Piante medicinali - Quando e come utilizzarle

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Progetto realizzato in collaborazione con PIANTE MEDICINALI QUANDO E COME UTILIZZARLE VOLUME 1

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Progetto realizzato in collaborazione con

PIANTE MEDICINALIQUANDO E COME UTILIZZARLE

VOLUME 1

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Sommario

VOL. 1

INTRODUZIONE pag. 5

LE PIANTE E LE MALATTIE DELLA PELLE pag. 9

LE PIANTE E L’APPARATO DIGERENTE pag. 23

LE PIANTE E L’APPARATO UROGENITALE pag. 35

VOL. 2

LE PIANTE E L’APPARATO RESPIRATORIO pag. 5

LE PIANTE E IL SISTEMA CARDIOCIRCOLATORIO pag. 19

LE PIANTE E IL SISTEMA NERVOSO pag. 31

TestiMaria Laura Colombo, docente Corso di laurea in Tecnicheerboristiche, Dipartimento di Scienza e Tecnologia del Farmaco,Facoltà di Farmacia, Università di TorinoSergio Miaglia, dirigente medico convenzionato, DipartimentoIntegrato della Prevenzione, Asl TO 1 e professore a contratto,Facoltà di Farmacia, Università di Torino

Progetto editoriale Elisabetta Farina

Immaginiwww.wikipedia.com

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Edito daFarmacie Comunali Torino Spa

Finito di stampare nel mese di luglio 2012presso Tipografia Sosso Srl - Grugliasco (TO)

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Introduzione

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Lo scopo di questo piccolo trattato è quello di fare una parzialepanoramica dello stato attuale delle conoscenze scientifiche in materiadi utilizzo di piante medicinali: vengono così descritte alcunepiante che secondo le evidenze si sono dimostrate più utili nei con-fronti di alcuni disturbi dell’uomo, tenendo ben in considerazioneanche eventuali effetti collaterali, controindicazioni o interazionicon farmaci.La cura con le piante è una materia molto complessa e deve essertrattata con tutto il rispetto e attenzione con cui si tratta una“Scienza”: è per questo motivo che occorre evitare il “fai da te”e fare sempre riferimento a medici e farmacisti esperti del settoreper riceverne i giusti consigli e ottenere il massimo beneficio dallostraordinario mondo vegetale.

Dalla tradizione alla scienza Le origini dell’utilizzo delle piante medicinali per il trattamento dellemalattie dell’uomo si perdono nella storia dell’umanità. Non è diffi-cile pensare a come già l’uomo primitivo, in un contesto ambientaleestremamente ostile e che metteva a dura prova la sua sopravvivenza,abbia sentito la necessità di alleviare in qualche modo le sofferenzedovute a malattie e abbia provato empiricamente a usare le pianteche aveva a disposizione.Ben presto, a forza di provare, riconobbe che le piante potevanoaiutarlo a superare alcuni malanni. Capì, ad esempio, che un certotipo di foglia applicato su di una ferita favoriva la sua guarigione,oppure, osservando i propri simili, imparò che certi semi o frutti potevanofarlo star male o addirittura farlo morire, scoprendo così che ilmondo vegetale è ricco di sostanze più o meno tossiche.Questi eventi erano alquanto misteriosi e potevano apparire so-vrannaturali o magici e diventarono così nelle prime civiltà (adesempio maya, egizia) espressioni di riti religiosi, attribuendo poteria divinità malefiche o benefiche. Procedendo nella storia del-l’uomo si uscì dalla esclusiva interpretazione religiosa e ci si reseconto che erano proprio alcune parti della pianta (dette in farmaco-gnosia “droghe”) che potevano esprimere un potenziale terapeuticoo tossico.

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Così, per sfruttare al meglio le proprietà benefiche si svilupparono,soprattutto nel medioevo, numerose coltivazioni che iniziarono adiffondersi in tutta Europa grazie ai monasteri e ai loro “orti deisemplici”; allo stesso modo anche le culture orientali svilupparonomoltissimo l’utilizzo delle piante medicinali dalle quali il mondooccidentale trasse molti insegnamenti.Lo sviluppo successivo delle scienze permise di riconoscere nei vegetaliuna fonte di numerosissimi composti “fito-chimici” che potevanoessere utili per la cura delle malattie; la farmacologia moderna hasaputo trarre beneficio da questo immenso patrimonio che la naturamette a disposizione, estraendo i principi attivi più utili. Infatti, nondeve stupire che ancor oggi più di un quarto dei farmaci tradizionalipresenti sul mercato derivano dal regno vegetale: chinidina, digos-sina, morfina, scopolamina, tamoxifene, vincristina non sono che al-cuni dei potenti principi attivi isolati dalle piante e utilizzati perterapie mediche, specialmente in ospedale, da maneggiare conestrema cautela.Il regno vegetale offre una enorme varietà di piante e di sostanze fito-chimiche e, nell’era moderna, gli studi riferibili alle piante medicinalisono sempre più numerosi e valorizzano in modo scientifico lapossibilità di avere “armi” in più, da affiancare ai classici farmacie a disposizione di medici e farmacisti, per contrastare le malattiee favorire la salute.

Sicurezza e qualitàLa qualità dei prodotti è fondamentale per ottenere il massimo gio-vamento; occorre utilizzare materie di prima qualità che rispettino ilimiti di sicurezza riportate nelle farmacopee ufficiali, italiana ed eu-ropea, garantendo così nel contempo anche l’efficacia. Inoltre, iprodotti più validi sono quelli che dichiarano il “titolo” dei principiattivi e che sono “standardizzati”, cioè il cui il contenuto è sempreuguale: se oggi, ad esempio, compro il prodotto “x”, il suo conte-nuto dovrà essere uguale anche a quello stesso “x” che acquisteròsuccessivamente per proseguire la cura.Occorre precisare che gli integratori alimentari a base di pianteofficinali per la legge italiana sono a tutti gli effetti degli alimenti

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e non possono vantare né effetti terapeutici né effetti preventivi.Non si consiglia, quindi, l’utilizzo di integratori alimentari per la pre-venzione e la cura di malattie ma questi prodotti posso essere utiliper favorire il corretto funzionamento dell’organismo e aiutare lafisiologia dell’uomo per mantenere il proprio stato di salute.

Precauzioni nell’usoNell’immaginario collettivo vi è la falsa credenza che tutto ciò chederiva dal naturale sia buono, sicuro e innocuo, ma proprio nelmondo vegetale esistono moltissime sostanze velenose e tossiche.Le sostanze attive presenti nelle piante sono talmente numerose e,se di alcune (poche) abbiamo un buona conoscenza, per altre èdifficilissimo studiarne esattamente il loro effetto sul nostro organi-smo e ancora più difficile studiarle tutte; eppure, malgrado questaenorme lacuna nelle conoscenze, vengono spesso usate con super-ficialità proprio in quei periodi della vita dove il nostro organismo èpiù vulnerabile, come nella gravidanza, durante l’allattamento enell’infanzia.In queste fasi della vita, in via precauzionale, è meglio astenersi dal-l’uso fai da te delle piante medicinali e chiedere consiglio al medicoo al farmacista: si ribadisce che prodotto “naturale” non è sinonimodi sicuro e innocuo.

Maria Laura Colombodocente Corso di laurea in Tecnicheerboristiche, Dipartimento di Scienzae Tecnologia del Farmaco, Facoltàdi Farmacia, Università di Torino

Sergio Miagliadirigente medico convenzionato,Dipartimento Integrato dellaPrevenzione, Asl TO 1 e professorea contratto, Facoltà di Farmacia,Università di Torino

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Le piantee le malattiedella pelle

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Cenni di anatomia e fisiologiaLa cute, rivestendo completamente il corpo umano, è uno degliorgani più estesi: rappresenta circa il 16% del peso totale del corpoe nell’adulto ha una superficie media di circa 1,8 metri quadrati.La sua funzione principale è quella di fare da barriera tra il mondoesterno e l’interno del nostro corpo mantenendo all’interno delnostro organismo un ambiente sterile. La cute è fondamentale per proteggere il nostro organismo dalcaldo e dal freddo, da lesioni, da agenti patogeni esterni. Inoltresvolge funzioni essenziali per il nostro corpo, quali la termorego-lazione e il ricambio idrico. Infine possiede numerosi centri nervosiper ricevere stimoli tattici dall’esterno.La cute risulta costituita da tre strati sovrapposti: l’epidermide, ilderma e l’ipoderma o tessuto connettivo sottocutaneo.

L’epidermide è la parte più esterna della cute, formata da più strati dicellule che, man mano che si sale dagli strati più profondi versol’esterno, si trasformano in cellule praticamente morte ma resistentiagli agenti esterni

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IL COLORE DELLA PELLE

Il colore della pelle è dovuto alla presenza di vari pigmenti. Tra questiil più importante è la melanina prodotta da cellule specializzatesituate nell’epidermide e denominate melanociti. Altri pigmentisono l’emoglobina contenuta nei globuli rossi, che conferisce allapelle una tonalità variabile dal rosa al rosso, al viola, e il carotene,un pigmento liposolubile di tonalità giallo-arancionecontenuto prevalentemente nell’ipoderma.Oltre a queste molecole influiscono altri ele-menti: lo spessore della pelle; la cheratina, unaproteina che conferisce alla pelle un colore dibase giallo-bianco in funzione dello spessorerelativo dello strato corneo; la circolazionesanguigna a livello del derma.

LE PRINCIPALI FUNZIONI DELL’EPIDERMIDE SONO:• formare una barriera fisica agli agenti esterni; • impedire la disidratazione del corpo; • impedire la penetrazione di batteri o altri agenti patogeni, man-

tenendo la sterilità interna; • proteggere da eventuali scottature solari per mezzo di cellule,

chiamate melanociti, che posseggono la proprietà di produrre unaproteina, la melanina, che è la responsabile della colorazione dellanostra pelle;

• la capacità di potersi riparare velocemente in presenza di ferite.

L’IPODERMA SVOLGE VARIE FUNZIONI:• rappresenta una riserva energetica alla quale l’organismo attinge

in condizioni di necessità;• isola dal freddo i tessuti sottostanti, tramite una piccola ma con-

tinua produzione di calore sprigionata durante la trasformazionedei trigliceridi in acidi grassi;

• fornisce un’efficace protezione meccanica ai tessuti e agli organisottostanti.

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Abbronzatura: una questione d’immagine?Prima di essere un fatto estetico, l’abbronzatura è un meccanismodi difesa della pelle. Quando esposto a radiazioni solari in eccesso,il nostro organismo aumenta la produzione di melanina, che hala funzione di filtrare i raggi del sole e scurire progressivamentela pelle conferendole quel colorito bruno-dorato che chiamiamoabbronzatura.Perché il meccanismo di difesa cominci a funzionare occorrono al-meno 3 giorni: solo allora il rischio di scottarsi comincia a dimi-nuire, ma questo non significa che la pelle sia protetta da danni di

diverso tipo. Le radiazioni solari che arrivano sulla terra si possonodividere, in base alla lunghezza d’onda, in radiazioni visibili, infra-rosse e ultraviolette.I raggi infrarossi generano calore; pur non avendo particolari azioninocive sulla pelle, causano la disidratazione dell’organismo che, ri-scaldandosi, perde la sua capacità di auto-regolazione della tempe-ratura. Il rischio che si corre è il colpo di sole a cui sono più espostii bambini in quanto il loro sistema di regolazione termica non è an-cora ben sviluppato. Inoltre la vasodilatazione dovuta al calore puòessere nociva per chi soffre di vene varicose. I raggi ultravioletti (Uv)sono a loro volta suddivisi in Uva, Uvb, Uvc. Gli Uvc vengono assor-biti quasi totalmente dall’atmosfera (quindi non arrivano sulla su-perficie terrestre). Gli Uva, potendo penetrare più profondamentenella pelle, risultano i principali responsabili dell’invecchiamento

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cutaneo e dei tumori alla pelle in quanto danneggiano le strutturedi sostegno. Gli Uvb, colpendo prevalentemente gli strati superficialidella cute, sono la principale causa delle scottature. Sono inoltre iprincipali responsabili dell’abbronzatura in quanto stimolano i me-lanociti a produrre melanina in maggiorequantità. Un’eccessiva esposizione al sole oalle lampade abbronzanti regala un aspettosano, ma accelera l’invecchiamento della pellee aumenta il rischio di ammalarsi di tumoridella pelle. Nonostante questo, il mito dell’ab-bronzatura resiste e i mezzi di comunicazionecontribuiscono a rafforzarlo, mostrando im-magini di donne e uomini abbronzati piùseducenti che mai.

DEPIGMENTANTI CUTANEI

Sono sostanze usate in cosmesi che schiariscono la pelle, da utiliz-zare con grande cautela, dal momento che agiscono a livello bio-chimico sulla formazione della melanina. I prodotti schiarenti la pellepresenti in commercio contengono sostanze funzionali in grado dibloccare o inibire la sintesi di melanina con diversi meccanismid’azione: inibitori enzimatici (come ad esempio i metalli pesanti),antiossidanti come, per esempio l’idrochinone, l’arbutina e l’acidokojico, oppure ancora agenti citotossici selettivi per i melanociti (eteridell’idrochinone), modificatori del colore della melanina dalla formanera ossidata a quella chiara, ridotta (perossidi). I depigmentanti at-tualmente più usati in campo cosmetico sono quelli in grado di bloc-care l’attività di alcuni enzimi. Durante il trattamento con prodottidepigmentanti è necessario evitare l’esposizione ai raggi UV poichéquesti ultimi possono causare un’intensa irritazione sulla pelle.

La melanina non è un pigmento indispensabilealla vita; lo dimostrano gli albini che si trovano,

però, svantaggiati rispetto agli individui con pig-mentazione normale, poiché si ustionano facil-mente la cute con l’esposizione al sole e la loro

funzione visiva si deteriora progressivamente.

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Rimedi, non solo a base vegetaleL’uso di estratti vegetali può essere indicato in diverse piccolepatologie della pelle, per esempio in caso di: orticaria,punture di insetto, leggere ustioni in cui la pellerimanga integra (in cui si formi solo una vescica),

eritemi, dermatiti e piccoli traumi.Per alleviare il prurito può es-

sere utile fare bagni tiepidicon bicarbonato o amidodi avena o di riso, evi-tando sfregamenti dellapelle, idratare le parti interes-sate e massaggiarle con talco, al-

bume e lanolina. Nel caso ciò non bastasse,rivolgersi al medico, in quanto potrebbe essere

necessario assumere farmaci antistaminici, steroideio altro.

Non sarebbe indicato usare talco mentolato in età pediatrica, cheda un lato dovrebbe dare senso di frescura alleviando il prurito,tuttavia la presenza di mentolo (olio essenziale) è controindicatasoprattutto nella prima infanzia.

IN CASO DI ERITEMA

In caso di arrossamento della pelle (eri-tema), anche nella primissima infanzia, sipossono ottenere buoni risultati preparandouna emulsione costituita da olio d’oliva (1 cuc-chiaio) + albume d’uovo (metà albume di un uovo intero). Dopo avervelocemente sbattuto ed emulsionato olio e albume (va bene ancheun contenitore casalingo in cui si agita con una frusta), si applicasulla pelle arrossata. Si consiglia di tenere la pelle protetta con unpiccolo telo pulito. Ripetere l’applicazione più volte al giorno, utiliz-zando una emulsione preparata fresca ed estemporanea ogni voltache la si applica (cioè rompere e utilizzare l’albume di un uovo frescoogni volta che si prepara l’emulsione).

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I preparati emollientiL’azione emolliente è solo di natura locale, ma tuttavia dona sollievo.Sono solitamente sostanze di natura chimica diversa; ad esempio al-cuni polisaccaridi come le mucillagini si rigonfiano in presenza diacqua e, una volta applicate sulla pelle arrossata, rilasciano poiacqua alla pelle idratandola. Altre sostanze, invece, di natura lipidicaimpediscono che la pelle perda acqua e che si disidrati.

La pasta (in tubetto o vasetto)Le paste sono preparazioni adesive magre ograsse a seconda della loro formulazione. Hanno ilvantaggio di non essere facilmente asportabili neppure doposfregamento, ecco perché, ad esempio, nel caso dei problemi da pellearrossata di bambini e anziani, l’intervento di prima scelta è propriol’uso di una pasta all’ossido di zinco. La pasta, oltre all’effetto tera-peutico lenitivo cicatrizzante e antibatterico del principio attivo, creauna patina protettiva e abbastanza resistente che si interpone tra lapelle irritata e, ad esempio, il pannolino.

Le cremeSono emulsioni olio in acqua (quindi lavabili) o acqua in olio(quindi grasse) molto assorbibili e leggere. Hanno proprietàemollienti, non sono occlusive e, per questo, sono la formulazionedi scelta per i cosmetici.

Gli unguentiHanno, come veicolo, paraffine o oli, il che determinaun prolungamento del contatto cute-farmaco, con uneffetto occlusivo non sempre positivo, ma con un’elevataefficacia sull’assorbimento del principio attivo.

I geli (gel)Sono di più recente formulazione, hanno affinità con l’acqua pre-sente nella cute, il che conferisce loro la caratteristica di ottimi veicoliper farmaci. Se sono idroalcolici, appena applicati danno una sensa-zione di immediata freschezza ed evanescenza, ma sono, per contro,disidratanti (l’alcool disidrata).

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Qualche pianta usatain dermocosmesiAloeAloe vera (L.) Burm.f. e altre specie di Aloe (ca. 200)Pianta che definiremmo “una pianta grassa“ molto nota, moltoreclamizzata in questi anni. Ricordiamo che soltanto l’uso topico,cioè esterno, locale del gel estratto dalla parte centrale delle foglie

ha ottenuto qualche riscontro in campo scientifico. Il gel dialoe è ricco di polisaccaridi e mucillagini, cui va attri-

buita proprietà antinfiammatoria e cicatrizzante dipiaghe, ferite, ustioni, come pure ha un’azione anti-pruriginosa contro le punture di insetti. Ha inoltre lacapacità di penetrare nel tessuto cutaneo e di eserci-tare un’azione anestetica locale, di dilatare i capillari

e di migliorare il flusso del sangue. È il costituente dinumerosi prodotti cosmetici e ha dato buoni risultati

anche su dermatiti dovute a radioterapia e nel caso di pic-cole ustioni. Il gel di aloe è contenuto anche in prodotti dopo-

sole e prodotti dopo-barba con lo scopo, appunto, di essere unlenitivo della pelle.

CamomillaMatricaria chamomilla L.Pianta a tutti molto nota e uti-lizzata sia per uso interno (in-fuso da bere in tazza) siaesterno. Ha proprietà antin-fiammatorie e studi clinicihanno mostrato l’efficacia dei pre-parati di camomilla applicati esterna-mente su piaghe, dermatiti ed eczemi.Il preparato maggiormente utilizzato è l’estratto idroalcolico.In ogni caso le diverse preparazioni a base di camomilla sono par-ticolarmente indicate per contrastare le infiammazioni delle pellee del cavo orale.

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CalendulaCalendula arvensis (Vaill.) L. e Calendula officinalis L.È una bella “margherita” con i fiori arancioni (molto nota poiché

viene anche usata come pianta ornamentale nelle bordurein aiuole e giardini). Il colore arancione è dato dalla

presenza dei carotenoidi, che le conferiscono pro-prietà antiossidanti. Ha un’azione cicatrizzante,antinfiammatoria e antimicotica, viene soprat-tutto usato l’estratto idroalcolico dei fiori addi-zionato in diverse formulazioni cosmetiche.

Può essere utilizzato in caso di infiammazionidella pelle, eczemi ma anche come antimicrobico

e fungicida nelle vaginiti.

AmamelideHamamelis virginiana L.Non è una pianta dei nostri climi, da noi può essere coltivata.È una delle prime piante a fiorire alla fine dell’inverno/ini-zio della primavera, e soltanto dopo la fioritura spuntanole foglie. Questa pianta viene utilizzata per la presenza ditannini sia nella corteccia dei rami che nelle foglie. Si pre-parano formulazioni acquose in cui questi tannini pos-sono sciogliersi. Sono prodotti che facilitano lavasocostrizione e possono risolvere velocemente piccoliepisodi emorragici. Per uso topico l’amamelide è indicataper infiammazioni locali della pelle, emorroidi, vene varicosee piccole lesioni. Agisce anche come cosmetico astringente etonico della pelle. È indicata anche in caso di couperose.

ATTENZIONE

La camomilla e la calendula possono comunque - anche se raramente- causare reazioni allergiche (soprattutto se una persona fosse giàallergica ad altre piante della stessa famiglia, delle Asteraceaedette anche Composite, ad es. piante come l’ achillea, artemisia,ambrosia e altre).

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ArnicaArnica montana L.Si presenta come una “margherita” giallo-arancione, cresce ad alta quota ed è unapianta protetta. Per poterla utilizzare commer-cialmente deve essere necessariamente colti-vata, in ogni caso la sua coltivazione non èfacile, anche se effettuata nel suo habitat na-turale. Viene utilizzata la pianta intera, raccolta inpiena fioritura. Si usa per applicazioni locali sotto forma di unguentio tinture (mai impiegata pura ma opportunamente diluita). L’arnicadeve essere utilizzata solo per uso esterno a condizione che non cisiano ferite o abrasioni della pelle e risulta molto valida per risolvereecchimosi, disturbi reumatici di muscoli e articolazioni, edemi dovutia contusioni e slogature come pure per foruncolosi e punture di in-setto. Le preparazioni di arnica non vanno mai applicate vicino agliocchi, alla bocca e ai genitali. Inoltre non si devono applicare su pellidelicate, su ferite e abrasioni e sulla pelle dei bambini molto piccoli.

IpericoHypericum perforatum L.La pianta dell’iperico è detta anche Erba di San Giovanni, poiché latradizione vuole che venisse e venga tuttora raccolta in piena fiori-

tura, che solitamente coincide col giorno di San GiovanniBattista (24 giugno, solstizio d’estate) o per lo meno

verso fine giugno. Si lasciano macerare le sommitàfiorite nell’olio di oliva (1 parte di fiori per 5 partidi olio d’oliva, peso:volume) al caldo e alla lucediretta, finché l’olio assume un colore rossastrodovuto alla interazione fra i principi attivi presentinella pianta e l’azione della luce solare. L’olio di

Iperico ha un’azione cicatrizzante e disinfettantesulla cute arrossata e può essere utilizzato anche

per il trattamento di ragadi al seno e anali, per pia-ghe da decubito e per la cicatrizzazione di piccole

ferite. Non applicare prima dell’esposizione solare perevitare problemi di fotosensibilità.

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AZIONE ANTICELLULITICA

Numerosi sono gli estratti vegetali che si pos-sono usare per cercare di ovviare i problemi

della cellulite: estratto di edera Hedera helixL., centella Centella asiatica (L.) Urb, rusco

o pungitopo Ruscus aculeatus L. Anchealcune alghe possono essere utili neitrattamenti anticellulite. Tra le più usatesi distinguono: alghe verdi, uni- o pluricel-lulari; alghe brune, che vivono soprattuttonel mare in acque abbastanza pro-fonde e fredde e possiedono corpifrondosi di grandi dimensioni;

alghe rosse, situate in minori pro-fondità e soprattutto nei mari caldi. Fra

le alghe brune utilizzate in fitocosmesi visono Fucus vesiculosus L., detta quercia marina,

e Laminaria digitata (Hudson) J.V. La-mouroux, o laminaria. Ambedue

queste alghe sono ricche diiodio, polisaccaridi e polifenoli

e presentano a livello cutaneoun’attività antinfiammatoria, am-morbidente, lenitiva, tonificante e sti-

molante della circolazione sanguigna.Attenzione: si ricorda di farne un uso

solo esterno.

Pomata preparata con la corteccia di sambucoSambucus nigra L.Si utilizza la corteccia dei giovani rami di sambuco.Decorticando i rami, si vede ancora evidenteuno strato verdastro sottostante nella cortec-cia stessa (indice che la corteccia è giovane).La corteccia deve essere privata della parteesterna più dura e fatta di sughero, rimane

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solo la parte interna che è più tenera.Si può ad esempio con un coltellino grat-tare internamente la corteccia, finchè si rie-sce a prendere tutta la parte tenera (calcolarealmeno 6 - 8 cucchiai di corteccia sminuzzata).Gli altri ingredienti sono: un bicchiere di olio di

oliva, 1 foglia di alloro, 2 foglie disalvia, 20 g di cera vergine.

La preparazione consiste nelloscaldare a bagnomaria l’oliocon corteccia sminuzzata,unire le foglie di alloro e disalvia, lasciare sobbollire il

tutto fino a che sia ammorbi-dito e ben amalgamato, la cor-

teccia deve risultare quasi disfatta. Filtrare l’olio e spremere bene,aggiungere la cera, mescolando bene, fino a farla sciogliere a caloremoderato. Filtrare con una garza rada e colarla nei vasetti, chiuderebene e conservare al fresco. Questo preparato è molto utile in casodi bruciature, arrossamenti della pelle, punture di insetti, ragadi,screpolature delle mani dovute al freddo, ferite e graffi.

OLI NUTRIENTI E LENITIVI

Olio di nocciolaCorylus avellana L.Particolarmente indicato per pelle rovinata esecca, sovente è un olio di base per la prepara-zione degli oli solari.

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Olio di jojobaSimmondsia chinensis (Link)C.K. Schneid.È un arbusto proveniente dal desertodel Messico. In realtà non è un vero olio,ma una cera liquida. Penetra molto benenella pelle e ne regola l’umidità, lasciandolaelastica e liscia.È un olio che si conserva a lungo.

Olio di mandorle dolciPrunus amygdalus StokesCura e lubrifica l’epidermide ed èadatto per tutti i tipi di pelle e pertutte le età. È usato largamentein cosmetica.

Olio di vinaccioliVitis vinifera L.I vinaccioli sono i semi dell’uva. L’olio,che è anche commestibile, è ricco di acidigrassi insaturi e di vitamina E. È un ot-timo anti-ossidante, emolliente e protet-

tivo della pelle.

Olio di semidi ricinoRicinus communis L.Questo olio è davvero utile per trattare e nutrireciglia e sopracciglia.

Olio di semi di linoLinum usitatissimum L.Quest’olio si ottiene per spremitura dai semi di lino. Esso vienedefinito anche “olio siccativo” poiché, essendo costituito da misceledi lipidi trigliceridi insaturi, essiccando questi formano pellicoledure e trasparenti. Per tale motivo l’olio di lino viene usato da sempre

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dagli artisti per dipingere.Il fenomeno della siccativitàè dovuto al fatto che nellemolecole sono presenti deidoppi legami che per con-tatto con l’aria e conseguenteossidazione si spezzano: lecatene formate si legano traloro formando dei polimeri.Per uso esterno, l’olio di linoè indicato per nutrire i capellisecchi e sfibrati.

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Le piantee l’apparatodigerente

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Cenni di anatomia e fisiologiaIl tubo digerente è lungo circa 10-12 metri e non ha nessuna interru-zione, esso è composto dai seguenti organi: bocca, faringe, esofago,stomaco, intestino tenue, crasso e retto.Nella bocca la funzione meccanica è determinata dai denti che tri-tano i cibi e dalla lingua che li impasta. Nella saliva esiste un enzima,la ptialina (o amilasi salivare), che inizia la digestione dell’amidocotto: uno zucchero complesso presente soprattutto nelle farine (es.polenta, riso, pasta…) il quale è fondamentale per la nostra alimen-tazione. Il cibo impastato viene chiamato bolo alimentare. Nell’esofago, un lungo tubo che passa dentro la gabbia toracica, ilbolo alimentare viene spinto in giù verso lo stomaco attraverso suc-cessive contrazioni muscolari, dette in generale peristalsi. L’esofagotermina con una particolare ripiegatura della mucosa, detta cardias,che permette al cibo di passare nello stomaco senza peraltro ritor-nare indietro. Il cardias si comporta come se fosse una valvola, senzaperò esserlo.

Il cibo giunge così nello stomacodove cominciano ad attuarsi iprocessi digestivi veri e propri.Nello stomaco i cibi vengono me-scolati e impastati con l’acidocloridrico che viene costruitodallo stomaco. È presente ancheun enzima, la pepsina, che vieneattivata dall’acido e agisce sulleproteine e ne rompe le catene inpezzi più piccoli: i peptoni. Lostomaco è protetto da uno stratodi muco, poiché l’acido è dan-noso e potrebbe provocare una gastrite o un’ulcera (una ferita nellaparete dello stomaco).Nello stomaco inizia inoltre la digestione dei grassi, grazie alla lipasigastrica, e la digestione del latte. Lo stomaco è collegato all’intestino attraverso una valvola: il piloro.

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L’intestino tenue è molto lungo (circa7 metri) ed è formato da tre parti: duo-deno, digiuno e ileo. Nell’intestino ar-riva la bile, prodotta dal fegato, bile cheserve a emulsionare i grassi, cioè a divi-derli in goccioline finissime in modo chepossano essere più facilmente digeriti.

Al termine della digestione, nell’inte-stino tenue, le grosse molecole deglialimenti sono scomposte nelle loromolecole fondamentali, pronte peressere assorbite attraverso i villi intestinali ed entrare in circolosanguigno:• zuccheri complessi (ad esempio l’amido) sono stati ridotti in molecole

di glucosio;• proteine (presenti nella carne, uova, formaggio, pesce ecc.) sono

state scomposte in molecole di amminoacidi;• lipidi o grassi (ricordiamo l’olio, il burro e altri grassi animali) sono

stati ripartiti in piccole molecole di acidi grassi e glicerolo (glicerina).Queste piccole molecole vengono assorbite dai villi intestinali e mandatenel sangue che le porta al fegato e poi in tutto il corpo.

Tutte le sostanze assorbite dai villi intestinali passano nel fegato; in-fatti il sangue dei capillari dell’intestino confluisce nella vena portache arriva al fegato.Le parti di cibo troppo grosse o che nonpossono essere digerite vanno a finire inuna parte dell’intestino che si chiamacolon o crasso e qui vengono eliminatecome feci. Altre funzioni dell’intestinocrasso sono assorbire acqua e sali mine-rali e produrre vitamine partendo dapro-vitamine presenti nei cibi. L’inte-stino retto è l’ultima parte dell’inte-stino, qui si raccolgono le feci primadi essere eliminate.

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Piante che possono coadiuvareil corretto funzionamentodell’apparato digerente

Si può cominciare col prendere in considerazionealcune piante che potrebbero essere utili perinfiammazioni, ad esempio della bocca (il

cosiddetto cavo orale). Si può ricordarel’effetto benefico e calmante di un in-fuso preparato con i fiori e le foglie dimalva Malva officinalis (L.) Schimp. &Spenn. ex Schimp. & Spenn. e Malvasylvestris L. oppure con le radici dialtea Althaea officinalis L.: gli infusidi malva e di altea possono ancheessere deglutiti.

L’IMPORTANZA DEL FEGATO

Il fegato è una ghiandolafondamentale per il nostroorganismo, e il suo funzio-namento determina il nostrostato di salute. Il fegato haimportanti compiti, quali: • produrre la bile che serve a emulsionare i grassi per facilitarne la

digestione da parte degli enzimi. La bile viene conservata nella ci-stifellea, che si svuota nel duodeno a ogni pasto;

• con l’aiuto di alcuni enzimi utilizzare il glucosio per fabbricare ilglicogeno: lo zucchero di riserva del fegato;

• eliminare e distruggere le sostanze estranee introdotte nell’orga-nismo come alimento oppure come farmaco;

• produrre il fibrinogeno, una proteina indispensabile alla coagula-zione del sangue, nel caso di ferite;

• distruggere i globuli rossi vecchi e recuperare il ferro che contengono.

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La pianta Althea officinalis L. è nota ai ragazzi e ai giovani da cono-scenze tratte dai fumetti, col nome inglese “marshmallow”, in rela-zione ai ben noti bon-bon di color rosato-biancastro dal classicosapore dolce.

Per quanto riguarda infiammazioni del cavo orale oppure dellagola, un ottimo rimedio è dato da sciacqui e gargarismi eseguiti piùvolte al giorno col succo di due o tre limoni spremuti. Il fatto di con-sigliare il succo di limone non deve spaventare: non si ha una parti-colare sensazione di bruciore, anzi il gargarismo col succo di limonedà immediato sollievo.

Per quanto riguarda lo stomaco, talvolta una persona può soffrire acausa della iperacidità gastrica, che ovviamente non deve esseresopportata, ma neutralizzata mediante l’assunzione di sostanze chesiano basiche (cioè alcaline), quindi atte a contrastare l’iperprodu-zione acida. In molti casi si possono utilizzare farmaci con-tenenti sali minerali che danno ottimi risultati.Qualche anno fa era invalso l’uso di consumareconsiderevoli quantità di succo di liquerizia(circa 60-80 g al giorno) per contrastarel’iperacidità gastrica. L’effetto immediato eraeffettivamente quello di un sollievo dal sensodi bruciore gastrico; tuttavia, col passare deigiorni, nei soggetti che facevano uso di lique-rizia si manifestavano consistenti aumenti dellapressione arteriosa (ipertensione). Tale mecca-nismo d’azione adesso è perfettamente spie-gato, e, proprio per questo motivo, l’usoquotidiano di consistenti quantità di succo di lique-rizia è fortemente sconsigliato, al fine di evitare pesantieffetti avversi.

Nel caso una persona avesse una riduzione del senso dell’appetito,cioè fosse in generale inappetente, si potrebbe consigliare l’as-sunzione di un preparato liquido definito in generale “aperitivo”ottenuto miscelando vari estratti di piante contenenti principi amari,

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che se assunti a stomaco vuoto facilitano la pro-duzione di succhi gastrici. Naturalmente que-

sti “aperitivi” privi di alcool sono di strettacompetenza del medico e/o del farmaci-sta, che opportunamente ne consiglie-ranno la preparazione e l’assunzioneprima dei pasti.Vi sono diverse altre classi di principiamari contenuti nelle foglie ad esempiodel carciofo Cynara scolimus L. (proprio

quelle che crescono sulgambo del carciofo e

che solitamente vengonoscartate) e del tarassaco

Taraxacum officinale Webb.,detto anche dente di leone, op-

pure nei semi di piante quali il cardomariano Silybum marianum (L.) Gaertn.Tutti questi principi attivi amari, anchese chimicamente ascrivibili a molecolediverse, hanno il compito di favorire

la funzionalità gastrica ed epatica.

Riferendosi all’importanzadella dieta mediterranea, sipuò ricordare l’azione be-nefica esercitata sul fegatodall’olio d’oliva. Si può con-sigliare il consumo di 1 cuc-chiaino di olio (meglio seextra-vergine) di oliva crudoper ogni pasto per condirele pietanze. L’olio d’olivacontiene importanti so-stanze con attività antiossi-dante e numerose vitamineche si sciolgono nell’olio eche coadiuvano al buonfunzionamento del fegato.

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Piante che facilitano la digestioneLe foglie di alloro Laurus nobilis L. hanno sempreavuto un uso in cucina, abbinate a carnirosse o altri alimenti per facilitarne la dige-stione. Mediamente si pongono una al mas-simo due foglie di alloro in una casseruolaper 4-6 persone. Questo deve fare riflettere,nel senso che se si desidera un benefico effettodigestivo dell’alloro, sarà bene preparare un in-fuso utilizzando una oppure due foglie grossolana-mente sminuzzate, poste in infusione per 3-5 minuti.

Tale infuso è consigliato soltanto perpersone adulte, non va somministrato

in età pediatrica.

Un’altra pianta usata a scopo digestivo èl’achillea Achillea moschata Jacq. L’in-fuso ottenuto dalle parti aeree dellapianta, gradevolmente amarognolo,favorisce la digestione.

Anche piante esotiche, damolto tempo ormai conosciute

anche da noi, quali l’ananas ela papaya, possono essere usate per fa-

vorire la digestione. Sia il fruttodell’ananas Ananas comosus

(L.) Merr. che quello dellapapaya Carica papaya L.

contengono particolarienzimi digestivi, checi permettono diaccelerare la dige-stione soprattuttodelle proteine.

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Per poter beneficiare della attività di tali enzimi, è necessario consu-mare il frutto fresco: infatti processi atti alla conservazione del frutto(ananas sciroppato, candito, disidratato) prevedono un trattamentotermico che porta alla degradazione degli enzimi. Si tratta comun-que di ottimi prodotti alimentari, tuttavia privi di attività digestiva.

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FUNZIONALITÀ DEL PANCREAS: NON USARE INFUSI, DECOTTIO TISANE “FAI DA TE”Questa ghiandola è adibita al metabolismo glucidico, cioè degli zuc-cheri, del glucosio in primis, mediante l’azione dell’ormone insulina.Problemi diversi correlati al cattivo funzionamento del pancreas rien-trano in quella malattia, che genericamente viene identificata comediabete. Attualmente molte molecole di origine naturale sono allostudio per valutare le loro potenzialità nei confronti di questa malattia,però nessuna di queste - allo stato attuale delle ricerche - è sicurae affidabile sotto il profilo farmacologico. Le persone che devonofare uso quotidiano di insulina sanno bene che, a una determinata

quantità di insulina (somministrata medianteiniezione), deve corrispondere una pro-

porzionale quantità di cibo ami-daceo assunto durante il

pasto. Si tratta di unaproporzionalità quasimatematica da cui

non si può prescindere.Allo stato attuale delle

conoscenze, non vi è ancoraun prodotto naturale che possa

essere usato in sostituzione dell’insulinao di altro farmaco per il diabete.

Ovviamente non si può pensare di assumere un infuso oppure undecotto generico per contrastare il diabete, senza sapere quale siala quantità (milligrammi, microgrammi ecc.) del principio attivo pre-sente nell’infuso e, soprattutto, senza sapere come questo principioattivo agisca.

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Per quanto riguarda l’intestino e la regolaritàdel suo funzionamento, possiamo innanzi-tutto ricordare che una adeguata assunzione

di acqua durante la giornata e qualchetratto di strada percorso a piedi, aiu-

tano di per sé il funzionamentodell’intestino. Un primo aiuto nella funziona-lità intestinale è la comune dieta

di tutti i giorni, che dovrebbecontenere sempre frutta e verdura.

Ci si può inoltre aiutare consumandomele e prugne cotte (ad esempio al forno, sono

gradevoli e non rimangono acquose); anche le cipollecotte aiutano l’effetto lassativo. Ricordiamo oltre-tutto che sono rimedi alimentari semplici e adattia tutte le età.Nella eventualità di dover aiutare la funziona-lità intestinale, si può ricorrere alla assunzionedi semi di lino Linum usitatissimum L. (pre-cedentemente imbevuti in mezzo bicchieredi acqua tiepida) al mattino a digiuno (inge-riti interi, insieme all’acqua in cui sono statimessi). Si tratta di un meccanismo pretta-mente meccanico-lassativo, grazie alla pre-senza di mucillagini (grosse molecole dizuccheri che l’organismo umano non sa dige-rire e che si rigonfiano in presenza di acquafacendo massa), la massa fecale aumentadi volume diventando anche più fluida.

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Altre sostanze con blanda azione lassativa potrebbero essere lamannite (ottenuta dalla corteccia del frassino da manna, Fraxinus

ornus L., che cresce in Sicilia) oppure ancora alcunemarmellate che si trovano in commercio,

preparate con la polpa del frutto deltamarindo Tamarindus indica L.

Gli esempi riportati presentanoprincipi attivi diversi, che - con

meccanismi differenti fra loro- producono un blando ef-fetto lassativo, di solito bensopportato da molte per-sone, anche bambini e an-

ziani. Altre piante ad azionelassativa, invece, ad esempio la

cassia o senna,l’aloe,

la frangola, hanno una decisa e drasticaazione lassativa, abbinataanche a crampi addominali e,oltre a essere sconsigliate ingravidanza, allattamento,bambini, anziani, anchedal resto della popolazione

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andrebbero assunti con grande parsimonia e soltanto in casi sporadici.Il problema contrario, cioè la diarrea o dissenteria, non va assolu-tamente sottovalutata se si presenta in un bambino oppure in unanziano. In questi casi è bene chiedere subito il parere del medico.Infatti, il vero problema è la perdita di acqua e sali minerali, che pos-sono portare l’organismo a uno squilibrio e quindi vanno debita-

mente reintegrati.Per tutte le altre persone, se si tratta di un

episodio isolato, può essere risoltacon una dieta opportuna: riso

bollito a lungo e non scolato, cuisia stato aggiunto 1 cucchiainodi olio crudo,

carote crude grattu-giate, banane, patatelesse, infuso di tè nero,

succo di limone, e beremolta acqua.

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Per tutti, bambini e adulti, sipuò utilizzare la farina di carrubeCeratonia siliqua L. che oltre-tutto ha un gradevole saporedi cioccolato. La farina otte-nuta dalla polpa del frutto (unlegume) è altamente viscosa edè in grado di assorbire acquafino al 40% del suo peso(quindi esplica la sua funzioneantidiarroica).

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Le piantee l’apparatourogenitale

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Cenni di anatomia e fisiologiaIl sistema urinario svolge importanti funzioni per il corretto funziona-mento dell’organismo umano: il primo risultato visibile è la produzionedi urina grazie alla quale i reni, nella loro attività di filtrazione del san-gue, riescono a eliminare le tossine (ad esempio molecole residue delmetabolismo degli alimenti e dei farmaci).Grazie a un raffinato sistema di regolazione dell’acqua e dei sali minerali(sodio, potassio, calcio, cloro ecc.) il sistema urinario riesce a mante-nere l’equilibrio idro-salino, la pressione sanguigna e composizionedel sangue.I reni sono gli organi più importati del sistema urinario e sono localiz-zati in numero di due ai lati della colonna vertebrale nella regione lom-bare. L’urina prodotta dai reni viene portata attraverso le vie urinariesuperiori, che sfociano, tramite due lunghi “tubicini” detti ureteri, nellavescica urinaria. Questo organo è a tutti gli effetti un serbatoio chepuò essere svuotato a piacimento, consentendo una programmazionedell’atto della minzione e quindi una espulsione dell’urina attraversol’ultima parte delle vie urinarie chiamata l’uretra. L’uretra mette in

contatto la vescica con l’ambiente esterno (vieurinarie inferiori): si presenta breve nella

donna, aprendosi all’esterno in corrispon-denza della vagina, ed è molto più lunganell’uomo, in cui raccoglie lo sbocco dellevie spermatiche e della prostata.

Disfunzioni e possibili rimedia base vegetaleDIÙRESI E PRODOTTI DIURETICI

Col termine di “escrezione o diuresi” si intende la quantità di urinaeliminata normalmente da un individuo sano in un determinato periododi tempo. Solitamente col termine “diuretico” si suole intendere

I reni sono a forma di fagiolo e della dimen-sione di un “pugno” (circa 10 cm di lun-

ghezza)

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un preparato - naturale o di sintesi - cheaumenti la quantità di urina emessae quindi aumenti la diuresi.Per favorire la diuresi, si può in-nanzitutto ricorrere ad alcunialimenti, noti per possedereeffetto diuretico. Certamentel’acqua: bere molta acqua nelcorso della giornata, consumarecipolla cruda (affettata molto finee mescolata a una insalata mista),

bere una tazza di tè nero op-pure un infuso preparato conle “barbe” del granoturco(si tratta in realtà deglistimmi) oppure ancoraun infuso preparato

con i piccioli delleamarene e delle

ciliegie.Le sostanze diuretiche,

anche se di origine naturale, nondovrebbero essere assunte

per lungo tempo: il motivoè che molto facilmente possono al-

terare l’equilibrio dei sali mine-rali presenti nel nostro

organismo e darci senso dispossatezza.Sicuramente controindi-cata è l’assunzione disostanze diuretiche conlo scopo di ridurre il peso

corporeo, nel tentativoappunto di dimagrire.

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FORMAZIONE DEI CALCOLI RENALI

I calcoli renali sono sassolini formati,soprattutto, da ossalato di calcio: unsale presente in numerosi vegetali. Ladieta può aiutare, per lo meno quellepersone che sono soggette alla forma-zione ricorrente dei calcoli, a evitare che siripeta la formazione di questi. Vegetali ricchi inossalato di calcio sono: rabarbaro (piccioli delle

foglie oppure la marmellata prepa-rata con questi, anche se in Italia

non ne facciamo grande uso),spinaci, acetosa, acetosella, e in minorquantità pomodori, fragole, barbabietolerosse.In questi ultimianni si è

notato unincremento

delle personesoggette alla for-

mazione di calcoli. Ciò hapermesso di ricollegare l’insorgenze deicalcoli con una dieta vegetariana o vegana, che da un lato attraesempre più numerose persone a seguirla, ma dall’altro costringe i sog-getti alla ingestione di considerevoli quantità di vegetali allo scopodi saziarsi. Ciò contribuirebbe alla ingestione di consistenti quantità dicristalli di ossalato di calcio, responsabili della formazione dei calcoli.

CISTITE

Responsabili delle cistiti sono spesso batteri Gram negativi, in parti-colare Escherichia coli, e batteri Gram positivi provenienti dall’uretra,dalla vagina nella donna e dalla prostata nell’uomo. Tuttavia soprat-tutto le donne sono soggette alla insorgenza della cistite, un feno-meno che determina un dolore acuto, oltre che una seria infezionebatterica.

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Il termine “cistite” di per sé indica una infezione della mucosa ve-scicale e in quanto tale non sembrerebbe essere un problema solofemminile. Tuttavia nella donna può presentarsi con maggior fre-quenza. Infatti, il meccanismo di infezione più frequente nella cistiterecidivante della donna è quello “ascendente”, rappresentato dalpassaggio di batteri patogeni dalla zona peri-uretrale all’uretra equindi alla vescica. Si tratta di un processo a tappe in cui i germi pro-venienti dall’intestino colonizzano la vagina e la mucosa uretrale perpoi dare origine al fenomeno infettivo vescicale. Pertanto la causaprincipale delle infezioni urinarie ricorrenti nelle donne è rappresen-tata dall’alterazione della normale flora batterica vaginale. La terapiapiù rapida e mirata per affrontare questa malattia è a base di antibio-tici, prescritti dal medico. Gli antibiotici, come dice la parola stessa,sono farmaci capaci di rallentare o fermare la crescita di batteri, re-sponsabili di aver causato l’infezione. La terapia antibiotica va attuatarapidamente ed è importante, per evitare che l’infezione dalla vescicasi propaghi alle alte vie urinarie (ureteri, cavità e tessuto renale).

Tuttavia qualche estratto vegetale può coadiu-vare la risoluzione della cistite. Par-

liamo dei classici disinfettanti dellevie urinarie della famiglia delle

Ericaceae: uva ursina; erica;corbezzolo, mirtillo rosso (Vacci-nium vitis idaea); mirtillo nero;mirtillo rosso americano.

Si potrebbe assu-mere un estratto ot-

tenuto dalle foglie diArctostaphylos uva-ursi

(L.) Spreng., detta uva ursina.Si tratta di un piccolo

arbusto molto si-mile al mirtillo

blu europeo,ma con fruttirossi, appartenenteinfatti alla stessa famiglia

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del mirtillo dei nostri boschi. L’estratto delle foglie viene usato comeantisettico e antibatterico delle vie urinarie e diuretico, specifico neicasi di cistite. L’impiego di tale estratto è sconsigliato a personemolto giovani, minori di 18 anni, nel periodo della gravidanza op-pure durante l’allattamento.Fin qui si è parlato della cistite intesa come momento di infezioneda affrontare e da combattere. Si è comunque osservato in numerosi

pazienti, prevalentemente donne, che si può intervenire fraun attacco di cistite e l’altro, assumendo un estratto di

mirtillo rosso americano Vaccinium macrocarponAiton (famiglia delle Ericaceae) prima che si ripre-

senti un successivo attacco di cistite. Questo mir-tillo, che da pochi anni possiamo trovare neinostri negozi anche come succo di frutta op-pure come frutta disidratata (come se fosseroprugne secche), è meglio conosciuto colnome americano “cranberry” (può essereusato anche per preparare una salsa dolce/sa-lata da accompagnare agli arrosti di maiale).

L’estratto di cranberry è in grado di prevenirel’insorgenza delle infezioni delle vie urinarie in-

feriori (vescica compresa). I principi attivi conte-nuti, cioè sostanze chimiche, prevalentemente

antocianosidi e flavonoidi, impediscono l’adesione deibatteri alla parete vescicale ostacolando così l’insediamento di questie la diffusione di nuove infezioni.

IPERTROFIA PROSTATICA

Questo termine indica che è in atto un ingrossamento della prostata,una ghiandola specifica dell’apparato uro-genitale maschile. L’au-mento di volume della prostata è quasi normale nella persona an-ziana ed è sicuramente un fattore legato all’età.Tale aumento di volume impedisce il normale svuotamento della ve-scica, fino talvolta a bloccare totalmente la fuoriuscita di urina. Al-cuni prodotti a base vegetale possono effettivamente aiutare nelcontenere e ridurre il volume della prostata, soltanto però se taleingrossamento non è dovuto a una forma tumorale. Un controllo

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medico preventivo è quindi indispensabile, così come specifiche analisidel sangue per valutare il livello di PSA (Prostate Specific Antigen= Antigene Prostatico Specifico), indice della presenza o meno diun tumore. Quindi soltanto dopo aver eseguito i controlli mediciopportuni, si potrà pensare di assumere prodottia base vegetale.Alcuni preparati vegetali sono otte-nuti dai semi di Serenoa repens(W. Bartram) Small (una palmaoriginaria dal sud degli StatiUniti detta ”Saw Palmetto”).Tali prodotti agiscono comeantinfiammatori e aiutano acontenere un aumento del vo-lume della prostata, permet-tendo un regolare svuotamentodella vescica.

Altro approccioterapeutico èdato invece dagli

estratti ormonaliottenuti dal polline

della segale Secale ce-reale L. Il polline di segale

viene raccolto in Europa nella quantitàdi 48 - 50 tonnellate annue, viene usato come base di partenza perpreparare tale prodotto.

CICLO MESTRUALE

Alcune piante possono essere di aiuto per affrontare qualcheproblema. Ad esempio una piantina che cresce ovunque, moltofrequente, addirittura potremmo definirla una “erbaccia infestante”

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è la borsa del pastoreCapsella bursa-pastoris(L.) Medik.Appartiene alla stessafamiglia della senape,

del cavolo, delle verze,delle rape. Il suo estratto ha

proprietà antiemorragiche, emo-statiche, astringenti, grazie alla pre-

senza di alcuni principi attivi (sostanze chimiche)presenti nella pianta che hanno la proprietà di regolarizzare l’entitàdel flusso mestruale. Prodotti a base di estratti di Capsella bursa-pa-storis possono essere assunti cominciando 3 – 5 giorni prima dellemestruazioni e l’assunzione deve protrarsi per tutta la durata dellemestruazioni stesse. Come avvertenza è doveroso ricordare che visono controindicazioni nella assunzione per le ragazze molto giovani,che abbiano meno di 18 anni di età.Un’altra pianta da tempo collaudata per alleviare i sin-tomi minori della cosiddetta sindrome preme-struale è l’agnocasto Vitex agnus-castus L..È un piccolo albero o arbusto alto fino a5-6 metri, che sempre più raramente sitrova allo stato selvatico. Infatti, algiorno d’oggi è quasi sempre colti-vato. L’estratto del frutto ha effettisul sistema endocrino, in particolarenel modulare la produzione di al-cuni ormoni ipofisari. Questo giusti-fica il suo impiego per la cura diirregolarità del ciclo mestruale, so-prattutto per ridurre i sintomi pre-mestruali. Data l’attività ormonaledella pianta, si raccomanda cautela peril suo impiego. Nella tradizione erbori-stica popolare, l’agnocasto veniva impie-gato anche per stimolare la lattazione; questoeffetto non è oggi stato dimostrato.

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Per cercare di alleviare i problemi derivanti dallasindrome pre-mestruale, può essere efficace

l’azione dell’olio dei semi di enotera orapunzia, Oenothera biennis L., una

pianta originaria del Nord Americaormai diffusa in tutta Europa. Altrepiante dai cui semi si ricava un oliocon analoghe caratteristiche sonola borragine Borago officinalisL. e il ribes neroRibes nigrum L. L’olio ottenutodai semi di

queste pianteè ricco di partico-

lari acidi grassi, qualigamma-linolenico e linoleico, e di vitamina E. L’organismo

umano sano è in grado di convertire l’acido linoleico (acido grassoessenziale) introdotto con la dieta in acido gamma-linolenico. Tut-tavia in alcuni casi può essere comunque utile assumere acidogamma-linolenico di enotera o di borragine (anche se in condizioninormali il nostro organismo è capace di sintetizzarlo). L’acidogamma-linolenico in particolare, una volta ingerito, viene metabo-lizzato e si comporta come precursore di sostanze che agisconocome agenti anti-infiammatori, riducendo così i sintomi della sin-drome pre-mestruale.

INFIAMMAZIONI O INFEZIONI VAGINALI

Possono talvolta verificarsi infiammazioni o infezionivaginali, che certamente dovranno essere diagno-sticate correttamente soltanto da un medico.Tuttavia si può cercare di evitare che si ripresentinoe diventino anche ricorrenti (per lo meno in alcunicasi), assumendo per un certo periodo di tempoestratti ottenuti dalle radici (e in alcuni casi anchedalle foglie) di echinacea: Echinacea purpurea (L.)Moench., E.pallida (Nutt.) Nutt., E.angustifolia DC,

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tre diverse specie di una vistosa “margherita” con fiori rosa intenso,quasi lilla, di origine nord-americana.Il termine echinacea deriva dal greco e significa “riccio” per la presenzadi aguzze foglioline pungenti nella parte centrale dell’infiorescenza.L’estratto di echinacea non agisce direttamente sull’agente dell’in-fezione (ad esempio batteri o funghi), ma la frazione polisaccaridicacontenuta nella pianta stimola il nostro sistema immunitario aiutan-doci così ad aumentare le nostre naturali difese organiche, magaricompromesse in un periodo particolarmente stressante. Dalle indi-cazioni riportate nella monografia della Organizzazione Mondialedella Sanità, l’estratto di echinacea, abbinato a una specifica terapiafarmacologica consigliata dal medico, viene descritto essere in gradodi coadiuvare la risoluzione delle infezioni vaginali e anche di preve-nirne l’insorgenza. La controindicazione che viene presentata è unapossibile reazione allergica nella eventualità che la persona sia giàallergica o intollerante ad altre piante che appartengano alla mede-sima famiglia della echinacea (famiglia Asteraceae dette anche Com-posite): ad esempio camomilla, calendula, bardana e altre ancora.Le infezioni vaginali possono essere debellate anche con l’aiuto di

olio essenziale ottenuto dal cosiddetto “albero del tè”,in inglese “tea tree”. In realtà questa pianta, anche

se si chiama così, non ha nulla a che vedere conla pianta da cui ricaviamo le foglie del tè.

Venne chiamata in questo modo strano -sembra - dal capitano Cook che sbarcato inAustralia bevve una bevanda ottenutadalle foglie di questo albero, che scambiòper una pianta di tè e le attribuì questonome. In realtà si tratta di un albero moltoprofumato Melaleuca alternifolia (Maiden& Betche) Cheel.

L’olio essenziale, che è il responsabile delprofumo, ha spiccate proprietà antibatteriche,

tuttavia va usato con cautela, non allo statopuro, dal momento che è quasi caustico e può

irritare le mucose. Quindi anche in questo caso è beneseguire attentamente le istruzioni d’uso.

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MENOPAUSA

Un altro momento della vita della donna, su cui si è detto e scrittomolto, è la menopausa. Dal punto di vista strettamente medicoper sopperire alla carenza degli ormoni naturalmenteprodotti, viene consigliata una terapia ormonalesostitutiva.In questi ultimi anni anche diversi estratti ve-getali sono subentrati nel trattamento deidisturbi neurovegetativi minori della me-nopausa, quali vampate di calore esudorazioni. Ad esempio possonoessere utili gli estratti di Cimicifugaracemosa (L.) Nutt., che in ognicaso non devono essere assunti perpiù di 3 mesi e soprattutto in assenzadi problemi epatici. È infatti suggeritodi tener controllata la funzionalità epa-tica, durante il trattamento con Cimici-fuga racemosa e, soprattutto, l’assunzionedi estratti di Cimicifuga non deve essere contem-

poranea alla assunzione di ormoni estrogeni.Altre piante utili in menopausa, proprio

perché producono molecole similiagli ormoni estrogeni, sono la

soja Glycine max (L.) Merr. eil trifoglio rosso o deiprati Trifolium pratense L.

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Queste due piante appartengono allamedesima famiglia in cui troviamo anche ilegumi (fagioli, piselli, fave, fagiolini, lenticchie,ceci, arachidi, lupino, erba medica ecc.).

Sia la soja che il trifoglio rosso sonoparticolarmente ricchi di fitoestro-

geni (così definiti proprio perché estrogenidi origine vegetale), che vengono sommi-nistrati in menopausa quale trattamentoormonale sostitutivo. Sovente i fitoestro-

geni della soja e del trifoglio rosso vengonoanche identificati come “isoflavoni”, a indi-

care la loro composizione chimica.Non va comunque dimenticato che i fitoestro-

geni o isoflavoni si assumono, in quantità ridottema comunque significative per l’organismo, anche

con la dieta. Infatti, possiamo assumere fitoestrogeni anche semplicemente con-sumando alimenti non classici della nostra tradizione gastronomica,ma che in questi anni stanno ampliando il loro mercato: semi di soja,formaggio tofu, semi di soja fatti fermentare in presenza del fungoRhizopus oligosporus (preparazione che prende il nome di “tempeh”),semi di soja sottoposti a fermentazione (miso), salsa di soja, latte,

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yogurt o bibite a base di soja, fagioli varietà “mung” (Phaseolus aureuse Phaseolus radiatus attualmente considerati dei sinonimi di Vignaradiata (L.) R. Wilckzek.).

È pur vero che gli alimenti da fonte vegetale differiscono nel conte-nuto di fitoestrogeni a seconda della fonte e della tecnologia che èstata utilizzata per ottenere quel determinato alimento (salse a basedi soja, formaggio tofu, “latte” di soja ecc.), tuttavia una quantitàimprecisata di fitoestrogeni viene comunque assunta, anche da per-sone che non si trovano in menopausa e certamente non semprepuò essere un fattore positivo. Anche questo aspetto deve essere tenutoin considerazione e soprattutto si sottolinea come la distinzionefra “alimento” e “farmaco” non sia poi sempre così netta.

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