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CONOSCERE LE PIANTE MEDICINALI UN PERCORSO SCIENTIFICO E STORICO E. Agradi, S. Regondi, G. Rotti

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CONOSCERE LE PIANTE MEDICINALI

UN PERCORSO SCIENTIFICO E STORICO

E. Agradi, S. Regondi, G. Rotti

Le piante medicinali attirano oggi in Italia e nel mondo la rinnovata attenzione dei

farmacologi, dei clinici e delle popolazioni più in generale.

Le attività farmacologiche delle piante medicinali sono sempre più utilizzate nella ali-

mentazione e nella cosmetica oltre all'uso tradizionale in terapia e prevenzione che

acquista sempre nuovi sbocchi.

Il volume che il gruppo diretto dalla Dott.a Elisabetta Agradi, tiene conto del rinno-

vato interesse scientifico e pratico e dell'importanza storica della scienza delle

piante medicinali.

Il testo è preciso, sintetico, di facile lettura e ad esso si unisce una iconografia del-

l'archivio del Dott. Gianfranco Rotti, esperto di botanica e specialista delle piante me-

dicinali in Valsesia.

L'esperienza Valsesiana degli Autori arricchisce il volume con osservazioni originali e

con ricette tradizionali utilizzate per la cura dell'uomo e degli animali. Questo non si-

gnifica affatto una provincializzazione, ma sottolinea l'estrema vicinanza tra cultura

delle piante medicinali e medicina.

Questo ritorno del naturale nelle scienze mediche ha una grande importanza pratica

ed anche culturale rendendo più attenta la popolazione alle qualità dei principi attivi

che utilizza e delle piante da cui essi derivano.

Questo trattato così attraente e ricco di dati inediti e di insegnamenti pratici si rac-

comanda ai laureati in materie farmacologiche, clinici di varie discipline e soprattutto

a chi vuoi conoscere i farmaci che assume e collaborare in modo scientificamente

esatto all'opera del medico.

Un particolare ringraziamento alla Dott.a Elisabetta Agradi, tenace ed attenta docen-

te per aver preparato un sussidio didattico utile ai suoi ed ai nostri allievi ed a molti

colleghi.

Prof. Rodolfo PaolettiPreside Facoltà di Farmacia

Università degli Studi di Milano

Milano, 25 novembre 2005

PRESENTAZIONE

E. AGRADI - S. M. G. REGONDI - G. ROTTI III

Un ringraziamento particolare degli autori al Magnifico Rettore dell’Università degliStudi di Milano, Professore Enrico De Cleva, per l’attenzione e il sostegno che ha vo-luto dedicare alla pubblicazione di questa opera.Si ringraziano inoltre tutti quanti hanno dato generosamente consigli e assistenza nellungo lavoro che ha richiesto la stesura di questo libro. Citarli tutti sarebbe impossi-bile quindi verranno menzionati solo alcuni, con la speranza di essere perdonati dacoloro che non appaiono in queste righe. Un iniziale contributo è stato fornito dalladott.ssa Tiziana di Fabio. Un particolare ringraziamento alla Professoressa DoloresSaco, dell’Università Complutense di Madrid, che con la sua calorosa simpatia ha col-laborato, durante l’anno sabbatico a Milano, ed ha scritto il capitolo sulla fisiologia ve-getale. La stesura di questa parte è stata tradotta dallo spagnolo dalla dottoressa Eri-ka Incurato, alla quale va il nostro caloroso ringraziamento. Un sentito ringraziamen-to alla prof.ssa Franca Tomè e alla dott.ssa Gelsomina Fico dell’Università degli studidi Milano per l’impegno nel fornirci le conoscenze di base.Grazie anche al presidente del museo Calderini di Varallo, avv. Vittorio Galli, per aver-ci messo a disposizione la biblioteca e le tavole del Carestia per le consultazioni e pergli stessi motivi anche al personale dell’archivio di stato di Varallo Sesia.Barbara Colombi, laureanda in Scienze Naturali, ha scritto una guida preziosa dedi-cata ai nostri studenti per la preparazione delle tavole di erbario. La dott.ssa Forne-ris, conservatore dell’Erbario dell’Università di Torino, ha dato la sua generosa dispo-nibilità per aiutarci nella consultazione delle tavole del Carestia.La dott.ssa Quarna, durante la stesura della tesi, ha raccolto le prime notizie etno-botaniche riportate. Un sentito ringraziamento anche al sig. Vittorio Federici. Siamo, inoltre, riconoscenti alle signore Paola Pareti e Gina Zanone per tutte le noti-zie fornite sugli utilizzi tradizionali in Valsesia.Gli autori hanno molto apprezzato i consigli e il sostegno del direttore del Dipartimen-to di Scienze Farmacologiche, prof.ssa Elena Tremoli, del Preside della facoltà di Far-macia, prof. Rodolfo Paoletti, del dottor Livio Bertoli e del signor Giuseppe Giordano. Un sentito ringraziamento da parte di Simona Regondi alla propria famiglia e all’ing.Pietro Durazzini per averla sostenuta ed aiutata nelle domeniche di lavoro per la ste-sura del libro.

Gli autori ringraziano gli editori per il gentile invitoa preparare questo libro sulle piante medicinali.

RINGRAZIAMENTI

E. AGRADI - S. M. G. REGONDI - G. ROTTI V

AGRADI ELISABETTA insegna Botanica Farmaceutica e Fitoterapia presso la facoltàdi Farmacia dell’Università degli Studi di Milano, che frequenta dal 1980, dopo la lau-rea in Scienze Biologiche.Si è specializzata in Scienza dell’Alimentazione presso l’Università di Pavia ed ha fre-quentato come borsista e “visiting scientist” numerosi laboratori negli USA.L’elevato valore della sua produzione scientifica è sottolineato da numerose pubbli-cazioni scientifiche su riviste internazionali ed ha anche pubblicato, già negli anni ot-tanta un testo dal titolo “Basi scientifiche della Dieta Mediterranea” dedicato soprat-tutto al valore nutrizionale e farmacologico dei componenti minori presenti negli ali-menti di origine vegetale e nelle erbe tipiche della tradizione mediterranea. Negli anniottanta ha collaborato con il Corriere della Sera dove ha pubblicato numerosi articolisulle pagine della Scienza e della Tecnica e dell’Alimentazione.

REGONDI SIMONA M. G. si è laureata in Farmacia presso l’Università degli Studidi Milano ed attualmente lavora presso il Dipartimento di Scienze Farmacologiche diMilano dove svolge ricerche riguardanti i principi attivi delle piante. Ha avuto una par-te fondamentale nella stesura dei testi e nella redazione di quest’opera.

ROTTI GIANFRANCO laureato in economia e commercio, nativo di Varallo Sesia, hasviluppato fino da giovanissimo la passione per le piante, il loro riconoscimento e clas-sificazione, è da tutti riconosciuto esperto botanofilo. A testimonianza della sua gran-dissima attività in questo campo vi sono un archivio fotografico di più di 2000 imma-gini e numerose pubblicazioni.

SACO DOLORES insegna Fisiologia della Piante presso la facoltà di Farmacia dell’U-niversità Complutense di Madrid in Spagna. La Fisiologia delle Piante è stata, sino dal-l’inizio della sua attività, il tema principale delle sue ricerche e del suo insegnamen-to, come dimostrano le sue numerose pubblicazioni su riviste internazionali. Si è an-che specializzata in Analisi delle Medicine e delle Droghe nel 2003. Il suo periodo sab-batico presso l’Università degli Studi di Milano, le ha permesso di collaborare a que-sto libro con il capitolo “Anatomia e Fisiologia delle piante medicinali”.

PENTA MARINA ha illustrato il capitolo della morfologia delle piante superiori.

GLI AUTORI

qq ACHILLEA MILLEFOGLIE

Achillea millefolium - foglia basale

Achillea millefolium - infiorescenza

Nome botanico: Achillea millefolium L.Famiglia: CompositaeDescrizione botanica: è un’erbacea perennerustica con fusto piuttosto rigido e duro, che puòraggiungere un’altezza di 60cm e nasce eretto dauna radice strisciante sottoterra. Le foglie, verdi,hanno la lamina sparsamente pelosa, sono alter-ne, lunghe, lanceolate, ricoperte di una leggerapeluria e finemente divise in segmenti lineariacuti (lacinie), caratteristica che ha fatto attribui-re alla pianta il nome comune di millefoglio. I piccoli capolini bianchi o rosati, che compaionoin primavera e persistono fino all’inizio dell’au-tunno, sono riuniti in fitti corimbi. Il frutto è unachenio di 2÷3cm.Habitat: è una pianta originaria dei paesi asiati-ci, ma ormai diffusa in tutta la penisola italiana enelle isole. L’achillea si trova comunemente inprati, pascoli, luoghi incolti e terreni boscosi, finoad un’altezza di circa 2.300m. In Valsesia è comune.Specie congeneri:• Achillea distans (millefoglio maggiore): moltorobusta (fino a 100cm), con foglie grandi, bipen-nate, a lacinie largamente lanceolate e con ra-chide larga alata, fiori ligulati per lo più roseo-porporini. In Valsesia è diffusa in Val Mastallone.

Achillea distans - foglie basali Cervatto (Valsesia)

PIANTE OFFICINALI ED AROMATICHE: RICONOSCIMENTO ED UTILIZZI

Per le denominazioni scientifiche si è seguito: Pignatti S. - Flora d’Italia. Bologna, 1982.Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C. An annotaded checklist of the italian vascular flora. Roma, (in press).

• Achillea stricta (millefoglio subalpino): con seg-menti fogliari divisi fino a metà ed oltre e rachidelarga, alata; diffusa su pascoli e in cespuglietimontani e subalpini. In Valsesia è relativamentediffusa nei pascoli montani.

• Achillea tomentosa (millefoglio giallo): piantapoco sviluppata (fino a 40cm) con fiori di colorgiallo-dorato. Cresce solo in luoghi fortemente so-leggiati e asciutti.• Achillea ptarmica (millefoglio palustre): con fo-glie lineari-lanceolata indivise e acutamente se-ghettate sul margine; i capolini sono lungamente

Achillea stricta - foglie cauline; piante fioriteAlpe Baranca (Valsesia)

Achillea distans - infiorescenza Cervatto (Valsesia)

peduncolati, disposti in corimbo. Pianta coltivata einselvatichita in zone erbose umide. In Valsesia èinselvatichita a Scopa.• Achillea macrophylla (millefoglio delle radure):fusto fino a 100cm con foglie grandi molli; i fiorisono riuniti in corimbi composti. In Valsesia è dif-fusa in boschi e cespuglieti freschi ed umidi, ordi-nariamente al di sopra dei 1.000m di altitudine.

• Achillea nana (millefoglio nano): pianta di pic-cole dimensioni, alta 5÷10cm con foglie bipenna-to-partite densamente lanuginose. Cresce neimacereti di alta montagna (1.600÷3.000m) suterreno siliceo. Valsesia: zone elevate del valloned’Olen, del vallone d’Otro, nel vallone del Rissuo-lo, in Val Vogna, nella parte superiore della Val Ar-togna e della Val Sassolenda, sulle pendici delM.te Turlo e del Tagliaferro.

Achillea nana - foglie cauline

Achillea macrophylla - capolini; infiorescenze Carcoforo (Valsesia)

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Achillea millefolium (Compositae)

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• Achillea moschata (millefoglio del granito) eAchillea erba-rotta (millefoglio erba-rotta): piantedi piccole dimensioni (fino a 20cm), caratteristi-che dei pascoli , rupi e macereti silicei al di sopradei 1.500m di altitudune. Valsesia: A. moschata èdiffusa nel settore occidentale, in territorio di Ala-gna, Riva Valdobbia, Campertogno (Val Artogna),Rassa, Rima. Osservata anche al Colle d’Egua, nelvallone delle Piane (Fobello), nel vallone del BiseRosso e nella zona della Bocchetta di Campello(Rimella).

• Achillea clavenae (millefoglio di Clavena):15÷25cm; pianta grigio-tomentosa, aromatica; fo-glie basali pennato-partite, con rachide alata; fogliecauline abbraccianti; 8÷12 capolini in corimbi;squame involucrali pubescenti, bordate di nero;fiori ligulati bianchi con ligule rivolte in basso.

Achillea moschata - foglie cauline e infiorescenza

Achillea moschata - piante fioriteAlpe Vigne (Valsesia)

Achillea nana - Alpe Zube di Alagna (Valsesia)

Droga: le sommità fiorite e la pianta intera.Il momento migliore per la raccolta è il periododella fioritura, da giugno a settembre, quando co-minciano ad essiccare sia le foglie che i fiori: que-sti vanno raccolti proprio quando il sole è cocen-te e il loro potere aromatico e terapeutico è mas-simo. Fare essiccare foglie e fiori all’ombra e con-servare in recipienti a chiusura ermetica.Costituenti principali: olio essenziale conte-nente camazulene, canfora, beta-pinene, cineolo,cineolo, borneolo, cariofillene; lattoni sesquiter-penici, il principio amaro achilleina, flavonoidi(apigenina-7-O-glucoside, luteolina, rutina), acidocaffeico e salicilico, tannini, betaine. Proprietà: colagoghe, digestive, antispasmodi-che, espettoranti, antiseborroiche, astringenti, se-dative.Per uso esterno viene impiegata per detergere lepiccole ferite, ha un’azione benefica sugli arrossa-menti e le infiammazioni cutanee ed è cicatriz-zante (per tale motivo in alcune regioni vienechiamata ‘erba dei tagli’).Utilizzo:Come amaro-tonico e antispasmodico dellevie digerenti: bere l’infuso preparato con 1 cuc-chiaio di sommità fiorite in 1 tazza d’acqua. In caso di nefrite e colite: bere l’infuso dellefoglie 2÷3 volte al giorno per circa 15÷30 giorni. Per regolarizzare il ciclo mestruale ed atte-nuare ifastidi della menopausa: assumerequotidianamente al mattino una tisana preparatacon un cucchiaino di achillea in una tazza d’acquabollente. Come depurativo, stimolante ed emostati-co: il succo fresco della pianta applicato sulle fe-rite agisce come disinfettante, antiemorragico ene aiuta la cicatrizzazione.Per le screpolature: fare degli impacchi conl’infuso preparato con 10g di fiori secchi (o foglie)in 500ml di acqua.Per le varici: lasciare in infusione per 10 minuti15g di fiori di achillea in 500ml di acqua. Bernedue tazze al giorno.Preparare un infuso lasciando riposare per 10 mi-nuti 20g di sommità fiorite in 1 litro di acqua bol-lente, filtrare e bere 2 tazze al giorno.Per lo stomaco: lasciare in infusione per 5 mi-nuti in 500ml di acqua bollente due cucchiai disommità fiorite e berne 2 tazze al giorno primadei pasti.Per le emorroidi: preparare un infuso con 50gdi sommità fiorite essiccate in 500ml di acqua bol-lente. Lasciare raffreddare, filtrare e bere durantel’arco della giornata oppure fare un impacco conil decotto.Avvertenze: non sono descritti effetti collateraliimportanti dopo somministrazione di estratti diachillea, ma in seguito ad esposizione cutanea insoggetti sensibili si potrebbero sviluppare reazio-ni allergiche; sono frequenti le ipersensibilità cro-ciate con altre piante che appartengono alla fa-miglia delle Compositae.Un uso eccessivo e protratto potrebbe provocaremaggiore sensibilità cutanea ai raggi solari.Non sono note interazioni dell’achillea con farma-

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l’aglio è stata introdotta nella zona mediterranea.Specie congeneri:• Allium ursinum (aglio orsino): fusto cilindrico ocompresso (bi-angoloso), pianta di 2÷5dm; fogliepiane, ovato-lanceolate, picciolate; tepali bianchi;stami con filamenti semplici. Valsesia: zona diCampertogno e di Mollia; zona di Piaggiogna; cir-condario di Varallo; alla base del M.te Fenera.

• Allium sphaerocephalon (aglio delle bisce): fu-sto alto fino a 1m; foglie cilindriche o semicilin-driche, scanalate, fistolose solo nella parte infe-riore; infiorescenza generalmente sferica o unpo’ allungata, densa; tepali purpurei; stami spor-genti; stami interni con filamenti lungamente tri-cuspidati (la cuspide centrale porta una antera).In Valsesia è specie relativamente diffusa.

• Allium vineale (aglio delle vigne): fusto lungofino a 1m, gracile; foglie cilindriche, fistolose; in-fiorescenza lassa, del diametro di 2÷3cm, bulbilli-fera; tepali roseo pallidi o verdognoli o biancastri.• Allium schoenoprasum (aglio ungherese): sca-pi grossi, cilindrici, lunghi 25÷50cm, completa-mente fistolosi a parete sottile, avvolti nel terzoinferiore dalle guaine delle foglie; foglie cilindri-che, fistolose, sottili; ombrelle subsferiche, den-se, non bulbillifere; spata a 2÷3 valve larghe, che

Allium sphaerocephalonstrada per Civiasco (Valsesia)

Allium ursinumVarallo Sesia (Valsesia)

ci somministrati contemporaneamente.Non deve essere somministrata durante la gravi-danza, l’allattamento e nei bambini al di sotto deidue anni.

qq AGLIO

Nome botanico: Allium sativum L.Famiglia: AlliaceaeDescrizione botanica: pianta erbacea annua,originaria dell’Asia centrale, con caule cilindricoalto 50÷70 cm, rivestito da larghe foglie lineariappuntite, cilindriche, di colore verde intenso eleggermente solcate. Il bulbo è l’organo sotterra-neo, costituito da 8÷14 bulbilli, detti impropria-mente spicchi, che consistono in una serie di fo-glie modificate, squamiformi, carnose, ammassa-te le une sulle altre, avvolti da membrane dallaconsistenza cartacea.A fioritura l’aglio emette uno stelo rigido, sulla cuisommità appare l’infiorescenza a ombrella, com-posta da piccoli fiori di colore biancastro, rosa ovioletto, a 6 lobi, avvolti in una brattea guisa dicappuccio. Il frutto è una capsula membranosacon 1÷2 semi per loggia. Habitat: originario dell’Asia, la coltivazione del-

Curiosità: questa pianta era molto apprezzata dagli

antichi greci che le diedero il nome dell’eroico Achille, che

pare avesse appreso le proprietà terapeutiche dell’erba dal

centauro Chirone e se ne fosse servito per medicare un com-

pagno ferito dopo una battaglia. Il nome della specie, mille-folium, fa riferimento all’aspetto piumoso delle foglie fitte e

frastagliate. I fusti di A. ptarmica erano usati in Cina per

consultare il libro dei mutamenti (I Ching): erano lanciati in

aria e a seconda di come si disponevano toccando terra si in-

terpretava il responso. Nel XVIII secolo veniva usata, mesco-

lata a grasso, per disinfettare le ferite. In Irlanda era usata

per scacciare il malocchio e per cure di bellezza. Alcune spe-

cie di achillea entrano nella composizione del tè svizzero, al-

tre si coltivano a scopo ornamentale. Un tempo i contadini

avvolgevano i manici degli attrezzi di lavoro con gambi di

achillea per averla sempre a portata di mano nel caso di

punture di insetti o piccole ferite durante il lavoro e per con-

servare il vino mettevano i semi di achillea nelle botti.

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Vaccinium myrtillus e Vaccinium vitis-idaea (Ericaceae)

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• Vaccinium vitis-idaea (mirtillo rosso): presentafusti cilindrici, foglie sempreverdi, coriacee, amargine revoluto, verde scuro e lucide sulla pa-gina superiore, verde chiaro con ghiandole pun-tiformi sulla pagina inferiore.

I fiori sono penduli e raccolti in racemi terminali.La bacca è di colore rosso-corallo a maturità.Vive nelle brughiere subalpine. In Valsesia è spe-cie relativamente diffusa in zone elevate.

Droga: le foglie e i frutti. Le foglie si raccolgono in giugno e luglio, i fruttia maturità, in agosto. Le foglie sono essiccate all’ombra e conservarein sacchetti di carta o tela. I frutti si usano freschi o surgelati, oppure per lapreparazione di marmellate.Costituenti principali: tannini (proantocianidi-

Vaccinium vitis-idaea - fiori

Vaccinium vitis-idaea - frutti (Alpe Faller - Valsesia)

ne oligomeriche), flavonoidi (iperoside, isoquer-citrina, quercitrina), iridoidi (asperuloside), deri-vati dell’acido caffeico (acido clorogenico), acidifenolici (acido salicilico e acido gentisico), alca-loidi (mirtina, epimirtina) nelle foglie; antocia-noidi (cianidina, malvidina), acidi organici (acidomalico, acido citrico), tannini, flavonoidi, iridoidi,derivati dell’acido caffeico, pectine, vitamine A,C e B (frutti). Proprietà: astringenti, antidiarroiche (foglie efrutti), antisettiche e antivirali (foglie), rinfre-scanti, protettrici vasali e della retina (frutti). Le foglie sono anche ipoglicemizzanti; si consi-gliano quindi ai diabetici, in quanto consentonodi ridurre le dosi di farmaci per via orale o quel-le di insulina. L’uso del mirtillo è particolarmenteindicato nei casi di retinopatia diabetica, di mio-pia e nei casi di degenerazione della retina do-vuti a ipertensione o ad arteriosclerosi. Utilizzo: In caso di pesantezza delle gambe, varici,flebiti, ulcere varicose ed emorroidi, infe-zioni dovute all’alterazione della flora in-testinale e per migliorare l’adattamentoall’oscurità: assumere a ogni pasto 5÷10 cuc-chiai di succo fresco ottenuto dai frutti maturi.Per le emorroidi: fare degli impacchi con undecotto preparato con 70g di bacche di mirtilloin 500ml di acqua.In caso di ossiuri, piccoli vermi presentinell’intestino dei bambini: preparare un de-cotto con 50÷70g di frutti in 1 litro d’acqua per15 minuti, filtrare e bere nell’arco della giornata. Per i diabetici: preparare un decotto con unamanciata di foglie essiccate di mirtilli e alcunibaccelli di fagioli in 1 litro di acqua. Berne una tazza al giorno.Contro la diarrea: preparare un infuso con30÷40g di foglie in 1 litro d’acqua. Bere una tazza dopo ogni evacuazione, finché lasituazione non si normalizza.In caso di eczema e ulcere varicose: effet-tuare frizioni con il succo fresco o il decotto deifrutti.Avvertenze: il mirtillo è considerato una pian-ta abbastanza sicura, se utilizzata alle dosi con-sigliate, tuttavia l’uso prolungato e l’abuso dellefoglie di mirtillo può causare gravi effetti tossi-ci, con una sintomatologia caratterizzata da it-tero, anemia, cachessia e formazione di metae-moglobina. Il mirtillo ha un effetto sull’inibizio-ne dell’aggregazione piastrinica e pertanto po-trebbe interagire con altri inibitori dell’aggrega-zione piastrinica, come l’aspirina, ed anticoagu-lanti, quali il warfarin. L’uso dei frutti freschi, alposto di quelli secchi, può provocare diarrea,anche se quelli secchi e le foglie possono esse-re, talvolta, irritanti per l’intestino.

Curiosità: la raccolta dei mirtilli ha tradizioni an-

tichissime: il mirtillo nero veniva consigliato già da Dio-

scoride, nel I secolo d. C., per curare la dissenteria.

COLCHICONome botanico: Colchicum autumnaleFamiglia: MelanthiaceaeDescrizione botanica: pianta erbacea perennealta 5÷40cm con bulbo-tubero sotterraneo, il piùdelle volte con 3 foglie grandi, lunghe 2÷4 dm elarghe fino a 6cm, tutte basali, che appaiono in pri-mavera, avvizzite al tempo della fioritura. I fiori, daagosto ad ottobre, sono di colore violetto pallidocon perigonio di 6 lacinie; il frutto è una capsulagrande che matura nella primavera od estate suc-cessiva alla fioritura. Habitat: cresce sui parti falciati, sui pascoli e nelleschiarite boschive nei paesi a clima temperato del-l’Europa. Valsesia: qua e là.Specie congenere:• Colchicum alpinum (colchico minore): pianta più

minuta (fino a 15cm); fiore minore; tubo corolli-no giallino; foglie lineari-lanceolate. In Valsesia èuna specie relativamente diffusa anche a bassaquota, ad esempio a Crevola, a Bocciolaro e pres-so Brugaro.

Droga: i semi e il bulbo fresco.Costituenti principali: colchicina e alcaloidi se-condari, tra cui demoecolcina.Proprietà e utilizzo: preparati standardizzati ocolchicina pura sono usati dietro prescrizione medi-ca per la gotta, in modo particolare in caso di attac-chi acuti. La colchicina agisce anche come antimito-tico; per il trattamento della leucemia è impiegata lademecolcina, che, a parità d’azione, è meno tossica. Tossicità: la colchicina è un veleno; parecchie oredopo l’ingestione compare vomito, forte diarrea,paralisi e talvolta morte per paralisi respiratoria.

DIGITALENome botanico: Digitalis purpureaFamiglia: ScrophulariaceaeDescrizione botanica: pianta biennale o perenne,alta 0,6÷1,8m, con foglie da ovate a lanceolate, gri-gio-tomentose sulla pagina inferiore, quelle basalipicciolate, le superiori sessili. I fiori, da giugno ad agosto, sono disposti in infiore-scenze unilaterali e presentano una corolla campa-nulata di colore rosso porpora, con macchie internemolto evidenti, calice diviso in 5 segmenti ovalioblunghi e 4 stami. Il frutto è una capsula pelosacon numerosi semi.Habitat: cresce in aree disboscate e radure boschi-ve, pascoli montani in Europa centrale e occidenta-le. In Italia la sua presenza è generalmente legataad antiche o recenti colture.Specie congeneri: • Digitalis lanata (digitale lanosa): pianta biennale

alta fino a 1m, presenta foglie lineari-lanceolate, amargine intero, perlopiù glabre e fiori lunghi2÷3cm, venati di giallo marrone, con labbro infe-riore bianco, raccolti in lunghe infiorescenze rivol-

PIANTE DI INTERESSE FARMACOLOGICO CON ATTIVITÀ TOSSICA 359

Colchicum autumnale - Quarona (Valsesia)

Colchicum alpinum - S. Antonio in Val Vogna (Valsesia)

Digitalis purpurea

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Digitalis purpurea (Scrophulariaceae)

te in tutte le direzioni, scapi e calici dei fiori ghian-dolosi e con peli bianchi lanosi.

• Digitalis grandiflora (D. ambigua) (digitale giallagrande): presenta foglie da ovate a lanceolate, ir-regolarmente seghettate, leggermente pubescen-ti sulla pagina inferiore. I fiori, lunghi più di 3cm,sono campanulati, gialli, internamente marroni,disegnati a rete, disposti in un lungo grappolo uni-laterale. Valsesia: Orlino (Cervatto), S. Caterina diLocarno, Alpi di Crosa (Varallo), loc. Corte di Ca-masco, Ca’ di Zelle (a monte di Rimasco).

• Digitalis lutea (digitale gialla piccola): presenta fo-glie lanceolate lunghe, finemente seghettate e fio-ri lunghi 2÷2,5cm di colore giallo chiaro, con in-terno barbuto, raccolti in lunghi grappoli unilate-rali. In Valsesia è una specie diffusa.

Droga: le foglie.Costituenti principali: glicosidi cardiaci, inclusi di-gossina, gitossina, e lanatosidi; acido malico e suc-cinico, tannini.Proprietà e utilizzo: la digitale è una pianta co-nosciuta sin dall’antichità per le sue proprietà; inItalia era chiamata ‘erba aralda’ ed era impiegatacome purgativa, emmenagoga, emetica e per lacura di ferite. I principi attivi che contiene, e di cuisono più ricche le specie selvatiche rispetto a quellecoltivate a scopo ornamentale, bloccano l’enzimaATPasi sodio-potassio dipendente e presentano pro-prietà cardiotoniche e diuretiche. Tossicità: tutte le parti della pianta sono velenose.Intossicazioni sono state descritte in bambini cheavevano succhiato i fiori o ingerito semi e foglie del-la pianta. I glicosidi della digitale hanno una lungaemivita e si possono accumulare provocando tossi-cità. I sintomi clinici di intossicazione includono pro-blemi gastrointestinali, capogiri, debolezza, tremorimuscolari, miosi ed aritmie cardiache potenzialmen-te fatali. Recentemente è stato messo a punto unantidoto efficace per la disintossicazione da digitale,che si basa sull’uso di anticorpi specifici per la di-gossina. È importante sottolineare che molte altre piantecontengono glucosidi cardioattivi e tra queste ricor-diamo Nerium oleander (cfr. oleandro a pag. 290),Convallaria majalis (cfr. mughetto a pag. 285), Ta-xus brevifolia, Strophantus spp. e Urginea marittima(cfr. scilla marittima a pag. 329).

PIANTE DI INTERESSE FARMACOLOGICO CON ATTIVITÀ TOSSICA 361

Digitalis grandiflora

Digitalis lutea - sentiero per l’Alpe Scarpioladi Rimella (Valsesia)