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Economia aziendale in...Adriano Olivetti, l’impresa deve produrre ricchezza; creare occupazione;...
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Proposte didattiche di Economia aziendale in merito allo sviluppo sostenibile e alla responsabilità sociale dell’impresaGiovanna Ricci
Etica, responsabilità e rendicontazione sociale e ambientale dell’impresa
• Obiettivi di apprendimento e percorsi didattici
• Evoluzione storica e inquadramento teorico della CSR
• Lo sviluppo sostenibile
• Evoluzione delle modalità di rendicontazione
• Le principali spinte legislative alla CSR
• Proposte didattiche
Nel Quadro di riferimento per la redazione e lo svolgimento della seconda prova scritta dell’esame di Stato, il MIUR ha indicato quali nuclei tematici fondamentali, per gli Istituti tecnici del settore economico in tutti e tre i percorsi di studio (AFM, SIA e RIM) tra gli altri:
• I sistemi informativi aziendali e gli strumenti di comunicazione integrata d’impresa.
• La rendicontazione sociale e ambientale.
Relativamente agli stessi temi, costituiscono obiettivi della seconda prova:
• Elaborare piani di comunicazione integrata rivolti a soggetti diversi. • Elaborare, commentare e comparare bilanci sociali e ambientali.
Analizzare e produrre i documenti relativi alla rendicontazione sociale e ambientale, alla luce dei criteri sulla responsabilità sociale d’impresa.
Conoscenze Abilità
• Rendicontazione ambientale e sociale dell’impresa
• Confrontare bilanci sociali e ambientali commentandone i risultati
• Ruolo dell’impresa etica nel sistema economico
• Principi di responsabilità sociale d’impresa
• Bilancio sociale e ambientale
Economia aziendale
Economia politica
• Individuare e interpretare il ruolo svolto dall’impresa etica• Analizzare la responsabilità sociale dell’impresa
soprattutto riguardo all’utilizzo delle risorse umane e naturali e all’impatto dell’attività economica sul territorio
Diritto • Bilancio sociale e ambientale• Descrivere il ruolo sociale dell’impresa ed esaminare il
bilancio sociale e ambientale quale strumento di informazione e comunicazione verso la comunità
Osservare comportamenti etici significa non soltanto restare nella legalità ma anche essere consapevoli e assumere responsabilità in ambito sociale e ambientale.
È un argomento legato, per molti aspetti, ai percorsi svolti nell’ambito di cittadinanza e costituzione oggetto del colloquio.
Etica
Legalità CSR
Il ruolo dell’impresa
Nella definizione di azienda occorre considerare sia gli aspetti economici della trasformazione delle risorse in prodotti finiti, sia le relazioni che l’impresa instaura con l’ambiente.
L’impresa è il punto di riferimento per trovare risposte al rilancio dell’economia e alla creazione di posti di lavoro, per riattivare un processo stabile e sostenibile di creazione di benessere per le persone
(F. Perrini, L’impresa sostenibile,volume 12, Università Bocconi Editore,Milano2018)
Percorsi didattici
Studi di management
Educazione all’imprenditorialità
Legalità “Cittadinanza e costituzione”
Origini della CSR
Anni 1930 a ridosso del crollo di Wall Street e della “grande depressione” si sviluppò il dibattito su chi fosse il “colpevole” e nei confronti di chi l’impresa capitalistica dovesse essere responsabile.
La teoria dell’agenzia individuava i manager quali diretti responsabili nei confronti dei proprietari /azionisti. Stante la relazione che lega l’agente al principale “i manager hanno il dovere morale di massimizzare il profitto dell’attività aziendale”.
(Berle e Means, 1932)
Anni 1940/1950
La seconda guerra mondiale mise in secondo piano il dibattito sulla CSR.Successivamente negli anni 1950 le imprese si concentrarono sulla ricostruzione del tessuto produttivo.
L’orientamento strategico perseguito era focalizzato sulla produzione (legge di Say) e sull’efficienza produttiva.
Anni 1960
L’ascesa sociale della classe operaia riportò l’attenzione sulla responsabilità degli uomini d’affari, come mezzo per evitare di perdere il potere/ controllo delle attività imprenditoriali.
È bene che l’impresa si faccia carico delle incombenze morali per evitare rivendicazioni sindacali e norme di legge che, altrimenti, porrebbero vincoli e restringerebbero la libertà delle scelte imprenditoriali. L’unico modo per evitare all’imprenditore di essere chiuso in un recinto di norme è quello di diventare attore propositivo in ambito sociale.
(Davis 1960)
Dalla CSR allo sviluppo sostenibile
1960/1970
CSR = profitti per i proprietari
1977
ONU dovere per le imprese di render conto
1980/1990
Teoria degli stakeholder
2000
Sostenibilità dello sviluppo
Anni 1970
Sono caratterizzati dalla crisi petrolifera e dall’elevata inflazione.
Le imprese soffrono la sopraproduzione, i magazzini si riempiono di scorte invendute.• Si assiste al fenomeno del decentramento produttivo che ha dato origine a modelli
organizzativi flessibili (lean organization).• La funzione produzione perde di importanza a favore della funzione vendite (è
prioritario ricercare nuovi mercati, saper vendere).
Customer satisfaction
Anni 1970
Milton Friedman scriveva sulle pagine del New York Times che «l’unico dovere morale dell’impresa in un mercato aperto e competitivo è quello ottenere i più elevati profitti così da produrre ricchezza e lavoro per tutti in modo più efficiente possibile».
Carlo Masinil’azienda deve mirare a un bene comune per tutti i suoi componenti
Adriano Olivetti, l’impresa deve produrre ricchezza; creare occupazione; diffondere sul territorio, nella comunità, nei paesi, nei luoghi circostanti, i frutti del lavoro, i ricavi del successo conseguito sul mercato promuovendo lo sviluppo locale
Fine anni 1970
«l’impresa deve rendere conto delle sue attività a tutta la società, in particolare per l’uso fatto delle risorse umane e di quelle naturali e per le conseguenze delle sue attività sull’ambiente».
(Nazioni Unite)
Si sviluppa la teoria Triple Bottom Line:• equità sociale (People)• qualità ambientale (Planet)• prosperità economica (Profit).
Anni 1980 – cambia il concetto di azienda
• sviluppo delle vie di comunicazione e dell’informatica distribuita• delocalizzazione verso Paesi a più basso costo del lavoro• i sistemi produttivi diventano internazionali• l’organizzazione aziendale si muove sui concetti della lean production• sviluppo dell’impresa – rete quale modello organizzativo
L’azienda diventa un’organizzazione via, via più complessa che svolge moltepliciattività e intrattiene al proprio interno e con l’ambiente in cui è inserita relazioniarticolate che vanno al di là dello scambio di beni/servizi.
Necessità di intrattenere relazioni con l’ambiente quale strategia per ottenere ilconsenso .
Anni 1980
Sviluppo della teoria degli stakeholder e, successivamente, della teoria del valore condiviso.Il soggetto economico, per orientare il proprio processo decisionale, deve prendere in considerazione gli interessi, i diritti e le aspettative di coloro che sono influenzati o che possono influenzare il conseguimento degli obiettivi di un’organizzazione.
(Freeman, 1984)
Dall’obiettivo della massimizzazione del valore solo per gli azionisti
alla creazione di valore per tutti gli stakeholder
Anni 1990
Il crollo del muro di Berlino (1989), segna convenzionalmente l’inizio della globalizzazione.
La CSR diventa parte delle strategie aziendali Intrattenere “buone reazioni” con gli stakeholder,essere socialmente responsabili significa catturare i consensi necessari per legittimare le attività aziendali, dare credibilità al marchio, evitare azioni di boicottaggio.Strategia sociale e strategia competitiva interagiscono per massimizzare il valore (utili derivanti dall’attività imprenditoriale e valore delle azioni).
Anni 2000
Libro verde della Commissione UE, 2001
Essere socialmente responsabili significa non solo soddisfare gli obblighi giuridici applicabili, ma anche andare al di là, investendo di più nel capitale umano, nell’ambiente e nei rapporti con le parti interessate. L’applicazione di norme sociali che superano gli obblighi giuridici fondamentali.. può avere un impatto diretto sulla produttività.
La CSR è l’integrazione volontaria delle preoccupazioni sociali e ambientali delle imprese nelle loro operazioni commerciali e nei rapporti con le parti interessate.
Progetto CSR – SC Ministero del lavoro e delle politiche sociali 2004
L’assunzione di una responsabilità sociale da parte dell’impresa:
1. Migliora il clima aziendale
2. Aumenta la capacità di attrarre personale qualificato
3. Contribuisce a differenziare il marchio
4. Riduce i rischi di boicottaggi
5. Migliora le relazioni con le istituzioni finanziarie
Anni 2000 La sostenibilità
Porter e Kramer in un loro articolo Creare valore condiviso[1] evidenziano la necessità di conciliare gli obiettivi di lungo periodo con i costi sostenuti nel breve per trarre benefici economici immediati.Il valore condiviso può essere inteso come l'insieme delle politiche e delle pratiche operative che rafforzano la competitività di un'azienda migliorando nello stesso tempo le condizioni economiche e sociali della comunità in cui opera. Alla CSR si accompagna anche la più ampia idea di sviluppo sostenibile che mette insieme la sostenibilità economica con la sostenibilità in ambito sociale e ambientale.
[1] M. E. Porter, M. R. Kramer, Creare valore condiviso in Harvard Business Review Italia, n.1/2, 2011, p. 72
Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, Nazioni Unite 15 settembre 2015
Tutti i Paesi sono chiamati a contribuire allo sforzo di portare il mondo su un sentiero sostenibile, senza più distinzione tra Paesi sviluppati, emergenti e in via di sviluppo. Ogni Paese deve impegnarsi a definire una propria strategia di sviluppo sostenibile che consenta di raggiungere gli SDGs, rendicontando sui risultati conseguiti all’interno di un processo coordinato dall’ONU.
Nuovi vantaggi competitivi –Il valore condiviso – Stakeholder engagement
L’impresa sostenibile
La sostenibilità è un approccio strategico alla gestione dell’impresa che coinvolge l’intera l’organizzazione.L’impresa ricerca l’integrazione con il territorio in una logica di creazione di valore condiviso e di soddisfazione di tutti gli stakeholder.
Valore economico per gli azionisti e valore sociale vengono messi insieme nella stessa catena del valore
I vantaggi della sostenibilità
L’orientamento strategico alla sostenibilità è per l’impresa fonte di vantaggio competitivo in termini di:riduzione dei costi (maggiore efficienza nei processi produttivi)valorizzazione delle relazioni (attrazione e fidelizzazione degli stakeholder)innovazioni di processo e di prodottocapacità di attrarre risorse (migliore reputazione)
I vantaggi della sostenibilità
Un’indagine di mercato (IPSOS) dimostra che nel biennio 2016/2017 il 72% degli italiani si dichiara attento alla sostenibilità.
Le imprese che hanno praticato strategie di CSR (imprese coesive) hanno realizzato maggiori utili in seguito agli aumenti:
• del fatturato
• della riduzione dei costi
I vantaggi della sostenibilità
La sostenibilità favorisce la creatività e l’innovazione
Manifesto Confindustria –La responsabilità sociale per l’industria 4.0- 2018
La crescita economica come l’abbiamo conosciuta finora, ha anche determinato una pressione ambientale non sostenibile nel lungo termine, e prodotto risultati non soddisfacenti in termini di uguaglianza e inclusione sociale. Questi problemi costituiscono una minaccia per il mantenimento del benessere in senso generale, ma anche per la stessa sostenibilità economica dell’attività di impresa.
Disuguaglianza, disparità sociale = reazione violenta e instabilità politica.
Parallelamente all’evolversi del concetto di responsabilità sociale si modificano
anche le modalità comunicative
Evoluzione dei sistemi di reporting
Report integrato /di sostenibilità
La rendicontazione integrata è un modello di comunicazione che non derivadalla semplice somma del bilancio d'esercizio e dei documenti di tipo socio-ambientale, ma ha l’obiettivo di fornire una rappresentazione dei risultatiaziendali ponendo in evidenza le sinergie che intercorrono tra i risultatieconomico-finanziari e quelli socio – ambientali.
Visione olistica dell’intera attività aziendale, funzionale alle esigenze degliinvestitori che vogliono valutare l’andamento futuro dell’impresa in termini distabilità economica e finanziaria.
Le spinte legislative alla CSR /sviluppo sostenibile
• D.lgs. n. 231/2001 e successive modifiche
• Legge n. 27/2012 (rating di legalità)
• D.lgs. n. 254/2016 (Dichiarazione non finanziaria)
MOG 231
Il d.lgs. n. 231/2001 prevede, oltre che la pena per la persona fisica che commette il reato,l’applicazione di pesanti sanzioni pecuniarie, interdittive e accessorie a carico delle imprese.
L’impresa è esonerata dalla responsabilità amministrativa se è in grado di dimostrare che:• ha adottato e ha efficacemente attuato, prima della commissione del fatto, un Modello di
Organizzazione e Gestione (MOG) idoneo a impedire il reato della specie di quellocommesso;
• ha istituito un organismo dotato di autonomi poteri di iniziativa e controllo (Organismo diVigilanza), il quale ha effettivamente vigilato sull’osservanza dei modelli;
• il reato è stato commesso per fraudolenta elusione dei modelli da parte del soggettoapicale infedele.
In assenza del MOG e dell’Organismo di vigilanza l’ente si espone al rischio di esseredestinatario di sanzioni di natura pecuniaria e interdittiva.
MOG 231
Il MOG è un «sistema strutturato e organico di principi, norme interne, procedure operative e attività di controllo alloscopo di un diligente e trasparente svolgimento delle attività aziendali, al fine di prevenire comportamenti idonei aconfigurare le fattispecie di reato e di illecito previsti dal d.lgs. n. 231/2001 e sue successive modifiche e integrazioni».
L’elenco dei reati che possono originare la responsabilità
aziendale è in continuo aggiornamento.
Attualmente, oltre ai reati di natura colposa (omicidio e lesioni
gravi o gravissime) connessi alla tutela della salute e sicurezza
sui luoghi di lavoro, sono inclusi:
• reati contro la Pubblica Amministrazione, quali per esempio
truffe per l’ottenimento di incentivi/finanziamenti pubblici,
corruzione di pubblici funzionari per l’ottenimento di una
commessa, di concessioni/autorizzazioni ecc.;
• delitti informatici e trattamento illecito dei dati (per esempio,
accesso abusivo a sistemi informatici o telematici);
• delitti di criminalità organizzata reati di ricettazione,
riciclaggio e impiego di denaro, beni o utilità di provenienza
illecita;
• reati societari, quali per esempio false comunicazioni sociali,
indebita restituzione di conferimenti;
• delitti contro l’industria e il commercio (per esempio, turbata
libertà dell'industria o del commercio, vendita di prodotti
industriali con segni mendaci ecc.);
• reati di falsità di monete, carte di credito, di valori in bollo e
di strumenti o segni di riconoscimento;
• pratiche di mutilazione degli organi genitali femminili;
• reati di abusi di mercato, quali l’abuso di informazioni
privilegiate, la manipolazione del mercato, ecc.
• induzione a non rendere dichiarazioni, ovvero a rendere
dichiarazioni mendaci all’autorità giudiziaria;
• reati ambientali;
• impiego di lavoratori privi del permesso di soggiorno;
• induzione a dare o promettere utilità;
• corruzione tra privati.
Articolazione del MOG art. 6 d.lgs. n. 231/2001
Articolazione delle fasi:
• individuare le attività nel cui ambito possono essere commessi reati;• prevedere specifici protocolli diretti a programmare la formazione e
l'attuazione delle decisioni dell'ente in relazione ai reati da prevenire;• individuare modalità di gestione delle risorse finanziarie idonee a impedire
la commissione dei reati;• prevedere obblighi di informazione nei confronti dell'organismo deputato a
vigilare sul funzionamento e l'osservanza dei modelli;• introdurre un sistema disciplinare idoneo a sanzionare il mancato rispetto
delle misure indicate nel modello.
Linee guida Confindustria
La parte generale contiene i principi e le regole comuni di comportamento ritenute idonee a prevenire i reati; trattasi della progettazione delle componenti del sistema dei controlli preventivi che deve essere attuato all’interno dell’azienda per garantire l’efficacia del MOG.
MOG articolato in due parti: parte generale e parte speciale (dedicata all’approfondimento dei singoli reati).
Il controllo ai fini della prevenzione dei reati societari è un essenziale momento del processo di internal auditing.• Se un’ organizzazione realizza un assetto di controllo teso a evitare condotte e
illeciti penali sta attuando una strategia di controllo. • L’internal auditing, attraverso le strategie del controllo, si pone anche a garanzia
della moralità e della legalità degli assetti di governo e organizzativi e interviene nella prevenzione dei rischi di reati.
Rating di legalitàlegge n. 27/2012
Ha l’obiettivo di promuovere l’introduzione di principi etici nei comportamenti aziendali. Si tratta di una certificazione che attesta il rispetto della legalità.
È richiesta volontariamente dalle imprese che:• hanno sede operativa in Italia• sono iscritte nel Registro delle imprese da almeno due anni e che
nell’ultimo esercizio abbiano raggiunto un fatturato minimo di almeno 2 milioni di euro.
Rating di legalitàlegge n. 27/2012
L’assegnazione del rating è condizionata al rispetto di determinati requisiti, tra i quali vengono considerati:
• l’inesistenza di misure di prevenzione o misure cautelari personali o patrimoniali in capo a amministratori, direttori, soci di maggioranza;
• la mancanza di provvedimenti di condanna ai sensi del d.lgs. n. 231/2001 di accertamenti di violazioni in materia di sicurezza sul lavoro, di accertamenti tributari divenuti definitivi.
Decreto MEF 57/2014
L’ottenimento del rating di legalità facilita:
• l’accesso ai finanziamenti pubblici; • un rating maggiore assegna la preferenza in graduatoria (oppure
un punteggio aggiuntivo) per accedere ai contributi in c/interessi, ai contributi in c/capitale, ai crediti d’imposta e/o bonus fiscali;
• l’acquisizione di un merito creditizio più elevato da parte delle banche.
Dichiarazione non finanziaria d.lgs. n. 254/2016
Deve contenere informazioni di natura ambientale e sociale almeno attinenti al personale, al rispetto dei diritti umani, alla lotta contro la corruzione, nonché la descrizione delle politiche adottate, comprese le procedure utilizzate e i risultati ottenuti, tenuto conto dell’attività e delle caratteristiche dell’impresa.
MOG 231
Rating di legalità Dichiarazione non finanziaria
L’attribuzione del rating è condizionata all’assenza di condanne ai sensi del d.lgs. n 231/2001
Rendiconta gli stessi fatti che il MOG 231 tende a prevenire
• Costruiamo il bilancio sociale /bilancio di sostenibilità dell’Istituto scolastico
• Analizziamo un bilancio di sostenibilità/bilancio integrato
Proposte didattiche
Costruire il bilancio sociale/di sostenibilità dell’Istituto scolastico
PremessaLettera di presentazione
Nota metodologica• Principi di redazione • Fasi del processo di realizzazione del bilancio sociale• Gruppo di lavoro
1. Identità dell’Istituto1.1 La storia dell’Istituto1.2 I valori e la mission1.3 Il codice etico1.4 La governance1.5 Il contesto ambientale di riferimento (ambiente esterno e ambiente interno)1.6 Gli stakeholder
SCHEMA
Costruire il bilancio sociale/di sostenibilità dell’Istituto scolastico
2. Strategie e risorse2.1 La mappa strategica (le linee strategiche)2.2 Gli indicatori2.3 Le risorse
3. La relazione socialeEsiti delle attività monitorate per aree di rendicontazione:
• Apprendimento• Organizzazione e gestione• Rapporti con il territorio
Obiettivi di miglioramento e questionario di valutazione• Feedback dei lettori • Obiettivi futuri
SCHEMA
Nelle Amministrazioni pubbliche la redazione del bilancio sociale è raccomandatadalla direttiva del 2006 emanata dal Ministro per la funzione pubblica la quale vedeil bilancio sociale come uno strumento che ha lo scopo di «promuovere, diffonderee sviluppare nelle amministrazioni pubbliche un orientamento teso a rendereaccessibile, trasparente e valutabile il loro operato da parte dei cittadini».
Il bilancio sociale delle istituzioni scolastiche non si sovrappone al RAV (Rapporto diautovalutazione) predisposto dal DS:• il RAV è indirizzato agli organi periferici del MIUR;• il bilancio sociale rende conto agli organi collegiali e agli stakeholder della scuola.
1. Porre attenzione al settore di attività dell’impresa e all’andamento economico generale
2. Focalizzare l’attenzione su una o più sezioni in cui si articola il documento in relazione agli obiettivi didattici
3. Proporre agli studenti una griglia di osservazione
Analisi di un bilancio di sostenibilità/bilancio integrato
Griglia di osservazione
Denominazione del rendiconto Giudizio in merito alla pertinenza tra denominazione e contenuti del rendiconto
Anno di rendicontazioneVerificare la continuità nel tempo; collegare il rendiconto nel contesto economico settoriale e generale
Nota metodologica e principi di redazione
Individuare i principi di riferimento (GBS, GRI, ISEA ecc.)
Mappa degli stakeholder e modalità di coinvolgimento
Giudizi in merito all’importanza attribuita agli stakeholder e valutazione dell’efficacia delle modalità di coinvolgimento
Analisi di materialità Giudizio sui temi rilevanti sia per gli stakeholder sia per l’azienda
Descrizione dell’identità aziendale, visione mission. Codice etico
Valutazione della coerenza
Evidenziazione degli obiettivi da realizzare (strategie)
Valutazione della coerenza degli obiettivi strategici con la mission e la vision
Evidenziazione degli scostamenti tra obiettivi e risultati (presenza di indicatori)
Valutazione degli impatti negli ambiti di rendicontazione
Attestazione rilasciata dai revisori esterni Relazione dei revisori indipendenti
Grazie per l’attenzione