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pag 1 PICCOLA GUIDA PER CONOSCERE E RISPARMIARE LA CARTA Paola Muzi Giugno 2008

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PICCOLA GUIDA

PER CONOSCERE E RISPARMIARE

LA CARTA

Paola Muzi

Giugno 2008

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INTRODUZIONE

La carta è divenuta un prodotto essenziale nella vita quotidiana, in casa e al lavoro,

nelle ore dedicate allo svago, all'informazione e allo studio. Essa, infatti, è usata non solo nel

campo della comunicazione (giornali, libri) e dell'imballaggio (astucci, casse di cartone

ondulato, carta per pacchi, per dolciumi, ecc.), ma entra nelle nostre case per usi domestici e

sanitari; ha inoltre applicazioni industriali (carta filtri), è usata negli uffici, senza dimenticare

gli usi minori (costruzione, moda, passatempi, ecc.).

La carta è un prodotto realizzato dal legno mediante un processo industriale complesso,

trasformatosi nel tempo con l'introduzione delle tecnologie più innovative e che richiede

consistenti investimenti di denaro e capacità professionali.

In Italia, il pioppo è l'unico legno a rapido accrescimento (6-8 anni per la maturazione

completa) disponibile in quantità discreta e la sua coltivazione fa parte della cultura e della

tradizione della pianura padana.

Questa materia prima rapidamente rinnovabile è utilizzata al 100% dalla base sino ai rami,

corteccia compresa (Fig.1).

Il tronco commercialmente più pregiato

(trancia), dalla base sino al livello in cui ha 20

cm di diametro è utilizzato per produrre

compensato, segati, paglia di legno e persino

cappelli.

Da 20 cm sino a 10 cm di diametro è

utilizzabile per produrre segati o fibre per

carta.

Da 10 cm sino a 4 cm di diametro è utilizzato

per produrre pannelli truciolari.

Fig.1 Il tronco del pioppo: destinazione di utilizzo delle varie porzioni. Dahttp://www.assocarta.it/files/ Alla-scoperta-del-pianeta-carta.pdf pg. 36

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È opportuno però sottolineare che, in Italia, il legno costituisce la seconda voce di

importazione dopo la carne, ma purtroppo non sempre esso ha una provenienza lecita.

L'utilizzo delle risorse forestali a fini produttivi deve avvenire nel rispetto delle funzioni

insostituibili assicurate dalle foreste alla salvaguardia del Pianeta.

Ciò è alla base delle Convenzioni internazionali sulla gestione sostenibile delle foreste

e sulla biodiversità che sono state recentemente sottoscritte sia a livello mondiale (Rio de

Janeiro, 1992) sia in ambito europeo (Helsinki, 1993) da molti Stati, tra cui tutti i Paesi

membri dell’Unione Europea.

CAP.1 LA CARTA: COS’È

La carta è un prodotto naturale e riciclabile, costituito essenzialmente da materie

prime fibrose e sostanze minerali, unite tra loro ed essiccate.

Il significato della parola carta è piuttosto incerto; esso deriverebbe, attraverso il

latino charta, dal greco charassò che significa incidere, scolpire. I termini corrispondenti paper

anglosassone, papel spagnolo e papier francese, derivano da papiro, pianta utilizzata per

produrre fogli su cui scrivere dagli antichi egizi fin dal 3000 a.C. e successivamente da greci e

romani.

Il rapporto tra il peso della carta e la sua superficie si definisce "grammatura". Secondo la

grammatura il materiale si classifica generalmente in:

* carta (10÷150 g/m2 con spessore 0,03÷0,3 mm)

* cartoncino (150÷450 g/m2 con spessore maggiore di 0,3 mm)

* cartone (450÷1.200 g/m2 spesso fino a 2 mm).

Un pacco di fogli di carta è chiamato risma (solitamente composta da 500 fogli).

I prodotti cartari si possono suddividere in 6 grandi categorie: carta da stampa, carta da

scrivere e per ufficio, carte da imballaggio, cartoni e cartoncini, articoli igienico-sanitari, carta

per uso industriale e varie (tab. 1).

1.1 Caratteristiche fisiche e chimiche delle materie prime

Se si prova a strappare un foglio di carta, dapprima trasversalmente e poi

longitudinalmente, si noterà che la prima volta il foglio si strappa seguendo una linea

abbastanza retta, e la seconda volta seguendo una linea più obliqua. Il bordo degli strappi,

osservato in contro luce, mostrerà la fuoriuscita di piccole fibre. La lunghezza di queste fibre

può variare secondo il tipo di foglio e la direzione delle fibre strappate: in particolare quelle

più lunghe daranno uno strappo più obliquo e quelle più corte uno strappo meno obliquo.

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Queste fibre sono sensibili all’acqua, quindi tendono a rigonfiarsi o a restringersi a seconda

che il grado di umidità aumenti o diminuisca.

Tabella 1Classificazione delle carte per grandi comparti

carte da stampaper giornali e guide telefonicheper rotocalcoper offset e roto-offset (stampa indiretta)o carte speciali (carte geografiche, carta moneta)

carte da scrivere e per ufficio

carta da scriverecarta per bustecarta per quadernicarta per disegnocarta per fotocopiecarta per faxcarta da diazotipiacarta carbone e autocopiante

carte da imballaggio

carta kraft, crespata e per sacchetticarta per alimenticarta pergamena vegetalecarta uso pergamenacarta pergaminocarte catramate, siliconate, accoppiate con plastica

cartoni e cartoncini

cartoni a un gettocartoni a più straticartoni ondulaticarta da ondacartoni pressaticartonlegnocartoncini

articoli igienico/ sanitari

carta igienicafazzolettitovaglioli e tovaglieasciugamanicarte per uso medico

carte per uso industriale e varie

carta per cavi elettrici, condensatori, ecc.carta per laminato plasticocarta per sigarettecarta per fotografiacarta da filtrocarta adesivacarta decorativacarta da parati

Prima dell’avvento della produzione industriale, le materie prime usate per la

fabbricazione della carta erano le fibre di canapa, lino e cotone. Oggi esse sono ricavate quasi

esclusivamente dal legno di alberi appartenenti alla sottodivisione delle Gimnosperme

(Conifere) e delle Angiosperme dicotiledoni (Latifoglie). Le fibre del legno sono composte in

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prevalenza da due polimeri principali, cellulosa e lignina e, in quantità variabili, da sostanze

incrostanti e intercellulari come emicellulosa e sostanze peptiche.

La lignina, sostanza amorfa e rigida, si deposita nella parete secondaria delle cellule

vegetali, svolge una funzione di sostegno, e agisce da cementante tra le fibre vegetali

creando un materiale rigido e duro, molto resistente agli urti, alle compressioni e alle flessioni

nonché agli attacchi dei microorganismi, non permettendo la penetrazione di enzimi litici.

Procedendo dall’esterno verso il lume della fibra, la lignina diminuisce progressivamente sino a

sparire verso la parete interna.

La cellulosa ha un andamento complementare alla lignina e va progressivamente

calando dal lume all’esterno, sino a scomparire nella parete primaria. Essa è organizzata in

una struttura cristallina costituita da un gran numero di molecole di glucosio (da circa 300 a

3.000 unità), unite tra loro da un legame β 1-4 glicosidico. Queste catene sono disposte

parallelamente le une alle altre e si legano fra loro, per mezzo di legami idrogeno, formando

fibrille molto ordinate.

Nei procedimenti di estrazione della cellulosa, la molecola di lignina viene disgregata

chimicamente, e i frammenti sono allontanati mediante dissoluzione. Le fibre di cellulosa

delignificate sono flessibili e morbide, e offrono resistenza alla trazione.

Quindi, nei processi di fabbricazione della carta, la lignina deve essere eliminata perché

essendo di natura idrofoba, e disponendosi intorno alle fibre di cellulosa, non consente la

formazione dei legami idrogeno, necessari alla resistenza dei fogli. La differenza fra i diversi

tipi di carte o cartoni dipende dalla combinazione di fibre lunghe o corte, dal loro contenuto

in lignina, nonché dallo spessore della parete della cellula vegetale, che influenza la flessibilità

della fibra.

La fibra a parete cellulare più sottile assume un aspetto a nastro e crea maggiori

superfici di contatto con le altre fibre. Pertanto impasti con prevalenza di fibre a pareti sottili

daranno carte più dense, più sottili, più resistenti alla trazione e più trasparenti.

La fibra a parete cellulare più spessa assume di preferenza un aspetto tubuliforme, è

rigida e offre minori superfici di contatto con le altre fibre. Da impasti contenenti in

prevalenza fibre a pareti spesse deriveranno carte più voluminose e opache, meno resistenti

alla trazione ed alla piegatura, ma più resistenti alla lacerazione.

Secondo l’uso cui è destinata, alla carta possono essere aggiunti collanti, cariche minerali,

coloranti ed additivi diversi.

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1.2 L'opacità della carta

La lettura di una pagina risulta fastidiosa e faticosa se in trasparenza si vedono le

parole o le immagini stampate sul retro o sulla pagina seguente; pertanto per le carte da

stampa è richiesta sempre la massima opacità possibile. L’opacità di un foglio di carta

dipende dal tipo delle fibre impiegate, dalla loro raffinazione e dalle cariche contenute

nell’impasto, e deve variare in base alle esigenze di stampa. Vediamo da cosa dipende

l’opacità.

In un mezzo otticamente omogeneo un raggio di luce procede in modo rettilineo

senza subire variazioni. Quando esso (raggio incidente) incontra sul suo cammino mezzi non

omogenei, nel passare da un mezzo ad un altro, si scompone in un raggio che si riflette

parzialmente e in un raggio rifratto, le cui velocità di propagazione dipendono dal mezzo che

attraversano. La deviazione subita dal raggio luminoso è in relazione con l'indice di rifrazione

“n” (Fig. 1). Essa risulterà tanto maggiore quanto maggiori saranno le differenze tra gli indici

di rifrazione dei mezzi, e quanto più piccoli e più numerosi saranno i corpi che creano una

discontinuità ottica.

Fig 2: scomposizione di un raggio di luce quandoattraversa due mezzi otticamente diversi(n= indice di rifrazione)

Se si osserva un paesaggio esterno, in una giornata di sole esso appare nitido e

luminoso. Ma se calerà la nebbia lo stesso paesaggio apparirà confuso e opaco. Questo

accade perché nel mezzo omogeneo (l’aria in una giornata di sole) sono stati introdotti dei

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consistenti elementi di discontinuità ottica, sotto forma di goccioline di acqua di piccolissime

dimensioni (la nebbia), che rimangono sospese nell'aria.

Qualsiasi dettaglio del paesaggio, prima di arrivare al nostro occhio, deve perciò

attraversare miriadi di particelle di diverso indice di rifrazione e subirà infinite riflessioni e

rifrazioni disordinate, disperdendosi in tutte le direzioni. Il nostro occhio coglierà una

luminosità diffusa ed uniforme, senza possibilità di risolvere tutto in una immagine chiara.

L'indice di rifrazione che più si differenzia da quello della cellulosa è quello dell'aria,

pertanto per ottenere un foglio con la maggior disuniformità ottica possibile converrà lasciare

la maggior quantità di aria tra le fibre.

Da fibre morfologicamente diverse si ottengono carte con differenti gradi di opacità.

Fibre a parete sottile tendono a formare un foglio compatto, dove saranno minori gli spazi

che possono essere occupati dall'aria; la luce che lo attraversa non subirà tante deviazioni e

la carta avrà scarsa opacità.

Fibre a parete spessa, tubuliforme ed abbastanza rigida, hanno meno aree di contatto e

quindi più volumi liberi che possono essere occupati dall'aria. La luce che le attraversa subirà

un maggiore numero di deviazioni rispetto alla situazione precedente. Il foglio che ne deriva

risulterà più opaco.

Anche alcune polveri minerali possono accrescere l'opacità del foglio in quanto, disperdendosi

uniformemente nella massa, grazie alle loro ridottissime dimensioni, creano un numero

elevatissimo di interfacce aria-carica e quindi ulteriori deviazioni dei raggi luminosi.

In un foglio di carta bagnato, l'acqua riempe buona parte dei vuoti lasciati dall’aria. Essendo

l’indice di rifrazione dell’acqua maggiore rispetto a quello dell’aria, sarà minore la differenza

tra gli indici di rifrazione di acqua e fibra, e questo provoca un aumento della trasparenza.

CAP. 2 BREVE STORIA DELLA CARTA

Il bisogno dell’uomo di tramandare testimonianze della sua vita e delle sue attività

risale a quando egli tracciava primitivi segni sulle pareti delle caverne. Segni che,

parallelamente alla sua evoluzione, si sono andati trasformando fino all'attuale scrittura.

Prima dell’invenzione della carta, nei diversi secoli, il pensiero dell’uomo veniva graficamente

trasferito sui materiali più diversi: dalle foglie di palma alla corteccia degli alberi, alle tavole di

pietra, dalle lastre di bronzo o di piombo a quelle di argilla, e ancora, su cocci, conchiglie,

tavolette di avorio o di bambù, di cera o di legno. Questi materiali non erano però di grande

praticità, essendo o troppo ingombranti o troppo difficili da adoperare e da trasportare.

Pertanto, presso i popoli antichi, la scrittura serviva solo per assicurare la conservazione di

documenti necessari alla vita pubblica e privata: poche sono le opere letterarie scritte su

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questi materiali che ne rendono impossibile la circolazione, basti pensare ai poemi di Esiodo

(IX sec. a. C.) scritti su tavole di piombo.

La ricerca di materiali più maneggevoli portò, in Cina, all’utilizzo del bambù e della

seta, e nelle civiltà mediterranee e medio-orientali, della pergamena e del papiro. Per scrivere

su di essi non era necessario il punteruolo ma erano sufficienti una penna o un pennellino. Il

papiro, in particolare, ebbe notevole diffusione tra gli Egizi per divenire successivamente la

materia più usata per la scrittura in Grecia e a Roma. I fogli di papiro, di varia grandezza, si

ricavavano dal fusto della pianta omonima, fiorente lungo le rive del Nilo. Il papiro veniva

tagliato longitudinalmente in strisce sottilissime che venivano bagnate nel fiume, distese e

accostate le une accanto alle altre. Un secondo strato era poi disposto in modo

perpendicolare al precedente. Le fibre così sovrapposte erano quindi compresse, e

assumevano l'aspetto di un vero e proprio foglio che, essiccato al sole e spalmato con olio di

cedro per far aderire meglio la scrittura, era pronto per l'uso. I fogli di papiro erano però

molto fragili. La prima forma di libro antico, detto dai greci tomos o cilindros e dai latini

volumen o rotulus, era costituita da più fogli di papiro, uniti per i margini, incollati tra loro con

una colla fatta di farina, acqua bollente e aceto, e quindi arrotolati.

L'uso della pelle animale per la scrittura risale al II secolo a. C. a Pergamo, nell'Asia

Minore. Plinio il vecchio narra che gli artigiani di Pergamo furono costretti a cercare un nuovo

supporto per la scrittura a causa di una rivalità nata tra i sapienti di Pergamo e quelli di

Alessandria, che portò al divieto di spedizione di papiro da Alessandria, che ne era la

principale produttrice, a Pergamo.

Di qui l’intuizione di lavorare pelli opportunamente conciate. In generale si utilizza

pelle di montone, bue o capra, ben raschiata, sgrassata in acqua calda, messa ad asciugare,

strofinata con creta in polvere, e infine pulita con pietra pomice.

L'uso delle pelli per la scrittura, però, risale a tempi più antichi: il cuoio era già usato

dagli Egizi, dagli Ebrei, dagli Assiri, dai Persiani e dai Greci. È possibile, però, che a Pergamo,

sotto Eumene II Sotere (re di Pergamo dal 197 al 160 a.C.) sia stata perfezionata la

preparazione di questa materia che prende appunto il nome di pergamena o parcimino, che

significa membrana di Pergamo. (fig. 3)

L'uso delle pelli per la scrittura, però, risale a tempi più antichi: il cuoio era già usato

dagli Egizi, dagli Ebrei, dagli Assiri, dai Persiani e dai Greci. È possibile, però, che a Pergamo,

sotto Eumene II Sotere (re di Pergamo dal 197 al 160 a.C.) sia stata perfezionata la

preparazione di questa materia che prende appunto il nome di pergamena o parcimino, che

significa membrana di Pergamo. (fig. 3)

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Fig 3: Pergamena

La pergamena ha una superficie liscia e solida e può essere adoperata su entrambe le

facce. Si conserva meglio del papiro, reagisce bene all'influenza degli agenti esterni e, a

differenza del papiro, sopporta la cancellazione; fra i manoscritti su pergamena si trovano,

specie nel Medioevo, numerosi palinsesti su cui la primitiva scrittura è stata raschiata per

scrivere un nuovo testo.

Nelle regioni settentrionali la pergamena sostituì presto il papiro, che per crescere

richiede un clima subtropicale. In Cina, invece, i documenti venivano scritti sul bambù ed

erano, per questo, difficili da conservare. Occasionalmente veniva usata la seta, ma era

troppo costosa per un uso diffuso. Anche la pergamena e il papiro avevano il difetto di essere

molto costosi, e producibili solo su scala piuttosto limitata.

L’invenzione di un nuovo materiale scrittorio di agevole impiego e di basso costo,

quindi alla portata di tutti, avvenne in Cina e risale all'anno 105 d.C., quando l'eunuco Ts'ai

Lun, gran dignitario di corte, informò l'imperatore di aver trovato il modo di fabbricare «con

vecchi stracci, reti da pesca e scorza d'albero» un materiale leggero e resistente che chiamò

«Tche»: la carta. La tecnica era davvero rivoluzionaria perché si basava sull'idea di intrecciare

fibre ottenute partendo dagli stracci, dalla corteccia degli alberi, dai germogli di bambù e dal

gelso. Questa scoperta varcò ben presto i confini della Cina e la fabbricazione della carta si

diffuse, sia pur lentamente, verso Levante e verso Occidente. Il primo paese dove arrivò fu il

Giappone, intorno al 610, portata da un monaco buddista, Dam Jing da Goguryeo. I

giapponesi divennero presto abilissimi fabbricanti di carta, che diventò una vera e propria

industria nazionale. Dalla cartiera imperiale di Kyoto uscirono nuove carte fabbricate con

canapa, paglia e con la parte bianca della corteccia di gelso (washi) debitamente lavata, cotta

e trasformata in pasta.

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In Medio Oriente la carta si diffuse, importata dalla Cina, con le carovane lungo le vie

della seta. Gli Arabi ne vennero a conoscenza nel 637, ma riuscirono a carpire i segreti della

sua fabbricazione solo nel 751 durante una spedizione militare verso le frontiere della Cina,

quando, nel Turkestan, nella battaglia sul fiume Tala's per la conquista di Samarcanda, fecero

prigionieri dei cartai cinesi e, valendosi del loro aiuto, impiantarono una cartiera in quella città.

La carta di Samarcanda, fatta con canapa e lino, diventò presto famosa col nome di kaghad.

Per la segretezza di cui era circondata, la produzione restò a lungo concentrata a

Samarcanda, che fu per vari secoli un centro cartario importante. Tuttavia, nel 793 l'industria

cartaria si sviluppò anche a Bagdad da cui si diffuse in tutte le province del mondo

musulmano. La carta di Damasco, molto nota in Occidente, era già menzionata verso il 985.

Con l'espandersi del mondo arabo-musulmano si diffuse anche la tecnica di

fabbricazione della carta: nell'VIII secolo in Egitto, nei secoli successivi in tutta l'Africa

settentrionale e in Spagna per poi arrivare in Italia, attraverso la Sicilia, attorno all'anno 1000.

Il livello di cultura nell'Europa medievale, non paragonabile a quello elevato del mondo arabo e

della Cina, non favorì la diffusione della carta. La nuova industria fu anche avversata

dall'Occidente Cristiano, a causa della sua provenienza araba o giudaica, tanto che Federico II

in un editto del 1221 ne proibì l'uso negli atti pubblici.

Le cose cambiarono dal 1268 quando a Fabriano, una piccola città tra Ancona e Perugia, si

migliorò il processo di produzione della carta.

Ritagli di vestiti, vecchi tessuti, cordami delle navi, sacchi usati, una volta raccolti,

cerniti e lavati, erano purificati su setacci a maglie grosse. Quindi erano tagliati e sfilacciati in

presenza di molta acqua, nelle “pile a martelli”, mediante un’azione meccanica di battitura

(molitura) per formare “la pasta” che era stoccata in “tini”.

Dai tini l’artigiano cartaio prelevava una certa quantità di pasta per depositarla, sotto forma

di foglio regolare, su di un setaccio a maglie molto fini, “la forma”, nella quale essa si

compattava. Successivamente un “torchio” eliminava, per pressatura, l’acqua in eccesso;

infine i fogli erano appesi ad asciugare su apposite attrezzature ("stenditoi").

La molitura degli stracci, eseguita dai cinesi manualmente con il mortaio, e dagli arabi

con la mola mossa da uomini o animali, fu meccanizzata con l’uso di magli multipli, azionati da

un albero a camme collegato ad una ruota idraulica, che sfibravano più velocemente e meglio,

riducendo così i costi e migliorando la qualità. Anche la “forma” cambiò: l'intreccio di bambù

o lamelle di legno, usato da cinesi e arabi, fu sostituito da un intreccio in ottone, per rimanere

pressoché invariato fino al XVIII secolo. La collatura con amido di riso o grano fu sostituita da

una colla a base di gelatina animale, che migliora caratteristiche come l'impermeabilità o la

resistenza a insetti e microrganismi.

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Presso i cartai italiani nacquero, e si diffusero rapidamente in Europa, dei fogli di carta

contrassegnati da un ornamento caratteristico, ben visibile in trasparenza: la «marca

d'acqua» o «filigrana», assolutamente sconosciuta ai Cinesi e agli Arabi. Essa derivava dalla

deformazione, accidentale o fatta ad arte, dei fili metallici tesi che costituivano Il piano delle

«forme». Questa deformazione veniva fedelmente riprodotta nel foglio «finito». I cartai italiani

furono i primi ad utilizzare le filigrane per contrassegnare la carta: così tra le filigrane si

ritrovano stemmi araldici, ecclesiastici, emblemi di associazioni, di corporazioni, di imprese

commerciali, simboli religiosi e persino amuleti e segni zodiacali.

La carta italiana, di qualità migliore, più economica (e soprattutto cristiana) s’impose

velocemente in tutta Europa. La Chiesa, con i suoi monasteri, che mantennero a lungo il

monopolio della cultura nell'Europa medievale, favorì la nascente industria cartaria. I monaci

presto avviarono un importante scriptorium, in cui maestri, copisti, correttori, rubricisti,

miniatori e rilegatori diedero un valido contributo alla diffusione della cultura classica e della

storia locale.

Tuttavia ancora ai primi del XIV secolo, la pergamena costituiva un supporto per la

scrittura assai più soddisfacente delle prime carte che venivano fabbricate ed ebbe spesso il

sopravvento sulla carta, considerata all'inizio come una materia troppo delicata per la

scrittura dei codici, libri scritti o copiati a mano dall'amanuense, che abbellendoli con

miniature, conferiva loro un vero valore artistico.

Solo con l'invenzione della stampa, la pergamena cedette progressivamente il passo alla

carta.

Fu il tedesco Giovanni Gensfleich detto Gutemberg a realizzare un sistema meccanico per

l'impressione dei caratteri su carta. Nacquero così gli incunabula, termine che deriva dalla

locuzione latina “in cuna”, usata nel '700 dai bibliofili per indicare i primi prodotti dell'arte

tipografica appena nata, cioè ancora “in culla”.

Gli incunaboli, come gli antichi manoscritti, presentano diverse caratteristiche, quali l'assenza

del frontespizio e della numerazione delle pagine; la stampa era effettuata su carta robusta e

ruvida e a volte anche su pergamena. Assicelle di legno ricoperte di pelle, fissate con

cordicelle o strisce di cuoio costituivano la rilegatura, detta anche rilegatura monastica. Le

decorazioni negli incunaboli riguardano soprattutto le iniziali, le illustrazioni e le marche

tipografiche. Le iniziali erano a volte lasciate in un rettangolo in bianco che era poi decorato

dall’amanuense. L'incunabolo più antico è la Bibbia in latino stampata da Gutenberg nel 1453

o 1455 (Fig. 4).

Il monopolio della carta italiana durò fino a metà del XIV secolo quando nuovi centri

cartari sorsero prima in Francia e poi in Germania. La prima metà del XV secolo vide la Francia

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primeggiare nella produzione della carta, ma per le alte tasse sui mulini e sul trasporto degli

stracci, la produzione si spostò presto verso l'Olanda.

Per la richiesta sempre maggiore di materia prima, in Italia, alla fine del 1600, furono

emanate le prime leggi (Legge di Parma del 1681) che vietavano l'esportazione di stracci e

altri materiali utilizzati nella fabbricazione di carta, ormai considerata preziosa e insostituibile.

Nel 1774, grazie alle scoperte del chimico svedese K.W. Scheele, per sbiancare la carta si

incominciò ad usare cloro. Purtroppo più tardi si scoprì che l'ossidazione dovuta al cloro ha

effetti sulla durata a lungo termine. Nel 1807 fu introdotto un sistema di collatura con allume

e colofonia, più economico di quello con gelatina animale, ma che acidificava la carta almeno

dieci volte di più.

Fig. 4 La Bibbia di Gutemberg (particolare)

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Nel dicembre del 1798 fu brevettata una macchina per fare “una carta lunghissima”. Il

brevetto fu acquistato da Didot Saint-Léger, proprietario della cartiera di Essonnes, e

perfezionato da Gamble. Nel 1803 si costruì una macchina che diede il via alla produzione

industriale della carta.

Durante la prima metà del XIX secolo, i continui miglioramenti ridussero sempre più i

costi e raddoppiarono la produzione. Tuttavia, la limitata offerta della materia prima, gli

stracci, impose la ricerca di nuove fonti. Furono fatti tentativi con l'ortica, la felce, il luppolo e

il mais, ma nessuno di essi riuscì a competere in qualità e costi con gli stracci.

Nel 1844 un tessitore di Heinicken, in Sassonia, di nome F.G. Keller depositò un

brevetto per una pasta preparata dal legno. Il tedesco Heinrich Voelter nel 1846 lo migliorò

con l'invenzione di un apparecchio per la sfibratura del legno, costituito da una grossa mola in

gres. Il prodotto ottenuto era mediocre ma adatto all’utilizzo per la nascente stampa

periodica. Lo sfibratore si impose solo dopo il 1860 quando esso fu affiancato dai primi

trattamenti chimici per sciogliere emicellulosa e lignina lasciando intatta la cellulosa, seguiti

da sbiancatura con cloro.

Con l'arrivo della pasta di legno, la produzione diventò di massa e la caduta del prezzo

trasformò la carta in un prodotto di largo consumo. In Inghilterra, ad esempio, la produzione

passò dalle 96.000 tonnellate del 1861 alle 648.000 del 1900. I paesi ricchi di foreste, come

quelli scandinavi, il Canada e gli Stati Uniti, diventarono i nuovi riferimenti del mercato della

produzione mondiale. La carta industriale, abbondante e a basso costo, permise di

diversificare gli utilizzi: nel 1871 la prima carta igienica in rotoli, nel 1906 le prime confezioni

del latte in cartone impermeabilizzato, nel 1907 il cartone ondulato e poi giocattoli, capi

d'abbigliamento, elementi d'arredo, isolamenti elettrici.

Con la produzione industriale della carta si inaugura l'era della produzione in serie del

libro, che permette di stampare un numero elevato di copie a costi contenuti, con grande

vantaggio per la diffusione della cultura. Da allora i progressi non si contano: innovative

tecnologie di produzione, migliore qualità, costi sempre più ridotti e quantitativi di produzione

enormi hanno conferito alla carta il ruolo insostituibile che oggi ha nella vita di tutti.

Cap. 3 IL PROCESSO DI FABBRICAZIONE DELLA CARTA

Il processo di fabbricazione della carta è molto lungo e complesso, tuttavia può

essere ricondotto ad uno schema semplice nelle sue linee generali.

1. Cernita e lavaggio della materia prima

2. Preparazione dell’impasto

3. Raffinazione

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4. Formazione del foglio

5. Patinatura

6. Allestimento

3.1 Cernita e lavaggio della materia prima

Confrontando le fasi che caratterizzavano il lavoro dei primi cartai è possibile

ritrovare, sugli impianti moderni, gli stessi percorsi di produzione e le stesse esigenze.

Anche oggi la materia prima subisce un primo lavaggio, per liberarla dal terriccio e da

altre impurità, e una cernita al fine di selezionare il tipo di essenza fibrosa idoneo agli scopi

e di eliminare il materiale estraneo (ferro, sabbia, plastica grumi, schegge ecc). I vecchi

setacci sono stati progressivamente sostituiti dal sabbiere, e da calamite distribuite sul

fondo di una vasca dove, per gravità o per effetto magnetico, si depositavano le parti

pesanti come sabbia, pietrisco, schegge e polvere di ferro. Oggi si utilizzano gli epuratori

(cleaners) che scartano le parti pesanti, gli assortitori a fori o a fessure (screen ), che

impediscono il passaggio di parti grossolane, e i vibrovagli che, nella produzione delle

paste chimiche, valutano il legno da introdurre nei bollitori.

3.2 Preparazione dell’impasto

La preparazione dell’impasto richiede il dosaggio delle materie prime, che sono

scelte secondo i requisiti del prodotto finale: purezza, tenacità, resistenza all'ingiallimento.

Le operazioni preliminari da compiere vanno dall’abbattimento dell'albero, al taglio dei rami

alla scortecciatura a mezzo di tamburi scortecciatori o frese. Infine si ha il taglio in tondelli

seguito dalla vagliatura delle dimensioni

I processi di separazione della lignina dalle fibre vegetali, senza degradare la

cellulosa, possono essere di due tipi: processo chimico, in ambiente alcalino o acido, e

processo meccanico. In base alle modalità di separare le fibre è possibile fare una

distinzione fra i tipi di paste cartarie:

• pasta chimica (pura cellulosa);

• paste semichimiche;

• paste chemitermomeccaniche o chemimeccaniche;

• paste meccaniche.

I processi chimici, rispetto al processo meccanico, sono più dispendiosi ma producono

paste più stabili per via del più basso contenuto di lignina. La pasta meccanica conserva la

durezza e la rigidità del legno; la pasta chimica, detta anche “pura cellulosa”, grazie alla

mancanza di lignina, è molto flessibile e viene compattata più facilmente.

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3.2.1 PASTA CHIMICA (PURA CELLULOSA)

Il legno, scortecciato e ridotto in tondelli, viene sottoposto ad un attacco da parte di

sostanze chimiche, in fase acquosa acida o alcalina, per sciogliere la lignina e separarla

dalla cellulosa insolubile.

Questo processo fornisce una pasta grezza e una soluzione di lignina. La pasta raffinata si

ottiene dopo trattamento con cloro e allontanamento della lignina clorurata.

In ambiente alcalino (idrato di sodio) si ottiene la cellulosa Kraft, con elevate

caratteristiche meccaniche, adatta alla fabbricazione di tutti i tipi di carta resistente come

cartone ondulato e carte da imballaggio.

In ambiente acido si ottengono le cosiddette “cellulose al solfito”. Il trattamento viene

fatto con immissione di vapore acido ad alta temperatura, in modo da sciogliere tutta la

lignina per via chimica e liberare così le fibre di cellulosa con un modestissimo lavoro

meccanico. Si possono avere cellulose a fibra lunga (da conifere) o a fibra corta (da

latifoglia). Esse, dopo l’eliminazione di eventuali impurità, sono convogliate nelle torri di

imbianchimento dove, tramite un processo di ossidazione con cloro o con acqua

ossigenata, sono sbiancate per essere utilizzate in carte bianche.

La resa in fibra delle cellulose per kg di legno secco è del 40-45%.

Le carte di pura cellulosa sono sono ottime dal punto di vista qualitativo, sia come

resistenze meccaniche che come grado di purezza e di bianco e durano quasi

illimitatamente nel tempo.

3.2.2. PASTE SEMICHIMICHE

Sono prodotte partendo prevalentemente da latifoglia (faggio e pioppo). La lignina e le

sostanze incrostanti non sono sciolte completamente in quanto l'attacco chimico è solo

parziale e la fibra di cellulosa è ancora parzialmente lignificata; la resa si aggira sul 60%.

Le paste semichimiche hanno caratteristiche qualitative intermedie fra quelle delle

cellulose (paste chimiche) e quelle delle paste paste meccaniche, e chemimeccaniche e

trovano impiego nella produzione di carta da giornale, da stampa, nel cartone ondulato.

3.2.3. PASTE CHEMITERMOMECCANICHE (C.T.M.P.) E CHEMIMECCANICHE (E C.M.P.)

In questo tipo di paste, la lignina viene semplicemente ammorbidita attraverso un blando

attacco termo-chimico o solo chimico (senza vapore aggiunto) e quindi lasciata in gran

parte a ricoprire la fibra. La resa quindi è alta, dell'85-90% per kg di legno secco. Le

caratteristiche meccaniche delle paste C.T.M.P. e E C.M.P (lunghezza di rottura, resistenza

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alla lacerazione), ne consentono impieghi per la produzione di quasi tutti i tipi di carta e

cartoni, dal “tissue “(fazzolettini igienici, asciugatutto, tovaglioli, ecc.) alle carte patinate.

3.2.4 PASTE MECCANICHE

Anche le paste meccaniche sono paste ad alta resa, sino al 90-95%, e si

ottengono sfibrando il legno esclusivamente per via meccanica. L'alto contenuto di lignina

di questa pasta dà una carta con bassa resistenza all’invecchiamento e all’ingiallimento.

I tondelli di legno vengono passati contro una mola abrasiva rotante (sfibratore); la mola

è parzialmente immersa in una vasca piena d'acqua ed ha l'asse parallelo all'asse del

tronco in modo da separare le fibre orientate nella stessa direzione dell'asse. La

temperatura nel punto di taglio può raggiungere i 190 °C; la pasta è portata via

continuamente da una corrente di acqua che serve anche a raffreddare ed a impedire la

carbonizzazione del legno.

La temperatura del bagno d'acqua si mantiene a 70-80 °C, per aumentare la velocità di

taglio, diminuire il consumo di energia e aumentare la tenacità della pasta.

3.3 Raffinazione

La raffinazione è l'operazione che consente di ottenere dall'impasto fibroso quelle

proprietà che caratterizzano un determinato tipo di carta, e già insite nei tipi di fibre

previste per l'impasto. Esse vengono sospese in acqua, quindi sono sbattute, tagliate,

idratate, sfilacciate e spappolate mediante un’apposita macchina (pulper).

Questo processo consente all’acqua di imbibire sempre di più le fibrille interne e,

rendendo la fibra più plastica, consente la formazione di un maggior numero di aree di

contatto, e di legami, indispensabili per una buona resistenza e formazione del foglio.

All'impasto fibroso raffinato quindi vengono aggiunti altri componenti nelle proporzioni

previste dalla ricetta, per conferire al prodotto finito altre caratteristiche:

• la colla e l'allume per dare resistenza alla bagnatura o per regolare un assorbimento

eccessivo di inchiostro per scrivere, impedendone il trapasso e la sbavatura;

• le sostanze di carica per conferire opacità, maggiore levigatura, migliore stampabilità.

L’impasto, pressoché completo in tutti i suoi componenti, viene quindi stoccato in capaci

tine, denominate tine di miscela e poi inviato al vaschino a livello costante

Da quest’ultimo, un quantitativo ben preciso di impasto, dosato mediante la valvola della

grammatura, viene prelevato per aspirazione dalla pompa di alimentazione (fan pump).

Questa pompa diluisce e miscela la pasta prelevata dal vaschino, la fa passare attraverso

un impianto di epurazione ed un assortitore (screen) e quindi la porta in cassa d'afflusso. Il

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complesso fan pump - epurazione - screen - cassa d'afflusso, prende il nome di testa

macchina.

3.4. Formazione del foglio

Nella “cassa d’afflusso” le fibre dell’impasto sono mantenute in sospensione, ben

separate tra di loro, ad una densità costante, prima di venire distribuite in modo uniforme

sulla tavola piana, l’attuale “forma”. Essa è composta da vari elementi drenanti che hanno

la funzione di mantenere “mossa” la pasta sulla tela e, creando un vuoto progressivo sotto

la tela, eliminano l’acqua trattenendo le fibre ed i componenti dell'impasto. Il drenaggio è

graduale, il più possibile dolce e controllato. Alla fine della tavola piana il foglio umido è

formato.

Dopo la tavola piana sono i cilindri essiccatori, riscaldati a vapore, che preasciugano e

compattano il foglio. Per togliere ancora acqua si ricorre ad una "spremitura", esercitando

sul foglio umido una fortissima pressione (presse umide) in modo simile al vecchio

"torchio".

La prima e la seconda pressa (e, talvolta, anche la terza) tolgono ulteriore acqua e

rendono più consistente e resistente il foglio.

All'uscita dalle presse umide il foglio, in funzione del tipo di presse e di impasto, può avere

una porzione di secco generalmente compresa tra il 42% e il 50% (fig 5).

Fig. 5: Rappresentazione schematica della produzione della carta

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La batteria essicatrice (seccheria), assimilabile al vecchio stenditoio, asciuga

completamente il foglio finito.

La densità dell'impasto, espressa in percentuale, lungo il ciclo produttivo dal pulper

all’uscita dalla seccheria è rappresentata in tab. 2. (Una densità del 3% starà ad indicare

che 100 kg di impasto saranno formati da 3 kg di solido e 97 litri di acqua.

Tabella 2 DENSITÀ DELLA CARTA DURANTE LE FASI DI LAVORAZIONEPulper normalmente da 5% a 14% (in funzione dell'impianto

a bassa, a media, ad alta densità)Trasferimento dal pulper da 4% a 8%Raffinazione Normalmente da 3,5% a 4%Vaschino a livello costante Normalmente da 3% a 3,5%Epurazione, screen, cassaafflusso

normalmente da 0,6% a 1,1% (in funzione dellagrammatura e del tipo di carta)

Prima della tavola piana circa il 3% - 5%Dopo la tavola piana normalmente da 16% a 20%All'uscita della 1a pressa normalmente da 33% a 40% (in funzione dei tipi di

carta e della velocità di produzione)All'uscita della 2a pressa normalmente da 42% a 47%dopo la seccheria di norma 93% - 94%

3.5. Patinatura

L'operazione di "patinatura" permette di ottenere una miglior brillantezza ed

uniformità di stampa, un bianco più elevato, ed un certo grado di "lucidatura”. Essa

consiste nello spalmare uniformemente sulla superficie del foglio uno strato ben definito di

una miscela di pigmenti minerali e di "leganti”, particolari sostanze i che legano i pigmenti

tra loro e alla superficie del foglio affinché lo strato, quando è asciutto, non si stacchi.

Al giorno d'oggi, i pigmenti sono prevalentemente costituiti da carbonato di calcio e da

caolino mentre sta crescendo l'impiego del talco nelle carte per rotocalco.

I leganti sono soprattutto quelli a base stirene butadiene e/o a base acrilica, seguiti

dall'amido e, in misura minore, dalle proteine vegetali e dall'alcool polivinilico.

Un pigmento formato da particelle molto fini (inferiori a 1 o 2 micron) permette di

ottenere lucidi più elevati di quelli ottenibili da un pigmento più grossolano.

La patina viene applicata sul foglio in una quantità esuberante. Essa viene quindi distribuita

uniformemente su tutta la superficie eliminando l'eccesso. Segue quindi il suo

asciugamento e infine il suo condizionamento ad una umidità relativa ben definita.

3.6 Allestimento

L’allestimento della carta può avvenire in due modi distinti:

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• carta in rotolo (per stampa in roto-offset o in rotocalco o simili)

• carta in formato (per stampa in offset piano)

L’allestimento delle carte in rotolo avviene servendosi di macchine chiamate

“bobinatrici”, che partendo dal rotolo a tutta altezza ricavano dei rotoli di altezza

inferiore.

Nell’allestimento della carta in formato sono impiegate delle “taglierine” che dalla carta in

rotolo tagliano i fogli nella dimensione voluta. Alla fine della taglierina i fogli tagliati

vengono raccolti e, accuratamente protetti da un idoneo avvolgimento (polietilene

termoretraibile), prenderanno la strada dei magazzini, e quindi del cliente cui sono

destinati.

CAP 4 CONSUMO DI CARTA E IMPATTO AMBIENTALE

Ogni anno, in tutto il mondo si consumano circa 300 milioni di tonnellate di carta.

Questa quantità, espressa sotto forma di fogli di carta da fotocopiatrice, coprirebbe 16

volte la distanza dalla terra alla luna, e si prevede che la produzione internazionale di

cellulosa e di carta continuerà a crescere in modo esponenziale. Uno studio del CERIS-CNR

di Torino sul consumo di materiale cartaceo negli uffici italiani, svolto in collaborazione con

l’istituto danese DTCW, specializzato in Life Cycle Analysis (LCA)- stima che esso sia pari

a 1,2 milioni di tonnellate, con un consumo di 80 kg per addetto, per un totale di 240

miliardi di fogli ogni anno. Esso equivale all’abbattimento di più di 20 milioni di alberi e

all’emissione di oltre 4 milioni di tonnellate di CO2. Questi dati, tuttavia, sono inferiori a

quelli reali, in quanto le stime di CERIS-CNR si basano soltanto sui bilanci ambientali di

impresa, sulle dichiarazioni ambientali e sul consumo di carta per fotocopiatrici e

stampanti, escludendo altre tipologie. E’ stato calcolato che ogni italiano consuma in

media 200 kg di carta all'anno.

L'industria cartaria è caratterizzata da costi molto elevati e da un forte consumo di

materie prime. Per produrre 7 milioni di prodotto finito, essa utilizza circa 3,4 milioni di

tonnellate di fibre vergini, 3,3 milioni di tonnellate di fibre secondarie (carta da macero) e

circa 1 milione di tonnellate di materie prime non fibrose (pigmenti, leganti e altri collanti).

La maggior parte dei libri viene prodotta con cellulosa vergine.

Sotto il profilo ambientale va ricordato che un ruolo importante è svolto dal

processo di imbianchimento, che consente alle carte, soprattutto per uso grafico e

sanitario, di raggiungere il grado di bianco richiesto dal mercato. L'agente sbiancante più

usato è il cloro, inizialmente in forma di gas e poi in forma di biossido. Recentemente sono

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stati individuati agenti di imbianchimento alternativi e non inquinanti, che utilizzano

l'ossigeno al posto del cloro (ozono e perossido di idrogeno).

Per quanto riguarda il consumo energetico, il settore cartario è, nel comparto

manifatturiero, quello a più elevato consumo energetico e impiego di risorse idriche.

Esistono pareri contrastanti sul ruolo che l’industria cartaria svolge nell’abbattimento degli

alberi.

4.1 Cosa dicono le industrie cartarie.

Le industrie produttrici della carta si difendono affermando che il settore cartario è

un attento gestore delle risorse forestali.

In totale l'industria cartaria utilizza non più del 12-13% del legname mondiale e

meno dell'1% delle paste per carta viene prodotto con il legno proveniente dalle foreste

tropicali. Il disboscamento nelle aree tropicali è dovuto essenzialmente alle società più

arretrate che disboscano per le loro necessità (creare spazi per scopi agricoli, cucinare,

riscaldarsi, ecc.).

In Europa la maggior parte del legno proviene dalle foreste dell'Unione Europea, che

sono gestite con criteri manageriali e con pratiche sostenibili, che comprendono l'impianto,

la crescita, il taglio e il rimboschimento, nell'interesse collettivo di salvaguardia delle

risorse naturali.

Il legno che si produce delle foreste europee è essenzialmente per l'edilizia e

l'arredamento. La materia prima legnosa utilizzata dall'industria cartaria europea è

costituita da legno di piccole dimensioni proveniente da cime degli alberi, da sfoltimenti e

abbattimenti di fine rotazione, oltre che da fusti di minore qualità, da residui di segheria, e

da raccolti provenienti da specie a rapido accrescimento (ad es. il pioppo). Gli sfoltimenti

con tagli periodici sono necessari per preservare la salute delle foreste e migliorarne la

crescita, perché una parte considerevole del patrimonio forestale europeo è minacciata da

fattori quali malattie fitosanitarie, inquinamento atmosferico, incendi. Rimuovendo gli

alberi più deboli, si crea spazio per la successiva generazione di alberi giovani. D'altra

parte, proprio negli alberi giovani, a rapida crescita, il processo di assorbimento

dell'anidride carbonica risulta accelerato con evidenti vantaggi dal punto di vista

ambientale.

Nei Paesi dell'Unione Europea, negli ultimi 50 anni, l'area forestale è aumentata di 1,5

milioni di ettari, pari a circa la metà della superficie del Belgio. Il volume di legname in

crescita, quindi il potenziale di raccolta, è in continuo incremento ed è pari a 4,1 metri

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cubi ogni secondo. Esso attualmente supera di circa130 milioni di metri cubi il volume dei

prelievi di legname.

Queste cifre dimostrano come un'industria cartaria in crescita non comporti un pericolo

per le risorse forestali, bensì un'opportunità per il loro ulteriore sviluppo.

Molte industrie europee sono impegnate nella ricerca di sbiancanti con ridotto impatto

ambientale al fine di ridurre le emissioni di solventi organici clorurati. Il cloro è un elemento

estremamente reattivo, presente in natura, ma gran parte dei produttori di paste e di

carta si stanno orientando verso le paste Ecf (Elemental chlorine free), prive di cloro

elementare e le paste Tcf (Totally chlorine free), totalmente prive di cloro elementare.

Da tempo l'industria ha imboccato la via dell'ottimizzazione del consumo di energia

ed acqua che sono scesi rispettivamente del 40% e di oltre il 50% dall'inizio degli anni '70

a oggi. Attualmente l'industria cartaria nazionale risulta essere la terza tra le attività

industriali che autoproducono energia attraverso sistemi di gestione a ciclo chiuso che

riutilizzano acqua ed energia, e l'energia autoprodotta rappresenta circa il 10% del totale

nazionale.

4.2 Cosa accade all’ambiente

Come è noto, non tutte le foreste del mondo vengono gestite come avviene in

Europa.

Oggi circa l'80% delle vaste aree di foresta primaria che 8000 anni fa ricoprivano la metà

del pianeta è andato perduto o è comunque stato degradato. Le foreste primarie sono

aree di foresta naturale con un impatto scarso o nullo da parte di attività umane. Esse

includono foreste tropicali, temperate e boreali; foreste di conifere e di latifoglie; foreste

pluviali, foreste di montagna, foreste di mangrovie. Esse assicurano l'habitat a circa due

terzi delle specie animali e vegetali, contengono significative concentrazioni di

biodiversità, (endemismo, specie minacciate, rifugi), ecosistemi rari o minacciati e sono

necessarie alla sopravvivenza culturale e spirituale di popolazioni indigene.

Le foreste purificano l'aria che respiriamo. Prevengono l'erosione del suolo e impediscono

le frane. Riforniscono e preservano i bacini assicurando grandi riserve di acqua dolce.

Aiutano a combattere l'effetto serra, assorbendo grandi quantità di carbonio. Se la

distruzione delle foreste primarie continuerà a questo ritmo, metà delle specie che le

abitano e molti dei popoli e delle culture che dipendono da esse potrebbero scomparire

entro la metà del XXI secolo. Tra soli cinque anni rischiamo di perdere la foresta tropicale

primaria più estesa e conservata dopo quella brasiliana: quella di Sumatra e di Giava.

Pratiche di taglio illegali o distruttive in regioni come Canada, Indonesia, Finlandia, Russia,

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Brasile, e Africa, minacciano quel che resta. La "Foresta del Grande Orso" sulla costa

occidentale del Canada, rappresenta l’unico ecosistema di foresta pluviale temperata. È

uno degli ultimi habitat del white spirit bear, una sottospecie dell'orso bruno dal manto

bianco. Questo orso, come i due terzi delle altre 140.000 specie animali e vegetali del

Canada, dipende dalle foreste primarie per la sua sopravvivenza. Malgrado l'importanza

ecologica di queste foreste, il mercato della cellulosa è uno dei maggiori responsabili della

distruzione delle foreste primarie. Per produrre la cellulosa, si procede con il metodo più

sbrigativo ed economico quello del taglio a raso, che consiste nell'abbattimento

indiscriminato di tutti gli alberi in vaste aree di foresta.

Il 65% del legno tagliato nelle foreste boreali canadesi e il 40% di quello tagliato nelle

foreste pluviali temperate, viene lavorato dalle industrie del legno per rifornire i produttori

di carta.

L’Italia è priva di risorse forestali utili per la produzione cartaria e, nonostante il

consistente impiego di fibre secondarie, dipende dall'estero per l'approvvigionamento di

fibre vergini. L'industria cartaria nazionale deve importare ogni anno oltre 2,5 milioni di

tonnellate di paste per carta e mediamente 25.500 tonnellate di cellulosa. Queste

importazioni provengono principalmente da aree di consolidata tradizione nell'industria

forestale come il Nord America (Stati Uniti e Canada) e la Scandinavia, che offrono

attualmente sostanziali garanzie sulla corretta utilizzazione delle loro risorse forestali ma

l'Italia è anche un importante importatore di legname e carta di provenienza illegale.

Una recente ricerca di Greenpeace ha confermato che l'Italia impiega carta e cellulosa che

provengono anche da Russia o Indonesia, paesi coinvolti nella distruzione delle ultime

foreste pluviali del pianeta, in cui rispettivamente il 50% e il 75% del legno viene estratto

illegalmente. Numerose imprese indonesiane, così come tre giganti internazionali della

carta, Stora Enso, UMP Kymmene e M-Reel acquistano legname tagliato nelle regioni delle

foreste primarie finlandesi e russe, habitat di molte specie minacciate di estinzione.

Molti libri a colori (fotografici o per ragazzi), inoltre, vengono stampati in Asia, su carta di

provenienza locale. Benché al momento non vi siano dati precisi sulla provenienza di tale

carta, una delle principali fonti nell’area consiste nella carta proveniente dalla distruzione

delle foreste tropicali dell'Indonesia.

4.3 Possibili soluzioni

Il settore cartario di molti Paesi si sta impegnando affinché venga costituito un

sistema di certificazione internazionale che assicuri che il legname utilizzato da tutti i

fornitori di paste per carta provenga da foreste gestite in modo sostenibile. A garantire la

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“carta amica delle foreste” è sorto un marchio indipendente, il Forest Stewardship Council

(FSC). Esso individua le foreste di alto valore ambientale attraverso un rigoroso sistema di

controlli e di norme e garantisce che le materie prime abbiano a monte un processo di

lavorazione rispettoso dell'"ecosistema foresta" e dei diritti dei lavoratori. Il simbolo FSC

certifica una "carta ecologica” anche se non si tratta di carta riciclata.

Greenpeace considera "carta amica delle foreste" tutta la carta non patinata priva

di fibre provenienti da foreste primarie o da foreste di alto valore ambientale - High

Conservation Value Forests; tutta la carta contenente almeno il 50% di fibre riciclate post-

consumo e prodotta con tecnologie pulite e con le fibre vergini certificate FSC o

proveniente da fibre non legnose (ricavate dagli scarti agricoli, da residui della lavorazione

del mais, dalla canapa, dalle alghe); tutta la carta lavorata senza uso di cloro (le

caratteristiche per le patinate sono ancora in fase di studio, anche se già Greenpeace ha

prodotto dei libri su patinata riciclata al 100%).

Nondimeno vi sono delle serie minacce al patrimonio forestale esistente, che richiedono il

costante impegno di tutti per essere affrontate. Anche nelle latitudini tropicali si stanno

sviluppando sistemi di forestazione ciclica che permettono una elevatissima produzione

per ettaro di specie arboree selezionate (quali l'eucaliptus) con elevata rotazione

poliennale.

L'impiego di queste fibre, come pure di altre essenze arboree di facile coltura controllata,

stanno prendendo sempre di più campo, stimolate da precise politiche ambientali che

tendono a ridurre l'impatto con gli ecosistemi.

Oggi, grazie alle moderne tecnologie si riscoprono anche le erbacee e le piante annuali.

Molte di esse (kenaf, sorgo, cotone, lino, manioca, e altre) sono vegetali a veloce

rinnovabilità e ad alta resa. Sono ancora in fase di sperimentazione materie prime

alternative come paglia, residui delle graminacee e delle lavorazioni agro-alimentari, (canna

e la barbabietola da zucchero) residui della spremitura degli agrumi ed esuberi marini, quali

le alghe. Le fibre ricavate da questi materiali dovrebbero entrare con pi

ù forza nell'uso cartario al fine di ridurre notevolmente l'uso delle cellulose ricavate da

piante arboree.

CAP. 5 RICICLAGGIO DELLA CARTA

Da alcuni anni si parla molto di carta riciclata. Il motivo di questo interesse è legato

sia all'aspetto ecologico che a quello economico del riciclaggio. L'uso delle materie

secondarie, infatti, limita il ricorso alle materie prime vergini e contemporaneamente riduce la

quantità di materiali destinati alle discariche, con abbattimento dei costi di smaltimento. Il

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termine più comunemente usato per tali fibre è carta da macero (recovered o waste paper);

da evitare è invece quello di carta straccia. Numerose sono le qualità di carta da macero

disponibili, come risulta dalla lista delle tipologie quotate presso la Camera di Commercio di

Milano (tab. 3)

Tabella. 3Tipologia e classificazione delle carte da macero disponibili

AO Carta da macero non selezionata proveniente da raccolta differenziataA2 Carte e cartoni misti (selezionati)A3 Fustellati di cartoneA5 Cartone ondulatoA7 Resa illustrati con o senza dorsi collati(non politenati senza materiali impropri)A9 GiornalameB2 Resa quotidianiB3 Fustellati di cartone multistrato con una copertina biancaB5 Refili di edizioneB8 Libri bianchi scartonati senza legnoC1 Refili di stampati misti di colore chiaroC6 Archivio bianco mistoC8 Tabulato senza legnoC12 Bianco giornale da quotidianiC13 Bianco giornale da periodiciCI 7 Refili Bianchi 1º-2ºC18 Refili Bianchi 1º senza legnoD1 Ondulato kraft IID2 Ondulato Kraft I

Sotto il profilo delle fonti di raccolta, il macero si distingue in macero industriale e

macero domestico. Il macero da raccolta industriale e commerciale è costituito

prevalentemente dai rifili di cartotecnica, casse di cartone ondulato, rese di quotidiani e

periodici, tabulati, ecc. Esso è localizzato presso industrie cartotecniche ed editoriali, uffici,

grandi magazzini ed è raccolto da recuperatori professionali, e quindi selezionato e imballato

prima di essere fornito alle cartiere per rientrare nel ciclo produttivo.

Il macero domestico proviene da raccolta differenziata, e contiene prodotti cartari detenuti

nelle abitazioni e nei piccoli negozi e uffici. Tale macero è prevalentemente costituito da

carta mista e giornalame e deve essere isolato dai rifiuti solidi urbani all'origine, cioè prima

che la carta sia mescolata con altri materiali che, inquinandola, la rendano inutilizzabile.

L'Italia è purtroppo uno degli ultimi paesi europei nel riutilizzo della carta, e il tasso di

raccolta italiano è uno dei più bassi in Europa (35,2% contro 58% in Germania). In Svizzera la

raccolta annua di carta pro capite è di 160 kg e il costo del trattamento della carta da

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macero oscilla tra 100 e 150 franchi a tonnellata, contro i 150 e 300 franchi necessari per

l'incenerimento di una tonnellata di rifiuti, in funzione dell’impianto.

Secondo l'Assocarta, in Italia ogni anno vengono avviate alla discarica oltre 800.000

tonnellate di quotidiani e periodici e circa 100.000 tonnellate di stampati la cui raccolta

fornirebbe altrettanta materia prima di qualità alle cartiere italiane. Poiché i materiali

cellulosici rappresentano tra il 25 ed il 30% dei rifiuti solidi urbani, e tale quota è crescente,

le amministrazioni locali sostengono un onere elevatissimo - a carico della collettività - per

avviare in discarica tale materiale nonostante l'organizzazione, da parte dei Comuni, della

raccolta differenziata. Le modalità di raccolta di carta e cartone (insieme o separatamente)

dipendono dalle regole vigenti a livello locale. Il macero che ne deriva può essere utilizzato

come tale da alcune cartiere mentre in altri casi è necessario l'intervento di operatori

ambientali per la selezione e l'imballaggio.

Per raccogliere la carta la cosa migliore è legare la carta straccia con uno spago e non

impacchettarla in sacchetti, sacchi o scatole (tab. 4). Il cartone deve essere appiattito e

legato, quindi piegare gli imballaggi prima di riporli nei contenitori: il lavoro degli operatori che

raccolgono carta e cartone verrà facilitato.

Consigliamo di mettete in una scatola vuota due corde incrociate. Prima del termine di

raccolta fare un nodo, togliere il mucchio dalla scatola, appiattire i cartoni e legarli. In linea di

principio carta e cartone dovrebbero essere puliti, poiché sporco e rifiuti ne ostacolano il

recupero.

Tabella 4COSA METTERE NEL CASSONETTO della CARTA?SI NO

GIORNALI E RIVISTE

VECCHI QUADERNI

OPUSCOLI

SACCHETTI DI CARTA

FOTOCOPIE E MODULI

PACCHI, PACCHETTI E SCATOLE IN CARTONE

CARTA CON RESIDUI DI COLLA O ALTRE

SOSTANZE

CONTENITORI DELLA PIZZA (se molto unti)

CARTA CHIMICA

CARTA AUTOCOPIANTE

BICCHIERI E PIATTI DI CARTA

Per quanto riguarda i POLIACCOPPIATI (brick del latte e succhi di frutta) alcune Regioni liriciclano, altre no

Il costo della materia prima riciclata è notevolmente più basso di quello da cellulosa vergine

Se riciclassimo anche solo il 20% della carta che buttiamo, risparmieremmo tra i 4-5 milioni di

alberi, dai 2 ai 5 miliardi di KW/h di energia elettrica e da 280 a 440 miliardi di litri di acqua .

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Il riciclaggio riduce la quantità di rifiuti da trattare, i relativi costi di stoccaggio, lo spreco di

spazio da destinare allo stoccaggio medesimo, l'inquinamento da incenerimento, e

ovviamente il consumo di alberi.

Non tutta la carta può essere riciclata: non è riciclabile in nuova carta la carta unta e

sporca, la carta unita ad altri materiali (ad esempio la carta carbone, la carta stagnola, la

carta vetrata, la carta plastificata).

Riciclare 1000 kg di giornali.....

salva 17 alberi

salva energia sufficiente a rifornire una casa per 6 mesi

elimina 3 m3 di materiali inerti

risparmia 31.780 litri d'acqua

produce il 75% in meno di inquinamentonell'aria

impiega il 57% dell'energia impiegata per produrre una tonnellata di fibra vergine

produce il 35% in meno di inquinamento dell'acqua

[ Environment Canada 1992 ]

Il processo produttivo delle carte riciclate è simile a quello di carte per le quali

vengono impiegate materie prime vergini, fatta eccezione per la parte iniziale della

preparazione dell'impasto, durante la quale è fondamentale eliminare i materiali contaminanti

come fogli in plastica, vetro, graffette di metallo, materiali tessili o sintetici, colle, paraffina

ecc, la cui presenza crea problemi alla produzione e condiziona la qualità dalla carta.

La pasta, dopo la spappolatura, passa attraverso una serie di epuratori specifici per

carte da macero, che eliminano dapprima le parti più grossolane e, via via, quelle più piccole.

Più il sistema di epurazione è sofisticato e più la qualità della carta si avvicina a quella del

prodotto derivato da fibra vergine. Una volta terminato il processo di epurazione, la pasta

viene immessa sulla tavola piana della macchina continua e processata con la stessa tecnica

delle altre carte.

Una purificazione accurata è necessaria soprattutto per le carte riciclate da stampa, per le

quali le esigenze sono maggiori di que lle per altri usi. Per produrre carte con un sufficiente

grado di bianco si ricorre alla disinchiostrazione, con la quale è possibile togliere l'inchiostro

presente nei maceri.

La produzione di carta riciclata non inquina più di quella fabbricata con fibra vergine,

purché le cartiere abbiano attrezzature adeguate per il trattamento sia delle carte da macero

che delle acque di scarico e dei residui di lavorazione, tuttavia i costi per il recupero della

carta aumentano con l'aumento del suo grado di contaminazione.

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Il riciclaggio può avvenire per un numero limitato di volte, non più di 5 o 7 - con un

progressivo deterioramento delle prestazioni, una maggiore perdita di fibre e un

corrispondente aumento delle spese di depurazione. Le fibre di qualità inferiore sono

prevalentemente utilizzate nella produzione di cartone e carte per ondulatori, nella cui

produzione possono essere utilizzate anche quote variabili di macero di qualità più pregiate.

Le possibilità tecniche di trattamento e la qualità della carta hanno subìto dei continui

miglioramenti, cosicché si è potuta aumentare la quota di macero nelle diverse varietà di

carta e cartone. A conferma della ecocompatibilità della produzione delle carte riciclate, va

sottolineato che i residui di lavorazione (fanghi) possono essere riutilizzati in più settori:

industria, laterizi, lavori stradali come sottofondi, per emendanti agricoli.

L’industria cartaria italiana, però, utilizza di preferenza cellulosa vergine a fibra lunga

che proviene dall'abbattimento di alberi anche secolari a crescita lenta. Questa risorsa,

essendo considerata la più economica e la più adatta per carte sottili e resistenti,

rappresenta attualmente il maggior ostacolo allo sviluppo del riciclaggio. Tuttavia l’utilizzo di

fibre secondarie, o di recupero, derivate da prodotti cartari usati si sta sviluppando in misura

crescente. Per produrre circa 6,8 milioni di tonnellate di carta all'anno, l'industria cartaria

italiana consuma attualmente circa 3,3 milioni di tonnellate di carta da macero e giornalame

misto. Di queste, oltre 200.000 sono importate, proprio per il modesto livello di raccolta

interna, con la conseguenza di un più elevato costo del macero utilizzato e di una minore

competitività dell'industria cartaria italiana rispetto alla concorrenza internazionale.

L'Italia ha sviluppato molto la tecnica per l'impiego delle carte da macero nel settore

dell'imballaggio, e solo da alcuni anni si producono carte riciclate anche per il settore grafico.

L'evoluzione tecnologica e il cambiamento di mentalità dei consumatori hanno favorito lo

sviluppo di queste ultime e i risultati ottenuti sono incoraggianti. Infatti le qualità delle carte

che si producono è elevata, e per alcuni usi possono essere utilizzate in sostituzione di quelle

di fibra vergine.

Si prevede che nei prossimi anni la qualità del trattamento dei maceri migliorerà

ulteriormente, ma per determinati prodotti è già stato raggiunto il limite tecnico per l'impiego

di fibre riciclate. Già oggi la carta greggia ondulata è composta unicamente da carta da

macero. Più dell'80% della carta per giornali si compone di carta riciclata. Per la fabbricazione

di carta igienica si fa un uso crescente di macero, che deve essere di buona qualità. Anche

per quanto concerne il cartone e i fogli d'imballaggio non è più possibile aumentare la

quantità di fibre secondarie nella miscela di fibre utilizzate, ma si deve puntare soltanto ad un

aumento della quantità di prodotto.

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Sono pochissime le cartiere che si sono spostate completamente sul riciclato e solo alcune

catene della grande distribuzione hanno adottato alcune linee "ecolabel", certificazione che

garantisce sull'uso di fibre riciclate ma, purtroppo, non sulla provenienza delle materie prime.

Anche la carta riciclata, infatti, contiene una piccola percentuale di fibre vergini necessarie

alla riproduzione del prodotto nel tempo. Non esiste una definizione univoca per la carta

riciclata. Bisogna diffidare dalla scritta “prodotto riciclabile” [recyclable] - o prodotto

riciclabile al 100%: tutta la carta è riciclabile, ma questo non vuol dire che essa sia stata

riciclata. Alcune carte contengono fibre riciclate preconsumo, ossia fabbricate con i tagli

tipografici, mentre altre contengono rifiuti post-consumo, ossia materiale già entrato nel

mercato, e quindi riciclato come rifiuto. Il tipo di acquisto più utile alla protezione delle

foreste è quello post-consumo. Anche in questo caso, è possibile stabilire un periodo di

transizione in percentuali crescenti di fibre riciclate post-consumo e decrescenti di fibre

riciclate pre-consumo. La carta riciclata può essere usata anche per stampare libri di buona

qualità. Oggi sono reperibili sul mercato vari tipi diversi di carta riciclata sviluppati

appositamente per venire incontro alle esigenze della stampa di libri. Ognuno di essi contiene

almeno un 40% di rifiuti post-consumo..

CAP 6 CONSIGLI PER IL RISPARMIO DI CARTA

L’attenzione di tutti nel differenziare i materiali facilita e rende migliore il processo di

riciclo, ma più importante ancora del riciclaggio è il risparmio della carta, che risolve il

problema a monte, evitando i consumi di energia che richiede il riciclaggio della carta usata.

Esistono piccoli accorgimenti che orientano verso un consumo responsabile e un po' più

sostenibile: essi non solo evitano di far tagliare qualche albero, ma permettono anche di

risparmiare denaro.

6.1 A casa

L'unico modo per garantire che la carta utilizzata provenga da fonti pienamente

responsabili dal punto di vista ambientale e sociale è impiegare carta riciclata fabbricata da

rifiuti post-consumo e, dove sono necessarie fibre vergini, impiegare solo quelle dotate della

certificazione FSC, o una combinazione delle due. Se vogliamo essere sicuri del pieno rispetto

dell'ambiente, però, occorre appurare che nel processo di fabbricazione di carta riciclata non

siano stati utilizzati prodotti nocivi. In particolare, la carta deve essere senza cloro o

“chlorine free”. Può capitare che provando a chiedere carta riciclata in una cartoleria si può

avere come unica risposta "Carta riciclata? No, non ne abbiamo”. Purtroppo, in base alla

legge di mercato, senza domanda da parte dei consumatori non c'è interesse economico a

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produrre e commercializzare un determinato prodotto. Ma il meccanismo può essere

invertito, esercitando consapevolmente il proprio potere di consumatore: Se aumenta la

richiesta di carta riciclata/FSC i rivenditori saranno costretti a richiederla. Dunque,

continuamo a chiedere.

La Coop è stata la prima in Italia ad immettere sul mercato prodotti certificati FSC. I

fazzolettini in cellulosa certificata FSC per il 30% del contenuto (ed il restante garantito

come non proveniente dalla distruzione di foreste primarie) sono stati messi in vendita a

partire dal febbraio 2002 su sollecitazione di Greenpeace. Sebbene inizialmente i fornitori

abbiano richiesto sovrapprezzi, a distanza di qualche mese la disponibilità di materia prima

certificata è aumentata, e Coop ha certificato tutta la gamma di prodotti in carta per la casa

(tovaglioli, asciugatutto ecc), sostenendo un aumento di prezzo trascurabile. Ora Greenpeace

chiede alle altre catene di distribuzione e ai produttori di di seguire la stessa strada,

certificando FSC anche i propri prodotti a base di carta o cellulosa.

6.2 A Scuola

Già dai primi giorni di scuola, è importante insegnare a bambini e ragazzi che il rispetto

dell’ambiente è indispensabile nell’educazione degli adulti di domani. Il Consorzio per il

Recupero e il Riciclo di Imballaggi a base Cellulosica (Comieco), ha elaborato alcune regole per

mostrare come la salvaguardia dell’ambiente inizi già tra i banchi di scuola.

Per la brutta copia non usare la carta “bella” ma imparare ad usare il retro di fogli che non ci

servono più. In questo modo eviteremo di sprecare carta e consegneremo un compito più

ordinato.

Per la redazione di documenti tipo tesi, tesine, ricerche scolastiche ecc, i docenti dovrebbero

caldeggiare la stampa fronte-retro

Tenere vicino al cestino un contenitore per la carta che può essere ancora utilizzata.

Il riciclo non riguarda solo fogli e quaderni: sono altrettanto importanti gli imballaggi di

cartone e cartoncino come le scatole di pennarelli e pastelli.

Per dare una dimensione di quanto sia importante il riciclo a scuola basti pensare che se

ognuno degli studenti di elementari, medie e superiori riciclasse ogni anno anche solo una

confezione di pennarelli o la copertina di un album da disegno si potrebbero raccogliere oltre

114 tonnellate di carta e cartone: una montagna di macero utile per produrre nuovi quaderni.

6.3 Al lavoro

Convincere i responsabili del proprio posto di lavoro ad utilizzare carta riciclata (senza

cloro), possibilmente con alte percentuali di fibre post-consumo per fotocopie e stampanti. In

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tal modo, con opportune clausole da includere nei contratti con i fornitori, si può pianificare

una scadenza per mettere al bando dall’azienda tutta la carta proveniente dalla distruzione

delle foreste primarie.

Dovendo acquistare una stampante nuova, sceglierne una che ha le seguenti funzioni:

stampa economica, funzioni per il risparmio della carta: stampa fronte/retro manuale, stampa

miniature (più pagine sullo stesso foglio).

Usare la stampante rompendo la pigrizia degli automatismi. Per stampare un

documento non cliccare direttamente sul simbolo della stampante, altrimenti tutto va avanti

in automatico e si sprecano carta e inchiostro. Impostare invece il comando “Stampa”.

A quel punto interagire con le finestre di dialogo della stampante scegliendo su "Proprietà

della stampante" la "qualità bozza" per risparmiare inchiostro; quindi agire sul comando

“Stampa tutte le pagine nell'intervallo" selezionando "pagine dispari" e poi stampare. La

procedura va completata impostando la stampa sulle "pagina pari" dopo aver voltato le

pagine e averle predisposte nella stampante affinché vengano stampate sul retro.

In questo modo un documento viene stampato sulla metà dei fogli e usando circa la metà

dell'inchiostro.

Un significativo risparmio nell’uso della carta e del tempo impiegato per la sua gestione

potrebbe derivare dalla dematerializzazione dei documenti. Considerata la quantità di carta

che viene consumata negli uffici italiani, l’adozione del documento digitale, basata sul

sistematico utilizzo dei formati elettronici, porterebbe a notevoli risparmi sia in termini

economici che di tutela ambientale. Nei settori delle imprese assicurative, dei commercialisti

e dei tributaristi vengono consumati circa 3,1 miliardi di pagine annue, per circa 12.000

tonnellate di carta e 26.000 mq di superficie occupata per l’archiviazione dei documenti

(studio CERIS-CNR per Wave Group e InfoCert). Tutti questi dati potrebbero essere

drasticamente ridotti implementando la conservazione sostitutiva.

Nel solo ambito assicurativo, si stima che il beneficio economico risultante dalla

conservazione sostitutiva dei libri giornale e sezionali in una compagnia di medie dimensioni

raggiungerebbe un valore superiore ai 2,3 milioni di euro in dieci anni.

Particolare attenzione merita il settore della Pubblica Amministrazione, nel quale le delibere

del Centro Nazionale per l’Informatica nella Pubblica Amministrazione (CNIPA) sulla

conservazione sostitutiva hanno aperto la strada e incentivato l’utilizzo del documento

digitale, con l’obiettivo di ‘1 foglio su 5’ utilizzati. Secondo le stime del CERIS-CNR, con

l’adozione del documento digitale, negli uffici italiani il risparmio potenziale oscillerebbe tra le

168.000 e le 259.000 tonnellate di materiali cartacei, equivalente al 13-21% del consumo

totale di carta.

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Questi risparmi corrispondono a loro volta a oltre 6 milioni di alberi abbattuti e a 900.000

tonnellate di CO2 emesse in meno, un valore equivalente all’impatto dell’intero sistema

sanitario ed assistenziale in 5 mesi di funzionamento o di 550.000 automobili con standard

medi europei (per una percorrenza unitaria di 10.000 km/anno). Oppure, al risparmio

ambientale di circa 10 miliardi di litri di acqua.

I risparmi economici e ecologici connessi alla dematerializzazione dei documenti tendono

perciò a trasformarsi in benefici diffusi, non solo per la singola azienda o organizzazione, ma

anche e soprattutto per il Paese nel suo complesso. La strada del documento digitale

potrebbe contribuire notevolmente anche alla riduzione del riscaldamento globale e delle

emissioni di CO2, sancita dal protocollo di Kyoto.

6.4 Il contributo di scrittori ed editori

Nel 2000 da Greenpeace Canada, Friends of Clayoquot Sound e Sierra Club della

Columbia Britannica è stata lanciata la Canadian Markets Initiative allo scopo sviluppare, nel

campo dell'editoria, strategie che evitassero l'utilizzo di carta proveniente dalla distruzione di

foreste primarie. Allora gli editori canadesi utilizzavano in prevalenza carta e cellulosa

provenienti dalle foreste canadesi, parte delle quali, foreste primarie. Nessuno di essi

utilizzava carta riciclata, né era reperibile sul mercato carta per editoria certificata secondo

gli standard del Forest Stewardship Council.

Il risultato della Markets Initiative è stato che molti editori canadesi si sono

formalmente impegnati a mettere al bando il rifornimento di fibre provenienti da foreste

primarie in un periodo di tre anni. Sono stati stampati milioni di libri su carta riciclata post-

consumo al 100 %, che non comporta l’abbattimento di alberi secolari e, tra essi, tutti i titoli

della saga di Harry Potter di JK Rowling. Alcune tra le principali tipografie librarie canadesi

sono in grado di produrre su carta riciclata e molti tra i più importanti autori canadesi si sono

impegnati ad usare solo carta di provenienza pienamente sostenibile.

Secondo una stima di Greenpeace, in questo modo dal 2001 ad oggi sono stati salvati

12.000 alberi. I risultati ottenuti in Canada sono molto incoraggianti.

Questa scelta ha creato un incremento del 60% della carta riciclata post-consumo, e si

aspetta a breve un vero e proprio boom della carta certificata FSC.

In Italia, nel 2003 nessuno dei principali editori utilizzava carta certificata FSC e solo alcuni

utilizzavano parzialmente carta riciclata (dati Greenpeace).

Oggi alcuni piccoli e medi editori stampano già su carta riciclata, ma il caso canadese

dimostra la fattibilità anche per grandi produzioni di qualità. Anche gli autori possono

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impegnarsi richiedendo alle case editrici che i loro libri siano stampati su carta riciclata o

certificata FSC non proveniente da foreste primarie.

Gli editori possono impegnarsi ad eliminare progressivamente tutti gli acquisti di carta

proveniente dalla distruzione delle foreste primarie spostando progressivamente le politiche

di acquisto verso la carta riciclata con alte percentuali di fibre post-consumo o di fibre vergini

certificate FSC, ed in un tempo relativamente breve possono convincere i propri fornitori a

produrre carta per la stampa riciclata o certificata FSC, su misura per le loro esigenze.

All'inizio il prezzo può essere più elevato per consentire alle cartiere di ricercare e creare una

carta corrispondente alle specifiche richieste. Ma grazie alla crescita della domanda, questo

sovrapprezzo per la carta riciclata può essere notevolmente ridotto o addirittura annullato.

Per controllare il tipo di carta impiegato, gli editori dovrebbero ottenere dai fornitori delle

indicazioni precise sulla provenienza della carta. Questo richiede la cooperazione di tutte le

imprese che si trovano lungo la filiera che dovrebbero fornire una dichiarazione firmata sulla

provenienza dei prodotti acquistati, sulla percentuale di cellulosa certificata e non certificata,

e il tipo di certificazione adottato. I fornitori dovrebbero inoltre conoscere i nomi delle

imprese produttrici, delle cartiere e delle fabbriche di cellulosa, la località, la regione e il paese

da cui proviene la fibra vergine per tali prodotti e avere la garanzia che il prodotto non

provenga da foreste primarie o da foresta di alto valore ambientale.

Conclusioni

Per concludere, in un mondo di "usa e getta" la filosofia di "usa e riusa" trova spazio

anche nell'industria della carta con risultati positivi, perché permette la valorizzazione di

materiali e prodotti alternativi. Il legno come materia prima è eccezionalmente rinnovabile e

viene trasformato in prodotti, tra i quali la carta e il cartone, che sono naturali e riciclabili

(tab. 5).

Tabella 5: Cosa fare per risparmiare carta

non buttare un foglio se non è pieno in entrambe le facciate, ma usalo per la brutta copia;

fai le fotocopie sempre fronte e retro;

non prendere volantini o fogli pubblicitari se non ti interessano;

usa il più possibile carta riciclata;

scegli prodotti con meno imballo possibile;

non fare incartare dai commessi prodotti che hanno già una propria confezione;

separa la carta usata dagli altri rifiuti.

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E' quindi importante incentivare la raccolta di carta e cartone informando sia i

commercianti e gli industriali che le famiglie.

Risulta fondamentale anche incentivare la conservazione dei documenti in formato digitale.

Nel mondo anglosassone si usa il termine “dead tree edition” (edizione con albero morto) per

indicare i documenti su carta (fabbricata da fibre vegetali) in opposizione a quelli conservati

come files su supporti digitali (Hard disk, CD-Rom ecc). Un file su computer può essere

trasferito su carta per mezzo della stampante, ironicamente detta, sempre nel mondo

anglosassone, mangiapiante (“tree eater”).

Tuttavia l'odierna diffusione della cultura sarebbe inconcepibile senza l'invenzione della carta,

la quale condivide il merito con la successiva, e complementare, invenzione della stampa a

caratteri mobili.

Tutta la storia dell’uomo, le sue memorie, il frutto del suo ingegno e della sua fantasia sono

stati affidati al papiro, alla pergamena e infine alla carta, beni preziosi che si sono conservati

attraverso i secoli per restituirci intatti e incontaminati i pensieri e le emozioni di chi ha

calcato prima di noi il suolo del nostro pianeta.

In questo mondo informatizzato cosa resterà ai nostri successori delle nostre comunicazioni

via e-mail? Dei nostri files in formato digitale?.

Oggi ondeggiamo tra l’uso sconsiderato della carta usa e getta e l’incapacità di scrivere una

lettera ad una persona cara. Tra il consumo di tonnellate di panno carta per spolverare e un

laconico T.V.B. sul telefonino per esprimere il nostro affetto. Qual’è la strada giusta? Come

sempre “in medio stat virtus”.

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8844501627

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Vol Babassu - Cobalto (ossidi). Hoepli, 1974. 821-839 ISBN 8820305291

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