Pistoletto, Michelangelo. Superfici Specchianti 1962-2000

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"Mirrored Surfaces 1962-2000" A cura di Andrea Alibrandi. Testo di Chiara Bertola.

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EDIZIONI “IL PONTE” FIRENZE

testo di

Chiara BertolaIn copertinaDonna che fa la cacca, 1973 (part.)

Referenze fotograficheIndustrialfoto, FirenzeAurelio Amendola, Pistoia

Impaginazione computerizzataPunto Pagina, Livorno

Selezioni cromaticheSelecolor, Firenze

StampaTipografia Bandecchi & Vivaldi, Pontedera

2003 EDIZIONI “IL PONTE” FIRENZE50121 Firenze – Via di Mezzo, 42/btel/fax 055240617www. galleriailponte.come-mail: [email protected]

Superfici specchianti 1962–2000

Michelangelo Pistoletto

Galleria “Il Ponte” Firenze4 ottobre–8 novembre 2003

a cura diAndrea Alibrandi

collaborazione diSusanna Fabiani

SUPERFICI SPECCHIANTI 1962–2000di

MICHELANGELO

PISTOLETTO

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Specchio, litografia su acciaio inossidabile lucidato a specchio, cm 100 70, multiplo in 450 esemplari

Michelangelo PistolettoLa realtà come dimensione aperta, attiva e mai immobilizzante

La mostra con cui la galleria Il Ponte inaugura il nuovo spazio a Firenze, è una serie di “quadri specchianti” di Michelangelo Pistoletto. Ogni volta, di fronte alle sue opere specchio, il tema del tempo e la provvisorietà spazio-temporale delle cose si pone al centro di qualsiasi testo si voglia iniziare a scrivere per presentare il suo lavoro.Pistoletto era arrivato alla trasformazione della tela in superficie spec-chiante, passando attraverso il suo autoritratto; nel momento in cui si accorse che il quadro specchiante non specchiava solo più la sua im-magine ma anche il mondo intero, e diventava autoritratto del mondo e di tutto quello che stava intorno a lui. L’artista come parte del mondo che si ritrae nel mondo e quindi il mondo che si autoritrae come l’arti-sta. È vero infatti, che i quadri specchianti sono primariamente tempo e che tutto il resto risuona intorno a questo fenomeno centrale. Il soggetto che si specchia riflette non solo un primo piano ma anche uno sfondo, e rappresenta l’attimo che continuamente cambia producendo una mobilità mai centrata. Pistoletto è un artista che ha sempre preferito opporre a una visione univoca e rassicurante dell’opera l’azione spiazzante, la via opposta, la lateralità e la complementarietà. Una necessità così radicata che già nel 1964 scriveva: “…Dopo ogni azione io faccio un passo di fianco e non procedo nella direzione raffigurata dal mio oggetto perché non lo accetto come risposta. Una direzione prestabilita è contraria alla libertà dell’uomo.”1

Il suo è un pensiero che si fonda sulla convinzione che l’arte debba essere qualcosa che ha a che fare con tutto: azione, spazio, tempo, corpo, suono, spirito, etica… Un pensiero che risale sempre al primo quadro

1 M. Pistoletto, cit. in A. Monferrina, Percorso di Pistoletto, Milano 1990, p. 43.

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specchiante, una superficie che costantemente riflette immagini senza mai trattenerle a lungo, sottolineando proprio l’impossibilità di riuscire a fissare qualcosa – idea o immagine – come definitiva o come assoluta. Come scrivevo all’inizio, la materia del tempo si fa avanti come soggetto principale della sua opera. Egli sa che il tempo è una rete complessa d’intenzionalità e non una linea rigida da percorrere; questa intuizione lo porterà a vedere proprio nella superficie specchiante la possibilità di cogliere, entro l’immagine, il “divenire” del reale. Reale che riflesso nello specchio non finisce mai di concludersi ma, al contrario, fa coincidere realmente sulla superficie presente e passato. Nel quadro specchiante, l’elemento fotografico fa in modo che l’assoluto, la memoria convivano con il relativo in quanto, tutto quello che si svolge davanti al quadro, viene assorbito istantaneamente attraverso la superficie specchiante. Abbiamo una mutazione perpetua che convive con l’immobilità perpetua creando i due opposti del tempo: la massima immobilità e la mobilità massima. Ma andando oltre questa contrapposizione, attraverso lo specchio, l’unicità d’immagine è totalmente travolta da una realtà in fieri che non permette di fissarla come assoluta; anzi, rappresenta il fallimento di quella necessità. Noi spettatori incontrando la nostra immagine riflessa, ogni volta verifi-chiamo questo fallimento mentre nell’attimo in cui la vediamo trascorrere fugacemente riusciamo ad avere coscienza che il nostro presente è già diventato passato. In questo senso, l’opera di Pistoletto, diventa metafo-ra propria di quel soggetto moderno che sa di aver perduto la propria pienezza e la propria centralità: un soggetto che riesce a ricostruirsi solo sulla base di equilibri provvisori, precari e continuamente dislocati.L’ordine spazio-temporale delle cose è provvisorio, sembra dire l’artista con questi suoi lavori. Convinzione che l’artista ha saputo tenere ferma lungo tutta la trasformazione del suo lavoro. Tant’è vero che, sia i Quadri

specchianti che gli Oggetti in meno, così come l’esperienza dello Zoo fino ad arrivare a Progetto Arte, nascono e dimostrano che la realtà si lascia definire soltanto come dimensione aperta, attiva e mai immobi-lizzante.Michelangelo Pistoletto, con la sua straordinaria energia e attenzione per il presente, continua a proporre idee e a collaborare con le gene-razioni più giovani. In questo modo è nata, recentemente, l’esperienza di Love Difference, che mi vede coinvolta in prima persona insieme a lui e a tanti altri. Quando Michelangelo Pistoletto mi chiese di partecipare alla formazione di Love Difference, un movimento creativo e di pensiero per innescare nell’arte un impegno politico, ho subito pensato che stava centrando qualcosa di cui il sistema dell’arte aveva bisogno.L’arte come produttrice di oggetti d’arte non è più sufficiente oggi, mentre invece, l’esigenza di uscire fuori da giudizi precostituiti sull’arte e cercare nuovi modi per un fare creativo, è diventato imprescindibile. La creatività può occupare spazi che fino ad ora le erano estranei o, non le erano stati mai relazionati. Può essere utilizzata diversamente, e penso ai sistemi di produzione economica, al fare più prossimo della realtà materiale. Love Difference – movimento artistico per un politica intermediterranea, si sta interrogando su questo terreno per cercare di trasformare continuamente il pensiero creativo adeguandolo al proprio tempo.

Chiara Bertola

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1. Spazzatura, 1962–1972 Velina su acciaio inossidabile lucidato a specchio 4 pannelli, cm 230 125 ciascuno

al verso iscritto «Michelangelo Pistoletto / 1962–1972 / spazzatura / opera formata di quattro pannelli di cui tre con immagine fissata»

ProvenienzaGian Enzo Sperone, Roma

EsposizioniGalleria Nazionale d’Arte Moderna, Roma, 8 giugno–30 ottobre 1990

BibliografiaAugusta Monferini e Anna Imponente, Michelangelo Pistoletto, Electa, Mi-lano, 1990, p. 112 e p. 155, n. 60 (dove l’opera è titolata Immondizia e datata 1970)Elena di Raddo e Ada Lombardi, Arte in Italia negli anni ’70, Charta, Mi-lano, 1996, p. 152

Questo quadro specchiante, realizzato appositamente per la casa di Spero-ne, ripropone il formato in quattro elementi dell’opera Biennale, presentata alla Biennale di Venezia del ’66, riutilizzata anche nell’opera Stereo.

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2. Stereo, 1962–1972 Velina su acciaio inossidabile lucidato a specchio 4 pannelli, cm 230x120 ciascuno

al verso iscritto «Pistoletto / Michelangelo Pistoletto / stereo / 1962–1972 / sono due pannelli con un altoparlante ciascuno / volendo si possono aggiungere due lamiere specchianti di uguale misura tra queste due»

ProvenienzaGian Enzo Sperone, Roma

EsposizioniKestner Gesellschaft, Hannover, 23 novembre 1973–13 gennaio 1974Mathildenhöhe, Darmstadt, 27 aprile–26 maggio 1974Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Roma, 8 giugno–30 ottobre 1990

BibliografiaEttore Oliviero Pistoletto, Michelangelo Pistoletto, Kestner Gesellschaft, Han-nover, 1974 (dove l’opera è titolata Stereo Quattro e datata 1972) B. Krimmel, Michelangelo Pistoletto, Mathildenhöhe, Darmstadt, 1974 (dove l’opera è titolata Stereo Quattro e datata 1972)Augusta Monferini e Anna Imponente, Michelangelo Pistoletto, Electa, Mi-lano, 1990, p. 113 e p. 155, n. 61 (dove l’opera è datata 1970)Elena di Raddo e Ada Lombardi, Arte in Italia negli anni ’70, Charta, Mi-lano, 1996, p. 152

Con i due pannelli di Stereo, riproducenti gli altoparlanti di un sistema stere-ofonico, Pistoletto intende instaurare una corrispondenza tra le diverse visioni parziali che, sommate, non daranno mai la stessa immagine, e i suoni che, scomposti dalla stereofonia, sono ricomposti dall’orecchio in modo sempre diverso a seconda della posizione dell’ascoltatore.

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3. Maria, 1962–1982 Serigrafia su acciaio inossidabile lucidato a specchio, cm 40 40

ProvenienzaCollezione privata, Prato

EsposizioniDa Rodin al cielo di Yoko, sculture in piccolo del XX sec., Centro Culturale Lormeggio, Orosei, 25 maggio–24 settembre 2002

BibliografiaDa Rodin al cielo di Yoko, sculture in piccolo del XX sec., a cura di Silvia Lucchesi, Edizioni Ellisse, Nuoro 2002, p. 170

«[...] Penso che il termine tempo sia fondamentale per capire il mio lavoro. Rispetto all’arte intesa tradizionalmente nel mio lavoro c’è una differenza, che è la seguente: non più soltanto la bidimensionalità, non più soltanto la tridimensionalità ma la quadridimensionalità. Se non si legge il mio la-voro attraverso questa dimensione di tempo, esso viene frainteso, diventa difficile da capire [...]. Nella pittura tradizionale la rappresentazione e la stesura pittorica coprono tutta la superficie. È un momento statico che si tramanda negli anni come un segnale univoco. Questo può corrispondere alla figura che metto sulla superficie dei Quadri specchianti, un segnale fisso, un’immagine “scattata” in un certo momento storico, però nel “quadro specchiante” essa convive con ogni momento presente [...]. Nei miei quadri il tempo attuale e del futuro è già compreso nella mobilità continua delle immagini, nel presente sempre rinnovato del rispecchiamento. Questi due poli, staticità dell’immagine da me dipinta e mobilità continua delle imma-gini riflesse, rappresentano i due estremi – massimo di mobilità e minimo di mobilità – entro cui tutto il tempo viene a esprimersi [...].» (Germano Celant e Michelangelo Pistoletto Continuum, in Germano Celant, Pistoletto, Fabbri Editori, Milano, 1992, p. 27).

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4. Il telefono, 1970 Serigrafia su acciaio inossidabile lucidato a specchio, cm 70 100 multiplo in sessanta esemplari

al verso iscritto«Pistoletto / il telefono / 8/60»

«Io sono giunto all’uso dell’immagine fotografica nei primissimi anni Sessanta, dopo aver reso specchiante il fondo del quadro.Il cielo dorato dei Bizantini circondava il mosaico della figura; era il tempo in cui quelli erano i mezzi tecnici che offrivano la corrispondente concezione spirituale e religiosa. L’Arte del Rinascimento è cominciata posando per terra i piedi dell’immagine umana di Dio. Ed è questa immagine che ha conquistato passo passo il cam-mino della prospettiva verso un futuro scientifico e tecnologico, terminando stagliata su un nuovo fondo che si è aperto alla fine di quella prospettiva.Il fondo è il vuoto brillante dell’acciaio specchiante, non più oro, non più cielo, ma eco immediata della realtà viva in movimento perpetuo, dove in ciascun momento tutto l’immaginifico è coinvolto e sconvolto. Nell’immagine fotografica il Dio diventa io e si fissa lungo lo scorrimento di ogni istante a venire, come memoria, come dato immobile, come emblema “assoluto” che accompagnerà nel tempo il pensiero “relativo”.» (Michelangelo Pistoletto, Fotografia in Un artista in meno, Hopefulmonster, Firenze, 1989, p. 267).

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5. Donna che fa la cacca, 1973 Serigrafia su acciaio inossidabile lucidato a specchio, cm 230 120

al verso iscritto «già altrimenti catalogato sotto: > donna in maglia rossa < / sono molto soddisfatto del risultato, – ho portato in primo piano un particolare di un quadro di Olivero, artista piemontese del 1700 naturalmente con l’intervento dell’occhio fotografico – / N. 6 / 1973 / cm 120 130 / Michelangelo Pistoletto / > donna che fa la cacca < / La fotografia di questo quadro è stata fatta da Mussat nel suo studio di Torino, / da quando uso la serigrafia non lavoro più in un mio studio ma uso vari studi o laboratori già attrezzati. E mi avvalgo della collaborazione di tecnici esperti, ognuno nel suo ambito. / Direi che la mia è un’operazione di regia.»

ProvenienzaGian Enzo Sperone, Torino

EsposizioniPalazzo Grassi, Venezia, 16 giugno–28 luglio 1976

BibliografiaGermano Celant, Pistoletto, Electa, Milano, 1976, p. 65, n. 120 (dove l’opera è intitolata Donna accovacciata (che defeca) e datata 1974)

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6. La coiffeuse, 1980 Assemblage di legni, stracci e specchio, cm 157 52 24

lateralmente sul legno iscritto «Pistoletto / 1980»

ProvenienzaGalleria Banchi Nuovi, Roma

«In Pistoletto il ricorso agli stracci data dal 1968, un anno che per la cul-tura mondiale significa la messa in discussione ed il rovesciamento di tutti i valori [...]. Al senso univoco, che rende tutto equivalente sotto il segno della riduzione e della serialità si oppongono la confusione e la polivalenza degli “emarginati”, quegli insiemi di comunità casuali e disperate che si identificano con i rifiuti sociali, quali i perversi, i coatti, i terzomondisti, le donne e i prigionieri, cioè gli “stracci” della società [...]. L’esistenza degli stracci è depositaria di un processo di coagulo e di disgregazione che si adatta a tutti i contesti. Come gli specchi, essi sono pellicole sensibili che si animano ad ogni circostanza, riflettono il “doppio” rivestendolo e mutan-done l’espressione [...]. Allora se lo specchio è metafora della conoscenza immediata, gli stracci lo sono del piacere legato alla continua modificazione dell’esistenza: segni e particelle che i desideri indossano.» (Germano Celant, Per un firmamento di stracci, catalogo della mostra Michelangelo Pistoletto, University Art Museum, Berkeley, California, 1980).

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7. Un giorno con Cucchi a Pescara, 1995 Acrilici su specchio, cm 220 120

al verso iscritto «Pistoletto / Un giorno con Cucchi a Pescara / 1995»

ProvenienzaGalleria Cesare Manzo, Pescara

EsposizioniGalleria Cesare Manzo, Pescara, dicembre 1995–aprile 1996

BibliografiaMichelangelo Pistoletto e Enzo Cucchi “Un avamposto spirituale da Cesare Manzo a Pescara”, Galleria Cesare Manzo, Pescara, 1995 (ill.)

«[...] Una serie di lavori e operazioni sullo specchio tagliato sono prosegui-te contemporaneamente agli interventi della “Collaborazione” iniziata nel 1967 col manifesto di apertura del mio studio, in questo modo si delineano i paralleli tra una parte teorica del mio lavoro e una parte pratica. La parte teorica è rappresentata dallo specchio e la parte pratica è costituita dalla collaborazione.La mia individualità paragonata all’unicità dello specchio si divide e si molti-plica nella creazione a due, così come dividere e moltiplicare lo specchio. Similmente alle due parti dello specchio che si riflettono l’una nell’altra, moltiplicandosi all’infinito, la collaborazione offre un rapporto creativo che si allarga in una molteplicità di incontri. La creatività diventa anche procre-azione. Per creare bisogna essere in due, questa frase che ho scritto nel 1977, mette infatti in relazione la creatività artistica con la procreazione [...].» (Michelangelo Pistoletto, Divisione e moltiplicazione dello specchio. L’arte assume la religione, del 1978 in Michelangelo Pistoletto Un artista in meno, Hopefulmonster, Firenze, 1989, p. 216).

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8. Frattali, 1999/2000 Smalto e pennafeltro su specchio sagomato, cm 65 93

al verso iscritto «Pistoletto >frattali< 1999/2000»

ProvenienzaGalleria Cesare Manzo, Pescara

EsposizioniMichelangelo Pistoletto – Frattali, Galleria Cesare Manzo, Pescara, 28 set-tembre 2000.

«[...] All’inizio del 2000, del nuovo secolo e millennio, Pistoletto fa esplodere lo specchio riducendolo in centinaia di frammenti [...]. Di fronte a questa nuova opera non possiamo fare a meno di notare come ci sia corrispon-denza tra la frattalità di questa forma d’arte e la genetica della vita, tant’è che i segni colorati che corrono e si rincorrono sugli specchi finiscono per ricordare la spiralità delle nostre strutture del DNA di cui è fatta l’umanità. In quest’opera, infatti, troviamo ancora una coincidenza fra l’esplosione-Big-bang dell’inizio dell’universo e l’inizio della vita del DNA che, come lo specchio, contiene la memoria passata di ognuno di noi, permettendoci nello stesso tempo di costruire il presente e di iniziare a essere.» (Giacinto Di Pietrantonio, Michelangelo Pistoletto, Frattali, Galleria Cesare Manzo, Pescara, 2000).

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9. Frattali, 2000 Smalto e pennafeltro su specchio sagomato, cm 80 90

al verso iscritto «Pistoletto >frattali< 2000»

ProvenienzaGalleria Cesare Manzo, Pescara

EsposizioniMichelangelo Pistoletto – Frattali, Galleria Cesare Manzo, Pescara, 28 set-tembre 2000.

«[...] Lo specchio è un simbolo che è contemporaneamente anti-simbolo. Esso è semplicemente l’estensione sia fisica che intellettuale del fenomeno umano: dall’occhio alla mente, alle azioni, la persona è tutta una serie di riflessi e di riflessioni. Ed intanto le possibilità di rispecchiamento non sono contenibili in una dimensione limitata, ma uno specchio riflette potenzial-mente ogni luogo e continua a rispecchiare anche quando e dove non è presente l’occhio dell’uomo.Quindi lo specchio nell’ambito dell’arte, diventa il punto d’incontro tra il fe-nomeno specchiante e riflessivo umano e la realtà universale che lo specchio stesso è capace di riflettere. Cioè lo specchio fa da tramite tra il visibile e il non visibile estendendo la vista oltre le sue apparenti normali facoltà. Lo specchio espande le caratteristiche dell’occhio e la capacità della mente fino ad offrirci la visione della totalità.Per me esiste un solo specchio, diviso e qui moltiplicato in quanti specchi si possono trovare. La dimensione dell’uomo va vista in questa possibilità di espansione fino all’universale e contemporaneamente di riduzione al particolare [...].» (Michelangelo Pistoletto, Divisione e moltiplicazione dello specchio. L’arte assume la religione, del 1978 in Michelangelo Pistoletto Un artista in meno, Hopefulmonster, Firenze, 1989, p. 217).

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Michelangelo Pistoletto è nato a Biella nel 1933; qui, dopo aver passato gran parte della sua esistenza a Torino, ha recentemente dato vita alla Fondazione Pistoletto Cittadellarte. Una realtà culturale ad ampio spettro, tesa a valorizzare indagini e percorsi finora estranei al mondo dell’arte.

Stimolato dal padre pittore e restauratore di dipinti antichi e affreschi, entra a la-vorare nella sua bottega giovanissimo, all’età di quattordici anni; qui apprende le tecniche tradizionali legate al passato e le tecnologie di intervento presente sulle testimonianze della storia dell’arte.Dopo un corso di pubblicità, apre uno studio di advertising e contemporaneamente, dal 1956, si dedica alla pittura, concentrandosi sulla figura umana con valenze esistenziali: il primo soggetto della sua pittura – nel 1955 – è un autoritratto. Dal 1956 al 1958 l’artista lavora sul divenire tra figura e contesto indagando sulla possibilità di rilevare nel quadro la dialettica tra il riprodotto e il riflesso. Dal rappresentarsi su una superficie oro e argento, passa all’acrilico e vernice plastica su tela. Nel 1961 comincia a realizzare le superfici specchianti, in cui la figura, a grandezza naturale, è una velina fotografica dipinta e collocata su una superficie di acciaio inox, lucidata a specchio. Nel 1964 con una variazione linguistica, l’artista passa alla trasparenza dei Plexiglass, su cui dipinge o riporta fotograficamente un oggetto, la cui immagine si trova all’interno dello spazio circostante.Nel 1965 Pistoletto proietta nel suo studio di Torino, gli Oggetti in meno dove si evince la poliedricità dell’artista che cerca di dar corpo ad una serie di illuminazioni interne “fisicizzate” nel suo studio. Realizza opere tridimensionali coinvolgendo nelle sue operazioni lo spazio e il tempo; recupera oggetti e materiali poveri, secondo le linee del New Dada americano, ma vi inserisce elementi che si riveleranno carat-teristiche dell’ Arte Povera, di cui Pistoletto è uno dei principali esponenti. Nel ’67 l’artista apre lo studio a poeti, intellettuali e al pubblico. Il lavoro con altri artisti, musicisti, attori, cineasti lo porterà a un’intensa attività di performances, che dal ’68 al ’70 si tradurrà negli spettacoli dello Zoo e per due anni sostituirà il lavoro sull’opera tradizionalmente intesa. Pistoletto allontanatosi dallo specchio, entra nello studio, sulla scena, nelle strade, nella città, quali spazi da riempire; e l’incontro, la collaborazione con il mondo esterno si tradurrà spesso in invenzioni teatrali. Nel ’78, con la Divisione e moltiplicazione dello specchio l’artista torna artigiano,

Nota biografica

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Questo volume a cura di Andrea Alibrandiè stato stampato dalla Tipografia Bandecchi & Vivaldi di Pontedera

per i tipi delle Edizioni “Il Ponte” Firenze

Firenze, ottobre duemilatre

specchiaio. Ora lo specchio diventa “forte” «...perché tocca il mistero del riflesso, la sua majestas». Questo momento porterà alla successiva monumentalità della scultura, realizzata dopo il 1980 in marmo o poliuretano, che affiancherà il suo operare comunque legato alla magia dello specchio: «Dietro allo specchio c’è l’opacità della materia. / Dietro alla materia c’è la lucentezza dello specchio».

Dagli anni ’60 fino ai nostri giorni gli vengono ordinate esposizioni nei principali musei e gallerie europei e americani; la sua fama è consolidata attraverso la par-tecipazione alle principali rassegne artistiche internazionali e nel giugno di questo anno gli viene assegnato il Leone d’oro alla carriera, in occasione della 50ª Bien-nale di Venezia.

Artista, progettista e propulsore di nuove immagini, affascinato dalle loro possibilità di rappresentazione, è il protagonista di una concezione globale e architettonica dell’arte, attraverso una visione complessa che lo accomuna ai grandi protagonisti dell’Umanesimo rinascimentale.

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