a pioggia. La conversione, infatti, è pressoché ultimata e questo sforzo di investimenti e di tecnologia ha consentito un notevole risparmio di risorse idriche, che arrivano se e quando serve, proprio sulle radici delle piante che hanno sete. Questa conversione ha portato il Trentino in cima alla classifica italiana rispetto all’efficienza e al grado di informatizzazione del sistema irriguo. Nell’ambito dell’irrigazione il modello cooperativo funziona a pennello, come spiega il vicepresidente Sergio Panizza: sarebbe troppo oneroso garantire ai campi un corretto innaffiamento se ogni contadino dovesse pensarci da solo: trovare l’acqua, farla arrivare fino al proprio appezzamento e distribuirla alle piante secondo il bisogno. Con i consorzi irrigui, questo problema è stato risolto in modo economico ed efficiente. La nuova sede, 300 metri quadrati in via Kufstein numero 4 in località Spini di Gardolo, ha portato ad un investimento di circa 600 mila euro. “Prima – spiega il direttore Lorenzo Cattani

– eravamo in uffici di proprietà della Provincia, che ci aveva informati del bisogno di utilizzarli per altre attività, invitandoci a trovare una nostra collocazione”. Pannelli solari sul tetto (verde), 44 sonde geotermiche che pescano il calore dal sottosuolo, materiali di qualità e modalità di esecuzione dei lavori hanno fatto ottenere all’edificio (nel quale hanno sede anche altre due cooperative, La Sfera e Gea) la certificazione Leed Gold. La Federazione offre ai consorzi associati un ventaglio di assistenze che attengono alla materia economico-fiscale, alla formalizzazione degli appalti, alla sicurezza del lavoro, alla gestione informatizzata dei dati territoriali, alla assistenza legale, ed inoltre attività di formazione e di revisione dei bilanci. Inoltre, dal 2011, si occupa per conto dei consorzi dell' assistenza alla riscossione dei ruoli (la tassa annua che i possessori di campi pagano per avere il servizio irriguo e quello di manutenzione delle strade ponderali, del valore di circa 15 milioni di euro). Ma le sfide che attendono la snella struttura della Federazione (4 dipendenti e alcuni collaboratori) chiamano in campo anche l’Europa. La Direttiva 2000/60/CE (Direttiva Quadro sulle Acque – DQA) persegue infatti obiettivi molto ambiziosi: prevenire il deterioramento qualitativo e quantitativo, migliorare lo stato delle acque e assicurarne un utilizzo sostenibile. Per questo, insieme alla Provincia, la Federazione ha avviato un importante progetto che mira a trovare il modo più efficiente per reperire, gestire ed analizzare i dati richiesti dall’Europa. Come dire, per ogni sfida vinta un’altra bussa alle porte (d.p.).

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Da sinistra Panizza, Lona, Girardi e Cattani.

Alcune immagini della nuova sede.

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l’intercooperazione applicata alla formazioneUn corso, in Primiero, ha coinvolto gli amministratori delle cooperative del posto. Dal credito al consumo, dal turismo all’agricoltura. Per dividere i costi, ma anche per conoscersi e fare squadra.

Può la formazione far conoscere le persone attive nello stesso movimento, dare loro uguali strumenti e opportunità, e contribuire a formare un sano spirito di squadra? Le cooperative dell’area del Primiero potranno rispondere di sì a questa domanda, dopo aver chiesto e ottenuto da Formazione Lavoro l’organizzazione di un corso di formazione per amministratori aperto a tutte le imprese del movimento attive su quel territorio.L’idea è semplice ma nel contempo molto efficace: rispondere ad un bisogno comune dividendone i costi e, nel contempo, avendo benefici trasversali come la possibilità di attivare relazioni di lavoro. Così si evita di dover fare tagli poco lungimiranti sulla formazione e si riesce ad ottenere risultati con costi più contenuti. Semplice ma innovativo, poiché questa del Primiero è la prima esperienza di intercooperazione applicata alla formazione. Sarà la crisi che spinge a trovare soluzioni efficaci a costi minori o sarà la volontà delle persone coinvolte di creare condizioni favorevoli alle relazioni? Poco importa, il risultato anche a sentire i partecipanti, è stato molto positivo.Il corso è servito per approfondire la responsabilità e il ruolo degli amministratori nella cooperazione

moderna, con tutti i risvolti giuridici e normativi del caso. Cinque serate con altrettanti esperti che hanno fornito una panoramica sulle principali informazioni necessarie per svolgere al meglio il compito e il ruolo di amministratore. Nella prima lezione Francesco Odorizzi, responsabile dell’ufficio legale e fiscale della Federazione, ha parlato dei diritti e dei doveri degli amministratori, dei loro compiti e delle responsabilità. Il prof. Alessandro Berti dell’Università di Berlino, ha focalizzato l'attenzione invece sull’analisi del bilancio, fornendo quegli strumenti di base per interpretare i dati di un bilancio, comprendendo la performance complessiva di un'impresa. Il prof. di psicologia del lavoro Ugo Morelli ha invece parlato di direzione e di buona gestione, approfondendo il ragionamento sulle scelte, sulle priorità e sull’etica. A Marianna Paonessa il compito di spiegare l’importanza di investire nella relazione con il cliente, utilizzando al meglio strumenti come la comunicazione e l’ascolto, costruendo relazioni durature e sapendo gestire eventuali criticità.L’ultima serata i partecipanti approfondiranno il tema della cooperative social responsability. Michele Dorigatti, dell’ufficio studi della Federazione, cercherà di spiegare il ruolo dell’impresa come comunità e come soggetto morale, aspetti che differenziano appunto le cooperative dalle altre tipologie di impresa. Al corso hanno partecipato gli amministratori delle Famiglie Cooperative Primiero, Imer, Mezzano e del Vanoi, della Cassa Rurale Primiero e Vanoi, del Caseificio Cercen di Primiero, dell’Apt San Martino di Castrozza e della Btd Servizi (d.p.).

2’30’’

Elio Pisoni e Giorgio Pasolli sono presidente e direttore di Formazione Lavoro.

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IN PRIMO PIANO | segnali di fiducia

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via gli sprechi, viva l’ambienteSono tre i ristoranti della cooperativa Risto3 che hanno ottenuto la certificazione ‘Ecoristorazione’. Investire in questo sistema virtuoso significa credere nel futuro e dare con responsabilità il proprio contributo.

Nel disegnare il proprio futuro, la cooperativa Risto3 continua a puntare con caparbia attenzione sul territorio, attraverso la riduzione degli sprechi e la valorizzazione del riciclo. Questo impegno le è valso l’ottenimento del certificato di Ecoristorazione per tre ristoranti self service di Trento: “Glenda” al Bren Center, “Giulia” vicino a Piazza Dante e “Gusto della cooperazione”, all’interno della sede della Federazione Trentina della Cooperazione.Il marchio, istituito dalla Provincia autonoma, è soltanto la parte evidente di un percorso che, in Risto 3, è iniziato da anni. “La nostra scommessa principale – spiega il direttore Stefano Raffaelli –, magari inizialmente incompresa dai clienti, è stata quella di eliminare il più possibile le bottiglie di plastica dai nostri self ”. Già nel 2011, conti alla mano, ogni ristorante della cooperativa doveva procedere allo smaltimento di circa centomila bottiglie di plastica. “Da qui la decisione di reimpostare l’erogazione delle bevande con il sistema di “Free Beverage” – aggiunge Raffaelli –: minori costi di spostamento delle merci, minori costi di smaltimento imballaggi. Il risparmio non è solo per la cooperativa, ma ne guadagna tutta la collettività in termini di emissioni di anidride carbonica per i vari spostamenti e minori imballaggi da smaltire”.La certificazione pone poi l’accento sulle produzioni locali e biologiche come un altro indubbio valore aggiunto per il territorio. La ristorazione scolastica fa la parte del leone, con una richiesta di prodotti bio nei capitolati di appalto che supera il 50%. All’interno di questa percentuale, gli acquisti bio locali garantiti da Risto3 si attestano sul 28%. “Va detto – aggiunge Raffaelli – che il nostro territorio non riesce a garantire tutta la produzione bio necessaria, perciò per alcuni prodotti dobbiamo affacciarci sul mercato nazionale”. Ma l’attenzione per i prodotti biologici non è solo da parte della ristorazione scolastica: molti clienti, infatti, pongono più attenzione alle materie prime bio e a un approccio maggiormente salutistico delle preparazioni. “Queste considerazioni – spiega il direttore – emergono da un costante monitoraggio

sulla soddisfazione del cliente che mettiamo in campo ogni anno”. Nelle proposte che i ristoranti self certificati offrono al cliente, si possono trovare costantemente ben sei o sette prodotti da agricoltura biologica soprattutto pasta, verdure e alcuni latticini. Il certificato Ecoristorazione pone poi l’accento sull’utilizzo della carta. E così si è introdotto l’uso per tutta la carta all’interno dei ristoranti, dalle tovagliette ai tovaglioli fino agli scontrini, della carta marchiata FSC, il cui processo produttivo garantisce alti standard di protezione dell'ambiente, ascolto e coinvolgimento delle parti interessate e sostenibilità economica. “L’affrontare i problemi dell’inquinamento – spiega Raffaelli – dello spreco di risorse, il mettere in atto 'buone prassi' fanno parte del nostro DNA e speriamo che questo innesti un circolo virtuoso che incida, attraverso le nostre collaboratrici e collaboratori, su tutto il territorio”.Prossimamente Risto 3 avvierà il percorso per l’ottenimento del marchio ‘Ecoristorazione’ per altri ristoranti. “Le nostre collaboratrici – conclude la presidente Sara Villotti – sono sinceramente contente di dare questo valore “etico-ambientale” al loro operato: dopotutto, oltre che lavoratori, siamo tutti cittadine e cittadini di questo territorio” (d.p.).

3’10’’

Unonessuno

Siamo attenti al risparmio energetico: abbiamo eliminato il frigo bibite e spostato i motori dei banchi frigo all’esterno per ottimizzare i consumi.

Nell'area Drink Point potete bere acqua e bevande alla spina, liberando l'ambiente da un fardello scomodo. Il nostro territorio ringrazia.

Uno spirito ecologico

Nessuno spreco a danno dell'ambiente

100.000 bottigliette e lattine in meno da smaltire all'anno

Rosa, con Risto3 dal 2006

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Futuri amministratori a scuola di cooperazioneL’importanza di creare sistema e i vantaggi dell’intercooperazione sono tra i concetti alla base della proposta formativa studiata da Formazione Lavoro e dall’associazione Giovani Cooperatori Trentini per consentire a giovani tra i 18 e i 35 anni di acquisire le competenze necessarie per sedere nei consigli di amministrazione delle loro cooperative consapevoli del proprio ruolo. Un’iniziativa che ha riscosso da subito un grande successo con un vero e proprio boom di iscrizioni al punto che, mentre i 26 partecipanti alla prima edizione stanno ancora terminando il loro percorso, sta prendendo il via la seconda edizione.“Siamo molto soddisfatti del successo ottenuto – commenta la presidente dei Giovani cooperatori Elena Cetto – perché dimostra la serietà e la voglia di fare delle nuove generazioni e apre le porte all’apporto di idee nuove del nostro movimento. I e le giovani sono pronti e pronte ad assumersi un ruolo di responsabilità e nuova rappresentanza affianco alla classe dirigente attuale, apportando non solo competenze e capacità, ma l’innovazione necessaria a rilanciare il movimento cooperativo come motore di sviluppo di tutta la comunità”.“Le giovani generazioni e la futura governance delle cooperative”, questo il nome della proposta formativa realizzata con il contributo del Servizio commercio e cooperazione della Provincia, è un percorso articolato in nove incontri serali, per un totale di 27 ore d’aula, a cui si aggiungono quattro visite studio, alle cooperative Alpi e The hub, alla Cassa Rurale di Fiemme e alla Cantina Sociale “Le Meridiane” di Trento. “Abbiamo studiato la nostra offerta – spiega il direttore di Formazione

Lavoro Giorgio Pasolli – in modo da consentire ai giovani e alle giovani partecipanti di acquisire nozioni tecniche, di confrontarsi su tematiche chiave per la cooperazione e di conoscere da vicino l’esperienza di chi già opera nel sistema cooperativo trentino. Con nostro piacere abbiamo notato quest’anno l’interesse non solo di neo-amministratori o di giovani già presenti nel tessuto cooperativo, ma anche di ragazzi esterni al sistema che hanno la curiosità di conoscerci più da vicino; il percorso si presta anche a questo, ad essere un luogo di incontro e confronto attorno al tema della cooperazione che oggi più che mai ha bisogno di energie rinnovatrici”.E così, oltre ad imparare a interpretare un bilancio di esercizio, approfondire la nuova legge regionale sulla vigilanza cooperativa e individuare le responsabilità delle amministrazioni, i futuri e le future amministratrici analizzeranno l’attuale modello cooperativo, si confronteranno su principi e valori, acquisiranno strumenti di lettura critica dell’asimmetria di genere nelle organizzazioni e impareranno a valutare l’impatto sulla comunità del sistema cooperativo trentino.

Mezzacorona, brinda negli UsaNuovo successo internazionale per il Gruppo Mezzacorona. Questa volta nella trentesima edizione del "Gala Italia” di New York, dove è stato assegnato un significativo riconoscimento alla Cantina, presente a New York dal 1985. L'Italian Wine and Food Insititute, nel corso del Gala Italia, ha voluto anche mettere all'asta per fini benefici le etichette italiane più blasonate di quel fatidico 1985, tra cui Il Rotari Brut Gran Spumante Trento Doc 1985. Grande soddisfazione per questo prestigioso premio è stata espressa dal presidente del Gruppo, Luca Rigotti, e dal direttore generale, Fabio Maccari.

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L'assemblea dei soci del Centro per la Formazione alla Solidarietà Internazionale ha scelto di riassegnare la vicepresidenza alla Federazione Trentina della Cooperazione, rappresentata da Elisa Zerlottin. Alla presidenza, invece, è stato eletto Mauro Cereghini, candidato della Giunta provinciale, che prende il posto occupato finora da Carlo Basani, il quale non ha ripresentato la propria candidatura.“La solidarietà internazionale – ha detto Cereghini al termine dell’assemblea – può essere una risorsa importante per l'autonomia del Trentino. Cioè per la sua capacità di stare nelle reti molteplici della globalizzazione con il proprio DNA

di valori, tra cui cooperazione, partecipazione e responsabilità, creando fiducia attorno a sé e, perché no, traendone beneficio”.Confermati anche il consigliere Marco Tubino, nominato presidente del Comitato scientifico, Stefano Barbieri, direttore del Centro OCSE LEED di Trento, e Giovanna Capuano alla direzione. Nuovi entrati Paulo Lima, delegato delle associazioni, e Micaela Bertoldi, in rappresentanza del Forum trentino per la pace e i diritti umani.L’organo di controllo è stato affidato a Romina Paissan, già membro del collegio sindacale della Federazione, in qualità di revisore unico.

Ocse34 Paesi membri

Segretario generale: Angel GurríaVicesegretario generale: Pier Carlo Padoan

La Federazione alla vicepresidenza del CFSI

Conciliazione per un lavoro sostenibile

Ocse, un caso di studio sulla Cooperazione TrentinaLa Cooperazione Trentina è stata scelta dall’Ocse come caso di studio per la sua capacità di garantire sviluppo economico e nel contempo sociale nel suo territorio di riferimento. Nel rapporto dal titolo “The co-operative model in Trentino (Italy) - A case study”, infatti, l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico ha focalizzato l’attenzione sulle ragioni che hanno portato alla crescita di questo modello, identificando quei fattori che possano essere utili anche in altri paesi e in altre aree critiche. Attraverso interviste, gli esperti dell’Ocse hanno cercato di identificare gli elementi chiave del successo

La sinergia tra cooperative per l’organizzazione di servizi può offrire risposte adeguate a favorire la conciliazione. Questo è uno dei risultati emersi dal progetto ‘Conciliazione possibile per un lavoro sostenibile’ finanziato dal Fondo sociale europeo e

promosso da Confcooperative Bolzano con la partnership della Federazione Trentina della Cooperazione. Ora è disponibile on line il report conclusivo e i report di fase del progetto. Per leggerli inquadra con smartphone abilitato il codice qui affianco.

Vuoi leggere cosa scrive l’Ocse della Cooperazione Trentina? Inquadra con smartphone abilitato questo codice.

trentino, individuando i processi di innovazione che hanno consentito di mantenerli attuali nel tempo. Non solo. Nell’analisi (127 pagine) sono state identificate e approfondite le future direzioni e attività possibili nelle aree dove sono disponibili maggiori opportunità di crescita e di sviluppo. L’Ocse, oltre alla sede di Parigi, ha solo quattro centri operativi nel mondo e Trento è uno di questi. Esso ha come obiettivo quello di fornire raccomandazioni e sviluppare le competenze necessarie per ideare e mettere in atto interventi politici commisurati alle esigenze locali e focalizzati sui fattori chiave per la crescita economica e il benessere nei paesi membri e non-membri dell’Organizzazione.

L’assemblea generale dei soci che ha eletto il nuovo consiglio direttivo.

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Ocse, un caso di studio sulla Cooperazione Trentina

EDUCA (UltimA EDizionE)20 milA PreSenze100 APPuntAmenti

60 lAborAtori

Educa: l'educazione ci sta a cuore

Danimarca

Ossana

Tornerà il 18 e 19 aprile a Rovereto EDUCA, il festival sull’educazione è sarà dedicato al tema "Desiderio e Conflitto". Si tratta della prima di cinque edizioni che Provincia autonoma di Trento, l'Università degli Studi di Trento e il Comune di Rovereto, in collaborazione con il consorzio Consolida si sono impegnate a realizzare con la sottoscrizione di un nuovo protocollo d'intesa. In un tempo di risorse scarse, è un segnale che l'educazione continua ad essere per il Trentino un investimento sul futuro. L'obiettivo della manifestazione, ideata nel 2008, rimane quello delle origini: attirare l'attenzione sull'educazione, promuovere la consapevolezza collettiva della sua centralità e favorire lo scambio di saperi ed esperienze attraverso linguaggi diversificati. Non mancano però le novità. In primis il periodo: il festival non sarà più in autunno ma in primavera, questo per facilitare le scuole consentendo loro di programmare più agevolmente la partecipazione all'evento. Pur mantenendo alta la qualità, il programma sarà più contenuto (meno

A fine gennaio la Cooperazione Trentina è stata visitata da una delegazione danese. Il gruppo era formato da funzionari politici del Consiglio delle regioni (ente associativo di governo delle cinque regioni in Danimarca). Obiettivo: conoscere e discutere strategie, politiche e iniziative anche della Provincia Autonoma di Trento in tema di sviluppo economico e sociale.Oltre a questo hanno dimostrato molta attenzione per il movimento cooperativo, con particolare riferimento alla Federazione e ad alcune realtà di primaria importanza come Cavit. Il consorzio di secondo grado delle cantine sociali ha aperto la sue porte e ha presentato agli ospiti un sistema di imprese che ha raccolto particolare interesse.

Studenti e insegnanti della scuola media di Ossana hanno visitato la Federazione. Accompagnati da Flavio Beozzo si sono incontrati con il presidente Diego Schelfi, momento iniziale di un percorso che li ha portati a conoscere struttura e servizi dell’ente di via Segantini. Sono stati attratti in particolare dal murale che raffigura il percorso storico della Cooperazione Trentina, dal 1890 ai giorni nostri. Interessante anche la simulazione di un' assemblea con elezione delle cariche sociali.

giorni e meno appuntamenti), questo per evitare l'effetto disorientante che talvolta provocava la notevole ricchezza di proposte. Un’altra novità è la campagna di sensibilizzazione "L'educazione mi sta a cuore" che si può seguire sulla pagina Facebook di EDUCA e che culminerà il 18 aprile all’interno del festival. Tutti possono aderire e partecipare indossando, creando o pubblicando un cuore (quello proposto dalla campagna stessa, ma anche ideato in modo creativo) per dire che l'educazione riguarda tutti ed è passione per il futuro. La partecipazione collettiva infatti non è solamente un obiettivo di EDUCA ma anche un metodo: l’invito

IN vIsIta

La presentazione dell’evento.L’intervento del direttore di Consolida Michele Tait.

a proporre esperienze, testimonianze, laboratori caratterizzati da originalità e innovazione che faranno parte del programma è rivolto alle scuole e alle organizzazioni della società civile, alle istituzioni e ai centri di ricerca e studio che potranno presentare il proprio contributo entro il 4 marzo consultando il sito www.educaonline.it.

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Rurale Tuenno-Val di Non per i giovani

A Mezzocorona la Cassa per la casa

Giro al Sas a Cr Trento

Declinato in tanti modi: il progetto Soci Under 28 “Entra nella nostra squadra”, arricchito con l’iniziativa “Comunità tra le righe”, e con la proposta di costituire l’Associazione dei Giovani Soci della Cassa Rurale di Tuenno – Val di Non e della Cassa Rurale di Tassullo e Nanno.I vertici dell’istituto di credito cooperativo hanno spiegato l’importanza e la centralità dei giovani nell’attività della Cassa Rurale e hanno sottolineato il successo dell’iniziativa “Entra nella nostra squadra”, ideata dal consiglio di amministrazione per ringiovanire la compagine sociale. Non solo: la Cassa Rurale è e sarà vicina ai giovani con strumenti e servizi bancari studiati appositamente per loro; si pensi ai finanziamenti concessi a condizioni agevolate per l’acquisto o la ristrutturazione della casa.Il presidente Silvio Mucchi ha confermato l’impegno della Cassa a favore dei giovani, in particolare nell’affiancarli affinché si mettano in gioco, perché credano nelle proprie potenzialità e si impegnino per assicurarsi un futuro vincente.

Obiettivo casa in tempo di crisi: miraggio o sogno realizzabile? Una risposta positiva ha provato a darla la Cassa Rurale di Mezzocorona con una serie di serate con professionisti. ha registrato il tutto esaurito in termini di partecipazione quella promossa all’auditorium in piazza della Cooperazione dedicata agli incentivi fiscali e alle agevolazioni finanziarie. Tema quanto mai interessante e attuale: in questo periodo, nel quale quotidianamente la cronaca registra la stagnazione dei consumi e la bassissima propensione agli investimenti, grazie ad una serie di misure specifiche, è possibile acquistare, ristrutturare e dotare casa delle più efficienti tecnologie volte al risparmio energetico e alla sicurezza, grazie agli incentivi proposti dallo Stato e dalla

è un gioiello in più nella cassaforte della Cassa Rurale di Trento. Un gioiello di corsa. Un gioiello che rappresenta uno dei simboli della città, della sua tradizione e della sua storia sportiva. è il marchio del Giro al Sas.Oggi è della Cassa Rurale di Trento. Un risultato raggiunto al termine di un percorso che ha avuto due protagonisti: la banca della città e l’Ata Battisti, l’Associazione Sportiva proprietaria del

marchio. “La Cassa Rurale di Trento, da lungo tempo main sponsor dell’evento, e l’Ata Battisti – viene spiegato – hanno firmato un accordo per lo scambio e l’utilizzo del marchio 10 volte il Giro al Sas, nel reciproco interesse di mantenere viva questa importante tradizione, legata alla comunità locale, e per garantire la continuità organizzativa secondo le migliori tradizioni sportive e di storicità della manifestazione”.

L’evento si è concluso con la premiazione del contest finale del percorso formativo “Comunità tra le righe” organizzato dalla Rurale Tuenno-Val di Non, in collaborazione con il quotidiano online “La Voce del Trentino”, in otto incontri sul giornalismo partecipativo, trattando tematiche legate alla comunicazione tramite web.

I relatori al convegno sugli incentivi per la casa.

Stretta di mano tra i presidenti Giorgio Fracalossi (Cr Trento) e Renzo Monegaglia (Ata Battisti)

Provincia. A discuterne, oltre ad un folto pubblico, il commercialista Carlo Toniolli, che ha illustrato i principali strumenti e le agevolazioni rivolte a famiglie e imprese. A seguire, Maria Teresa Kaswalder, funzionaria del servizio edilizia abitativa della Comunità di Valle Rotaliana Königsberg, ha illustrato i vantaggi offerti a livello locale e le principali scadenze. “La nostra mission – è stato osservato dai vertici della Cassa Rurale – prevede di incentivare l’economia del territorio,

e quindi ci è sembrato coerente poter offrire a chi lavora e vive nella nostra zona un’occasione importante per farsi conoscere”.

Cr Tuenno-Val di non13 sportelli73 collaboratori4111 soci

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Nuovo look per le Gestioni Patrimoniali di Cassa Centrale

Al Trofeo Topolino con oom+

ParteDiNoi.it, minisito da grandi risultatiIl minisito delle Casse Rurali Trentine “ParteDiNoi.it” ha recentemente conquistato quattro prestigiosi riconoscimenti a Mediastars, appuntamento dedicato a chi opera nel mondo della comunicazione. Il sito è stato pensato e realizzato per valorizzare la componente umana che caratterizza la quotidianità di questo sistema di banche a servizio del territorio. “Il credito cooperativo – spiega Giuseppe Armani, responsabile marketing di Cassa Centrale Banca – è formato innanzitutto dalle persone. Noi non abbiamo semplicemente collaboratori, soci e clienti. Noi abbiamo, prima di tutto, persone. Tutte quelle che ogni giorno, a vario titolo, esprimono la loro fiducia al sistema della cooperazione di credito, investendo e partecipando alla vita della comunità”. Al premio Mediastars (580 progetti in gara valutati da 146 giurati) "ParteDiNoi.it" ha collezionato quattro risultati: primo posto in due categorie (Corporate Identity e Visual Identity), la menzione speciale per l’Art Direction e la finale della sezione Esterna. "ParteDiNoi.it" prosegue il restyling

I tempi cambiano e il materiale promozionale deve adeguarsi. Per queste ragioni Cassa Centrale Banca ha introdotto il restyling del kit promozionale relativo alle gestioni patrimoniali, risultato della collaborazione tra il marketing e l’area finanza della società presieduta da Giorgio Fracalossi.L’obiettivo è stato quello di semplificare e rendere maggiormente fruibili i supporti di comunicazione inserendo alcuni elementi di innovazione che permettono al cliente di beneficiare di approfondimenti sui prodotti, tramite i canali di comunicazione digitale. In primis il collegamento con l’APP per tablet e il “QR code” che rimanda alla sezione dedicata sul sito www.cassacentrale.it.I brand di prodotto (Gestioni Patrimoniali, GP Benchmark, GP Quantitative e GP Private) sono rimasti invariati, al fine di continuare a caratterizzarne l’offerta e la forte distintività nonché per consolidarne il prestigio che li colloca nella fascia alta dei prodotti retail offerti dalla Banca.

Continua a riscuotere grande successo l’impegno del sistema delle Casse Rurali Trentine nella promozione del risparmio tra i ragazzi e nel sostegno delle attività sportive e culturali del territorio. Tantissimi giovani atleti hanno partecipato al Trofeo Topolino di sci di fondo, l’evento che si è svolto il 18 e 19 gennaio a Lago di Tesero e che ha festeggiato la 32esima edizione. Sabato in programma le gare di

della comunicazione web avviato con il sito istituzionale delle Casse Rurali e con Crescere il Futuro, vincitore tra l’altro del premio AIFIn come miglior iniziativa bancaria a sostegno della comunicazione e responsabilità sociale d’impresa. "ParteDiNoi.it" accompagna il navigatore in un viaggio che inizia dal cuore, il centro affettivo delle attenzioni di ogni Cassa Rurale, e accompagna il visitatore a scoprire in quanti modi e contesti ognuno è protagonista – in senso reciproco – all’interno della comunità locale.Il progetto ideato dall’ufficio Marketing di Cassa Centrale è stato sviluppato dall’agenzia di comunicazione Graffiti.

fondo riservate ai più piccoli, mentre domenica spazio ai più grandi. Tanti gli appuntamenti a contorno delle gare, un “gazebo stabile” di oom+, il sistema di offerta dedicato ai ragazzi tra gli 11 e 20 anni. Una tappa inserita nel percorso di molti giovani atleti.

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Panchià, un negozio tutto nuovo

Cr Rabbi Caldes per la famiglia

Nuovo look per le Gestioni Patrimoniali di Cassa Centrale

è una “Famiglia” completamente rinnovata quella che si è presentata agli occhi di chi ha preso parte alla cerimonia di inaugurazione del punto vendita di Panchià.Un taglio del nastro che ha rappresentato un nuovo traguardo e una nuova partenza per un servizio alla comunità che dura da oltre cento anni.La tradizione in questo avvio di terzo millennio deve viaggiare di pari passo all’innovazione in quel felice mix tra principi ispiratori e modus operandi moderno che garantisce, al socio e al cliente, un negozio ricco nell’assortimento ma anche funzionale per il consumatore e per chi è al suo servizio.“Questo è il negozio del paese ed è una giornata importante per un paese intero – ha sottolineato Paola Dal Sasso, presidente della Famiglia Cooperativa Val di Fiemme. Territorio e comunità sono i veri patrimoni di un' iniziativa economica”. Centoquaranta metri di superficie messi a nuovo in soli sette giorni. “Durante i lavori c’è stato chi ha potuto raggiungere con la propria automobile il vicino punto vendita di ziano – ha aggiunto la presidente. Per tutti gli altri la nostra cooperativa ha messo a disposizione un bus navetta che collegava le due località dando loro la possibilità di fare

Nuovo importante risultato per la Cassa Rurale Rabbi e Caldes, che ha ottenuto il marchio “Family in Trentino” per la categoria sportelli informativi. “è nato dall’esigenza – viene spiegato – di offrire alle organizzazioni modalità idonee per rendere i propri punti informativi comodamente fruibili dalle famiglie, in particolare quelle con figli piccoli”.Inoltre, in questo avvio di 2015 e in collaborazione con l’Istituto Comprensivo Bassa Val di Sole, la Cassa Rurale ha programmato la seconda serie di incontri sul tema naturalistico. Relatore: Fabio Angeli, direttore dell’Ufficio Distrettuale Forestale di Malè.Altra iniziativa meritevole di essere ricordata appartiene

FAMIGLIA COOPERATIVA VAL DI FIEMME7 punti vendita58 collaboratori12 milioni di euro di fatturato

Il taglio del nastro e l’ingresso del nuovo punto vendita di Panchià.

La sede della Cassa Rurale Rabbi e Caldes.

la spesa ogni giorno“.Il responsabile del punto vendita di Panchià è Mauro Bortolotti. Collaborano con lui Silvana Simonazzi e Silvia Vanzetta.“Il consiglio di amministrazione ha dimostrato entusiasmo e passione per questo investimento che rende ulteriormente competitiva e all’avanguardia la rete di vendita della Famiglia Cooperativa Val di Fiemme - ha osservato Giuseppe Fedrizzi, responsabile del settore consumo della Federazione. Quello di Panchià è uno degli oltre duecento punti vendita che, in altrettante località, rappresentano l’unico negozio”.La Famiglia Cooperativa Val di Fiemme è diretta da Tiziano Facchini.

alla consegna dei premi di studio a chi ha ultimato la secondaria superiore, l’Università o ha preso parte a viaggi di studio all’estero di durata non inferiore alle quattro settimane. Una settantina saranno i giovani premiati nella cornice del Convento dei Cappuccini di Terzolas. Premi ma non solo premi grazie alla presenza del cantautore trentino Anansi, giovane interprete della musica leggera italiana.

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Api solidali in Valle dei Laghi

Bersone, Cassa Rurale da 120 anni

Alla filiale di Calavino della Cassa Rurale Valle dei Laghi, gli scolari della quarta classe della scuola primaria di Sarche, hanno sottoscritto davanti al presidente dell'istituto di credito cooperativo, Elio Pisoni, e del direttore della filiale, Corrado Pisoni, l'associazione cooperativa scolastica “12 piccole api”. Impegna gli alunni nella raccolta dei fondi per sostenere le proprie attività didattiche, ma soprattutto a favore dell'associazione “Karamoja Group onlus” di Povo che opera in Uganda nella regione Karamoja. Qui la siccità crea notevoli problemi alla popolazione dedita alla pastorizia e all'allevamento degli animali, e in cui sono molto diffuse le malattie zoonotiche, tra cui la brucellosi e la rabbia. Nello specifico si darà un contributo per sostenere il progetto “Chose Life” (per la valorizzazione e il rispetto delle donne); il progetto “Scuola” (per l'istruzione primaria); il progetto “Scuola per i ragazzi di strada” (per sostenere i bambini di famiglie indigenti) e per il progetto “Kidepo-Rupa” (per la promozione sociale ed umanitaria).L'Associazione Cooperativa Scolastica (12 soci) ha

Quattro momenti per un anniversario meritevole di essere ricordato perché rappresenta centoventi anni di servizio alla comunità. Li ha festeggiati la (ex) Cassa Rurale di Bersone, località dove sul finire del Milleottocento venne costituito l’istituto di credito cooperativo poi confluito nell’Adamello-Brenta di oggi.Quattro momenti che hanno preso il via con la celebrazione eucaristica a cui ha fatto seguito il ricordo di questa esperienza di cooperazione di credito a cura dell’ex presidente (e ultimo prima della fusione) Mario Romanelli, la presentazione del libro “Da paese a paese” scritto a quattro mani da Dario Martinelli e Mario Antolini Muson e la premiazione dei quindici soci con almeno cinquant’anni di fedeltà alla Cassa Rurale: Parrocchia San Bartolomeo, Basilio Panelatti, Olga Nicolini, Giordano Pellizzari, Francesco Bugna, Felice Pellizzari, Elisabetta Nicolini, Bortolo Passardi, Erminio Armani, Giuseppe Giovannini, Ezio Armani, Paolo Pizzini, Romedio Mazzacchi, Assunta Corradi, Augusto Armani.

La cooperativa 12 api ha eLetto presidente chiara LLeshi, vice Federico poLi, segretari Lorenzo parisi, eLeny cattoni, cassieri FiLippo poLi, MarseL Qahajaj, docuMentaristi (addetti staMpa) vittorio zanoni, giada pisoni, caroLina tronciu.

Il via è stato dato dalle parole di Antonio Maffei e Marco Mariotti, rispettivamente presidente e direttore della Cassa Rurale Adamello Brenta.Un evento che ha voluto rivivere le tante pagine di una storia passata, naturalmente caratterizzata dai principi fondanti dell’essere Cassa Rurale, una banca che non è solo banca.

organizzato un laboratorio di scrittura per la pubblicazione di una raccolta di racconti scritti dagli stessi bambini che verrà venduta durante le udienze e in alcuni mercatini organizzati all'interno della scuola dove ha sede la cooperativa. In queste occasioni si potranno acquistare anche i prodotti (veri e propri manufatti) realizzati nel corso di un laboratorio artigianale.

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Dorigatti in visita alle coop sociali primierotte

Bersone, Cassa Rurale da 120 anni

Sad, eccellenza europea

Giovo premia i bravi studenti

La dignità di ogni persona, nessuno escluso, è legata al lavoro. Una verità che traspare con ancor più evidenza visitando, come ha fatto il presidente del Consiglio provinciale di Trento, Bruno Dorigatti, due cooperative del Primiero in cui lavorano persone con problemi o disagi psichici.A Mezzano si è recato alla cooperativa “Laboratorio Sociale”, creata da Anffas Trentino Onlus in cui tredici persone aiutate da quattro educatori – Paolo, Enrico, Manuela e Maria Teresa – realizzano prodotti in ceramica, attività di serigrafia e tessitura. Il secondo momento di questa visita ha portato il presidente dell’assemblea legislativa provinciale alla Cooperativa sociale Promo Project collocata a Fiera di Primiero in cui operano cinque ragazzi. La cooperativa, nata nel 2007 allo scopo di inserire persone svantaggiate nel mondo del lavoro, ha profondamente rivisto la propria attività un paio di anni fa. Con il ricambio dei vertici (oggi la presidente è Paola Toffol) ha deciso di puntare sull’innovazione

Cinque anziane parzialmente autonome, seguite da due assistenti familiari, e quattro studenti che offrono ore di volontariato, tutti insieme nella "Casa alla Vela". è il progetto di cohausing generazionale gestito dalla Cooperativa Sad e inaugurato nel giugno dello scorso anno. Una soluzione abitativa condivisa, gestita dal privato sociale, che non solo consente agli anziani di dividere le spese, ma soprattutto di condividere una soluzione abitativa e di far fronte alla solitudine. Il progetto è stato inserito nell'ultima pubblicazione dell'Unece, Commissione economica per

Trentuno premiati: sette diplomati e ventiquattro laureati. Diciassette lauree triennali, sette magistrali. Tra i ventiquattro laureati, sette hanno ottenuto il punteggio di 110 con lode. I lavori di tesi dedicati alla Valle di Cembra sono stati tre. Sono questi i numeri dei premi di studio della Cassa Rurale di Giovo. “Esprimere le nostre congratulazioni ai giovani di oggi significa premiare il domani delle nostre comunità, dei nostri territori – è stato evidenziato – . è naturale che, una banca del territorio quale è una Cassa Rurale, dimostri attenzione al territorio, alle comunità anche con questo

Le cooperative sociali sono indispensabili per evitare l’esclusione dei soggetti e l’emarginazione dei più deboli

dal mondo del lavoro.Bruno Dorigatti, presidente Consiglio provinciale di Trento

l'Europa delle Nazioni Unite, fra le undici buone pratiche a livello europeo nel settore delle politiche sociali. Un riconoscimento di particolare importanza sia per l’idea sia per la realtà cooperativa che l’ha concretizzata. Una sperimentazione che sarà presto presentata come buona prassi da esportare in altri territori trentini in un apposito convegno.

Il presidente del Consiglio provinciale Bruno Dorigatti accolto al Laboratorio sociale di Mezzano.

Alla Casa della Vela della Cooperativa Sad sono ospiti 5 anziane.

Foto di gruppo degli studenti premiati.

gesto nei confronti di chi ha profuso impegno, fatica e sacrifici per crearsi un bagaglio culturale adeguato ad affrontare con mezzi sicuri un mondo sempre più globalizzato ma destinato a elevare anche la comunità dove vive e lavora”. I giovani sono stati premiati dal presidente Fabrizio Zanetti e dal direttore Stefano Moser.

non limitandosi al piccolo laboratorio di grafica ma scommettendo sull’affidamento in gestione del bar sport del Comune e dell’Auditorium intercomunale.

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La partecipazione del sistema Trentino a Expo 2015 sarà declinato in quattro ambiti: Piazzetta Trentino (1° agosto – 31 ottobre), Settimana Espositiva Sistema Trentino (dal 10 al 16 luglio), Ufficio per le relazioni internazionali (1° aprile – 31 ottobre) e il Trentino nel padiglione vino per l’intera durata dell’evento da inizio maggio a fine ottobre.All’interno della Piazzetta (sostenuta dalle realtà cooperative Astro, Cavit, Melinda, Mezzacorona e Trentingrana) il visitatore sarà accolto da un allestimento ad alto impatto emozionale e creativo, in grado di attrarre, stupire e colpire l’ospite. Settantasette metri quadrati di esposizione che non si limiteranno a mettere in mostra ma serviranno anche per dare vita a dimostrazioni e animazioni. Inoltre, una nuvola informatica veicolerà informazioni e contenuti speciali.Obiettivo: realizzare un progetto integrato di promozione e marketing internazionale dei principali contenuti di offerta turistica, produttivo-economica e della ricerca del sistema Trentino coinvolgendo i principali attori territoriali di riferimento. Inoltre: sviluppare attraverso i Commissariati

Il Consorzio la Trentina, da sempre impegnato nell’attuazione di un sistema ed etica del lavoro chiara e trasparente, ha inaugurato un innovativo progetto dedicato ai soci. Obiettivo: migliorare il loro coinvolgimento all’interno dei processi produttivi.Un sistema tecnologico e informatico a favore dei soci che rende possibile la tracciabilità dei lotti conferiti: accedendo all’area riservata presente sul sito www.latrentina.it ogni associato potrà seguire in tempo reale i processi di calibrazione ed essere a conoscenza della classificazione del proprio prodotto una volta entrato all’interno della macchina precalibratrice.Primo Consorzio a fornire un simile servizio, la Trentina diventa sinonimo di trasparenza, di dialogo diretto con i propri soci, che potranno in questo modo scoprire i risultati della campionatura senza dover aspettare il momento della liquidazione di fine anno. Coerentemente con il processo di ricerca intrapreso da la Trentina con l’obiettivo di modificare il proprio assetto varietale, il Consorzio, attraverso le

L’eccellenza protagonista a Expo 2015

La Trentina, tra trasparenza e incentivi

Nazionali partnership commerciali, istituzionali e scientifico-tecnologiche con preselezionati player internazionali, governi, investitori, imprese. Ma non solo. Altrettanto importanti saranno la promozione e l’attrazione in Trentino di turisti attraverso la costruzione di un pacchetto “Trentino Expo 2015” e di itinerari del gusto e di enoturismo, la valorizzazione di Expo come veicolo di attrazione verso il Trentino di selezionate platee di potenziali clienti partner, la costruzione di un palinsesto integrato di eventi promozionali, culturali, scientifici e turistici da valorizzare attraverso un progetto di comunicazione ad hoc e la card Trentino.

cooperative associate, ha liquidato i fondi individuati nel corso del 2014 per sostenere gli interventi sul campo realizzati dai produttori soci: 550.000 euro saranno distribuiti tra gli agricoltori che hanno puntato a sfruttare la diversa vocazione e il microclima delle valli di produzione la Trentina concentrando la golden nelle zone collinari e sostituendo lo stesso nelle zone di fondo valle con gala, granny smith, red delicious, fuji e nuove varietà ancora in fase di test. L’obiettivo è allargare la gamma varietale e far nascere la “mela del futuro”.

eXPo 20151 milione di mq di superficie del sito espositivo1 miliardo di investimenti10 milioni di biglietti già venduti10.000 lavoratori coinvolti

Alcuni prodotti della Cooperazione Trentina saranno a Expo 2015.

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Ospedali in musica!

Porte Rosse a Lizzana Un Punto di Incontro anche la domenica

Il progetto “Ospedali in Musica” nasce con l’intento di avvicinare la comunità a un luogo considerato spesso di sofferenza e non di cura. L’idea ha preso le mosse da iniziative già portate avanti con successo in altre zone del nostro Paese, in particolare dall’esperienza toscana dei “Donatori di musica”. Attraverso la musica si vuole contribuire ad abbattere le distinzioni tra "malato” e "sano", tra "medico" e "paziente", creando un ambiente sereno e partecipato e una più forte empatia fra ambiente esterno e ospedale. Insomma sette note per sette ore. La maratona musicale trentina è stata ambientata negli ospedali del nostro territorio in occasione della ventitreesima Giornata Mondiale del Malato. L’iniziativa è stata proposta e curata da docenti e allievi delle Scuole Musicali Trentine. Patrocinio dell’Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari. hanno collaborato: Servizio di Assistenza Spirituale degli ospedali di Ala, Arco, Borgo Valsugana, Cavalese, Cles, Rovereto (Santa Maria del Carmine), Trento (Santa Chiara e San Camillo),

“Porte Rosse” è il nome della nuova struttura che sorge a Lizzana di Rovereto e che la Cooperativa sociale “Il Ponte” dedica con particolare attenzione alle persone con disturbo dello spettro autistico e alle loro famiglie. Una realtà che saprà rispondere ai nuovi bisogni anche attraverso la continua e ormai consolidata interazione con il Laboratorio di Osservazione Diagnosi Formazione (ODFLab) del Dipartimento di Scienze Cognitive dell’Università di Trento.

Grazie all’aiuto di molti cittadini che hanno offerto donazioni, il Punto d’Incontro potrà essere aperto anche la domenica per l’accoglienza e i pasti. “Non vogliamo offrire un servizio come gli altri giorni - ha detto la vicepresidente Milena Berlanda - ma far sì che, questa, sia un’occasione per far incontrare tanti mondi”. L’obiettivo della cooperativa - ha precisato padre Alberto Remondini, presidente - è di mettere a disposizione uno spazio dove possano emergere altre domande e non solo quelle legate al bisogno del cibo. “Il Punto di Incontro - ha aggiunto - è un luogo dove le persone si incontrano con la scusa del mangiare”. L’apertura domenicale è già stata sperimentata per undici volte nel 2014. Il piano delle aperture festive 2015 comprende, fino a giugno, una decina di date.

Scuole musicali cooperative coinvolteCelestino Eccher (Cles), Camillo Moser (Pergine), Quattro Vicariati (Ala), Giudicarie (Tione), J. Novak (Villa Lagarina), Smag Alto Garda (Riva), Il Diapason (Trento), Il Pentagramma (Tesero), Suono Immagine Movimento (Borgo Valsugana).

Pergine Valsugana (Villa Rosa), Tione e la cappellania dell'ospedale di Arco e Santa Chiara di Trento.I momenti musicali sono stati pensati con uno spirito informale e sereno, di facile ascolto e di dialogo con il pubblico. Gli interventi musicali sono stati proposti negli atri d’ingresso degli ospedali e nei reparti di oncologia, riabilitazione motoria, medicina e pneumologia, psichiatria.

Un concerto all’interno della rassegna ‘ospedali in musica’.

La nuova struttura della cooperativa sociale Il ponte.

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TRACCE: L'INFORMAZIONE OVER 60 DIVENTA MULTICANALE

Un Punto di Incontro anche la domenica

ALIMENTAZIONE SANA E SUFFICIENTE

"TRACCE di ieri, oggi e domani" - la rivista trimestrale dedicata agli over 60 creata da Consolida nel 2007 - diventa un prodotto informativo multicanale grazie alla collaborazione con l'Adige e Radio Dolomiti.Da marzo Tracce sarà, infatti, un inserto bimestrale di 16 pagine del quotidiano, un programma radiofonico quindicinale e un blog sul sito www.ladige.it. Si potenzierà così in modo sensibile la capacità di diffusione di un'iniziativa informativa che mantiene l'obiettivo sintetizzato nel titolo "TRACCE DI OGGI, ovvero indicazioni per orientarsi in un presente sempre più complesso (basti pensare ai servizi di cura); TRACCE DI IERI, cioè raccogliere e condividere memorie individuali e collettive; TRACCE DI DOMANI, per provare a costruire un buon futuro.I differenti canali concorreranno allo scopo di informare le persone dai 60 anni in su (anche se non mancano lettori affezionati più giovani) offrendo approfondimenti su servizi di cura, benessere e assistenza; salute, movimento e alimentazione, economia e risparmio, nuove tecnologie, cultura e tempo libero. Argomenti ampi trattati però in modo specifico anche grazie alla collaborazione di esperti, tra i quali medici, avvocati e notai, botanici, cuochi, fisioterapisti, ricercatori. Arricchiranno le pagine (cartacee e web) e le onde radio i contributi di intellettuali e ospiti fissi, come

La Nazioni Unite hanno dichiarato il 2014 Anno internazionale dell’agricoltura familiare, per mettere l’accento sul suo enorme ruolo nella lotta alla fame e per la conservazione delle risorse naturali. Sono 100 milioni i bambini che rischiano di morire per l’assenza di cibo nei Paesi impoveriti, mentre nella civiltà occidentale lo spreco di alimenti ha superato la soglia del 50%. Per sensibilizzare sul tema, l’Associazione Scuola senza Frontiere ha lanciato un progetto che mira a coinvolgere le scuole, anche attraverso un video didattico curato dal presidente Andrea Acquisti e dal segretario Carlo Bridi molto coinvolgente e ricco di testimonianze (di Carlo Petrini, fondatore di Slow Food, Andrea Zaghi, fondatore di Last minut Market, Michele

don Marcello Farina, ma anche quelle dei lettori perché il trasferimento su multicanale consentirà di aprire un dialogo diretto con i cittadini.L'iniziativa editoriale sarà accompagnata da incontri sul territorio che svilupperanno i diversi argomenti ma serviranno anche a raccogliere spunti sui temi da approfondire. L'inedita collaborazione tra il mondo dell'informazione e la cooperazione sociale si pone così all'insegna della comunicazione sociale nel senso più ampio. Non si tratterà, infatti, solo di servizi socio-assistenziali, ma di stili di vita buoni, diritti e doveri, opportunità di crescita personale e sociale che offre il territorio.

Pizzinini, dietologo, monsignor Beppino Filippi). Inoltre Assfron accompagnerà l'iniziativa nelle scuole con un concorso sul tema della corretta alimentazione e della lotta alla fame nel mondo (il bando è scaricabile sul sito www.scuolasenzafrontiere.it). Sostengono il lavoro dei volontari la Provincia autonoma, il Consorzio dei Comuni e la Cassa Rurale di Trento.La copertina del dvd lanciato

dall’Associazione Scuola senza Frontiere per sensibilizzare contro la fame nel mondo e contro gli sprechi. All’interno anche un interessante opuscolo informativo.

LA nuOVA DIFFusIOnE DI TRACCE24.000 copie (inserto bimestrale al quotidiano

L'Adige) prima erano 6.50046.000 ascoltatori Radiodolomiti

450.000 utenti mensili del sito www.l'adige.it

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CULTURA COOPERATIVA

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nelle cooperative contano le relazioni tra personePromozione culturale e sociale camminano insieme. Romano Turrini ha fondato la Cooperativa Arcobaleno ed è Coordinatore diocesano della Caritas.

di Romano Turrini

Mi chiamo Romano Turrini e sono nato nel 1950, alla metà esatta del Novecento, del “secolo breve”, che ha però radici profonde nella storia cooperativa del Trentino dell’800, e rami vasti estesi verso il futuro, oltre il 2000. Sono molte le esigenze nuove, le nuove povertà… famiglie, anziani, immigrati, profughi… Forse anche per questo il mio impegno nelle cooperative l’ho sempre diviso con la scuola e con la cultura: radici e futuro. Mi è sembrato giusto e anche corretto. La solidarietà, infatti, nasce nella scuola, con i ragazzi che imparano ad affrontare progetti comuni, a collaborare insieme, a sostenere i più svantaggiati. E prosegue con la cultura, che forma il tessuto connettivo delle attività di cooperazione e di solidarietà. La Cooperazione, infatti, ha due protagonisti: l’uomo e il territorio in cui l’uomo vive e lavora. La Cooperazione non è un’idea, un concetto, è un’azione concreta che – fin dai tempi di don Guetti – nasce dai territori. Dalla loro cultura umana e materiale. Non a caso quindi, guardando alla mia vita, posso dire che i miei primi studi e i primi libri sono stati un po’ la porta d’ingresso al mio cooperare. Il maestro da cui ho imparato, e al quale mi sono ispirato, è stato Aldo Gorfer. Insieme abbiamo scritto “La terra dove nasce il Garda”, edito da Cierre. Era quasi un manifesto su un ambiente nel quale l’incontro fra attività differenziate e produzioni diverse (la frutta, l’olio, le prugne… le aperture esterne portate dagli ospiti del turismo), ha stimolato il radicarsi di una mentalità cooperativa non solo come autodifesa dei lavoratori, ma come orgoglio di comunità: la “Lega”, essere insieme… la fierezza di cooperare, quasi una forma di nobiltà, di

legittimazione, di investitura sul territorio. Senza questa storia alle spalle (abbiamo cercato di esprimerla con Cesare Bertassi in “Cent’anni di cooperazione nelle valli del Sarca 1911- 2011”) non si capirebbe una figura come quella indomita di Toni Giovanazzi, contadino senza terra (lavorava come manente per le suore), che fondò le prime cooperative e, di fronte al fascismo che avanzava, invitava i cooperatori a “resistere per esistere”.Ora sono in pensione. Ho insegnato alla Medie (preside all’Istituto della Valle dei Laghi a Vezzano) e alle Superiori, al Floriani di Riva. Collaboro al “Sommolago”, l’associazione che promuove la ricerca di cultura e memorie nel Basso Sarca, tutta composta di volontari. Anche nella cultura, come nell’assistenza il motto è “Uniti si può”. Il che vuol dire anche promuovere, su un territorio, una collaborazione trasversale fra le varie realtà cooperative. Ad Arco, ad esempio, la Cassa Rurale non sostiene solo le associazioni sportive, ma mantiene fidi aperti al volontariato che aiuta i più bisognosi, “tampona” le spese fin tanto che arrivano i contributi di legge della Provincia.Personalmente ho “scoperto” la Cooperazione proprio nella scuola, quando venivano Flavio Beozzo e Corrado Corradini, con il loro entusiasmo a trovarci, a presentare progetti possibili. Bisogna che la Cooperazione entri nella scuola, in maniera cordiale, non formale. C’è sempre più bisogno di promuovere attività che obblighino i giovani a lavorare insieme: il teatro, la musica, mobilitazioni e raccolte di solidarietà. I ragazzi d’oggi hanno ancora più bisogno di ieri di contatti diretti, di conoscere persone e

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CULTURA COOPERATIVA | racconti

situazioni, altrimenti rischiano di rimanere chiusi nei loro bozzoli mediatici, artificiali. Oggi i ragazzi sono volonterosi, ma meno autonomi che in passato, hanno bisogno di chi li guidi attraverso esperienze di comunità, di solidarietà. Tocca alla Cooperazione farlo. Nelle Valli del Sarca abbiamo ottenuto buoni risultati con i mercatini solidali, i cui ricavati venivano poi portati, tutti insieme, materialmente, al Villaggio Sos. Così gli scolari potevano conoscere la realtà di ragazzi come loro, ma meno fortunati di loro. La Cooperazione è innanzitutto contatto personale, non va mai dimenticato. Anche per questo ricordo con piacere la mia prima esperienza cooperativa, a Ponte Arche, un’iniziativa chiamata “Roba Vècia”, in cui i ragazzi vuotavano le cantine di casa e venivano a scuola, la domenica pomeriggio (domenica!) con i vecchi attrezzi dismessi e ritrovati… Abbiamo fatto una piccola esposizione, una piccola pubblicazione, ma il senso vero dell’iniziativa era il lavorare insieme.L’altro aspetto importante del cooperare è ascoltare. Più ancora che di essere aiutata la gente ha bisogno di essere ascoltata. Per questo sono entrato alla Caritas, che respira con due polmoni: il primo è l’opera di sensibilizzazione, il secondo la risposta operativa ai bisogni. Ma ambedue i polmoni respirano con la stessa aria, convogliata dal Centro di ascolto e solidarietà, dove la gente si rivolge per esporre i suoi bisogni, dove si capisce in quale direzione intervenire.

Sì, sono diventato Coordinatore diocesano della Caritas. Nel 1983 avevo fondato la Caritas ad Arco, ma le emergenze sono cresciute. Oggi gli interventi di aiuto riguardano per metà gli stranieri, ma per un’altra metà famiglie del Trentino, una su due. C’è pudore a dirlo e a riconoscerlo, ma è così. C’è frantumazione, anche nell’impoverimento. Dall’ascolto, dal Centro di ascolto, abbiamo fondato nel 1988, con Renata Giovanazzi, anche la Cooperativa Arcobaleno, oggi con 70 socie (presidente Chiara Dossi) per assistenza e welfare agli anziani soli in casa. È un lavoro a tutto campo, impegnativo. Fino a quando un anziano riceve i pasti in casa, vede una figura amica, e può contare sul telesoccorso ritarda il ricovero in casa di riposo. Ogni tanto, all’Arcobaleno, ci ritroviamo fra di noi e ci “rinfreschiamo” su ciò che significa essere una cooperativa, non solo operatori e operatrici, ma anche l’orgoglio civile di essere cooperativa, perché “se va bene, va bene per tutti, se va male, va male per tutti”.Abbiamo collaborato strettamente con il Comune, già ai tempi in cui era sindaco Selenio Joppi, ma è importantissimo, per una comunità, avere “in casa” per così dire, un volontariato di assistenza. Ora si affacciano anche organizzazioni da fuori, che spesso non sono vere cooperative, ma una comunità deve sapere resistere alle scorciatoie di “appaltare fuori” al ribasso e lavarsene le mani. La vita dei nostri anziani, come delle famiglie in difficoltà, ci appartiene, dobbiamo curarla noi. Bisogna dire che il sistema cooperativo tiene bene, i “fidi” delle Casse Rurali sono essenziali. E il volontariato (le amministrazioni comunali dovrebbero esserne sempre più consapevoli) è la vera ricchezza di una terra. Volontariato significa, infatti, che una persona mette a disposizione ciò che ha di più prezioso: il suo tempo e le sue competenze. Ho avuto (ho) una vita intensa, fra volontariato e ricerche storiche. Questa stagione di Coordinatore della Caritas (il nostro arcivescovo Luigi Bressan ne è il presidente nazionale) mi impegna. Ma ho avuto anche riconoscimenti dalla mia terra. Lo confesso, quello cui più tengo è il “Gonfalone d’argento” del Comune di Arco, la più alta onorificenza civica, con la motivazione di aver “promosso lo sviluppo culturale e sociale della Comunità”. È stato sempre il mio sogno riuscire a far camminare insieme cultura e solidarietà.

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Scritto da Franco de Battaglia

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CULTURA COOPERATIVA

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Luca Rigotti (vicepresidente della Federazione per il settore agricolo): un dovere morale ed etico per le cooperative, ma anche una opportunità di mercato, soprattutto all’estero. Lenzerini (Trentinogreen Network): la qualità ambientale si può capitalizzare. Ma occorre comunicare in maniera chiara e verificata.

di Walter Liber

aGricoltura sosteniBile, un valore Per il territorio (e Per i Produttori)

Il consumatore ha fame di informazioni sulla salubrità e la tracciabilità dei prodotti. E la certificazione ambientale può rappresentare anche per i produttori e il territorio un importante valore aggiunto. Se ne è parlato in un convegno sulla qualità ambientale in agricoltura a Trento – il primo in Trentino ad ottenere il patrocinio di Expo2015 - organizzato dalla Cooperazione Trentina in collaborazione con Trentinogreen Network."Il mondo chiede risposte e azioni concrete: il tempo delle parole è finito. Coltivare la sostenibilità significa anche cambiare lo stile di vita e puntare sulla qualità. L'autoreferenzialità non basta più, occorre dimostrare, ad esempio, che il prodotto di montagna è migliore rispetto ad altri". Lapidario Michele Dallapiccola, assessore provinciale all’agricoltura, nel suo intervento in apertura del convegno che si è tenuto in sala don Guetti di Cassa Centrale Banca a Trento.La società però sta cambiando, e anche i consumatori si evolvono pretendendo più informazioni sulla salubrità dei prodotti e la loro “tracciabilità” lungo tutta la filiera dalla produzione alla vendita. Per Luca Rigotti, vicepresidente della Cooperazione Trentina, l’agricoltura avrà un futuro solo se saprà restituire alle future generazioni un ambiente almeno pari a come l’ha trovato. Certo, occorre formare ed informare. Non solo i consumatori ma anche i produttori, spesso ignari dell’impatto ambientale delle loro produzioni. “Con questo convegno abbiamo voluto dare una forte accelerazione a un processo che è in corso da tempo, cominciato vent’anni fa con i protocolli di autodisciplina. L’investimento che facciamo sull’ambiente non è subito quantificabile, ma avrà sicuramente effetti benefici sulla società e il territorio.

Molte le testimonianze di buone pratiche presentate al convegno dalle cooperative italiane. Unipeg (associa 800 allevatori) ha realizzato un impianto di biogas che utilizza scarti e sottoprodotti della macellazione, investendo 5 milioni di euro. Poi ha costruito un impianto di colatura del grasso per produrre olio alimentare e un impianto di cogenerazione ad olio che produce energia elettrica.Caviro (31 cantine socie) ha realizzato la prima centrale biogas italiana che funziona a buccia di uva essiccata e gusci di nocciole. In questo modo produce 130 milioni di kw di energia elettrica, alimentando con gli scarti un impianto di compostaggio che permette di ottenere un compost eccezionale utilizzato dai soci.Granarolo (mille allevatori), utilizza strumenti di rendicontazione ambientale da 15 anni, per il latte e per gli imballaggi. Per educare alla sostenibilità la cooperativa è convinta che servano premi ed incentivi per gli allevatori.In Conserve Italia (14.800 produttori) è stato analizzato il ciclo di vita dei tre prodotti (frutta, pomodoro e ortaggi) e sono stati fatti interventi di riduzione delle emissioni a livello industriale. I vantaggi della certificazione vengono registrati nella partecipazione agli appalti pubblici, perché il consumatore non è ancora sufficientemente informato.

LE BUONE PRATIChE COOPERATIVE

Vuoi sentire le interviste e gli interventi degli esperti al convegno? Inquadra con il tuo smartphone abilitato questo codice e arriverai al canale di cooperazione.tv dedicato al convegno, che contiene 11 servizi video sul tema.

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CULTURA COOPERATIVA | il convegno

aGricoltura sosteniBile, un valore Per il territorio (e Per i Produttori)

Le cooperative ci credono per un dovere morale ed etico. Il nostro lavoro deve dare reddito ma anche dignità”, ha affermato Rigotti. C’è chi su questi temi è già molto avanti, grandi gruppi cooperativi come Granarolo, Conserve Italia, Caviro e Unipeg, che da tempo hanno affrontato i temi della gestione dei residui, la produzione di energia rinnovabile, l’impatto ambientale di ogni singola produzione, dalla stalla o campagna fino alla scelta degli imballaggi eco-compatibili. Le loro "buone pratiche" raccontate al convegno hanno dimostrato che i vantaggi possono essere molti e concreti.Ma c’è un problema di comunicazione. "La qualità dell’ambiente – ha detto Filippo Lenzerini di Trentinogreen Network – si può capitalizzare se si riesce a comunicare la distintività di un territorio e l’eccellenza dei suoi prodotti. Soprattutto all’estero, i consumatori sono molto sensibili a questi temi. Per chi esporta è quasi un obbligo. La tracciabilità di filiera, l'impronta di carbonio, l'impronta idrica, sono certificazioni che vengono sempre più richieste, anche nei bandi pubblici, ad esempio per la ristorazione di scuole od ospedali. Il prodotto a km zero non è detto che sia anche il più green. Ora conta sapere quanto impatta sull'ambiente, numeri alla mano. Ma attenzione, nel comunicare i dati occorre essere chiari, comprensibili e dare informazioni verificate”.Per prima cosa occorre farsi controllare da enti terzi, a loro volta certificati da autorità in grado di fare le verifiche e comminare sanzioni a chi diffonde notizie non vere. Gli strumenti sono molti, e anche l’Unione Europea interviene a sostenere quei produttori che si impegnano a migliorare la sostenibilità ambientale delle loro aziende.“La strategia per l’Europa 2020 incoraggia lo sviluppo sostenibile, e la green economy fa capolino anche nella bozza di Piano di sviluppo rurale in fase di approvazione da parte della giunta provinciale di Trento”, ha affermato Samuel Cornella, referente della Cooperazione Trentina a Bruxelles.In definitiva, il convegno ha posto un tema centrale per chiunque oggi si presenti sul mercato con un prodotto,

ancora di più se è alimentare. Da qui il patrocinio di Expo2015, il primo per un evento in Trentino. La sostenibilità ambientale è centrale – ha detto Diego Schelfi – occorre affrontare il tema con franchezza e trasparenza”.E il convegno sulla sostenibilità è stato senz’altro una tappa importante sul fronte della conoscenza degli strumenti e delle opportunità. Una sfida per la Cooperazione, ma soprattutto per il Trentino. “Da noi per coltivare una vigna impieghiamo 650 ore all’anno – ha affermato Rigotti – in pianura 200”. Dobbiamo vendere la qualità e la distintività delle nostre produzioni”.

4’10’’

Alcuni momenti del convegno sulla sostenibilità in agricoltura organizzato dalla Federazione e da Trentinogreen Network con il patrocinio di Expo.

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CULTURA COOPERATIVA

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Questa ricerca dimostra, dati alla mano, come siano sterili molte polemiche su questo argomento. Polemiche spesso basate più su approcci ideologici che su dati reali.

di Eddi Fontanari *

tasse, il confronto tra coop e spa accantona i preconcetti

Eddi Fontanari, Ph.D. in Economia della Produzione e dello Sviluppo.

È convinzione largamente condivisa che, le cooperative italiane, paghino complessivamente molte meno imposte delle altre imprese e, quindi, contribuiscano in misura minore alla formazione delle entrate pubbliche. Di conseguenza sono in molti a ritenere che i vantaggi fiscali di cui le cooperative godono, configurino situazioni di concorrenza sleale. Inoltre, qualcuno afferma che, proprio perché beneficiarie di questi vantaggi, le cooperative finiscono per inibire lo sviluppo di attività produttive gestite in altra forma, magari più innovative, efficienti e a più elevato valore aggiunto.

il limiteQueste convinzioni e i relativi dibattiti soffrono però un limite: nessuno ha mai tentato di andare oltre il confronto tra aliquote e di verificare empiricamente se, effettivamente, il contributo delle cooperative alle finanze pubbliche sia inferiore a quello delle altre imprese, considerando non solo i tipi di imposte su cui le cooperative godono di qualche agevolazione, ma anche e soprattutto tutte le forme di prelievo attraverso cui i redditi prodotti dalle imprese vengono trasferiti alle pubbliche amministrazioni.L’analisi curata e proposta indica come siano del tutto sterili molte delle polemiche, spesso basate più su approcci ideologici che su dati reali. Periodicamente si accendono intorno al senso e al ruolo della cooperazione nell’economia italiana. Questa verifica è stata possibile attraverso l’analisi dei bilanci depositati presso le Camere di Commercio e resi disponibili nella banca dati Aida Bureau van Dijk.

i risultati I criteri di valutazione dedicati al periodo temporale che va dal 2007 al 2013 hanno spaziato su diversi fronti. L’insieme delle società considerate conta 14.397 cooperative e 18.150 società per azioni, con valori della produzione pari, nel 2013, rispettivamente a 71,3 e 899,9 miliardi di euro (18,7 e 180,8 il valore aggiunto). Un campione assai prossimo all’universo delle realtà considerate.Innanzitutto si è calcolato il rapporto tra imposte sull’attività d’impresa (cioè Ires e Irap effettivamente versate e quindi al netto di tutte le possibili agevolazioni) e valore della produzione. I risultati confermano che, con riferimento a questo tipo di

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CULTURA COOPERATIVA | la ricerca

imposte, le cooperative risultano effettivamente agevolate: la tassazione in capo alle società per azioni è stata per tutto il periodo considerato quasi tre volte superiore a quella delle cooperative. L’impatto sul valore della produzione è tuttavia piuttosto contenuto per entrambe le tipologie di impresa.

c’è un peròQuando però si passa a considerare la pressione fiscale sul lavoro, che include sia gli oneri sociali a carico dell’impresa e dei lavoratori che le imposte sul reddito di questi ultimi, e le si rapporta al valore della produzione, il risultato cambia decisamente.Attraverso questi canali le cooperative trasferiscono alle finanze pubbliche una quota del valore della produzione compresa tra il 6,80% del 2008 e il 7,36% del 2010 contro il 4,84% del 2007 e il 5,71% del 2009 trasferito dalle società per azioni. Una differenza di circa due punti percentuali che si mantiene costante negli anni considerati. Aggregando i diversi tipi di prelievo (sull’attività d’impresa e sui redditi da lavoro), è possibile calcolare la pressione fiscale complessiva per ambedue le forme di impresa. Si mantiene sempre superiore per le cooperative rispetto alle società per azioni: le prime hanno versato nelle casse pubbliche una percentuale compresa tra il 7,40% (2008) e l’8,01% (2010) del valore della produzione, mentre il contributo delle società per azioni ha oscillato tra il 6,33% (2008) e il 7,40% (2009). In tutti gli anni considerati le cooperative hanno destinato alle finanze pubbliche una quota del valore della produzione superiore a quella delle spa.

una ulteriore verificaQuesti risultati sono stati quindi sottoposti a verifica attraverso una diversa modalità di calcolo. Considerato che il valore aggiunto (fatturato meno costi intermedi) è destinato o ai fattori produttivi (capitale e lavoro) o alle varie forme di prelievo fiscale e contributivo, è possibile calcolare un diverso indicatore della pressione fiscale analizzando la destinazione della quota di valore aggiunto che sarebbe rimasta nella disponibilità delle imprese se queste avessero sopportato un costo del lavoro pari

2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013spa 7,10 6,33 7,40 7,10 6,75 6,57 6,77coop 7,68 7,40 7,85 8,01 7,64 7,61 7,67

ai soli salari netti pagati ai lavoratori. Il valore così ottenuto, denominato di seguito “margine”, è stato innanzitutto rapportato al valore aggiunto totale.

labour intensiveI risultati confermano che, le cooperative, proprio per la loro natura labour intensive, non solo hanno un margine significativamente inferiore a quello delle società per azioni (picco massimo raggiunto nel 2007: 54,1 % per le spa rispetto al 42,1% per le coop), ma destinano alle finanze pubbliche una quota maggiore di questo margine (mediamente superiore al 36%, con le spa che hanno raggiunto al massimo il 34,6% nel 2013 quando le cooperative hanno avvicinato il 37%).Questo duplice effetto si traduce in un risultato d’esercizio sempre positivo per le società per azioni (seppur in progressiva riduzione: dal 19,9% del 2007 al 6,8% del valore aggiunto nel 2013) e in un risultato per le cooperative che, oltre a essere sistematicamente inferiore a quello delle spa, ha subito nel corso della crisi una decisa contrazione, fino a tradursi negli ultimi due esercizi in una perdita pari rispettivamente al -0,9% e -0,4%.

Funzione anticiclicaPer una piena valutazione di questi risultati va inoltre tenuto conto che, nello stesso periodo, le cooperative hanno svolto una chiara funzione anticiclica.In buona sostanza hanno registrato tassi di crescita sia del valore aggiunto sia dei redditi di lavoro, decisamente superiori a quelli delle società per azioni. I dati presentati in questa nota aggiungono, quindi, un ulteriore elemento utile a valutare il ruolo economico e sociale di queste imprese: negli anni della crisi hanno anche contribuito al finanziamento della spesa pubblica in misura maggiore delle società per azioni, non solo in percentuale al valore prodotto, ma anche aumentando il contributo in valori assoluti.

* Sintesi della ricerca di Eddi Fontanari, Ph.D. in Economia della Produzione e dello Sviluppo.

5’20’’

(Imposte d’esercizio + Trattenute sul lavoro)/Valore della Produzione (in %)

L'impatto della tassazione del reddito di impresa e del reddito da lavoro rispetto al valore della produzione.

40C O O P E R A Z I O N E T R E N T I N A N ° 3 - m A R Z O 2 0 1 5

CULTURA COOPERATIVA

Intervista a Adele Mapelli: “Mescolare competenze e background differenti può essere un vantaggio, indipendentemente dal settore di attività. La sfida che attende le aziende consiste nel comprendere la parzialità di un unico approccio e nell’accogliere anche il femminile”.

Pluralità, così si vince (anche) in azienda

Da sinistra Adele Mapelli, mentre dialoga con Angiola Brida, direttrice della cooperativa Ecoopera.

Vuoi vedere il servizio sulla web tv sulla leadership al femminile? Vai su www.cooperazione.tv o inquadra con smartphone abilitato questo codice.

La leadership è un’attitudine, indica la capacità di coinvolgere e persuadere gli altri. Una dote naturale o una competenza che si può acquisire? Lo abbiamo chiesto ad Adele Mapelli, consulente di Wise Growth, docente insieme ad Alessandro Lucchini del corso “Una leadership femminile nell’impresa cooperativa” organizzato dall’associazione Donne in Cooperazione in collaborazione con Formazione Lavoro.

Prima di tutto è bene fare chiarezza sul termine leadership e capire cosa significa.“Il leader è una persona che, al di là del ruolo formale, si concentra sul futuro indicando la meta e la direzione. A partire dal presente, si concentra sul futuro per proporre un cambiamento a maggior beneficio della comunità a cui si rivolge, ispira dotando di senso l’agire quotidiano poiché ogni atto viene connesso ad un disegno raggiungibile nel tempo con il contributo di tutti, crede nel presente perché ha una visione positiva sul domani avendo le doti emotive e cognitive per realizzare il disegno comunicato e condiviso con i suoi followers. I manager, invece, si concentrano sulle funzioni di organizzazione, pianificazione e controllo e si occupano di declinare

operativamente la mission. Non tutti i leader sono manager così come non tutti i manager hanno doti leaderistiche”.

C’è differenza tra leadership femminile e maschile?“Diversi studi dimostrano come la leadership femminile sia più volta a instaurare un clima piacevole all’interno del gruppo di lavoro, a lavorare sulle relazioni e sull’inclusione. La leadership maschile, invece, è mediamente più finalizzata al raggiungimento dei risultati e degli obiettivi assegnati. In questo quadro, dobbiamo sempre fare attenzione ai possibili stereotipi insiti nelle categorizzazioni: mantenere un giudizio equilibrato senza assumere dei clichè è fondamentale quando si parla di questi temi. Valorizzare il contributo specifico di ciascuna persona, considerando le differenze derivanti dall’identità di genere, diviene una premessa importante per intraprendere un percorso di leadership in cui è possibile riconoscersi e quindi farsi riconoscere”.

In realtà con la crisi molte aziende hanno cercato, e trovato, una via di uscita affidandosi alla guida di dirigenti donna. Anche in Italia dove, secondo i dati di Manageritalia, le manager sono aumentate del 16%. Come si spiega?“Molte volte ho sentito storie di donne a cui sono stati proposti ruoli critici in azienda perché si sa che grazie alla loro determinazione è probabile che riescano a portare a casa il risultato. Questo mette in evidenza come oggi le competenze tipiche delle donne siano sempre più importanti, soprattutto nei momenti di crisi. E l’attuale situazione economica è una testimonianza concreta di come varrebbe la pena riorientare l’attuale assetto del potere sia in termini gestionali che culturali.”

Lei a Trento ha tenuto un corso sulla leadership femminile: si può quindi imparare a essere leader?

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CULTURA COOPERATIVA | l'intervista

Foto di gruppo delle partecipanti al percorso formativo “Una leadership al femminile nell’impresa cooperativa”.

Età diverse, percorsi di carriera diversi e diversi ambiti lavorativi. In comune hanno il fatto di essere donna e di ricoprire ruoli in cui è richiesta capacità di leadership. Sono le tre testimoni intervenute, per raccontare la loro esperienza, al termine del percorso formativo “Una leadership al femminile nell’impresa cooperativa”. Tanti i temi emersi, a cominciare dalla consapevolezza che poter contare su leader donne e uomini è un valore aggiunto per ogni organizzazione. “Donne e uomini hanno un approccio e una sensibilità diversa – ha commentato Chiara Avanzo, presidente Consiglio regionale Trentino Alto Adige – per cui in alcuni casi è meglio che a guidare sia un uomo, mentre in altri è meglio una leader”. Spesso però, è emerso dai racconti, viene scelto un uomo anche quando ci sono donne qualificate a ricoprire quel determinato ruolo. Colpa delle donne che non sanno mettersi in gioco? “In molte occasioni le donne hanno una minore propensione a farsi conoscere – ha detto Rossella Lovisetto, responsabile comunicazione interna del Gruppo Banca Popolare di Vicenza – e quindi nel momento in cui si deve decidere chi scegliere per una certa posizione in qualche modo si va a pescare in un bacino già consolidato e noto, che è quello maschile”.Il consiglio per le donne quindi è quello di far valere le competenze e le esperienze che hanno maturato. Ma anche le aziende devono impegnarsi per riconoscere e far emergere tutte le risorse presenti al proprio interno. “Si tratta di una questione che non riguarda solo le donne – ha concluso Angiola Brida, direttrice Ecoopera – ma di una necessità dell’impresa, che altrimenti rischia di perdere opportunità importanti di crescita”.

PAROLA ALLE LEADER“È vero che molte teorie ci dicono che si nasce leader, ma è altrettanto vero che i corsi possono aiutare, allenando competenze legate ai comportamenti fondamentali per rivestire ruoli leaderistici: per noi donne un passaggio fondamentale, ad esempio, è la consapevolezza e l’individuazione dei comportamenti che ci autolimitano nei percorsi di sviluppo. Uno dei conflitti principali che viviamo è dovuto al presidio dell’attuale organizzazione del lavoro basata su una dittatura del tempo e dello spazio giustificata dalla produttività perseguibile. Modello che rende impossibile una corretta conciliazione tra l’identità lavorativa e quella privata e che addita questo bisogno come un tema di esclusiva responsabilità della popolazione femminile”.

Venendo al mondo della Cooperazione Trentina, la presenza femminile è maggiore nella governance delle cooperative del settore Lssa (lavoro, sociale, servizi e abitazione) e del consumo, dove si avvicina a quote del 30%, mentre è minore nel credito (15%) e quasi nulla nell’agricolo (3%). Sulla base di quanto detto finora, una maggiore presenza di donne nei ruoli di guida potrebbe essere un vantaggio per le cooperative di ogni settore?“Assolutamente sì. Tutti gli studi ci dicono che è dall’eterogeneità delle competenze e dei profili delle persone che si genera innovazione e maggiore capacità di problem solving. Quindi mescolare competenze e background differenti può essere un vantaggio, indipendentemente dal settore di attività. La sfida che attende le aziende consiste nel comprendere la parzialità di un unico approccio e nell’accogliere anche il femminile: l’implementazione concreta di un ambiente di lavoro e di una cultura organizzativa in grado di supportare la valorizzazione delle differenze, tra cui quelle di genere, non è una moda manageriale ma una necessità, dettata dal cambiamento sociale e demografico in atto. L’evoluzione del contesto impatta sulla composizione e le dinamiche della forza lavoro. Aprirsi alla diversità, ascoltare i bisogni delle persone, accogliere le diverse spinte motivazionali, creare un ambiente che valorizzi e tuteli il capitale di attitudini, competenze di ciascun individuo è una scelta innanzitutto razionale. Rimane da capire quando verrà colto questo bisogno di cambiamento”.

4’40’’

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CULTURA COOPERATIVA

C O O P E R A Z I O N E T R E N T I N A N ° 3 - m A R Z O 2 0 1 5

La legge numero 190 del 23 dicembre 2014, la cosiddetta “legge di stabilità 2015”, ha introdotto a favore dei datori di lavoro l’esonero contributivo per le assunzioni a tempo indeterminato effettuate entro il 31 dicembre 2015. L’Inps, con la circolare n. 17/2015 emanata il 29 gennaio, ha chiarito alcuni dubbi normativi.L’esonero contributivo viene concesso a tutti i datori di lavoro, a prescindere dalla veste giuridica e dalla natura dell’attività svolta, che effettueranno assunzioni o trasformazioni a tempo indeterminato. Sono inclusi anche i rapporti di lavoro con orario part time. I contratti dovranno avere decorrenza entro il 31 dicembre 2015. Per il comparto agricolo sono stati previsti particolari requisiti per l’assunzione degli operai; per l’assunzione di quadri, impiegati e dirigenti, invece, dovranno essere applicate le regole previste per la generalità dei datori di lavoro.Per ottenere l’esonero contributivo il datore di lavoro dovrà essere in regola con gli obblighi contributivi, osservare le norme di tutela delle condizioni di lavoro e rispettare gli accordi e i contratti collettivi nazionali di lavoro e i contratti di secondo livello.L’esonero contributivo, inoltre, sarà concesso solo se saranno rispettate le condizioni stabilite dalla Legge di stabilità 2015 e dalla Riforma Fornero.

condizioni per il diritto all’esoneroLavoratore già occupato nei 6 mesi precedenti. Per poter beneficiare dell’esonero contributivo, nei sei mesi precedenti l’assunzione il lavoratore non dovrà essere stato occupato presso qualsiasi datore con un contratto a tempo indeterminato, di apprendistato, di somministrazione o di lavoro domestico a tempo indeterminato.Lavoratore occupato con lo stesso datore. Il lavoratore, nel periodo dall’1 ottobre al 31 dicembre 2014,

incentivi alle assunzioni a temPo indeterminato

non dovrà avere avuto rapporti di lavoro a tempo indeterminato con l’azienda che richiede l’incentivo oppure con società da questa controllate o collegate.Lavoratore già oggetto di esonero contributivo. Il lavoratore non dovrà avere già avuto un precedente rapporto di lavoro agevolato con lo stesso datore che assume.Diritto di precedenza. È stabilito che non potrà fruire dell’esonero contributivo l’azienda che assume un lavoratore diverso da quelli aventi diritto di precedenza, che appartengono a tre gruppi: • i lavoratori a termine che abbiano prestato attività lavorativa per un periodo superiore a 6 mesi, anche da sommatoria, presso il datore di lavoro che assume a tempo indeterminato entro i 12 mesi successivi la scadenza del contratto a tempo determinato. Il diritto di precedenza si estingue entro un anno dalla data di cessazione del rapporto di lavoro a termine;• i lavoratori licenziati per riduzione di personale e i lavoratori in mobilità, in caso di assunzione presso la medesima azienda entro 6 mesi dalla data di risoluzione del rapporto di lavoro;• i lavoratori che nell’ambito di un trasferimento d’azienda non siano passati alle dipendenze dell’acquirente, dell’affittuario o del subentrante, per le assunzioni che questi ultimi effettueranno entro un anno dalla data di trasferimento.

Con l’obiettivo di contrastare la precarietà occupazionale, la legge di stabilità 2015 ha introdotto l’esonero contributivo della durata di 3 anni per i contratti a tempo indeterminato decorrenti dall’1 gennaio al 31 dicembre 2015. L’Inps, con una circolare, ha fornito alcune precisazioni normative.

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CULTURA COOPERATIVA | istruzioni per l'uso

incentivi alle assunzioni a temPo indeterminatoSospensioni dal lavoro per crisi o riorganizzazione aziendale. L’esonero contributivo triennale non spetta per l’assunzione di un lavoratore a tempo indeterminato che, nella medesima unità produttiva, svolgerà mansioni di personale sospeso dal lavoro. Il bonus spetta, però, se l’assunzione è finalizzata all’acquisizione di professionalità sostanzialmente diverse rispetto a quelle in possesso dei lavoratori sospesi dall’azienda oppure avverrà in una unità produttiva dove non si registra sospensione dal lavoro.Coincidenza sostanziale di assetti proprietari. Nel caso in cui il datore assuma un lavoratore licenziato nei sei mesi precedenti da un’azienda che risulti in rapporto di collegamento o di controllo, non spetterà l’esonero contributivo.Termini di invio delle comunicazioni obbligatorie. Infine, è prevista la perdita dell’esonero contributivo in caso di ritardato inoltro della comunicazione telematica obbligatoria. Il datore non beneficerà degli incentivi per il periodo che intercorre tra l’inizio/trasformazione del rapporto a tempo indeterminato e la data della tardiva comunicazione.

contratti di somministrazioneL’Inps ha concesso la possibilità di fruire del bonus contributivo anche alle agenzie di somministrazione che sottoscriveranno rapporti di lavoro a tempo indeterminato anche se successivamente la somministrazione verso l’utilizzatore sarà resa a tempo determinato. Bisogna, quindi, prestare particolare attenzione nel caso in cui una cooperativa decida di assumere a tempo indeterminato un lavoratore che aveva già operato presso di lei con una missione a tempo determinato.

durata e misura dell’incentivoLa circolare Inps numero 17/2015 ha chiarito che l’esonero contributivo spetta per un periodo massimo di 36 mesi a decorrere dalla data di assunzione del lavoratore e che l’incentivo è pari alla totalità dei contributi previdenziali a carico del datore di lavoro, ad eccezione di: premi e contributi dovuti all’Inail; contributo, se dovuto, destinato al Fondo di tesoreria Inps istituito dall’1 gennaio 2007 per le aziende con almeno 50 dipendenti; contributo, se dovuto,

destinato ai Fondi di solidarietà bilaterali/Fondo di solidarietà residuale.Il bonus non potrà essere superiore a 8.060 euro all’anno, corrispondenti a 671,66 euro mensili e a 22,08 euro giornalieri.Per i lavoratori a tempo parziale gli importi dovranno essere calcolati in base all’orario svolto.

cumulabilità del bonus contributivo con altri incentivi all’occupazioneL’Inps ha chiarito che l’esonero contributivo triennale introdotto dalla Legge di stabilità 2015 è cumulabile con tutti gli incentivi che assumono natura economica, tra i quali rientrano: il contributo per l’assunzione dalle liste di mobilità; il contributo concesso dalla Provincia di Trento per l’assunzione di soggetti disabili; l’incentivo per l’assunzione di lavoratori che beneficiano dell’indennità Aspi; l’incentivo per l’assunzione di giovani operai agricoli; l’incentivo inerente il “Programma garanzia giovani”; l’incentivo per ogni assunzione di giovani genitori.Il bonus è invece cumulabile in misura limitata con l’incentivo per l’assunzione a tempo indeterminato di giovani under 30, pari a un terzo dell’imponibile previdenziale mensile.

5’50’’

Per informazioni e assistenza: Ufficio sindacale e del lavoro della Federazione.

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CULTURA COOPERATIVA | scuola

Prodotti, storia e bellezze naturali, il tutto in chiave locale. Sono questi gli ambiti a cui hanno deciso di dedicarsi i soci e le socie delle associazioni cooperative scolastiche costituite di recente a Tione e a Mori, con il supporto rispettivamente della Famiglia Cooperativa delle Giudicarie e della Cassa Rurale Mori-Val di Gresta.

Hanno età differenti, gli uni frequentano le superiori e gli altri le medie. Vivono in posti diversi, i primi nelle Giudicarie e i secondi a Mori e dintorni. Si pongono obiettivi diversi, i più grandi imparare un mestiere e i più piccoli raccogliere fondi da devolvere in solidarietà e per finanziare i propri progetti. Quello che li accomuna è l’attenzione riservata al proprio territorio e la decisione di cooperare per raggiungere i propri scopi, costituendo un’associazione cooperativa scolastica.

Prodotti tipici a tioneCostituita dai ragazzi e dalle ragazze della terza “Operatori dai servizi di impresa” del Centro di formazione professionale dell’Università Popolare Trentina a Tione, l’Acs “Sapori del Brenta” nasce nell’ambito dei progetti di Simulimpresa realizzati dall’istituto, nei quali gli studenti simulano l’attività di una vera e propria impresa, in questo caso cooperativa, relazionandosi con le aziende locali. Partner privilegiato dei giovani soci è la Famiglia Cooperativa delle Giudicarie, che in passato ha già collaborato con la scuola, ospitando stage e tirocini che in diverse occasioni si sono trasformati in proposte di lavoro.Nata all’inizio del 2015, la cooperativa scolastica si sta organizzando per commercializzare, in modo simulato, i prodotti tipici delle Giudicarie, dai salami di Bolbeno alla ciuìga di San Lorenzo, alla Farina di Storo, e per portarli, insieme ad altre specialità locali, alla Fiera internazionale delle imprese simulate a Praga.

a scuola si cooPera Per il territorio

Guida plurilingue a moriRealizzare una guida plurilingue con dei percorsi per scoprire le bellezze naturali e storiche del territorio è l’obiettivo delle studentesse e degli studenti della seconda C della scuola secondaria di primo grado “Malfatti” di Mori, che per raggiungerlo hanno costituito l’Acs “@mori.friends”. Un nome che, come spiegano loro stessi, racchiude diversi elementi distintivi: Mori è il luogo dove la cooperativa lavora, mentre “friends” rappresenta che i ragazzi vogliono diventare amici e imparare a collaborare tra di loro. La scelta del termine inglese nasce dal fatto che nella base sociale ci sono più persone plurilingue. Una risorsa da valorizzare grazie al lavoro della cooperativa, che è sostenuta dalla Cassa Rurale Mori-Val di Gresta.Nata da pochi mesi, l’associazione cooperativa scolastica ha già organizzato un mercatino in occasione delle udienze generali per vendere oggetti di bigiotteria realizzati dai soci con materiale di riciclo. Metà del ricavato sarà devoluto in solidarietà, mentre il restante cinquanta per cento servirà per finanziare il progetto della guida turistica e sostenere le spese del viaggio di istruzione.

2’30’’Da sinistra Marco Mariotti, direttore della Cassa Rurale Adamello Brenta, Ivo Tarolli, presidente provinciale CFP-UPT, Oreste Bonenti direttore della Famiglia Cooperativa delle Giudicarie e Claudio Nicolussi, direttore del Centro CFP-UPT Scuola delle professioni per il Terziario di Tione, alla presentazione dell’Acs ‘Sapori del Brenta’. Nella foto centrale i ragazzi coinvolti dell’Associazione cooperativa scolastica. Nella foto a destra, invece, i bambini dell’Acs “@mori.friends” sostenuta dalla Cassa Rurale Mori Val di Gresta.

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CULTURA COOPERATIVA | libri

“Papa Francesco. Questa economia uccide” è una ricostruzione utile, minuziosa e tempestiva della visione economica del nuovo Papa a poco più di un anno dalla sua elezione. I due curatori, Andrea Tornielli e Giacomo Galeazzi, hanno scovato e commentato i passaggi più incisivi e “scandalosi” contenuti in omelie, messaggi, discorsi di Jorge Mario Bergoglio nella veste di professore prima, arcivescovo di Buenos Aires poi e infine di Papa. Il testo chiave che fa da sottofondo è l’esortazione apostolica, Evangelii Gaudium. Non una vera e propria enciclica ma un luogo pur sempre privilegiato del pensiero di Francesco sul ruolo dell’economia. In continuità, evolutiva, con la dottrina sociale della Chiesa e con il pensiero cristiano. La crisi strutturale del 2008 è evento spartiacque.Le reazioni non si sono fatte attendere: in Italia i salotti della buona borghesia (via Corriere della Sera) e soprattutto in America, i think tank del cattolicesimo capitalista & conservatore hanno iniziato a “sconfessare” quel Papa giunto nel cuore del sistema dalle periferie del mondo. Il fastidio si è presto tramutato in accuse. Primo: Francesco non è esperto di questioni economiche (è, educatamente, un ignorante). Secondo: è ingenuo (provenendo dal continente sudamericano). Terzo: è, buttandola in politica, un seguace di Marx, un pericolo sovversivo dello status quo. Le lobby catto-capitaliste d’oltreoceano e i maghi della finanza sposano

la beneficienza (anzi, la filantropia: il ricco obbligato ad aiutare il povero), ma sfiduciano chiunque provi a negare che il capitalismo d’ultima generazione sia il migliore, il più adeguato e, soprattutto, il più cattolico dei sistemi economici mai esistiti. L’unico che permette ai poveri di essere meno poveri. Un Papa realisticamente anticapitalista è in

effetti qualcosa di sconcertante per i difensori del matrimonio tra economia e fede.Ma dove sta la pietra dello scandalo? Non si “perdona” a Francesco di attingere

massicciamente ad un vocabolario che urta la sensibilità del cattolico medio. Concetti come giustizia sociale, povertà, disuguaglianze, esclusione, speculazione finanziaria, avidità,

idolatria del denaro sono temi centrali delle sue riflessioni, e non scialbe note a margine. Il resto lo fa la sua capacità comunicativa, fuori

Questa economia uccidedi Michele Dorigatti*

del comune.Il volume dei due vaticanisti della Stampa è ricco di citazioni. Francesco si scaglia contro quelle “strutture economiche ingiuste che causano grandi disuguaglianze e condizioni di estrema povertà”. Condanna “l’economia speculativa che non ha più bisogno neppure del lavoro e che insegue l’idolo del denaro”, senza alcuna remora di “trasformare in disoccupati milioni di lavoratori”.Del resto, è ormai evidente a tutti che, defunte le ideologie di sinistra, il turbo-capitalismo avanza nella società globale senza incontrare più alcuna resistenza, al di fuori delle sue stesse contraddizioni (rese manifeste dalle sue ricorrenti crisi) e fatta eccezione del pensiero cattolico, che rappresenta il competitor più attrezzato. Con al suo arco due frecce insuperabili: la dignità della persona umana e il perseguimento del bene comune.Il confronto tra le posizioni del Papa e gli ambienti più conservatori è solo all’inizio: il mondo è in attesa della prima enciclica sociale, in fase di elaborazione. L’America neo-con è già in fibrillazione…

3’

* Federazione Trentina della Cooperazione

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OPINIONI

[email protected]

«Io credo il numero di 3 (figli, ndr) per famiglia che lei menziona, credo che è quello che dicono i tecnici: che è importante per mantenere la popolazione, no? 3 per coppia, no? Quando scende questo, accade l’altro estremo, che accade in Italia, dove ho sentito – non so se è vero – che nel 2024 non ci saranno i soldi per pagare i pensionati. Il calo della popolazione, no? Per questo la parola chiave per rispondere è quella che usa la Chiesa sempre, anche io: è paternità responsabile. Come si fa questo? Col dialogo. ogni persona, col suo pastore, deve cercare come fare quella paternità responsabile. Quell’esempio che ho menzionato poco fa, di quella donna che aspettava l’ottavo e ne aveva sette nati col cesareo: ma questa è una irresponsabilità. “No, io confido in Dio”. “Ma guarda, Dio ti dà i mezzi, sii responsabile”. Alcuni credono che – scusatemi la parola, eh? – per essere buoni cattolici dobbiamo essere come conigli, no? No. Paternità responsabile».Papa Francesco risponde alla domanda del giornalista Cristoph Schmidt durante il volo da Colombo (Sri Lanka) a Manila (Filippine), 20 gennaio 2015, trascrizione testuale senza correzioni

Fonte: http://www.news.va/it/news/papa-aereo-trascrizione-integrale-del-testo

Alla fine, ancora una volta, la sintesi estrema delle parole di papa Bergoglio operata da troppi giornalisti impavidi ha indirizzato i commenti sul quel «non siamo conigli», isolato al contesto, tra sorrisi e battute. In realtà il tema sollevato dal vaticanista Schmidt era ed è serissimo, e pure assai laico. La denatalità dell’Occidente, e dell’Italia in particolare.Un problema? Per l’opinione pubblica no. Infatti non se ne parla mai ed è assai probabile che queste righe avranno pochissimi lettori. Sarà che in Italia il “fare più figli” richiama il diktat del ventennio, con l’immagine di donne – loro sì – come coniglie che sfornano combattenti per la patria; sarà quel che sarà, ma l’argomento pare tabù. Invece gli stessi demografi lanciano l’allarme, che non ha nulla a che fare con la “potenza” della nazione, ma assai più semplicemente con la sua sopravvivenza.Nessuno, ad esempio, ha pubblicato e commentato il record: nel 2013 in Italia sono nati appena 513 mila bambini, record negativo nella storia patria dall’Unità a oggi. Mai ne erano nati di meno, non quando gli abitanti erano di numero inferiore, neanche durante la prima guerra mondiale che falcidiò una generazione di 18-40enni né subito dopo con l’epidemia di influenza spagnola che fece una strage ancora maggiore tra una popolazione

Bambini, il grande tabù ORIZZONTI

di Umberto Folena

denutrita e indebolita. «Per un equilibrio demografico ci vorrebbero 750 mila nascite – spiega Giancarlo Blangiardo, ordinario di demografia alla Facoltà di statistica dell’Università Statale di Milano. Quindi ne mancano quasi 250 mila. Gli immigrati ne hanno garantite 150 mila, ancora poche. Tra il 2001 e il 2011 il saldo negativo è stato di 700 mila. Saremmo sotto il livello di sopravvivenza perfino se non ci fossero stati aborti, 120 mila nel 2013».Sulle cause il dibattito è scarno, quasi assente, e spesso orientato ideologicamente. Colpa del consumismo neo-liberista; colpa del femminismo; colpa dello Stato che penalizza le famiglie con figli. Di chi è la colpa? Un po’ di tutti, senza dubbio. Ma, volendo andare più a fondo, bisognerebbe ascoltare Blangiardo che parla di «illusione dell’immortalità». Ascoltiamolo: «La vita si allunga, la sua qualità migliora, e così rinunciamo alla continuità di noi stessi tramite la discendenza». Le nude cifre corroborano la sua tesi. Nel 1861 in Italia una donna di media aveva 5 figli (natalità del 36 per mille), nel 2011 appena 1,4 (natalità del 9 per mille). Ma allora l’aspettativa di vita era di 35 anni, oggi è di 80 per i maschi e 85 per le femmine. Sapendo di vivere a lungo, ci si preoccupa di meno della propria continuità tramite i figli.Ma c’è dell’altro: «So di essere politicamente scorretto – ammette Blangiardo – ma saltano le differenze di genere, la generazione si fa eccessivamente assistita, quasi una fabbrica di esseri umani… Stiamo perdendo quel senso di umanità che era la poesia con cui affrontavamo la vita». Ci stiamo estinguendo; e per i figli confidiamo nell’onnipotenza della tecnologia: ci pensi lei.

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Questa economia uccidedi Michele Dorigatti*

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LA PORTA APERTA

È tempo che delle Casse Rurali, in questo passaggio dell’economia, si occupino non solo gli imprenditori, o i vertici della Federazione, ma soprattutto i Soci. Non per andare “contro” qualcosa, anche se è ormai abituale farlo, ma innanzitutto per far sentire la fierezza di appartenere a un modello di “banca” per molti versi non omologabile. Dove non c’è si provano magari succedanei, come il “community franchise banking” di esperienza australiana, su cui si tengono convegni a Londra. Ma è il sistema delle Casse Rurali che ha salvato il Trentino negli anni della povertà e che ha supplito negli anni scorsi al collasso del sistema bancario locale, comperato e alienato.In questo “vuoto” che si è aperto (vuoto non formale, ma di appartenenza, di relazioni, di conoscenza), le Casse Rurali sono state vicine alle famiglie, anche se a volte si sono lasciate attrarre da operazioni non consone alla loro “mission” (immobiliari soprattutto, la zavorra del Trentino, come già denunciava nelle sue relazioni sul turismo, in tempi non sospetti Ettore Bonazza). Ma nel complesso hanno retto bene e sono una risorsa indispensabile al futuro.I Soci devono quindi non solo dare fiducia alle loro Casse (e lo testimonia la raccolta ancora alta che, al di là dei profitti, è l’acqua in cui una banca nuota) ma rivendicando il primato dell’economia reale sull’intermediazione finanziaria che delle loro banche è la caratteristica. Questo anche a fronte della recente audizione (16 febbraio) che Federcasse ha avuto con le Commissioni riunite Finanza e Attività produttive della Camera, e della precedente relazione del capo delle vigilanza della Banca d’Italia Carmelo Barbagallo alle Raiffeisen di Bolzano. Il pericolo è che per razionalizzarsi le Rurali perdano la loro territorialità. Alcuni osservatori constatano che non aver finalizzato un sistema di solidarietà

casse rurali: è l’ora dei socidi Franco de Battaglia

robusto fra le Rurali le lascia ora alla mercé di una futura direttiva della Banca d’Italia, ed è allora tempo di avviare iniziative in tal senso. Se sono necessarie ricapitalizzazioni si possono fare (oggi le quote di adesione sono molto modeste, quasi formali), anche alcune fusioni necessarie, precisando però che “integrazione” non fa necessariamente rima con “fusione”. Se cade l’appartenenza, è un attimo per le grandi banche fagocitarsi le Rurali di vallata.Questa constatazione porta ad un secondo aspetto che interessa direttamente i Soci: l’equa remunerazione del risparmio. Non basta gestire i soldi verso fondi e assicurazioni. Remunerare il risparmio è necessario

per una banca locale, se non lo fa, il risparmio (il capitale futuro di un territorio) prende il volo verso le banche on-line, che raccolgono e non investono – verso chi investe nelle economie speculative emergenti. Nonbasta un denaro a tasso zero per muovere l’economia. Così come

un imprenditore non avvia un progetto solo perché la banca gli regala i soldi, ma investe se intravvede uno sbocco di mercato, così un Socio, se ha messo da parte una piccola somma e non ottiene alcun interesse che porti una remunerazione, non è che spenda in consumi ciò che non gli rende. Lo tesaurizza, lo mette sotto il materasso (che magari oggi si chiama proprio banca, viste le percentuali irrisorie proposte). I consumi possono invece ripartire se il risparmio dà una piccola remunerazione: ecco, se in un anno ottengo 500, mille euro dal mio deposito, forse posso decidermi per una vacanza, per un acquisto.Questi sono alcuni problemi sul tappeto. Il dibattito in corso sulle Rurali diventa l’occasione perché Soci, Casse e Federazione e Famiglie lo amplino verso un nuovo patto comune per il Trentino.

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Il pericolo è cheper razionalizzarsile Rurali perdano

la loro territorialità.

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