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UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI SALERNO FACOLTA’ DI LETTERE E FILOSOFIA CORSO DI LAUREA SPECIALISTICA IN COMUNICAZIONE PUBBLICA E D’IMPRESA Tesi in: Analisi delle forme testuali PIU’ LO BUTTI GIU’ E PIU’ TI TIRA SU”: LESSICO-GRAMMATICA DEI VERBI SINTAGMATICI RELATORE CANDIDATA Emilio D’Agostino Daniela Guglielmo 03204/00167 CORRELATORE Annibale Elia ANNO ACCADEMICO 2007-2008

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UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI SALERNO

FACOLTA’ DI LETTERE E FILOSOFIA

CORSO DI LAUREA SPECIALISTICA IN COMUNICAZIONE PUBBLICA E D’IMPRESA

Tesi in: Analisi delle forme testuali

“PIU’ LO BUTTI GIU’ E PIU’ TI TIRA SU”:

LESSICO-GRAMMATICA DEI VERBI SINTAGMATICI

RELATORE CANDIDATA Emilio D’Agostino Daniela Guglielmo

03204/00167

CORRELATORE Annibale Elia

ANNO ACCADEMICO 2007-2008

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Ai cari prof. D’Agostino, Elia, Vietri

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NOTAZIONI

L’indice seguente presenta le principali notazioni che abbiamo utilizzato : Avv: avverbio. E: rappresenta l’elemento neutro della concatenazione e serve a marcare la sequenza vuota. F: frase. Loc: tutte le preposizioni che introducono un complemento di luogo. N: sostantivo. Gli indici numerici servono per indicare la posizione all’interno della frase N0: soggetto N1: primo complemento. N2: secondo complemento. Nanim: sostantivo che si riferisce ad un essere animato. Ndest: sostantivo che indica un luogo di destinazione. Nprov: sostantivo che indica un luogo di provenienza. Npc: sostantivo che si riferisce ad una parte del corpo. Num: sostantivo che si riferisce ad un essere umano. N-um: sostantivo che si riferisce ad un oggetto inanimato (concreto o astratto). O: elemento linguistico (nome, verbo, aggettivo, ecc.) che svolge, all’interno di un discorso o di una frase, la

funzione di operatore, ovvero di elemento centrale intorno al quale si dispongono tutti gli altri elementi. On: operatore su un argomento elementare. Onn: operatore su due argomenti elementari. Onnn: operatore su tre argomenti elementari. Oo: operatore su un discorso. Oon: operatore su un discorso ed un argomento elementare. Ono: operatore su un argomento elementare ed un discorso. Onno: operatore su due argomenti elementari ed un discorso. Ooo: operatore su due discorsi. Ppv: particella preverbale. Prep: preposizione. SA sintagma avverbiale SN: sintagma nominale. SP: sintagma preposizionale. SV: sintagma verbale. V: verbo, definito morfologicamente. V’: V (barra) VPart: verbo a particella VS: verbo sintagmatico Vinf: verbo all’infinito. Vmt: verbo di movimento. Vpp: verbo al participio passato. Vst: verbo che indica una collocazione statica. W: indica tutti i tipi di complementi, inclusi eventualmente gli avverbi.

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INDICE

Premessa………………………………………………………………………………………………………………………..6

Capitolo I I VERBI SINTAGMATICI:

RIFERIMENTI TEORICI E STATO DELL’ARTE 1. Per una definizione di “verbo sintagmatico”……………………………………………………………….7 2. Un’anomalia tipologica italiana………………………………………………………………………………….8 3. Ipotesi diacroniche a confronto……………………………………………………………............................. 9 4. Criteri sintattici di identificazione…………………………………………………………………………….11 5. Proprietà semantiche………………………………………………………………………………………………15

Capitolo II IL LESSICO-GRAMMATICA

1. L’importanza del lessico nella descrizione delle lingue: dalla GGT al Lessico

Grammatica…………………………………………………………………………………………………………….17 2. Zellig Harris: “distribuzione”, “trasformazione” e “Grammatica in

Operatori ed Argomenti”………………………………………………………………………………………...23 3. La struttura argomentale della frase semplice………………………………………………………….42 4. Il contenuto degli Argomenti: argomenti frastici, argomenti liberi,

argomenti bloccati………………………………………………………………………………………………….45

Capitolo III

LESSICO-GRAMMATICA DEI VERBI SINTAGMATICI: PRESENTAZIONE DELLA RICERCA

1. Il corpus e i risultati della ricerca…………………………………………………………………………….48 2. Usi composizionali e usi idiomatici: lo sdoppiamento delle entrate…………………………...51 3. Usi composizionali e usi idiomatici: Criteri di identificazione……………………………………55 4. Verbi sintagmatici composizionali: alcune problematiche…………………………………...........57 5. L’oggetto di studio: gli usi idiomatici………………………………………………………………………..64

5.1. Caratteristiche sintattiche …………………………………………………………………………….64 5.2. Costruzioni transitive e intransitive………………………………………………………………67

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5.3. Una prima classificazione……………………………………………………………………………...69 5.4. La revisione delle classificazioni…………………………………………………………………...70

6. Criteri di classificazione delle costruzioni transitive………………………………………………….73

6.1. Le proprietà utilizzate…………………………………………………………………………………..74 6.2. Le proprietà distribuzionali…………………………………………………………………………..75 6.3. Le proprietà trasformazionali……………………………………………………………….............75 6.4. Le proprietà parafrastiche e di rimando………………………………………………………...76

Capitolo IV

TAVOLE LESSICO-GRAMMATICALI: LE COSTRUZIONI TRANSITIVE E NEUTRE

1. Gli usi assoluti………………………………………………………………………………………………………..78 2. I verbi-testa operatori…………………………………………………………………………………………….80 3. Gli usi neutri…………………………………………………………………………………………………………..81 4. Gli usi supporto………………………………………………………………………………………………………82 5. La risoluzione dell’ambiguità…………………………………………………………………………………..85

5.1. Disambiguare mediante classi semantiche…………………………………………...……………90 6. Un continuum fra i verbi sintagmatici: argomenti bloccati, argomenti ristretti,

argomenti liberi…………………………………………………………...………………………….………………94 Concludiamo……………………………………………………………………………………………………………….96

Prospettive future………………………………………………………………………………………………………99

Bibliografia..…………………………………………………………………………………………………..…………100 APPENDICE: LE TAVOLE DEGLI USI TRANSITIVI E NEUTRI…………………………………………108

1. Tavola di usi transitivi e neutri seguiti da GIÙ…………………………………………………….109 2. Tavola di usi transitivi e neutri seguiti da SU……………………………………………………...113 3. Tavola di usi transitivi e neutri seguiti da FUORI……………………………………………...….117 4. Tavola di usi transitivi e neutri seguiti da AVANTI…………………………………………...…..122 5. Tavola di usi transitivi e neutri seguiti da DENTRO……………………………………………....123 6. Tavola di usi transitivi e neutri seguiti da DIETRO…………………………………………...…..124 7. Tavola di usi transitivi e neutri seguiti da INDIETRO……………………………………...……..125 8. Tavola di usi transitivi e neutri seguiti da SOTTO…………….………………………………..…126 9. Tavola di usi transitivi e neutri seguiti da VIA……………………………………………………..127

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PREMESSA

Il cresente interesse per i verbi a particella in italiano (d’ora in poi V+Part) come uscire fuori,

saltare su, venire meno, buttare giù, tirare su (cf. ‘to exit out’, ‘to jump up’, ‘to fall down’, ‘to

throw down’, ‘to pull up’ ) definiti a partire da Simone (1997) “verbi sintagmatici” ha visto

coinvolti negli ultimi decenni una pluralità di linguisti e studiosi i quali, nonostante la differente

prospettiva adottata, concordano nel riconoscere che i phrasal verbs esistono nella lingua italiana

e che la loro pervasività e produttività non può più essere ignorata. Sulla base di tale costatazione

dunque, si è ritenuto indispensabile indagare e approfondire il fenomeno dal punto di vista

lessico-grammaticale, applicando sia i criteri tassonomici così come formulati da Gross (1979)

che i concetti di “distribuzione”, “trasforma zione”, “classe di equivalenza”, e distinzione fra

operatori unari e binari, così come indicati da Harris (1976).

Il presente contributo si inserisce nel progetto di realizzazione di un Lessico-Grammatica della

lingua italiana ( da ora LGI) avviato sul finire degli anni settanta presso l’istituto di Linguistica

dell’Università di Salerno e ha come obiettivo quello di aggiungere un tassello al quadro finora

delineato presentando una classificazione lessico-grammaticale di circa 215 usi sintagmatici di

tipo idiomatico, composti da una base verbale e da una particella locativa e rientranti in

costruzioni di tipo transitivo.

Nell’ultimo capitolo è contenuta infine una proposta applicativa, utilizzabile nel settore del NLP

(Natural Language Processing): il tentativo di risolvere l’ambiguità che coinvolge i verbi

sintagmatici più polisemici come buttare giù, mettere su e tirare su attraverso una specificazione

il più possibile dettagliata delle restrizioni di selezione operanti sull’oggetto.

Ringrazio “di cuore” la Prof.ssa Simonetta Vietri per la presenza costante nel mio iter di studi

lessico-grammaticali, e in particolare per l’operosità instancabile con cui ha assistito le ricerche

sui verbi sintagmatici. Ringrazio il prof. Emilio D’Agostino per avermi “accolto” nei suoi

seminari interni, per avermi invitato al 26° Convegno Internazionale di Lessico-Grammatica e

per le molteplici occasioni di arricchimento linguistico e culturale tout court che mi ha offerto,

oltre che per la supervisione della tesi. Un sincero “grazie” va inevitabilmente al prof. Annibale

Elia, per le sue indispensabili direttive, per i consigli e l’incoraggiamento in ogni fase del lavoro.

Ringrazio infine Peter Machonis, Claudio Iacobini, Cesareo Rigual e Grazia Biorci per avermi

gentilmente fatto pervenire i loro articoli e per l’interesse esternato nei confronti della mia tesi.

D.G.

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Capitolo primo

I VERBI SINTAGMATICI:

RIFERIMENTI TEORICI E STATO DELL’ARTE 1. Per una definizione di “verbo sintagmatico” Il termine “verbo sintagmatico” (dal calco dell’inglese phrasal verb) è stato introdotto per la prima volta da Simone che, nel febbraio del 1995, a Madrid, nell’ambito del convegno internazionale SLI in collaborazione con Euralex, Lessico e Grammatica, Teorie Linguistiche e Applicazioni Lessicografiche, ha proposto un intervento dal titolo Esistono verbi sintagmatici in italiano? (pubblicato da Bulzoni, 1997) in cui ha fornito la seguente definizione:

“Per intenderci subito definirò i verbi sintagmatici (cf.VS) come sintagmi formati da una testa verbale e da un complemento costituito da una “particella” (originariamente un avverbio), uniti da una coesione sintattica di grado elevato al punto che non si può commutare il VS intero con una sola delle sue parti. Si tratta quindi di costruzioni del tipo di fare fuori, venire meno o buttare giù” (Simone, 1997, p.49).

Il linguista - mosso da preoccupazioni sensibilmente lessicografiche - ha sottolineato la carenza con cui vocabolari e grammatiche si sono occupate di queste costruzioni che pure offrono all’italiano una risorsa importante e caratterizzante: si tratta - afferma Simone - di un caso singolare ma non sorprendente di “cecità alla propria lingua”:

“E in effetti il loro diritto di cittadinanza non è riconosciuto praticamente da nessuno. Non c’è un solo vocabolario moderno che li presenti come classe di parole autonome e li consideri meritevoli di formare un lemma a sé: i vocabolari italiani registrano sì i VS, ma li dissolvono nel lemma dedicato al verbo-testa. Anche le grammatiche si comportano in questa maniera: non ho trovato una sola grammatica italiana di vaste dimensioni che faccia parola dei VS […] Infine non si trova traccia dei VS neppure nei lessici di frequenza, e sorprendentemente neanche nel LIP (De Mauro et al. 1993), che fa stato dell’italiano parlato”(Simone, 1997, p.50).

L’idea di Simone è che i VS costituiscono una classe diversa da quella formata dai soli verbi-testa ed è quindi indispensabile trattarla in modo autonomo e appropriato. Per lui, in altre parole, venire meno non può essere considerato un caso particolare di venire, né buttare giù un caso particolare di buttare.

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Si tratta di sintagmi costituiti da un verbo e da una particella tale che le due componenti non possono occorrere l’una senza l’altra e hanno nel loro insieme un medesimo comportamento sintattico. Rappresentano dunque una sottoclasse molto specifica della più grande ed eterogenea famiglia di “polirematiche , o “Lessemi complessi” (LC) così come concepita da Voghera (1994).1 Oltre al lavoro pioneristico di Simone, e ad altri, come quello di Swarze (1985) e Venier ( 1996) poco o nulla si è aggiunto negli anni a seguire. Negli ultimi tempi tuttavia sembra essersi sviluppato un rinnovato interesse per queste costruzioni, come dimostrano i lavori di Antelmi (2002), Iacobini (2003), Jansen (2003), Masini (2005-2006), Biorci-Cini (2005). Le due giornate di studio monografiche sui VS tenutesi a Torino nel febbraio 2007 infine, hanno chiamato a raccolta importanti studiosi che, sulla base di approcci metodologici diversi, ne hanno delineato le caratteristiche fondamentali in un momento di confronto utile a tracciare lo stato dell’arte e a individuare nuove prospettive di ricerca.2 Nei paragrafi seguenti illustreremo brevemente solo alcuni dei principali contributi sull’argomento che la letteratura ha finora prodotto.

2. Un’anomalia tipologica italiana Le costruzioni verbali che vanno sotto il nome di phrasal verb o verb particle combinations (cf. VPC) sono molto comuni nelle lingue germaniche tanto che hanno ispirato -da sempre- una pluralità di studi, come quelli di Bolinger (1971), Fraser (1976), Den Dikken (1995) e, più di recente Dehè (2002), Haiden (2001), Booij (2003), Cappelle Bert (2004), mentre rappresentano un pattern poco produttivo nel panorama delle lingue romanze. Leonard Talmy, nel suo lavoro del 1985, identifica due diversi pattern di lessicalizzazione dei verbi di moto all’interno delle lingue indoeuropee. Come risulta evidente dalla tabella 1 le lingue indoeuropee lessicalizzano tipicamente la Localizzazione (=direzione o path), mentre le lingue germaniche lessicalizzano tipicamente la Maniera (Manner) e lasciano ai “satelliti” del verbo, ovvero a prefissi e particelle post-verbali, la specificazione della Localizzazione.

Tabella 1. Tipologia dei verbi di moto secondo Talmy (1985) 1 Occorre dire che, a dispetto della lentezza con cui vengono recepite le innovazioni nei repertori descrittivi, le parole complesse (o polirematiche) sono state inserite come “lemmi”, nel recente Grande Dizionario dell’Uso (De Mauro 1999) costituendo un tratto innovativo nella tradizione lessicografica italiana. 2 Un’utile bibliografia si può trovare al link: www.verbisintagmatici.caissa.it/bibliografia.html . Gli atti delle Giornate di Studio sono attualmente in corso di stampa, edite da Peter Lang.

Famiglia linguistica Tipologia Radice verbale Satelliti Lingue Romanze “Verb-framed”

languages

Moto+localizzazione Ø

Lingue Germaniche “Satellite-framed” languages

Moto+Maniera Localizzazione

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Le lingue “incentrate sul verbo” lessicalizzano il path (= direzione e percorso) nel lessema verbale, mentre le lingue “incentrate sul satellite” lessicalizzano il path (= direzione e percorso) in un elemento non verbale connesso al verbo che ne funge dunque da “modificatore”. Da quanto detto appare come l’italiano rappresenti un caso anomalo al interno del panorama romanzo: i verbi sintagmatici, infatti, prevedono la presenza di satelliti che si aggiungono sia a verbi di Localizzazione (uscire fuori) sia a verbi di Maniera3 (correre via) rispettivamente per specificare o rinforzare l’informazione locativa. L’Italianista tedesco Christopher Schwarze (Schwarze 1985) è stato fra i primi (anticipando lo stesso Simone) 4 a rimarcare l’importanza di queste costruzioni in italiano che - sottolinea lo studioso - ha tre possibilità per esprimere l’evento di moto: una di tipo romanzo in cui il verbo da solo riunisce il tratto di movimento e di localizzazione (a), una di tipo germanico in cui il verbo esprime la maniera e il movimento mentre la localizzazione è assegnata a particelle post-verbali (b), e infine una di tipo “pleonastico” in cui l’avverbio di luogo raddoppia il tratto di localizzazione già espresso dal verbo (c):

a) Tipo romanzo = Giulia esce dalla classe a) Tipo germanico= Giulia viene fuori dalla classe b) Tipo pleonastico= Giulia esce fuori dalla classe

Le tre frasi sono equivalenti per senso ma divergono dal punto di vista della pragmatica e del registro: in particolare l’esempio (a) è differente dall’esempio (b) perché appartiene al registro di una lingua più ‘sostenuta’ e poiché presenta un valore semantico meno ristretto: “esce” può corrispondere egualmente bene sia a “viene fuori” che a “va fuori”. Del resto lo stesso Simone ( 1997: 168) notava come “sarà nelle varietà informali che i VS tenderanno ad apparire più di frequente, proprio in quanto sono ottenuti dalla combinazione di due parole ad alta frequenza e di notevole generalità”. Ciò è imputabile al fatto che i verbi sintagmatici sono più trasparenti dei loro corrispondenti verbi monotematici, almeno quando vengono interpretati letteralmente:

andare avanti = avanzare andare indietro= arretrare venire fuori= uscire

L’ipotesi sociolinguistica proposta da Simone è che i verbi sintagmatici tendono ad apparire più di frequente nella lingua parlata colloquiale, mentre nello scritto lasciano il posto ai loro sinonimi “sintetici”.5 3. Ipotesi diacroniche a confronto Per spiegare come queste costruzioni abbiano fatto il loro ingresso nella lingua italiana sono state presentate differenti teorie (spesso non del tutto in contrasto fra loro). Presentiamo qui i due principali orientamenti di pensiero:

3 Sono verbi che indicano la maniera del movimento, in riferimento per esempio alla velocità (correre), ai gesti compiuti col corpo (saltare, arrampicarsi). 4 Se vogliamo essere giusti dobbiamo riconoscere il merito di aver accennato ai verbi sintagmatici prima di Simone, anche all’italianista spagnolo Manuel Carrera Diaz (1984) nella sua grammatica dell’italiano per i spanofoni. 5 Questa tesi è stata verificata solo su un piccolo corpus di persone da lui raccolto, a cui veniva chiesto di raccontare una storia prima in forma orale e poi scritta.

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Ø Ipotesi del contatto Ø Ipotesi tipologico-strutturale

L’ipotesi del contatto trova il suo ‘pioniere’ nello stesso Simone (1997) per il quale i VS non sono frutto di uno sviluppo autonomo, ma sono entrati nell’italiano standard attraverso i dialetti del Nord:

“Essi non sembrano essere un portato del fondo toscano dell’italiano, ma piuttosto un affioramento in italiano di un profilo lessemmatico dialettale di un tipo che chiamerei settentrionale” (Simone, 1997).

Anche Schwarze (1985), sulla base di un’indagine sulla semantica lessicale dei verbi di spostamento, ‘scopre’ come i parlanti dialettofoni settentrionali da lui interpellati (veneti e milanesi) considerino più accettabili le forme analitiche di quelle sintetiche, in quanto una delle caratteristiche riconosciute ai dialetti settentrionali è proprio la nutrita presenza di costruzioni che però, a differenza dell’italiano, spesso mancano di un corrispondente monorematico. Uno dei settori di ricerca più ampiamente indagato nella letteratura sui VS è rappresentato proprio da studi condotti sui dialetti, come quello di Monica Cini (2002) sul piemontese e quello di Federico Vicario (1997) sul friuliano. Quest’ultimo ha coniato il termine “verbi analitici” proprio per sottolineare la natura morfologica binaria del costrutto, il cui carico semantico si distribuisce fra i due elementi che lo compongono. Naturalmente l’ipotesi dei dialetti settentrionali lascia aperta a sua volta la questione di come i VS vi si siano sviluppati: l’ipotesi del contatto assume che, se le costruzioni V+ particella rappresentano una risorsa assai più produttiva nei dialetti del Nord Italia, è per via del contatto di questi con le lingue germaniche. Le caratteristiche di dialetti settentrionali sono poi passate alle varietà regionali e da queste sono entrate finalmente nell’italiano Standard, secondo l’ipotesi diamesica di Jansen (2004), chiamata a completare le precedenti. L’ipotesi tipologico-strutturale proposta da Masini (2005,2006) si basa invece sull’idea che lo sviluppo di VS in italiano sia dovuta non tanto a fattori esterni di contatto, quanto piuttosto a fattori tipologici e strutturali interni. L’emergere dei Verb-particle construction - afferma la giovane studiosa - è il risultato di uno sviluppo autonomo della lingua italiana come conseguenza dei principali mutamenti strutturali verificatisi nel passaggio dal Latino all’italiano, ovvero:

• Dall’ordine soggetto-oggetto-verbo (SOV) del latino all’ordine SVO dell’italiano; • La generale tendenza alla post-modificazione (dall’ordine modificatore-testa all’ordine

testa-modificatore)

In generale, il progressivo declino del sistema di verbi latini a base prefissale e dei loro valori locativi (cf. Iacobini 2008) spinse l’italiano a cercare significati alternativi alla prefissazione per esprimere le marche direzionali e le particelle locative post-verbali devono aver rappresentato il principale sostituto a tale scompenso, sviluppando in seguito significati aspettuali oltre a quelli locativi. A sostegno della sua tesi, e contro l’ipotesi del contatto la Masini (2005) ha analizzato come corpus “l’Enciclopedia Dantesca” e “il Decamerone” di Boccaccio dimostrando che i verbi a particella non solo erano presenti ma anche ben stabilizzati nella scrittura di Dante e nella prosa di Boccaccio, rappresentando una ben nota risorsa linguistica nei testi dell’italiano antico del tredicesimo secolo.

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Infine va citato il punto di vista di Donatella Antelmi (2002) che, sulla base dell’analisi di tre corpora di testi orali e scritti dell’italiano contemporaneo, ha avanzato l’ipotesi che l’origine dei VS, vista la loro alta frequenza d’uso sia imputabile ad un tratto emergente dell’italiano (spinta verso l’analiticità) piuttosto che ad un relitto dialettale. 4. Criteri sintattici di identificazione Uno dei problemi in fase di costruzione di un corpus di verbi sintagmatici è rappresentato dal riconoscimento delle sequenze in cui il verbo (V) è seguito da una particella (P) e forma con essa un’unità lessicale compatta, avente le seguente struttura:

[[….]V […]P ]vs

come in

[[mandare]V [avanti]P] VS [la società] rispetto a sequenze in cui il verbo è seguito da un sintagma preposizionale o avverbiale come in:

[mandare]V [l’attore]O [avanti alla platea]SP

I criteri che qui presentiamo sono tratti prevalentemente da Simone (1997), Masini (2005) e Iacobini (2006) e sono analoghi a quelli sviluppati per phrasal verbs da Quirk (1972) e Fraser (1976). Per alcuni dettagli si veda anche Antelmi (2002), Schwarze (1985) e Venier (1996). a) NON SEPARABILITÀ FRA VERBO E PARTICELLA

La forte coesione sintattica del composto si riflette sul fatto che solo costituenti molto leggeri e non argomentali possono essere inseriti fra il V e la P. Nel caso dei verbi transitivi l’oggetto può occorrere solo alla destra del VS e “l’object shift” (movimento dell’oggetto) non è accettabile: (1)

Max lava via la macchia Max lava subito via la macchia *Max lava con accanimento via la macchia *Max lava la macchia via

Masini (2005) sottolinea come l’object shift sia invece accettabile quando la particella si fa testa di un ulteriore sintagma: (2) Max lava via la macchia dai jeans

Max lava la macchia via dai jeans Quando il verbo è intransitivo o inaccusativo l’argomento in posizione soggetto non può frapporsi fra V e P:

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(3) Sono venuti fuori gli amici *Sono venuti gli amici fuori Vennero meno le forze *Vennero le forze meno

Va via Giovanni *Va Giovanni via

Quando invece il verbo sintagmatico assume interpretazione figurata e non è di movimento la separabilità fra i due elementi si azzera: (4) Max fa fuori un panino

*Max fa un panino fuori *Max fa con accanimento fuori un panino

Si possono osservare dunque comportamenti differenti nei confronti dell’object shift che è invece una costante nei phrasal verbs inglesi.

b) ESTRAPOSIZIONE E DISLOCAZIONE

I VS mostrano una certa resistenza all’estraposizione e alla dislocazione a sinistra. Tuttavia in casi puramente locativi essa è accettata, mentre via via se ne riduce la tolleranza nei casi di semantica non trasparente: (5)

Ugo mette su il caffè *E’ su che Ugo mette il caffè *Il caffè, Ugo lo mette su

(6) Max è andato dentro ??E’ dentro che Max è andato ?? Dentro, Max è andato in (6) si osserva come il composto sia passibile di una double interpretation, ovvero di una lettura concreta e traslata: i due punti interrogativi indicano che la separabilità fra V e P non produce inaccettabilità ma spinge verso l’interpretazione letterale di andare dentro, ovvero riconduce al valore locativo “puro” e sintatticamente più libero dell’avverbio dentro. Esiste dunque una scala di accettabilità dell’estrazione che è inversamente proporzionale al grado di idiomaticità: più il verbo sintagmatico è coeso semanticamente più lo sarà anche sintatticamente e dunque respingerà la manipolazione. Negli spostamenti di costituenti inoltre, le particelle restano unite al verbo: (7)

Mi ha proibito di uscire fuori E’ di uscire fuori che mi ha proibito *E’ di uscire che mi ha proibito fuori

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c) COORDINAZIONE Nelle strutture coordinate i VS (8) diversamente dalle sequenze V+SP\SA (9), si comportano come costituenti: (8) *Ugo butta giù una lettera e via la spazzatura (9) Paolo sta dietro a Ivan e davanti a Eva L’accettabilità in (9) è dovuta al fatto che i sintagmi preposizionali possono coesistere separati dai propri verbi.

d) NOMINALIZZAZIONE

Mentre i phrasal verbs conservano la particella nella nominalizzazione, in italiano il fenomeno è invece impossibile, e se il verbo si nominalizza tende a perdere la particella. L’unica forma di nominalizzazione ammessa è quella con l’infinito: (10) Poiché non accettava quella scelta, Giovanni remava contro *La remata contro di Giovanni, poiché non accettava quella scelta Il remare contro di Giovanni , poiché non accettava quella scelta Quando invece un V è seguito da un SP accetta sia la nominalizzazione con l’infinito che quella con il deverbale: (11) Max corre fuori dallo stadio Il correre di Max fuori dallo stadio La corsa di Max fuori dallo stadio Venier (1996) ha tuttavia sottolineato che anche altri modificatori del verbo bloccano la nominalizzazione. Potremmo infatti avere: (12) Eva è venuta a trovarmi *La venuta a trovarmi di Eva

e) COMPORTAMENTO FONOLOGICO La non separabilità è osservabile anche a livello di pausa intonazionale: la particella di un VS funge da confine di sintagma che non può essere valicato. Ciò dimostra che il complemento che segue l’avverbio non è retto da questo ma è l’oggetto dell’intero VS: (13)

Gianni tira fuori # le unghie Gianni tira # fuori dal bersaglio

Quando la P si fa testa di un ulteriore sintagma avviene il processo di SANDHI tra essa e l’articolo, mentre con un VS seguito da un nominale oggetto lo stesso fenomeno si blocca: (14)

Siamo andati [su # la montagna] -à siamo andati [sulla montagna] Abbiamo messo su il caffè -à *abbiamo messo sul caffè

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Simone (1997) evidenzia inoltre come le particelle che formano sintagma con il nominale che segue sono di norma atone, mentre quelle che fanno parte del VS sono toniche perché costituiscono con il V una sola unità fonologica e l’accento cade su di esse: (14) Saltàno [sui bambini] [Saltano sù] i bambini Infine i VS possono vedere cancellata la vocale finale degli infiniti: (15) Max volle venire su à Max volle [venirsù] f) CAMBIO DELLA STRUTTURA ARGOMENTALE Tale criterio è illustrato in Polletto-Beniclà (2005) e in Iacobini (2006), mentre per i phrasal verbs valgono i contributi di Cappelle Bert (2005). La struttura argomentale del verbo a particella è differente da quella del solo verbo-base. Un esempio è illustrato in (16), in cui la particella su sembra assorbire l’argomento locativo (sul fuoco) del verbo base (metti), tanto che la co-occorrenza di entrambi gli elementi è inaccettabile: (16) Metti il caffè sul fuoco Metti su il caffè *Metti su il caffè sul fuoco A volte la particella aggiunta ad un verbo può decretarne il passaggio da una struttura transitiva e/o inergativa ad una inaccusativa (come si osserva nel cambiamento dell’ausiliare del verbo): (17) Il piccione ha volato da Roma a Pisa Il piccione è volato via da Roma a Pisa Riassumendo. I verbi sintagmatici mostrano un comportamento sintattico di elevata coesione fra il V e la P che li rende estremamente diversi dalle sequenze V+ SP /SA, che sono invece più libere e flessibili. Possono dunque considerarsi parte della più larga famiglia delle “Multi-word expression” (espressioni multi-parola) o, per usare un termine meno anglofono, delle “unità polirematiche”. Come queste ultime, infatti, anche le costruzioni V+P sono il risultato di un processo di “grammaticalizzazione” delle componenti del complesso, che hanno perduto di autonomia, per poi integrare la loro semantica nel processo inverso di “lessicalizzazione”.

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5. Proprietà semantiche Simone (1997) per primo identifica tre distinte classi semantiche entro cui poter collocare ciascun verbo sintagmatico, che qui riproponiamo:

a) Intensification: verbi in cui la particella viene usata enfaticamente o pleonasticamente, ripetendo o intensificando un tratto di movimento già inglobato nel verbo:

Ø uscire fuori> uscire Ø scappare via>scappare Ø entrare dentro>entrare

b) Direction marking: VS in cui la particella apporta una marca di movimento ad un verbo

dal significato generico, in cui non è specificata la direzione: Ø Mettere giù> mettere Ø Saltare dentro> saltare Ø Tirare su>tirare

c) Metaphorical meaning: la coppia verbo+particella assume un significato non

composizionale, ovvero del tutto imprevedibile da quello delle sue parti, sebbene spesso derivato dalla corrispondente costruzione locativa. A seconda del grado di “trasparenza” del costrutto sintattico Masini (2005) distingue fra:

• Metafore trasparenti: buttare via (‘gettare via’ e traslato ‘sperperare’) • Metafore opache: portare avanti (‘spostare in avanti’ e traslato ‘sviluppare,

condurre’) • Forme completamente idiomatiche: il VS sembra non derivare da nessuna controparte

locativa come fare fuori

Venier (1996) suggerisce l’idea di utilizzare la presenza di usi idiomatici come test ex-negativo per l’identificazione dei verbi sintagmatici: si potranno definire verbi sintagmatici quei verbi che possiedono anche un uso di questo tipo, per cui “buttare giù” costituirà un’unità nel significato di “gettare” perché tale unità è testimoniata dall’esistenza di usi traslati di tale verbo (buttare giù--à abbattere,deprimere). Venir (1996) inoltre riformula la classificazione tripartita di Simone come una sorta di “gradazione scalare della necessità della particella”: si andrà da composti in cui la funzione della particella è ridondante e dunque più facilmente assimilabile a quella di avverbio (a), a composti in cui la particella completa il significato del verbo e dunque ha la stessa funzione del SP (b), per arrivare infine all’ultimo tipo in cui il significato del verbo è dato dalla particella che ne diventa così parte integrante perdendo ogni autonomia (c). In tal caso essa non può più essere interpretata come avverbio autonomo, né come preposizione. Iacobini (2006) invece, riprende la classificazione tripartita formulata per l’inglese da Dehè ( 2002) e distingue fra:

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ü Composti V+Part dal significato locativo ü Composti V+Part dal significato idiomatico ü Composti V+Part dal significato aspettuale o azionale, con particolare riguardo al

carattere telico e durativo.

Partendo dalla classificazione azionale di Bertinetto (1986) e Vendler (1967), Masini e Iacobini (2005) hanno recentemente mostrato come le particelle post-verbali oltre a funzionare da marche di direzione hanno acquisito un particolare significato aspettuale e azionale, contribuendo in modo consistente all’Aktionsart. Si noti l’esempio in basso (1) e la corrispondente frase senza la particella in (2):

1. Luca ha lavato via la macchia [- durativo; + telico] 2. Luca ha lavato la macchia [+durativo; -telico]

La particella “via” nell’esempio (1) aggiunge un significato di compimento (accomplishment): il focus è sul risultato del processo mentre in (2) è sul processo stesso. Inoltre nel secondo caso non sappiamo se Luca ha rimosso la macchia, mentre in (1) è evidente che alla fine del processo la macchia non c’è più. Si è dunque innanzi ad un caso di “telicizzazione” della base verbale dal significato della particella, fenomeno rilevato anche nei phrasal verbs inglesi da Brinton ( 1988)6

Il presente contributo si inserisce in questa serie propositiva di studi sui verbi sintagmatici e mira a descrivere e ad approfondire la conoscenza di questo fenomeno di estremo interesse. Illustriamo nel prossimo capitolo l’approccio da noi adoperato nella classificazione di verbi sintagmatici idiomatici contenuta nei capitoli III-IV.

6 Per Brinton (1988) un evento è definito “telico” quando ha necessariamente un punto finale, “which necessarily includes a goal, a aim, or a conclusion” (Brinton, 1988,p.26).

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+Capitolo secondo

IL LESSICO-GRAMMATICA

“One have to study all sentence types and all types of verbs.

Well. Let’s see what we find.” (Gross, 1979)

In Aspetti della teoria della sintassi (1965), Chomsky delinea un nuovo modello di Grammatica generativo-trasformazionale (GGT), definito “teoria standard estesa” in cui per la prima volta il lessico fa il suo ingresso nella descrizione formale delle lingue, accanto al ribadito primato della sintassi. Si sarebbe dovuto procedere per ogni verbo ad una lista di sottocategorizzazioni, sulla base delle regole di selezione e co-occorrenza: tale programma tuttavia non fu mai realizzato in modo esaustivo. A partire dai primi anni settanta, presso il LADL7 di Parigi, Maurice Gross nel tentativo di verificare l’applicabilità del modello GGT, inizia a descrivere 3000 verbi francesi che reggono una completiva, mentre BGL (1976) e Guillet, Leclere (1992) esaminano in modo sistematico circa 700 entrate verbali del francese transitive e intransitive (non a completiva). Cosa scoprirono Gross e i suoi collaboratori? Che, testando il componente trasformazionale su un’ampia mole di dati, le eccezioni superavano le stesse regole. Ed è costatando la forte irregolarità e idiosincrasia del lessico che Gross (1975) si allontana dal modello chomskiano, entrando in aperta polemica con esso. Il Lessico-grammatica (d’ora in poi LG) rappresenta il quadro teorico e metodologico adottato in questo contributo, ed è per questo che riteniamo indispensabile descriverne i principi cardine, prima di presentare i risultati della ricerca (cf. cap III e IV). 1. L’importanza del lessico nella descrizione delle lingue: dalla GGT al Lessico-

Grammatica

La ben nota teoria di Maurice Gross è che la descrizione delle proprietà idiosincratiche degli elementi lessicali ( i. e. la descrizione del lessico), è una parte essenziale della descrizione della sintassi e della semantica di una lingua. Quando nel 1960 intraprende il suo lavoro sul lessico, i concetti di “regole” (cf. rule) e “eccezioni” (cf. idiosyncrasies) erano già state discusse fra i

7 Laboratoire d’automatique documentaire et linguistic, University of Paris 7.

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linguisti. In particolare Zellig Harris (1951) riconosceva l’importanza di rappresentare le restrizioni lessicali:

We now have sets of morphemic components (and residues), so set up that as nearly as possible all sequences and combinations of them occur (...) It may not be convenient to represent by means of components such limitations of occurrence among morphemes as do not intersect with other limitations involving the same morphemes, or as do not lead to the division of a class into sub-classes clearly differentiated on that basis (...) This is frequently the case for morphemes classes which are grouped together into a general class on the basis of major similarities, but which have small and unpatterned differences in distribution. (Harris, 1951)

Così come Chomsky (1962) affermava che:

‘There are in fact exceptions to many rules given above, perhaps all. These will have to be separately listed, unless some more general formulation can be found to account for them as well. (…) But discovery of exceptions to grammatical generalizations is of no consequence in itself, except when it leads to an alternative more comprehensive generalization.’ (Chomsky, 1962)

E ancora, in Chomsky (1969) si legge:

“Much of lexical structure is, in fact, simply a classification induced by the system of phonological and syntactic rules. Postal has suggested, furthermore, that there should be a general lexical analysis of lexical items with respect to each rule R, into those which must, those which may, and those which cannot be subject to R, and has investigated some of the consequences of this assumption. I mention these possibilities simply to indicate that there remain numerous relatively unexplored ways to deal with the problems that arise when the structure of a lexicon is considered seriously. (...) For the present, one can barely go beyond mere taxonomic arrangement of data. Whether these limitations are intrinsic, or whether a deeper analysis can succeed in unraveling some of these difficulties, remains an open question” (Chomsky, 1969).

Ma nessuno dei linguisti partendo da tali osservazioni teoriche si mosse in direzione di una descrizione empirica di una lingua, descrizione che includesse finalmente il ‘dizionario mentale’. Maurice Gross fu il primo a considerare tale programma come prioritario: il suo punto di partenza era la costruzione di una grammatica trasformazionale del francese basata sul frame-work teoretico di Zellig Harris e sullo sviluppo di:

• Una lista estensiva di trasformazioni; • Un lessico di verbi (o frasi elementari) su cui applicare tali trasformazioni;

Gross testò la regola della passivizzazione su tutti i verbi francesi seguiti da un SN, e constatò quanto essa non fosse universalmente accettata, come era stato invece generalizzato dalla GGT. Preso, infatti, un verbo come “riguardare” che seleziona un SN oggetto:

a. La questione riguarda tutti noi ßà *Tutti noi siamo riguardati dalla questione

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è ben evidente che esso non ammetta la forma passiva. Ci sono inoltre numerosi verbi il cui comportamento nei confronti della trasformazione è irregolare e dipende dal tipo di frase elementare in cui occorrono:

b. Max ha ricevuto ( un pacco+ ottimi consigli) ßà ( un pacco+ ottimi consigli) sono stati ricevuti da Max;

c. Il problema riceverà tutta la nostra attenzione ßà*tutta la nostra attenzione sarà ricevuta dal problema

In (c) infatti, il verbo “ricevere” rientra in un uso figurato poiché seleziona un argomento astratto in posizione soggetto (il problema) che va a bloccare la frase passiva. Anche per un verbo come “meritare”, la stessa trasformazione è legata al tipo di argomento in posizione soggetto:

d. Gli studenti meritano (il nostro interesse +un premio) ßà (il nostro interesse + un premio) è meritato dagli studenti

e. Il problema merita la nostra attenzione ßà *la nostra attenzione è meritata dal problema

Tali esempi confermano la stretta dipendenza lessicale delle regole, ovvero il fatto che queste ultime non si distribuiscono in modo omogeneo all’interno delle entrate lessicali di una lingua, e non sono dunque prevedibili o generalizzabili a priori. Il bisogno di verificare sui dati la portata delle regole si fa ancora più necessario se si pensa a verbi seguiti da un complemento preposizionale, e dunque tradizionalmente etichettati come “intransitivi”, alcuni dei quali accettano la forma passiva:

f. I figli non obbediscono mai ai genitori ßà I genitori non sono mai obbediti dai figli

In Italiano il fenomeno riguarda un numero limitato di verbi, per i quali rinviamo a La Fauci (1985), mentre è assai più diffuso in l’inglese, per il quale si è coniato il termine di “passivo preposizionale” (PPP). Elizabeth Couper-Kuhlen, (1979) costatò che “il passivo preposizionale non è mai stato studiato con sufficiente dettaglio da permettere di sviluppare un adeguato set di regole per descriverlo o generalizzarlo” e ciò motivò l’inclusione nel suo lavoro di un largo corpus di verbi preposizionali tratti da Hornby (Advanced Learner’s dictionary of current English). Tuttavia - come evidenziato da Morris Salkoff (L.A.D.L.) nella sua recensione allo studio di Elizabeth Couper-Kuhlen - le entrate inclusevi non sono tutte istanze di verbi preposizionali: troviamo per esempio l’entrata sew in come in She sewed in the kitchen in cui il SP non è relazionato al verbo come lo è invece on John nella frase She depends on Jhon. La linguista dunque non aveva fatto una chiara distinzione tra ‘complemento di verbo’ e ‘complemento di frase’: è il complemento di verbo che insieme al verbo costituisce il verbo preposizionale che E-C-Kuhlen si proponeva di studiare. Con questo ‘promiscuo’ corpus di verbi E-C-Kuhlen propose una spiegazione su basi semantiche (utilizzando la nozione di ‘casi profondi’ di Fillmore) del perché alcune frasi in cui compare un complemento preposizionale sono passivizzabili come in:

g. Someone has slept in this bed ßàThis bed has been splept in (by someone)

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h. The students laughed at Max ßà Max was laughed at (by the students) mentre altre non lo sono,come in:

i. These books belong to the library ßà* The library is belonged to by these books

Tuttavia presi tre tipi di frasi preposizionali aventi la la medesima configurazione semantica (Experiencer+ Stimulus):

1. Girls don’t care for him 2. Girls don’take for him 3. Girls don’t go for him

l’applicazione dal passivo produceva risultati difformi: 1.1 ? He isn’t cared for by girls 2.1 * He isn’t taken to by girls 3.1 * He isn’t gone for by girls e ciò portò la stessa E-C-Kuhlen a ritenere impossibile spiegare la differenza nell’accettabilità senza uno studio rigoroso del materiale lessicale. Il fenomeno le appariva in altre parole ‘determinato lessicalmente’, tanto che era necessario appellarsi al concetto di ‘scelta lessicale’:

“That is, we must allow for the fact that, although the semantic configuration in sentences is identical, the choice of one lexical item rather then another may influence PPP acceptability” (E. C. –Kuhlen, 1979, pp.97-98).

Ma dire che “la scelta di un item lessicale piuttosto che di un altro può influenzare l’accettabilità del passivo preposizionale” equivale a dire che, i casi semantici proposti nel suo studio non sono di alcun aiuto alla comprensione del fenomeno. Morris Salkoff (1981) infatti sostiene che:

“Poiché l’accettabilità del passivo in una frase che contiene un verbo preposizionale dipende da quale verbo preposizionale sia, il modo appropriato per studiare il fenomeno è attraverso uno studio sistematico delle entrate del lessico dei verbi preposizionali. L’intenzione di E. C. Kuhlen, all’inizio, era chiaramente quella di studiare il fenomeno nella sua estensione lessicale. Uno studio del genere potrebbe infatti essere prezioso per altri linguisti che si occupano di questo e di fenomeni correlati; il più grande peccato è che lei non abbia perseguito l’obiettivo che si era proposto con maggiore risolutezza” (Salkoff, 1981, pp.428-431)8.

Nella sua Trasformational Grammar of France (1968, 1977, 1986b), Maurice Gross mostra finalmente i limiti di un approccio al linguaggio rule-based, per gli ostacoli, spesso insormontabili, alla rappresentazione di numerosi fenomeni apparentemente insignificanti. Intanto Noam Chomsky insisteva sul fatto che non valesse la pena investigare i fattori idiosincratici, ed è per questo che Gross (1973, 1975, 1979) critica le pratiche della grammatica

8 La traduzione è mia. Si veda Salkoff, M. (1981) “ The Prepositional passive in English. A semantic-syntactic analysis with a lexicon of prepositional verbs by Elizabeth Couper Kuhlen”, Linguisticae Investigationes 5:2, Benjiamins, p.428-431.

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generativa, inaugurando un audace ed ambizioso programma tassonomico, il “Lessico-Grammatica”:

“Les études transformationelles ne portent que sur de petits nombres d'exemples. Elles on dégagé un grand nombres de phénomènes nou veaux, mai elles ne permettent pas d'évaluer l'étendue de ces phénomènes pur une langue donnée. Par étendue, nous n'entendons pas fréuence d'apparition dan des textes, cette notion n'ayant aucun sens statistique pour la syntaxe, mai fréquence d'apparition dans le lexique de la langue [...] L'étude systématique des propriétés s'impose aujour d'hui pour des raisons diverse. L'existence de théories (transformationelles) fait qu'une étude systématique peut être délimité avec beaucoup plus de précision qu'à l'interieur des cadres traditionels, ce qui la facilite; de plus, la vérification de ces théries impose naturellement l'étude de données, beaucoup plus nombreuses que celles qui ont fourni les Hypothès de départ. D'autre part, la situation présente de la syntaxxe transformationelles est particulière. Après une période où des succès ont pu laisser croire que l'emploi de transformation dans les description allair régulariser considérablement des dernières, il est devenu clair que les nouvelles règles continuaient à com porter des «exceptions» en nombre sensible. Il est donc devenu crucial de vérifier ces théories en entreprenant la description d'une langue aumoins, ce qui a conduit à étudier le français de façon substantielle”. (Gross, 1975, p.20)

Tale programma d’indagine, nato dunque come verifica delle teorie e delle analisi delle grammatiche trasformazionali, ma divenuto poi un modello teorico-metodologico alternativo, si basa sulla stretta interazione fra lessico e sintassi, ovvero sulla necessità di pervenire ad una descrizione sistematica della distribuzione delle regole di una lingua lungo tutto il lessico della stessa:

“Nous pensons qu’il est normal qu’une propriété syntaxique ait une distribution non triviale sur le lexique, et nous admettrons que les propriété ont une fonction classificatoire pour les éléments du lexique. Des ensembles de propriétés découpent des classes d’éléments dans le lexique, et ces propriétés sont en relation avec des propriétés sémantiques” (Gross, 1975,p. 225)

Detto in altri termini, il Lessico-Grammatica si contrappone agli studi trasformazionalisti (che poggiano su un numero limitato di esempi), asserendo invece che sia necessario, qualora una regola presenti una serie di restrizioni lessicali, prendere in esame tutto il lessico della lingua, allo scopo di determinare i confini di tale restrizione. Ciò che anche più avanti Gross (1991) metterà in discussione, infatti, è proprio la nozione di “regola di grammatica” e del suo rapporto con i dati, spesso accumulati ad hoc o in modo arbitrario per sostenere o invalidare una determinata teoria :

“ One elementary aspect of the notion of ‘rule’ has always been neglected by linguists: the determination of complete domains of application for proposed rule…The notion of rule is hardly distinguishable from the broad concept of syntactic theory. Currently, rules or syntactic theory are being elaborated for a small number of exemples of a given phenomenonm and then the occasional discovery of new exemples and counter-exemples functions either to reinforce or to invalidate theories. Such an activity is considered to be the normal scientific activity of syntactitians. This approach is based on the assumption

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that the syntactic phenomena being formalized are general or important, which, as we eill see, need not be the case..Thus, we consider that the nature of rules and exceptions can be properly dealt with only if a fundamental step in thedesign of a rule taken, namely, only if one attempts to determine the lexical range of application of rule.” (Gross, 1991, p.3)

La stessa preoccupazione, relativa alla sottovalutazione del rapporto fra teoria e dati, ha portato un anno più tardi D’Agostino (1992) ad affermare che :

“….la principale conseguenza che si è prodotta è stata per l’appunto la sottovalutazione del rapporto per noi, invece, naturalmente esistente fra teoria e dati, rapporto per il quale la prima corre il rischio di farsi sopraffare dai secondi se, al momento della sua formulazione, essa è stata concepita in modo non corrispondente alla complessità dei fenomeni cui si riferisce e di cui cerca di fornire una rappresentazione formale, o se la selezione dei dati cui si è affidata è stata casuale o unicamente determinata, come si diceva sopra, da una tradizione consolidata. C’è da chiedersi allora – ed è questo il problema di fondo cui le varie èquipe di ricerca collegate all’ipotesi distribuzionali e trasformazionali di derivazione harrisiana di M. Gross hanno tentato in questi anni di affrontare - se, in linguistica, pur in relazione allo sviluppo delle differenti teorie ed ai differenti modelli esplicativi,si sia mai operata, in parallelo, una rigorosa accumulazione di dati e se, di conseguenza, quelli presentati di volta in volta a sostegno di questa o di quella affermazione di carattere generale non siano stati il frutto di una selezione arbitraria o casuale, o, eventualità del tutto opposta, essi non siano stati prescelti ad hoc,in quanto essi soltanto nella loro classe, capaci di poter giustificare sperimentalmente questo assunto o, ancora, se una scelta casuale degli stessi, non abbia arbitrariamente spinto verso una direzione piuttosto che un’altra la formulazione della teoria, o, ancora, se la fiducia nel modello non abbia nascosto o abbia fatto involontariamente ignorare dati non ammissibili ad un certo tipo di spiegazione e di rappresentazione formale (D’Agostino, 1992).

Ciò che ci preme qui sottolineare è che a partire da Mèthodes en syntaxe del 1975 i principi metodologici grossiani hanno ispirato la descrizione LG di molte lingue naturali , come quella Francese, Italiana, Portoghese, Spagnola, Inglese, Tedesca, Norvegese, Polacca, Ceca, Russa, Bulgara, Greca, Koreana, Cinese, Araba (ed altre ancora), attraverso la realizzazione di “grammatiche lessicalmente esaustive”, ovvero di grammatiche che incorporando l’informazione lessicale, definiscono il dominio di applicazione di un meccanismo, in particolare, sintattico. Le grammatiche lessicalmente esaustive esplicitano, quindi, per un intero lessico, quelle che in grammatica generativo-trasformazionale sono state chiamate “regole di sottocategorizzazione stretta”. Come abbiamo avuto modo di accennare in questo paragrafo, la teoria di Zellig Harris ha rappresentato una solida base per tale programma di ricerca, sostenendo Maurice Gross attraverso i principi distribuzionalisti e trasformazionalisti propri dell’analisi della struttura della frase e dell’analisi del discorso e i principi della Grammatica in Operatori ed Argomenti. Il legame fra le teorie dei due linguisti è così stretto che, riprendendo Eric Laporte (2004), si può parlare di una sorta di “smoothe continuum” dal pensiero e lavoro di Zellig Harris a quelli di Maurice Gross, ed è a volte difficile distinguere fra i loro rispettivi contributi.

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2. Zellig Harris: “Distribuzione”, “trasformazione” e “Grammatica in operatori e argomenti”

Lo studio esaustivo delle forme di frase semplice e delle relazioni eventuali esistenti fra forme di frase, per ogni singola voce del dizionario prende le mosse, dunque, dai concetti harrisiani di “distribuzione” (Harris, 1952), “trasformazione” (Harris 1965) e “Grammatica in Operatori ed Argomenti” (Harris, 1974), che vogliamo qui richiamare. Gross, infatti, come visto, delinea il suo programma tassonomico all’interno di quella prospettiva d’individuazione dei vincoli operanti sulla combinatoria così come definiti anche da Harris (1988):

Siamo ora pronti a considerare quali combinazioni di parole occorrono nella lingua, di contro a quelle che non occorrono. Non si può procedere semplicemente elencandole. In primo luogo l’elenco sarebbe troppo vasto. In secondo luogo, il corpus delle frasi non è ben definito: vi sono numerose frasi marginali per le quali i parlanti non sono d’accordo se non si dicano affatto, o appartengano alla lingua. In terzo luogo la lingua cambia e nessun elenco sarebbe corretto dopo un periodo di tempo sufficientemente lungo. Perciò invece di elencare, cercheremo di trovare quali vincoli precludono le combinazioni che non esistono nella lingua e quali restrizioni influenzino l’ equiprobabilità di occorrenza delle parole l’una rispetto all’altra nelle espressioni della lingua (Harris, 1988, trad.it. 1995, p. 25-26).

Nel paragrafo precedente abbiamo messo in luce come il verbo “ricevere” accetti il passivo con un soggetto umano, come in (Max ha ricevuto un pacco ßà un pacco è stato ricevuto da Max), ma sostituendo quest’ultimo con un sintagma non umano di tipo astratto, come in (Il problema riceverà la nostra attenzione ßà*la nostra attenzione sarà ricevuta dal problema) il passivo non è più accettabile, perché si è in tal modo modificata la struttura distribuzionale della frase, decretando il passaggio a un diverso uso verbale, definito da Gross (1979) ‘metaforico’. Allo stesso modo, in (d-e) abbiamo visto che un verbo come “meritare” accetti il passivo solo se il soggetto è di tipo umano (Gli studenti meritano la nostra attenzione ßàLa nostra attenzione è meritata dagli studenti), mentre accanto ad un soggetto inanimato la forma di frase passiva appaia inaccettabile (Il problema merita la nostra attenzione ßà*la nostra attenzione è meritata dal problema) Modificando gli elementi lessicali alla destra e alla sinistra del verbo, abbiamo in altre parole alterato l’interpretazione della frase e soprattutto, il suo comportamento sintattico (ovvero l’accettabilità delle trasformazioni). Quando dunque, manipolando la struttura distribuzionale di una frase minima si producono significati diversi e diverse correlazioni trasformazionali, si è innanzi ad un uso verbale differente. L’analisi distribuzionale di Harris se da una parte sottolinea l’importanza di una parallela analisi trasformazionale per evitare false generalizzazioni (il passivo è sempre accettabile dai verbi seguiti da un SN oggetto), mette anche in luce come un verbo possa scomporsi in più usi (processo noto come “sdoppiamento delle entrate”) solo se si individuano tutte le possibili strutture frastiche in cui esso può occorrere. Al di fuori di un dato contesto di frase un’entrata lessicale ha un significato talmente generico da equivalere - dice Harris - all’assenza di significato.9 La distribuzione di un elemento in una 9 L’assunto di Harris che il significato o l’informazione siano contenuti nella frase semplice o nucleare rappresenterà il punto di partenza della metodologia lessico-grammaticale, per la quale l’unità minima di significato non è la parola ma la frase.

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frase è costituita dalla somma di tutti suoi possibili contesti, ovvero da tutti quei membri che possono liberamente co-occorrere con esso nella medesima posizione, indipendentemente dalla maggiore o minore probabilità di co-occorrenza. Presi tre verbi transitivi come mangiare, ascoltare, guardare, caratterizzati da una medesima struttura di frase N V N diremo che essi selezionano tutti elementi umani e animati in posizione soggetto (per esempio Ugo e il cane) ma accettano classi distinte di argomenti nominali in posizione oggetto (rispettivamente la torta, la musica, il paesaggio), per cui non tutte le combinazioni possibili produrrano frasi accettabili:

(Ugo+ il cane) mangia (la torta + *la musica+ *il paesaggio) (Ugo+ il cane) ascolta (*la torta+ la musica+ *il paesaggio) (Ugo + il cane) guarda (la torta+ *la musica+ il paesaggio)

I tre verbi dunque non condividendo gli stessi contesti non possono dirsi distribuzionalmente equivalenti, come invece lo sono Ugo e il cane che possono co-occorrere nelle sequenze mangia la torta, ascolta la musica, guarda il paesaggio:

(Ugo + il cane) mangia la torta ascolta la musica guarda il paesaggio

Questo non significa che frasi come Ugo mangia la musica, Ugo ascolta il paesaggio, Ugo guarda la musica siano enunciati impossibili a priori, visto che potranno essere interpretati in universi immaginari o metaforici in cui, per fini poetici, vengono manipolate le normali regole di selezione dei verbi. Diremo piuttosto che sequenze di questo tipo hanno una scarsa probabilità di occorrenza L’accettabilità delle frasi è infatti intesa da Harris non come un meccanismo di tipo binario, quanto piuttosto come un meccanismo graduale, una sorta di continuum che si muove dal polo della maggiore verosomiglianza di occorrenza a quello della minore verosomiglianza di occorrenza. Per stabilire dunque quale sia la distribuzione o selezione di un elemento lessicale Harris (1988-1995,p.33) parla di vincolo di verosomiglianza sostenendo che:

“Intendiamo qui per verosomiglianza di una parola sotto un operatore (o un argomento), una stima delle probabilità o della frequenza di quella parola rispetto a un fissato numero di occorrenze di quell’operatore (o argomento) [..] L’insieme di parole che hanno frequenza più alta della media é chiamata selezione [… ](Harris, 1988).

In altre parole la distribuzione o selezione di un verbo come ‘dormire’ comprenderà sintagmi nominali animati come

(i bambini+ i cuccioli) dormono anche se con minore grado di verosomiglianza si potranno incontrare frasi come

Gli alberi dormono durante l’inverno o addirittura

le pietre dormono lungo i secoli mentre sarà impossibile a priori la co-occorrenza di ‘dormire’ con una completiva

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*Che tu venga dorme

Un altro importante concetto elaborato da Harris che ha contribuito in maniera rilevante alla metodologia LG, è la nozione di trasformazione . A partire dai primi anni 50 infatti, egli nota che la procedura per classi di equivalenza può essere applicata anche a sequenze che hanno forma diversa, arrivando a sostenere che frase attiva e passiva sono in rapporto di trasformazione poiché la funzione T che le lega ne preserva l’identità o l’equivalenza. Quasi simultaneamente e indipendentemente da Harris, Noam Chomsky, nella metà degli anni ’50 sviluppa una più astratta nozione di trasformazione come meccanismo che consente mediante regole di spostamento e sostituzione il passaggio da una struttura profonda (o struttura-p) a una struttura di superficie (o struttura-s). Nel caso della “passivizzazione” l’oggetto diretto viene spostato nel nodo dominato direttamente da F lasciando al suo posto (entro il SN dominato da V1) una “traccia” dell’avvenuta trasformazione. Dalla stessa struttura-p derivano oltre alla passiva, l’interrogativa, la pronominalizzazione, la frase scissa (si veda Akmajian et alii 1984-1996 e Pinker 1994-1997).10 Per Harris tuttavia le trasformazioni non sono più considerate vettori orientati (aàb) che permettono di derivare da una struttura di base (a) tutte le altre (b), ma vettori biorientati (aßàb) che mettono in correlazione due varianti di frasi entro classi di equivalenza parafrastica e distribuzionale. Affinché possa sussistere infatti “correlazione trasformazionale” fra due o più coppie di frasi, deve essere rispettato il criterio dell’invarianza morfemica e dell’equivalenza parafrastica: in altre parole nel passaggio da una costruzione ad un’altra non devono essere introdotti nuovi morfemi e soprattutto non deve cambiare il significato, come fra le coppie:

(a) Maria ama Luigi (b) Maria è amata da Luigi

Invece frasi con ordine invertito degli argomenti come in

(a) Maria ama Luigi (c) Luigi ama Maria

seppure contengano gli stessi sintagmi non sono in relazione parafrastica (il fatto che Maria ami Luigi non significa che Luigi ami a sua volta Maria). Così le frasi

(d) Maria dorme sul divano (e) Maria sonnecchia sul divano

10 Il Modello standard della Grammatica generativo-trasformazionale (Standard theory) prevede infatti una proiezione degli elementi lessicali sulla sintassi (principio di proiezione) per dar vita alla ‘struttura profonda’. Su questa si applica il componente trasformazionale generando la ‘struttura di superficie’, secondo lo schema esemplificato in basso (e tratto da N. Chomsky, Aspects of the Theory of Syntax, Cambridge (Mass.), MIT Press, 1965) e riprodotto da Ray Jackendorff, Foundations of Language. Brain, Meaning, Grammar, Evolution, Oxford (GB) - New York (USA), Oxford University Press, 2002, p. 109.

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non sono in rapporto trasformazionale poiché anche se hanno significato simile contengono due morfemi lessicali diversi, dorm- e sonnecch-. Invece fra le due frasi:

(f) Maria dorme sul divano (g) Maria si addormenta sul divano

viene preservata la parziale relazione di sinonimia (le uniche variazioni di senso attengono il piano dell’aspetto) così come la condivisione dell’eguale morfema -dorm-. Tali criteri permangono anche in una frase come

(h) Maria si fa una dormita sul divano analizzabile a partire da Harris (1964) come trasformazione di “nominalizzazione” (su cui avremo modo di ritornare più avanti): il nome dormita infatti è in relazione morfofonologica con il verbo dormire. Ritornando alla correlazione trasformazionale individuabile fra le frasi (f), (g), (h) , la classe di equivalenza parafrastica sarà la seguente:

(f) Maria dorme sul divano (g) Maria si addormenta sul divano (h) Maria si fa una dormita sul divano (i) Maria è dormiente sul divano

Le quattro sequenze dorme, si addormenta, si fa una dormita, è dormiente sono equivalenti anche in termini puramente distribuzionali, in quanto i loro contesti sono identici (Maria a sinistra e sul divano a destra). Potremmo correlare le frasi (f)- (i) anche alle seguenti:

(l) Ugo addormenta Maria sul divano (m) c’è L’ addormentamento di Maria sul divano da parte di Ugo (n) Maria è addormentabile da Ugo sul divano

in cui nel verbo derivato addormentare, possiamo individuare il morfema radicale -dorm e il prefisso –a che oltre a focalizzare l’azione sul momento iniziale del processo marca in questo caso, il valore di causatività. Viene aggiunto infatti un ulteriore elemento alla frase, interpretabile come un soggetto causativo (di tipo umano). L’attribuzione della volontarietà del soggetto resta comunque indecidibile. Ugo infatti può non essere cosciente del fatto che la sua sola presenza provochi in Maria il bisogno di addormentarsi, oppure può causare di proposito il suo sonno, ad esempio con discorsi noiosi o con la tecnica dell’ipnosi. Ancora, Maria potrebbe essere la figlia di Ugo che questi tenta volontariamente di far dormire. In questi ultimi due casi, le parafrasi più adeguate per esplicitare la possibile interpretazione “attiva” del soggetto causativo sono rappresentate da frasi di tipo fattitivo come:

Ugo fa in modo che Maria dorma sul divano Ugo fa dormire Maria sul divano

E’ possibile individuare cioè un’ulteriore “correlazione trasformazionale”che si realizza questa volta fra due frasi verbali di cui una transitiva (o) e una intransitiva (p) , tale che l’oggetto della prima diviene soggetto della seconda:

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(o) Ugo addormenta Maria (p) ßàMaria si addormenta

Avremo modo di tornare più avanti su legami di questo tipo (noti come rapporti di ergatività o neutralità) anticipando per ora che la nozione harrisiana di trasformazione assumerà implicazioni pratiche di notevole utilità in fase di classificazione, permettendo di individuare relazioni di senso e di forma tra frasi altrimenti considerate disgiunte e di evitare di trattare separatamente verbi come “addormentare” e “addormentarsi”. L’individuazione di correlazioni sistematiche non orientate fra categorie diverse e tradizionalmente tenute distinte (Verbi, nomi, aggettivi) è alla base di quelle che D’Agostino (1992) chiama “costellazioni parafrastiche”, ovvero classi di equivalenza composte da elementi che hanno tutti lo stesso “valore” ma organizzate in modo che ogni classe-costellazione non corrisponda a un’altra. Come si osserva dagli esempi (f)-(n) è la radice dorm- ad avere funzione predicativa e ciò avviene in ciascuna parte del discorso in cui essa si realizza (dormire, dormita, dormiente,addormentare). Indipendentemente dunque da possibili discrasie semantiche rinvenibili nel passaggio da una frase all’altra, ciò che rimane costante e inalterato è il contenuto proposizionale strictu sensu salvaguardato nella relazione fra la radice –dorm e l’argomento animato in posizione soggetto (sulla struttura distribuzionale di dormire abbiamo discusso sopra). Forniamo un esempio, questa volta tratto da D’Agostino (1992) di classi di equivalenza parafrastica costituita a partire dalla radice italiana trad-:

(a) Ugo traduce i bollettini di guerra ßà(b) Ugo fa la traduzione dei bollettini di guerra ßà (c) Ugo è il traduttore dei bollettini di guerra

mentre rinviamo per esempi analoghi sviluppati in altri ambienti lessico-grammaticali a Guillet (1977), Giry-Schneider (1978), Danlos (1986) e Gross (1987). Quanto detto finora ci porta alla formulazione dell’ultimo principio harrisiano considerato rilevante, se non imprescindibile per il LG: si tratta della cosiddetta Grammatica in Operatori ed Argomenti (Harris, 1976,1978,1982). Questa teoria si basa sull’assunto che esistano categorie di parole (come i verbi) che determinano il funzionamento dell’intera frase, governando la saturazione dei complementi. L’idea in realtà nasce già in ambiente strutturalista da Lucien Tesnière (1953;1959), vero e proprio antesignano degli sviluppi della linguistica del novecento (e delle più significative applicazioni nella pratica didattica), il quale pone le reggenza dei verbi al centro di tutta la trattazione sulla sintassi strutturale (1959: 102-129 [2001:73-84] ). Piuttosto che parlare di “reggenza” (fr. rection, ing. governement) Tesnière usa il termine “valenza” (fr. valence, ing. valency), mentre per il concetto, tutt’altro che chiaro al suo tempo, di complemento obbligatorio, propone il termine di “attante”(fr. actant). Il verbo è per Tesnière quell’elemento virtualmente necessario alla costruzione di frasi ben formate e necessita di altri elementi (argomenti) per esprimere il suo o i suoi significati: il predicato, in altri termini, si comporta come un elemento chimico che richiama intorno a sé un certo numero e tipo di altri elementi (da qui il concetto-immagine di ‘valenza’) A seconda della capacità valenziale dunque, il verbo seleziona il numero e il tipo di argomenti: soggetto, oggetto diretto, oggetto indiretto o preposizionale. Se il numero di attanti definisce la “valenza”dei verbi, questi ultimi potranno essere classificati come avalenti (piovere), monovalenti come viaggiare (Lucia viaggia), bivalenti come ferire (Eva ferisce l’amica) e

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trivalenti come dare e dire (Max da il libro a Ugo; Ettore dice una bugia a Carlo). Ma per la relazione complessa che esiste fra sintassi e semantica, ammessa dallo stesso Tesnière, al verbo spetta anche il ruolo di determinare le funzioni semantiche (i casi profondi o “primi semantici” di Fillmore,1968) che possono essere assunte dagli argomenti. Così limitatamente all’argomento soggetto, il verbo accarezzare seleziona un soggetto-agente (Carlo accarezza il suo cane); il verbo subire seleziona un soggetto paziente (Alfredo subì un’aggressione); il verbo cadere seleziona un soggetto-oggettivo (una pietra cade improvvisamente); il verbo ascoltare seleziona un soggetto-esperiente (Maria ascolta musica classica); il verbo aprire seleziona un soggetto-agente (Piero apre la porta) o soggetto-strumento (La chiave apre la porta)11. IL soggetto-agente della diatesi attiva (il postino ha consegnato un plico) diviene facoltativo nella diatesi passiva (è stato consegnato un plico dal postino): ne è conferma l’assenza dell’agente, che per lo più si riscontra nelle diverse lingue, in strutture con verbo passivo. Tesnière, (1959:276 [2001:181] a questo proposito, notava che “la diatesi passiva assume valore recessivo rispetto alla diatesi attiva” ovvero porta a una riduzione del numero degli attanti di un verbo: il verbo bivalente infatti, che comporta soggetto e oggetto, diventa monovalente, con il solo argomento soggetto. Detto altrimenti, la costruzione passiva si trasforma in “struttura inaccusativa” (Salvi 1988): è stato consegnato un plico . Allo stesso modo la diatesi causativa è la relazione che spiega l’aumento del numero degli attanti come fra le frasi Ugo brucia la lettera, la lettera brucia. Il successo, seppur non immediato, della teoria di Tesnière, ha dato un forte impulso alla costruzione di lessici sistematici di valenze dei verbi. Questo è avvenuto soprattutto in Germania e con riferimento al tedesco (la Valenzbibliographie di Helmut Schumacher (1988) ), anche se va citato l’approccio contrastivo spagnalo-italiano che si trova in Scrimieri Martin (1982), e soprattutto quello tedesco-italiano rappresentato dal Wörterbuch der italienischen Verben di Blumenthal e Rovere (1998), a cui abbiamo attinto più volte poiché Federica Venier (1996) vi inserisce anche Verbi sintagmatici italiani12. Ciò che ci preme qui sottolineare è che Tesnière sia andato oltre gli apparenti limiti formalisti della “sintassi strutturale” come si coglie fin dalle prime pagine dei suoi Éléments de syntaxe structurale (1959 [2001]): esse introducono infatti il concetto di “connessione” o vincolo sintattico fra i costituenti di frase, percepibile soltanto attraverso un’ operazione mentale, che consente di intuire che Alfredo canta, per esempio, non è composta solo dalle parole Alfredo e canta, ma anche dalla connessione che vi si istaura. Tesnière afferma:

“Costruire una frase significa immettere la vita in una massa amorfa di parole, stabilendo un’insieme di connessioni fra loro. Al contrario capire una frase è cogliere l’insieme di connessioni che uniscono le varie parole” ( Tesnière, 1959: 12 [2001: 30]).

11 In questa prospettiva si coglie quanto sia inesatto, nel momento didattico, definire, sempre, il soggetto come “la persona che compie l’azione”! 12Esiste una versione del dizionario delle valenze consultabile on-line all’indirizzo: www.unistuttgart.de/lingrom/stein/forschung/ontovit/iperverb. Quella cartacea, invece mi è stata gentilmente offerta dal professor Claudio Iacobini (Dipartimento di lingue e letterature straniere, Univeristà di Salerno). Per alcuni riferimenti sulla teoria di Tesniere si veda:

• Renzi L. – Elia A., Per un vocabolario delle reggenze, in Lessico e gammatica. Teorie linguistiche e applicazioni lessicografiche, a cura di T. De Mauro e V. Lo Cascio, Atti del Convegno interannuale della Società di Linguistica italiana (Madrid, 21-25 febbraio 1995) – SLI 36, Roma, Bulzoni, 1997, pp. 113-129.

• Cordin P. – Lo Duca M.G., Classi di verbi, valenze e dizionari. Esplorazioni e proposte , Padova, Unipress, 2003. • Tesnière L., Eléments de syntaxe structurale, Paris, Klincksieck, 1959 (trad. italiana Torino, Rosenberg & Sellier,

2001) :

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Sarà Zellig Harris (1976) tuttavia a spiegare e formalizzare il tipo di relazione che si istaura fra i costituenti di una frase, ovvero fra quell’elemento pivòt che funge da nucleo sintattico dell’enunciato (operatore) e i complementi che ne vengono attratti in modo imprescindibile (complementi nucleari o argomenti dell’operatore). In altre parole nella “Grammatica in Operatori ed Argomenti” di Harris le frasi non sono più considerate strutture bipartite (FàSN+ SV) come nella GGT, ma concatenazioni di elementi costruite intorno ad elemento centrale (o operatore) che “lega” a se gli altri e che in qualità di centro informativo e predicativo dell’intera frase seleziona quali e quanti argomenti possono co-occorrere con esso. Ogni operatore sarebbe dunque definibile come una funzione e i suoi vari argomenti come variabili di questa funzione. Nel formalismo harrisiano il simbolo O (“o” maiuscola) indica l’operatore e il simbolo n (“n” minuscola) gli argomenti. Un verbo come “miagolare”, per esempio, richiede oltre al verbo un argomento elementare soggetto: On= I gatti miagolano; “mangiare” seleziona un soggetto alla sua sinistra e un oggetto alla sua destra: Onn= Maria mangia la frutta; mentre “uscire ” seleziona un soggetto e un argomento di luogo: Onn= Maria esce di casa così come “dare” e “correre” sono entrambi “trivalenti” sebbene il primo richieda un soggetto, un oggetto e un complemento tradizionalmente definito “dativo”: Onnn= Eva dava un libro a Max mentre “correre” seleziona due complementi locativi obbligatori (rispettivamente di origine e di provenienza): Onnn= Elio corre da casa a scuola Come si osserva, la rappresentazione harrisiana, non permette di distinguere fra frasi transitive e intransitive, che infatti vengono riscritte con la medesima notazione Onn, se bivalenti ( Eva mangia la frutta, Maria esce di casa) o con la notazione Onnn se trivalenti ( Eva da un libro a Ugo, Elio corre da casa a scuola). Inoltre non si ha modo di stabilire se l’argomento vada interpretato come oggetto diretto o come un complemento di tipo diverso (per esempio indiretto, locativo e così via) proprio perché manca nella Grammatica in Operatori ed Argomenti un formalismo per indicare la possibilità del verbo di reggere determinate preposizioni come introduttori di argomenti (a tali carenze porrà rimedio, come vedremo, la “struttura argomentale della frase elementare” proposta da Gross). L’impostazione harrisiana ha tuttavia il grande merito di superare i limiti dell’ipotesi sintagmatica che raggruppando le parole in sintagmi, sdoppia la frase in una struttura bipartita (Fà SN+SV).

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Dato un enunciato come

1. Annibale legge questi libri si avrà la seguente rappresentazione ad albero:

F

SN SV N

V SN

Annibale legge questi libri Fig 1: albero sintagmatico della frase Annibale legge questi libri in cui non è possibile cogliere il rapporto di reciproca dipendenza fra il V e il soggetto (che infatti risulta dominato direttamente dal nodo F), visto che è il primo a richiedere che la posizione soggetto sia occupata da determinati elementi lessicali e non da altri, sulla base delle regole di selezione e co-occorrenza. L’impossibilità cogliere mediante l’approccio generativo i legami che intercorrono fra i costituenti di una frase ovvero quelle dipendenze che Gross (1979) definirà ‘di natura non locale’ (cioè non interne ai sintagmi) si fa più evidente se si analizza la corrispondente frase nominale:

2. Annibale fa la lettura di questi libri per la quale forniamo la relativa rappresentazione ad albero

F

SN SV

V SN SP N

Annibale fa la lettura di questi libri Fig 2: albero sintagmatico della frase nominale Annibale fa la lettura di questi libri.

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In questa frase (che più avanti definiremo a Verbo supporto) non è il verbo (fare) a selezionare gli argomenti, ma il SN “la lettura” che infatti svolge la funzione di perno sintattico dell’intero enunciato. Sulla base dell’indicatore sintagmatico invece potremmo erroneamente ritenere che la frase (2) sia a tre argomenti (Annibale, la lettura, questi libri) poiché sia il SN che il SP dipendono dal nodo SV. Ragionando invece in termini harrisiani, diremo che la struttura in operatori e argomenti delle frasi 1-2 è la medesima, ovvero Onn. Anche ricorrendo alla Teoria X barra (Chomsky, 1970 e Jackendoff, 1977) in cui i sintagmi sono articolati in più livelli (e sottolivelli), i problemi relativi alla rappresentazione ad albero, e dunque alla metodologia generativa, permangono. 13 Presa infatti la frase Annibale spesso legge questi libri il nuovo indicatore sintagmatico sarà:

F

SN SV (= V’’) N

Avv V’

V SN

A N’

N Annibale spesso legge questi libri. Fig 3: albero sintagmatico (X barra) della frase Annibale spesso legge questi libri. In cui il SV si compone di uno specificatore (L’avverbio spesso) di una testa (il verbo legge) e di un complemento (il SN questi libri). La rappresentazione ad albero, mediante lo schema X barra della frase a verbo supporto “Annibale fa la lettura di questi libri” sarà:

13 Nel livello più basso c’è solo la testa (N, V, A, P) indicata generalmente con X; nel livello immediatamente superiore vi è la testa + un complemento (= N’, V’, A’, P’) , costituente indicato generalmente con X’ ( si legge X barra). A livello ancora più alto infine, vi è il sintagma formato da uno specificatore ( cioè un articolo o un avverbio) più l’ X’, (=N’’,

V’’, A’’, P’’ generalizzabili con X’’) ovvero i noti costituenti SN, SV, SA, SP.

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F

SN SV N V SN

Art N’

N SP P SN

A N’

N Annibale fa la lettura di questi libri fig. 4 “albero sintagmatico” (X barra) della frase Annibale fa la lettura di questi libri Nella teoria X barra si asserisce che è la testa a determinare gli argomenti (per cui il nome ‘lettura’ in quanto testa del SN ha la funzione di nucleo intorno a cui si articolano lo specificatore (il determinante “la”) e il modificatore (il SP “di questi libri”): quest’ultimo è il complemento del SN, proprio come “questi libri” lo è del verbo “legge” nella frase (1). Tuttavia, nonostante il nuovo indicatore sintagmatico permetta di cogliere il ruolo predicativo dei nomi, la sua inadeguatezza nel rappresentare le frasi a verbo supporto (come la 2) persiste ed é dovuta a due limiti fondamentali, riguardanti:

• La messa in luce della relazione di dipendenza fra il soggetto e l’operatore nominale;

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• Lo status del sintagma nominale “la lettura” e del suo rapporto trasformazionale con il

verbo “leggere”. Una delle proprietà tipiche delle frasi a verbo supporto è, infatti, il legame di coreferenza obbligatoria e di inalienabilità fra il soggetto e il SN che svolge la funzione di operatore, come è dimostrato dall’impossibilità di modificare la frase (2)

2. Annibale fa la lettura di questi libri mediante l’aggiunzione della sequenza di Eva.

3. *Annibale fa la lettura di Eva di questi libri E ciò a dimostrazione del fatto che “la lettura” fatta è di Annibale e non di qualcun altro. La frase (2) infatti, risulta correlata al sintagma nominale:

4. La lettura di questi libri di Annibale che evidenzia il rapporto di possesso o appartenenza fra il soggetto Annibale e il SN la lettura. Tuttavia per spiegare tale meccanismo di “nominalizzazione” (leggere questi libri ßà lettura di questi libri) piuttosto che escogitare notazioni formali inutilmente complicate (si veda la rappresentazione del sintagma l’acquisto delle male della mamma, in Pinker 1994, cap. IV) è più semplice, dirà Gross (1979) adottare la soluzione di Harris (1968) che mette in correlazione trasformazionale (equivalenza parafrastica) due frasi, per cui avremo:

1. Annibale legge questi libri ßà 2. Annibale fa la lettura di questi libri

Alla frase (2) è possibile applicare la PASSIVIZZAZIONE:

La lettura di questi libri è stata fatta da Annibale. A sua volta questa frase passiva può essere inserita in una FRASE RELATIVA

La lettura di questi libri che è stata fatta (da + ad opera di) Annibale. Infine possiamo CANCELLARE la sequenza che è stata fatta ottenendo:

3. La lettura di questi libri (di + ad opera di) Annibale La stessa nozione di trasformazione è dunque utilizzabile nella Grammatica in Operatori ed Argomenti ed è all’interno di quest’ ambiente teorico che essa si ridefinisce. Infatti, come abbiamo accennato sopra, il concetto harrisiano di trasformazione è definibile (contrariamente ad altri approcci trasformazionalisti) come una relazione non orientata fra due frasi. Data la relazione fra l’operatore ed i suoi argomenti, tale rapporto è indipendente dalla forma o dalle forme di frase nelle quali esso può realizzarsi, fatto salvo il principio dell’invarianza morfemica e della necessaria relazione di parafrasi, in quanto per Harris (1976):

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“le changement de forme.. ne modifie non plus aucune des relations créés par l’opération de concaténation, celles-ci sont uniquements, et elles incluent l’introdution partiellement ordonnéè des opérateurs dans le discours” (Harris, 1976, p.39)

Ciò implica che date le frasi:

4. Matteo ama il teatro 5. Matteo ha amore per il teatro 6. Matteo è amante del teatro

La nominalizzazione e l’aggettivalizzazione che mettono rispettivamente in correlazione le frasi 5 e 6 con la frase 4, preservano la relazione fra l’operatore (la radice am- ) e suoi argomenti (Matteo, teatro), relazione messa in luce dalla stessa forma di frase Onn. Quanto abbiamo finora detto ha dimostrato che la nozione di “operatore” non coincide necessariamente con una determinata classe di parole, i verbi ad esempio. Possono comportarsi da nuclei sintattici dell’enunciato, infatti, anche altri elementi lessicali, come nomi e aggettivi, e non necessariamente quelli che intrattengono relazioni morfo-fonologici con il verbo. E’ il caso dei “nomi classificatori” come: On=

7. Elia fa il professore 8. Imma è una cantante

Onn=

9. Max è il marito di Ada e di sostantivi e aggettivi predicativi autonomi, come in: On=

10. Ugo ha sonno 11. Eva fa la spesa 12. Bob fa silenzio 13. Eva è vecchia

Onn=

14. Maria fa compagnia a Jenny 15. Luca è amico di Max

In questi esempi essere, fare, avere sono verbi supporto del nome o aggettivo che li segue tanto che è l’intera combinazione sottolineata negli esempi 7-15 a svolgere la funzione di operatore. In particolare nell’esempio 11 il nome spesa, seppur in rapporto morfologico con il verbo spendere, non intrattiene con questo un rapporto di parafrasi:

16. Eva spende molti soldi 17. *Eva fa la spesa di molti soldi

dal momento che, nell’esempio considerato, “fare la spesa” assume il significato specifico di “acquisire i beni necessari al fabbisogno domestico”. In 16 infatti la struttura in operatori ed argomenti è Onn, mentre in 11. è tutto il gruppo fare Det N ad avere la facoltà di selezionare il numero e il tipo di argomenti, ed è perciò rappresentabile harrisianamente come On.

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Anche preposizioni ed avverbi possono essere elementi “pivòt” della frase mettendo in relazione gli argomenti come in: Onn=

18. La mamma è fuori (al+ sul) balcone 19. Eva è contro di noi 20. Maria è con Marco

Onnn=

21. Salerno sta tra Napoli e Cosenza

In cui fuori, contro, con tra si applicano sui loro rispettivi argomenti. La Grammatica in Operatori ed Argomenti è dunque alla base della nozione grossiana di frase elementare a verbo supporto, ovvero di quella frase in cui il verbo è semanticamente vuoto e apportatore solo di informazioni tempo-modo aspettuali, mentre il valore predicativo risiede in altri elementi lessicali (sulla nozione di “supporto” avremo modo di tornare più aventi). Un’ulteriore aspetto della Grammatica in Operatori ed Argomenti merita di essere approfondito, ovvero la suddivisione harrisiana fra operatori elementari e non elementari: Gli operatori elementari detti anche operatori di primo livello sono quelli che operano soltanto su argomenti elementari ovvero su argomenti che non sono frasi, né sono riconducibili a frasi, come negli esempi visti finora che qui riassumiamo:

• On= operatori che si applicano ad un solo argomento elementare:

22. Max dorme 23. Il cane abbaia 24. Il mio ragazzo fa l’avvocato

In cui dormire ed abbaiare sono gli operatori che si applicano rispettivamente sugli argomenti Max e il cane, mentre in 24. è tutta la sequenza fa l’avvocato ad applicarsi sulla variabile il mio ragazzo;

• Onn= operatori che si applicano a due argomenti elementari:

25. Eva mangia la pizza 26. Lucio esce da scuola 27. Max è in contraddizione con Ada

Mangiare è un verbo transitivo a due argomenti elementari Eva e la pizza, mentre uscire è un operatore elementare di tipo intransitivo che seleziona un SN soggetto (Lucio) e un complemento interpretabile come locativo di provenienza (da scuola). Nell’esempio (27) invece, l’operatore è essere in contraddizione che opera sui due argomenti Max e Ada.

• Onnn= operatori che si applicano a tre argomenti elementari, come in:

28. Il gatto saltò dal tetto al balcone 29. Il nonno diede un regalo alla nipote 30. Anna fece confusione fra Ada e Mara

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in 28. l’operatore è rappresentato dal verbo intransitivo di movimento saltare che si applica sui due complementi locativi dal tetto e al balcone rispettivamente di provenienza e di destinazione. In 29 diede è un verbo dativo che funge da perno della frase poiché connette i due argomenti umani (Nonno e nipote) per mezzo dell’oggetto che viene trasferito fra essi (un regalo). La frase 30 invece contiene la sequenza fare confusione che si applica oltre che sull’argomento in posizione soggetto Anna sui due argomenti elementari(simmetrici) Ada e Mara. Il rapporto fra gli argomenti viene preservato nella frase ad operatore verbale trasformazionalmente correlata ad essa: 31. Anna confuse Ada con Mara in cui la struttura in operatori ed argomenti è la stessa della frase nominale, ovvero Onnn.

Gli argomenti che l’operatore può selezionare, tuttavia, possono anche essere delle frasi, (dette completive): si parlerà dunque di argomenti non elementari che vengono indicati con una o (“o” minuscola). Abbiamo già accennato al fatto che Harris (1976, 1982) definisce gli operatori che selezionano argomenti frastici, operatori non elementari o di secondo livello, affermando che:

“Once any operautors have been defined [..] we can define another set of words whose presence in a sentence depends on the presence of at least one operator and possibly one or more N. These words are called secon-order operators O…o; one or more of their arguments is itself an operator”. (Harris 1982)

Gli operatori non elementari (detti da Harris anche di “secondo ordine”) sono suddivisi in due macrocategorie:

• Operatori di secondo livello unari • Operatori di secondo livello binari

Gli operatori di II livello (o secondo ordine) unari si applicano su un solo discorso come iniziare e smettere in: Oo=

32. Max inizia a lavorare 33. Angelo smette di fumare

In particolare Harris (1976, p.71 ) definisce verbi come iniziare, finire, continuare “operatori ad effetto aspettuale”:

Many of the Oo, that are verbs, for example continue, speak about the extension (in time or space) of their argument: John's wistling contin ued, John's wistling began, John's wistling stopped. Each of these is re lated by strong selection to a particular range of operators (either "dur ative" or "momentaneous") under it and to a particular range of durat ive or momentaneous time and place nouns as co-argument under a pre position which operates on the Oo: John's slepping continued throughout a certain period (or from a moment to a moment), John's slepping began at (or from) a certain moment, John's slepping ended at a certain mo ment, John's arriving at home occurred at a certain moment. By virtue

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of these strong, triple co-occurent likelihoods these Oo have the effect of fuzzily classifying their arguments (sleep, arrive) with respect to "as

pect", that is, roughly to caracteristic durational properties.(Harris 1976) Anche nomi ed aggettivi possono applicarsi su una frase elementare e svolgere dunque la funzione di operatori di secondo ordine unari (Oo). In particolare Harris (1976, p.68) riporta come esempi di tali “operatori su operatori” dell’inglese i sostantivi predicativi fact e question e l’aggettivo predicativo possible: Oo=

34. His being French is a fact (“il suo essere francese è un fatto”); 35. His being French or Belgium is a question (“se egli sia francese o belga è un problema”); 36. Is being at fault is possible (“che egli sia in errore è possibile”)

in (34) e (35) i sostantivi predicativi fact e question ( così come i corrispondenti nomi italiani fatto e problema) operano rispettivamente sui discorsi minimi ‘He is French’ ( lui è francese) e ‘He is French or Belgium’ (lui è francese o belga), mentre in (36) l’aggettivo possible (possibile) opera sulla frase ‘ he is at fault’(lui è in errore). Per tutti e tre i casi applicando la permutazione, ovvero invertendo la posizione di operatore e discorso otterremo delle frasi stilisticamente più naturali:

37. E’ un fatto che lui sia francese; 38. E’ un problema se lui sia francese oppure belga; 39. E’ possibile che lui sia in errore

Appartengono alla famiglia degli operatori unari anche verbi, nomi ed aggettivi che si applicano contemporaneamente su un argomento elementare (n) e su un discorso (o). Si avranno dunque: Oon= operatori su un discorso e su un argomento elementare. Forniamo qualche esempio:

40. Che tu venga piace a Maria; 41. Che noi siamo presenti è importante per Max; 42. Che abbia vinto il torneo fa onore a Giulia

In cui l’operatore piace si applica sulla completiva in posizione soggetto che tu venga (o) e sull’argomento elementare Maria (n). Allo stesso modo in 41, l’ aggettivo importante (O) opera sul discorso che noi siamo presenti (o) e sul nome Max (n). In 42 infine è la sequenza ‘Verbo supporto +nome’ fa onore (O) a richiedere il complemento frastico che abbia vinto il torneo (o) e l’argomento elementare Giulia (n). Si osservi che la frase 40 è equivalente alla corrispondente frase ad operatore nominale: 40.1 Che tu venga è un piacere per Maria Mentre 41 e 42 sono equivalenti alle corrispettive frasi ad operatore verbale:

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41.1 Che noi siamo presenti importa a Max 42.1 Che abbia vinto il torneo onora Giulia in cui viene salvaguardata la relazione fra l’operatore e i suoi argomenti, ovvero la struttura di frase Onn. Ciò accade anche quando il complemento frastico viene parafrasato con il corrispondente gruppo nominale, poiché questo è sempre riconducibile ad un discorso (o) 40.2 La tua venuta (piace a + è un piacere per) Anna 41.2 La nostra presenza (importa a + è importante per) Max 42.2 La vittoria del torneo (onora+ fa onore a) Giulia

Ono= operatori che si applicano su un argomento elementare e su una frase, come:

43. Nadia pensa che la vita sia uno schifo 44. Max fa finta di uscire 45. Ada sta attenta a non sbagliare

In 43 l’operatore pensa (con il suo argomento Nadia) sia applica sulla frase la vita è uno schifo. In 44 invece l’operatore fa finta (equivalente a finge) con il suo argomento Max si applica all’infinitiva uscire introdotta dalla preposizione di. In 45 infine l’operatore aggettivale attenta (in relazione parafrastica con fa attenzione) opera sul nome Ada (n) e sulla frase non sbagliare (o) preceduta dalla preposizione a. Onno= operatori che si applicano su due argomenti elementari e su un discorso. Osserviamo alcuni esempi:

46. Vito chiede a Imma di venire 47. Max non fece parola con nessuno del fatto che sapeva tutto 48. Eva ha una discussione con Ugo sul fatto che debba impegnarsi

In cui chiedere (con il suo argomento Ugo) si applica su un nome (Imma) e su un discorso (di venire). Lo stesso dicasi in 47 per la sequenza fare parola (con il suo argomento Max) che opera sull’argomento elementare nessuno, (introdotto da con) e sulla completiva che sapeva tutto (introdotta da del fatto che). In 48 infine, l’operatore nominale discussione seleziona oltre all’argomento in posizione soggetto (Eva), un ulteriore argomento elementare (Ugo) e un discorso (sul fatto che debba impegnarsi). Con questo abbiamo concluso la presentazione degli operatori di secondo livello unari, passiamo adesso a quelli di tipo binario, detti così perché si applicano su due discorsi (Ooo). Harris propone un’ulteriore articolazione interna a questo macrocategoria di operatori, distinguendo gli operatori binari di tipo associativo da quelli di tipo non associativo:

• Ooo di tipo associativo: si applicano su due discorsi coordinandoli fra loro. Forniamo qualche esempio:

49. Flora legge 50. Flora studia 51. Flora legge e studia

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52. Max lavora 53. Max si diverte 54. Max lavora o si diverte

In queste frasi l’operatore in questione è rappresentato dalle congiunzioni “e” ( and) ed “o” (or) che si applicano sui due discorsi Flora legge e Flora studia, da un lato e Max lavora e Max si diverte dall’altro, legandole fra loro rispettivamente nelle frasi 51 e 54. Queste ultime sono per Harris il risultato di una trasformazione T binaria, detta così poiché agisce su due enunciati per darne un terzo (si veda a tal proposito Harris 1965). Il carattere associativo di tali operatori permette la permutabilità dei discorsi su cui si applicano: COORDINAZIONE Flora legge e studia ßà Flora studia e legge Max lavora o si diverte ßà Max si diverte o lavora

• Ooo di tipo non associativo: si applicano sempre a due discorsi ma non implicano alcun

tipo di coordinazione. Facciamo qualche esempio

55. Eva va al doposcuola poiché non ama studiare da sola 56. Giovanni fa sport quando si ingrassa 57. I genitori verranno a trovarci se avranno un po’ di tempo MARCA DI

SUBORDINAZIONE CIRCOSTANZIALE

= O

FRASE ELEMENTARE

(a) = o

FRASE

ELEMENTARE (b) = o

FRASE COMPLESSA (c )

= O(oo)

poiché

Eva va al

doposcuola

Eva Non ama

studiare

Evaj va al doposcuola poiché Evaj non ama

studiare

quando

Giovanni fa sport

Giovanni si

ingrassa

Giovanni fa sport quando Giovanni si

ingrassa

se

I genitori verranno a trovarci

I genitori avranno un po’ di tempo

I genitori verranno a trovarci se i genitori

avranno un po’ di tempo Come si nota dallo schema, le congiunzioni di subordinazione circostanziale si applicano sui due discorsi minimi (a) e (b) producendo la frase complessa (c), per mezzo della

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CANCELLAZIONE della seconda occorrenza del sintagma nominale (in quanto coreferente con la prima)14. Diversamente da quanto visto per le marche di coordinazione (“e”ed “o”), tali operatori non permettono di invertire “l’ordine lineare”dei rispettivi argomenti frastici :

55. Eva va al doposcuola poiché non ama studiare ßà ?*Eva non ama studiare poiché va al doposcuola

56. Giovanni fa sport quando si ingrassa ßà ?*Giovanni si ingrassa quando fa sport 57. I genitori verranno a trovarci se avranno un po’ di tempo ßà ?*I genitori avranno un po’ di tempo se verrano a trovarci

Harris (1976,1982) ascrive anche verbi come “causare”, “implicare, “sottolineare alla classe degli “operatori di secondo ordine” binari (Ooo) di tipo non associativo. Tali operatori (detti “causativi”) si applicano infatti su due discorsi: 58. Il fatto che Max sia venuto ha causato il fatto che Eva si sia entusiasmata 59. Il fatto che Matteo si sia voluto sposare ha implicato il fatto che Daniela si sia

impaurita 60. Il fatto che Enzo sia stato promosso sottolinea il fatto che si sia impegnato e sulle relative nominalizzazioni: 58.1 La venuta di Max ha causato l’entusiasmo di Eva 59.1 La volontà di sposarsi di Matteo ha implicato la paura di Daniela 60.1 La promozione di Enzo sottolinea il suo impegno

Analogamente alle congiunzioni subordinate, anche per gli “operatori causativi” valgono i forti vincoli di tipo pragmatico e logico operanti sull’ordine delle due frasi: 58.2. ?* (il fatto che Eva sia entusiasta +l’entusiasmo di Eva) ha causato (Il fatto che Max sia venuto + la venuta di Max); 59.2. ?* (Il fatto che Daniela si sia impaurita +la paura di Daniela) ha implicato (il fatto che Matteo si volesse sposare + la volontà di Matteo di sposarsi); 60.2. ?* (Il fatto che Enzo si sia impegnato+ l’impegno di Enzo) sottolinea (il fatto che sia stato promosso+la sua promozione). L’ultima categoria di operatori non elementari (o binari) è rappresentata da:

• Onoo: operatori non elementari che si applicano su un argomento elementare e su due discorsi. Si consideri, in proposito l’esempio seguente:

14 La trasformazione di cancellazione di sintagmi fra loro coreferenti all’interno di frasi correlate (la coreferenza viene indicata con una lettera “j” in pedice) è detta EQUI NP Deletion (= Cancellazione di sintagmi equivalenti). Per un riesame di questa ed altre trasformazioni rinviamo a Vietri ( 2004, Appendice pp.207-222)

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61. Nadia attribuisce il fatto che sei stanco al fatto che hai studiato in cui l’operatore attribuisce (con il suo argomento Nadia) si applica su due frasi introdotte da il fatto che, ovvero Tu sei stanco e tu hai studiato. Anche in questo caso è possibile applicare “la nominalizzazione”: 61.b Nadia attribuisce la tua stanchezza allo studio

Le due frasi 61 e 61.b sono in “relazione trasformazionale” fra loro poiché, anche se differiscono al livello di “struttura superficiale”, presentano una sostanziale analogia sia a livello sintattico che a livello semantico. Concludendo. La classificazione harrisiana degli operatori costituisce un punto di partenza indispensabile per gli studi lessico-grammaticali, poiché si basa sul riconoscimento del ruolo essenziale svolto, all’interno di un sistema linguistico, dalle frasi elementari. Lo studio degli operatori può avvenire infatti solo all’interno delle particolari relazioni che li legano ai propri argomenti e indipendentemente dal fatto che questi siano semplici sostantivi ( ovvero argomenti elementari) o complementi frastici (ovvero argomenti non elementari o discorsi).

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3. “La struttura argomentale della frase semplice IL Lessico-grammatica si configura come un modello di sintassi limitato alla frase semplice (o frase elementare): per Maurice Gross infatti l’unità di significato non è localizzata a livello di “parola”, ma a livello di frase elementare:

“Le entrate del lessico non sono le parole, ma le frasi semplici. Questo principio è in contraddizione con le nozioni tradizionali del lessico solo apparentemente. In effetti, in un dizionario, non è possibile dare il senso di una parola senza utilizzare una frase, né di comparare (…) gli usi differenti di una stessa parola senza inserirla all’interno di una frase (…)In effetti, la presentazione per parole nei dizionari è giustificata solo per la comodità della ricerca dell’informazione, è cioè una restrizione nella presentazione come l’ordine alfabetico”. (Gross, 1981, p.48).

La frase elementare (o frase minima) - identificabile harrisianamente come quella concatenazione di elementi costruita intorno ad un’operatore e i suoi argomenti,- è in altre parole formata da un verbo (con il suo eventuale soggetto) e dai “complementi essenziali” che esso seleziona (detti anche “nucleari” o complementi di verbo) Tutte le frasi elementari – commenta Gross (1992)- condividono allo stadio attuale, la struttura generica:

No V W in cui No è l’argomento che svolge la funzione soggetto, V è il verbo e W è una variabile che può essere “occupata” da tutti i complementi, incluso un complemento vuoto (“E”): in tal caso la notazione sarà W= :E. La parte No V della struttura No V W è estremamente generica, mentre non si può dire lo stesso per la restante struttura W che ha sollevato una serie di problematiche, a partire dalla costatazione di Gross (1992) che “no two verbs of the lexicon (12,000 verbs for French) have the same complements W”. Per chiarire la natura della variabile W, le grammatiche hanno tradizionalmente classificato i complementi in due principali tipologie: complementi essenziali che sono caratteristici di ciascun verbo e complementi circostanziali (considerati riduzioni di frasi), che possono applicarsi ad un esteso set di verbi e che possono essere omessi. Entrambi i complementi possono assumere la forma di sintagmi nominali, diretti o preposizionali, annotati con Prep Nj

15. Se la preposizione è assente (Prep ‘zero’) viene annotata con E ( Prep=:E). Per l’italiano dunque si avrà:

Prep=: E+ di+a+ da+ in +con +su….

Ma i complementi possono anche essere frastici16, in questo caso scriveremo:

Prep Nj= :Prep ( E+ il fatto ) Che F 15 La “j” in pedice indica l’ordine con cui occorrono nella frase (da sinistra a destra). 16 Anche i complementi frastici potranno essere essenziali o circostanziali: in quest’ultimo caso vengono chiamate “frasi subordinate”.

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I risultati empirici derivati dalle classificazioni lessico-grammaticali hanno contribuito - sottolinea Gross (1992) - a rendere via via più precisa la variabile W:

a. W=: E b. W= : Prep N1 (in cui Prep può essere =:“E”) c. W=: Prep N1Prep N2 (in cui Prep può essere =:‘E’)

Forniamo alcuni esempi di frase elementare dell’italiano per ciascuno delle possibili contenuti della variabile W:

a. con W=: E No V Il gatto miagola

b. con W= :Prep N1 (con Prep = :E )

NoV N1 Il bambino mangia il gelato

b.1 con W= :Prep N1 (con Prep =: a) NoV aN1

Eva obbedisce alla madre

b.2. con W=: PrepN1 ( con Prep=: di) NoV di N1

Max sparla di Ugo

b.3 con W:=PrepN1 (con Prep=: da) No V da N1 Gianni proviene da una famiglia nobile

b.5 con W=:Prep N1 (con Prep=: con) No V con N1

Sonia litiga con Simona

c. con W= :Prep N1 Prep N2 (con Prep1=: E; Prep2 =: da) NoVN1PrepN2 Bob ereditò la casa dalla madre

In base al contenuto della sequenza W (ovvero al numero e alla tipologia dei complementi selezionati) verbi “omografi” vengono suddivisi in unità distinte dette “entrate” o “usi verbali”. I

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sensi diversi di uno stesso verbo vengono, in altre parole, rappresentati in entrate lessicali separate a seconda del contesto frastico in cui occorrono. Per esempio il verbo francese voler è stato suddiviso in due unità: voler (volare) e voler (sottrarre) con due distinte descrizioni sintattiche:

1. No voler=: L’oiseau vole (l’uccello vola), 2. No voler N1 à N2= : Bob a volè un livre à Jo (Bob sottrae un libroa Jo)

In altri termini, si ha W=: E per voler con il significato di “volare”, e W=: N1 à N2 per voler con il significato di “sottrarre-rubare”. Preso invece il verbo italiano mirare, si nota che esso presenta interpretazioni differenti a seconda che entri in una costruzione transitiva (mirare = osservare) o in una intransitiva (mirare = aspirare, tendere ad uno scopo):

3. No mira N1 =: Max mira le bellezze del paesaggio 4. No mira Prep N1=: Max mira al successo

Per l’uso verbale di 3. avremo W:= Prep N1 (con Prep= E), ovvero una struttura di frase del tipo No V N1, mentre per mirare in 4. avremo W=: Prep N1 (con Prep= a), cioè una frase elementare del tipo No V a N1. Sulla base del concetto di sintassi di Zellig Harris, abbiamo visto che Maurice Gross ritiene la frase elementare l’unità minima per lo studio del significato e della sintassi. Di conseguenza il significato delle frasi è più semplice da distinguere del significato delle parole. Osservando il verbo inglese “to miss” e le possibili strutture frastiche ad esso associabili:

5. N0V V-ing =: Max missed collapsing [Max evitò di cadere] 6. N0V N1 =: Max missed the target [Max mancò l’obiettivo] 7. N0V N1 =: Max missed Eva [A Max manca Eva]

È facile constatare come esso sia lessicalmente ambiguo poiché occorre in frasi elementari differenti in cui acquista significati distinti e non relazionati. Se si osserva la sequenza W, abbiamo in tutte e tre le frasi W=: Prep N1 (con Prep= E), e dunque una struttura sintattica apparentemente analoga, del tipo N0V N1. Le differenze fra i tre usi risiedono nel tipo di complemento N1 selezionato, poiché in 5 esso è frastico per cui avremo W=: Prep N1 (con N1=:Che F), mentre sia in 6 che in 7 miss seleziona un argomento elementare (rispettivamente the target e Eva). Uno dei problemi che il Lessico-Grammatica incontra in sede di analisi automatica (NLP, Natural language Processing) è infatti rappresentato dalla necessità di risolvere l’ambiguità lessicale . L’individuazione della frase elementare o discorso minimo rappresenta la prima soluzione per distinguere entrate omografe come voler per il francese, mirare per l’italiano. Nel caso di miss, invece la sola identidicazione della struttura frastica ci ha permesso di sdoppiare l’uso a completiva (5) dagli usi non a completiva (6-7) ma non è stato sufficiente per disambiguare fra questi ultimi che sono entrambi di tipo transitivo ed hanno la medesima struttura NoV N1. A questo punto entra in gioco l’analisi distribuzionale (così come concepita da Harris), ovvero l’individuazione dei tratti di selezione delle co-occorrenze presenti nelle diverse entrate lessicali. Nel caso di to miss negli usi 6 e 7 le restrizioni distribuzionali operanti sugli argomenti sono le seguenti:

6. No miss N1 =: Max miss the target

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N0= sintagma nominale di tipo umano N1=sintagma nominale di tipo non umano e concreto

L’argomento in posizione oggetto tuttavia risulta “ristretto”, ovvero collocabile in una lista di elementi finiti ed empiricamente listabili, tale che è perfettamente accettabile la frase:

6.1 Max miss ( the target+ the aim+ the mark) mentre non lo è la frase in cui in relazione di co-ooccorrenza con il verbo compare un qualunque sintagma nominale i tipo non umano e concreto

6.2 *? Max missed the house In questa frase tuttavia l’accettabilità viene recuperata se si assume che the house (la casa) sia un bersaglio da colpire e si collochi dunque rispetto al nome target (bersaglio) in un rapporto semantico di “iponimia-iperonimia”. Le restrizioni distribuzionali operanti invece sull’uso 7 di “miss” sono le seguenti:

7. N0V N1 =: Max missed Eva

No= = sintagma nominale di tipo umano N1= sintagma nominale di tipo umano, animato e inanimato

infatti in rapporto di equivalenza distribuzionale con un N1 umano della frase 7 potremmo trovare:

7.1 Max missed (the sister+ the holiday house+ the piano+ the dog) Naturalmente l’ambiguità persiste in una frase come

8. Max missed the piano in cui il solo contesto frastico non ci permette di stabilire se Max sta giocando per esempio con una fionda, per cui the piano vada interpretato come bersaglio (uso 6), oppure se sia l’oggetto del sentimento di nostalgia di Max (uso 7). 4. Il contenuto degli argomenti: argomenti frastici, argomenti liberi, argomenti fissi Quanto abbiamo detto finora ci ha portato a costatare che l’analisi lessico-grammaticale degli operatori verbali ( o Verbi ordinari) parte dalla determinazione della struttura di frase elementare ovvero dall’identificazione del numero e della tipologia di argomenti che essi selezionano (tale fase, passa attraverso la distinzione fra complementi essenziali e circostanziali, per la quale rinviamo a Vietri 2004). Sempre in prima battuta si deve tener conto di una proprietà distribuzionale importante e cioè della presenza di un argomento non elementare che Gross (1992) chiama “sentential argument”

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(ovvero argomento frastico). Facciamo qualche esempio di verbo che seleziona in rapporto di equivalenza distribuzionale con un nome un argomento frastico (detto anche ‘completiva’) 17

: 9. No V N1 con N1 =: Che F (Ena)0 desidera (che Max sia vestito)1

10. No V N1 di N2 àcon N2= Che F (Max) 0 convince (Ugo)1 (del fatto che il lavoro sia importante)2

11. No V N1 Prep N2 N3 à con N3 = Che F (Vito)0 scommette (50 euro)1 (con Matteo)2 (che Luca arriverà)3

Abbiamo visto poi che quando un’entrata seleziona unicamente argomenti non elementari, potrà essere classificata come transitiva o intransitiva (a seconda della presenza rispettivamente di un gruppo nominale o preposizionale alla sua destra): ed è su tale base che abbiamo differenziato l’uso transitivo di “mirare” ( in mirare le bellezze del paesaggio) da quello intransitivo (in mirare alla carriera). Un ulteriore fase operativa è rappresentata dalla specificazione delle restrizioni distribuzionali e semantiche operanti sugli argomenti, che ci ha portato a distinguere gli usi 6-7 di miss, ovvero ‘to miss the target’ e ‘to miss Eva’ . Nonostante la restrizione sui complementi possa essere a volte tanto forte da far identificare una classe ristretta di Ni (l’entrata mangiare per esempio, seleziona un oggetto concreto non solo etichettabile come “commestibile” ma anche parte di una più circoscritta classe semantica, quella degli “oggetti commestibili di tipo solido”), si tratta comunque per i complementi analizzati finora di argomenti liberi. Vediamo ora qualche esempio di struttura di frase in cui gli argomenti sono “bloccati” e formano insieme al verbo un’ unica entità detta frase idiomatica:

12. ( Il bimbo) 0 sciaccia (un pisolino)1

13. (Un tale)0 prende (il toro)1 (per le corna)2 14. (Mia figlia) 0 mette (i bastoni )1 (fra le ruote)2 (a Bob)3

Per specificare gli argomenti fissi , scriveremo:

N1=: C1 =: un pisolino; il toro, i bastoni PrepN2=: Prep C1= : per le corna; fra le ruote

La notazione “C” per gli argomenti fissi è usata in tutte le posizioni, cioè le si può assegnare un numero in pedice che va da 0 a 4. Per specificare gli argomenti liberi nelle posizioni 0 e 3 scriveremo:

No= :il bimbo; un tale; mia figlia N3=: Bob

La distinzione fra argomenti liberi e argomenti fissi si basa sulla possibilità di variare i primi, attraverso: ü la loro sostituzione con elementi sinonimici, distribuzionalmente equivalenti; 17 La distinzione fra verbi a completiva e non a completiva è ritenuta infatti sia da Harris (1976) che da Gross (1979) prioritaria rispetto alla distinzione fra operatori transitivi e intransitivi.

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ü l’aggiunta di modificatori (come aggettivi) e determinanti ; ü l’inversione fra singolare e plurale (e viceversa), come si osserva nelle frasi seguenti:

12.1 (Il bimbo+ Il bambino) schiaccia un pisolino 13.1 (Un+ quel) tale prende il toro per le corna; 14.1 (Mia figlia+ Le mie figlie) (mette+ mettono) i bastoni frale ruote a Bob

Le stesse manipolazioni applicate invece agli argome nti fissi delle frasi 12-14 non risultano ammissibili:

12.2 Max (mangia + *?divora) la foglia 13.2 Jo prende (il + *?un ) toro per le corna 14.2 Nadia mette i bastoni fra ( le ruote + *?? la ruota )a Max

a meno di non rinunciare alla lettura idiomatica del composto, a favore di quella “concreta”. Per concludere : il numero e la natura degli argomenti dipende da ciascun verbo. La varietà degli argomenti dunque si rivela enorme, ma è possibile creare una tipologia di essi, sebbene approssimativa in alcuni casi. Gross (1992) distingue infatti fra: a. “sentential arguments”; b. “free concrete arguments”; c. “frozen arguments” Data dunque la seguente tipologia di strutture argomentali

No V (E+PrepN1(E+ PrepN2 (E+PrepN3))) avremo l’equazione

Ni=: Che F+ N+ C che mostra come in una data posizione sintattica Ni si possa trovare una argomento frastico (Che F), un sintagma di tipo nominale e libero (N) oppure un argomento fisso (C). Questa equazione da conto della costruzione di classi disgiunte, ovvero delle classificazioni parallele di frasi a completiva, frasi libere e frasi idiomatiche . Nel caso del Francese, dalla specificazione della sequenza W si è delineato un sistema di circa 50 classi distinte per 12000 frasi libere e di circa 30 classi per circa 30,000 frasi idiomatiche. Nel caso dell’italiano sono state attualmente classificate 1350 frasi a completiva (Elia, 1984,1984a); 2000 frasi libere non a completiva [di cui 1200 costruzioni transitive in D’Agostino (1992), e 800 costruzioni intransitive in Bocchino (2006)] e circa 5500 frasi idiomatiche (Vietri,1985). Dalla quantificazione dei dati emerge chiaramente quanto le frasi idiomatiche non siano delle eccezioni, come tradizionalmente si tende a ritenere. Esse sono più numerose delle stesse frasi libere (a completiva e non a completiva), sebbene l’origine del composto o dell’idioma sia spesso irregolare (come dimostrano i dizionari etimologici spesso ricchi di aneddoti).

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Capitolo terzo

LESSICO-GRAMMATICA DEI VERBI SINTAGMATICI: PRESENTAZIONE DELLA RICERCA

1. Il corpus e i risultati della ricerca Il presente contributo sottolinea la necessità di un approccio Lessico-grammaticale ai verbi sintagmatici e rappresenta un primo tentativo di inquadrarli all’interno delle formulazioni teoriche harrisiane e grossiane, (così come le abbiamo riassunte nel capitolo precedente). Se dunque da una parte la finalità del nostro lavoro è stata la messa a punto di una tassonomia dei composti Verbo + Particella (d’ora in poi VPart), dall’altra non si è potuto procedere in questa direzione sulla base delle liste di verbi sintagmatici realizzate finora. E ciò per alcuni motivi fondamentali:

• le dimensioni ridotte di tali liste rispetto alla produttività e invasività del fenomeno nell’uso concreto della lingua;

• l’inserimento al loro interno di sequenze V+Particella che piuttosto che ‘verbi sintagmatici’, vanno considerate o come ‘unità polirematiche’ di altro tipo (per esempio volere bene\ male nelle liste di Simone e Rigual, in cui bene e male sono per noi non ‘avverbi’ ma ‘nomi’) o vanno viste come semplici combinazioni di un verbo più un avverbio (per esempio guadagnare bene nella lista di Rigual, in cui bene ci appare argomento dell’operatore guadagnare), o infine come combinazioni di un Verbo + un sintagma preposizionale (come gettarsi contro sempre in Rigual in cui contro è una semplice preposizione che introduce un SP: Max si getta contro il nemico);

• il fatto che le liste presentino un elenco di “parole” piuttosto che di “frasi”: i verbi sintagmatici compaiono, in altri termini, al di fuori delle particolari relazioni intessute con gli argomenti, e anche quando nei commenti testuali sono illustrati degli esempi di

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frasi, questi non sono formulati tenendo conto di tutti i possibili complementi essenziali che possono co-occorrere con il composto. Riteniamo infatti che la mancata messa in luce della “struttura argomentale” del verbo sintagmatico, possa produrre risultati fuorvianti, come la considerazione per esempio che buttare via entri in un discorso minimo come Max butta via il suo tempo, mentre tale esempio va considerato una “sottostruttura” o “uso assoluto” a partire da Max butta via il suo tempo in cose futili. Allo stesso modo la frase Eva spazzola via le briciole è per noi il risultato della cancellazione di un complemento locativo, deriva cioè dalla frase elementare Eva spazzola via le briciole dalla tovaglia.

Sulla base dell’inadeguatezza quantitativa e qualitativa dei dati finora proposti, abbiamo preferito procedere autonomamente alla ricerca di un corpus il più possibile esaustivo e valido di verbi sintagmatici (sulla base dei criteri rigidi di identificazione discussi nel capitolo I.) Nel fare questo abbiamo effettuato lo spoglio di più di dieci opere lessicografiche sia monolingue che bilingue. In particolare i dizionari consultati sono: ü dizionari monolingue: D’Anna (2002), De Mauro (2006), Zingarelli (2004), Devoto Oli

(2008); ü dizionari bilingue: Ragazzini-Biagi (inglese-italiano, 2006); Ghiotti (francese-italiano,

2000), Boch (Francese-italiano, 2008), Castiglioni Mariotti (latino-italiano, 2004); ü altro: dizionario dei sinonimi e contrari (Rizzoli, 2002); dizionario d’uso dei phrasal

verbs (hoepli, 2004); Phrasal Verbs ( Garzanti linguistica, 2005); ü dizionari on line: www.wordreference.com; www.datasegment.com;

www.dizionari.corriere.it; dizionario elettronico per l’apprendimento italiano-tedesco ELDIT (www.dev.eurac.edu); dizionario delle valenze italano-tedesco, Wörterbuch de italienischen Verben di Blumenthal e Rovere 1998 www.unistuttgart.de/lingrom/stein/forschung/ontovit/iperverb

A differenza delle altre liste prodotte su base lessicografica (la più recente è quella di Rigual che nel 2007 ha elencato 319 verbi sintagmatici italiani) la nostra non si è limitata a includere solo i VS evidenziati nei dizionari come locuzioni avverbiali (cf. loc.avv.) ovvero come unità polirematiche, ma si è estesa anche a quelli raccolti negli esempi, in quanto risultato di meccanismi produttivi. Come per le altre categorie fraseologiche, infatti, la lessicografia non è riuscita ancora a stabilire un confine netto tra ciò che presenta come unità fraseologiche e ciò che sono combinazioni libere di parole (come gli esempi): molte delle prime finiscono per essere trattate come le seconde. Abbiamo inoltre verificato su Internet (mediante interrogazione diretta del motore di ricerca Google) la presenza nell’uso reale della lingua di molti usi non attestati sui dizionari. Il ricorso al web (forum, chat, siti, blog)18 e l’inclusione di quei VS raccolti nei dizionari come esempi o reputati pienamente sintagmatici sulla base della nostra “competenza di parlanti” spiegano le maggiori dimensioni della lista da noi prodotta rispetto a quella di Cesareo Rigual.19 Dal corpus è emerso che le basi verbali che formano i V+Part in italiano sono: (a)

abitare, agire, andare, arare, arrivare, aspettare, avercela, avere, berci, buttare, buttarsi,cacarsi, cacciare, cadere, capitare, cascare, cenare, chiamare, chiamarsi, correre,

18 Gli esempi tratti da Google sono presi da testi che rispetto al grado di pianificazione e di formalità assomigliano più a testi parlati che non a tipici testi scritti. 19 I dizionari utilizzati da Rigual sono: De Mauro (1999-2000), Devoto Oli(2004), Sabatini-Coletti (2003), Doglietti Rosiello (1999), Tam (2003), Sane-Schepisi (2005), Giordano Clavo (2006), Arquès (2002)

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dare, darci, darla, darsi, dire, dirla domandare, dormire, dormirci, entrare, essere, fare, farla, farsela, farsi, ficcarsi, filare, finire, gettare, gettarsi, girare, gocciolare, guardare, guardarsi, lasciare, lavare, lavorare, levare, levarsi, mandare, mettere, mettersi, mirare, montare, morire, nascere, ottenere, parlare, partire, passare, passarci, pensare, pensarci, piangere, piangersi, piantare, piombare, piovere, pisciarsi, porre, portare, portarsi, pranzare, prendere, prendersela, ragionarci, reggersi, remare, rendere, restare, riandare, rientrare, ributtare, ributtarsi, ridare, ridere, riderci, rifletterci, rigare, rigettare, rimandare, rimanere, rimettere, rispondere, ritornare, ronzare, rotolare, salire, saltare, sbattere, sbavare, sbalzare, sbattere, sbucare, scacciare, scappare, scagliarsi, scattare, schizzare, scivolare, scendere, scivolare, scorrere, scrivere, sentire, sfuggire, sgattaiolare, sparlare, spazzare, spedire, spingere, sprizzare, sputare, sparare, spazzolare, starci, stare, strappare, stringersi, tagliare, tenere, tenersi, tirare, tirarsi, togliere, tornarci, tornare, trarre, trascinare, trascinarsi, trattarsi, uscire, vedere, vederci, vedersela, venire, venirsi, versare, vivere, volare, volere, votare

esse si combinano con le seguenti particelle: (b)

accanto, addosso , alto, appresso, attorno, avanti, basso, bene, contro, dentro, dietro, doppio, dritto, forte, fuori, giù, indietro, insieme, intorno, lì, lontano, male, meno, oltre, presto, qui, sopra, sotto, su, tardi, via, vicino.

Poiché queste ultime quando entrano a far parte del ‘verbo composto’, mostrano fra loro le stesse proprietà sintattiche, non adotteremo la comune distinzione fra preposizioni e avverbi (presente in molte grammatiche tradizionali) ma faremo riferimento alla la più generica nozione di “particella” (cf.Part) così come suggerito da Venier ( 1996 ) e Jansen ( 2004). Tale particella può essere:

1. di tipo locativo o spaziale come ‘sopra’, ‘sotto’, ‘giù’, ‘via’ (per esempio in “andare sopra” “saltare giù “correre via”) e gli elementi deittici ‘lì’, ‘là’, ‘qui’;

2. di tipo non locativo come bene, male,meno,prima, dopo, presto, tardi, insieme (per esempio in “fare presto”, ‘parli bene di me’ ‘non rispondere male’ ‘mettere insieme una frase’ ‘la nonna viene meno’);

3. Di tipo aggettivale , come ‘alto, ‘basso, ‘dritto, ‘chiaro’:si tratta di aggettivi invariabili che accanto al verbo- come riconosciuto già da Lonzi (1992) - assumono funzione avverbiale (es.il blog vola alto, Max mira basso, Mio figlio riga dritto, Eva parla chiaro.) 20

L’incontro fra le 151 basi verbali e le 30 particelle produce circa 800 usi verbali di tipo sintagmatico. Applicando l’approccio Lessico-grammaticale, così come delineato da Gross (1979), abbiamo infatti sostituito alla generica nozione di “verbo sintagmatico”, quella di “uso” o “entrata

20 Dalla nostra ricerca infine sono emersi un numero consistente di composti idiomatici verbo+aggettivo non riconducibili a (3) e dunque non identificabili come “verbi sintagmatici” ma come unità polirematiche distinte, che pure meritano uno studio approfondito e un trattamento tassonomico (es. farsi bello, farla finita, passarla liscia, mettercela tutta…)

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verbale” sintagmatica. Calando ciascun verbo all’interno di tutte le strutture frastiche in cui può occorrere, abbiamo effettuato in altre parole un costante processo di “sdoppiamento delle entrate” che ci ha portato a distinguere fra usi composizionali (a cui può essere associata un’interpretazione locativa) e usi non composizionali (a cui può essere associata un’interpretazione figurata). In particolare, quantificando i dati, notiamo che le basi verbali in (a) unite alle particelle in (b) realizzano circa 200 usi locativi o composizionali (es. andare via, saltare giù) e 700 usi non composizionali o idiomatici (es. fare fuori, dormirci su, tirare avanti) 2. Usi composizionali e usi idiomatici: lo sdoppiamento delle entrate

Facciamo qualche esempio di sdoppiamento fra uso locativo-composizionale e uso non composizionale-idiomatico. Preso un verbo come “venire fuori” è possibile procedere ad una “moltiplicazione” dell’entrata lessicale distinguendo i seguenti usi: I. “uscire da un luogo chiuso” a cui corrisponde la seguente struttura di frase:

No VPart Loc N1 Con le seguenti caratteristiche:

N0 =: N animato N1=: N luogo

Come nella frase:

1. (Max + il cane) venne fuori dalla stanza

che ammette la sottostruttura:

ßà (Max+ il cane) venne fuori II. “essere scoperto, venire a galla, detto di informazioni e simili”. Tale uso è indicato dai dizionario Devoto Oli (2008) come figurato (fig.) e corrisponde ad una struttura argomentale del tipo:

No VPart Loc N1

Con la proprietà distribuzionale No=: Che F Come nella frase

2. Che sei innocente verrà fuori dall’indagine

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in cui l’operatore sintagmatico venire fuori si applica su un complemento frastico in posizione soggetto e su un complemento locativo. La frase 2. è cioè rappresentabile harrisianamente come Oon. Si noterà che l’uso della completiva introdotta da che è raro tanto che la forma il fatto che è stilisticamente più naturale:

2.1 Il fatto che sei innocente verrà fuori dalle indagini così come è pragmaticamente più accettabile la costruzione con soggetto posposto (visto il carattere ‘inaccusativo’ del verbo “venire fuori”):

2.2. Dalle indagini verrà fuori che sei innocente La completiva è inoltre sostituibile per nominalizzazione con un sostantivo morfologicamente derivato:

2.3. (Il fatto che sei innocente+ La tua innocenza) verrà fuori dall’indagine ed equivalente a livello distribuzionale ad una particolare classe di nomi astratti etichettabili - in base alla rappresentazione harrisiana di tipo concate nativo - come operatori su operatori (Oo), poiché contengono al loro interno argomenti non elementari:

2.4. ((Il problema+la questione+la notizia+…) + E + della tua innocenza+ che sei innocente) verrà fuori dall’indagine

Anche l’uso II di venire fuori ammette la cancellazione del locativo

Che F VPart Loc N1 (Loc N1à E) = Che F VPart

ovvero la “correlazione trasformazionale” fra le due frasi

2.5. Dall’indagine verrà fuori che sei innocene (Dall’indagineà E)= 2.6. Verrà fuori che sei innocente

III. “Riuscire a sottrarsi a una situazione difficile e pericolosa”. Tale uso ha apparentemente un’ analoga struttura di frase dell’uso locativo I , ovvero:

N0VPart Loc N1 eppure ad esso è possibile associare una lettura traslata (il Devoto Oli 2008 lo marca come fig.). La frase corrispondente è infatti :

3. Eva riuscì a venir fuori dalla depressione in cui è facile costatare che il “ruolo semantico” di luogo attribuibile all’argomento N1 non è fisico ma psicologico. L’“uscita” del soggetto (questa volta di tipo obbligatoriamente umano, a differenza dell’uso I) è infatti metaforica, ed è l’uscita da uno stato mentale o fisico spiacevole:

No= N umano obbligatorio

N1= N luogo psicologico

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La frase 3. è in correlazione con la seguente

3.1. Eva è in depressione ovvero con una struttura a verbo supporto. Rispetto ad essere, “venire fuori” è un verbo di movimento che funge da variante di supporto con valore ‘egressivo’. Si noti infatti la ‘classe di equivalenza parafrastica’ fra le seguenti frasi:

a. Eva si deprime ßàb. Eva è depressa ßà c. Eva ha (la+ una brutta+ * E) depressione ßà d. Eva è in depressione ßà e. Eva viene fuori dalla depressione

Tale uso dunque, si distingue chiaramente da quello concreto in I poiché il verbo sintagmatico non funge da operatore verbale ma da supporto: l’operatore è infatti rappresentato nelle frasi a-e dalla comune radice depr- che, nonostante le differenze di forma rinvenibili nel passaggio da a ad e conserva il valore predicativo e lascia inalterata la relazione fra l’operatore e i suoi argomenti (On). IV: “di libro o periodico: essere pubblicato”. Anche tale uso è figurato e rientra in una struttura minima del tipo:

No VPart Come nell’esempio

4. Ultimamente è venuto fuori uno splendido romanzo in cui il carattere “inaccusativo” di venire fuori permane, come dimostra la maggiore accettabilità a livello pragmatico della permutazione fra soggetto e verbo e la cliticizzazione in “ne” del soggetto posposto:

(ppvàne)= ne è venuto fuori un altro In questo uso si osserva come, diversamamente dalle altre entrate lessicali (I-III), la struttura NoV Part non sia una sottostruttura derivata per “cancellazione di costanti” ma il discorso minimo che satura tutte le posizioni degli argomenti (On). Inoltre l’argomento in posizione soggetto è sottoposto a restrizioni distribuzionali molto forti:

N0=: N ristretto ovvero rientra in una particolare classe di nomi iponimi rispetto all’iperonimo “pubblicazione”, come i sostantivi articolo, libro,romanzo. V. “Emergere, affermarsi, farsi conoscere”. Anche tale uso è figurato e corrisponde a una struttura sintattica

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No VPart W

In cui

No= N umano obbligatorio W=: elemento variabile di tipo avverbiale

Come nella frasi:

5. Eva è una persona che ha difficoltà a venir fuori (E+ per quella che è + bene) 5.1. Il cantante sta venendo fuori (E + alla grande + come meglio può)

In tale uso si osserva come ci sia bisogno di un’informazione contestuale per evitare che venga confuso con l’uso I., ovvero con il significato locativo di “venir fuori”. VI. “essere estratto, nei giochi di carte, tombola e simili”. Tale entrata ha struttura

No VPart Avente la seguente proprietà distribuzionale:

N0= :N non umano concreto e corrispondente alla frase:

6. E’ venuto fuori il jolly In cui l’No può essere sostituito da un qualunque nome rientrante nella classe dei numeri o delle carte, come dimostra la frase

6.1. E’ venuto fuori (il 18+ l’asso+ il jolly…) Ed è dunque di tipo “ristretto”. Riassumendo: L’applicazione dell’approccio lessico-grammaticale ai verbi sintagmatici permette di affrontare e risolvere i fenomeni di elevata polisemia mediante un costante processo di sdoppiamento delle entrate, che consiste – grossianamente - nell’individuazione di tutte le differenti frasi semplici in cui un verbo può occorrere con significati diversi. Nel caso di una forma polisemica come venire fuori, essa si sdoppia in ben 7 entrate lessicali distinte, di cui una composizionale o locativa e sei non composizionali o idiomatiche, così come esemplificato in tabella:

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POLISEMIA DI “VENIRE FUORI”

USO STRUTTURA DI FRASE ESEMPIO USO LOCATIVO USO FIGURATO

I No VPart Loc N1prov Max venne fuori dalla stanza

+ -

II CheF VPart Loc N1 Dall’indagine verrà fuori che sei innocente

- +

III Noum VPart Loc N1

astratto Eva venne fuori dalla depressione

- +

IV NoNRVPart E’ venuto fuori un bel romanzo

- +

V Noum obbl V Part W Il cantante viene fuori alla grande - + VI N0 NRVPart E’ venuto fuori il jolly - +

2. Usi composizionali e usi idiomatici: criteri di identificazione

A questo punto ci potremmo chiedere sulla base di quali criteri abbiamo distinto gli usi composizionali da quelli non composizionali. A livello semantico i primi si caratterizzano per il fatto che il significato del composto è funzione del significato dei due componenti (V e Particella), sono cioè quelli in cui la particella conserva il suo status locativo-direzionale. Facciamo rientrare in questa categoria sia verbi come uscire fuori, entrare dentro, salire su in cui la particella ha funzione pleonastica perché enfatizza un tratto di movimento già inglobato nel verbo-testa sia costrutti formati da un verbo-testa generico + una particella che funge da “direction marker” in quanto indirizza in una certa direzione il moto espresso dal verbo (es. saltare giù, andare via, correre su). In altre parole accorpiamo sotto la definizione di “verbi sintagmatici composizionali” le due classi semantiche (a e b) proposte da Simone (1997) e riassunte nel cap.I. Tali usi possono dirsi anche “locativi” o “trasparenti”. Gli usi non composizionali o idiomatici invece, sono quelli che hanno un carattere “lessicale”, poiché il loro significato non è la somma del significato delle parti, e la particella non conserva più il suo originario valore locativo\direzionale, così come il verbo-testa non è necessariamente un verbo di moto\stativo.. In altre parole i composti V+ particella di tipo idiomatico hanno sviluppato un significato metaforico, o derivato da quello locativo (come in ‘mettere dentro’, ‘correre dietro’) o del tutto idiomatico senza una controparte locativa (es. fare fuori, venire meno). L’applicazione dei soli criteri semantici atti a riconoscere in I. un uso composizionale-locativo e in II-II-IV-V- VI usi idiomatici non sembrano tuttavia sufficienti. L’interpretazione locativa di I. infatti, persiste anche nelle entrate II e III così come la particella “fuori” sembra conservare il suo originario valore direzionale in tutte le frasi in cui si combina con “venire”, per cui il composto ha un alto livello di composizionalità e trasparenza, come dimostra la possibilità di essere sostituito (ad eccezione dell’uso V.) con il suo equivalente monorematico “uscire” (dato dalla somma semantica di venire+ fuori):

I. Max è venuto fuori dalla stanza ßà Max è uscito dalla stanza

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II. Dall’indagine verrà fuori che sei innocente ßà dall’indagine uscirà che sei Innocente innocente

III. Eva venne fuori dalla depressione ßà Eva uscì dalla depressione IV. E’ venuto fuori un bel romanzo ßà E’ uscito un bel romanzo V. Il cantante verrà fuori alla grande ßà *? il cantante uscirà alla grande

VI. E’ venuto fuori il jolly ßà E’ uscito il jolly

Per distinguere le due famiglie di usi, composizionali da una parte e idiomatici dall’altro - distinzione di primaria importanza perché è alla base della messa a punto di classificazioni LG disgiunte- è necessario adoperare dunque anche dei criteri di tipo lessico- sintattico. Negli usi composizionali e idiomatici la particella può modificare la struttura argomentale del verbo-testa. Infatti mentre venire seleziona un locativo di provenienza e uno di destinazione come in:

8. Max è venuto a casa dal lavoro In venire fuori (composizionale e idiomatico) si ha la selezione del solo locativo di provenienza

9. Max è venuto fuori dalla stanza 10. Eva venne fuori dalla depressione

La struttura distribuzionale di venire fuori composizionale è la stessa del verbo venire, ovvero

N0 = :N animato Negli usi idiomatici di venire fuori invece, la particella aggiunta al verbo ne può modificare anche la “struttura distribuzionale”, (cosa che abbiamo appena visto non realizzarsi quando la particella si combina al verbo all’interno di un uso locativo). Dunque in “Venire” abbiamo:

N0=: N animato

in Venire fuori (locativo) abbiamo:

N0 =: N animato mentre in venire fuori (idiomatico) avremo: N0= :N astratto. Come in “è’ venuto fuori un problema” (uso II.), o

N0=: N concreto come in:

“e’ venuto fuori un romanzo” (uso IV. ) o in:

“E’ venuto fuori il jolly” (uso VI ) Infine negli usi idiomatici si verifica una forte restrizione di selezione su tali argomenti. In II il composto venire fuori si applica obbligatoriamente su un complemento frastico (anche il nome

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problema come abbiamo visto è riconducibile ad un discorso), in III L’N2 interpretabile come “luogo” rientra una classe astratta di nomi che identificano “situazioni spiacevoli”. In IV e VI infine la forte restrizione sul soggetto ha fatto identificare specifiche classi semantiche come quella delle “pubblicazioni” (in IV) e “dei numeri o carte da gioco” (in VI).

4. Verbi Sintagmatici composizionali: alcune problematiche

Gli usi composizionali sono parte di un lavoro ancora in corso. Tuttavia riteniamo utile fornire qualche spunto di ricerca ed esporre alcuni problemi emersi dalla nostra analisi. Innanzitutto ricordiamo che sussiste una dicotomia interna agli usi composizionali, distinti tradizionalmente in:

(a) usi in cui la particella è solo enfatica e pleonastica, come nei seguenti esempi: 1. Eva è uscita (fuori) di casa 2. Bob salì (su), verso il tetto 3. Max scende (giù) in cucina

(b) usi in cui la particella ha uno specifico valore locativo e indirizza in una certa direzione

il moto espresso dal verbo (di solito generico): 4. Carlo va via da Roma 5. Susi mette giù la borsa dalla scrivania 6. Eva tira avanti una sedia

Visto che nel gruppo (a) il tratto determinante è rappresentato dall’arbitrarietà della particella (arbitrarietà segnalata dall’uso delle parentesi) che ha solo il compito di rafforzare o raddoppiare il significato del verbo, l’operatore sembra essere il verbo testa. La particella infatti può essere liberamente cancellata, senza che ciò pregiudichi la struttura argomentale:

7. Eva è uscita fuori di casa [Partà E ] =: Eva è uscita di casa 8. Bob salì (su), verso il tetto [Partà E ] =: Bob salì verso il tetto 9. Max scende (giù) in cucina [Partà E ] =: Max scende in cucina

Più problematici sono invece gli usi composizionali del tipo (b) poiché la particella funge da “direction marker” e assume un ruolo necessario all’interno della frase, tanto che la sua cancellazione produce inaccettabilità:

10. Carlo va via da Roma

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[Partà E ]=:* Carlo va da Roma

11. Susi mette giù la borsa dalla scrivania [Partà E ]=:* Susi mette la borsa dalla scrivania oppure provoca uno slittamento verso un altro uso del verbo-testa, come nell’esempio 6. che diventa:

12. Eva tira avanti una sedia [Partà E ]=:*Eva tira una sedia

Se, dunque ci soffermiamo sull’ esempio 10 notiamo che, se un verbo come “andare” acquista significati specifici a seconda della particolare particella spaziale con cui co-occorre (es. andare via, andare fuori, andare giù..), per cui ad una data combinazione V+ Part corrisponderà una specifica struttura frastica, l’operatore sembra essere l’intero costrutto V+ Particella. La struttura di frase contenuta infatti nell’operatore sintetico andare è

N0 V Loc N1 prov N2 dest (classe 7DP), corrispondente alla frase

13. Carlo va dall’ufficio a casa che ammette la cancellabilità del solo locativo di provenienza

[Loc N1 provà E]=: Max va a casa mentre non è possibile cancellare il locativo di destinazione

[Loc N 2 dest à E] =: *Carlo va dall’ufficio e realizzare un uso assoluto del tipo NoV

[Loc N 1prov Loc N2destà E]:= *Max va Preso invece il verbo sintagmatico “andare via”, così come illustrato nell’esempio 10. (Carlo va via da Roma) notiamo che la particella produce una modifica della struttura argomentale di “andare”. Il nuovo operatore (di tipo composto) infatti, contiene al suo interno una struttura di frase del tipo No V Part Loc N1 prov, sul modello di partire (classe 7D) e a differenza di andare, può occorrere anche da solo, in uso assoluto:

14. Carlo va via L’ipotesi iniziale che negli usi sintagmatici composizionali di tipo (b) l’operatore sia l’intera sequenza è stata messa in dubbio, man mano che si sono presentati alla nostra attenzione fenomeni nuovi e inizialmente ignorati . Ci riferiamo a quei casi assai frequenti nella lingua parlata e scritta in cui il complemento locativo viene selezionato direttamente dalla particella spaziale, usata molte volte “assolutamente”, cioè senza l’appoggio del verbo:

15. Via di lì (LIP)

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16. Giù le mani dalle mie cose (LIP) 17. ..su con la vita (LIP) 18. “Sardegna: via i sommergibili usa “(Corriere della Sera)21

Ecco dunque il quesito che solleviamo sul gruppo (b) di verbi sintagmatici composizionali: l’operatore è il composto V+Part o la sola Particella? Riteniamo che gli esempi 15-18 , vadano considerati “sottostrutture” a partire dalle frasi:

19. Vai via di Lì 20. Metti giù le mani dalle mie cose 21. Stai su con la vita 22. Sardegna: mandiamo via i sommergibili Usa

che mostrano il carattere non sempre necessario del verbo-testa, che se può essere cancellato, significa che la funzione predicativa non risiede in esso ma negli avverbiali. Intuitivamente quindi si potrebbe sostenere che l’informazione principale sia contenuta nelle particelle come in 19. in cui Via apporta il significato di andarsene e contiene al suo interno una forma di frase del tipo N0 andarsene Loc N1 prov. Sappiamo infatti che anche preposizioni ed avverbi (cf. cap II) possono comportarsi come operatori, ovvero come “centri sintattici dell’enunciato” intorno a cui si organizzano gli altri elementi che lo compongono. E’ noto anche come il trasferimento della funzione predicativa su elementi diversi dal verbo, avviene nelle frasi a verbo supporto: anche gli esempi 19-22 sono infatti riconducibili a strutture di questo tipo, in cui il verbo è detto altrimenti “vuoto” o “delessicale”: Inserendo un soggetto nelle frasi 19-22 avremo infatti, partendo dalla 19 le seguenti correlazioni:

19. Max Va via di Li ßà 19.1. Max è via di lì

in cui, l’operatore via si applica su due argomenti elementari Max e di lì (Onn); La frase 20 invece, è in rapporto di equivalenza parafrastica con una frase a verbo supporto “avere”

20. Eva mette giù le mani dalle mie cose ßà 20.1. Eva ha le mani giù dalla mie cose ßà 20.2 Le mani di Eva sono giù dalle mie cose: La frase 21. è una riduzione a partire da una “collocazione” o “semi-idioma” con supporto stare:

21.1.Eva sta su con la vita La frase 22. infine, rientra in una costruzione transitiva a struttura lunga:

22.1. Noi Mandiamo via i sommergibili Usa dalla Sardegna 21 I primi tre esempi sono tratti dall’articolo di Hanne Jansen (2004) in cui l’autrice evidenzia la funzione “relazionale” delle particelle spaziali. L’esempio 18. è invece tratto da un corpus di titoli d’apertura da me raccolto e contenuto nella tesi di laurea triennale “I Titoli d’apertura nella stampa quotidiana:un’analisi linguistica” (relatrice: Simonetta Vietri).

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anch’essa riconducibile ad una frase a verbo supporto

22. 2. I sommergibili Usa sono via dalla Sardegna in cui l’operatore via si applica su due argomenti elementari I sommergibili Usa e dalla Sardegna (Onn) Nelle frasi 19-22 dunque l’elemento sintatticamente e semanticamente obbligatorio è la particella mentre il verbo testa può non solo essere cancellato, ma è variabile, nel senso che può essere liberamente sostituito con forme sinonimiche . In entrambi i casi non viene pregiudicata l’accettabilità e la struttura argomentale delle frasi:

19.2. (E+ Vai+vieni+corri+scappa…) via di lì! 20.3.(E+ Metti+tieni+colloca+ porta..) giù le mani 21.2.(E+ Stai+sii+tieniti) su con la vita 22.2. (E+ mandiamo+portiamo+spingiamo…) via i sommergibili Usa dalla Sardegna

Facciamo ora degli esempi di frasi in cui la particella “via” occorre in frasi transitive a struttura lunga come:

23. Max tira via il chiodo dal muro 24. Max raschia via il chiodo dal muro 25. Max gratta via il chiodo dal muro

A partire dalle quali potremmo trovare in chiave imperativo-esortativa:

26. Via il chiodo dal muro! E la corrispondente sottostruttura:

27. Via il chiodo! in cui capiamo di dover togliere il chiodo da una qualche superficie, anche se non ci viene detto “come”. In altre parole se i verbi tirare, raschiare, grattare vengono omessi, vuol dire che è la “particella spaziale” via a selezionare l’oggetto (il chiodo) e il locativo di provenienza (dal muro). Infatti le fasi 23-25 entrano in correlazione con la seguente frase a verbo supporto

28. Il chiodo è via dal muro che ha struttura Onn. Le frasi 23-25 vanno in altre parole interpretate come risultato dell’applicazione dei verbi di movimento tirare, raschiare, grattare (con i relativi soggetti causativi) su una frase a supporto “essere”. Nei composti l’avverbio “via” ha inoltre l’importante funzione di “telicizzare” il verbo-testa, apportando cioè valore di compimento:

29. Max tira il chiodo dal muro [-telico] [+ durativo] Max tira via il chiodo dal muro [+ telico] [- durativo]

30. Max raschia il chiodo dal muro [-telico] [+ durativo] Max raschia via il chiodo dal muro [+telico] [- durativo]

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31. Max gratta il chiodo dal muro [- telico] [+durativo]

Max gratta via il chiodo dal muro [ + telico] [- durativo] Il valore predicativo e aspettuale della particella “via” è alla base della continua produttività dei verbi sintagmatici composizionali che la contengono , poiché essa come abbiamo visto può combinarsi con una pluralità di verbi base, molti dei quali derivati da un sostantivo (es. trapanare via, spazzolare via, …). La struttura a chiasmo (chassè-croisè) degli esempi 23-25 è la seguente: (23) 1 2

Max (tira) (via) il chiodo dal muro 2 1

Max (toglie) il chiodo dal muro (tirandolo) (24)

1 2

Max (raschia) (via) il chiodo dal muro 1 2

Max (toglie) il chiodo dal muro (raschiando) (25) 1 2

Max (gratta) (via) il chiodo dal muro 2 1

Max (toglie) il chiodo dal muro (grattando) Questa struttura a chiasmo dei verbi sintagmatici è una caratteristica che si riscontra anche nei phrasal verbs inglesi rispetto ai quali Bolinger (1971) mette in luce the essential verb-like quality of the particle (“l’essenza quasi verbale della particella”). Facciamo qualche esempio tratto da Philip Grew (2005): (a) 1 2

We (cut) (down) trees 2 1

(Abbattiamo) gli alberi (tagliandoli) (b) 1 2

We (chop) ( down) trees 2 1

(Abbattiamo) gli alberi (con la scure) (c) 1 2

We (saw) (down) tree

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2 1

(Abbattiamo) gli alberi (con la sega + segandoli) Nella traduzione apportata ai phrasal verbs si osserva che l’informazione codificata nella particella down (=giù) è incorporata nel verbo italiano “abbattere” mentre quella espressa dalla libera scelta della testa-verbale può essere riprodotta con una locuzione avverbiale, un gerundio o un complemento indiretto italiano. Cut, chop, saw, , possono essere eliminati dalle frasi senza alterarne il senso, “verbando” quindi la particella down: (d) Down trees! Abbiamo visto dunque che esiste una forte analogia fra i compositional phrasal verbs e i verbi sintagmatici italiani di tipo composizionale, e che in entrambi la particella svolge un ruolo centrale nell’enunciato. Osserviamo ora il comportamento dell’avverbio italiano “fuori”, in una frase come

26. Eva saltò fuori dal pub in cui è la particella esprimere l’azione, poiché viene in un certo senso “verbata”, mentre il verbo base precisa solo la modalità con cui l’azione si compie. Applicando lo chassè-croisè avremo: (26) 1 2

Eva ( salta) ( fuori) dal pub 2 1 Eva (esce) (saltando + con un salto) dal pub

Sulla base di tale struttura a chiasmo si intuisce che nella frase 26. è la particella ad apportare il significato di “uscire” e a contenere al suo interno una struttura di frase del tipo N0 uscire da N1 luogo. In altre parole, anche quando entra in “verbi sintagmatici composizionali” sembra conservare il valore predicativo che ha nella frase a verbo supporto

27. Eva è fuori dal pub inoltre saltare nella frase 26. è sostituibile con più verbi di movimento, e ciò dimostra che relativamente agli usi sintagmatici composizionali la “fissità del composto” non è rigida. Ø Eva (è + va +corre +salta +scappa + scivola + …) fuori dal pub

Tutte le possibili frasi elementari contenute in 28. ammettono le stesse sottostrutture, ovvero la cancellazione del SP, di cui fuori è testa: Ø Eva (è+ va +corre +salta +scappa + scivola+ …) fuori,

la cancellazione del verbo-base in frasi esortativo-imperative (congiuntamente all’omissione del soggetto) Ø Fuori dal pub!

e la cancellazione di tutti gli argomenti, ad eccezione della particella stessa:

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Ø fuori!

Questa imprescindibilità della particella sembra avvalorare l’ipotesi che sia essa a svolgere la funzione centrale dell’enunciato, visto che per definizione l’operatore è quell’elemento che non può mai mancare. Tale ipotesi è tuttavia provvisoria, e ricerche più approfondite sugli usi composizionali potrebbero facilmente confutarla. Quanto abbiamo detto finora sottolinea l’importanza e l’urgenza di uno studio sulla reggenza delle particelle, studio per ora non condotto nel quadro del LGI, sebbene alcune indicazioni in questa direzione si trovano in Rizzi (1988) .

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5. L’oggetto di studio: gli usi idiomatici

Il lavoro di tesi qui presentato si focalizza sui V+Particella di tipo idiomatico perché sono quei costrutti a cui –diversamente da quanto visto per gli usi composizionali- è stato riconosciuto con certezza lo status di unità polirematiche o “lessemi complessi”. Basti pensare anche all’attenzione che negli ultimi anni i dizionari prestano loro, evidenziandoli come “loc.verbali” (es. De Mauro), come “combinazioni” (ELDIT) o semplicemente come “accezioni figurate” come fa il Devoto Oli (2008). Il nostro interesse si è poi concentrato sulla classificazione lessico-grammaticale di quegli usi idiomatici che occorrono in costruzioni transitive e neutre, di cui nel prossimo capitolo forniranno le tavole e il commento, oltre ad un primo tentativo di risoluzione dell’ambiguità. 5.1. Caratteristiche sintattiche

Per ora ci preme mettere in luce le proprietà lessico-sintattiche di costrutti idiomatici quali fare fuori, berci su, guardare indietro, andare avanti, parlare dietro, buttare giù e simili. Abbiamo già accennato al fatto che V+Part di questo tipo sono detti anche “non composizionali” poiché il significato del composto non si ricava dalla somma dei significati delle due parti (V+Part). Considerata una frase come

1. Eva corre dietro a quel tipo notiamo come il verbo sintagmatico “corre dietro” è passibile sia di un’interpretazione letterale che di una di tipo figurato. Nel primo caso identifichiamo un “uso composizionale” corrispondente al significato di “inseguire”, nel secondo caso parliamo di un “uso non composizionale” poiché il significato non deriva dalla composizione interna della frase ed è parafrasabile con “corteggiare, fare il filo”. Soltanto un contesto discorsivo più esteso della proposizione può indirizzare verso la disambiguazione della sequenza, come nella frase complessa:

2. Eva corre dietro a quel tipo da un pezzo, anche se è sposato che rende facile la lettura traslata del composto, o nel contesto discorsivo seguente:

3. Eva corre dietro a quel tipo perché le ha rubato la borsa in cui non esitiamo ad attribuire a “correre dietro” l’interpretazione letterale. Ci sono tuttavia anche usi idiomatici non ambigui poiché non hanno una controparte locativa, come “fare fuori” in

4. Bob ha fatto fuori il criminale parafrasabile con “Bob ha ucciso il criminale”. La seconda proprietà dei verbi sintagmatici idiomatici è la distribuzione fissa. Mentre negli usi composizionali o locativi è possibile infatti sostituire l’avverbio con un complemento che ne preservi la “stabilità valenziale”, come nelle frasi :

5. Metti giù la borsa

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ßàMetti a terra la borsa oppure variare il verbo-testa con una forma sinonimica:

6. metti giù la borsa ßàponi giù la borsa

negli usi idiomatici invece, la fissità del composto è più elevata, e ciò impedisce di applicare “la proprietà distribuzionale di commutazione”. Data la frase:

7. Eva si tirò indietro da quell’impegno Se sostituiamo l’avverbio “indietro”con la parafrasi “all’indietro”, otteniamo:

8. *Eva si tirò all’indietro da quell’impegno Allo stesso modo se commutiamo il verbo tirarsi con portarsi avremo una frase di dubbia accettabilità:

9. ??Eva si portò indietro da quell’impegno Un ulteriore criterio che permette di individuare gli usi idiomatici è dunque l’invariabilità dei due elementi. Facciamo un altro esempio. Preso il verbo sintagmatico transitivo “portare avanti” che si sdoppia in un uso composizionale come in:

10. Max porta avanti la sedia dalla stanza alla cucina E in uno figurato, come nelle frase

11. Max porta avanti la famiglia Nel primo caso possiamo modificare entrambi gli elementi del composto, ottenendo due frasi accettabili: (10.a)

Max tira in avanti la sedia Max spinge avanti la sedia

Nell’ esempio 11. invece, il legame fra il verbo portare e l’avverbio avanti è più stretto, come dimostra l’inaccettabilità delle frasi seguenti: (11.a)

*Max porta in avanti la famiglia *Max spinge avanti la famiglia

La maggiore coesione sintattica dei V+Part idiomatici si riflette sul fatto che rispetto agli usi composizionali reagiscono meno bene alla separabilità delle due componenti mediante le note trasformazioni di spostamento e sostituzione come interrogativa e frase scissa. Osservando per esempio un verbo sintagmatico come fare fuori si nota come la particella non può mai occorrere da sola, per esempio in risposta ad una domanda:

12. Come lui ha fatto i soldi?

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13. *Fuori

né può essere spostata da sola in topicalizzazioni e frasi scisse:

14. *Fuori, lui ha fatto i soldi 15. *E’fuori che lui ha fatto i soldi

Le stesse trasformazioni producono frasi inaccettabili anche se la particelle viene estratta insieme al suo complemento

16. Cosa ha fatto? *Fuori i soldi

17. Fuori i soldi, lui ha fatto 18. E’ fuori i soldi che lui ha fatto

E ciò dimostra che la particella non forma un unico costituente con l’oggetto seguente. L’interrogativa, la topicalizzazione e l’estrazione sono invece accettabili se ad essere isolato è un elemento variabile, come il complemento oggetto “i soldi”:

19. Cosa lui ha fatto fuori? I soldi.

20. I soldi, lui li ha fatti fuori

21. Sono i soldi che lui ha fatto fuori

Il verbo fare fuori, che abbiamo utilizzato come esempio reagisce male anche ad altre trasformazioni come l’inversione dell’ordine fra oggetto e particella (object shift):

22. *Lui ha fatto i soldi fuori

Rispetto tuttavia a quanto sostenuto dai generativisti, l’adozione di un approccio lessico-grammaticale sottolinea la necessità di testare le trasformazioni su tutto il corpus di verbi sintagmatici idiomatici, onde evitare generalizzazioni fallaci, perché basate su un numero ristretto di esempi. Ed è quello che ci siamo proposti di fare nel prossimo capitolo. Per quanto abbiamo detto finora, ci pare di poter considerare i V+Part “non trasparenti” parte della più grande famiglia delle espressioni idiomatiche (o frasi a verbo composto) classificate da Vietri (1984,1990), poiché condividono con queste alcune proprietà: non composizionalità del significato, ambiguità, fissità distribuzionale e resistenza all’applicabilità delle trasformazioni. Inoltre anche gli usi sintagmatici di tipo idiomatico hanno oltre al verbo un elemento fisso o bloccato, solo che questo non è un nome, tradizionalmente indicato con Cj (es. mangiare la foglia) ma un avverbio o preposizione (es. fare fuori). Dai nostri dati sono emersi tuttavia numerosi composti formati da un verbo + aggettivo fisso. Come considerarli dunque? Assumiamo -convenendo con Lonzi (1992 )- che alcuni aggettivi hanno acquisito accanto al verbo funzione avverbiale, come mirare alto, volare basso, rigare dritto. In Ramat e Ricca (1994) gli

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autori inoltre affermano che sussiste “una scala di prototipicità” nella nozione di avverbio, alcuni dei quali assumono forme indistinguibili da quelle aggettivali (come chiaro in parlar chiaro). Composti di questo tipo li abbiamo dunque considerati “sintagmatici” (es. tenere duro, filare dritto), mentre quei costrutti in cui l’aggettivo, non è riconducibile a quella che abbiamo chiamato “particella” come in:

23. Il cantante va forte 24. Max si fa bello con Ugo della promozione 25. Bob se la prende comoda 26. Maria non si fa viva

li abbiamo esclusi (in una seconda fase del lavoro), dalla nostra classificazione. Dato dunque un elemento fisso Ci che può co-occorrere con un verbo in una frase composta, esso potrà “declinarsi” in un nome, in un avverbio o preposizione (che per semplicità chiamiamo“particella”), o in un aggettivo:

Ci=: N Ci=: Part Ci=: Agg

Nel primo caso si realizza una frase idiomatica (es. Tagliare la corda), nel secondo caso un verbo sintagmatico (es. fare fuori), nel terzo un’unità polirematica di tipo diverso (es. fare fesso) che pure merita al più presto uno studio e una classificazione lessico-grammaticale. 5.2. Costruzioni transitive e intransitive Dopo aver distinto le forme libere o composizionali da quelle fisse o idiomatiche, la seconda procedura da noi utilizzata nel trattame nto lessico-grammaticale dei V+Part consiste nella suddivisione di quelli idiomatici- che rappresentano il vero oggetto del nostro studio-in due grandi classi:

• V+ particella transitivi • V+ particella intransitivi

Rifiutando il bagaglio nozionale associato per tradizione alle categorie dei verbi transitivi, ne adottiamo una definizione di ordine distribuzionale che si rivela operativa dal punto di vista classificatorio, così come indicata in EMDA (1981) e D’Agostino (1983,1992). Date le sequenze

(Ugo+ciò) questa persona (Ugo+ciò) questa cosa

sarà riconosciuto come verbo sintagmatico transitivo ogni uso verbale che inserito fra (Ugo+ciò) e questa persona o questa cosa dia almeno una frase accettabile. Ad esempio, l’entrata mettere via (=riporre) che ne fornisce una soltanto: (a)

*Ugo mette via questa persona Ugo mette via questa cosa *ciò mette via questa questa persona *ciò mette via questa cosa

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oppure buttare sotto (=investire, per esempio un bambino, una bici) che ne fornisce quattro (b)

Ugo butta sotto questa persona Ugo butta sotto questa cosa Ciò butta sotto questa persona Ciò butta sotto questa cosa

Tale definizione si fonda sulla presenza di un sintagma nominale non preposizionale all’immediata destra del composto V+Particella, il cosiddetto “complemento di oggetto diretto”. E’ necessario tuttavia integrare tale criterio di identificazione delle costruzioni transitive con alcuni test come l’INTERROGATIVA con la forma di domanda (Chi+che cosa?), la

PRONOMINALIZZAZIONE con il clitico lo e la PASSIVIZZAZIONE. Applicando tali test alle due frasi 3 e 4:

Ugo mette via i giornali vecchi Il treno buttò sotto una bici

otterremo: forma di domanda:

3a. (Chi+ Che cosa )Ugo mette via? 4a. (Chi +Che cosa) il treno buttò sotto?

Clitico “lo”

3b. I giornali vecchi, Ugo li mette via 4b. Una bici, il treno la buttò sotto

Forma di frase passiva

3c. I giornali vecchi sono stati messi via da Ugo 4c. Una bici è stata buttata sotto dal treno

Se l’insieme delle forme possibili di frase semplice -cioè quella con operatore verbale- è rappresentato da una struttura come la seguente (si veda anche cap II, par 3-4):

(E+ N0) V ( (E+ (E+ Prep) N1) (E+ (E+ Prep) N2)

il sottoinsieme delle costruzioni qui definite di tipo transitivo, sarà realizzato in una struttura del tipo

N0VN1[(E+ Prep) N2]

Da cui ricaviamo le seguenti possibilità combinatorie: a. N0V N1 b. N0V N1N2 c. N0V N1PrepN2 Dai dati a nostra disposizione, tuttavia non sono emersi verbi sintagmatici transitivi aventi forma di frase del tipo (b), ma composti verbali appartenenti solo alle configurazioni (a) e (c),che

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dunque entrano rispettivamente in “costruzioni transitive a struttura corta” e “costruzioni transitive a struttura lunga”, di cui in basso forniamo alcuni esempi:

(a)

N0VPart N1 Eva ha messo su un negozio

(b)

N0VPart N1PrepN2 I commercianti tirano su i prezzi del venti per cento

Anche gli usi sintagmatici intransitivi, sono stati individuati sulla base della definizione che Martinelli ne da in EMDA (1981), ovvero di quel verbo o uso che -specularmente a quanto detto a proposito della definizione di verbo transitivo- presenta un sintagma preposizionale alla sua destra. Sarà dunque da considerarsi “intransitivo” quel composto V+Particella che accetti una delle costruzioni possibili a partire dalla struttura: [(E+ N0 )V (E* Prep N1)] ovvero le forme di frase del tipo: d. V e. N0V f. N0V Prep N1 Mancano usi sintagmatici intransitivi riconducibili alla struttura d., per cui gli usi intransitivi saranno unicamente riconducibili alla forma di frase e. (costruzioni a struttura corta), e alla forma di frase f. (costruzioni a struttura lunga).Vediamo qualche esempio: (e) N0V Part

La pillola va giù (f) N0V Part Prep N1

Eva da addosso alla madre 5.3. Una prima classificazione In una prima fase del nostro lavoro abbiamo classificato gli usi idiomatici transitivi e intransitivi sulla base di criteri strutturali e distribuzionali. In particolare:

• Abbiamo realizzato due tavole disgiunte per gli usi rientranti in costruzioni transitive a struttura corta (classe 2) e per quelli rientranti in costruzioni transitive a struttura lunga (classe 4);

• gli usi intransitivi aventi struttura definizionale NoV sono stati collocati in un’unica classe (classe 1);

• gli usi intransitivi aventi forma di frase NoVPart PrepN1 sono stati invece ulteriormente suddivisi in tre sottoclassi a seconda delle caratteristiche distribuzionali del complemento preposizionale, ovvero:

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Ø classe 3a : contenente gli usi che non esercitano restrizioni distribuzionali particolari sul complemento distribuzionale;

Ø classe 3b: contenente gli usi che selezionano obbligatoriamente un N1 umano; Ø classe 3c: contenente gli usi che richiedono obbligatoriamente un N1 non umano.

• Nelle classi sono stati inseriti anche le locuzioni verbali V+aggettivo fisso (es. vedere

nero) Sulla base di questi criteri abbiamo classificato 717 usi idiomatici, in 6 classi distinte, come illustrato nella tabella seguente:

Tabella 2: una prima classificazione degli usi idiomatici 5.4. La revisione delle classificazioni:

Uno studio più attento ai composti non composizionali ci ha portato in un secondo momento a revisionare la precedente classificazione. In particolare l’attenzione si è spostata dal composto V+Particella alla singola Particella, poiché si sono osservate delle regolarità e delle analogie di senso e di forma fra entrate sintagmatiche diverse accomunate dalla stesso elemento avverbiale come in:

1. Eva butta giù due righe 2. Eva mette giù due righe.

L’interpretazione semantica costante fra le frasi 1 e 2 sembra suggerire che il valore metaforico sia contenuto nella particella, piuttosto che nell’intero verbo sintagmatico. Si legge infatti in Philip Grew (2004), a proposito di una delle accezioni della particella “down”:

“La direzionalità verso il basso è una componente sel “radicare”, del “piantare” e quindi del fissare un oggetto a una superficie. Sul piano metaforico il concetto di FISSARE trova l’equivalente nello SCRIVERE, METTERE NERO

SU BIANCO, che dà all’informazione una certa stabilità , cosa che riduce la possibilità di fraintendimento”. (P. Grew, 2004)

CLASSE STRUTTURA DEFINIZIONALE

ESEMPI DI FRASE ENTRATE

cl.1 N0 VPart Mio figlio riga dritto

225

cl.2 N0 VPart N1 Max butta giù due righe

153

cl. 3a N0 VPart Prep N1 Eva da addosso (alla questione+ alla madre)

26

cl.3b N0 VPart Prep N1 um

obbl

Fabio dorme insieme a Jo

105

cl. 3c. N0 VPart Prep N1 -um

obbl Ugo gira intorno al problema

155

cl.4 N0 VPart N1 Prep N1 Alex tagliò fuori Bob dalla conversazione

54

Tot = 718 entrate

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Non è questa la sede per discutere di come una lingua come l’inglese (ma il discorso è estendibile anche all’italiano) organizzi le metafore attraverso una serie di concetti legati all’ orientamento, per cui rinviamo a Lakoff e Johnson (1980) o alla traduzione italiana di Patrizia Violi, oltre che allo stesso Philip Grew (2004). Piuttosto vogliamo qui sottolineare che in una fase successiva della nostra ricerca si è preferito utilizzare il tipo di particella che può far parte di un verbo sintagmatico come “proprietà strutturale” di identificazione delle classi. Detto in altri termini si è preferito creare tavole distinte di V+giù, V+su, V+via,V+ avanti e simili. Spunti interessanti in questa direzione ci sono pervenuti dalle tavole messe a punto per l’inglese da Machonis (2007) che ha attualmente classificato i phrasal verbs idiomatici transitivi e neutri in tre classi disgiunte: quelli seguiti da up ( 721 usi), da out (200 usi) e da altre particelle come back, down, in, off, over ( 300 usi). Forniamo in basso un estratto della sua tavola di phrasal verb seguiti da up:

N0 =

: Nhu

m

N0 =

: N-h

um

Verb

Par

ticl

e

Example of N1 N1 =

: Nhu

m

N1 =

: N-h

um

N0 V

N1

N1 V

Par

t

N1 V

Synonym + - ante up ten dollars - + - - - pay into game/kitty + + back up the information - + - - - make a copy of + - back up the police + + - - - provide help for - + back up traffic - + - + - make accumulate + + ball up Max + + - - - confuse/bungle + + bang up the desk + + - - - damage seriously + + bank up the snow - + - - - make into a pile + - bash up the oranges - + - - - damage + + beam up the alien + + - + - transport by energy + + beat up the door - + - - - damage + + beef up the proposal - + - - - strengthen + + blow up the balloons - + - - - inflate + + blow up the building + + - + + explode + + blow up the photo - + - - - enlarge

3. Tavola di usi transitivi e neutri seguiti dal “up” (cf. Machonis, 2007) Sulla base del nuovo criterio di costruzione delle tavole, abbiamo rivisto le precedenti classi degli usi transitivi e intransitivi. Ricordiamo che in questo contributo ci focalizzeremo sui verbi sintagmatici tipo transitivo . La classificazione lessico-grammaticale degli usi idiomatici intransitivi invece, è parte di un lavoro ancora in corso. Tuttavia illustriamo, a titolo informativo, un quadro sinottico delle classi di verbi sintagmatici intransitivi (a struttura lunga e a struttura corta) seguiti da particelle locative e non, ponendovi accanto le relative occorrenze, così come emerso dai dati.

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Tabella 4: VPart intransitivi

N0 VPart (E+ Prep N1)

N0VPart

N0VPart Prep N1 CLASSE ESEMPIO DI FRASE ENTRATE ESEMPIO DI FRASE ENTRATE

TOT ENTRATE

V+ addosso Eva se la fa addosso 6 Anna sta addosso ai figli 14 20

V+attorno Girava attorno la voce che fossi gay

2 Quel tipo ronza attorno a Jo 5 7

V+avanti La famiglia va avanti alla meno peggio

7 Ugo sta avanti nello studio 13 20

V+dentro Il ladro è dentro 9 Max ci da dentro con il lavoro 6 15

V+ dietro ______ 0 Eva sbava dietro a quel vestito 22 22

V+ fuori Il mio carattere finalmente verrà fuori

18 Dall’indagine saltò fuori che eri innocente

20 38

V+giù Il governo andò giù di nuovo

14 Il tuo comportamento non va giù a nessuno

9 23

V+ indietro Sono una persona che non torna indietro

7 L’orologio è indietro di due ore 9 16

V+sopra Ci dormirò sopra 9 Bob passa sopra alle tue mancanze

7 16

V+sotto Fatti sotto! 9 La squadra è andata sotto di tre punti

8 17

V+su Max decide di berci su. 17 La cena tornò su a tutti 13 30

V+via Sono andati via 50 euro! 10 Al malato andò via la febbre 2 12

V + altre part locative

Non arriverai lontano 9 Il partito remò contro al governo;

44 53

V+ part non locativa (prima, dopo, presto, tardi) meno, insieme.

Mio figlio tira tardi la sera La nonna venne meno

4 Cerca di far presto a venire Stavo insieme a Max

12 16

V+bene\male La faccenda butta bene\male

24 Non devi parlar male dell’Italia 26 50

V+ aggettivo fisso (anche dritto)

L’hai fatta grossa Tuo nipote fila dritto

44

La do vinta al computer L’ho fatta finita con Max

19

63

Totale 167 197 364

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Dalla quantificazione delle entrate risulta che complessivamente gli usi intransitivi tratti dal corpus sono 364. Sommando poi i “totali di riga” si ricava che essi si suddividono in:

Ø V sintagmatici con Part locativa= 245 entrate = 67% Ø V sintagmatici con Part non locativa (bene, male, meno, prima, dopo, presto,

tardi,meno insieme) = 66 entrate =18%

Ø V composti con aggettivo (sia in funzione avverbiale come dritto, alto, basso che non, come comoda, bello….)= 63 entrate=17%

6. Criteri di classificazione delle costruzioni transitive

Il primo criterio che abbiamo utilizzato nella creazione delle tavole di usi transitivi e neutri è dunque di tipo “strutturale”poiché si base sulla co-occorrenza delle entrate in strutture di frase caratterizzate dalla presenza di una data particella. Abbiamo ristretto la nostra classificazione unicamente alle principali particelle locative. Le classi così realizzate sono le seguenti:

1. V+ giù= 38 entrate 2. V+su= 43 entrate 3. V+fuori= 47 entrate 4. V+avanti= 10 entrate 5. V+dentro= 15 entrate 6. V+dietro= 14 entrate 7. V+ indietro= 14 entrate 8. V+sotto= 10 entrate 9. V+ via= 22 entrate

Il secondo criterio strutturale di cui ci siamo serviti, si basa sull’analisi del numero e del tipo di complementi che si sono rivelati pertinenti, in altre parole sull’identificazione della struttura argomentale degli operatori composti di tipo transitivo. Questi ultimi realizzano “costruzioni a struttura corta”:

1. N0VPartN1 =: Max tira giù un boccone

oppure entrano in costruzioni a struttura lunga:

2. . N0VPartN1 Prep N2 = :Max tira giù i prezzi del 20% Visto tuttavia che quest’ultima famiglia di costruzioni si è rivelata quantitativamente esigua (poiché organizzando le tavole per “particella” le costruzioni a struttura lunga hanno finito per disseminarsi entro ciascuna classe) abbiamo preferito non creare due classi disgiunte di usi transitivi (rispettivamente con struttura definizionale N0Vgiù N1 e N0Vgiù N1 Prep N2 ), ma realizzare un’unica tassonomia di usi transitivi e neutri. Per non perdere tale informazione “valenziale” abbiamo inserito in matrice la proprietà strutturale PrepN2 con la quale dar conto della possibilità di alcune entrate di selezionare, in aggiunta all’oggetto diretto, un ulteriore complemento di tipo preposizionale (e in tal caso abbiamo fornito l’esempio).

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Per identificare nel complemento “del 20%” in 2. un complemento pertinente o “nucleare” ( Boons 1992) ovvero necessario per completare l’informazione minima veicolata dall’entrata tirare giù abbiamo adoperato i test harrisiani della cancellazione e riduzione di frasi. Con questi criteri sintattici si può tracciare una linea di demarcazione fra complementi essenziali e circostanziali. Se applichiamo la cancellazione del complemento preposizionale in 2. otteniamo infatti una frase accettabile (2.1)

Max tira giù i prezzi

Tuttavia questo non deve portare a ritenere che sia 2.1. la “frase elementare” entro cui collocare tirare giù , poiché intuitivamente (e qui subentra la nostra ‘competenza di parlanti’) si nota che i prezzi vengono ridotti o “tirati giù”di un certo valore, tanto che ci potremmo chiedere data la frase 2.1. “Di quanto?” Manca dunque nella frase 2.1. una specificazione quantitativa. Questa intuizione può essere confermata inserendo il complemento preposizionale all’interno di una frase a verbo supporto “avvenire”, “avere luogo”: (2.2.)

*Max tira giù i prezzi e ciò avviene del 20% L’inaccettabilità di questa frase dimostra che il complemento preposizionale non è una riduzione o residuo di frase- dunque una struttura in operatori ed argomenti- ma è un complemento pienamente caratterizzante o essenziale. Per tale ragione l’analisi del numero e del tipo di argomenti dei composti V+Particella rappresenta uno dei criteri fondamentali utilizzati nella tassonomia delle costruzioni transitive. 6.1. Le proprietà utilizzate

In questo lavoro presentiamo la classificazione lessico-grammaticale di 213 entrate lessicali transitive e neutre composte da un V+ una particella. Sulla base dei criteri analizzati nel paragrafo precedente abbiamo realizzato 9 classi distinte, corrispondenti alle principali particelle locative. La classificazione è presentata sotto forma di matrice: in riga sono inserite le entrate (V1+ Part, V2+Part, V3+Part….Vn+Part) mentre in colonna sono collocate le proprietà ritenute pertinenti per l’analisi delle entrate (P1, P2, P3…Pn). All’incrocio di ogni riga e colonna abbiamo messo un “+” se la proprietà è accettata dall’entrata e un “-” se al contrario non è accettata. La struttura generale delle 9 matrici è la seguente

P1

P2

verbo

particella

P3

P4

P5

P6

Pn

- + V1 Part + + - + +

- + V2 Part - + + - -

- - V3 Part + - + - +

+ + Vn Part - - + + +

Le proprietà utilizzate sono complessivamente 21, (e sono le stesse per tutte le matrici). Faremo un’analisi più dettagliata delle proprietà quando commenteremo le tavole: per il momento ci limitiamo ad illustrarle per vie generali

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6.2. Le proprietà distribuzionali Per “proprietà distribuzionali”, intendiamo quell’insieme di forme di frase che servono a identificare i caratteri della selezione distribuzionale delle forme nominali che co-occorrono con la specifica entrata verbale nella posizione N0 e N1. In particolare con riferimento alla posizione soggetto si sono utilizzate le proprietà N0 =: Num, N0 =: Nanim, N0 =: N-um. Relativamente alla selezione semantica operata dalle entrate sulla posizione N1 , abbiamo utilizzato la proprietà distribuzionale N1=: Che F, con la quale dar conto della co-occorrenza con una completiva in posizione oggetto. Quando quest’ultima è marcata “- ” significa che l’entrata seleziona unicamente argomenti elementari che abbiamo distinto nelle due grandi classi “umano” e “non umano”, ovvero rispettivamente N1=: N um, N1=:N-um. Per effettuare poi un’analisi delle restrizioni distribuzionali più accurata,abbiamo utilizzato due ulteriori proprietà che caratterizzano gli N di tipo non umano, ovvero N1=: N concreto e N1=:astratto. Per dar conto infine di una restrizione di selezione maggiore operante sulla posizione oggetto, abbiamo inserito la proprietà N1=: N ristretto. Per esempio presa un’entrata come fare fuori nel discorso minimo 3. Eva ha fatto fuori il gelato

l’N1 ha marcate congiuntamente le proprietà N1=: N-um, N1:=N concreto e N1 =: N ristretto, poiché procedendo verso una progressivo restringimento dei tratti semantici, esso rientra in una classe specifica di oggetti concreti, etichettabili come “commestibili”. 6.3. Le proprietà trasformazionali Con “P trasformazionali” intendiamo quell’insieme di forme di frase correlate sistematicamente in termini parafrastici alla frase di base associata per definizione all’entrata verbale, e allo stesso tempo frutto di manipolazioni di diversa natura e complessità. In primo luogo vanno citate le proprietà che si ricollegano all’ uso assoluto delle entrate. A tal proposito sottolineiamo che negli usi presi in esame esistono tre possibili casi di sottostruttura a seconda che ad essere cancellato sia l’N1, la particella o lo stesso verbo-testa:

• Senza N1: classica sottostruttura interpretabile harrisianamente come cancellazione di costanti, come nell’esempio 4. Eva decise di buttare giù la cornetta [N1àE] =ßà Eva decise di buttare giù

• Senza particella: ci riferiamo qui alla facoltatività della particella che anche negli usi non composizionali può avere funzione pleonastica. In tal caso è indicata fra parentesi: 6. Bob getta (via) la sua vita dietro sogni impossibili [Partà E] =: Bob getta la sua vita dietro sogni impossibili

• Senza verbo: è il caso dei composti che ammettono la cancellabilità del verbo testa. Osserviamo l’esempio:

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7. Buttiamo dentro il ladro [Và E ]=: dentro il ladro!

In secondo luogo fra le proprietà trasformazionali vi è quella che indica la possibilità dell’entrata di occorrere anche in una forma di frase intransitiva, realizzando una correlazione del tipo N0VPart N1ßà N1VPart nota come “relazione di neutralità”. In terzo luogo, va segnalata la manipolazione di sostituzione e spostamento detta “cliticizzazione”, che consiste nella possibilità di vedere realizzato l’oggetto diretto nella forma del clitico corrispondente (ppv=: lo). Un’ulteriore proprietà si spostamento è quella relativa al cambiamento della posizione dell’oggetto (object shift) che ci permette di dar conto degli usi continui o discontinui della particella:

8. Butta dentro la palla [ßàobject shift ]=: butta la palla dentro

Abbiamo poi inserito le due forme di frase passiva con cui l’entrata può entrare in rapporto di equivalenza trasformazionale, ovvero il passivo che mette in gioco la permutazione fra soggetto e oggetto (passivo1), e quello senza agente e senza permutazione fra soggetto e oggetto (passivo2). Le forme di frase associate alle due proprietà sono rispettivamente:

• Passiva1= N1essere Vpp da N0 • Passiva2=: essereVpp N1 da N0

L’ultima proprietà di manipolazione inserita in matrice è quella che da conto dell’inserzione di materiale linguistico non argomentale fra il verbo-testa e la particella. In particolare abbiamo testato l’accettabilità di frasi in cui la sequenza V+Particella è interrotta da avverbi in –mente come “veramente” “velocemente” e simili.

6.4. Proprietà parafrastiche e di rimando:

Con “proprietà parafrastiche” facciamo riferimento all’uso di frasi a verbo supporto con le quali abbiamo voluto esplicitare la relazione fra l’operatore e i suoi argomenti. Utilizzare il termine “operatore” come abbiamo fatto finora per identificare le entrate lessicali composte da un verbo + una specifica particella locativa è tuttavia erroneo. Sulla base infatti di alcuni test come il legame di coreferenza fra l’N1 e il soggetto o la sostituzione dell’entrata con i supporti avere-fare si è dimostrato che alcuni usi non si comportano da operatori, ma accanto a nomi predicativi assumono la funzione di varianti polirematiche di supporto. Facciamo qualche esempio

9. Max porta avanti un discorso

in cui “porta avanti” è in rapporto di equivalenza parafrastica con “fare-tenere” come in: 10. Max (fa+tiene) un discorso

Così come il rapporto fra il nome operatore “discorso” e il soggetto Max è messo in luce da: 11. Il discorso (di Max+ che Max fa)

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Entrate di questo tipo hanno marcata“+”in matrice la proprietà che segnala l’uso supporto del composto , ovvero VPart=: Vsup-ext Infine va evidenziata la proprietà che da conto della relazione fra l’entrata e una frase a verbo supporto. Facciamo un esempio:

12. Max tira su un palazzo ßàIl palazzo è su

Tale legame è indicato dalla proprietà NoPart N1ßà N1 essere Part Indichiamo la Lista delle proprietà utilizzate, nell’ordine in cui sono inserite in matrice,

1. N0= : N um 2. N0= : N anim 3. N0= : N -um 4. Prep N2=: esempio 5. N1=: N um 6. N1=: N anim 7. N1=: N -um 8. N1=: N concreto 9. N1=: N astratto 10. N1=: N ristretto 11. N1=: Che F 12. Senza N1 13. Senza Particella 14. Senza verbo 15. Uso neutro 16. Uso supporto (VPart=: Vsup-ext) 17. No VPart N1ßà N1 essere Part 18. Ppv=:lo 19. Object shift 20. Passiva1 21. Passiva2 22. inserzione di avverbio fra V e Part

Nella matrice abbiamo inserito inoltre alcune utili informazioni semantiche: l’esempio di un’istanza dell’oggetto diretto N1 e dell’eventuale complemento preposizionale PrepN2. Infine per ciascun uso abbiamo individuato il verbo monorematico sinonimico (o in sua assenza una parafrasi adeguata) e il corrispondente phrasal verb. Rimandiamo all’Appendice per le 9 tavole di usi transitivi e neutri realizzate.

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Capitolo IV

TAVOLE LESSICO-GRAMMATICALI: LE COSTRUZIONI TRANSITIVE E NEUTRE

1. Gli usi assoluti

Abbiamo già accennato nel paragrafo precedente alla possibilità dei V+Part transitivi e neutri, di realizzare “usi assoluti”. Nel caso delle costruzioni transitive a struttura lunga ciò avviene attraverso la cancellazione del complemento preposizionale, come nelle frasi:

1. Maria De Filippi tira su gli ascolti del 50% [Prep N2à E]=: Maria De Filippi tira su gli ascolti 2. Hanno fatto fuori Prodi dal governo

[Prep N2à E]=:Hanno fatto fuori Prodi

3. La tesi porta via molto tempo a Daniela [Prep N2à E]=:La tesi porta via molto tempo In alcuni casi tuttavia la cancellazione del complemento preposizionale non produce risultati accettabili:

4. Max mette su Ugo contro il fratello

[Prep N2à E]=:*Max mette su Ugo

5. Eva tirò fuori l’amica da quella situazione spiacevole [Prep N2à E]=: *Eva tirò fuori l’amica Ciò che qui vogliamo piuttosto mettere in luce è la possibilità di omissione dell’oggetto diretto, e , cosa che può far storcere qualche naso, l’omissione delle parti fisse. Nel primo caso l’entrata avrà marcata “+” in matrice la proprietà “senza N1” . Facciamo qualche esempio:

6. Quando telefono e poi butto giù (E+ la cornetta) se non rispondi tu… 7. Si passò l’indice fra le narici e iniziò a Tirare su (E+ la cocaina) 8. Max dette fuori (E + tutto quello che aveva mangiato) sul tavolo

Per “omissione delle parti fisse” intendiamo la facoltatività della particella (che viene infatti inserita fra parentesi) come in:

9. Eva caccia (fuori) una nuova moda

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10. Max butta (via) il suo tempo in cose inutili

o, la cancellabilità del verbo-testa, come nelle frasi imperativo-esortative: a.

“Fuori i soldi dell’esproprio” Fuori la verità Fuori Prodi dal Governo

che possono essere considerate “riduzioni” di frasi minime, come si nota negli esempi seguenti: a.1.

(metti+caccia+tira+ dai..) fuori i soldi dell’esproprio (sputa+tira+butta..) fuori la verità (facciamo + tagliamo) fuori Prodi dal governo

Allo stesso modo relativamente alla tavola di “giù” le seguenti sottostrutture b.

Giù il governo Giù la pillola Giù la porta Giù l’asso Giù i prezzi

Sono riconducibili a più entrate lessicali: b.1.

(butta+ metti ) giù il governo (butta+ getta+ manda+tira )giù la pillola (butta+ metti+tira) giù la porta (butta+dai+metti) giù l’asso (butta+ manda+porta+tira) giù i prezzi

e ciò avvalora l’ipotesi sostenuta nel capitolo precedente, ovvero che sussista una qualche “regolarità” fra gli usi collocati nella stessa tavola, regolarità imputabile alla particella più che al composto stesso. La particella “giù” in particolare assume da sola il significato metaforico della parte verbale della frase. 22

22 La particella “giù” accoppiandosi con i verbi-base apporta i seguenti valori metaforici fondamentali:

1. quello di “ABBATTERE, DEMOLIRE, DISTRUGGERE” derivato dal senso letterale, ovvero legato alla “direzionalità” verso il basso con cui un oggetto eretto viene portato in posizione orizzontale (es. buttare giù un muro);

2. il significato metaforico di DIMINUIRE di un certo valore (es. buttare giù i prezzi) O RIDURRE LA FORZA DI UN’OPPOSIZIONE (es. buttare giù il governo), CRITICARE, SMONTARE UN’IDEA, BOCCIARE (ES. quell’articolo buttò giù il regista);

3. un concetto negativo associa giù alla TRISTEZZA: si noti infatti la metafora contenuta in Lackoff e Johnson “CONTENTO E’ SU. TRISTE E’ GIÙ”, per cui la particelle può significare ABBATTERE PSICOLOGICAMENTE, DEMORALIZZARE (es. il tuo comportamento mi butta giù);

4. con riferimento alla direzione del percorso dalla bocca allo stomaco, un’ estensione di “giù” è INGOIARE, DEGLUTIRE (buttare giù un boccone);

5. contiene anche il concetto di FISSARE, SCRIVERE, METTERE NERO SU BIANCO come in (buttare+mettere+gettare) giù un appunto.

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Bisogna notare, tuttavia, che gli usi assoluti di cui abbiamo parlato (indicati in matrice per mezzo delle proprietà senza N1, senza particella, senza verbo), non sono accettati in modo uniforme da tutte le classi che abbiamo qui analizzato. In particolare l’ omissione degli elementi liberi e fissi è ampiamente accettata dalla classi di V+giù, V+su, V+fuori, V+via, mentre è accettata solo da pochi usi delle classi V+dentro, V+dietro e da nessun uso delle classi V+avanti, V+sotto, V+indietro.

2. I verbi-testa operatori Quanto abbiamo appena detto relativamente ad a.1. e b.1 ci porta a fare un’interessante osservazione: le particelle locative sembrano combinarsi sempre con gli stessi verbi-testa. In particolare su 33 basi verbali diverse che sono collocate nelle nostre tavole, le più produttive, cioè quelle che entrano in più composti transitivi e neutri sono buttare, mettere, tirare che formano rispettivamente 36 VPart, 30 VPart, 38 VPart. In altri termini circa il 50% dei verbi sintagmatici qui classificati è composto da buttare, mettere, tirare. Questi ultimi realizzano la forme di frase transitiva N0VPart N1 che è definizionalmente associata ad ogni classe. E’ possibile tuttavia individuare una correlazione fra essa e una forma di frase intransitiva del tipo No Vsup Part che rimanda ad un altro uso verbale, classificato nelle tavole dei verbi sintagmatici intransitivi. Facciamo alcuni esempi:

11. Il Senato buttò giù il governo ßà11.a. Il governo (va+è) giù

12. Eva mette avanti l’orologio di due ore ßà12.a. L’orologio è avanti di due ore

13. Ugo tirò su un palazzo ßà13.a.il palazzo è su I tre verbi buttare, mettere, tirare, si comportano dunque da operatori causativi di movimento che con i rispettivi argomenti si applicano su strutture a verbo supporto del tipo No essere\andare Part. In quanto operatori su frasi elementari lasciano invariate le relazioni contenute nelle frasi originali:le frasi 11-12-13 contengono infatti rispettivamente le frasi 11.a, 12.a,13.a. Le frasi 11-12-13 inoltre sono in rapporto parafrastico con le seguenti strutture fattitive:

11.b. Max fa che il governo sia giù 12.b. Eva fa che l’orologio sia avanti di due ore 13.b. Ugo fa che il palazzo sia su

Alle frasi 11-13 possiamo inoltre applicare la parafrasi a verbo supporto con prima/dopo Prima (del processo indicato dal verbo): il governo non (è + va) giù Dopo (del processo indicato dal verbo):il governo è giù Prima (del processo indicato dal verbo): prima l’orologio non è avanti Dopo (del processo indicato dal verbo) : dopo l’orologio è avanti Prima (del processo indicato dal verbo) : gli amici non sono su

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Dopo (del processo indicato dal verbo):gli amici sono su Si comportano allo stesso modo i verbi tagliare, mandare, sbattere, cacciare e simili nei composti tagliare fuori, mandare giù, sbattere dentro, ricacciare sotto, come negli esempi:

14. Max ha mandato giù i costi azionari di molto ßàI costi azionari sono giù di molto

15. La società tagliò fuori la concorrenza dal mercato ßàLa concorrenza è fuori dal mercato

16. Il poliziotto ha sbattuto dentro il criminale ßàIl criminale è dentro

17. La squadra ha ricacciato sotto l’avversaria di due punti ßàL’avversaria (è+va) sotto di due punti

In matrice la proprietà che segnala la correlazione trasformazionale e parafrastica di queste entrate con forme di frase intransitive a verbo supporto è N0VPart N1ßà N1esserePart . Essa può essere definita “di rimando” in quanto rinvia per una determinata entrata verbale, ad un’altra classe, quindi ad un suo altro uso. 3. Gli usi neutri Abbiamo inserito nelle tavole anche usi verbali che accettano costruzioni transitive e intransitive senza che vengano considerati usi autonomi. In altre parole la relazione di senso e di forma individuabile fra le due possibili strutture, ci ha portato a collocarli soltanto nella classe transitiva, marcando “+” in matrice la proprietà trasformazionale etichettata come “uso neutro”. In particolare le espressioni che esibiscono quella che in letteratura è definita “relazione di neutralità” (Boons, Guillet e Leclere 1976) o “alternanza causativa” (Levin,1993) sono circa 29 usi , pari al 14% delle entrate. Facciamo qualche esempio:

18. Eva tiene su i figli fino a tardi ßà i figli si tengono su fino a tardi

19. La squadra B chiama fuori la coppia avversaria ßàla coppia avversaria si chiama fuori

20. La prof mise sotto lo studente a studiare ßà lo studente si mise sotto a studiare

Dagli esempi si nota come l’oggetto della frase transitiva coincide con il soggetto della frase intransitiva pronominale , tale che fra le due coppie di frasi sussiste una relazione di sinonimia relativa e di parziale analogia di significato. La corrispondenza semantica e sintattica fra le due strutture è la seguente:

N0 VPart N1 Wßà N1 si VPart W Si osservi ora la seguente coppia di frasi:

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21. I nemici fecero fuori Ugo ßà Ugo si è fatto fuori

in cui alla costruzione transitiva corrisponde il significato di “uccidere” e a quella intransitiva quello di “uccidersi, suicidarsi”. Bisogna tuttavia mettere in luce che solo due entrate stabiliscono una correlazione trasformazionale non orientata del tipo:

No VPart N1 ßà N1 VPart

Ovvero una relazione parafrastica fra una struttura transitiva e una intransitiva “non pronominale”: esse sono dare fuori e tirare avanti nelle frasi:

22. La pianta da fuori le rose ßà le rose danno fuori

23. Jack tira avanti la famiglia con uno stipendio solo ßàla famiglia tira avanti con uno stipendio solo

Infine un ulteriore uso merita di essere commentato, quello di “tirare fuori” nella coppia:

24. Il giudice tirò fuori la verità all’imputato ßàl’imputato tirò fuori la verità

in cui la relazione che si stabilisce è fra due strutture transitive ed è così formalizzabile:

N0VPart N1 a N2 ßàN2 VPartN1

4. Gli Usi supporto Sulla base della nozione di “supporto” [Gross (1978) Daladier (1979), EMDA (1981)] come di “ausiliare di predicati non verbali con funzione tempo-modo-aspettuale”, abbiamo osservato che nei nostri dati non tutti i V+Part possono essere considerati “operatori” della frase, e che invece un cero numero di essi svolge la funzione di supporto. A differenza dei supporti più generici (fare, dare, avere) questi non mostrano di essere completamente “vuoti” dal punto di vista semantico, ma trascinano con sé degli elementi di senso, svolgendo funzione analoga a quelle che in letteratura specialistica sono definite “estensioni di supporto”(Gross 1981,1991), G.Gross (1987) e Giry-Schneider (1987) e per l’italiano De Bueris (1992) e Cicalese ( 1994). Ovviamente il carattere di “estensione” dei composti V+Part sarà determinato dagli elementi co-occorrenti nella frase, per cui uno stesso composto potrà considerarsi “estensione di supporto” in presenza di un nome predicativo, ma sarà operatore se selezionerà da solo i suoi argomenti. Prendiamo le seguenti frasi:

25. Nadia bevve troppo e dette fuori (E+ tutto) sul tavolo 26. Max da fuori il suo malessere per Ugo 27. Bob da fuori un grido di gioia per la vittoria del Napoli

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dalle quali emerge una qualche differenza fra due usi di dare fuori: quello contenuto nella frase 25. da una parte, e quello contenuto nelle frasi 26 e 27 dall’altra. In particolare, nella frase 25. dare fuori funge da operatore verbale che seleziona un N1

commestibile che ne rappresenta l’elemento sotto-categorizzato e perciò facilmente desumibile: l’uso assoluto, come abbiamo visto anche nel paragrafo 1) è dunque interpretabile come cancellazione di una costante. La stessa possibilità di una sottostruttura mediante cancellazione dell’N1 non è invece accettabile per dare fuori nelle frasi 26 e 27:

26.a.*Max da fuori per Ugo 27.b.*Max da fuori per la vittoria del Napoli

ciò è dovuto al fatto che in 26 e 27 l’operatore non è rappresentato dal composto verbale ma rispettivamente dai nomi predicativi “malessere” e “grido”, come si dimostra dalle seguenti classi di equivalenza:

26.b. Max (ha+mostra+nutre+da fuori) malessere per Ugo 27.b. Max (fa+da+prorompe in +da fuori) un grido di gioia per la vittoria del Napoli

in cui dare fuori funge da “estensione polirematica” dei supporti generici (VPart= Vsup-ext), entrando con questi e con le classiche estensioni monorematiche (mostrare, nutrire, prorompere) in una “rete di supporti”. Poiché la relazione fra tali elementi non può dirsi orientata, cioè non va unidirezionalmente da un “supporto zero”alle sue “estensioni”, riteniamo più idoneo, sulla base di un approccio harrisiano al concetto di relazione trasformazionale, adottare il termine di “variante di supporto” così come già utilizzato in D’Agostino (1995). Osserviamo altri due esempi tratti dai dati:

28. Ugo tira dietro insulti a Eva 29. Ugo tira dietro l’abito alle clienti

Nella frase 28. l’intera sequenza tirare dietro insulti è sostituibile con il verbo insultare, mentre in 29. tirare dietro è sinonimo di “svendere”. Uno dei modi per distinguere l’uso di un verbo come supporto dall’uso di uno stesso verbo come operatore sta nel fatto che i verbi supporto si possono cancellare senza danno per la struttura degli argomenti, per cui avremo:

28.Ugo tira dietro insulti a Eva ßà28.a.Gli insulti (di Ugo+che Ugo fa) a Eva

29. Ugo tira dietro l’abito alle clienti 29.a ßà?*L’abito di Ugo alle clienti

Un’importante proprietà dei verbi supporto è data proprio dal rapporto di co-referenza fra il soggetto e il nome operatore , infatti sono inaccettabili a partire dalle frasi 28 e 29 le seguenti espressioni:

29.b.*Ugo tira dietro gli insulti di Max a Eva 29.c.*Ugo tira dietro a Eva gli insulti di Max

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84

Inoltre il nome “insulti” nella frase 29. intrattiene una relazione di derivazione morfologica (nominalizzazione) con il verbo “insultare”, tanto che si stabilisce la seguente “classe di equivalenza”:

Ugo insulta Eva ßàUgo (fa+ tira+ tira dietro+lancia..) insulti a Eva

Da queste osservazioni ricaviamo che “tirare dietro” quando è seguito da un nome predicativo (come insulti, critiche e simili) si comporta da “variante polirematica di supporto”. Lo stesso possiamo dire per alcuni usi di buttare giù, buttare fuori,mettere avanti, mettere su, portare avanti, tirare su, tirare avanti, tirare fuori. Le principali variazioni di senso che questi apportano ai rispettivi supporti generici attengono il piano dell’Aspetto23. In particolare abbiamo individuato:

a) varianti incoative Ø Max mette su superbia ßà Max (è superbo + ha la superbia) 1. Eva tirò fuori scuse ßà Eva (addusse + avanzò +trovò )scuse ßà Eva si scusò

2. Ugo tirò su una critica inutile ßàUgo (sollevò + fece )una critica inutile

3. Bob butta avanti l’accusa di brogli ßà Bob (fa+ avanza) un’accusa di brogli ßàBob accusa di brogli

b) varianti egressive

4. Mia sorella ha buttato giù tre chili ßàMia sorella ha perso tre chili ßàMia sorella non ha più tre chili

5. Il ragazzo buttò fuori la rabbia ßàIl ragazzo si liberò dalla rabbia ßàIl ragazzo non ha più la rabbia ßàIl ragazzo ha (la+ molta) rabbia ßà Il ragazzo (si arrabbia+ è arrabbiato)

6. Nello caccia via l’angoscia ßàNello si libera dall’angoscia ßàNello non ha più l’angoscia ßàNello (ha l’angoscia+ è angosciato+si angoscia)

23 Per una definizione della categoria grammaticale dell’aspetto si veda Meillet (1965)

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85

c) varianti durative 7. Lucia porta avanti un discorso ßàLucia fa un discorso ßàLucia discute 8. Max tira avanti le trattative di pace ßàMax conduce le trattative di pace ßàMax fa le trattative di pace

5. La risoluzione dell’ambiguità: In questo paragrafo intendiamo offrire un primo tentativo di risoluzione dell’ambiguità che coinvolge i composti “omonimi”, ovvero quei V+Part che presentano un elevata moltiplicazione delle entrate e sono detti anche “polisemici”. Abbiamo già discusso di come sia possibile distinguere fra usi diversi di uno stesso verbo sintagmatico sulla base della struttura definizionale che presenta e dunque della classe in cui può essere inserito. Con tale criterio si può riconoscere un dato uso a seconda che entri in una costruzione transitiva o in una intransitiva, e ancora, a seconda che faccia parte, per ciascuna delle due famiglie di costruzioni, di una forma di frase a struttura lunga o a struttura corta. L’ambiguità emersa dai dati, tuttavia è tale che non si può cercare di risolverla solo sulla base di questi criteri di tipo sintattico. E ciò sottolinea l’importanza di un approccio lessico-grammaticale ai verbi sintagmatici. Quantificando i dati, infatti, si è ottenuto che, su 213 espressioni transitive e neutre ben 143 sono ambigue. L’ambiguità in altre parole coinvolge il 67% delle entrate. Osservando come questa percentuale si distribuisce all’interno di ciascuna classe (tabella 1), si è visto che essa si concentra prevalentemente entro le classi delle particelle giù, su, fuori e via. Queste ultime infatti contano nel loro insieme 125 entrate ambigue su un totale di entrate ambigue pari a 143. Detto in altri termini l’89% dell’ambiguità generale coinvolge i composti collocati nelle tavole di giù, su, fuori e via: Classe totale entrate entrate ambigue

Percentuale di entrate ambigue

V+ giù 38 29 76% V+ su 43 40 93% V+fuori 47 39 82% V+ via 22 17 77% Tabella 1: l’ambiguità entro le classi V+Part Del 67% dell’ambiguità complessiva, il 41% riguarda due o tre omonimi, come portare avanti un progetto [=sostenere, far procedere] vs. portare avanti la famiglia [=mantenere], il 12% comprende dai quattro ai cinque omonimi (come buttare dentro la palla [=segnare], buttare dentro l’aria [=inspirare], buttare dentro la seconda [=inserire], buttare dentro il ladro

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86

[=arrestare], il 19% coinvolge sei o sette omonimi come nel caso di fare fuori (tabella 2) e tirare giù (tabella 3):

N0=

: N

um

N0=

N a

nim

N0=

: N

-um

Verbo Par

tice

lla

Esempio di N1

Pre

p N

2

N1=

: N

um

N1=

: N -

um

N1=

:N

co

ncr

eto

N1=

: N

ast

ratt

o

N1=

: N

ris

tret

to

N1=

: C

he

F

Parafrasi + + + fare fuori Il nemico - + - - - - - Uccidere\

farsi fuori=suicidarsi + - - fare fuori tutto il patrimonio - - + + - + - dilapidare

+ + - fare fuori La pasta,il vino - - + + - + - divorare

+ - - fare fuori una poltrona - - + + - - - disfarsi,buttare

+ - - fare fuori Prodi dal governo + - - - - - estromettere

+ - - fare fuori una donna - + - - - + - Sedurre, possedere (sett.)

+ - - fare fuori Il romanzo - - + + - + - Finire di leggere

Tabella 2: ambiguità coinvolta nel verbo sintagmatico fare fuori

N0=

: N

um

N0=

N a

nim

N0=

: N

-um

Verbo Par

tice

lla

esempio di N1 P

rep

N1

N1=

: N

um

N1=

: N -

um

N1=

:N

co

ncr

eto

N1=

: N

ast

ratt

o

N1=

: N

ris

tret

to

N1=

: C

he

F

Parafrasi + + - tirare giù Un boccone - - + + - + - Ingoiare

+ + + tirare giù Un edificio - - + + - + - demolire

+ - - tirare giù Un lavoro - - + - + - - Eseguir in fretta, male

+ - + tirare giù L’ultima versione di Natscape

- - + - - + - prelevare un file da un sistema remoto,scaricare

+ - - tirare giù due righe - - + + - + + prendere nota

+ - + tirare giù gli ascolti del 20%

- + - + + - ridurre il valore

+ - + tirare giù Il sistema operativo - - + - + + - compiere l’azione di spegnimento

Tabella 3: ambiguità coinvolta nel verbo sintagmatico tirare giù

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87

Infine il restante 28% dell’ambiguità complessiva include i verbi mettere su che ha 11 distinti significati (tabella 5), tirare su che si sdoppia in 14 omonimi (tabella 6) e buttare giù che assume ben 15 accezioni diverse (tabella 7):

N0=

: N

um

N0=

N a

nim

N

0=:

N-u

m

Verbo P

artic

ella

Esempio di N1

Pre

p N

2

N1=

: N

um

N1=

: N -

um

N1=

:N c

oncr

eto

N1=

: N

ast

ratt

o

N1=

: N

ris

tret

to

N1=

: C

he

F

Parafrasi

+ - - mettere su Il caffè, L’acqua,la pasta, la pentola,il

brodo

- - - + - + - mettere sul fuoco

+ - - mettere su Ugo contro il fratello

+ - - - - - aizzare,istigare

+ - - mettere su superbia, rabbia - - - - + + - assumere

+ + - mettere (su) peso, carne, pancia,chili

- - + - - + - ingrassare

+ - - mettere su Un negozio,uno spettacolo

- - + - + + - Avviare,organizzare, allestire,iniziare

+ - - mettere (su) Un abito - - + + - + - indossare

+ - - mettere su Un articolo - + + - + - Metter nero su bianco

+ - - mettere su una parete - - + + - + - costruire

+ - - mettere su La lavatrice - - + + - + - mettere in funzione

+ - - mettere su Casa - - + - - + - andar a vivere da soli

+ - - mettere su famiglia - + - - + + - sposarsi

Tabella 5: ambiguità coinvolta nel verbo sintagmatico mettere su

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88

N0=

: N

um

N0=

N a

nim

N

0=:

N-u

m

Verbo Par

tice

lla

Esempio di N1

Pre

p N

2

N1=

: N

um

N1=

: N -

um

N1=

:N

co

ncr

eto

N1=

: N

ast

ratt

o

N1=

: N

ris

tret

to

N1=

: C

he

F

Parafrasi + - + tirare su una parete - - + + - + - costruire

+ - - tirare su Un numero - - + - - + - Estrarre tirare a sorte

+ - - tirare su I figli,la famiglia alcuni calciatori

- + - - - - - Crescere,mantenere\ addestrare

+ + - tirare su Il cibo - - + + - + - vomitare

+ - - tirare su La donna anziana - + - - - - - aiutare a sollevarsi

+ + + tirare su Max, il morale di Max - + - - - - - Risollevare,ricaricare

+ - - tirare su gli ascolti Di molto - + - + + - aumentare

+ - - tirare su Un nuovo business, una band,una radio

- + + - - + - avviare,allestire

+ + - tirare (Su) La cocaina - - + - - + + sniffare

+ - - tirare su soldi, un po’ di soldi - - + + - + - guadagnare

+ - + tirare su Il server, il firewell - - + - + + - farlo ripartire

+ - + tirare su una questione,una critica,una polemica

- - + - + + + Sollevare, tirare in ballo

+ - + tirare su Un pesce enorme,un’orata

- - + + - + - pescare

Tabella 6: ambiguità coinvolta nel verbo sintagmatico tirare su

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89

N0=

: N

um

N0=

:Nan

im

N0=

:N -

um

Verbo P

artic

ella

esempio di

N1

P

rep

N2

N1=

: N

um

N1=

: N -

um

N1=

:N

co

ncr

eto

N1=

: N

ast

ratt

o

N1=

: N

ris

tret

to

N1=

: C

he

F

Parafrasi

+ + + buttare giù un palazzo - - + + - + - Demolire \ sfondare

+ - - buttare giù La cornetta - - + + - + - riagganciare

+ - - buttare giù una lettera, un poema

- - + + - + + Abbozzare,scrivere frettolosamente

- - + buttare giù Il malato - + - - - - - Stremare (N0= la febbre)

+ - + buttare giù Max , - + - - - - - deprimere

+ - + buttare giù la proposta - + + - + - - criticare,sminuire, bocciare

+ - + buttare giù Il governo - + - - - - - far cadere

+ + - buttare giù due chili,peso - - + + - + - Perdere\dimagrire

+ - - buttare giù I prezzi del 20% - + - + + - ridurre

+ - - buttare giù La notizia - ? + - + - + accettare,sopportare

+ + - buttare giù Un boccone - - + + - + - Ingerire

+ - + buttare (giù) La pasta - - + + - + - mettere a cuocere

+ - - buttare (giù) La carta - - + + - + - Giocare

+ - - buttare giù Il sistema operativo

- - + - + + - compiere l’azione di spegnimento

+ - - buttare giù Il driver - - + - + + - scaricare, fare un download

Tabella 7. Ambiguità coinvolta nel verbo sintagmatico buttare giù Dalle tavole si osserva come la combinazione V+Particella assume uno specifico valore idiomatico sulla base dell’argomento che segue la particella. In pratica i diversi significati di uno stesso verbo sono determinati dal tipo di argomento in posizione oggetto: ciò ha motivato la nostra inclusione nelle tavole lessico-grammaticali di un esempio di N1 all’immediata destra della sequenza V+Part. Sulla base dunque della particolare relazione di co-occorrenza che si instaura fra il composto e l’N1, riteniamo che solo mediante una specificazione quanto più possibile dettagliata delle restrizioni di selezione operanti sull’oggetto si possa tentare di risolvere l’ambiguità . Per fare questo abbiamo effettuato un’analisi della distribuzione nominale di ciascuna entrata, ove per “distribuzione” intendiamo l’insieme delle forme nominali che hanno in comune la proprietà di co-occorrere con quell’entrata, in particolare nella posizione N1. Ci siamo serviti inizialmente delle sole proprietà N1 =: N um, N1=: N-um, poi in analogia a quanto operato da Gross (1975) abbiamo suddiviso gli oggetti non umani nelle due iperclassi N1=:N concreto e N1=:Nastratto. Tuttavia questo tipo di informazione ci ha permesso di attenuare l’ambiguità solo di un numero esiguo di predicati polisemici, per di più di quelli aventi pochi omonimi come mettere sotto:

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90

N0=

: N

um

N0=

N a

nim

N0=

: N

-um

Verbo

Par

tice

lla

Esempio di N1

P

rep

N2

N1=

: N

um

N1=

: N -

um

N1=

:N

co

ncr

eto

N1=

: N

ast

ratt

o

N1=

: N

ris

tret

to

Parafrasi

Iperclasse

+ - + mettere sotto Un cane - + + + - - investire umano, non umano concreto

+ - - mettere sotto Lo studente

A lavorare

+ - - - - pressare umano

Tabella 8: Disambiguazione del verbo sintagmatico mettere sotto Abbiamo utilizzato’espressione “attenuare l’ambiguità” poiché una certa dose di “dubbio” permane, come nella frase :

La prof mise sotto lo studente che può essere disambiguata solo all’interno di un contesto frastico più esteso, come in:

Poiché correva con l’auto, la prof mise sotto lo studente [= investire] Durante l’esame la prof mise sotto lo studente [=pressare,far lavorare]

In un secondo momento, sulla base della considerazione fatta in precedenza, ovvero che i verbi a particella idiomatici tendono a combinarsi soltanto con determinate tipologie di sintagmi nominali, cioè operarano una forte restrizione sull’oggetto diretto, abbiamo inserito in matrice anche la proprietà N1=: N ristretto. In altre parole, una volta vagliata la possibilità di selezione di un N1 astratto o concreto abbiamo verificato se l’entrata accettasse indistintamente un qualunque membro delle suddette iperclassi, oppure se, fra tutti gli i possibili argomenti concreti o astratti la cerchia si restringesse solo a pochi co-occorrenti. Nel paragrafo successivo, osserveremo come la specificazione della proprietà N1=:ristretto ci permetta di mitigare l’ambiguità di mettere su e buttare giù. 5.1. Disambiguare mediante le classi semantiche Analogamente a quanto effettuato da Gaston Gross (1994,2004) e da altri ricercatori del LLI (Le Pesant e Mathieu-Colas 1998) che hanno introdotto fattori semantici o “classi d’oggetti” nei loro dati linguistici, ci siamo serviti di sotto-classi semantiche più specifiche rispetto ai tratti N1=:non umano concreto e N1=: non umano astratto entro cui catalogare gli argomenti del V+Part. Tali classi rappresentano una esplicitazione della più generica proprietà N1 =: N ristretto. Le sotto-classi semantiche da noi individuate sono:

1. cibo 2. attività 3. scritto

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4. peso 5. costruzione 6. coalizione politica 7. carte da gioco 8. droga 9. soldi 10. sentimento 11. apparecchi telefonici 12. elettrodomestici 13. software 14. orologi 15. indumenti 16. valore (es. prezzo, temperatura, audience..)

che, congiuntamente alle tradizionali iperclassi:

Ø umano Ø non umano concreto Ø non umano astratto

ci hanno permesso di alleviare l’ambiguità delle entrate polirematiche con più significati, come mettere su, e buttare giù. Ciò può avere un’interessante applicazione nell’ambito nel NLP (Natural Language Processing), poiché può permettere il riconoscimento automatico in un testo del significato di questi V-Part polisemici. Osserviamo il composto “mettere su” che entra in 11 usi diversi. Solo uno tuttavia seleziona argomento di tipo umano, congiuntamente ad un complemento preposizionale obbligatorio (e non cancellabile) introdotto da “contro”:

1. Ugo mette su Max contro il fratello [= aizzare, istigare] Tale frase minima è dunque facilmente riconoscibile. Ben otto usi invece selezionano un N1 non umano che è ulteriormente catalogabile in N1= :N concreto ( cinque usi) e N1=: astratto (tre usi):

• Mettere su (con N1 concreto)

1. Nadia mette su un abito 2. Fabio mette su un articolo 3. Lello mette su una parete 4. La mamma mette su la lavatrice 5. Eva ha messo su il caffè

Le frasi 1-5 selezionano tutti argomenti non umani di tipo concreto che hanno marcata “+” in matrice la proprietà N1=: N ristretto, poiché richiedono più specifiche classi d’oggetti che sono rispettivamente indumenti, scritti, costruzioni, elettrodomestici, cibo.

• Mettere su (con N1 astratto) 6. Bob ha messo su un ristorante 7. Lia ha messo su superbia

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8. Eva ha messo su due chili Anche per queste frasi il valore idiomatico di mettere su dipende dallo specifico oggetto selezionato: la stessa forma linguistica significa infatti “organizzare” quando seleziona nomi legati ad attività (negozio, ristorante, compagnia teatrale..), “assumere” accanto ad un N1

rientrante nella classe delle passioni o sentimenti, “ingrassare” quando co-occorre con nomi indicanti peso (chili, pancia,carne). Rispetto alle classi di oggetti che possono realizzarsi nelle frasi 6-8 le specifiche occorrenze ristorante, superbia, chili si collocano in un rapporto semantico di iponimia-iperonimia.

Tabella 9: disambiguazione del verbo sintagmatico mettere su Nelle frasi 7 e 8 si osserva come la restrizione sull’oggetto è talmente forte da dar vita a combinazioni al limite con quelle che sono definite tradizionalmente “collocazioni” o “frasi a distribuzione ristretta”. Quanto appena detto sarà più chiaro osservando le frasi

9. Nunzio ha messo su casa 10. Bob mette su famiglia

in cui alla fissità del composto si aggiunge la totale o parziale fissità dell’argomento e porta a dire che, quanto più idiomatica è la sequenza VPart+ N più ristretta è la selezione. In 9 e 10 siamo innanzi a chiari esempi di semi-idiomi.

N0=

: N

um

N0=

N a

nim

N

0=:

N-u

m

Verbo P

artic

ella

Esempio di N1

Pre

p N

2

N1=

: N

um

N1=

: N -

um

N1=

:N c

oncr

eto

N1=

: N

ast

ratt

o

N1=

: N

ris

tret

to

N1=

: C

he

F

Parafrasi

Classi semantiche

+ - - mettere su Il caffè, L’acqua,la pasta, la pentola,il

brodo

- - - + - + - mettere sul fuoco Cibo

+ - - mettere su Ugo contro il fratello

+ - - - - - aizzare,istigare -

+ - - mettere su superbia, rabbia - - - - + + - assumere sentimenti

+ + - mettere (su) peso, carne, pancia,chili

- - + - - + - ingrassare peso

+ - - mettere su Un negozio,uno spettacolo

- - + - + + - Avviare,organizzare, allestire,iniziare

attività

+ - - mettere (su) Un abito - - + + - + - indossare indumenti

+ - - mettere su Un articolo - + + - + - Metter nero su bianco

scritti

+ - - mettere su una parete - - + + - + - costruire costruzioni

+ - - mettere su La lavatrice - - + + - + - mettere in funzione elettrodomestici

+ - - mettere su Casa - - + - - + - andar a vivere da soli

?

+ - - mettere su famiglia - + - - + + - sposarsi ?

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Cerchiamo ora di applicare la stessa procedura al verbo sintagmatico più polisemico emerso dai dati, ovvero “buttare giù”, aggiungendo alla tabella 7 le classe semantiche più adeguate entro cui catalogare ciascun oggetto “ristretto”:

N0=

: N

um

N0=

:Nan

im

N0=

:N -

um

Verbo P

artic

ella

esempio

di N1

P

rep

N2

N1=

: N

um

N1=

: N -

um

N1=

:N

co

ncr

eto

N1=

: N

ast

ratt

o

N1=

: N

ris

tret

to

N1=

: C

he

F

Parafrasi

Classi semantiche

+ + + buttare giù un palazzo

- - + + - + - Demolire \ sfondare costruzioni

+ - - buttare giù La cornetta

- - + + - + - riagganciare apparecchi

+ - - buttare giù una lettera,

un poema

- - + + - + + Abbozzare,scrivere frettolosamente

scritti

- - + buttare giù Il malato - + - - - - - Stremare (N0= la febbre)

-

+ - + buttare giù Max , - + - - - - - deprimere -

+ - + buttare giù la proposta

- + + - + - - criticare,sminuire, bocciare

-

+ - + buttare giù Il governo - + - - - - - far cadere coalizione politica

+ + - buttare giù due chili,peso

- - + + - + - Perdere\dimagrire peso

+ - - buttare giù I prezzi del 20%

- + - + + - ridurre valori

+ - - buttare giù La notizia - ? + - + - + accettare,sopportare -

+ + - buttare giù Un boccone

- - + + - + - Ingerire cibo

+ - + buttare (giù) La pasta - - + + - + - mettere a cuocere cibo

+ - - buttare (giù) La carta - - + + - + - Giocare carte da gioco

+ - - buttare giù Il sistema operativo

- - + - + + - compiere l’azione di spegnimento

software

+ - - buttare giù Il driver - - + - + + - scaricare, fare un download

software

Tabella 10: disambiguazione del verbo sintagmatico buttare giù Come si osserva solo tre usi di buttare giù selezionano un N1 umano, sette invece un N1=: N concreto e gli altri cinque un N1=: N astratto. Prese tuttavia le tre frasi seguenti:

1. Eva buttò giù un palazzo 2. Alex buttò giù la cornetta 3. Bob buttò giù un boccone

si nota che la sola indicazione del tratto [+ concreto] legato all’oggetto non è sufficiente per distinguere i tre significati dello stesso verbo. Bisogna indicare che nel primo caso l’N1 rientra in una classe ristretta di nomi aventi la facoltà di essere abbattuti o demoliti e che noi abbiamo chiamato “costruzioni”. Nel secondo caso invece l’N1 concreto appartiene ad una lista più ridotta

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di membri quali la cornetta, il cellulare, il telefono, (che abbiamo indicato come “apparecchi telefonici”) che conferiscono al verbo il significato di “riagganciare”. In 3 infine l’N1 concreto fa parte di una classe di elementi di tipo commestibile, siano essi solidi o liquidi che abbiamo etichettato come cibo. Nonostante tale procedura, quest’ultimo significato di buttare giù può interferire con quello parafrasabile con “mettere a cuocere”, poiché anch’esso seleziona un N1 cibo (come si osserva dalla tavola 10). Si noti dunque come data una frase come:

4. Bob butta giù la pasta Le possibili interpretazioni che si possono attribuire al composto sono:

A= mangiare, ingoiare B= mettere a cuocere

Per cui, nonostante l’utilizzo della classe semantica “cibo” l’ambiguità persiste. 24 Si potrà dunque affinare il procedimento restringendo ulteriormente gli N1 etichettati come cibo che possono co-occorrere con buttare giù nell’uso B e che entrano in una lista composta solo da pochi membri come la pasta, le verdure, il sale aventi la facoltà di essere “buttati” nell’acqua bollente. Ciò ci permetterebbe di riconoscere senza errori una frase come Bob butta giù un gelato e di attribuirvi solo il significato A. Proponiamo inoltre per la disambiguazione degli usi A e B di buttare giù il ricorso alle restrizioni distribuzionali del soggetto (che abbiamo inserito in matrice): quando buttare giù ha l’accezione di “mangiare” accetta infatti oltre ad un N0 umano, un soggetto animato (es. il mio cane butta giù solo croccantini di marca), quando invece significa “buttare sul fuoco” seleziona solo un soggetto umano. 6. Un continuum fra i verbi sintagmatici: argomenti bloccati, argomenti ristretti, argomenti liberi Ci sono alcuni casi, in cui la combinazione verbo-particella insieme al complemento è indiscutibilmente idiomatica o fissa, poiché solo uno o due complementi sono possibili come in

(a) Tirar fuori le unghie+ gli artigli [= mostrare aggressività] (b) Tirare giù le madonne+ i santi [= imprecare, bestemmiare] (c) Mettere giù la maschera [= rivelarsi per come si è]

Tali frasi realizzano una struttura argomentale del tipo N0V Part N1 con N1=: C1 e non sono inserite nelle nostre tavole, poiché meritano un trattamento a parte e studi più approfonditi. 25 24 Nel significato di “mettere sul fuoco”e dunque “iniziare a cuocere” la particella del composto buttare giù è solo enfatica. Tale uso infatti accetta la proprietà trasformazionale che da conto dell’uso assoluto senza particella, ovvero Part= E. 25 Ci sono poi numerosi esempi tratti dai dati in cui la particella va a manipolare frasi idiomatiche autonome e già cristallizzate, apportandovi tuttavia solo una marca “enfatica”. In casi come questi la particella non è dunque costitutiva della frase fissa e i dizionari spesso la segnalano fra parentesi come in: Sputar (fuori) il rospo! Cavar (fuori) un ragno dal buco Buttare (via) il bambino con l’acqua sporca

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La ricerca da noi condotta ha invece messo in luce come i composti V+Particella di tipo idiomatico abbiano la facoltà di selezionare degli N1 collocabili in specifiche classi semantiche le cui dimensioni sono tuttavia variabili: ci sono cioè usi che possono co-occorrere solo con un numero limitato di membri e altri esercitano una restrizione meno forte sugli argomenti. Si veda come si espande gradualmente la distribuzione dell’N1 in ciascun gruppo di usi omonimi:

(a) Mettere su:

Mettere su casa Mettere su famiglia Mettere su (peso+chili+pancia) Mette su (un negozio+ una società+ un team+ uno spettacolo+un blog…)

(b) Portare avanti: Portare avanti (la casa+ la famiglia+ la baracca) Porta avanti (un progetto+un piano+ un’idea+ un’indagine+una gravidanza…)

(c) Mettere giù: Mettere giù il partito+il governo Mettere giù (un muro+la porta+un palazzo+un albero+…)

(d) Tirare fuori:

Tirare fuori (le palle+gli attributi) Tirare fuori (una sceneggiatura+una teoria+ una moda+ …….)

(e) Mettere avanti:

Mettere avanti (la lavatrice+la lavastoviglie) Mettere avanti (gli interessi personali+il candidato preselto+ il fatto che…..)

Le combinazioni idiomatiche V+Part possono dunque esercitare una selezione fortemente “ristretta” (se non addirittura unica) sui propri argomenti da essere interpretate in alcuni casi come semi-idiomi (come buttare via un’occasione, mettere su casa, portare avanti la baracca). Più l’espressione è bloccata e più è facile definire classi semantiche contenenti pochi oggetti, mentre più è libera o composizionale la sequenza V+Part, più è vaga l’informazione semantica necessaria a disambiguare il composto, come in buttare (via) un abito vecchio . Alcuni entrate come quest’ultima sono state da noi inserite nelle costruzioni idiomatiche, ma è facile costatare come abbiano alcuni tratti in comune con le costruzioni composizionali: la possibile occorrenza senza particella e la facoltà di selezionare una varietà di complementi. Mostrano una maggiore libertà di selezione gli usi in cui la particella conserva il suo originario valore locativo e che fungono da “metafore trasparenti” come mettere sotto nel significato di “investire” la cui classe di oggetti è estesa e comprende N umani, N animati, N concreti come in

5. Il tram mise sotto (un bambino+ + un cane + una bici)

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oppure portare via con il significato di “sottrarre”come in:

6. Max portò via (un oggetto+ un ricordo+ il figlio) alla madre

Concludiamo sottolineando l’importanza di un approccio lessico-grammaticale ai verbi sintagmatici, poiché, partendo dall’assunto che l’unità minima di significato è la frase e non il singolo composto abbiamo calato ogni verbo entro tutte le sue possibili strutture frastiche potendolo così “relazionare” agli altri elementi della frase. Dai rapporti fra questi è emersa la stretta dipendenza fra il V+Part e il suo oggetto. In particolare, le possibili espressioni costruite con verbi sintagmatici sono collocabili lungo un continuum rappresentato da: Ø frasi completamente idiomatiche (es. tirar fuori le unghie);

Ø frasi a distribuzione fortemente ristretta che abbiamo chiamato anche semi-idiomi (es.

metter su famiglia); Ø frasi a distribuzione ristretta in cui gli argomenti rientrano in classi semantiche di

dimensioni più vaste di quelle che caratterizzano le ‘collocazioni’ e che sono in relazione di iponimia-iperonima con il nome associato definizionalmente alla classe semantica (es. mettere su negozio con N1=: attività);

Ø frasi a distribuzione più libera rispetto alle precedenti in cui l’argomento è vario e per

identificarlo bastano i mega-tratti [+umano] [-umano] [+concreto ] [+astratto] (come nell’esempio mettere via i giocattoli vecchi+gli abiti+…);

Ø frasi libere in cui il verbo sintagmatico, detto anche composizionale mette in gioco

cambiamenti nelle relazioni spaziali fra gli argomenti oltre a non esercitare particolari restrizioni di selezione su quest’ultimi (come in Eva mette giù la borsa dalla mensola).

Per illustrare la gradualità del concetto di restrizione di selezione presentiamo il seguente schema:

TTabella 11:un continuum fra i verbi sintagmatici

TIPOLOGIA DI FRASI TIPOLOGIA DEL COMPOSTO V+PART

TIPOLOGIA DELL’ N1

ESEMPIO

Espressioni idiomatiche

Non composizionale Bloccato Tirare fuori le unghie

Semi-idiomi o ‘collocazioni’

Non composizionale Fortemente ristretto

Mettere su casa

Espressioni a distribuzione ristretta

Non composizionale Mediamente ristretto Buttare giù un palazzo

Espressioni semi-libere Non composizionale Non ristretto Mettere sotto una bici

Espressioni libere composizionale Pienamente libero Mettere giù la borsa dalla mensola

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I “verbi sintagmatici idiomatici” - che rappresentano l’oggetto del nostro studio - rientrano nelle forme di frase segnate in grigio, ovvero in posizione intermedia fra il polo della maggiore idiomaticità e fissità (espressioni idiomatiche) e il polo della maggiore liberà di selezione, in cui collochiamo i “verbi sintagmatici composizionali”. Esiste una relazione di diretta proporzionalità fra coesione semantica e coesione sintattica: più idiomatico è il composto più reagisce male alla separabilità della particella dal verbo. Scorrendo infatti gli esempi riportati nella tabella dall’alto in basso si osserva come aumenti l’accettabilità delle trasformazioni:

1. object shift *Ugo tira le unghie fuori *Eva mette casa su Bob ha buttato un palazzo giù Il treno ha messo una bici sotto La mamma mette la borsa giù dalla mensola

2. passiva1 * Le unghie sono state tirate fuori da Ugo * Casa è stata messa su da Eva Un palazzo è stato buttato giù da Bob Una bici è stata messa sotto da un tram La borsa è stata messa giù dalla mensola dalla mamma

L’adozione di un approccio lessico-grammaticale ci ha imposto tuttavia di testare ciascuna proprietà trasformazionale su tutte le entrate raccolte, onde evitare false generalizzazioni. Il risultato di questa operazione ha rivelato l’imprevedibilità con cui ad un composto si può associare una forma di frase con le componenti separate, come in

1. Bossi ha messo giù il partito ßà *Bossi ha messo il partito giù

mentre ad un altro composto, che pur esercita restrizioni di selezione sull’oggetto, è possibile applicare la stessa manipolazione:

2. Luca si arrabbiò durante la chiamata e mise giù il telefono ßà Luca si arrabbiò durante la chiamata e mise il telefono giù

Se vogliamo tuttavia cogliere una qualche regolarità nel comportamento di queste entrate idiomatiche possiamo a giusta ragione affermare che, quando la particella conserva il suo status locativo-direzionale (e realizza dunque una metafora “trasparente”) l’object shift è accettato, come negli esempi:

3. Il giocatore ha messo dentro la palla ßàIl giocatore ha messo la palla dentro

4. La mamma ha messo avanti la lavatrice ßàLa mamma ha messo la lavatrice avanti

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5. Eva si porta dietro il fratellino

ßàEva si porta il fratellino dietro

6. Anna si tira su i capelli ßàAnna si tira i capelli su mentre quando si carica di un valore figurato, si lega in modo più stretto al verbo, dando vita un’unità lessicale indivisibile:

7. Il lavoro porta via molto tempo a Eva ßà*il lavoro porta molto tempo via a Eva

8. Ugo tira avanti le trattative ßà*Ugo tira le trattative avanti

9. Lia mise su tre chili ßà*Lia mise tre chili su Dalla quantificazione dei dati emerge che l’object shift è accettato pienamente da circa il 18% dei verbi a particella idiomatici.

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Prospettive future Il presente lavoro di tesi ha messo in luce l’importanza di un approccio Lessico-Grammaticale ai verbi sintagmatici, per la possibilità di introdurre sia informazione sintattica che semantica nei dati linguistici. Alla data attuale del 2008 tuttavia, relativamente ai VPart c’è ancora molto cammino da compiere. In particolare riteniamo che la ricerca LG dovrebbe occuparsi al più presto di: Ø completare la classificazione dei composti idiomatici che abbiamo qui avviato,

realizzando le tavole dei V+Part che entrano in costruzioni intransitive a struttura corta e a struttura lunga;

Ø indagare e approfondire il fenomeno dei verbi sintagmatici che occorrono n espressioni idiomatiche (es. tirar fuori le unghie);

Ø Creare classi disgiunte per i composti idiomatici V+Aggettivo fisso che esulano dalla tradizionale definizione di “verbo sintagmatico” così come condivisa allo stato attuale dell’arte (come prendersela comoda, farla franca).

Ø Rivolgere l’attenzione alla seconda categoria di verbi sintagmatici che abbiamo chiamato “composizionali” o “locativi” e ai problemi “valenziali” che questi pongono (es. mettere giù le mani dalla borsa).

Ø Trasferire le tavole prodotte in un dizionario di verbi sintagmatici di Nooj così da identificare le sequenze V+Part in larghi corpora attraverso semplici “queries” come:

< V+ VPart> < giù> <V+ VPart> < PART>

Ø Con la prima “query” si potrebbe generare una lista di concordanze solo di verbi seguiti

dalla particella giù, mentre con la seconda si potrebbero riconoscere tutti i verbi+Particella all’interno di un corpus. Nooj permette inoltre di costruire grammatiche locali o grafi con cui identificare le istanze continue e discontinue dei verbi sintagmatici. Tale risorsa linguistica messa a punto da Max Silberstein (Silberstein 2002) e disponibile freeware insieme al relativo manuale all’indirizzo www.nooj4nlp.net, è ampiamente utilizzata nell’ambito delle ricerche Lessico-Grammaticali dell’Italiano. Essa si rivelerebbe utile non solo per il parsing dei verbi sintagmatici, ma anche per correggere ed ampliare il database iniziale di tali costruzioni.

Come epilogo del presente contributo riproponiamo una frase pronunciata informalmente dal prof. Elia durante un seminario ‘interno’ tenutosi a S.Teresa di Gallura (2 ottobre 2007): “Il Lessico-Grammatica va avanti”!

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107

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108

APPENDICE: LE TAVOLE DI USI TRANSITIVI E NEUTRI

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Verbo+Particella ---Usi transitivi e neutri seguiti dalla particella “giù”

Usi assoluti

N0=

: N

um

N0=

N a

nim

N0=

: N

-um

Verbo Par

ticel

la

esempio di N1

Pre

p N

2

N1=

: N

um

N1=

: N

-um

N1=

:N

co

ncr

eto

N1=

: N

ast

ratt

o

N1=

: N

ris

tret

to

N1=

: C

he

F

senz

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1

Sen

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artic

ella

senz

a ve

rbo

uso

neut

ro (

N1 V

Par

t)

uso

supp

orto

( V

par

t =

Vsu

p-ex

t)

N0

V P

art N

1 ó

N1

esse

re P

art

Pp

v=:

lo

obje

ct s

hift

P

assi

va1

Pas

siva

2

inse

rzio

ne d

i Avv

erbi

o f

ra V

e P

art

Parafrasi

Phrasal verb

+ + + Buttare giù un palazzo \ una porta

- - + + - + - - - + - - + + - + + + Demolire \ sfondare To beat down, knock down, to tear down, to pull down

+ - - buttare giù La cornetta - - + + - + - + - - - - - - - - + ? riagganciare To ring off

+ - - buttare giù una lettera, un poema

- - + + - + + - - - - - - + - - + ? Abbozzare,scrivere frettolosamente

To tear off, to tick down, to jot down, to write down, to throw off

- - + buttare giù Il malato - + - - - - - + - - - - + + ? - - + Stremare (N0= la febbre)

To wear down, to tire out, to tucker out, to do in

+ - + buttare giù Max , il morale di Max

- + - - - - - - - - + - + + ? - + + deprimere To drag down,to take down, to get down, to pull down, to cast

down,to bum out + - + buttare giù la proposta - + - + + - - - - - - - ? + - + + + criticare,sminuire,

bocciare To disparage,to run down, To knock down, to shoot down,to dump on,to take apart

+ - + buttare giù Il governo - + - - - - - - - + - - + + - + + + far cadere To drop down, to bring down= to topple

+ + - buttare giù due chili,peso - - + + - + - - - - - + - + - - + + Perdere\dimagrire To take off weight

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110

Verbo+Particella ---Usi transitivi e neutri seguiti dalla particella “giù” N

0=:

N u

m

N0=

N a

nim

N0=

: N

-um

Verbo P

arti

cella

esempio di N1

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: N -

um

N1=

:N

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ncr

eto

N1=

: N

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N1=

: N

ris

tret

to

N1=

: C

he

F

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Sen

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senz

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N1 V

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t)

uso

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orto

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t =

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p-ex

t)

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1

Pas

siva

2

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Par

t

Parafrasi

Phrasal verb + - - buttare giù I prezzi del 20% - + - + + - - - + - - + + - - + + ridurre To drive down,to cut off

+ - - buttare giù La notizia - ? + - + - + - - - - - - + - - + + accettare to put up with, to endure

+ + - buttare giù Un boccone - - + + - + - + - + - - + + ? - + + ingerire To throw down, to gulp down

+ - - buttare (giù) La pasta - - + + - + - - + - - - - - - - + - mettere a cuocere

To begin cooking

+ - - buttare (giù) La carta - - + + - + - + + + - - + + ? ? + - giocare to throw down to throw away

+ - - buttare giù Il sistema operativo,

l’interfaccia

- - + - - + - - - - - - - + - - + ? compiere l’azione di

spegnimento

To shut down

+ - - buttare giù il driver - - + - - + - + - - - - - + - - + + scaricare,fare un download

To do a download

+ - - dare (giù) L’asso - - + + - + - + + + - - + + - - + + giocare To play a card

+ + - gettare giù La pillola - - + + - + - + - + - - + + ? - + + ingerire To throw down

+ - - gettare giù Un appunto - - + + - + + - - - - - - + - - + + scrivere di getto To throw off,to toss off

- - + lasciare giù Il rosso - - + + - + - - - - - - - + - ? ? + scolorire

+ - - mandare giù I costi azionari Del 10% - + - + + - - - + - - + + - + + + far diminuire To send down,to take off

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Verbo+Particella ---Usi transitivi e neutri seguiti dalla particella “giù”

N0=

: N

um

N0=

N a

nim

N0=

: N

-um

Verbo Par

tice

lla

esempio di N1

P

rep

N1

N1=

: N

um

N1=

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um

N1=

:N

co

ncr

eto

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: N

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orto

( V

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t)

N0

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1

Pas

siva

2

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ne d

i Avv

fra

V e

Par

t

Parafrasi

Phrasal verb

+ + - mandare giù Un sorso,un humburger

- - + + - + - + - + - - + + + + + + ingoiare to wash down,to send down,to drink down,to stuff down,to throw down

+ - - mandare giù Eva, La notizia - + + - + - + - - - - - - + - - + + sopportare To get down, to stand for,to stuff down

+ + + mettere giù La porta - - + + - + - - - + - - + + + + + + abbattere

+ - - mettere giù Un progetto - - + - + - + - - - - - - + - + + + abbozzare To put down, To jot down

+ - - mettere giù La pasta - - + + - + - - - - - - - - - - + ? mettere a cuocere

To begin cooking

+ - - mettere giù Il telefono, il cellulare

- - + + - + - + - + - - - + - - + ? riagganciare To put down, to hang up, to put down ,to ring off

+ + - mettere giù tre chili - - + - + + - - - - - + - + - - + + dimagrire To take off weight

+ - ? mettere giù Il partito - + - - - - - - - + - - + + - + + + far cadere26 To drop down,to do away with

26 Tutto cià che penso di Berlusconi di Umberto Bossi: […] Se lui vuole sapere la storia della caduta del suo governo, venga da me che gliela spiego io: sono stato io a metter giù il partito del mafioso. Lui comprava i nostri parlamentari e io l’ho abbattuto. (www. Polis blog.it)

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Verbo+Particella ---Usi transitivi e neutri seguiti dalla particella “giù”

N0=

: N

um

N0=

N a

nim

N

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N-u

m

Verbo Par

tice

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esempio di N1

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2

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Par

t

Parafrasi

Phrasal verb

+ - - mettere giù Le armi - - + + - - - - - + - - + + - - + + Deporre,arrendersi To lay down,to throw down one’s arms

+ - - portare giù I prezzi,i costi bancari

del 50% - + - + + - - - + + - + + - + + + ridurre To get down, to bring down, to knock back

+ - - rimandare giù Un’insolenza - - + - + - + - - - - - - + - - + + trattenersi dal dire,reprimere

To bite back

+ - - sbattere giù Il telefono - + + - + - - + - - - - - - - + + mettere giù, riagganciare To bang down,to thump down

+ + - tirare giù Un boccone - - + + - + - - - + - - + + + - + + Ingoiare To pull down, to chow down, to snack down

+ + + tirare giù Un edificio - - + + - + - - - + - - + + + + + + demolire To tear down

+ - - tirare giù Un lavoro - - + - + - - - - - - + - + - - + + Eseguir in fretta, male

+ - + tirare giù L’ultima versione di Natscape

- - + - - + - + - - - - - + - + + + prelevare un file da un sistema remoto,scaricare

To do a download

+ - - tirare giù due righe - - + + - + + - - - - - - + - - + ? prendere nota To take down,to knock off

+ - + tirare giù Il sistema operativo

- - + - + + - - - - - - - - - - + + compiere l’azione di spegnimento

To shut down

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N0=

: N

um

N0=

N a

nim

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Verbo

P

arti

cella

esempio di N1

Prep N 2

N1=

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N1=

: N -

um

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: N

ris

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: C

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1

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N1 V

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Vsu

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2

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Par

t

Parafrasi

Phrasal verb + - - buttare su Un video, Linux, un

blog, delle foto nel Wiki - + + - + - + - - - - - + - + + ? proiettare,far girare su

piattaforma To throw up

+ - - buttare su una nota,un’articolo - - + + - + - - - - - - - + - + + - buttare nero su bianco,

To throw up

+ - - buttare su Un team, un’alleanza - + + + - - - - - - - - - + - - + + mettere su,allestire To put on

+ + - buttare su due chili - - + - + + - - - - - + - + - - + + mettere,ingrassare to put on weight, kilos;

+ + - buttare su del cibo - - + + - + - + - - - - + + - - + + vomitare To throw up,to bring up

+ - - dire su (Il fatto che) agli amici - + - - - + + - - -

- - - - - - + rimproverare To tell off

+ - - fare su Un bel pulmino,una squadra

- - + + + - - - + - - - - + - - + ? organizzare To put on To take up

+ - - fare su soldi,un po’ di soldi - - + + - - - - + - - - - + - - + ? raccimolare to scrape up\together

+ - - fare su Le sigarette nell’aggeggio Raccogliere,avvolgere N2VPart N1

To take up

+ - - mettere su Casa - - + - - + - - - - - - - - - - + ? andar a vivere soli to put on,to set up home

+ - - mettere su famiglia - + - - + + - - - - - - - + - - + + sposarsi To start a family

Verbo+Particella ---Usi transitivi e neutri seguiti dalla particella “su”

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Verbo+Particella ---Usi transitivi e neutri seguiti dalla particella “su”

N0=

: N

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N0=

N a

nim

N0=

: N

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Verbo

Par

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lla

Esempio di N1

Pre

p N

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N1=

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: N -

um

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co

ncr

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N1=

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N1 V

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uso

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( V

par

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Vsu

p-ex

t)

N0

V P

art

N1 ó

N1

esse

re P

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Pp

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lo

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ct s

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P

assi

va1

Pas

siva

2

inse

rzio

ne d

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erbi

o f

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e P

art

Parafrasi

Phrasal verb + - - mettere su Il caffè, L’acqua,la

pasta, la pentola - - - + - + - - - - - - - + - + + - mettere sul fuoco To put on = metter sul

fuoco + - - mettere su Ugo contro il

fratello + - - - - - - + - - - + + - + + - aizzare,istigare to play sb. off against sb

+ - - mettere su superbia, rabbia - - - - + + - - - - - + - - - - ? - assumere To take on

+ + - mettere (su) peso, carne, pancia,chili

- - + - - + - - + - - + - + - - + + ingrassare to put on weight, kilos;

+ - - mettere su Un negozio,uno spettacolo

- - + - + + - - - - - - - - - + + + Avviare,organizzare, allestire,iniziare

To set up, to start up, to put on ,to build up

+ - - mettere (su) Un abito - - + + - + - - + - - - - + - - + ? indossare To put on

+ - - mettere su Un articolo - + + - + - - - - - - - + - ? + + Metter nero su bianco

+ - - mettere su una parete - - + + - + - - - + - - + + - + + + costruire To build (up)

+ - - mettere su La lavatrice - - + + - + - - - - - - - + - + + - mettere in funzione

+ - - portare su I prezzi, i costi Di molto - + - + + - - - + - - + + - + + + aumentare To drive up, to force up,to run up,to bring up

+ - + prendere su Eva - + - - - - - - ? - - - - + - + + + dare un passaggio To pick up, to take on, to take aboard

+ - - prendere (su) La propria roba - + - + - - - + + - - - - + - - + + prendere To pick up

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Verbo+Particella ---Usi transitivi e neutri seguiti dalla particella “su”

N0=

: N

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N0=

N a

nim

N0=

: N

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Verbo Par

tice

lla

Esempio di N1

Pre

p N

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N1=

: N

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N1=

: N -

um

N1=

:N

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ncr

eto

N1=

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ris

tret

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N1=

: C

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F

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a N

1

Sen

za p

arti

cella

senz

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rbo

uso

neut

ro (

N1

V P

art)

us

o su

ppor

to (

VP

art

=Vsu

p-ex

t)

N0

V P

art N

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N1

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Pp

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Pas

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fra

V e

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Parafrasi

Phrasal verb + - + tenere su I prezzi del 50% - + - + + - - - + + - + ? - - + + tenere alti To keep up

+ - + tenere su I calzoni con la cintura

- + + - + - - - + + - + + + + + + mantenere To keep up

+ - + tenere su I figli (fino a tardi) + - - - - - + - - + - + + - + + + tenere svegli

+ - + tenere su Eva - + - - - - - + - - + - + + - - + + confortare

+ - + tirare su Un edificio una parete

- - + + - + - - - + - - + + - + + + costruire To put up

+ - - tirare su Un numero - - + - - + - + - - - - - + - - + + Estrarre tirare a sorte

To toss up

+ - - tirare su I figli,la famiglia \alcuni calciatori

promettenti

- + - - - - - - - - - - - + - + + + Crescere,mantenere\ addestrare

To bring up,to drag up \to bring along,to provide for

+ + - tirare su Il cibo - - + + - + - + - ? - - + + - - + + vomitare To throw up

+ - - tirare su La donna anziana - + - - - - - - - - + - - + ? + + ? aiutare a sollevarsi To pick up

+ + + tirare su Max, il morale di Max

- + - - - - - - - - + - + + - - + + Risollevare,ricaricare To pep up,cheer up,to buck up

+ - - tirare su gli ascolti Di molto - + - + + - - - + - - + ? - - + + aumentare To rauche up,put up, to raise, to push up,

+ - - tirare su Un business, una band,una radio

- + + - - + - - - - - - - - - - + ? avviare,allestire To build up (a business)

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116

27 . Di tirar su roba buona che quella sì che fa dimenticare tutto.(…..) Si buttò a capofitto in quella operazione. Tirò su. Passò la banconota arrotolata alla ragazza che imitò quasi alla perfezione le gesta del ragazzo. Prima una narice, poi l’altra. Finito il rito poggiò la testa sul sedile reclinandola verso il finestrino alla sua destra. Giacomo tirò anche l’ultima striscia. Si passò il pollice e l’indice vicino le narici per levare qualche residuo di polvere bianca ed iniziò a tirare su, com’era suo solito…“Hey! Non dici più niente? Ti dovrebbe tirare su e invece…(www.anonimiscrittori.it ) 28 Un caposquadra edile tira su 500 sterline alla settimana ,a building overseer picks up £ 500 a week (Hoepli, 2004); Come si può tirare su soldi legalmente senza chiederli ai genitori e senza chiedere prestiti? (www.it.answers.yahoo.com )

Verbo+Particella ---Usi transitivi e neutri seguiti dalla particella “su”

N0=

: N

um

N0=

N a

nim

N0=

: N

-um

Verbo P

arti

cella

Esempio di N1

P

rep

N2

N1=

: N

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eto

N1=

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F

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1

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N1 V

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supp

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N0

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N1ó

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t

Parafrasi

Phrasal verb + + - tirare (Su) La cocaina - - + - - + + + - - - - - - - - + + sniffare 27 To sniff (up)

+ - - tirare su soldi, un po’ di soldi - - + + - + - - - - - - - ? - - + - guadagnare28 To pick up, to scrape up

+ - + tirare su Il server, il firewell - - + - + + - - - - - - - - - - + + Di un sistema telematico: farlo ripartire

+ - + tirare su una questione,una critica,una polemica, una messa in scena

- - + - + + + - - - - + - ? - + + + Sollevare,portare all’attenzione o alla

discussione,tirare in ballo

To take *up with, to raise (a iussue)

+ - + tirare su Un pesce enorme,un’orata

- - + + - + - - - - - + - + + + + + pescare to reel in

+ - - tirarsi su I capelli - - + - - + - - + + + - - + + ? + + Avvolgerli to pin up, to put up

+ - - Tirarsi Su La lampo,la gonna,i pantaloni

- - + + - + - - - + - - ? + + + + + alzarsi To zip up\to hitch up,to hick up

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117

Verbo+Particella ---Usi transitivi e neutri seguiti dalla particella “fuori” N

0=:

N u

m

N0=

N a

nim

N

0=:

N-u

m

Verbo

P

artic

ella

Esempio di N1 P

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N2

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um

N1=

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eto

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tret

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1

Sen

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ella

senz

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uso

neut

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N1 V

Par

t)

uso

supp

orto

( V

par

t =

Vsu

p-ex

t)

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V P

art N

1 ó

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art

Pp

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obje

ct s

hift

P

assi

va1

Pas

siva

2

inse

rzio

ne d

i Avv

fra

V e

Par

t

Parafrasi

Phrasal verb

+ - - avere Fuori del denaro - - + - - + - - - - - - ? + + - - - averlo impegnato

+ + - buttare fuori L’aria - - + - - + - + - + - - - + + - + ? espirare

+ + - buttare fuori Il cibo - - + + - + - - - - - - + + - - + + vomitare

+ - - buttare fuori La rabbia,lo stress - - + - + + - - - + - + ? ? + - + + liberarsi

+ - - buttare fuori La verità, Che F - - + - - - + + - + - - - + - - + + confessare,dire

+ - - buttare fuori Il dipendente - + - - - - - - - + - - + + - + + + licenziare to throw out, o push outto kick out

+ - - cacciare (fuori) una teoria, una moda - - + - + - - - + + - - - + - - + + scoprire To throw up, to discover

+ - - cacciare (fuori) I soldi - - + + - + - - + + - - + + - + + + sborsare

+ - - chiamare fuori La coppia avversaria - + - - - - - - - - + - + + + + + ? far raggiungere i punti

ßàthe player is out

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118

Verbo+Particella ---Usi transitivi e neutri seguiti dalla particella “fuori”

N0=

: N

um

N0=

N a

nim

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: N

-um

Verbo Par

tice

lla

Esempio di N1

Pre

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um

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eto

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ella

senz

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Par

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uso

supp

orto

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part

= V

sup)

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1

Pas

siva

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ione

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Par

t

Parafrasi

Phrasal verb

+ - - dare fuori uno snack - - + + - + - + - - - - - + - - + + vomitare To throw up

+ - - dare fuori Un romanzo - - + + - + - - - - - - + + - - + + pubblicare ßà the book is out

- - + dare fuori Le rose,la muffa - - + + - + - - + - + - - + - - + + produrre

+ + - dare (fuori) Un grido di gioia - - + - + - - - + + - + - + - - + ? dare, emettere To give off

+ - - dare fuori Un processo econom

- - + - + - - + - - - - ? + - - + ? esternalizzare To outsource

+ - - dare fuori I soldi - - + - - + - - - + - - + + - - + + sborsare

- - + dare fuori Il rosso - - + - - + - - - - - - - + - - + + scolorire

+ + + fare fuori Il nemico - + - - - - - - - - + - - + - + + + Uccidere\ farsi

fuori=suicidarsi

To gun down, to blow away, to take out,to bump off,to rub out, to wipe out

+ - - fare fuori tutto il patrimonio - - + + - + - - - - - - - + - + + + dilapidare to take out

+ + - fare fuori La pasta,il vino - - + + - + - - - - - - - + - + + + divorare To eat up,to drink up

+ - - fare fuori una poltrona - - + + - - - - - - - - - + - + + + disfarsi,buttare To do away with,to do for

+ - - fare fuori Prodi dal governo

+ - - - - - - - + + - + + - + + + estromettere To kick out, to weed out

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119

Verbo+Particella ---Usi transitivi e neutri seguiti dalla particella “fuori”

N0=

: N

um

N0=

N a

nim

N0=

: N

-um

Verbo P

arti

cella

Esempio di N1

Pre

p N

2

N1=

: N

um

N1=

: N -

um

N1=

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co

ncr

eto

N1=

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V e

P

art

Parafrasi

Phrasal verb

+ - - fare fuori una donna - + - - - + - - - - - - - + - + + + Sedurre, possedere (sett.)

To knock off (slang), to tear off a bit

+ - - fare fuori Il romanzo (In un’ora) - + + - + - - - - - - - + - + + + Finire di leggere To Knock *out (in..),to finish off,to read quickly

+ + - gettare fuori la pietanza - - + + - + - - - - - - + + ? + + + vomitare to throw* up

+ - + lasciare fuori Eva dal discorso + - - - - - - - - + - + + + + + + escludere To crowd out, to let out

+ - - mandare fuori Un libro - - + + - + - - - - - - + + - ? + + pubblicare To get out

+ + - mandare fuori del cibo - - + + - + - - - - - - - + - ? + ? vomitare To throw up

+ - - mangiare fuori Un panino - - + + - + - + - - - - - + + - + - fuori casa

+ - - mettere fuori I soldi - - + + - + - - - + - - + + ? ? + ? sborsare To get out

- - + mettere fuori Le foglie - - + + - + - - + - - - + + ? ? + + fare fiorire To get out, to bring out

+ - - mettere fuori una notizia,un articolo,un’idea

- - + - - + + - - + - - + + - - + + Diffondere,pubblicare, manifestare

To get *out, to bring out

+ - + portare fuori Il meglio di me - - + - + - - - - - - + + + - - + + rivelare,mettere in evidenza

To bring out

+ - - portare fuori La fidanzata - + - - - - - - - - - - - + + + + + Far uscire To take out

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120

Verbo+Particella ---Usi transitivi e neutri seguiti dalla particella “fuori”

N0=

: N

um

N0=

N a

nim

N0=

: N

-um

Verbo

Par

tice

lla

Esempio di N1 P

rep

N2

N1=

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um

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P

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Parafrasi

Phrasal verb

+ + - ricacciare fuori gli ingredienti - - + + - + - - - - - - - + + + + + vomitare to spew out

+ - - ricacciare fuori Un ciao - - + - + - + - - + - - - + - - + + emettere,dire

+ - - sputare fuori La verità,un insulto

- - + - - - + + ? + - - - + - - + + dire To spit out

+ - - tagliare fuori Il reparto - + - - - - - - - - + - - + - - + - separarlo dal corpo di appartenenza

To cut *out

+ - - tagliare fuori La concorrenza dal mercato + - - - - - - - - + - + + - + + - escludere To cut out, to cut off, to freeze out

+ - - tenere fuori La madre I problemi

dalla propria vita

+ + - + - - - - + + - + + + + + + escludere To keep* out of

+ - - tirare fuori scuse,pretesti, un argomento

- - + - + - + - - + - + - + - - + + Addurre come giustificazione,trovare

To throw up,to bring up (a topic)

+ - + tirare

fuori

La verità

A Eva

- + - - - + - - + +

- - + - - + + far Confessare, cavare,estorcere ßàconfessare,dire

N2V PartN1

To prise out, to get *out of sb.\

to drag *out of ßàto get *out,

To came out with, to drag up,to throw out

,to put up

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121

Verbo+Particella ---Usi transitivi e neutri seguiti dalla particella “fuori”

N0=

: N

um

N0=

N a

nim

N0=

: N

-um

Verbo Par

tice

lla

Esempio di N1

Pre

p N

2

N1=

: N

um

N1=

: N -

um

N1=

:N

co

ncr

eto

N1=

: N

ast

ratt

o

N1=

: N

ris

tret

to

N1=

: C

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F

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Sen

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artic

ella

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uso

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N1 V

Par

t)

uso

supp

orto

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par

t =

Vsu

p-ex

t)

N0

V P

art N

1 ó

N1

esse

re P

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Pp

v=:

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obje

ct s

hift

Pas

siva

1

Pas

siva

2

inse

rzio

ne d

i Avv

fra

V e

Par

t

Parafrasi

Phrasal verb

+ - - tirare fuori La grinta, l’entusiasmo,il meglio di sè

- - + - + - - - - + - + - + - - + + mostrare To get out, to stick out

+ - - tirare fuori I soldi - - + + - + - - - + - - - + ? ? + + Sborsare, sganciare To pull out, to fork out, to ante up,to put up money

+ - - tirare fuori una moda - - + - + - - - - - - - - + - - + + scoprire To find out, to discover, To start a fashion

+ - - tirare fuori Un’amico dai guai,dalla situazione,dai pasticci

+ - - - - - - - - + - + + + + + ? Cavare,far uscire To get *out of, to bail out

+ - - tirare fuori gli attributi,le palle

- - + - - + - - - + - - - + - - + + mostrare coraggio (idiom ??)

+ - - vomitare (fuori) disprezzo per la società - + - + + - - + - - + - + - - - + mostrare to bring* up,to vomit out

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Verbo+Particella ---Usi transitivi e neutri seguiti dalla particella “avanti"

N0=

: N

um

N0=

N a

nim

N0=

: N

-um

Verbo

P

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cella

Esempio di N1

Pre

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2

N1=

: N

um

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um

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1

Pas

siva

2

inse

rzio

ne d

i Avv

fra

V e

Par

t

Parafrasi

Phrasal verb

+ - - buttare

avanti

Le proprie idee,la richiesta

L’accusa di brogli

- - + - + - - - - - - + - ? - + + ? Fare,proporre29

+ - - mandare avanti La famiglia,l’azienda,la casa,la baracca

- + - - - + - - - - - - - + + + + ? mantenere To carry on

+ - - mettere avanti scuse, pretesti, interessi Personali,il fatto che,ilCandidato

- + + - + - + - - - - - - ? - - + + addurre,proporre, presentare

To put forward, To hold up

+ - - mettere avanti La lavatrice - - + + - + - - - - + - + + ?? ?? + + far funzionare To put forward,

+ - - mettere avanti L’orologio,le lancette Di due ore - + + - + - - - - - - + + + - + + spostare to put* forward,

+ - - portare avanti Un discorso,un’idea,la gravidanza,un’indagine

- - + - + - + - - - + + - + + + + + Sostenere,far procedere

to follow through, to pursue, to carry out ,to push ahead\forward\on

+ - - portare avanti La famiglia,l’azienda - + - - - + - - - - - - - + ?? + + ? mantenere To keep up

+ - - spingere avanti La storia,l’idea - - + - + - - - - - + - - + + - + - Protrarre,sostenere To keep on

+ - - tirare avanti Le trattative - - + - + - - - - - - + - ? - - + - far procedere To keep on,to spin out

+ - - tirare avanti La famiglia,la baracca - + - - - - - - - - + - - + - - + + mantenere To keep up

29 E’ naturale che a una persona così venga in mente di buttare avanti in anticipo l’accusa di brogli, opera di comunisti abilissimi, capaci di estrarre e riporre ... www.ulivo.it/, La cosa sconvolgente è che il nostro amico Bush continua a buttare avanti lo spauracchio degli attentatori suicidi www.luogocomune.net/

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123

Verbo+Particella ---Usi transitivi e neutri seguiti dalla particella “dentro”

N0=

: N

um

N0=

N a

nim

N0=

: N

-um

Verbo P

arti

cella

Esempio di N1

Pre

p N

2

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N1=

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N1

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P

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2

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rzio

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V e

Par

t

Parafrasi

Phrasal verb

+ - - avere dentro Un fermento politico - - + - + - - - + - - + + + + - - + avere nell’animo

+ - - buttare dentro La palla - - + + - + - - - + - - + + + + + ? fare goal

+ - - buttare dentro L’aria - - + - - + - - - - - - - + + - + + inspirare

+ - - buttare dentro La seconda - - + - - + - - - - - - + ? - - + ? inserire to shift into second gear

+ - - buttare dentro Il ladro - + - - - - - - - + - - + + + + + + arrestare to fetch in

+ - - covare dentro propositi di vendetta - - + - + - - - - - - + + + ? - + + covare

+ - - dare dentro L’usato alla Fiat - + + - - - + - - - - - + + - + + restituire To give back

+ - - mettere dentro La palla - - + + - + - - - - - - + + + - + ? fare goal

+ - - mettere dentro La seconda - - + - - + - - - - - - + ? - - + ? inserire to shift into second gear

+ - - mettere dentro Il colpevole - + - - - - - - - + - - + + + + + + arrestare To send down

+ - - portare dentro Ugo - + - - - - - - - + - - + + + + + + arrestare to bring inside,to take in,

+ - - ricacciare dentro Il dolore,le lacrime - - + - + - - - - - - - + + + ? + + Trattenere to hold back,to keep in

+ - - sbattere dentro Il criminale - + - - - - - - - + - - + + + + + + arrestare To bang up

+ - - tenere dentro Un segreto - - + - + - - - + - - + - + + ? + + nascondere To cork up\down

+ - - Tirare dentro L’amica In un piano + - - - - - - - - + - + + - ? + + coinvolgere to bring into, to drag into

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124

Verbo+Particella ---Usi transitivi e neutri seguiti da particella “dietro”

N0=

: N

um

N0=

N a

nim

N0=

: N

-um

Verbo

Par

tice

lla

Esempio di N1

Pre

p N

2

N1=

: N

um

N1=

: N -

um

N1=

:N

co

ncr

eto

N1=

: N

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ratt

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uso

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Vsu

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t

N0

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N1

esse

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P

assi

va1

Pas

siva

2

inse

rzio

ne d

i Avv

fra

V e

Par

t

Parafrasi

Phrasal verb

+ - - buttare dietro L’abito Ai clienti - + + - - - - - - - - - + + ? + + svendere To throw *behind

+ - - buttarsi dietro I ricordi - - + - + - + - - - - - - + + - + + dimenticare,superare

+ - - dare dietro L’auto A Ugo - + + - - - - - - - - - + - - - + restituire

+ - - dire dietro cattiverie agli amici - - - - - + + - - - - - + - - - + dietro le spalle to talk behind someone's back"

+ - - gettarsi dietro Il passato - - + - + - + - - - - - - + + - + + dimenticare to bring along,to put behind

+ - - lasciare dietro tutti gli altri - + - - - - - - - - - - + + + + + + superare per meriti To leave back

+ - - lasciarsi dietro gli anni più belli

- + - + - - - - - - + - + - - + ? dietro le spalle To leave behind

+ - - portarsi (dietro) quell’abitudine - + + + + - + - + - - - - + + - + + portare con sè to bring* along;

+ - - tirare dietro Insulti A Max - + - + - - - - - - + - + + + + + Fare,lanciare To hure

- - + tirarsi dietro conseguenze - - + - - - + - - - - - - - - - - + Comportare (N0= la crisi) To involve

+ - - tirarsi dietro Il figlio in ogni dove + + + + - + - - - - - - + + - + + portarsi To drag along

+ - - tirarsi dietro gli insulti di tutti - - + - + - - - - - - - - + + - + + attirarsi

+ - - trascinarsi (dietro) I problemi - - + - + - + - + - - + - + + - ? + Prolungare To drag out

+ - - trascinarsi (dietro) Il fratellino - + - - - - - - + - - - - + ? - + + portarsi To bring along, to drag along

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125

Verbo+Particella ---Usi transitivi e neutri seguiti dalla particella “indietro”

N0=

: N

um

N0=

N a

nim

N0=

: N

-um

Verbo Par

ticel

la

Esempio di N1

P

rep

N2

N1=

: N

um

N1=

: N -

um

N1=

:N

co

ncr

eto

N1=

: N

ast

ratt

o

N1=

: N

ris

tret

to

N1=

: C

he

F

senz

a N

1

Sen

za p

artic

ella

senz

a ve

rbo

uso

neut

ro (

N1 V

Par

t)

uso

supp

orto

: V

par

t =

Vsu

p-

N0

V P

art N

1 ó

N1

esse

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Pp

v=:

lo

obje

ct s

hift

Pas

siva

1

Pas

siva

2

inse

rzio

ne d

i Avv

fra

V e

Par

t

Parafrasi

Phrasal verb

+ - - avere indietro L’anello Da Eva + + + + - - - - - - - - + ? - - + riavere To get

+ - - buttare indietro I capelli,la testa - - + + - + - - - - + - + + + - + + acconciarli to fling back

+ - - chiedere indietro denaro alla banca - + + - - - - - - - - - + ? - + + richiedere To ask again

+ - - dare indietro Il libro alla biblioteca - + + - - - - - - - - - + ? - - + ridare To give back

+ - - lasciare indietro I colleghi - + - - - - - - - - - - + + + ? + + superare per meriti To leave back,

+ - - lasciarsi indietro La fanciullezza - - + - + - - - - - - + - + + - + + ,non avere più To get over,to get through

+ - - mettere indietro L’orologio di due ore - + + - + - - - - - - + + + - + + spostare To put back,to turn back

+ - - portare indietro L’oggetto a Max + + + - - - - - - - - - + ? + + + riportare To take back,to bring back

+ - + portare indietro Giovanni all’infanzia - + - + - + + - - + - - + + + + - riportare,far rivivere To bring back, to carry back

+ - - prendere indietro I regali Dal marito - + + - - - - - - - - - + - - + ? riprendersi

+ - - ricevere indietro La lettera da Bob - + + - - - - - - - - - + ? - + ? ricevere di nuovo To get back

+ - - spedire indietro Il pacco al mittente - + + - - - - - - - - - + ? + + + rispedire To send back

+ - - tirare indietro I capelli alla figlia - + + - + - - - - + - + + - - + + pettinare To push back

+ - - volere indietro Il libro da Anne - + + + - - - - - - - - + ? - + + rivolere To want back, to take back

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Verbo+Particella ---Usi transitivi e neutri seguiti dalla particella “sotto”

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Parafrasi

Phrasal verb

+ - + buttare sotto una bici - + + + - - - - - - + - + + + + + + travolgere To run down

+ - + fare sotto Un pedone + + + - - - - - - - - + + - - - + investire To do down

+ - - fare Sotto-sotto

qualcosa - - + - + - - - - - - - - + + - - ? Di nascosto

+ - + mettere sotto Un cane - + + + - - - - - - - - + + + + + + investire To run into, to run down,to run over

+ - - mettere sotto Lo studente A lavorare + - - - - - - - - + - - + + ? + + pressare To work sb. Hardßàto knuckle down

+ - - prendere sotto una questione - - + - + - + - - - - - - + - - + + affrontare To deal with, to go about, to square up

+ - + ricacciare sotto La squadra A meno 2 + - - - - - - - - + - + + + + + + far retrocedere Di X punti

+ - - tenere sotto I popoli - + - - - - - - - - + - + + + + + + dominare To put down, To walk over, to hold down

+ - - tenere sotto Lo studente Ad un’esame

+ - - - - - - - - - - - + - - + + (per un’ora)

+ - + tirare sotto una gallina - + + + - - - - - - - - + + + + + + investire To run down to suck down

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Verbo+Particella ---Usi transitivi e neutri seguiti dalla particella “via”

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Esempio di N1

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Parafrasi

Phrasal verb

+ - - buttare (via) Un’occasione, tempo,denaro

dietro cose inutili

- + + + - - - + - - - - + - - + + sprecare To lash out, to throw* away

+ - - buttare via una persona30 - + - - - - - - - - + - - - - - + + disprezzare To sniff at,to sneer down

+ - - buttare (via) L’abito vecchio - - - + - - - - + + - - - + ? + + + buttare,disfarsi to throw away or out

+ - - cacciare (via) I cattivi pensieri - - + - + - - - + + - + - + ? ? + + accantonare,liberarsi To set aside, to wash out

+ - - dare via gli abiti vecchi - - + + - - - - - - - - - + ? - + + sbarazzarsi,regalare

+ - - gettare (via) La propria vita in sogni impossibili

- + - + - - - + - - - - + - - + + sprecare

+ - - gettare (via) I giornali vecchi - - + + - - - - + + - - - + + - + + gettare To fling \throw out

+ - - mandare via Il dipendente - + - - - - - - - + - - + + - + + ? licenziare to boot out

+ - - mettere via un po’ di soldi - - + + - - - - - - - - - + ? - + + mettere da parte, risparmiare

To tuck away,to put aside,to put by

+ - - mettere via I giocattoli,la stufa,i pregiudizi

- - + + + - - - - + - - - + ? + + + togliere di mezzo, riporre, accantonare

To tidy away,to lay aside,to pack away

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Verbo+Particella ---Usi transitivi e neutri seguiti dalla particella “via”

N0=

: N

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Esempio di N1

Pre

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2

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um

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um

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co

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eto

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V e

Par

t

Parafrasi

Phrasal verb

- - + portare via Il nonno - + - - - - - - - - - - - + - + + + Far morire (N0=lafebbre)

+ - + portare via molto tempo A Eva - + - + + - - - - - - - + - - - + Assorbire,richiedere (N0=il lavoro)

to take* (up)

+ - - portare via due humburger - - + + - - - - - - - - - + - + + + Comprare,portare con sè

To take away

+ - - portare via I gioielli,i figli Alla madre

+ + + + - - - - + - - - + - + + + Rubare,sottrarre To steal

+ - + scacciare (via) L’angoscia - - + - + - - - + + - + - + - + + + liberarsi To get rid of

+ - + spazzare via I pregiudizi,la corruzione

dalla società

- + - + - - - - + - - - + - + + + Eliminare,fare piazza pulita

To carry away,to sweep away

+ + - spazzare via Il dolce - - + + - + - - - - - - - + - ? + + divorare To mop up

+ - + spazzolare via Il candidato dal partito

+ - - - - - - - + - - - + ? + + + epurare To brush off

+ - - spazzolare via Le tagliatelle - - + + - + - - - - - - - + - ? - + divorare,finire to polish off, to mop up,to whip off

+ - - spazzolare via I file, i miei pensieri

- - + + + - - - - + - - - + - + + + Cancellare

+ - - strappare via Il figlio alla madre

+ + + + - - - + + - - - + - + + + strappare

+ - - tirare via Un lavoro - - + - + + - - - - - ? - + - - + + raffazzonare to botch (up)

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