Piano Paesaggistico Isole Pelagie - Relazione_generale

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Isole Pelagie Relazione Generale SOPRINTENDENZA PER I BENI CULTURALI ED AMBIENTALI DI AGRIGENTO Arch. Antonella Bondì CONSULENTE PER L'ADEGUAMENTO AL CODICE DEI BENI CULTURALI CONTRIBUTI TEMATICI Ing Sergio Alessandro Dott. Michele Buffa Dott. Enrico Carapezza Arch. Enrico Caruso Dott. Adelaide Catalisano Arch. Alessandra De Caro Dott. Armida De Miro Arch. Alessandra Nobili Arch. Antonio Prizzi Arch. Calogero Carbone Arch. Francesco Lupo Arch. Giuseppe Parello Dott. M.Concetta Parello Arch. Antonino Terrana Geom. Giuseppe Vaccaro COLLABORAZIONI COLLABORAZIONE ALL'AGGIORNAMENTO DEI DATI Dott. Serena Sanzo COORDINAMENTO TECNICO SCIENTIFICO Arch. Antonino Terrana Il Soprintendente Caterina Greco Il Dirigente Unità Operativa 07 Antonino Terrana DIPARTIMENTO DEI BENI CULTURALI E DELL'IDENTITA' SICILIANA Il Dirigente Generale Dott. Sergio Gelardi) SERVIZIO PIANO PAESAGGISTICO REGIONALE Il Dirigente Responsabile Dott. Michele Buffa Piano Paesaggistico I sole I sole P elagie P elagie Lampedusa e Linosa Progetto finanziato con P.O.R. Sicilia 2000-2006 Misura 2.02 Azione C Assessorato dei Beni Culturali e dell'Identità Siciliana Dipartimento dei Beni Culturali e dell'Identità Siciliana Soprintendenza per i Beni Culturali ed Ambientali di Agrigento Regione Siciliana REPUBBLICA ITALIANA

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Piano Paesaggistico Isole Pelagie - Relazione generale

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  • Isole P

    elagie

    Relazio

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    rale SOPRINTENDENZA PER I BENI CULTURALI ED AMBIENTALIDI AGRIGENTOArch. Antonella Bond

    CONSULENTE PER L'ADEGUAMENTOAL CODICE DEI BENI CULTURALI

    CONTRIBUTI TEMATICIIng Sergio AlessandroDott. Michele BuffaDott. Enrico CarapezzaArch. Enrico CarusoDott. Adelaide CatalisanoArch. Alessandra De CaroDott. Armida De MiroArch. Alessandra NobiliArch. Antonio Prizzi

    Arch. Calogero CarboneArch. Francesco LupoArch. Giuseppe ParelloDott. M.Concetta ParelloArch. Antonino TerranaGeom. Giuseppe Vaccaro

    COLLABORAZIONI

    COLLABORAZIONE ALL'AGGIORNAMENTO DEI DATI Dott. Serena Sanzo

    COORDINAMENTO TECNICO SCIENTIFICOArch. Antonino Terrana

    Il SoprintendenteCaterina Greco

    Il Dirigente Unit Operativa 07Antonino Terrana

    DIPARTIMENTO DEI BENI CULTURALI E DELL'IDENTITA' SICILIANAIl Dirigente GeneraleDott. Sergio Gelardi)

    SERVIZIO PIANO PAESAGGISTICO REGIONALEIl Dirigente ResponsabileDott. Michele Buffa

    Piano PaesaggisticoIsoleIsolePelagiePelagieLam

    pedusa

    e Lino

    saProgetto finanziato con P.O.R. Sicilia 2000-2006 Misura 2.02 Azione C

    Assessorato dei Beni Culturali e dell'Identit SicilianaDipartimento dei Beni Culturali e dell'Identit SicilianaSoprintendenza per i Beni Culturali ed Ambientali di Agrigento

    Regione Siciliana

    REPUBBLICA ITALIANA

  • Piano Territoriale Paesistico delle Isole Pelagie

    1

    INDICE

    1. INTRODUZIONE ....................................................................................................................... 2

    2. CONTENUTI E IMPOSTAZIONE METODOLOGICA .......................................................... 3

    2.1 Obiettivi del Piano ................................................................................................................ 3

    2.2 Struttura e fasi di elaborazione........................................................................................... 4

    2.3 Metodologia .......................................................................................................................... 5

    3. ANALISI TEMATICHE ........................................................................................................... 14

    3.1 Sistema Naturale-sottosistema abiotico ........................................................................... 14

    3.1.1. Cenni di climatologia ........................................................................................................ 14

    3.1.2. Geologia, Geomorfologia, Idrogeologia, ......................................................................... 15

    3.2 Sistema Naturale-sottosistema biotico ............................................................................. 47

    3.2.1. Vegetazione ........................................................................................................................ 47

    3.2.2. Popolamento faunistico ..................................................................................................... 78

    3.3 Sistema antropico - sottosistema agricolo forestale ........................................................ 95

    3.3.1. Paesaggio agrario .............................................................................................................. 95

    3.4 Sistema antropico - sottosistema insediativo ................................................................. 107

    3.4.1. Archeologia ...................................................................................................................... 107

    3.4.2. Riferimenti storico-territoriali ....................................................................................... 116

    3.4.3. Centri storici, Beni isolati e Viabilit storica ................................................................ 121

    4. SINTESI INTERPRETATIVE ............................................................................................... 137

    4.1 Linterpretazione dei sistemi di ambito ......................................................................... 137

    4.2 Paesaggi locali e contesti .................................................................................................. 139

    5. PROGETTO DI PIANO ......................................................................................................... 142

    5.1 Analisi SWOT ................................................................................................................... 142

    Punti di Forza .............................................................................................................................. 142

    Punti di debolezza ....................................................................................................................... 148

    Opportunit ................................................................................................................................. 161

    Minacce ....................................................................................................................................... 164

    5.2 La definizione delle strategie ........................................................................................... 164

  • Piano Territoriale Paesistico delle Isole Pelagie

    2

    1. INTRODUZIONE

    Il Piano Paesaggistico delle Isole Pelagie si applica al territorio del Comune di Lampedusa e

    Linosa gi sottoposto a Vincolo Paesaggistico ai sensi e per gli effetti della L. 29.6.1939 n. 1497;

    territorio che stato dichiarato di notevole interesse pubblico con il decreto dell'Assessore

    Regionale per i BB.CC.AA. e P.I. del 12/7/1983, n. 1153 ed stato parzialmente soggetto al

    vincolo di immodificabilit temporanea ex art. 5 della L.R. 15/91 con i decreti dellAssessore

    Regionale per i BB.CC.AA. e P.I. n. 7212 del 10/8/1995 e n. 5231 del 3/2/1997 e successive

    proroghe.

    Il Piano si avvale dellapparato cartografico e documentario del Piano Territoriale Paesistico

    delle Isole Pelagie redatto dalla Soprintendenza per i Beni culturali e Ambientali di Agrigento -

    Ufficio del Piano Territoriale Paesistico Regionale- Gruppo XVII/BC e approvato dal Comitato

    Tecnico Scientifico ex art. 24 del R. d. 1357/40 nella seduta del 28.901.2000.

    Il Piano adeguato alle pi recenti disposizioni e pertanto redatto in conformit della

    normativa attuale regionale, nazionale ed redatto con riferimento alla normativa europea; in

    particolare:

    - conforme alle disposizioni delle Linee Guida del Piano Territoriale Paesistico Regionale,

    approvate con D.A. n. 6080 del 21.05.1999 e alle disposizioni della L.R. n. 80/1977 e del D.A.

    dei BB.CC.AA. n 5820 del 08/05/2002, (Atto di Indirizzo);

    - conforme alle disposizioni del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio, Decreto

    legislativo 22 gennaio 2004 n. 42 e s. i. e m.;

    - redatto con riferimento alla Convenzione Europea del Paesaggio, recepita con legge

    14/2006;

    Inoltre il Piano fa esplicito riferimento al Piano strategico per lo sviluppo delle isole Pelagie-

    progetto pilota per le isole minori frutto della collaborazione tra Ministero dello sviluppo socio-

    economico - Dipartimento per lo sviluppo e la coesione economica - Regione Siciliana

    Universit IUAV di Venezia e Municipalit.

    Il Piano persegue la tutela e la valorizzazione del paesaggio, che dichiarato dallart.1 delle

    Linee Guida del Piano Territoriale Paesistico Regionale bene culturale e ambientale ed

    tutelato come risorsa da fruire e valorizzare, e definisce un quadro di coerenza per gli interventi

    di trasformazione del paesaggio, volti al miglioramento dalla qualit ambientale e paesaggistica

    del contesto territoriale e alla valorizzazione delle peculiarit storico-culturali, naturalistiche ed

    ambientali.

    Il lavoro di analisi svolto stato indirizzato alla lettura del sistema naturale, di quello

    antropico e delle loro interrelazioni.

    A tal fine si assunta come valida base lanalisi conoscitiva riportata nella cartografia e nei

    documenti del Piano Territoriale Paesistico delle Isole Pelagie succitato; per le necessarie

    verifiche e integrazioni sono state sviluppate indagini conoscitive sul campo, studi e analisi che

    hanno consentito lindividuazione delle dinamiche di trasformazione del territorio, dei fattori di

    rischio e vulnerabilit del paesaggio e la comparazione con gli atti di programmazione e

  • Piano Territoriale Paesistico delle Isole Pelagie

    3

    pianificazione, nonch la disamina delle azioni in atto finalizzate allo sviluppo economico e

    produttivo delle isole Pelagie.

    Il Piano riconosce limportanza di promuovere uno sviluppo sostenibile e pertanto fa esplicito

    riferimento al Piano strategico per lo sviluppo delle isole pelagie- progetto pilota per le isole

    minori che - si legge nella menzione al Premio del Paesaggio del Consiglio dEuropa (2008)-

    frutto della collaborazione tra diversi livelli della pubblica amministrazione (Ministero dello

    sviluppo socio-economico - Dipartimento per lo sviluppo e la coesione economica - Regione

    Siciliana Universit IUAV di Venezia e Municipalit) che hanno interagito attivamente con la

    popolazione grazie allavvio di un forum civico. Il piano interpreta il paradigma della

    sostenibilit come ricerca di valori pi alti di ecoefficienza e di coesione sociale. I primi si

    raggiungono attraverso la rivalutazione del paesaggio e la riqualificazione del patrimonio fisico.

    I secondi rivalutano le forze della cultura e della memoria collettiva. Metodologicamente , si

    fonda su un approccio che rende trasparente il sistema di relazioni tra paesaggio, risorse fisiche

    e sociali, con lo scopo di avviare progetti tesi a rinnovare la cultura dei luoghi, intesa come una

    rete ampia di nuove relazioni internazionali e a minimizzare il consumo di risorse.

    Il piano utilizza una interpretazione del concetto di sostenibilit che individua nella

    valorizzazione delle culture e delle identit locali, nel patrimonio identitario naturale-culturale, la

    matrice di uno sviluppo definito autosostenibile. Questo aspetto della sostenibilit individua

    percorsi innovativi di sviluppo che, puntando sulle risorse umane, naturali e culturali dei luoghi,

    costruiscono percorsi di autodeterminazione delle comunit insediate.

    Il piano riconosce infine che la tutela e valorizzazione del paesaggio possono essere realizzate

    pienamente solo con la condivisione e corresponsabilit dei cittadini.

    La presente relazione illustra gli obiettivi, la metodologia e fornisce il quadro descrittivo

    generale della struttura e dei caratteri del paesaggio dellAmbito Isole Pelagie, esponendo in

    modo sintetico i contenuti delle carte tematiche ed evidenziando le scelte di tutela e

    valorizzazione, le linee di azione e le modalit di intervento.

    Nota: I contributi tematici dei consulenti (tratti dalla relazione del Piano Territoriale

    Paesistico delle Isole Pelagie approvato dal Comitato Tecnico Scientifico ex art. 24 del R. d.

    1357/40 nella seduta del 28.901.2000) sono inseriti nel presente testo, evidenziati in riquadro.

    2. CONTENUTI E IMPOSTAZIONE METODOLOGICA

    2.1 Obiettivi del Piano

    Il Piano tutela e valorizza il paesaggio in attuazione ai principi costituzionali (segnatamente

    lart. 9, secondo comma della Costituzione e la sentenza 367/2007 della Corte Costituzionale)

    che ne rimarcano i valori identitari e ne impongono la salvaguardia quale componente essenziale

    del patrimonio culturale nazionale e come valore primario assoluto.

    Il Piano persegue i seguenti obiettivi generali:

  • Piano Territoriale Paesistico delle Isole Pelagie

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    1. la stabilizzazione ecologica del contesto ambientale, la difesa del suolo e della bio-

    diversit, con particolare attenzione per le situazioni di rischio e di criticit;

    2. la conservazione e la valorizzazione dellidentit storico-culturale del paesaggio

    dell'arcipelago delle Pelagie, sia nel suo insieme unitario che nelle sue diverse specifiche

    configurazioni;

    3. il miglioramento della fruibilit sociale del patrimonio culturale e dellambiente,

    attraverso interventi compatibili con i caratteri e la qualit del paesaggio, che costituiscono

    risorse uniche, capaci di promuovere un equilibrato e duraturo sviluppo economico, sia per le

    attuali che per le future generazioni.

    La tutela in particolare deve provvedere:

    a) alla conservazione e difesa del suolo ed al ripristino delle condizioni di equilibrio ambientale, al recupero delle aree degradate, alla riduzione delle condizioni di rischio, alla difesa

    dall'inquinamento;

    b) alla protezione e conservazione delle emergenze geomorfologiche e biologiche rare, esclusive e in via di scomparsa, compresi gli ambienti di particolare interesse biologico

    naturalistico e le associazioni vegetali alle quali danno ricetto;

    c) al ripristino, consolidamento e sviluppo del patrimonio biologico a fini ecologici e di difesa del suolo;

    d) alla conservazione dei beni storico-culturali, alla loro appropriata utilizzazione, alla salvaguardia e al ripristino dell'equilibrio formale e funzionale dei luoghi circostanti;

    e) alla conservazione del paesaggio agrario e dei suoi elementi tradizionali; f) alla conservazione dei caratteri ambientali, paesaggistici e urbanistici dei centri urbani in

    rapporto alla morfologia dei luoghi e ai modi e alle forme dell'edilizia tradizionale;

    g) alla fruizione ecocompatibile delle risorse ambientali e paesistiche locali al fine di consentire l'equilibrato sviluppo della comunit locale.

    Linsieme di questi obiettivi ha orientato le analisi e le proposte del Piano.

    2.2 Struttura e fasi di elaborazione

    Il Piano Paesaggistico delle Isole Pelagie, costituito dai seguenti documenti:

    a) la RELAZIONE ILLUSTRATIVA, fornisce il quadro descrittivo generale della struttura e

    dei caratteri del Piano, espone in modo sintetico i contenuti descritti nelle carte tematiche di

    analisi e di piano; indica gli obiettivi ed evidenzia le scelte operate e le linee di azione e le

    modalit di attuazione;

    b) gli ELABORATI GRAFICI, costituiscono parte integrante del Piano, sono riprodotti in

    scala 1:10.000. Sono suddivisi in base alla metodologia adottata di scomposizione e di

    ricomposizione del sistema paesaggio in:

    - Tavole di Analisi, organizzate per sistemi (naturale e antropico) e sottosistemi di paesaggio;

    - Tavole di Sintesi Interpretative, rappresentano le relazioni fra componenti e fra luoghi

    evidenziando gli elementi di valore, quelli critici e i conflitti,

  • Piano Territoriale Paesistico delle Isole Pelagie

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    - Tavole di Piano, delineano obiettivi, strategie ed azioni riferite agli Ambiti paesaggistici

    (Paesaggi Locali), alle Componenti del paesaggio e al Patrimonio paesaggistico.

    c) le NORME di attuazione del Piano, contengono le indicazioni tecnico-amministrative

    concernenti le modalit di tutela e valorizzazione del paesaggio

    d) gli ALLEGATI, sono costituiti dalle schede (visualizzazioni su supporto cartaceo) di alcuni

    elementi della banca dati geografica che costituisce il supporto informativo del piano. Gli allegati

    sono:

    1. schede dei beni archeologici;

    2. schede dei beni storico-architettonici

    3. centri storici

    2.3 Metodologia

    La metodologia basata sull'ipotesi che il paesaggio riconducibile ad una configurazione di

    sistemi interagenti che definiscono un modello strutturale costituito da:

    A il sistema naturale

    A.1 abiotico: concerne fattori geologici, idrologici e geomorfologici, ed i relativi processi che

    concorrono a determinare la genesi e la conformazione fisica del territorio;

    A.2 biotico: interessa la vegetazione e le zoocenosi ad essa connesse ed i rispettivi processi

    dinamici;

    B il sistema antropico

    B.1 agro-forestale: concerne i fattori di natura biotica e abiotica che si relazionano nel

    sostenere la produzione agraria, zootecnica e forestale;

    B.2 insediativo: comprende i sistemi urbano-territoriali, socio economici, istituzionali,

    culturali, le loro relazioni formali, funzionali e gerarchiche ed i processi sociali di produzione e

    consumo del paesaggio.

    Il paesaggio considerato come esito di relazioni tra sistemi ecologici e sistemi storici, tra

    risorse e modalit d'uso delle risorse stesse; come punto dincontro tra saperi scientifici e saperi

    umanistici; Lanalisi del paesaggio cos inteso, obbliga a una sorta di smontaggio e rimontaggio

    delle diverse componenti dei sistemi, integrando narrazioni storiche e conoscenze scientifiche e

    mettendo in relazione passato e presente, memoria e cambiamento.

    Il progetto di paesaggio, pertanto, si colloca all'interno di un processo di pianificazione

    sistemico e tiene conto congiuntamente di aspetti ecologici, socioeconomici, storico-culturali e

    percettivi, proponendo una integrazione dell approccio ecologico e quello storico-geografico,

    che consenta di portare fino in fondo la comprensione delle relazioni tra processi sociali e

    processi naturali.

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    Il piano in sintonia con la definizione di paesaggio della Convenzione Europea (2000) recepita

    con L. 14/2006 e riproposta dallart. 131 del Codice e in attuazione dellart.143 del D.lgs. n.

    42/2004 e s. m. i.:

    a) analizza il paesaggio in base alle caratteristiche naturali e storiche e ne riconosce i valori

    (analisi tematiche); attraverso

    la ricognizione dell'intero Ambito Isole Pelagie che costituisce la base della conoscenza

    per il riconoscimento delle caratteristiche naturali, storico-culturali, insediative ed estetiche e

    delle loro interrelazioni;

    lo studio delle dinamiche di trasformazione del territorio e lindividuazione delle pressioni

    antropiche, dei fattori di rischio e degli elementi di vulnerabilit del paesaggio;

    lidentificazione dei beni paesaggistici definiti dallart. 134 (immobili ed aree di notevole

    interesse pubblico, aree tutelate per legge, immobili ed aree tipizzati e individuati dal piano

    paesaggistico) e la puntuale individuazione delle aree di cui al comma 1 dellarticolo 142 del

    D.lgs n.42/2004 e s. m. i.

    la comparazione con gli altri atti di programmazione, di pianificazione e di difesa del

    suolo.

    b) assume i valori paesaggistici come fattori strutturanti, caratterizzanti e qualificanti il

    paesaggio e definisce gli Ambiti di paesaggio in base alle caratteristiche strutturali, ai sistemi di

    relazione e alle identit dei luoghi, (sintesi interpretative);

    c) indica il quadro delle azioni strategiche ritenute necessarie per il perseguimento dei fini di

    tutela paesaggistica;

    d) definisce i valori paesaggistici, da tutelare, recuperare, riqualificare e valorizzare e ne

    determina conseguentemente la disciplina, disponendo le azioni necessarie e opportune per

    mantenere e migliorare nel tempo la qualit del paesaggio delle Isole Pelagie, anche attraverso la

    progettazione di nuovi paesaggi nelle aree degradate.

    Il Piano articola la sua disciplina con riferimento agli Ambiti di paesaggio (Paesaggi Locali e

    Contesti), ai Beni e alle Componenti del Paesaggio, e definisce previsioni ordinate alla

    conservazione e al mantenimento delle caratteristiche e degli elementi costituitivi del paesaggio,

    orientate ad armonizzare le trasformazioni in una prospettiva di sviluppo sostenibile e dirette al

    recupero e alla riqualificazione di immobili ed aree compromesse anche attraverso la

    realizzazione di nuovi valori paesaggistici coerenti ed integrati nelle aree fortemente deteriorate.

    L'architettura del piano tutta incentrata sulla interpretazione articolata delle risorse

    dell'ambito, con un percorso che dall'approfondimento conoscitivo conduce, in una logica

    connotata da elementi decisivi di unitariet, continuit e feed-back, ai futuri scenari di

    sostenibilit.

    Il metodo prevede diverse fasi e momenti elaborativi, mutuamente interagenti e tutti proiettati

    verso l'azione programmatica: analisi tematiche, sintesi interpretative, inquadramento strutturale,

    scenari strategici e apparato normativo costituiscono le fasi di un unico processo.

    Il percorso elaborativo consta di tre diversi momenti tesi alla definizione dei differenti

    materiali che formano lorganizzazione e la documentazione del piano:

    1. il quadro conoscitivo, si studiano le diverse componenti del paesaggio in base a proprie

  • Piano Territoriale Paesistico delle Isole Pelagie

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    specifiche metodologie di analisi;

    2. le sintesi interpretative, i singoli risultati delle analisi sono successivamente ricondotti ad

    una interpretazione capace di confrontarsi e di relazionarsi con gli altri temi, tramite una sintesi

    interpretativa e valutativa redatta con riferimento a uno schema comune;

    3. il progetto di piano, disegna scenari strategici e di sostenibilit e d le regole per la tutela e

    la valorizzazione del paesaggio.

    Il quadro conoscitivo

    La fase delle analisi tematiche tesa alla definizione del quadro conoscitivo relativo al

    paesaggio delle Isole Pelagie, e del suo patrimonio culturale. Tali indagini sono state svolte dal

    gruppo di consulenti dellUfficio del piano Territoriale Paesistico Regionale seguendo le

    articolazioni tematiche definite dalle Linee-Guida che scompongono il paesaggio nei due sistemi

    naturale e antropico. Allinterno di essi sono stati individuati i temi di indagine che costituiscono

    la banca dati geografica con cui costruito il quadro conoscitivo.

    Analisi tematiche:

    - sistema naturale: Geolitologia e Geomorfologia, Emergenze floristiche e Vegetazione

    potenziale, Emergenze faunistiche, Biotopi.

    - sistema antropico: Beni archeologici, Paesaggio storico, Beni isolati: beni storico-

    architettonici e Centri storici, Viabilit storica, Crescita urbana, Crescita urbana dellabitato,

    Vincoli territoriali.

    Il quadro delle analisi tematiche favorisce una determinazione delle caratteristiche e della

    suscettivit del paesaggio dellAmbito e assume il ruolo di base conoscitiva costitutiva per

    lintera articolazione del piano.

    In questa fase vengono analizzati:

    a) la struttura del paesaggio: si individuano gli elementi (areali, lineari, puntuali) e le

    relazioni che li connettono, si riconoscono le configurazioni complesse di elementi, si

    considerano i principali caratteri funzionali;

    b) la dinamica del paesaggio: si analizzano i processi generali e i processi di trasformazione,

    alterazione e degrado e le interrelazioni fra i processi.

    Le discipline interessate contribuiscono a fornire le informazioni e i metodi necessari

    all'indagine, secondo lorganizzazione successivamente illustrata.

    LA VALUTAZIONE

    Gli elementi e i sistemi di elementi individuati nelle analisi sono valutati da ogni disciplina

    che esamina il paesaggio secondo due parametri fondamentali: il valore e la vulnerabilit che

    sono disaggregati in due serie di parametri fondamentali dai quali potr svilupparsi un metodo di

    valutazione comparata e complessiva.

    Successivamente le analisi valutative sono ricondotte a sintesi interpretative che

    ricompongono l'unitariet del paesaggio. Ci consente di individuare unit di paesaggio intese

    come sistema integrato, caratterizzato da peculiari combinazioni e interazioni di componenti

    diverse, che evidenziano specifiche e riconoscibili "identit".

  • Piano Territoriale Paesistico delle Isole Pelagie

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    Le sintesi interpretative

    Tale fase consiste in letture incrociate e sovrapposte degli elementi di indagine definiti al

    punto precedente, tese a costruire sintesi interpretative dei caratteri del patrimonio territoriale

    dellambito e ad individuare le peculiarit e le suscettivit delle sue diverse parti, verso la

    definizione dello schema strutturale.

    Le rappresentazioni finali sintetizzano studi sistematizzati pongono in relazione le conoscenze

    e le valutazioni delle diverse componenti ambientali, territoriali e socio-economiche dellambito.

    Tale fase consiste anche nella costruzione di una rappresentazione di scenario, (carta dei

    Paesaggi Locali) un prospetto dei caratteri strutturali e dominanti dei diversi paesaggi (i diversi

    luoghi) dellambito, nonch delle relazioni tra di essi, che si possono cogliere dalle sintesi

    interpretative di cui sopra, fino alla prospezione dei tratti ecologicamente identitari dei luoghi e

    del ruolo che gli stessi possono assumere nelle nuove configurazioni dellassetto anche in

    restituzioni a scala di maggiore dettaglio.

    Lattenzione interdisciplinare valutativa e propositiva si concentrata soprattutto sui principali

    valori da tutelare, recuperare e gestire, sulle criticit in atto che richiedono di promuovere

    processi di cambiamento verso una progressiva crescita di sostenibilit e sui rapporti di relazione

    ecologica, culturale, funzionale e fruitiva tra beni paesaggistici e contesto.

    Il progetto di Piano

    Il progetto

    La terza fase costituita dalla definizione del piano ( i Beni paesaggistici, il Patrimonio

    culturale e la normativa).

    A Il sistema naturale

    A.1 Il sottosistema naturale abiotico

    A.1.1 La geologia e la geomorfologia

    Al fine di una corretta pianificazione paesaggistica devono essere ben noti i caratteri fisici che

    concorrono alla formazione dellambiente naturale a cui la stessa si riferisce.

    Tra questi la conoscenza dei caratteri litostrutturali, geomorfologici ed idrogeologici

    costituisce la base della pianificazione paesaggistica in quanto essi stessi hanno condizionato e

    tuttora condizionano levoluzione del paesaggio. La salvaguardia di tali caratteri significa

    pertanto una tutela e conservazione del paesaggio anche attraverso la difesa del suolo e delle sue

    risorse. Costituendo, inoltre, i fattori geologici e gli agenti del modellamento del rilievo degli

    elementi praticamente costanti nel tempo, risulta relativamente semplice e sufficientemente

    oggettivo individuare quelle caratteristiche di un determinato paesaggio a cui riferire specifiche

    normative di tutela, conservazione e valorizzazione. Il territorio deve essere preso in

    considerazione in modo da fare emergere:

    a) la presenza di elementi di pregio e/o rarit;

    b) i fattori di fragilit e quindi le dinamiche di evoluzione tendenziale;

    c) le tendenze alla trasformazione per effetti di interventi antropici programmati.

  • Piano Territoriale Paesistico delle Isole Pelagie

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    Questo al fine di identificare gli ambiti territoriali da sottoporre alla salvaguardia, di valutare il

    grado di compatibilit dei processi di modificazione in atto o potenziali, di definire dei criteri di

    regolamentazione delle modifiche giudicate ammissibili.

    La geomorfologia quindi deve intervenire nello studio e nella organizzazione dellambiente

    naturale dando:

    - la base fisiografica del territorio;

    - la morfogenesi dinamica: evoluzione continua in tempi geologici o storici del paesaggio

    fisico;

    - i vincoli dettati dalle forme del territorio;

    - la stabilit del territorio in relazione ai fattori della geodinamica esterna;

    - la stabilit degli ambienti naturali (stabilit di un versante);

    - la difesa e la conservazione del suolo;

    - la protezione del territorio dai fenomeni naturali.

    A.1.2 La carta geomorfologica

    La carta geomorfologica ha lo scopo di individuare non solamente dei tratti del paesaggio

    fisico principale, ma anche delle forme minori e dei processi che hanno agito e che sono tuttora

    attivi. Essa acquista un carattere di forte dinamicit e permette lindividuazione dei processi attivi

    e non attivi, in special modo di quelli con pi elementi di pericolosit geologica e la loro

    estensione areale.

    La carta geomorfologica mette in relazione ed evidenzia i dati geologici (litologia, assetto

    strutturale, idrologia) con i processi geomorfologici che possono innescarsi nellambito di un

    territorio sottoposto ad una evoluzione geomorfologica dinamica.

    Tale documento fornisce :

    a - la natura dei litotipi affioranti mettendo in relazione la loro storia geologica ed i processi;

    b - la natura delle forme del rilievo e delle cause che le hanno determinate;

    c - la geometria delle forme del rilievo in relazione allassetto strutturale dellisola;

    d - let dei caratteri geomorfologici peculiari del territorio in relazione alla neotettonica

    (tempi geologici) ed in relazione alla dinamica morfogenetica attuale.

    A.2 Sottosistema naturale biotico

    A.2.1 La vegetazione.

    I sistemi ambientali sono individuabili nei complessi di vegetazione e nelle zoocenosi

    connesse. Ogni complesso di vegetazione costituito dall'insieme delle associazioni vegetali

    (unit elementari) che sono tra di loro collegate dinamicamente.

    L'analisi a piccola scala effettuata sui complessi di vegetazione mentre l'analisi a grande

    scala realizzata con riferimento alle unit elementari ovvero alle associazioni. Di queste,

    tuttavia, possono essere considerate quelle pi espressive ed estese. Le piccole comunit, seppure

    interessanti da un punto di vista biologico naturalistico o anche ambientale, cos come i singoli

    elementi costitutivi della vegetazione, di particolare interesse biogeografico (specie endemiche e

    rare), che sfuggono ad una rappresentazione cartografica, sono rappresentate in maniera

    puntiforme. Esse costituiscono autentiche emergenze che accrescono la valenza paesaggistica e la

    sensibilit ambientale dei sistemi vegetazionali.

    La definizione delle tipologie della vegetazione ha come base l'analisi dei popolamenti

    vegetali nella loro doppia espressione qualitativa (flora) e quantitativa (vegetazione). Riguardo

  • Piano Territoriale Paesistico delle Isole Pelagie

    10

    alla flora l'attenzione stata rivolta sia ai suoi aspetti generali che particolari. Di essa sono stati

    evidenziati gli elementi emergenti dei quali viene fornito un elenco con riferimenti alla

    distribuzione di ogni elemento in rapporto agli aspetti vegetazionali che ne costituiscono

    l'ambiente.

    Per quanto riguarda l'espressione quantitativa e qualitativa dei popolamenti vegetali le indagini

    sono state effettuate a partire dalla letteratura esistente e hanno portato alla individuazione e

    delimitazione cartografica delle varie espressioni - su basi fitosociologiche riconducendone

    comunque le tipologie a quelle fisionomico-strutturali - mediante fotointerpretazione condotta

    sullortofotocarta digitate in scala 1:10.000. Successivamente, con lausilio delle indagini

    effettuate direttamente in campo, i dati sono stati riportati su cartografia vettoriale per la

    realizzazione della carta in scala 1:10.000.

    Secondo queste metodologie sono state predisposte le seguenti carte tematiche, utilizzate sia

    nella fase analitica che in quella della formazione degli indirizzi normativi:

    a) Carta delle Emergenze floristiche e della Vegetazione potenziale;

    b) Carta del Paesaggio vegetale e dei Biotopi;

    A.2.2 Analisi delle zoocenosi.

    Lo studio delle zoocenosi fra i pi complessi nel campo dellanalisi ambientale.

    Le diverse specie animali occupano comunque habitat particolari allinterno dei quali ciascuna

    specie realizza una propria nicchia trofica. E dunque evidente come vi siano delle strette

    connessioni fra il paesaggio naturale e antropico che determinano una diversit di habitat, e lo

    stabilizzarsi di particolari zoocenosi.

    Lo studio delle interazioni tra il paesaggio vegetale e le zoocenosi ad esso connesse ha inoltre

    particolare rilevanza nella pianificazione paesistica in quanto la diversit dei popolamenti

    animali, oltre a costituire un elemento di ricchezza caratterizzante gli ambienti naturali di un

    territorio, fornisce indicazioni sulla sua qualit ambientale.

    Lindividuazione delle zoocenosi caratterizzanti i diversi sistemi ambientali stata effettuata a

    partire dalla letteratura esistente e a seguito di specifiche indagini condotte sul campo. Queste

    hanno portato alla individuazione e delimitazione cartografica delle varie espressioni, anche sulla

    base dei dati relativi al paesaggio vegetale ottenuti mediante fotointerpretazione condotta

    sullortofotocarta digitate in scala 1:10.000. Successivamente i dati sono stati riportati su

    cartografia vettoriale per la realizzazione della carta in scala 1:10.000.

    Secondo queste metodologie stata predisposta la Carta delle Emergenze faunistiche.

    B. Il sistema antropico

    B.1 Il sottosistema agro-forestale

    Per quanto riguarda l'agricoltura e gli aspetti connessi opportuno mettere in evidenza che i

    fattori, di natura sia biotica che abiotica, che sostengono la produzione agraria, vegetale ed

    animale, si compongono in un sistema complesso, l'agroecosistema.

    Negli agroecosistemi l'uomo riduce la complessit biologica, apre i cicli agrochimici con

    l'immissione di input diversi, aumenta la produttivit primaria utile asporta notevole parte della

    biomassa prodotta, modifica ad ogni ciclo l'equilibrio energetico del sistema che pertanto non

    diviene stabile come quelli naturali.

    Negli agroecosistemi l'input di natura antropica, consistenti nell'apporto di materia, energia,

    informazione, lavoro, capitali, comporta conseguenze non ancora del tutto esplorate. Sul piano

    operativo questa premessa implica un coerente tipo di analisi e di elaborazione degli elementi

    rilevati. Nell'ottica di sistema occorre infatti poter comprendere come ciascun elemento concorre

  • Piano Territoriale Paesistico delle Isole Pelagie

    11

    a definire la fisionomia del territorio e attraverso l'elemento antropico, per solito correlato agli

    elementi dell'ambiente fisico, come si configurato il paesaggio nella sua espressione attuale.

    I processi dinamici, che hanno determinato la struttura del paesaggio agroforestale e che ne

    caratterizzano il dinamismo ancora oggi, sono da riportare, in linea del tutto generale:

    - agli interventi di politica economica generale (per esempio: flussi di manodopera

    dallagricoltura allindustria al terziario, ridistribuzione delle risorse, ecc.);

    - agli interventi di politica agraria nazionali e comunitari (sostegni alle strutture, alle

    colture, alla produzione);

    - allevoluzione scientifica e tecnologica e alla progressiva interdipendenza dellagricoltura

    dallindustria e dai servizi;

    - alla progressiva diffusione della irrigazione, della meccanizzazione e dei presidi chimici,

    dai concimi agli antiparassitari, agli erbicidi, ecc.;

    - alla diffusione e al progresso delle strutture viarie, ferroviarie, dei trasporti e dei processi

    di comunicazione;

    - al progresso economico, sociale e culturale della popolazione nel suo complesso;

    - al passaggio dalleconomia familiare e locale alleconomia di mercato.

    I processi di cui sopra, che hanno sostenuto e sostengono ancora i processi dinamici, hanno

    comportato conseguenze che richiedono attenta considerazione, soprattutto nei microsistemi

    vulnerabili delle piccole isole, quali:

    - abbandono e degrado delle zone agricole e dei sistemi insediativi tradizionali, di tipo

    agricolo e rurale;

    - accentuata erosione e progressiva desertificazione dei suoli;

    - aumento dei rischi di rottura degli equilibri ambientali;

    - riduzione estrema della biodiversit agricolturale;

    - difficolt di raccordo con i grandi mercati delle produzioni tipiche per ritardi culturali,

    strutturali, organizzativi e sociopolitici.

    Allinterno delle dinamiche generali che influenzano la dinamica dei territori caratterizzati da

    un paesaggio di tipo agrario, assume particolare rilevanza il caso delle piccole isole, in cui alcuni

    fattori divengono estremamente critici, sia per quanto concerne gli aspetti strettamente legati alla

    produzione, sia per le conseguenze ambientali dellabbandono colturale e dei cambiamenti di

    destinazione duso del territorio. Inoltre, alcuni frammenti di paesaggio antropico connessi

    allagricoltura tradizionale rappresentano, sia per la conservazione di variet in via di scomparsa,

    sia per la continuit delle tecniche colturali tradizionali, un elemento testimoniale della cultura

    locale, sempre pi marginalizzata dallisolamento geografico e dalla pressione economica dei

    mercati. Questi paesaggi agrari minacciati (quando non compromessi o gi del tutto scomparsi)

    rappresentano inoltre sistemi di grande qualit ambientale, percettiva storico-testimoniale ed

    ecologica.

    B.2 Il sottosistema insediativo

    Il sistema insediativo evidenzia una pluralit di principi organizzativi che regolano le relazioni

    tra l'uomo e il paesaggio e rilevano il carattere differenziato in cui si svolgono tali relazioni.

    Obiettivo generale il riconoscimento della pluralit di contesti insediativi caratterizzati da

    forme organizzative e traiettorie di sviluppo che nascono dal modo con cui le componenti storico-

    ambientali interagiscono con i processi di modernizzazione.

    B.2.1 Il sottosistema urbano-territoriale

  • Piano Territoriale Paesistico delle Isole Pelagie

    12

    Il sistema urbano-territoriale studiato come insieme di sottosistemi territoriali differenziati

    pi o meno collegati secondo relazioni di tipo gerarchico di dominanza e di interdipendenza,

    evidenziando per ciascuno:

    - struttura e dinamica della popolazione;

    - modelli, tipologie e morfologie insediative: elementi costituivi (percorsi, tessuti, centri) in

    relazione alla morfologia del supporto e dinamiche evolutive;

    - struttura organizzativa e funzionale (poli e reti infrastrutturali, livelli di specializzazione,

    gerarchie e rapporti di dominanza e di interdipendenza );

    - relazioni tra sistema urbano-territoriale e sistema naturale (competitivit tra attivit per

    l'uso del suolo, processi di colonizzazione e di ipersfruttamento, abbandono e desertificazione,

    consumo del suolo, inquinamento).

    Obiettivi sono:

    1. individuazione dei sottosistemi urbano-territoriali e delle tipologie insediative;

    2. identificazione dei processi di urbanizzazione (sviluppo-mantenimento-declino) nei

    diversi sottosistemi individuati;

    3. propensione all'aggressione ambientale e dei beni storico-culturali.

    Per i fini della pianificazione sono stati oggetto di analisi specifiche:

    - trama dell'urbanizzazione;

    - struttura insediativa;

    - localizzazioni industriali, specializzazioni colturali produttive, aree turistiche;

    - tipologie insediative;

    - reti infrastrutturali;

    - analisi della struttura e del paesaggio urbano.

    B.2.2 Il sottosistema dei beni storico-culturali

    Obiettivo dello studio lindividuazione dei processi storici che nel tempo hanno

    contrassegnato il paesaggio, caratterizzandolo fortemente sotto laspetto storico-culturale. La

    dinamica dei processi costitutivi del paesaggio costruito ha subito per una forte accelerazione

    nei tempi pi recenti. La valutazione degli esiti di tali processi nella realt attuale e

    lidentificazione dei conflitti ha costituito lorientamento delle fasi di studio e insieme

    lobiettivo della ricerca ai fini di una tutela attiva del paesaggio.

    Ai fini della ricostruzione di tali processi il lavoro ha riguardato lindividuazione dei diversi

    assetti istituzionali (civili e religiosi, demaniali) del territorio per individuare, nella loro

    struttura: le aree archeologiche (siti, reperti erranti, preesistenze, ecc.), la viabilit (rotabile,

    trazzerale, ecc.), il paesaggio urbano (centri storici), i paesaggi agrari e rurali (manufatti isolati di

    tipo civile, religioso, difensivo), i paesaggi costieri e delle attivit marinare.

    Gli elaborati consistono in carte tematiche:

    - Carta dei Beni archeologici;

    - Carta del Patrimonio Storico culturale: Beni isolati e centro storico.

    B.2.3 Conoscenza del quadro istituzionale

    Lo studio ha individuato un quadro sistematico dei vincoli esistenti.

    Le norme di piano illustrano modalit e regole duso del territorio. Vengono indicate e

    determinate le categorie con cui si prevede di intervenire e praticare il paesaggio dellambito,

    specificando le differenti valenze normative o indicative degli strumenti con cui si intende attuare

    il piano.

  • Piano Territoriale Paesistico delle Isole Pelagie

    13

    Le azioni del piano si estendono anche nel prossimo futuro, con attuazioni e con il

    monitoraggio delle trasformazioni che si determinano continuativamente sul territorio, con

    particolare riguardo a quelle che alterano le invarianti strutturali e gli elementi che caratterizzano

    i diversi paesaggi, al fine di apportare in tempo utile le necessarie correzioni alle azioni di

    programmazione e pianificazione del territorio.

  • Piano Territoriale Paesistico delle Isole Pelagie

    14

    3. ANALISI TEMATICHE

    Il bagaglio analitico del Piano Paesaggistico delle Isole Pelagie funzionale all'interpretazione

    del patrimonio culturale e ambientale ai fini della sua valorizzazione, in termini di tutela e

    sviluppo sostenibile.

    L'approfondimento della conoscenza delle risorse dell'Ambito, pure segnato da una evidente

    prospettiva programmatica, si connota cos quale momento centrale di tutto il processo di

    costruzione dello strumento.

    La ricostruzione del quadro conoscitivo dell'ambito stata operata attraverso operazioni di

    rilevamento, acquisizione, compilazione, descrizione e interpretazione dei diversi tematismi.

    3.1 Sistema Naturale Sottosistema abiotico

    3.1.1 Cenni di climatologia

    Il clima il principale elemento che caratterizza un ambiente e quindi si ritiene necessario

    evidenziare alcuni parametri fondamentali che permettono anche di individuare le peculiarit del

    paesaggio della zona.

    La conoscenza delle caratteristiche climatiche aiuta anche a comprendere lassetto delle

    colture agrarie coltivate nel territorio e levoluzione delle vegetazione spontanea.

    Occorre comunque evidenziare come oltre allaltimetria, altri fattori concomitanti concorrono

    ad influenzare gli elementi climatici, come ad esempio la copertura vegetale, lesposizione dei

    versanti, la direzione prevalente dei venti, ed ancora la distanza dal mare.

    Per definire il microclima delle isole Pelagie sarebbe necessario considerare gli elementi

    climatici temperatura e piovosit; tuttavia in nessuna delle due isole sono presenti stazioni

    termopluviometriche e pluviometriche ufficiali. Infatti dalla consultazione dellAtlante

    Climatologico realizzato sulla base dei dati censiti e catalogati, per il trentennio 1965-1994, dal

    Servizio Informativo Agrometeorologico Siciliano (SIAS) e redatto dallAssessorato Agricoltura

    e Foreste della Regione Sicilia, non sono stati riscontrati elementi per quanto concerne le isole

    Pelagie.

    Pertanto pur precisando che le isole, in linea generale, presentano caratteristiche climatiche

    particolari, in via puramente indicativa, si pu fare riferimento ai dati rilevati nelle aree costiere

    della Sicilia pi vicine alle isole, cio alle coste centro meridionali dellisola. Dallanalisi delle

    condizioni termometriche rilevate in queste aree si pu osservare come nei mesi pi caldi (Luglio

    e Agosto) i raggiungono temperature massime superiori a 40C, mentreinvece, nei mesi pi

    freddi (Gennaio e Febbraio) le temperature minime non scendono praticamente mai al disotto

    dello zero.

    Lanalisi delle condizioni pluviometriche evidenzia come le precipitazioni medie annue sono

    in linea generale inferiori ai 500 mm e landamento climatico riconducibile al tipo temperato-

    arido, caratterizzato da precipitazioni concentrate nel periodo autunnale-invernale e quasi assenti

    in quello estivo.

  • Piano Territoriale Paesistico delle Isole Pelagie

    15

    Tali elementi climatici influiscono direttamente sul regime delle acque sotterranee: pur essendo le piogge concentrate nei periodi pi

    freddi, quando lavaporazione modesta, specialmente laddove, come nelle isole considerate,

    affiorano terreni ad elevata permeabilit (per porosit e fessurazione) linfiltrazione delle acque

    ruscellanti ugualmente modesta a causa della modesta estensione areale delle isole.

    Pertanto gli acquiferi sotterranei presentano capacit molto modeste e la loro ricarica

    avviene sostanzialmente nel periodo piovoso invernale mentre durante lestate, caratterizzata a

    lunghi periodi di siccit ed elevate temperature, si verificano condizioni di deficit diumidit negli strati pi superficiali del terreno.1

    3.1.2. Geologia, geomorfologia, idrologia

    LAMPEDUSA E LAMPIONE

    GENERALITA'

    Lampedusa, isola di natura calcarea, una porzione emersa della piattaforma continentale

    africana. L'isola, che insieme a Linosa e Lampione forma l'arcipelago delle Pelagie,

    subpianeggiante, pressoch priva di vegetazione e con aspetto simile ad alcune aree desertiche a

    serir dell'Africa settentrionale, libiche in particolare (SEGRE, 1960). La superficie in parte

    coperta da detrito e presenta evidenti segni di erosione eolica. I terreni affioranti appartengono ad

    una successione cenozoica di ambiente di piattaforma carbonatica. I depositi attuali sono

    costituiti prevalentemente da sabbie carbonatiche di origine eolica.

    L'isola la pi grande dell'arcipelago e dista dalla costa siciliana circa 195 km e da quella

    tunisina 120 km. Ricorda vagamente la forma di un triangolo rettangolo, allungandosi per circa

    11 km da Capo Ponente in senso est-ovest e terminando con tre punte (Capo Grecale, Punta

    Parrino e Punta Sottile). La costa ha uno sviluppo di circa 40 km. Sull'isola non si raggiungono

    quote elevate: il punto pi alto in localit Albero Sole ove si raggiungono 133 m s.l.m.

    Geologicamente costituita da un esteso tabulato calcareo, con profonde incisioni che

    interessano quasi l'intero settore meridionale e che drenano le acque di precipitazione meteorica

    verso la costa meridionale. La successione litostratigrafica affiorante comprende rocce

    prevalentemente carbonatiche, localmente ricoperte da depositi clastici sciolti di varia natura ed

    et.

    Lampedusa e Lampione, quest'ultimo poco pi di uno scoglio disabitato, sono isolate

    dall'Africa a causa delle variazioni del livello del mare dovute alle variazioni eustatiche del

    periodo quaternario.

    A poche decine di metri dalla costa meridionale, si trova l'isola dei Conigli, scoglio di forma

    irregolare, largo 250 m, lungo 300 m e alto 27 m.

    La localizzazione dell'isola, in posizione quasi baricentrica fra Sicilia, Tunisia e Libia,

    determina condizioni climatiche caratteristiche di un ambiente di transizione con caratteri

    peculiari delle regioni meridionali italiane e di quelle costiere nordafricane, con variazioni

    climatiche locali tipiche delle condizioni di insularit.

    Oggi Lampedusa si presenta come un altopiano brullo, con un patrimonio naturalistico

    notevolmente impoverito a causa della crescente pressione antropica e dei massicci

    1 Dip.to Territorio e ambiente Servizio 4 Assetto del territorio e difesa del suolo PAI Isole Pelagie

  • Piano Territoriale Paesistico delle Isole Pelagie

    16

    disboscamenti operati nel passato, soprattutto nel secolo scorso, i cui effetti geo-pedologici sul

    territorio sono chiaramente evidenziati dalla scarsa presenza di suolo agrario e, l dove questo

    totalmente assente, dal disfacimento degli strati rocciosi pi superficiali con la formazione di una

    sorta di coltre detritica in vaste aree dell'isola. Soltanto lungo le incisioni vallive e lungo le coste

    rocciose si ritrovano ancora tracce delle formazioni vegetali che coprivano con tutta probabilit

    l'isola fino alla prima met dell'800. Secondo la descrizione del Calcara (in DI MARZO, 1855)

    essa mostrava infatti, ancora nel secolo scorso, una densa e fitta boscaglia. Alcuni interventi di

    riforestazione sono stati effettuati soprattutto nella zona occidentale (Vedi Sottosistema biotico -

    La flora e la vegetazione).

    Come noto la vegetazione esercita un effetto limitante nei confronti della mobilitazione dei

    terreni presenti in superficie. Questo effetto tanto pi evidente quanto pi la copertura vegetale

    continua, in particolare in presenza di boschi fitti o con sottobosco. Il suolo viene saldamente

    trattenuto, anche nei suoi elementi fini, e la vegetazione diventa il fattore fondamentale che

    consente la formazione di un suolo mediante disgregazione e alterazione delle rocce. E' evidente

    quindi il rapporto stretto tra vegetazione e pedogenesi, cos come altrettanto evidente che la

    vegetazione limita i processi erosivi attribuibili all'acqua e al vento, contribuendo in modo

    determinante alla stabilit morfologica.

    L'assenza della copertura vegetale nell'isola di Lampedusa ha pertanto l'effetto di ampliare

    notevolmente i processi erosivi, impedendo una percolazione lenta dell'acqua piovana a

    vantaggio dello scorrimento superficiale; si pu parlare di una situazione di resistasia, concetto

    introdotto da Erhard (1967), (in contrapposizione a quello di biostasia) nella quale si ha scarsa

    protezione del suolo, fenomeni di erosione generalizzata e frequente frantumazione meccanica

    delle rocce.

    Oltre al disboscamento massiccio avvenuto nel secolo scorso ed ai processi naturali legati alla

    particolare situazione climatica dell'isola, le cause dell'instaurarsi di una situazione di resistasia

    vanno ricercate anche in altre attivit umane che con i processi naturali hanno certamente

    interferito, quali gli effetti locali del dissodamento, del pascolo, dell'uso e del successivo

    abbandono dei terreni da parte degli abitanti.

    L'istituzione della riserva naturale ha posto sotto tutela parte del territorio e ha contribuito alla

    valorizzazione naturalistica dell'isola, del suo patrimonio botanico e, indirettamente, anche alla

    conservazione del suolo, limitando gli effetti della desertificazione in atto. L'assenza di attivit

    insediative e speculative nell'area tutelata favorisce l'evoluzione della vegetazione naturale e

    conseguentemente l'arricchimento del suolo.

    METODOLOGIA

    Le Linee Guida del Piano Territoriale Paesistico della regione siciliana tracciano un percorso

    di lavoro che, attraverso una serie di ricerche tematiche, conduce alla redazione del piano

    paesistico.

    Dall'esperienza maturata nel corso dei processi di pianificazione paesistica gi conclusi in altre

    isole minori della Sicilia e in accordo con le metodologie fissate dalle Linee Guida, si individua

    un quadro di analisi tematiche relative alla redazione dei piani, che, con riferimento alla

    definizione del paesaggio geologico e geomorfologico, riguardano per il sistema naturale abiotico

    i caratteri litostrutturali, geomorfologici ed idrologici che condizionano l'evoluzione del

    paesaggio. La salvaguardia di questi aspetti concorre alla tutela e alla conservazione del

    paesaggio stesso, alla difesa del suolo e delle sue risorse.

    Nel metodo seguito per le analisi sul paesaggio geologico e geomorfologico delle isole di

    Lampedusa e Linosa si tengono inoltre in considerazione le analoghe indagini condotte per la

  • Piano Territoriale Paesistico delle Isole Pelagie

    17

    definizione delle valenze geologico-geomorfologiche finalizzate alla redazione dei Piani

    Territoriali Paesistici delle altre isole circumsiciliane. In particolare si prendono in

    considerazione le componenti riguardanti gli affioramenti litologici che caratterizzano il territorio

    dell'isola, le strutture tettoniche e quelle geologiche, gli aspetti geomorfologici che concorrono

    alla definizione della storia morfoevolutiva del territorio, le localit interessate da morfologie

    tipiche generate dall'interazione tra litologia, tettonica e geodinamica esogena, forme che

    rivestono particolare importanza paesaggistica, tratti di costa di elevato valore geologico ed

    ambientale. Le componenti sono state individuate sul territorio, oltre che per mezzo di indagini

    sul campo, attraverso limpiego dell'ortofotocarta digitale ottenuta dal volo ARTA del 2008 e

    sono state successivamente riportate in cartografia vettoriale attraverso limpiego di un GIS e

    restituite per gli elaborati di piano su supporto cartaceo in scala 1:10.000.

    Gli elaborati comprendono:

    - carta geologica dell'isola di Lampedusa (da GRASSO & PEDLEY, 1988, mod.)

    - carta geomorfologica dell'isola di Lampedusa

    - carta geologica dell'isola di Linosa (da LANZAFAME et al., 1994, mod.)

    - carta geomorfologica dell'isola di Linosa

    ASPETTI GEOLOGICI

    Pochi autori hanno approfondito dettagliatamente gli aspetti geologici di Lampedusa. Alcuni

    di essi hanno inserito l'isola in un quadro pi ampio di ricerche inerenti la situazione strutturale

    dell'intero bacino del Mediterraneo. In particolare GRASSO et al. (1985) hanno messo in risalto

    il rapporto esistente tra gli aspetti strutturali di Lampedusa e il rift di Pantelleria, mentre

    GRASSO & PEDLEY (1988) hanno pubblicato la carta geologica di Lampedusa in scala

    1:10.000 e recentemente Agnesi e Federico (1995) hanno affrontato e messo a confronto gli

    aspetti geografici, geomorfologici, geologici e climatici di Lampedusa, Linosa e Pantelleria.

    Lampedusa ha origine esclusivamente sedimentaria. Essa costituita da una successione di

    terreni calcarei cenozoici, depositatisi in ambiente di piattaforma carbonatica, parzialmente

    ricoperti da depositi pleistocenici.

    I terreni calcarei appartengono alla Formazione Lampedusa (GRASSO et al., 1985), che

    comprende tre membri, il pi antico dei quali il membro di Cala Pisana, datato al Tortoniano,

    che affiora, con uno spessore massimo di circa 20 m, nella zona orientale dell'isola, tra Cala Creta

    e Cala Pisana. Si tratta di depositi di scogliera e di avanscogliera carbonatica noti come "Strati di

    Punta Maccaferri" che comprendono biolititi a Porites, molluschi ed alghe calcaree (Halimeda)

    (BURGIO e CATALISANO, 1994). I depositi sono in parte erosi per sollevamenti tettonici

    sinsedimentari. Lateralmente passano all'intervallo noto come "Strati del Vallone Imbriacole"

    presso Punta Sottile e agli "Strati di Punta Guitja" presso Punta Maccaferri. Questi ultimi

    rappresentano il sedimento di avanscogliera e affiorano nella costa sudorientale dell'isola da Cala

    Pisana fino ad est dell'isola dei Conigli. Si tratta di calcari oolitici, alternati con strati ricchi di

    rodoliti e con lumachelle calcaree, con bivalvi e foraminiferi bentonici. Verso ovest questi strati

    mostrano passaggi laterali con gli "Strati del Vallone Imbriacole". Lo spessore massimo di questo

    intervallo di 25 m (AGNESI & FEDERICO, 1995).

    Nella successione segue poi il membro di Capo Grecale, anch'esso riferibile al Tortoniano,

    costituito da micriti carbonatiche bianche o giallastre con evidenti segni di bioturbazione,

    contenenti briozoi, ostree, pectinidi, alghe e formaminiferi bentonici (Elphidium crispum,

    Ammonia tepida), affiorante soprattutto nella zona nord-orientale dell'isola, con spessore da 0 a

    30 m.

  • Piano Territoriale Paesistico delle Isole Pelagie

    18

    Nelle vicinanze della faglia di Cala Creta gli strati basali sono assenti per erosione dovuta a

    deformazioni tettoniche sinsedimentarie, mentre a nord, nella zona di capo Grecale, sono presenti

    locali discordanze sinsedimentarie.

    Questo intervallo noto come "Strati del Vallone Imbriacole" con riferimento alla localit ove

    meglio visibile la stratigrafia.

    La parte apicale della sequenza costituita da biocalcareniti sottilmente stratificate con

    abbondanti modelli di bivalvi e gasteropodi, sequenza nota come "Strati di Cala Calandra", che

    nella zona di Cala Creta poggia direttamente con lacuna stratigrafica sulle biolititi del membro di

    Cala Pisana, in quanto assente il membro inferiore di Capo Grecale. Da notare che questi livelli

    affiorano solamente nella costa orientale di Lampedusa, ad est della faglia di Cala Creta, con

    spessore compreso tra 10 e 30 m.

    Pi recente il membro del Vallone della Forbice, di et compresa fra il Tortoniano superiore

    e il Messiniano inferiore. Esso costituito da biocalcareniti, in parte dolomitizzate, con alghe

    calcaree, molluschi, echinoidi e miliolidi e Borelis melo melo nell'intervallo inferiore (spessore

    tra 25 e 40 m), organismi tipici di ambiente di sedimentazione di piattaforma. Questi terreni

    affiorano nelle porzioni settentrionali e occidentali di Lampedusa, e tuttavia possibile osservare

    delle sezioni complete solo nelle incisioni vallive pi profonde.

    Il passaggio all'unit sottostante, costituita dalle micriti carbonatiche del membro di Capo

    Grecale, concordante e graduale.

    Un livello potente da uno a tre metri costituito da calcari a lumachelle separa questa parte

    basale dalla sovrastante che consta di circa 10 m di biocalcareniti, analoghe a quelle presenti

    nell'intervallo inferiore. Tra Punta Muro Vecchio e Punta Cappellone sono presenti alcuni metri

    di laminiti dolomitiche e calcari stromatolitici sottilmente stratificati che rappresentano gli strati

    miocenici pi recenti affioranti nell'isola.

    I depositi pi recenti, databili al Pleistocene inferiore, sono rappresentati da calcareniti

    organogene, bianco-rosate, generalmente massive o raramente stratificate in banchi di pochi metri

    di spessore. Presso Punta Parise, nella costa settentrionale, presentano stratificazione incrociata e

    si ritrovano adagiate su una preesistente falesia parzialmente sepolta. Esse giacciono in

    discordanza sopra i terreni del substrato miocenico ed affiorano estesamente nel settore

    occidentale di Lampedusa.

    A volte presentano struttura pseudo-oolitica. Contengono frammenti di molluschi e

    foraminiferi bentonici. A sud di Punta Parise si rinvengono, intercalati in questa formazione,

    paleosuoli di circa mezzo metro di spessore con Hydrobiidae e gasteropodi continentali. Lo

    spessore massimo in affioramento di circa 18 m (AGNESI & FEDERICO, 1995).

    Seguono nella successione depositi eolici costituiti da sabbie in prevalenza carbonatiche a

    stratificazione incrociata, del Pleistocene superiore, in parte ricoperti da terre rosse, che affiorano

    nel settore centro-orientale dell'isola, in particolare nelle incisioni vallive principali. Poggiano sui

    terrazzi marini tirreniani nella costa orientale (zona di Punta Parrino, Cala Pisana e Cala

    Calandra). Lo spessore della sabbie compreso tra 0 e 12 m.

    Seguono, a luoghi, brecce ad elementi carbonatici con matrice costituita da terra rossa

    (Pleistocene superiore - Olocene), con abbondante presenza di calcrete. Anche le brecce sono

    presenti all'interno delle incisioni vallive principali e, a luoghi, al tetto delle sabbie eoliche, con

    spessore da 0 a 5 m (GRASSO & PEDLEY, 1988).

    A nord della spiaggia dei Conigli insiste un deposito di falda di detrito riferibile all'Olocene.

    Fra i depositi attuali si collocano anche le spiagge presenti sulla costa dell'isola, anche se in

    numero molto limitato ed esclusivamente sul versante meridionale. Si tratta di depositi sabbiosi o

    sabbioso-ghiaiosi di piccola estensione, ubicati generalmente in corrispondenza delle incisioni

    vallive che caratterizzano quel versante, all'interno delle piccole insenature che movimentano la

  • Piano Territoriale Paesistico delle Isole Pelagie

    19

    costa. Le spiagge pi estese sono quelle della Guitja, tra Punta Guitja e Punta Favaloro, e quella

    dei Conigli, di fronte l'omonima isola, ma altri piccoli depositi sabbiosi si trovano presso il

    Vallone della Forbice e il Vallone Profondo, Cala Madonna, Cala Croce, Cala Francese e Cala

    Pisana e nell'area portuale del centro abitato di Lampedusa.

    Lampione

    L'isolotto di Lampione, di natura calcarea come Lampedusa, appartiene anch'esso alla

    piattaforma continentale africana.

    Questa piccola isola costituita per intero da una successione di calcareniti bianco-grigiastre,

    dolomitizzate. Questi termini si presentano stratificati in banchi spessi da uno a tre metri, con

    giacitura suborizzontale, depositatisi in ambiente di laguna di retroscogliera di facies liburnica in

    cui sono stati riconosciuti anche episodi di emersione testimoniati dalla presenza di strutture tipo

    "Birds-eye". La successione stata datata all'Eocene medio-superiore, appartiene alla formazione

    Halk El Menzel ed stata informalmente definita come membro Lampione. Nell'isolotto affiora

    per uno spessore massimo di 36 m (quota pi elevata di Lampione).

    Sono presenti foraminiferi bentonici, con predominanza di Miliolidi, frammenti di fossili e

    peloidi.

    ASPETTI GEOMORFOLOGICI

    L'isola di Lampedusa si presenta come una placca calcarea dalla superficie piatta, uniforme e

    debolmente inclinata verso sud. Per la sua struttura geologica l'isola viene considerata

    morfologicamente stabile, mentre l'assetto stratigrafico-strutturale generale della serie affiorante

    mostra una immersione verso meridione, con modeste pieghe locali che non modificano tuttavia

    l'aspetto prevalentemente tabulare dell'intero territorio.

    L'intero tratto della costa settentrionale, da Punta Parise a Capo Grecale, ed occidentale, da

    Capo Ponente a Punta Parise, mostra rocce stratificate che, senza soluzione di continuit e con

    andamento irregolare, scendono verso il mare con ripide scarpate, la cui altezza raggiunge anche

    novanta metri. L'intenso idrodinamismo che caratterizza questo tratto genera fenomeni erosivi di

    grande rilevanza nella conformazione costiera; esso ha determinato infatti la formazione di

    imponenti falesie dall'aspetto affascinante e la presenza nel mare antistante di numerosi scogli,

    alcuni dei quali di grandi dimensioni (Scoglio Pignolta, Scoglio del Sacramento, Faraglione).

    La costa orientale e quella meridionale sono invece molto frastagliate ed alternano falesie, ripe

    e piccole spiagge sabbiose, e profonde insenature. Da Capo Ponente a Punta Galera la costa,

    caratterizzata da affioramenti micritici, presenta ancora tratti di falesia che si alternano a tratti di

    costa alta rocciosa e di costa medio-bassa in corrispondenza delle incisioni vallive - queste ultime

    testimonianze paleoidrografiche della zolla continentale di cui lisola fa parte - che in alcuni casi

    terminano sulla costa ad una quota pi alta del livello del mare dando luogo alla formazione di

    fondovalli pensili. Caratteristiche di questo tipo si riscontrano soprattutto nei valloni pi

    occidentali (dell'Acqua, Profondo, ecc.). Altri invece, come il vallone che fronteggia l'isola dei

    Conigli, terminano con un tratto di spiaggia sabbiosa, nota come zona di ovodeposizione della

    tartaruga Caretta caretta (Vedi Sistema naturale biotico - La flora e la vegetazione - Zoologia).

    Da Punta Galera verso est l'area costiera muta sensibilmente caratteristiche: la costa ora si fa

    pi bassa e digradante dolcemente verso il mare e delimita una serie di terrazzi marini tirreniani

    che occupano quasi tutto questo tratto costiero; essa caratterizzata da una maggiore sinuosit e

    fino a Punta Sottile, estremit sudorientale dell'isola, si susseguono numerose insenature (Cala

  • Piano Territoriale Paesistico delle Isole Pelagie

    20

    Greca, Cala Madonna e Cala Croce), alcune anche abbastanza profonde; tra queste ultime di

    rilievo Cala Grande, nella quale si affaccia l'abitato di Lampedusa, utilizzata come area portuale.

    Oltre Punta Maccaferri la costa, che mostra in affioramento termini biolititici, si mantiene

    bassa e rocciosa, con alcune piccole insenature (Cala Malk, Cala Francese), fino a raggiungere

    Punta Sottile, un promontorio roccioso ove l'azione dei marosi ha creato forme particolari di

    erosione e un piccolo ingrottato.

    La costa orientale mostra, da Punta Sottile a Cala Pisana, un breve tratto di costa di altezza

    non elevata, frastagliata, con il promontorio di Punta Parrino e le insenature di Cala Uccello e

    della stessa Cala Pisana, una delle pi grandi dell'isola. Lungo il bordo settentrionale di Cala

    Pisana la costa cresce in altezza con ripide scarpate rocciose e prosegue con tale configurazione

    fino a Capo Grecale, dove raggiunge altezze superiori a cinquanta metri.

    Lampione

    Lampione un isolotto che si trova a circa 18 km a est-nord-est di Capo Ponente. Di forma

    irregolare, largo 180 m e lungo 700 m. Si erge dal livello del mare per 36 m e la superficie

    interamente spianata. La costa ha caratteristiche omogenee lungo tutto il perimetro, con una

    ripida scarpata che circonda l'isolotto.

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    21

    Componenti del sottosistema abiotico

    a) componenti geologiche:

    1) LITOLOGIA

    - Formazione Lampedusa

    MEMBRO DI CALA PISANA

    E' il membro pi antico di tutta la sequenza, la cui et complessiva il Tortoniano. Affiora

    nella zona orientale e in quella meridionale dell'isola. E' costituito da due tipi di rocce

    carbonatiche, riferibili a depositi di scogliera e di avanscogliera:

    - biolititi a coralli (Porites), molluschi ed alghe calcaree, costituenti gli "Strati di Punta

    Maccaferri"; rappresentano depositi di scogliera ed affiorano lungo la fascia costiera che

    compresa tra Cala Creta e Punta Sottile e sono parzialmente erosi per sollevamenti tettonici

    sinsedimentari. Nella zona di Cala Pisana ospitano un deposito fossilifero di rilevante interesse

    paleontologico, oggetto di recenti studi (BURGIO e CATALISANO, 1994).

    - calcari oolitici, che rappresentano depositi di avanscogliera, alternati a strati con rodoliti e

    lumachelle calcaree, il cui contenuto fossilifero ricco di bivalvi e foraminiferi bentonici.

    Affiorano lungo la fascia costiera meridionale, nella zona compresa tra Cala Francese e l'isola dei

    Conigli.

    MEMBRO DI CAPO GRECALE

    L'et complessiva attribuita a questo membro il Tortoniano e, con qualche dubbio,

    Messiniano inferiore per gli strati pi alti della successione.

    Gli strati basali, noti come "Strati del Vallone Imbriacole" sono costituiti da:

    - micriti carbonatiche bianche o giallastre con tracce evidenti di bioturbazione, contenenti

    briozoi, ostree, pectinidi, alghe e foraminiferi bentonici. Affiorano nella zona orientale di

    Lampedusa, in particolare nell'area del centro abitato e dell'aeroporto, nelle vicinanze di Cala

    Creta e soprattutto nella zona che compresa tra Guitgja e Muro Vecchio. Nei pressi della faglia

    di Cala Creta sono assenti per l'erosione dovuta a deformazioni tettoniche sinsedimentarie. La

    stratigrafia completa di questi terreni visibile nel Vallone Imbriacole.

    - La parte apicale della successione, nota come "Strati di Cala Calandra", costituita da

    biocalcareniti sottilmente stratificate, ricche di modelli di bivalvi e gasteropodi; affiora nella

    costa orientale, a nord di Cala Calandra e ad est della faglia di Cala Creta con lacuna stratigrafica

    sulle biolititi del membro di Cala Pisana, in quanto assente il membro inferiore di Capo Grecale.

    MEMBRO DEL VALLONE DELLA FORBICE

    E' il pi recente della formazione Lampedusa, essendo stato datato fra il Tortoniano superiore

    e il Messiniano inferiore.

    La sequenza costituita da due successive stratificazioni di biocalcareniti, in parte

    dolomitizzate, contenenti alghe calcaree, molluschi, echinoidi e miliolidi e Borelis melo melo. Il

    contenuto fossilifero testimonia un ambiente di sedimentazione di piattaforma. Tali terreni

  • Piano Territoriale Paesistico delle Isole Pelagie

    22

    affiorano estesamente nella parte centrale dell'isola, in localit Terranova e nella parte

    occidentale, lungo la fascia costiera meridionale e nelle incisioni vallive che la solcano, nelle

    quali possibile osservare sezioni con la successione completa. I due depositi biocalcarenitici

    sono separati da un livello di calcari a lumachelle, con spessore variabile da 1 a 3 metri.

    La parte apicale della sequenza invece formata da laminiti dolomitiche e calcari

    stromatolitici; affiorano soltanto nella zona ad est della faglia in localit Aria Rossa, nelle

    vicinanze della fascia costiera settentrionale, con livelli dello spessore di qualche metro.

    - Depositi recenti

    La successione di terreni calcarei cenozoici che caratterizza la formazione Lampedusa

    parzialmente ricoperta da depositi pi recenti, di et pleistocenica. Tali depositi sono

    rappresentati da:

    calcareniti organogene, bianco-rosate, generalmente massive o raramente stratificate in banchi di pochi metri di spessore, con stratificazione incrociata nella costa settentrionale presso

    Punta Parise. Sono state datate al Pleistocene inferiore e giacciono in discordanza sui terreni del

    substrato miocenico. Affiorano estesamente in tutta la parte occidentale dell'isola;

    depositi eolici costituiti da sabbie prevalentemente carbonatiche a stratificazione incrociata, parzialmente ricoperti da terre rosse, datate al Pleistocene superiore, di spessore variabile da 0 a

    12 metri. Questi depositi poggiano sui terrazzi marini tirreniani della costa orientale (Punta

    Parrino, Cala Pisana e Cala Calandra);

    brecce ad elementi carbonatici, di et Pleistocene superiore-Olocene, la cui matrice costituita da terra rossa, con abbondante presenza di croste calcaree (calcrete), formazione legata

    alla precipitazione e ricristalizzazione all'interno del regolite del carbonato di calcio presente

    nelle soluzioni.

    - Depositi attuali

    I depositi attuali (Olocene) sono costituiti dalle spiagge presenti lungo la fascia costiera

    meridionale e dal detrito di falda che ricopre l'area a nord della spiaggia dei Conigli.

  • Piano Territoriale Paesistico delle Isole Pelagie

    23

    2) TETTONICA

    L'assetto tettonico dell'isola di Lampedusa caratterizzato dalla presenza di:

    un sistema di faglie trascorrenti sinistre, orientato NNO-SSE, che insiste nella zona centro-orientale. Secondo GRASSO & PEDLEY (1988) questo sistema si attivato in fase di

    sedimentazione del membro di Capo Grecale.

    un sistema di faglie dirette con orientamento NO-SE, attivatosi probabilmente nel Pliocene inferiore-medio (C.N.R., 1983), che ha interessato la porzione centrale.

    3) STRUTTURE GEOLOGICHE

    Si comprendono fra queste componenti del sottosistema naturale abiotico quelle forme di

    paesaggio modellate da fattori strutturali, quali la costituzione litologica delle rocce e le

    condizioni di giacitura, che condizionano i processi erosivi e dunque assumono un ruolo

    importante nella dinamica delle forme del rilievo e nell'assetto attuale dello stesso. Ovviamente

    tali forme strutturali sono state modellate da processi esogeni.

    superfici di spianamento (terrazzi): sono superfici pianeggianti o quasi pianeggianti risultanti dall'abrasione di precedenti rilievi durante i periodi di trasgressione marina che hanno

    interessato Lampedusa. Nell'isola queste superfici presentano limitati lembi di ghiaia a Strombus

    bubonius, riscontrabili a Cala Pisana e Cala Creta, riconducibili a due ordini di terrazzi marini di

    epoca tirreniana.

    b) componenti geomorfologiche:

    1) COSTE

    costa alta rocciosa a falesia: interessa quasi per intero la costa settentrionale, da Punta Parise a Capo Grecale, e quella

    occidentale, da Capo Ponente a Punta Parise. L'orlo della falesia si eleva dal livello mare per

    diverse decine di metri, sfiorando i cento metri nel tratto occidentale. In questo tratto la costa

    mostra rocce stratificate che, senza soluzione di continuit e con andamento irregolare, scendono

    verso il mare con ripide scarpate, la cui altezza raggiunge anche novanta metri. L'intenso

    idrodinamismo che caratterizza questo tratto genera fenomeni erosivi di grande rilevanza nella

    conformazione costiera; esso ha determinato infatti la formazione di imponenti falesie

    dall'aspetto affascinante e la presenza nel mare antistante di numerosi scogli, alcuni dei quali di

    grandi dimensioni (Scoglio Pignolta, Scoglio del Sacramento, Faraglione);

    costa alta rocciosa: questa tipologia si riscontra nella costa orientale dell'isola, da Cala Pisana fino a Capo

    Grecale, dove l'orlo della scarpata raggiunge altezze superiori a cinquanta metri; in questo tratto

    si susseguono ripide scarpate rocciose e, oltre Cala Pisana, insistono altre due insenature, Cala

    Creta e Cala Calandra;

    costa bassa rocciosa: riguarda il tratto di costa a sud-est compreso tra Cala Francese e Cala Pisana. Come gran parte

    della costa orientale anche questo tratto si distingue per la elevata frastagliatura: si susseguono

    infatti insenature e promontori, da Cala Francese a Punta Sottile fino a Punta Parrino e Cala

    Uccello;

  • Piano Territoriale Paesistico delle Isole Pelagie

    24

    costa bassa rocciosa che delimita orli di terrazzi: comprende il tratto costiero meridionale ad ovest di Cala Galera e il tratto che va da Punta

    Maccaferri a Cala Francese. Si tratta delle zone costiere che delimitano a sud le superfici di

    spianamento di epoca tirreniana. In effetti la morfologia costiera non differisce da quella della

    costa bassa rocciosa, ma la presenza dei terrazzi marini all'interno consente di operare questa

    distinzione;

    costa bassa rocciosa: valloni della costa meridionale: interessa brevi tratti costieri corrispondenti ad alcune tra le incisioni vallive del settore

    meridionale di Lampedusa ed in particolare quelle che insistono tra Capo Ponente e il Vallone

    della Forbice. In questo tratto le incisioni terminano con un fondovalle pensile, a quota pi

    elevata del livello del mare. La costa rocciosa e il tratto di mare antistante spesso disseminato di

    detriti rocciosi, frutto del trasporto delle acque incanalate dai valloni in occasione di

    precipitazioni violente ed occasionali.

    spiagge strette ampie pochi metri dei valloni della costa meridionale: riguardano i tratti di costa antistanti il vallone della Forbice, il vallone di fronte l'isola dei

    Conigli e il vallone Tabaccara, dove si sono accumulati depositi sabbiosi o sabbioso-ghiaiosi in

    una situazione di copertura del substrato roccioso, evento sicuramente raro per Lampedusa.

    2) FONDIVALLE

    Valloni della costa meridionale

    Nel generale aspetto tabulare che offre l'isola di Lampedusa i valloni della costa meridionale

    sono elementi connotanti del paesaggio geomorfologico. Si tratta di incisioni pi o meno

    profonde che solcano quasi tutta la parte meridionale e che rappresentano il risultato di un'azione

    erosiva molto spinta da parte delle acque meteoriche. Per la particolare configurazione che queste

    incisioni danno al paesaggio di Lampedusa si arrivati a paragonarlo a forme riscontrabili in aree

    desertiche libiche.

    C' una evidente sproporzione tra la grandezza delle incisioni vallive e l'assoluta assenza di

    modellamento fluviale attuale, tale da poter considerare "fossili" le valli fluviali. Inoltre, cos

    come avviene in aree subdesertiche, le incisioni vallive, in occasione di piogge di forte intensit,

    diventano sede di un rapido scorrimento dell'acqua sui versanti nudi, con immediata

    concentrazione sul fondovalle, dove, per durate brevi, si possono avere portate assai elevate.

    Fenomeni come questo sono stati osservati anche di recente a Lampedusa e risultano

    particolarmente negativi per l'economia dell'isola quando interessano, cos come avvenuto, le

    poche aree ancora coltivate del fondovalle dell'Imbriacole.

    Si distinguono incisioni vallive che terminano con fondovalle pensile (a), con deposito

    sabbioso (b) o con costa bassa rocciosa (c):

    vallone di Punta Parise (a)

    valloni presso Capo Ponente (a)

    vallone dell'Acqua (a)

    vallone Profondo (a)

    vallone della Forbice (b)

    vallone della spiaggia dei Conigli (b)

    vallone Tabaccara (c)

    valloni di Cala Greca (c), Cala Madonna (b) e Cala Croce (b)

  • Piano Territoriale Paesistico delle Isole Pelagie

    25

    vallone Imbriacole (b)

    3) TERRAZZI MARINI

    Le superfici terrazzate e le spianate di abrasione create dall'erosione marina in periodi di

    trasgressione interessano soltanto la parte orientale della fascia meridionale, dalla zona di Punta

    Galera a quella oggi occupata dalle infrastrutture dell'aeroporto.

    I terrazzi, appartenenti a due principali ordini (GRASSO & PEDLEY, 1988), si trovano a

    quote comprese tra 5 e 10 m s.l.m. e tra 10 e 20 m s.l.m. (spianata dell'aeroporto). Come accade

    non di rado si sono conservati sedimenti marini (ghiaie) e tracce fossili (resti di Strombus

    bubonius) visibili nella zona di Cala Pisana e Cala Creta.

    4) GROTTE

    I caratteri litologici e idrogeologici delle formazioni carbonatiche affioranti, i fattori

    geomorfologici e climatici favoriscono il manifestarsi dei fenomeni carsici. Tra questi gli

    ingrottati rappresentano una delle manifestazioni superficiali pi evidenti. Le grotte individuate

    sono concentrate nelle pareti rocciose delle incisioni vallive del versante meridionale (vallone

    Profondo, vallone della spiaggia dei Conigli, vallone Tabaccara) e nella fascia costiera di Cala

    Calandra.

    Di rilevante interesse un piccolo inghiottitoio carsico chiamato Grotta dei Briganti, a nord

    della spiaggia dei Conigli, nel quale stato tra l'altro rinvenuto materiale fossile con molti reperti

    di et olocenica (SARA' et alii).

    b) componenti paleontologiche:

    1) DEPOSITI FOSSILIFERI

    - Depositi fossiliferi di Cala Pisana.

    - Depositi fossiliferi di Cala Creta.

    - Depositi fossiliferi di Grotta dei Briganti.

    I primi studi paleontologici su Lampedusa, condotti da Segre (in ZAVATTARI, 1960), non

    hanno confermato la presenza di vertebrati nelle facies quaternarie. Studi pi recenti, resi

    possibili dall'Assessorato regionale dei beni culturali ed ambientali, hanno permesso la

    localizzazione di quattro depositi: due sono localizzati a Cala Pisana e gli altri a Cala Creta e in

    un piccolo inghiottitoio carsico, la Grotta dei Briganti.

    Per la descrizione dei depositi si rimanda al sottosistema naturale biotico - settore zoologico di

    questo piano.

    Criteri di valutazione

    Gli indirizzi normativi per la formazione dei piani territoriali paesistici locali si basano sui

    criteri di valutazione proposti dalle Linee Guida del P.T.P.R. e riguardano tutte le componenti del

    paesaggio geologico e geomorfologico in Sicilia. Alcune di queste componenti sono

    rappresentate a Lampedusa e tra esse molte assumono rilevanza in relazione allinsularit e alla

    rarit locale di alcune espressioni.

  • Piano Territoriale Paesistico delle Isole Pelagie

    26

    Le stesse Linee Guida individuano quale obiettivo del pianificazione paesistica, per quanto

    riguarda il settore geologico e geomorfologico, la salvaguardia dei caratteri litostrutturali.

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    27

    LINOSA

    GENERALITA

    Linosa, isola di natura vulcanica, viene edificata in un arco di tempo compreso tra 1.06 e 0.53

    milioni di anni fa, con attivit vulcanica nella quale sono state riconosciuti tre stadi: Paleo-

    Linosa, Sintema Arena Bianca e Sintema Bandiera.

    Il vulcanismo che caratterizza questa porzione del Canale di Sicilia viene alimentato dalle

    faglie che interessano l'intera area e che nell'arco di 8 milioni di anni ha consentito la formazione

    di numerosi seamounts vulcanici, dei sistemi vulcanici di Pantelleria e Linosa e che tuttora

    attivo (BECCALUVA, 1981; CALANCHI et al., 1989); si inserisce in una zona ove si

    sviluppano i grabens di Pantelleria, Linosa e Malta e dunque lungo la porzione assiale del Canale,

    dove lo spessore della crosta maggiore. Questi bacini sono colmati da depositi turbiditici plio-

    pleistocenici che raggiungono lo spessore di 2000 m nel graben di Linosa (COLANTONI, 1975;

    Winnoch, 1984).

    Linosa ha una superficie di circa 6 kmq e raggiunge una quota massima di 196 m s.l.m., ma la

    parte emersa rappresenta soltanto lo 0.1% del grande complesso vulcanico sottomarino, la cui

    base si trova a circa 800 m sotto il livello del mare.

    L'isola mostra la tipica morfologia dei rilievi vulcanici, con un complesso che si sviluppato

    in corrispondenza delle faglie NO-SE che delimitano a sud il graben di Linosa (CALANCHI et

    al., 1989) e che giocano un ruolo fondamentale durante l'evoluzione del complesso stesso: la

    tettonica infatti ha determinato la forma dell'intero sistema, allungato nella medesima direzione

    NO-SE e con una distribuzione dei centri eruttivi che dimostra chiaramente questa influenza.

    Due pause piuttosto prolungate dell'attivit vulcanica hanno determinato la formazione di

    altrettante discordanze in gran parte ricoperte da paleosuoli.

    ROSSI et al. (1996) raggruppano le rocce vulcaniche di Linosa in due sintemi: Arena Bianca e

    Monte Bandiera. I prodotti dei centri eruttivi pi antichi (Paleo-Linosa) non vengono posti in un

    terzo sintema perch la discordanza basale non visibile.

    Durante la fase pi antica, corrispondente alla nascita dell'isola, l'attivit vulcanica si svilupp

    lungo la direzione ONO-ESE e cos pure nel sintema Arena Bianca, come testimonia

    l'orientamento del complesso Cala Pozzolana di Ponente - Timpone 2 - Monte Nero. Lo stesso

    trend viene mantenuto nel sintema Monte Bandiera, come indicato dalle eruzioni fessurali di

    alcuni centri localizzati su discontinuit parallele al versante della costa SE dell'isola. LANTI et

    al. (1988) confermano il collegamento dell'attivit fumarolica con le discontinuit ONO-ESE.

    Un altro allineamento tettonico, collegabile a strutture di rilevanza regionale con orientamento

    NNO-SSE, stato attivo durante l'intera storia vulcanica di Linosa. Sia il litosoma Pozzo Salito

    (Paleo-Linosa) che il litosoma Montagna Rossa (sintema Monte Bandiera), con i suoi dicchi,

    sono impostati su assi NNO-SSE.

    Questo trend strutturale evidenziato dalla presenza delle faglie sul bordo settentrionale di

    Fossa Cappellano 2 (sintema Monte Bandiera) e quelle del litosoma Monte Calcarella (sintema

    Arena Bianca). Il primo gruppo ha una componente trascorrente, attivo durante le eruzioni di

    Fossa Cappellano 2 e consente al magma di risalire durante la fase eruttiva dei piccoli 'spatter

    cone' di Montagna Rossa. Il secondo gruppo taglia i depositi tufacei di Monte Calcarella, con

    spostamenti di decine di metri e con attivit sineruttiva evidente.

  • Piano Territoriale Paesistico delle Isole Pelagie

    28

    ASPETTI GEOLOGICI

    Le fasi dell'attivit vulcanica

    L'isola di Linosa sorta nell'arco di circa mezzo milione di anni (le ultime manifestazioni sono

    avvenute circa 500.000 anni fa) con tre fasi di attivit eruttiva (Paleo-Linosa, Arena Bianca,

    Monte Bandiera), separate da periodi di quiescenza segnalati dalla presenza di paleosuoli (PS1 e

    PS2 in LANZAFAME, 1994).

    Durante la fase pi antica della storia vulcanica sono attivi cinque centri eruttivi, tre tuff ring

    (Cala Pozzolana di Levante, Pozzo Salito e Fossa Cappellano 1) e due coni di scorie (Timpone 1

    e Monte Vulcano 1). L'attivit dei tre tuff ring esclusivamente idromagmatica: dapprima essa ha

    uno sviluppo in ambiente subacqueo, poi, con l'accumulo dei prodotti, essa diviene subaerea.

    L'attivit idromagmatica seguita da eruzioni magmatiche degli edifici scoriacei di Timpone 1 e

    Monte Vulcano 1. Alla fine di questa fase segue un periodo di quiescenza con la formazione del

    paleosuolo PS1.

    Il secondo periodo di attivit vulcanica (Sintema Arena Bianca) inizia con eruzioni

    idromagmatiche (Monte Calcarella e Cala Pozzolana di Ponente) che sono seguite da eruzioni

    magmatiche di Monte Biancarella, Timpone 2 e Monte Nero. Durante questo periodo le fasi

    magmatiche (esplosive ed effusive) sono pi significative rispetto al precedente e danno luogo ad

    emissioni di lava molto pi abbondanti. L'attivit di Monte Calcarella esclusivamente

    idromagmatica, mentre l'attivit del centro di Cala Pozzolana di Ponente indica una transizione

    netta da un regime idromagmatico ad uno magmatico; l'attivit successiva di Monte Biancarella,

    Timpone 2 e Monte Nero esclusivamente magmatica. La fine del secondo periodo sottolineata

    dalla presenza del paleosuolo PS2.

    Dopo questo ulteriore periodo di quiescenza inizia il terzo periodo di attivit vulcanica

    (Sintema Monte Bandiera) che si manifesta inizialmente come attivit idromagmatica (tuff ring di

    Fossa Cappellano) ed seguito prevalentemente da una fase magmatica (Monte Vulcano 2,

    Montagna Rossa e Monte Vulcano 3; eruzioni da fratture della Falesia di Monte Calcarella). La

    continuit di queste manifestazioni viene interrotta da una fase idromagmatica del tuff ring.

    Il primo stadio: Paleo-Linosa

    Nella prima fase della storia vulcanica di Linosa l'attivit vulcanica forma cinque centri

    eruttivi c