Position paper: Cambiamento climatico, agricoltura e alimentazione (IT)
POSITION PAPER REGIONALE GESTIONE DELL'AMMALATO ... · centralità del paziente considerato come...
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DIPARTIMENTO SAUES
POSITION PAPER REGIONALE
"GESTIONE DELL'AMMALATO PSICHIATRICO IN EMERGENZA SUL TERRITORIO"
PREMESSA
L’Area Emergenza Psichiatrica del Dipartimento SAUES dell'ANPO-ASCOTI-FIALS Medici, preso atto
della difformità organizzativa esistente nella gestione dell'ammalato psichiatrico in emergenza sul territorio
della Regione Campania e delle criticità emergenti nel sistema, propone il seguente documento con la
finalità di voler disciplinare la materia ed agevolare i compiti del medico del Servizio 118, anche alla luce
della nuova normativa sulla Responsabilità Civile Professionale ("Legge Gelli").
DISPATCH
La chiamata giunge alla Centrale Operativa 118 da parte dei familiari del paziente e/o da persone
presenti sul posto e/o dalle forze dell'ordine, in quanto viene segnalata una persona in stato di agitazione
psicomotoria:
A. palesemente pericolosa per sé stessa e/o per gli altri;
B. apparentemente non pericolosa e/o confusa.
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ALLERTAMENTO DEL 118
Nel caso di persona palesemente pericolosa per sé stessa e/o per gli altri (A), la C.O.
allerterà prioritariamente la forza dell'ordine e secondariamente il Servizio 118 con
autoambulanza medicalizzata che interverrà solo a scena resa sicura. Se il paziente non è
consenziente ad essere sottoposto a trattamento terapeutico o a trasporto in ospedale, il
team interverrà con azione coatta.
L'intervento coatto avverrà secondo il seguente ordine:
1. Immobilizzazione dell'ammalato, effettuata dalla forza dell'ordine intervenuta al fine di
consentire al personale sanitario di praticare la terapia e/o il trasporto in ambulanza;
2. TSO: avviene tramite proposta e convalida da parte di due medici e previa ordinanza del
sindaco;
3. ASO: avviene tramite un solo medico e previa disposizione del sindaco;
4. Stato di necessità: avviene senza disposizione del sindaco allorquando, pur sussistendo le
indicazioni al TSO, si verificano le seguenti condizioni:
il paziente rifiuta la terapia;
il paziente non ha consapevolezza della malattia;
non esiste la possibilità (in termini di tempo) di gestire in ambiente extraospedaliero il
paziente.
La forza dell'ordine, che interviene sul posto dell'intervento, è costituita:
Vigili urbani;
Carabinieri;
Polizia di Stato;
Guardia di Finanza
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Tenuto conto che la Forza dell'Ordine, comunemente, non è preposta a prendere posto
sull'autoambulanza, si ritiene che sia stilato un protocollo di intesa, in tal senso, tra la Regione Campania e
le Prefetture.
Se l'ammalato è affetto da patologia psichiatrica nota, sarà trasportato, dopo sedazione
(vedi tabella 1), nell'Ospedale munito del reparto di SPDC (Servizio Psichiatrico di Diagnosi
e Cura);
Se l'ammalato è instabile, sarà trasportato nell'Ospedale più vicino.
Se non si riscontrerà nell'ammalato una malattia di carattere psichiatrico, il medico del
118 trasporterà l'ammalato nell'ospedale idoneo alla patologia sospettata (si rammenta
che l'atto giuridico di consegna dell'ammalato al medico del P.S. da parte del Medico di EST
è costituito dalla scheda dell' intervento 118).
ALLERTAMENTO DEL 118
Nel caso di persona apparentemente non pericolosa e/o confusa (B), la C.O. allerterà il
Servizio di E.T. Il medico del 118 formulerà sul posto il sospetto diagnostico, sulla scorta del
quale adotterà i relativi provvedimenti di cui al punto A sopra citato.
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L’agitazione psicomotoria nei dipartimenti di emergenza-urgenza (extra ed intraospedalieri),
rappresenta un quadro clinico eterogeneo, quale esito di una varietà di processi patologici differenti, sulla
cui corretta valutazione e gestione la letteratura scientifica e le linee-guida attualmente disponibili
presentano una notevole disomogeneità e mancanza di standardizzazione, in particolare riguardo alla
centralizzazione del paziente e alle terapie farmacologiche.
Partendo da questa carenza e dalla consapevolezza della necessità di un approccio multidisciplinare a
questa condizione è stato intrapreso un progetto teso all’elaborazione di un modello condiviso di gestione
integrata del paziente con agitazione psicomotoria.
Tale modello, basato sul lavoro di un panel multidisciplinare di esperti, si propone come indicazione di
buona pratica clinica nella gestione di questi pazienti.
Il presente documento riporta i risultati di questo percorso di consenso, i cui principi fondamentali sono la
centralità del paziente considerato come soggetto attivo e partecipante, la necessità di intervenire
precocemente con azioni non contenitive in grado di evitare l’escalation sintomatologica e permettere il
proseguimento dell’iter diagnostico-terapeutico, l’impiego di trattamenti farmacologici adeguati al grado di
gravità della sintomatologia e l’importanza di integrare e armonizzare fra loro gli interventi delle diverse
professionalità coinvolte.
L’agitazione psicomotoria, definita nel DSM-5 come una “eccessiva attività motoria associata a una
sensazione di tensione interna”, è un quadro clinico (o sintomatologico) esito di una varietà di processi
patologici differenti. Le caratteristiche principali descritte nei pazienti con agitazione includono, tra le altre:
l’incapacità a restare fermi,
un eccesso di attività motoria non produttiva o afinalistica (camminare, sfregarsi le mani, tirare i
vestiti etc.),
irritabilità,
elevata responsività agli stimoli interni ed esterni,
decorso della sintomatologia instabile nel tempo.
Sebbene l’aggressività e la violenza non rappresentino necessariamente elementi nucleari dell’agitazione,
l’evoluzione della gravità della sintomatologia può sfociare in comportamenti aggressivi e violenti.
Caratteristica importante dell’agitazione psicomotoria, qualunque ne sia la causa e qualunque sia la gravità
della condizione soggiacente, è infatti che essa si colloca lungo un continuum che dalle situazioni di
semplice attivazione ideativa e comportamentale può giungere fino agli episodi più acuti e violenti.
In generale, nonostante le numerose definizioni prodotte al fine di caratterizzare l’agitazione psicomotoria,
questa rimane una sindrome multiforme e multifattoriale, potenzialmente associata a condizioni diverse,
incluse patologie propriamente psichiatriche (schizofrenia e disturbo bipolare principalmente), numerose
condizioni mediche e sindromi da intossicazione/astinenza. A una simile multiforme eziopatogenesi
corrisponde una molteplicità dei setting clinici potenzialmente coinvolti nella gestione dei pazienti con
agitazione psicomotoria.
Le linee-guida della American Association for Emergency Psychiatry raccomandano l’uso
preferenziale di farmaci per via orale rispetto alla via parenterale “se il paziente è collaborativo”.
Le raccomandazioni NICE (2005) prediligono i trattamenti orali “nell’ambito del possibile”.
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Il documento di consenso della World Federation of Societies of Biological Psychiatry (2016)
sottolinea come una gestione inadeguata dell’agitazione possa comportare un uso eccessivo e non
necessario di misure coercitive, una escalation verso la violenza con possibili danni per il personale
sanitario e i pazienti, oltre che costi economici rilevanti per il sistema sanitario. Il documento
propone una serie di raccomandazioni fondate su interventi non farmacologici, focalizzati a evitare
l’escalation sintomatologica, e su trattamenti farmacologici, il cui primo obiettivo deve essere
quello di calmare rapidamente il paziente agitato evitando eventi avversi (impairment ventilatorio,
arresto respiratorio etc.).
In assenza di una letteratura solida circa le scale di valutazione utilizzabili per determinare la gravità
dell’agitazione nei diversi setting clinici, questo panel propone l’uso della scala di Richmond.
Parte dell’attuale incertezza nella terapia farmacologica del paziente con agitazione psicomotoria deriva
dalla consapevolezza, comunemente accettata, che un trattamento ideale per la gestione acuta di questi
pazienti dovrebbe:
essere facile da somministrare,
essere non traumatico,
calmare rapidamente il paziente senza sedarlo eccessivamente,
presentare un rapido inizio dell’effetto con una scarsa variabilità farmacocinetica,
avere un basso rischio di eventi avversi significativi e interazioni farmacologiche.
Nella realtà, nell’impossibilità di conciliare la rapidità d’azione offerta dalle vie di somministrazione
parenterali , intramuscolo (i.m.) ed endovenosa (e.v.), con l’obiettivo di evitare il più possibile i trattamenti
invasivi e potenzialmente traumatici per il paziente, l’approccio generale alla terapia farmacologica
dell’agitazione psicomotoria è quello di preferire i farmaci per via orale nei pazienti con agitazione lieve e
collaboranti (Richmond 0-+1), privilegiando la rapidità d’azione della somministrazione intramuscolare o, in
casi di estrema necessità endovenosa, nei pazienti con agitazione grave (Richmond +2 e oltre). Da qui la
necessità di diffondere l’utilizzo della via intranasale mediante atomizzatore (MAD-300), che consente un
facile approccio (needleless) ed una rapida risposta.
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Accanto al trattamento farmacologico ottimale, essenziali e poco esplorati nelle raccomandazioni esistenti
sono gli aspetti legati alla definizione di un percorso multidisciplinare condiviso per la gestione dei pazienti
con agitazione psicomotoria. La possibilità di prevenire una escalation sintomatologica pericolosa per il
paziente e per gli operatori e le strutture sanitarie si basa su una serie di azioni congiunte che non
riguardano semplicemente la somministrazione di un farmaco appropriato, ma configurano un percorso
integrato che inizia, molto spesso, in ambito pre-ospedaliero con l’accoglienza del paziente, la sua
valutazione clinica, psichiatrica, la predisposizione di ambienti adeguati, il coordinamento fra le diverse
specialità cliniche e infermieristiche coinvolte, la formazione dell’intero personale sanitario e dei farmacisti
ospedalieri, la valutazione e prevenzione dei rischi connessi alle emergenze, fino alla definizione degli
aspetti farmaco economici.
È importante quindi che un percorso ottimale per la gestione dei pazienti con agitazione psicomotoria
venga definito e condiviso tra medici d’urgenza e psichiatri in qualità di figure professionali maggiormente
coinvolte, al fine di identificare un modello unitario che consenta l’integrazione e l’armonizzazione dei
diversi interventi e aspetti.
A questo scopo, è stato costituito un expert-panel con competenze multidisciplinari, costituito da medici
d’urgenza e psichiatri, con l’obiettivo di elaborare un modello condiviso di gestione integrata del paziente
con agitazione psicomotoria, espressione del consenso di questo gruppo di lavoro.
La patogenesi del comportamento violento può essere multipla. Un’ampia gamma di fattori possono
svolgere un ruolo, tra cui l'ambiente, la storia sociale e medica del paziente, le relazioni interpersonali, la
genetica, la neurochimica, la funzione endocrina e l'abuso di sostanze.
È importante valutare le cause organiche, potenzialmente pericolose per la vita, di agitazione non appena
questo può essere fatto in sicurezza. Nel dipartimento di emergenza (compreso il setting preospedaliero),
l'intossicazione o l’astinenza da droga o alcool sono le diagnosi più comuni nei pazienti agitati.
In tutti i pazienti si dovrebbe ottenere una rapida misurazione della glicemia capillare, l’ossimetria ed il
pattern completo dei parametri vitali.
La malattia psichiatrica nota è un fattore di rischio per comportamenti violenti, come schizofrenia
(paranoidi e non paranoidi), disturbi della personalità, mania e depressione psicotica. I pazienti psicotici con
una storia di detenzione dovuta alla violenza sono più a rischio di reazioni aggressive. La psicosi, il delirio o
la demenza possono portare a comportamenti violenti.
L’acronimo FIND ME (Funzionale-psichiatrico, Infettivo, Neurologico, Drogato, Metabolico, Endocrino) può
essere utile per organizzare una ricerca diagnostica per l'eziologia del delirio e della violenza.
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AMBIENTE
L'ambiente dove viene effettuata l’anamnesi e la visita dovrebbe essere riservata ma non isolata. Alcuni
dipartimenti d’emergenza dispongono di box o camere riservate e specificamente destinate ad accogliere e
trattare un paziente potenzialmente pericoloso. Ogni volta che un paziente potenzialmente aggressivo o
pericoloso viene preso in carico, il personale di sicurezza dovrebbe essere vicino e la porta lasciata aperta
per consentire sia l'intervento che la fuga del clinico.
Medico e paziente possono essere seduti approssimativamente equidistanti dalla porta, oppure il medico
può sedere tra il paziente e la porta. Il paziente NON deve sedere tra il medico e l'uscita, né l'uscita deve
essere bloccata. Bloccare la porta pone un rischio di danno al medico se il paziente sente la necessità di
fuggire.
Idealmente, dovrebbero essere disponibili due uscite e le porte dovrebbero spostarsi verso l'esterno. Ciò
facilita la fuga, ma può aumentare la possibilità di lesioni a chiunque sia al di fuori della porta. Il medico
deve avere accesso illimitato alla porta e pertanto non dovrebbe mai sedersi dietro una scrivania.
Il box o visita non dovrebbe contenere oggetti pesanti che possono essere lanciati, come portacenere o
altre armi potenziali, quali cavi elettrici, bisturi, aghi o liquidi caldi. Il medico dovrebbe avere un sistema
d’allarme, come un pulsante di panico oppure una parola o una frase in codice (ad esempio, "Ho bisogno
del Dott. Rossi qui"). Occhiali, orecchini, cravatte e collane dovrebbero essere rimosse. Gli accessori
personali che possono essere usati per danneggiare il medico, come le forbici o le tasche, dovrebbero
essere rimosse. Il medico deve essere a conoscenza di tutti gli oggetti all'interno della stanza o sul corpo del
paziente, come penne, orologi o cinture che possono essere utilizzati come armi.
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VALUTAZIONE DEL PAZIENTE
L'identificazione di pazienti potenzialmente violenti può essere difficile. La ricerca in questo settore è scarsa
e limitata. Il genere maschile, la storia della violenza e l'abuso di droghe o alcolismo sono associati alla
violenza, ma l'etnia, la diagnosi, l'età, lo stato civile e l'istruzione non identificano in modo affidabile tale
comportamento. I pazienti con una storia di comportamenti violenti hanno maggiori probabilità di reagire
violentemente e di provocare gravi lesioni. Quindi, quando è possibile, è importante prendere notizie da
familiari o care-givers su eventuali episodi violenti nel passato.
La valutazione del paziente combattivo inizia con la valutazione del rischio e l'attenzione alle misure di
sicurezza. Di solito la violenza esplode dopo un periodo crescente di tensione. Il medico, formato e
preparato, può identificare segnali verbali e non verbali e cogliere l'opportunità per disinnescare la
situazione.
In uno scenario tipico, il paziente si arrabbia, poi resiste all'autorità e alla fine diventa conflittuale. Tuttavia,
il comportamento violento può esplodere senza preavviso, specialmente quando provocato da malattie
mediche o demenze. I medici non dovrebbero ritenersi eccessivamente sicuri nella loro capacità di
percepire un pericolo imminente.
Nel Dipartimento d’Emergenza, un paziente irascibile deve sempre essere considerato potenzialmente
violento. Segni di violenza imminente includono:
comportamento provocatorio
rabbia
tono della voce alto, forte e aggressivo
atteggiamento teso (ad esempio, aggrappandosi i braccioli alle braccia, stringendo i pugni)
frequente cambiamento della posizione del corpo
atti aggressivi (ad es., lanciare oggetti, colpire sè stessi)
I testi psichiatrici sottolineano l'atteggiamento delle mani del paziente come indicatore di tensione.
Il paziente deve essere rimosso dal contatto con complici belligeranti o altri pazienti provocatori per
prevenire l'escalation. Una zona tranquilla con una finestra che consente l'osservazione diretta è ottimale.
Poiché i tempi di attesa aumentati sono correlati al comportamento violento, la valutazione di questi
pazienti dovrebbe essere accelerata per evitare qualsiasi escalation dell'aggressione.
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GESTIONE DEL PAZIENTE
I pazienti che sono agitati ma cooperativi possono essere suscettibili alle tecniche di descalation verbale. I
pazienti attivi violenti e i pazienti non cooperanti e agitati, in particolare quelli che presentano segni di
violenza imminente, richiedono un immediato contenimento. I pazienti che ovviamente non capiscono cosa
sta accadendo, per motivi psichiatrici o per altri motivi, o non sono in grado di comunicare e sono percepiti
dal personale medico per essere potenzialmente violenti, dovrebbero essere contenuti. Supponiamo che
tutti i pazienti violenti siano armati fino a prova contraria, in particolare quelli che presentano gravi traumi.
TECNICHE VERBALI
Gran parte dei pazienti che si presentano con agitazione o comportamenti violenti meritano la possibilità di
calmarsi in risposta alle tecniche verbali prima che siano attuate restrizioni fisiche o farmaci sedativi.
Durante le interazioni iniziali con il paziente utilizzando le tecniche descritte di seguito, sarà rapidamente
chiaro al clinico se il paziente coopererà. Questa interazione consente anche al medico di valutare lo stato
mentale del paziente. Se il paziente rimane resistente o violento o è incapace di interagire in maniera
appropriata, è necessario contenerlo.
Pazienti agitati, ma cooperativi, nonviolenti possono essere suscettibili alle tecniche verbali di de-
escalation, anche se le evidenze cliniche che supportano un tale approccio sono limitate. Il medico o
l’infermiere, dovrebbe adottare un modo onesto e diretto. Gesti amichevoli possono essere utili. Offrire
una sedia morbida o qualcosa da mangiare o bere (non un liquido caldo, che può essere usato come arma)
per stabilire la fiducia. In questo modo, molti pazienti si tranquillizzano, poiché l'offerta di cibo o di bere
appella i propri bisogni umani più fondamentali e crea fiducia.
Un modo non conflittuale, ma attento e ricettivo senza trasmettere debolezza o vulnerabilità è ottimale.
Alcuni pazienti si arrabbiano perché ritengono di non essere presi sul serio o trattati con rispetto e la loro
rabbia diminuisce quando queste preoccupazioni sono affrontate.
Dovrebbe essere utilizzato un tono calmo e rilassante. È importante evitare il contatto e lo sguardo diretto
o avvicinarsi al paziente da dietro o muoversi all'improvviso, e di stare distanti almeno la lunghezza di due
bracci.
In alcuni casi, un paziente agitato può essere a conoscenza del problema del controllo degli impulsi e può
accettare il consiglio del medico (ad esempio, "posso aiutarti con il tuo problema, ma non posso
permetterti di continuare a minacciare me e i miei colleghi). È difficile prevedere quali pazienti
risponderanno a questo approccio di limitazione. Alcuni pazienti possono interpretare tali affermazioni
come contrastanti e peggiorare il loro comportamento, nel qual caso la contenzione diventa necessaria.
Una dichiarazione di consenso dell'Associazione Americana per il Gruppo di lavoro per la De-Escalation di
Psichiatria d’Emergenza descrive 10 elementi chiave per la de-escalation verbale:
1. Rispettare lo spazio personale. Mantenere una distanza di due lunghezze del braccio e fornire
spazio per una facile uscita per entrambe le parti.
2. Non essere provocatorio: tenere le mani rilassate, mantenere una postura del corpo non
conflittuale e non guardare il paziente.
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3. Stabilire contatti verbali. La prima persona che deve contattare il paziente dovrebbe essere il
leader.
4. Utilizzare un linguaggio conciso e semplice. I termini elaborati e tecnici sono difficili da capire a una
persona compromessa.
5. Identificare i sentimenti e i desideri (ad es. “cosa stai sperando?”)
6. Ascolta attentamente ciò che dice il paziente. Dopo aver ascoltato, riaffermare quello che il
paziente ha detto per migliorare la comprensione reciproca (ad esempio, "dimmi se ho capito
bene").
7. Acconsentire o accettare di non essere d'accordo: (a) Concordare con chiare verità specifiche; B)
concordare in generale: "Sì, tutti debbono essere trattati rispettosamente, (c) essere d'accordo con
le situazioni di minoranza:" Ci sono altri che avrebbero la sensazione di essere ".
8. Spiegare le regole e impostare limiti chiari. Informare il paziente che la violenza o l'abuso non
possono essere tollerati.
9. Scelte di offerta e ottimismo: i pazienti si sentono autorizzati se hanno qualche scelta in materia.
10. Esaminare il paziente e il personale.
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CONTENZIONE FISICA
Le restrizioni fisiche possono essere utilizzate quando, nonostante un approccio professionale e
corretto al paziente agitato, le tecniche verbali non sono riuscite. L'uso di restrizioni può essere umana
ed efficace, facilitando la diagnosi e il trattamento del paziente e prevenendo lesioni al paziente e al
personale medico. Le restrizioni non devono mai essere applicate per comodità o punizione e devono
essere rimosse il più presto possibile, di solito una volta che si ottiene un'adeguata sedazione
farmacologica.
Indicazioni per la ritenzione d'emergenza comprendono:
danno imminente ad altri
danno imminente al paziente
danni all'ambiente
Al medico può essere utile classificare i pazienti in tre categorie:
coloro che hanno un disturbo organico per i quali le limitazioni facilitano la valutazione.
quelli con psicosi funzionale per i quali le tecniche verbali sono meno efficaci e le restrizioni
facilitano la somministrazione di neuroleptici.
quelli con disordini di personalità per i quali le tecniche verbali non sono utili.
La separazione può essere usata per ridurre la stimolazione ambientale e in alcuni casi a richiesta del
paziente. In altre circostanze, l'isolamento o la ritenzione possono essere controindicati. Come esempi,
la solitudine non è adatta a qualsiasi paziente che sia emodinamicamente instabile, suicida, auto-lesivo,
auto-mutilante o con intossicazione da droga e/o alcool.
Le restrizioni dovrebbero essere implementate sistematicamente, utilizzando un protocollo
istituzionale approvato. Questo protocollo inizia con il medico che lascia la stanza una volta che le
tecniche verbali non sono riuscite e richiamano l'assistenza delle forze dell’ordine. Può essere utile
considerare l'applicazione di restrizioni come una procedura analoga all'esecuzione di un avanzato
codice di supporto cardiaco.
Il team che esegue la contenzione dovrebbe essere di almeno cinque persone, tra cui un team leader. Il
leader è l'unico a dare ordini e dovrebbe essere la persona con maggiore esperienza in questa
procedura. Prima di entrare nella stanza, il leader descrive il protocollo di contenzione ritenuta e
avverte del pericolo previsto (ad esempio, la presenza di oggetti che possono essere utilizzati come
armi). Tutti i membri del team dovrebbero rimuovere gli effetti personali che il paziente potrebbe
utilizzare contro di loro. Se il paziente da trattenere è femmina, almeno un membro del team di
contenzione dovrebbe essere femmina per diminuire le potenziali accuse di molestia sessuale.
La squadra entra nella stanza e mostra un atteggiamento professionale, piuttosto che minaccioso. Il
leader parla al paziente in modo calmo e organizzato, spiegando perché è necessaria la contenzione e
quale sarà il corso degli eventi (ad esempio "riceverai un esame medico e psichiatrico, nonché il
trattamento"). Il paziente viene invitato a collaborare e viene invitato a sdraiarsi.
Anche se il paziente appare improvvisamente meno pericoloso, devono essere messe le restrizioni
fisiche una volta che sia stata fatta la decisione di usarli. NON negoziate con il paziente a questo punto.
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Se diventa necessario utilizzare la forza per controllare il paziente, un membro del team trattiene
un'estremità preassegnata controllando il comune giunto (ginocchio o gomito). Ciò può essere
effettuato bloccando il comune giunto in estensione. Il leader della squadra controlla la testa. Se il
paziente è munito di un'arma improvvisata, due materassi possono essere utilizzati per caricare e
immobilizzare il paziente. I fermi sono applicati saldamente ad ogni estremità e legati al telaio solido
del letto (non laterali, poiché il riposizionamento laterale delle guide laterali riprende anche l'estremità
del paziente). Per evitare che le estremità inferiori si muovessero in maniera indipendente, potrebbe
essere meglio attraversare le gambe alla caviglia e quindi fissare il dispositivo di ritenuta al telaio sul
lato opposto.
Il cuoio è il materiale ottimale per i restrizioni perché è forte, impedisce la fuga e è meno costrittivo
rispetto alle normali restrizioni morbide. Non utilizzare la garza.
E’ fondamentale assicurare un'adeguata espansione del torace per la ventilazione. Applicare un
morbido collare di Philadelphia al collo del paziente aiuterà a prevenire urti e mordenti. Quando
possibile, il medico non dovrebbe partecipare direttamente all'applicazione di restrizioni al fine di
preservare la relazione clinico-paziente e non essere considerato come contraddittorio. La posizione
laterale di sicurezza aiuta a prevenire l'aspirazione, anche se il posizionamento supino con la testa
elevata è più comodo per il paziente e consente un esame medico più approfondito, pur fornendo una
certa protezione contro l'aspirazione. Una volta che il paziente è immobilizzato, annunciando che "la
crisi è finita" avrà un effetto calmante sulla squadra e sul paziente.
Raccomandiamo di evitare il prolungamento della ritenzione e utilizzare la sedazione farmacologica
aggressiva nei pazienti che continuano a lottare contro i rimedi fisici. In tali pazienti sono stati riportati
casi di morte improvvisa. Le restrizioni applicate dal personale pre-ospedaliero che collocano i pazienti
in posizione prona (cioè le braccia e le gambe dietro il paziente) hanno causato la morte dovuta
all'asfissia. Mentre i volontari sani non sembrano avere asfissia quando si esercitano contro i restrizioni,
il paziente combattente spesso soffre di altre condizioni che aumentano il rischio [60-62].
I pazienti intossicati con cocaina, amfetamine o altri stimolanti sembrano avere un rischio
particolarmente elevato per gli esiti negativi. L'aumento del tono simpatico e la sensazione alterata del
dolore possono consentire lo sforzo oltre i normali limiti fisiologici in questi pazienti e possono causare
vasocostrizione che ostacola la clearance dei prodotti metabolici. La meccanica respiratoria alterata a
causa di una posizione frenata in un paziente acidemico può compromettere la compensazione
respiratoria.
Dopo aver applicato con successo i sistemi di contenzione, il paziente dovrebbe essere monitorato
frequentemente e ha la sua posizione regolarmente cambiata per prevenire sequele neurovascolari
come l’arresto, le piaghe da decubito, nonché per evitare la rabdomiolisi associata a La combattività
continua. La documentazione dovrebbe includere l'indicazione specifica delle restrizioni e che le
restrizioni sono state necessarie. I rimedi fisici dovrebbero essere rimossi al più presto.
Oltre al monitoraggio e ad altri provvedimenti per prevenire le complicazioni mediche, i medici devono
garantire che i bisogni fondamentali (ad es. Idratazione, gabinetto) siano soddisfatti per qualsiasi
paziente fisicamente trattenuto o sedato chimicamente.
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Il team di restrizione dovrebbe rivedere le proprie prestazioni e discutere i modi per migliorare
l'efficacia. L'educazione e la prova da parte del personale è indispensabile per mantenere le
competenze.
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SEDAZIONE FARMACOLOGICA
La sedazione farmacologica può essere necessaria, con o senza restrizioni fisiche, in un paziente che
non risponda alle tecniche di deescalation verbale. La tranquillizzazione rapida può essere richiesta nel
paziente agitato o violento. Anticipando la necessità di una gestione farmacologica all'inizio del corso
clinico di un paziente che potrebbe essere agitato, può evitare la necessità di una limitazione fisica.
Il farmaco sedativo ideale per il paziente agitato o violento dovrebbe essere:
rapidamente agente,
efficace indipendentemente dalla via di somministrazione
possedere minimi effetti collaterali.
Sono stati eseguiti pochi studi a doppio cieco, randomizzati, controllati con placebo, per stabilire
l'efficacia o la sicurezza di qualsiasi singolo farmaco nella gestione del delirio acuto. Con tutti i farmaci,
il grado di sedazione necessaria deve essere equilibrato contro possibili effetti collaterali.
Le tre principali classi di farmaci generalmente utilizzate per controllare il paziente violento o agitato
includono:
Sedativi dissociativi
Benzodiazepine
Antipsicotici di prima generazione (tipici)
Antipsicotici di seconda generazione (atipici).
In sintesi suggeriamo il seguente approccio:
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INDICAZIONE FARMACO ASSOCIAZIONE VIA DI
SOMMINISTRAZIONE
Paziente molto violento nel quale si richiede una sedazione immediata (Richmond +2 e oltre)
Ketamina i.m.
Midazolam i.n.
Ketamina+Midazolam i.m.
Droperidolo i.m.
Droperidolo+Midazolam e.v.
Aloperidolo+Lorazepam i.m.
Pazienti con agitazione da intossicazione o astinenza da droghe
Midazolam i.n.
Ketamina i.m.
Pazienti agitati da causa non nota
Ketamina+Midazolam i.m.
Ketamina i.m.
Ketamina+Midazolam i.m.
Pazienti agitati con un disturbo psicotico o psichiatrico noto
Aloperidolo
Largactil
Risperdal
Zyprexa
Seroquel
Abilify
i.m.
Ketamina i.m.
Un principio importante è quello di passare a una classe diversa quando la prima è inefficace o sono
necessarie dosi eccessive. Alcuni pazienti possono avere reazioni paradossali e diventare più agitati
dopo aver ricevuto un farmaco particolare. In questi casi è necessario utilizzare solo classi alternative.
L'uso di farmaci iniettabili può essere considerato come una minaccia da parte del paziente. Per il
paziente agitato ma disposto a collaborare, l'uso di farmaci somministrabili per via intranasale o per via
orale può essere altrettanto efficace.
BENZODIAZEPINE
Premesso che la letteratura indica la Ketamina come farmaco di prima scelta nella sedazione del
paziente agitato, le benzodiazepine sono i farmaci più utilizzati nella sedazione del paziente con
agitazione da una causa sconosciuta. In particolare, lorazepam e midazolam sono le benzodiazepine
utilizzate più frequentemente.
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Lorazepam è comunemente usato a causa della sua rapidità di azione, efficacia, breve periodo
di emivita e di somministrazione intramuscolare o endovenosa. La dose usuale è di 0,5 a 2 mg
IV o IM. L'emivita di lorazepam è di 10-20 ore.
Midazolam è la benzodiazepina di scelta in emergenza-urgenza. Ha un inizio più rapido del
lorazepam, una durata di azione più breve (da una a due ore). La dose usuale è di 2,5 o 5 mg
i.m. e 0.1 m/Kg e.v. o i.n. Nei pazienti gravemente agitati, le dosi possono essere somministrate
ogni tre-cinque minuti.
Le benzodiazepine possono causare depressione respiratoria, sonnolenza eccessiva e, meno
comunemente, reazione paradossa. E’ fondamentale il monitoraggio della funzione respiratoria
(meccanica respiratoria e SaO2) dei pazienti che ricevono benzodiazepine. Le benzodiazepine sono
particolarmente utili nei pazienti agitati per intossicazione o astinenza da droghe o alcool. Le
benzodiazepine possono essere più efficaci dei neurolettici nel ridurre il delirio e la mortalità. Gli eventi
avversi delle benzodiazepine (impairment ventilatorio o reazione paradossa) vanno tratta con
l’antagonista flumazenil.
NEUROLETTICI
Gli antipsicotici di prima generazione (tipici) includono i butirofenoni e le fenotiazine. Nel management
del paziente agitato, aloperidol e droperidolo sono quelli più indicati.
L'aloperidolo può essere somministrato e.v., i.m. oppure per os, sebbene il suo utilizzo e.v. non
sia approvato dalla FDA (Food and Drug Administration). Di solito viene somministrato in dosi
da 2,5 a 10 mg. L'inizio dell'azione è compresa tra 30 e 60 minuti. La dose deve essere ridotta di
metà negli anziani.
Il droperidolo è un analogo dell’aloperidolo con una minore emivita. Può essere somministrato
i.m. o e.v. e di solito viene somministrato in dosi da 2,5 a 5 mg. Il suo inizio di azione varia da 15
a 30 minuti, con una durata di sei-otto ore. Diversi studi randomizzati hanno dimostrato
l'efficacia del droperidolo nel controllo dell'agitazione acuta. Somministrato per via i.m.
l’aloperidolo viene assorbito rapidamente, evitando la necessità di un accesso e.v.
Tutti gli antipsicotici di prima generazione possono determinare un prolungamento del QT, con il rischio
potenziale di provocare aritmie, in particolare torsione di punta. Entrambi i farmaci sono nella sedazione di
pazienti violenti e agitati. Dovrebbero essere utilizzati con cautela in quelli a rischio di prolungamento del
QT, come i pazienti che assumono altri farmaci noti per prolungare l'intervallo QT, pazienti che potrebbero
avere disturbi elettrolitici (ad es. Ipocalemia e ipomagnesemia) e pazienti con condizioni congenite
associate al prolungamento del QT. Se possibile, è necessario eseguire un elettrocardiogramma (ECG) prima
della somministrazione, ma questo può essere impossibile nella gestione di un paziente violento. In questi
casi, un ECG deve essere ottenuto una volta che il paziente è sufficientemente sedato.
I neurolettici, tra cui l'aloperidolo e il droperidolo, vanno evitati in caso di astinenza da alcool e
benzodiazepine e pazienti con crisi epilettiche. Se possibile, questi farmaci dovrebbero essere evitati anche
in donne in gravidanza e allattamento. Gli antipsicotici di prima generazione possono causare effetti
collaterali extrapiramidali e reazioni ritardate distoniche.
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Gli antipsicotici di seconda generazione (atipici) hanno meno effetti collaterali extrapiramidali e meno
sedazione rispetto agli antipsicotici di prima generazione. Gli antipsicotici di seconda generazione utilizzati
più spesso in emergenza-urgenza includono olanzapina, risperidone e ziprasidone.
Pur non rappresentando la prima scelta farmacologica nel setting dell’urgenza, studi preliminari
suggeriscono che gli antipsicotici di seconda generazione possono controllare efficacemente l'agitazione
acuta.
Olanzapina è indicata nell’ agitazione associata a mania bipolare e schizofrenia. In via i.m.
l’olanzapina viene somministrata in una dose iniziale di 10 mg ed ha un inizio di azione da 15 a 45
minuti.
Risperidone è generalmente utilizzato per la schizofrenia e i dati per il suo utilizzo nel management
del paziente agitato in emergenza-urgenza sono limitati. È stato utile nel controllare l'agitazione
negli anziani e può avere effetti simili all'aloperidolo quando si aggiunge una. È disponibile solo in
formulazione per os e i.m. e la dose usuale è da 1 a 2 mg. Il tempo per la concentrazione di picco è
più breve di alcuni altri antipsicotici orali di seconda generazione. Risperidone è da preferire
quando è necessario un rapido controllo dell'agitazione e deve essere somministrato un farmaco
per os-
Anche gli antipsicotici di seconda generazione provocano un certo grado di prolungamento del QT,
pertanto occorre usare precauzioni simili a quelle suggerite per gli antipsicotici di prima generazione.
TERAPIA COMBINATA
Benzodiazepine e antipsicotici di prima generazione possono essere utilizzati insieme per sedare i pazienti
agitati. Le seguenti combinazioni si sono dimostrate efficaci:
Midazolam (5 mg IV o IM) e droperidolo (5 mg IV o IM)
Lorazepam (2 mg IV o IM) e aloperidolo (5 mg IV o IM)
Queste combinazioni ottengono una sedazione più rapida che i singoli farmaci e possono ridurre gli effetti
collaterali. Metà dosi dovrebbero essere utilizzate negli anziani. Se c’è necessita di farmaci aggiuntivi, un
approccio ragionevole alla titolazione è quello di somministrare midazolam supplementare ogni 3 o 5
minuti o lorazepam ogni 10-20 minuti, se necessario.
KETAMINA
La Ketamina è un anestetico dissociativo con un buon profilo di sicurezza quando viene utilizzato per la
sedazione procedurale. Rappresenta il farmaco di prima scelta per gestire il paziente agitato e violento in
ambito pre ed intra-ospedaliero.
La Ketamina dovrebbe essere utilizzata come primo approccio al paziente agitato, ma può essere utile
anche quando i trattamenti iniziali come le benzodiazepine o gli antipsicotici sono falliti e in pazienti con
delirio eccitato spesso correlati all'abuso di droga o nei pazienti che potrebbero avere una malattia
mentale. Andrebbe evitata nei cardiopatici e negli ipertesi noti per l’effetto sulla frequenza e sulla
pressione arteriosa.
La ketamina va utilizzata ad una dose iniziale di 1.5-2 mg/kg e.v., o 5-10 mg/kg i.m. L'inizio dell'azione è di
circa 1-2 minuti con la via endovenosa e 4-5 minuti con la somministrazione i.m. La durata dell'azione è di
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circa 10 a 20 minuti. Effetti indesiderati noti possono includere ipertensione e tachicardia (generalmente
lievi e transitori), laringospasmo (non comune), reazioni di emergenza e vomito. Gli effetti collaterali
possono essere più comuni con la somministrazione rapida e.v.
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(E’ intenzione della scrivente Area dell’Emergenza Psichiatrica SAUES, organizzare un evento formativo sul
management del paziente in agitazione psicomotoria, indirizzato ai medici del Servizio di Emergenza
Territoriale.)
Roccarainola, 19 Luglio 2017
I Componenti regionali dell'Area dell' Emergenza Psichiatrica:
Arcamone Pasquale (Firmato)
Borzacchiello Angela (Firmato)
Cimmino Carmen (Firmato)
Cinotti Giuseppe (Firmato)
Guarino Mario (Firmato)
Pepe Benedetto (Firmato)