Poesie E Testi

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Alla sera (Ugo Foscolo, 1803, da I sonetti) Ultimo dei Sonetti, Alla sera fu ritenuto proemiale da Ugo Foscolo, tanto che egli gli riservò il primo posto nella edizione definitiva dell'opera. Forse perché della fatal quïete Tu sei l'imago a me sì cara vieni O sera! E quando ti corteggian liete Le nubi estive e i zeffiri sereni, E quando dal nevoso aere inquïete Tenebre e lunghe all'universo meni Sempre scendi invocata, e le secrete Vie del mio cor soavemente tieni. Vagar mi fai co' miei pensier su l'orme che vanno al nulla eterno; e intanto fugge questo reo tempo, e van con lui le torme Delle cure onde meco egli si strugge; e mentre io guardo la tua pace, dorme Quello spirto guerrier ch'entro mi rugge.

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Alla sera

(Ugo Foscolo, 1803, da I sonetti)

Ultimo dei Sonetti, Alla sera fu ritenuto proemiale da Ugo Foscolo, tanto che egli gliriservò il primo posto nella edizione definitiva dell'opera.

Forse perché della fatal quïeteTu sei l'imago a me sì cara vieniO sera! E quando ti corteggian lieteLe nubi estive e i zeffiri sereni,

E quando dal nevoso aere inquïeteTenebre e lunghe all'universo meniSempre scendi invocata, e le secreteVie del mio cor soavemente tieni.

Vagar mi fai co' miei pensier su l'ormeche vanno al nulla eterno; e intanto fuggequesto reo tempo, e van con lui le torme

Delle cure onde meco egli si strugge;e mentre io guardo la tua pace, dormeQuello spirto guerrier ch'entro mi rugge.

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LAVANDARE(di G. Pascoli, 1891, da Myricae)

Nel campo mezzo grigio e mezzo nero

resta un aratro senza buoi che pare

dimenticato, tra il vapor leggero1.

E cadenzato dalla gora2 viene

lo sciabordare3 delle lavandare

con tonfi spessi e lunghe cantilene.

Il vento soffia e nevica la frasca4,

e tu non torni ancora al tuo paese!

quando partisti, come son rimasta!

come l’aratro in mezzo alla maggese.

1 vapor leggero, è la lieve nebbia che esala, come un vapore, dalla terra.2 gora, canale di vario uso che porta l’acqua da un fiume ad un mulino.3 sciabordare, agitare qualcosa immersa in un liquido.4 nevica la frasca, fa nevicare le fronde, distacca la neve dai rami.

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Dal “MANIFESTO DEL FUTURISMO”(FILIPPO TOMMASO MARINETTI, 1909)

1.NOI VOGLIAMO CANTARE l'amor del pericolo, l'abitudine all'energia e alla temerità.2.Il coraggio, l'audacia, la ribellione, saranno elementi essenziali della nostra poesia.3.La letteratura esaltò fino a oggi l'immobilità pensosa, l'estasi e il sonno. Noi vogliamo esaltare ilmovimento aggressivo, l'insonnia febbrile, il passo di corsa, il salto mortale, lo schiaffo e il pugno.4.Noi affermiamo che la magnificenza del mondo si è arricchita di una bellezza nuova: la bellezzadella velocità. Un automobile da corsa col suo cofano adorno di grossi tubi simili a serpentidall'alito esplosivo... un'automobile ruggente, che sembra correre sulla mitraglia, è più bella dellaVittoria di Samotracia.5.Noi vogliamo inneggiare all'uomo che tiene il volante, la cui asta attraversa la Terra, lanciata acorsa, essa pure, sul circuito della sua orbita.6.Bisogna che il poeta si prodighi con ardore, sfarzo e magnificenza, per aumentare l'entusiasticofervore degli elementi primordiali.7.Non v'è bellezza, se non nella lotta. Nessuna opera che non abbia un carattere aggressivo può essereun capolavoro. La poesia deve essere conseguita come un violento assalto contro le forze ignote,per ridurle a prostrarsi davanti all'uomo.8.Noi siamo sul promontorio estremo dei secoli!... Perché dovremmo guardarci alle spalle, sevogliamo sfondare le misteriose porte dell'Impossibile? Il Tempo e lo Spazio morirono ieri. Noiviviamo già nell'assoluto, poiché abbiamo già creata l'eterna velocità onnipresente.9.Noi vogliamo glorificare la guerra — sola igiene del mondo —, il militarismo, il patriottismo, ilgesto distruttore dei libertari, le belle idee per cui si muore e il disprezzo della donna.10.Noi vogliamo distruggere i musei, le biblioteche, le accademie d'ogni specie, e combattere contro ilmoralismo, il femminismo e contro ogni viltà opportunistica o utilitaria.11.Noi canteremo le grandi folle agitate dal lavoro, dal piacere o dalla sommossa: canteremo le mareemulticolori e polifoniche delle rivoluzioni nelle capitali moderne; canteremo il vibrante fervorenotturno degli arsenali e dei cantieri incendiati da violente lune elettriche; le stazioni ingorde,divoratrici di serpi che fumano; le officine appese alle nuvole pei contorti fili dei loro fumi; i pontisimili a ginnasti giganti che scavalcano i fiumi, balenanti al sole con un luccichio di coltelli; ipiroscafi avventurosi che fiutano l'orizzonte, le locomotive dall'ampio petto, che scalpitano sullerotaie, come enormi cavalli d'acciaio imbrigliati di tubi, e il volo scivolante degli aeroplani, la cuielica garrisce al vento come una bandiera e sembra applaudire come una folla entusiasta.È dall'Italia, che noi lanciamo pel mondo questo nostro manifesto di violenza travolgente eincendiaria, col quale fondiamo oggi il Futurismo, perché vogliamo liberare questo paese dalla suafetida cancrena di professori, d'archeologi, di ciceroni e d'antiquarii.

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VEGLIA di Giuseppe Ungaretti, 1919

Un’intera nottatabuttato vicinoa un compagnomassacrato

con la boccadigrignatavolta al pleniluniocon la congestionedelle sue manipenetrata

nel mio silenzioho scrittolettere piene d’amore.

Non sono mai statotantoattaccato alla vita.

Cima Quattro il 23 dicembre 1915

Il poeta ha accanto un soldato morto, con le mani congelate e la bocca digrignante volta verso la luce dellaluna. Nonostante questa situazione penosa e terrificante, il poeta scrive una lettera d’amore, attaccato allavita come non mai. Nella drammaticità della situazione, percepisce solo la propria volontà di vivere, cheprevale su tutto. Anche questa consuetudine con la tragedia induce una riflessione sull'umanità/disumanitàdella situazione.

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Ed è subito sera

Ognuno sta solo sul cuor della terratrafitto da un raggio di sole:ed è subito sera.

(Salvatore Quasimodo, 1942, da “Ed è subito sera”)