portabandiera dell’Italia FEDERICA PELLEGRINI...Poi con ‘E dimmi che non vuoi morire’ (scritta...

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PELLEGRINI portabandiera dell’Italia a Rio Verso le Olimpiadi: FEDERICA IN QUESTO NUMERO IMMENSA PATTY PRAVO AL BANO HO SEMPRE CANTATO LA MIA VERITÀ A STORYTELLING CON STEPHEN AMIDON TECNOFUTURO PER L’ICT È ARRIVATA LA RIPRESA CAAF FABI INTERVISTA AL DIRETTORE ROBERTA VASCHIERI SANTORINI L’ISOLA DALLE MOLTE ANIME PLUS MAGAZINE 13 Supplemento a La voce dei bancari – Periodico trimestrale per la cultura e il tempo libero – Numero XIII - giugno 2016 CONVENZIONI NAZIONALI DA PAGINA 50

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  • PELLEGRINIportabandiera dell’Italia a Rio

    Verso le Olimpiadi:

    FEDERICA

    IN QUESTO NUMERO

    IMMENSA PATTY PRAVO

    AL BANOHO SEMPRE CANTATO LA MIA VERITÀ

    A STORYTELLING CONSTEPHEN AMIDON

    TECNOFUTUROPER L’ICT È ARRIVATA LA RIPRESA

    CAAF FABIINTERVISTA AL DIRETTORE ROBERTA VASCHIERI

    SANTORINIL’ISOLA DALLE MOLTE ANIME

    PLUS MAGAZINE13

    Supplemento a La voce dei bancari – Periodico trimestrale per la cultura e il tempo libero – Numero XIII - giugno 2016 CON

    VENZION

    I NAZION

    ALI

    D

    A PAgINA

    50

  • 13 PROTAGONISTI 2 Immensa Patty Pravo COPeRTINA 6 Verso le Olimpiadi: Pellegrini portabandiera a Rio PROTAGONISTI 10 Al Bano: ho sempre cantato la mia verità PROTAGONISTI 14 A Storytelling con Stephen Amidon TeCNOFUTURO 18 Per l’ICT è arrivata la ripresa NeWS 22 La casa intelligente diventa realtà OSPITI 24 A colazione con... Diletta Tonatto PROTAGONISTI 26 CAAF FABI: intervista al direttore Roberta Vaschieri MODA 30 Tutto in un’estate! ReCeNSIONI 36 Film, libri, musica, mostre, teatro MAPPAMONDO 42 Santorini: l’isola dalle molte anime IDee e SeRVIZI 48 Meno22percento: la startup del food che unisce tradizione e innovazione 50 CONVeNZIONI NAZIONAlI

    S O M M A R I O

    In copertina: Federica Pellegrini. Foto di F. Mezzelani

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  • giugno 2016 | Plus Magazine | EDITORIALE 01

    Riflettori puntatisu Cannes...

    E D I T O R I A L E

    Nella suggestiva cornice della Costa Azzurra, dall’11 al 24 maggio, ha avuto luogo la 69ª edi-zione del Festival di Cannes, l’annuale rassegna che sigla l’inizio della stagione cinematografica mondiale.

    Dieci giorni intensi di cinema, proiezioni, interviste, photocall e party. L’appuntamento è con-siderato un indispensabile punto di riferimento sia per i critici, alla ricerca di nuovi talenti, sia per i cinefili che vivono, anche solo per qualche giorno, un’atmosfera internazionale.

    Anche quest’anno è stato presentato un cartellone ricco di nomi prestigiosi del mondo ci-nematografico.

    È toccato a Woody Allen l’onore di inaugurare il tappeto rosso presentando il film d’aper-tura “Café Society”, inserito nella selezione ufficiale “Fuori Concorso”. Tra i grandi nomi George Clooney e Julia Roberts con il film “Money Monster” diretto da Jodie Foster, Steven Spielberg con la sua trasposizione del “Grande Gigante Gentile” per la Disney, Pedro Almodovar con “Ju-lieta”, film ispirato a tre racconti della raccolta di Alice Munro “In fuga” e Sean Penn con “The Last Face” interpretato dalla me-ravigliosa Charlize Theron.

    La presenza italiana quest’an-no, se pur con un numero mino-re di proposte, si distingue per la particolarità delle storie: “Fai bei sogni” regista Marco Bellocchio, “La pazza gioia” regista Paolo Virzí e “Pericle il nero” di Stefano Mordini con protagonista Riccar-do Scamarcio.

    La giuria presieduta da George Miller regista, sceneggiatore, pro-duttore cinematografico e anche medico australiano ha avuto au-torevoli giurati e tra questi ricor-diamo la nostra Valeria Golino at-trice e regista ormai di indiscussa fama.

    Ma il fascino della kermesse è come sempre rappresentato dal glamour... impossibile restare insensibili. Le dive sfilano sul red carpet con look strabilianti partendo dalle acconciature, pas-sando per gli abiti, fino ad arrivare alle calzature, rendendo così protagonisti indiretti anche gli stilisti che hanno firmato i preziosi abiti indossati, perché cinque minuti su quel tappeto rosso valgono più di tante sfilate e di altrettante copertine.

    Non sono mancate le critiche come tutti gli eventi mondani e il gossip, d’altronde anche questo fa parte del grande spettacolo!

    [email protected]

    Paola GomieroDirettore FABI Plus

    mailto:[email protected]

  • 02

    ImmensaPatty

    PROTAGONISTI

    Foto di Fernando Muscinelli

  • dichiarato. Sulle polemiche dell’ultima edizione sanremese, su tutte la pre-senza di Elton John, ha tagliato corto e senza freni, come è sua abitudine fare: “La musica dovrebbe essere musica e basta. Siamo tutti d’accordo nel dire che una donna possa adottare un bambino, così come due persone dello stesso sesso”.

    Torniamo al suo lavoro. “Eccomi” arriva dopo un’attenta selezione di brani. “È stato un lavoro lungo, ho ascoltato quasi 700 pezzi ma questo è soprattutto un cd fortunato, un regalo di amici che mi hanno donato dei brani vestiti a pelle su di me. Ci sono grandi artisti che mi hanno dedicato queste canzoni e che, conoscendomi, hanno messo dentro qualcosa di me. Sono stata fortunata per i tanti sì ricevuti: Tiziano Ferro quando ha sentito la mia interpretazione si è commosso; con Zibba, che ha una sensibilità pazzesca, abbiamo parlato venti minuti, poi è andato via e dopo due ore mi ha mandato il pezzo. Regali come il brano ‘A parte te’, che Giuliano (Sangiorgi, il frontman dei Negramaro, ndr)

    giugno 2016 | Plus Magazine | PROTAGONISTI 03

    È l’artista più cercata su Google,sesta in classifica alla prima settimana dall’uscita del suo ultimo album

    e più di 4.000.000 di visualizzazioni per il video di “Cieli Immensi”.

    Dopo cinquant’anni di carriera, oltre 120 milioni di copie vendute e la nona par-tecipazione al Festival di Sanremo, Patty Pravo è in tour per proporre l’ultimo album, “Eccomi”, ventiseiesimo della cantante veneta, realizzato da Michele Canova Iorfida con la produzione ese-cutiva di Massimo Levantini e Gaetano Puglisi e registrato presso i Sunset Sound Studio di Los Angeles.

    Un insieme di inediti che ritrae una donna forte, consapevole delle proprie scelte e che, tuttavia, conserva un lato fragile da svelare con parsimo-nia. Frammenti di storie, ricordi, silenzi, passioni, separazioni, riavvicinamenti trovano spazio tra arrangiamenti finemente curati e particolarmen-te variegati. Molti sono gli autori di successo che hanno partecipato a questo lavoro, da Tiziano Ferro a Fortunato Zampaglione, da Giuliano Sangiorgi a Gianna Nannini, Emis Killa, Samuel dei Subsonica, Zibba, Rachele Bastreghi.

    Patty si esibisce con una band di sei musicisti: Michele Lombardi alle tastiere e piano, Lucio Fasino al basso, Andrea Fontana alla batteria, Stefano Cerisioli e Ivan Geronazzo alle chitarre, Gabriele Bolognesi ai fiati. Accanto alla sanre-mese “Cieli immensi” e ad altri brani dell’album “Eccomi”, non mancano certamente le sue hit: da “Pazza Idea” a “E dimmi che non vuoi morire”, da “Pensiero Stupendo” a “Il vento e le rose” passando per “Unisono”. “Sono felice della scaletta scelta per questo tour, abbiamo scelto i pezzi da eseguire con estrema cura, certi di dare a chi viene ai concerti due ore di buona musica, emozioni, divertimento e empatia”.

    Al Festival il brano “Cieli Immensi” si è aggiudi-cato il Premio della Critica Mia Martini e la “di-vina” si è detta all’Ariston per un nuovo debutto: “Chiamatela una rinascita, sarei potuta venire come ospite e invece ho scelto di essere in gara” ha

    I N T E R V I S T A D I

    M A R I A N G E L A S A L V A L A G G I O

    PROTAGONISTI

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    Il suo look è in sintonia in tutti i tempi, come si conviene ad una vera diva. “Che sono una diva lo dite voi, per me non vuol dire nulla: penso sia una cosa naturale, ci sono cose che vengono così ed è un bene, o si nasce così o non si nasce. Io vivo una vita molto normale, vado per bancarelle, quando pos-so passeggio anche per sette/otto chilometri a piedi (vive a Roma nei pressi del Quirinale, ndr). Sono così sono sul palcoscenico”.

    Indiscutibilmente è però un’icona di stile, chi ha influenzato il suo modo di vestire? “Sono passa-ta dal Piper a Londra dove c’era Biba (l’artista si riferisce alla collezione del marchio Biba che nel 1966 contribuì a lanciare la minigonna, ndr). Il resto viene da me ma ho anche degli stilisti molto giovani e di talento che mi seguono”.

    Altro dato ineludibile: la amano in tanti. “Lo sento, soprattutto quando sono sul palco e anche quando sono in strada e la gente mi saluta con un semplice ‘Ciao Patty’. Questo è un disco legato al tema dell’amore, che voglio ricambiare”. Nulla è cambiato dai tempi degli esordi, come aveva capito il grande Enzo Biagi che alla ragazza del Piper aveva dedicato la copertina e un paragrafo all’interno del suo affresco del nostro Paese, “L’I-talia del Novecento”. E anche i suoi fan di oggi stanno rispondendo con un abbraccio immenso, a suon di sold out in ogni città, da Torino a Bari.

    PROTAGONISTI

    mi ha dedicato per il mio compleanno. La collaborazione con la Nannini è nata telefonicamente: lei stava traslocando dall’Italia a Londra e mi ha detto di fare qualcosa sullo stile di ‘Pensiero stupendo’, brano che mi cantava al telefono insieme alla sua Penelope. Poi ho sempre cercato nuovi autori giovani. Ci sono degli animi che si incontrano, signori e ragazzi. Speriamo porti bene anche ai più giovani”.

    Tanti i ricordi legati a Sanremo. “Con ‘La bambola’ era stato tutto molto per-fetto, non avevo nessun tipo di tensione, me ne stavo in barca e non in albergo. Poi con ‘E dimmi che non vuoi morire’ (scritta per lei da Vasco Rossi, Gaetano Curreri e Roberto Ferri, ndr) raggiunsi l’ottavo posto, ma le vendite ne con-fermarono il successo”.

    Avrebbe dovuto parteciparvi anche nel 1990, con “Donna con te”, poi inter-pretata da Anna Oxa. “Credo di averle fatto un favore”.

    Cosa le sarebbe piaciuto cantare al Festival dei grandi successi del passato? “Nei live canto ‘Un senso’ di Vasco, ma dei brani di Sanremo direi ‘Vita spe-ricolata’”.

    Come è noto di progetti futuri non parla, ma qualcosa trapela. “Vorrei esibir-mi all’Arena di Verona e mi piacerebbe lavorare con Emma, con Sangiorgi, con Tiziano, ma io lavorerei con tutti. Non è escluso nemmeno un tour all’estero”.

    Nonostante sia da sempre agli antipodi dei talent, si è prestata ad essere di supporto al giudice Emis Killa per “The voice of Italy”. “Sui talent sono con-traria alla tecnica. Mi dà fastidio quando si guarda solo quella. Io preferisco lungamente l’errore. A volte butto un occhio nella speranza di trovarci qualcosa di interessante. Per essere giudice a tempo pieno mi occorrerebbe troppo tempo e poi non mi piace giudicare”.

    Questo è l’anno della reunion dei Pooh. “Mi fa piacere rivedere Riccardo con loro ma c’è Red che ringrazia ogni volta di non avermi più tra i piedi”.

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    COPERTINA

    le OlimpiadiVerso

    Pellegrini portabandiera a Rio

  • d i

    M A R I A N G E L A S A L V A L A G G I O

    giugno 2016 | Plus Magazine | COPERTINA 07

    COPERTINA

    L’Italia si specchia nel suo tricolore più celebre: il 5 agosto al Maracanà Federica sfilerà davanti a tutta la delegazione azzurra.

    Ma questa sarà un’Olimpiade di grandi donne.

    A duE mEsI CIRCA dAllE OlImPIAdI dI RIO non manca certo l’emozione: il fuoco è acceso, la torcia è in viaggio verso Brasilia, gli impianti sono praticamente pronti e il comitato organizzatore assicura di aver già venduto il 36% dei biglietti. Ad andare in giro per la città di Rio ci si accorgerebbe, però, che molte delle infrastrutture previste non sono ancora finite. Poco importa: al momento a tenere banco sono soprattutto le stelle che potranno brillare all’ombra del Maracanà nella sfilata inaugu-rale. I protagonisti sono sempre loro, gli atleti. E l’Italia è pronta a schierare le proprie teste di serie, a partire da Federica Pellegrini che sarà la nostra portabandiera.

    La nuotatrice azzurra sfilerà con il tricolore alla cerimonia di apertura dei Giochi in programma allo stadio Maracanà il 5 agosto, giorno del suo 28esi-mo compleanno. L’Italia avrà il numero 103 delle 206 nazioni accreditate e intorno alle 21.20 ore locali (alle 2.20 del mattino in Italia) farà il suo ingres-so. “È il coronamento di anni di carriera – spiega Federica – fatti di grandi sconfitte e grandissime vittorie, momenti dove mi sono persa e momenti dove mi sono ritrovata o altri dove ho perso qualcuno di importante!”.

    Rio sarà la sua quarta olimpiade: ad Atene 2004 sorprese tutti tornando con un argento e il record di più giovane italiana (16 anni e 12 giorni) mai salita su un podio olimpico individuale, da Pechino portò via un oro e il record mondiale nei 200 stile. Segue il mondiale di Shanghai e l’inizio della love story con Filippo Magnini, a Londra 2012 conobbe anche la polvere con due deludenti quinti posti nei 200 e 400 stile libero. “Sono arrivata ad Atene 2004 con la spensieratezza di una ragazzina che non sapeva cosa fare; ero pronta per i 100 stile libero, poi è arrivato il primo tempo nelle semifinali dei 200 stile libero e la medaglia d’argento da portare a casa dove mi aspettavano i miei genitori increduli e già contenti per la convocazione in nazionale. A Pechino 2008 ho coronato un grande sogno dopo aver ricominciato tutto da capo nel 2006 e dopo una grandissima sconfitta nei 400 stile libero. Londra 2012 invece è la più grande delusione della carriera perché non mi sono sentita pronta a competere. Già prima della finale sapevo che non sarei riuscita a sostenere il passo delle altre. Così ho deciso di vivere un anno meno intenso e di intrapren-dere un nuovo percorso”.

    Per lo sviluppo della sua carriera ringrazia Alberto Castagnetti (il suo stori-co tecnico scomparso nel 2009, ndr) e Giovanni Malagò “che hanno creduto in me quando le cose non andavano bene. Ai campionati europei di Budapest, nel 2006, ho dovuto rinunciare alle semifinali dei 200 stile libero; avevo una spalla da buttare. Ho rischiato l’operazione che per un atleta può significare

    La Pellegrini è la prima nuotatrice a portare la bandiera. Il primo

    alfiere azzurro (tolto il tuffatore Klaus Dibiasi a Montreal ‘76)

    rappresentante assoluto del nuoto. Ed è anche la quarta donna a farlo

    nella storia dello sport italiano dopo Miranda Cicognani (1952, ginnastica),

    Sara Simeoni (1984, atletica), Giovanna Trillini (1996, Atlanta) e

    Valentina Vezzali (2012, scherma), ed è la prima donna a succedere ad

    un’altra donna.

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    possibile – chiarisce subito – ma mi farebbe piacere dare una mano in caso di organizzazione”.

    Per le Paralimpiadi invece è stata scelta Martina Caironi, smentendo il prin-cipio dell’alternanza di genere. Nel 2012, alle Paralimpiadi di Londra, l’atleta ebbe un debutto da record: oro e primato mondiale dei 100 metri categoria T42 (15.87 il tempo). Quattro anni dopo Martina sarà portabandiera azzur-ra nell’avventura a Rio de Janeiro in agenda dal 7 al 18 settembre. “Quando mi ha chiamato il presidente Luca Pancalli pensavo fosse uno scherzo. Mi ha detto di andare a Roma e che avevano scelto me: adesso – così Martina – realiz-zo un sogno. Proprio io! Con il tricolore davanti ai miei compagni di squadra, nello stadio dei Giochi...”. La Caironi ha vissuto l’atletica senza mai fermare il tempo da quando ha cominciato: oltre all’oro di Londra, in bacheca ha messo quello nelle rassegne iridate di Lione (2013) e Doha (2015), dove ha abbattuto il muro dei 15 secondi sulla distanza (14.61). Martina, atleta delle Fiamme Gialle, ha frantumato in un solo anno, lo scorso, per ben tre volte il record del mondo nei 200 metri. “Non sono una persona che porta rancore, anzi. Quello che mi è capitato a 18 anni l’ho trasformato in rabbia positiva e quando corro spero di dimostrarlo. La vita offre sempre un’occasione...”, così la sprinter bergamasca. Martina è amputata ad una gamba dopo un grave incidente in motorino.

    Oltre alle azzurre portabandiera, altre si preparano ad essere protagoniste, in una Olimpiade che si preannuncia molto rosa tra gli azzurri. Rimanendo in acqua, basti pensare a Tania Cagnotto che avrà l’arduo compito di superare la canadese Jennifer Abel. Attese di podio anche per Rachele Bruni, già prima italiana a vincere la Coppa del Mondo sulla distanza di 10 km.

    Nella scherma la coppia Di Francisca-Errigo farà di tutto per non far rim-piangere l’assenza della pluripremiata Valentina Vezzali che qualche settima-na fa ha annunciato il suo ritiro. Grande attesa nella vela per Giulia Conti. Storica è poi la 185esima qualificazione azzurra, quella di Irma Testa (60 kg), la prima italiana a ottenere il pass olimpico nel pugilato, disciplina che con-templa le presenze rosa dal 2012. Testa ha conquistato la finale del torneo continentale a Samsun, in Turchia, dopo aver battuto la bulgara Staneva. Con lei, gli azzurri certi della partecipazione a Rio salgono così a 185 (101 uomini, 84 donne) in 21 discipline differenti e con 57 pass individuali.

    Meritano una citazione anche i “maschietti” che si faranno certamente valere. Restando nel pugilato Valentino Manfredonia e Clemente Russo. Non sono da meno nomi come Nibali, atleta che ha vinto tutte e tre le gare che contano nel ciclismo, Tamberi nell’atletica con il salto in alto, Montano nella scherma, Castaldo e Di Costanzo nel canottaggio.

    Tra gli avversari degli azzurri, protagonisti indiscussi saranno Usain Bolt, l’uomo più veloce al mondo, atteso al meeting del 22 luglio a Londra, due settimane prima dei Giochi, e Michael Phelps considerato il più grande nuo-tatore di sempre. Nel tennis occhi puntati sui soliti Novak Djokovic, Roger Federer e Serena Williams. Attesa anche per l’esperta statunitense Brittney Davon Reese, specializzata nel salto in lungo, disciplina in cui si è laureata una volta campionessa olimpica e tre volte campionessa mondiale.

    Gli italiani e i calciofili in genere non perderanno certo l’occasione per tifare i propri beniamini, azzurri e non: dal talento juventino Dybala, alle stelle del campionato iberico Ronaldo e Messi, passando per l’altro argentino - fronte Inter - Icardi (solo per fare qualche nome). Il Brasile, si sa, è la patria del cal-cio per eccellenza e allora è legittimo il sogno di “O Rei” Pelè di essere scelto per fare l’ultimo tedoforo nella cerimonia di apertura e avere così l’onore di accendere nel suo Maracanà il tripode con la fiamma olimpica. Ce lo aspet-tiamo tutti, non solo lui.

    anche la fine della carriera. Il presidente Malagò mi è stato vicino fin da allora, il c.t. della nazionale Al-berto Castagnetti mi ha detto di cancellare tutto e mi ha chiesto di andare al centro federale di Verona ad allenarmi con lui. Dopo due anni ho conquistato l’oro olimpico a Pechino, peraltro dopo una grandis-sima sconfitta nei 400”.

    Delle aspettative per Rio de Janeiro preferisce non parlare per scaramanzia, ma precisa: “Ho più volte detto che, a prescindere dal risultato, l’importante sarà arrivare al massimo delle mie potenzialità”.

    Il futuro resta un punto interrogativo. “Dopo le Olimpiadi rifletterò. Da un lato c’è la voglia di fare una vita diversa; da un altro il desiderio di conti-nuare in quell’ambiente in cui vivo da quando sono bambina.

    Di certo se continuassi non sarebbe per una stagio-ne, per disputare un campionato mondiale in più, ma per arrivare alle Olimpiadi di Tokyo 2020 per dare un contributo importante alle staffette. Arri-vare da atleta alle Olimpiadi del 2024 sarebbe im-

    COPERTINA

    Dall’alto: Tania Cagnotto, Martina Caironi, Gianmarco Tamberi

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    ALBANO CARRISI

    Ho sempre cantatola mia verità

    La vita artistica di Albano Carrisi, per tutti Al Bano, è una storia che non ha eguali in Italia. Il prossimo anno saranno cinquant’anni

    dal suo debutto, con “Nel sole” una canzone che rimarrà eterna e che ha donato al pubblico una delle voci più straordinarie della musica.

    Sono passati tanti anni, da quando appena sedi-cenne è partito da Cellino San Marco (Brindisi) verso il Nord per seguire la sua vocazione: cantare. Dopo il primo disco sono arrivate altre soddisfazioni, alcune di esse con-divise con Romina Power, come la vittoria al Festival di Sanremo nel 1984 con “Ci sarà”.

    Ci sono stati anche anni difficili che lo hanno reso ancora più consapevole dei propri limiti umani. Poi di nuovo in tour, questa volta da solo, per il mondo, ma con un’atten-zione e un amore verso l’Italia che l’ha sempre riportato a casa, fino a essere conferito del titolo di Ambasciatore Onu contro le droghe.

    Ha appena terminato il suo concerto al Teatro Alfieri di Torino, come nascono i suoi spettacoli?

    La mia idea è quella di trasformare il teatro in un salotto, senza creare confusione e captare quello che c’è nell’aria per fonderlo in un elemento di spettacolo.

    Ci sono due tipi di spettacoli, quello in cui tutto è pro-grammato, dove sono state studiate le luci giuste, la nota giusta che accompagna le entrate e le uscite, e poi c’è lo spettacolo a “braccio”. A me piace di più questa seconda soluzione, perché ti dà la sensazione di vivere intensa-mente quel preciso istante e renderlo unico. Faccio vedere la crescita di un uomo che di mestiere fa l’artista.

    I N T E R V I S T A D I

    D A R I O M I G L I A R D I

    PROTAGONISTI

  • Il suo percorso è in continua ascesa, qual è il suo segreto?Il segreto non ce l’ho. Ho sempre cantato la mia verità e se è piaciuta agli altri, è lì forse che si nasconde quello che tu chiami segreto. Credo però di aver sempre amato profondamente il mio mestiere, di averlo fatto con grande onestà e questa sincerità ha portato a farmi conoscere per quello che sono. La gente mi riconosce in quello che faccio e trasmetto.

    Lei ha iniziato alla grande con una canzone ancora attuale.Ho iniziato alla radio con Nunzio Filogamo, che presentava “Un disco per l’estate”, la canzone era “Nel sole” scritta insieme a Pallavicini e Mas-sara. Se non la canto ai concerti rischio di essere menato dal pubblico.(Ride divertito).

    Com’era la situazione della musica alla fine degli anni ‘60?Era un momento fantastico per tutto il mondo della canzone. Mi vengo-no in mente le canzoni di Lucio Battisti, o quelle della PFM con i suoni moderni e progressivi, penso a Mina, a Celentano, alla Formula Tre. Era-no anni straordinari con tanta voglia di fare musica originale, è stato un periodo irripetibile.

    Lei non si considera un maestro perché dice di essere sempre pron-to a imparare. Ma lei ha avuto un maestro, si è ispirato a qualcuno e perché?Mi sono ispirato a Ray Charles e Otis Redding, ma anche a Marvin Gaye, era una musica che mi attraeva, mi sentivo come ipnotizzato da quei suoni, la mia ispirazione arriva dall’essere un neo-melodico, o pop-melodico, e la musica non finisce mai di stupire.

    giugno 2016 | Plus Magazine | PROTAGONISTI 11

    Era un’epoca in cui non esistevano le radio pri-vate. Come facevate voi giovani a sentire le “nuove tendenze” che arrivavano dall’Inghilterra e da oltre oceano?La Rai trasmetteva “Un disco per l’estate” e una o due canzoni straniere diventavano i successi per quell’an-no. A Sanremo c’erano sempre degli ospiti stranieri che ci facevano conoscere le ultime novità. E infine c’era il Festivalbar che era dedicato ai jukebox, erano le canzoni più gettonate del momento.

    “Felicità”, “Nostalgia canaglia”, “Nel sole”, “Nel perdono”, “Amanda è libera”, “Cara terra mia”: a quale canzone è più affezionato?A tutte, sono come le pagine di un romanzo, non si possono strappare quelle meno interessanti, perché tutte sono la preparazione di quello che leggeremo più avanti.

    Ogni sua canzone è dedicata a un momento par-ticolare della sua vita, è un modo per far capire il suo stato d’animo?Se uno canta la propria verità, quella diventa la foto-grafia di un momento che è stato importante sia per l’artista sia per chi ascolterà la mia canzone. Quando cantai nel 1968 “La siepe” (Vincitore della Prima Edi-

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    zione del Premio Tenco 1968, ndr) raccontava la mia partenza dal sud Italia per andare a cercare fortuna, era anche la voglia di cercare l’indipen-denza dai genitori, era la mia voglia di tagliare il cordone ombelicale e diventare adulto. È una canzone dedicata alla mia terra e a mia madre.

    Quando ha cantato “Amara terra mia” ha fatto venire i brividi, si sentiva solo la sua voce energica e potente, quasi senza musica. Le dà emozione ricordare Mimmo Modugno o il signi-ficato della canzone?Tutte e due, sicuramente il grande Modugno ma anche quello che voleva significare. È una canzo-ne fantastica e non vedo l’ora di inciderla.

    Lei e le sue canzoni siete una fusione perfet-ta, un tutt’uno tra realtà e finzione?Quando si calpesta il palcoscenico è come andare a fare i raggi X, solo quando si è sopra ad un palco si possono scoprire i pregi e i difetti di noi artisti.

    Qual è stato il concerto, in giro per il mondo, che le ha dato più soddisfazione?Sono stato in Spagna per ben sedici anni, ed è sta-ta un’esperienza importante e bellissima, perché quando si canta in spagnolo si ha a disposizione un mercato molto vasto. Iniziavo i concerti in ter-ra iberica e poi proseguivo con le tournée estive in Argentina, Venezuela, Messico.

    Oggi come vede la musica italiana, le piace l’avvento del rap anche a Sanremo?Mai avrei pensato che il rap avrebbe preso pie-de in Italia, lo vedevo come un canto tipico dei

    cantanti di colore, invece mi devo ricredere. Mi piace ascoltare Rocco Hunt, però non la chiamerei musica, ma sfogo.

    Ricordiamo che a Sanremo anni prima c'era stato Frankie HI-NRG, ma non aveva avuto lo stesso successo che oggi hanno avuto Rocco Hunt o Clementino.Non sempre i primi riescono a sfondare, c’è chi apre la strada e chi poi la percorre alla grande.

    Quanto è stato difficile il suo rapporto con la critica, affronta i giorna-listi e discute con loro?Senza coraggio non si va da nessuna parte, quando leggo delle inesattezze è chiaro che devo difendere il mio lavoro, mi difendo e contrattacco.

    Lei ha fatto causa per plagio a una star mondiale come Michael Jackson, quanta audacia ci vuole per intraprendere un’azione così impor-tante?L’avrebbe fatto anche lui contro di me se le cose fossero state inverse, se per esempio io avessi scopiazzato “Thriller”.

    Ma com’è nata quella contestazione?Mio figlio allora era in un college in Svizzera. Mi chiama chiedendomi se avevo ceduto i diritti di “I cigni di balaka” a Michael Jackson, perchè aveva sentito una sua canzone ed era uguale (La canzone era “Will You Be There” pubblicata nel 1993 da Michael Jackson nell’album “Dangerous”, ndr). Anche mio figlio mi disse di non fare causa, ma visto che la mia canzone era stata incisa prima andai dritto per la mia strada.

    Lei si è scoperto anche un ottimo vignaiolo. Ha seguito le mode o è stata una scelta ponderata?Quella del vino è una passione, perché nasco da una famiglia di contadini. A diciassette anni ho abbandonato quel mondo per seguire la mia strada, quando poi sono ritornato ho voluto dedicare il mio primo vino a mio pa-dre, Don Carmelo.

    I prossimi obiettivi di Albano?I prossimi mesi saranno dedicati a produrre un docufilm sulla storia di mia madre, “Con gli occhi del cuore” perché mia madre è stata, ed è una donna con una forza d’animo straordinaria. Voglio che il suo esempio di vita e il suo carattere d’oro, possano essere impressi per sempre in una pellicola.

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    A Storytellingcon Stephen Amidon

    uando è uscito “The Human Capital”, il Washington Post lo ha annoverato fra i cinque romanzi più interessanti dell’anno. In Italia, grazie all’adattamento cinematografico di Paolo Virzì de “Il Capitale Umano”, che ha perfino con-

    corso agli Oscar 2015, Stephen Amidon è oramai celebre ovunque. Critico letterario per il Literary Review per diversi anni e critico cine-matografico per il Financial Times ed il Sunday Times, questo scritto-re statunitense di grande talento ha un rapporto speciale anche con il nostro Paese. Con il Teatro Stabile di Torino e la Scuola Holden, dove siamo oggi e lo incontriamo insieme agli studenti, Amidon ha scrit-to, lo scorso anno, “6 Bianca”, uno spettacolo teatrale in sei puntate che ci ha condotto lungo un’impresa difficile ma interessantissima: la narrazione seriale, che ha visto protagonista un’immaginaria fa-miglia corrotta della buona società torinese. Amidon, quindi, non è solo uno scrittore tout court. Oggi, al suo settimo romanzo, è uno scrittore dalle molte vite, capace di regalarci un punto di vista specia-le sulla scrittura del mondo contemporaneo.

    Con “La vera Justine”, di recente pubblicazione, ci porti in un terreno nuovo, quasi Hitchcockiano.Hitchcock è stato per me fonte d’ispirazione e, come lui, credo mol-tissimo che nella scrittura non ci debba essere una separazione di generi. Hitchcock è più di ogni altro, lo scrittore che ha rotto ogni schema. Una buona opera può essere un giallo, una storia d’amore o qualunque altra cosa. Con “La vera Justine”, un uomo che ha perso tutto – il lavoro, la moglie, la relazione con il figlio – incontra una donna della quale s’innamora perdutamente. Lei lo ama per pochi giorni e poi scompare e lui scoprirà, a quel punto, che tutto quello che lei ha detto o fatto sono state solo enormi bugie. Michael è tut-to quello che il sogno americano dovrebbe incarnare e non incarna più. Raccoglie l’identità frantumata dell’uomo bianco e ricco di Wall Street, il W.A.S.P (White Anglosaxon Protestant) come viene comu-nemente definito in America. Un’identità che si è sicuramente rotta dopo l’attacco alle Torri Gemelle e che ha infranto il falso mito che il sogno americano garantisce la felicità, solo seguendo una struttura

    I N T E R V I S T A D I

    B E N E D E T T A B R E V E G L I E R I

    PROTAGONISTI

    Q

  • rigida e preconfezionata. Ho voluto consegnare al lettore il punto di vista del protagonista. Micha-el è un uomo “normale” che non ha più niente, nessun riferimento a lui conosciuto ed è costretto a confrontarsi, ad un certo punto della sua vita, con un mondo che “non è normale”, almeno non secondo quelli che sono i suoi riferimenti ordi-nari. Tutto questo lo spingerà a rompere gli sche-mi comuni per trovare il “suo” sogno americano altrove.

    “Il Capitale Umano” è un romanzo enorme. Diverso “La vera Justine”. Cos’è cambiato nel tuo percorso?All’inizio della mia carriera scrivevo e basta. Un po’ come prendere una motocicletta e correre verso la meta. Ma con il passare degli anni, con la consapevolezza e la maturità, diventa tutto più difficile. Questa volta non mi sono abbandonato ai dettagli. Ho imparato a scrivere non di me stes-so. E ho capito che scrivere significa consegnare una storia ad altri, a qualcuno che possa consu-mare quello che si scrive.

    Ti racconto un episodio che mi ha aiutato a cam-biare il mio punto di vista sulla scrittura: un po’ di

    giugno 2016 | Plus Magazine | PROTAGONISTI 15

    tempo fa mi chiamò la Columbia Pictures per propormi la stesura di una serie televisiva, e quella fu per me l’occasione di lavorare con lo sceneggiatore di Matlock. All’inizio lo snobbai. Lo vidi un po’ presuntuoso nel suo vestito da duemila dollari e non presi molto sul serio il suo lavoro. Mi sbagliavo. È stata proprio quell’esperienza che mi ha insegnato ad utilizzare il ritmo giusto e la struttura da adoperare.

    Come costruisci una storia?Uso la classica “scaletta”. Scrivo molti dettagli su una lavagna enorme e poi butto via almeno un terzo di quello che ho annotato. Mi serve perché altri-menti non potrei mai costruire cinque, sei storie in un unico romanzo. Pia-nificare la trama è fondamentale. Lo è per la stesura di qualunque cosa: un racconto, un romanzo, una sceneggiatura. Le mie figlie, ad esempio, adora-no Tarantino. Non so se sia un talento raro al pari di Shakespeare, come loro sostengono, ma quello che è certo, è che Quentin Tarantino sa raccontare, in un unico film, e quindi in un unico contenitore, tante storie diverse. E nemmeno in lui, fra l’altro, esiste una separazione di generi. Racconta delle storie. E lo fa molto bene.

    Scrivere delle storie per il Teatro, come hai fatto con il progetto di “6 Bianca”, non è come scrivere un romanzo. Cosa cambia per te?A teatro il rapporto con il pubblico è immediato. Sai che quando crei qual-cosa che deve essere raccontato in un paio d’ore, devi essere capace di con-segnare quella storia al pubblico e non pretendere il contrario. L’impatto deve essere per forza forte perché si concentra tutto in un tempo defini-to. Quando scrivi un romanzo è diverso. Il rapporto intanto è più intimo.

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    Il lettore che legge lo fa in un tempo indefinito, che sceglierà da solo e senza nessuna platea. Ed è lui che viene verso il romanzo. È il lettore che sceglie quella storia e decide di entrarci dentro. È un percorso opposto.

    La produzione letteraria contemporanea è infinita. Quali sono i limiti, se credi ce ne siano?Credo che semplicemente si scriva di più perché la popolazione mondiale sta crescendo a dismisura, e quindi molte più persone scrivono, o provano a farlo. Tuttavia il limite serio è che sono sempre meno coloro che si ferma-no a riflettere. Ovvio, quindi, che la produzione letteraria contemporanea sia vasta ma non sempre di qualità. Credo che in molti si sentano quasi obbligati a scrivere. Non più fosse un mestiere, ma una sorta di “obbligo” ad esprimersi. Non lo è. Non saprei dirti comunque, quanti siano oggi gli scrittori di talento. Ho lavorato come critico letterario per dodici anni e ogni settimana recensivo un nuovo libro. Ecco allora ti avrei potuto dire chi fosse

    un talento della scrittura. Oggi non saprei. Ma la sensazione resta questa. Nessun obbligo se non è una vocazione reale.

    In questo romanzo scrivi sulla Verità. Come riesci a separarti dalla tua esperienza di vita privata e raccontare la verità di qualcun altro?Come ti dicevo anche prima, ho imparato a scri-vere non di me stesso ma per gli altri. Michael, il protagonista di quest’ultimo libro, rappresenta la difficoltà di molti altri uomini. È la nostra dif-ficoltà. Quella di muoversi in un mondo in cui nulla è certo e tutto è possibile.

    Siamo sempre un po’ vittime di notizie che non sono mai del tutto sicure, che ci cadono dall’al-to e di quello che ci raccontano, non sappiamo mai quanto ci sia di vero o quanto di quello che ci viene detto venga strumentalizzato. Le persone si raccontano quasi come fossero dei personag-gi e trovare un’identità sicura in una società così complessa, è molto difficile.

    Nei personaggi che Stephen Amidon ci con-segna, ci sono molti di noi. Non siamo di fronte agli eroi fumettistici e neanche a storie fantasti-che. È una finzione reale, sia che ci sia un sogno che assomigli allo stereotipo americano, sia che ci sia un sogno che segue i mille pregiudizi euro-pei. Dove perdersi non è poi così raro.

    Grazie Stephen.

    PROTAGONISTI

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    PER L’ICTÈ ARRIVATALA RIPRESA

    TECNOFUTURO

  • giugno 2016 | Plus Magazine | TECNOFUTURO 19

    RAPPORTO ABI LAB 2016La conferma definitiva di tale fenomeno si è avuta con i dati relativi al Rapporto di ABI Lab presentato nel mese di marzo. Il settore bancario ancora oggi rappresenta più di un quarto di tutta la spesa ICT in Italia.

    Secondo l’indagine, che ha coinvolto 23 gruppi bancari italiani, nel 2016 il 34,9% delle istituzioni finanziarie prevede di investi-re in ICT (Information and Communication Technology) una somma superiore di oltre il 5% rispetto all’anno scorso. Per un 4,3% del campione il budget sarà, nelle stime, aumentato di una cifra inferiore al 5%.

    In totale, è dunque del 39,2% la quota di istituti di credito che aumenterà gli investimenti. Per una fetta altrettanto grande dei gruppi consultati, il 39,1%, il budget resta lo stesso dell’anno scorso, mentre solo il 21,7% degli istituti intende ridurre gli investimenti.

    Anche a causa di questa rivoluzione tecnologica l’an-no scorso il numero degli sportelli bancari in Italia ha raggiunto il minimo storico in dieci anni, 30.740 (quasi 3.500 in meno rispetto ai 34.139 del 2008).

    Intervista aWim Mijs, CEO, European Banking Federation

    Nel 2016 previsto un forte impulso dal settore bancario in Italia e in Europa

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    P I E T R O G E N T I L E

    G li investimenti in nuove tecnologie in Italia tornano finalmente a crescere dopo più di cinque anni di contrazione. I primi segnali di ripresa si erano avuti a inizio anno con l’an-ticipazione del Rapporto Assinform 2016.Secondo il prestigioso Rapporto, il mercato digitale italiano (informatica, telecomunicazioni e contenuti digitali) è, in-

    fatti, ripartito. Nel giro di un anno ha recuperato, passando dal -1,4% del 2014 al +1% del 2015 e a una previsione annua 2016 del +1,5%.

    L’inversione di tendenza rispetto agli anni scorsi è quindi più che apprezzabile.

    Nel 2015 il mercato digitale nel suo complesso è cresciuto a 64.908 milioni di euro.

    Il dato, pur contenuto, non solo interrompe una tendenza negativa, ma si affianca a una stima per il 2016 a 65.882 milioni di euro (+1,5%), che cancella abbondantemente i cali dei due anni precedenti.

    Al recupero hanno concorso un po’ tutti i comparti, con la sola eccezione dei servizi di telecomunicazione (-2,4%) che hanno continuato a subire il calo delle tariffe deprimendo le dinamiche di quasi un terzo del mercato. Ma gli altri due terzi sono appunto cresciuti: Servizi ICT a 10.368 milioni di euro (+1,5%); Software e Soluzioni ICT a 5.971 milioni di euro (+4,7%), Dispositivi e Sistemi a 16.987 milioni di euro (+0,6%), Contenuti Digitali e Digital Advertising a 8.973 milioni di euro (+8,6%).

    TECNOFUTURO

  • plicato a moltissimi settori dell’economia digi-tale. Pensa che questo fenomeno sia veramente rivoluzionario o semplicemente verrà “riassorbi-to” dal settore bancario come altre innovazioni del passato?Prima di tutto penso che il Bitcoin sia una vera moneta, ma l’algoritmo che lo regola, la Blockchain e la tecnologia distribuita utilizzata, è ancora più interessante della moneta stessa: tutti si stanno focalizzando sul fenomeno dei paga-menti, ma io penso che in realtà non saranno i sistemi di pagamento i primi ad essere rivoluzio-nati in modo così massiccio. I volumi dei paga-menti elettronici in Europa sono talmente elevati in termini numerici che al momento la tecnolo-gia del Blockchain non sarebbe in grado di assor-birne una quota importante, perché le capacità elaborative necessarie per gestire una mole di questo tipo non sono ancora alla portata di tale tecnologia.

    La cosa invece interessante della Blockchain è la logica su cui è basata. L’idea stessa di poter di-stribuire in modo sicuro qualsiasi informazione sensibile e confidenziale potrebbe portare a una vera e propria rivoluzione nel settore finanzia-rio. Faccio l’esempio di aree in cui i volumi delle transazioni sono più bassi e dove tale tecnologia potrebbe facilmente raggiungere livelli di pene-trazione interessanti: quella relativa alla Com-pensazione e Deposito Titoli o quella del Credito Documentario che oggi richiede molto lavoro amministrativo con assidui interventi da parte del personale.

    Riepilogando, quindi, la tecnologia del Blockchain è estremamente interessante, potrà essere una ri-voluzione, ma non porterà alla scomparsa dei si-stemi di pagamento tradizionali.

    Parliamo ora di Digital Banking, la Euro-pean Banking Federation ha effettuato diversi studi in merito, molto interessanti. L’Univer-sità di Oxford ha realizzato uno studio sul fu-turo del lavoro. Questa Ricerca rivela che entro pochi anni in USA il 47% dei lavori nel settore dei servizi potrebbe scomparire a causa della nuova rivoluzione tecnologica: verranno creati nuovi lavori ma questi non saranno sufficienti a rimpiazzare quelli persi. Cosa pensa di tale si-tuazione anche dal punto di vista degli impatti sociali in Europa? Come possiamo prepararci a questa vera e propria rivoluzione?

    Ciò che posso dire è che la questione è seria: questo è il motivo per cui nei nostri studi e nelle nostre iniziative stiamo dando molta importanza alla creazione degli Skill Digitali. Penso che nel

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    BLOCKCHAIN REVOLUTION Ma perché le banche investiranno così tanto in tecnologia trainando nei prossimi anni l’intero settore ICT Italiano? Perché alcuni grandi istituti na-zionali stanno assumendo centinaia di esperti informatici come mai in pas-sato e stanno investendo in piani di formazioni imponenti?

    Uno dei motivi è legato a quella che viene definita la Quarta Rivoluzione Industriale che potrebbe cambiare nuovamente gli aspetti dell’economia mondiale.

    Il sistema bancario italiano ed europeo, ha compreso che nei prossimi anni alcuni competitors non bancari potrebbero erodere fette importanti del Bu-siness Bancario e hanno stabilito che l’unica soluzione sia quella di disporre delle stesse tecnologie.

    Un esempio per tutti è quello della Blockchain, l’algoritmo alla base della nuova moneta chiamata Bitcoin che potrebbe (l’algoritmo non la moneta) rivoluzionare in pochi anni il modo di fare business a livello mondiale.

    Di questi temi e delle relative conseguenze economiche e sociali, abbiamo parlato con Mr. Wim Mijs, Chief Executive Officer della European Banking Federation, istituzione con sede a Bruxelles, che abbiamo avuto modo di incontrare e intervistare nel corso dell’ABI Lab Forum 2016 svoltosi presso la sede de “Il Sole 24 Ore” a Milano.

    INTERVISTA A WIM MIJSCEO European Banking Federation

    Mr. Mijs, nei prossimi giorni l’autore del Best Seller mondiale Wi-kinomics, il Professore canadese Don Tapscott, uscirà con un libro che potrebbe nuovamente rivoluzionare l’economia digitale ed in particola-re il settore della Finanza. Il titolo del libro è Blockchain Revolution e si riferisce al fatto che l’algoritmo alla base del Bitcoin potrebbe essere ap-

    TECNOFUTURO

  • settore finanziario vedremo molte tecnologie innovative bussare alla porta e per questo motivo soltanto un personale altamente preparato potrà af-frontare tali sfide. Aggiungo che l’analisi vale anche per gli attuali impiegati che dovranno entrare nella logica del life-long learning. L’apprendimento dovrà estendersi per tutta la vita lavorativa delle persone, perché ci si dovrà adattare ai cambiamenti che le nuove tecnologie porteranno. Ci saranno più lavori o meno? Questa è una domanda alla quale si può rispondere in modo articolato: sicuramente i lavori più semplici a basso valore aggiunto come quello del cassiere sono destinati a scomparire, basta vedere cosa è già accaduto dall’introduzione degli ATM evoluti. Ma i clienti vogliono ancora i servizi! E oggi il cliente vuole un servizio di alto livello e per queste attività vogliono ancora incontrare delle “persone reali”, non delle macchine e qui vedo un’opportunità.

    Io non sono in grado di dirle quante persone sono necessarie per fornire un servizio di alto livello, ma le posso dire che il sistema bancario ha già affron-tato grandi cambiamenti tecnologici. Pensiamo al sistema delle contratta-zioni di borsa oggi totalmente automatizzato, o, andando ancora indietro, al telex che serviva per effettuare i bonifici, oggi scomparso, o alle dattilografe che avevano il compito di trascrivere i documenti.

    Le nuove tecnologie creano sempre nuovi e differenti lavori, la cosa impor-tante è che il personale sia formato e pronto ad affrontare questi cambia-menti.

    È già successo nel passato e siamo riusciti ad adattarci: continuerà ad acca-dere nel futuro.

    Passiamo ora a questioni più legate all’Europa e al suo sistema finan-ziario. Crede che nei prossimi anni avverrà un’integrazione del sistema bancario a livello europeo e quale ruolo giocherà la tecnologia?

    A mio avviso, è chiaro che il sistema finanziario necessiterà di un’integrazio-

    ne nei prossimi anni, in particolare per quanto riguarda l’ambito del Mercato Unico, un sistema che ha garantito prosperità in questi anni a tutti i cittadini europei. Credo inoltre che la tecnologia digitale giocherà un importante ruolo nell’acce-lerare questa integrazione.

    Sempre rimanendo in ambito europeo, pen-sa che gli European Work Councils siano suffi-cientemente sviluppati o sia auspicabile (come ad esempio in Germania) un ruolo più impor-tante per queste strutture?

    La sua domanda è complementare alla preceden-te sull’integrazione in Europa.

    È stato importante iniziare a creare un dialogo a livello europeo per cui sicuramente ad oggi queste strutture hanno un preciso ed importan-te ruolo. Ma dobbiamo considerare le differenti culture presenti nelle varie nazioni europee, per cui sarà necessario ancora tempo per crescere as-sieme.

    Attualmente il dialogo si è sviluppato in modo positivo. Vi sono differenti sistemi di dialogo tra azienda e dipendenti nelle varie nazioni europee, in alcune di queste sono molto buoni, da questi dovremo imparare, per creare in futuro un mo-dello europeo.

    giugno 2016 | Plus Magazine | TECNOFUTURO 21

    TECNOFUTURO

    Wim Mijs, Ceo European Banking Federation

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    CI SONO VOLUTI 20 ANNI, ma la casa intelligente è ormai una realtà.

    Nella casa di domani (ma anche di oggi), la luce si accenderà da sola, il riscaldamento si regole-rà automaticamente in base alla temperatura esterna registrata e l’innaffiatura dei vasi o del prato si attiverà in base al grado di aridità rile-vato nel terreno.

    Sono sempre più concrete le applicazioni inte-grate che permettono di vivere in una casa com-pletamente interconnessa: luce, frigorifero, forni

    d i

    M A U R O B O S S O L A

    Sempre più semplici le soluzioni che permettono la gestione integrata della propria abitazione.

    NEWS

    La casa intelligentediventa realtà

  • giugno 2016 | Plus Magazine | NEWS 23

    e fornelli, rilevatori di fumo, rubinetti dell’ac-qua sono già controllabili a distanza; ma perfino la cuccia del cane o del gatto si apriranno non appena l’animale si avvicina. Questo vale anche per gli oggetti banali e di uso più comune.

    La sudcoreana Samsung è prossima alla vendita di un frigo dotato di uno schermo da 22 pollici che permette di gestire “touch” l’agenda fami-gliare, ascoltare la musica preferita, guardare un film ma soprattutto di vedere il contenuto senza aprire la porta dell’elettrodomestico, grazie a tre telecamere sistemate all’interno del frigo stesso.

    Anche l’approccio commerciale è completa-mente cambiato, perché tranne qualche mania-co della domotica, nessuno direbbe mai “Voglio una casa connessa”, ma se vengono proposte soluzioni che facilitano l’uso degli elettrodome-stici in modo efficace, le innovazioni si vendono alla grande.

    Il colosso francese Legrand di Limoges, che ha abbracciato la causa, ne sa qualcosa e ha saputo generare 200 milioni di euro di volume d’affari nel solo 2014.

    Due bisogni sembrano emergere in modo par-ticolare: la sicurezza, ancora strettamente legata però alla sensibilità individuale del consumato-re, e la gestione dell’energia.

    Al salone di Las Vegas di quest’anno, è stato presentato un termo-stato da applicare direttamente alla caldaia di casa che permette di controllare costantemente il proprio budget di spesa; è sufficiente indicare la somma massima che si è disponibili a spendere, affinché il meccanismo regoli automaticamente il consumo, non solo rile-vando la temperatura ma anche la presenza ed il movimento delle persone nell’abitazione.

    Un sistema analogo da applicare alla gestione integrata dell’elettri-cità è già in avanzata fase di studio e se ne prevede il rilascio negli States entro il 2016.

    E il mercato sembra non essere più un affare da sole start-up, se la stessa Google è partita all’attacco acquistando Nest, l’azienda americana leader dei termostati connessi, per la bella cifra di 3,2 miliardi di dollari.

    Questo ingresso in forze, se da un lato preoccupa le piccole aziende, può rappresentare però un grosso vantaggio per i consumatori, che si trovano oggi di fronte ad un’offerta estremamente frammentata, non sempre agevole da capire e con problemi di relazione tra i di-versi sistemi operativi.

    L’ambizione di avere la gestione integrata del sistema casa, si è in-fatti finora scontrata anche con la necessità di far dialogare soluzio-ni e mestieri diversi tra loro, spesso forniti da aziende che non sono in grado di “parlarsi” efficacemente.

    L’ingresso dei big players semplificherà la fruibilità e l’interconnes-sione dei sistemi, come già avviene con la citata Nest, che è in grado di operare tramite smartphone, orologio digitale e interagire con il sistema meteo Netatmo e i sistemi d’irrigazione Koubachi.

    Il tutto mentre ce ne stiamo comodamente seduti in poltrona guar-dando la TV sul frigorifero di casa.

    NEWS

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    Figlia del celebre naso torinese Laura To-natto, la giovane imprenditrice si occupa della Maison in qualità di Amministratrice Delegata e gestisce l’internazionalizza-zione del brand anche attraverso nuove strategie di comunicazione. Cresciuta tra profumi, arte e luoghi evocativi, ci spiega che “Le fragranze proposte sono manifesta-zioni olfattive del tempo e dello spazio in cui viviamo, oltre che la sintesi di un equilibrio tra tecniche artigianali di alta profumeria, inno-vazione e materie prime di qualità”.

    L’azienda non produce solo i parfum che hanno fatto e fanno la storia della profu-meria di lusso, ma anche una linea per il corpo, una destinata alla casa ed è presente con successo nel settore alberghiero. Pro-fessionista competente e lungimirante, Di-letta ci parla anche delle Gallerie Olfattive di Roma e di Torino, luoghi dove inebriarsi di tutte le profumazioni firmate Tonatto, oltre che lo spazio in cui riscoprire l’arte, la musica, la letteratura e il cinema tramite l’olfatto, stimolato con innovative installa-zioni profumate.

    Dalle sue parole si evince chiaramente che questa giovane donna raffinata, elegante e solare lavora con impegno e dedizione per raggiungere nuovi risultati in Italia e all’e-stero. Risultati che si possono testare… con naso.

    Il profumo per te è?Una grande curiosità che indago in modo professionale. Come studentessa di socio-logia presso l’UCC di Cork, in Irlanda, ho

    seguito un percorso di studi sull’olfatto. Ho fatto un dottorato di ricerca dal titolo Sen-se of Smell, un tema anomalo nell’ambito della disciplina sociologica, e ho analizzato cosa rappresentano gli odori per noi oggi. La globalizzazione e le città sempre più inquinate, purtroppo, hanno fatto perdere certi profumi di un tempo.

    Ti occupi di Olfactive Brand Identity. Sti-molante? Mi piace molto e mi regala grandi soddi-sfazioni. Individuo l’identità dell’azienda ed effettuo le associazioni olfattive. Il profumo è un mezzo per avvicinare la clientela al brand in quanto evoca emozioni e rilassa.

    B a r B a r a O d e t t O

    Diletta Tonatto

    Coccola golosa, dolce pausa tra la calma della notte e la frenesia del giorno:

    la colazione, secondo me. Il momento migliore

    per due chiacchiere rilassate con Diletta Tonatto.

    OSPITI

    A colazione con...Molte imprese hanno una bella tradizione e sono legate al territorio piemontese e ita-liano: rievocarla attraverso una fragranza è affascinante.

    Tra le novità che avete presentato all’ulti-ma edizione di Esxence, l’evento internazio-nale dedicato alla “Profumeria d’Arte”, c’è Apeiron. Quali sono le sue peculiarità? Di Apeiron non faremo mai una replica perché il suo plus è cambiare in modo na-turale nel tempo. La prima infusione risale al marzo del 2015 ed è stata lasciata matu-rare in un luogo a temperatura e ad umidi-tà controllate, permettendo così all’ambra grigia di potenziare la sua caratteristica di fissatore e all’accordo di violetta e liquirizia di caratterizzarne l’identità. La sua formula – che non contiene coloranti, antiossidanti e fissatori sintetici – subirà negli anni cam-biamenti organolettici in base alle condi-zioni climatiche a cui le materie prime di derivazione naturale verranno esposte.

    Sempre ad Esxence la Maison ha pre-sentato la collezione Odometro. I gessi profumati sui piattini di ottone e i simpatici nasi da appendere fanno par-te della linea home per la quale abbiamo cercato un’interazione con fonti di energia naturali. Questi oggetti sono studiati per essere posizionati in spazi dove possono incontrare la luce o il calore e, a seconda dell’intensità di questi, varierà la concen-trazione della fragranza, scandendo così lo spazio e il tempo. In base all’ora della giornata, infatti, l’aroma avrà un’intensità diversa.

    Quali profumi porti nel cuore?Dama è uscito 15 anni fa e lo amo da sem-pre, con le sue note fiorite dell’iris e con la fragranza cipriata dell’opoponax. Ambra e mirra mi ricordano momenti belli della gio-ventù e altri odori intensi rievocano gli otto anni vissuti in Australia.

    La colazione per te è…?Un vizio, ma anche una necessità.

    Plus Magazine è la testata della FABI, per cui la domanda è d’obbligo: il tuo rapporto con le banche?Molto buono. Il progetto legato all’Olfac-tive Brand Identity mi permette infatti di collaborare anche con degli istituti bancari.

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    CAAF FABI:intervista al direttore Roberta Vaschieri

    Un centro di assistenza fiscale al servizio degli iscritti FABI

    Roberta Vaschieri è stata nominata Direttore del CAAF nel giugno del 2015 in sostituzione del collega Antonio Cossu andato in quiescenza.

    Roberta, ora che sei entrata nella “famiglia” della FABI ti possiamo chiamare così, che importanza ha per la FABI avere un CAAF? Per la FABI, da sempre sensibile alla cultura dei servizi, l’idea di costituire un centro di assistenza fiscale è stata una scelta strategi-

    ca che ha consentito negli anni di rispondere ad una domanda sempre crescente, soprattutto tra i propri iscritti, di assistenza e consulenza non solo per gli adempimenti tributari obbligatori, come dichiarazio-ne dei redditi e calcolo di imposte sugli immobili, ma anche per ottenere il riconoscimento di agevolazio-ni e vantaggi fiscali come detrazioni per il risparmio energetico o ristrutturazioni, tasse universitarie, ac-cesso ai servizi per l’infanzia, solo per citarne alcuni.

    Lo stretto rapporto, anche giuridico essendone il so-cio unico, che la FABI ha con il proprio CAAF garan-tisce la reciprocità e la comunanza di intenti, finalità e responsabilità nel perseguire lo scopo comune della soddisfazione dell’iscritto, cercando percorsi efficaci e virtuosi di sviluppo e crescita.

    Perché appoggiarsi al CAAF FABI come struttu-ra periferica? Prima di tutto convenzionarsi con il CAAF FABI per le attività di assistenza e consulenza fiscale, permette alle strutture periferiche di offrire ai propri iscritti un pacchetto di servizi che comunque nasce interna-mente alla FABI, condividendone scopi e finalità, e contribuisce ad alimentarne le risorse garantendo la possibilità di investimenti per la crescita e il miglio-ramento reciproci.

    PROTAGONISTI

    Prima di tutto vogliamo ricordare ai nostri lettori che il CAAF FABI è un centro autorizzato di assistenza fiscale costituito dalla FABI nel 1992, ed è stato uno dei primi CAF ad ottenere l’autorizzazione dal Ministero delle Finanze nel rispetto dei rigidi criteri dettati dalla normativa allora vigente.

    Lo scopo principale della FABI è stato quello di fornire ai propri iscritti un utile punto di riferimento per ottenere consulenza e as-sistenza nell’elaborazione del modello 730 attraverso le strutture territoriali dislocate su tutto il territorio nazionale. Con il passare degli anni gli adempimenti fiscali e tributari sono mutati, si sono moltiplicati e differenziati, ma il CAAF FABI si è sempre adeguato con efficacia e flessibilità, garantendo alti standard di qualità ed efficienza.

    La gamma dei servizi che oggi sono offerti dal CAAF FABI nelle strutture FABI territoriali, si è ampliata, dalla consulenza e assi-stenza nell’elaborazione delle dichiarazioni dei redditi, alla dichia-razione ISEE, e comprende numerose funzionalità e servizi.

  • In secondo luogo, ma non meno importante, le strutture convenzionate con il CAAF FABI possono fare affidamento su un sistema informativo perma-nente che attraverso una piattaforma software dedicata, messaggi persona-lizzati, circolari periodiche e consulenza diretta del personale esperto del CAAF, assicurano formazione, aggiornamento continuo e assistenza nella soluzione non solo dei quesiti di carattere fiscale, ma anche delle problema-tiche organizzative e gestionali quotidiane legate all’attività del CAAF.

    Sono previsti percorsi formativi per le strutture? Il CAAF FABI ha da sempre riservato grande attenzione alla formazione dei suoi operatori. Per questo ogni anno vengono organizzati seminari su argomenti specifici e corsi sulle novità fiscali. Per agevolare la partecipazio-ne dei referenti fiscali di tutte le strutture territoriali, da quest’anno i corsi si sono ripetuti in diverse sessioni, sia presso la nostra centrale operativa di Trento che presso la sede nazionale di Roma. Inoltre a ridosso dell’inizio della campagna fiscale annuale viene organizzato un convegno nazionale sulle tematiche più prettamente organizzative e gestionali. Quest’anno si è tenuto a Riccione ai primi di aprile.

    Perché appoggiarsi al CAAF FABI come singolo iscritto? I vantaggi che l’iscritto trova a preferire il CAAF FABI sono svariati, a co-minciare dalla garanzia di qualità e competenza, ufficialmente attestate an-che dagli esiti delle verifiche condotte periodicamente dalle Direzioni Re-gionali delle Entrate presso le nostre strutture periferiche, che raramente rilevano criticità degne di nota.

    Ricordiamo inoltre che il CAAF FABI risponde sempre direttamente nel caso di errori commessi nella predisposizione delle pratiche e, oltre a ga-rantire il risarcimento del danno eventualmente subito dal contribuente, si

    giugno 2016 | Plus Magazine | PROTAGONISTI 27

    fa carico anche delle azioni correttive necessarie a riparare gli errori commessi.Relativamente poi al modello 730, la nuova nor-mativa sull’assistenza fiscale in vigore dal 2015, solleva i contribuenti che si rivolgono al CAAF da una serie di controlli e verifiche che ricadono invece sul CAAF stesso. Per questo il CAAF FABI è l’utile alleato di ogni contribuente per la mi-glior gestione dei rapporti con il fisco e per tutti gli adempimenti tributari. Infine, ma non meno importante, il CAAF FABI riserva agli iscritti la gratuità nella compilazione del 730 e tariffe convenienti ai familiari, oltre a trat-tamenti concorrenziali per tutti i servizi erogati.

    Quali sono i principali servizi del CAAF FABI oltre al 730? Oltre alla compilazione delle dichiarazioni dei redditi 730 e Unico, presso le sedi del CAAF FABI è possibile ottenere la verifica e il calcolo delle im-poste sugli immobili IMU e TASI, compilare la dichiarazione sostitutiva unica ai fini dell’ISEE e le richieste accessorie per Università ed enti locali. A seconda delle diverse realtà territoriali, è pos-sibile anche stipulare contratti di locazione ed ef-fettuarne la trasmissione telematica insieme agli adempimenti delle annualità successive e alle co-municazioni di variazione, risoluzione o cessione

    PROTAGONISTI

    Roberta Vaschieri

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    e ottenere consulenza e assistenza nella compilazione della dichiarazione di successione e degli adempimenti connessi comprese le volture catastali.

    Ma tutte le prestazioni a favore degli iscritti sono in continuo e progressi-vo miglioramento.

    Diverse strutture locali, dopo un percorso formativo ad hoc, hanno ini-ziato ad erogare il servizio di predisposizione dei contratti di lavoro per collaboratori domestici, e seguono il datore di lavoro privato in tutti gli adempimenti, dalla stipula del contratto, alla predisposizione delle buste paga, al conteggio dei contributi previdenziali, fino al rilascio della certi-ficazione annuale.

    Ricordo inoltre che il CAAF FABI è anche un punto di riferimento in caso di ricezione di avvisi di accertamento o cartelle esattoriali, per verificar-ne la legittimità ed eventualmente procedere allo sgravio tramite gli stru-menti telematici più efficaci messi a disposizione dall’amministrazione finanziaria.

    Parlaci di te Roberta, del tuo percorso professionale e cosa ti ha por-tata a prenderti l’impegno di dirigere una struttura come la nostra.La mia esperienza si è sviluppata a vario titolo nel mondo dei CAF fin dal 1993 quando ho iniziato la mia attività presso un CAAF sindacale di cui sono stata poi direttore dal 1998 al 2006. Dal 2007 ho scelto di amplia-re la mia esperienza collaborando con una software house specializzata nello sviluppo dei software dedicati alle esigenze dei CAF, e qui mi sono occupata principalmente di analisi di sistemi e procedure informatiche per lo svolgimento dell’attività istituzionale di assistenza fiscale, oltre che di formazione e aggiornamento dei responsabili e degli operatori di vari CAF nazionali, mantenendo anche rapporti diretti sia con le istituzioni di riferimento che con la Consulta Nazionale dei CAF. In questo contesto è iniziato un pluriennale e proficuo rapporto con il CAAF FABI scaturito poi nella nomina a direttore, che ho accettato con grande entusiasmo.

    Quali sono i tuoi progetti per il CAAF FABI? La mia attenzione prima di tutto si rivolge alle risorse umane che sono la vera ricchezza se si vogliono erogare servizi di qualità. Due sono gli aspetti che ritengo importanti: la formazione e la messa in rete. Pertanto i nostri percorsi formativi devono puntare sempre di più alla qualificazione del personale, prevedendo anche livelli di formazione diversificati sia per ar-

    gomenti trattati che per du-rata e modalità di erogazione, favorendo la partecipazione e rendendoli un efficace stru-mento di crescita professio-nale. Ritengo inoltre che sia importante sviluppare mag-giormente la messa in rete sia delle risorse che delle infor-mazioni, anche attraverso gli strumenti tecnologici a di-sposizione che ci consentono di condividere dati, ottimiz-zare e facilitare le procedure di scambio e di controllo tra periferie e centro, e, in taluni casi, anche suddividere i ca-richi di lavoro.

    Un altro fronte verso cui indirizzare il mio im-pegno è quello di rendere più visibili e acces-sibili i servizi offerti dal CAAF FABI a tutti gli iscritti e non solo sviluppando e diffondendo gli strumenti di informazione più tradizionali, come il sito web, le mailing-list, gli sms dedica-ti, ma implementando anche la comunicazione bidirezionale come l’accesso al cassetto fiscale individuale, la possibilità di aderire al servizio 730 offerto dal CAAF FABI anche via web, l’i-stituzione di canali di comunicazione diretti e dedicati alla consulenza fiscale.

    Vorrei sottolineare che già da quest’anno ab-biamo potenziato la struttura del CAAF FABI aprendo una nuova sede operativa a Roma con l’obiettivo che diventi un riferimento utile e im-portante a livello nazionale.

    Cosa fai nel tempo libero? Leggo molto, soprattutto nei frequenti viaggi in treno tra Modena e Roma, ma ho due passioni cui amo dedicarmi nel tempo libero, la cucina e la musica antica. Cucino volentieri per amici e familiari e ho anche partecipato a diversi corsi di cultura del cibo e del vino. Da bambina ho studiato musica e un po’ da sempre canto in cori polifonici, soprattutto di musica sacra; da circa un anno mi sono interessata al canto gregoriano e ho iniziato a far parte di un coro con scuola di canto gregoriano presso la bellissima cattedrale del Duomo di Modena.

    PROTAGONISTI

    Cristina Minati, Mauro Bossola e Roberta Vaschieri

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    MODA

    TuTTo in un’esTaTe!Il look cambia, si rinnova, si adatta alla temperatura più hot. La moda strizza l’occhio al bon ton e al romanticismo. Sceglie nuances delicate, ma anche toni decisi. Corteggia le texture impalpabili, in un gioco di vedo-non vedo, ma non disdegna i tessuti dalla consi-stenza materica. Anche l’uomo insegue il fashion e vuole esserne protagonista, con stile. Per lui e per lei, il diktat è semplice: in estate tutto (nella moda) può accadere…

    di Barbara Odetto (foto Archivio Stilisti)

    Giocare con i colori e con le proporzioni per sentirsi libera di esprimere la propria femminilità. Questa la don-na Pinko: ironica, romantica e contemporanea. Per lei lo chiffon e il tulle incontrano la pelle, il black & white domina sugli outfit, le proporzioni diventano sproporzionate e tutto si trasforma in un gioco divertente da in-

    dossare con disinvoltura, magari puntando sulle reminiscenze rock e folk. Per lei le palette baby-colors illuminano i trench e i pantaloni dalla linea fluida, accarezzano la silhoutte e regalano un

    romanticismo sospeso nel tempo. Per lei, infine, i sandali ultra flat, i gladiator e gli ankle sandals sono l’unico vero must, oltre che un esempio di contemporaneità. Sotto il

    sole estivo le texture scelgono i contrasti in un gioco di heavy versus light e i colori si divertono con i toni più hot. Vero must-have, le Shine Baby Shine: le sneaker gioiello che uniscono comodità e glam e che sono adatte dall’alba al tramonto. Per una donna always on the move.

    www.pinko.com

    http://www.pinko.com/

  • giugno 2016 | Plus Magazine | MODA 31

    MODA

    Chi non vorrebbe essere, almeno un giorno, la regina delle fia-be? Laura Biagiotti esaudisce il desiderio e propone texture leg-gere e impalpabili che rievocano una dimensione onirica. La sua donna ideale indossa abiti fluttuanti che diventano i giardini del futuro nei quali fantasie floreali, trasparenze e volumi fluidi gio-cano con le metafore. Nel segno della moda. La palette si ispira alle orchidee e scivola dal bianco puro ai pastelli, sa-pientemente combinati con il nero e con bagliori di rosso. Strass, pizzo, rouches e tulle rincorrono invece i decori di ispira-zione rinascimentale, ricamati nel tessuto e nella maglia. Vero esempio di artigia-nalità made in Italy. Come una regina del passato, la lady firmata Biagiotti ama i fiocchi da annodare al collo o alla vita e sceglie maniche romantiche con i volants al polso. Attenzione però: quando occor-re si trasforma in guerriera metropolitana e sceglie trasparenze in versione black abbinate al gioco del vedo-non vedo. Per un risultato grintoso e chic.

    www.laurabiagiotti.com

    http://www.laurabiagiotti.com/

  • La collezione Emporio Ar-mani riprende la dualità del maschile/femminile che da sempre caratterizza il brand. La sua lei esplora modi di essere e atteggiamenti libe-ri da ogni schema e gli outfit sono una manifestazione del suo stato d’animo. Il suo look? Spontaneo come un piccolo foulard annodato al collo, impalpabile come certe trasparenze mai ec-cessive, arioso come i pan-taloni morbidi che avvolgo-no le gambe per fermarsi al polpaccio. Il boyfriend fit si

    compone di blazer abbinati a pantaloni a sigaretta, da indossare in città come in vacanza, mentre le piccole giacche si abbinano a bermuda e shorts. Il couturier sceglie infine una palette cromatica che varia dal grigio al rosa carne, alla cannella e al pesca, senza rinunciare ai bagliori metallici in oro rosa. Per uno stile che è lo stile!

    www.armani.com

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    MODA

    http://www.armani.com/

  • giugno 2016 | Plus Magazine | MODA 33

    MODA

    L’estate porta con sé la magia del deserto e i colori delle spezie del Marocco, soprattutto il porpora, il rosso e il curry. Azzurro, indaco e smeraldo – ma anche bianco e nero – completano la palette nella quale non manca mai il desert color. Cristina Fer-rari, alias Fisico, usa sapientemente i colori e li tra-sforma in sofisticati caftani mare per il giorno e fem-minili abiti per il cocktail. Il brand strizza l’occhio anche alle linee Seventy, con pantaloni a zampa e maniche a trombetta, non mancano però le fibbie in ambra e metallo gold, le frange a taglio laser e le applicazioni di micro borchiette. Per un twist very glam. I tessuti? Lycra, tulle elasticizzato, mussola di cotone, microfibra traforata o goffrata per il bea-chwear. Crêpe, tessuto tecnico laserato e chiffon di seta per l’abbigliamento day & night. Meravigliosi i ricami a filo impreziositi da micro baguette sfa-cettate su tulle, per un effetto nudo quasi tattoo dall’allure sofisticata.

    www.fisico.it

    http://www.fisico.it/

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    Si può essere eleganti anche nella stagione più hot? Se lo chie-de Massimo Dutti la risposta è sì, ça va sans dire. Il brand spa-gnolo lo dimostra – e piace – con la collezione spring-summer targata 2016 dedicata ad un dandy raffinato e attento ai det-tagli. Che sia impegnato nel business oppure rilassato nella vacanza dei sogni o ancora pronto per una serata allo yacht club, questo lui è impeccabile e a proprio agio in qualunque situazione. Vero protagonista dall’alba al tramonto, indossa lo smoking con disinvoltura e alla sua estate chiede stile. Sempre, anche sotto le stelle.

    www.massimodutti.com

    MODA

    http://www.massimodutti.com/

  • L’uomo Ermanno Scervino si abbandona ad una dimen-sione glamour dégagée. Le suggestioni militari incontrano il mondo sartoriale per dare vita a combinazioni inattese e dal risultato davvero cool. Qualche esempio? Le maglie tricot sono impreziosite da in-tarsi floreali o da fili di paillet-tes nei toni polverosi, mentre i tessuti jacquard in stile flower acquistano leggerezza sul de-nim, sulle camicie in fiandra, o goffrati nei completi sartoria-li. La collezione gioca con le fibre naturali – juta, canapa, lino, cotone/carta – per otte-nere nuovi effetti materici dal risultato sorprendente che piace a lui. Anche sotto il sole i blazer e le giacche destrutturate in linone invecchiato sono protagoniste assolute. Last but not least, la riga regimental – sempre affascinante – descrive perfettamente le geometrie a contrasto e regala perso-nalità ai capi. Davvero convincente e davvero cool.

    www.ermannoscervino.it

    MODA

    giugno 2016 | Plus Magazine | MODA 35

    http://www.ermannoscervino.it/

  • Trama: Ambientato nella libertina, stravagante e de-cisamente trendy Los An-geles degli anni settanta, il film racconta la storia di Jackson Healy (un ufficia-le di polizia risoluto e dalla morale discutibile) e di Hol-land March (un detective privato che odia sangue e cadaveri), che vengono riuniti dal suicidio di una pornostar in decadenza. Tuttavia, la zia della ragaz-za morta è convinta di aver visto la nipote viva e vegeta dopo l’incidente altamen-te pubblicizzato. March ha bisogno di soldi, prende il caso, e in pochi giorni que-sto si trasforma in un omi-cidio e una cospirazione di vasta portata, stranamen-te radicata nello smog e nell’industria automobili-stica degli Stati Uniti. Il film è diretto da Shane Black, il regista di Iron Man 3.

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    e s t a t e

    Trama: Sequel del fortunato film del 1996 di Roland Emme-rich. Ambientato vent’anni dopo gli eventi di Indepen-dence Day, il film racconta il ritorno di una nuova onda-ta di alieni che hanno rispo-sto ad una richiesta di aiuto dei compagni caduti anni prima. Il mondo è cambiato, gli esseri umani sono riusci-ti a far crescere la tecnolo-gia organica degli alieni, ma non sanno duplicarla. Sono invece riusciti a mettere un sistema antigravità su un aereo umano. Ma nulla po-trà prepararci per l’avanza-ta degli alieni e di una forza senza precedenti. Solo la caparbietà di un gruppo di donne e uomini coraggiosi possono risollevare le sorti del mondo destinato all’e-stinzione.

    Trama: Il quinto capitolo del fortunato film d’anima-zione sull’Era Glaciale sarà nei cinema italiani dal 25 agosto 2016. Nel film, lo sco-iattolo Scrat, sempre all’in-seguimento della mitica ghianda, verrà catapultato nello spazio dove, acciden-talmente, darà origine ad una serie di eventi cosmici che trasformeranno e mi-nacceranno il mondo dell’E-ra Glaciale. Per salvarsi, Sid, Manny e Diego e il resto della compagnia saranno costretti a lasciare la casa e imbarcarsi in una mis-sione piena di comicità e di avventura. Il quinto capi-tolo sarà quindi un viaggio verso nuove terre esotiche e alla solita comitiva si ag-giungeranno una serie di nuovi personaggi pittore-schi.

    THE NICE GUYS

    Regia: Shane Black

    Data uscita: 1/6/2016

    Cast: Russell Crowe, Ryan Gosling, Kim Basinger, Mar-garet Qualley, Matt Bomer, etc.

    INDEPENDENCE DAYRIGENERAZIONE

    Regia: Roland Emmerich

    Data uscita: 8/7/2016

    Cast: Bill Pulman, Jeff Goldblum, Liam Hemsworth, Jessie Usher, etc.

    L’ERA GLACIALE:IN ROTTA DI COLLISIONE

    Regia: Mike Thurmeier

    Data uscita: 25/8/2016

    Cast: John Leguizamo, Denis Leary, Keke Palmer, Queen Latifah, Ray Romano, etc.

    JASON BOURNE

    Regia: Paul Greengrass

    Data uscita: 1/9/2016

    Cast: Matt Damon, Julia Sti-les, Vincent Cassel, Tommy Lee Jone, etc.

    Trama: Jason Bourne tor-na al cinema con una nuo-va avventura e per la terza volta il regista Paul Green-grass dirigerà Matt Damon. Il quinto capitolo della saga inizia con una sorta di rivol-ta ad Atene. Poi le locations si sposteranno in Inghilter-ra, a Berlino e a Washington D.C. Infine ci sarà anche un lungo inseguimento auto-mobilistico sulla Las Vegas Strip. Il film si riallaccia con il terzo atto di The Bourne Supremacy, ovvero quando Bourne scompare (2004). Da quel momento comincia la storia del quinto capitolo. Julia Stiles riprende il ruolo dell’agente Nicky Parsons, mentre Alicia Vikander è la protagonista femminile, affiancata da Tommy Lee Jones nei panni di un uffi-ciale di alto livello della CIA e Vincent Cassel che sarà il villain del film.

    plus magazine cinema

  • L’ALTRO CAPO DEL FILOdi Andrea Camilleri

    A Vigàta continuano ad ar-rivare migranti e l’intero paese si dà da fare per cer-care di aiutare come può. Livia riesce a ottenere da Salvo due promesse: parte-

    ciperà alla festa per i venti-cinque anni di matrimonio di una coppia di loro amici e per l’occasione dovrà in-dossare un vestito nuovo. L’amatissimo commissario incontra in sartoria Elena, una donna giunta a Vigàta da qualche anno. Nel frattempo il commis-sario Montalbano e i suoi uomini non smettono mai di muoversi a causa dei continui sbarchi. Una not-te, mentre il commissario si trova nel porto per una morte in mare, giunge la notizia che Elena è stata uc-cisa con dei colpi di forbice nella sartoria. Montalbano inizia e por-ta avanti le indagini con il suo consueto acume ma nessuna delle ipotesi rie-sce a convincerlo. Tra uno sbarco e l’altro passa molto tempo in sartoria cercando di capire, tra quelle stoffe, quale mistero si cela dietro alla morte di Elena, all’altro capo del filo.

    giugno 2016 | Plus Magazine | RECENSIONI 37

    r e c e n s i o n i

    COSA PENSANO LE RAGAZZEdi Concita De Gregorio

    Il nuovo libro di Concita De Gregorio è destinato a chi dice: io non capisco le don-ne, non le ho mai capite. E a chi dice: solo a me po-teva succedere, sono io che

    sono guasta. Una mappa per decifrare le ragazze del nostro tempo, un amuleto per non perdersi, un anti-doto alla paura. “Ho parlato per due anni con mille don-ne, da sei a novantasei anni… Ho posto a tutte le stesse do-mande: cosa sia importante nella vita, come ottenerlo, come fare quando quel che si aspetta non arriva. Nelle risposte il tema cen-trale è sempre l’amore. L’a-more e il sesso, l’amore e il desiderio, il tradimento, la famiglia, l’impegno, il corpo, l’amore e i soldi. Una sinfo-nia di voci raccolte davvero, ascoltate davvero: occhi visti con gli occhi, risate e lacrime, confessioni e segreti. Da questo coro di parole sono nate le mie storie: prendono occasione dalla realtà ma si aprono alla libertà di imma-ginare, da un frammento di verità, vite e mondi”. Concita De Gregorio

    LE MELE DI KAFKAdi Andrea Vitali

    Abramo Ferrascini, quello della ferramenta di Bella-no, è un giocatore di boc-ce. Come individuo non va bene, ma boccia come dio comanda e in coppia con

    LA STRATEGIA DI BOSCHdi Michael Connelly

    Nell’Unità Casi Irrisolti del-la polizia di Los Angeles non succede spesso di doversi occupare di una vittima morta con dieci anni di ri-tardo rispetto alle inten-

    un buon accostatore diven-ta imbattibile. È stato tirato su a puntino dal gestore del Circolo dei Lavoratori, Ma-rio Stimolo, allenatore per passione e perché tre anni fa, nel 1955, ha perso il brac-cio destro sotto una pressa e perciò di giocare non se n’è più parlato. Ora il Ferrascini ha tutte le carte in regola per vincere le semifinali del Campiona-to provinciale in program-ma a Cermenate domenica prossima. Ma c’è un intop-po. Suo cognato, l’Eraldo, quello che vive a Lucerna, sta male. Quarantotto ore gli hanno dato i medici di là, svizzeri, precisi. E adesso la moglie di Abramo, Ro-salba, vuole a tutti i costi raggiungere la sorella, ma soprattutto dare all’Eraldo un ultimo saluto, magari un ultimo bacio. Ma ce la faranno ad andare e a tornare in tempo per le semifinali?

    zioni dell’omicida. L’uomo era riuscito a resistere tutto quel tempo con un proietti-le nella schiena, senza che si potesse individuare chi era stato a tentare di ucciderlo. E ora a Bosch tocca risolvere un caso in cui il cadavere è ancora caldo, ma gli indizi e le eventuali prove si sono dissolti da tempo. Un compito difficile anche per un veterano come lui, ma ancor più per la sua gio-vane partner, Lucia Soto, che non ha alcuna esperien-za di omicidi. Il morto è un mariachi, uno di quei musicisti messicani che suonano per tradizione alle feste, e quando era stato ferito non c’era niente nella sua vita che potesse spiega-re il tentativo di ucciderlo. Ma ora Bosch sa che forse è proprio da lì, da quel proiet-tile, che deve iniziare la sua indagine, un’indagine che spalancherà abissi di avidi-tà e corruzione.

    plus magazine letture

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    e s t a t e

    plus magazine musica

    AnnalisaSE AVESSI UN CUORE Dopo aver incantato il pubblico e la cri-tica del Festival di Sanremo con la sua voce e la sua eleganza interpretando il brano Il Diluvio Universale, Annali-sa presenta al pubblico il suo nuovo album di inediti Se avessi un cuore. L’album, il quinto disco in studio della cantante ligure, è uscito a fine maggio e contiene brani inediti scritti da Anna-lisa in collaborazione con altri autori. Il suo album precedente Splende è stato tra i più venduti del 2015, il singolo Una finestra tra le stelle è certificato Plati-

    no per le vendite, Vincerò e Splende, i singoli successivi, Oro e il suo tour ha realizzato il tutto esaurito in ogni data. Oltre la musica durante il 2015 Anna-lisa si è distinta anche al cinema, par-tecipando al film di Babbo Natale non viene da Nord e in televisione con un programma su Italia 1 Tutta colpa di Einstein - Quelli del Cern.

    Bob DylanFALLEN ANGELS È uscito il 20 maggio il nuovo album di Bob Dylan, Fallen Angels, prodotto da Jack Frost. Fallen Angels – il titolo non corrisponde a nessuno di quelli delle canzoni contenute del disco – è sostan-zialmente il seguito di Shadows in the night, l’album uscito nel 2015; come quello è una sorta di tributo al reperto-rio di Frank Sinatra. In contemporanea con l’annuncio dell’uscita del nuovo disco, l’artista ha anche annunciato un nuovo tour negli

    Stati Uniti per i mesi di giugno e luglio, che vedrà in apertura l’esibizione di Mavis Staples. Di recente, in un’intervi-sta a Usa Today, Mavis Staples, 76 anni, ha raccontato di quando molti anni fa Bob Dylan, 74 anni, chiese la sua mano. “Fu molto carino ma io gli dissi che era-vamo troppo giovani… Probabilmente se ci fossimo sposati avremmo avuto dei figli predisposti alla musica”.

    GarbageSTRANGE LITTLE BIRDS I Garbage (Shirley Manson, Steve Mar-ker, Duke Erikson e Butch Vig) hanno annunciato di essere in procinto di tornare, il 10 giugno 2016, con il nuovo album Strange Little Birds sesto lavoro in studio per la loro etichetta Stunvolu-me. Il nuovo lavoro è stato autoprodot-to dalla band così come la loro ultima

    fatica del 2012, Not Your Kind of People. I Garbage si sono ispirati alle numero-sissime lettere e disegni che moltissimi fan da tutto il mondo hanno spedito a loro in occasione del recente ventenna-le della band, culminato con la ristam-pa del loro primo lavoro. "Il principio guida del nuovo album è stato quello di seguire l’istinto senza ancorarsi al passato e rendere il tutto il più fresco ed immediato possibile". Butch Vig ha ag-giunto: “Strange Little Birds è stato uno dei lavori più facili ed immediati che la band abbia fatto… Ci siamo innamorati subito di questo progetto”.

    AfterhoursFOLFIRI E FOLFOX Dopo quattro anni di attesa, gli Af-terhours tornano finalmente con un nuovo album di inediti e un nuovo tour che partirà in estate. Il primo dopo il grande successo della tournée dedicata al seminale Hai Paura Del Buio del 2014. Verrà pubblicato il prossimo 10 giugno da Universal – la stessa etichetta per la quale la band meneghina pubblicò nel 2008 I milanesi ammazzano il sabato – il nuovo album di inediti in studio degli Afterhours: l’ideale seguito di Padania del 2012. La formazione attuale degli Afterhours comprende, oltre al frontman e leader Manuel Agnelli, Xabier Iriondo e Stefa-no Pilia alle chitarre, Roberto Dell’Era al basso, Rodrigo D’Erasmo al violino e Fabio Rondanini alla batteria. Il tour prenderà il via il prossimo 10 luglio da Avezzano, per fare poi tappa a Milano, Torino, Roma, Treviso, Lamezia Terme e Empoli.

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    I MACCHIAIOLI. LE COLLEZIONI SVELATEFino al 4 settembre 2016 In mostra oltre 110 opere che rappresen-tano la punta di diamante di ricchissime raccolte di grandi mecenati dell’epoca, personaggi di straordinario interesse, accomunati dalla passione per la pittura, imprenditori e uomini d’affari innamo-rati della bellezza, senza i quali oggi non avremmo potuto ammirare questi capo-lavori. Talvolta donate dagli autori stessi e più spesso acquistate per sostenere gli amici pittori in difficili momenti, queste opere - in grado di assecondare il piacere

    estetico e arricchire le più grandi quadre-rie - sono diventate capolavori ricercati an