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Poste Italiane s.p.a. - Sped. in Abb. Post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n o 46) art. 1, comma 2, DCB BL - In caso di mancato recapito restituire al mittente che si impegna a pagare la relativa tariffa. ANNO XLV - gennaio - febbraio 2009 - N. 1 AGGIORNAMENTO: CialÈ ai dÏs da ades 50 anni fa il Papa buono pensa al dialogo col mondo Roma, 28 ottobre 1958 Angelo Giuseppe Roncalli, classe 1881, viene eletto papa. Prende il nome di Giovanni XXIII. Dopo la figura austera, nobile e severa di Papa Pio XII, viene scelto questo figlio di poveri contadini bergamaschi: or- dinato prete nel 1904, fu segre- tario del vescovo e insegnante in seminario. Durante la prima guerra mon- diale fu sergente infermiere. Dal 1925 fu rappresentante del Papa in Bulgaria, dove co- nosce il mondo ortodosso. Nel 1934 in Turchia, dove conosce da vicino il mondo musulmano e in Grecia, ortodossi pure loro. Nel 1944 a Parigi, in Francia, dove conoscerà la realtà delle tensioni tra Stato e Chiesa e l’e- sperienza dei preti-operai. Nel 1953 diventa patriarca a Ve- nezia. Diventa Papa a quasi ottan- t’anni. Conosciuto per la sua bontà, sarà chiamato da tutti Il Papa buono. Il suo volto sereno e la figura rotonda, le sue ma- niere da nonno buono, conqui- steranno il cuore dei fedeli e del mondo intero. Egli sapeva che non aveva molti anni a disposizione, era persona acuta, intelligente, pre- parata, ma soprattutto una persona ottimista, che credeva nelle capacità degli uomini di aprirsi alle cose nuove, grazie anche alle sue esperienze in luoghi non proprio aperti alla fede al Dio di Gesù Cristo. Fu così che da subito il nuovo papa pensa a convocare in Roma una riunione di tutti i Vescovi non solo cattolici, ma ecu- menica, cioè aperta a tutti i Ve- scovi, anche non cattolici. Solo dopo pochi mesi, il 25 gennaio 1959, nella festa della conversione di San Paolo, nella Basilica di San Paolo fuori le mura, il Papa manifesta ai ve- scovi e ai Cardinali presenti per la conclusione della settimana di preghiere per l’unità della Chiesa, la volontà di riunire un Concilio a Roma, in Vaticano. Si chiamerà Concilio Ecumenico Vaticano II. La notizia non viene ben ac- colta da Cardinali e Vescovi, che da anni conoscevano la rigidità e la chiusura del papa Pio XII, che aveva accentrato in sé molte re- sponsabilità, anche per le in- comprensioni a cui era stato sog- getto, ma che la storia futura chiarirà nelle motivazioni. L’anziano Papa Giovanni non si scoraggia, ma con la bontà e la mitezza, ma anche la capar- bietà tipica del contadino che lo caratterizza, andrà avanti per la sua strada, cercando di coin- volgere quanti più Vescovi pos- sibile nel suo progetto. Nella festa dell’Epifania del 1962 il Papa comunica il giorno in cui questo concilio avrà inizio: 11 ottobre 1962, anniver- sario in cui si ricorda come il Concilio di Efeso proclamò Maria quale Madre di Dio. La malattia bussa alla porta del Papa Il Papa si ammala nel 1962 di tumore: sempre più stanco fisi- camente, non mostra segni di ce- dimento nella speranza e nello spirito. Egli prosegue nella sua volontà affinché la Chiesa dia- loghi con il mondo contempo- raneo. Per questo il Papa sceglie la festa della conversione di San Paolo: come l’apostolo non esitò a lasciare alle spalle tutto quello che gli impediva di ab- bracciare Cristo che lo aveva chiamato a seguirlo, così anche la Chiesa del XX secolo poteva spogliarsi dell’uomo vecchio per vestire il nuovo. E “aggiornamento” sarà la parola che caratterizzerà i lavori del Concilio Vaticano II fin dal suo inizio. Quella “novella Pen- tecoste” che papa Giovanni si augurava per la Chiesa Cattolica diventa realtà. Le cose più evidenti e l’e- redità più preziosa del concilio e di papa Giovanni, è quella di “cercare più quel che ci unisce piuttosto che quel che ci divide”. Desiderio di dialogo, di in- contro, di camminare insieme, non per imporre, ma per pro- porre, senza per questo rinun- ciare alla Verità. SEGUE A PAGINA 2 Nevicata gennaio 2009

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«Le nuove del Pais» 1

Poste Italiane s.p.a. - Sped. in Abb. Post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 no 46) art. 1, comma 2, DCB BL - In caso di mancato recapito restituire al mittente che si impegna a pagare la relativa tariffa.

ANNO XLV - gennaio - febbraio 2009 - N. 1

AGGIORNAMENTO:

CialÈ ai dÏs da ades 50 anni fa il Papa buonopensa al dialogo col mondo

Roma, 28 ottobre 1958Angelo Giuseppe Roncalli,

classe 1881, viene eletto papa.Prende il nome di Giovanni

XXIII.Dopo la figura austera, nobile

e severa di Papa Pio XII, vienescelto questo figlio di povericontadini bergamaschi: or-dinato prete nel 1904, fu segre-tario del vescovo e insegnante inseminario.

Durante la prima guerra mon-diale fu sergente infermiere.

Dal 1925 fu rappresentantedel Papa in Bulgaria, dove co-nosce il mondo ortodosso. Nel1934 in Turchia, dove conosceda vicino il mondo musulmano ein Grecia, ortodossi pure loro.

Nel 1944 a Parigi, in Francia,dove conoscerà la realtà delletensioni tra Stato e Chiesa e l’e-sperienza dei preti-operai. Nel1953 diventa patriarca a Ve-nezia.

Diventa Papa a quasi ottan-t’anni. Conosciuto per la suabontà, sarà chiamato da tutti IlPapa buono. Il suo volto serenoe la figura rotonda, le sue ma-niere da nonno buono, conqui-steranno il cuore dei fedeli e delmondo intero.

Egli sapeva che non avevamolti anni a disposizione, erapersona acuta, intelligente, pre-parata, ma soprattutto unapersona ottimista, che credevanelle capacità degli uomini diaprirsi alle cose nuove, grazieanche alle sue esperienze inluoghi non proprio aperti allafede al Dio di Gesù Cristo.

Fu così che da subito il nuovopapa pensa a convocare in Romauna riunione di tutti i Vescovinon solo cattolici, ma ecu-menica, cioè aperta a tutti i Ve-scovi, anche non cattolici.

Solo dopo pochi mesi, il 25gennaio 1959, nella festa dellaconversione di San Paolo, nellaBasilica di San Paolo fuori lemura, il Papa manifesta ai ve-scovi e ai Cardinali presenti perla conclusione della settimana dipreghiere per l’unità dellaChiesa, la volontà di riunire unConcilio a Roma, in Vaticano. Sichiamerà Concilio EcumenicoVaticano II.

La notizia non viene ben ac-

colta da Cardinali e Vescovi, cheda anni conoscevano la rigidità ela chiusura del papa Pio XII, cheaveva accentrato in sé molte re-sponsabilità, anche per le in-comprensioni a cui era stato sog-getto, ma che la storia futurachiarirà nelle motivazioni.

L’anziano Papa Giovanninon si scoraggia, ma con la bontàe la mitezza, ma anche la capar-bietà tipica del contadino che locaratterizza, andrà avanti per lasua strada, cercando di coin-volgere quanti più Vescovi pos-sibile nel suo progetto.

Nella festa dell’Epifania del1962 il Papa comunica il giornoin cui questo concilio avrà

inizio: 11 ottobre 1962, anniver-sario in cui si ricorda come ilConcilio di Efeso proclamòMaria quale Madre di Dio.

La malattia bussaalla porta del Papa

Il Papa si ammala nel 1962 ditumore: sempre più stanco fisi-camente, non mostra segni di ce-dimento nella speranza e nellospirito. Egli prosegue nella suavolontà affinché la Chiesa dia-loghi con il mondo contempo-raneo.

Per questo il Papa sceglie lafesta della conversione di SanPaolo: come l’apostolo nonesitò a lasciare alle spalle tuttoquello che gli impediva di ab-bracciare Cristo che lo avevachiamato a seguirlo, così anchela Chiesa del XX secolo potevaspogliarsi dell’uomo vecchioper vestire il nuovo.

E “aggiornamento” sarà laparola che caratterizzerà i lavoridel Concilio Vaticano II fin dalsuo inizio. Quella “novella Pen-tecoste” che papa Giovanni siaugurava per la Chiesa Cattolicadiventa realtà.

Le cose più evidenti e l’e-redità più preziosa del concilio edi papa Giovanni, è quella di“cercare più quel che ci uniscepiuttosto che quel che ci divide”.

Desiderio di dialogo, di in-contro, di camminare insieme,non per imporre, ma per pro-porre, senza per questo rinun-ciare alla Verità.

SEGUE A PAGINA 2Nevicata gennaio 2009

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2 «Le nuove del Pais»

Dissentiamo dai profetidi sventura

Il Papa nel suo discorso inau-gurale dirà: “A noi sembra didover dissentire da codestiprofeti di sventura, che annun-ziano eventi sempre infausti,quasi che incombesse la fine delmondo. Nel presente momentostorico, la buona Provvidenza cista conducendo ad un nuovoordine di rapporti umani“.Questo ottimismo del Papa si ra-dicava in una volontà di aperturaai problemi del mondo contem-poraneo. Il Papa dice che l’ideadel concilio non è maturata in luicome frutto di una lunga medita-zione, ma nato come il fiorespontaneo di una primavera in-sperata.

E oggi, cos’è rimasto?Il Concilio, venne concluso

da papa Paolo VI nel 1965.Per Fodom l’applicazione del

Concilio coincide proprio colpassaggio dalla Diocesi di Bres-sanone a quella di Belluno. Dauno stile ordinato plurisecolare,si passa a sperimentazione più omeno riuscita. Ovvio per ifodomi confondere la novità delConcilio con le stranezze degli“italiani” anche se fino al 1973 lacura d’anime resterà in mano apreti ladini. I cambiamenti piùvistosi sono l’uso dell’italiano alposto del latino nella Messa e neisacramenti; il volgersi del pretee dell’altare stesso verso la gentee non più verso il Tabernacolo;l’inserimento di più canti in ita-liano anche nella Messa colpopolo; la Messa dialogata; leletture. Il tutto coincidente peròanche con il calo delle voca-zioni, e a volte esagerazioni dicattivo gusto con cartelloni, sce-nette e teatri vari in Chiesa o du-rante la Messa, che tolgono allecerimonie sacre l’aria di misteroe le fanno assomigliare di piùalle cose di tutti i giorni. Unbene? Un male? Qui le opinionisono diverse, anche nella nostravallata. Chi rimpiange il passatopiù lontano, chi il passato piùvicino... ma la domanda restasempre quella di papa Giovanni:come possiamo fare affinché ilfiore dell’aggiornamento fio-risca come nuova primaveraanche ora? Come testimoniarela nostra fede in Gesù Sal-vatore?

Penso la risposta sia in unafrase sola: amando la nostra Co-munità (cristiana e civile) perquello che è. Solo così potremomigliorarla, cambiando il nostromodo di guardarla, saperleggere i segni positivi. E essercoscienti che è più quel che ciunisce che quel che ci divide.

don Vito da Arabba

dalla pagina 1 Da medico assassinoa uomo per la vita

Educare èdiverso

da proibireLa sicurezza nella circola-

zione stradale è sempre un pro-blema di attualità.

Sempre più spesso personeche hanno esagerato con l’alcolsi mettono alla guida e causanoincidenti in cui sono coinvoltiessi stessi o nella maggior partedei casi anche altre persone, conconseguenze tragiche. Lo Statoitaliano sta cercando di intro-durre la soglia del tasso alcolicozero per le persone al volante.Ma è chiaro che proibire, con-trollare, multare, non porta aduna vera presa di responsabilità.Nella mente nasce il pensiero:speriamo di arrivare sani a casa,speriamo non mi fermino, spe-riamo...

Ma non c’è vera responsa-bilità e onesta previsione di pro-vocare seri danni a se stessi o adaltri.

La strada per la maturità è co-noscere i propri limiti e accet-tarli.

Non quella di superarli sfi-dando la sorte.

C’è chi ha bisogno di proibirsidel tutto di bere anche un gocciodi vino, perché ha imparato a co-noscere se stesso.

Altri invece che possono av-vicinarsi all’alcol senza su-perare i limiti che si auto-im-pongono di non superare. Laproibizione assoluta non lasciaspazio alla propria responsa-bilità. O altri scelgono che lapropria responsabilità è quelladi non bere minimamente.

Altri invece non si pongonoalcun limite, ma se si chiedeperché bevano non sanno più ri-spondere o dicono: “Perché mipiace. Per dimenticare. Peressere per un po’ senza pen-sieri...”

L’educazione al LIMITEdeve essere inculcata da piccoli.Se i bambini ridono quando i ge-nitori li sgridano e non obbedi-scono, non vuol dire che è ilbambino difficile, vuol dire cheprobabilmente il modo dieducare è troppo poco severo. Ela disciplina sparisce. E con ladisciplina anche il senso di sicu-rezza. Sì, perché un bambino chenon conosce i propri limiti(quando far basta) sarà unbambino e un adulto insicuro. Ilbambino, e l’adulto, che saquando deve far basta, sarà unbambino sicuro di sé e delleproprie capacità, perché co-nosce anche le proprie inca-pacità.

E allora, cos’è più facile?Proibire e punire o educare e farcapire perché è no?

Nella foto: Stojan Adasevic.

Stojan Adasevic, medicoabortista serbo, in 26 anniha praticato, stando a suoicalcoli tra i 48 e i 62.000aborti (ha detto che in ungiorno a volte riusciva apraticarne anche 35, lavo-rando per 9 ore di fila insala operatoria). Oggiinvece è uno dei massimitestimoni del diritto allavita in Serbia.

La sua storia ha davverodel miracoloso.

Ancor giovane studentedi medicina, sentì di-scutere animatamentealcuni ginecologi di uncaso di interruzione di gra-vidanza non riuscita daloro praticata molti anniprima. Riguardava unagiovane dentista di unaclinica vicina all’Uni-versità, che si era rivolta aloro per interrompere lagravidanza, ma nono-stante l’operazione, cheessi credevano riuscita, ilbambino nacque lo stesso.

Stojan riconobbe in quelbambino “nato lo stesso”proprio lui e in quelladonna la propria madre,che effettivamente eraancora dentista in attivitàvicino all’Università.

Decise - convinto dallascuola marxista-atea chel’aborto è solo un’opera-zione chirurgica comeun’altra - di dedicare la suavita quasi esclusivamentea donne che volevano in-terrompere la gravidanza.Divenne famoso per laquantità di aborti che riu-sciva ad effettuare in unsolo giorno di lavoro.

Ma nel 1992 fece unsogno strano: si trovò in un

grande prato in cui eranopresenti numerosi ragazzitra i 4 e i 24 anni. Essi gio-cavano e ridevano. Maappena egli provò ad avvi-cinarsi tutti scapparonoimpauriti. Quando riuscìad afferrarne uno, questogridò: Aiuto! Aiuto! Libe-ratemi da questo as-sassino! Lo lasciò andare,ma gli comparve davantiun uomo, che gli disseessere san Tomaso d’A-quino (famoso teologo,frate domenicano, vissutonel medioevo) che Stojannon conosceva, perché cre-sciuto ateo e comunista,che gli disse: Questi sono ibambini che tu hai uccisocon i tuoi aborti.

Al mattino, scosso, manon abbastanza, si reca allavoro e la sua vita vaavanti come al solito. Finoa quando estraendo i pezzidi un feto, notò che la manosi muoveva ancora e che ilcuore pulsava. La donnacominciò a perdere mol-tissimo sangue, la sua vitaera seriamente in pericoloe per la prima volta Stojan,ateo convinto si trovò apregare: “Signore, salvaquesta donna, non me!”.Fu esaudito.

E quello divenne il suoultimo aborto. Da allora, siè dedicato alla difesa dellavita e ancora oggi tieneconferenze e incontri perspiegare a tutti, specie alledonne, la realtà e la tra-gedia dell’aborto, che non èuna “semplice operazionechirurgica” ma un vero eproprio omicidio com-messo dal medico e or-dinato dalla madre.

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«Le nuove del Pais» 3

Parrocchia di PieveCCP 39808548 Parrocchia di Pieve cell. 333 2030597tel. 0436 7176CCP 39808548

GIORNATA PER LA VITA“La forza della vita nella sofferenza”

È stata celebrata domenica1 febbraio 2009 con la parteci-pazione di tanti bambini eadulti e con l’iniziativa moltofruttuosa “progetto Gem-ma” che ha permesso di rac-cogliere varie offerte per talescopo.

Quest’anno si intitolava“la forza della vita nella sof-ferenza”, vista sotto variaspetti. La sofferenza chetutti hanno il dovere dicercare di superare o almenoalleviare.

La sofferenza, spesso ine-vitabile, non costituisce unimpoverimento della vita:anzi spesso è in grado di li-berare nuove risorse umane edi generare una ricchezza cherende ancora più preziosa lavita. La fede in Gesù, morto erisorto, “illumina l’enigmadel dolore e della morte (GS22), aiuta ad “interpretare” lasofferenza umana e a viverlacome esperienza pasqualeche arricchisce la persona”. IlMessaggio dei Vescovi in-vitava anche a guardarsi dal

cercare scorciatoie apparen-temente risolutive (tra questesono di particolare attualitàl’eutanasia e l’aborto) magravemente offensive delvalore della vita e della di-gnità umana. “Chi soffre nonva mai lasciato solo”, esor-tavano i Vescovi rivol-gendosi ai volontari accantoai malati terminali, allemamme che accolgono la vitaanche quando essa è senzafuturo, ai giovani che, colpitida malattie invalidanti,trovano ancora la forza peressere testimonianza diamore e di speranza tra i coe-tanei, ai malati in fase ter-minale che, sorretti dall’af-fetto e dalle cure di chi staloro intorno, non cedono alladisperazione.

La virtù della fortezza,oggi poco praticata, vieneperò in soccorso “quando ilpeso della vita ci appare in-tollerabile”; nessuna soffe-renza, per quanto grave, puòprevalere sulla forza del-l’amore e della vita.

L’ANNO DI SAN PAOLOIn occasione del bi-mille-

nario della nascita dell’Apo-stolo S. Paolo la Chiesa gli hadedicato un anno: dal 28giugno 2008 al 29 giugno2009. Papa Benedetto XVI,nella Basilica di S. Paolo fuori lemura, nel dare inizio alle cele-brazioni, ha tenuto una riccaomelia sul Santo. Ne riportoalcuni brani significativi.

“Siamo qui raccolti per inter-rogarci sul grande Apostolodelle genti. Ci chiediamo nonsoltanto: chi era S. Paolo? Cichiediamo soprattutto: chi èPaolo? Che cosa dice a me? Inquesta ora, all’inizio dell’“Anno Paolino” che stiamoinaugurando, vorrei sceglieredalla ricca testimonianza delNuovo Testamento tre testi, incui appare la sua fisionomia in-teriore, lo specifico del suo ca-rattere. Nella lettera ai Galatiegli ci ha donato una profes-sione di fede molto personale,in cui appare il suo cuore da-vanti ai lettori di tutti i tempi erivela quale sia la molla piùintima della sua vita. “Vivonella fede del Figlio di Dio, chemi ha amato e ha dato se stessoper me”.

Tutto ciò che Paolo fa, parteda questo centro. La sua fede èl’esperienza di essere amato daGesù Cristo in modo tutto per-sonale; è la coscienza del fattoche Cristo ha affrontato lamorte non per qualcosa dianonimo, ma per amore di lui -di Paolo - e che, come risorto,lo ama tuttora, che cioè Cristosi è donato a lui. La sua fede èl’essere colpito dall’amore diGesù Cristo, un amore che losconvolge fin nell’intimo e lotrasforma. La sua fede non è

una teoria, un’opinione su Dioe sul mondo. La sua fede è l’im-patto dell’amore di Dio sul suocuore. E così questa fede èamore per Gesù Cristo.

Nella ricerca della fisio-nomia interiore di San Paolovorrei, in secondo luogo, ri-cordare la parola che il Cristo ri-sorto, gli rivolse sulla stradaverso Damasco. Prima il Si-gnore gli chiede: “Saulo, Sauloperché mi perseguiti? Alla do-manda: - Chi sei o Signore? -vien data la risposta: - Io sonoGesù che tu perseguiti” (At.9,4). Perseguitando la Chiesa,Paolo perseguita lo stessoGesù. “Tu perseguiti ME”.Gesù si identifica con la Chiesain un solo soggetto. In questaesclamazione del Risorto, chetrasformò la vita di Paolo, infondo ormai è contenutal’intera dottrina sulla ChiesaCorpo di Cristo. Cristo non si èritirato nel cielo, lasciando sullaterra una schiera di seguaci chemandano avanti “la sua causa”.La Chiesa non è un’associa-zione che vuole promuovereuna certa causa. In essa non sitratta di una causa. In essa sitratta della persona di GesùCristo, che anche da risorto è ri-masto “carne”. Egli ha “carne eossa”, lo afferma in Luca il Ri-sorto davanti ai discepoli che loavevano considerato un fan-tasma. Egli ha un corpo. È per-sonalmente presente nella suaChiesa, “Capo e Corpo”formano un unico soggetto,dirà Agostino. “Non sapete chei vostri corpi sono membra diCristo?”, scrive Paolo ai Co-rinzi. Ed aggiunge: come, se-

SEGUE A PAGINA 4

Giornata per la vita a Digonera.

Sono le foto dei 18 bambini presenti alla festa per la vita.

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4 «Le nuove del Pais»

condo il Libro della Genesi,l’uomo e la donna diventanouna carne sola, così Cristo con isuoi diventa un solo spirito,cioè un unico soggetto nelmondo nuovo della risurre-zione. In tutto ciò traspare il mi-stero eucaristico, nel qualeCristo dona continuamente ilsuo Corpo e fa di noi il suoCorpo: Il pane che noi spez-ziamo, non è forse comunionecon il Corpo di Cristo? Poichéc’è un solo pane, noi, pur es-

sendo molti, siamo un corposolo: tutti infatti partecipiamodell’unico pane”. Con questeparole si rivolge a noi, in que-st’ora, non soltanto Paolo, maanche il Signore stesso: comeavete potuto lacerare il mioCorpo? Davanti al volto diCristo, questa parola diventa alcontempo una richiesta ur-gente: riportaci insieme datutte le divisioni. Fa che oggi di-venti nuovamente realtà: c’èun solo pane, perciò per noi,pur essendo molti, siamo uncorpo solo. Per Paolo la parolasulla Chiesa come Corpo diCristo non è un qualsiasi pa-ragone. Va ben oltre un pa-ragone. “Perché mi perse-guiti?”. Continuamente Cristoci attrae dentro il suo Corpo,edifica il suo Corpo a partire dalcentro eucaristico, che perPaolo è il centro dell’esistenzacristiana, in virtù del quale tutti,come anche ogni singolo puòin modo tutto personale speri-mentare: Egli stesso mi haamato ed ha dato se stesso perme”.

(Benedetto XVI)

IL PRESEPIO VIVENTE

Fedeli alla tradizione, le cate-chiste di prima e seconda ele-mentare hanno organizzato il pre-sepio vivente con il gruppo dibambini delle prime classi. Eranovestiti secondo il ruolo che do-vevano svolgere.

All’inizio della Messa sono en-trati in chiesa con le luci spente, alchiarore delle lanterne, mentre dalcoro scendevano dolcemente lenote del “Ciel Seren”.

I pastori: Anna Crepaz, Elia De-nicolò e Giovanna Ploneraprivano il corteo; seguivano i ReMagi: Sofia Zorz, Matteo Crepaz eLea Denicolò; poi due angeli:Elisa Lorenzini e Chiara Dorigo;alla fine la Madonna, Benedetta

Faber col bambinello e S. Giu-seppe: Omar Crepaz.

In chiesa, all’accendersi di tuttele luci, hanno preso posto sulprimo banco e gli attori principali(Maria e Giuseppe) con i dueangeli davanti all’altare di S. Giu-seppe, con la grande stella illu-minata e piena di tanti piccoli cuoriche avevano attestato la presenzadei bambini e ragazzi del cate-chismo alla Messa durante l’Av-vento. I numerosi fedeli, special-mente i genitori, guardavanocompiaciuti questi bambini checon serietà, come tanti attori pro-vetti, richiamavano il grande mi-stero del Natale: un Dio che si èfatto bambino per noi.

Il coro parrocchiale“S. Giacomo”

Da alcuni anni il coro parroc-chiale di Pieve, composto daolre trenta coristi, sta crescendosempre più e riscuotendo con-sensi ed applausi nelle varie ma-nifestazioni. Ne ricorderòqualcuna.

Nel 2006 ha organizzato unviaggio a Roma dove ha avutol’onore di cantare, una do-menica, nella Basilica di S. Gio-vanni in Laterano e di teneredue concerti: uno ad Anagni,col coro Fodom, e un altro per“Gli emigranti veneti”.

Nel settembre 2007, in occa-sione del pellegrinaggio dellevalli Ladine al Santuario dellaMadonna di Pietralba-Weis-sentein ha cantato vari canti du-rante la Messa.

In questa circostanza ogni

corista indossava la nuovadivisa.

Ha avuto poi altre occasioniminori, quali matrimoni diamici e altre Messe, di far ap-prezzare i suoi canti polifonici;ad esempio a Brunico, contappa anche a Badia, accolto damons. Lorenzo Irsara e da mons.Franz Sottara.

Ricordo ancora la Messa so-lenne per il 30o anniversario diPapa Luciani a Canale d’A-gordo, celebrata dal vescovomons. John Magee, uno dei duesegretari di Giovanni Paolo I,quello che lo trovò morto lamattina del 28 settembre 1978.

L’11 novembre scorso, in-vitato dal Capitolo della Catte-drale, è sceso a Belluno per lafesta patronale di S. Martino. As-

BELLUNO – Il Coro S. Giacomo stretto attorno al vescovo Ducoli.

sieme al nostro vescovo mons.Giuseppe Andrich, presiedevala concelebrazione mons.Maffeo Ducoli che festeggiava i90 anni di vita.

Mons. Ausilio Da Rif, Decanodella Cattedrale, in una lettera alparroco di Pieve, così ha scritto:“Un grazie particolarmentesentito al Coro, composto daelementi giovani e al suo Di-rettore (Denni n.d.r.) la cui ese-cuzione è stata molto ap-prezzata e ai fedeli di Pieve chehanno voluto offrire in donoprodotti tipici della zona.

Il venerato mons. MaffeoDucoli, che presiedeva la con-celebrazione festeggiando il 90o

compleanno, ha espresso in-sieme al nostro Vescovo sensi divivo compiacimento. Il Signorericompensi e benedica tutti”.

Infine l’8 dicembre era pre-sente a Belluno nella chiesa di S.Stefano per un concerto inonore della Madonna Imma-colata, ottenendo un vero suc-

cesso. Il merito, come già detto,va al dinamico ed entusiasta di-rettore Dorigo, ma anche all’im-pegno dei coristi e all’organistaOscar che sostiene il coro conuna professionalità enco-miabile.

In gennaio sono stati eseguitidei lavori in cantoria per di-sporre meglio le varie voci e po-tenziare le luci per i coristi.

Data l’occasione, non dimen-tichiamo il Cav. Uff. PellegriniBenigno, l’anziano direttore ecantore, sempre presente epronto a prendere in mano labacchetta di maestro o a far dasolista, nonostante i suoi 81 anniportati bene.

Il parroco e la Comunità par-rocchiale ringraziano viva-mente i coristi, insieme al di-rettore e all’organista che con leloro ottime esecuzioni canorerendono sempre solenni le cele-brazioni liturgiche e dannolustro alla Pieve di Livinallongo.

don Alfredo

Canale d’Agordo, 28 settembre 2008: il coro parrocchiale, dopo avercantato la Messa in memoria di Giovanni Paolo I nel trentesimo anni-versario della morte, posa per una foto con il celebrante Mons.Maggee che fu uno dei due segretari di Papa Luciani.

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«Le nuove del Pais» 5

UN SALUTO DALLA CASA DI RIPOSO

È con piacere che inquesto numero vi raccon-tiamo ancora un po’ di noi edel nostro Natale!

Le feste sono iniziatecome ogni anno con la ca-lorosa e tanto aspettatavisita di San Nicolò con isuoi angioletti, dolci e bellicome sempre. I “malagn”,benché brutti e cattivi piùdel solito, non sono riusciti aportare via nessuno, e noifelici di averla scampatabella anche quest’anno, cela ridiamo sotto i baffi.

Contenti e soddisfatti diaver ricevuto un bel re-galino, abbiamo pensato diringraziare il nostro amatoSan Nicolò con una bellacanzoncina. La voce deinostri anziani faticava avenire, ma con l’aiuto deinostri angioletti tutto si èconcluso a meraviglia.

Con gran musica, balli esplendidi doni, la gioia dellefeste è continuata con la

visita del “Gruppo Alpini daFodom”! Festosi come nonmai ci hanno donato unamattinata di grande allegria.Per finire in gran bellezza,Babbo Natale ci ha sorpresocon una gran “gerla” di bel-lissimi pacchetti rossi. Chegioia scartare, come tutti, unbel regalino il giorno diNatale!! Cosa aspettarci dipiù ?!

La visita dei bambini del-l’asilo, che tutti noi aspet-

tavamo con gioia, que-st’anno purtroppo non si èpotuta realizzare causa le ab-bondanti nevicate. Masiccome la nostalgia è tanta,ci auguriamo che questipiccoli “fodomi” possanovenire presto, con la lorovocina e frizzante allegria, atrasmetterci tanta emozionee felicità.

Cogliamo l’occasione percondividere con tutti voi lasoddisfazione di aver datovita, fra le varie attività dellaCasa di riposo, anche alnuovo laboratorio di cucito,soprannominato con sim-patia “la nuova sartoria diPieve di Livinallongo”.Scherzi a parte, le mani d’orodelle nostre ospiti parteci-panti risolvono ogni pro-blema, o quasi, di “bucato”generale.

Concludo con un grandegrazie a tutti, per avercidonato anche quest’announ Natale con il sorriso.

Micheluzzi Gloria

Suor Lara e Suor Francesca accompagnano degli “angioletti” con la chitarra.

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6 «Le nuove del Pais»

EDUCATE I FIGLINELLA FEDE

Alcuni brani dall’omelia delPapa della domenica del Bat-tesimo di Gesù.

“Cari amici, sono veramentecontento che anche que-st’anno, in questo giorno difesta, mi sia data l’opportunitàdi battezzare dei bambini.

Su di essi si poggia oggi il“compiacimento” di Dio. Daquando il Figlio Unigenito delPadre si è fatto battezzare, ilcielo è realmente aperto e con-tinua ad aprirsi, e possiamo af-fidare ogni nuova vita chesboccia alle mani di Colui che èpiù potente dei poteri oscuridel male.

Questo in effetti comporta ilBattesimo: restituiamo a Dioquello che da Lui è venuto.

Il bambino non è proprietàdei genitori, ma è affidato dalCreatore alla loro responsa-bilità, liberamente e in modosempre nuovo, affinché essi loaiutino ad essere un liberofiglio Dio.

Solo se i genitori maturanotale consapevolezza riescono atrovare il giusto equilibrio tra lapretesa di disporre dei proprifigli come se fossero un privatopossesso plasmandoli in basealle proprie idee e desideri, el’atteggiamento libertario chesi esprime nel lasciarli crescerein piena autonomia soddisfa-cendo ogni loro desiderio easpirazione, ritenendo ciò unmodo giusto di coltivare la loropersonalità.

Se con questo sacramento, ilneo-battezzato diventa figlioadottivo di Dio, oggetto del suoamore infinito che lo tutela edifende dalle forze oscure delmaligno, occorre insegnargli ariconoscere Dio come suoPadre ed a sapersi rapportare aLui con atteggiamento di figlio.

E pertanto, quando, se-condo la tradizione cristiana

come oggi facciamo, si bat-tezzano i bambini introdu-cendoli nella luce di Dio e deisuoi insegnamenti, non si faloro violenza, ma si dona loro laricchezza della vita divina incui si radica la vera libertà che èpropria dei figli di Dio; una li-bertà che dovrà essere educatae formata con il maturare deglianni, perché diventi capace diresponsabili scelte personali.

Cari genitori, cari padrini emadrine, vi saluto tutti con af-fetto e mi unisco alla vostragioia per questi piccoli che oggirinascono alla vita eterna. Siateconsapevoli del dono ricevutoe non cessate di ringraziare il Si-gnore che, con l’odierno sacra-mento, introduce i vostribambini in una nuova famiglia,più grande e stabile, più apertae numerosa di quanto non siaquella vostra; mi riferisco allafamiglia dei credenti, allaChiesa, una famiglia che ha Dioper Padre e nella quale tutti siriconoscono fratelli in GesùCristo.

Voi dunque oggi affidate ivostri figli alla bontà di Dio, cheè potenza di luce e di amore;ed essi, pur tra le difficoltà dellavita, non si sentiranno mai ab-bandonati, e a Lui resterannouniti.

Preoccupatevi pertanto dieducarli nella fede, di insegnarloro a pregare e a crescerecome faceva Gesù e con il suoaiuto, “in sapienza, età e graziadavanti a Dio e agli uomini”(Lc. 2, 52).

(Benedetto XVI)

Direttore don Alfredo Murerresponsabile ai sensi di legge

don Lorenzo SpertiIscr. Tribunale di Belluno n. 4/82

Stampa Tipografia Piave Srl - Belluno

PROSSIMI APPUNTAMENTI11 FEBBRAIO: festa della Madonna di Lourdes: nella Cappella di Pieve ci sarà la

S. Messa ore 8.30.25 FEBBRAIO: le sacre Ceneri. A Pieve ore 8.30 e a Villa S. Giuseppe ore 16.45:

S. Messa con la benedizioni delle Ceneri.VENERDÌ DI QUARESIMA: Via Crucis nelle chiese di Pieve ed Arabba (ore 20).19 MARZO, GIOVEDÌ: S. Messa del patrono a Villa S. Giuseppe. 21 MARZO: pellegrinaggio del Decanato di Livinallongo a S. Maria delle

Grazie (8. 30). 29 MARZO: ore 15.00 Prima Confessione.8 APRILE: ore 14.30 ritiro in preparazione alla Pasqua. 1 MAGGIO: festa patronale a Digonera con S. Messa ore 10.00.

IN BREVE

� Il 22 dicembre gli alunni dellescuole elementari hanno fattouna bella recita natalizia nelsalone parrocchiale.

L’abbondante nevicata con ilconseguente pericolo di slavine

non ha permesso a tutti di esserepresenti alla recita che meritavaveramente di avere un pubblicopiù numeroso per la sua origi-nalità e attualità e per i ricchi inse-gnamenti per tutti.

� Sono ripresi in questi giorni gliincontri per la Lectio divina e peril gruppo del Vangelo. Sonotenuti dalle Suore discepole delVangelo e si prefiggono di cono-scere e approfondire la Parola diDio. � A Salesei di Sotto è stata bene-detta una casa nuova, quella diMauro Crepaz da Pian. C’è dasottolineare la rapidità con laquale è stata iniziata e portata atermine e resa subito abitabile.Bravo Mauro! Anche a Renaz, nelnuovo complesso dei 5 con-domini costruiti dalla società“Villa Roma”, diretta da De-mattia Damiano, sono già staticonsegnati i primi appartamentiad alcune famiglie. Il sorgere dinuove case destinate alla nostragente è segno di vitalità e diamore alla propria terra natia.� Gli alpini del “Col di Lana” rin-graziano tutti per la cospicuasomma raccolta la notte diNatale, dopo la Messa, con il“brulè o il tè”. Tale offerta (634euro) raccolta tra Pieve edArabba andrà alla Croce Biancadi Arabba, assieme a tutte le altreraccolte nelle parrocchie dell’A-gordino.� Dopo 21 anni di fedele ser-vizio, i farmacisti Basso Gianlucaed Agrippina con la famiglia,hanno lasciato Livinallongo per

andare a gestire una farmacia diCortina. Nel precedente bol-lettino avevano dato il saluto atutti i Fodomi; anche da partenostra vorremmo che giungesseai coniugi Basso il nostro graziepiù sincero per il lavoro svolto aPieve e ad Arabba! Al loro postosono subentrati i coniugi Da RinPaolo e Radoani Laura, ai qualiporgiamo i nostri migliori auguridi buon lavoro e di lunga perma-nenza tra noi!� “L’Amico del Popolo”, che ri-cordava la data centenaria dellasua fondazione, ai primi digennaio portava all’interno la ri-stampa del primo numero, uscitoil gennaio 1909. Confrontandolocon l’edizione attuale vediamosubito il lungo e progressivo mi-glioramento del giornale. Su talecopia, veniva riportato un ar-ticolo su “L’alcoolismo” scritto vi-vacemente e con parole forti perdenunciare la gravità del fe-nomeno. Cosa dovremmo scri-vere oggi?� Mons. Lorenzo Irsara, giàDecano di Livinallongo dal 1955al 1973, il prossimo 29 giugno fe-steggerà i 70 anni di Sacerdozio.Pur avendo ormai compiuto i 94anni è ancora pieno di vita e speradi arrivare a festeggiare questadata rarissima. Noi lo accompa-gniamo con la nostra preghiera econ i migliori auguri!� Il 31 dicembre ricorreva S. Sil-vestro, patrono di Larzonei. Tuttici siamo chiesti: la facciamoquesta festa con tutta questaneve? In due giorni abbiamo sol-lecitato il Comune perché ciaprisse le strade e i parcheggi, ab-biamo sollecitato il lattoniereMarco Codalonga affinché ci si-stemasse il camino della centraletermica. La Messa solenne, ac-compagnata da Oscar allapianola, è stata celebrata ecantata, alla presenza di 23persone. Dopo la Messa c’è statopure un piccolo rinfresco sullapiazzetta del paese per fare unbrindisi insieme e per farci gliauguri di “buona fine e migliorprincipio”!

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«Le nuove del Pais» 7

DAI NOSTRI MISSIONARIDAI NOSTRI MISSIONARI

Progetto “Curumin”Traduzione: Certifico a suor Laura

il titolo di amica dei bambiniper partecipare attivamente

ai progetti della Casa dei Bambini e degli Adolescenti

Mamme con i loro bambini in attesa di essere pesati.

Pastorale del Bambino

DAL BRASILEVolta Redonda,Feste Natalizie 2008Carissimo Don Alfredoe amici di Fodom

Ormai le feste stanno perpassare ma spero di essereancora in tempo per augurare,a lei e a tutti, almeno un BUONANNO 2009. In questi giorni ab-biamo avuto l’opportunità dimeditare, di riflettere, di veri-ficare e celebrare ciò che ab-biamo vissuto durante il

passato 2008. E sono molti imotivi che ci hanno portato afarlo sia di allegria sia di soffe-renza.

Una speranza ci anima e cispinge ancora a guardare ilfuturo con fiducia: la presenzacostante di quel Dio che nellasua infinita bontà, ha sceltoancora una volta di nascere inmezzo a noi nella semplicità enell’umiltà.

La Sua nascita ci porti pace,speranza, allegria e ci rianiminella fede e nel coraggio di testi-moniare ciò in cui crediamo e diessere portatori di questi valorinell’ambiente in cui viviamo elavoriamo.

Auguriamoci che le nostrebraccia e le nostre mani non sistanchino e continuino a sten-dersi per accogliere, abbrac-ciare e desiderare vita, salute,serenità e pace per tutti. E allora AUGURI... AUGURI eche Gesù Bambino benedica

ciascuno di voi e le vostre fa-miglie.

Auguri pure da tutte quellepersone che, senza cono-scervi, portano nel cuore e nellapreghiera la vostra vicinanzaspirituale e materiale, special-mente i bambini del progetto“Curumin”. L’altra settimana èstata organizzata una Festinacon varie danze, preparate daloro, teatro, giochi, il pranzo e

l’arrivo inaspettato di BabboNatale. Tutti hanno ricevuto unregalino e potete immaginarecon quale gioia. In quest’occa-sione da parte della direzione èstato consegnato un piccolocertificato a tutti quelli cheaiutano e sostengono in varieforme questo progetto. L’ho ri-cevuto pure io rappresentandotutti voi che contribuite con lavostra sensibilità e generosità.

Ora i bambini rimarranno unaquindicina di giorni nelle lorocase per dare la possibilità atutti gli educatori di fare un po’ diriposo. La presenza quotidiana

richiede forza, fermezza, tolle-ranza, comprensione e una ca-pacità grande di amare che conla stanchezza un po’ si affievoli-scono; è necessario allora ri-prendere vigore per affrontarequanto riserverà il nuovo annoappena iniziato. E questo è iltempo opportuno.

È tempo di ferie e di riposoper tutte le pastorali ecclesiali esociali così anche per la pa-storale della criança che, nellevarie comunità di base i giorniprima di Natale, ha fatto l’ultimacelebrazione della vita con ilpeso dei bambini e la consegnadei regali. Sono stati molti ibambini sottopeso recuperatiin quest’anno per la gioia dellemamme e dei volontari che sidedicano con amore alla vita diquesti bimbi.

Si riprenderà in febbraio conla speranza che il caldo inquesto mese di gennaio non siamolto forte e si possa recu-perare in pieno tutte le energie,fisiche e spirituali necessarie.

Vi mando alcune foto per ren-dervi partecipi visibilmente diquanto vi scrivo. Vi ringrazio in-finitamente per la vostra pre-ziosa presenza, vi porto nelcuore con affetto grande econtate sempre nella mia pre-ghiera. Saprà il Signore comericompensarvi. Vi mandoanche il certificato che ho ri-cevuto, è in portoghese macredo non sia difficile capirlo.Un abbraccio fraterno a cia-scuno e a risentirci!

Sr. Laura

L’arrivo di Babbo Natale

DAL PAKISTANKarachi, dicembre 2008

Carissimo Monsignor Alfredoe Fodomi tutti,

ho già ringraziato don Al-fredo per telefono, ma de-sidero farlo anche per scritto.Ringrazio di cuore tutti quelliche hanno collaborato albuon risultato della pescamissionaria che si può direquasi miracolosa. È arrivataanche a me una parte comeuna manna dal cielo perchénon l’aspettavo. Un grazie aLei don Alfredo che ha

pensato anche a me, nono-stante avesse parecchi mis-sionari in vacanza a Fodom.Non ringrazierò mai abba-stanza il Signore per la prov-videnza che non viene mai amancare; questo è una con-ferma che il Signore non ab-bandona mai i suoi poveri.

Siamo vicini al Natale egrazie alla vostra generositàpotremo aiutare tante fa-miglie che si trovano in veranecessità di cibo e medicine.In tutto il mondo c’è crisi eco-

Suor Agnese con i bambini pakistani di Karachi.

SEGUE A PAGINA 8

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8 «Le nuove del Pais»

nomica, ma qui si senteancora di più. Tutti i giorni igiornali riportano notizie di fa-miglie che devono abban-donare i loro figli perché nonhanno più cibo per loro.

Qui si vive sempre in unclima di tensione e di insicu-rezza a causa di esplosioni dibombe che causano sempretanti morti innocenti. Ultima-mente abbiamo avuto unaguerra tra vari gruppi etniciche sparavano e si ucci-devano a vicenda.

Preghiamo che Gesù portipace in questo mondosempre in guerra. Io ringrazioil Signore che ci ha sempreprotetto e sono certa che con-tinuerà a proteggerci.

Auguro a lei e a tutti unSanto Natale e felice Annonuovo. Ringrazio delle vostrepreghiere che mi danno forzae coraggio a continuare lamia missione.

Saluti cariSuor Agnese Grones

Dal Ciad

P. Eugenio Palla scrive poco,invece manda spesso SMS. ANatale mi ha inviato questo mes-saggio:

“Carissimo don Alfredo, sono inBrusse per la Messa di Natale.Prego per voi. Sto bene e me lacavo. Buon Natale a lei e a tutti ifodomi. Un forte abbraccio.Ciaooo. P. Eugenio”.

Ringrazio tutti i missionari diquanto ci hanno scritto, assicu-rando loro il nostro ricordo costanteal Signore con la preghiera; quandosarà possibile, manderemo ancorail nostro aiuto finanziario.

Saluto tutti fraternamente.don Alfredo

PRESEPI DELLE CHIESE

Il presepio di Pieve costruito dagli alpini. Il presepio della chiesa di Andraz.

Il presepio di Digonera.

Le feste del Natale, ormai tra-scorse da oltre un mese, hannovisto una frequenza numerosaalle funzioni e alle belle Messecantate; inoltre hanno visto inogni chiesa della parrocchia

l’allestimento di un presepio. A Pieve gli alpini hanno ac-

colto l’invito del parroco prepa-rando in breve tempo un bel pre-sepio. A 90 anni dalla fine dellaprima guerra mondiale hannovoluto ricordare l’anniversariocon alcuni richiami: sullosfondo che rappresentava il Coldi Lana con la sua Cappella ca-peggiava un grande 90 costruitocon del reticolato per indicaresofferenze, croci e sangue; lastessa capanna era fatta conschegge di bombe e di altri re-perti bellici trovati sul Col diLana. La gente ha ammirato alungo il presepio e si è compli-mentata con gli alpini per la suaoriginalità.

Ad Andraz è stato allestito unpresepio più tradizionale constatue in legno lavorate artistica-mente; a Digonera invece si èpreferito usare materiale più

semplice ma altrettanto efficaceper vivere bene il mistero delNatale.

Merita una segnalazione par-ticolare il bel presepio a Soura-parei di Pieve, costituito da una

capanna di ghiaccio, completodi porta, pavimento e luci, operadi Natalia e di Marino.

Un grazie di cuore a tutticoloro che hanno lavorato per al-lestire questi presepi!

Nicolò Cusano e il fratello Gio-vanni (foto di Erich Gutberlet -dal libro di G. Piaia).

Gli auguri del Vescovodi Bolzano - Bressanone

S.E. mons. Karl Golser, ha di-mostrato di aver particolar-mente gradito gli auguri invia-tigli dal Sindaco di Livinallongoprof. Gianni Pezzei in occasionedella Sua nomina a Vescovodella Diocesi di Bolzano- Bres-sanone

Per questa occasione ilSindaco Pezzei aveva fatto per-venire al Vescovo Golser ilvolume “Nicolò Cusano, Ve-scovo Filosofo, e il Castello diAndraz”, libro curato da Gre-gorio Piaia e fatto stamparedall’attuale AmministrazioneComunale che, portando inprimo piano questo famosopersonaggio, permette di risco-prire gli anni durante i quali Li-vinallongo ha vissuto un rap-porto molto stretto con laDiocesi di Bressanone.La lettera trilingue del Vescovorecita:”Ho gradito molto il suomessaggio di auguri inviatomiin occasione della mia nomina

a Vescovo della Diocesi diBolzano-Bressanone. La rin-grazio per questo segno diunione. In occasione del SantoNatale Le auguro la pace diCristo, che ha voluto farsi

uomo per la nostra salvezza.Egli, che è il principe della pace,ci avvolga con la sua pace:“Cristo nostra pace”!

Con alcune righe autografe,il Vescovo ringrazia quindi peril libro “Nicolò Cusano, Ve-scovo Filosofo, e il Castello diAndraz”.

Sono queste righe autografeche hanno fatto particolarepiacere al Sindaco Pezzei che,tenendo presenti le parole “Laringrazio per questo segno diunione”, pensa alla possibilitàdi un futuro incontro fra il Ve-scovo di Bolzano-Bressanone eil Vescovo di Belluno-Feltre alCastello di Andraz, saltuariadimora del Cusano negli annidal 1454 al 1460.

(Fr. Del.)

DALLA PAGINA 7

MISSIONI

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«Le nuove del Pais» 9

INCONTRO DI GENNAIO

Università degli adulti-anzianiLe miniere del Fursil in Sala Stoppani

Saltato l’appuntamentodell’11 dicembre (a causa dellecattive condizioni meteo), cheprevedeva uno spettacolo of-ferto dalla compagnia TeatroTre, una settantina di univer-sitari tra adulti e anziani, si sonotrovati in Sala Stoppani (perproblemi tecnici non nella salacongressi - d’ora in avanti saràsempre così) ad ascoltare l’in-tervento di due relatori: l’archi-tetto Marino Baldin e il dottorSisto Agostini di Colle SantaLucia. Assente l’architetto An-tonio Pollazzon per motivi disalute.

L’argomento era molto inte-ressante come primo appunta-mento con la cultura e con lastoria dell’Alto Cordevole.

I due relatori hanno trac-ciato un’ampia panoramicasull’importanza storica ed eco-nomica delle miniere del Fursilricche di un prezioso e abbon-dante minerale ferroso che siestraeva ancor prima della do-cumentazione storica datata1177. Forse il sito era già cono-sciuto in epoca paleovenetadalle popolazioni che abi-tavano il Cadore.

La ricerca e la documenta-zione puntigliosa degli oratorihanno permesso di disegnareun quadro preciso delle con-troversie che sono nate per ilpossesso di così importantefonte di guadagno perché ilferro delle miniere del Fursilera riconosciuto, da tutti, di ec-cellente qualità.

Passando sotto al MontePore venendo da Selva diCadore verso Colle difficil-mente si può immaginare che ilMonte fosse stato perforatocon l’apertura di gallerie che sisviluppavano per chilometri echilometri. È difficoltoso im-maginare inoltre che la produ-zione, nel periodo di massimarendita (intorno al 1600) fossedi circa 10.000 secchi di mi-nerale. Era tale da permettere ilfunzionamento contempo-raneo di nove forni fusori, ottoappartenenti alla repubblicaVeneta e uno, nei pressi del ca-stello di Andraz, del Vescovo diBressanone.

Anche Caprile ebbe la suaimportanza; infatti, parte delmateriale grezzo veniva fusoproprio nei forni del piccolopaese, alla confluenza di piùvalli. La parte che nonprendeva la via verso Belluno eFormegan di Santa Giustinaveniva lavorata dagli artigianidi Alleghe nelle loro officineche sorgevano numerose

lungo il Cordevole.Tra il 1750 e il 1755 le mi-

niere vennero chiuse. In se-guito ci furono tentativi per ri-prenderne lo sfruttamento:uno nel 1873 e un altro, piùconsistente, tra il 1937 e il1943. Ma l’8 settembre ’43,data fatidica per molti versi, itentativi di rientrare in minierafurono definitivamente abban-donati e dimenticati. Solo inquesti ultimi anni, dopo studi esopraluoghi, sulla base anchedi testimonianze di personeche avevano lavorato nelle gal-lerie negli ultimi tentativi di ria-pertura, è stata possibile la lo-calizzazione di alcuniimportanti punti di accesso allegallerie. Ciò ha consentitoun’esplorazione interna e con-seguenti interventi per un pos-sibile recupero, al cui progetto

ha lavorato l’architetto An-tonio Pollazzon.

La prospettiva di un re-cupero delle miniere a fini turi-stici è quindi non solo auspi-cabile ma doverosa per dareun’opportunità culturale inpiù, a Colle Santa Lucia primadi tutto, ma anche a tutto il ter-ritorio circostante. I prossimiincontri come da programmasaranno il secondo giovedì diogni mese fino a maggio com-preso, dalle 15 alle 17.

QUESTI I TEMI:Febbraio: arte e storia nellachiesa di Rocca.Marzo: la dinamica geomorfo-logica a Fodom.Aprile: natura e archeologia inMondeval.Maggio: (nella palestra di Ca-prile) festa del gran finale. Rap-presentazione del gruppoTeatro Tre, compagnia dell’U-niversità degli adulti-anziani diBelluno.

Celestino Vallazza

DIGONERADIGONERA

Bambona

Eccoli: Giulia, Alessandro, Alan, Davide, Mary, Mattia e Paola.

Puntualissimi anche que-st’anno, i bambini/e e i ra-gazzi/e di Digonera,hannoaugurato un buon 2009 allapopolazione con la cantilena“Bon dì, bon an, la Bambonaa mi”.

Equipaggiati contro ilfreddo della mattina e pronti aportare il dolce peso del“bottino”, che cresceva dicasa in casa, sono stati accolticon gioia da tutti.

Befana2009

“La Befana vien di notte conle scarpe tutte rotte, col vestitoalla romana, viva viva labefana!”

Pagaruoi 2009L’abbondante ed ecce-

zionale nevicata, non ha sco-raggiato Matteo, “mente ebraccia” dei “Pagaruoi” di Di-gonera.

Già nei giorni seguenti ilNatale ha messo in atto lamacchina operativa.

I signori di Ferrara, pro-

prietari della ex “Casa Rosa” aPian di Salesei, hanno gentil-mente sgomberato dalla neve,con il loro Bob-Cat,il piazzaleal ponte del bivio di Laste.

– Matteo ha innalzato il falò;– Celestino ha provveduto

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alla stampa dei manifesti;- Volontari hanno pre-

parato dolci, tè e vin brulè.La sera del 5 Gennaio, il

piazzale si è riempito dibambini ed adulti, sia localiche turisti.

Max è stato grande!! È ar-rivato suonando la fisar-monica e non ha smesso unattimo di allietare tutti con l’al-legra musica. La generosa

Befana ha avuto un gran suc-cesso fra i bambini che la guar-davano incantati e si aspet-tavano di vederla ripartire acavallo della scopa magica;ha faticato un po’ a convincerei piccoli che la scopa fun-zionava solo se loro andavanoa casa!

Il grande fuoco propizia-torio è stato acceso tra grandievviva, musica e cin cin...

Sief Albino ed Emilia ringra-ziano vivamente i membri delSoccorso alpino, gli Scizeri, i vi-cinanti, i parenti accorsi dallaVal Badia e tante altre personeche si sono prodigate a liberarele strade dai quasi tre metri dineve e sgomberare il tetto dellacasa. Anche in questa occa-sione hanno constatato quantebuone persone ci sono ancora aFodom.

* * *Anche il Parroco ringrazia il

Sig. Giacomo Crepaz, vice-sindaco, per aver mandato ipompieri a liberare il tetto dellacasa canonica dal pesantemantello nevoso che potevacreare gravi pericoli per i ragazzi

del catechismo e per la genteche veniva in chiesa.

* * *Un grazie altrettanto sentito

rivolge, anche a nome della po-polazione, a tutti gli operai delComune per il super lavorodovuto alla neve eseguito inbreve tempo per liberare stradee piazze.

* * *Guglielmina, che ha orga-

nizzato il tradizionale mer-catino di Natale per la Casa diRiposo, ringrazia tutte lepersone che hanno acquistatoin breve tempo quanto era statopreparato. Il ricavato servirà oraad acquistare asciugamani ealtre cose utili per gli anziani.

La più piccola “chierichetta”(come statura) di Digonera: èPaola Bernardi.

Richiamo natalizio.

RINGRAZIAMENTI

DIARIO DEL Dr. ALOIS VITTURa cura del dr. PAOLO DALLA TORRE e FRANCO DELTEDESCO

TERZA PUNTATA

23.V.1915Domenica di Pentecoste. -

Dichiarazione di guerra.- Nelpomeriggio ho potuto andarea Pieve per sistemare leultime cose, però non ero piùin grado tale era il dispiacerenel vedere la distruzione delbell’appartamento dove hovissuto felicemente assiemeai miei cari per quasi 3 anni.Gli introiti annuali ammon-tavano a 6000 K (corone)nette delle quali 4800 eranofisse quale medico delcomune, medico dei forti emedico addetto alla 6/IIIcompagnia del Landsturmche si trovava a Andraz alcampo estivo.

Quando la sera alle 8 sonotornato al forte Ruaz - erostato l’ultima volta a Pieve -era già arrivata la notizia delladichiarazione di guerra. - Sialzavano dei razzi per comu-nicarlo a tutti sulle alture.

24.V.Istruzione del reparto

sanità e esercitazioni sani-tarie. Alle 8 del mattino vo-larono i primi Schrapnell daRonc a settentrione di RoccaPietore e secondo osservatorisul Col di Lana - comandanteRath - sono stati portati viacirca 10 feriti. Studio degliordini e volumi di regola-menti nr. 13 - 16, ? 52 nr. 25.

25.V.Di servizio a Contrin dove

il 25 del mese l’ospedale “sta-zione per feriti leggeri” è statoultimato e il 27.V. vi furonoricoverati i primi ammalati,anche provenienti da repartitedeschi (Abt.Bair.JaegerIIdell’Alpenkorp). Tutti igiorni alternandomi con il dr.Fleischl, ho parlato inutil-mente con Oblt. Zeyer per lacostruzione di una baracca inun bosco dietro Contrin dovel’ing. Lt Lobmayer stava co-struendo una strada perIncisa però lui insistette suisuoi ordini.

Nessun ordine dall’altospiegava ai medici come e perdove dovevano essere inviatii feriti e con quali mezzi.

26.V.Pattuglia di perlustrazione

e attacco a sorpresa del Oblt.Zeyer con 50 uomini e 2 mi-tragliatrici attraverso il bosco

di Borrazza tra Colle S. Luciae Caprile contro pare 2 com-pagnie italiane in un fienilesopra Caprile. - Perdita di 2dei nostri.- Oblt. Zeyer arrivòalle 12 1/2 di notte con unuomo e un affusto per mitra-gliatrice a Corte, gli altriappena durante il 27.V.Tutto questo ritorno preci-pitoso come una fuga -l’umore e i discorsi degli

uomini sono segni di unazione pietosa; le relazionifantasiose che accusano ditradimento gli abitanti diRucavà, i due rintocchi dicampana (come al solito inperiodo di pace) proprio alle 2di notte a Larcionei attri-buisce alla brillante opera-zione su molti giornali dellaprovincia e un disegno nei“Wiener IllustriertenBlaettern” di Vienna e nellesettimane seguenti la decora-zione /M.V. Kr.C, Ult.Tink-hauser ecc. e H.G.L.Hohe?)al Oblt.Zeyer.

27.V.50 uomini del Landsturm

appartenenti all’assistenza digendarmeria di Arabba di-slocati come pattuglia dotatadi telefono al Passo Padon sisono ritirati con la perdita deltelefono e dell’arredamentodella postazione minacciatida forze avanzanti nellanebbia, tra le 4 e le 5 delmattino sembra dopo avereliminato circa 10 nemici.

La popolazione civile diArabba viene evacuata. - Per

Ricordo di guerra: GiovanniAngiol “l’Agnol” di Salesei diSotto con la figlia Marianna.

SEGUE A PAGINA 11

I pagaruoi.

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«Le nuove del Pais» 11

rappresaglia ObLt.Zeyerordina di incendiare Rucavàa colpi di artiglieria.

Attività di disturbo e fuocodi artiglieria da Corte e Cherzverso Padon.

Nonostante il bruttotempo i “Katzler” (italiani)costruiscono in fretta trincee

sul Monte Poure - Lasta -Moè - Col Toron, Foppa ePadon e trascinano su pezzi diartiglieria contrastati dallanostra artiglieria. Le ripetuterichieste di poter trasferire ilLst. Inf. Mansueto Pezzei del-l’assistenza di gendarmeriadall’ospedale di Pieve a

Contrin non sono state ac-colte, anche se tutti i giornipattuglie andavano a Andraze Pieve per portare birra evino assieme ad altre cose dainegozi di Franz FinazzerOj.R.Fo? del battaglionedegli Stsch. S.Leonardoallora sul Campolongo.

31.V.Il comandante del forte

non permette di allargare lostretto camminamento dallagola del forte Corte verso lagola di Contrin (a nordovestper facilitare il trasporto deiferiti. Il giorno dopo va al re-parto feriti leggeri e conrabbia caccia dai letti gli am-malati e febbricitanti nelfienile perché “in questi lettidevono trovar posto solouomini feriti sul campo del-l’onore”.

2.VI.Una batteria da montagna

nemica a Valiate o sul Pourerisponde al fuoco di obici delforte contro le postazioni diAgai(Ass.Gend.Colle, An-draz, Pieve, Ass. Guardia difinanza Colle, Collaz, Piancirca 150 uomini),

3.VI.A sera una pattuglia te-

desca tra Ornella e Vallazzadi fuori incappa su una nostramina e lascia sul campo unuomo gravemente ferito chegià morto viene portato dauna pattuglia di sanitàscortata e al mio comandonella caverna di Ruaz e se-polto il 4 giugno alla 6 delmattino in un cimitero im-provvisato in un campo aovest del forte.

4.VI.Da Valiate e Mol intenso

fuoco di artiglieria controAgai e le pendici orientali delCol di Lana.

6.VI.Avuto notizia al forte di

una grave malattia dellamamma.

La richiesta rivolta al co-mando del forte per avere unpermesso per poter far visitaalla povera mamma, anche sedue medici non avevanoquasi niente da fare, è statarespinta: “Ora la Sua famiglianon ha alcun diritto su di Lei,adesso Lei è un servitore dellostato”.

Un reparto di alpini abba-stanza numerosi striscia inlinea sparsa dal Padon, siritira però sotto il fuoco dellebatterie di obici da montagna15 cm posizionate a Cherz.

Non abituato al ranciocomune della truppa, resomigliore solo con insalata erape dall’orto di don P. Ruona S. Giovanni e da latte e uovada Contrin, accuso fortidolori allo stomaco.

LíANGOLO DEI RICORDIdi F. Deltedesco

Sono in tre: uno cresciuto e due a far “uehh... uehh... uehh...”.

Remo GRONES del LescioSchnaider di Pieve - anno 1943o 1944 - “El banchier”

Luciano DELAZER de BèrtoMègnol di Pieve - “El Sceriffo”

Michele PELLEGRINI de Lo-dovico de la Gòba di Salesei diSotto - “El tranquillo”.

La merenda per riprendere lo slancio in occasione di un “Concorsodi Pittura Fodom”.

Ricordidel tempoche fuDall’archiviodi F. Deltedesco

CHIAROSCURITurbini di nevemulini di ghiaccioil mondo impazzadentro la bufera.D’un tratto si fermail bianco flagelloil sole risorgee sconfigge la nevela vita riprendea brillar come prima,forse di più.Sara Dariz - 1a Media

LITANIE DEL BRONTOLONLa polenta me stentala jufa me stufale foiàde no le abadei papaciuoi no i voii cianciariéi ié rieile foiadine no me le binei gnòch i me scontenta.Nte la panicia l’é na soriciala minestra de verdura

per el sior Bonaventuracarne e puréie i don al Reel pasticio a chi del Beneficiopolenta e miel ie don al Michielpolenta e lat ie don al tosatpolenta e nida ie don a la Idapatate e liron no né nia de bon.

Loris Dorigo

(continua)

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12 «Le nuove del Pais»

CARNEVALE

Scolari della Scuola Materna di Pieve anno scolastico 1981- ’82.

DICEMBRE 2008GENNAIO 2009

Un inverno d’altri tempi: strade chiuse - paesi isolati - valangheovunque - tetti a rischio - vacanze forzate per gli scolari - mezzi sgom-braneve a tutto regime... e non è ancora terminato gennaio!

Il CoroFodom confermail direttivo

Alla scuola va il bambinoe sul campo il contadino,va in bottega l’artigianoe sul prato il mandriano,sotto l’armi sta il soldato,nel palazzo il magistrato.Pronti, attenti e con piacereCompie ognuno il suodovere.

Anna De Carli

FILASTROCCHEd’altri tempi

Il Coro Fodom sceglie la con-tinuità e rinnova la fiducia al di-rettivo in carica. Lorenzo Pelle-grini rimarrà quindi per altri treanni alla presidenza del soda-lizio diretto da Lorenzo Val-lazza.

Nel consiglio, continuerannoa sedere Damiano Demattia (vi-cepresidente), Fausto Rossi(cassiere), Lorenzo Soratroi (se-gretario) e Stefano Palla (consi-gliere).

Questo quanto è uscito dal-l’assemblea generale del coro,che si è tenuta nei giorni scorsi.Un momento nel quale, tradi-zionalmente, il gruppo tracciaanche un bilancio dell’annoappena trascorso.

“Sono molto fiero dell’or-goglio che ci unisce” ha detto ilneo riconfermato presidente. Èquesto il vero motore delle tanteiniziative promosse dal coro”. Il2009 sarà ricordato certamenteper la storica trasferta inUcraina, effettuata dal 18 al 22settembre, per contraccam-biare la visita che il gruppovocale “Veselka”, provenienteda una città vicino ad Odessa,aveva fatto in terra fodoma aBelluno.

Un’incontro ideato e rea-lizzato grazie al grande lavoro diGiuseppe Pellegrini, respon-sabile dei finanziamenti eu-ropei per l’agricoltura in Pro-vincia, e dello stesso enteprovinciale che ha ospitato ilgruppo ucraino nella primaparte della trasferta, facendoloesibire al concerto di inaugura-zione di “Dolomiti in festa” in-sieme al “Fodom”.

Un’esperienza che rimarrà

per sempre nei cuori dei coristi.L’attività del coro si era aperta ilgiorno dell’Epifania, con la S.Messa ad Arabba.

Sono seguiti poi i concerti inCasa di riposo, a Pedavena inonore di Vico Calabrò (su invitodi Bepi De Marzi), a Cortina percommemorare il musicistaEnrico Zardini), ad Arabba con ilgruppo “Veselka”. A giugno il“Fodom” ha ospitato il Cor Alpedi Saronno, con il quale si èesibito ancora ad Arabba.

L’estate, periodo clou dell’at-tività ha visto i coristi fodomiimpegnati a S. Cassiano in ValBadia, sulla cima del Col di Lanaper la commemorazione deicaduti di tutte le guerre, ancoraad Arabba il 14 agosto con ilCoro Concordia di Merano e adAlleghe.

Pochi giorni dopo esseretornato dall’Ucraina il gruppo siè esibito a Merano, su invito delCoro Concordia ed alla Ras-segna dei Cori Agordini che si ètenuta ad Arabba, organizzatadal locale “Coro Femminile Coldi Lana”. La stagione si è chiusacon il concerto di Natale, che haavuto come ospite d’onore ilgruppo “Voci dei Cortivi” diBelluno.

Due curiosità. Il coro si è ri-trovato per ben 60 volte nel-l’arco dell’anno. Il corista cheha accumulato il maggiornumero di presenze, sia alleprove che ai concerti è statoDavide Costa, che canta nel re-parto dei “bassi”.

Intanto si vanno delineandogià i programmi per l’anno incorso. Sono previste trasferte aWörgl, in Austria ed in Sar-degna.

(SoLo)

L’albero natalizio di Pieve illu-minato.

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«Le nuove del Pais» 13

UNION DEI LADINSDA FODOMFormato il Nuof Consei

Lo stemma al quale sembraessere affezionata la Presidentedell’Union Ladins Fodom: moltisi chiedono quale sia il mes-saggio che trasmette.

Il 9 novembre 2008, nella salariunioni al Bersaglio ha avutoluogo la votazione per il rinnovodel Consiglio Direttivo del-l’Union dei Ladins da Fodom.

Presentata una lista con 8 can-didati: solo 6 del Consigliouscente.

È con una certa amarezza che,in sala si nota un gran vuoto: l’as-senza dei fodomi e dei rappre-sentanti delle Associazioni diFodom, come se la cosa non inte-ressasse.

Eppure le Associazioni si ri-volgono di tanto in tanto all’U-nione dei Ladini per chiedere uncontributo o per avere dei libri odei CD da offrire come omaggiodurante le loro trasferte.Ma, a Fodom i Ladini non inte-ressano proprio? O sono lepersone che fanno parte del Di-rettivo che sono da cambiare? Sa-rebbe stato il momento per dare ilvoto a gente nuova, a personeche riscuotono la fiducia dell’e-lettore.E allora perché non partecipare?Perché non esprimere con il votoil proprio punto di vista? Ricor-diamo che ogni elettore aveva lapossibilità di esprimere fino a 12preferenze e che non era pernulla obbligato a tenere in consi-derazione gli 8 nomi della listapresentata.Questa assenza del pubblico faveramente riflettere!Risultato delle elezioni

Eletti i candidati che facevanoparte della lista presentata, comegià pubblicato nel n. 5/2008 delBollettino.

Hanno inoltre ottenuto voti:Pellegrini Giovanni (9) - DevichMichela (8) - Pezzei Cristian (7) -Faber Nives (6) - DeltedescoFranco (5) - Soratroi Gianpaolo(5) - Lezuo Cristina (5) ed altri conmeno voti (fra questi Gilberto Sal-vatore e Pierina Foppa che entre-ranno a far parte dei 12 del nuovoconsiglio, assieme a Devich Mi-chela e Faber Nives).

La Presidente uscente CristinaLezuo come il VicepresidenteGiovanni Pellegrini ed il Segre-tario Franco Deltedesco avevanofatto sapere in precedenza che,per vari motivi non avrebbero piùaccettato l’incarico nell’ U.L.F.

Assegnazione delle caricheIl 18 dicembre 2008 i compo-

nenti il nuovo Consiglio Direttivodell’ Union dei Ladins da Fodomche durerà in carica 3 anni, sisono incontrati nell’Ufficio deiLadins al Centro della CulturaFodoma di Pieve di Livinallogoed hanno proceduto all’elezionedel Presidente- Vicepresidente-del Segretario e del Cassiere.

Purtroppo anche a causa deltempo inclemente erano assentiben tre eletti: Marchione Isabella- Ladurner Manuela e DorigoLuigina.Dopo l’atto di consegna delle ca-riche da parte di Cristina Lezuo eFranco Deltedesco i nuovi elettihanno proceduto alla votazione.Sono stati eletti:Presidente: Daniela Templari (voti 7).Vicepresidente:Elisa Gabrielli (voti 6).Segretario:Michela Devich (voti 4).Cassiere: Nives Faber (voti 3).

Ai nuovi eletti l’augurio dibuon lavoro accompagnato dallasperanza che la Presidente Tem-plari tenga sempre presente chel’Union dei Ladins è innanzituttoun’Associazione Culturale.

(Fr. Del.)

Curioso caso di un cervocon fissa dimora. Forsetroppo freddoloso, forse lu-singato dal fieno che Ber-nardino Dorigo gli haportato, tant’è che dai primidi dicembre un cervo di 3 o 4anni si è accasato in unastanza centrale del forte au-striaco dove la temperaturadifficilmente scende sotto lozero.

Esce di giorno, va a pa-scolare tra le case di Corte,vuoi per abitudine vuoi permantenersi in forma e, primadi rincasare, si ferma a man-giare il fieno sull’uscio di“casa”. Se disturbato fuggeprendendo uno dei tanti cor-ridoi guadagnando l’uscitaopposta per poi rientrare acessato pericolo.

Leandro Grones

Il cervo che vive nel forte di Corte

Il mio matrimonio è fallito:come comportarmi?

Oggi è sempre meno rarotrovare persone, magari conun buon cammino di forma-zione cristiana alle spalle, chesono cariche di sofferenzaper il loro matrimonio cele-brato in chiesa e fallito. Suc-cessivamente hanno trovatoserenità di vita e di rapportoin un legame civile ben riu-scito, ma sentono il peso dinon poter partecipare piena-mente alla vita ecclesiale,perché impedite di accostarsialla confessione e comu-nione.

La domanda più frequenteche sentiamo rivolgerci è laseguente: “Quale atteggia-mento tenere quando questesituazioni interessano inostri parrocchiani?”.

Un atteggiamento insiemerispettoso della “verità” edella “carità”. La verità di unlegame sacramentale che ri-chiede di essere vissuto in unamore totale e irreversibile, ela carità verso le persone chehanno vissuto e vivono per-corsi di grande sofferenza.Carità che deve esprimersinon nella durezza o nel ri-fiuto, ma nella compren-sione, nel sostegno e nella so-lidarietà.

Come comportarsi alloraconcretamente in ordine allavita ecclesiale-sacramentale?

La Chiesa, ancora nel 1993,ha emanato un documentonel quale distingue diversesituazioni con valutazionimorali e indicazioni pratiche.

La persona separata, so-

prattutto se ha subìto da in-nocente tale condizione,merita stima, comprensione,cordiale solidarietà e aiutofraterno da parte della co-munità, e la sua condizionenon le impedisce l’ammis-sione ai sacramenti. Anzi,proprio dalla sua partecipa-zione ai sacramenti dovrebbesentirsi impegnata ad esseresinceramente pronta alperdono e disponibile a in-terrogarsi sulla opportunitào meno di riprendere la vitaconiugale.

La persona divorziata, cheha subìto suo malgrado il di-vorzio o che vi ha fatto ri-corso essendovi costretta pergravi motivi connessi con ilbene suo o dei figli, e poi nonsi è risposata, per quanto ri-guarda l’ammissione ai sa-cramenti non trova alcunostacolo da parte dellaChiesa.

La situazione cambiaquando la persona divor-ziata passa a un altro matri-monio civile: in tal caso essasi pone in una condizione divita che è in contrasto con ilcarattere indissolubile delmatrimonio e pertanto nonpuò essere ammessa ai sacra-menti della riconciliazione edella comunione.

Inoltre, i divorziati ri-sposati non possono svol-gere nella comunità eccle-siale quei servizi che esigonouna pienezza di testimo-nianza cristiana, come sono iservizi liturgici e in parti-colare quello di padrino omadrina, di rappresentantenel consiglio pastorale e nonper punizione, ma per coe-renza.

La Chiesa nel suo docu-mento chiede tuttavia che lacomunità cristiana in cui essivivono, eviti ogni forma didisinteresse o di abbandonoe non riduca la sua azione pa-storale verso i divorziati ri-sposati alla sola questionedella loro ammissione omeno ai sacramenti. Ricordaopportunamente che i divor-ziati risposati sono e ri-mangono cristiani e membridel popolo di Dio e la co-munità li deve considerare etrattare come suoi figli, aste-nendosi da giudizi affrettatio da forme immotivate di ri-fiuto, cercando anzi di soste-nerli nella fede e nella spe-ranza e di esortarli allafedeltà nella preghiera e nellapratica cristiana.

SEGUE A A PAGINA 14

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14 «Le nuove del Pais»

Una considerazione aparte viene riservata a coloroche si trovano nella condi-zione di conviventi e disposati civilmente: anche se,per una questione di coe-renza la loro condizione è in-compatibile con la partecipa-zione piena ai sacramenti.Analogamente a quanto si èdetto per i divorziati ri-sposati, non è nemmeno pos-sibile affidare loro incarichi o

servizi che richiedono unapienezza di testimonianzacristiana. Per loro tuttavia lacomunità cristiana, con i loropastori non perda occasionedi accostarli e di aiutarli afarli riflettere e a introdurli inun cammino di ricerca che liporti a maturare scelte re-sponsabili e coerenti con il sa-cramento del battesimo ri-cevuto.

V. D. V.

dalla pagina 13

Il mio matrimonio è fallito: come comportarmi?

La vecchia fotografia di Angiol Emma risale all’inverno 1925: ritraetre uomini. Da sx. Bepo Angiol, Carlo Ragnes e Milio (?) del Comun,tre persone che probabilmente lavoravano in Comune.

Un ricordo di PieveL’altro giorno ero a casa di

mia madre ed ho visto il Vs.bollettino che inviate a miopadre Kuhar Rodolfo. Hopensato di informarVi chemio papà ci ha lasciato ilgiorno 3 giugno 2008.

Forse non sono più molti diquelli che a Pieve possono ri-cordarsi di mio papà. Egli eraarrivato a Pieve nel 1945come profugo giuliano edaveva subito iniziato a la-vorare in Comune fino al1954. Poi aveva lasciato ilposto in comune e preso in af-fitto gli alberghi Stella e Pievefino al 1958, quando ci siamotrasferiti in provincia diTreviso.

I più anziani forse si ricor-deranno del sig. Rodolfo chesi prestava a rintracciare isingoli contributi previden-ziali sparsi fra le provincie diBolzano e Belluno per far sìche gli anziani potessero ri-cevere la pensione. Altri forsepotrebbero ricordarsi del sig.Kuhar che dava una manoalla contabilità di qualcheesercizio commerciale.

Sono passati tanti anni emolte persone non ci sonopiù. Volevo solo inviarequeste righe per ribadire unsentimento che mio papà hasempre espresso fino agliultimi giorni. Quando miopadre e mia madre sono ar-rivati a Pieve, non avevanoniente. La gente di Pieve li haaccolti a braccia aperte;hanno dato loro vestiti, unacasa (Villa Roma), da man-giare, amicizia, affetto e cor-dialità. Questa accoglienzamio padre e mia madre, che èancora viva a 90 anni, nonl’hanno mai dimenticata emai la dimenticheranno.

A Pieve siamo nati ioRenato, e mio fratello Marino

che abbiamo ricevuto questomessaggio. Io, leggendo il Vs.bollettino e anche l’inserto infodom, sono tornato indietrodi 50 anni. Mi sono fermato apensare ai miei anni a Pieve:

- alle corse con gli slittinisulla curva dove c’erano leposte;

- all’albergo Alpino doveabbiamo iniziato a vedere leprime trasmissioni della RAI;

- al Furgler che aveva lamacelleria vicino allo Stella;

- alla Cooperativa dove siandava a far la spesa;

- al panificio per comprareil pán sëch;

- all’Ivo che aveva la fale-gnameria e che faceva lecorse con gli sci, special-mente allo slalom speciale;

- alla chiesa dove ilparroco, Monsignor Irsara, ciriuniva;

- alla maestra che aveva lacartolibreria dopo la falegna-meria dell’Ivo e che usava ilrighello quadrato per farcicapire le cose;

- al mercato settimanaledel bestiame davanti allescuole dove i contratti si fa-cevano con una stretta dimano;

- al Foppa che aveva ilcamion e il negozio in centrodove ho comprato i mieiprimi sci rossi “Barilla”;

- ai pomeriggi passati agiocare con Ughetto e Ezio egli altri;

- al ricordo, ora, di Ughettoe Ezio, che non ci sono più,ma che sono sempre nei mieiricordi di bambino;

- alla foto mia e di mio fra-tello con il pán sëch davantiall’albergo Stella;

- al barbiere che era inpiazza sotto il Comune;

- al Krampus che arrivava il5 dicembre e io mi na-

scondevo sotto il tavolo incucina per la paura;

- alla mia prima fidanzatinache abitava nella casa can-tonale sulla curva della stradache arrivava da Digonera.Non mi ricordo il nome, mami sembra avesse le trecce euna sorella più grande chepiaceva a mio fratelloMarino;

- agli inverni quando i ca-prioli arivavano fino a ridossodelle case perché non tro-vavano niente a causa dellaneve e tutti si prodigavanoper dar loro fieno e latte;

- alle domeniche passatead Arabba a sciare, risalendoa piedi perché non c’eranosoldi per l’unico impianto esi-stente;

- quella volta che, finito disciare ad Arabba, dovevamorientrare e gli unici soldierano quelli della corriera. Ioe mio fratello avevamo fame eci siamo presi un pacco di bi-scotti ed allora... Come fac-ciamo a rientrare a casa? Cimettiamo a camminare daArabba a Pieve, due bambini,uno di 6 e uno di 3 anni. Iopiangevo dal freddo, dallafame; mio fratello mispronava, ma eravamostanchi. Per fortuna l’autista,che conosceva mio padre, si èfermato e ci ha caricato eportati a casa. Quanto senti-mento e quanta attenzione alprossimo... Oggi saremmo ri-masti a piedi.

Man mano che scrivo, i ri-cordi si accavallano e mitornano in mente e non fi-nirei più di scrivere, ma nonvoglio annoiarVi....

Io sono venuto in questi

anni a Pieve e sono andato afare la settimana bianca aArabba; prima dalla sig.raCrepaz, che ha il negozio disci in centro ad Arabba e il cuifratello Giovanni abita aCaorle e poi all’hotel Malita.Ho visto poi i Signori Grones,la Flora, la sorella, la mamma,l’ex messo comunale, il pro-prietario dell’hotel Posta diArabba - che aveva l’hotelAlpino a Pieve e che poi eradiventato il dirigente degliimpianti di risalita a Arabbaed aveva il ristoro sull’arrivodella seggiovia che da Arabbaarrivava al Compolongo. Ilmaresciallo dei Carabinieri,Berati, che poi si era trasferitoa Belluno, il Trebo, che ci halasciato da poco...

Per me Pieve è casa mia.Nonostante sia andato via 50anni fa, la mia casa è a Pieve,non posso mai scordare le mieradici; quando passo incentro a Pieve ho un sobbalzoal cuore e mi scende una la-crima di gioia e quanto vorreitornare, quanto vorrei nonessere partito. La vita non havoluto così ed oggi non si puòtornare indietro.

Un saluto a tutti e in parti-colare ai miei compagni discuola che forse mi ricorde-rannno. Ricorderanno anchequella volta che avevano or-ganizzato una cena dellaclasse a Caprile e io avevoaderito. Purtroppo, durantela strada io e mia moglieavevamo pranzato con deifunghi che ci avevano fattomale, tant’è che siamo dovutitornare a casa per la mezza in-tossicazione da funghi ava-riati.

Renato Kuhar

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«Le nuove del Pais» 15

L’Ulf à suo nuof prescident

L nuof prescident de l’Ulf, Da-niela Templari.

Daniela Templari l’é lnuof prescident de l’Uniondei Ladins da Fodom.Nsegnát nte la scòla ele-mentare da La Plié, de reiscda Fonzaso, la vif de fato daplu de trënta agn ntaFodom, ulàche l’à suafameia. L’é stada votadacuaji a l’unanimité dal nuofconsei vignù fòra davò leultime elezion de novembre.N consei trop renové, ulàcheno s’à plu riprejenté, percuestion personali e de pro-fescionai, l prescidentuscent Cristina Lezuo eautri consiadous che l evaite da agn.

L nuof diretif voté da l’a-scemblea de l’Union l èformé dai consiadous: Da-niela Templari, ManuelaLadurner, Michela Devich,Nives Faber, RaffaeleIrsara, Isabella Marchione(che ava ciapé l numer pluaut de ousc), Lorenzo So-ratroi, Luigina Dorigo, Gil-berto Salvatore, Elisa Ga-brielli e Maria TeresaCrepaz.

Ntel consei resta ite, comeraprejentánt del Comun,Pierina Foppa. La oramèi exprescident Cristina Lezuo,davánt de lascé che l conseivade nnavánt co le votazion,l’à spieghé ai nuos con-siadous coche funzional’Union dei Ladins, i contacche l’à con le autre val ladinee souradut i rapòrc che la tencoi enc ulàche l’à ite suoi ra-prejentánc. “Si crei che per ifodomi, ence se po’ puoc vòlvignì ite a nen fè pèrt,l’Union dei Ladins e spò nparticolar l prescident, isiebe vedùs come rapre-jentánc de sua identité. Desegur a valgugn no i è jiaràju che no son fodoma. Machëst podëssapa ben esterence demè n vèlch che sentedemè mi, n mio pensier.

Mpò ester stada votadacome prescident de l’Uniondei Ladins l veighe come ngran sen de fiducia e sou-radut de na sozieté trop dal-vièrta. Fin da cánche sonruada nta Fodom davánttrënta agn, m’à tòst ncuriojìe apascioné sto ester e sesentì autramente de la jent,suo descore particolar. Esentù tòst che la jent la ie tena sto suo ester. Po’ ulàche testas polito chëst crei che lvegne fòra de suo, n mòdonatural.

No toca desmentié che sonruada a fè pèrt de na fameiaulàche la cuestion ladina l’éde cèsa. Ma chël che à mpiédut de segur l è ste l refe-

rendum e l avei tout su l’en-ciaria de fè pèrt del comitatreferendar. Chëst fat m’àporté a mossei me docu-menté su la storia deiLadins. Sarà che a mi lengiustizie le no me plèsc denatura, ma per chël che àmossù patì la popolazionladina, se capìsc l perciéchencora ncuoi la jent la vòltourné sot a Bolsán. Mi laorente la scòla e ilò se sent pluche auter che dut l é drio a setalianizé.

No dighe che l fodom l vafòra, perciéche duc i tosac i lodescor ncora ntra de lori. Maco son ruada chilò, davánttrënta agn, mi è mparé a de-score n bel fodom proprio daitosac da scòla. Po’ son stadavia diesc agn n Zoldo e ilò èperdù trop. Ncuoi se sentdeplù sta talianité che vennnavánt. Zèrto, l è dërt che itosac mpare e descoretalián, ma no volësse che sepièrde sta identité parti-colar. Crei che ai tosac vi-gnissa a mancé na segu-rëzza per lori nstësc. Nodighepa che nte Sudtirol lavade meio. Ma la jent dafòra, che da spess la venchilò a pretende che nuosctosac descore demè talián,la mossa capì che chilò man-tignì chëste tradizion,chësta identité l è plumportánt che autrò. Un deiobietifs che me mëte davántl é chël de porté a bon fin l re-sultat del referendum. Cheno l é saurì.

Volësse laoré deplù su l’i-dentité. Me plajëssa rué a fèa na moda che siebe i autri,chi da fòra, a clamé chëstnòst modo de fè, na tra-dizion, e che per i fodominveze siebe l vive da ogni di,chël che i sent suo come nor-malité de vignidì, che fèscpèrt de suo ester”.

(SoLo)

Dal Comune un contributo di 7mila euro alla Banda da FodomLa Giunta comunale ha da

poco deliberato un contributodi 7 mila euro a sostegno dellespese sostenute dalla Bandada Fodom per la scuola dimusica. È la prima volta che lamano pubblica, in questo casoil Comune, interviene con uncontributo così sostanziosoper la cultura e la musica inparticolare. Un riconosci-mento al valore sociale che laBanda rappresenta per la co-munità e soprattutto per igiovani, che in questo soda-lizio trovano la possibilità diun positivo e costruttivopunto di aggregazione e di cre-scita culturale. “La fonda-zione della Banda da Fodom”,spiega l’assessore LeandroGrones, “costituisce certa-mente la novità più bella nel-l’ambito “socio-culturale-as-sociazionistico” locale. Ildinamismo di dirigenti, l’en-tusiasmo degli ormai bra-vissimi ragazzi ma soprattuttol’affetto dimostrato loro dal-l’intera comunità ne sono te-stimonianza. La strada intra-presa è quella giusta e deveessere sostenuta con forza datutti”. La scuola di musica, ge-stita in collaborazione con la“Nuova Didattica Musicale”di Belluno, è la voce più consi-stente nel bilancio dellaBanda. L’obiettivo è ovvia-mente, quello di far crescerecostantemente il numero dinuovi componenti. Questoperò comporta evidentementeun proporzionale aumentodei costi per le lezioni di stru-mento e teoria musicale.Finora il direttivo ha semprecercato di coprire parte deicosti, che altrimenti sarebberoricaduti totalmente sulle fa-miglie, grazie a contributi di

enti ed associazioni, sia pub-bliche che private e ad ini-ziative proprie, come il mer-catino di Natale. Il costosostenuto dalla famiglia diogni nuovo componente cheha frequentato la scuola dimusica, della durata di treanni, è stato di 200 euro al-l’anno. Il resto della spesa èstato a carico della Banda, chemette a disposizione anche lostrumento. Per fare un pa-ragone, lo stesso corso, fre-quentato privatamente, costa650 euro all’anno e senza lostrumento. Non è però semprefacile riuscire a reperire tutti ifondi. “I percorsi di educa-zione musicale” dice ancoraGrones, “rappresentano pergli alunni un impegno impor-tante all’interno che darà lorograndi soddisfazioni. Nel con-tempo costituisce un ulterioreimpegno economico per le fa-miglie da non sottovalutare inperiodo di crisi. Le pacchesulle spalle servono ma nonbastano. Abbiamo perciòdeciso di intervenire delibe-rando questo contributo cheandrà a sostenere circa metàdelle spese a carico delle fa-miglie per la formazione mu-sicale dei ragazzi. Stiamoinoltre lavorando su un testoche sarà sottoposto all’esamedel Consiglio Comunale chenon vuole solo essere un meroriconoscimento della grandeimportanza che la Banda daFodom riveste e rivestirà nel-l’ambito sia sociale che cul-turale, ma impegni altresì ilComune ad accompagnareanche in futuro la Banda e ilpercorso di crescita e forma-zione dei ragazzi in ambitomusicale”.

(SoLo)

Anche quest’anno la RegioneAutonoma Trentino - Südtirolha emanato l’avviso di selezionedi 60 borse di studio per l’annoscolastico 2009 - 2010 all’esteroda poter frequentare in Ger-mania, Austria, Gran Bretagna,Irlanda e Francia, allo scopo diapprendere una lingua straniera.

Tale iniziativa è rivolta a tuttigli studenti frequentanti il 3o

anno di Istituti e scuole superioridella Regione Trentino - Süd-tirol ed è stata estesa di nuovo aicomuni confinanti di Livinal-longo, Colle S. Lucia, Cortina

d’Ampezzo, Pedemonte, Ma-gasa e Valvestino.

Gli interessati possono pre-sentare le domande dal 1o al 28febbraio 2009 presso l’Ufficioper l’Integrazione Europea e gliAiuti Umanitari della RegioneTrentino - Südtirol a Trentocompilando l’apposito moduloche si trova a disposizione anchepresso gli uffici comunali, doveè possibile avere ulteriori infor-mazioni oppure consultando ilsito www.comune.livinallon-go.bl.it

(SoLo)

Borse di studio da Bolzano:sono aperte le domande.

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16 «Le nuove del Pais»

DROGA, CHE FARE?

Il mondo della droga è unamacchina che consuma ca-pitali. Bisogna farsene un’idea.

Nel 2000 anno in cui c’eranoancora le lire come moneta di ri-ferimento, feci una ricerca suicasi di giovani dipendenti conuna specifica caratteristica:l’essere titolari o contitolari diun’azienda.

Dall’1 gennaio al 31 di-cembre 2000, ho potuto racco-gliere dieci casi, su un’area geo-grafica delineata da unpercorso che va da Bassano,Marostica, Cittadella, Cone-gliano, Castelfranco, VittorioVeneto e Fregona e tutta la pro-vincia di Belluno. I giovani inte-ressati erano soci di Spa, Srl, Snco di aziende familiari.

Solo in quell’anno questedieci persone hanno bruciatoben 2 miliardi e 64 milioni di lire,poco più di un milione di euronella moneta corrente. Colpi-scono i 64 milioni, perché eral’ammontare degli effettibancari che un giovane, titolarecol padre di una falegnameria,doveva scontare in banca. Ar-rivato con gli assegni, invece dipagare le cambiali, ha in-cassato e pagato i debiti perdroga che aveva fatto in giro.Ma c’è di peggio. Un giovanecocainomane poco più chetrentenne, broker di Borsa, ap-passionato di tante belle cose econtitolare col padre di unagrossa azienda, ha fatto unbuco di 640 milioni. Coperti sul-l’unghia con i beni di famiglia. Èsolo uno spaccato dei dannieconomici che la presenza delladroga apporta a danno delleeconomie familiari. Ho sco-perto che dei giovani avevanoperfino venduto la quota partedi casa, ancora indivisa, nellasuccessione paterna.

Pochi sanno che buona partedella guerra nei Balcani, com-battuta in modo feroce tra i varipaesi che prima costituivano laJugoslavia, è stata finanziata dasoldi provenienti dalla venditadella “roba”, cioè della droga.Era trasportata qui con velocigommoni o tramite i camion in-

ternazionali e la moneta rac-colta da noi era portata di là dagiovani, spesso drogati, conzainetti piene di valuta italiana.In pratica contrabbando dimoneta. Posso dirlo perché unodegli ospiti del programma bel-lunese del Ceis aveva fattoquesto “sporco” lavoro. Ri-schiando la pelle e la Finanzaitaliana. Chi si droga, ha bi-sogno ogni giorno di una certaquantità di denaro per poterprocacciarsi la roba (per inciso,oggi costa meno, ma la logicanon è per niente cambiata).Ogni giorno quindi devemettere insieme un gruzzolo chesi procura chiedendo insistente-mente soldi, rubandoli anzituttoin casa quando non riesce adaverli.

Le strategie sono varie, conabilità eccezionale, a portarevia 10 o 20 euro, in tempi più omeno ravvicinati, cui segue unadura e forte negazione, quandoil sospetto cade sul figlio/adrogato/a, i quali avviano laprocedura sempre più efficientenel raccontare balle, balle inve-rosimili raccontate senza unapiega, con una tecnica che solo itossicodipendenti riescono a

mettere insieme. Sparisconoovviamente pure cose preziose(ori, argenti, gioielli), capi di ve-stiario, tutte le cose di un certovalore che possono essere og-getto di baratto. Guai se i ge-nitori hanno un esercizio com-merciale di qualsiasi tipo e iltossicomane ha accesso allacassa. Le famiglie che hannogestito bar o negozi con un figliotossico dipendente mi hannocomunicato che spariva unaintera mensilità cioè dagli 800 a1500 euro al mese. Scoperto iltopo-era in casa-gli incassi e ilreddito sono tornati normali.Come detto, questo giro di coseimpoverisce economicamentela famiglia, rende in casa unclima irrespirabile, pieno di so-spetti, di negazioni e di conflitti.Quando le cose diventano inso-stenibili si prendono pure deci-sioni drastiche, cui mai i genitoriavrebbero pensato: pestaggi,esclusioni da casa, ricatti, uniti areciproci sensi di colpa, fino adimostrazioni di suicidio (in casiestremi). Se il giovane studia disolito abbandona gli studi. Selavora cambia spesso lavori, aproprio danno e a danno delleaziende. Non va più niente

bene. Allora bisogna che le fa-miglie non restino sole. Ci sono iServizi per tossicodipendenti,cui i genitori in prima personapossono rivolgersi, anche senzail figlio o la figlia finiti nella tor-menta della droga. Essi sitrovano a Feltre, Belluno, Au-ronzo e Agordo, presso lastrutture dell’Ulss.

Ci sono poi tre strutture ope-rative del privato sociale tutteconvenzionate: Ceis di Belluno,Fraternità di Landris di Sedico,Cooperativa Dumia di Feltre. Ilcentro di solidarietà di Bellunoche ha compiuto 25 anni, da 25anni ogni settimana tieneaperto e disponibile un serviziodi auto aiuto, animato dapersone esperte, che si chiama“Gruppo Delfino”, simpaticomammifero che soccorre i ma-rinai quando finiscono in mare.Si tiene ogni mercoledì nellasede operativa di via Rugo 21,Borgo Piave Belluno.

Dal 1982 non si è maifermato e ha sempre avuto unamedia di genitori intorno alle 15persone. Vale subito la pena fre-quentarlo da parte di chi ha so-spetti che il figlio o la figlia sidroghi, se non altro per ridurrele spese e i danni economici. Mac’è poi tutto il resto.

don Gigetto De Bortoli

CORSI DI PREPARAZIONEAL MATRIMONIO

CENCENIGHE: inizierà sabato 14 febbraio alle ore 20.30presso l’Asilo vecchio della Parrocchia.Tel. in parrocchia 0437 591120

ALLEGHE: da domenica 19 aprile ore 20.30 presso lasala parrocchiale. Tel. 0437 523360 oppure 347 0556312

Tutte le “info” su Fodom in tasca

L’associazione turisticaArabba - Fodom - Turismo harealizzato un pratico libretto ta-scabile per i turisti, nel qualesono state raccolte tutte le infor-mazioni di prima utilità dellavallata, come ad esempio inumeri di telefono del medico,della Croce Bianca, dei carabi-nieri o dei taxi. Nella pubblica-zione, redatta in italiano, in-glese e tedesco, l’ospite potràtrovare inoltre tutte quellepiccole ma preziose indicazioni e

notizie che servono quando si èin vacanza: negozi, noleggi sci,orari del museo o degli ufficipubblici, curiosità e informa-zioni sulla cultura locale. L’ini-ziativa riprende quanto già datempo viene fatto nella valli li-mitrofe, ad esempio in ValBadia. “Bisogna imparare dachi ha più esperienza”, spiega ilpresidente dell’Aft, SebastianBecker.

“È un’iniziativa in se piccola,ma che volevamo fare da tempo.Per esempio, se un turista vo-lesse gustare la cucina ladina, inquesto libretto troverà i risto-ranti che la propongono nei loromenù. Un ringraziamento do-veroso va fatto alla vicepresi-dente Michela Lezuo che ha se-guito tutto il lavoro per

realizzare questa pubblica-zione. Certo, non è completa, cisono solo i soci, a parte i servizi dipubblica utilità. Questo do-vrebbe essere uno stimoloquindi per gli altri ad associarsiall’Aft”.

Sulla copertina compare ilnuovo logo dell’associazione tu-ristica. Logo che da qualche set-timana si trova anche su un’ele-gante tabella in plexiglas, affissaall’ingresso delle strutture asso-ciate. Anche qui “copiando” daivicini. “È un segno di riconosci-mento per gli associati”, spiegaancora Becker, “un modo percomunicare unità nei confrontidei nostri ospiti. Ma l’obiettivo èche un giorno tutti si ricono-scano in questo logo”.

(SoLo)

La copertina dell’opuscolo per ituristi.

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«Le nuove del Pais» 17

I fodomi sul Bergisel con Andreas HoferNell’anno Hoferiano, un pezzo sconosciuto della nostra storia

Una foto inedita degli Schützen fodomi in piazza a Pieve.

Quando le truppe napoleo-niche invasero l’Italia setten-trionale e minacciarono ilTirolo risalendo per la valle del-l’Adige, anche gli schützen diLivinallongo e Colle S. Luciacontribuirono alla difesa deiconfini del principato ve-scovile e del Tirolo. In un ma-noscritto conservato nella bi-blioteca del Ferdinandeum diInnsbruck, lo storico fodomPietro Favai, racconta che il ve-scovo di Bressanone ordinò l’i-stituzione di una compagnia dicacciatori e che la popolazionemaschile dai 18 ai 60 annidoveva sollevarsi in massa alsuono di una campana. Fuformata quindi una compagniadi 100 cacciatori al comandodel fassano Kaspar Savoy vonMayrsfeld, all’epoca capitanodel castello di Andraz, che in-sieme ad una compagnia diBrunico guidata dal capitanoLambert Winkler pattugliò ilconfine con il Veneto dall’au-tunno del 1796 alla primaveradel 1797. Nel settembre del1796, alcuni soldati francesi ri-saliti per la valle del Cordevolepassando per Livinallongo egiungendo in Val Badia, furonofatti prigionieri. Il 28 dicembre1798 gli Schützen fodomi e gliuomini della leva in massafurono insigniti nella piazza diPieve per il loro impegno e laloro fedeltà con 542 medaglie.Furono inoltre loro elargiti 137ducati e rilasciate le tasse per30 fiorini.

La seconda guerraNella seconda guerra di coa-

lizione (1799-1802) fu formatauna compagnia di 118 cac-ciatori nei tre Giudizi di Bu-chenstein/Livinallongo (cheinviò 41 cacciatori), Torre alGadera e Fassa. Il 17 febbraio1800 la compagnia, capeg-giata da Franz Joseph von Pi-risti, capitano al Ciastel de Torin Val Badia, si spinse fino aZernetz nell’Engadina bassadove rimase per più di sei set-timane. Sciolta l’8 aprile dellostesso anno a Bolzano, già aluglio ne fu istituita un’altraformata da 117 Schützen deitre Giudizi che in dicembregiunse a Innsbruck, poi aSchwaz senza però esserecoinvolta in azioni di guerra. Lacompagnia era comandata dalcapitano del castello di AndrazJohann von Piristi. Sottote-nente fu designato GiacomoRoncat, medico militareJohann Hauser, tamburino,Felice Pallua, caporali, An-tonio Pellegrin e Tita Pezzei.

Il passaggio al TiroloDi lì a pochi anni, nel 1803,

la secolarizzazione segnò lafine del principato vescovile diBressanone. Il passaggio delsuo territorio al Tirolo, delquale fecero parte anche Livi-nallongo e Colle S. Lucia, nonfu un avvenimento sconvol-gente per la popolazione.Pietro Favai nelle sue Notiziestoriche ne accenna con unasemplice notizia di cronaca,aggiungendo anzi che il 1o

marzo 1803 fu pubblicato l’Im-perial Manifesto “nella più so-

lenne maniera” e cantato nellachiesa parrocchiale l’Inno Am-brosiano “con pubblica fe-stività del popolo.” Ben più in-cisivo doveva essere percepitoil distacco del Tirolo dall’Au-stria ed il suo passaggio alla Ba-viera, alleata di Napoleone, inseguito alla pace di Pressburgonel 1805. Il nuovo governo ba-varese, anticipando di centoanni un’analoga disposizionedell’Italia fascista, vietò il nomeTirolo sostituendolo con Süd-bayern (Baviera meridionale).Pietro Favai lo definiva un “do-loroso avvenimento” poiché ilnuovo sovrano “levò il giudizioche da tanti secoli esisteva in Li-vinallongo e questa nostra giu-risdizione fu incorporata il 26novembre 1806 al giudizio diBruneck...” Una politica pocooculata e insofferente nei con-fronti dei secolari usi, diritti edelle tradizioni della popola-zione tirolese nonché una seriedi riforme radicali atte a mo-dernizzare l’apparato ammini-strativo, fomentarono il mal-contento e portarono infinealla sollevazione del 1809 ca-peggiata da Andreas Hofer e acui parteciparono attivamentefodomi, collesi ed ampezzani.In seguito alla prima battaglia alBergisel, anche Livinallogno fu

coinvolta nel richiamo alla levadi massa.

Le battaglieIl 16 aprile 1809, 247

fodomi e 120 collesi scor-tarono per un giorno il distac-camento del capitano Ma-chior, comandante delletruppe austriache stazionatenel distretto, fino a Caprile.Due giorni più tardi furonodallo stesso Machior richiesti650 uomini (532 fodomi e 118collesi) per due giornate. Il 20aprile 540 fodomi e 122 collesisi recarono fino ad Agordo.

Una settimana dopo, il 27luglio, 535 fodomi e 126 collesifurono per due giorni a Pian diSala, Laste, Sottil, Ronch eColle. Il 14 agosto, mentre adInnsbruck infuriava la terzabattaglia al Bergisel, 524fodomi e 118 collesi partironoalla volta di Ampezzo per di-fenderla dalle truppe napoleo-niche, rientrando dopo cinquegiorni.

La sollevazioneIl 1o settembre 522 uomini

pattugliarono il confine diColle per otto giorni. Il 29 set-tembre 348 fodomi e 128collesi si appostarono di ve-detta nella frazione di Castello.Oltre a questa sollevazione dimassa (Volksaufgebot) furonoistituite a Livinallongo damaggio a ottobre 1809 com-plessivamente sei compagniedi Schützen che operarono sulterritorio.

Gli elenchi dei nomi deglischützen sono stati ritrovati dapoco dallo studioso IvanLezuo, che sulla storia diFodom del 19o secolo, hascritto una tesi di laurea recen-temente pubblicata dall’IstitutLadin Cèsa de Jan dal titolo“Una comunità alpina nell’Ot-tocento”.

Le liste degli SchützenLeggendo queste liste, non

deve meravigliare il fatto che gliufficiali cambino di volta involta. Bisogna ricordare infattiche le compagnie, secondoantica consuetudine del corpodi difesa territoriale degliSchützen, eleggevano i loro uf-ficiali democraticamente sen-za subire alcuna intromissioneda parte delle autorità militari.Proprio in relazione all’ultimacompagnia in servizio fino al 2novembre del 1809, si intrec-ciano fatti storici con la tradi-zione orale. In un articolo ap-parso sulla Usc di “Ladins” il 27ottobre 2001, Sergio Masareiriportava alcuni aneddoti ri-cordati da un anziano delluogo, Riccardo Gabrielli “delBiel”. Si racconta ad esempioche il generale Peyri, risalendolungo la valle del Cordevole ilgiorno di Ognisanti del 1809con circa 1000 soldati, trovòresistenza poco sotto Rucavàda parte degli uomini di ColleS. Lucia e Larzonei. Il luogoancora oggi è chiamato “Col dela Bataia”. Un uomo di Rucavàsarebbe stato fatto prigionieroe obbligato a fare da guida aisoldati francesi con la pro-messa di ricevere un cappellonuovo se giunti a Bolzano. Unaltro episodio vede protago-nisti alcuni soldati francesi, iquali, introdottisi nelle case aColaz, buttarono dalle finestre isacchi di farina. Un soldatofrancese, morto per malattia, fusepolto in un luogo chiamatoancora oggi “Sass dei Ca-raboc”. Stessa sorte toccò adaltri tre suoi commilitoni, iquali, deceduti prima digiungere a Foram, (una fra-zione di Livinallongo, com-posta da una sola casa, in pros-simità di Andraz), furonosepolti poi nella Buja dei Ca-raboc. Il soprannome di un an-ziano del luogo, “Bepo Frel” diArabba risalirebbe a suo nonnoche si era opposto ai francesiarmato soltanto di un coreg-giato, in fodom appunto “frel”.

I documentiUno di questi episodi trova

parziale riscontro in alcuni attidel Landesarchiv di Innsbruck.Un documento del 12 ottobre1830 cita che nel settembre del1809 Joseph Grebmer si trovòcon quattro compagnie pu-steresi di Michelsburg eSchöneck assieme alle com-pagnie di Marebbe e Livinal-

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18 «Le nuove del Pais»

Un’altra foto inedita: schützen fodomi al Taulac poco prima delloscoppio della Prima Guerra Mondiale.

longo presso Colle S. Lucia indifesa del confine da un’inva-sione delle truppe italo-francesi. Dopo essersi nuova-mente recato in valle Pusteriacon le sue compagnie,Grebmer affidò il comando di-strettuale al badioto Anton Va-lentin Canins. Da una letteradel 25 dicembre 1809 si ap-prende inoltre che proprioquesto Canins, dopo la bat-taglia dei primi di novembre, fuincaricato dai fodomi di nego-ziare con il generale Peyri, aquanto pare perché non ve-nissero saccheggiate le abita-zioni e puniti gli abitanti dellavalle. Canins fu fatto prigio-niero e condotto fino in valGardena.

La sconfittaLa sconfitta dei tirolesi al

Bergisel il 1o novembre 1809sancì in pratica la fine della sol-levazione. Il 28 gennaio 1810

Andreas Hofer, che si era ri-fiutato di abbandonare la suaterra, fu fatto prigioniero sullaPfandleralm in val Passiria econdotto a Mantova dove fu fu-cilato il 20 febbraio. È ancoraPietro Favai che nel suo mano-scritto “Notizie Storiche Topo-grafiche e Religiose di Livinal-longo e dei luoghi confinanti aquesta Giuresdizione1828/1829”, dà un’idea delleripercussioni di questi avveni-menti bellici sullo statod’animo della popolazione diLivinallongo che “ebbe il di-spiacere d’esser smembratodal Tirolo e con Ampezzo in-corporato al departamento delPiave sogeto a Belluno, pro-vincia del Regno d’Italia”. Ma ilnuovo assetto politico nonebbe lunga vita, dopo soliquattro anni il Tirolo fu riuni-ficato e ritornò all’Austria e cosìpiacque al “cielo di dar fine aquesti disordini”. (ls - il)

I nomi riportati nel manoscritto di Innsbruck27.5.1809 - 9.7.1809: Com-

pagnia di 110 uomini.Hauptmann (capitano)Johann von Sisti; Ober-leutnant (tenente): JosephHauser; Unterleutnant (sot-totenente): Johann Batta;Crepaz Chirurg (chirurgo):Franz Hauser; Kompagnie-schreiber (segretario):Franz Crepaz; Feldwebel(sergente): Johann Crepaz;Büchsenmacher (armaiolo):Peter Pescosta; Spielmann(suonatore/tamburino):Peter Posch;Spielmann:Mathias Alton I. Korporal(caporale): Anton Crepaz;II. Korporal: Peter PaulLezuo; III. Korporal: FranzDelazer; IV. Korporal:Simon Faber; V. Korporal:Michael Foppa; VI. Kor-poral: Valeryo Costa; VII.Korporal: Bartolomä De-lazer; VIII. Korporal:

Johann Depont.10.7.1809 - 7.8.1809: Com-pagnia di 58 uomini Ober-leutnant: Joseph Hauser;Feldwebel: Peter Gaspari;Fourier (furiere): JohannBatta Crepaz; Tambour(tamburino): Peter Pos; I.Korporal: Valeri Costa; II.Korporal: Franz Soratroi;III. Korporal: Peter Crepaz;IV. Korporal: Jakob Ma-sarei.

7.8.1809 - 8.9.1809: Com-pagnia di 58 uomini. Ober-leutnant: Johann Crepaz;Kompagnieschreiber:Franz Crepaz; Feldwebel:Johann Batta Crepaz; Büch-senmacher: Johann Vois;Tambour: Peter Posch; I.Korporal: Anton Palla; II.Korporal: Valeryo Costa;III.Korporal: Joseph Ruaz; IV.Korporal: Peter Gaspari.

9.9.1809 - 16.9.1809: Com-pagnia di 105 uomini.Hauptmann: Johann vonSisti; Oberleutnant: JohannCrepaz; Kompagniefourier:Franz Crepaz; Unter-leutnant: Johann BattaCrepaz; Feldwebel: JohannBatta Gruopa; Tambour:Peter Posch; Büchsen-macher: Peter Pescosta;Korporal: Michael Foppa.

16.9.1809 - 24.9.1809:Compagnia di 103 uomini.Hauptmann: Johann vonSisti; Oberleutnant: JohannBatta Crepaz; Unter-leutnant: Johann Crepaz;Fourier: Franz Crepaz;Feldwebel: Johann Gruopa;Büchsenmacher: Peter Pe-scosta; Tambour: PeterPosch; Korporal: AntonCrepaz.

24.9.1809 - 25.10.1809:

Compagnia di 114 uomini.Hauptmann: Johann vonSisti; Oberleutnant: JosephHauser; Unterleutnant:Johann Crepaz; Chirurg:Franz Hauser; Kompagnie-fourier: Franz Crepaz; Feld-webel: Johann Crepaz;Büchsenmacher: Peter Pe-scosta; Spielmann: PeterPosch; Spielmann: MathiasAlton; I. Korporal: PeterPaul Lezuo; II. Korporal:Anton Crepaz; III. Kor-poral: Franz Delazer; IV.Korporal: Angiol d’Angiol;V. Korporal: MichaelFoppa; VI. Korporal: Va-lerjo Costa; VII. Korporal:Bartolomä Delazer; VIII.Korporal: Simon Faber.

25.10.1809 - 2.11.1809:Compagnia di 114 uomini

Empruma de dut el Si-gnour l à creé l Musciat e li’à dit: “ti te saras Musciat,te laoraras da domán findasëra senza mèi te la-menté, te portaras peisc sula gròpa, no t’avaras l’en-teligenza e ti te vivaras fina 50 agn.

Ti te saras Musciat!”.El Musciat l ie respon:

“sarè Musciat, ma vive fina 50 agn a porté peisc l èmassa, dàmene apëna 30de agn!”.

El Signour l ie disc: “vaben”.

Enlouta l Signour l crea lCián e l ie disc: “ti te sarasCián, te defendaras la cèsade tuo paron e te saras lsuo meio amich, ti te man-giaras chël che vánza e ti tevivaras 25 agn. Ti te sarasCián !”.

El Cián l ie respon: “Si-gnour, 25 agn de guardia iè massa per mi, dàmene 10agn che i me basta!”.

El Signour l lo ncon-tenta.

Enlouta el Signour l creala Scimia: ”ti te sarasScimia, disc el Signour, tite sautaras da n ram alauter fajendo l paiazo, ti tefaras che duc se gòde e ti tevivaras 20 agn.

Ti te saras Scimia!”.“Signour,” disc la

Scimia, “vive 20 agn dapaiazo l’é dura, dàmenedemè 10 de agn”.

Conzedù!A la fin l Signour el crea l

Om e l ie disc: “ti te sarasOm! El sol (la sola creatura)che rajona su la tièra, ti tedouraras l’enteligenza percomané ai animei, ti te do-minaras l mond ntier e tevivaras 20 agn. Ti te sarasOm!”.

Respon l Om: “Signour,sarè Om, ma vive 20 agnme pèr pochet, dame ence i30 agn che no n à volù elMusciat, dame ence i 15agn che l Cián à refudé e i10 che la Scimia no n àazeté.”

Coscì l à fat el Signour.Da enlouta l Om l nasc e l

vif 20 agn da Om, el semarida e l passa 30 agn daMusciat, l laoura e portadut l peis de la fameia su lespale. Davò chèlche ann ifioi se n va per conto suo, elvif 15 agn da Cián, col ietende a la cèsa e col mangéchël che i ie dà, per doporué a ester vegle, jì n pen-scion e vive 10 agn daScimia, sautan da na cèsa al’autra, da n fiol a chëlauter e col fè l paiazo per fègode i neodi!!!

Elo ben chësta la realtéde la vita?

La realté de la vita

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«Le nuove del Pais» 19

Neve, foraggiamento e fauna selvaticadi Leandro Grones

Un inverno così la fauna un-gulata che popola la nostra vallenon l’aveva mai visto e le specieche sono messe a dura prova sono icervi e in particolar modo i ca-prioli.

L’eccezionalità delle nevicateha determinato una situazione al-trettanto inconsueta di cervi con-centrati in ristretti pendii pulitidalle valanghe nelle vicinanze dipaesi e vie di comunicazione conlimitata possibilità di movimentoe quindi di procurarsi cibo, condi-zione questa che ci ha indotto adintervenire poco prima di Natale,totalmente a nostre spese, con 70q.li di fieno impiegando l’eli-cottero, mantenendoli così, di-stanti dalle strade.

L’ungulato che maggiormentesoffre la neve è il capriolo. Tra-scorre le giornate muovendosiquel poco che gli basta per trovarequalche ciuffo d’erba sotto la neveche rimuove faticosamente con lazampa anteriore, o le poche foglierimaste sugli arbusti al limite delbosco. La competizione con ilcervo è fattore penalizzante per ilcapriolo e, a volte, pure la fedeltà alproprio territorio può rivelarsifatale.

Generalmente le nevicate diinizio inverno causano meno mor-talità rispetto a quelle primaveriliin quanto gli animali hanno buoneriserve energetiche. Per loro cisono 38 mangiatoie per fieno posi-zionate nei siti migliori tra i 1600 ei 1900 m.slm, controllate sistema-ticamente dai cacciatori e sparse sututta la riserva in siti individuatigrazie alla profonda conoscenzadel territorio, per evitare così rag-gruppamenti importanti dianimali.

Da oltre 50 anni portiamo fienoai caprioli, perché a queste quote ein una valle che offre pochi siti disvernamento, un aiuto in tal sensoè assolutamente indispensabile. Èuna attività ovvia che fa parteanche della cultura e del legameche c’è col territorio e con la suafauna. Ma anche chi cacciatorenon è, in situazioni eccezionalicome queste, si prodiga - giusta-mente - in tal senso. Chiunquevede un capriolo in difficoltàprocura un po’ di fieno o chiamaqualcuno che vi provveda; per chiè in difficoltà si chiama il soccorsonon il carro funebre!

In moltissime Riserve dell’altaprovincia, dove cervi e capriolivivono numerosi, si è provvedutoa portare fieno; a spalla, con gattidelle nevi in Comelico, con moto-slitte in Cadore, utilizzando l’eli-cottero a Vodo, Alleghe, Cortina eLivinallongo. A Selva e a Colle èintervenuta sempre con l’eli-cottero la Forestale.

In Tentino la distribuzione del

fieno è sostenuta da un fondo dal-l’associazione provinciale cac-ciatori. In Sudtirol è vietato forniremangimi ma il foraggiamento delfieno in alcune riserve in quota e indeterminate condizioni è per-messo sia per caprioli che cervi,anche e soprattutto per evitaredanni al bosco. In molte aree au-striache è addirittura obbligatorio.In Germania, patria della gestionefaunistica, l’argomento è dibattutoanimatamente da anni e in 9 dei 16Land la pratica non prevede alcunalimitazione, mentre negli altri

sono prescritte limitazioni - di-verse una dall’altra - circa l’uti-lizzo di mangimi. In alcuni occorrerispettare dei limiti temporali, inaltri si pratica all’occorrenza. InSvizzera, nei Grigioni, fino a15-20 anni fa l’attività era ben or-ganizzata e sovvenzionata dalloStato, ora è sconsigliata - ma nonvietata - e viene sporadicamentepraticata solo in Engadina neipressi delle lussuose ville di S.Moritz.

Inevitabilmente, sotterrandobuon senso e raziocinio, sono

scoppiate le polemiche e le conse-guenti prese di posizione suimedia, anche di chi per l’ambientee la fauna sovente si riempie labocca e mai si rimbocca le ma-niche. Polemiche che hanno evi-denziato l’emotività, la superfi-cialità e la grande confusione cheprevale sull’argomento.

A chi sostiene la naturalità fine ase stessa cassando l’intervento,peraltro naturale e discreto, del-l’uomo bollandolo addiritturacome dannoso, occorre ricordareche l’ambiente montano ha subitoproprio per mano dell’uomo alte-razioni in termini di infrastruttured’ogni tipo, che inevitabilmentecondizionano i meccanismi na-turali della fauna, compresi glispostamenti stagionali alla ricercadei siti di svernamento.

Siti altresì attraversati da per-corsi per ciaspole, scialpinismo,fuoripista o peggio da motoslitte.Tralascio poi tutti gli altri molte-plici interventi, diretti o indiretti,sulla natura e sui selvatici.

Tutto ciò si traduce per la faunain maggior stress e conseguente di-spendio di energie nei mesi più de-licati.

Il foraggiamento artificialesmussa - e quindi rende menoacute - quelle situazioni create arti-ficialmente proprio dall’uomo.

È evidente quindi che quando siinterviene sull’argomento occorrevalutare correttamente tutto, nonsolo la parte che a ciascuno fa piùcomodo.

È comprensibile peraltro che inmateria vi siano opinioni contra-stanti, ma chi sostiene che la naturae il rigido inverno debbano fare ilsuo corso per cervi e caprioli e chel’intervento dell’uomo sia assurdoe sbagliato, dovrebbe spiegarebene cosa c’è di naturale nelle ope-razioni di cattura e rilascio di stam-becchi (dopo averli dotati di in-gombranti radio-collari) a scopodi rapidi recuperi di colonie de-cimate dalla rogna sarcoptica, opeggio, catturare marmotte in pri-mavera, comprese le femminegravide, per essere traslocate inanguste cassette a centinaia di kmdi distanza a scopo di reintrodu-zione per attrazione turistica perParchi - grazie al loro aspetto da“peluche” - e per ampliare il“menù” dei predatori. Mah...., ègiustificato procurare cibo vivo al-l’aquila e alla lince mentre chi - aproprie spese - porta un po’ di fienoai caprioli è criticato? C’èqualcosa che non torna!

Ecco perché noi continueremo agestire il nostro patrimonio fauni-stico come abbiamo sempre fatto,con gli ottimi risultati che sonosotto gli occhi di tutti, portandofieno ai caprioli e se necessario,pure ai cervi.

SFOGLIANDOIL LIBRO SINODALEQuando l’annuncio è atteso e urgente

La scuolaL’annuncio del Vangelo,

compito proprio di ogni bat-tezzato, deve percorrereanche la via della scuola, diogni tipo di scuola, luogo incui talora si desta e in cui co-munque si tiene viva la ri-cerca sul significato dellapropria vita. Le scuole statalie le scuole libere presenti indiocesi, da quelle per l’in-fanzia alle scuole secondariedi secondo grado, non esclu-dendo l’interazione con leuniversità e i conservatorimusicali presenti sul terri-torio, siano consideratiluoghi dove maturano intelli-genze e coscienze.

Ci sia la testimonianzasemplice e diretta dei giovanistessi, dei loro formatori ededucatori.

Lo sportLa Chiesa non può che

guardare con grande favore aquanto di positivo emergenello sport: soprattutto unasingolare attenzione allapersona, ai suoi valori di li-bertà, intelligenza, volontà,corporeità e alla sua essen-ziale apertura agli altri e allasocietà.

L’umanesimo cristiano èvigile e coraggioso nel de-nunciare e rifiutare quanto diambiguo e di negativo puòcontagiare il mondo dellosport. “Diventa necessarioeducare a discernere che cosasignifichi essere cristianinello sport e quale apporto dàla fede all’interpretazioneprofonda dell’esperienzaumana globale nella qualetrova posto anche lo sport”.

CollaborazioniVa coltivata una fattiva col-

laborazione con le societàsportive che prevedono for-malmente o nei fatti un “pro-getto educativo per lo sport”.Possono risultare utili ed ef-ficaci momenti formativi e li-turgici in qualche tempo del-l’anno, la valorizzazione dimanifestazioni sportive condisabili e con ospiti di co-munità di recupero; incontricon atleti-testimoni; il coin-volgimento del mondosportivo in gesti di solida-rietà; il gemellaggio congruppi sportivi di Paesi delTerzo Mondo o di nazioni in-teressate alle nostre espe-rienze. Con una motivazionemissionaria va colto l’ap-pello, anche se non sempreespresso, di una vicinanza edi una compagnia che for-tifica lo sport e gli consente diessere scuola di virtù e di vita.

La sofferenzaIl dolore e la malattia fanno

parte del mistero dell’uomosulla terra. È giusto lottarecontro la malattia e il dolore,perché la salute è un bene ine-stimabile. Ma è importantesaper leggere il disegno diDio quando la sofferenzabussa alla nostra porta. Lachiave di tale lettura è costi-tuita dalla croce di Cristo. IlVerbo incarnato si è fatto in-contro alla nostra debolezzaassumendola su di sé nel mi-stero della croce. Da alloraogni sofferenza ha acquistatouna possibilità di senso che larende singolarmente pre-ziosa. Chi sa accogliere lacroce nella sua vita speri-menta come il dolore, illu-minato dalla fede, diventifonte di speranza e di sal-vezza.

(continua)

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Parrocchia di Colle

La velmaLa velma

che qualcuno ricordaancora Fridolino Lezuo.

Questo nostro caro com-paesano è deceduto inquella terra, allora, più diora, tanto lontana, nel di-cembre del 1948 in seguitoad un male che nonperdona e che lo avevacolpito nell’esercizio delsuo lavoro con una equipedi sanitari che eseguiva ri-cerche mediche in queiluoghi.

Le lettere inviate a suotempo dal povero Fri-dolino e conservate in fa-miglia testimoniano il suoattaccamento ai genitori, aifratelli, e ai parenti edamici, al paese natale e lanostalgia che lo ha accom-

Chi lo scorso agosto haavuto il piacere di passaredalle parti di Fedare hapotuto vedere, poco lontanodall’omonimo rifugio, unaparticolare struttura: uncono di fieno che nella nostraparlata Collese chiamiamovelma.

L’aveva realizzata Gio-vanni sul suo prato usando ilfieno raccolto là intorno, dabravo contadino, o megliocome si direbbe oggi “ecolo-gista”, che non vuole vederinselvatichire quel luogo chefa da sfondo al suo rifugio eche è stato per secoli il luogoche aveva raccolto le fatiche ele copiose stille di sudore deisuoi vecchi: barba Pière, ilnonno; barba Bastien, il padre;meda Maria, la madre, alla cuiscuola sin da piccolo era cre-sciuto.

La sua velma, è stato l’o-maggio ai valori del passato,perché, se ho fatto accennoall’ecologia, termine usatoed abusato, termine sen-z’altro scientifico, voglio in-terpretarlo con i suoi signi-ficati più semplici ed umani:amore e poesia.

I nostri vecchi che allaterra, loro unica risorsa eco-nomica, tutto hanno dato contanto amore e, pur consa-pevoli della sua avarizia nelconcedere, la vedevanocome un tesoro e la conside-ravano loro e bella.

La velma era una vera epropria struttura costruita aregola d’arte con tutti gli ac-corgimenti che le davano si-curezza e stabilità puresposta, senza alcuna co-pertura, alle intemperie.

In essa la conservazionedel fieno era assicurata pertutta la durata della sua esi-stenza, fino a quando, cioè, afine settembre, ottobre,quando il padrone avevaportato a termine i lavori ur-genti giù in paese e prima chela neve facesse la sua com-parsa sulla montagna altadove il fieno attendeva diessere trasferito alle stalle,come prezioso foraggio du-rante i lunghi mesi invernali(fino a maggio, giugno).

La velma rimasta là senzapresentare segni di cedi-mento mostrava la sua su-perficie di un colore unifor-

memente grigio rossiccio,colore che testimoniava le in-giurie subite dal tempo, manel suo interno il fieno era in-tatto come vi era stato de-posto.

Voglio ora descrivere,come mi riesce, la tecnica cheveniva usata nella costru-zione della stessa: tecnicafatta di ingegno, di espe-rienza, di cura di tanti parti-colari accorgimenti che negarantivano la buona riu-scita.

Nei pressi del fienile, che,in anni di abbondanza, nonaveva potuto accoglieretutto il fieno racimolato,veniva preparata una mo-desta base di assicelle dilegno che dovevano assi-curare l’isolazione dalterreno, e su questa (che poinon appariva alla vista)veniva modellato un primostrato circolare di fieno bensecco uniformemente benpressato cui venivano grada-tamente sovrapposti altristrati leggermente crescenticon una meticolosa rego-larità fino a formare untronco di cono con la base piùlarga in alto, appena di pocopiù ampia di quella di par-tenza.

La costruzione prose-guiva sempre con rigorosaprecisione fino ad assumerela forma di un cono perfetto.

Richiedevano particolariattenzione le rifiniture: lacima che a motivo della com-pressione più difficoltosa,doveva essere risistemata inpiù riprese nei giorni suc-cessivi; rigorosa doveva

essere la levigazione del-l’intera superficie, la regola-mentazione della base, leg-germente rientrante, con larincalzatura del fieno perchél’acqua scivolata dal cononon avesse modo di rista-gnare.

Erano lavori eseguiti con ilrastrello sapientemente ma-neggiato.

Non solo nel caso cui hofatto accenno più sopra, erain uso erigere una velma.C’erano estensioni prativeposte su pendii particolar-mente ripidi ai piedi deiquali la costruzione di unfienile non era resa possibiledalle abbondanti valangheche lo avrebbero rovinosa-mente travolto.

Questo avveniva a Zonia,lungo le pendici del Pore e inaltri luoghi ancora.

Si rendeva perciò op-portuno l’allestimento dellevelme per conservare il fienoraccolto sino al definitivotrasferimento.

Sento il dovere di ricono-scenza e voglio esprimerla iniscritto prima di concludere,nei confronti dei nostri an-tenati che col loro silenziosoingegno, con la loro bravurahanno contribuito ad illu-strare la storia di Colle.

Un grazie lo voglio direanche a quei fedeli testimonidi essa, come Anselmo e Gio-vanni, che ho sempre trovatodisponibili e cortesi a co-gliere l’invito a raccontare,con vera competenza ciò chedi quella storia meritad’esser trasmesso ai posteri.

Maria Sief

In un cimitero diAddis Abeba c’è ancorauna tomba che custo-disce le spoglie mortalidi un nostro com-paesano che, oramai,pochi di noi hanno per-sonalmente conosciuto:si tratta di FridolinoLezuo, figlio di Angelode Bagòt di Caterina Ago-stini; nato a Colle nell’a-prile del 1914.

Era il maggiore di 11fratelli, due dei qualiancora viventi: Sandroemigrato in Australia eTeresina a Colle.

Padre Sisto Agostini,che da parecchi anniopera in quelle terre, hascritto di aver cercatoquella tomba e di aver

celebrato una S. Messa inoccasione del 60o dellamorte, ha inoltre fattosapere che la tomba èsempre perfettamentecurata ed in ordine, segno

Dalla corrispondenza Etiopia-Italia,padre Sisto e la Comunita di Colle

La velma.

continua a pag. 21

Fridolino Lezuo.

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«Le nuove del Pais» 21

pagnato nei lunghi anni dipermanenza in terra d’A-frica.

È rimasto in quei luoghidal 1937 al 1948 senzapoter mai aver l’oppor-tunità di far ritorno peruna visita alle persone e ailuoghi che gli erano tantocari.

Ringraziamo PadreSisto per la sua segnala-zione e per averci datol’opportunità di parlare diquesto nostro com-paesano.

Maria Sief

Notizie dalla Croce Bianca

di Colle S. LuciaCome già comunicato nello

scorso bollettino la CroceBianca di Colle S. Lucia si èdotata di nuove divise per i vo-lontari.

Le vecchie divise in uso sonostate ritirate e si è pensato diproporre a Padre Sisto Agostinidi utilizzarle in terra di Etiopia.

Padre Sisto ci ha risposto cheaccoglie di buon grado questanostra iniziativa e quindi neiprossimi mesi provvederemoad inviargli tutto il materialecon la collaborazione dell’Uf-ficio Missionario di Belluno.

Il ricordodi don Serafino Masarei

La famiglia Masarei ha donato a Padre Sisto per lasua missione in Etiopia, indumenti ed oggetti sacri giàappartenuti al compianto P.Serafino, nato a Colle nel1905 dove riposa dal 5.1.1973 dopo una vita dedicatainteramente all’apostolato missionario in Africa ed inAsia occupando anche l’incarico di Vicario generalenella Diocesi di Miri in Borneo. È ancora vivo il suo ri-cordo, il suo attaccamento alla terra natia ma soprat-tutto il suo sorriso. Il suo senso di humour e l’amore in-condizionato per i fratelli che certamente gli hameritato la condivisione della pace e della gloria delPadre nella Nuova Gerusalemme.

Padre Sisto, con lettera spedita da Addis Abeba il23.11.2008 ha ringraziato la famiglia per il dono ed haassicurato il ricordo continuo dell’amato don Se-rafino, ben convinto che la sua intercessione presso ilPadre giova anche alla sua Missione. Quanto donato,scrive, serve per i seminaristi etiopici. In particolare laPietra Santa accompagnerà le uscite in missionementre un cuscino fa e farà da sgabello al Vangeloesposto nella Cappella del Seminario.

Vadano a Padre Sisto gli auguri per la sua instan-cabile attività missionaria.

Angela

Bricioleda Colle Santa Lucia

Fede e cultura popolare, ra-dicati meravigliosamente nellatradizione pura, costituisconoelementi di primaria importanzaper una giusta lettura storica del-l’origine e delle trasformazionidi una comunità.

Colle Santa Lucia ha vissuto iltempo di Natale senza disat-tendere gli appuntamenti fissatidagli antenati rivivendoli nellaloro semplicità, senza fronzolistonanti e, soprattutto, senzamania di apparire per sembrarepiù adeguati ai tempi. La sem-plicità, il carattere bucolico, laspontaneità partecipativa contutta la genuinità che contraddi-stingue gli abitanti di questopiccolo, ma ancor sano, centroabitato, hanno fatto da cornicealle diverse manifestazioni nonpubblicizzate ma sentite, parte-cipate e vissute dall’intera co-munità.

1 gennaio. L’augurio per

l’anno neonato è stato portato daun gruppo di cinque bambini chehanno bussato alle porte diquelle persone che sono sole,che si sentono abbandonate, chevivono particolari momenti divita. È l’augurio di pace, digioia, di felicità che, accompa-gnato da sorrisi di bambini, la-sciano una scia di fiducia ed unriaccendersi di speranze.

Questo era il loro messaggioaugurale, il messaggio della“bambona” “Bondì e bon an

ve augùre n bon anChe stessà biei sagn,ve prèe la bambona”

(Le famiglie visitate sonostate generose offrendo 170Euro poi devoluti per la Giornatadell’infanzia missionaria.)

La seradel 5 gennaio, all’imbrunire...

...ecco girare i RE MAGI, ve-

continua da pag. 20

Addis Abeba - la tomba del de-funto Fridolino Lezuo.

I Re Magi in visita alle famiglie di Colle Santa Lucia.

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22 «Le nuove del Pais»

stiti con costumi orientali,bussano, entrano nelle case manon portano, come si potrebbepensare, dei doni. Domandano sequalcuno sa dove possono incon-trare Gesù. Domanda che lasciaperplessi. Certamente non lo sitrova nelle famiglie dimezzate,nei giovani che antepongono l’ioa Dio, nelle comunità sopraffattedall’odio, dall’invidia, dalle vio-lenze, dalle guerre. Ma... fra lagente umile, semplice, attenta,premurosa come i pastori di Be-tlemme. Egli è nato per noi oltre2000 anni fa ma non ancora nascenella maggior parte degli uominie, purtroppo, anche in molti diquelli che si dicono cristiani.

I loro scrigni sono luccicantied aperti. Volutamente aperti!Attendono la deposizione deidoni della famiglia visitata. Nonori, incensi o mirra ma conver-sione, atti di bontà, di amore, difratellanza vera, avulsa da ogniipocrisia. Crescita nella fede maanche irrobustimento della spe-

ranza confluenti nella carità che èAmore- Deus caritas est! Nellacarità si incontra Dio fatto uomo.

Il giro che i Magi compiono aColle ha l’obiettivo di riempiregli scrigni per una convivenzapiù umana e fraterna ed un ri-chiamo a non rendere inutile il sa-crificio di quel Bambino che,benché autore di tutto e di tutti, siè fatto uno di noi, un uomo persalvare l’uomo ma questo con-tinua a rinnegarlo e scacciarlodalla sua esistenza.

Dal religioso al paganoSempre la sera del 5 gennaio

sono stati accesi i caratteristicifuochi del “Pan e Vin” mentre inlontananza sono risuonati i carat-teristici rumori di campanacciaccompagnati da paurose urla.Lentamente, dall’oscurità, sonoapparse le “donaze” che, con ariaminacciosa, si sono avvicinate agrandi e piccoli radunati davantial falò, con il chiaro intento dicatturarli.

Il tutto si è risolto con qualcheurlo e qualche pianto di quelli piùtimorosi. Le ”donaze” hannoproseguito il loro cammino visi-tando le famiglie e portando unpo’ di divertito scompiglio.

Angela

GRAZIE!Volevo ringraziare e con-

gratularmi con gli addetti delComune per l’eccellentelavoro svolto nel corso delleabbondanti nevicate deiprimi giorni del mese di di-cembre. Il loro lavoro ininter-rotto, giorno e notte, ha per-messo a noi cittadini di Colle,ed agli ospiti, di averesempre le strade sufficiente-mente sgombre da per-mettere di recarci al lavorosempre e senza eccessividisagi.

Il loro lavoro è stato tantopiù meritevole, se si pensache è stato svolto anche inpresenza del pericolo per laloro incolumità.

Lucia Sommavilla

Le coroned’Avvento

Anche quest’anno un gruppodi volontarie si è riunito per pre-parare, addobbare e vendere(sfidando le intemperie!) le ”Corone d’Avvento” il cui ri-cavato di euro 500,00 è stato de-voluto alla Parrocchia per l’ac-quisto del nuovo gonfalone diSanta Lucia. Questa tradizione èda collegarsi a un’antica con-suetudine germanica precri-stiana, derivata dai riti paganidella luce che si celebravano nelmese di dicembre. Nel XVIsecolo questa usanza si diffusetra i cristiani diventando unaspecie di “conto alla rovescia”verso il Natale. Su un cerchio

realizzato con rametti di abete simettono quattro ceri, uno perogni domenica di Avvento, che

vengono accesi recitando unabreve preghiera.

Angela

Il Presepio dei bambini

Presso i locali delle exscuole elementari è stato rea-lizzato da alcuni genitori vo-lenterosi e da numerosibambini un bel presepio te-matico inerente la primaGuerra Mondiale.

Con arte e maestria sonostati realizzati scenari,soldati, tende, trincee, luci ela classica rappresentazione

della Natività, il tutto am-bientato fra le nostre mon-tagne in uno scenario diguerra molto realistico ed af-fascinante.

Un ringraziamento a tutti igenitori che si sono prestati aquesta attività e un “bravo”ai bambini che hanno parte-cipato all’iniziativa.

un genitore

Dai Vigili del FuocoVolontari

Le copiose nevicate verificatesi neiprimi giorni di dicembre del 2008 hannocoinvolto i Vigili del Fuoco, sia volontariche permanenti, in numerosi interventi sututto il territorio della Provincia.

Nel nostro caso il Distaccamento diColle ha effettuato nel giro di pochi giornilo stesso numero di interventi che di solitosi fanno in un anno mettendo a dura provale forze a disposizione.

Tante le falde dei tetti da liberare dallaneve, coperture di camini da sistemare,numerose sono state anche le valangheche hanno interessato il nostro territoriospecialmente nelle zone di Posalz eColcuc, diversi danni si sono avuti ancheper piante travolte dal peso della neve.

Alcuni interventi sono stati fatti anchenel vicino comune di Livinallongo inquanto gravato da una situazione moltodifficile legata ai grandi quantitativi dineve caduta.

Grazie a tutti per la collaborazione e ladedizione dimostrata in questo frangente.

Per i Vigili del Fuoco VolontariMoreno Kerer

Una “donaza”.

Colle Santa Lucia “sepolta” dalle recenti nevicate.

Alcune volontarie durante la vendita delle “Corone d’Avvento”.

Il presepio a tema “La Grande Guerra” realizzato dai bambini diColle.

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«Le nuove del Pais» 23

Chi è Santa Lucia... patrona di Colle?Prima di Natale, prima

cioè della nascita di Cristo,che si proclamerà “Luce delmondo”, la Chiesa festeggiaSanta Lucia con memoria ob-bligatoria. Il Martirologio Ge-ronimiano fissa al 13 Di-cembre il suo dies natalis(283 - 304). Vergine, marti-rizzata sotto Diocleziano.

Secondo una fonte greca,Lucia era una bellissimagiovane siracusana, apparte-nente a famiglia molto ricca,fidanzata con Pascasio,giovane concittadino. Vivevafelicemente nella sua cit-tadina possedendo tutto ciòche una persona possa so-gnare di ottenere dalla vitamateriale.

Un giorno la sua mamma siammalò gravemente. Lucia,disperata si rivolse con sup-pliche al Dio cristiano, in cuicredeva in segreto, chie-dendo la guarigione dellamamma. Non ottenendola,non demorse. Pensò di rivol-gersi a S. Agata, martire di Ca-tania. Decise di recarsi perso-nalmente presso la Santa.Partì. Lungo il cammino leapparve S. Agata che la ras-sicurò per la salute dellamamma, e le predisse qualesarebbe stato il suo martirio.Ritornò a casa e trovò lamamma perfettamente gua-rita.

Aveva, nel frattempo, fattoil voto di castità se il Signoreavesse accolto la sua pre-ghiera di intercessione per laguarigione della mamma.Decise di comunicare al fi-danzato la sua decisione maquesti non volle accettare.Tentò in tutte le maniere perconvincerla a desistere manon ci riuscì.

La denunziò come cri-stiana. Lucia vendette tutti isuoi beni terreni e li distribuìai poveri di Siracusa che,allora, erano numerosi.

Visse pienamente, sia pureper poco tempo, la povertàpredicata da Cristo. Infatti,dopo poco tempo,venne in-carcerata e condannata, lefecero trascorrere un pe-riodo in un lupanare. Si cercòin tutte le maniere di farlaabiurare. Non ci riuscironopur tentando di usare mezziinconcepibili oggi.

Si racconta che quando isoldati di Diocleziano cer-carono di portarla via dalcarcere non ci riuscirono purusando tutte le loro forze; ri-corsero finanche ad una

coppia di buoi... ma niente.Fu condannata a morte emorì tenendo fede al suovoto ma, soprattutto, al suocredo in Dio Padre.

Il suo nome evocava laluce. La traduzione greca diLukia venne a significaresegno e promessa di luce spi-rituale. È da ritenersi che siadipeso soprattutto dal nomeil patronato sulla vistaanche se si racconta in un epi-sodio, tramandato per gene-razioni, apparso solo dopomolti anni dalla sua passio eche ancor oggi viene evocatodai suoi devoti. Il fidanzatoaveva detto che non potevafare a meno dei suoi occhi.Per accontentarlo se li cavòcon le sue stesse dita e glielimandò ma immediata-mente,e si dice miracolosa-mente, riapparvero altri, bellicome i primi, nelle sue dolciorbite oculari.

Nell’iconografia Lucia èstata sempre rappresentatacon una palma (phaenix=ri-generazione), una spada o unpugnale (segni dei mezzi delsuo martirio), una lampada(segno di luce materiale e spi-rituale) e sul palmo dellamano un calice, su cui è ap-poggiata una patena conte-nente due globi oculari(segno del martirio accettatoper amore di Cristo, per il

sangue versato per la reden-zione dell’umanità).Nellamaggior parte delle icone, in-dossa un mantello tempe-stato di gemme e di fiori,

quasi epifania della lucedivina e segno della sua im-mensa ricchezza spiritualeacquisita con la coerenza cul-minata col martirio.

Il culto alla Santa si diffuserapidamente in Italia ed inEuropa. Ovunque si impe-trava, e lo si fa tuttora, la suaintercessione per la guari-gione di malattie oculari,quasi mai per quelle ancorapiù menomanti che sono co-stituite dalla cecità spirituale.

Anche a Colle Santa Lucia,come ormai da tradizione, siè festeggiata la Santa Patrona,con una concelebrazione eu-caristica presieduta dalparroco don Sergio Pel-lizzari. Nonostante le condi-zioni metereologiche av-verse, buona è stata lapartecipazione. È seguito unmomento di convivialità neilocali delle ex-scuole ele-mentari e, contemporanea-mente, sono stati venduti ba-rattoli di marmellate e dimiele, offerti da un pro-duttore locale, e candele, ot-tenute con cera riciclata, conl’immagine della Santa.

Sono stati raccolti circa300,00 euro e devoluti perl’acquisto del gonfalone dellaSanta Patrona di Colle.

Angela

Dal Mondo Scuola

Babbo Natale e le sue renne, Maria con Giuseppee il piccolo Gesù, e gli animaletti del presepe hannoaccolto con entusiasmo il numeroso pubblico ac-corso martedì 23 dicembre nella palestra dellaScuola Primaria di S. Fosca per lo scambio degliauguri di Natale.

I bambini, emozionatissimi, hanno deliziato ipresenti con recite, canti, poesie e brani musicali.Tutti alla fine sono stati premiati con un grande ap-plauso e l’arrivo di Babbo Natale! Dalla sua gerlasono usciti caramelle e cioccolatini, per grandi epiccini. In questa occasione sono stati messi invendita delle icone realizzate dai bambini nei mesiprecedenti il Natale e dei biscotti sfornati grazie al-l’aiuto del fornaio, il Signor De Mattia. Il ricavatosarà devoluto all’Associazione “Amici del Ghana”,impegnata in quel paese nella realizzazione dialcuni pozzi.

I bambinidella Scuola Primaria

S. Lucia V. e M. Immagine venerata dal 1700 nella Chiesa di ColleSanta Lucia (Bl).

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24 «Le nuove del Pais»

L’ é scomenzé da puoch n nuof an, on sarà via chel vege, passà inben o in mal, ma passà.

Ades se va inavant con noste idèe, speranze, voia de fà, stapicola rima de la maestra Maria che riproponon chilò sot via, la volester n augurio per duc noi: per i tosac, speranza del nost davignì,per i joven e le famèe e incia per nuos vege che, dèrt o stòrt, tant in’à dat e insigné.

Speron da sen, coche dis la rima, che incia se i temp i muda restesemper na picola somenza bona de jarbolà incia sui taregn pi ars.

SAJOGNSié voi, tosac,la nuova ainsudadel l an nuof che rua per Col.I passa impressasti agn e i sen va!Muda i temp, ma la somenzasot jarbolèa.Del vèrt den doman,dei fiori che spontarà,tosac, sié po voi la vèa.Ve augùre;che l temp dai ca bon:l sol co l è ora; la piova a paràdal sech e, bonòra,frèsch e rojadache sluje ntel solfarà vuos colori che viestdintor via sto bel nost Col.L é inveze sti noni,

come i antichi pez,che à mitù rais e slargé fòra i ram sun noste riveper dut el pais.Lori i é impontaima valota i é gram;en vent furibondo tira emanazasua vita a sto mondo.I se tem da na boaco rua l temporal;ma lori no i ziede...saldo i se cruzìa i jem che nojoa.El temp intant el sen và.Epur incia sti pez,se i à da tomà i sarà bone legned’invar ente fuoch per podè se saudà.

My Portal è il progettoinformatico che ha con-sentito di istituire un sitointernet per ognuno dei 16comuni dell’Agordino euno per la ComunitàMontana Agordina.

I siti da cui accedere aidiversi Link (nei quali sipossono trovare informa-zioni di vario genere) sonrispettivamente: Per ilComune di Colle SantaLucia: www.comune.colle-santalucia.bl.it

Per la Comunità Monta-na Agordina: www.agor-dino.bl.it

Nello specifico, nel sitocomunale, si possono giàtrovare informazioni utiliriguardanti le varie attivitàdel Comune, si può “sca-ricare” la modulistica re-lativa all’I.C.I., rifiuti, edi-

lizia, permessi, stradesilvo-pastorali, l’elencodelle deliberazioni dellaGiunta e del Consiglio Co-munale, e gli orari diapertura al pubblico degliuffici.

Per chi ha necessità diprodurre delle autocertifi-cazioni è possibile, diretta-mente da casa, compilare estampare quanto neces-sario.

“My Portal” viene ge-stito direttamente dall’Uf-ficio Tecnico del Comune(e-mail: tecnico1.sluciaagordino.bl.it). Il sito è incontinuo aggiornamento,potrà “ospitare” tutto ciòche può essere utile per mi-gliorare la qualità deiservizi e rendere piùagevole le condizioni divita dei residenti e non.

En gramarzè de cuorDesidero approfittare dello

spazio concessomi per far ar-rivare un particolare ringrazia-mento a tutti coloro che a variotitolo hanno collaborato fattiva-mente per eliminare il primapossibile gli innumerevolidisagi causati dalle copiose ne-vicate dei mesi scorsi. In parti-colare desidero ringraziare i di-pendenti comunali, i volontaridel neonato gruppo di prote-zione civile, i pompieri vo-lontari, il gruppo A.N.A. di

COMUNICAZIONII cittadini di Colle Santa Lucia, ovunque residenti, sono in-

vitati a RACCONTARE e RACCONTARSI, PROPORRE e SE-GNALARE attraverso le pagine di questo giornale.Basta inviare una e.mail al seguente indirizzo: angelaritacir-celli libero.itO una lettera presso L’Istitut Cultural Ladin “Cesa de Jan”

Via Villagrande, 5432020 Colle Santa Lucia (Bl)

Calendario delle date del bollettino “Le nuove del Pais” per il2009:- 27 marzo - 5 giugno- 4 settembre- 27 novembre

Per non rischiare di non vedere pubblicato il proprio ar-ticolo, si suggerisce di attenersi scrupolosamente a questedate, che vi comunico per tempo, per darvi al possibilità di or-ganizzarvi.

Angela

Feltre che ci ha messo a disposi-zione un operatore per cercare dialleviare le fatiche dei nostrioperai comunali unitamente adalcune ditte operanti sul terri-torio in possesso di mezzi sgom-braneve all’altezza della situa-zione”.

Un ringraziamento anche acoloro che hanno aperto le porteagli sfollati di Colcuc garan-tendo loro i servizi necessari.

IL SINDACO

Borse di studioper l’anno scolastico 2009-2010

Borse di studio per la frequenzadell’anno scolastico 2009-2010 inAustria,Germania, Gran Bre-tagna, Irlanda o Francia.

Il 28 gennaio 2009 è giunta lacomunicazione ufficiale dall’uf-ficio per l’integrazione europea egli aiuti umanitari diretto dall’av-vocato Franco Beber, che laGiunta della Regione AutonomaTrentino Alto Adige, ha approvatola realizzazione di 60 borse distudio per la frequenza dell’annoscolastico 2009-2010 in Germa-nia,Austria, Gran Bretagna, Ir-landa o Francia.

L’iniziativa è rivolta a tutti glistudenti, cittadini degli statimembri dell’Unione Europea, re-sidenti da almeno un anno in Re-gione oppure nei comuni confi-nanti di Pedemonte, Colle S.

Lucia, Cortina d’Ampezzo, Livi-nallongo del Col di Lana, Magasa,Valvestino e frequentanti la terzaclasse di uno degli Istituti superioridella Regione oppure delle zone li-mitrofe confinanti.

Gli interessati possono pre-sentare domanda debitamentecompilata e munita dei documentirichiesti dal primo febbraio al 28febbraio 2009 presso l’Ufficio perl’Integrazione europea e gli Aiutiumanitari della Regione Au-tonoma Trentino-Alto Adige inVia Gazzoletti 2 a Trento.

Ulteriori informazioni presso:Rag.Sieglinde Sinn-referente:

0461-201344-sieglinde.sinn re-gione.taa.itSignor Peter Vontavon-segre-teria:0471-322122-peter.von-tavon regione.ta.it

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Volontari in pausa dopo il duro lavoro.

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«Le nuove del Pais» 25

Novit‡ dal Passo Giau

Dopo oltre trenta anni èstato costruito un nuovo im-pianto di risalita al Passo Giau.Il percorso è stato molto lungo.Inizialmente vi è stata la ne-cessità di ripianare i debiti ga-rantiti dal Comune e contrattidalla Giau Srl, società posta inliquidazione e successiva-mente, in contemporanea alpagamento dei debiti pre-gressi, è iniziato il percorso diadozione di una nuova va-riante urbanistica da parte del-l’Amministrazione Comuna-le,che aveva ed ha l’obiettivo dipianificare un nuovo sviluppodel Passo Giau. L’impianto (infotografia) è il primo passo con-creto della nuova pianifica-zione.

Dopo un percorso di ottoanni e con la collaborazione inprimis della Averau srl ab-

biamo raggiunto un impor-tante risultato: quello di col-legare il Comune di Colle SantaLucia con il carosello del Su-perski Dolomiti.

Infatti il nuovo impianto per-mette di raggiungere il PassoFalzarego da dove si può prose-guire per la Val Badia passandoper le piste dei Lagazuoi otornare nuovamente al PassoGiau utilizzando gli impiantidelle Cinque Torri. Dallanuova seggiovia, immersi in unpanorama molto suggestivo, sipossono ammirare le più bellecime dolomitiche. Invitiamotutti gli appassionati di sci a rag-giungere il nuovo impianto diCroda Negra e auspichiamoche sia solamente l’inizio di unnuovo sviluppo del Passo Giau.

L’Amministrazione Comunale

40o di matrimonio

Dell’Andrea Gianfranco e Pallabazzer Maria Fridahanno raggiunto nel 2008 il traguardo dei 40 anni dimatrimonio.

Per festeggiare tale ricorrenza hanno scelto comemeta il Santuario di Pietralba. Nella foto li vediamo ri-tratti assieme ai figli Daniele, Silvestro e la nuoraNadia.

A SOSTEGNO delle opere parrocchiali

Per la PARROCCHIAOcc. fun. Pallabazzer Ca-

rolina: i familiari; Sief Gio-vanni e Maria da Posalz;dalle corone di Avvento; Ma-sarei Roberto; Colleselli An-namaria (Cortina); ChizzaliOtto; Agostini Emilia; Ago-stini Mercedes; occ. matr.Lena Daniele e ColleselliMartina con batt. figlio Pa-trick: sposi e genitori; da rin-fresco per festa S. Lucia;figlia di Masarei Maria Livia;Agostini Marina; ChizzaliFranca; Piai Maria Anna; SiefPietro; Lezuo Lorenzo: inmem. fr. Rodolfo e FrenaMargherita; Agostini Pietro;in mem. Chizzali Metilde eMasocco Olivo: figli Fe-derico e Paolo; PallabazzerLino.

Per destinazioni varie:Agostini Cecilia (CH); fam.Agostini Lorenzo e Lucia;Frena Marina; Troi Angelica;

Pallabazzer Ettore; MasareiMaria Livia; Adele; AgostiniAngelo.

Per il BOLLETTINODetommaso Roberto e Mi-

rella; Agostini Cecilia (CH);fam. Vallazza; PallabazzerLivia; fam. Agostini Lorenzoe Lucia; Frena Marina; TroiAngelica; De Vallier Ilario(Rocca P.); Masarei MariaLivia; Adele, Susanna e Gio-vanna; Lezuo Frido e PezzeiFiorenzo; Vittoriana PirolloZatti; Agostini Paola; ZazzoGabriella; Agostini Angelo;Silla Elsa; Kolav; AgostiniPietro; Agostini Mara; Ma-socco Federico; MasoccoPaolo; Pallua Brigida; Ago-stini Maria Felicita (La ValleAg.); Frena Germana Ago-stini.

A tutti i benefattori - no-minati o anonimi - il piùsentito GRAZIE nel Signore.

COMUNITÀin camminoBattesimo:

1/2009. Lena Patrick, diDaniele e Colleselli Mar-tina, resid. a La ValleAgordina, n. il 31/03/08 ebattezzato il 3 gennaio ’09nella chiesa parrocchialedi Colle Santa Lucia.

Matrimonio:1/2009. Lena Daniele e

Colleselli Martina (origi-naria da Posalz), residentia La Valle Agordina,sposati in chiesa a ColleSanta Lucia il 3 gennaio2009.

Il 12 dicembre 2008 sono mancati due nostri compaesani: Ago-stini Bernardo nato a Colle S. Lucia il 6 novembre 1923 e LezuoRodolfo nato a Colle S. Lucia il 16 marzo1930 deceduti entrambiall’ospedale di Agordo il 12 dicembre 2008.

Agostini Marina, nata a ColleSanta Lucia il 21/07/ 1923.Morta a Colle Santa Lucia il26/01/2009.

Una veduta del “nuovo impianto”.

Agostini Bernardi. Lezuo Rodolfo.

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Parrocchia di Arabba

La bestemmia nel nostro Fodomè ancora peccato grave?

Il dizionario italiano ri-porta per bestemmia questadefinizione: espressione ingiu-riosa contro Dio, la Madonna e iSanti, le cose sacre e i simbolireligiosi.

L’uso della bestemmia è unaabitudine orribile.

Presso gli Ebrei, nei libri del-l’Antico Testamento, la be-stemmia contro il nome di Dioera punito con la morte attra-verso la lapidazione. Nel librodel Levitico, capitolo 24, èscritto: “Chi bestemmia il nomedel Signore, dovrà essere messoa morte. Tutta la Comunità lodovrà lapidare. Straniero onativo del paese, se ha bestem-miato il nome del Signore, saràmesso a morte.

Tra i comandamenti che Diodiede a Mosè sul Sinai, è no-minato al secondo posto: Nonnominare il nome di Dio invano.

TestimonianzeIl catechismo di san Pio X, nel

capitolo riguardante il secondocomandamento chiede: Ègrande peccato la bestemmia?E risponde così: La bestemmia ègrande peccato, perché è in-giuria e scherno di Dio e dei suoiSanti, e spesso anche orribileeresia.

Il Cardinal Giovanni EnricoNewman, convertito dall’angli-canesimo, scriveva: Il senti-mento di timor di Dio e il senti-mento del sacro, sonosentimenti cristiani o no? Sì,nessuno ne può ragionevol-mente dubitare. Sono i senti-menti che palpiterebbero in noi,e con forte intensità, se avessimola visione della Maestà di Dio.Sono i sentimenti che prove-remmo se ci rendessimo contodella sua presenza. Nellamisura in cui crediamo che Dio èpresente, dobbiamo percepirli.Se non li sentiamo in noi, èperché non crediamo che Egli èpresente”.

Ecco il centro della que-

stione: chi bestemmia non per-cepisce la grandezza e la pre-senza di Dio nella sua propriavita e nel mondo.

Non c’è giustificazione perchi bestemmia. Essa non è maiutile o necessaria. Essa non puòessere uno sfogo nel dolorefisico (una martellata su un dito,un peso giù per un piede) o nelladisperazione di un imprevisto(un incidente in auto, un gestomaleducato che ci è stato ri-volto).

Genitori ed educatoriSe già è grave la bestemmia in

qualsiasi persona, tanto più lo èin chi è genitore o ha compitieducativi (insegnanti, alle-natori, datori di lavoro, dipen-denti di uffici pubblici).

Purtroppo quante volte ilvostro parroco, con dolore hadovuto sentire anche con leproprie orecchie da uomini, dagiovani e perfino da donne e ra-gazze, bestemmiare più o menogravemente il bel nome di Diobenedetto!

Perfino nei colloqui con ibambini quando viene chiestoloro da chi abbiano imparato abestemmiare Dio o la Madonna,si sente rispondere: “Dagli

amici, dai compagni piùgrandi” e quando si chiede a co-storo dove mai abbiano im-parato, la dolorosa e orribile ri-sposta è: “Da mio padre, da miozio, mio nonno, !” e ancora piùterribile: “Da mia madre...”.

E non ci preoccupiamo af-fatto di tenere a freno la lingua, ostare attenti alle parole cheescono dalla nostra bocca.

All’Estero, non molti anni fa,un ex-emigrante mi raccontava:“Eravamo carpentieri. DalVeneto e dal Friuli. Ogni tantocapitava di sentire qualcuno be-stemmiare. Una volta è capitatoanche nella mia squadra. Ci pa-gavano ogni settimana. Il capo-squadra, che era del posto, nondiceva niente, ma al sabatoquando pagavano, a quelli cheavevano bestemmiato, conse-gnavano la paga e lo man-davano via. Se chiedevanoperché venivano mandati via,dicevano che non volevano tirarsu tetti con la maledizione di Dioaddosso. Tutti gli altri, la set-timana dopo erano molto più at-tenti a quello che usciva dallaloro bocca”.

Anche San Giovanni Boscoracconta un episodio simile:“Avevo bisogno di andare in

fretta a Torino, per cui hochiesto a un vetturino di accom-pagnarmi in carrozza. Lungo lastrada, che a dire il vero eraproprio piena di buche, ad ognibuca, una bestemmia. A un certopunto ho fatto fermare la car-rozza e sono salito con lui da-vanti. Gli ho chiesto se, perfavore poteva trattenere le be-stemmie. Mi ha risposto che nonci voleva niente, che lui era pa-drone di se stesso e non avrebbeavuto difficoltà. Gli ho pro-posto: facciamo così, se percaso non riuscirà a trattenersimi darà un soldo per ogni be-stemmia. E siamo ripartiti.Quando siamo arrivati aTorino, egli mi ha presentato ilsuo conto. E io gli ho presentatoil mio. Era lui che doveva soldi ame...

Dopo pochi giorni lo vedo ri-tornare al cantiere a cui stavolavorando, la chiesa di MariaAusiliatrice in Torino, e miconfidò di aver pensato molto aquel che era successo. Alla finesi confessò e si accostò alla Co-munione. Penso che quel buonuomo non abbia mai più bestem-miato”.

Sempre più sono presentistranieri nella nostra Italia. Pergli Europei che vengono dalNord e dall’Est Europa, la be-stemmia è inconcepibile, nonpassa loro nemmeno per lamente. Anche la gente del SudItalia non bestemmia mai. Se sichiede a qualcuno del Sud lacosa che gli dà più fastidio neicantieri del Nord, si sentiràsempre rispondere: la be-stemmia e l’alcolismo.

Se poi si cambia religione e sichiede a un musulmano cosapensa di un cristiano che be-stemmia, risponderà che è unacosa orribile, e che capisceperché l’Occidente va in malora.Le creature che bestemmiano illoro Creatore, non solo nonvivono la loro fede, ma si per-mettono anche di oltraggiare chili ha creati. Se si bestemmia neipaesi musulmani, si viene messia morte ancora oggi, o cacciatidal posto di lavoro nel miglioredei casi.

NON NOMINARE IL NOMEDI DIO INVANO. Se nonusiamo il nome di Dio invano,corriamo anche meno rischi dibestemmiarlo. Se frequentiamoluoghi in cui si bestemmia, la-sciamo quel locale, facendo

SEGUE A PAGINA 27

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«Le nuove del Pais» 27

notare al gestore la gravità dellacosa. Il vostro parroco ha dovutofarlo più volte, sia facendolonotare agli avventori vicini, siaal padrone del locale.

Per questo entro raramente inlocali pubblici: non vorrei maiascoltare uscire dalla bocca deimiei amati paesani una be-stemmia e perder la stima chenutro nei vostri confronti. A chivi dice che “purtroppo ènormale”, per favore, vi sup-plico con le lacrime agli occhi,non credeteci.

Genitori: in ginocchio da-vanti alla porta di casa vostra, vichiedo e imploro: non bestem-miate. Siete l’esempio dei vostrifiglioli!

Agli allenatori e respon-sabili dei settori chiedo di essere

intransigenti su questo punto. Labestemmia va sradicata prima ditutto per un senso civico, di edu-cazione, di rispetto.

A tutti dico: se non avete lafede, non potete bestemmiare.Se siete atei non potete bestem-miare in chi non credete. Se sietelontani dalla Chiesa, non aveteper questo il diritto di bestem-miare Dio. Se ve ne siete andati ègià sufficiente.

Chi crede in Dio, chiede il ri-spetto del suo Santo Nome. Chisi considera una persona intelli-gente, non può bestemmiare,perché se intelligente rispetta leconvinzioni degli altri, e anchele idee religiose degli altri.

Che tu lo creda o meno, Dio tiha creato e redento, non bestem-miare.

da pagina 26 LA BESTEMMIA

SAN SEBASTIANOA ORNELLA

La copertina del “Calender 2009” di Ornella dedicato a Maurizio.

Martedì 20 gennaio, nellapiccola chiesa di Ornella, èstata celebrata la SantaMessa in onore del patrono,San Sebastiano. Nono-stante la neve gli abitanti ealcuni membri del Coro SanGiacomo maggiore di Pieve,non hanno rinunciato a fe-steggiare il Santo. La Messaè stata celebrata da don Vitoe resa solenne dai canti delcoro.

Dopo la Messa tutti sisono riuniti nell’ex-scuolaper riscaldarsi con un buonvin brulé e the caldo e man-giare qualche crafon in com-pagnia.

A tutti i presenti è statoconsegnato un ricordo: unsacchettino profuma-ar-madio, realizzato da alcunedonne della Frazione.

L’attiva frazione di Or-

nella, anche quest’anno nonha voluto mancare alla rea-lizzazione dell’ormai tradi-zionale calendario che con-tiene anche i compleannidegli abitanti. Nei primigiorni dell’anno ogni fa-miglia ha ricevuto questabambona. Quest’anno il calen-dario porta in copertina lefoto dei piccoli Oliver,Arianna e Angela e sullosfondo l’immagine di Or-nella in estate.

Il calendario è dedicato aMaurizio Costa con questadedica: A Maurizio, che l’àfotografé ogni canton deFodom ie dedicon l calenderde Ornela 2009. Le foto-grafie iè dute sue: le descordel suo amour per l paisc e lanatura. Ogni parola sotviala fossa de massa. Cialeie coiogli, ma souradut col cuor.

All’uscita della Messa di San Sebastiano: la neve, le donne col fazzo-letto in testa, gli uomini tutti col loro cappello, i bambini che corronoliberi. Tutto pronto per la siegra: prima attorno all’altare, poi in-sieme per legare passato, presente e futuro!

La Pruma Comunion via n Ornela pubblicada sul nr 2/08: l eva l1945. Da sinistra i piccoli: Erminio Costa, Gino Dorigo, Luigia Del-monego, Oreste Dorigo ed Ernesto Pezzei.

Una bella im-magine dellachiesa cura-ziale di Ornellaimmersa nellaneve candida.

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Réba, San Nicolao 2008. L passa de cèsa n cèsa co suoi agnoi aschinchè di pichi patuc ai tosac valenc, ma l se tò davò nce di tei burcmalagn a fè poura ai tosac riei e che no stima nia.

Arabba: presente e passato si guardano negli occhi col sorriso: sì, ilvolontariato è la vera forza e il futuro certo per il benessere dellanostra vallata!

Arabba, Santa Barbara 2008. Foto ricordo al termine della SantaMessa in onore di Santa Barbara, con i Vigili del fuoco volontari diArabba-Livinallongo e il Parroco.

Nostra amata Signora di Renaz

Arabba-Ornella: quattro generazioni. I bisnonni Trudy e FeliceSief, la nipote Sara Marvaldi con il figlio Oliver Crepaz e la nonnaMartina Sief che tiene in braccio l’altro nipote Devis Crepaz.

Con questo titolo ricordiamo laVergine nera di Loreto custoditanella chiesa di Renaz.

Il giorno della sua festa (il 10 di-cembre) abbiamo cantato la Messacon devozione e con fiducia ab-biamo chiesto la sua intercessionepresso Dio per le nostre necessità.

È una chiesa raccolta, devota.Non è certo ampia come la cura-ziale di San Giovanni Battista, manella stagione fredda è più comodada raggiungere, essendo sullastrada principale, ed essendo piùpiccola è sempre facile vederlapiena di gente. La Curazia di SanGiovanni non ha più un corostabile, come quando c’era donOreste Chizzali, ma le buone vocimaschili e femminili ci sonoancora! Quando si intona un cantoè difficile che la piccola chiesa diMaria non si riempia di vocidevote. Non è un coro! Non ab-biamo pretesa di prendere unpremio per l’esecuzione, quelloche importa è scaldare il cuore al

Santissimo Sacramento custoditonotte e giorno nella Casa di Maria aRenaz. E scaldare anche il nostrocuore.

Con la buona stagione sten-deremo un programma di massimaper dare una rinfrescata all’in-terno, dare un’occhiata più appro-fondita al riscaldamento, equalche famiglia chiedeva di poterprendere in mano anche il pavi-mento di chiesa e di sacristia.

La prima fase è quella di fare unprogetto degli interventi, conqualche preventivo, guardare incassa, ottenere i permessi e quindimetterci all’opera. E chiaramentefarlo come un atto di fede e diamore alla nostra amata Signora diRenaz, regina della famiglia eregina della Santa Casa.

Il sorriso semplice e lo sguardobuono di nostra amata Signoradi Renaz e del piccolo Gesù: veperion da signé ite noste fameie.

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«Le nuove del Pais» 29

Pensierini invernali

n cin de Fodom

L’IGNORANZASe saveisa l’ignoranzaci de burc scherzi che la fèscla te oscura l’intelligenzae la superbia la no te lascia pesc.Lè rebèlisc de antipatiae ntel vis la l dismostrala vol avei soura duc la primiziama con chëst se piert ence l’amicizia.N orgolio baldanzousla se crei de esper suprema a ducè notè che lè fastidiousa soportè ala longia de tei musc.Se velc viade là espressionla vol tres sua la rejonco l’arogànza la te mesurala pensa de avei la plù gran statura.L’andamento che là, l ten dessënala fesc de dut per te umilièe la no se nentàn che lè l’arogante ntel pensèDe supierbia lè mbotidala fèsc pér ester amiradae nte ogni circostànzala no se recorda che lè falada.L valour l fossa grandemè a cambie mentalitèa meditè con prudenzae ester amica de l umiltè.Chi che vol rue massa n autda cèze pert i toma jùe l’ignoranza cotànt grana la ie fesc fè n gran saut n jù.

Pierina de JànJenè 2009

Neve giallaDi solito la neve cade bianca,

soffice e immacolata. Il tempoche passa, la consuma, lo smogdelle auto e il sale per liberare dalpericolo del ghiaccio lasporcano e diventa nera.Ma passeggiando sulle vie diArabba si può notare anche laneve gialla.

È una delle attrazioni dellepasseggiate di Arabba, chesaltano bene all’occhio soprat-tutto di giorno. Di altezza va-riabile tra gli zero e trenta centi-metri, con ricorrenza ognidecina di metri, soprattutto neibivi e negli angoli. Ma anche da-vanti a ingressi dove ci sia un po’di neve. Non piove certo dalcielo. Ma un censimento suquanti ospiti a quattro zampe cisiano in Arabba sarebbe unabella curiosità...In estate non si nota. La fanno inogni luogo, ma in inverno laneve tradisce la gentilezza e l’e-ducazione dei loro padroni, cheli lasciano “fare” un po’ovunque. “Poverini, sono

animali”. Ma quando li voglionoportare in chiesa e cimitero(macchiato anche quello di nevegialla), ma anche a prendere ilpane e far spesa allora diventano“il nostro figlioletto”. Non po-trebbero decidersi, questi pa-droni, se i loro animali sonobestie o figli? Se son figli edu-cateli, se son bestie, trattateli dabestie...

Via CrucisSe qualcuno si mettesse al-

l’angolo della piazza di Arabba,potrebbe osservare una benstrana processione. Al mattinoverso le nove, la sera verso lequattro, si vedono tanti Simonedi Cirene portare la croce sullespalle. Sono rari i sorrisi, a voltenon mancano tensioni e litigi,specialmente nei piazzali ovicino alle auto. Ma anche da-vanti alla fila di gente che aspettadi sedersi con la sua croce sotto ipiedi per poter scendere a tuttavelocità per poi ricominciare.È il popolo dei vacanzieri, di cuialcuni, invece che divertirsi, starsereni, prendere la vita concalma, si irrita e rovina la va-canza a sé e agli altri. La croce inspalla sono gli sci. Sembrano“condannati” a divertirsi ad ognicosto. Invece sembrano tanticondannati avviati al Golgotacon la croce in spalla. Ma sa-ranno contenti la sera quando ri-tornano? O son fastidiosi comele vespe?

Un nuovo giocoQuest’inverno, grazie alle ab-

bondanti nevicate, tutto è statosommerso dal manto bianco chelivella tutto quanto. Per entrarein chiesa ad Arabba si passa at-traverso due sponde verticali dineve, ma qualcuno ha benpensato che dietro a quei muri cifosse un bel gioco da fare dopoMessa o dopo aver visitato lachiesa: buttarsi in mezzo la neveo arrampicarsi fin sotto il grandeCrocifisso per una foto ricordo.Peccato che per fare questo equello debbano calpestare letombe...

Il massimo del divertimento,comunque, era quello di un ra-gazzino sui dieci-dodici anni,probabilmente senza genitori,che usciva dal cancello, faceva ilgiro nell’angolo esterno del ci-mitero, si arrampicava sul mu-retto e poi si lasciava caderesugli ultimi morti e si rotolavanella neve. Inutile dire che ilParroco gli ha ben spiegato cheattorno alla chiesa, proprio lìdove era si trovavano i nostrimorti. Aggiungo una cosa sola:va bene che in Italia non sonoabituati ad avere il cimitero at-torno alla chiesa, va bene essere

bambini, pazienza non fermarsia leggere il cartello sul cancellodel cimitero che prega di noncalpestare le tombe, ma pos-sibile che con tutto il posto e contutta la neve che c’è ad Arabba edintorni, proprio in cimitero sivenga a giocare? Forse sarebbeil caso di far aggiungere qualchepiccola croce agli angoli del mu-retto del cimitero, poiché anchela parte di tombe dalla parte dellacantoniera, sono state visitatedal nuovo gioco del saltiamo ilmuretto e buttiamoci sulletombe...

Per ora non si vedePochi avranno notato la

nuova fontana, che sostituisce lfestil sot gliejia. Una specie dicastello di pietre scavate am-mucchiate una sopra l’altra in

ordine decrescente e in cima unaben non identificata marmotta-sputa-acqua in bronzo o simili.Farà bella mostra di sé quando laneve (speriamo più tardi pos-sibile) la lascerà intravvedere.Notevole lo sforzo di abbellire ilpaese, di rendere anche caratte-ristico il paesaggio e interessantile foto della nostra bella chiesastagliata contro il Boè o controChël Vësco... venite, questa pri-mavera, guardate, giudicate, maanche parlatene.

Non meritavamo qualcosa dipiù classico? Le cose tradi-zionali non stufano mai e piac-ciono sempre.

Questa quanto durerà? Èsicura per i bambini? È praticaper i ciclisti per sciacquarsi ilviso e prendere un sorso d’acquao riempire la borraccia?

Sara, Giulia, Alessia, Mirco, Thomas, Federica, più alti dei segnalistradali.

Capodanno 2009 in piazza di Arabba.

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30 «Le nuove del Pais»

Per divertirsi non occorre tirare tutti dalla stessa parte, l’importanteperò è farlo insieme!

L’insegnamento della reli-gione a scuola è cambiato mol-tissimo in questi anni.

Nel passato era impensabileche non fosse un sacerdote, unfrate o una suora ad insegnarela Religione nelle scuole. Maquelle ore erano vero e propriocatechismo.

Soprattutto i nostri Decanati,anche dopo l’annessione all’I-talia, avevano il privilegio diavere un sacerdote ad inse-gnare la religione nelle nostrescuole fino a soltanto pochianni fa.

I programmi del Ministeroperò negli anni sono cambiati eda insegnamento del cate-chismo è diventata un’ora dieducazione e di conoscenzadella religione cattolica e delsuo rapporto anche con le altre

religioni. Quindi di per sé non èun insegnamento confes-sionale (cioè di obbligo acredere a quel che viene inse-gnato) per cui tutti sarebbebene la facessero, sia i figli dipersone credenti e praticanticome anche quelli di famiglienon credenti e non praticanti.

In un mondo che sempre piùè chiamato a non poter fare ameno di confrontarsi col di-scorso di fede e religioso (pen-siamo all’inserimento dibambini di famiglie mu-sulmane, o provenienti dallaCina o da altre nazioni non cri-stiane), non si può essere igno-ranti in fatto di abitudini eusanze religiose. Se non altroper poter avere un linguaggioreligioso comune che ci possafar comprendere tra popoli eculture diverse.

Ogni bambino italiano - chela sua famiglia vada o meno a

Messa - dovrebbe essere ingrado di spiegare cos’è ilNatale, perché in Italia si sta acasa la Domenica, perché non simangia carne il venerdì, perchéle campane della chiesasuonano tre volte al giornomattina, mezzogiorno e sera,perché i cristiani si fanno sep-pellire e non bruciare, perché incimitero si aspetta la risurre-zione e si portano fiori e luci,ecc...

L’ora di religione è previstadalla scuola dell’infanzia(asilo) fino alla fine delle scuolesuperiori, ma moltissime fa-miglie firmano il permesso aifigli per non frequentare l’oradi religione.

Anche di famiglie cristiane.E praticanti. Questo non è pos-sibile: prima di tutto perché i

genitori dovrebbero essere iprimi a indirizzare verso lastrada del sapere (e come intutte le cose, meglio mettere intesta una nozione in più cheuna in meno), poi perché èun’ora che fa crescere nella ma-turità personale e di classe (nonc’è il rischio di bocciatura perinsufficienza grave in reli-gione) e ciascuno può dire quelche pensa senza paura di esseregiudicato o rifiutato, anzi, con ipropri interventi fa crescerenell’ascolto e nel rispetto tuttigli altri.

Per cui, quando arriverà lascheda per accettare o menol’ora di religione per ilprossimo anno scolastico, carafamiglia, firma per il Sì. È unregalo per tuo figlio e per la so-cietà multiculturale e pluricon-fessionale.

Ed è un’ora alla settimana,mica dieci!!

L’ORA DI RELIGIONE

Università degli studi di Ferrara,facoltà di ingegneria, corso di laurea iningegneria dell’informazione. Con la tesina: Realizzazione del lato server di un servizioweb per i servizi di peritelefoniadell’Università di Ferrara. Relatore prof. ing. Gianluca Mazzini,correlatore prof. ing. Cesare Stefanelli.

Scuola superiore di Linguemoderne per interpreti e traduttori,Università di Bologna, sede di Forlì.Corso di laurea in traduzione einterpretazione di trattativa. Con la tesina: Analisi della tipologia dei prestitidall’italiano al ladino. Relatore prof. Michele Prandi.

SARA DARIZ15 marzo 2007

LUCA DARIZ18 dicembre 2008

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«Le nuove del Pais» 31

Rubrica: I gesti nella liturgiaStare in piedi

Quest’anno 2009, ripercor-riamo insieme il significato delleposizioni che il corpo assume du-rante la celebrazione della SantaMessa e nella liturgia in generale.

Cominceremo in questonumero a comprendere il signi-ficato dello stare in piedi.

Nella nostra vita, il nostrocorpo cambia di posizione conti-nuamente. Perfino durante ilsonno il nostro corpo si muove. Euna delle paure più grandi di cia-scuno è restare paralizzati o nonessere più in grado di comandareal proprio corpo.

Anche la nostra anima, i nostripensieri, i nostri propositi, sonomessi in pratica dal corpo: con lavoce, la parola, le mani, i gesti, ipiedi, la forza delle braccia e dellegambe.

Insieme al carattere dellepersone amate, amiamo di loro ilvolto, il suono della voce e ancheil loro corpo. Con il corpo siamoabbracciati e abbracciamo, strin-giamo la mano e salutiamo.

Sul nostro corpo vengono fatti isegni dei sacramenti, e col nostrocorpo riceviamo l’Eucaristia,pane degli angeli, cibo di sal-vezza, medicina di immortalità.

Stare in piediStiamo in piedi ovviamente

quando camminiamo. Siamoeretti, la faccia rivolta avanti, lespalle dritte, lo sguardo alto, at-tento.

A scuola ci insegnavano chequando entrava il maestro, il pro-fessore, il preside, il parroco, il di-rettore, la bidella, ci si dovevaalzare in piedi e salutare con un“Buongiorno” chi entrava, e nonci si poteva sedere fino a quando ilmaestro non dava il permesso. Elo stesso quando il maestro o i vi-sitatori uscivano ci si dovevaalzare e salutare con un “Arrive-derci, e grazie”.

In piedi dobbiamo stare anchequando andiamo per uffici, spor-telli di posta e di banca.

In piedi anche la maggior partedei lavori. In piedi stanno le madrie le mogli per cucinare (o adessosono tanto di moda le “com-pagne”). In piedi stanno i soldatiquando sono di guardia (ma esi-stono ancora le garrite?). “Essereancora in piedi” è diventato si-nonimo di essere ancora svegli, inattesa.

Nella sacra ScritturaIn piedi stavano Adamo ed Eva

nel Paradiso terrestre prima di di-sobbedire a Dio. Il Signore ognisera scendeva nel giardino a pas-seggiare con l’uomo. Dopo ilpeccato si son nascosti.

In piedi Dio ha ordinato agliEbrei di mangiare l’agnello pa-squale, pronti a fuggire durante lanotte, dopo che l’angelo stermi-natore fosse passato a uccideretutti i figli primogeniti che nonerano stati riscattati dal sanguedell’agnello.

In piedi stavano i profetiquando dovevano portare espiegare la parola di Dio alpopolo.

In piedi stava il Sommo Sa-cerdote davanti all’altare, mentretutti gli altri dovevano inginoc-chiarsi e posare la fronte a terra,davanti alla presenza di Dio.

Nel vangelo rimane impressolo stare in piedi di Maria sotto lacroce del Figlio Gesù (non ha datosegni di squilibrio urlando e but-tandosi a terra disperata). In piediresta Gesù nei processi davanti alSinedrio e davanti a Pilato.

Nella liturgiaNella Messa si sta in piedi all’i-

nizio, quando il sacerdote entra inchiesa. Lo stare in piedi qui èsegno di rispetto per chi entra apresiedere la Messa e segno diattesa per quello che sta per suc-cedere. Si sta in piedi anche du-rante l’atto penitenziale e il cantodel Gloria, fino all’inizio delleletture che si ascoltano standoseduti. Per il passato (in Val Badia

ancora oggi) all’atto penitenzialetutti si mettevano in ginocchio erestavano inginocchiati fino alleletture.

Ci si alza in piedi quando vieneintonato l’Halleluja, che è il cantodella risurrezione. Il Vangelo sista in piedi perché è la voce stessadi Gesù che ci parla. Stare in piedisignifica essere vivi, così comeGesù lo è dopo la sua Morte e Ri-surrezione. Stare in piedi alVangelo, significa che anche noisiamo risorti e “vivi” con Lui.Stare in piedi al vangelo significaanche essere pronti all’ascolto,pronti a partire anche noi per testi-moniare Gesù.

Si sta un’altra volta in piedi alCredo e alla preghiera dei fedeli.Ci sia alza ancora al saluto del pre-fazio: Il Signore sia con voi(anche se le norme liturgiche deldopo Concilio dicono di alzarsidopo il Pregate fratelli e sorelle,perché il mio e vostro sacrificiosia gradito a Dio).

E in piedi si resta fino al cantodel Santo. Dal Santo in poi si restain ginocchio fino al Padre nostro.Le regole dopo il Concilio diconoche ci si deve mettere in piedi alMistero della fede, perché si an-nuncia un’altra volta la Risurre-zione di Gesù. Nella nostra vallataperò, si continua l’uso di restare inginocchio (non seduti, ma con le

ginocchia sull’inginocchiatoio!)fino al Padre nostro.

All’Agnello di Dio siamo abi-tuati a metterci un’altra volta inginocchio, mentre vediamo chegli italiani restano in piedi (gli eu-ropei dell’Est e i tedeschi, invecesi mettono in ginocchio comenoi).

La liturgia del dopo Concilioprevede infatti, di restare in piedi.

Anche a ricevere la Comu-nione (che si faceva in ginocchioalla balaustra) si sta in piedi.

Per il passato si restava in gi-nocchio fino alla benedizionefinale, ora invece alla preghieradopo la Comunione ci si alza e siriceve la benedizione in piedi, persottolineare che si è pronti apartire per testimoniare Cristo Ri-sorto incontrato nella Messa.

ConsiderazioniSarebbe una cosa buona uni-

formare come appartenenti aduna stessa comunità il nostromodo di stare in chiesa durante laMessa. Certo è difficile, poichéanche con l’esempio di turisti conabitudini diverse risulta stranovedere qualcuno in piedi, altri inginocchio e altri che fanno finta diessere in ginocchio e invece sonoseduti con i piedi sopra l’inginoc-chiatoio (da noi specie i giovani egli uomini, le donne stanno piùcomposte in chiesa).

Personalmente non sono perimporre modi da soldati ai fedeliin chiesa. Penso che l’importantesia trovarsi a proprio agio mentresi prega.

Quando assisto la Messa di unaltro sacerdote sto in ginocchiotutto il tempo possibile. Maquando mi trovo in mezzo allagente (specialmente nelle Par-rocchie italiane) in cui dopo laconsacrazione tutti si alzano inpiedi, è poco devoto cercare diguardare il prete sull’altare cheresta nascosto dietro le schiene dichi si è alzato.

Indubbiamente, mi trovo più amio agio quando vado a Messanelle Parrocchie austriache e po-lacche, in cui tutti restano bene in-ginocchiati. Secondo me c’è piùdevozione e meno distrazione, machiaramente è solo una mia idea.Ognuno è libero di assistere allaMessa come sente dentro. Bastanon diventi un disturbo per lapersona che sta dietro.

Nell’educazione su come sideve stare in chiesa, sono dienorme esempio i genitori e inonni, con figli e nipoti. Ma se nonhanno mai ricevuto un esempio, ouna spiegazione perché si devestare in piedi o in ginocchio, comesi può pretendere lo sappiano?Non basta la lezione di cate-chismo. Occorre accompagnare espiegare ai figli. E se non si sa,chiedere ai propri genitori, o pa-renti più anziani abituati adandare a Messa un po’ più spesso.Buon lavoro...

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32 «Le nuove del Pais»

ARABBA RÈBA - NOVITÈ NEWSNUOVO CAPOFRAZIONE

Come vuole l’usanza e tradi-zione ogni due anni si riunisce lafrazione di Arabba per eleggere ilCapofrazione: con il massimodei voti è stato eletto Dariz Ilarioche ha accettato per altri dueanni l’incombenza di rappre-sentare la frazione nei problemidi ogni giorno e di rapporti colcomune. Gli altri consiglieri cheformano il comitato frazionalesono Xaiz Franco, PellegriniAdalberto, Denicolo Maurizio,Silvio Crepaz, Dander Goffredo,Palla Aldo. Auguriamo al Soura-stant e al Comitato un proficuolavoro per il bene della frazione.

SCULTURA DI NEVE

Nella piazza di Arabba è stata

modellata da esperti artisti ” IlDrago delle Stelle”, una bellascultura di neve che oltre ad ab-bellire la piazza è stata anche am-mirata dai tanti turisti. Anche l’ il-luminazione moderna dell’albe-ro di Natale ha fatto una bellacornice al paese. Il merito è del-l’Amministrazione comunaleche ha voluto così far fede al suoimpegno per la valorizzazione diArabba.ESIBIZIONE DEIMAESTRI DI SCI

Grande apprezzamento du-rante le feste natalizie per l’esibi-zione dei maestri della scuola disci e varie associazioni nei co-stumi tradizionali. Le varie tec-niche della sciata dal Telemarkallo Snowboard con salti vari chespaziavano dal antico ai giorninostri sono state presentate dalMario Delmonego in perfettofodom, italiano e inglese.

Si è potuto ammirare anche illavoro del soccorso alpino con i

cani da valanga e l’insieme delleloro attrezzature per cercare unapersona nella neve. Tutta questaesibizione è stata fatta da quasi100 maestri di sci venuti per l’oc-casione anche da Rocca Pietore esono stati molto ammirati e ap-plauditi nel “serpentone” finalecondito da vino brulè offerto daArabba Fodom Turismo doveogni albergo a turno offre le suespecialità.

Ospite d’onore a fine d’annoanche l’ex presidente del Con-siglio Romano Prodi che conmoglie e seguito è un affezionatoal “TE DEUM” di fine d’annonella chiesa di Arabba.

ANCORA NEVE

Al 20 gennaio altro metro e 15

cm di neve che si è aggiunta allagià grande nevicata del dicembrescorso portando ulteriore preoc-cupazione e con strade chiuseper qualche giorno per pericolodi valanghe.

L’elicottero ha fatto la spola traArabba e Varda sparando alcunicolpi col gas senza peraltro avergran esito per far scendere le va-langhe. La locale associazionecacciatori ha foraggiato a suespese un branco di cervi cheormai stremato non riusciva piu asopravvivere.

Diceva don Elio Ghiretti (di ve-neràda memoria) : fin che lè chëlCrist dei Plaiac (tra Arabb e Varda)l epa ben bon ence dël de tignivelc permez. - Fin che esiste quelCristo dei Plaiac è capace anchelui di tenere un po lontani i pe-ricoli della neve. (Forse per questoche non sono mai stati fatti deiripari)

Queste parole sono ritornateattuali proprio in quest’inverno

pieno di neve e pericoli. Non c’è stato versante o ripido

dove non sia scesa una valanga,dal Col di Lana a Corte, a Ornellaa Davedino. Anche le rive deiPlaiac tra Arabba e Varda nonsono state risparmiate dalle va-langhe ma la fortuna vuole chenon sia successo niente di grave anessuno. Forse perché c’è ancoragente che prega e che si affidacon fede al Signore. RAIFFEISEN. SPORTELLOSEMPRE APERTO

Un plauso al dott. BennoCanins, (foto qui sotto) direttoredella Banca Raiffeisen di Arabba.Anche con i passi dolomiticichiusi e la viabilità bloccata, èsempre stato presente all’a-pertura della banca. Impossibi-litato a raggiungere il suo posto dilavoro dalle strade chiuse per leabbondanti nevicate, non si èperso d’animo ed ha raggiunto laSede di Arabba con mezzi alter-nativi: gli sci. Una ragazza del

posto (Jessica) che non potevaraggiungere il suo lavoro in Bancaa Piccolino (Val Badia) gli è statadi valido aiuto. Un esempio di di-sponibilità, di una figura pre-sente, di un servizio costante epuntuale... grazie Benno.

NOVITA INTERNET

Sul sito internet http://www.valbadiaonline.it/ Fodom-Nuove del paisc, potete scaricareil giornalino della parrocchia contutte le novità. Ci sono anchealcune notizie locali e varianeddoti che riguardano i buonicontatti con i vicini della ValBadia

Grazie alla disponibilità dellaTipografia Piave e della CassaRurale Raiffeisen, del dott.Benno e dei collaboratori delsito.

SIT BOE IN ASSEMBLEA

Tutti soddisfatti i soci della SitBoè riuniti in assemblea al 22 di-

Il Crocifisso di Plaiac.

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«Le nuove del Pais» 33

cembre 2008 nella Sala Parroc-chiale di Arabba. Il presidenteUgo De Battista, emozionato, haringraziato l’Assemblea che all’u-nanimità lo ha riconfermato allapresidenza del Consiglio Di-rettivo. È stata anche approvata larelazione del Collegio Sindacalee il bilancio. Un bilancio che sichiude con un ottimo utile e la so-cietà decide pure una distribu-zione di dividendi agli azionisti.

Ma ci sono molte altre novità.� La pista nera del Burz è stataottimamente preparata con 9cannoni sparaneve ed è inpiena efficienza con grande af-flusso di sciatori amanti delleforti pendenze.� Il progetto per il lago diSavinè ha già la concessioneper i lavori che inizieranno inprimavera. � La Sit Boè è una delle primesocietà dotata di una rete afibre ottiche per il collega-mento computerizzato di tutti iservizi e per i cannoni spa-raneve con controllo in temporeale dagli uffici. � È in progetto la nuova costru-zione tipo ” casa clima “(sopra igarage in zona Davòpa-lacia)per uffici e locali per ilpersonale dipendente. � È stato scelto il progetto del ri-fugio del Burz, dell’arch.Kostner di Corvara per esseremolto piacevole nell’insiemecon ampie possibilita di varia-zione, nella forma del “Ta-blé”che poi si integra con le ca-ratteristiche del luogo. I lavoriverranno attuati nel 2009/2010 per dare precedenza alleopere più urgenti. � È stato acquistato un nuovobattipista Kaessbohrer (valoreeuro 330.000).� È stato costituito il Consorzioimpianti a fune Arabba nelquale ora fa parte anche la Mar-molada s.p.a. (presidenteStefano Illing, Dario CrepazVice e consigliere Dariz Ilario). � Continua il dialogo con l’Am-ministrazione Comunale per larealizzazione del passante diArabba, per lo spostamentodello skilift e per la realizza-zione del nuovo Campo-scuola.� Verrà realizzata la nuovapista lungo l’impianto dei Becal Campolongo (dove c’era ilvecchio skilift) ed è allo studiosempre ad Arabba l’area (sottoZorz) del nuovo snow and

family parc per invogliare fa-miglie e bambini con una rea-lizzazione grandiosa ma parte-cipata anche da altri enti:Comune, Scuola sci, ecc...� Una curiosità, il record dellaSeggiovia ” Le Pale” ha regi-stato 13.363 passaggi in un sologiorno (25 febbraio 2007).� La Sit Boè ha deciso di nonaumentare il prezzo del bi-glietto dello skilift “2 Baite”visto che è utilizzato maggior-mente da famiglie con bambini(mentre lo skipass è aumentatoin media del 3 %).� Il Consiglio di Amministra-zione sta valutando la possi-bilita di inserire nella societàalcuni giovani soci e dar loro lapossibilità di farsi un’espe-rienza nelle varie mansioni perrinnovare con forze nuove iltessuto di una società che èstata costruita con tante fatichema anche con tante soddisfa-zioni. � Il Socio e consigliere CarloNicolodi esperto in gestioneimpianti e in calcoli, ha espostouna bella panoramica dei costie statistiche della Sit Boè ed èstato anche molto realista nelcalcolo non facile del passantedi Arabba.� Il presidente De Battista con-clude che una società sana, in-traprendente e capace come laSit Boè avrà un futuro solo se igiovani che seguono avrannola perseveranza e l’intuito dicarpire i segreti che si celanonegli uomini che hanno sof-ferto e creduto in una societàvoluta per il bene di Fodom.

TURISMO

Si prospetta bene la stagioneinvernale. Gli alberghi sonopieni come i garnì e gli apparta-menti con buona prospettiva dilavoro almeno fino a Pasqua.Le continue richieste sono re-clamizzate dalla massa di neveche ha coperto tutta la zona do-lomitica e le prenotazioni nonmancano anche se moltiscelgono solo alcuni giorni delfine settimana. La crisi che in-veste vari settori forse è l’ultimaa toccare il settore del turismo,almeno speriamo. Il segreto sa-rà soltanto saper gestire beneanche questa fetta di economiache torna a beneficio di tutta lavalle.

Goffredo Dander

Il progetto del nuovo Burz.

Andreas Hofer Bus

Una stagione buona per l’atleta fodom Davide: definito dai giorna-listi sportivi una delle più concrete speranze dello sci veneto. Il 30 no-vembre a Passo Monte Croce è giunto 4o. Il 10 dicembre sul Passo delTonale arriva 2o dietro solo a Andy Plank. Il 20 dicembre a Padola diComelico arriva 1o. Il 22 dicembre sull’Abetone 3o miglior tempo.

Jakob Placidus Altmutter, 1809,ritratto di ANDREAS HOFER.Nato nel 1767 a San Leonardo inPassiria, di professione oste. Futradito da uno dei suoi soldati,arrestato dai francesi e condottoa Mantova, fu fucilato il 20 feb-braio 1810, nonostante le ri-chieste di grazia e l’appoggio deimantovani che, colpiti dal suoeroismo, volevano pagare letruppe francesi affinché lo libe-rassero.

Martedì 20 gennaio 2009, il bus diAndreas Hofer, ha iniziato il propriogiro dal suo paese natale, San Leo-nardo in Val Passiria. Esso toccheràle principali località in cui si è svi-luppata la storia di Hofer. Il bus in-formerà la popolazione e fornirà do-cumentazione riguardo allecelebrazioni del bicentenario diquest’anno. Alla partenza del busera presente anche l’assessore allacultura Sabine Kasslatter Mur, chenel suo intervento ha sottolineatol’importanza di approfondire la co-noscenza delle proprie radici sto-riche e culturali.Dal 22 al 25 gennaio il bus ha fattotappa a Vienna e poi è rientrato nelSud Tirolo, per girare tutta la re-gione. La prima tappa è stataBrunico il 7 febbraio e lì è iniziataanche la distribuzione di materialeinformativo su Andreas Hofer: de-pliant, opuscoli, CD e materiale di-dattico.

Alla fine di gennaio sono 34 iComuni che hanno richiesto la visitadel bus di Andreas Hofer per unatappa nel suo giro sui passi dell’eroetirolese.

La Provincia di Bolzano ha stan-ziato quattro milioni di euro per larealizzazione delle manifestazionidell’anno bicentenario. Uno degliappuntamenti più attesi è l’inaugu-razione il 21 febbraio, della nuovaesposizione permanente del Museodella Val Passiria intitolata “Eroi &Hofer”.Ma chi era Andreas Hofer?

Il Tirolo era stato conquistato permezzo dell’alleanza tra Napoleonedi Francia e la Baviera, cambiandoperfino il nome al Tirolo con quellodi Baviera meridionale. Il governobavarese impone leggi e burocrazia(legati all’Illuminismo francese diinfausta memoria) inaccettabili per itirolesi, abituati ad auto-governarsi.Mentre a Vienna si pensa ad un’altraguerra, in Tirolo si prepara una som-mossa popolare. Con l’arrivo deiprimi soldati austriaci mandati dallaCapitale a Lienz scoppia anche laguerra popolare ed in pochi giorniInnsbruck è liberata (12 aprile1809).

Ma Napoleone reagisce con du-rezza e già il 20 maggio la cittadinatirolese è di nuovo in mano aifrancesi e ai bavaresi, mentre letruppe austriache si devono ritirareattraverso la Val Pusteria fino in Ca-rinzia.

A questo punto Andreas Hofer,comandante degli Schutzen dellaVal Passiria, riesce col suo carisma amobilitare tutti gli uomini atti alle

armi. Queste truppe riconquistanoInnsbruck già il 25 e il 29 maggio. Ildestino del Tirolo si decide però al difuori dei confini del suo territorio.Dopo il parziale successo pressoAspern, l’esercito austriaco èbattuto in modo netto a Wagram,così si firma l’armistizio di Znaim. Ifrancesi riconquistano il Tirolo. MaHofer, Josef Speckbacher, JoachimHaspinger e altri, non stanno aguardare e per la terza volta, muo-vendo da Bergisel il 13 agosto, ri-conquistano per la terza volta Inns-bruck. In nome dell’Imperatored’Austria, Hofer prende pieni poteriin città.Con la ratifica della pace di Shon-brunn (14 ottobre 1809) l’Austriadeve rinunciare al Tirolo. Napo-leone con 50.000 uomini scendeverso il Tirolo: gli abitanti noncredono all’armistizio e alla pace, ecercano di resistere come possonodal Bergisel. E vengono sconfitti persuperiorità numerica schiacciante. Icapi della resistenza sono messisotto inchiesta e devono risponderedel loro comportamento tenutodopo il 14 ottobre. Andreas Hofer,Peter Mayr e Peter Sigmayr vannoeroicamente incontro alla sentenzadi morte.

Davide CrepazDavide Crepaz

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34 «Le nuove del Pais»

A Bressanone sul cam-panile ci sono sei campane.La più grossa, è detta “lasesta”.L’anno scorso ha avuto unsuper lavoro, poiché, com’èusanza anche da noi adArabba, la grana, si suonasolo per le feste grandi e peroccasioni solenni. E que-st’anno passato la “sesta” aBressanone ha suonato piùvolte: per i due Angelus delpapa, la morte del vescovoEgger, buonanima, i 250anni della consacrazione delDuomo.

Proprio dopo aver ri-chiamato i fedeli della cittàvescovile al Te Deum di rin-graziamento, il battaglio si èrotto, per fortuna senzastaccarsi dalla campana e

senza provocare danni.Subito la ditta “Kaiser &Wolf” di Dobbiaco si è pre-murata di venire a vederecosa fosse successo. Lacampana è illesa, ma urgeaggiustare il battaglio, af-finché sia pronto per l’8marzo, giorno della consa-crazione vescovile di mons.Karl Golser.Tra il peso del battaglio e lacampana, c’è un rapporto di4 a 100, per cui il battagliopesa 151 kg e la campana èdi 3900 kg, per un diametroalla base di 183 cm.

La sua storiaLa storia della “sesta”

porta indietro nel tempofino al vescovo Hartmann diBressanone (+1164). Fu ri-

petutamente fusa, ma ilbronzo risale proprio a quel-l’epoca.

Nel 1756 la campana sistaccò e precipitò dal cam-panile, spezzandosi in trepezzi, ancora lo stesso annofu rifusa a Bressanone -Zingen dalla ditta specia-lizzata Grassmayr.

La notte di Natale del1806 la campana si spezzòun’altra volta, ma vennerifusa e collocata solo nel1838 ad opera del vescovoprincipe Galura.

Questa campana avevadue battagli, uno per l’in-verno e uno per l’estate, te-nendo così conto anche delledifferenze di temperatura.

Durante la prima GuerraMondiale il governo di

Vienna chiese la consegnadi tutte le campane perfondere cannoni, ma l’an-ziano vescovo Franz Eggersi rivolse al giovane Impe-ratore Karl d’Asburgo, pre-sente nel 1917 a Bres-sanone, e ottenne ladispensa dalla consegna diquesta sola campana,mentre le altre dovetteroessere tutte consegnate, in-sieme al battaglio “sta-gionale”.

Sorte simile, gli am-pezzani ricordano anchedelle loro campane, che lostesso Imperatore Karl (di-chiarato Beato pochi annifa) in visita in Ampezzosempre nel 1917, risparmiòdalla distruzione per l’ar-monia del loro concerto.

LA “SESTA”

Gli sposiGianni Crepazda Cherze Ivana Vinciprovada RoccaPietore.Sposati a Roccal’11 ottobre2008.

Scussel Stefanoda Fornodi Zoldocon SiefCristina daSoraruz, il 26 novembre2008nella chiesaparrocchiale di Arabba.

Il sorriso sereno del piccolo DYLAN GRONES battezzato adArabba il 16 novembre 2008.

Il Battesimo della piccola ANGELA DELLAVEDOVA con i ge-nitori, la madrina e il parroco a Ornella il 16 novembre 2008.

ALBUM PARROCCHIALE

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«Le nuove del Pais» 35

NOTIZIE DAL COMUNECONTRIBUTI

- lla Banda da Fodom, per so-stenere il percorso formativo deiragazzi predisposto dalla scuoladi musica per l’anno 2008/9, èstato erogato un contributo di 7.000,00.

- Per l’organizzazione della“Siègra de S. Iaco” organizzatadalla Parrocchia di S. GiacomoMaggiore è stato erogato un con-tributo di 1.500,00 per il no-leggio del tendone.

- Al Soccorso Alpino di Livinal-longo è stato erogato un con-tributo di 350,00 per la compar-tecipazione alle spese di gestionedella Sede.

- Per l’abbattimento forzoso delbestiame anno 2007, alla Soc.Latteria di Livinallongo, è statoconcesso un contributo di 9.175,83.

- Alla Società Allevatori RazzaBruna-Alpina è stato erogato uncontributo di 550,00 per l’orga-nizzazione della mostra del 29settembre ad Arabba.

- Alla Comunità MontanaAgordina, per il corso di DiplomaUniversitario per Infermieri, sonostati erogati, quale quota parte, 215,15.

SCUOLA

- Per il progetto “Educare allacittadinanza: conoscere le istitu-zioni” ideato e organizzato dalleinsegnanti Antonella De Toffol edEmanuela Gabrieli delle classi 4a

e 5a della Scuola Primaria di Livi-nallongo, è stato erogato un con-tributo di 1.000,00 per la com-partecipazione alla spesa. Iragazzi si recheranno a Roma inprimavera per la visita al Senatodella Repubblica guidati dal Se-natore Gianvittore Vaccari.

- Per le uscite scolastiche ascopo didattico della ScuolaMedia per l’anno scolastico2007/08 è stato concesso all’I-stituto Comprensivo un con-tributo di 1.300,00 quale quotaparte.

TURISMOLAVORI PUBBLICI

- Per l’organizzazione dellapartenza di tappa del Giro d’Italiadel 25 maggio scorso, a DolomitiStars quale capofila del progetto,sono stati erogati 6.000.

- Per l’arredamento e la siste-mazione dell’area circostante laChiesa di Arabba sono stati impe-gnati ulteriori 19.000.

- Per la realizzazione dellascultura in ghiaccio ad Arabbasono stati impegnati 1.400.

- Per il supporto di operatori diPolizia Locale autorizzati dalComune di Treviso per il periodonatalizio sono stati impegnati 2.000.

- È stato confermato il progettoda 275.200, già dichiarato am-missibile dalla Regione, a valeresulla L.R. 30/2007 (aree svantag-

giate di montagna) che prevede:a) acquisto di attrezzatura ac-

cessoria per il nuovo Unimog perlo sgombero neve ( 62.000,00);

b) acquisto di un mezzo Suzukiallestito per la Polizia Municipale( 21.200);

c) acquisto di un fuoristradaToyota a trazione integrale da im-pegnare per il trasporto dipersone anziane dalle Frazionidisagiate ai principali servizi pub-blici ( 32.000);

d) realizzazione copertura eco-centro di Renaz ( 160.000 di cui112.000 a carico del Comune).

- È stato approvato dalla Giuntail piano triennale delle opere pub-bliche 2009-2011 per 12.600.000, in aumento del 20%rispetto al precedente. Per l’annoin corso è previsto il 1o stralcio del-l’ampliamento della Casa diRiposo per 2.420.000, il com-pletamento dell’eliporto per 150.000, la sistemazione dellastrada silvo-pastorale Cherz-Malga Cherz per 200.000, il mi-glioramento del bivio di Salesei diSotto per 260.000, il migliora-mento e messa in sicurezza dellaviabilità comunale per 280.000,la costruzione del ponte in Loc.Retiz per 469.000.

- Nella variazione di assesta-mento di bilancio approvata a finenovembre dal Consiglio Co-munale sono stati impegnati i re-centi, cospicui, contributi ottenutidal Comune:

a) Per la Casa di Riposo “VillaS. Giuseppe” i contributi della Re-gione Veneto e della Fondazionerispettivamente di 300.000 cia-scuno.

b) contributo statale già inca-merato di 250.000 che attiveràinterventi di miglioria sulle stradecomunali per 270.000 che sa-ranno iniziati a breve.

URBANISTICA- Il Piano Territoriale di Coordi-

namento Provinciale, approvatoin fretta e furia a inizio novembredal Consiglio Provinciale, con-tiene disposizioni pianificatoriecalate dall’alto e non condiviseche invadono illegittimamentel’ambito di competenza deiComuni, ledendo gravementel’autonomia programmatorialocale sancita dalla Legge, impo-nendo vincoli d’ogni genere chevanno a sommarsi a quelli già esi-stenti e che ricadranno inevitabil-mente sui cittadini. Le normedevono essere poche, chiare esnelle.

Valutazioni critiche anche ri-spetto agli aspetti di caratteregeologico sia generali che conspecifico riferimento al nostrocomune.

Un esempio? Se la Coope-rativa Villa Roma dovesse ancorainiziare la costruzione delle 5case a Renaz destinate a giovanie famiglie fodome, per l’adozionedel PTCP, non si potrebbero più

realizzare. Vincoli pure sullaScuola “E. Renon”, ecc ecc.

Altro aspetto assolutamente danon prendere sottogamba sono lenorme relative al sistema am-bientale che prevedono a Fodoml’individuazione di 10 biotopi di in-teresse provinciale e diverse areedi “connessione ecologica” al difuori della Rete Natura 2000, cheinsistono tra l’altro su aree inte-ressate da piste e impianti a fune,con conseguenze future facil-mente immaginabili. Per que-stioni di spazio non mi dilungooltre.

Le azioni intraprese dall’Ammi-nistrazione sono pertanto due;

a) Conferimento legale informa associata, unitamente adaltri 40 Comuni, agli avv. Minneidel Foro di Padova e all’Avv.Canal del Foro di Venezia perchiedere ai Giudici Amministrativil’annullamento della delibera diadozione del PTCP.

b) Invio di 21 corpose osserva-zioni di carattere generale e delleosservazioni riguardanti gliaspetti geologici, affinché la Pro-vincia provveda a riformulare leparti difformi in senso adesivo airilievi sollevati, o provvedendoalla revoca della delibera con suc-cessiva riadozione dello stru-mento modificato.

Va ribadito con forza che la sal-vaguardia del territorio si ottienecon buone norme di gestione che- partendo dal basso - tutelinol’ambiente nella sua integrità so-stanziale, prevedendo la possi-bilità di una prosperità economicacompatibile per chi in montagna siostina a volerci abitare; non con ilmoltiplicarsi di norme incompren-sibili, vincoli, divieti calati dall’altoe il dilagare di aree protette chepotranno servire alla demagogiaed alla statistica, ma certamentenon a risolvere le complesse pro-blematiche della montagna e deisuoi abitanti.

SICUREZZA e PRONTOINTERVENTO

- Finanziato dalla Regione perun importo di 49.630 (pari al70% del costo totale) il progetto divideo-sorveglianza per la “tuteladella legalità e della sicurezzapubblica”. Le aree interessateche saranno coperte dal serviziosono il centro di Pieve, di Arabba,di Andraz nelle immediate vici-nanze della Chiesa, il nuovo eco-centro di Renaz e il nuovo camposportivo di Cernadoi in fase di rea-lizzazione. Gli uffici stanno giàpredisponendo le pratiche indi-spensabili per l’appalto e quindi larealizzazione degli interventi.

- Finanziato anche il progettotransfrontaliero di “Miglioramentodei sistemi di pronto intervento”presentato correttamente dalComune nell’ambito della coope-razione interregionale tra la Re-gione Veneto (L.R. 31/2007) e laProvincia Autonoma di Trento

(L.P. 21/2007) - meglio cono-sciuta come “Intesa Galan-Dellai”. Ne ha dato immediata co-municazione al Sindaco il Presi-dente della Regione VenetoGiancarlo Galan, ideatore del-l’intesa assieme al Presidentedella Provincia di Trento LorenzoDellai.

Le graduatorie in sintesi: entro iltermine del 1o settembre 2008sono stati presentati 31 progetti;12 alla Provincia di Trento e 19alla Regione Veneto, di cui 11 daBelluno, 5 da Vicenza e 4 daVerona. Dei 31 progetti 11 nonsono risultati ammissibili di cui 9veneti e 2 trentini. Dei 20 inter-venti transfrontalieri ammessi (10trentini e 10 veneti) 13, di cui 6veneti e 7 trentini, sono stati finan-ziati. Dei 6 progetti finanziati pre-sentati alla Regione Veneto 3sono bellunesi, 2 veronesi e 1 vi-centino. Due i progetti agordini fi-nanziati; Canale d’Agordo e Livi-nallongo.

Il progetto, che ha grande va-lenza per un territorio comeFodom posto a notevole distanzadalle strutture sanitarie e daicentri maggiori, ha ottenuto un fi-nanziamento di 379.000 su unimporto complessivo di 420.643,45 e sarà attuato dalComune quanto prima.

Ora, il completamento dell’eli-porto di Arabba per consentirel’atterraggio notturno (150.000); l’acquisto di un’ambu-lanza per la Croce Bianca Volks-wagen T4 4x4 allestita per la riani-mazione ( 97.000); il furgone dipolisoccorso Mercedes Sprinter4x4 attrezzato per incendi e inci-denti stradali per i Pompieri Vo-lontari ( 124.222); l’acquisto peril Soccorso Alpino di un “quad” al-lestito per soccorso in montagna,attrezzatura per le comunicazionie il pronto intervento oltre all’abbi-gliamento tecnico per gli inter-venti di emergenza ( 49.500)sono una bella realtà , che ci per-mette di avere un sistema inte-grato, attrezzatura e mezzi all’al-tezza - o quasi - dei vicini.

VARIE

- Il Consiglio ha rinviato l’esamedi una concessione di servitù dipassaggio su terreno comunalein loc. Varda per il parere negativoespresso dalla frazione e per unesame e un’analisi dell’interaarea, con il supporto di elaboratigrafici, al fine di proporre la conse-guente variante al PRG che tengain considerazione anche la desti-nazione dei parcheggi pubblici.

- Sono stati rinnovati i contrattidi locazione per le unità immobi-liari in loc. Andraz e Corte (exscuole).

- All’ENEL è stata concessa laservitù di passaggio per il rifaci-mento della linea elettrica Andraz- Costa di Salesei.

Leandro Grones

Page 36: Poste Italiane s.p.a. - Sped. in Abb. Post. - D.L. 353 ... · posto del latino nella Messa e nei sacramenti; il volgersi del prete e dell’altare stesso verso la gente e non più

36 «Le nuove del Pais»

ANNIVERSARINOZZE D’ORO (50 ANNI)

1) DELFAURO Igino e PALLUA Renata il 23.04.1959.2) BORELLA Andrea e DELFAURO Jolanda il 30.05.1959.3) DANDER Erminio e CREPAZ Maria Maddalena il 02.07.1959.4) DABERTO Rolando e DEJACO Angela il 03.09.1959.5) PALLA Giuseppe e MURER Rina il 10.10.1959.6) PALLUA Eugenio e DELMONEGO Elda il 10.11.1959.

NOZZE DI RUBINO (40 ANNI)1) BONALDO Oscar e TESTOR Carla il 01.03.1969.2) TERMIGNONI Giulio Cesare e VITTUR Rosa il 07.04.1969.3) DELLEA Roberto e GABRIELI Fernanda il 17.05.1969.4) MAGRO Giovanni e PALLUA Angela il 31.07.1969.5) LEZUO Federico e CREPAZ Paolina il 17.05.1969.6) CREPAZ Sigifrido e KAHLER Maria il 07.06.1969.7) CREPAZ Giorgio e ERLACHER Emma il 26.06.1969.8) LEZUO Evaldo e EPPACHER Stefania il 04.10.1969.9) LEZUO Florino e PRANDI Tullia il 25.10.1969.

10) DABERTO Franco e ZANOL Annamaria il 12.10.1969.11) KOSTNER Enrico e FINAZZER Elsa il 18.10.1969.12) COLTAMAI Antonio e ZANVIT Graziella il 22.11.1969.13) DABERTO Walter e POMPANIN Romana il 27.12.1969.

NOZZE D’ARGENTO (25 ANNI)1) PELLEGRINI Giancarlo e CHIERZI Carlotta il 14.01.1984.2) DELAZER Carlo e VALLAZZA Beniamina il 19.05.1984.3) PEZZEI Guido e ROSA Graziella il 03.06.1984.4) PELLEGRINI Giuseppe e BOOTH Sally il 01.09.1984.5) GABRIELLI Guglielmo e COSTA Maria Rosa il 22.09.1984.6) FONTANIVE Paolo e DARIZ Emanuela il 13.10.1984.7) GUADAGNIN Roberto e SARTOR Franca il 20.10.1984.8) DARIZ Leonardo e DENICOLO’ Ester il 24.10.1984.9) FERSUOCH Bruno e CREPAZ Marisa il 27.10.1984.

10) TORMEN Giorgio e DELUNARDO Maria Rosa il 10.11.1984.11) ALFAREI Roberto e CREPAZ Eugenia il 17.11.1984.12) CREPAZ Sisto e CREPAZ Cecilia il 27.10.1984.13) PALLA Ruggero e CREPAZ Pierina il 01.12.1984.NOTA: Segnalate per tempo altri anniversari involontariamentenon riportati nell’elenco. Le coppie di sposi sunnominate sonotutte invitate alla festa patronale di S. Giacomo il 26.07.2009 alleore 9.30.

OFFERTEDI PIEVE

PER LA CHIESA E LEOPERE PARROCCHIALI

RiscaldamentoDemattia Anna, Pellegrini Mi-

chele, Devich Francesca, ZorzIrma, Crepaz Vittoria, don Al-fredo, Grones Remo, Foppa Anna,Dorigo Bruna, Soratroi Lino, Da-berto Albina, Federa Paola, SiefAntonietta.

Varie necessitàDemarch Bepo; Crepaz

Paolino; N.N.; Giardino Agordinoha offerto 8 “Stelle di Natale”(piante); Mauro ed Erika in occ.ben. casa nuova; Grones Laura eRemo; Francesca Devich; Da-berto Berta; Sign. Davare; CrepazPaolina Palla; Berto Giuseppe,PD; Delfauro Ermelinda; CrepazAlfredo; Sief Maria Gabriella;Delfauro Aldo, Calalzo; Dr. CarloTroi, Bressanone; P. A.; Coda-longa Assunta, Cortina; CrepazBruno, Badia; Palla LeandroMerano (per i poveri).

Offerte imperateper la Diocesi

Avvento di Fraternità (290);Migranti (100); Pastorale Dio-cesana (100)

PER CHIESADI DIGONERA

Piaia Matteo; De Biasio Lucia;N. N.; Murer Candido; Daurù Pia;Vallazza Giovanni; N. N. per risc.;Bernardi Mercedes; VallazzaGuido, Eraclea.

PER CHIESADI LARZONEI

Quellacasa Silvia, Cortina;Bassot Nevio, Rocca; in mem. Ga-brielli Pio, i fratelli.

PER CHIESADI ANDRAZNagler Valerio; N. N.

PER IL BOLLETTINORossi Maria Teresa, Rocca;

Ivana Francescutti, Calalzo; Jole eClaudio Costantin, Dogna; DeCarli Irene; Gerotto Antonio, TV;Degasper Cesare-Mauro, BZ; To-maselli Rita, Caviola; Daurù DeDorigo, BL; Casarin Luigina;Gamba Ciprian Marina, Zoldo; DeGrandi Angelo, TN; Stierli Ida,

Zurigo; Bepo Demarch; SantinFranca, Mestre; Rita Sorarui,Ziano; Testor Rita, Canazei; Quel-lacasa Silvia, Cortina; Simonetta,Falcade; Guglielmina; SpecchierGiovanni, Avoscan; Serafini Tar-cisia, Falcade; Crepaz Franco,Pera di Fassa; Vallazza Eugenio,BZ; Ganz Ferruccio-Chiara,Falcade; Gabrielli Beatrice;Bassot Marina, Rocca; MeariniMaria, FI; Bortot Guido, Cesio-maggiore; Mastella Maddalena, S.Vito; Davare, Laste; FlamigniMargherita, Forlì; Crepaz Paolina;Murer Giovanni, BL; Delfauro Er-melinda; Palla Maria Concetta,BL; Crepaz Alfredo; Nagler Da-niela; Crepaz Gabriella, Peron;Crepaz Giancarlo, La Valle BZ;Crepaz Amalia, SS.; GabrielliAdolfo PD; Quellacasa Giuseppe,Agordo; Foppa Paolo, BL; Batti-stella Dina, Merano; DaurùMarco, Agordo; LazzarinGiorgina, Zoldo; Angeli Pio,Selva C.; Del Zenero Cinzia,Rocca; Cortesi Flaminio,Bergamo; Furgler Elsa, Luino; Sr.Elvira Crepaz, Merano; DelfauroLidia, Genova; Palla Maria,Meano; Delfauro Aldo, Calalzo;Daberto Otto, S. Pietro Feletto;Dott. Carlo Troi, Bressanone; fam.Pozzobon, Lancenigo; FederaAlbino, Ortisei; Dorigo De ToffolFlorinda, Caviola; Crepaz Al-fredo, Agordo; Pallua Armando,Marebbe; Alverà Giuseppe,Cortina; Foppa Roberto, Limana;Palla Milio, Feltre; Crepaz Josef,Sterzing; Zardini Lacedelli Maria,Cortina; Crepaz Eugenio, Ortisei;Pallua Remigio, Ortisei; Am-pezzan Nada, Zoldo; GrandessoMarcello, PD; Favare Giuliana,Selva Cadore; Fontanive Roberto,Canale; Chenet Rosa, Saviner; Fi-nazzer Bruno, Siusi; Corazza Li-berale, Zoldo; Palla Renata,Feltre; Centin Casellato Giuliana,TV; Palla Antonio, Feltre; SiefDaniela, Cargnacco; DetomasoFrida, Cortina; Pompanin An-tonio, Cortina; Piaia Pierina,Rocca; Palla Giovanni, S. Vito C.;Palla Paolina, Vigo di Fassa; PallaFlaviano, Rocca; Crepaz Ugo, S.Maria Grazie; Fontanive Gio-vanni, Caviola; Da Pian Ada, Ca-prile; Palla Edoardo, BL; Sief Fe-derico, Tavagnacco; Frena Carlo,Agordo; Dalla Putta Giuliano, Al-leghe; Boscaini Luigina, VR; Co-dalonga Assunta, Cortina; Cal-legari Maria Grazia, Rocca; PallaJosef, BZ; Roilo Enrico, Fortezza;Serafini Teobaldo, Alleghe; Ar-gentin Lezuo Rita, Corvara; PalluaAngela, Ragusa; Sief MariaTeresa, Alleghe; Cereda Anna,Cassago; Stefani Silvio, Cortina;Reberschak Maurizio, VE; Del-fauro Livio, Corvara; GattolinNicola, VR; Bassot Elio, Corvara;Agostini Maurizio, Auronzo;Chenet Silvana, Caprile; CrepazErnesto, Brescia; Dagai Rolando,Brusaporto (BG); Bagnara Ga-sperino, Vallada; Delazer ElsaMaria, Merano; De Lazzer Santo,Rocca; Crepaz Eugenio, La Valle(BZ); Vallazza Giuseppe, Laives;Testor Leopoldo, Mas; De Cassan

Pierina, Laste; Delazer Giusy,Paese; Vergani Annalisa, Osnago(LC); Denicolò Rosa, Mestre; Ga-brielli Camillo, Cortina; DorigoVito, San Cassiano; Schweik-cofler Antonio, Ora (BZ); IldaPloner Vallazza, San Cassiano;fam. Gliera, Liviné; Palla Laura,Ortisei; Delazzer Maria Mad-dalena, Bolzano; Rudatis Rinaldo,Caprile; Delmonego Loredana,Torino; Costamoling Rosina,Corvara; Masarei Emilio, Milano;Vallazza Giuseppe, Roma; Schia-vinato Arturo, Zoldo, Davare Gel-trude, Laste; Dorigo Ernesto,Borolo (TO).

USCITE: per fattura del n. 4/2008: euro 3061,86; per Pieve:1746, 20 e per Colle e Arabba:1315, 66.

NOTA: Ringraziando vivamentechi ha donato, chiedo di segnalareeventuali dimenticanze.

ANAGRAFENATI:

1) DORIGO Matteo (Lasta)nato a Brunico (BZ) il06.12.2008.

2) DETOMASO Manuel(Liviné) nato ad Agordo il02.01.2009

3) ROSSINI Vittoria (Saleseidi Sotto) nata a Brunico(BZ) il 02.01.2009

MORTI:

1) DE SISTI Antonio (SelvaValgardena) nato a Pian diSalesei il 27 agosto 1924 edeceduto a Bressanone (BZ)il 5 dicembre 2008, vedovodi Mussner Emilia padre didue figli.

2) GABRIELLI Pio (Larzonei)nato a Larzonei il 15 ottobre1939 e deceduto ad Agordoil 27 dicembre 2008. Celibe.

3) KUHAR Rodolfo morto aPortogruaro (VE) il 3 giu-gno 2008, all’eta di 93 anni.