Piano offerta formativa pof = scelte educative

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PRIMA PARTE Scelte educative

SECONDA PARTE

Percorsi formativi

Centro educativo e scuola

centro Educativo e Scuola santa Paola Elisabetta Cerioli

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2004, 16 maggio la nostra Fondatrice, madre di tanti figli privati di futuro e di famiglia, è diventata santa. Ella ci conduce alla Santa Famiglia di Gesù, Giuseppe e Maria per indicarci la strada dell’Educare.

PRIMA PARTE

Scelte educative

SECONDA PARTE

Percorsi formativi

PIANO GENERALE POF fascicolo 1 Progetto educativo della Congregazione

fascicolo 2 La Scelta educativa (I parte) Percorsi formativi (II parte)

fascicolo 3 Pianificazione scolastica (III parte): pof – Scuola dell’infanzia A pof – sezione Primavera B Pof - Scuola primaria pof –Scuola secondaria

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INTRODUZIONE Cari genitori, cari docenti e tutti voi educatori: in questo Piano dell’Offerta Formativa (=pof) si tratta di noi e del nostro futuro. Si tratta di noi come docenti perché, attra-verso la relazione scolastica, attrezziamo i figli affidati a ‘giocare la bella avventura della vita’. Si tratta di noi come genitori perché, nella relazione familiare, facciamo loro intuire la ‘verità bella e semplice della vita’. Infine si tratta di noi co-me religiosi perché, nella relazione educativa che stabiliamo nel nostro Centro educativo e Scuola, offriamo uno spazio promettente di crescita. Insomma si tratta di noi perché il no-stro futuro e l’avvenire della civiltà dipendono soprattutto dalla qualità della relazione educativa e scolastica che riuscia-mo a far crescere con i figli che frequentano il nostro Centro educativo, la nostra Scuola. È ormai improcrastinabile un pat-to educativo tra religiosi, docenti e genitori per un futuro pro-mettente dei nostri figli. 1 – EDUCARE, LA SFIDA DEL FUTURO. Educare è difficile. Lo sperimentiamo tutti i giorni! Tuttavia come genitori, docenti, religiosi non possiamo abdicare al compito di educare, al compito cioè di rispondere davanti ai figli di un’immagine vera e buona della vita. Quindi se educare è difficile, è altret-tanto bello e gioioso perché non c’è gratificazione più bella che (vedere) crescere figli, uomini e donne. Un figlio, la sua storia vale l’universo intero! Il compito di educare stenta a diventare una vera occupazio-ne, un laboratorio di vita nel quale confrontarsi con altri genito-ri. Infatti se la pre-occupazione per i figli alimenta apprensione e dubbi nei genitori, ciò non riesce a istruire comportamenti effettivi, per far sì che cresca nel genitore quella fiducia im-mediata e spontanea che dovrebbe avere nella sua opera edu-cativa.

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Oggi c’è bisogno di occuparsi non solo materialmente dei nostri figli attraverso cibo e casa, scuola e vestito, cose e sva-ghi; ma anche più spiritualmente, cioè interrogandosi su quale speranza propiziare, quale futuro immaginare e vivere con loro! Nonostante le fatiche, come educatori intuiamo che la nostra stessa vita esprime agli occhi dei figli un messaggio; intuiamo che da quel messaggio dipende, per una parte de-terminante, la loro futura visione della vita. Per questo, anche se difficile, non vogliamo venir meno al compito di educare, non smettiamo di ricercare spazi e tempo nei quali, attraverso il percorso della conoscenza (sapere) arrivare a piccoli passi e con ferma costanza, alla verità di sé e della vita, alla sua bellez-za e alla sua promessa. Nelle cui pieghe scoprire traccia di un mistero, di un Altro che tutto sostiene e prende tra le sue ma-ni: Dio, il padre. 2 - LA NOSTRA SCUOLA E L’EDUCARE. Come religiosi della Sacra Famiglia, dalla lunga e sedimentata esperienza educati-va e scolastica, raccogliamo le attese, le sfide educative e il desiderio dei genitori di avere luoghi positivi, costruttivi, so-lari entro cui far crescere i propri figli attraverso un Centro educativo che comprende una scuola dell’Infanzia, Primaria e Secondaria e, per il futuro, speriamo una scuola superiore. Educhiamo e facciamo scuola con la collaborazione di docenti che condividono i nostri ideali. Il compito di educare e di istruire l’abbiamo ricevuto dalla nostra Fondatrice, S. P. E. Cerioli, che è stata una madre di quattro figli; e dalla buona tradizione dei religiosi che ci han-no preceduto nella Congregazione della Sacra Famiglia. Cu-stodiamo e facciamo crescere il sogno di prenderci cura delle giovani generazioni che si affacciano -timide e spavalde, sicu-re e spaventate, sazie e povere- alla porta della vita, del futu-ro. Un tempo ci prendevamo cura dei figli ’orfani’ soprattutto della civiltà bergamasca e bresciana, oggi accompagnamo i figli della civiltà occidentale –per lo più ‘orfani di padre e di Dio Padre’- ad aprire cuore, mente e mani ad un senso pro-mettente della vita e ad interessarsi del vasto mondo di altri bambini e ragazzi sfruttati, minacciati e abbandonati, in Afri-

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ca come in America Latina. I nostri Centri educativi stanno diventando sempre più luoghi di formazione delle coscienze e del sapere che fermenta la vita. Come religiosi della Sacra Famiglia sappiamo che la scuola ha un compito didattico, ma anche valenze educative, non solo perché trasmette valori, ideali, fede, ma perché introdu-cendo ad una visione etica e religiosa dell’apprendimento culturale (visione simbolica), apre obiettivamente a questo li-vello, dove avviene la disposizione libera di ogni alunno di fronte alle istanze supreme della vita. Educare alla vita e alla speranza: questo è il nostro progetto che realizziamo principalmente attraverso la Scuola. Un figlio trascorre nella nostra Scuola i più delicati e importanti della sua esistenza: infanzia, fanciullezza, adolescenza. Ha esplicitato in modo molto chiaro l’idea di educazione per i religiosi e per coloro che li coadiuvano nella loro azione il Capitolo generale della nostra Congregazione:

«Educare secondo lo stile cerioliano è propiziare presso la co-scienza dell’altro (bambini, adolescenti, giovani, tutti) che la vita è così bella che val la pena di essere vissuta e spesa per un ideale. La nostra Fondatrice, la Santa Paola Elisabetta, considera l’edu-care come una ‘seconda creazione’. Ci sollecita così a ricordarci il carattere generativo (una seconda nascita) e il profilo religioso (la creazione di Dio) di ogni relazione. (…) L’educazione cerioliana per tutti e per chi è senza avvenire (cura dei poveri con l’educazio-ne) è il nucleo centrale del Carisma e come tale segna tutta l’azio-ne pastorale Sacra Famiglia».

3 - EDUCARE INSIEME: FAMIGLIA, RELIGIOSI, DOCENTI. La ne-cessaria scelta educativa del nostro Centro e Scuola coinvolge nell’opera educativa famiglia, religiosi, docenti e territorio. Per cui la Scuola che ogni giorno cerchiamo di realizzare si costituisce su questi pilastri: il primo, una conoscenza che, oltre che favorire una cultura generale, apra all’altro, faccia cioè intuire la vita come un prezioso dono da spendere per ideali promettenti (solidarietà); il secondo, un metodo di studio che attrezzi per la vita (imparare ad imparare); il terzo, una buo-

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na alleanza con le famiglie perché l’opera educativa risulti il più efficace per i figli e, per i genitori, sia occasione per deci-frare il mondo che i loro figli stanno vivendo. 4 - ’QUESTO’ PIANO DELL’OFFERTA FORMATIVA - POF La sfida dell’educazione, nel vivace contesto della nostra tra-dizione educativa, si è tradotta in un progetto educativo (cf fa-scicolo 1) e, nella sua traduzione, che è questo strumento del piano dell'offerta formativa (po.f.) è il documento con il quale ogni scuola dichiara la propria identità, offrendo alle famiglie degli alunni uno strumento di conoscenza dell'Istituto. Esso è inoltre il mezzo attraverso cui si armonizzano gli interventi educativo-didattici della scuola stessa, sulla base della costi-tuzione italiana e dei programmi ministeriali. Il Piano dell'Offerta Formativa è deliberato dal Collegio dei docenti per ciò che attiene gli aspetti formativi, didattici e pedagogici, dal Consiglio di Istituto per le finalità generali e organizzative. L’originalità che questo strumento riveste è dovuta al doppio legame che lo vede collegato: da un lato alla riconosciuta auto-nomia dell’Istituzione scolastica; dall’altro alla logica del cur-ricolo. La riforma, che la nostra Scuola ha anticipato in alcune delle sue parti, ha operato un autentico cambiamento di para-digma culturale, dove si modifica sostanzialmente il rapporto tra Centro e Scuola. Scompaiono i programmi nazionali e si impongono i curricoli elaborati localmente dalla scuola: il curricolo sta all’autonomia come il programma nazionale stava al centralismo del sistema scolastico. Una delle principali caratteristiche della scuola del curricolo è l’aderenza alla realtà sociale entro la quale la scuola opera e l’attenzione particolare all’alunno. La didattica è chiamata a concepirsi situata in un contesto sociale, economico e cultura-le non generico, e l’attenzione alla situazione di partenza de-gli alunni rappresenta il primo passo della progettazione cur-ricolare. I docenti sono perciò chiamati a dialogare con la co-munità sociale ed il curricolo viene a costituire il vestito su misura della scuola.

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Per cui anche la nostra Scuola dell’Infanzia, Primaria, Secondaria si avvale dell’autonomia (D.P.R. n. 275/1999), cioè della libertà di iniziativa al fine di rendere il servizio educativo più rispondente alle esigenze degli allievi e delle allieve, delle famiglie e del terri-torio. Questo pof è suddiviso in tre parti: nella prima parte SCELTA EDU-

CATIVA presentiamo l’ideale e i valori a cui si ispira il progetto del CENTRO EDUCATIVO E SCUOLA ‘SANTA PAOLA ELISABETTA CE-

RIOLI’ in definitiva l’orizzonte entro cui si colloca la nostra opera educativa e scolastica. La seconda parte riguarda i PERCORSI FORMATIVI e considera la traduzione dei valori con percorsi curricolari ed extracurricolari. La terza parte riguarda la PIANIFICAZIONE SCOLASTICA nell’indivi-duazione delle soluzioni di carattere organizzativo e didattico. Per evidenziare il carattere unitario della nostra Scuola presente-remo i progetti del POF della Scuola dell’Infanzia (materna), del-la Scuola Primaria (elementare) e della Scuola Secondaria (media). Fondamento di tutto questo è il progetto educativo di Congrega-zione (cf fascicolo 1). 5 - CONCLUSIONE Vorremmo che questo strumento diventasse per genitori, docen-ti ed educatori una mappa per educare e insegnare nel nostro Cen-tro educativo e Scuola. Ci accompagni la nostra Fondatrice: il suo messaggio educativo, la sua maternità|paternità spirituale, la sua gioia di vivere nei luoghi che lei ha solo immaginato (i nostri centri educativi), in-somma il suo stile, sia per noi un modo per diventare sempre più autenticamente uomini e donne anche attraverso il mestiere di docenti, genitori ed educatori. Ci sono buone ragioni per continuare ad educare e a ‘fare Scuo-la’ sotto lo sguardo materno della nostra Fondatrice.

p. Antonio Consonni, Superiore locale

Dirigente Scolastico, Preside Secondaria, Direttore Infanzia e Primaria p. Luca Ghirardelli, Direttore Secondaria

p. Alessandro Bergami, viceDirettore Scuola Primaria fra Franco Giassi, Collaboratore

con tutta la Comunità religiosa Sacra Famiglia

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PRIMA PARTE scelta Educativa

l’ideale e i valori a cui si ispira il progetto del Centro educativo e Scuola santa Paola Elisabetta Cerioli

1. CONGREGAZIONE SACRA FAMIGLIA. LINEE ESSENZIALI 1. L’ideale di una madre: Santa Cerioli

2. La Congregazione che custodisce l’ideale 3. Frammento dell’ideale: la nostra scuola

2. FIGLI E FAMIGLIE DI OGGI

1. Il contesto sociale in cui opera la Scuola 2. Le famiglie della nostra Scuola 3. I figli di oggi, figli di sempre: fanciulli, bambini, ragazzi

3. IL TERRITORIO DI ORZINUOVI & DINTORNI

1. Le agenzie educative del territorio 2. Le esigenze del territorio 3. Il rapporto con il Comune

4. LA STRUTTURA

1. Lo spazio. 2. Le strutture & la piscina 3. Il servizio di trasporto

La prima parte SCELTA EDUCATIVA presenta l’ideale e i valori a cui si ispira il progetto del CENTRO EDUCATIVO E SCUOLA in definiti-va l’orizzonte entro cui si colloca la nostra opera educativa e scolastica. Infatti come ogni buon architetto, prima di progettare, considera l’ambiente, il terreno, la cultura su cui vorrà edificare, così è necessario conoscere gli ideali che sostengono la nostra azione educativa. Considereremo perciò la Congregazione reli-giosa che gestisce la scuola, la qualità relazionale delle famiglie e dei figli che frequentano il nostro Centro educativo, il territorio dove la scuola sorge ed opera.

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1. LA CONGREGAZIONE SACRA FAMIGLIA. LINEE ESSENZIALI

1. L’ideale di una madre: Santa Cerioli Il tragitto della vita di santa Paola Elisabetta Cerioli è la realiz-zazione di un ideale: esprimere maternità, creatività, genero-sità prima verso i suoi figli e dopo la perdita dei figli propri, verso i figli degli altri, poveri e senza avvenire. E rintracciare in tutto questo il compiersi della ‘volontà di Dio’. Come ciascuno di noi nasce in una famiglia che lo accoglie e in un paese che gli insegna l’«abc» della vita, così la storia di Costanza -questo è il nome di battesimo della nostra Fonda-trice prima di chiamarsi suor Paola Elisabetta- ha avuto come teatro il paese di Soncino, un paese della pianura cremonese. Nasce il 28 gennaio del 1816, in una famiglia ricca, in un bel-lissimo palazzo, tra suppellettili preziose, ori e attenzioni. Dalla madre la figlia impara, piano piano, ad aprire gli occhi e il cuore sui bambini poveri e orfani, e si commuove davanti a tanta infelicità, domandandosi: «perché nel mondo c’è tanta ingiustizia?» Leggeva le storie di personaggi illustri, ma so-prattutto studiava la bibbia. I genitori, quando si presentò il conte Gaetano Busecchi, ve-dovo di Maria Teresa Tassis, per chiedere Costanza in sposa, vedendolo formato di qualità morali ed artistiche ineccepibili, la concessero in sposa, passando sopra l’età matura (58 anni) e la vedovanza. Costanza lo trattava tuttavia con molta dol-cezza e sollecitudine. La vita familiare di Gaetano e Costanza fu presto allietata e benedetta dalla nascita di quattro figli: Francesca Maria Tere-sa (1836); Carlo Alessandro Francesco (1837); Raffaele Gaeta-no (1838) e un ‘angioletto’ senza nome (1842). Tra i figli, tutti morti prematuramente, Costanza ebbe una particolare predi-lezione per Carlo: buono, solare, capace di stabilire amicizie. Erano bellissime le sere che passavano a guardare le stelle e ad immaginare quando sarebbero stati lassù, con Dio. Carlo

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però, dopo essere stato in Collegio, morì di tisi, giovanissimo, il 16 gennaio 1854. La mamma lo considerava un Angelo (cioè un Messaggero) per il suo carattere dolce e fermo, ma anche perché prima di morire le aveva detto: «Dio ti darà altri figli. Non rattristarti!». Dopo il figlio, nel Natale dello stesso anno, morì anche il marito. Lei si trovò sola, senza più il calore di una famiglia, con un ingente patrimonio da gestire e in un incerto futuro. «Io non sapevo più che cosa fare di me: girando per ogni dove del palazzo, ogni cosa mi ricordava il mio caro figlio Car-lo: tutto mi affliggeva». Sono queste le parole sconsolate di Co-stanza nella sua solitudine, senza alcun conforto se non in Maria Addolorata. Trovò in una nuova confidenza in Gesù -morto per amore, vissuto a Nazaret nella Santa Famiglia- lo spunto per dare un senso alla sua solitudine. Come tanti papà e tante mamme di oggi che hanno perso il loro figlio in un incidente, per malat-tia o perché si è allontanato dalla fede, Paola Elisabetta guar-dando a Maria, comprese il suo strazio di madre, ma anche la grazia di diventare nuovamente ‘madre’ di altri figli; pensan-do a Giuseppe e alla sua Famiglia si sentiva protetta e al sicu-ro. Più forti, sempre più insistenti riecheggiavano nel suo cuore le parole del figlio: «Il Signore ti farà di nuovo madre». Così il suo nuovo cammino partito dalla Croce, passando at-traverso Nazaret dove Gesù aveva vissuto nella sua famiglia, approdò alla vita dei figli orfani, ‘senza avvenire’ della sua terra: lì apprezzò la vita quotidiana e la storia d’ogni giorno. Lì imparò ad aprire il suo cuore al mondo, soprattutto ai bambini orfani. Dopo due anni di solitudine e dopo un corso di esercizi spiri-tuali vissuti intensamente, Costanza si sentì come rasserena-ta. Quando il giorno 7 gennaio dell’anno 1856 aprì il portone del palazzo ad una bambina orfana della campagna di Co-monte e l’accolse nella sua casa, dopo averla rivestita, datole da mangiare, e dopo averla custodita per giorni e poi per an-ni, si ricordò di suo figlio. Paola Elisabetta morì il 24 dicembre 1865, ma la sua maternità creativa continua ancora oggi.

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2. La Congregazione che custodisce l’ideale Dal piccolo gesto di accoglienza di una bambina orfana nac-que la Congregazione dei religiosi (4 novembre 1863) e delle religiose (8 dicembre 1862) della Sacra Famiglia che, evangeliz-zando attraverso l’educazione, continuano il sogno di madre Paola Elisabetta Cerioli: fare del mondo la famiglia di Dio, dove genitori ed educatori fossero come un ponte verso la paternità e maternità di Dio. La comunione di intenti di idea-li, di prospettiva tra religiosi e religiose doveva essere come Maria e Giuseppe per Gesù luogo affettivamente di grande intensità per potere sperimentare la bellezza della vita e della storia: essere cioè padri e madri (‘spirituali’) per tutti i figli che ci vengono affidati, ma soprattutto di coloro che non han-no avuto la possibilità di sperimentare la gratificante paterni-tà e maternità di un padre e di una madre, unico accesso per scoprire la paternità e maternità più grande di Dio. Era il 4 novembre quando nasceva a Villacampagna di Sonci-no (Cremona) l’Istituto maschile della Sacra Famiglia: proprio nel giorno della memoria di S. Carlo Borromeo, ricordo im-mediato del figlio Carlo. A Comonte c’era un palazzo patrizio circondato dalle abitazioni dei contadini addetti ai lavori del-la proprietà terriera dei Tassis. A Villacampagna, invece, pic-colo villaggio dipendente dalla grossa e storica borgata di Soncino, c’era un grosso cascinale -il tipico cascinale della pianura padana- di proprietà dei Cerioli, passato in eredità a Costanza. Gli inizi furono difficili, sotto la prova del fuoco: si vide allora di quale forza e coraggio erano pieni sia la Fonda-trice sia Giovanni Capponi, primo fratello della Congregazio-ne. E si vide ancora di quanto pratico affetto circondarono l’opera il Vescovo di Bergamo mons. Speranza e mons. Val-secchi, che presero a cuore la direzione generale dell’Istituto, avendo al fianco il fedelissimo Giovanni Capponi. La prova diventò ancor più grande quando nel 1865, appena due anni dopo la fondazione, la Fondatrice morì , lasciando una Comunità ancora agli inizi costituita da quattro Fratelli e da una decina di Orfani.

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Nel 1868 si potè realizzare il desiderio della Fondatrice di portare nella Diocesi di Bergamo –e precisamente a Martinen-go nel Convento dell’Incoronata- anche la sede dell’Istituto maschile. L’ingresso solenne dei religiosi a Martinengo av-venne ai primi di dicembre alla presenza di mons. Speranza e di don Luigi Palazzolo. Nonostante i generosi sforzi, gli anni successivi furono carat-terizzati da notevoli difficoltà tanto da far temere una repen-tina chiusura dell’Istituto stesso agli inizi del nostro secolo. Il nuovo direttore don Angelo Orisio, mandato dal Vescovo Guindani perché provasse a rivitalizzare l’Opera ormai ago-nizzante con il prevosto di Leffe, don Davide Mosconi, come collaboratore, lavorarono a riordinare l’Istituzione e a farla progredire. Il 19 marzo 1986 la Congregazione dei Religiosi approvava definitivamente le Costituzioni e riconosceva la Congregazione di Diritto Pontificio. Dal 1925 la Congregazione svolge la sua missione nei con-fronti dei minori anche a Orzinuovi. Dapprima con un orfa-notrofio e poi con il passare del tempo con un Collegio, oggi con un Centro educativo e Scuola apprezzati su tutto il terri-torio. Il Capitolo generale del 2013 ha ribadito alcune idee fonda-mentali della nostra esperienza. Per evangelizzare, dobbiamo innanzitutto lasciarci evangelizzare dalla Parola di Dio, dal carisma e dalla vita dei poveri. Evangelizzare ci rimanda dun-que alla nostra conversione personale, come operai del van-gelo. Evangelizzare educando è stato lo slogan sintetico della nostra esperienza educativa. «Il nostro essere mandati ad evangelizzare i poveri» (Lc 4,18) passa inesorabilmente e primariamente nell’impegno a formare le coscienze delle giovani generazio-ni, che il loro avvenire; destinato, comunque, ad interazione planetaria. In questo senso l’educazione appare soprattutto come la forza più potente ed efficace in grado di fornire l’ac-cesso per tutti alla cittadinanza terreste in una comunità pla-netaria.

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3. Frammento dell’ideale: la nostra scuola Le tappe che hanno portato alla costituzione del nostro Cen-tro educativo e Scuola santa Paola Elisabetta, da tutti cono-sciuto come Andreana sono queste: 1921, 23 settembre: don Giuseppe Musletti, nativo di Orzi-nuovi e parroco di Ovanengo, esprime il desiderio di lasciare tutto il suo patrimonio alla Congregazione della Sacra Famiglia perché venga aperto, possibilmente nel Comune di Orzinuo-vi, un Orfanotrofio per raccogliere, allevare e istruire ed educare orfani poveri 1925, 11 novembre: a nome e per conto della Congregazione della Sacra Famiglia, padre Francesco Tomasoni con fratel Gio-vanni Capister, due suore e un gruppo di ragazzi, prende possesso della Possessione Landriana. 1926: l’Istituto Andreana s’avvia ad accogliere circa 35-40 ra-gazzi che hanno frequentato le prime classi elementari a Mar-tinengo e la classe quinta a Villacampagna. Impegnati nell’at-tività agricola, i giovani migliori seguono i corsi di scienze agrarie e zootecnica tenuti dal prefetto d’agraria fratel G. Ca-pister. 1932-33: viene avviata la Scuola Agraria serale. Fratel Omobo-no Pezzoli insegna agraria e zootecnia, mentre il maestro Branchi e il professor Gardoni cultura generale. 1941, giugno: i dieci allievi migliori vengono inviati ad Orzi-nuovi per sostenere gli esami del Secondo Corso presso il Regio Corso d’Avviamento Professionale di Tipo Agrario. 1946, ottobre: riapre la Scuola di Avviamento serale con l’istitu-zione del Terzo Corso. 1954, 8 settembre: viene inaugurato il nuovo grande padiglio-ne con dormitorio, refettorio e officina meccanica agraria. 1955-56, ottobre: l’Istituto Andreana accoglie anche ragazzi esterni che hanno terminato il ciclo elementare, come convit-tori o semi convittori per il periodo scolastico che frequenta-no il corso triennale di Avviamento Professionale Industriale. 1957, ottobre: approntate nuove aule, la palestra e il laborato-rio, l’Istituto Andreana ottiene l’autorizzazione ad ospitare una

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sezione staccata dell’Avviamento Professionale Industriale Stata-le di Orzinuovi. 1960, 1 ottobre: l’Istituto Andreana ospita una sezione coordi-nata dell’Istituto Professionale Industria e Artigianato “Moretto” di Brescia (I.P.S.I.A.), l’antica Scuola Tecnica. 1963-64: soppressa la Scuola d’Avviamento Professionale, l’Istitu-to Andreana ospita una sezione staccata della nuova Scuola Media Unica di Orzinuovi. 1974, 1 settembre: il complesso scolastico dell’Andreana ospita la sezione staccata dell’Istituto Tecnico “Don Primo Mazzolari” di Verolanuova. 1989, 13 maggio: il decreto ministeriale concede il riconosci-mento legale alla Scuola Media “P.E.Cerioli” con decorrenza dall’anno scolastico 1988-89. Il Ministero della P.I. riconoscerà lo status di Scuola Media Paritaria con decreto 28 febbraio 2001. 2000, 14 settembre: autorizzata dal Dirigente Scolastico del Circolo Didattico di Orzinuovi, s’avvia la Classe Prima della Scuola Primaria ‘P.E.Cerioli’. Con decreto 27 febbraio 2003 il M.I.U.R. riconosce lo status di Scuola Primaria Paritaria. 2003, 11 settembre: avvio del primo anno della Scuola dell’In-fanzia “P.E.Cerioli”. 2005, Con decreto 28 novembre il M.I.U.R. riconosce lo status di Scuola dell’Infanzia. 2005, gennaio: inizio lavori di ristrutturazione della Piscina. 2006, 2 ottobre: avvio del C.I.S. / Consiglio d’Istituto della Scuola per custodire e far crescere la continuità e la collabora-zione tra religiosi, docenti, genitori delle tre sezioni della Scuola. 2007, 2 ottobre: avvio del movimento delle famiglie per l’E-ducazione e la Famiglia.

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[ Perché la nostra Scuola si chiama Andreana ? ] Generalmente, i cascinali della pianura padana prende-vano denominazione dal cognome della famiglia proprie-taria, oppure da una particolare emergenza naturale: un dosso, un bosco, una pianta, …. Verso la metà dell’800, il gruppo familiare Gossalli-Moretti-Legnani fa costruire sul Campo La Vigna, posto nella contrada della Madonni-na dell’Oglio, una vasca per la macerazione del lino, fi-bra allora molto richiesta sul mercato lombardo. Per uti-lizzare una derivazione della Roggia Mezzarola, la strut-tura viene interrata tanto da richiedere una scaletta in mattoni per accedervi. È così infossata da richiamare le buie androne dei centri urbani, il che le merita la deno-minazione di L’andruna, che si estende al terreno che la ospita e più tardi alla cascina che su di esso nel 1881-83 vi farà costruire il proprietario Enrico Salini, nativo di Soncino e farmacista in Milano. Per la prima volta, nella mappa catastale del 1898 la Cascina Landruna è ufficialmente segnalata come Casci-na Landriani, evidente interpretazione burocratica dell’indecifrabile toponimo originario. Per altre fantasiose contaminazioni popolari, di qui seguirà Cascina Landria-na e finalmente L’Andreana.

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2. FIGLI E FAMIGLIE DI OGGI 1. Il contesto sociale in cui opera la Scuola Il Centro educativo e Scuola santa Paola Elisabetta Cerioli sorge nella bassa bresciana, al confine con il basso bergamasco e l’alto cremonese. Il Comune è quello di Orzinuovi, paese con più di 8000 abitanti, immerso nel verde della pianura. Le tre aree di confine comportano oggi un ruolo marginale nel con-testo socio-economico e politico delle tre province di apparte-nenza. Tuttavia la ricchezza di sorgive e fontanili hanno per-messo lo sviluppo di una rigogliosa agricoltura con la forma-zione di una classe agraria particolarmente intraprendente e tradizionalista. Lo sviluppo economico del secondo dopoguerra ha prodotto il rapido trapasso da un’industria di trasformazione (filanda e caseifici) ad una di servizio e di integrazione delle produzioni e dei complessi produttivi urbani. Accanto ad una vasta serie di attività commerciali stanziali e itineranti, s’è andata negli ultimi anni affermando una fitta rete di attività produttive autonome e di insediamenti della grande distribuzione. Ne consegue una realtà economica va-ria ed eterogenea che permette l’assorbimento sia degli esu-beri agricoli che del settore industriale, mentre non presenta problemi di riduzione occupazionale il settore dell’artigiana-to tradizionale e d’innovazione. Sotto l’aspetto economico, quindi, l’area gravitante attorno alla Scuola registra uno scarso livello disoccupazionale. L’in-traprendenza degli abitanti, garantendo un livello di benesse-re al di sopra della media nazionale, promuove una particola-re attenzione alle scelte educative dei figli per due ragioni: la necessità di una scuola che supplisca alla scarsa disponibilità di tempo da dedicare ai figli e l’opportunità di garantire loro una preparazione adeguata per un inserimento nel mondo del lavoro per un futuro professionalmente più qualificato e socialmente gratificante. In un raggio di 30 KM dalla scuola

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vive una popolazione di oltre 80.000 persone. A livello sociale è fenomeno sempre più rilevante la rottura dei nuclei familiari e le esperienze di fallimenti matrimoniali. Un fenomeno molto rilevante negli ultimi anni è la forte pre-senza di extra-comunitari, dapprima costituita da maschi adulti alla ricerca di lavoro, ora da interi gruppi familiari con relativa presenza di bambini. 2. Le famiglie della nostra Scuola Le famiglie che portano i loro figli al nostro Centro e Scuola vivono un buon clima familiare e sono sostanzialmente unite, anche se molte vivono la ferita dell’incomprensione, del disa-gio, della separazione, clima non certo favorevole alla riuscita scolastica. Ancora più rilevante il disagio che si registra dove i figli vivono situazioni di rottura familiare spesso seguite da forti tensioni tra i due genitori. Il bambino viene spesso con-teso dalle due parti più come segno di vittoria sull’ ex coniu-ge che come scelta educativa nei confronti del minore. Si sta imponendo un nuovo modello di ‘vivere la famiglia’, che registra il modello di tutta la civiltà occidentale. Dal modello ‘figli con genitori’ si sta passando al modello ‘coppia con fi-glio’. In altre parole: la relazione filiale appare più solida del rapporto spesso instabile tra i coniugi e dunque la famiglia si va costituendo anzitutto in funzione del figlio. Come dire che i matrimoni (e le convivenze) si rompono con una certa facilità, ma i bambini restano. Nella stragrande maggioranza dei casi sono gli uomini che con colpevole disinvoltura smettono di fare i padri, lasciando i loro (ex) figli non solo senza affetto, ma quasi sempre anche senza i mezzi necessari per vivere dignitosamente. Il clima delle famiglie di oggi è definito da due profili: essa è privata ed affettiva. Privata, nel senso di sistematicamente se-questrata rispetto a quei sistemi di scambio sociale, ai quali si affida la vita pubblica; a differenza di quella tradizionale nel-

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la quale era il centro a procedere dal quale prendeva forma ogni rapporto sociale. Affettiva, nel senso che ingrediente del legame familiare, anzi tendenzialmente esclusivo, diventa appunto l’affetto. Questi due tratti della figura della famiglia rendono assai arduo il compito educativo, perché predispone lo spazio per la lievitazione della figura materna, attraverso l’oscillazione dei due comportamenti quali la rassicurazione incondiziona-ta e il cosiddetto ricatto affettivo. Per educare tuttavia è ne-cessario che il bambino guadagni progressivamente la perce-zione di uno sfondo, di un modo dunque più grande del suo rapporto con la madre, entro il quale soltanto quel rapporto trova la sua misura e la sua verità. A quel mondo più grande deve rimandare il rapporto stesso tra genitori e figli; in quel mondo esso deve cercare i criteri che consentono di vivere in maniera responsabile. Le famiglie che scelgono il nostro Centro educativo e scuola appartengano a questo contesto sociale, culturale ed econo-mico. Tuttavia le ragioni sono molto variegate: ci sono fami-glie che portano i loro figli al nostro Centro educativo e Scuo-la per la condivisione di una comune prospettiva ideale della vita: cristianamente impostata e saggiamente caratterizzata. Pur nella sua spiccata laicità, la scuola rimane fortemente connotata dalla sua definizione religiosa. Tuttavia la scuola è qualificata significativamente dal suo essere scuola cattolica. Ci sono, invece, famiglie che scelgono la scuola perché en-trambi i genitori lavorano. Esso appare senza dubbio uno dei motivi che spinge le famiglie a scegliere un’istituzione che permette una custodia qualificata del bambino per l’intera giornata. La motivazione, spesso ben esplicitata al momento dell’iscrizione, permette di recuperare il senso della collabo-razione della scuola con la famiglia, non in senso vicario, so-stitutivo, ma nello spirito di un’alleanza costruttiva. Queste ragioni non impediscono alla nostra proposta di farsi propositiva e interpellante la coscienza dei genitori.

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3. I figli di oggi, figli di sempre: fanciulli, bambini, ragazzi

Le età della vita dei figli di cui ci occupiamo sono l’infanzia con i bambini della scuola dell’Infanzia, la fanciullezza con i bambini della Primaria, l’adolescenza con i ragazzi della Secondaria (e, speriamo in futuro, la giovinezza con una scuola Superiore). Queste età della vita sono quelle ‘primarie’, ‘basilari’, ‘paradigmatiche’ nelle quali è concentrato il senso dell’espe-rienza umana tutta. Le acquisizioni realizzate in ciascuna di queste età non si oppongono a quelle dell’età precedente, piuttosto le riprendono in un’ottica progressivamente più larga. Inoltre ciascuna età rimanda alla successiva e dispone ad essa. Ogni età della vita non è soltanto fase provvisoria e caduca di un processo, prefigura invece l’immagine dell’inte-ro, dunque la verità della vita tutta. Lo svolgimento delle età assume la forma di una progressiva ripresa di significati già presenti nell’età precedente. Ci pare utile rilevare le caratteristiche di ogni età, prima di considerare gli eventuali ‘disagi’, per capire anche il compito assegnato alla nostra istituzione. L’INFANZIA è metafora per dire il senso della vita. L’aspetto più qualificante dell’età infantile è la meraviglia. La madre nei suoi gesti rivela obiettivamente una verità cosmica: Non temere, figlio mio, non sei solo in questa rischiosa avventura della vita. Tutti saranno buoni con te, tutte le cose ti saranno propizie, se tu stesso sarai fedele all’alleanza. L’esperienza effettiva di questa età è dunque momento indi-spensabile per accedere al senso della vita. L’agire della ma-dre e del padre mirano consapevolmente a dischiudere alla verità, al senso, alla speranza: a ciò deve mirare soprattutto la qualità complessiva del loro rapporto reciproco. Lo stupore che suscita la presenza del figlio, la sorprendente capacità della madre di rispondere alle sue attese, molto prima che siano espresse, rivelano il profilo religioso, la densità religio-

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sa di tale età. Come dire: riconosci che il padre e la madre assu-mono nella tua vita la figura di primi e insostituibili interpreti del Padre che è da sempre e per sempre, che solo può dare la vita senza fine; riconoscilo sempre, e non soltanto fino a che sei piccolo e la cosa appare ai tuoi occhi del tutto ovvia. LA FANCIULLEZZA appare tra tutte le età della vita come la più felice e, insieme, anche la più feconda. La meraviglia è il trat-to caratterizzante anche l’età della fanciullezza. Il fanciullo conosce la meraviglia della corrispondenza quasi magica dela realtà alla sua iniziativa: essa genera una sorta di euforia. In questa età si produce -o quanto meno, dovrebbe prodursi– l’apprendimento della legge, intesa nel suo profilo di regola di vita. La sintesi del reale rimane ferma per tutte le successive età: essa rimane per sempre una sorta di mito fondatore della vita dell’adulto. La sintesi felice realizzata nella fanciullezza è immagine e prefigurazione della sintesi che egli dovrà perse-guire lungo il cammino della vita. La fanciullezza è figura preziosa della vita buona; ed è figura essenziale per conoscere e realizzare quello che è buono in ogni stagione della vita. Fa parte della vita buona la qualità di non essere dominata dalla ricerca di sé, ma dalla dedizione a ciò che appare degno: ‘che sapore ha una vita non spesa? Non solo: in questa stagione sono realizzate molteplici espe-rienze di consuetudine con il grande mondo, le quali rimar-ranno per sempre tracce preziose per trovare la figura della vita adulta. All’età della vita ’facile’ dell’infanzia –facile perché si è come portati, assistono le risorse naturali- segue L’ADOLESCENZA. L’adolescenza è un’età nella quale il soggetto deve decidere di sé. Per operare quella scelta occorre affidarsi ad un’autori-tà, dunque, ad un padre più che umano. La minaccia massi-ma alla nostra libertà non viene certo oggi nei paesi occiden-tali dalla miseria e dalla costrizione, viene invece dal difetto di evidenza dell’autorità, che sola consente il dono della vita. Nell’adolescenza si manifesta una legge che pure dovrà esse-

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re ricercata come qualificante per rapporto alla vita umana tutta: la vita non è possibile se non nel segno della libertà! L’uomo nasce senza scegliere, ma non può vivere se non a questa precisa condizione, di riprendere la prima nascita me-diante la sua scelta libera. Nel processo dell’adolescenza (Blos) distingue quattro fasi tipiche. Il suo schema sembra suggerire con efficacia le linee essenziali secondo le quali si svolge il processo dell’adolescenza: preadolescenza; prima adolescenza; adolescenza vera e propria; tarda adolescenza. Di fronte alle varie fasi della vita, i nostri bambini e i nostri ragazzi quali ‘problemi’ vivono? I profondi mutamenti che segnano la società della cultura contribuiscono a plasmare l'identità dei figli di oggi. La frammentarietà, il bombardamento di informazioni, la fragilità emotiva, l’instabilità sono alcuni dei tratti che carat-terizzano la loro vita di oggi. A livello cognitivo c’è da registrare un’elevazione delle cono-scenze possedute da parte del bambino, ma una maggior dif-ficoltà ad organizzarle e a gestirle in situazione, una difficoltà da risolvere, i problemi a coniugare il livello cognitivo con quello emotivo. Ecco perché abbiamo adottato il metodo dell’imparare ad imparare! A livello socio-educativo si registra una sempre più preoccu-pante nuclearizzazione della famiglia con relativo isolamento dal contesto sociale e incapacità per il minore di aprirsi alla dimensione sociale. La fragilità di riferimenti valoriali, uniti al poco tempo a disposizione della coppia per stare con il bambino porta spesso ad affidare le cure nei primi anni di vita o ai nonni o ad agenzie che sostituiscano le famiglie. Ec-co perché l’alleanza con le famiglie!

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3. IL TERRITORIO DI ORZINUOVI & DINTORNI

1. Le agenzie educative del territorio Le Scuole del Comune di Orzinuovi relativamente alla Scuola sono così strutturate: > SCUOLA DELL’INFANZIA:

statale (a Coniolo, frazione di Orzinuovi); comunale (Garibaldi); privata (Canossiane);

> SCUOLA PRIMARIA: STATALE > SCUOLA SECONDARIA DI 1° GRADO: STATALE > SCUOLE SUPERIORI STATALI con vari indirizzi di studio:

. Liceo scientifico

. Liceo PNI (piano nazionale informatica)

. Liceo linguistico

. Istituto tecnico commerciale IGEA

. Istituto per geometri tradizionale + sperimentazione

. IPSIA

. Istituto tecnico industriale a indirizzo informatico Iniziative a favore della famiglia e, in particolare, dei minori sono gestite dalla Parrocchia e dalle Amministrazioni comunali del territorio. - La parrocchia di Orzinuovi nell’anno 2004 ha aperto un Centro di consulenza per la persona, per la coppia, per la famiglia rivolto alle parrocchie della Zona Pastorale ‘beata Stefana Quinzani’ (….). Il Centro, di dichiarata ispirazione cristiana, è nato dal cuore delle Parrocchie, è animato da una Associazio-ne di volontariato ed opera nel rispetto delle norme di legge italiane, offre assistenza a tutti senza distinzione di razza, lingua e religione.

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- Le Amministrazioni comunali del territorio –attraverso la cooperativa sociale ‘La Nuvola’- si propone con due iniziati-ve: Genitorialità, con la quale si riflette sul ruolo di genitori, sui loro dubbi, domande e incertezze. Il servizio ‘sportello Genitori’ gestito dall’équipe psicopedagogica della cooperati-va è rivolto a tutti i genitori, indipendentemente dall’età del proprio figlio. Con l’iniziativa dell’Affido si afferma che ‘ogni bambino ha diritto ad una famiglia’ (legge 149/2001) con l’intento di co-struire insieme un gruppo di famiglie disponibili all’affido o appoggio di minori che vivono momenti di disagio. L’inizia-tiva è rivolta a tutti. I Comuni che gestiscono tale iniziativa fanno parte dell’Am-bito 8 (Orzinuovi, Barbarica, Borgo S. Giacomo, Brandico, Corza-no, Dello, Lograto, Longhena, Maclodio, Mairano, Orzivecchi, Pompiano, Quinzano, San Paolo, Villachiara)

Nella tabella riportata a pagina seguente

sono indicati i paesi di provenienza dei bambini della nostra scuola.

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2. Le esigenze del territorio Ogni territorio attraverso i suoi abitanti e i loro bisogni espri-me delle esigenze particolari. Per quanto riguarda l’educazio-ne dei figli si avverte la necessità di strutture per bambini dai 0 ai 3 anni; di agenzie che si occupino dei bambini extra-comunitari; di riduzione del disagio giovanile e di nuovi in-dirizzi per le Scuole superiori. 3. Il rapporto con il Comune Il rapporto con il Comune di Orzinuovi è buono. Sono in atto varie forme di collaborazione: un contributo per ogni alunno della Scuola dell’Infanzia residente e un contributo annuo per progetti didattico-formativi, un progetto scolastico da presentarsi all’inizio di ogni anno scolastico, inserito nel pia-no di diritto allo studio (legge regionale 1980); organizzazio-ne capillare con il comune di residenza dei bambini per il recupero dei costi dei libri scolastici; Giocoestate.

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4. LA STRUTTURA DEL CENTRO EDUCATIVO E SCUOLA

1. Lo spazio Il Centro educativo e Scuola è inserito nel contesto naturale del Parco dell’Oglio. È vicino al Santuario e al Centro scola-stico polivalente superiore G. Cossali. Il complesso è arricchito dalla presenza di una bella piscina. 2. Le strutture

Scuola dell’Infanzia - 4 sezioni

Aule con bagni | 4 sezioni

Spazio gioco Esterno

Spazio gioco Interno

Mensa

Scuola Primaria - sezioni A e B

Aule | 10 su due piani

Bagni

Aula Docenti

Aula Educatori

Spazio GIOCO

Infermeria

Scuola Secondaria - sezioni A B C

Aule | 9

Bagni

Aula Docenti

Aula Educatori

Spazio GIOCO

Infermeria

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Spazi Comuni Interni

Segreteria

Biblioteca

Laboratorio Scienze

Laboratorio Arte

Palestra

Piscina

Mensa

BAR

La Casa è antisismica. È colorata. Funzionante se-condo le normative statali.

Spazi Comuni Esterno

Campi di Calcio | 6

Campo Pallavolo

Campo Pallacanestro

Campo Calcetto

Spazio Giochi Bambini

Chiesa dedicata alla Santa Famiglia

Piazzale

La Casa è accogliente per le feste di compleanno, per le cresime e per le prime comunioni.

La Casa ospita anche i ritiri dei bambini e dei ragaz-zi con le loro famiglie che si preparano alla cresima e alla prima comunione

Laboratorio Informatica

Laboratorio MultimedialeMusica

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3. La piscina La Scuola, per l’attività scolastica di Motoria, utilizza la ri-strutturata piscina. Questa struttura possiede tre vasche e un acquascivolo. Una di queste vasche è dedicata interamente ai bambini, mentre un’altra, in inverno viene ricoperta per i corsi rivolti alle famiglie. In estate vengono utilizzati gli spazi verdi a disposizione, costituiti da tre campi dal calcio più un parco dedicato al relax. La piscina inoltre possiede un bar attrezzato, un campo da beach volley.

Associazione polisportiva dilettantistica Andreana - Sacra Famiglia

A. P. D. Andreana - Sacra Famiglia

via Milano 81 - 25034 Orzinuovi . BS tel. 030—94.39.34 www.andreana.it

[email protected]

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5. Il servizio di trasporto: i BUS La nostra Scuola per un servizio più qualificato alle famiglie e ai loro figli offre un servizio BUS. Per vivere il viaggio verso Scuola o verso Casa come momento educativo di amicizia e di dialogo indichiamo queste regole di comportamento. Il non rispetto di queste regole necessarie per un buon viag-gio e per l’incolumità degli studenti può portare alla rescis-sione del contratto.

PATTO STUDENTI, FAMIGLIA E SCUOLA PER IL VIAGGIO IN BUS

IL PAPÀ E LA MAMMA LEGGONO AL FIGLIO

1. Rispetta le regole comuni della buona educazione, con il saluto e il dialogo agli amici di viaggio, all’autista e all’educa-tore. Se sei più grande prenditi cura dei più piccoli.

2. Quando c’è un problema rivolgiti immediatamente all’edu-catore: su ogni BUS è garantita la sua presenza.

3. All’inizio dell’anno ti viene assegnato un posto, di cui sei responsabile e che dovrai tenere fino a nuova indicazione.

4. È VIETATO durante il viaggio:

> alzarsi dal tuo posto, per motivi di sicurezza;

> urlare, dire parolacce, mettere i piedi sui sedili;

> usare il cellulare, nel cui caso verrà ritirato;

> consumare cibi o bere, masticare ‘gomma’…

5. Se non rispetti queste regole:

> per prima cosa sarai richiamato presso la famiglia con una lettera del Direttore;

> nel caso non migliorassi, verrai sospeso dal servizio BUS per 1 o + giorni, in base alla gravità. Nel tal caso saranno i genitori ad accompagnarti a scuola;

> se non dovessi cambiare, mettendo a repentaglio l’incolu-mità dei tuoi amici, ci sarà la sospensione definitiva dal servi-zio BUS;

6. Eventuali danni arrecati al BUS verranno prontamente ri-sarciti dopo aver informato tempestivamente la famiglia.

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SECONDA PARTE percorsi formativi

traduzione dei valori con percorsi curricolari ed extracurricolari

1. UNA COMUNITÀ CHE ‘TESTIMONIA’ E APPRENDE 1. La scuola dell’infanzia, primaria, secondaria oggi

2. La scuola Sacra Famiglia 3. Docenti: padri, madri, figli

2. STILE EDUCATIVO

1. Sullo stile della Santa Famiglia 2. Educatori paterni: paternità spirituale

3. Educatori materni: seconda creazione 4. Educatori come l’Angelo

3. LA SCUOLA. I PILASTRI DEL PROGETTO

1. La didattica dell’imparare ad imparare 2. Alleanza educativa con la famiglia

3. La convivenza solidale

4. GLI ASSI FONDANTI 1. Obiettivi generali

del processo formativo

La seconda parte riguarda i PERCORSI FORMATIVI. Considera la traduzione dei valori con percorsi curriculari ed extra-curriculari. Studiato e analizzato l’ambiente si gettano le fondamenta e si innalzano i pilastri strutturali: sono i pilastri educati-vo-didattici. Si definisce, cioè, che cosa si intende per scuo-la oggi e quali sono, a partire dal progetto educativo la didattica dell’imparare ad imparare, la convivenza solida-le, l’alleanza con la famiglia.

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1. UNA COMUNITÀ CHE ‘TESTIMONIA’ E APPRENDE

1. La Scuola dell’Infanzia, Primaria e Secondaria oggi La storia della nostra Scuola, con una presenza sul territorio fin dal 1925, testimonia l’esercizio di una creatività e di una professionalità progettuale e organizzativa dell’educazione e delle azioni didattiche, che sono divenute una ricchezza an-che per la Comunità civile e per la Chiesa, in un contesto di pluralismo dei modelli scolastici e formativi. La progettazio-ne dell’offerta della nostra Comunità educativa è mediata da modelli educativi e didattici, che rispondono ad una visione antropologica ispirata all’umanesimo cristiano della tradizio-ne cerioliana. Le nostre scelte educative di fondo sono indicate dal Ministe-ro della Pubblica Istruzione, con originalità derivanti dall’au-tonomia. Ma quali sono gli obiettivi che la riforma indica per ogni fase del tempo scolastico? La Scuola dell’infanzia concorre all’educazione e allo svilup-po affettivo, psicomotorio, cognitivo, morale religioso e socia-le delle bambine e dei bambini e ne promuove la potenzialità di relazione, autonomia, creatività e apprendimento nella prospettiva di una formazione armonica e integrale. Essa costituisce il primo gradino del progetto di formazione e autocostruzione che la persona disegna lungo tutto il corso della vita e la sua frequenza va assicurata a tutti. Per questo è valorizzato il tempo dell’accoglienza, in modo personalizzato e a ‘farsi carico delle emozioni loro e dei loro familiari’. Più di altre dimensioni, le attività sono lo sfondo pedagogico inespresso che determina la validità del contesto di vita, il suo clima sociale, affettivo relazionale e delineano i tratti di tutta la scuola.

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Lo spazio scolastico è varietà infinita di dimensioni, oggetti, simboli, suoni che disegnano uno scenario dove si svolge una parte rilevante dell’esistenza infantile. È luogo della socializ-zazione di bambine e bambini, ma è anche quello dove essi prendono coscienza che esiste lo spazio degli altri che va ri-spettato. Sono da considerare inoltre i piani personalizzati delle attività educative; la rimodulazione dei tempi; la riorganizzazione delle sezioni. La Scuola Primaria è l’attuale scuola elementare. Al termine della scuola dell’infanzia, il bambino frequenta la scuola Pri-maria. Il termine ‘primaria’ possiede diversi significati, am-piamente illustrati nelle indicazioni nazionali per i piani di studio personalizzati (documento tecnico di accompagnamento al D. M. n. 100/2002). Li riassumiamo brevemente. La scuola Primaria è tale perché realizza il primo approccio col mondo della cultura; è il luogo in cui ci si abitua a perseguire la vera natura del conoscere, che è quella di costruire concetti, nessi e significati, collegan-do tra loro i dati dell’esperienza. Intervenendo a neutralizza-re gli ostacoli di natura personale, ambientale e sociale capaci di bloccare lo sviluppo, favorisce le condizioni dell’ugua-glianza educativa fra allievi e allieve. Inoltre è tale perché propone per prima alle giovani generazioni la pratica della convivenza civile; infine, merita di essere chiamata così per-ché, perseguendo il camino iniziato nella famiglia e nella scuola dell’infanzia, aiuta l’allieva e l’allievo nella costruzio-ne e nel rafforzamento della propria identità personale. La Scuola Secondaria. La Scuola Secondaria di primo grado, attraverso le discipline di studio, è finalizzata alla crescita delle capacità autonome di studio e al rafforzamento delle attitudini all’interazione sociale; organizza ed accresce, anche attraverso l’alfabetizzazione e l’approfondimento nelle tecno-logie informatiche, le conoscenze e le abilità, anche in relazio-ne alla tradizione culturale e alla evoluzione sociale, culturale

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e scientifica della realtà contemporanea. È caratterizzata dalla diversificazione didattica e metodologica in relazione allo sviluppo della personalità dell’allievo; cura la dimensione sistematica delle discipline; sviluppa progressivamente le competenze e le capacità di scelta corrispondenti alle attitudi-ni e vocazioni degli allievi; fornisce strumenti adeguati alle prosecuzione delle attività di istruzione e di formazione; in-troduce lo studio di una seconda lingua dell’Unione Europea; aiuta ad orientarsi per la successiva scelta di istruzione e di formazione (Decreto legislativo, ai sensi della legge 28 marzo 2003, n. 53)

2. Il centro educativo e Scuola santa Paola Elisabetta

Il Centro educativo e Scuola è una Comunità che ‘testimonia’ e ‘visibilizza’, nella sua dinamica complessiva, che la vita è bella e merita di essere vissuta e impegnata; e che la vita di ciascuno è determinata dall’apertura ad un senso, ad un ol-tre, a Dio, che dà significato e sapore a tutto. Questo orizzonte di senso viene testimoniato attraverso ogni docente, religioso e famiglia per il proprio ruolo specifico, e concorre a costruire l'orizzonte culturale, spirituale e religio-so dell'intera comunità scolastica. È compito particolare dei Docenti condividere e trasmettere autorevolmente i principi e i valori educativi fondamentali della scuola. La comunità sco-lastica è composta dall'Ente gestore, dagli insegnanti, dagli educatori extra-scolastici, dai genitori e, soprattutto, dagli alunni. Quali sono le attese della Congregazione perché la nostra Scuola si definisca sempre più come Sacra Famiglia, sia nella sua vicenda e programmazione scolastica, sia nel suo clima generale? Immaginiamo la Scuola che vorrebbe la nostra Fondatrice se fosse qui oggi tra noi.

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3. Docenti: padri, madri, figli 1. La scuola ‘Sacra Famiglia’ è come una madre… che si pren-de cura dei bisogni (affetti, istruzione, socialità) dei bambini e dei ragazzi Una madre è tutta ‘protesa’ verso il figlio. Esplicitamente lo si vede quando ella aspetta un figlio: non solo i pensieri, il cuo-re, ma anche il corpo si adatta e si protende verso il nuovo nato. Come se il futuro (figlio) si impossessasse di lei. Fin dall’inizio una madre sa quali sono i bisogni di suo figlio: essere nutrito ed essere vestito, essere amato e attrezzato di un’identità, essere istruito e aprirsi agli altri. La nostra Fondatrice ci ricorda che come una madre siamo noi per i bambini e i ragazzi affidati, come madre che si pren-de cura del bisogno di istruzione e insieme d’amore. È il pas-so più semplice, la cosa più istintivamente spontanea per chi ha il compito di educare. Tuttavia non ci si può fermare al bisogno. 2. La scuola ‘Sacra Famiglia’ è come un padre… che attrezza per il futuro risvegliando speranza, una fede. Un padre tuttavia è necessario perché il bambino non si chiu-da nella semplice soddisfazione del bisogno della relazione fusionale con la madre. Nel bisogno è inscritta la necessità ‘di altro’. Un padre apre il figlio al futuro, libera dal peso insi-stente dei bisogni per far baluginare un’ulteriorità, un di più ‘del vestito e del cibo’ nella sua vita. Nella ‘civiltà senza padre’ – che ‘ruba’ ai figli il futuro; figli senza una disciplina e ordine interiore, che attrezza per l’av-ventura della vita (come un musicista gli anni del conservato-rio o per un calciatore il tempo dell’allenamento); figli senza forza di battersi (e morire) per un ideale - questo compito è quello più originale e più nuovo che noi potremmo tenere in considerazione. Anche la Fondatrice aveva intuito che ‘senza padre’ non si diventa umani, cioè donne e uomini, e per questo motivo le sue figlie orfane le aveva poste sotto la protezione premurosa

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di un padre che ha saputo indicare al figlio la stella polare, la casa della vita, l’amore: è Giuseppe, il padre di Gesù. La nostra Fondatrice ci ricorda che come un padre siamo per i bambini e i ragazzi affidati, come padre che –pacificato den-tro- orienta il bisogno verso il desiderio, verso il futuro. È un passo un poco più difficile perché siamo poco abituati, ma il più importante. Che bello vedere un figlio quando impara a muovere i primi passi, ma che felicità per un padre e una madre (educatore) vederlo muovere autonomamente i passi nella vita con la segreta consapevolezza che c’è un destino buono; che la vita (Dio) non lo tradirà mai anche quando venisse colpito e ferito da tutte le parti; che potrà confidare nella buona alleanza di Dio! E che bello per noi –religiosi, docenti, educatori- sapere che, attraverso la Scuola, stiamo attrezzando questi figli per la traversata della vita, pur tra conflitti, dubbi, domande! 3. La scuola ‘Sacra Famiglia’ è come un figlio… che guarda oltre il proprio sé: gli altri, il cielo, la bellezza della vita. Una scuola è come un figlio, il proprio figlio. Rimane impossi-bile vivere l’insegnamento solo come un lavoro, perché chi si ha di fronte non sono cose, ma bambini e ragazzi, storie, con i loro sogni e le loro ferite. E… si stabilisce necessariamente una relazione. In ogni relazione accade qualcosa che è più grande di noi, oltre noi. In ogni relazione accade la magia, l’incanto, la meraviglia della vita e l’interpellazione della propria liber-tà. E la vita diventa sempre più umana nella misura in cui –tenendo fermi gli ideali (i valori) ‘patiti’- ci lasciamo interpel-lare, dolcemente inquietare, mettere in discussione dai nostri ragazzi. Consideriamo questi bambini, questi ragazzi come figli che –come uno specchio- rivelano a tutti noi frammenti della no-stra identità, ma altresì amiamoli come figli che si stanno alle-nando per ‘imparare il mestiere di vivere’. Non chiedono docen-ti amici, co-educatori, simpaticoni; ma padri e madri ‘spirituali’, nel senso di indicare sensi e significati della vita. Tra essi il privilegio è per coloro che più fanno fatica, più si

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isolano, più hanno paura. In essi, in particolare, Dio abita! Consideriamo, inoltre, che anche i docenti crescono come figli, nel senso di costruire un legame con i religiosi della Sa-cra Famiglia che guidano questa Scuola. Ciò che differenzia la nostra Scuola da una azienda o da una scuola statale è pro-prio questa presenza che ricorda (cerca di ricordare) la presen-za di Colei che ha iniziato questa Istituzione! Quanto più cre-sce la collaborazione, la sintonia, i legami tra docenti e reli-giosi; quanto più si affrontano, si gestiscono e si vivono gli inevitabili problemi, tanto più l’insegnamento e l’educazione dei figli affidati diventerà efficace e a tutti noi il compito affi-dato diventerà un desiderio rinnovato. La nostra Fondatrice ci ricorda questo compito bellissimo e prezioso dell’educare con queste parole: «Guardate dunque quale impegno ed alacrità dovete avere con la vostra educazione. Se non incorro in uno sproposito, direi che si tratta nientemeno di dare alle vostre figlie e ai vostri figli una seconda creazione più eccellente della prima. Fratelli e sorelle carissimi: vedete la grandezza della vostra missione? Possiate conoscerla e rilevarne tutta l'importanza per adempierla con generosità, con amore e con costanza ». 4. Il paradigma, la cifra educativa che definisce, perciò, la nostra Scuola, è la vita familiare, che visibilizza la struttura dell’anima (ego, es, superego) come si è manifestato nella vi-cenda della Santa Famiglia. Nella sua storia, proprio perché paradigmatica, ci fa intravedere quale è la direzione, il filo rosso del nostro comune compito educativo. È, del resto, lo stesso tragitto che ha percorso la nostra Fondatrice: dalla sua vicenda familiare (sposa a 19 anni con Gaetano, madre di 4 figli, lutto e vedova) ha riletto la sua vita nella storia della Santa Fa-miglia, per farlo diventare modello educativo di grande effi-cacia, per di più di figli e di figlie che erano orfani. Non stiamo forse vivendo la sua stessa storia? Non c’è in giro una moltitudine di figli orfani di significati che reclamo testi-moni coraggiosi?

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[sulla competenza richiesta] Tra professionalità (competenza professionale dei docenti) e di-sposizione interiore (competenza umana e spirituale dei docenti) esiste uno stretto legame, che vorremmo approfondire, pro-prio per il bene dei figli che ci vengono affidati! Il clima è quella sensazione di bene, costituito, per noi, dalla sintonia sempre più profonda tra comunità religiosa e corpo docente e famiglie (1); dal legame tra docenti e ragazzi | bambini, legame costruttivo e ‘pacificante’ (2); dall’alleanza educativa con le famiglie, da realizzare con tenacia (3); dal vivere la Scuola come un laboratorio sull’educare nelle sue di-verse facce e in relazione all’esperienza cristiana (4), aperto al territorio.

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2. STILE EDUCATIVO 1. Educatori filiali: sullo stile della Santa Famiglia Da Gerusalemme dove ha scoperto di quale incandescenza è l'amore di Dio, santa Paola Elisabetta risale a Nazaret dove scopre la paternità di Dio nella figura di Giuseppe e la mater-nità di Dio nella persona di Maria. Nella scelta dei bambini poveri con la condivisione materiale della loro vita, l’esistenza della Cerioli si sposa definitiva-mente con la nuova maternità che deve rigenerare la vita de-gli oppressi ed abbandonati dopo averne scelta in forma di condivisione la stessa condizione. Perché il servizio ai poveri non fosse solo un'opera benefica (filantropia) o riempimento di un bisogno (ricatto affettivo), santa Paola Elisabetta Cerioli qualifica molto la vita comune. E perché la fede non fosse solo cosa dell'anima, Ella passa dal riferimento a Gesù e alla sua Famiglia al compito che su-scita e ‘ordina’ tale modello: «imitare le virtù che risplendettero nelle auguste Persone della Santa Famiglia», vincendo i vizi che abitano il cuore dell'uomo. Le virtù indicate dalla Cerioli che favoriscono l’identità cri-stiana sono la semplicità e l'umiltà: «Semplicità e spontaneità: ecco il vostro spirito e da questo mai dipartitevi. Predicate col buon esempio che farete cosa migliore e più durevole frutto». Molte sono le virtù, ma in radice esse si riconducono all'unica virtù che è quella della fede, dell'obbedienza. Si diventa semplici e cari-tatevoli vincendo i vizi contrari come la disobbedienza di Adamo, l'invidia (e la gelosia) di Caino, la bugia del Male. Anche se oggi si parla poco di virtù sentiamo tutti la necessi-tà di diventare un poco più buoni, piuttosto che immaginarci buoni, vincendo i vizi. Non possiamo scordare gli esiti dell'i-ra, dell'avarizia, della sessualità deviata, che ci impediscono di essere pienamente noi stessi.

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2. Educatori paterni: paternità spirituale Risalendo a Nazaret santa Paola Elisabetta Cerioli scopre la paternità di Dio nella figura di san Giuseppe (mentre la ma-ternità di Dio nella persona di Maria). L’importanza di Giu-seppe è in relazione al compito e alla sua consegna di essere il ‘padre’ per Gesù, in cui abbiamo sperimentato la rivelazio-ne della paternità di Dio. Quando Paola Elisabetta ha incominciato questa fraternità religiosa della Sacra Famiglia non ebbe dubbi a ‘consacrarla’ a S. Giuseppe. Il riferimento a lui fu quasi spontaneo: Giusep-pe è il simbolo per lei del padre, della provvidenza, della ma-turità. È sotto la sua protezione che ha posto la vita e la storia delle sue figlie orfane, tanto da chiamarlo ‘padre delle nostre orfane’ e, loro, ‘figlie di S. Giuseppe’ nella ‘seconda vita’ che vivranno nella nuova famiglia. Noi facciamo più fatica ad avere questo spontaneo e consistente riferimento come lo ha avuto lei. È evidente la forte presenza della figura di Giusep-pe e la forte distanza dalla nostra vita. Per comprendere il nostro compito educativo rimane insosti-tuibile riferirsi alla figura di Giuseppe. Per ricordare Giuseppe ogni mattina noi religiosi recitiamo la preghiera alla Santa Famiglia, che contiene una invocazione a lui. L’invocazione recita così: «Giuseppe, il padre, ci aiuti a far dipendere la nostra paternità da quella di Dio perché possia-mo disporci ad ascoltare, rassicurare e orientare coloro che ci sono affidati». Riconosciamo, così, all’inizio di ogni giorno, il compito di essere padri e la necessità che lui interceda perché non ci dimentichiamo che la nostra paternità, dipenda da quella di Dio perché, come Lui, «ascoltiamo, rassicuriamo, orientiamo» coloro che ci sono affidati. Una interpretazione ebraica della figura di Giuseppe lo consi-dera come l’uomo dei rotoli: quindi un rabbino della sinago-ga. La tesi, molto suggestiva e suffragata da dati scientifici, ci permette anche di capire la ricchezza della sapienza biblica di Gesù.

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3. Educatori materni: seconda creazione Siamo anche educatori materni. Santa Paola Elisabetta ha in-contrato Maria ai piedi della croce: seconda nascita per lei, come lo fu per Maria. Parliamo di 'seconda nascita' per indica-re l'esperienza di conversione di Paola Elisabetta, perché ci pare essere complementare a quell’altra espressione che ella utilizza per indicare la qualità della relazione educativa. Ella la indica alle sue religiose come una 'seconda creazione': «Guardate dunque impegno, ed alacrità che dovete avere. Sì tratta nientemeno di dare alle vostre Figlie -direi, se non corro in uno sproposito - una seconda creazione». L'espressione viene usata una sola volta, ma esprime sinteticamente la qualità della sua azione educativa: nell'educare c'è un rapporto diverso rispet-to a quello che esiste tra una madre e un figlio e tuttavia di quel rapporto mantiene il senso profondo del ‘far nascere’, del ‘dare la vita’, del ‘far esistere’. Proprio come Dio nella creazione, che fonda -con le cose e con l'uomo- un rapporto di alleanza, di differenza, una relazione asimmetrica. La 'seconda nascita' è tema ripreso nella contemporaneità dalla scienza psicologica per indicare il passaggio, nella vita degli individui, dal tempo dell'infanzia al tempo dell'età adulta: tra un prima -rappresentato dal mondo del bambino, in cui si è come portati in braccio, ma l'espressione figurata ha anche il valore più profondo del tempo in cui tutto neces-sariamente è dovuto- e un dopo in cui ci si deve identificare, assumere un'identità etica, sessuale, sociale, risolvere l'Edipo, accettare la fragile umanità. La 'seconda nascita' dovrebbe avvenire con il tempo dell'adolescenza in cui si sceglie di vi-vere quello che si è. Per crescere necessariamente occorre imparare, imitare. Ma imparare ed imitare non sono mai la ripetizione di parole, atteggiamenti, gesti presi a prestito dagli altri. E' necessario questo passaggio dell'imparare ciò che è vero, ciò che sta al fondo. «Nessuno può sperare di educare dando semplice-mente dei buoni principi e delle istruzioni accurate. Educare

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significa sempre, anche, proporsi all'imitazione» (P. A. Sequeri). Questi due passaggi (essere educati all'appropriazione della vita ed essere educati all'appropriazione della fede) trovano una figura esemplare e una idealità concreta nella considerazione della vita di Paola Elisabetta. 4. Educatori come l’Angelo custode Che cosa significa per la Fondatrice che religiosi, docenti, ge-nitori siamo Angeli e che lo dobbiamo diventare sempre più per i figli affidati? Chi è l’Angelo? L’etimologia greca ce ne rivela l’identità: l’angelo è il messag-gero, cioè colui che porta un messaggio. Da parte di chi? Un messaggio è sempre dato un altro, da un Altro. Che messaggio annuncia, quale è il suo contenuto? Questo messaggio ricorda qualcosa di sostanziale: la vita e la fede. L’Angelo inoltre è presente e assente. È vicino e lontano. Proviamo a immaginare questa simbologia applicata ai do-centi e ai genitori, perché insieme ad ogni genitore condivi-diamo il compito di messaggeri della promessa della vita. La S. Paola Elisabetta Cerioli ci ricorda che istruire è tenere vivo il senso della meraviglia, della ricerca, della scoperta. Il tarlo di un insegnamento abitudinario compromette la tra-smissione di un sapere che deve farsi ‘sapore’ della vita. Infatti fare scuola non comporta unicamente trasmettere un sapere culturale, scientifico: tutti stiamo facendo esperienza di come, attraverso il sapere, passa il sapore della vita, il sa-pore che noi stiamo dando o non dando alla vita. Occorre cre-scere in questa attitudine della meraviglia perché i nostri bambini/ragazzi ce lo ricordano e perché anche noi viviamo la scuola non solo come un oneroso compito. È dal senso della meraviglia che nasce l’esperienza che ciascu-no di noi ha un Angelo che lo custodisce, che lo accompagna nell’avventura della scuola e della vita.

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La nostra Fondatrice ha stimolato i bambini a pregare il pro-prio Angelo custode, abituandoli così a comprendere che nel-la vita non tutto è nelle nostre mani, dipendente dalle nostre decisioni e dalla nostra volontà. Inoltre aver coltivato dentro di sé la vicinanza e l’affetto per un Angelo custode permette al bambino di farvi ricorso nei momenti di dolore e di soffe-renza, in occasioni di separazioni più o meno brusche, anche solo temporanee, dalle persone e dalle cose che ama. Per tutti questi motivi potrebbe risultare utile questa attività: costruite insieme al vostro bambino un piccolo quadretto do-ve avrete disegnato o incollato l’immagine di un angelo e di fianco applicate la foto del bambino. Intitola te il quadretto ‘il mio Angelo Custode’. Tutte le mattine invitate il vostro bam-bino a raccontare al suo Angelo custode tutte le cose che farà nel corso della giornata. Tutte le sere ripercorrete le cose belle della giornata con il vostro bambino e al termine ringraziate l’Angelo Custode che le ha rese possibili. Chi è questo Angelo, alla fine? Sono tutti coloro che si ‘prendono cura’. Ecco i religiosi e le religiose, ecco i docenti, ecco il papà e la mamma. Una bellissima della nostra Fondatrice sintetizza tutta questa prospettiva. «L'Angelo Custode, che vuol dire Angelo Guardiano ci è stato dato dalla divina provvidenza dal momento della nostra nascita per essere con noi un tenero ed affezionato Amico. Esso ci guida e ci preserva dai pericoli, ci tiene lontane le tentazioni e le cadute, fa’ sentire al nostro cuore la sua voce soave in quell’ispirazione al bene, in quell’eccitamento ad una buona e generosa azione, come fa provare ripugnanza ed orrore al male,

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rimorso e pentimento dopo la colpa. Esso fa di più ancora: accoglie le nostre preghiere, le porta e le presenta a Dio, tiene ‘registrato’, come si dice, il bene che facciamo, per presentarlo poi un giorno al Gran Giudice, e non ci lascia ed abbandona se non dopo d'averci condotti e restituiti nel grembo di Dio. Carissimi guardiamoci dall'ingratitudine verso l'Angelo; l'ingratitudine degrada l'Uomo, ed è indegna d'un cuore ben nato. In avvenire ricordiamoci con più premura ed attenzione del nostro buon Angelo, ed incominciamo da questo momento». Nel tempo dei legami ossessivi e nevrotici (pensiamo all’ap-prensione delle madri nell’accudire i loro figli, che non hanno più spazi in cui ‘giocar-si’ anche sbagliando); ma anche dei legami superficiali e freddi (pensiamo la fatica di gestire i fallimenti –nell’amore, nel lavoro, nelle amicizie- sembra che tutto crolli…) questa immagine, questo paradigma dell’Angelo ci permette di comprendere alcune cose vere della vita di relazione, e quindi di quella relazione privilegiata che si stabilisce con i bambini e i ragazzi della scuola. L’incoraggiamento più esplicito che madre Paola ci rivolge è questo: siete come Angeli. Essere messaggeri vuol dire ricordarci che abbiamo personal-mente una speranza per la vita dei figli, e non viviamo dun-que nell’ottica troppo angusta del sentirsi bene o del sentirsi ‘realizzati’, come si dice. La seconda condizione è che questa speranza abbia la consi-stenza non di una semplice opinione personale, ma di una lettura responsabile del grande mondo, nel quale il figlio è in ogni caso chiamato a vivere. I genitori offrono di fatto testimonianza della speranza -che

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rende la vita avventura promettente e persuasiva- ai figli molto prima di saperlo e volerlo. Lo sappiano o non lo sap-piano, lo vogliano o non lo vogliano, essi assumono comun-que ai loro occhi la consistenza impegnativa di interpreti dell’ordine cosmico. Assumono questa consistenza, non in forza delle loro convinzioni, ma grazie ad una legge per così dire ‘naturale’. Quello che essi dicono e fanno non assume agli occhi dei figli il senso da loro stessi deciso, ma un senso decisamente più grande e anche più vero. Questo senso po-tranno apprendere essi stessi, e anzi dovranno apprendere, attraverso l’esperienza effettiva del rapporto con i figli. Anche in questo modo prende consistenza la verità: il figlio; non è il risultato di un progetto fatto dai genitori; è invece un dono che viene dall’alto, e costringe i genitori stessi a rinascere dall’alto. I genitori saranno all’altezza del compito? Sapranno onorare quella promessa che, senza averne precisa percezione previa, hanno fatto al figlio mettendolo al mondo, e poi attraverso tutte le cure dispiegate nei suoi confronti in età precoce? Vogliamo essere presenti alla vita dei nostri bambini e ragaz-zi: c’è una relazione per il compito istruttivo, ma passano mondi, si costruiscono legami, che non possiamo sottovaluta-re: la maestra è la maestra, primo ponte verso il mondo, di-verso dalla famiglia, e per un ragazzo un docente è colui che offre i primi spunti per immaginare il proprio futuro, per da-re un senso alla vita. Siete di fatto i primi ‘idoli’ dei vostri ra-gazzi, perché assumiamo comunque ai loro occhi la consi-stenza impegnativa di interpreti dell’ordine cosmico. Come i genitori, anche noi docenti, offriamo di fatto testimo-nianza ai figli molto prima di saperlo e volerlo. Lo sappiamo o non lo sappiamo, lo vogliamo o non lo vogliamo, assumia-mo comunque ai loro occhi la consistenza impegnativa di in-terpreti dell’ordine cosmico. Assumiamo questa consistenza, non in forza delle nostre convinzioni, ma grazie ad una legge per così dire ‘naturale’. Quello che noi diciamo e facciamo

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non assume agli occhi dei bambini e dei ragazzi il senso da noi stessi deciso, ma un senso decisamente più grande e an-che più vero. Questo senso potranno apprendere essi stessi, e anzi dovranno apprendere, attraverso l’esperienza effettiva, anche scolastica, con i figli. Anche in questo modo prende consistenza la verità che ogni figlio non è solo un prodotto è invece un dono che viene dall’alto, e costringe i docenti stessi a rinascere dall’alto. Come docenti saremo all’altezza del compito affidato? Sapre-mo onorare questa promessa?

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3. SCUOLA. I PILASTRI DEL PROGETTO 1. La didattica dell’imparare ad imparare La nostra Congregazione ha codificato la sua proposta educa-tiva e scolastica su tre pilastri: > il primo, un metodo di studio che attrezzi per la vita, impara-re ad imparare; > il secondo, una buona alleanza con le famiglie per unire risorse per la crescita dei figli e per creare ‘reti di vita’ tra famiglie; > il terzo, una conoscenza che apra all’altro, faccia cioè intuire la vita come un prezioso dono da spendere per ideali promettenti (solidarietà, crescita di coscienza cultura-le). Questi ‘pilastri’ sono riaffermati dalle ultime riforme della Scuola italiana (Berlinguer, Moratti, Fioroni, Gelmini). La didattica dell’imparare ad imparare pone al centro la meto-dologia, facendola diventare una vera e propria disciplina, guidata dall’insegnante: acquisire una metodologia di ap-proccio al sapere è obiettivo irrinunciabile della scuola di og-gi. Dalla Scuola dei programmi si passa così alla Scuola delle competenze, che comporta un cambiamento molto significati-vo nel modo di fare scuola da parte del docente e nel modo di vivere la scuola da parte dello studente. Con la nuova organizzazione scolastica della settimana corta abbiamo valorizzato l’opera del docente, che assume per inte-ro il processo formativo dell’alunno, programmando e svi-luppando un curricolo –una disciplina scolastica- dove si di-spiegheranno l’insegnamento, le esercitazioni, le prove, le interrogazioni, i compiti- in cui si dispiegano oltre all’inse-gnamento e alle interrogazioni, anche i laboratori, i compiti, lo studio. Il docente, oltre all’insegnamento, promuove la sua opera qualificata nell’apprendimento dell’alunno. Ciò comporta anche un modo diverso di vivere la scuola da parte dell’alunno. Egli, cioè, sarà molto più legato di quanto

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non lo sia ora, al proprio insegnante per ciò che concerne l’imparare (ascoltare, dialogare, elaborare) e soprattutto per ciò che concerne l’imparare ad imparare (metodo, esercitazioni, produzioni, sintesi). La scuola non è semplicemente tempo dell’autoapprendimento mediante testi indicati e lezioni asse-gnate, ma organizzazione a servizio del conoscere dello stu-dente. La qualità di tale organizzazione ha come indicatori, tra gli altri, proprio la competenza nella pianificazione perso-nale e personalizzata nel tempo. Ciò comporta evidentemente un cambiamento molto signifi-cativo nel modo di fare scuola da parte degli insegnanti in quanto, assumendosi per intero il processo formativo dell’a-lunno, programmano e sviluppano un curricolo . La didattica si preoccupa di sviluppare gradualmente una autonomia e una responsabilità nella gestione dell‘apprendimento dell’alunno al fine di favorire nel sogget-to una abilità sostanziale. I veri docenti, educatori e profes-sionisti dell’apprendimento, sono coloro che nelle ore di le-zione offrono allo studente e alla classe il tempo per imparare i contenuti, acquisire ed esercitare abilità, svolgere compiti, ripassare per un’interrogazione, preparare per una verifica. Dunque per l’attuazione del nuovo obbligo di istruzione gli insegnanti saranno chiamati ad adottare un approccio ‘per competenze’. Attraverso lo studio dei linguaggi, dei saperi del-la matematica, delle scienze e delle tecnologie, del campo storico-sociale, gli studenti devono infatti imparare non solo specifici contenuti disciplinari, ma anche e soprattutto a co-municare, risolvere problemi, interpretare l’informazione, individuare i collegamenti e le relazioni, collaborare e parte-cipare, saper apprendere anche da soli, fruire del patrimonio artistico, scegliere il proprio futuro. Sanno che il sapere vero è quello che si è capaci di utilizzare in contesti diversi e imprevedibili e che la comprensione con-siste nel collegare, mettere insieme, far interagire tra loro le diverse nozioni. Sanno anche che oggi il vero risultato è l’im-

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parare ad imparare la curiosità, gli strumenti, il metodo per farlo. Perciò non si lasciano imbrigliare da presunte differen-ze o opposizioni tra conoscenze e competenze. > In questo processo nuovo la questione dei compiti si af-fronta, dunque, in modo diverso da come si è fatto fino ad ora. Di fatto i bambini/i ragazzi non dovranno più fare ob-bligatoriamente dei compiti a casa ma, liberamente (a secon-do della situazione concreta della famiglia), potranno (dovranno) esercitarsi, approfondire o portare a migliore ac-quisizione le proprie cognizioni e i propri compiti per misu-rarsi nella propria capacità di responsabilità e di espressione di sé, per preparare più compiutamente impegni, interroga-zioni o verifiche, per soddisfare la propria esigenza di curio-sità culturale e sociale. Insomma, se i ragazzi dimostreranno iniziativa, partecipazio-ne e interesse per tutto ciò che faranno a casa con l’aiuto e il sostegno della famiglia o degli educatori verranno premiati; se, invece, non si adopereranno, non sfrutteranno una grande opportunità di crescita e di sviluppo, ma non verranno per questo penalizzati con brutti giudizi o con notazioni di alcun genere. La scelta di non gravare sulle famiglie il peso delle inadem-pienze scolastiche di casa dei figli, non deve essere considera-ta una rinuncia da parte nostra (genitori, gestori e insegnanti) al profilo più alto possibile della nuova didattica, bensì una risposta concreta alle esigenze delle famiglie La famiglia non è più chiamata a ‘svolgere i compiti’, ma a responsabilizzare l’alunno nell’espletamento del suo compito fondamentale di studente.

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2. Alleanza educativa con la famiglia La Scuola costituisce un ambiente ricco di risorse. Oltre alla Comunità religiosa, i docenti, gli alunni, c’è quella la Fami-glia. La scuola nella sua dimensione educativa, istruttiva e comunitaria, oltre che prendersi cura della crescita di ogni alunno, fa crescere gradualmente una alleanza fattiva con la famiglia, la quale diventa costruttiva di valori e cultura della scuola stessa. La scuola fa crescere quest’alleanza educativa con la famiglia attraverso:

> Coinvolgendo la famiglia fin dall’iscrizione del figlio a sentirsi parte della Scuola attraverso un patto edu-cativo che faccia emergere la passione della vita e, per coloro che sono cristiani, la condivisione della prospettiva di fede;

> la SCUOLA X LA FAMIGLIA come momento di forma-zione [in primavera];

> FESTE: INZIO, NATALE/PASQUA, FINE ANNO SCOLASTICO CON una disponibilità di tempo e di energie ove emerga la disponibilità e l’empatia;

> le GIORNATE DI CONDIVISONE E DI SPIRITUALITÀ nei tempi di Natale e Pasqua per una crescita cristiana della Famiglia;

> Il sostegno per le difficoltà familiari ed economi-che

> Sostenendo la Solidarietà

> Condividendo l’Ideale della Casa_Famiglia

> Partecipazione ai momenti istituzionali della Scuo-la (CIS, Consiglio di Classe, Assemblee genitori)

> gruppo FAMIGLIE per il soccorso dei bisogni ‘materiali’ e ’spirituali’ a partire dal Capitolo generale 2006

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alle famiglie

Ogni figlio, ogni figlia impara l’arte di vivere e di essere feli‐ce, dentro le quo diane e vitali relazioni familiari. Questo è il messaggio che ‐nel bene e nel male‐ ci narrano i vostri figli facendo la Scuola. Come possiamo come papà e mamma tenere vive alcune priorità nell’educazione dei nostri figli, in ques tempi così cri ci e di bombardamento di proposte? Vogliamo portare i figli a vivere le priorità: amare sé; amare gli altri; amare Dio come ci ha insegnato Gesù. Come possiamo far passare certe priorità se io prima non le vedo e non le vivo? Dovreste essere voi genitori a chiedere a noi di aiutarvi nel cammino di decifrare la vostra vita. Come punto prospe co la dimensione educa va: > percorso biblico‐spirituale: io, tu, noi, Dio > percorso familiare: LUI e LEI > percorso educa vo: Noi genitori e Figlio

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3. La solidarietà Il nostro Centro educativi sta diventando sempre più luo-go di formazione delle coscienze e del sapere teorico che fermenta la vita. Attraverso la solidarietà i bambini / i ragazzi si aprono all’altro, alle questioni della globalizzazione; approfondi-scono temi riguardanti i rapporti tra i popoli nel mondo intero, le cause della povertà e dello sfruttamento dei paesi sottosviluppati, le incongruenze del cosiddetto mondo industrializzato; affrontano i grandi temi della pace, della tutela dei diritti della persona umana, specie se infantile e della giustizia. L’obiettivo della disciplina è di far prendere coscienza del-le cause del sottosviluppo e di fare chiarezza sui troppo spesso disconosciuti rapporti di subordinazione dei paesi poveri nei confronti dei paesi ricchi; quindi, di suscitare l’impegno a ricercare e mettere in pratica, nel quotidiano, forme di un uso equo e solidale delle risorse. > Nella memoria grata della maestra Elisa –sostenitrice della Solidarietà presso la Scuola- e della figlia Asia abbia-mo istituito ufficialmente il fondo di Solidarietà ed Educa-zione [fondo Elisa] per i figli ‘senza avvenire’. Ai genitori abbiamo scritto questa lettera proge o

FONDO DI SOLIDARIETÀ ED EDUCAZIONE [ un fiore di Elisa ]

una proposta per aprire la mente e il cuore

Cari genitori, uno dei segni con i quali vogliamo ricordare questo Natale

2008 è l’avvio ufficiale del F S E . Come

Comunità religiosa che anima e ges sce il Centro educa vo e la Scuola S. P. 

E. Cerioli ‐con la collaborazione delle famiglie e di ogni persona di ‘buona

volontà’‐ vogliamo con nuare a far crescere una ‘fraternità  universale’;

solidarizzando con le famiglie che vivono situazioni di fa ca economica,

aprendoci alla solidarietà con i figli/e del Brasile e dell’Africa, dove i nostri

confratelli con poche risorse ges scono Scuole.

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Il FONDO raccoglie le numerose inizia ve di Solidarietà e di Amicizia che si

sono svolte in ques anni nel nostro Centro Educa vo con la collaborazio‐

ne dei bambini e dei ragazzi, ma anche con il vostro prezioso aiuto di fami‐

glie e di tan altri amici che condividono l’ideale di un mondo fraterno.

FONDO DI SOLIDARIETÀ ED EDUCAZIONE

Sull’esempio della nostra Fondatrice, S. P. E. Cerioli che ha scelto di educa‐

re figli e, tra tu , ha scelto i più abbandona , anche noi scegliamo l’educa‐

zione e la Scuola come luogo di crescita dei figli, facendoci vicini a tu

come educatori, sopra u o ai bambini e ai ragazzi che non possono

‘sostenere’ la loro presenza nella nostra Scuola.

CHE COSA È ?

> Il FONDO sos ene le famiglie che non possono contribuire appieno alle

spese per la Scuola del figlio, della figlia.

> Il FONDO sos ene Borse di Studio per i bambini dell’Africa e del Brasile,

nei Centri educa vi dove lavorano i religiosi della Sacra Famiglia.

> Il FONDO sos ene proge di Solidarietà nella Scuola e nell’Africa / Brasi‐

le perché siamo sempre più consapevoli che il risca o di un popolo inco‐

mincia dalla cura della Educazione e della Scuola.

?

> La COMUNITÀ RELIGIOSA con l’esercizio del suo ministero: ogni anno

stanzierà un contributo prendendolo dal suo servizio apostolico.

> Le FAMIGLIE DELLA SCUOLA che sono sensibili alla Solidarietà e sanno

che ‘il mare è formato di tante piccolissime gocce’.

> Gli AMICI che credono nel valore dell’Educazione e che il migliore inves ‐

mento per il futuro di una società è la crescita dei loro figli e dei figli di

tu .

?

> Compilando la richiesta in segreteria e accompagnandola con l’ISEE fami‐

liare (Situazione Economica Equivalente).

> La Comunità religiosa, in base alle risorse stanziate all’inizio di ogni anno

scolas co e al numero delle richieste, erogherà il benefit.

> Alla famiglia verrà comunicata la possibilità di beneficiare del contributo

entro il mese di se embre.

> A maggio di ogni anno scolas co, una le era inviata a tu e le famiglie

indicherà i contribu che sono sta versa .

                                         Cari  genitori, ora che arriva Natale, crediamo che

un modo per onorare la nostra fede in Gesù e la nostra speranza della vita

sia quello di lasciarsi interpellare da questa proge o. Dal cielo la nostra

Fondatrice vi ascol in tu e le vostre domande e desideri. p. Antonio con 

la Comunità religiosa 

23 gennaio 2010– festa della Fondatrice

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fondo di solidarietà ed educazione [il fiore di Elisa]

Bancarella dell’Infanzia

Lotteria della Santa della Scuola Secondaria

Avvento/Quaresima della Primaria

x Sostegno delle Adozioni a Distanza che rinnoviamo ogni anno

X Attività educative e formative all’Italia e all’Estero

x la costruzione della Casa Famiglia ad Orzinuovi

come commissione del CIS

gestita da un comitato

resoconto annuale della raccolta e delle spese

x la Scuola

Laboratorio della Solidarietà Corso sulla Solidarietà

Giornate della Solidarietà

F 1 > Contributo libero, in Segreteria della Scuola 2 > Versamento bancario: BCC Pompiano e Franciacorta C/C Bancario 019000190629 ‐ IBAN: IT 22 B 08735 54850 019000 190 629 Congregazione Sacra Famiglia ‐ via Milano 81 ‐ 25034 Orzinuovi BS causale | Solidarietà ed Educazione 3 > CCP – In memoria di Elisa – C/C 424242 Congregazione Sacra Famiglia ‐ via Incoronata 1 ‐ 24057 Mar nengo BG

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4. GLI ASSI FONDANTI. 1. Obiettivi generali del processo formativo Il patrimonio della nostra scuola è questo: > La continua revisione e aggiornamento del progetto “imparare ad imparare” ; > La considerazione e la valorizzazione dello studente co-me soggetto attivo del processo di apprendimento; > L’azione didattica capace di motivare gli studenti, di farli agire, riflettere, partecipare; > La diffusione di una cultura della collaborazione tra do-centi come sostegno importante alla professionalità e come via per realizzare “l’impresa comune dell’educare”; > La costruzione di un coinvolgimento delle famiglie, cer-cando strade nuove capaci di sostenere la scuola e le fati-che degli apprendimenti degli studenti; > La solidarietà come finestra sul mondo che aiuti i ragaz-zi stessi a leggere la realtà del mondo con le sue povertà; Gli obiettivi generali del processo formativo che la riforma indica come prioritari sono: □ □ Attenzione a creare e a far crescere uno stile relazionale e operati-vo basato sull’empatia e sulla prossimità tra le componenti tutte della scuola al fine di creare un clima familiare, sereno e nel contempo produttivo; □□ Valorizzare l’esperienza del bambino e del ragazzo. I bambini e i ragazzi che entrano nella Scuola hanno già maturato concet-tualizzazioni intuitive, parziali e generali, che impiegano per spiegare tutti i fenomeni che incontrano; anche quelli più complessi. La Scuola si propone, anzitutto, di apprezzare il patrimonio conoscitivo, valoriale e comportamentale eredita-to dal bambino e di dedicare particolare attenzione alla sua considerazione, esplorazione e discussione comune. Ciò com-porta anche di dsplicitare le idee e i valori presenti nell’esperienza. □ □ Dalle idee alla vita: il confronto interpersonale. La Scuola sem-

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pre in stretta collaborazione con la famiglia si propone di ar-ricchire sul piano analitico e sintetico la «visione del mondo e della vita» dei bambini e dei ragazzi, di integrare tale visione nella loro personalità e di stimolarne l’esercizio nel concreto della propria vita, in un continuo confronto interpersonale di natura logica, morale e sociale che sia anche affettivamente significativo. In questo senso, tutte le maturazioni acquisite dai fanciulli vanno orientate verso la cura e il miglioramento di sé e della realtà in cui vivono, a cominciare dalla scuola stessa, e verso l’adozione di «buone pratiche» in tutte le di-mensioni della vita umana, personale e comunitaria. □ □ Attenzione alla qualità dei processi didattici attivati attraverso attività di riflessione, di progettazione e di verifica della pra-tica didattica; di ricerca e produzione di materiali, di forma-zione e di servizio; □ □ Attenzione alla verifica-valutazione dei processi formativi attra-verso l’elaborazione di criteri e strumenti interni di rilevazio-ne, confronto, valutazione delle competenze acquisite dagli alunni; □ □ Attenzione da parte degli insegnanti alla quantità e alla qualità dei compiti assegnati, tenendo conto della gradualità e della maturazione di un’autonomia personale per favorire l’espres-sione creativa e qualificante di sé; □ □ Attenzione alla costruzione di un rapporto di corresponsabilità educativa e di partecipazione alla vita della Scuola da parte dei genitori; □ □ Attenzione alla continuità del processo formativo attraverso il raccordo con la Scuola media del Centro. □ □ La diversità delle persone e delle culture come ricchezza. La Scuola utilizza situazioni reali e percorsi preordinati per far acquisire ai fanciulli non solo la consapevolezza delle varie forme, palesi o latenti, di disagio, diversità ed emarginazione esistenti nel loro ambiente prossimo e nel mondo che ci cir-conda, ma anche la competenza necessaria ad affrontarle e superarle con autonomia di giudizio, rispetto nei confronti delle persone e delle culture coinvolte, impegno e generosità

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personale. Parimenti, essa porta ogni allievo non solo alla presa di coscienza della realtà dell' handicap e delle sue for □ □ Praticare l’impegno personale e la solidarietà sociale. La Scuola opera, quindi, in modo che gli alunni, in ordine alla realizza-zione dei propri fini ed ideali, possano sperimentare l'impor-tanza sia dell'impegno personale, sia del lavoro di gruppo attivo e solidale, attraverso i quali accettare e rispettare l'al-tro, dialogare e partecipare in maniera costruttiva alla realiz-zazione di obiettivi comuni. In questo senso, trova un esito naturale nell'esercizio competente di tutte le “buone prati-che” richieste dalla Convivenza Civile a livello e in prospettiva locale, nazionale, europea e mondiale. □ □ In conclusione, il percorso complessivamente realizzato nel-la Scuola promuove l’educazione integrale della personalità dei bambini e dei ragazzi, stimolandoli all’autoregolazione degli apprendimenti, ad un’elevata percezione di autoeffica-cia, all’autorinforzo cognitivo e di personalità, alla massima attivazione delle risorse di cui sono dotati, attraverso l’eserci-zio dell’autonomia personale, della responsabilità intellettua-le, morale e sociale, della creatività e del gusto estetico. I docenti della scuola utilizzano il valore formativo delle di-scipline e la specificità delle attività proposte, per realizzare opportunità formative miranti a far acquisire, consolidare e sviluppare: □ □ la flessibilità come disponibilità a cambiare e a innovare; □ □ l’analisi di punti di vista diversi e delle varie realtà socioe-conomiche e culturali come approccio alle altre culture; □ □ la consapevolezza dei propri limiti e delle potenzialità co-me contributo al processo di maturazione dell’identità perso-nale; □ □ la padronanza di saperi, di linguaggi e delle tecnologie più diffuse; □□lo spirito partecipativo come capacità di lavorare con gli altri; □ □ la dimensione dell’autocritica come capacità di autovalu-tarsi.

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VALIDITA’

Il presente P.O.F.

approvato dal Collegio Docenti per la parte didattica

in data 21 MAGGIO 2012

e dal CIS per la parte organizzativa

in data 17 MAGGIO 2012

resta in vigore fino a quando non venga espressamente modi-ficato o da una delibera degli organi competenti o da una co-municazione del Dirigente Scolastico basata su motivazioni urgenti di ordine tecnico.

Il progetto annuale

verrà rivisto ogni anno.

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ia centro Educativo e Scuola

Santa Paola Elisabetta Cerioli

via Milano 75 25034 Orzinuovi Brescia tel. 030-94.10.36 fax. 030-99.40.462 [email protected]

i responsabili

p. GianMArco Paris

Superiore generale 

p. Antonio Consonni

Dirigente Scolas co 

Preside Secondaria 

Dire ore  Scuola Primaria 

Dire ore Scuola dell’Infanzia 

 

p. Luca Ghirardelli

Dire ore Scuola Secondaria 

 

p. Alessandro Bergami

viceDire ore Scuola Primaria 

 

p. Michelangelo Moioli

Economo 

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centro Educativo e Scuola santa Paola Elisabetta Cerioli

Sacra Famiglia / andreana