PM-39 Gavi il Forte e le Colline Circostanti · fatto la propria comparsa la coltivazione della...

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Insediamento citato a partire dal tardo X secolo – ma forse già presidio romano a controllo dell'area interessata dal transito della via Postumia –, Gavi fu, nel basso medioevo, un importante mercato al centro della fitta rete di strade che collegavano l'Oltregiogo e il retroterra appenninico con Genova, nella cui orbita l'abitato gravitò sino al Congresso di Vienna (1815). La naturale vocazione commerciale dell'insediamento, evidente sin dal tempo dei marchesi omonimi (XII secolo), fu confermata e rafforzata in età moderna e, in buona sostanza, può essere considerata alla base di due iniziative genovesi destinate a condizionare in maniera duratura l'assetto dell'area: il potenziamento della strada che, risalendo la valle del Lemme, metteva direttamente alla città ligure attraverso il passo della Bocchetta, a lungo valida alternativa ai più noti tracciati viari per le vicine valli Scrivia e Orba, e la costruzione, a partire dal nucleo di un più antico castello, del celebre forte che sovrasta l'abitato dall'alto della sua collina, il più avanzato dei capisaldi del confine genovese verso i domini milanesi. Se da un lato è dunque probabile che l'emergere di un ruolo polarizzante dell'abitato per il territorio e per la sua produzione agricola sia da porre in relazione diretta con il potenziamento delle vie di comunicazione, dall'altro è da notare come tale fenomeno non sarebbe stato possibile prescindendo dalla stagione di intensa crescita demografica ed economica che pare interessare l'area dell'Oltregiogo nei decenni finali del medioevo. Per quanto non vi siano notizie certe, risulta dunque se non altro verosimile immaginare che proprio nel corso del secondo Quattrocento, come peraltro avvenne in altre zone del Piemonte meridionale, abbia fatto la propria comparsa la coltivazione della vite, oggi uno dei caratteri più tipici e paesaggisticamente qualificanti dell'area. Le colline del Cortese La produzione vitivinicola dell'area, sostenuta da un prodotto di buona qualità e di indiscussa fama, non sembra però riverberarsi in maniera evidente sull'assetto colturale delle colline immediatamente circostanti l'abitato. Non siamo cioè ancora, nel caso di Gavi, in presenza di fenomeni di specializzazione monocolturale insensibili alla naturale predisposizione alla coltivazione di alcuni e ben individuabili versanti collinari. Ciò ha favorito e favorisce una maggior varietà paesaggistica e la conservazione di un'immagine più "autentica" rispetto a tante altre zone del Piemonte in cui la viticoltura ha ripreso vigore negli ultimi anni. È tuttavia da notare che, rispetto ad alcune iconografie del XIX e del XX secolo, paiono oggi occupate da bosco e incolto aree in origine coltivate. L'attuale articolazione insediativa di Gavi pare frutto di un significativo fenomeno di riordino urbanistico collocabile verso la fine del XII secolo, periodo cui daterebbero l'espansione di Borgonuovo verso il torrente Lemme (fede ne farebbe la romanica chiesa di San Giacomo, una tra le più interessanti del Piemonte sud-orientale), diffusi interventi di potenziamento delle strutture del castello e l'allestimento del perimetro difensivo dell'abitato. La tipicamente medievale, organizzata a partire da un asse principale di attraversamento, al di là delle naturali sostituzioni edilizie, si mantenne stabile nel corso dell'età moderna, quando cioè il castello, in seguito agli interventi di Gianmaria Olgiati (1544) e di Vincenzo da Fiorenzuola (1625-1628), fu trasformato nel forte tuttora esistente. Un processo di progressiva espansione dello spazio urbano, con il conseguente consumo, spesso indiscriminato, di territorio, è oggi in decisa ripresa, sostenuto e dai caratteri economici dell'area e dalla mai smentita vocazione commerciale dell'insediamento. L'area di fondovalle presso il corso del torrente Lemme, come peraltro già testimoniano documenti iconografici e descrittivi del XVI-XVII secolo, si caratterizza per una diffusa sistemazione ad arativo, tratto questo che pare sostanzialmente indifferente alla progressiva specializzazione funzionale delle colline circostanti. Ciò peraltro ha favorito, nel tempo, la sopravvivenza di nuclei insediativi sparsi e cascine isolate, la cui presenza è però messa a rischio dalla progressiva espansione residenziale, manifatturiera e industriale. L'assetto colturale del fondovalle L'insediamento Montagna Collina Pianura Litorale Naturale Rurale Urbano PM-39 [PAYS.DOC] Osservatorio virtuale del paesaggio mediterraneo Gavi, il Forte e le Colline Circostanti Punto di ripresa: Gavi (Alessandria), pendici del colle dove sorge il santuario della Madonna della Guardia # # # # # # # # # # # # # # # # # # # # # # # # # # # # # # # # # # # # # # # # # # # # # # # # # # Il nucleo insediativo storico. Le aree di espansione urbana. L ’assetto colturale del fondovalle. L ’area fuviale del Lemme. Le colline sistemate a vigna. Aree già coltivate e oggi incolte o occupate dal bosco.

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Insediamento citato a partire dal tardo X secolo – ma forse già presidio romano a controllo dell'area interessata dal transito della via Postumia –, Gavi fu, nel basso medioevo, un importante mercato al centro della fitta rete di strade che collegavano l'Oltregiogo e il retroterra appenninico con Genova, nella cui orbita l'abitato gravitò sino al Congresso di Vienna (1815). La naturale vocazione commerciale dell'insediamento, evidente sin dal tempo dei marchesi omonimi (XII secolo), fu confermata e rafforzata in età moderna e, in buona sostanza, può essere considerata alla base di due iniziative genovesi destinate a condizionare in maniera duratura l'assetto dell'area: il potenziamento della strada che, risalendo la valle del Lemme, metteva direttamente alla città ligure attraverso il passo della Bocchetta, a lungo valida alternativa ai più noti tracciati viari per le vicine valli Scrivia e Orba, e la costruzione, a partire dal nucleo di un più antico castello, del celebre forte che sovrasta l'abitato dall'alto della sua collina, il più avanzato dei capisaldi del confine genovese verso i domini milanesi.

Se da un lato è dunque probabile che l'emergere di un ruolo polarizzante dell'abitato per il territorio e per la sua produzione agricola sia da porre in relazione diretta con il potenziamento delle vie di comunicazione, dall'altro è da notare come tale fenomeno non sarebbe stato possibile prescindendo dalla stagione di intensa crescita demografica ed economica che pare interessare l'area dell'Oltregiogo nei decenni finali del medioevo. Per quanto non vi siano notizie certe, risulta dunque se non altro verosimile immaginare che proprio nel corso del secondo Quattrocento, come peraltro avvenne in altre zone del Piemonte meridionale, abbia fatto la propria comparsa la coltivazione della vite, oggi uno dei caratteri più tipici e paesaggisticamente qualificanti dell'area.

Le colline del Cortese

La produzione vitivinicola dell'area, sostenuta da un prodotto di buona qualità e di indiscussa fama, non sembra però riverberarsi in maniera evidente sull'assetto colturale delle colline immediatamente circostanti l'abitato. Non siamo cioè ancora, nel caso di Gavi, in presenza di fenomeni di specializzazione monocolturale insensibili alla naturale predisposizione alla coltivazione di alcuni e ben individuabili versanti collinari. Ciò ha favorito e favorisce una maggior varietà paesaggistica e la conservazione di un'immagine più "autentica" rispetto a tante altre zone del Piemonte in cui la viticoltura ha ripreso vigore negli ultimi anni. È tuttavia da notare che, rispetto ad alcune iconografie del XIX e del XX secolo, paiono oggi occupate da bosco e incolto aree in origine coltivate.

L'attuale articolazione insediativa di Gavi pare frutto di un significativo fenomeno di riordino urbanistico collocabile verso la fine del XII secolo, periodo cui daterebbero l'espansione di Borgonuovo verso il torrente Lemme (fede ne farebbe la romanica chiesa di San Giacomo, una tra le più interessanti del Piemonte sud-orientale), diffusi interventi di potenziamento delle strutture del castello e l'allestimento del perimetro difensivo dell'abitato. La tipicamente medievale, organizzata a partire da un asse principale di attraversamento, al di là delle naturali sostituzioni edilizie, si mantenne stabile nel corso dell'età moderna, quando cioè il castello, in seguito agli interventi di Gianmaria Olgiati (1544) e di Vincenzo da Fiorenzuola (1625-1628), fu trasformato nel forte tuttora esistente.Un processo di progressiva espansione dello spazio urbano, con il conseguente consumo, spesso indiscriminato, di territorio, è oggi in decisa ripresa, sostenuto e dai caratteri economici dell'area e dalla mai smentita vocazione commerciale dell'insediamento.

L'area di fondovalle presso il corso del torrente Lemme, come peraltro già testimoniano documenti iconografici e descrittivi del XVI-XVII secolo, si caratterizza per una diffusa sistemazione ad arativo, tratto questo che pare sostanzialmente indifferente alla progressiva specializzazione funzionale delle colline circostanti. Ciò peraltro ha favorito, nel tempo, la sopravvivenza di nuclei insediativi sparsi e cascine isolate, la cui presenza è però messa a rischio dalla progressiva espansione residenziale, manifatturiera e industriale.

L'assetto colturale del fondovalleL'insediamento

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PM-39[PAYS.DOC] Osservatorio virtuale del paesaggio mediterraneoGavi, il Forte e le Colline CircostantiPunto di ripresa: Gavi (Alessandria), pendici del colle dove sorge il santuario della Madonna della Guardia

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Il nucleo insediativo storico.

Le aree di espansione urbana.

L’assetto colturale del fondovalle.

L’area fuviale del Lemme.

Le colline sistemate a vigna.

Aree già coltivate e oggi incolte o occupate dal bosco.

Veduta di Gavi in un disegno di Pasquale Domenico Cambiaso della metà del XIX secolo (Museo di Sant'Agostino di Genova, Civica Collezione Topografica, , n. 1089/42). Si nota chiaramente come, alla metà dell'Ottocento, il complessivo assetto dell'abitato ricalcasse nella sostanza quello venutosi a creare nel basso medioevo.

Un utile raffronto a riguardo è individuabile nel tipo allegato alla , del 1648, a firma di Giovanni Battista Massarotti (da V. Comoli, A. Marotta (a cura di), , Alessandria 1994, p. 19).

Altra nota di interesse nella rappresentazione ottocentesca è la condizione del ripido versante sud-occidentale del colle su cui sorge il forte: oggi boscoso e non coltivato, nel disegno è rappresentato privo di vegetazione – come privo di vegetazione pare anche nel del 1747 (da V. Comoli, A. Marotta (a cura di), cit., p. 37) –, mentre altre immagini del periodo rivelano le falde del rilievo terrazzate e coltivate a vigneto.

[PAYS.DOC] Osservatorio virtuale del paesaggio mediterraneo PM-39

Gavi, il Forte e le Colline CircostantiPunto di ripresa: Gavi (Alessandria), pendici del colle dove sorge il santuario della Madonna della Guardia

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Il rilievo su cui sorge il santuario della Madonna della Guardia, punto di ripresa fotografico, visto dall'alveo fluviale del Lemme.

Il forte che sovrasta l'abitato di Gavi. Sorto su una struttura difensiva preesistente, il complesso come lo conosciamo oggi deve la propria articolazione essanzialmente agli interventi di Gianmaria Olgiati (1544) e di Vincenzo da Fiorenzuola (1625-1628).

Lo sbocco della valle del Lemme verso la pianura presso Novi Ligure. Si notano, sullo fondo, le installazioni industriali sorte ai margini dell'abitato.

Colline coltivate a vigna e, sullo sfondo, il giogo appenninico. In primo piano, ben visibili gli effetti della progressiva espansione residenziale di Gavi.

I rilievi in direzione della valle d'Orba. È la zona ancora maggiormente caratterizzata dalla coltura della vite.

Esiti recenti dell'espansione residenziale dell'abitato di Gavi, che spesso si risolvono in lottizzazioni intensive e interventi di scarsa qualità architettonica.