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Platone e Aristotele

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Platone afferma che è necessario, per scoprire la verità, convertirsi ad un nuovo modo di guardare le cose: è necessaria una seconda navigazione, che sfrutti la forza delle braccia e l’acume dell’intelligenza, affinché l’anima, liberatasi dai fardelli della sensibilità si rivolga, memore della propria natura, alle cose in sé, alle idee.

Per Aristotele la conoscenza è un “movimento” o “mutamento” che interessa l’anima.

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L’anima è principio di vita e di movimento (influenza socratica)

Partecipa della stessa natura delle idee (influenza pitagorica – metempsicosi)

E’ eterna e immortale Così, quando sia perfetta ed alata, l’anima

spazia nell’alto e governa il mondo; ma quando un’anima perda le ali, essa precipita fino a che non s’appiglia a qualcosa di solido, dove si accasa, e assume un corpo di terra che sembra si muova da solo, per merito della potenza dell’anima. Questa composita struttura d’anima e di corpo fu chiamata essere vivente, e poi definita mortale. Fedro, 246c

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Platone afferma che l'anima individuale conta di tre parti: l'anima razionale, che ragiona e mantiene il

dominio sugli impulsi; l'anima irascibile, che si adira e lotta con la forza

della volontà, l'anima concupiscibile, che è il principio degli

impulsi corporei, e dell'attaccamento ai sensi. L’anima è raffigurata nel Fedro come una

biga alata, guidata da un auriga che rappresenta la ragione e trainata da due cavalli uno bianco, bello e generoso, e l’altro nero. Il cavallo nero rappresenta gli istinti, quello bianco il fervore, il coraggio e l’entusiasmo.

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L’anima è la forma del corpo. Il corpo, infatti, in quanto materia è il sostrato della trasformazione, ha la vita solo in potenza. Esso si determina come corpo vivente proprio grazie al principio interno che è l’anima.

Quindi: forma di un corpo naturale che ha la vita in

potenza, cioè che ha la capacità di vivere, o, anche

atto primo di un corpo naturale che ha la vita in potenza, cioè capacità [questo significa atto primo] di vivere

posseduta dal corpo vivente.

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i vegetali possiedono la sola anima vegetativa, che è finalizzata al nutrimento e alla generazione.

Gli animali possiedono anche l’anima sensitiva che consente la percezione e la sensazione del dolore o del piacere oltre alla possibilità di muoversi,

gli esseri umani possiedono la più alta forma di anima, l’anima intellettiva.

• Le piante, infatti, si nutrono e si riproducono, gli animali aggiungono alla funzione riproduttiva e nutritiva quella sensitiva e motrice, solo gli uomini sono però in grado di passare dalla sensazione alla conoscenza intellettiva.

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Pensa a uomini chiusi in una specie di caverna sotterranea, che abbia l'ingresso aperto alla luce per tutta la lunghezza dell'antro; essi vi stanno fin da bambini incatenati alle gambe e al collo, così da restare immobili e guardare solo in avanti, non potendo ruotare il capo per via della catena. Dietro di loro, alta e lontana, brilla la luce di un fuoco, e tra il fuoco e i prigionieri corre una strada in salita, lungo la quale immagina che sia stato costruito un muricciolo, come i paraventi sopra i quali i burattinai, celati al pubblico, mettono in scena i loro spettacoli

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«E se qualcuno», proseguii, «lo trascinasse a forza da lì su per la salita aspra e ripida e non lo lasciasse prima di averlo condotto alla luce del sole, proverebbe dolore e rabbia a essere trascinato, e una volta giunto alla luce, con gli occhi accecati dal bagliore, non potrebbe vedere neppure uno degli oggetti che ora chiamiamo veri?»

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Per ultimo, credo, potrebbe contemplare il sole, non la sua immagine riflessa nell'acqua o in una superficie non propria, ma così com'è nella sua realtà e nella sua sede

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Secondo Platone

OPINIONE CONOSCENZA

EIKASIA PISTIS DIANOIA NOESIS

IMMAGINI COSE EMPIRICHE IPOTESI IDEE

MONDO SENSIBILE MONDO INTELLEGIBILE

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La conoscenza è impossibile:E’ inutile conoscere ciò che già si sa;

Se non si sa, non si sa neanche cosa cercare.

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Le anime procedono al seguito dei carri degli dei e in questa situazione riescono a contemplare le idee, ma questa condizione non è permanente.

Se l’anima ha contemplato a lungo le idee si incarnerà in un “ricercatore della sapienza e del bello o un musico, o un esperto d’amore”, nel caso peggiore in un tiranno.

Sarà le qualità della vita terrena a questo punto a rendere possibile il ritorno nella Pianura della verità o a destinare l’anima ad una nuova incarnazione. Non c’è nulla di prestabilito: Platone consegna il destino d’ogni singolo individuo alle proprie decisioni personali, assegnandogli prima di tutto il compito di aver cura della propria anima piuttosto che del corpo.

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Ma quando l’anima, impotente a seguire questo volo, non scopra nulla della verità, quando, in conseguenza di qualche disgrazia, divenuta gravida di smemoratezza e di vizio, si appesantisca, e per colpa di questo peso perda le ali e precipiti a terra, allora la legge vuole che questa anima non si trapianti in alcuna natura ferina durante la prima generazione; ma prescrive che quella fra le anime che più abbia veduto si trapianti in un seme d’uomo destinato a divenire un ricercatore della sapienza e del bello o un musico, o un esperto d’amore; che l’anima, seconda alla prima nella visione dell’essere s’incarni in un re rispettoso della legge, esperto di guerra e capace di buon governo; che la terza si trapianti in un uomo di stato, o in un esperto d’affari o di finanze; che la quarta scenda in un atleta incline alle fatiche, o in un medico; che la [e] quinta abbia una vita da indovino o da iniziato; che alla sesta le si adatti un poeta o un altro artista d’arti imitative, alla settima un operaio o un contadino, all’ottava un sofista o un demagogo, e alla nona un tiranno. Fedro, 248d

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In questo senso si può parlare di dualismo antropologico: il corpo è piuttosto un limite per l’anima, che deve liberarsi delle sue angustie per ritrovare la propria natura immortale.

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Una volta stabilita la sussistenza delle idee nell’Iperuranio, e la dottrina della reincarnazione, Platone ha identificato i pilastri all’interno dei quali sviluppare la sua tesi:“apprendere non è altro che ricordare”.

Una volta discesa nei corpi l’anima ha infatti dimenticato ciò che ha visto, non al punto però di non poter riscoprire la verità.

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Conoscenza sensibile: Sensibilità: capacità di avere sensazioni dai 5

sensi e da un senso comune: Ogni senso coglie il “sensibile proprio” Il “senso comune” ci fornisce

la coscienza della sensazione la percezione delle caratteristiche comuni a più sensi

L’ Immaginazione è la facoltà di produrre, evocare, combinare gli oggetti di cui la sensazione ci fornisce un’immagine

Conoscenza intellettuale L’intelletto lavorando sui dati offerti dalla sensibilità e

dall’immaginazione astrae la forma o sostanza intelligibile delle cose, costruisce i concetti universali su cui si fonda la conoscenza

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L’intelletto all’inizio è tabula rasa, cioè pura capacità di cogliere i concetti (intelletto in potenza); per poter cogliere l’intellegibile nel sensibile, l’intelletto ha bisogno dell’intelletto in atto che fa sì che l’anima intellettiva diventi intelligente e l’intellegibile possa essere conosciuto

L’intelletto attuale agisce come la luce; come la luce fa passare all’ atto i colori che nell’oscurità sono solo in potenza, così l’intelletto in atto fa sì che verità potenziali dell’intelletto passivo diventino vere conoscenze

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L’intelletto attivo, nell’immagine sensibile che si costituisce dopo ripetute esperienze, riesce a separare ciò che è accidentale da ciò che è essenziale, e a giungere quindi a ciò che è comune nei diversi individui e perciò universale

La scoperta dell’universale nell’individuale è detta induzione, o anche astrazione (perché capace di separare l’essenziale dall’accidentale)

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Attraverso la conoscenza l’uomo realizza la propria entelechia: rende in atto la sua capacità di conoscere che possiede in potenza.

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Senza esperienza non è possibile alcuna conoscenza. L’esperienza sensibile non è ostacolo, ma condizione necessaria per la conoscenzaIl sensibile in potenza è tradotto in atto attraverso la sensazione

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Non vi è nessuna intuizione intelligibile e non vi sono intelligibili separati da intuire:

L’intellegibile in potenza è tradotto in atto nell’intellezione.

L’anima, in quanto funzione organizzatrice del corpo è mortale.

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Prima dimostrazione: l’argomento dei contrari. Tutte le cose si generano dal loro contrario, mediante un doppio processo generativo; ma alla vita è contraria la morte, quindi i vivi si generano dai morti e i morti dai vivi. (Fedone, 70c-72a )

Seconda dimostrazione: l’argomento della reminiscenza. (Fedone, 72e-76a)

Terza dimostrazione: solo ciò che è composto si può decomporre. Distinzione tra ciò che è eterno, stabile e intelligibile e ciò che diviene ed è sensibile. (Fedone 78b-79a)

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Al termine di un processo che inizia dal senso, l’intelletto acquisisce i concetti (universali) di ciascuna cosa che conosce

Il concetto, che corrisponde all’essenza dell’individuo, viene espresso nella definizione

Come nella geometria, dalla definizione, o da giudizi derivati dalla definizione, si possono dedurre altre proposizioni, che costituiscono la scienza

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Per entrambi la scienza ha una struttura deduttiva, sul modello della geometria:

da proposizioni più note (principi) si derivano altre proposizioni: sono scientifiche le proposizioni dimostrate a partire dai principi.

Aristotele però crede che sia possibile

anche una fisica (scienza degli enti dotati di movimento)

elabora una serie di regole che permettono di controllare la correttezza delle deduzioni e quindi la scientificità delle conclusioni (Logica)

La fisica di Aristotele è una scienza deduttiva e qualitativa (basata sulla conoscenza delle essenze che differenziano qualitativamente ciascuna cosa)