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1 PIANO INTEGRATO PER LE ATTIVITA’ DI PROMOZIONE DELLA SALUTE, PREVENZIONE E CONTROLLO DELL’ASL VALLECAMONICA-SEBINO. PREMESSA Con LR 8/2007 e successiva DGR 4799/2007 l’attività del Dipartimento di prevenzione Medico e del Dipartimento di Prevenzione Veterinario, volta al controllo delle attività e strutture che comportano un rischio per la salute delle singole persone, dei lavoratori, della popolazione e degli animali produttori di alimenti e che convivono con l’uomo, è stata profondamente innovata in forza dei principi di responsabilizzazione ed autocontrollo di ciascun soggetto del sistema socio-economico, della semplificazione delle procedure amministrative, del potenziamento dei controlli a posteriori in corso di attività a regime, programmazione dell’azione di controllo parametrata al livello di rischio, efficienza nell’utilizzo delle risorse anche grazie ad una maggiore integrazione all’interno del sistema regionale della prevenzione. Tali principi vengono tradotti nel integrato delle attività di prevenzione e dei controlli con arco temporale triennale e pianificazione annuale, il cui obiettivo è quello di utilizzare risorse e metodi di controllo omogenei, coordinati ed innovativi nelle differenti categorie di attività presenti sul territorio dell’ASL di Vallecamonica-Sebino. L’integrazione che viene perseguita fra il Dipartimento di Prevenzione Veterinario ed il Dipartimento di Prevenzione Medico e fra i relativi Servizi si traduce nella condivisione delle informazioni relative al contesto territoriale (anagrafi/dati attività di controllo), nel coordinamento per le attività di controllo nelle aree di possibile sovrapposizione e nella definizione di procedure uniformi per effettuare, documentare, rendicontare l’attività di controllo. La prevenzione è l’insieme di attività, di interventi ed opere messi in atto per il fine prioritario di promuovere e conservare lo stato salute. Qualora ciò non fosse possibile, bisogna limitare la progressione delle malattie migliorandone l’esito ed evitando la comparsa di complicanze tardive. La concreta realizzazione di tali principi si evidenzia anche nella pianificazione delle attività di prevenzione e controllo, il cui principale obiettivo è fornire strumenti per indirizzare risorse e utilizzare metodi di controllo ufficiale omogenei ed innovativi nelle differenti categorie di attività presenti sul proprio territorio. Queste azioni richiedono di conferire un alto grado di priorità alla partecipazione della comunità. Il Dipartimento di Prevenzione Medico e il Dipartimento di Prevenzione Veterinario con la partecipazione attiva di altri Dipartimenti dell’ASL VCS sono giunti alla predisposizione e presentazione di questo Piano in coerenza con le indicazioni operative di seguito riportate, 1. alla ex DGR VIII 4799/07 e Circolare 32/SAN del 18.10.2007, 2. alla Circolare 19/SAN del 20.11.2008, avente per oggetto: “Linne di indirizzo per l’aggiornamento dei piani integrati di prevenzione e controllo annualità 2009 e indicazioni per la rilevazione dell’attività svolta nel 2008”; 3. alla Circolare n. 21/SAN/2008 n. prot. H1.2008.0043904 del 03/12/2008 avente per oggetto”Linee di indirizzo per l’aggiornamento dei piani integrati locali degli interventi di promozione della salute – annualità 2009 e indicazioni per la rilevazione dell’attività svolta nel 2008” e relativo allegato.

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1 PIANO INTEGRATO PER LE ATTIVITA’ DI PROMOZIONE DELL A SALUTE, PREVENZIONE E CONTROLLO DELL’ASL VALLECAMONICA-SEBI NO. PREMESSA Con LR 8/2007 e successiva DGR 4799/2007 l’attività del Dipartimento di prevenzione Medico e del Dipartimento

di Prevenzione Veterinario, volta al controllo delle attività e strutture che comportano un rischio per la salute delle

singole persone, dei lavoratori, della popolazione e degli animali produttori di alimenti e che convivono con l’uomo,

è stata profondamente innovata in forza dei principi di responsabilizzazione ed autocontrollo di ciascun soggetto

del sistema socio-economico, della semplificazione delle procedure amministrative, del potenziamento dei controlli

a posteriori in corso di attività a regime, programmazione dell’azione di controllo parametrata al livello di rischio,

efficienza nell’utilizzo delle risorse anche grazie ad una maggiore integrazione all’interno del sistema regionale

della prevenzione.

Tali principi vengono tradotti nel integrato delle attività di prevenzione e dei controlli con arco temporale triennale e

pianificazione annuale, il cui obiettivo è quello di utilizzare risorse e metodi di controllo omogenei, coordinati ed

innovativi nelle differenti categorie di attività presenti sul territorio dell’ASL di Vallecamonica-Sebino. L’integrazione

che viene perseguita fra il Dipartimento di Prevenzione Veterinario ed il Dipartimento di Prevenzione Medico e fra i

relativi Servizi si traduce nella condivisione delle informazioni relative al contesto territoriale (anagrafi/dati attività di

controllo), nel coordinamento per le attività di controllo nelle aree di possibile sovrapposizione e nella definizione di

procedure uniformi per effettuare, documentare, rendicontare l’attività di controllo.

La prevenzione è l’insieme di attività, di interventi ed opere messi in atto per il fine prioritario di promuovere e

conservare lo stato salute. Qualora ciò non fosse possibile, bisogna limitare la progressione delle malattie

migliorandone l’esito ed evitando la comparsa di complicanze tardive. La concreta realizzazione di tali principi si

evidenzia anche nella pianificazione delle attività di prevenzione e controllo, il cui principale obiettivo è fornire

strumenti per indirizzare risorse e utilizzare metodi di controllo ufficiale omogenei ed innovativi nelle differenti

categorie di attività presenti sul proprio territorio. Queste azioni richiedono di conferire un alto grado di priorità alla

partecipazione della comunità.

Il Dipartimento di Prevenzione Medico e il Dipartimento di Prevenzione Veterinario con la partecipazione attiva di

altri Dipartimenti dell’ASL VCS sono giunti alla predisposizione e presentazione di questo Piano in coerenza con le

indicazioni operative di seguito riportate,

1. alla ex DGR VIII 4799/07 e Circolare 32/SAN del 18.10.2007,

2. alla Circolare 19/SAN del 20.11.2008, avente per oggetto: “Linne di indirizzo per l’aggiornamento dei piani

integrati di prevenzione e controllo annualità 2009 e indicazioni per la rilevazione dell’attività svolta nel

2008”;

3. alla Circolare n. 21/SAN/2008 n. prot. H1.2008.0043904 del 03/12/2008 avente per oggetto”Linee di

indirizzo per l’aggiornamento dei piani integrati locali degli interventi di promozione della salute – annualità

2009 e indicazioni per la rilevazione dell’attività svolta nel 2008” e relativo allegato.

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2 INTRODUZIONE In ossequio alla DGR 26.11.2008 n.VIII/8501 “Determinazioni in ordine alla gestione del servizio socio sanitario

regionale per l’esercizio 2009”, l’ASL di Vallecamonica-Sebino ha approvato il “Documento di Programmazione e

Coordinamento dei Servizi Sanitari e Socio Sanitari” con decreto n° 34 del 16.01.2009.

Un richiamo alla peculiare caratteristica di quest’ASL è doveroso in quanto è l’unica a differenziarsi nel panorama

delle aziende sanitarie lombarde e agestire direttamente un presidio ospedaliero, costituito da due distinte

strutture, Edolo ed Esine.

BRENO SEDE LEGALE DIREZIONE GENERALE Via Nissolina, 2 SANITARIA - AMMINISTRATIVA E SOCIALE

DIPARTIMENTO AMMINISTRATIVO DISTRETTO SOCIO SANITARIO DIPARTIMENTO DI PREVENZIONE VETERINARIO DISTRETTO VETERINARIO DIPARTIMENTO DI PREVENZIONE MEDICO DIPARTIMENTO ASSI DIPARTIMENTO CURE PRIMARIE

BRENO URP (Ufficio Relazioni con il Pubblico) Via Nissolina Ambulatori e Servizi di Medicina Specialistica -distrettuali Consultorio Familiare EDOLO OSPEDALE P.zza Donatori di Sangue,1 e Servizi di Medicina Specialistica - distrettuali e Consultorio Familiare ESINE OSPEDALE Via Manzoni, 142 e Servizi di Medicina Specialistica - distrettuali

DIPARTIMENTO DI SALUTE MENTALE: SPDC

MALEGNO DIPARTIMENTO DI SALUTE MENTALE: Via Lanico COMUNITA’ RIABILITATIVA AD ALTA ASSISTENZA (CRA) CENTRO PSICO SOCIALE (CPS) DARFO LABORATORIO DI SANITÀ PUBBLICA Via Quarteroni, 10/A SCUOLA UNIVERSITARIA PER INFERMIERI DIPARTIMENTO DIPENDENZE - Servizio Territoriale Dipendenze DARFO SERVIZI DI MEDICINA SPECIALISTICA E DISTRETTUALI Via Cercavi CONSULTORIO FAMILIARE PREVENZIONE SICUREZZA AMBIENTI LAVORO (PSAL) CENTRO DI ASSISTENZA LIMITATA DI DIALISI (CAL) Cedegolo Via Nazionale, 44 Ambulatori e Servizi di Medicina Specialistica e distrettuali Pisogne Antica Valeriana Ambulatori e Servizi di Medicina Specialistica e distrettuali Malonno Via dell’Industria, 10 SER.D Servizio Alcologia L’ANALISI DI CONTESTO ED IL FABBISOGNO

La Valle Camonica, situata nella zona nord-orientale della Lombardia, è la più estesa fra le valli della regione e fra

le maggiori vallate delle Alpi Centrali.

Essa si sviluppa per circa 90 Km di lunghezza dal passo del Tonale (m 1833 s.l.m.) alla Corna Trenta Passi

(presso Pisogne, sul lago di Iseo), con una superficie di Km2 1.319,23.

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3 Da Brescia, l’accesso al territorio avviene tramite la Ferrovia Brescia-Iseo-Edolo e la SS 510, che dal capoluogo

conduce fino all’abitato di Pian Camuno. La SS 42 del Tonale e della Mendola collega il comprensorio a Bergamo

e a Bolzano rispettivamente dalla Valcavallina e dal Passo del Tonale, costituendo inoltre una connessione con le

reti autostradali A 4 Milano-Venezia e A 22 Modena-Brennero. Il collegamento con la Valtellina è costituito dalla SS

39 del Passo dell’Aprica.

Il territorio della Valle Camonica contiene molti laghi sia naturali che artificiali per la produzione di energia

idroelettrica.

Due sono i grandi sistemi idroelettrici che collegano tra loro le dighe attraverso condotte forzate e gallerie

sotterranee: il Sistema d'Avio, che termina con la centrale di Edolo, ed il Sistema Poglia che rende attiva la

Centrale di S. Fiorano. L'accesso al territorio della Valle Camonica avviene principalmente attraverso tre strade

statali: la S.S. n. 39, la n. 42 e la n. 510, oltre che tramite la ferrovia Brescia-Iseo-Edolo. La S.S. n. 42 collega il

comprensorio a Bergamo (direzione Sud-Ovest) e a Bolzano (direzione Nord-Est) costituendo così una

connessione con le autostrade A4 Milano-Venezia e A22 Modena-Brennero. Il collegamento con l'autostrada A4 è

costituito anche dalla strada statale n. 510 che corre parallela alla sponda destra del Lago d'Iseo e raggiunge

Brescia.

La popolazione residente nell'alta valle tra il 1961 e il 1999 si è ridotta del 18,9%, con una perdita uniforme nei vari

decenni, che ha interessato in particolare i centri di Paisco Loveno (70%), Vione e Saviore dell'Adamello (-45% ca).

Solo Edolo presenta un andamento positivo (4,3%) e contenuta è la riduzione a Malonno e a Berzo Demo (-1%).

Anche la media valle evidenzia da tempo una diminuzione demografica, nonostante un andamento complessivo di

lieve crescita (4,7%) che interessa alcuni centri. Prestine, Paspardo, Borno, Lozio hanno quasi dimezzato la

popolazione, con una rilevante perdita che si è verificata negli anni '70 mentre invece crescevano

demograficamente i centri di Berzo Inferiore, Niardo, Esine, Cividate Camuno.

La densità abitativa del Distretto si mantiene tra i 74 e i 75 ab/Km2, tuttavia, tali valori non rendono conto della

variabilità interveniente fra le diverse aree geografiche, determinata in primo luogo dalla collocazione delle stesse

rispetto alle principali vie di comunicazione.

Densità superiori (fino a 200 ab/Km2) sono infatti rilevabili a fondovalle, dove il sistema di collegamenti è più

efficiente, mentre si registrano densità inferiori (fino a 50 ab/Km2) nelle zone montane, soggette a fenomeni di

spopolamento.

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6 Totale Popolazione al 31.12.2007 è di 100.025

I Comuni del territorio sono interamente compresi in zona montana, con insediamenti di scarse dimensioni

(“comunità di gronda”) sparsi anche in valli laterali rispetto a quella principale, con tutti gli ulteriori riflessi socio-

assistenziali, sanitari ed organizzativi.

Importante sottolineare che l’ambito territoriale si estende lungo un asse di 100 Km, con una densità abitativa di

circa 76 abitanti/Km2 . Inoltre la popolazione aumenta notevolmente (più del 30%) nei periodi di afflusso turistico,

sia invernale che estivo.

L’inadeguatezza della rete viaria inoltre inibisce l’accessibilità ai presidi dell’Azienda amplificando le distanze dai

grandi centri cittadini e penalizzando ulteriormente la realtà sanitaria camuna. Questo implica uno sforzo di

ottimizzazione delle risorse, per poter raggiungere una maggior efficacia-efficienza nei servizi resi.

Quanto sopra può essere attuato per mezzo di una politica gestionale mirata a, oltre che salvaguardare e

potenziare le specialità di base, anche ad acquisirne altre di livello superiore.

La popolazione assistita residente nell’ASL al 31.1 2.2007 è di 98.868.

Gli assistiti nella fascia di età 0-14 anni anni) è pari al 67,2%, gli assistiti con 65 anni e più rappresentano il 19,1

rappresentano il 13,7%, la popolazione in età attiva (15-64%.

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L’indice di vecchiaia è diminuito (tab. 3) ed anche il peso degli ultrasessantacinquenni sulla popolazione in età

attiva risulta più basso rispetto al valore Regionale (28,4%).

LA PATOLOGIA CRONICA: PREVALENZA E CONSUMI (BDA ANN O 2007)

La Banca Dati Assistito (BDA) consente di mappare la situazione epidemiologica locale.

Gli assistiti affetti da patologie croniche e/o degenerative vengono classificati, in virtù della loro patologia più

importante, in categorie di patologie prevalenti. (Vedi Tab.6, fig. 1 ).

Nella BDA sono considerati deceduti, al fine di monitorare la spesa, anche gli assistiti deceduti nel 1° trimestre del

2008.

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Gli assistiti cardiovasculopatici (07) rappresentano la sottopopolazione più numerosa (53%) con una prevalenza

del 13,97%. seguiti in ordine di frequenza dagli assistiti affetti da diabete (06) (14,7%) con una prevalenza del

3,86% e da quelli con patologia neoplastica (05) (10,9%)con una prevalenza del 2,87%. La prevalenza

complessiva degli assistiti con patologie croniche (da 02 a 12) sul totale degli assistiti è del 25%, con un

incremento di circa l’1% rispetto all’anno 2006 (tab.8 ).

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Nel 2007 la percentuale degli assistiti con patologia cronica e con età superiore ai 64 anni risulta del 69% (Tab.8).

Se si considera la distribuzione della patologia cronica per sesso e fascia di età le donne ultra 64enni hanno una

prevalenza del 56% ed i maschi del 44%, tale rapporto si inverte nelle fasce di età inferiori ai 64 anni; rispetto

all’anno 2006 si osserva un incremento della patologia cronica in entrambi i sessi con età inferiore ai 64 anni,

infatti, la patologia cronica aumenta progressivamente nella fascia di età dai 44 ai 64 anni (Tab. 9, fig.3).

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Persone con diabete assistiti dalle “Unità Operativ e Struttura Semplice di Diabetologia e Malattie del Metabolismo ” Nell’anno 2007 le esenzioni per patologie croniche nel territorio dell’ASL Vallecamonica-Sebino rappresentano il

66,10% sul totale delle esenzioni rilasciate.

Nell’ambito delle patologie croniche il 44,35% è costituito dalla malattia ipertensiva, il 14,52% dal diabete, l’8,96%

da neoplasie ed il 6,56% da malattie cardiovascolari.I

Il numero (riferito all’anno 2007) delle persone con esenzione per diabete mellito nel nostro territorio è di 4.527

Le persone in carico alle “Unità Operative Struttura Semplice di Diabetologia e Malattie del Metabolismo ” UOSS DMM degli Ospedali di Edolo, ed Esine, e dei distretti di Darfo e Pisogne al mese di ottobre 2008 sono 2.169. Pazienti diabetici in carico alle UOSS DMM Distribuzione per classificazione di diabete tipo 1 tipo 2 n° % n° % 118 5,73 2051 93.35

MASCHI 66 55,93 1100 53,63

FEMMINE 52 44,07 951 46,37

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Distribuzione della popolazione assistita per 9 classi di età

Tipo 1 Tipo 2 Fasce di età numero % numero %

<=5 0 0 0 0 Da 5 a 15 1 0,85 0 0 Da 15 a 25 6 5,08 0 0 Da 25 a 35 10 8,47 4 0,20 Da 35 a 45 22 18,64 56 2,73 Da 45 a 55 22 18,64 212 10,34 Da 55 a 65 29 24,58 592 28,86 Da 65 a 75 19 16,10 719 35,06

>75 9 7,63 468 22,82

Andamento per classi del B.M.I. Tipo 1 Tipo 2 BMI

numero % numero % <25 53 45,69 313 15,57

25,1-27 16 13,79 298 14,83 27,1-30 24 20,69 528 26,27 30,1-40 21 18,10 799 39,75

>40 2 1,72 72 3,58

Distribuzione per comune della popolazione assistit a per diabete di tipo 2 dalla UO DMM*

Di st r i buz i one pe r se sso

di a be t e t i po 2

MASCHI FEMMINE

D i st r i buz i one pe r se sso

d ia be t e t i po 1

MASCHI FEMMINE

0

10

20

30

40

50

60

Normale Sovrappeso Obeso

Diabete tipo 1 B M I

0

100

200

300

400

500

600

700

800

900

Normale Sovrappeso Obeso

Diabete tipo 2 B M I

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12 Comune Numero pazienti percentuale Darfo Boario Terme 274 13,36 Pisogne 176 8,58 Esine 112 5,46 Pian Camuno 82 4,00 Piancogno 82 4,00 Breno 81 3,95 Artogne 75 3,66 Angolo Terme 66 3,22 Gianico 65 3,17 Bienno 53 2,58 * vengono riportati soltanto i comuni con un numero di pazienti assistiti superiore a 50. Prendendo in esame la tipologia di utenti affetti da diabete mellito tipo 2 afferenti alla UO DMM si evidenzia: numeri percentuali Soggetti con C-LDL<100 881 47,62 Soggetti in trattamento ipolipemizzante con C-LDL>=130 513 42,47 Soggetti non in trattamento ipolipemizzante con C-LDL>=130 137 11,34 Soggetti fumatori 139 8,49 Soggetti forti fumatori(>20 sigarette7die) su totale fumatori 15 9,32 Soggetti che hanno smesso di fumare su totale fumatori 88 26,59 CONSUMI SANITARI PER CLASSE DI PATOLOGIA CRONICA (B DA ANNO 2007)

I consumi sanitari degli assistiti con patologia cronica (il 25% del totale degli assistiti) rappresentano ben il 56% dei

consumi totali

Il consumo di risorse sanitarie è molto diversificato nell’ambito delle patologie croniche. Anche nel 2007 i consumi

maggiori sono da attribuire ai “trapiantati” con un consumo pro capite annuo di circa € 17.017, e agli “insufficienti

renali cronici” con un consumo pro capite di € 12.668. Gli assistiti senza patologie croniche hanno un consumo pro

capite annuo di circa 495 euro. Le patologie croniche si connotano anche per un differente assorbimento di risorse

nell’ambito delle tipologie di prestazioni sanitarie: ad esempio negli insufficienti renali cronici il consumo pro capite

per la specialistica ambulatoriale (dialisi) è di € 8.648, ben il 68% del consumo pro capite complessivo.

Nel 2007 i consumi per ricoveri risultano diminuiti mentre quelli per le prestazioni ambulatoriali e per la

farmaceutica aumentati.

L’osservatorio delle dipendenze

Il progetto Osservatorio Dipendenze ha come obiettivo prioritario quello di aumentare la capacità delle istituzioni e

dei servizi di progettare e realizzare attività di prevenzione delle dipendenze e di presa in carico delle situazioni

problematiche, attraverso il rafforzamento delle conoscenze sui problemi delle dipendenze e dell’abuso di

sostanze.

Vengono costantemente rilevate a livello locale le esigenze, i dati e le informazioni generati da diversi soggetti,

istituzionali e non, che sono poi confrontati, discussi, sintetizzati in un quadro unitario.

L'Osservatorio è utilizzato come strumento attraverso il quale viene promossa la collaborazione e il dialogo, in

sintesi è diventato un raccordo tra le realtà del nostro territorio che si occupano di problemi correlati alle

Dipendenze, cioè ASL, Comuni, Comunità Montana, Terzo Settore e Scuole.

Gli elementi e le informazioni generali relative al territorio sono raccolte attraverso incontri con stakeholders.

Il Report riporta i dati sull'utenza in carico al Dipartimento Dipend enze nel primo semestre 2008 e il confronto

quantitativo e qualitativo tra i dati del primo semestre 2006, primo semestre 2007 e del primo semestre 2008 .

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13 Il confronto tra le tre rilevazioni ci permetterà di evidenziare il trend del fenomeno “dipendenza” in Vallecamonica

a distanza annuale.

Le fonti di raccolta dati utilizzate sono:

− rilevazione attuale dell’attività nel settore tossicodipendenze al 30.12.2007 – Ministero della Sanità-

Sistema Informativo Sanitario

− www.famiglia.regione.lombardia.it/religo/ (Realizzazione a titolo sperimentale di una rete sociale nell’area

delle dipendenze)

− CED ASL di Vallecamonica

− Prefettura di Brescia

− Sito internet www.demo.istat.it e Relazione Parlamentare anno 2005

− Dati rilevati dalla Commissione Patente Ufficio Provinciale BRESCIA. I dati elaborati in questo report

riguardano problematiche dell’utenza legate a implicazioni di tipo sanitario, legale e civile. Si ritiene inoltre

importante fornire un quadro completo aggiornato dei procedimenti penali, dei procedimenti civili e dei reati

amministrativi per i quali l’utenza in carico richiede un intervento del Servizio, tale settore, ampiamente

seguito dal SERD, prevede costanti contatti con Uffici Giudiziari del Ministero di Giustizia, con la Casa

Circondariale, con il Tribunale di Sorveglianza, con il Tribunale Ordinario, con il Tribunale per i Minori e la

Prefettura.

Diventa un settore interessante da approfondire soprattutto alla luce dell’entrata in vigore del Testo Aggiornato del

decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n.309, recante: “Testo Unico delle Leggi in materia di

disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di

tossicodipendenza” (GU n. 62 del 15.3.2006 Suppl. Ordinario n.62) e della legge n. 241 del 31 luglio 2006

“Concessione di indulto” in vigore dal 1 Agosto 2006.

il Servizio Dipendenze ha trattato n. 560 soggetti residenti nel territorio di Valle Camonica Sebino, di cui n.348

per problematiche connesse all’uso problematico di sostanze stupefacenti e n. 212 per dipendenza da

sostanze alcoliche .

Si evidenzia una maggior incidenza dell’utenza di sesso maschile sul totale dei soggetti in trattamento, distribuita in

fasce d’età che comprende l'età minore fino gli over 39 anni.

Si assiste progressivamente ad un invecchiamento dell’utenza e ad un innalzamento dell’età media dei soggetti

trattati, tale dato rispecchia la realtà del fenomeno dipendenza a livello Regionale e Nazionale.

Gli utenti in carico al servizio hanno prevalentemente un’età oltre i 39 anni. Il fenomeno della diffusione delle

sostanze stupefacenti e psicotrope ha progressivamente assunto, negli ultimi anni connotati di crescente

complessità relativamente alla comparsa di nuove sostanze e di nuove modalità d’uso.

Con riferimento alla tipologia dell’utenza in carico, si rileva una stabilità numerica di quella femminile, mentre, con

riguardo alle sostanze, si riscontra un aumento dei soggetti dipendenti da sostanze diverse dall’eroina.

L’atteggiamento delle nuove generazione verso l’uso e l’abuso di sostanze stupefacenti si presenta mutato rispetto

al passato e sembra polarizzarsi verso nuove tendenze che richiedono opportune strategie di prevenzione e di

intervento.

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UTENTI IN CARICO AL SER.D.

TOTALE UTENTI IN CARICO ANNI 2002 – 2007

Anni 2002 2003 2004 2005 2006 2007

N. totale

utenti in

carico

390

401

425

440

486

560

UTENTI TOSSICODIPENDENTI ED ALCOLISTI IN CARICO ANN I 2002 – 2007

Anni 2002 2003 2004 2005 2006 2007

N.utenti

tossicodipendenti

279 280 273 297 306 348

n.utenti alcolisti 111 121 152 143 180 212

N.utenti totali 390 401 425 440 486 560

NUOVA UTENZA PRESA IN CARICO

Costituisce un dato significativo l’andamento del fenomeno negli ultimi anni. Nel 2006 la nuova utenza era di 126

soggetti trattati e nel 2007 di 194 soggetti trattati.

Si rileva un aumento considerevole della nuova utenza, che rappresenta il 34,6% dell’utenza totale presa in carico

nel corso del 2007.

Nel 2007 si rileva un forte aumento del numero di nuovi soggetti con problemi di dipendenza da sostanze

stupefacenti e un lieve aumento del numero di nuovi soggetti con problemi di alcoldipendenza.

L'82,4% della nuova utenza è rappresentata dal sess o maschile e il 17,6% da quella femminile, distribu ita in

fasce d’età comprese l'età minore e over 39.

La maggior parte degli utenti che si presentano per la prima volta al servizio hanno un’età oltre i 39 anni. In alcuni

soggetti si registra una data d’inizio d’uso di sostanze stupefacenti ed alcoliche in età avanzata ma la maggior

parte dei soggetti colloca l’inizio d’uso di sostanze in età adolescenziale e solo in età adu lta si rivolge al

Servizio.

NUMERO NUOVI UTENTI

Anni 2002 2003 2004 2005 2006 2007

N.utenti tossicodipendenti 57 41 50 69 58 123

n.utenti alcolisti 86 71 58 63 68 71

N.utenti totali 143 112 108 132 126 194

UTENZA TRATTATA DISTRIBUITA PER TIPOLOGIA DI SOSTAN ZE D’USO

I dati risultano in linea con l’evoluzione del fenomeno a livello Regionale, Nazionale ed Europeo. Si rileva infatti una

diminuzione sensibile del numero di soggetti che presenta una dipendenza da eroina per via parenterale (56,6%)

rispetto agli anni precedenti e una certa stabilità nel numero di assuntori di cocaina (26%).

Dalle Relazioni Parlamentari si evince che in alcun i paesi dell’UE vi è una percentuale elevata di gio vani

europei (15–34 anni) che segnala di aver fatto uso di cocaina ad un certo punto della vita, e circa la metà,

ne ha fatto uso recentemente.

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15 I dati tossicologici dimostrano che, in alcuni paesi, si riscontra la presenza di cocaina mescolata con oppiacei

creando nuove preoccupazioni in merito all’utilizzo di sostanze da “taglio” che possono comportare ulteriori rischi

alla salute.

In Vallecamonica la cannabis è aumentata e inizia a presentarsi come uso problematico (14,9%), nel 2006 si

registrava un dato molto inferiore (9,8%). La maggior parte delle persone che fa uso di cannabis, dichiara di farne

soltanto un uso occasionale, per periodi limitati di tempo.

Emerge chiaramente come i modelli di consumo di stupefacenti continuano ad evolvere.

In anni passati i consumatori problematici di stupefacenti erano tossicodipendenti cronici da eroina, attualmente si

trovano in misura crescente poliassuntori o consumatori di sostanze stimolanti.

Gli alcoldipendenti nel 2007 hanno presentato preva lentemente una dipendenza da vino (61,3%) e da birr a

(20,2%).

SOGGETTI SEGNALATI DALLA PREFETTURA AL SERVIZIO DIP ENDENZE IN BASE AGLI ARTT. 75 E 121

DEL T.U. 309/90

Il Numero di soggetti segnalati nel corso del 2007 dalle Prefettura per violazione art. 75 e 121 del T .U

309/1990 è di 113.

Si mantiene stabile nel corso degli anni il numero di soggetti segnalati per uso di cannabis che risulta essere la

droga d’uso più comune. Per quanto riguarda la cocaina si registra un numero di soggetti in linea con quelli

dell'anno precedente.

Presso la Prefettura è costituito un Nucleo Dipendenze Prefettura che, a seguito della segnalazione degli Organi di

Pubblica Sicurezza, convoca per un colloquio la persona trovata in possesso di sostanza stupefacente, per

accertare le ragioni della violazione. Se dal colloquio emergono elementi tali da far presumere che la persona si

asterrà per il futuro dal consumo di stupefacenti e la sostanza sequestratagli è compresa nella II° o IV° Tabella, il

Prefetto, per una sola volta,definisce il procedimento con il formale invito a non fare più uso di sostanze

stupefacenti, omettendo l'applicazione delle sanzioni previste.

Nel corso del colloquio viene illustrata la possibilità, in alternativa alla applicazione della sanzione amministrativa,

di intraprendere un percorso terapeutico presso il Servizio Dipendenze (Ser.D.).In tal caso, il Nucleo Dipendenze

Prefettura concorda un ulteriore appuntamento con il soggetto durante il quale verifica che lo stesso abbia

intrapreso e concluso un programma terapeutico presso il Servizio Dipendenze.

MORTALITÀ

L'analisi della mortalità per causa in ambiti territoriali diversi rappresenta uno strumento utile per lo studio della

diffusione e della eziologia delle malattie e per la programmazione e la valutazione degli interventi sanitari. Le

statistiche di mortalità sono un valido strumento di monitoraggio dello stato di salute della popolazione, in quanto

danno indicazioni generali sulle condizioni di vita, sulle esposizioni a fattori di rischio e sull'efficacia dell'assistenza

socio-sanitaria. Gli studi epidemiologici di tipo descrittivo ci permettono, infatti, di apprezzare le variazioni di un

fenomeno nel tempo, nello spazio e tra diverse categorie di persone. Le variazioni nel tempo possono essere di

tipo acuto, legate a precisi avvenimenti, oppure di tipo continuativo, legate a cambiamenti economici e sociali e

delle abitudini di vita delle persone. Le variazioni tra le categorie sono riferibili alle varie esposizioni a fattori di

rischio o sono in relazione alla mutevole reattività individuale, come avviene, ad esempio, tra uomini e donne o tra

adulti e bambini. Le informazioni sulle cause di morte possono essere utilizzate anche per una valutazione della

qualità dell'assistenza sanitaria, per quanto concerne sia i servizi di prevenzione sul territorio, sia i servizi di cura.

Infine, i dati sulla mortalità permettono una più oculata programmazione delle risorse da assegnare in base ai

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16 bisogni delle diverse aree territoriali. L'analisi della mortalità nell'ASL di Vallecamonica-Sebino è stata condotta

in due periodi, utilizzando sempre i dati di codifica ISTAT e condotta con la medesima tipologia di analisi. Il primo

studio ha preso in esame la mortalità, nella popolazione residente nell’ex-USSL 37, che corrispondeva alla

Comunità Montana di Valle Camonica riferita a 41 Comuni con una popolazione residente di circa 87.000 abitanti,

relativa agli anni 1980-1993.

Il secondo studio ha preso in esame la mortalità dell’ASL di Vallecamonica-Sebino che comprende 42 comuni ed

una popolazione residente di circa 97.000 abitanti, relativa agli anni 1999-2001.

Nelle tabelle 1, 2, 3 e 4 sono riportati il numero di morti osservate e attese, sulla base dei tassi regionali, i rispettivi

SMR (Rapporto standardizzato di mortalità) e i loro IC (limiti di confidenza) al 95%, rispettivamente per tutte le

cause e per alcune cause specifiche, per i periodi 1980-1993 e 1999-2001.

Per il periodo 1980-93 (Tabelle 1 e 2), il confronto tra l’USSL e la Regione mostra una mortalità complessiva

maggiore nell’area in studio rispetto alla Lombardia (6380 morti osservate e 5216,23 attese), del 22% nei maschi

(SMR=1,22) e del 9% nelle femmine (5570 morti osservate e 5117,16 attese), (SMR=1,09).

In considerazione dei piccoli numeri di decessi osservati nell’USSL per molte cause, si è ritenuto prudente

focalizzare l’attenzione sugli eccessi di mortalità rispetto agli attesi di almeno il 50% (SMR ³1,5).

Non si riscontra un sostanziale aumento della mortalità per tutti i tumori, mentre si osserva un eccesso di deceduti,

tra i maschi, per malattie infettive (SMR=4,21), per malattie dell'apparato respiratorio (SMR=1,88), tra le quali il

ruolo principale è svolto dalle pneumoconiosi (SMR=19,60), per cirrosi epatica (SMR=1,65) e per incidenti da

traffico (SMR=1,54).

Tra le donne, si riscontra un eccesso di casi di morte soprattutto per cirrosi epatica (SMR=1,84). Prendendo in

esame le singole cause tumorali, si osserva un eccesso di mortalità per il tumore del fegato (SMR=1,74) tra gli

uomini e (SMR =1,58) tra le donne. 16

Nel periodo 1999-2001 (tabelle 3 e 4), nell'ASL di Vallecamonica-Sebino si è riscontrato un eccesso del 21%,

statisticamente significativo, delle morti osservate nei maschi rispetto alle morti attese sulla base dei valori regionali

(1374 morti osservate e 1137,9 attese).

Tra i gruppi di cause si riscontra un eccesso di mortalità statisticamente significativo per malattie infettive e

parassitarie (SMR=2,15), per traumi e avvelenamenti (SMR=1,73), per malattie dell'apparato respiratorio

(SMR=1,28), per tumori (SMR=1,24) e per malattie del sistema circolatorio (SMR=1,11) e un difetto,

statisticamente non significativo, per malformazioni congenite (SMR=0,28) e per malattie dell'apparato genito-

urinario (SMR=0,72).

Tra le singole cause si rileva un eccesso di morti osservate rispetto a quelle attese, statisticamente significativo,

per tubercolosi (SMR=3,45), per tumori del fegato (SMR=1,84), per incidenti da traffico (SMR=1,69) e per cirrosi

epatica (SMR=1,45) e un eccesso, statisticamente non significativo, per tumori della vescica (SMR=1,36), per

suicidi (SMR=1,36), per tumori dello stomaco (SMR=1,28), per tumori del colon-retto (SMR=1,16) e per leucemie e

linfomi (SMR=1,14). Inoltre, si nota un difetto per tumori della prostata (SMR=0,9), statisticamente non significativo.

Tra le donne nell'ASL di Vallecamonica-Sebino si sono osservate in totale 1278 morti, sostanzialmente in linea

rispetto alle 1290,9 morti attese sulla base dei tassi regionali (SMR=0,99).

Tra i gruppi di cause si rileva un eccesso di morti, statisticamente significativo, per stati morbosi mal definiti

(SMR=1,78), per malattie infettive e parassitarie (SMR=1,77) e per

malattie dell'apparato digerente (SMR=1,37) e un difetto, statisticamente non significativo, per malattie

dell'apparato genito-urinario (SMR=0,7) e per malformazioni congenite (SMR=0,74). Tra le singole cause si

osserva un eccesso di morti, statisticamente significativo, per cirrosi epatica (SMR=1,75) e per tumori del fegato

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17 (SMR=1,73) e un eccesso, statisticamente non significativo, per tubercolosi (SMR=1,55), per tumori dello

stomaco (SMR=1,36), per incidenti da traffico (SMR=1,16) e per tumori della vescica (SMR=1,1).

Altresì, si nota un difetto statisticamente significativo per tumori del polmone (SMR=0,51) e un difetto

statisticamente non significativo per tumori del colon-retto (SMR=0,8) e per leucemie e linfomi (SMR=0,82).

In conclusione nel periodo più recente (1999-2001) l'analisi della mortalità nell'ASL di Vallecamonica-Sebino ha

evidenziato una mortalità generale, rispetto ai dati regionali attesi, in eccesso, in maniera statisticamente

significativa, nei maschi (di circa il 21%, 1374 casi osservati 1137,9 attesi), mentre per le femmine si è osservata

una mortalità sostanzialmente simile (1278 casi osservati 1290,9 attesi).

Tra i gruppi di cause di mortalità, si osserva un eccesso per le malattie infettive rispetto ai valori regionali attesi, sia

tra i maschi sia tra le femmine, sostanzialmente riconducibile alla tubercolosi. Inoltre, sempre tra i gruppi di cause,

si nota tra i maschi un eccesso per tumori, per

malattie del sistema circolatorio, per diabete, per malattie dell'apparato respiratorio e per traumi e avvelenamenti,

mentre tra le femmine per malattie dell'apparato digerente, per diabete e per stati morbosi mal definiti.

In merito ad alcune cause specifiche si ha un eccesso di mortalità, in entrambi i sessi per cirrosi epatica (del 45 e

del 75% rispettivamente nei maschi e nelle femmine), in parallelo all'eccesso per tumori del fegato (dell’84 e del

73% rispettivamente), per tumore dello stomaco (del 28% e del 36% rispettivamente nei maschi e nelle femmine) e

per incidenti da traffico (del 69 e 16% rispettivamente).

Confrontando questi dati con quelli del periodo precedente (1980-1993), relativamente ad alcune patologie, si

evince che l’andamento temporale della mortalità per tumore del fegato e cirrosi in Vallecamonica segue il trend

nazionale con la diminuzione dei decessi per cirrosi e l’aumento di quelli per HCC (tabelle 1, 2, 3 e 4). Infatti i SMR

per HCC sono passati da 1,74 a 1,84 nei maschi e da 1,58 a 1,73 nelle femmine, mentre per la cirrosi gli SMR

sono diminuiti da 1,65 a 1,45 nei maschi e da 1,84 a 1,75 nelle femmine.

Il tumore del fegato nell’ASL di Vallecamonica-Sebi no si trova al secondo posto in ordine di frequenza tra

le cause di morte oncologiche nei maschi (14%) dopo il tumore del polmone, e al terzo posto nelle femmine (10%)

dopo i tumori della mammella e dello stomaco. (Fig. 1) L’aumento della mortalità per tumore del fegato dipende in gran parte dalla maggiore diffusione dei fattori di rischio

nella popolazione (virus epatitici e elevato consumo di alcol).

In un recente lavoro è stata confermata l’elevata p revalenza dei portatori cronici del virus C (3,1% i n VCS;

2,5% in Italia) e del virus B (1,8% in VCS; 0,5% in Italia) responsabili di un eccesso di malattie di fegato

nell’area camuna.

Non va trascurato anche il ruolo di fattori di rischio comportamentali quali il tabagismo e l’abuso di alcol,

responsabili di una quota elevata di mortalità per tutte le cause.

L’elevato tasso di mortalità rilevabile nell’ASL di Vallecamonica-Sebino trova riscontro anche in recenti ricerche

epidemiologiche nazionali su tutte le ASL “Atlante mortalità evitabile”, nelle quali questa ASL risulta collocata agli

ultimi posti della graduatoria.

La valutazione dell’andamento della mortalità nel corso dei prossimi anni consentirà di verificare

l’eventuale riduzione o il persistere dell’eccesso di mortalità per le suddette patologie nella popolazione della Valle

Camonica.

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18 Tabella 1. Numero di morti osservati nella popolazione dell’ex USSL 37-Vallecamonica e numero di morti attesi sulla base della mortalità sesso ed età specifica della regione Lombardia (popolazione standard). Rapporti standardizzati di mortalità (SMR) per gruppi di cause e cause specifiche nel periodo 1980-1993 e intervalli di confidenza al 95%. Maschi.

CAUSE OSSERVATI ATTESI SMR IC 95%

Malattie infettive e parassitarie 120 28,52 4,21 3,58 4,84

Tumori 1999 1781,20 1,12 1,08 1,16

- Stomaco(*) 244 199,59 1,22 1,09 1,35

- Colon(*) 77 84,55 0,91 0,74 1,08

- Retto(*) 35 47,52 0,74 0,53 0,94

- Fegato(*) 219 125,75 1,74 1,55 1,94

- Trachea bronchi polmone(*) 534 540,06 0,99 0,92 1,06

- Prostata(*) 102 91,24 1,12 0,94 1,30

- Vescica(*) 55 66,90 0,82 0,64 1,00

- Linfomi(*) 45 43,32 1,04 0,78 1,29

- Leucemie(*) 48 48,81 0,98 0,75 1,22

Diabete 111 89,47 1,24 1,05 1,43

Malattie del sistema nervoso 89 74,56 1,19 0,99 1,40

Malattie del sistema circolatorio 1975 1911,66 1,03 0,99 1,07

Malattie dell'apparato respiratorio 631 336,01 1,88 1,75 2,00

- Pneumoconiosi(**) 261 13.26 19.68 17.68 21.69

Malattie dell'apparato digerente 551 348,43 1,58 1,47 1,69

- Cirrosi(#) 401 242,34 1,65 1,52 1,79

Malattie dell'apparato genito-urinario 76 65,38 1,16 0,94 1,38

Malformazioni congenite 25 24,00 1,04 0,70 1,38

Stati morbosi mal definiti 122 61,61 1,98 1,69 2,28

Traumatismi e avvelenamenti 542 356,10 1,52 1,41 1,63

- Incidenti da traffico(##) 259 167,69 1,54 1,39 1,70

- Suicidi(##) 74 62.49 1.18 0.96 1.41

Altre cause 92 105,58 0,87 0,72 1,02

TUTTE LE CAUSE 6380 5216,23 1,22 1,20 1,25

(*)Dati già compresi nella voce tumori. (**)Dati già compresi nella voce malattie dell'apparato respiratorio. (#)Dati già compresi nella voce malattie dell'apparato digerente. (##)Dati già compresi nella voce traumatismi e avvelenamenti.

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19 Tabella 2. Numero di morti osservati nella popolazione dell’ex USSL 37-Vallecamonica e numero di morti attesi sulla base della mortalità sesso ed età specifica della regione Lombardia (popolazione standard). Rapporti standardizzati di mortalità (SMR) per gruppi di cause e cause specifiche nel periodo 1980-1993 e intervalli di confidenza al 95%. Femmine.

CAUSE OSSERVATI ATTESI SMR IC 95%

Malattie infettive e parassitarie 25 19,79 1,26 0,85 1,68

TUMORI 1325 1340,72 1,01 0,96 1,05

- Stomaco(*) 206 159,16 1,29 1,15 1,44

- Colon(*) 92 97,12 0,95 0,78 1,11

- Retto(*) 33 45,18 0,73 0,52 0,94

- Fegato(*) 111 70,16 1,58 1,34 1,83

- Trachea bronchi polmone(*) 86 96,42 0,89 0,73 1,05

- Mammella(*) 253 251,35 1,01 0,90 1,11

- Utero(*) 72 67,41 1,07 0,86 1,28

- Ovaio(*) 56 61,86 0,91 0,71 1,10

- Vescica(*) 25 21,48 1,16 0,78 1,55

- Linfomi(*) 27 37,85 0,71 0,49 0,94

- Leucemie(*) 35 44,20 0,79 0,57 1,01

Diabete 241 182,42 1,32 1,18 1,46

Malattie del sistema nervoso 101 91,90 1,10 0,92 1,28

Malattie del sistema circolatorio 2589 2447,61 1,06 1,02 1,09

Malattie dell'apparato respiratorio 344 271,38 1,27 1,16 1,38

Malattie dell'apparato digerente 360 230,23 1,56 1,43 1,70

- Cirrosi(**) 200 108,90 1,84 1,62 2,05

Malattie dell'apparato genito-urinario 40 65,39 0,61 0,45 0,77

Malformazioni congenite 27 21,04 1,28 0,88 1,69

Stati morbosi mal definiti 174 122,83 1,42 1,24 1,59

Traumatismi e avvelenamenti 225 208,84 1,08 0,96 1,20

- Incidenti da traffico(#)) 63 52,22 1,21 0,96 1,46

- Suicidi((#) 21 27.49 0.76 0.49 1.04

Altre cause 71 87,62 0,81 0,65 0,97

TUTTE LE CAUSE 5570 5117,16 1,09 1,06 1,11

(*)Dati già compresi nella voce tumori. (**)Dati già compresi nella voce malattie dell'apparato digerente. (#)Dati già compresi nella voce traumatismi e avvelenamenti.

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20 Tabella 3. Numero di morti osservati nella popolazione dell’ASL di Vallecamonica-Sebino e numero di morti attesi sulla base della mortalità sesso ed età specifica della regione Lombardia (popolazione standard). Rapporti standardizzati di mortalità (SMR) per gruppi di cause e cause specifiche nel periodo 1999-2001 e intervalli di confidenza al 95% . Maschi.

CAUSE OSSERVATI ATTESI SMR IC 95%

Malattie infettive e parassitarie 20 9,3 2,15 1,31 3,35

- Tubercolosi 5 1.4 3.45 1.11 8.56

TUMORI 555 447,6 1,24 1,14 1,35

- Stomaco(*) 45 35 1,28 0,94 1,72

- Colon-retto(*) 45 38,9 1,16 0,84 1,55

- Fegato(*) 75 40,7 1,84 1,45 2,31

- Trachea bronchi polmone(*) 138 128,2 1,08 0,9 1,27

- Prostata(*) 23 25,6 0,9 0,57 1,36

- Vescica(*) 20 14,7 1,36 0,83 2,12

- Leucemie e linfomi(*) 35 30,6 1,14 0,80 1,59

Diabete 28 21,3 1,31 0,87 1,91

Malattie del sistema nervoso 24 23,6 1,02 0,65 1,52

Malattie del sistema circolatorio 428 384,9 1,11 1,01 1,22

Malattie dell'apparato respiratorio 94 73,5 1,28 1,03 1,57

Malattie dell'apparato digerente 54 51,3 1,05 0,79 1,38

- Cirrosi(**) 40 27,7 1,45 1,03 1,98

Malattie dell'apparato genito-urinario 9 12,5 0,72 0,33 1,41

Malformazioni congenite 1 3,6 0,28 0 2,25

Stati morbosi mal definiti 8 7,7 1,04 0,45 2,11

Traumatismi e avvelenamenti 121 70 1,73 1,43 2,07

- Incidenti da traffico(#) 50 29,6 1,69 1,25 2,23

- Suicidi(#) 20 14.6 1.36 0.83 2.13

Altre cause 14 8,9 1,57 0,86 2,67

TUTTE LE CAUSE 1374 1137,9 1,21 1,14 1,27

(*)Dati già compresi nella voce tumori. (**)Dati già compresi nella voce malattie dell'apparato digerente. (#)Dati già compresi nella voce traumatismi e avvelenamenti.

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21

Tabella 4. Numero di morti osservati nella popolazione dell’ASL di Vallecamonica-Sebino e numero di morti attesi sulla base della mortalità sesso ed età specifica della regione Lombardia (popolazione standard). Rapporti standardizzati di mortalità (SMR) per gruppi di cause e cause specifiche nel periodo 1999-2001 e intervalli di confidenza al 95%. Femmine.

CAUSE OSSERVATI ATTESI SMR IC 95%

Malattie infettive e parassitarie 18 10,1 1,77 1,05 2,84

- Tubercolosi 2 1.3 1.55 0.17 6.73

TUMORI 355 364,8 0,97 0,87 1,08

- Stomaco(*) 39 28,6 1,36 0,97 1,87

- Colon-retto(*) 31 38,9 0,8 0,54 1,14

- Fegato(*) 37 21,4 1,73 1,22 2,39

- Trachea bronchi polmone(*) 17 33,2 0,51 0,3 0,83

- Mammella(*) 59 62,7 0,94 0,72 1,22

- Utero(*) 12 11,7 1,02 0,53 1,82

- Ovaio(*) 16 15,2 1,05 0,6 1,73

- Vescica(*) 6 5,5 1,1 0,4 2,5

- Leucemie e linfomi(*) 26 31,8 0,82 0,53 1,21

Diabete 48 36,1 1,33 0,98 1,77

Malattie del sistema nervoso 30 36 0,83 0,56 1,19

Malattie del sistema circolatorio 559 584,2 0,96 0,88 1,04

Malattie dell'apparato respiratorio 73 73,7 0,99 0,78 1,25

Malattie dell'apparato digerente 74 53,8 1,37 1,08 1,73

- Cirrosi(**) 34 19,5 1,75 1,21 2,45

Malattie dell'apparato genito-urinario 13 18,5 0,7 0,37 1,22

Malformazioni congenite 2 2,7 0,74 0,08 3,19

Stati morbosi mal definiti 24 13,5 1,78 1,14 2,66

Traumatismi avvelenamenti 48 44,1 1,09 0,8 1,45

- Incidenti da traffico(#) 10 8,6 1,16 0,56 2,19

- Suicidi(#) 5 4.9 1.01 0.33 2.51 Altre cause 10 16,9 0,59 0,28 1,11

TUTTE LE CAUSE 1278 1290,9 0,99 0,94 1,05

(*)Dati già compresi nella voce tumori. (**)Dati già compresi nella voce malattie dell'apparato digerente. (#)Dati già compresi nella voce traumatismi e avvelenamenti.

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22

Figura 1 . Mortalità per tumore nell’ASL di Vallecamonica-Sebino, 1999-2001. Frequenza relativa per sede e tipo. Maschi

Femmine

MORTALITA’ INTRAOSPEDALIERE

Dati ricavati dalle SDO:

• deceduti anno 2006 n. 377

• deceduti 2007 n. 346

• deceduti (genn-nov) 2008 n. 313

MALPRACTICE

Dati ricavati da sinistri/contenziosi Ufficio Legale:

• anno 2006 n. 2

• anno 2007 n. 19

• anno 2008 n. 16

• Totale sinistri dal 1999 al 2006 n. 118

8%

8%

14%

25%4%

4%

6%

31%

stomaco

colon-retto

fegato

polmone

prostata

vescica

leuc e linfomi

altri

11%

9%

10%

5%

17%3%

2%5%

7%

31%

stomaco

colon-retto

fegato

polmone

mammella

utero

ovaio

vescica

leuc e linfomi

altri

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23 INCIDENZA MALATTIE INFETTIVE, COMPRESI EPISODI DI I NTOSSICAZIONI E TIA Si riportano di seguito le tabelle relative ai casi di malattie infettive notificate dal 2000 al 2008 e il numero di episodi

di tossinfezioni alimentari che si sono verificati nello stesso periodo.

Numero di casi di malattie infettive notificati per anno dal 2000 al 2008 MALATTIE 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 Total

e AIDS 11 3 2 0 3 3 4 4 0 30 Blenorragia 1 1 Dermatofitosi 1 1 2 1 1 6 Diarrea infettiva 7 15 16 7 45 Epatite A 1 1 4 1 3 3 3 16 Epatite B 4 2 3 2 2 1 3 1 18 Epatite C 1 1 2 4 1 3 2 14 Febbre tifoide 1 1 1 3 Legionellosi 1 1 1 3 Leishmaniosi cutanea 1 1 Listeriosi 1 1 Malaria 1 1 1 2 0 0 5 Meningite e encefalite acuta virale 1 1 1 2 2 1 8 Meningite Meningococcica 1 1 1 1 2 1 0 7 Meningite Pneumococco 1 2 2 3 2 2 1 4 17 Micobatteriosi non tubercolare 3 2 1 6 Mononucleosi 3 6 6 5 1 1 1 23 Morbillo 1 1 2 4 Parassitosi intestinale e non 2 2 - Amebiasi 1 1 1 3 - Giardia 1 1 2 Parotite epidemica 148 9 4 7 2 2 1 2 4 179 Pediculosi (in forma epidemica) 2 3 1 1 6 13 Pertosse 2 1 3 Rosolia 2 1 3 Salmonellosi non tifoidee 21 17 25 29 28 20 13 38 42 233 Scabbia 2 1 2 7 29 9 12 2 3 67 Scarlattina 41 7 24 48 150 53 70 75 118 586 Shighellosi 1 1 Sifilide 2 1 1 4 TBC extra-polmonare 5 3 4 2 1 3 2 4 2 26 TBC polmonare 20 14 21 15 8 20 10 6 8 122 Varicella 163 106 169 119 579 61 232 131 351 1911 Totale 426 177 272 248 814 194 382 297 553 3363

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24 Numero di episodi di tossinfezioni alimentare notif icati per anno dal 2000 al 2008

Anno

Comunità coinvolta

N. Persone a rischio

N. Casi Sintomatici

Esito coprocoltura

Alimento sospetto

Agente eziologico

nell'alimento 2000 Famiglia 4 3 Salmonella Uova non campionato

“ Famiglia 4 3 Salmonella Tiramisù non campionato “ Famiglia 2 1 Salmonella Non noto non campionato “ Famiglia 2 2 Salmonella Non noto non campionato “ Famiglia 5 3 Salmonella Ravioli non campionato

2001 0 2002 Famiglia 5 3 Salmonella Non noto non campionato

“ Famiglia 3 3 Salmonella Maionese non campionato 2003 Gastronomia 6 6 Salmonella Tiramisù Salmonella

“ Famiglia 4 2 Salmonella uovo non campionato “ Colonia

(Corteo Golgi) 22 9 Salmonella Pasta alla

carbonare non campionato

“ Famiglia 12 5 Salmonella Tiramisù non campionato 2004 Famiglia 3 2 Salmonella Non noto non campionato 2005 Famiglia 5 2 Salmonella Tiramisù non campionato 2006 0 2007 Ristorante 16 7 Salmonella Non noto non campionato

“ Famiglia 3 3 Salmonella Non noto non campionato “ Famiglia 6 2 Salmonella Non noto non campionato

2008 Famiglia 7 3 Salmonella Torta (uova) non campionato “ Famiglia 2 2 Salmonella Tiramisù non campionato “ Famiglia 7 3 Salmonella Tiramisù non campionato “ Famiglia 2 2 Salmonella Non noto non campionato “ Famiglia 3 2 Salmonella Tiramisù non campionato “ Famiglia 2 2 Salmonella Non noto non campionato “ Famiglia 5 3 Salmonella Polpette (uova) non campionato “ Famiglia 3 3 Negativa Frutti di mare negativo

Epidemiologia delle malattie del fegato Le epatopatie croniche ed i tumori epatici rappresentano una delle cause principali di mortalità e ricovero nell’ASL

di Vallecamonica-Sebino. Da alcuni studi svolti in provincia di Brescia, risulta che circa il 90% delle malattie

croniche del fegato sono causate da un consumo elevato di alcol o da infezioni da virus epatitici, soprattutto dal

virus dell’epatite C.

Nel 2008 è stato effettuato uno studio epidemiologico di prevalenze delle malattie di fegato nell’ASL di

Vallecamonica-Sebino al fine di monitorare l’andamento di queste patologie nella popolazione e valutare l’efficacia

degli interventi attivati.

L’indagine ha confermato sia una elevata prevalenze di epatopatie croniche (3,31% della popolazione) che una più

elevata percentuale di portatori cronici dei virus patitici: virus C 3,21% (Italia 2,5%) e del virus B 1,88% (Italia 0,5%)

che associati ad un elevato consumo di alcol sono responsabili di un eccesso di epatopatie. La distribuzione

percentuale di questi virus in alcuni comuni superano il 7% per il virus C e circa l’8% per il virus B; in accordo ai

dati nazionali la prevalenza si conferma nella classi di età più avanzate.

L’infezione cronica interessa soprattutto la popolazione più anziana (>50 anni) perché in passato, la fonte principale

di infezione era dovuta alla trasfusione di sangue infetto e all’uso di strumenti (medici) riutilizzabili. Oggi la fonte

trasfusionale è stata quasi del tutto azzerata, mentre rimangono attive la trasmissione con alcuni strumenti medici,

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25 la trasmissione sessuale ed alcuni comportamenti a rischio come tatuaggi, piercing e soprattutto lo scambio di

aghi e siringhe per l’uso di droga endovena.

È possibile oggi identificare in fase precoce, mediante lo screening dei soggetti a rischio, queste condizioni

morbose e trattarle con successo in una buona percentuale dei casi, soprattutto per quanto concerne l’epatite C,

evitando così in molti casi la progressione dell’infezione in una grave malattia di fegato.

Dal 2005 è attivo presso questa ASL un programma per la prevenzione delle malattie del fegato (screening

spontaneo) con il pieno coinvolgimento dei MMG.

SERVIZIO PREVENZIONE E SICUREZZA AMBIENTI DI LAVORO I Flussi Informativi INAIL – ISPESL - Regioni

Gli ultimi anni ci hanno mostrato un costante e rapido cambiamento del contesto socio-produttivo così come dei

rapporti di lavoro: non solo si sono affacciate nuove tipologie contrattuali di lavoratori ma in alcuni settori questi

rappresentano una percentuale in continua crescita.

In un contesto così mutevole anche le azioni della ASL richiedono di essere adeguate al cambiamento e

supportate da strumenti conoscitivi adeguati alle necessità.

La conoscenza del contesto lavorativo e l’individuazione dei bisogni in termini di sicurezza e salute, elementi di

origine per qualsiasi politica sanitaria, oggi richiedono di essere costantemente aggiornati, verificando l’efficacia

delle azioni intraprese.

L’integrazione con altre istituzioni (INAIL e ISPESL in primo luogo) è ormai consolidata e produce da tempo

strumenti importanti per la conoscenza del territorio e per la riduzione dei rischi professionali; il progetto “Nuovi

Flussi Informativi” avviato nel 2002 oggi è diventato un sistema informativo integrato per la prevenzione nei

luoghi di lavoro. La disponibilità di queste informazioni ha reso possibile, sia a livello regionale che di singola ASL,

un’approfondita analisi della realtà territoriale, con modalità comuni e condivise, con il risultato di report che

partono da un indice comune.

In tal modo vengono soddisfatti alcuni obiettivi:

- conoscenza del territorio da parte dei Servizi di Prevenzione e Sicurezza degli Ambienti di Lavoro e della

struttura Regionale utile alla programmazione degli interventi preventivi.

- confronto e collaborazione tra INAIL e Regione, non solo a livello di Direzioni, ma anche operativamente a

livello di strutture periferiche.

- Acquisizione di una approfondita conoscenza della base dati Flussi informativi e maggior dimestichezza nella

lettura delle informazioni in essa contenute.

Il tessuto produttivo della Vallecamonica

È sotto gli occhi di tutti che il tessuto produttivo della Vallecamonica non è più quello che l’ha caratterizzata per

decenni.

In passato i settori forti dell’economia sono stati la siderurgia con il 70% della produzione di ferroleghe nazionale,

produzione dell’acciaio, laminazione a caldo di profilati e tondo per c.a. ed il settore industriale tessile e artigianale

delle confezioni. Alcuni di questi settori sono completamente scomparsi (ferroleghe) e drasticamente ridotti gli altri.

La distanza della Valle nel suo complesso dai maggiori centri, aggiunta alla carenza di infrastrutture per la mobilità,

ha pesato e pesa sullo sviluppo del sistema produttivo locale.

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26 La crisi riguarda maggiormente i Comuni delle convalli o di media quota in quanto i Comuni di alta quota con

attività turistiche, oppure quelli di fondo valle con un tessuto vitale di imprese produttive, presentano minori

problemi. In questi Comuni, il sistema produttivo soffre delle diseconomie di localizzazione conseguenti alle

inefficienze delle comunicazioni e si colloca in una posizione geografica che poco favorisce l'inserimento in cicli

produttivi integrati.

Nonostante queste criticità l’economia della Vallecamonica ha visto in questi ultimi anni la creazione di numerose

nuove imprese con un incremento dell’occupazione.

Tuttavia il nostro territorio si caratterizza, come in passato, per la rilevante esportazione di manodopera, nelle sue

forme di pendolarismo ed emigrazione che si riflettono anche sull’andamento infortunistico: gli addetti delle aziende

che hanno sede in Vallecamonica che subiscono infortuni fuori dal nostro territorio sono numerosi e come si evince

dai grafici che seguono il nostro territorio si contraddistingue nel contesto lombardo per il fenomeno della

cosiddetta “esportazione di infortuni sul lavoro”.

I settori in crescita sono

- le costruzioni

- l’industria per la lavorazione di metalli

- la metalmeccanica

- l’industria elettrica

- il commercio

- i trasporti

- la sanità

rilevanti per il numero di addetti :

- le attività di servizio: 7617 addetti

- le costruzioni: 6242 addetti

- la metalmeccanica: 3965 addetti

- la sanità: 1867 addetti

- il commercio: 1814 addetti

- l’industria per la lavorazione di metalli: 1183 addetti

- l’industria tessile: 1119 addetti

Nelle tabelle seguenti sono indicate le PAT (Posizioni Assicurative Territoriali) suddivise per comparti lavorativi con

indicazione degli addetti occupati presso le stesse.

Le PAT sono aumentate da 7307 unità del 2000 alle attuali 7921 (anno 2007) con un incremento del 8,4%.

Lo stesso incremento percentuale lo registriamo anche nel numero degli addetti che passano da 25.253 a 27.410

A differenza dell’industria del tessile e dell’abbigliamento, l’altro settore “storico” della nostra economia, l’industria

della lavorazione dei metalli, mantiene la sua dimensione pur mutandone le lavorazioni (meno fabbriche di tondo

per c.a. e più attività di deformazione e lavorazione metalli): inoltre questo settore modifica anche la sua

dimensione media aziendale: dai 28 addetti per PAT dell’anno 2000 agli attuali 42.

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27 I Lavoratori Autonomi Da alcuni anni la figura del lavoratore autonomo è molto più presente nel mondo del lavoro: nel grafico che segue

è rappresentata la proporzione fra gli artigiani e i lavoratori dipendenti; fenomeno che nel comparto delle

costruzioni assume una dimensione ancora maggiore.

Questo aspetto è rilevante sotto il profilo della sicurezza del lavoro in quanto storicamente nella nostra legislazione

il lavoratore autonomo è da sempre esonerato dall’applicazione di alcune misure fondamentali di prevenzione:

problema affrontato dalla normativa europea per quanto riguarda i cantieri con più imprese e dal D. Lgs. 81/2008

anche per gli altri settori. Oggi in ogni settore lavorativo vige l’obbligo per tutti i lavoratori autonomi e per i

componenti delle imprese familiari di utilizzare attrezzature e dispositivi di protezione individuale conformi alle

norme di legge; tuttavia misure importanti quali la frequenza ai corsi di formazione e la sorveglianza sanitaria sono

obbligatorie solo nei lavori svolti in appalto. La figura del lavoratore autonomo è molto cambiata nel corso degli

ultimi anni: in passato diventava artigiano quel lavoratore che dopo anni di esperienza metteva a frutto la propria

professionalità divenendo imprenditore di se stesso. Oggi spesso si “diventa artigiani” a 20anni al primo impiego

svolgendo di fatto il proprio lavoro con un vincolo di subordinazione (attrezzature dell’impresa, programmi di lavoro

e decisioni prese da altri…) ma con i limiti sopra citati.

A questo proposito si riferisce quanto emerso dall’analisi condotta a livello regionale sugli infortuni mortali accaduti

fra il 2004 e il 2007 da cui risulta che il 26% delle vittime è un “microimprenditore” (lavoratore autonomo con o

senza dipendenti, socio o collaboratore familiare).

Elevata è l’incidenza di questi lavoratori anche negli infortuni che accadono in Vallecamonica.

Gli infortuni sul lavoro A partire dal 2000 in Vallecamonica si registra, come del resto su tutto il territorio nazionale, una riduzione del

fenomeno infortunistico: dai 1146 infortuni definiti positivamente dell’anno 2000 gli eventi si sono ridotti a 991 con

un decremento del 14%: il maggior numero di eventi si registra nel comparto delle costruzioni (244), nella

metalmeccanica (210), nell’industria dei metalli (124) e nei servizi (116).

Il tasso standardizzato degli infortuni indennizzati della ASL di Vallecamonica Sebino è più basso di altre ASL della

Lombardia (Brescia, Como Cremona, Lecco, Lodi, Mantova, Sondrio e Varese) e maggiore di Bergamo, Milano e

Pavia.

Nel 2007, 879 infortunati erano lavoratori dipendenti, 111 artigiani, soci o collaboratori familiari, 18 dipendenti della

pubblica amministrazione e 58 agricoltori.

Nell’agricoltura si registra una sensibile contrazione del fenomeno infortunistico: dai 132 casi del 2000 ai 58 del

2007; anche gli eventi gravi in questo settore passano da 41 a 17. La distribuzione temporale degli eventi accaduti

a lavoratori agricoli risente in misura minima della stagionalità (probabilmente per una elevata incidenza della

zootecnia rispetto alle coltivazioni). Tenuto conto di tutti gli eventi verificatesi nel periodo 2000 – 2007 le forme di

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28 accadimento più frequenti sono state le seguenti: “colpito da” (104 eventi); “caduto in piano su” (67 eventi);

“schiacciato da” (62 eventi) e “ha urtato contro” (60 casi).

Gli infortuni gravi non stradali passano da 220 a 190 tra il 2004 e il 2007 e si verificano principalmente nei seguenti

comparti: costruzioni, industria metalli, metalmeccanica, trasporti e servizi: nelle costruzioni e nella metalmeccanica

diminuiscono mentre negli altri settori non si registra lo stesso andamento.

La linea di tendenza dell’indice di incidenza, tenuto conto quindi del numero dei lavoratori esposti al rischio, è

positiva in tutti i comparti, con alcune variazioni.

L’incidenza più elevata si presenta nell’Industria per la Lavorazione dei Metalli (I.I. 67), poi nella Metalmeccanica

(I.I. 51), Costruzioni (I.I. 47), Legno (I.I. 46), Trasporti (I.I. 40).

Come anticipato il nostro territorio “paga” un pesante tributo in termini di infortuni per l’esportazione di manodopera

dipendente di imprese locali. Questo fenomeno non tende a diminuire e “genera” circa 400 eventi all’anno. Va

precisato che i lavoratori coinvolti non sono necessariamente della nostra Valle.

Il 64% di questi infortuni si verificano a imprese del comparto costruzioni, il 12% della Metalmeccanica, il 7,6% dei

Servizi e il 5,7% dei Trasporti.

Fra i lavoratori stranieri i cittadini del Marocco sono i più interessati dagli eventi infortunistici, seguiti da Albanesi e

Rumeni.

Il 30% degli eventi accade nella fascia di età compresa fra i 30 e 40 anni mentre il 27% fra i 18 e i 29 anni; il 24%

fra i 41 e i 50.

Negli infortuni in itinere invece il 43% avviene a lavoratori che hanno un’età compresa fra i 18 e i 29 anni e il 29%

nella fascia fra i 30 e i 40.

Gli infortuni fra gli studenti sono un fenomeno che non decresce (170 eventi nel 2000; 181 nel 2007); si verificano

maggiormente tra gli 11 e i 17 anni con un picco a 13. le femmine si infortunano più dei maschi.

TERMINOLOGIA

Si è ritenuto utile inserire un apposito capitolo con la definizione di termini tecnici per rendere più facile la lettura

del rapporto.

Si raccomanda la lettura della seguente sezione dedicata alla terminologia al fine di evitare errori interpretativi.

Infortunio sul lavoro

L’articolo 2, DPR 1124 del 30/06/1965 “Testo unico delle disposizioni per l’assicurazione obbligatoria contro gli

infortuni sul lavoro e le malattie professionali” stabilisce che “ L’assicurazione comprende tutti i casi di infortunio

avvenuti per causa violenta in occasione di lavoro, da cui sia derivata la morte o un’inabilità permanente al lavoro,

assoluta o parziale, ovvero un’inabilità temporanea assoluta che comporti l’astensione dal lavoro per più di tre

giorni”. A livello europeo, sono state intraprese alcune azioni di armonizzazione dei criteri e dei metodi da applicare

per la registrazione dei dati relativi agli infortuni sul lavoro.

I lavori del progetto relativo all'armonizzazione delle statistiche europee degli inf ortuni sul lavoro (ESAW)

hanno avuto inizio nel 1990 e sono coordinati dall’Istituto statistico delle Comunità europee (EUROSTAT).

L'obiettivo perseguito è l'armonizzazione dei criteri e dei metodi da applicare per la registrazione dei dati sugli

infortuni sul lavoro, in modo da creare, attraverso diverse fasi, uno strumento che consenta di valutare meglio gli

effetti dell'applicazione delle misure adottate al fine di promuovere il miglioramento dell'ambiente di lavoro e di

tutelare la sicurezza e la salute dei lavoratori.

Poiché a livello europeo esistono registrazioni riguardanti infortuni che comportano inabilità temporanea a partire

dalla soglia di un giorno e fino a tre giorni, è stato scelto di uniformare la definizione europea, per rendere

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29 confrontabili le statistiche nazionali, utilizzando il criterio dell’astensione del lavoro superiore a tre giorni. I dati

dei Nuovi Flussi sono conformi a queste indicazioni.

Infortuni denunciati

Rappresentano il totale degli infortuni notificati all’Istituto Assicuratore. La denuncia degli infortuni è obbligatoria

soltanto per i casi individuati dall’art. 2 del sopra citato DPR 1124/65; tuttavia, vengono notificati all’Istituto anche

infortuni che non rientrano in questa definizione (ad esempio, durata della inabilità temporanea inferiore a 4 giorni).

L’archivio infortuni denunciati contiene tutti gli eventi notificati all’INAIL a prescindere dal fatto che l’infortunio

corrisponda alla definizione data dall’art. 2 del DPR 1124/65; ovviamente non è possibile conoscere il numero di

infortuni che non vengono notificati in quanto la denuncia non è obbligatoria. Altra possibile causa di sottostima del

numero di infortuni è rappresentata dal lavoro irregolare o dalla mancata notifica di infortuni per i quali la denuncia

sarebbe obbligatoria.

Infortuni definiti

Infortuni per i quali l’Istituto Assicuratore ha concluso l’iter sanitario e amministrativo ed ha assegnato un codice

che rappresenta il tipo di definizione per ciascuna conseguenza.

La definizione può essere positiva o negativa. Si ha definizione positiva in presenza di:

• inabilità temporanea;TE

• infortuni con esiti permanenti; PE

• morte con superstiti; MC

• morte senza superstiti; MS

• regolari senza indennizzo RS

La definizione è negativa quando l’infortunio viene respinto come infortunio sul lavoro.

Tutti gli infortuni denunciati vengono definiti anche se con tempi che possono giungere fino ad alcuni anni. Una

delle cause del ritardo nella definizione è costituita dalla necessità di attendere la stabilizzazione dei postumi o la

cessazione del periodo di inabilità temporanea assoluta; sono i casi più “gravi” che hanno una definizione più

ritardata rispetto all’epoca dell’ evento. Dopo che è trascorso un tempo congruo, tutti gli infortuni denunciati sono

definiti (in pratica il numero di infortuni denunciati coincide con il numero di infortuni definiti per anno di evento)

anche se non tutti gli infortuni sono “riconosciuti” dall’Istituto.

Per assicurare un buon compromesso tra la necessità di disporre di dati confrontabili in tempi non eccessivi e la

necessità di avere dati il più possibile completi, il gruppo di lavoro nazionale ha scelto di considerare stabilizzati i

dati dopo che sono trascorsi due anni dall’anno di evento; eventuali definizioni successive non vengono più diffuse

nell’ambito dei nuovi flussi (compresi eventuali casi riaperti per aggravamento verificatosi dopo la definizione).

Infortuni con “definizione positiva” o “riconosciut i”

Sono gli infortuni che corrispondono alla definizione prevista dall’art. 2 del DPR 1124/65 per quanto riguarda gli

aspetti sanitario e amministrativo. Rientrano negli infortuni riconosciuti le seguenti tipologie di definizione: TE =

temporanea, PE = permanente, MS = mortale senza superstiti, MC = mortale con superstiti, RS = regolare senza

indennizzo. Gli infortuni riconosciuti sono il dato più importa nte da considerare in quanto rientrano a pieno

titolo nella definizione di infortunio sul lavoro. I record di questi infortuni sono i più completi dal punto di vista

delle informazioni registrate (ad esempio, sono quelli che hanno una descrizione abbastanza esaustiva sulle

conseguenze dell’evento).

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30 Infortuni indennizzati

Sono una parte degli infortuni riconosciuti per i quali l’INAIL eroga una prestazione economica. Rispetto agli

infortuni riconosciuti mancano i casi “regolare senza indennizzo”. Gli infortuni indennizzati sono frequentemente

utilizzati in pubblicazioni INAIL.

I tipi di definizione dei casi di infortunio sono:

• Temporanea : sono casi che hanno comportato una inabilità temporanea assoluta superiore a tre giorni e non

hanno determinato postumi permanenti superiori alla percentuale stabilita per la definizione “in permanente”.

• Permanente : per gli infortuni avvenuti prima del 25/07/2000 sono considerati definiti “in permanente” quelli che

hanno determinato postumi permanenti superiori al 10%; dopo tale data sono definiti “in permanente” quelli con

postumi superiori al 5%. Prima del 25/07/2000 era valutata soltanto la capacità lavorativa; dopo tale data la

percentuale comprende anche il danno biologico. Per questo motivo il grado di postumi degli infortuni attuali

non è direttamente confrontabile con quelli avvenuti prima del 25/07/2000.

• Mortale con o senza superstiti : si tratta di soggetti deceduti in seguito all’infortunio sul lavoro.

• Regolari senza indennizzo : pur trattandosi di eventi riconoscibili come veri e propri infortuni sul lavoro, l’INAIL

non ha erogato prestazioni economiche; si tratta di casi particolari, per esempio, di dipendenti dello Stato che

hanno avuto un infortunio che ha determinato assenza dal lavoro ma non postumi permanenti o la morte

(soltanto in questi ultimi due casi l’INAIL indennizza l’assicurato; se si determina soltanto un periodo di inabilità

temporanea l’indennizzo è a carico dello Stato).

• Negativa : Il caso non possiede i requisiti per essere riconosciuto come infortunio sul lavoro. La motivazione

può essere di vario tipo (mancanza dell’occasione di lavoro, soggetto non assicurato, assenza della lesione

etc.)

• Franchigia: Sono infortuni che non hanno determinato una inabilità temporanea assoluta con assenza dal

lavoro superiore a tre giorni pur presentando tutte le altre caratteristiche degli infortuni sul lavoro.

Infortuni “in itinere”

E’ l’infortunio che si verifica lungo il tragitto casa-lavoro o luogo di ristoro e viceversa o in occasione di spostamenti

necessari per raggiungere eventuali altre sedi di servizio.

Si precisa, inoltre, che l’infortunio in itinere è indennizzato salvo il caso di deviazioni dal percorso del tutto

indipendenti dai motivi di lavoro.

Gli incidenti stradali

L’INAIL sin dagli anni ‘70 ha focalizzato la sua attenzione sugli infortuni stradali in occasione di lavoro, grazie

all’analisi puntuale e all’elaborazione delle cosiddette modalità di accadimento degli infortuni sul lavoro. All’epoca,

infatti, gli operatori delle unità territoriali, esaminando le denunce di infortunio, erano in grado di classificare le due

variabili che meglio descrivevano le circostanze in cui tali eventi avevano luogo. Si parlava e si parla ancora oggi di

forma di accadimento e di agente materiale. La prima variabile descrive il modo in cui l’infortunio si è verificato

(caduto da, incidente a bordo di, travolto da….), la seconda l’elemento che, venendo a contatto con la vittima, le

provoca il trauma (martello, trattore, ago,….).

Gli infortuni “stradali” sono sempre stati di conseguenza selezionati sulla base della coppia forma agente in cui

l’agente è il mezzo di trasporto terrestre non su rotaia associato con una delle forme previste: a bordo di, alla guida

di, investito da, travolto da.

Fino a tutto l’anno 2000 le due variabili sono state registrate negli archivi di produzione centrali, ma dal 2001, con

la ristrutturazione informatica delle procedure di acquisizione dei dati, sono state progressivamente sostituite dai

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31 codici europei della nuova metodologia ESAW/3 che descrivono più esattamente le modalità di accadimento

degli infortuni in otto variabili codificate. Due fra queste variabili meglio esprimono la continuità con quelle

tradizionali dell’agente e della forma e sono il contatto e l’agente materiale del contatto che sono state

transcodificate secondo una tabella di raffronto per analizzare le serie storiche sugli incidenti stradali.

Dal febbraio 2005, per disporre di una base informativa sugli incidenti stradali integrata con dati derivati dalla

procedura delle rivalse dopo averne accertato la regolarità amministrativa, è stato previsto l’inserimento

obbligatorio, durante l’istruttoria della pratica di infortunio, di infortuni stradali e infortuni in itinere, un codice “si/no”

che lo classifica come conseguenza di un incidente stradale, ferroviario, aereo o navale.

Va precisato che per infortunio stradale si intende quello avvenuto sulla pubblica via e causato da circolazione

stradale, indipendentemente dal fatto che si tratti o meno di infortunio in itinere. In questo concetto viene compreso

sia l’incidente capitato all’autotrasportatore nell’esercizio della sua attività, sia l’investimento del pedone da parte di

un autoveicolo quando riguarda un lavoratore che si sta recando al lavoro (in questo caso l’infortunio è stradale-in

itinere).Non viene invece considerato infortunio stradale il caso di incidente fra autoveicoli o causato da autoveicoli

all’interno di un cantiere di lavoro, in quanto lo stesso non può considerarsi né incidente stradale in senso stretto,

né incidente legato a particolare rischio da circolazione di autoveicoli.

Inoltre, sempre a titolo esemplificativo, non può essere considerato infortunio stradale quello capitato all’agricoltore

mentre nel proprio campo di lavoro utilizza macchine agricole quali il trattore o la trebbiatrice.

In fase di istruttoria l’operatore può non prendere alcuna decisione sull’esistenza o meno di un infortunio stradale,

ma nel momento in cui deve essere effettuata la chiusura amministrativa della pratica di infortunio l’inserimento

dell’opzione si/no diviene vincolante e dunque obbligatoria per il proseguimento dell’iter procedurale dell’infortunio.

Successivamente, nel caso in cui ci si trovi in presenza di infortunio stradale, conclusi gli accertamenti sulle cause

e circostanze per la decisione sulla regolarità del caso, l’operatore dovrà provvedere anche all’analisi del caso

sotto il profilo della eventuale azione di surroga.

La procedura consente anche il recupero delle informazioni pregresse e nel momento in cui una pratica di

infortunio venga riaperta per ulteriori decisioni amministrative l’operatore sarà obbligato a effettuare la scelta sia

sull’esistenza o meno di incidente stradale, sia se tale infortunio ha dato luogo o meno ad una eventuale azione di

rivalsa.Si deve comunque fare presente che esistono problemi di omogeneità tra il 2004 e gli anni successivi, in

quanto, come si è detto, la codificazione diretta dell’informazione “stradale” è stata effettuata solo a partire

dall’anno 2005. Si può comunque ritenere, che il triennio 2004-2006 ha caratteristiche di attendibilità statistica.

N.B. Ricapitolando E’ infortunio in itinere e non stradale il caso del pedone che recandosi al lavoro scivola per la stra da.

E’ infortunio stradale e in itinere il caso del lav oratore che usa il mezzo privato autorizzato per re carsi al

lavoro e ha un incidente con un altro veicolo.

E’ infortunio stradale non in itinere il caso dell’ autotrasportatore che è alla guida del mezzo di ser vizio e

rimane coinvolto in un incidente con un altro mezzo .

Comparti

La variabile comparti consente di analizzare gli eventi infortunistici per lavorazioni omogenee. Nella forma attuale, il

comparto è ottenuto dall’aggregazione di voci di tariffa INAIL. I risultati ottenuti sono simili ma non direttamente

confrontabili con quelli ottenuti mediante altri modi di classificare il comparto (ad esempio, per raggruppamenti di

codici ATECO 91). Il codice di tariffa non è disponibile per tutti i record; pertanto, quando si classificano gli infortuni

per comparto, il totale è inferiore al numero di record presenti. Attenzione: in alcuni record esiste una discrepanza

fra l’attività codificata con la voce di tariffa INAIL e quella codificata con il codice ATECO: si tratta di informazioni

provenienti da fonti diverse; si segnala che, se una azienda ha diverse posizioni assicurative, il codice ATECO è lo

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32 stesso per tutte mentre la voce di tariffa è diversificata in funzione dell’attività svolta dal personale (ad esempio:

impiegati e operai in lavorazione di marmo).

PAT – Posizione assicurativa territoriale

Ogni record corrisponde ad una posizione assicurativa territoriale (PAT); la PAT non corrisponde all’unità locale in

quanto, allo stato attuale, esistono situazioni in cui una stessa unità locale può avere diverse PAT che

corrispondono ai diversi rischi assicurati (ad esempio, operai ed impiegati).

Nell’archivio ditte ogni posizione assicurativa è ripetuta per ogni anno di competenza distribuito. In questo modo è

possibile disporre delle informazioni sul numero di addetti per anno e correlare questa informazione con il numero

di infortuni avvenuti.

Numero di addetti

Per la maggior parte dei record dell’archivio aziende è disponibile il numero di artigiani autonomi e il numero di

dipendenti. Questo ultimo dato è ricavato dal monte salari dichiarato dall’azienda e non corrisponde al numero

reale di lavoratori (si tratta di addetti stimati). Per le ditte alle quali viene applicata una polizza speciale, ad esempio

cooperative di Pesca e Facchinaggio il dato non è disponibile.

Alcune aziende si avvalgono della facoltà di accentrare le posizioni assicurative in una unica sede (art. 13 del

provvedimento “Modalità di applicazione delle nuove tariffe dei premi”). In questo caso tutti i “lavoratori” delle varie

PAT vengono attribuiti alla sede “madre” con possibili distorsioni sul calcolo degli indicatori. Al momento non è

possibile individuare in Epiwork le PAT per le quali l’azienda si avvale dell’accentramento della posizione

contributiva (informazione invece presente negli archivi INAIL). In ogni caso gli indicatori che verranno illustrati

nella seconda parte della relazione (frequenza) sono stati calcolati non per ogni singola PAT ma per l’insieme delle

PAT che compongono “l’azienda”.

Infortuni in occasione di lavoro.

Comprende tutti gli infortuni che non rientrano nella tipologia degli infortuni in itinere e stradali.

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IL TESSUTO PRODUTTIVO IN VALLECAMONICA LE AZIENDE

PAT

A29_Comparti 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 01 Agrindustria e pesca 35 33 34 39 40 39 38 41

02 Estrazioni minerali 9 9 9 9 8 6 5 403 Industria Alimentare 145 131 126 123 121 120 113 115

04 Industria Tessile 242 226 214 182 175 158 144 13705 Industria Conciaria 3 3 3 3 2 1 1 1

06 Industria Legno 231 224 234 231 225 215 207 20907 Industria Carta 49 49 48 45 45 41 44 43

08 Industria Chimica e Petrolio 19 19 19 17 19 16 15 1509 Industria Gomma 38 38 41 41 35 35 36 35

10 Ind. Trasf. Non metalliferi 55 54 57 56 53 52 51 5011 Industria Metalli 32 32 37 33 33 31 28 2812 Metalmeccanica 671 680 742 736 697 671 672 697

13 Industria Elettrica 52 55 56 61 67 61 58 6114 Altre industrie 160 154 146 152 153 153 142 132

15 Elettricità Gas Acqua 14 17 16 14 15 10 11 1016 Costruzioni 1566 1629 1812 1834 1828 1894 1991 207217 Commercio 675 675 700 682 696 753 775 820

18 Trasporti 271 274 268 270 274 256 258 26019 Sanita’ 111 114 118 117 120 133 133 13720 Servizi 2793 2804 2827 2818 2766 2792 2821 2896

99 Comparto non determinabile 136 156 164 186 162 157 154 158TOTAL 7307 7376 7671 7649 7534 7594 7697 7921

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34IL TESSUTO PRODUTTIVO IN VALLECAMONICA GLI ADDETTI

A29_Comparti 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 01 Agrindustria e pesca 60,8 57,8 163,3 213,8 212,2 60,9 54,4

02 Estrazioni minerali 33 33,1 32 22,2 22 17,8 1703 Industria Alimentare 539,4 619,1 550,3 506,4 482,1 476,6 452,7

Industria Tessile 2305,6 1979,5 2041,1 1575,8 1421,4 1195,6 1118,805 Industria Conciaria 5 4 4 3,5 1 1 1

06 Industria Legno 640,8 650,7 695,1 671,7 645,9 670,5 653,707 Industria Carta 116,3 130,6 132,1 129,1 130,9 126,5 124,6

08 Industria Chimica e Petrolio 163,5 159,1 161,8 158,1 169,1 154,5 15909 Industria Gomma 205,5 209,3 207,1 225,7 205,3 214,1 194,7

10 Ind. Trasf. Non metalliferi 383,7 392,8 380,2 417,9 543,8 407,6 381,4Industria Metalli 909,7 1183,5 1158,1 1157 1086,7 1305 1183

12 Metalmeccanica 3003,7 3168,9 3328,1 3358,5 4073,8 3660,6 3965,413 Industria Elettrica 177,8 177,3 191,5 212,5 268,4 277,6 276,5

14 Altre industrie 295,2 298,7 304,9 315,4 349,9 349,4 33615 Elettricità Gas Acqua 87 96 119 219 243 69 72

16 Costruzioni 5180,4 5124,4 5406,7 5417,3 5472,7 5881,2 6242,417 Commercio 1558,2 1582,9 1327 1398,1 1577,5 1832,9 1813,5

18 Trasporti 651,8 740,7 692,1 819,5 879,2 813,8 825,119 Sanita’ 1578,1 1683,7 1622,8 1614,6 1867,1 1801,1 1867,320 Servizi 7279,7 7441 7633,1 8052,6 7469,8 7521,3 7617,9

99 Comparto non determinabile 78 53,9 376,8 382,1 316,3 89,3 54TOTAL 25253,2 25787 26527,1 26870,8 27438,1 26926,3 27410,4

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COMUNE PAT 2007 ADDETTI 2006

ANGOLO TERME 120 231 ARTOGNE 266 1102 BERZO DEMO 109 554 BERZO INFERIORE 189 592 BIENNO 275 710 BORNO 229 417 BRAONE 47 86 BRENO 450 3117 CAPO DI PONTE 147 538 CEDEGOLO 85 211 CERVENO 25 78 CETO 167 509 CEVO 43 49 CIMBERGO 30 51 CIVIDATE CAMUNO 229 1371 CORTENO GOLGI 190 436

DARFO BOARIO TERME 1454 4531 EDOLO 376 1205 ESINE 442 1268 GIANICO 192 575 INCUDINE 17 25 LOSINE 17 27 LOZIO 23 41 MALEGNO 145 344 MALONNO 196 713 MONNO 33 48 NIARDO 140 382 ONO SAN PIETRO 46 63 OSSIMO 72 139 PAISCO LOVENO 12 26 PASPARDO 20 32 PIAN CAMUNO 452 1970 PIANCOGNO 311 940 PISOGNE 530 2114 PONTE DI LEGNO 289 710 PRESTINE 26 45 SAVIORE DELL'ADAMELLO 27 48 SELLERO 93 757 SONICO 108 737 TEMU' 133 305 VEZZA D'OGLIO 121 239 VIONE 45 76 TOTAL 7921 27410

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37

7000

7100

7200

7300

7400

7500

7600

7700

7800

7900

8000

2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007

Posizioni Assicurative Territoriali

24000

24500

25000

25500

26000

26500

27000

27500

2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006

ADDETTI TOTALI

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38

PAT anno 2007distribuzione per comparti

0

500

1000

1500

2000

2500

3000

01 A

grind

ustri

a e

pesc

a

02 E

straz

ioni m

inera

li

03 In

dustr

ia Alim

enta

re

04 In

dustr

ia Tes

sile

05 In

dustr

ia Con

ciaria

06 In

dustr

ia Le

gno

07 In

dustr

ia Car

ta

08 In

dustr

ia Chim

ica e

Pet

rolio

09 In

dustr

ia Gom

ma

10 In

d. T

rasf.

Non

met

allife

ri

11 In

dustr

ia M

etall

i

12 M

etalm

ecca

nica

13 In

dustr

ia Elet

trica

14 A

ltre

indus

trie

16 C

ostru

zioni

17 C

omm

ercio

18 T

rasp

orti

20 S

erviz

i

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39

ADDETTI anno 2006 distribuzione per comparti

0 1000 2000 3000 4000 5000 6000 7000 8000

01 Agrindustria e pesca

02 Estrazioni minerali

03 Industria Alimentare

Industria Tessile

05 Industria Conciaria

06 Industria Legno

07 Industria Carta

08 Industria Chimica e Petrolio

09 Industria Gomma

10 Ind. Trasf. Non metalliferi

Industria Metalli

12 Metalmeccanica

13 Industria Elettrica

14 Altre industrie

15 Elettricità Gas Acqua

16 Costruzioni

17 Commercio

18 Trasporti

19 Sanita’

20 Servizi

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40

ADDETTI

Principali Comparti 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2 006 ADDETTI Industria Alimentare 539 619 550 506 482 477 453

ADDETTI Industria Tessile 2306 1980 2041 1576 1421 1196 1119ADDETTI Industria Legno 641 651 695 672 646 671 654ADDETTI Industria Carta 116 131 132 129 131 127 125

ADDETTI Industria Chimica e Petrolio 164 159 162 158 169 155 159ADDETTI Industria Gomma 206 209 207 226 205 214 195

ADDETTI Ind. Trasf. Non metalliferi 384 393 380 418 544 408 381ADDETTI Industria Metalli 910 1184 1158 1157 1087 1305 1183ADDETTI Metalmeccanica 3004 3169 3328 3359 4074 3661 3965

ADDETTI Industria Elettrica 178 177 192 213 268 278 277ADDETTI Costruzioni 5180 5124 5407 5417 5473 5881 6242ADDETTI Commercio 1558 1583 1327 1398 1578 1833 1814

ADDETTI Trasporti 652 741 692 820 879 814 825ADDETTI Sanita’ 1578 1684 1623 1615 1867 1801 1867ADDETTI Servizi 7280 7441 7633 8053 7470 7521 7618

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41

0

500

1000

1500

2000

2500

2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006

I COMPARTI "STORICI" Ind. METALLI e TESSILEADDETTI

Industria Metalli Industria Tessile

0

5

10

15

20

25

30

35

40

45

2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006

CAMBIA LA DIMENSIONE AZIENDALEIND. METALLI

Addetti / PAT

dimensione aziendale ADDETTI per PAT

0 5 10 15 20 25 30 35 40 45

03 Industria Alimentare

Industria Tessile

08 Industria Chimica e Petrolio

09 Industria Gomma

10 Ind. Trasf. Non metalliferi

Industria Metalli

12 Metalmeccanica

13 Industria Elettrica

15 Elettricità Gas Acqua

19 Sanita’

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42

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43

DIPENDENTI E ARTIGIANI anno 2006

0 500 1000 1500 2000 2500 3000 3500 4000 4500 5000

A Agrindustria

C Estrazione minerali

DA Industria alimentare

DB Industria tessile

DC Industria conciaria

DD Industria legno

DE Industria carta

DG Industria chimica

DH Industria gomma

DI Industria non metalliferi

DJ Industria metalli

DK Industria meccanica

DL Industria elettrica

DM Industria mezzi trasporto

DN Altre industrie

F Costruzioni

G50 Commercio riparazione auto

G51 Commercio ingrosso

G52 Commercio dettaglio

H Alberghi e ristoranti

I Trasporti

J Intermediazione f inanziaria

K Attività immobiliari

M Istruzione

N Sanità

O Servizi pubblici

DIPENDENTI ARTIGIANI

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44INFORTUNI

infortuni definiti positivamente *

Comparti 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 Missing 8 11 12 8 9 4 11 701 Agrindustria e pesca 5 3 8 6 8 5 5 702 Estrazioni minerali 2 1 4 1 1 1 2 203 Industria Alimentare 11 3 5 14 17 17 13 1104 Industria Tessile 82 64 72 64 39 46 37 5006 Industria Legno 39 45 51 46 34 41 30 2107 Industria Carta 1 3 1 2 3 2 1 108 Industria Chimica e Petrolio 15 11 5 5 4 3 12 309 Industria Gomma 14 10 1 7 10 8 8 910 Ind. Trasf. Non metalliferi 27 22 19 13 16 25 14 1811 Industria Metalli 132 141 108 98 104 104 103 12412 Metalmeccanica 223 231 198 231 209 189 204 21013 Industria Elettrica 1 2 6 3 6 2 3 414 Altre industrie 5 6 10 9 5 7 7 715 Elettricità Gas Acqua 9 4 11 8 12 5 5 416 Costruzioni 269 274 270 238 303 269 292 24417 Commercio 66 51 33 40 31 55 35 5918 Trasporti 40 43 44 37 31 33 33 4419 Sanita’ 44 54 49 35 62 56 42 4920 Servizi 137 175 177 172 162 156 142 11699 Comparto non determinabile 16 28 11 4 1 1 2 1

TOTAL 1146 1182 1095 1041 1067 1029 1001 991• non comprende: FR, ND, NE • comprende ITINERE

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45

INFORTUNI definiti positivamente N30_GestioneInail 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 110 984 1018 945 876 902 875 849 879113 161 164 148 165 163 153 151 111211 15 17 7 16 21 24 16 18350 132 93 86 82 74 68 87 58

addetti A29_Comparti 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 01 Agrindustria e pesca 60,8 57,8 163,3 213,8 212,2 195,9 54,4 02 Estrazioni minerali 33 33,1 32 22,2 22 20,8 17 03 Industria Alimentare 539,4 619,1 550,3 506,4 482,1 470,4 452,7 04 Industria Tessile 2305,6 1980 2041,1 1575,8 1421,4 1220,6 1119 05 Industria Conciaria 5 4 4 3,5 1 1 1 06 Industria Legno 640,8 650,7 695,1 671,7 645,9 664,5 653,7 07 Industria Carta 116,3 130,6 132,1 129,1 130,9 126,5 124,6 08 Industria Chimica e Petrolio 163,5 159,1 161,8 158,1 169,1 168,4 159 09 Industria Gomma 205,5 209,3 207,1 225,7 205,3 196,1 194,7 10 Ind. Trasf. Non metalliferi 383,7 392,8 380,2 417,9 543,8 544,6 381,4 11 Industria Metalli 909,7 1184 1158,1 1157 1086,7 872 1183 12 Metalmeccanica 3003,7 3169 3328,1 3358,5 4073,8 4288,3 3965 13 Industria Elettrica 177,8 177,3 191,5 212,5 268,4 273,7 276,5 14 Altre industrie 295,2 298,7 304,9 315,4 349,9 338,4 336 15 Elettricità Gas Acqua 87 96 119 219 243 244 72 16 Costruzioni 5180,4 5124 5406,7 5417,3 5472,7 5614,3 6242 17 Commercio 1558,2 1583 1327 1398,1 1577,5 1616,1 1814 18 Trasporti 651,8 740,7 692,1 819,5 879,2 846,9 825,1 19 Sanita’ 1578,1 1684 1622,8 1614,6 1867,1 1746,1 1867 20 Servizi 7279,7 7441 7633,1 8052,6 7469,8 7396,8 7618 99 Comparto non determinabile 78 53,9 376,8 382,1 316,3 105,3 54 TOTAL 25253 25787 26527 26871 27438 26951 27410

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46

INFORTUNI GRAVI (compresi stradali) N37_Comparti 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007

Missing 0 2 2 0 1 0 0 101 Agrindustria e pesca 1 0 2 2 2 1 2 3

02 Estrazioni minerali 0 0 1 0 1 1 2 103 Industria Alimentare 3 0 0 2 6 4 4 0

04 Industria Tessile 11 15 8 3 6 7 3 1006 Industria Legno 11 11 11 13 5 17 9 307 Industria Carta 0 0 0 0 0 0 0 1

08 Industria Chimica e Petrolio 4 3 1 0 0 2 4 009 Industria Gomma 3 2 0 0 0 1 3 2

10 Ind. Trasf. Non metalliferi 9 6 11 5 6 7 1 4 Industria Metalli 26 29 22 23 21 16 21 26Metalmeccanica 34 54 45 48 48 38 43 33

13 Industria Elettrica 0 1 2 1 1 1 0 014 Altre industrie 0 2 1 3 1 1 1 1

15 Elettricità Gas Acqua 0 2 0 3 3 5 0 0Costruzioni 80 79 74 68 86 77 81 52

17 Commercio 13 7 5 2 8 13 8 8Trasporti 5 15 13 8 9 14 5 20

19 Sanita’ 11 7 10 3 8 10 5 10Servizi 29 37 32 39 22 31 33 27

99 Comparto non determinabile 1 5 0 1 0 0 1 0TOTAL 241 277 240 224 234 246 226 202

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47

0

200

400

600

800

1000

1200

2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007

INFORTUNI DEFINITI POSITIVAMENTEtutti i comparti

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48

0 50 100 150 200 250

01 Agrindustria e pesca

02 Estrazioni minerali

03 Industria Alimentare

04 Industria Tessile

06 Industria Legno

07 Industria Carta

08 Industria Chimica e Petrolio

09 Industria Gomma

10 Ind. Trasf . Non metalliferi

11 Industria M etalli

12 M etalmeccanica

13 Industria Elet trica

14 Alt re industrie

15 Elet t ricità Gas Acqua

16 Costruzioni

17 Commercio

18 Trasport i

19 Sanita’

20 Servizi

infortuni definiti positivamente per COMPARTO anno 2007

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49

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50

7328

1216134

680

0

100020003000

400050006000

70008000

Dipendenti Titolari e Soci DipendentiStato

Agricoltori

Infortuni definiti positivamente GESTIONE INAILperiodo 2000 - 07

0

500

1000

1500

2000

2500

3000

3500

4000

4500

da 01 a 07 da 08 a 30 da 31 a 40 Più di 40 Sconosciuto

Classi GIORNATE PERSE periodo 2000 - 07

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51

0

20

40

60

80

100

120

140

2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007

infortuni in occasione di lavoro: AGRICOLTORI

0

10

20

30

40

50

60

70

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12

AGRICOLTURA distribuzione per mese periodo 2000 - 07

0

5

10

15

20

25

30

35

40

45

2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007

AGRICOLTURA infortuni gravi

0 20 40 60 80 100 120

13 Si e' colpito con

17 Ha urtato contro

32 Colpito da

35 Punto da

36 Schiacciato da

71 Caduto dall'alto

72 Caduto in piano su

AGRICOLTURA forma di accadimento periodo 2000 - 07

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52

0 500 1000 1500 2000 2500 3000

0) Indeterminata

c) da 18 a 29

e) da 41 a 50

g) da 61 a 65

Classi di età infortuni periodo 2000 - 07

0

200

400

600

800

1000

1200

2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007

infortunati per sesso

Femmine Maschi

nazionalità infortunati stranieri2000 - 06

0

20

40

60

80

100

120

0

200

400

600

800

1000

1200

2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007

Infortunati stranieri e italiani

Stranieri Italiani

z

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53

0

50

100

150

200

250

2004 2005 2006 2007

INFORTUNI GRAVItutti i comparti

0

20

40

60

80

2004 2005 2006 2007

INFORTUNI GRAVI non stradalimaggiori comparti

11 Industria Metalli 12 Metalmeccanica 16 Costruzioni

18 Trasporti 20 Servizi

0 100 200 300 400 500 600 700 800

da 001 a 005

da 016 a 032

da 046 a 066

da 074 a 099

Classi POSTUMI tutti i comparti periodo 2000 - 07

0

10

20

30

40

50

60

70

80

2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007

infortuni LAVORATORI ATIPICI

Apprendisti Interinali Parasubordinati

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54

0 10 20 30 40 50 60 70 80 90

04 Industria Tessile

06 Industria Legno

11 Industria Metalli

12 Metalmeccanica

16 Costruzioni

17 Commercio

18 Trasporti

19 Sanita’

20 Servizi

Infortuni / 1000 adetti per Comparto

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55

0

10

20

30

40

50

2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006

Infortuni ogni 1000 addetti TUTTI I COMPARTI

0

20

40

60

80

100

120

140

160

2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006

Infortuni ogni 1000 addetti INDUSTRIA METALLI

0

10

20

30

40

50

60

70

80

2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006

Infortuni ogni 1000 addetti METALMECCANICA

0

10

20

30

40

50

60

2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006

Infortuni ogni 1000 addetti COSTRUZIONI

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56

0

5

10

15

20

25

30

35

40

45

2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006

Infortuni ogni 1000 addettiINDUSTRIA TESSILE

0

10

20

30

40

50

60

70

2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006

Infortuni ogni 1000 addetti TRASPORTI

0

5

10

15

20

25

30

35

2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006

Infortuni ogni 1000 addetti SANITA'

0

5

10

15

20

25

2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006

Infortuni ogni 1000 addetti SERVIZI

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57

0

5

10

15

20

25

30

35

40

45

2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006

Infortuni ogni 1000 addetti COMMERCIO

0

10

20

30

40

50

60

70

80

2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006

Infortuni ogni 1000 addetti INDUSTRIA LEGNO

0

50

100

150

200

250

300

350

400

450

2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007

Infortuni FUORI ASL - PAT sede in ASL Infortuni FUORI ASL periodo 2000 - 07PAT sede in ASL

2718

27153

14

6

Morte con supestiti Morte senza supestiti Permanente Reg senza indennizzzo

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58

0 200 400 600 800 1000 1200 1400 1600 1800 2000

Missing

01 Agrindustria e pesca

02 Estrazioni minerali

03 Industria Alimentare

04 Industria Tessile

06 Industria Legno

08 Industria Chimica e Petrolio

09 Industria Gomma

10 Ind. Trasf. Non metalliferi

11 Industria Metalli

12 Metalmeccanica

13 Industria Elettrica

14 Altre industrie

15 Elettricità Gas Acqua

16 Costruzioni

17 Commercio

18 Trasporti

19 Sanita’

20 Servizi

Infortuni FUORI ASL periodo 2000 - 07

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59

0 100 200 300 400 500 600 700 800

Dipendenti

Titolari e Soci

Dipendenti Stato

Agricoltori

Infortuni in itinere GESTIONE INAILperiodo 2000 - 07

0 50 100 150 200 250 300 350

b) da 15 a 17

c) da 18 a 29

d) da 30 a 40

e) da 41 a 50

f) da 51 a 60

g) da 61 a 65

infortuni in itinere CLASSI DI ETA'periodo 2000 - 07

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60

0

20

40

60

80

100

120

140

160

180

200

2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007

infortuni STUDENTI

0

10

20

30

40

50

60

70

2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007

infortuni STUDENTI

Femmine Maschi

0

20

40

60

80

100

120

140

160

180

0 6 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21

infortuni studenti - ETA'periodo 2000 - 2007

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61INFORTUNI MORTALI

01234567

1986 1988 1990 1992 1994 1996 1998 2000 2002 2004 2006 2008

INFORTUNI MORTALI IN VALLECAMONICATUTTE LE ATTIVITA' per anno di accadimento

0

1

2

3

4

5

6

7

1986

1987

1988

1989

1990

1991

1992

1993

1994

1995

1996

1997

1998

1999

2000

2001

2002

2003

2004

2005

2006

2007

2008

INFORTUNI MORTALI IN VALLECAMONICACOMPARTO COSTRUZIONI per anno di accadimento

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62

legno0%

varie2%

tessile2%

energia7%

costruzioni57%

metallurgia20%

minerali4%

trasporti2%

agricoltura4% chimica

2%

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63

0 2 4 6 8 10 12 14 16 18

procedure operative

vie di transito

illuminazione

prevenzione caduta dall'alto

DPI

distanza linee elettriche

scavi

trasporto materiali

appalti

coordinamento imprese

Piani di sicurezza

Infortuni Mortali Cosruzioni periodo 1986 - 2008 (2 7 eventi)carenze evidenziate

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64

Tabella delle malattie professionali segnalate al S ervizio PSAL negli anni 2005, 2006, 2007, 2008 .

Malattie Professionali 2005 2006 2007 2008 Totale

Ipoacusie 56 131 102 66 355

Silicosi 5 6 5 16

Pneumoconiosi 4 1 5

Asbestosi/placche pleuriche 2 1 6 11 20

Tumori 4 5 8 6 23

Asma/oculorinite 2 1 4 7

Bpco 1 3 1 5

Discopatie/spondiloartrosi 2 4 5 6 17

Angioneurosi 1 2 1 1 5

Sindrome tunnel carpale 1 3 4 8 16

Dermatiti 9 2 2 13

Disturbi adattamento 1 1 2

altro 1 4 1 4 10

Totale 76 164 143 111 494

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65

Considerazioni sull’analisi del contesto territoria le

Il contesto descritto nelle pagine precedenti evidenzia alcune considerazioni sintetiche che di seguito

vengono riportate :

Considerazioni di carattere demografico:

-tendenza dello spopolamento dei comuni di gronda;

-aumento della densità abitativa dei Comuni del fondo valle;

-aumento più del 30% della popolazione nei periodi di afflusso turistico(invernale e estivo);

Considerazioni di carattere sanitario:

la patologia cronico degenerativa resta la priorità per lo stato di salute della popolazione;

Considerazioni sulla mortalità:

-la mortalità per eccesso di malattie infettive rispetto ai valori regionali attesi riguarda sia i maschi che le

femmine (riconducibile a TBC)

-la mortalità per patologia cardiocerebrovascolare, per tumori e per traumatismi e avvelenamenti è un

problema che riguarda prevalentemente i maschi; in particolare gli incidenti da traffico dal 1988 ad oggi

vedono una mortalità media annua di 21 soggetti prevalentemente maschi nella fascia di età comprea fra i

16 e i 25 anni.

Considerazioni sulle Dipendenze:

- Il fenomeno rispecchia la realtà Lombarda e Nazionale

-maggior incidenza dell’utenza maschile, distribuita in fascia di età che comprende l’età minore fino over 39;

-significativo riscontro di un aumento del consumo di cannabis dal 9.8% del 2006 al 14.9% nel 2007

Considerazioni sul contesto lavorativo

-gli infortuni gravi non stradali si verificano principalmente nei seguenti comparti:costruzioni, industria metalli,

metalmeccanica, trasporti e servizi;

-l’indice di incidenza del fenomeno infortunistico è in diminuzione in tutti i settori con notevoli differenze per

comparto produttivo. L’indice più elevato è presente nell’industria della Lavorazione dei Metalli, seguita dalla

Metalmeccanica, dalle costruzioni, dall’industria del legno e dei trasporti. Il Comparto Costruzioni è al primo

posto come numero assoluto di infortuni, ma al terzo posto come indice di incidenza(situazione inversa per

l’industria della lavorazione dei metalli);

-lavoratori stranieri : i cittadini del Marocco sono i più interessati dagli eventi infortunistici, seguiti da Albanesi

e Rumeni;

-gli infortuni stradali nell’attività lavorativa sono presenti in elevato numero ed in particolare quelli in itinere

per il 43% riguardano la fascia di età compresa fra i 18 e 29 anni, per il 29% la fascia fra i 30 e 40 anni

- le malattie professionali segnalate al servizio riguardano per il 70% ipoacusia in aziende che effettuano

lavori di manutenzione, carpenteria in ferro, costruzioni edili e settore siderurgico e meccanico; seguono le

patologie osteoarticolari (7%) in aumento negli ultimi anni (discopatie e sindrome del tunnel carpale),le

neoplasie (3-5%) e le pneumoconiosi (4-5%).

A completamento dei dati epidemiologici rilevati di seguito si riporta l’analisi dei comportamenti rilevati nel

nostro distretto.

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66

Comportamenti e stili di vita DIPARTIMENTO ASSI – AREA FAMIGLIA

Dati di contesto

L’attività erogata nelle sedi dei Consultori Familiari accreditati di Edolo, Breno e Darfo mostra negli ultimi

anni un trend in costante crescita, con incrementi rispetto all’utenza dal 2006 al 2007 pari al 183% per il

Consultorio Familiare di Edolo, al 159% per il Consultorio Familiare di Breno e al 173% per il Consultorio

Familiare di Darfo.

Tale incremento risulta distribuito su tutte le classi di età, con picchi maggiori generalmente nella fascia 13-

24 anni e 40-44 anni, ascrivibile quest’ultimo agli esiti della campagna di prevenzione per il tumore del collo

dell’utero.

Per quanto riguarda invece la fascia adolescenziale si può ipotizzare che la crescita rappresenti il risultato

del lavoro di prevenzione e di informazione condotto dai Consultori Familiari in modo stabile nell’ultimo

quinquennio per gli studenti degli Istituti di scuola Secondaria di secondo grado della Valle Camonica

attraverso il progetto Spazio Adolescenti.

Nonostante tale incremento, l’accesso dell’utenza in età adolescenziale è ancora ridotto e soprattutto è

spesso connotato da motivi di urgenza, mentre scarso esito hanno le attività di prevenzione promosse nelle

sedi consultoriali.

L’attività di prevenzione sviluppata negli anni scorsi, ha riguardato diversi target di popolazione: le coppie in

attesa e i neo-genitori, le puerpere, i bambini del secondo anno della scuola d’infanzia, gli adolescenti.

• Coppie in attesa e neogenitori: attraverso il lavoro congiunto tra Consultori Familiari e U.O.

Ostetricia-Ginecologia dell’Ospedale di Vallecamonica si è avviato nel 2004 il progetto “Percorso Nascita”,

con l’obiettivo di sostenere la maternità e la paternità sia nella dimensione biologica sia affettivo-relazionale,

al fine di valorizzare le potenzialità evolutive proprie della fase cruciale di passaggio nel ciclo vitale di una

“nuova famiglia”.

Dall’analisi del sistema di offerta già presente sul territorio e dagli esiti di un’indagine conoscitiva condotta

nel periodo marzo-giugno 2005, su un campione di 300 neo-mamme di bambini di età compresa tra i tre e i

cinque mesi, è emerso che il 30% delle donne intervistate aveva frequentato un corso di accompagnamento

alla nascita, percentuale questa in linea col dato nazionale, mentre il 39,3% ha riferito di non aver potuto

partecipare ai corsi a causa dei problemi di trasporto e degli orari dei corsi. Così come a livello nazionale, le

donne che accedano con minor frequenza i corsi erano le meno istruite, quelle delle fasce di età estreme, le

casalinghe, le straniere e le pluripare.

Il 53,3% delle intervistate (contro una media nazionale del 19%) dichiarava di aver ricevuto per tempo,

attraverso i corsi dei consultori familiari dell’ASL, informazioni chiare sulle modalità di assistenza al parto e al

puerperio in uso presso l’ospedale. Rispetto all’allattamento, il 32,7% riferiva di aver avuto informazioni

durante i corsi di accompagnamento alla nascita, il 31% dal ginecologo e/o dall’ostetrica, il 34,7% da libri e

riviste e il 24,6% da amiche o familiari.

Sempre riguardo all’allattamento, l’89,3% delle donne intervistate riportava che, durante la gravidanza,

pensava di allattare al seno il figlio, mentre solo il 54,7% ha poi realizzato questo obiettivo nei primi mesi di

vita del bambino.

Risultava che gli operatori del reparto di ostetricia (67,7% dei casi) e di pediatria (65% dei casi) avessero

incoraggiato le donne ad allattare al seno più di quanto avvenisse generalmente negli ospedali italiani

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67

(rispettivamente 51% e 55%). Si segnalava tuttavia un buon 37% (23,9% nazionale) di donne che

dichiaravano di non aver ricevuto alcun aiuto per portare avanti l’allattamento al seno.

Sulla scorta di quanto sopra, a partire dal 2005, sono stati ampliati per tipologia e sede i corsi di

accompagnamento alla nascita, sono stati avviati inoltre i corsi di massaggio al neonato e i corsi per neo-

genitori, oltre agli sportelli settimanali per la gravidanza e il sostegno all’allattamento.

Gli obiettivi principali di tali attività sono riferiti all’importanza di sostenere la formazione delle coppie

genitoriali e la valorizzazione della figura paterna, in funzione della promozione del benessere della famiglia

e di un sano sviluppo affettivo-emotivo del bambino.

Al progressivo incremento della partecipazione ai corsi da parte delle donne, non fa tuttavia riscontro un

analogo aumento della presenza da parte dei padri, elemento questo che si ritiene legato a fattori culturali

influenti sulle scelte sia dei servizi, sia di entrambi i componenti della coppia genitoriale.

• Puerpere: la Campagna di Prevenzione per il Benessere dopo il parto, avviata nel 2005, indirizzata

a tutte le donne che partoriscono presso l’ospedale di Vallecamonica, prende spunto dai numerosi studi in

ambito psicologico e psichiatrico che hanno accertato come, durante il puerperio, si verifichino in molte

donne cambiamenti negativi dell’umore il cui livello di gravità può essere molto diverso.

Il DSM-IV considera la depressione postnatale come una forma di depressione generale specificata come

“depressione postpartum” se ha inizio entro le prime quattro settimane successive al parto

Studi longitudinali su donne con depressione postnatale indicano che gli effetti cronici sono di 3 tipi:

- effetti a lungo termine sulla salute mentale della donna (che continuano a ritenersi più tese, ansiose,

depresse e abbattute, arrabbiate e ostili, affaticate, confuse e disorientate e meno vigorose e attive);

- effetti sulla relazione madre-bambino (caratterizzata da una minor sensibilità e attenzione da parte

della madre comprendendo anche disturbi nell’attaccamento e nello sviluppo del bambino);

- effetti sulla relazione di coppia (giudicata carente per alcuni aspetti quali l’accordo, la soddisfazione

e il sostegno reciproco, come se la depressione postnatale esasperasse i problemi che già

esistevano prima della gravidanza.).

Spesso la depressione postnatale non viene riconosciuta a causa della sua insorgenza lenta e fastidiosa e

del fatto che molte donne tendono a nascondere i loro sintomi depressivi.

La strategia messa in atto per migliorare questa situazione si è orientata verso uno screening di routine

effettuato da parte dello psicologo nei giorni successivi al parto, come mezzo efficace ed economico per

identificare le madri a rischio di depressione postnatale, consentendo il trattamento precoce di donne che

altrimenti non verrebbero individuate.

Di seguito si riporta la tabella di raffronto tra gli anni 2006-2008.

2006 2007 2008

ITALIANE STRANIERE

TOTALE (IT. E STR.)

ITALIANE STRANIERE TOTALE

(IT. E STR.)

ITALIANE STRANIERE TOTALE

(IT. E STR.)

TOTALE QUESTIONARI SOMMINISTRATI

409

76

485

684

167

851

521

132

653

QUESTIONARI RESTITUITI

349

58

407

665

143

808

509

115

624

% SOGGETTI A RISCHIO

4%

12%

4,21%

10%

11,1%

10, 27%

5,89%

6,95%

6,08%

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La presenza di una percentuale annua che varia dal 4,21 al 10,27 % di donne a rischio di depressione dopo

il parto, documenta l’importanza dello screening come strumento di individuazione precoce di un problema di

particolare delicatezza sia per la madre che per il bambino oltre che per la coppia; restano tuttavia da

studiare percorsi diversi e più efficaci di sostegno alle situazioni indicate.

Risulta infatti che nel 2008 il 79% delle donne alle quali è stato consigliato di presentarsi presso il

Consultorio Familiare per un approfondimento della situazione e per un eventuale supporto, di fatto non ha

accolto l’invito.

Ancora rispetto al Percorso Nascita, si ritiene necessario citare il dato relativo alle interruzioni volontarie di

gravidanza (IVG) praticate presso l’ospedale di Vallecamonica negli anni 2006-2008 per osservare come il

numero delle IVG si mantenga sostanzialmente stabile.

ANNO 2006 2007 2008 (OTTOBRE)

N. TOT. IVG 146 137 118 STRANIERE 57,5 % 45,2 % 52,5 % < 18 ANNI 2,7 % 2,9 % 1,6 %

Fonte: d.ssa Chiaramonte, ginecologa c/o ospedale di Vallecamonica – dati presentati il 13.12.08 all’evento formativo “Verso nuove sinergie per la tutela sociale della maternità” Sulla totalità dei casi relativi all’anno 2008 le casalinghe rappresentano il 38%, le occupate il 31,3%, le

studentesse il 6,3% e le disoccupate il 4,2 %.

Rispetto allo stato civile, nel 2008 le nubili rappresentano il 42.3 %, le coniugate il 50%, le separate il 5,9%.

Merita infine una particolare attenzione il dato relativo all’anamnesi ostetrica effettuata sulle donne che si

sono sottoposte ad IVG nel 2008 che indica per il 19,4 IVG ripetute da 1 a 3 volte, per il 13,5 % aborti

spontanei, per il 69,4 % la presenza di figli (da 1 a 4).

I dati sopra riportati relativamente al 2008, risultano maggiormente significativi se considera tenuto conto che

nello stesso anno, presso la medesima struttura, i parti sono stati 901.

• Bambini del secondo anno scuola d’infanzia : il progetto “Pinocchio”, avviato con l’obiettivo di

promuovere il benessere della persona fin dalle prime fasi di inserimento nel percorso scolastico, prevede

una valutazione preliminare del livello generale di adattamento raggiunto dal bambino attraverso un’indagine

psicologica che interessa l’area emotiva, affettiva, sociale, cognitiva, del linguaggio e della psico-motricità.

Nello specifico si intende raggiungere:

- la valutazione del livello generale di adattamento nella popolazione scolastica del secondo anno

delle scuole d’infanzia;

- l’individuazione precoce di eventuali indici di disagio determinati da difficoltà di apprendimento e/o

relazione.

- Tale progetto, definibile come ricerca-azione coinvolgente genitori e insegnanti, trova riferimento

nelle indagini epidemiologiche relative ai bambini che manifestano difficoltà di apprendimento

durante gli anni scolastici (Levi 1981, Cassini 1984, De Renzi 1985 et altri), le quali confermano

come il problema interessi una percentuale della popolazione dal 2 al 16%.

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A.S. N. BAMBINI N. SCUOLE BAMBINI A RISCHIO N° %

% BAMBINI SEGUITI (SUL TOT. B.NI A RISCHIO)

2002-2003 551 45

15

2,72 53,33

2003-2004 545 45

33

6,05 66,67

2004-2005 507 39 16 3,15 62,50

2005-2006 469 42 23 4,90 56,52

2006-2007 467 44 30 6,42 73,33

2007-2008 425 41 57 13,41 71,93

Nella realizzazione del progetto si è verificata la validità di tale campagna come strumento di promozione

della salute, sia per le opportunità di integrazione con la scuola e formazione agli insegnanti, sia per il

supporto e la consulenza fornita alla generalità dei genitori che hanno aderito al progetto, sia per l’attività di

prevenzione primaria che può essere condotta sui bambini individuati “a rischio”.

L’esito di una campagna sperimentale condotta nel 2008 su un campione di bambini frequentanti la seconda

classe della scuola primaria già sottoposti allo screening nel 2004-05, ha confermato l’utilità dell’intervento

attivato per il recupero degli aspetti di criticità precocemente individuati, risultando quest’ultimi pienamente

superati.

Resta tuttavia ancora molto elevato, seppure in diminuzione, il numero dei bambini per i quali non è possibile

un approfondimento della valutazione diagnostica a causa della mancata collaborazione dei genitori,

attestandosi negli ultimi due anni sul 27% circa.

• Adolescenti: l’attività condotta negli Istituti di scuola Secondaria di secondo grado nell’ambito del

progetto Spazio Adolescenti, indirizzata alla promozione del benessere psico-fisico degli adolescenti, ha

interessato nel periodo 2005-2008 la seguente popolazione:

A.S. N. ISTITUTI SCOLASTICI STUDENTI ACCESSI SITO

2003-2004 8 1498 2640

2004-2005 7 1570 1991

2005-2006 7 1643 1314

2006-2007 7 1378 784

2007-2008 8 1365 1244

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L’attività svolta consente di evidenziare, a fronte dell’interesse dei ragazzi verso proposte formative legate ai

temi dell’affettività e della sessualità, in situazione di confronto tra pari, protetta e facilitata dalla presenza del

professionista del Consultorio familiare:

- una generale scarsa conoscenza da parte loro rispetto al sé, al proprio corpo ed alle proprie

potenzialità affettive e relazionali;

- la difficoltà di integrare con i propri vissuti le informazioni ottenute dai media, dall’ambiente e dai

coetanei, rispetto alla fisicità, alla contraccezione nonché le opinioni diffuse e ad effettuare scelte

consapevoli;

- la difficoltà di individuare adulti di riferimento, competenti e di facile accesso per affrontare criticità e

dubbi dell’età adolescenziale.

I dati desunti dalle domande che gli adolescenti hanno indirizzato agli operatori del Consultorio Familiare

attraverso il sito dedicato, attivato nel 2003, confermano nettamente il bisogno di aiuto in merito agli aspetti

legati alla dimensione fisica e psicologica della sessualità, come osservabile nella tabella che segue.

OPERATORE a.s. 2003-2004 a.s. 2004-2005 a.s. 2005-2 006 a.s. 2006-2007 a.s. 2007-08

GINECOLOGO 108 14 68 177 138

OSTETRICA 85 44 50 27 18

PSICOLOGO 51 26 31 54 42

ASSISTENTE SOCIALE 2 1 1 0 6

PSICHIATRA 1 2 0 6 1

DIETISTA

1 6 9 14 12

MEDICO DIPENDENZE 0 2 1 0 1

TOTALE PER ANNO 248 95 160 278

218

Analoga conferma viene anche dagli argomenti segnalati dagli adolescenti nei questionari somministrati nel

corso delle attività formative svolte in ambito scolastico.

Settore Dipendenze

Nel corso degli anni 2006/2007 il Serd ha realizzato un progetto “Progetto Contatto” che ha coinvolti gli

studenti delle scuole secondarie di secondo grado della Vallecamonica. La finalità era quella di individuare

con un certo anticipo i casi critici presenti nei gruppi classe, fornendo ipotesi di trattamento ad uno stadio

precoce e latente dello sviluppo del disturbo.

Sono stati avviati momenti formativi/informativi con le scuole, contatti con gli studenti, incontri con le famiglie

e gestiti spazi di ascolto per adolescenti problematici.

Gli psicologi del Servizio Dipendenze, dopo aver analizzato i fattori specifici correlati all’uso ed abuso di

sostanze (lista proposta dal NIDA) e ritenendo fondamentale un intervento precoce finalizzato al

superamento di comportamenti a rischio per l’uso di droga, hanno somministrato un questionario di

personalità (MMPI-A) a 203 studenti delle prime classi di scuole seconda rie di secondo grado.

Dall’elaborazione dei test sono emersi dati che seg nalavano situazioni di disagio individuale e indici

di criticità significativi relativamente a parametr i evolutivi.

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Il 20% dei questionari (4 Liceo/11 IPSIA/12 Albergh iera/ 15 ITCG) riportava dati di disagio .

L’individuazione oggettiva di un certo numero di studenti che presentavano situazioni di criticità e

vulnerabilità sul piano personale, unita alla percezione dei professionisti che vi fossero segni di

approvazione nei confronti del consumo di sostanze psicoattive, in ambito famigliare, scolastico, dei pari e

della comunità, hanno reso possibile la continuità realizzativa del progetto all’interno di uno spazio di ascolto

agli studenti evidenziati quali portatori di un disagio individuale.

Al fine di offrire agli studenti e alle loro famiglie un contatto neutrale e riservato, è stato adibito uno spazio

all’ascolto al di fuori della struttura scolastica e del servizio dipendenze

Questi adolescenti e le loro famiglie sono stati contattati direttamente dai professionisti del SERD, senza

intermediazione scolastica.

Nel corso dell’anno 2007/2008 la continuazione del progetto “Contatto 2” ha rilevato quanto segue:

È emersa una discrepanza tra i 298 studenti ipotizzati e incontrati nella fase preliminare di sensibilizzazione

e i 228 studenti a cui è stato effettivamente somministrato il questionario.

I 70 questionari non pervenuti corrispondono a circa il 24 % del campione e questo dato è da imputare a

varie ragioni quali: non adesioni volontarie, ritiro scolastico o assenza ed è da riferire come un possibile

indice di un disagio sommerso.

Le scuole inserite nel progetto e i ragazzi effettivamente coinvolti sono stati:

0

25

50

75

100

125

150

175

200

225

250228

70

QUESTIONARI

Questionari pervenuti

Questionari non pervenuti

questionari pervenuti e non pervenuti

quan

itità

IPSIA BRENO e PISOGNE 11,40%

ITCG DARFO 28,51%

ALBERGHIERA DARFO 10,09%

LICEO BRENO 15,35%

CFP DARFO 6,14%

ISTITUTO EDOLO 28,51%

PROVENIENZA SCOLASTICA del TARGET

IPSIA BRENO e PISOGNE

ITCG DARFO

ALBERGHIERA DARFO LICEO BRENO

CFP DARFO

ISTITUTO EDOLO

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72

I questionari somministrati si sono così distribuiti rispetto ai risultati emersi:

– n. 153 nella norma (67 %)

– n. 41 con indici di disagio (18 %)

– n. 42 non valutabili (15 %)

Questi ultimi risultano non sottoponibili ad elaborazione per mancanza di risposte (mancato raggiungimento

del numero di risposte necessarie allo scoring dei dati) o per incoerenza delle risposte che ha reso il profilo

non valido.

Vista la diversa proporzione dei soggetti provenienti dai vari istituti, è utile rappresentare la percentuale di

disagio raccolta in ogni singola scuola.

Come risulta dal grafico precedente, le scuole che mostrano maggiori indici di disagio sono:

− Centro Formativo Provinciale “Zanardelli” (CFP) di Darfo

− Istituto Professionale per i Servizi Alberghieri e della Ristorazione “Putelli” di Darfo.

A conferma degli obiettivi fissati in fase di progettazione, è stata evidenziata una fascia di adolescenti a

“rischio” per quel che attiene all'uso di sostanze , fascia che si attesta sui valori della media

nazionale. È stato inoltre possibile entrare in contatto con la popolazione individuata attraverso colloqui

consulenziali, per fare prevenzione mirata ai bisogni soggettivi.

Nella norma 67,11%

Con indici di disagio 17,98%

Non valutabili 14,91%

QUESTIONARI SOMMINISTRATI

Nella norma

Con indici di disagio Non valutabili

IPSIA BRENO e PISOGNE

ITCG DARFO ALBER-GHIERA

LICEO BRENO CFP DARFO ISTITUTO EDOLO

02,5

57,510

12,515

17,520

22,525

27,530

32,535

37,5

IPSIA BRENO e PISOGNE 11,53

ITCG DARFO 16,92

ALBERGHIERA DARFO 26,08

LICEO BRENO 14,28

CFP DARFO 35,71

ISTITUTO EDOLO 16,92

Proporzione del disagio

PE

RC

EN

TU

ALE

DIS

AG

IO

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73

Nella fase di convocazione degli adolescenti il cui questionario di personalità evidenziava indici di disagio,

abbiamo ritrovato alcune criticità già emerse nel precedente progetto “Contatto” e alle quali si era cercato di

sopperire attraverso la fase iniziale di sensibilizzazione del progetto stesso. Tali criticità corrispondono a:

numeri di telefono indicati nel test errati, inesistenti o irraggiungibili, rifiuto esplicito o disinteresse alla

proposta di colloquio sia da parte di alcuni ragazzi sia da parte di alcuni genitori.

Il nostro obiettivo principale è stato quello di rilevare i fattori di rischio individuale e valutare i fattori di

protezione famigliari per intervenire in modo mirato e selettivo sulla popolazione che evidenzia un disagio

adolescenziale significativo e quindi maggiormente a rischio di incorrere in problematiche di alcol e

tossicodipendenza.

Gli indici di disagio riscontrati più frequentement e nel nostro campione hanno riguardato le seguenti

aree: ipocondria, depressione, deviazione psicopatica e problemi di comportamento, ipomania, ansia,

problemi di condotta, problemi familiari, problemi scolastici, bassa autostima, basse aspirazioni e tendenza

all'abuso di alcol e droga. I dati evidenziano, ad esempio, una forte correlazione tra problemi di

comportamento (sia a casa che a scuola) e una tende nza all'abuso ; così come significativo è il legame

tra un'autostima bassa e una disposizione alla dipendenza. I dati raccolti confermano il legame tra

determinati fattori di rischio e la predisposizione all'uso/abuso di sostanze.

Nell’analisi dei comportamenti degli adolescenti riteniamo importante evidenziare alcuni risultati portati a

conoscenza nel progetto DUFF.

L'attività svolta in ambito scolastico dalla Cooperativa di Bessimo congiuntamente al Consorzio Sol.Co

Camunia e alla Cooperativa Orizzonti nell'anno 2007/2008, si è posta come obiettivo principale quello di

sensibilizzare e informare i ragazzi rispetto al complesso tema delle sostanze psicotrope legali e illegali. I

ragazzi raggiunti sono stati rispettivamente 706 studenti nella scuola secondaria di I grado e n. 1099 studenti

della scuola secondaria di II grado.

L’intento del progetto è stato quello di creare momenti di condivisione, di riflessione che potessero favorire lo

sviluppo di maggiore coscienza critica, una crescente consapevolezza rispetto al tema delle sostanze ed un

rafforzamento delle life skill.

La struttura dei laboratori condotti presso le scuole medie e superiori si è articolata in 3 incontri di 2 ore

per ogni classe ed ha avuto, pur con metodologie e strumenti diversificati, caratteristiche di attivazione,

sensibilizzazione ed emersione di stili ed immaginari, con attività animative e formative basate sulla

“circolarità”, in un contesto di sospensione del giudizio. Particolare cura è stata riservata ai fenomeni di

consumo\abuso di bevande alcoliche.

La metodologia utilizzata all’interno dei laboratori ha previsto che si alternassero momenti informativi ad altri

nei quali vi è stata la partecipazione attiva di tutti gli studenti.

Particolare attenzione è stata data al rispetto ed all’accettazione dei contributi apportati da ogni partecipante.

Questo ha permesso di creare spazi di riflessione individuali che successivamente sono stati condivisi tra i

ragazzi e con gli educatori.

Nelle scuole secondarie di I grado i ragazzi hanno espresso posizioni diverse: alcuni sentono

maggiormente la loro stabilità che consente di non accettare le posizioni non condivise, di separarsi dal

gruppo e ricercare altri riferimenti nel caso in cui i condizionamenti vengano vissuti come troppo invasivi; altri

trovano difficoltà a porsi in modo assertivo nel gruppo , temono la solitudine e per questo accettano

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74

compagnie non sempre soddisfacenti che possono portarli ad esperienze che diversamente non avrebbero

fatto.

Un aspetto che è emerso nella maggioranza degli incontri con i ragazzi delle scuole medie è la difficoltà a

concepire come pericolose sostanze legali , comunemente presenti e offerte dal mercato o consumate in

famiglia, quali sigarette e alcolici.

L’alcool in quanto sostanza che viene pubblicizzata dalla/nella società come mezzo/strumento per riuscire a

rilassarsi, divertirsi ed entrare in relazione con l’altro viene sminuito nella sua pericolosità e le bevande con

bassa gradazione alcolica non sono riconosciute come sostanze psicoattive che possono creare

dipendenza.

Lo stesso discorso vale per le sigarette che a detta dei ragazzi non rappresentano un rischio, né dal

punto di vista della salute fisica, né da quello della dipendenza.

Nelle scuole secondarie di II grado emerge fortemente il tema della trasgressione delle regole .

Molti ragazzi si avvicinano alle sostanze perché sembrano vederle come un mezzo per divertirsi , mentre

altri, anche se in minoranza vi si avvicinano con un atteggiamento “curativo ”, cioè le utilizzano come

medicinali per far fronte ad eventuali malesseri.

Si rileva un consumo legato a determinate situazioni e luoghi (pub, discoteche, giardini pubblici), ma

dalle nostre osservazioni sembra emergere un consumo che non sempre è pubblico e condiviso, ma è

legato anche al singolo e alla dimensione del privato (casa, cascina).

I ragazzi espongono le loro posizioni in maniera molto esplicita sostenendo e argomentando le loro idee e

sottolineando che non sono disposti a considerare dei cambiamenti.

Spesso rileviamo la difficoltà da parte dei ragazzi a “mettersi in gioco”, non solo nell’esporre le proprie

opinioni, ma anche per quanto riguarda la partecipazione alle attività previste all’interno dei laboratori.

Infatti, nelle classi delle scuole superiori la modalità di lavoro attiva con l’utilizzo del cerchio, non sempre è

stata gradita e questo ha in certi casi causato difficoltà nella gestione dei moduli.

Spesso la causa di questi atteggiamenti risiede nelle dinamiche del singolo gruppo-classe, nella incapacità

di rispettare l’altro e posizioni differenti dalla propria. Emergendo posizioni giudicanti accompagnate da

commenti e/o frasi di scherno è naturale che si comprometta la disponibilità del gruppo al confronto. In

questi casi il compito dell’educatore, prima di portare il gruppo sui temi oggetto del progetto, è quello di

favorire un clima ed un’apertura tali da consentire a tutti un confronto ed una partecipazione sereni.

Dal racconto riportato da alcuni gruppi emerge la loro osservazione di un fenomeno non soltanto legato al

consumo ma anche, a volte, a forme di attività illecite quale può essere lo spaccio.

Questo và a confermare quanto si trova spesso anche sui mass media che ci descrivono una realtà in cui

giovani e adolescenti si fanno coinvolgere in questo tipo di attività.

Per i ragazzi concepire il limite è faticoso, sembra un’operazione astratta che non riescono a comprendere

completamente e che viene spostato sempre più distante da loro.

Il rischio nel quale si possono trovare i ragazzi è quello di essere già troppo vicini o troppo “dentro” a

situazioni rischiose, nella convinzione di esserne invece distanti, capaci di proteggersi e decidere dei propri

stili di vita e di consumo.

Sembra che l’inosservanza delle leggi da parte di chi dovrebbe farle rispettare e tutelare i giovani, li porti ad

essere confusi.

Il fatto ad esempio che vengano somministrate e vendute sostanze alcoliche ai minori di 16 anni viene

riportata come una contraddizione.

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I ragazzi utilizzano la discrepanza tra le regole, il comportamento adulto e le informazioni che arrivano dai

media che sembrano favorire lo sballo, per legittimare i loro possibili atteggiamenti di consumo.

I giovani escludono la messa in discussione dei loro comportamenti da parte degli adulti proprio perché

ravvisano la contraddizione negli stessi.(es.: genitore tabagista che proibisce al figlio di fumare).

Nell’ambito della prevenzione del tabagismo nell’anno 2006 è stato attivato un sistema di sorveglianza

dell’abitudine tabagica dei giovani lombardi a cui anche la nostra ASL. ha aderito con un campione di

223 studenti come da indicazioni regionali, definiti in rapporto alla popolazione residente. Il campione

complessivo era di 11470 studenti, appartenenti alle tre fasce di età 13,15,18 anni. Quanto evidenziato con il

progetto Duff è in linea con la sorveglianza di seguito approfondita:

-la prevalenza percentuale di fumatori nelle tre classi considerate e il numero medio di sigarette fumate alla

settimana è uguale a

Età Prevalenza

di fumatori N.medio sig.te/settim.

13 anni 6% 9.01 15 anni 26.5% 48.37 18 anni 33.2% 25.53 -risultano sempre più elevate , negli studenti fumatori rispetto ai non fumatori, le percentuali di fumatori tra i

componenti della famiglia o tra amici o il proprio ragazzo/a.

-gli studenti fumatori affermano che l’iniziazione al fumo dipende dal piacere procurato dal piacere procurato

dalle sigaretta,dal sentirsi bene e rilassati,mentre affermano meno di quanto non dicano i non fumatori che

l’iniziazione sia condizionata dalla imitazione degli amici/compagni o dal sentirsi più adulti.

-Differenze tra i sessi: nelle tre classi la prevalenza di fumatrici è sempre inferiore a quella dei maschi

fumatori, così pure per il numero medio di sigarette fumate e l’abitudine giornaliera al fumo. Le percentuali di

rendimento scolastico “insufficiente” e di “mancia settimanale” maggiori sono più alte nei maschi che nelle

femmine

La nostra Asl ha inoltre aderito al percorso di Azienda Libera dal Fumo che evidenzia un’analisi del

contesto locale condotta sugli operatori dell’azienda.

L’indagine conoscitiva rivolta a tutti dipendenti dell’Asl prima di iniziare il percorso formativo ha evidenziato i

risultati di seguito riportati:

1. l’adesione è stata di circa l’82% (n.822 questionari compilati /circa1000 dipendenti);

2. nel 95,50% dei casi gli operatori considerano il fumo passivo dannoso per la salute;

3. il 64,4% dei dipendenti afferma di provare fastidio per il fumo dei colleghi fumatori;

4. rispetto alla domanda relativa a rilevare la tipologia degli ambienti in cui si fuma e alla frequenza

con cui avviene vedasi tabella di seguito riportata:

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Ambienti di lavoro dove si fuma

Mai % Qualche

volta

% Spesso % Nessuna

risposta

%

Negli Uffici 574 69,83 121 14,72 40 4,87 87 10,58

Nei reparti 551 67,03 121 14,72 24 2,92 126 15,33

All’esterno

dell’edificio

53 6,45 223 27,13 495 60,22 51 6,20

Nei corridoi 561 68,25 151 18,37 29 3,53 81 9,85

Nella mensa 688 83,70 13 1,58 4 0,49 117 14,23

Negli spogliatoi 498 60,58 162 19,71 26 3,16 136 16,55

Nei bagni 363 44,16 318 38,69 81 9,85 60 7,30

Nelle sale

d’attesa

655 79,68 48 5,84 13 1,58 106 12,90

Nelle zone

pausa caffè

405 49,27 229 27,86 129 15,69 59 7,18

Altro 221 26,89 111 13,50 55 6,69 435 52,92

5. circa l’83% dei soggetti è a conoscenza dei provvedimenti adottati dall’Asl contro il fumo;

6. nel 60%circa i soggetti provano disagio se si fuma n Asl, mentre nel 36%circa non prova

disagio;

7. il 51% circa dei dipendenti afferma di non aver mai invitato i propri colleghi a non fumare in loro

presenza,mentre il 32% circa risponde di aver invitato i colleghi a non fumare in loro presenza. Solo il 16%

afferma di non aver fatto la richiesta perché i colleghi non fumano;

8. alla domanda successiva gli stessi hanno esaudito la richiesta, il 54% circa afferma talvolta , il

34,50% sempre e il 10,85% mai;

9. rispetto alla domanda “ha invitato i propri superiori a non fumare in sua presenza”, il 51,22% no,

il 30% circa no perché non fumano e il15,33% si;

10. alla domanda successiva gli stessi hanno esaudito la richiesta, il 53,17% talvolta , il 27% circa

sempre e il20,63% mai;

11. rispetto all’abitudine fumatoria, il 59% è non fumatore, il 20,32% è fumatore , mentre circa il 17%

è un ex fumatore;

12. il 71% dei fumatori è rappresentato dal sesso femminile;il 25% maschio mentre il 4% non ha

specificato il sesso;

13. il 58% di essi fuma durante le ore di lavoro;

14. il 35% di essi vorrebbe smettere di fumare;

15. il 70% dei fumatori sono operatori sanitari

16. rispetto all’età di inizio il 64% ha iniziato nell’arco di età dai 16-20 anni;

17. il 71% circa fuma in media al giorno dalle 1 alle 14 sigarette.

A sostegno del percorso di sensibilizzazione operato nei confronti degli operatori sanitari dell’azienda e delle

attività di prevenzione del tabagismo in atto nelle scuole secondarie di II grado che vedono infatti come

obiettivi prioritari l’accompagnamento alla disassuefazione al fumo dei giovani partecipanti al progetto,

nonché supporto alle varie iniziative rivolte alla popolazione(Smetti e Vinci 2006, Olimpiadi 2006) in data 5

Novembre 2007 si è attivato l’ambulatorio per la disassuefazione al fumo in collaborazione con il

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Dipartimento Orl dell’Ospedale di Vallecamonica di Esine, che attualmente conduce le visite con cadenza

settimanale.

La tabella di seguito riportata riassume l’analisi comportamentale riferita alle 84 persone che hanno

usufruito dell’ambulatorio di disassuefazione al fumo. (al 15/12/08)

Interrotto trattamento

dopo I visita

Astemi dichiarati

Bevitori moderati* Bevitori** Ex

alcolisti Fascia d’età Maschi 54,76%

Femmine 45,24%

M F M F M F M F M F 20 – 29 3 1 2 3 1 30 - 39 4 7 2 1 4 6 1 40 - 49 16 15 6 6 9 14 4 3 2 50 - 59 17 7 1 10 11 3 2 2 60 - 69 5 5 2 4 3 1 1 1 70 - 79 1 3 2 1 4 Totale 46 38 11 11 28 38 10 4 6 1 2 2

* = dichiarano di bere:poco, moderato, ¼ di litro; ** = dichiarano di bere: ½ litro. Le persone, sia femmine che maschi, che più si rivolgono all’ambulatorio hanno un’età media compresa tra i

40 e i 59 e sono dichiaratamente astemi in prevalenza.

Il 26% delle persone hanno interrotto dopo la prima visita il trattamento e non si è rilevata prevalenza tra

maschi e femmine.

Particolarmente significativo è l’afflusso di ex alcolisti.

Nell’ambito dell’abitudine tabagica delle persone affette da diabete mellito tipo II (n.2051) in carico all’Unità

Operativa Struttura semplice di Diabetologia si rileva quanto segue:

numeri percentuali Soggetti fumatori 139 8,49 Soggetti forti fumatori(>20 sigarette/die) su totale fumatori 15 9,32 Soggetti che hanno smesso di fumare su totale fumatori 88 26,59

Nell'ambito del Progetto regionale sulla Prevenzione dei Tumori Professionali (PPTP), è stato predisposto un

intervento speciale volto alla divulgazione della normativa specifica sul divieto di fumo nei luoghi di lavoro e

alla vigilanza in un campione di aziende allo scopo di verificare lo stato di applicazione della normativa

(Legge l6.01.03 n.3, art.51).

La tematica è di particolare interesse anche in considerazione del fatto che il fumo passivo è stato inserito in

classe 1 (cancerogeno certo per l'uomo) dalla IARC ((International Agency Research Cancer).

Per l’Asl di Vallecamonica-Sebino il progetto prevedeva l’obiettivo minimo di 6 aziende da sottoporre a

vigilanza nel triennio. Il Servizio Psal ha inoltre aderito al Progetto Nazionale a sostegno della Legge 3/2003

(Progetto CCM) e specificamente rivolto al monitoraggio dell'osservanza della normativa inerente il divieto di

fumare negli ambienti di lavoro.

Il campione individuato è stato costituito da aziende appartenenti a diversi comparti lavorativi (Sanità,

siderurgia, artigianato, terziario e servizi...).Di seguito si riportano alcune considerazioni importanti

sull’abitudine tabagica in ambito lavorativo ricavata dal progetto.

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Settore/comparto Fumatori maschi

Fumatori femmine

Totale fumatori

Non fumatori maschi

Non fumatori femmine

Totale non

fumatori

Totale

Strutture Sanitarie - Rsa 3 76 79 12 218 230 309

Strutture Sanitarie – Asl e Presidi ospedalieri 70 211 281 233 727 960 1241

Siderurgia 256 0 256 191 3 194 450

alberghiero 3 11 14 11 22 33 47

Lavorazione legno 13 3 16 75 12 87 103

Lavorazione pietre e materiali lapidei 29 0 29 63 5 68 97

filatura 24 22 46 25 42 67 113

Altro 22 3 25 44 7 51 76

Totale 420 326 746 654 1036 1690 2436

A tutte le aziende campionate è stata trasmessa una comunicazione di presentazione del progetto, una

comunicazione sull'applicazione della normativa in materia di divieto di fumo, una informativa relativa ai

requisiti tecnici dei locali per fumatori (e dei relativi impianti di ventilazione e di ricambio d'aria) e infine i

riferimenti di alcuni siti internet nei quali è possibile ricercare informazioni utili sull'argomento; infine è stato

allegato un questionario standardizzato predisposto dalla Regione Lombardia, da compilare e restituire.

Complessivamente sono stati trasmessi 49 questionari con allegata la documentazione di cui sopra; di

questi, 33 questionari sono stati restituiti compilati dalle aziende e successivamente valutati dal Servizio

Psal; complessivamente sono stati effettuati 13 sopralluoghi di verifica dell'applicazione della normativa

vigente, raggiungendo pienamente l’obiettivo posto dalla Regione.

Il campione esaminato comprende aziende appartenenti a settori lavorativi di diversa tipologia; da una prima

valutazione delle risposte si evidenzia come la popolazione studiata sia prevalentemente di sesso femminile

nelle strutture sanitarie (Rsa e Presidi ospedalieri locali) e nel settore alberghiero; prevalentemente maschile

nel comparto lavorazione pietre e materiali lapidei, lavorazione legno e siderurgia.

In quasi tutte le aziende è prevalente il gruppo di popolazione di non fumatori rispetto ai fumatori; in

particolare su un totale di 2436 soggetti operanti nelle aziende oggetto dello studio, 1690 (pari al 69,3%)

risultano non fumatori e 746 (pari al 30,6%) risultano fumatori. Si precisa che in 3 aziende esaminate tale

dato non era disponibile. Da rilevare che nelle aziende siderurgiche campionate risulta invece prevalente il

gruppo di lavoratori fumatori (56,8%) rispetto ai non fumatori (43,1%).

In riferimento alla distribuzione per sesso , il 39,1% di tutti i lavoratori maschi campionati è fumatore mentre

tra le donne l'abitudine al fumo interessa il 23,9% delle lavoratrici; tuttavia se dal campione totale vengono

tolti i lavoratori delle aziende siderurgiche, tra i quali l'abitudine al fumo di tabacco sembra particolarmente

diffusa, la percentuale di lavoratori maschi fumatori scende dal 39,1% al 26,1%. La percentuale di lavoratori

maschi fumatori è particolarmente alta oltre che nel settore siderurgico (57,2% dei lavoratori maschi), anche

nella filatura di cotone campionata (49% circa dei lavoratori maschi), nella quale, peraltro, anche la

percentuale di lavoratrici che fumano risulta più alta rispetto alla media del campione (34,3% circa della

lavoratrici); si sottolinea come la filatura campionata sia l'unica azienda, tra quelle esaminate, in cui è stata

predisposta un'area specifica per i lavoratori che fumano.

Tendenzialmente si rilevano percentuali di fumatori più basse nelle strutture sanitarie esaminate (circa il 23%

tra i lavoratori maschi e 23,3% tra le lavoratrici) rispetto ad altri settori lavorativi.

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Tutte le aziende hanno affermato di aver attuato le disposizioni in materia di divieto di fumo (art 5, Legge

n.3/03) e la maggioranza ha applicato tale divieto a tutti gli ambienti di lavoro.

Tutte le aziende hanno affermato di aver affisso apposita segnaletica; 26 su 33 (pari al 78,8%) hanno

predisposto procedure per la vigilanza sul rispetto del divieto. In 2 casi tali procedure non sono state

predisposte in quanto in azienda non sono presenti lavoratori fumatori.

Solo i 2/3 circa delle aziende campionate per questa parte del progetto ha dichiarato di aver effettuato una

informazione specifica per i lavoratori sui rischi derivanti dal fumo passivo, sui contenuti della normativa e

sulle procedure in materia adottate dall’azienda.

Due aziende (una filatura di cotone e un albergo) hanno predisposto aree specifiche per fumatori.

Sette aziende su 33 dichiarano di aver realizzato interventi mirati alla disassuefazione , attraverso iniziative

di informazione promosse dal medico competente e, in un caso, la consegna di opuscoli informativi ai

lavoratori; 1 azienda ha dichiarato di aver programmato tali interventi tra le misure di miglioramento da

realizzare.

Tra le aziende campionate, complessivamente sono 6 quelle che nell’anno 2005 hanno avuto al loro interno

segnalazioni per violazioni al divieto.

Solo 10 su 33 hanno affermato di aver valutato tra i rischi lavorativi e inserito nel Documento di Valutazione

dei Rischi il fumo di sigaretta/fumo passivo.

Relativamente al quesito relativo a eventuali problematiche emerse nella gestione delle azioni intraprese,

17 aziende non hanno dato alcuna risposta, 11 affermano di non aver avuto alcun problema; 5 aziende

riferiscono alcune problematiche legate alla impossibilità di creare un'area per fumatori e soprattutto

riferiscono notevole difficoltà nel far comprendere ai lavoratori fumatori il reale rischio associato all'abitudine

al fumo.

Nella maggior parte dei casi (23/33, pari al 70% circa) nelle azioni di cui sopra sono state coinvolte il

Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione (RSPP), il Rappresentante dei Lavoratori per la

Sicurezza (Rls) e il medico competente; tuttavia nessuna delle aziende campionate ha specificato nel

questionario somministrato in che modo sono state coinvolte le figure aziendali.

La maggior parte delle aziende (24/33, pari al 72,7% circa) riferisce di aver nominato una figura dedicata al

controllo e alla gestione della problematica legata al fumo passivo. Cinque aziende riferiscono di non aver

nominato nessuno; 4 aziende non hanno risposto al quesito.

Infine, per quanto riguarda i risultati prodotti dal divieto in termini di impatto sull’abitudine al fumo di tabacco,

7 aziende hanno evidenziato una tendenziale riduzione del numero di sigarette fumate; 1 azienda dichiara

che qualche fumatore ha cessato l'abitudine al fumo; 1 azienda riferisce un apprezzabile miglioramento della

qualità dell'aria; 1 azienda dichiara che, anche antecedentemente all'entrata in vigore della normativa , negli

ambienti di lavoro i lavoratori non hanno mai fumato; 4 aziende segnalano un certo disagio lamentato dai

lavoratori fumatori nell'adeguarsi alla normativa vigente. Le aziende rimanenti al momento attuale non

hanno ancora a disposizione il dato.

Alimentazione I dati a disposizione relativi al comportamento alimentare della popolazione residente nel nostro territorio

derivano dalle elaborazioni delle informazioni raccolte durante le progettualità condotte in questi ultimi anni.

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Tali dati si riferiscono prevalentemente alla popolazione scolastica e in alcuni casi ha visto coinvolti i relativi

genitori e insegnanti.

Nell’anno 2005/2006 il progetto “Crescer bene sai si può…..” è stato proposto alla totalità delle scuole

dell’infanzia presenti sul nostro territorio (100% indice di offerta), di queste hanno aderito 63 scuole (indice di

copertura 93%). Sono stati coinvolti 1650 bambini della fascia di età compresa tra i 4 e 5 anni su i 1865

residenti.

All’inizio del progetto durante la fase di sensibilizzazione rivolta ai genitori e agli insegnanti è stato fornito un

questionario per saggiare le relative conoscenze in materia alimentare. Di seguito si riportano i dati più

significativi relativi all’elaborazione dei 161 questionari somministrati agli insegnanti e dei 1361 genitori dei

bambini coinvolti nel progetto:

I dati ottenuti dai diversi interlocutori mostrano una identica conoscenza in materia alimentare e un

riconoscimento del ruolo dell’ASL nei confronti di questo tema.

L’attività fisica e sportiva viene ritenuta avere un ruolo fondamentale nel prevenire patologie quali, obesità ,

diabete e per superare difficoltà anche sul piano delle relazioni individuali. Tutti ritengono che l’attività fisica

debba diventare abitudine permanente di vita.

I dati sono riferibili alle rilevazioni effettuate all’inizio del progetto.

Particolarmente significativo è il fatto che sia i genitori che gli insegnanti sono concordi nel ritenere che gli

squilibri alimentari giochino un ruolo marginale come fattore di rischio per la salute rispetto all’inquinamento

da pesticidi, alla presenza di germi e tossine e al consumo eccessivo di alcool. Ciò parrebbe in contrasto con

il fatto che la quasi totalità dei medesimi ritiene che i principi nutritivi e il consumo di frutta e verdura hanno

un ruolo determinante per la salute e protettivo nei confronti dei tumori .

La valutazione di base del consumo quotidiano di frutta e verdura condotta sui 1650 bambini partecipanti

al progetto ha evidenziato che il consumo quotidiano con la frequenza “1 volta al giorno” di frutta e verdura

è pari rispettivamente al 32% e il 33% del consumo quotidiano e che il . 12,5% dei bambini non consuma

“Mai” la verdura.

La rilevazione del gradimento dei pasti ha confermato un alto gradimento del primo piatto e del secondo

piatto (ben oltre il 96%).Per quanto riguarda il gradimento dei contorni ci si attesta intorno al 40% del

totalmente accettato, del 19% del parzialmente rifiutato e del 10% del totalmente rifiutato.

Il gradimento della frutta come totalmente accettata è del 89% e come parzialmente accettata dell’11%.

La rilevazione dei Menu educativi in uso nelle mense s colastiche nelle scuole dell’infanzia evidenzia

quanto segue:

0,00%10,00%20,00%30,00%40,00%50,00%60,00%70,00%80,00%90,00%

100,00%

Con mensa Menù educ. Modif. menù Approv. ASL Esposiz.Menù

Si

No

Nonrisposta

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Con il progetto “Mangia sano e andrai lontano ”, iniziato nell’anno scolastico 2006/2007 e tutt’ora attivo,

sono state interessate principalmente le classi II della scuola primaria.

Nel biennio è stato proposto a tutte le 55 scuole primarie presenti sul nostro territorio (100% indice di

offerta), di queste complessivamente hanno aderito 28 scuole (indice di copertura 50.9%).

Gli alunni coinvolti nell’arco del biennio sono stati n.722, ma i questionari compilati sono inferiori per

problemi organizzativi legati alla mancata consegna e/o compilazione di circa il 30% dei questionari, pertanto

i dati elaborati risultano nettamente sottostimati. L’indagine è riferibile alla rilevazione effettuata prima del

percorso formativo.

Rispetto ai comportamenti particolarmente rilevante è constatare che il 60.5% degli alunni riferisce di fare la

colazione tutte le mattine.Il 5.1% quando gli capita e il 3.6% quando non va a scuola.

Alla domanda:” quante volte al giorno consumi la verdura?” Il 30.4% riferisce qualche volta

(saltuariamente durante la settimana), il 16.7% due volte al giorno ,il 12.1% una volta al giorno e il 9.5% Mai.

Alla domanda:” quante volte al giorno consumi la frutta?” Il 22.3% riferisce qualche volta (saltuariamente

durante la settimana), il 32.4% due volte al giorno , il 11.5% una volta al giorno e il 3% Mai.

Alla domanda:” quando fai merenda a scuola quante volte consumi fr utta o verdura?” Il 29.2% riferisce

qualche volta (saltuariamente durante la settimana), il 10.8% una volta al giorno e il 28.9% Mai.

L’indagine condotta confermerebbe tra le cattive abitudini alimentari, un assente o scorretta prima colazione

con percentuali sostanzialmente riconducibili ai dati della Redazione Ministeriale. it del 7/10/2008 (l’11% dei

bimbi salta la colazione e il 28% non la fa in maniera adeguata) a cui va aggiunto che circa un 30% dei

bambini non consuma verdura regolarmente. Anche per la frutta siamo al di sotto di quanto raccomandato,

pur se in maniera meno significativa rispetto alla verdura.

Nel corso del 2007/2008 è stato attivato il percorso educativo “Vai con la merenda” con l’obiettivo di

rinforzare quanto acquisito nei percorsi formativi delle progettualità soprariportate, che ha coinvolto

principalmente le classi IV della primaria..

E’ stato proposto a tutte le 55 scuole primarie presenti sul nostro territorio (100% indice di offerta), di queste

complessivamente hanno aderito 6 scuole (indice di copertura 10.9%). Sono stati coinvolti n.182 alunni, ma

i questionari compilati sono inferiori per problemi organizzativi legati alla mancata consegna e/o

compilazione di circa il 36% dei questionari, pertanto i dati elaborati risultano nettamente sottostimati.

L’indagine è riferibile alla rilevazione effettuata prima del percorso formativo.

Alla domanda:” quante volte al giorno consumi la verdura?” Il 35% riferisce qualche volta (saltuariamente

durante la settimana), il 11.5% due volte al giorno ,il 13.7% una volta al giorno e il 4.3% Mai.

Alla domanda:” quante volte al giorno consumi la frutta?” Il 21.9% riferisce qualche volta (saltuariamente

durante la settimana), il 30.7% due volte al giorno , il 12% una volta al giorno e il 0% Mai.

Alla domanda:” quando fai merenda a scuola quante volte consumi fr utta ?” Il 36.8% riferisce qualche

volta (saltuariamente durante la settimana), il 7.6% una volta al giorno e il 19.2% Mai.

Alla domanda per star bene quanto tempo dovresti dedicare al mov imento? Il 39.5% riferisce di dover

camminare almeno mezz’ora tutti i giorni, il 15.9% due ore alla settimana di nuoto in piscina, il 9.3% due ore

alla settimana di attività motoria a scuola.

NeI corso del biennio 2006/2007 e 2007/2008 la realizzazione del progetto di Promozione alla Salute orale

rivolto alle scuole dell’infanzia del nostro territorio ha confermato sostanzialmente i dati relativi al consumo di

frutta e verdura riportati nelle progettualità sopra descritte.

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La frequenza del lavaggio dei denti almeno due volte al di si è riscontrata nel 47.2% degli 861 bambini di 4/5

anni coinvolti e di questi il 36.8% sono andati almeno 1 volta dal dentista.

Esercizio fisico e sedentarietà

Le elaborazioni ministeriali e i valori medi europei collocano tra il 30 e il 38% le percentuali attese di

sedentari nella popolazione adulta. Le rilevazioni recenti dell’Istat sembrano portare ad un sensibile aumento

dei soggetti sedentari negli ultimi anni nella popolazione italiana e anche nella nostra regione.

Attualmente non possediamo dati locali relativi alla popolazione generale, ma ciò che si segnala viene

confermato anche da operatori sanitari e operatori scolastici come percepito acquisito durante la normale

attività.

Sono invece in fase di elaborazione dati riferiti alla popolazione ultrasettantacinquenne raccolti con un

questionario nell’ambito del progetto Tartaruga.

Dalla rilevazione invece svolta dai PDF durante il Percorso di monitoraggio e di educazione al bambino con

“sovrappeso ed obesità” condotta parallelamente al percorso del Mangia Sano e Andrai lontano sono emersi

alcuni dati relativi all’attività fisica ed alle ore trascorse davanti alla tv, computer, videogiochi di seguito

riportati. Si segnala che i bambini collocati nella categoria NORMALI sono i bambini che secondo le tabelle

di Coole avevano un BMI al limite del sovrappeso e che nell’anno di osservazione sono rimasti al limite

inferiore.

Dalla osservazione dei dati sulla popolazione infantile (2-12 anni) arruolata per il PDT emerge che le

femmine con obesità rappresentano il 21% e quelle con sovrappeso il 25%, tra i maschi il 28% è in

sovrappeso ed il 20% è obeso. Il 29% dei bambini obesi ed il 40% di quelli in sovrappeso pratica uno sport.

Tra i bambini obesi il 23% dichiara di trascorre in media 2,5 ore al giorno davanti alla TV e il 3% una media

di 4,5 ore. Il 28 % dei bambini in sovrappeso trascorre davanti alla TV una media di 2,5 ore ed il 6% una

media di 4,5%.

utenti Fasce di età

range_bmi sesso 2-4 5-7 8-10 >10 T

Percentuale sul totale dei

soggetti

normale F 2 5 2 9 3%

normale M 1 4 2 2 9 3%

obeso F 12 37 18 3 70 21%

obeso M 5 31 23 6 65 20%

sovrappeso F 12 22 36 13 83 25%

sovrappeso M 5 20 48 19 92 28%

Totale 37 114 132 45 328

Sport Fasce di età

range_bmi sport 2-4 5-7 8-10 >10 T %sul totale dei

soggetti

normale no 2 1 2 1 6 2%

normale si 1 3 5 3 12 4%

obeso no 9 22 7 2 40 12%

obeso si 8 46 34 7 95 29%

sovrappeso no 8 13 14 8 43 13%

sovrappeso si 9 29 70 24 132 40%

Totale 37 114 132 45 328 TV

Fasce di età

range_bmi Media_ore_gg_tv 2-4 5-7 8-10 >10 T Percentuale sul totale dei

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83

soggetti

normale 0 1 1 0%

normale 1 1 3 2 6 2%

normale 2,5 2 1 3 2 8 2%

normale 4,5 1 2 3 1%

obeso 0 1 1 2 1%

obeso 1 9 23 13 1 46 14%

obeso 2,5 6 39 24 6 75 23%

obeso 4,5 2 5 2 2 11 3%

obeso 6 1 1 0%

sovrappeso 1 10 13 26 13 62 19%

sovrappeso 2,5 7 27 46 13 93 28%

sovrappeso 4,5 2 11 6 19 6%

sovrappeso 6 1 1 0%

Totale 37 114 132 45 328

Sicurezza

Nell’ambito dell’educazione alla salute, l’educazione alla sicurezza è un problema prioritario di salute

pubblica perché gli incidenti (stradali e domestici) rappresentano la prima causa di morte nella popolazione

giovanile (l’OMS afferma che nei Paesi industrializzati la prima causa di morte per i soggetti da 0 a 20 anni è

rappresentata dagli incidenti) e perché gli infortuni in ambiente di lavoro, nonostante il numero degli eventi

sia in diminuzione, continuano a rappresentare nel nostro paese un fenomeno drammatico con circa

900.000 eventi all’anno di cui 1200 mortali.

Si riportano di seguito alcuni dati relativi agli infortuni negli ambienti di lavoro ed in itinere, agli incidenti

domestici e agli infortuni a studenti accaduti in Vallecamonica

0

500

1000

1500

2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007

INFORTUNI DEFINITI POSITIVAMENTEtutti i comparti

infortuni sul lavoro avvenuti in Vallecamonica nel periodo 2000 - 2007

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84

Infortuni Domestici - ricoveri ospedalieri (tasso grezzo)2001 2002 2003

ASL di Valle Camonica Sebino 1,15 2,64 3,96MEDIA REGIONALE 1,77 1,86 1,82

0

0,5

1

1,5

2

2,5

3

3,5

4

2001 2002 2003

Infortuni domestici (ricoveri / 1000 residenti)

ASL di Valle Camonica Sebino MEDIA REGIONALE

l ricoveri a seguito di incidente domestico in Vallecamonica hanno una incidenza sensibilmente superiore alla media regionale. Nel periodo 2000 – 2007 nelle scuole della Vallecamonica si sono infortunati in ambito scolastico:

0

20

40

60

80

100

120

140

160

180

200

2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007

infortuni STUDENTI

nel periodo 2000 – 2007 sono accaduti 764 infortuni nel percorso casa – lavoro di cui il 43% a giovani fra i 18 e 29 anni:

0 50 100 150 200 250 300 350

b) da 15 a 17

c) da 18 a 29

d) da 30 a 40

e) da 41 a 50

f) da 51 a 60

g) da 61 a 65

infortuni in itinere CLASSI DI ETA'periodo 2000 - 07

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Nel solo anno 2007 si sono verificati 140 infortuni a lavoratori stranieri pari al 14,6% del totale degli eventi accaduti quell’anno: questo fenomeno è in sensibile crescita:

0

500

1000

1500

2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007

Infortunati stranieri e italiani

Stranieri Italiani

z

Il rispetto del vincolo legislativo (soprattutto per gli aspetti relativi all’ambiente di lavoro, alla sicurezza

stradale, alla scuola, all’ambiente domestico) costituisce fondamento per migliorare il livello di sicurezza

della popolazione, ma è opinione altrettanto condivisa che sia indispensabile anche la promozione di una

cultura della sicurezza che favorisca l’osservanza alle disposizioni normative e l’adozione di comportamenti

sicuri a prescindere dalle disposizioni di legge.

La necessità di attivare iniziative di promozione della cultura della sicurezza emerge da numerose evidenze.

Innanzitutto va osservato che il nuovo approccio delle norme europee in materia di prevenzione nei luoghi di

lavoro, recepite nel recente testo unico D. lgs. 81/2008, individuano nel lavoratore un “soggetto attivo” con

compiti di partecipazione e consultazione, fondamentali al fine di attuare le misure cautelative necessarie,

superando l’impostazione della normativa degli anni ’50 (in vigore fino a ieri) in cui il lavoratore era visto

come un “soggetto passivo” destinatario di “condizioni di lavoro sicure” che erano esclusivo dovere del

datore di lavoro. È fondamentale quindi che i lavoratori siano destinatari di adeguate iniziative di

informazione, formazione, addestramento e divengano detentori di quel “saper essere” che li guidi

nell’adozione di comportamenti sicuri.

L’attività di vigilanza svolta dal Servizio PSAL in merito all’applicazione del D.Lgs. 626/94 nel periodo 1996 –

2007 ha riscontrato una inadeguata informazione sui rischi, formazione e addestramento alla mansione dei

lavoratori in 109 sopralluoghi; questa irregolarità ha costituito il 21% delle complessive violazioni riscontrate

al D. Lgs. 626/94 stesso.

Un’analisi degli eventi mortali accaduti nel nostro territorio nel comparto costruzioni (il più colpito da questi

eventi) mette in evidenza come le “procedure operative” siano state determinanti in 17 casi sui 27 casi

avvenuti. Vedasi grafico seguente:

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0 2 4 6 8 10 12 14 16 18

procedure operat ive

vie di t ransit o

illuminazione

prevenzione cadut a dall'alt o

DPI

dist anza linee elet t r iche

scavi

t rasport o mat eriali

appalt i

coordinament o imprese

Piani di sicurezza

I nf or t uni M or t a l i Cosr uz i oni pe r i odo 19 8 6 - 2 0 0 8 ( 2 7 e v e nt i )

c a r e nz e e v i de nz i a t e

Le norme per la sicurezza del lavoro entrate in vigore negli ultimi anni hanno introdotto nuove figure di

sistema con obblighi rilevanti ai fini della prevenzione (fra tutti si pone l’attenzione su Committenti,

Coordinatori per la Sicurezza dei cantieri e Responsabili dei Servizi di Prevenzione e Protezione); i

professionisti che si avvicinano a questi nuovi compiti non sempre possiedono un approccio ai temi della

sicurezza adeguato al delicato incarico che svolgono.

Altro tema è quello dell’uso di sostanze stupefacenti e alcool: esiste una relazione fra queste abitudini e gli

infortuni sul lavoro che non può più essere negata e la normativa più recente impone controlli finalizzati a

contenere le negative conseguenze di queste consuetudini.

La presenza sempre maggiore di lavoratori stranieri sul nostro territorio pone la necessità di svolgere anche

azioni di divulgazione nella loro lingua per informarli fin dal loro arrivo di alcune importanti disposizioni

previste dalla nostra legislazione in tema di prevenzione.

Ma l’ambiente di lavoro non è l’unico a determinare un elevato numero di infortuni: l’ambiente domestico

rappresenta per tutte le fasce di età il luogo dove accadono incidenti spesso gravi: le similitudini fra gli

incidenti domestici e gli infortuni sul lavoro sono forti e ci confermano, se ce ne fosse bisogno, che le azioni

di promozione della cultura della sicurezza devono essere rivolte alla “persona” prima ancora che al

lavoratore o all’anziano

La scuola è luogo in cui si verificano ogni anno in Vallecamonica circa 160 infortuni a studenti: questo

fenomeno non è in calo e richiede quindi interventi specifici.

Nel corso di questi ultimi anni sono state svolte diverse iniziative finalizzate alla promozione della cultura

della sicurezza fra le quali: seminari annuali sulla sicurezza in edilizia; incontri di formazione per

capicantiere; incontri di formazione per agricoltori, corsi per addetti alle attività di bonifica di materiali

contenenti amianto; seminari per Coordinatori per la Sicurezza.

A completamento dell’analisi sopra esposta si riportano alcune informazioni derivanti dall’elaborazione dei

dati raccolti durante le iniziative condotte nell’ambito della sicurezza rivolte ai genitori dei bambini della

fascia di età compresa tra gli O - 5 anni.

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Nel corso dell’anno scolastico 2007/08 è stato realizzato il progetto di promozione della sicurezza “il

bambino Serafino e la stellina prudente “ in 42 scuole dell’infanzia che ha coinvolto 707 bambini della

fascia di età 3-5 anni ed ha permesso di realizzare un’indagine comportamentale su un campione di 480

genitori.

Gli stessi infatti hanno compilato un questionario mirato a rilevare le conoscenze e le misure di sicurezza

necessarie per la prevenzione della ingestione di sostanze tossiche (prodotti di pulizia,farmaci,insetticidi ecc)

e di piante presenti nelle abitazioni.

Dall’analisi dei dati raccolti si evidenzia:

- la quasi totalità dei genitori ha conferito il giusto valore di pericolosità a questi prodotti e prima del

loro impiego leggono le etichette e le istruzioni allegate.

- Il 91,25% ha dichiarato di conservarli in posti sicuri,non raggiungibili dal bambino ma di questi solo il

12,2% li conserva in un luogo chiuso a chiave

Questi dati sono stati confrontati con quelli rilevati dall’ indagine condotta durante la campagna di

prevenzione delle intossicazioni acute “ Ricordati di proteggerlo ” (fascia di età 0-3 anni)che ha prodotto la

compilazione di questionari di autovalutazione del rischio in un campione costituito da 396 genitori dei

bambini a cui era diretta la campagna informativa. L’opuscolo è stato consegnato in occasione della III dose

di vaccinazione ed è stato supportato dal counsuelling ad opera dell’operatore vaccinale.

Il questionario di autovalutazione è stato somministrato a distanza di tre mesi dalla consegna dell’opuscolo

(in occasione della vaccinazione MMR). L’elemento significativo diverso è che in questo campione il 75% ha

dichiarato di conservare in luoghi chiusi a chiave i prodotti che contengono sostanze pericolose.

Dall’analisi comportamentale sono risultanti più scrupolosi i genitori dei bambini dai 0-3 anni ,mentre nella

fascia 3-5 anni non vengono adottate in maniera ottimale le misure preventive utili.

Il corretto comportamento riscontrato nella maggior percentuale di genitori raggiunti dalla campagna

“ricordati di proteggerlo” è probabilmente riconducibile al breve periodo trascorso tra

l’informazione(opuscolo) e la rilevazione del comportamento.

Educare alla sicurezza pertanto è un dovere per chi vive a stretto contatto con i bambini e con i giovani in

generale; quindi insegnanti, educatori, operatori sanitari e sociali - oltre che, naturalmente, i genitori - hanno

il compito di informare, rendere competenti e consapevoli i giovani, fornendo loro gli strumenti per poter

scegliere e adottare gli stili di vita idonei allo “stare sicuri”. Nella sua accezione globale la sicurezza riveste

vari aspetti della vita:

• La sicurezza domestica

• La sicurezza nell’ambiente di lavoro

• La sicurezza stradale

• La sicurezza a scuola

• La sicurezza nello sport e nel tempo libero

• La sicurezza nel territorio.

L’organizzazione che permette di realizzare quanto verrà identificato come priorità

di azioni nell’ambito della promozione alla salute viene di seguito esplicitata

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Il modello di progettazione

La promozione della salute nel terzo millennio comporta la necessità di analizzare una prospettiva di

benessere collettivo ed individuale in rapida evoluzione. Il richiamo della carta di Ottawa a lavorare in

collaborazione con altri settori per sviluppare politiche pubbliche favorevoli per la salute rappresenta la

strada maestra.

L’obiettivo è quello di valorizzare maggiormente lo sviluppo di progetti integrati, centrati sui bisogni

dell’utente e non necessariamente sulle sole attività tradizionali dei Servizi, dove si assista ad un forte

coinvolgimento e stretta integrazione tra la componente Sanitaria e quella Socio-Sanitaria.

Le strategie d’intervento condotte attraverso la creazione di alleanze, collaborazioni, sinergie in un’ottica di

rete, fra soggetti pubblici coinvolti nella promozione stili di vita, richiedono implementazione e costruzione di

saperi attraverso letture comuni del bisogno di salute, promuovendo interventi di provata efficacia (evidence

based prevention).

L’idea di fondo è quella della ricerca attiva di collaborazioni di tutte le agenzie educative , gli enti e le

amministrazioni, ma anche le associazioni e privato sociale che possono avere un interesse diretto o di

sistema rispetto all’elemento di promozione o al target da coinvolgere.La strategia scelta è a due dimensioni:

A) una dimensione “ORIZZONTALE” caratterizzata da marketing sociale che consente di creare un

contesto di attenzione al tema di tutela della salute;

B) una dimensione “VERTICALE”: finalizzata alla partecipazione comunitaria attraverso azioni

sinergiche e coerenti.

Il modello teorico a cui si intende ispirarsi nella pianificazione delle azioni integrate in materia di promozione

alla salute , è senza dubbio un modello che tiene conto della complessità della proposta educativa integrata.

Il modello di pianificazione PRECEDE-PROCEED (modello di Green) è un modello che tiene conto della

complessità, si fonda infatti su due assunti fondamentali: la salute è un processo multidimensionale e multipli

sono i fattori di rischio. Di conseguenza l’approccio di chi lavora per promuovere la salute non può che

essere multidimensionale e multidisciplinare.

Il modello di Green consente infatti di individuare i diversi livelli della programmazione permettendo di

lavorare (attraverso la diagnosi di comunità), sulla qualità della vita, sulla salute, sui comportamenti e stili di

vita, sull’ambiente.

Un ulteriore aspetto rilevante del modello è la costante e continua valutazione: • di processo, che permette di monitorare l’andamento del lavoro e di apportare le correzioni che si

rendano necessarie;

• di impatto e di risultato; fin dall’inizio il modello forza a misurare il risultato desiderato.

La spirale della progettazione permette, in ogni momento di:

1. analizzare in quale punto del percorso ci si trovi valutando le attività effettivamente realizzate rispetto a

quelle programmate,

2. verificare il grado di condivisione del percorso con i destinatari,

3. individuare le criticità, per consentire eventuali modifiche in corso d’opera.

Di seguito a titolo esemplificativo si riporta lo schema riassuntivo del Modello di Green.

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90

L’organizzazione La prima integrazione deve realizzarsi all’interno dell’Azienda Sanitaria, per tale motivo, con decreto n. 513

del 26/08/2008 si è costituito il Gruppo Operativo Aziendale per la programmazione degli interventi

nell’ambito della promozione alla salute.

Il gruppo è costituito da operatori afferenti dei vari dipartimenti territoriali (Dipartimento di Prevenzione

Medico, -Dipartimento Prevenzione Veterinario, Dipartimento Assi, Dipartimento delle Dipendenze,

Dipartimento Salute Mentale, Dipartimento Cure Primarie, UO Diabetologia dell’Ospedale di Vallecamonica)

L’idea di fondo è stata quella di una trasversalità all’interno dell’azienda vedendo coinvolti nella fase di

programmazione delle attività gli interlocutori dei vari dipartimenti territoriali e ospedalieri, considerando

l’evidenza scientifica la strada maestra a cui fare riferimento.

L’attività del gruppo operativo prevede:

- l’individuazione dei bisogni e la definizione delle priorità

- il coordinamento di tutti gli interventi da realizzare

- la garanzia di un approccio “trasversale” a tutte le iniziative da intraprendere;

- il rispetto del criterio di continuità delle attività

- l’adozione di strategie tese alla massima integrazione interna ed esterna all’Asl

- la predisposizione e l’attuazione di un piano integrato per la promozione di corretti stili di vita.

Inoltre adotta una strategia di lavoro in sintonia con un’altra nostra articolazione aziendale/territoriale nata da

indicazioni della Direzione Generale Famiglia che è il Tavolo delle Dipendenze di seguito descritto.

A tale proposito si è operato la scelta di coinvolgere un rappresentante del tavolo delle dipendenze( presente

nel Gruppo operativo aziendale) anche nel gruppo Misto Asl scuola che verrà citato di seguito, affinché si

operi con continuità sul territorio .

Settore Dipendenze

La D.G Famiglia e Solidarietà Sociale ha costituito un Gruppo Tecnico Regionale Prevenzione (ASL di

Bergamo, ASL di Brescia, ASL di Mantova, ASL di Città di Milano, ASL di Vallecamonica-Sebino,

Coordinamento Enti Ausiliari Lombardia) che ha redatto le linee guida regionali delle diverse forme di

dipendenza nella popolazione preadolescenziale e adolescenziale. Le stesse propongono una strategia

complessiva di intervento culturale, educativo, sociale e socio-sanitario che:

- preveda una molteplicità d'interventi in ambiti differenti (famiglia, territorio, aggregazioni informali, scuola,

ecc.)

- coinvolga attivamente sia i destinatari diretti (preadolescenti e adolescenti) sia gli adulti che ricoprono un

ruolo educativo nei loro confronti (genitori, insegnanti, educatori ecc.)

- promuova una consapevolezza della progressiva e massiccia diffusione di comportamenti d'abuso nella

popolazione “normale”, senza cedere alla tentazione di facili semplificazioni.

Per concretizzare quanto richiesto dalle linee guida regionali il Servizio Dipendenze ha costituito un tavolo

territoriale di prevenzione rappresentato da tutte le realtà locali operative e interessate alla crescita di

salute della popolazione.

Tale tavolo coordinato dal Servizio Dipendenze dell’Asl è costituito , dagli operatori del SERD, dagli

operatori scolastici, dagli operatori dell’Ufficio di Piano e operatori del Terzo Settore. Il ruolo di congiunzione

esercitato dal Servizio Dipendenze tra le realtà locali ha l’intento di promuovere una programmazione

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comune delle attività di prevenzione. Tale programmazione sul triennio 2009/2011 riguarderà

prevalentemente il sostegno alle famiglie attraverso l’implementazione delle reti di sussidiarità e

solidarietà sociale . Il tavolo della programmazione degli interventi di prevenzione delle dipendenze

diventerà l’interlocutore principale nelle decisioni tecnico operative del Piano di Zona.

L’intesa con il mondo della Scuola Nella considerazione della necessità di una integrazione all’esterno dell’Azienda e identificando la scuola

come uno dei partner centrali nell’affrontare la politica di promozione alla salute , con decreto n.338 del

03/05/2007 l’ASL ha stipulato un protocollo d’intesa con l’Ufficio Scolastico Provinciale che identifica i

seguenti obiettivi:

� favorire la realizzazione all’interno delle istituzioni scolastiche di interventi di promozione della

salute;

� definire linee guida orientative in cui siano indicati criteri di validazione delle proposte formative

offerte alle scuole da soggetti non istituzionali;

� collaborare nella realizzazione di progetti educativi individuati di anno in anno da entrambe le parti

come prioritari;

� promuovere lo scambio di informazioni e di modalità di diffusione di proposte e materiali relativi ad

iniziative territoriali nell’ambito della educazione alla salute;

� prevedere processi e strumenti di valutazione delle iniziative realizzate in partnership per

individuarne l’effettiva ricaduta sui comportamenti dei destinatari;

� costituire un gruppo tecnico misto con compiti di progettazione, attuazione e coordinamento

generale di quanto convenuto nel protocollo e di promozione sul territorio dell’Asl di Vallecamonica –

Sebino della “Rete europea delle scuole orientate alla promozione della salute.

Nel corso del 2007 e 2008 si è intrapreso un primo confronto a livello provinciale che ci ha consentito di

capire come sviluppare gli obiettivi sopra definiti dall’intesa, privilegiando la costruzione della rete locale,

cercando di condividere il percorso con ’Ufficio di Piano della Comunità Montana.

In data 6 novembre 2008 si è tenuto il seminario dal titolo “Progettiamo salute: l’interazione fra scuola,

sanità e territorio”.

L’iniziativa, promossa dall’Ufficio Scolastico Provinciale e dalla ASL di Vallecamonica – Sebino attraverso il

Gruppo di Lavoro “Promozione della Salute” in collaborazione con il Centro di Coordinamento dei Servizi

Scolastici della Valle Camonica, è stata rivolta prevalentemente ai docenti ed ai Dirigenti scolastici. L’invito è

stato rivolto anche alle Amministrazioni Comunali e ai rappresentanti dell’Ufficio di Piano.

La finalità del seminario è stata quella di divulgare alla comunità educativa della Vallecamonica gli impegni

assunti dalla Scuola e dalla Sanità con il “protocollo d’intesa relativo alle attività di promozione ed

educazione alla salute nelle scuole”, stipulato fra l’Assessorato alla Sanità della Regione Lombardia e

l’Ufficio Scolastico Regionale il 22/03/2006 ed i conseguenti provvedimenti a livello provinciale (protocollo

d’intesa locale).

Contemporaneamente evidenziare come questo documento abbia rafforzato e formalizzato una condivisione

d’intenti e di sinergie tali da consentire l’attuazione a livello scolastico di iniziative e di progetti di qualità nel

campo della promozione ed educazione alla salute.

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L’intesa con l’USP ha evidenziato la necessità di formalizzare a breve un gruppo misto ASL - Scuola locale

per meglio rendere operativa l’intesa con il territorio. Identificando come idea di fondo il superamento del

paradigma medico-sanitario verso un modello. che tenga conto di sperimentare interpretazioni di transizione

tra i modelli consonanti al contesto, ai soggetti interlocutori e ai bisogni percepiti e ai problemi descritti. Il

gruppo affronterà per gradi (identificando obiettivi realisticamente raggiungibili) i passaggi che conducono

all’applicazione operativa del Protocollo d’intesa con la Scuola. L’input sarà quello di creare con la Scuola un

percorso metodologico, che consente alla stessa di assumerne la titolarità del percorso, supportata da gli

Enti esterni ad essa anche nella lettura dei bisogni di salute della popolazione (Asl,

Provincia,Stakeholder/Associazioni) indicando temi , priorità srategie, basandoli su percorsi indicati dalle

buone pratiche.

E’ in fase di progettazione un percorso formativo rivolto agli operatori scolastici e sanitari promosso dal

tavolo provinciale con l’USP, al fine di condividere modalità progettuali e azioni integrate..

L’Asl, inoltre per meglio integrarsi con il territorio , ha incrementato le sue collaborazioni nello sviluppo di

proposte di promozione alla salute sia con soggetti istituzionali che con il terzo settore.

In questi anni l’integrazione si è così caratterizzata:

- collaborazione con Assessorati ai Servizi Sociali e le Scuole di 4 Com uni - progetto sperimentale

di promozione per una sana alimentazione;

- collaborazione con l’ l’assessorato alla cultura di un Comune - iniziativa, legata all’educazione

alimentare ed al benessere, rivolta a tutti i cittadini maggiorenni e residenti nel Comune che, in

condizione di sovrappeso, volevano far fronte ai chili di troppo. All’iniziativa è stata legato un

concorso a premi come incentivo per prevenire concretamente i problemi dell’obesità;

- collaborazione con il Terzo Settore e gli Assessorati ai servizi Sociali di 4 Comuni Medio

rappresentativi del nostro comprensorio - progetto tartaruga per la prevenzione delle cadute

dell’anziano in ambito domestico.

Formazione Il processo di cambiamento sostanziale nel modo di operare nell’ambito della promozione alla salute,

richiede il sostegno di azioni di formazione rivolte agli operatori dell’azienda e all’esterno (docenti

/stakeholders) che permettono di accompagnare il cambiamento con l’acquisizione di competenze nuove.

Si continua perciò il percorso formativo intrapreso dal gruppo operativo per la promozione alla salute

Nell’ambito della formazione sul campo del gruppo operativo si è intrapreso un percorso di lettura

multidisciplinare del testo “Valutazione di efficacia e definizione di modello integrato di promozione della

salute” deliberato dalla Regione Lombardia in data 19/12/2007”.

Tale formazione ha permesso ai componenti del gruppo la declinazione dialcuni principi in esso contenuti per

la definizione delle azioni future.

Per l’anno 2009 il piano formativo aziendale prevede alcune iniziative formative di seguito riportate:

- una formazione rivolta ai componenti del gruppo che ha l’obiettivo di uniformare e rendere fruibili a

tutti le conoscenze dei modelli teorici di riferimento in tema di progettazione della promozione alla

salute.Identificando come temi fondamentali i Modelli di promozione alla salute, la diagnosi di

comunità, l’approccio alle tecniche di marketing sociale.

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- un corso di formazione “La metodologia della peer education nella prevenzione e promozione della

salute” per operatori del Dipartimento Assi, Dipartimento di Prevenzione Medico, Dipartimento salute

Mentale;

- un corso di formazione per “Promuovere l’allattamento al Seno ” per operatori della Pediatria .

- un corso per “Prescrizione Stili di Vita “ rivolto ai MMg

Rispetto alla formazione all’esterno dell’azienda si sono condotti sino ad ora le seguenti azioni:

- formazione docenti in ambito scolastico

- formazione teorico pratica dei genitori nell’ambito del percorso Mangia Sano e Andrai Lontano in

collaborazione con gli Assessorati ai sevizi Sociali dei Comuni di un ambito della bassa Valle

(Pisogne, Artogne ; PianCamuno , Gianico)

- formazione dei volontari nell’ambito dell’attivazione comunitaria del progetto Tartaruga

- Convegno dal titolo “Età evolutiva Stili di vita , prevenzione, evoluzione nei progetti sociali in Valle

Camonica in collaborazione con l’Ufficio di Piano della Comunità Montana

- In data 6 novembre 2008 si è tenuto il seminario dal titolo “Progettiamo salute: l’interazione fra

scuola, sanità e territorio”.

Nell’ambito delle condivisioni con il Tavolo Provinciale è in fase di progettazione una formazione congiunta di

operatori scolastici, sanitari, stakeholder, famiglia sulle nuove modalità di concepire la promozione alla salute

sottolineando come le risorse possano aumentare se l’obiettivo viene condiviso da più sogetti. Riflettendo

anche fino ache punto la comunità possa operare scelte di salute.

Comunicazione

Nell’ambito della promozione alla salute le azioni di marketing sociale diventano strumento determinante al

fine di creare un contesto di corresponsabilizzazione nella tutela della salute. I soggetti interessati divengono

perciò gli stakeholders territoriali, i potenziali beneficiari finali, l’opinione pubblica e i media. Nel corso del

triennio verrà definito e realizzato un ambito sul sito aziendale all’interno del quale articolare le azioni in

essere.Si verificherà anche la possibilità che lo stesso possa essere concepito come ambito di dialogo , di

contributi esterni.

Lo spazio di comunicazione all’interno dell’opuscolo Sanità Camuna dedicato alla promozione di stili di vita

sani rivestirà un importante strumento di comunicazione con uno degli interlocutori privilegiati quali è la

Scuola.Come gestirlo , con quali finalità , con quali contenuti verrà condiviso all’interno del gruppo tecnico

misto Asl /Scuola.

Particolare attenzione verrà data al ruolo di sostegno che i Media rivestono nel corso delle attivazioni

progettuali.

Rete HPH “Health Promoting Hospital “

La nostra Asl da tempo ha aderito alla rete Europea HPH, essendo presente l’ospedale all’interno della

stessa azienda. Nello scorso anno il progetto dell’Ospedale Interculturale in essere nella nostra azienda è

stato premiato dalla Conferenza internazionale che si è tenuta a Palermo.

Attualmente nell’ambito della rete HPH spiccano alcune progettualità che rientrano nella promozione della

qualità di vita del paziente che di seguito vengono riportate.

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Percorso diagnostico terapeutico per la gestione in tegrata della persona con diabete tipo 2 non complicato

Nel territorio della nostra ASL in data 15/09/2008 è stato attivato un “Percorso Diagnostico Terapeutico

(PDT) per la gestione integrata del paziente diabetico tipo 2 non complicato”.

Tradurre nella pratica questa modalità di assistenza, ormai riconosciuta e consigliata da istituzioni

scientifiche e politico-sociali, non è facile; essa deve assolutamente passare attraverso la formazione sia

degli operatori sanitari, in primo luogo del MMG, sia dalle persone con diabete.

Sulla base di questo fondamentale principio si è organizzato un momento formativo comune.

Il corso si propone di fare incontrare tutte le figure del team di cura al fine di progettare e realizzare insieme

un percorso condiviso,ben definito,e facilmente attuabile.

Vuole inoltre essere una occasione per omogeneizzare le conoscenze e introdurre un linguaggio comune.

Questa iniziativa rappresenta il primo esempio in Regione Lombardia di approccio integrato al momento

formativo fra tutti nell’interesse ultimo della persona con diabete.

Il PDT prevede il coinvolgimento di un gruppo di lavoro composto da: Medici di Medicina Generale (MMG),

Specialisti Diabetologi e Operatori del Dipartimento di Cure Primarie dell’ASL Vallecamonica - Sebino e il

presidente dell’Associazione Diabetici Camuno - Sebina.

Obiettivi generali del PDT - Garantire equità di accesso ai servizi presenti sul territorio in modo da migliorare lo stato di salute

del diabetico.

- Condividere e adattare alla realtà locale le Linee Guida Regionali.

- Sviluppare un rapporto di collaborazione tra i MMG e gli Specialisti Diabetologi operanti nei Presidi

Ospedalieri di Esine ed Edolo ed individuare una modalità di cura del diabete e di prevenzione delle

sue complicanze in un’ottica di integrazione tra medicina territoriale e specialistica.

Obiettivo specifico

Ottimizzare la cura della malattia diabetica e prevenirne le complicanze attraverso le seguenti azioni:

- diagnosi precoce del Diabete Mellito tipo 2,

- partecipazione attiva del malato alla gestione della propria malattia,

- monitoraggio e gestione metodica del paziente diabetico tipo 2 non complicato da parte del MMG,

- ottimizzazione e razionalizzazione dell’accesso al Servizio di Diabetologia,

- cura e diagnosi delle complicanze con integrazione delle diverse competenze professionali,

- utilizzo appropriato delle risorse disponibili.

Formazione :

Giornata formativa rivolta contemporaneamente ai MMG, infermieri delle Unità Operative di Diabetologia e

persone con diabete. Questo momento formativo, si pone i seguenti obiettivi:

- Aggiornamento sugli obiettivi del trattamento della malattia diabetica.

- Creare e accrescere la consapevolezza che un buon trattamento del diabete mellito è

auspicabile per migliorare la qualità di vita.

- Definire un percorso terapeutico che garantisca continuità e completezza del follow up

- Condividere una metodologia di lavoro e un linguaggio comuni.

Nella formazione si persegue la definizione di un percorso diagnostico terapeutico condiviso da MMG e

Specialisti Diabetologi che garantiscono la stessa tipologia di cura ed accertamenti diagnostici. L’attività

ambulatoriale del MMG viene orientata alla valutazione clinica e ai controlli nel rispetto della periodicità

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definita dal PDT. Viene concordato l’utilizzo del Libretto Sanitario Individuale come strumento per la Gestione

Integrata del paziente utile alla comunicazione tra il MMG e lo Specialista. Il MMg raccoglierà il consenso

informato alla gestione integrata del paziente, si conviene inoltre sulla raccolta ed invio all’ASL dei dati

relativi al monitoraggio della Gestione Integrata.

Requisiti richiesti alla persona in carico all’UOSS DMM per l’attivazione del PDT:

- Diabete Mellito tipo 2 in buon compenso metabolico (HbA1c < 7,2 % in due determinazioni

successive).

- Assenza di complicanze micro-macroangiopatiche o loro presenza in forma lieve o stabile.

- Trattamento con dieta e/o ipoglicemizzanti orali.

COMPITI

Dipartimento Cure Primarie dell’ASL

Coordinare e favorire la formulazione locale e la condivisione del percorso diagnostico-terapeutico tra i

diversi attori.

- Promuovere percorsi ad hoc per la comunicazione tra MMG e Specialisti (diabetologi, oculisti etc.).

- Favorire strutture e risorse per la formazione di operatori e pazienti.

- Favorire la realizzazione di appositi strumenti per il “Consenso Informato” della gestione integrata.

- Favorire la creazione di una raccolta dati informatizzata.

- Favorire la raccolta dei dati clinici dei pazienti diabetici in maniera omogenea con il Servizio di

Diabetologia mediante l’adozione di cartelle cliniche informatizzate o provvisoriamente cartacee

(Libretto Sanitario Individuale).

- Monitorare il grado di implementazione del PDT attraverso l’utilizzo di indicatori di struttura, di

processo e di esito.

UO Diabetologia e Malattie del Metabolismo

- Valutazione clinica del diabetico ai fini dell’inserimento nel PDT

- Proposta di attivazione del PDT

- Inserimento del diabetico nel PDT.

MMG

- Partecipare alla formazione prevista.

- Presa in carico del diabetico ed attivazione del PDT.

- Collaborazione con la UO DMM.

ASSOCIAZIONE DIABETICI CAMUNO-SEBINA (ADCS)

- Collaborare al PDT e favorire la sua implementazione svolgendo opera di informazione e

coinvolgimento dei pazienti diabetici.

- Collaborare alla organizzazione di corsi di formazione per pazienti ed operatori sanitari.

- Valutare i benefici della Gestione Integrata attraverso la rilevazione del grado di soddisfazione dei

propri iscritti (somministrazione di questionario).

INDICATORI Nella realizzazione del progetto di gestione integrata è indispensabile la raccolta di dati con cui poter

monitorare e valutare:

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� il rispetto del protocollo diagnostico terapeutico

� l’efficacia clinica e l’appropriatezza

� i costi

I dati andranno raccolti nel rispetto della privacy del paziente e previo loro consenso informato.

INDICATORI PER IL MONITORAGGIO DELL’ADESIONE AL PDT

INDICATORI DI PROCESSO DEI PAZIENTI DIABETICI ASSISTITI DAL MM G

INDICATORE Numero pazienti diabetici

N° pazienti diabetici tipo 2

N° pazienti diabetici tipo 1

N° pazienti diabetici tipo 2 diagnosticati nell’ann o dal MMG

N° pazienti diabetici tipo 1 diagnosticati nell’ann o dal MMG

N° pazienti diabeti tipo 2 non complicati

N° diabetici tipo 2 non complicati in gestione inte grata

N° pazienti con 2 o > di 2 rilevazioni di BMI/ anno effettuate dal MMG

INDICATORI DI TERAPIA

INDICATORE Numero pazienti diabetici

N° diabetici trattati con insulina

N° diabetici trattati con ipoglicemizzanti orali

N° diabetici trattati con ipoglicemizzanti orali ed insulina

PAZIENTI DIABETICI TIPO 2 NON COMPLICATI IN GESTIONE INTEGRA TA SECONDO PDT

Codice fiscale o codice tessera sanitaria

1. 6. 2. 7. 3. 8. 4. 9. 5. 10. Gli ulteriori indicatori per il monitoraggio del percorso di gestione integrata del paziente diabetico (Nota Regionale del 29.05.2007 n° H1.2007.0024811) elencati di seguito, saranno rilevati direttamente dall’ASL e dal Servizio di Diabetologia dell’Ospedale di Esine-Edolo secondo le scadenze previste. INDICATORI DI CONTESTO

N° di assistiti esenti per Diabete e tasso per 1000 abitanti

N° MMG che adottano il PDT diabete

N° 1 CDO INDICATORI DI PROCESSO PER I PAZIENTI DI TIPO 2 ASSISTITI DAL SERVIZIO DI DIABETOLOGIA

N° visite diabetologiche / aa

N° diabetici tipo 2 / aa seguiti dal SD

% diabetici tipo 2 con retinopatia

% diabetici tipo 2 con nefropatia

% diabetici tipo 2 con neuropatia

% diabetici tipo 2 con pregresso IMA

% diabetici tipo 2 con rivascolarizzazione

% diabetici tipo 2 con claudicatio

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% accessi al SD secondo PDT/ totale accessi al SD nell’anno

N° pazienti con 2 o > di 2 rilevazioni di BMI /aa

INDICATORI DI PROCESSO (si riferiscono agli assistiti diabetici e individuano le prestazioni caratterizzanti il PDT, al fine di monitorare, attraverso prestazioni traccianti, il livello di applicazione del PDT)

Emoglobina glicata: n° rilevazioni/aa/paz.

Colesterolo tot, HDL e trigliceridi: n° rilevazioni /aa/paz

Microalbuminuria: n° rilevazioni/aa/paz

Creatininemia: n° rilevazioni/aa/paz

Glicemia: n° rilevazioni/aa/paz

Esame urine completo: n° rilevazioni/aa/paz

ECG: n° rilevazioni/aa/paz

Fondo oculare: n° rilevazioni/aa/paz

% pz. diabetici con almeno 2 rilevazioni di emoglobina glicata nell’anno

% pz. diabetici con almeno 1 valutazione del FO nell’anno

% pz. diabetici con almeno 1 rilevazione di colesterolo tot., HDL e trigliceridi nell’anno

% pz. diabetici con almeno 1 microalbuminuria nell’anno

% pz. diabetici con almeno 1 ECG nell’anno

% pz. diabetici con almeno 1 ricovero nell’anno per DRG 294 o 295

Inoltre il Dipartimento Salute Mentale dell’ASL dal 2007 ad oggi ha in corso un programma multifattoriale

di trattamento cognitivo – comportamentale in gruppo, finalizzato ad insegnare ed educare, il soggetto

all’autogestione e al controllo della propria alimentazione.

Il programma prevede il reclutamento di 6/8 pazienti per gruppo seguiti nell’arco di 12 sedute a cadenza

settimanale della durata di 90 minuti ciascuno.

Il trattamento di gruppo è provato che possa aumentare la compliance del soggetto al programma.

Dal punto di vista organizzativo il programma ha previsto nella sua parte iniziale incontri formativi rivolti

agli operatori dell’Unità di Psichiatria (medici, infermieri, psicologi, educatori e assistente sociale) a cura

del personale del Servizio di Diabetologia sulle linee guida per una sana alimentazione e sulle tecniche

motivazionali.

Il gruppo dei pazienti scelti a cui è stato proposto il corso è stato coinvolto nella compilazione del

questionario su “atteggiamenti e peso corporeo” che comprende indicatori quali il peso , statura, altezza,

BMI e la circonferenza vita. si rileva inoltre l’esercizio fisico praticato e la relativa frequenza.

Inoltre In attuazione a quanto previsto nell’allegato 11 alla dgr n. 8501 del 26.11.2008 e delle indicazioni del

16.01.2009 della Giunta Regionale –Direzione Generale Sanità,l’unità operativa di psichiatria intende

orientarsi sull’implementazione di un programma innovativo,per il triennio 2009/2011 , riguardante i disturbi

emergenti,in particolare i disturbi dell’alimentazione.

Nel territorio della Valle Camonica, ad oggi non esiste uno specifico servizio dotato di un protocollo di

intervento mirato alla valutazione e al trattamento dei Disturbi del Comportamento Alimentare,pertanto la

creazione di un servizio di diagnosi e di cura (in modo particolare di cura della Bulimia),costituirebbe

intervento di carattere sperimentale ed innovativo. Infatti risponde ad un bisogno rilevato a livello territoriale

nella fascia giovanile ed è conforme agli indirizzi regionali per il prossimo triennio.

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Destinatari finali

Fascia giovanile dai 18-24 anni

Destinatari intermedi

Famiglie e docenti

Dipartimenti coinvolti

Dipartimento di Salute Mentale

Dipartimento Assi

Dipartimento Cure primarie (MMG)

UO Medicina dell’Ospedale di Vallecamonica

Settino Ambienti di vita e servizi sanitari

Obiettivi principali

� Analisi del contesto sui disturbi dell’alimentazione

� Diagnosi e cura della bulimia

Tipologia di intervento Intervento organizzativo

Intervento educativo

Prevenzione delle malattie del fegato

Come evidenziato nei dati di contesto le epatopatie croniche ed i tumori epatici rappresentano una delle

cause principali di mortalità e ricovero nella nostra Asl. Negli ultimi 20 anni in Occidente l’incidenza (numero

di nuovi casi all’anno) dell’infezione da HCV è notevolmente diminuita, per una maggior sicurezza nelle

trasfusioni di sangue e per il miglioramento delle condizioni sanitarie, pur essendoci una continua

espansione dell’uso di droghe per via endovenosa e immigrazione di persone che vivono in aree ad elevata

distribuzione del virus. Al momento attuale in Europa, l'uso di droghe per via endovenosa è diventato il

principale fattore di rischio per la trasmissione di HCV.

Modalità di contagio

Il contagio dell’infezione da HCV avviene principalmente per via parenterale, cioè attraverso il sangue, e

molto meno frequentemente per via sessuale.

L’infezione si trasmette preferenzialmente per via orizzontale, da individuo a individuo, e in minor misura,

con una frequenza del 3-5%, per via verticale-perinatale, cioè da madre a figlio; tale percentuale aumenta

considerevolmente nel caso di madri portatrici anche del virus dell’immunodeficienza umana (HIV),

raggiungendo tassi del 15-25%.

La via parenterale

La via parenterale è la via preferenziale di trasmissione dell’HCV.

I principali mezzi di contagio di sangue infetto sono:

• Aghi e siringhe riutilizzabili per iniezioni intramuscolari ed endovenose di farmaci e droghe. Il rischio di

contrarre l’infezione attraverso questa modalità è oggi diminuita in occidente grazie all’utilizzo di

materiale monouso e di procedure di sterilizzazione, soprattutto a livello sanitario-ospedaliero, ma

sussiste ancora nei paesi in via di sviluppo. In generale il rischio è molto alto tra i tossicodipendenti che

fanno uso di droghe per via endovenosa, in cui l’incidenza di infezione da HCV oscilla dal 50 al 95%: in

Europa e negli Stati Uniti la tossicodipendenza è il principale fattore di rischio per l’epatite C.

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• Trasfusioni di sangue e di plasma-emoderivati .

Hanno rappresentato il fattore di rischio prevalente per la diffusione dell’HCV negli anni antecedenti il

1990, prima cioè che fosse introdotto lo screening obbligatorio del sangue basato sulla ricerca degli

anticorpi anti-HCV. Oggi grazie all’impiego di test sempre più sensibili e a un più scrupoloso

reclutamento dei donatori, il tasso di incidenza di epatite C associato alle trasfusioni si è quasi azzerato

nei Paesi occidentali (<0,9%), ma resta alto nelle nazioni in via di sviluppo, per le quali le trasfusioni

rappresentano attualmente il principale mezzo di contagio.

• Strumenti con cui vengono praticati il piercing, i tatuaggi, l’agopuntura, interventi odon toiatrici e

endoscopie , e in generale tutti gli oggetti - di uso sanitario o domestico - che possono procurare ferite

anche lievi, quali forbici, rasoi, spazzolini e tagliaunghie, e che, se non opportunamente sterilizzati,

possono fungere da vettori di infezione.

La via sessuale

La via sessuale è la modalità meno frequente di diffusione dell’HCV, con un numero di casi inferiore al 5%.

Tuttavia esistono situazioni che possono aumentare tale rischio:

• la malattia epatica in fase acuta;

• un’attività sessuale promiscua, numerosi partner (tale pratica espone i soggetti al rischio di contrarre

malattie veneree le cui lesioni cutanee possono costituire un porta di ingresso o di uscita di un’infezione

HCV);

• lo stato di immunocompromissione, cioè un indebolimento delle difese immunitarie dell’organismo,

causato per esempio dalla concomitanza di altre patologie, dallo stato di trapiantato etc;

• l’infezione da HIV;

• la presenza di lesioni genitali (causate per esempio dall’herpes genitale);

• il ciclo mestruale.

La prevenzione e lo stile di vita

Non esistono al momento interventi di prevenzione specifica nei confronti dell’infezione da HCV.

Non è infatti attualmente disponibile un vaccino anti-HCV a causa dell’elevata capacità del virus di mutare

rapidamente che gli consente di eludere facilmente le difese dell’organismo, nonché per la difficoltà di far

replicare il virus in laboratorio e di trovare modelli animali sperimentali adatti.

Data la mancanza di misure profilattiche specifiche, la prevenzione dell’epatite C poggia essenzialmente

sull’interruzione della catena del contagio.

Le misure preventive generiche

Le strategie preventive aspecifiche sono volte a eliminare o ridurre la trasmissione dell’infezione e sono

indirizzate in special modo agli individui a rischio e ai loro familiari . Sostanzialmente consistono in:

• usare siringhe monouso se si fa uso di droghe/farmaci iniettabili per endovena;

• adottare precauzioni in ambiente domestico nel condividere oggetti taglienti o appuntiti (rasoi, lamette,

forbici, siringhe) e spazzolini per la pulizia dei denti;

• usare il preservativo nei rapporti sessuali promiscui e se si è immunocompromessi o si è affetti da

malattie sessualmente trasmissibili e da lesioni genitali;

• evitare di entrare in contatto con il sangue della persona contagiata.

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L’importanza dello stile di vita nei pazienti HCV-p ositivi

Anche se chi contrae l’epatite C può continuare a svolgere le proprie abituali attività quotidiane, incluse

quelle sportive, e non deve seguire una dieta specifica, sono consigliati alcuni accorgimenti riguardanti lo

stile di vita, che sono elencati qui di seguito:

• abolire le bevande alcoliche;

• optare per un’alimentazione bilanciata, ricca in frutta e verdura e povera in cibi fritti, sale e grassi animali

(in caso di forme di epatite C più avanzate, per esempio cirrosi epatica, il medico specialista valuterà

caso per caso la necessità di seguire un adeguato regime alimentare);

• destinare a uso strettamente personale oggetti taglienti;

• l’utilizzo del profilattico non è ritenuto necessario per le coppie stabili monogame; solo in caso di attività

sessuale promiscua tale misura preventiva diventa indispensabile.

Pertanto oltre alle azioni di vigilanza nell’ambito degli studi dentistici presenti sul territorio descritte nel piano

dei controlli si ritiene fondamentale agire con azioni di informazione capillare rivolte agli indiv idui a

rischio e ai loro familiari circa le misure preventive generiche .

All’atto della dimissione ospedaliera e attraverso i MMG verrà distribuito del materiale informativo che

consenta di eliminare o ridurre la trasmissione dell’infezione.

Progetti integrati della Lombardia Orientale per la prevenzione , diagnosi e cura della

patologia cardiovascolare

L’Asl di Vallecamonica in collaborazione con le Asl di Brescia e di Mantova, AO Spedali Civili di Brescia e

AO Carlo Poma di Mantova (Lombardia Orientale), ha avviato un progetto biennale per la prevenzione ,

diagnosi e cura della patologia cardiocerebrovascol are.

Il progetto ha l’obiettivo generale di valorizzare, consolidare, omogeneizzare le diverse esperienze che nei

territori delle varie ASL e AO sopraccitate sono state avviate nell’ambito della prevenzione, diagnosi e cura

della patologia cerebrovascolare.

Gli obiettivi mirati del progetto sono invece:

1- mettere a regime un sistema di monitoraggio permanente della patologia cardiocerebrovascolare

con indicatori comuni nelle tre Asl partecipanti

2- incrementare e diffondere la capacità professionale di promuovere stili di vita sana nella popolazione

generale e prescrivere con posologia personalizzata, nei soggetti con fattori di rischio

cardiocerebrovascolare aumentato, opportuni stili di vita

3- progettare, implementare e verificare una modalità strutturata permanente di monitoraggio

sistematico del rischio cardiocerebrovascolare nella popolazione generale, specialmente nei soggetti

con singoli fattori di rischio (diabetici, ipertesi, obesi, dislipidemici) e nei loro familiari, mediante una

rete informativa tra MMG e l’ASL;

4- progettare , implementare e verificare una modalità operativa strutturata permanente di governo

clinico del MMG nella gestione degli assistiti diabetici e ipertesi mediante una rete informativa tra

MMG e l’ASL;

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5- monitorare i flussi e gli esiti degli interventi effettuati nella gestione dell’emergenza Stroke almeno in

un contesto territoriale oro geograficamente definito;

6- strutturare protocolli operativi e modalità di comunicazione comuni a tutti gli attori per la gestione

dell’emergenza Stroke , all’interno di una rete funzionale unitaria.

Con il presente progetto, gli Enti proponenti hanno inteso dare un significativo contributo al processo di

consolidamento e di integrazione di tale iniziative in tre distinte direzioni ; promovendo lo sviluppo:

- degli strumenti professionali di governo clinico della patologia cardiocerebrovascolare da parte dei

MMG

- dei meccanismi di integrazione dei nodi della rete degli attori coinvolti nella gestione delle fasi di

esordio degli accidenti cardiocerebrovascolari maggiori

- degli strumenti per la promozione/prescrizione di stili di vita personalizzati a valenza preventiva

Il progetto prevede anche l’effettuazione di stime sull’abitudine tabagica , sul consumo di verdura e

sull’attività fisica nella popolazione dei MMG delle 3 Asl. La valutazione dei cambiamenti nel tempo degli stili

di vita nella popolazione dei MMG, trova il suo principio ispiratore nell’assunto:

“per convincere è fondamentale essere convinti e il cambiamento nel proprio stile di vita rappresenta

un forte indicatore di sensibilità”.

Il calcolo RCCV viene rilevato secondo la metodologia del progetto Cuore dell’Istituto superiore di Sanità. La

popolazione target è rappresentata da donne e uomini di età compresa fra i 40/69 anni che non abbiano

manifestato precedenti eventi cardiovascolari. Il calcolo rappresenta per il singolo assistito un momento

importante di screening per valutare:

- l’opportunità di modificare gli stili di vita ed iniziare eventuali terapie;

- la possibilità di monitorare l’andamento dei diversi fattori di rischio.,

Le procedure concordate favoriscono l’estensione delle rilevazioni del RCCV ed il loro progressivo

miglioramento in termini di completezza e congruenza interna. Al tempo stesso promuovono la rilevazione

dei dati sui singoli fattori di rischio CCV nella popolazione generale con particolare attenzione

all’effettuazione di stime sull’abitudine tabagica nei pazienti affetti da BPCO,diabete mellito, ipertensione

arteriosa e altro rischio CCV. Le procedure consentono altresì di facilitare il processo di audit clinico

(confronto tra pari, confronto con obiettivi prestabiliti e dati di letteratura) basato su dati quantitativi

documentati e resi confrontabili.

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Azioni per il triennio

Individuazioni di priorità

L’assunzione di iniziative atte a contrastare il rischio CCV e neoplastico e per traumatismi e avvelenamenti

con interventi di prevenzione primaria (stili di vita) appare giustificato dall’analisi di mortalità evitabile per la

nostra ASL. Azioni in aggiunta a quelle di provata efficacia quali i programmi si screening mammografico e

del colon retto.

Le principali linee di intervento si possono ricondurre alle seguenti aree:

Dipendenze: che comprende Alcool – Prevenzione del Tabagismo(con interventi atti a ridurre i soggetti che

la sperimentano e aumentare la percentuale di quelli che si rivolgono all’ambulatorio per la disassuefazione )

Abuso di farmaci - Sostanze illecite

Sicurezza: che comprende la promozione della cultura della sicurezza (domestica/stradale/lavorativa)

Obesità: che comprende promozione di una sana alimentazione (consumo di alimenti protettivi) e

dell’attività fisica

Benessere psico-affettivo dell’individuo, della cop pia e della famiglia: si riferisce ad interventi di

promozione e sviluppo delle potenzialità individuali e del sistema familiare.

Le AZIONI del presente piano si articoleranno secondo due livelli:

- alcune iniziative declinate su tutto il territorio della Vallecamonica

- altre legate ad un’attività di promozione della salute integrata in un Comune da individuarsi sulla base

dei seguenti criteri:

- residenti in numero superiore a 10.000;

- consistente popolazione scolastica,

- presenza di una rete formale e informale già sensibile e attiva,

- presenza di soggetti economici interessati ad iniziative di promozione della salute.

L’assunto alla base di questa scelta è che la promozione della salute deve essere attuata attraverso

un’azione congiunta di tutti i settori della società per assicurare che l’ambiente nel suo complesso favorisca

scelte salutari.

Pertanto in questo Comune nel triennio gli interventi di Promozione di stili di vita sani saranno indirizzati a:

- Scuola : promozione di “Scuole che promuovono salute”, promozione del piedibus:

- Popolazione : azioni di marketing sociale (es. informative/formative in centri commerciali), concorso a

premi Dieta e Benessere , concorso a premi per promuovere la disassuefazione al fumo, attivazione di

Gruppi Cammino, cartellonistica per la promozione dell’uso delle scale, azioni di sensibilizzazione per i

gestori del locali pubblici in relazione alla Prevenzione del tabagismo etc….

- Azioni svolte dal personale sociosanitario in ambit o distrettuale : rinforzo delle azioni di sostegno agli

incaricati della vigilanza nei confronti del fumo ai dipendenti nel distretto del Comune attivato anche

attraverso una verifica delle liste degli stessi, sensibilizzazione dei genitori fumatori in sede vaccinale circa

l’esposizione al fumo passivo; counsuelling ostetrico per le donne fumatrici in gravidanza,

I destinatari intermedi privilegiati saranno i docenti poiché riteniamo di fondamentale importanza costruire

all’interno della scuola un percorso metodologicamente corretto per la nascita di una

corresponsabilizzazione nei confronti della promozione alla salute da parte delle nuove generazioni.

Considerando la popolazione scolastica come l’interlocutore fondamentale per la nuova società,

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rispondendo anche alle esigenza di una numerosità cospicua del campione interessata agli interventi che si

intendono programmare. L’intesa con l’USP ha evidenziato la necessità di formalizzare a breve un gruppo

misto ASL - Scuola locale per meglio rendere operativa e continuativa l’intesa con il territorio. Identificando

come idea di fondo il superamento del paradigma biomedico. Il gruppo affronterà per gradi (identificando

obiettivi realisticamente raggiungibili) i passaggi che conducono all’applicazione operativa del Protocollo

d’intesa con la Scuola. L’input sarà quello di creare con la Scuola un percorso metodologico, che consente

alla stessa di assumerne la titolarità del percorso, supportata da gli Enti esterni ad essa anche nella lettura

dei bisogni di salute della popolazione (Asl, Provincia,Stakeholder/Associazioni) indicando temi , priorità

strategie, basandoli su percorsi indicati dalle buone pratiche.

L’Asl assumerà perciò la funzione di supporto tecnico scientifico soprattutto inizialmente nella fase di

sensibilizzazione ad una maggiore consapevolezza dei problemi di salute della popolazione, per arrivare ad

una situazione in cui dalla sinergia si arrivi all’assunzione di titolarità del progetto da parte degli altri

interlocutori coinvolti.

Le azioni invece rivolte agli operatori sanitari porteranno a un miglioramento nell’expertise nell’ambito

dello svolgimento di articolate azioni di promozione alla salute da parte degli operatori sanitari che

comporteranno un aumento delle competenze nel lavoro intersettoriale (che mette insieme le capacità e le

forze del servizio sanitario pubblico con gli altri attori del territorio).

I programmi dovranno essere sviluppati seguendo le indicazioni dell’allegato 1 della circolare n.21

/2008.Nel triennio le azioni dovranno prevedere:

- partecipazione integrata delle strutture aziendali

- partecipazione di partner esterni

- possibilmente frutto della coprogettazione non offerta all’esterno preconfezionato

- nella progettazione contemplare la produzione di documenti, di indicazioni che consentano la

valutazione della possibile declinazione anche in ambiti diversi

- nella progettazione prevedere l’entità delle risorse interne e/o esterne necessarie a eventuali costi

per la realizzazione

- motivazioni che hanno portato alla scelta

- obiettivi di salute perseguiti

- indicatori di Impatto/processo/risultato.

La DECLINAZIONE DELLE AZIONI troverà una collocazione delle attività in atto in rapporto ai destinatari :

A-Operatori sanitari

B-Donne in Gravidanza e bambini 0-3 anni

C-Popolazione scolastica dalla scuola dell’infanzia alla scuola secondaria di II grado

D-Famiglie di adolescenti e preadolescenti

E-Popolazione Giovanile

F-Lavoratori

G-Anziani e popolazione con patologia croniche, obesità/soprappeso

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A)OPERATORI SANITARI Nell’ambito della prevenzione dell’obesità la Regione Lombardia con comunicazione 28/05/08 ha fornito

alcune indicazioni relativamente alla gestione integrata ospedale e territorio del soprappeso e obesità.

Le azioni previste nel piano recepito anche dalla nostra ASL in data 29/12/08 diventano parte integrante ,

come suggerito, nell’ambito più complessivo della promozione alla salute e di stili di vita sani.

Nella tabella si evidenziano il complesso delle azioni aggiornate al Dicembre 2008, e quelle programmate

per il triennio.

Azione prioritaria Azioni Indicatore Scadenza Attività svolta Livello di

attuazione Assicurare interventi e risorse contro l’obesità a livello locale perché i sanitari possano prevenire e gestire l’obesità e il soprappeso in tutti i contesti

-Piano aziendale per la prevenzione ed il trattamento dell’obesità -Report di monitoraggio - Programmazione eventi formativi

31/12/2008

Piano stili di vita comprensivo del piano per la prevenzione ed il trattamento dell’obesità

□ Nullo □ Parziale X Totale

Azioni a valenza strategica per la promozione degli stili di vita atti a prevenire obesità/soprappeso Azioni Indicatore Scadenza Attività svolta Livello di

attuazione Attuare un sistema di monitoraggio degli esiti delle azioni contro l’obesità ed il soprappeso

Valutazione di esito del piano attraverso indagini

31/12/2010

PDT dei PDF

□ Nullo X Parziale □ Totale

Formazione degli operatori sanitari dell’Azienda al la promozione di stili di vita atti a prevenire l’obesità/soprappeso Azioni Indicatore Scadenza Attività svolta Livello di

attuazione Identificazione all’interno dell’Azienda di professionisti che agiscano come formatori in tema di prevenzione dell’obesità/soprappeso e uso di tecniche motivazionali e di counsuelling

Evidenza della costituzione del gruppo di professionisti compresi un MMG ed un PDF

31/12/2010

Incontri formativi rivolti agli operatori dell’UO di Psichiatria x progetto “Oltre la dieta”

□ Nullo X Parziale □ Totale

Realizzazione di corsi di aggiornamento ECM (con un modulo-base di ¾ ore) e iniziative di sensibilizzazione che coinvolgano la maggioranza dei sanitari appartenenti alle varie categorie professionali

Partecipazione alle iniziative promosse, da parte di almeno l’80% degli operatori sanitari

31/12/2010

X Nullo □ Parziale □ Totale

Realizzazione di corsi di aggiornamento ECM (con un modulo-base di ¾ ore) che coinvolgano la maggioranza dei PDF, su calcolo IMC, curve di Cole,carte di crescita:

Almeno un evento formativo nel triennio

31/12/2010

Gruppi di miglioramento PDF e Pediatri Ospedalieri

□ Nullo □ Parziale X Totale

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Azione delle Strutture Sanitarie in qualità di dato re di lavoro Azioni Indicatore Scadenza Attività svolta Livello di

attuazione Sensibilizzare gli operatori del SSR all’adozione di stili di vita salutari, rilievo dell’IMC e dell’anamnesi di dieta e attività fisica anche in occasione di controlli sanitari del personale.

Certificazione dell’avvenuta registrazione di almeno l’80% degli operatori visitati dal medico competente

31/12/2010

□ Nullo X Parziale □ Totale

Promuovere politiche che incoraggino l’attività fisica (parcheggi per biciclette, utilizzo scale).Considerare la possibilità di individuare spazi per supportare attività motoria, fuori orario di servizio, nei locali aziendali

Documentata disponibilità di parcheggi adeguati e sicuri per biciclette Documentata apposizione di idonei cartelli che promuovano l’uso delle scale almeno nel 50% dei punti di decisione

31/12/2010

X Nullo □ Parziale □ Totale

Promuovere la ristorazioni aziendale, il bar in linea con le raccomandazioni INRAN., (ad es. usare indicazioni, poster, collocazione di prodotti con maggiore visibilità per incoraggiare scelte alimentari salutari, prevedere nei distributori automatici alimenti di snack a base di frutta e verdura , insalate pronte, , yogurt magro, ecc.)

Documentata disponibilità di snack a base di frutta e verdura , insalate pronte, yogurt magro, ecc. almeno nel 50% dei distributori automatici di alimenti posti nei presidi sanitari.

31/12/2010

X Nullo □ Parziale □ Totale

Azioni a carattere generale di prevenzione dell’obe sità/sovrappeso nell’età evolutiva Azioni Indicatore Scadenza Attività svolta Livello di

attuazione Iniziative di sensibilizzazione mirate alla fascia perinatale: - promozione nelle gravide di stili di vita sani, evitare fumo, evitare eccessivo incremento ponderale; - promozione dell’allattamento al seno

Distribuzione presso i consultori, punti nascita e Pediatria alla dimissione di informazioni scritte e coerenti con le indicazioni OMS – UNICEF e Progetto Genitori Più

31/12/2010

Distribuzione opuscolo + counsuelling educativo da parte dei Pediatri Ospedalieri alla dimissione

□ Nullo X Parziale □ Totale

Azioni di prevenzione individuale dell’obesità/sovr appeso nell’età evolutiva nel triennio Azioni Indicatore Scadenza Attività svolta Livello di

attuazione Uniformare i criteri per definire obesità e soprappeso nell’età evolutiva

Condivisione dei criteri di riferimento, da parte dell’ASL, al 100% dei PDF

31/12/2010

Gruppo di miglioramento PDF e pediatri Ospedalieri

□ Nullo □ Parziale X Totale

Favorire iniziative finalizzate a trasmettere all’ASL informazioni già presenti nei bilanci di salute, riguardanti allattamento, svezzamento, indici auxologici

Report sulle iniziative avviate

31/12/2010

X Nullo □ Parziale □ Totale

Nelle diverse occasioni di contatto con l’assistito, il PDF e il MMG tratta gli argomenti riguardanti gli stili di vita sani con adeguati materiali educativi (condiviso dagli stessi con referenti Asl) che fanno pure riferimento al rischio cardiovascolare

Report sulle iniziative adottate

31/12/2010

PDT soprappeso e obesità dei PDF

□ Nullo X Parziale □ Totale

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Azioni per l’individuazione sistematica dei soggett i sovrappeso/obesi Azioni Indicatore Scadenza Attività svolta Stato d i

avanzamento Rilevare e registrare sistematicamente l’IMC (integrato dalla misurazione della circonferenza della vita e dalla valutazione del rischio cardiocerebrovascolare globale nei soggetti in sovrappeso od obesi), nella documentazione sanitaria.

Evidenza della registrazione dell’IMC (anche mediante verifica campionaria) in almeno il 50% delle: - cartelle ospedaliere - schede sanitarie degli assistiti che hanno avuto almeno un accesso presso il MMG – PDF.

31/12/2010

Rilevazione dati questionario su “atteggiamenti e peso corporeo” presso l’Unità di Psichiatria ospedaliera

□ Nullo X Parziale □ Totale

Nella nostra Asl negli anni precedenti si è intrapreso inoltre il percorso dell’Azienda Libera da Fumo già

citata precedentemente nell’analisi dei comportamenti .

Dall’analisi delle risposte fornite dai questionari somministrati all’inizio del progetto ha evidenziato alcune

aree di priorità che verranno perseguite nel prossimo triennio, alcune parallelamente al Piano Obesità.

Si evidenzia la necessità di lavorare sul contesto ambientale (aggiornamento cartellonistica sul divieto di

fumo da posizionare nella zona caffè, spogliatoio, ingresso etc..) e azioni di sostegno agli incaricati della

vigilanza anche attraverso una verifica delle liste degli stessi

Si procederà infatti ad incentivare il ruolo della vigilanza attraverso azioni che lavorino sulle motivazioni:

ruolo educativo dell’operatore sanitario.

Si sono inoltre intrapresi primi confronti con il medico competente dell’azienda sanitaria per promuovere

counsuelling breve ai fumatori contestualmente alle azioni della prevenzione dell’obesità sopra definite.

Si procederà inoltre a predisporre una adeguata cartellonistica informativa sull’ambulatorio della

disassuefazione con logo realizzato da una classe del territorio in occasione dello smoke free class

competion 2007/2008 da distribuire negli ambulatori dei MMG e PLS, farmacie, oratori, uffici postali, scuole

secondarie di secondo grado.

B) DONNE IN GRAVIDANZA E BAMBINI 0/3 ANNI (nel prossimo triennio)

Il periodo gravidanza- puerperio è senza dubbio un periodo di grande recettività da parte dei genitori ed in

particolare della madre. La scelta di orientare le azioni in questo momento della vita trova la sua

giustificazione per l’elevata motivazione dei genitori nel prendersi cura in modo complessivo dello sviluppo

bio-psico-sociale del bambino.

Nell’ambito della promozione della salute perinatale e infantile ,sono da tempo considerati come prioritari, in

quanto di efficacia dimostrata e con effetti importanti sulla salute,interventi finalizzati alla promozione di sani

stili di vita.Le azioni che verranno perseguite vanno oltre al loro ruolo di fattori protettivi , in quanto

determinanti di salute “agiscono positivamente su molti indicatori di qualità della vita.

Per perseguire questa finalità si è deciso di seguire le indicazioni promosse dalla Campagne informativa del

ministero della Salute “Genitori Più”. La campagna concorre ad aumentare l’informazione eadincrementare

le competenze dei genitori perché le scelte di salute sianon consapevoli edeffettivamente praticabili. La

apacità della popolazione di nincidere in modo consapevole ed efficace sui propri stili di vita fin dal

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107

concepimento va di pari passo alle acquisizioni da parte dei futuri neo genitori delle capacità di prendersi

cura in modocomplessivo dello sviluppo bio-psico-sociale del bambino.Ciò che si cercherà di perseguire

sarà quello di evitare da un alto l’eccesso diidealizzazione delle capacità delle famiglie e dall’altro messaggi

autoreferenziali da parte delle istituzioni e dei suoi operatori, che enfatizzando eccessivamente il proprio

ruolo possono indurre passività e dipendenza.

La sfida culturale , quella di perseguire l’invito ad una partecipazione attiva (empowerment), deriva da un

lato dalla consapevolezza dei limiti di una modalità prescrittiva in un sistema sanitario evoluto, dall’altro

dall’impossibilità di prescrivere comportamenti che poggiano sull’interiorizzazione da parte delle famiglie del

compito di salute proposto.

Destinatari Finali Neonati e bambini 0-3 anni

Destinatari Intermedi Donne in gravidanza/Genitori

Dipartimenti coinvolti DIP.ASSI

UO Ospedaliere Ostetricia/Ginecologia/Pediatria/Orl

DPM

Setting Consultori Familiari

Corsi di accompagnamento alla nascita

U.O. Ospedaliere di Ostetricia e Ginecologia

Punto Nascita

Ambulatori Vaccinali

Ambulatorio disassuefazione

Alleanze Esterne PLS e MMG

Ufficio di Piano e Comuni

Terzo settore

Area di intervento prioritaria Per la salute della madre:

attività motoria e alimentazione in gravidanza

puerperio, fumo, alcool

benessere psicologico prima e dopo il parto

con particolare attenzione alle maternità fragili e alla

tutela sociale della maternità

Per la salute del bambino :

prevenzione spina bifida (assunzione acido folico)

promozione allattamento materno

prevenzione SIDS

prevenzione fumo passivo

Vaccinazioni

Promozione Sicurezza (seggiolini)

Campagna Prevenzione Intossicazioni Acute

Counselling Educativo PLS (PDT -0-12anni)

Per la salute della famiglia:

empowerment della coppia genitoriale

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108

Tipologia di intervento Campagna informativa supportata da :

Corsi di accompagnamento alla nascita

Sportello gravidanza e sostegno all’allattamento

counselling individuale (medico, ostetrico,

psicologico, sociale)

corsi per neo-genitori

corsi di massaggio al neonato

C-POPOLAZIONE SCOLASTICA DALLA SCUOLA DELL’INFANZIA ALLA SCUOLA

SECONDARIA DI II GRADO

Lo sviluppo di uno stile di vita sano è il risultato di un lungo processo che parte dall’età evolutiva ,ed è per

questo che l’ambito scolastico diventa il setting più importante accanto alla funzione fondamentale e

insostituibile della famiglia.In questo periodo della vita, per le sue caratteristiche sociali e di età, può meglio

assimilare abitudini e comportamenti duraturi. La proposta di stili di vita sani nel mondo scolastico ha altresì

il vantaggio di interessare e coinvolgere nelle azioni il mondo degli insegnanti e dei genitori, con i quali

possono essere impostate azioni sinergiche e coerenti ai comuni obiettivi di salute.

Nel corso di questi anni le proposte formative in tema di promozione alla salute rivolte agli alunni della

scuola dell’infanzia hanno visto un’articolazione di obiettivi come definiti nell’allegato “Promossi alla Salute”

al protocollo d’Intesa fra la Sanità e l’Ufficio Scolastico Regionale.

Si sottolinea in modo particolare che la buona adesione ai progetti da parte delle scuole dell’infanzia

presenti sul territorio, ha garantito una buona copertura della popolazione scolastica di riferimento. Gli ambiti

erano riferiti a :

-Promozione sana alimentazione/attività fisica

-Promozione salute orale

-Lotta al tabagismo

-Promozione sicurezza domestica

- Screening per la rilevazione precoce dei disturbi di apprendimento e/o relazione.

Visto quindi il lavoro capillare svolto in questi anni con le stesse, il primo obiettivo che ci si pone è quello di

rivedere con il gruppo misto ASL/SCUOLA le progettualità finora condotte per arrivare a un’adozione

permanente nel POF delle stesse azioni delle aree sopracitate.

Nel prossimo triennio all’interno del gruppo misto ASL /SCUOLA, l’ASL assumerà il ruolo di promotore e di

supporto tecnico scientifico nell’analisi degli obiettivi di salute e formazione rispetto alle azioni efficaci in

tema di promozione alla salute.

Lo strumento attraverso il quale si articoleranno le azioni rispetto agli obiettivi di salute declinati negli ambiti

curriculari avranno come guida l’allegato “Promossi alla salute”. Questo porterà alla redazione di un flessibile

curriculum a spirale dove gli insegnamenti relativi ad aree specifiche della salute verranno trattati e ripetuti

più volte durante la vita scolastica. I punti di forza di questo processo saranno la progressività, la continuità e

la sovrapposizione del programma a spirale, con frequenti e continui richiami ai temi della salute.

Come citato precedentemente nel paragrafo “azioni per il triennio” le azioni si diversificheranno secondo

due modalità . Le azioni estese a tutte il territorio si caratterizzeranno nella continuazione delle proposte

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109

formative rivolte alle scuole secondo criteri sopra esposti, avendo inoltre particolare cura nel promuovere

un’adesione maggiore (e non a macchia di leopardo come è stata fino ad ora per la scuola primaria e

secondaria) e più continuativa nel tempo. Costruire con gli interlocutori della SCUOLA questo nuovo

processo consentirà di stimolare nella stessa la titolarità del percorso affinchè tutti gli altri attori diventino un

supporto per la scuola in relazione al loro ambito di competenza.

Le azioni riferite al Comune in cui si procederà all’attivazione comunitaria per la promozione stili di vita

nell’ambito scolastico saranno finalizzate alla promozione delle “Scuole che Promuovono Salute”.

Come evidenziato nei dati di contesto si intende perseguire inoltre in modo particolare nella promozione

della cultura sulla sicurezza attraverso l’educazione intesa non solo come puro passaggio di informazioni,

di nozioni, di leggi ad un individuo, ma anche e soprattutto come relazioni entro le quali l’informazione

diventa valore, e il valore diventa comportamento da adottare e da diffondere alla comunità.

Perseguendo questo obiettivo si è intrapreso il percorso che porterà alla creazione di un curricolo in verticale

all’interno di un Istituto Comprensivo del nostro territorio attraverso la formazione dei docenti condotta

congiuntamente dagli operatori dell’Asl e della Protezione Civile. L’aspetto innovativo è rappresentato

dall’assunzione di titolarità da parte della Scuola nella conduzione del percorso.

La stessa si promuoverà per la stipula di un “Protocollo d’intesa per la promozione della cultur a sulla

sicurezza “ con l’ASL, la Protezione Civile , le amministrazioni Comunali dei rispettivi territori, il 118 etc…

L’esperienza nata dalla volontà di elaborare una strategia di cooperazione , condivisione e collaborazione

interistituzionale, dove ciascun soggetto possa contribuire fattivamente a questa progettualità, affinché si

possano produrre risultati efficaci e continuativi. Lavorare in “rete” per promuovere la cultura della sicurezza

è infatti un modo per accrescere il senso della responsabilità dell’educazione e della formazione dei ragazzi

e risulta essere il prerequisito affinché si promuova la sicurezza domestica, stradale e lavorativa.

Nell’ambito della promozione alla sana alimentazione nei progetti in corso (sottoelencati in tabella)si

continua con i rapporti con gli assessorati ai Servizi Sociali dell’ambito n.4 (Artogne, Gianico, Pian Camuno e

Pisogne). Il progetto sperimentale condiviso con gli stesse prevedeva la continuazione del percorso

educativo rivolto ai bambini frequentanti la classe II delle scuole primarie dei territori sopraccitati e

contestualmente la formazione teorico pratica dei genitori degli stessi. Dopo due anni di sperimentazione , si

rende evidente la necessità ora di adottare una nuova strategia affinché si arrivi a una

corresponsabilizzazione dei genitori nella definizione di azioni future, anche nell’ambito scolastico..

Relativamente alle attività di prevenzione nell’ambito delle dipendenze e dell’area Famiglia la

programmazione è stata costruita secondo le indicazioni regionali:

- garantire per quanto di competenza la diffusione e applicazione delle specifiche Linee Guida Regionali

D.G.R n.7/006219 del 19.12.2007 ;

- sviluppare e promuovere iniziative di raccordo con il Dipartimento Dipendenze dell'ASL con particolare

riferimento all'osservatorio dipendenze;

- attuazione di interventi di prevenzione da parte dei Consultori Familiari in linea con le citate linee guida

regionali, così come previsto dalla DGR n.8243 del22.10.2008;

- programmare interventi di provata efficacia ( es: life skill) ed evitare quelli riconosciuti universalmente

inutili ( Mostre fotografiche, assemblee, testimonianze di esperienze personali da sostanze ecc.).

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110

A tale proposito il SERD congiuntamente al Tavolo Territoriale di Prevenzione Dipendenze (Rete territoriale)

ha analizzato i report semestrali dell'Osservatorio Dipendenze dell'ASL di Vallecamonica, i progetti di

prevenzione realizzati negli anni precedenti, “Progetto Contatto” e “Progetto Duff” (già citati nell’analisi dei

comportamenti) e attraverso il confronto con gli stakeholders ha rilevato la necessità di procedere per

l'anno 2008 /2009 con la programmazione di un progetto unico di prevenzione – Duff 2008/09 rivolto agli

studenti delle scuole secondarie di 1° e di 2°

Il Progetto “Duff” 2008/2009 svilupperà la continuità educativa e differenziata per target nel rispetto di

specifici riferimenti reperibili sulle Linee Guida Regionali quali:

− Calibrare l'intervento sui bisogni della comunità

− Mirare l'intervento alle caratteristiche dei destinatari

− Favorire i programmi a lungo termine e coinvolgere attivamente i destinatari.

Concretamente intende :

− favorire il confronto sui vissuti e sulle prefigurazioni legate al rapporto con il mondo degli adulti e con

gli stili di vita possibili

− favorire una coscienza critica rispetto alle realtà del Consumo, dell’Eccesso e della Dipendenza

− costruire, se necessario, percorsi ad hoc che affrontino questioni o tematiche ritenute opportune o

necessarie dagli insegnanti della singola classe o del singolo Istituto

− fornire informazioni corrette sulle sostanze lecite e illecite, in una fascia di età che si caratterizza per

un importante “passaggio evolutivo”

− L’approccio al gruppo prevede l’utilizzo di una metodologia attiva al fine di rendere i partecipanti

protagonisti del percorso formativo proposto

− favorire lo stabilirsi di un clima relazionale che faciliti e favorisca l’apprendimento e lo scambio.

Gli interventi nelle classi verranno gestiti dagli educatori dell’équipe congiunta costituita dagli Educatori

Professionali delle Cooperative di Bessimo, Solco ed Orizzonti.

E' da rilevare che l'attuazione del progetto Contatto 2007/2008 ha consentito la raccolta di dati sulle

caratteristiche di contesto dei destinatari e sulle loro culture di appartenenza tali da ritenere prioritaria la

programmazione di un intervento innovativo “ su misura “ di Peer Education rivolto agli studenti degli Istituti

Professionali.

In termini operativi la strategia di intervento che si ritiene efficace ed è stata condivisa è la seguente:

− laboratori per gruppi classe , gruppi omogenei e gruppi interclasse;

− percorsi formativi per docenti, genitori e personale non docente delle scuole;

− percorso formativo per gli educatori del progetto DUFF 2008/2009;

− sperimentazione di percorso educativo con modello di Peer Education per gruppi di studenti

di istituti professionali.

La Campagna Informativa Alcool per l’anno 2008/2009 è innovativa rispetto alle precedenti esperienze

formative rivolte alla scuola in tema di prevenzione dell'alcol realizzate negli anni precedenti.

Nell'ottica di un potenziamento della funzione preventiva nella scuola si propone di valorizzare la funzione

educativa e di sviluppare programmi di intervento preventivo mirato e coerente della funzione docente nella

prevenzione.

Concretamente il Servizio di Alcologia del SERD realizzerà spazi informativi specificatamente rivolti al

personale docente in alternativa al target preadolescenziale- adolescenziale.

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111

Verrà prevista l'utilizzo di metodologie attive e interattive con consegna di materiale informativo, quali

strumenti che permettano un miglior coinvolgimento dei diversi target dell'azione formativa (Docenti) e

preventiva nei confronti del target finale ( studenti).

L'interattività permetterà un reale confronto tra le percezioni espresse dai docenti in merito alle tematiche

affrontate.

Il Servizio di Alcologia del SERD interverrà all'interno delle scuole secondarie di 1° grado con docen ti

referenti del Corso patentino, ai quali verrà fornito materiale cartaceo informativo utilizzabile come

strumento- guida per interventi specifici di riduzione dell'uso di alcol da realizzare durante le varie fasi

evolutive.

Come sopra definito contemporaneamente al cambiamento delle azioni e degli approcci che

interesseranno l’ambito scolastico nel prossimo triennio, il gruppo di lavoro ha proposto alle scuole le

iniziative di seguito descritte per l’anno scolastico 2008/2009.

Proposte anno scolastico 2008/2009

Destinatari Finali Alunni della scuola dell’infanzia, primaria,

secondaria di I e II grado

Genitori degli stessi

Destinatari Intermedi Docenti

Dipartimenti coinvolti DIP.ASSI

Dipendenze

Dipartimento Salute Mentale

Dipartimento di Prevenzione Medico

Settino Ambito scolastico

Alleanze Esterne Ufficio Scolastico Provinciale e CSS

PLS

Ufficio di Piano

Terzo Settore

Provincia

Assessorati ai Servizi Sociali e alla Cultura dei

Comuni

Area di intervento prioritari

Prevenzione delle dipendenze

Alla conquista del pass per la città del sole (Scuola

dell’Infanzia)

Mr. Star Bene e il Club dei Vincenti (Scuola Primaria

classe IV)

Io non fumo e tu? (Scuola Secondaria di I° classe I

e II)

Campagna informativa sulla prevenzione dell’alcool

(Scuola secondaria di I grado classe III)

Liberi di decidere (Scuola Secondaria di II°)

Progetto Duff (scuola secondaria di I e II grado)

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112

Promozione di una sana alimentazione ed

attività fisica

Promozione salute Orale

Promozione della Sicurezza

Promozione delle potenzialità affettivo-

relazionali e cognitive del bambino

Promozione dell’armonico sviluppo della

persona e della sana espressione della

sessualità ed affettività in età adolescenziale e

pre-adolescenziale

Crescer bene sai si può mangia bene muoviti un

po’(Scuola Infanzia)

Mangia sano e andrai lontano (Scuola Primaria classe II)

Vai con la merenda (Scuola Primaria classe IV)

I denti un bene prezioso (Scuola Infanzia e Primaria

classe I)

Il bambino Serafino e la stellina prudente (Scuola

Infanzia)

Mi sento sicuro nella scuola Fase I (Scuola Primaria

classe III)

Mi sento sicuro nella scuola Fase II (Scuola Primaria

classe V)

La percezione dei rischi nell’ambiente di vita e di lavoro

(Scuola secondaria di I°grado)

Progetto Pinocchio (Scuola Infanzia)

Spazio Adolescenti 6 (Scuola Secondaria di I° e II° )

(Nel prossimo triennio)

Tipologia di intervento Formazione dei formatori

Formazione dei docenti finalizzata alla rilevazione

precoce dei fattori di rischio (triennio)

Formazione dei genitori per la promozione dei fattori

di protezione (triennio)

Peer education

Percorso di monitoraggio del bambino con soprappeso e obesità

La promozione di una sana alimentazione e la corretta gestione della condizione di sovrappeso e obesità in

età pediatrica, richiedono delle strategie integrate che coinvolgono oltre all’ambito scolastico il Pediatra di

famiglia e il Pediatra Ospedaliero. Certamente il pediatra di famiglia assume un ruolo privilegiato in questi

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programmi per la frequenza di contatti e per la realizzazione di fiducia instaurata con la famiglia e il

bambino.Inoltre lavorare in sinergia con altri interlocutori della sanità consente la diffusione di un messaggio

condiviso da tutti.

A tale proposito il Dipartimento Cure Primarie ha attivato un Percorso di monitoraggio del bambino con

soprappeso e obesità ad opera dei PDF e Ospedalieri. Il percorso prevede la rilevazione dei dati

epidemiologici, l’attività di prevenzione attraverso strumenti informativi/formativi, la collaborazione costante

tra PLS e ospedaliero sia in fase diagnostica che terapeutica, la continuità dell’intervento clinico-terapeutico,

il miglioramento della compliance della famiglia.

Il materiale informativo destinato ai bambini e genitori è costituito da:

- Opuscolo “LA PREVENZIONE DEL SOVRAPPESO E DELL’OBESITA’ INIZIA IN FAMIGLIA” rivolto alle

mamme,

- Opuscolo “LA CORRETTA ALIMENTAZIONE NELL’INFANZIA” a cura del Dipartimento di Prevenzione

Medico dell’ASL Vallecamonica-Sebino

Destinatari Finali Bambini con soprappeso e/o obesità apartire

dall’età di 2 anni e fino ai 12 anni

Destinatari Intermedi Genitori

Dipartimenti coinvolti Dipartimento Cure Primarie

Pediatri di famiglia

UO di Pediatria Ospedaliera

Dipartimento di Prevenzione Medico

Setting Ambulatori del Pediatra di famiglia

Ambito Ospedaliero

Area di intervento prioritari -individuare la popolazione pediatrica in

soprappeso e/o obesa attraverso il calcolo del BMI;

- migliorare le abitudini alimentari,

- aumentare l’attività fisica;

- ridurre le attività sedentarie;

- coinvolgere e sostenere la famiglia.

Tipologia di intervento • Rilevazione epidemiologica della prevalenza

dei bambini in carico ai PLS con sovrappeso

e/o obesità;

• attività di informazione e formazione su

abitudini alimentari e attività fisica mediante la

distribuzione ed illustrazione di opuscoli rivolti

rispettivamente ai genitori e ai bambini;

• monitoraggio dell’attività di prevenzione svolta

dai PLS attraverso la somministrazione ai

genitori e/o bambini del “QUESTIONARIO

SULLE ABITUDINI ALIMENTARI E STILE DI

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VITA” al tempo t0 in occasione della prima

visita e successivamente con cadenza

semestrale

• invio semestrale all’ASL dei questionari

somministrati e degli indicatori;

Individuati i bambini con soprappeso e/o obesità il

PLS valuterà, a seconda delle caratteristiche dei

pazienti, se:

• proseguire nell’attività di rinforzo educativo

rivolta al bambino e alla famiglia;

• inserire i pazienti nell’Assistenza Programmata

Ambulatoriale prevista per il bambino con

soprappeso/obesità (secondo le Linee Guida

dell’accordoAziendale );

• inviare alla valutazione di secondo livello i

bambini con:

- sospetto di obesità secondaria

- obesità grave per entità, per rischio

anamnestico o complicanze associate

- insufficiente compliance verso la terapia

comparsa di un peggioramento del quadro clinico

delle patologie associate.

Nel prossimo triennio

Nel prossimo triennio si avrà particolare cura nel strutturare azioni concertate e sinergiche nell’ambito della

scuola secondaria di I e II grado attualmente carente di proposte di alimentazione e di promozione della

sana affettività e sessualità dei ragazzi.

Per quanto riguarda l’attività di promozione delle potenzialità affettivo-relazionali del bambino si intende

altresì incrementare l’attività già in atto con l’introduzione di specifici momenti formativi indirizzati ai genitori

ed agli insegnanti degli alunni della scuola d’infanzia, per la promozione dei fattori protettivi.

L’area della promozione alla sicurezza vedrà inoltre l’estensione di percorsi formativi prioritariamente nella

scuola professionale ed in seguito nelle altre scuole secondarie.

Nell’ambito di un Comune in cui si procederà all’attivazione comunitaria per la promozione stili di vita

nell’ambito scolastico le azioni saranno finalizzate alla promozione delle “Scuole che Promuovono Salute”.

La campagna informativa sull’alcool verrà estesa anche a fasce di età giovanile.

Al fine però di superare la frammentarietà e la disomogeneità operativa che ha caratterizzato gli anni

precedenti nell’ambito della promozione alla salute, l’integrazione all’esterno della scuola vede come I°

obiettivo da perseguire la sinergia con i progetti della Provincia in ambito alimentare e della prevenzione

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degli incidenti stradali. Il percorso dovrà essere costruito con gli interlocutori della scuola utilizzando come

paradigmi fondamentali l’apprendimento in gruppo e l’educazione tra pari.

D-Famiglie di adolescenti e preadolescenti (nel pro ssimo triennio)

Il carattere d'innovazione proposto dal Servizio Dipendenze per l'attività preventiva si è evidenziato con la

costruzione di una rete rappresentata dalle realtà territoriali e locali (DGR n. VIII77223 dell'8.5.2008 “ Rete

Regionale sulla prevenzione delle dipendenze”) e in specifico da operatori del SERD, da Operatori scolastici

e del Terzo Settore.

Le informazioni raccolte e condivise con la Rete Territoriale- Gruppo Territoriale di Prevenzione hanno

permesso di stendere la proposta sotto riportata ed elaborare un documento tecnico, finalizzato a superare il

rischio di frammentazioni di singole azioni, che rappresenta la base documentale da utilizzare al tavolo

d'area delle dipendenze per la programmazione degli interventi di prevenzione previsti dal Piano di Zona

triennale.

I sistemi di monitoraggio attivati dalla Regione Lombardia mostrano che il consumo di sostanze lecite e

illecite tra i giovani è in costante aumento.

Affrontare il tema della prevenzione delle dipendenze oggi, significa fare i conti con la necessità di ampliare il

campo dell'intervento alla riduzione del consumo di sostanze legali, (alcol e farmaci) alla diminuzione delle

pratiche dopanti, e al contenimento di eventuali comportamenti che possono indurre dipendenza ( quali ad

esempio: gambling patologico, video-game addiction, sex addiction, work addiction ecc.).

Diventa fondamentale l'importanza del ruolo degli adulti in quanto target strategico per la promozione di una

comunità educante, attrezzata in senso preventivo rispetto al consumo e all'abuso di sostanze, dei

preadolescenti e degli adolescenti (target diretto).

Il Piano Socio-Sanitario della Regione Lombardia 2007-2009 ritiene fondamentale rivolgersi alla struttura

famigliare per tutelare la salute, il cittadino e la famiglia sono posti al centro del sistema socio-sanitario, “ gli

interventi di promozione della salute sono processi che consentono alla persone di acquisire conoscenze e

assunzione di comportamenti conseguenti, mediante lo sviluppo di capacità individuali anche attraverso il

sostegno incentivante di azioni parallele e differenziate in più ambiti educativi.

Occorre sempre tener conto della gerarchia delle agenzie educative che trovano come elemento centrale la

famiglia e come altre strutture di supporto la scuola, il gruppo dei pari, i centri di aggregazione, la comunità, i

media, tutte strutture che devono essere coinvolte a vario grado in un processo educativo”.

La Rete Territoriale ritiene fondamentale coinvolgere e sostenere la famiglia nelle politiche di contrasto

della diffusione delle droghe e da un punto di vist a tecnico- metodologico è necessario:

Destinatari Finali Adolescenti e preadolescenti

Destinatari Intermedi Famiglia di adolescenti e preadolescenti

Dipartimenti coinvolti

DIP. ASSI

Dipendenze

Dipartimento Salute Mentale

Dipartimento di Prevenzione Medico

Setting Ambito scolastico

Associazionismo Familiare

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116

Spazi per il tempo libero

Alleanze Esterne Piani di Zona

Associazioni di volontariato

Forze dell’ordine

Area di intervento prioritari

- migliorare l'accesso ad attività formative ed

educative ai genitori di preadolescenti e adolescenti

che più difficilmente sono coinvolti dal sistema

scolastico e dai servizi;

- sostenere la famiglia problematica con una

particolare attenzione a quelle con figli minori,

attraverso la prevenzione del disagio basata su

metodologie di lavoro di rete, sviluppo di comunità,

attivazione di reti solidali, potenziamento del

sostegno e valorizzazione del ruolo educativo;

- promuovere programmi preventivi che tengono

conto dei bisogni dei genitori e delle famiglie anche

di quelle straniere, valorizzando il tessuto e la rete

relazionale;

- mirare interventi per genitori di adolescenti e

preadolescenti segnalati dall'istituzione scolastica,

fermati dalle Forze dell'Ordine, o per genitori di figli

minori segnalati dalla Prefettura;

- finalizzare e sperimentare percorsi mirati a

includere i genitori in percorsi di socializzazione e/o

supporto a livello territoriale dell'associazionismo

famigliare già presente

Tipologia di intervento Potenziamento del sostegno e valorizzazione del

ruolo educativo

Percorsi di socializzazione

E-Popolazione Giovanile (nel prossimo triennio)

Programmare un percorso di prevenzione diretto a questo specifico target, significa interagire con le realtà

nelle quali i giovani si ritrovano: dai luoghi di lavoro, del divertimento, del tempo libero (social network-

facebook -condivisione di contenuti, creazione e mantenimento di relazioni) alle realtà aggregative e dell'

extrascuola.

A partire dall'analisi dell'abuso di droga-alcol e dalla rilevazione dei fattori di rischio della comunità è

possibile promuovere una maggior consapevolezza della stessa sulla natura e gravità del problema e

orientare la programmazione verso i bisogni della popolazione.

Il SERD rilevata la gravità del fenomeno d'abuso descritta semestralmente sul Report Osservatorio delle

Dipendenze Patologiche e documentata dagli esiti della Campagna Informativa ALCOL realizzata

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annualmente durante il mese della prevenzione -alcol, intende promuovere un intervento ponendo

attenzione sia alle droghe legali sia a quelle ille gali all'interno di specifici contesti di ritrovo giovanile.

Collegato a questo ambito si introdurranno anche principi legati alla promozione della sicurezza stradale , a

lfine di creare strategie in sinergia in tematiche un tempo “scomposte” visto che il destinatario è unico.

L'intervento preventivo proposto sarà rivolto alla popolazione giovanile che frequenta le società sportive o le

palestre, con l'obiettivo di ampliare il campo dell'intervento alla riduzione del consumo di sostanze legali

(alcol e farmaciali

Molteplici ricerche e l'esperienza diretta di chi lavora sul campo ci fanno considerare l'utilizzo di sostanze a

scopi prestazionali (sostanze dopanti ) come parte di un più ampio atteggiamento dei giovani, con molti

elementi di trasversalità con il più grande tema delle sostanze di abuso.

Gli operatori del SERD intendono proporre un percorso informativo-formativo pensato per i docenti delle

scuole professionali e i dirigenti e allenatori delle Società Sportive con l'obiettivo di costruire in

collaborazione concrete azioni di prevenzione che abbiano come destinatari i giovani iscritti presso le singole

società sportive.

Si prevede l'ingaggio di “figure-chiave” appartenenti al contesto dei destinatari dell'intervento da intendersi

come “ moltiplicatori dell'azione preventiva” in quanto previa formazione saranno dotate di adeguate

conoscenze e competenze finalizzate ad azioni di tipo preventivo da realizzare nel contesto al quale

appartengono.

In accordo con le società sportive, accrescendo il proprio grado di conoscenza dei bisogni giovanili,

stimolerà le potenzialità preventive su iniziative integrate e sinergiche a livello locale, che rafforzino le

attitudini antidroga e l'impegno dei giovani contro l'abuso di droga.

In tal senso, superando la logica dell'intervento spot, i vari punti di riferimento sportivo per i giovani potranno

diventare ambiti di prevenzione adottando “dispositivi ambientali”, strutturali e comunicativi capaci di

promuovere salute e sicurezza in chi li frequenta.

L’iniziativa intende fornire a tutte le realtà sportive, strumenti di comunicazione validi (cartelloni, depliant,

opuscoli, questionari, siti Internet) che possano incidere efficacemente a modificare stili di vita dannosi.

Destinatari Finali Giovani

Destinatari Intermedi Allenatori e dirigenti sportivi

Docenti delle Scuole Professionali

Dipartimenti coinvolti

Dipartimento Dipendenze

Dipartimento Prevenzione

Setting Ambito scolastico

Palestre e Società Sportive

Alleanze Esterne Terzo Settore

Enti Locali

Area di intervento prioritari

Prevenzione delle dipendenze e riduzione del

consumo di sostanze legali (alcol, farmaci e

doping...)e promozione della sicurezza stradale

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Tipologia di intervento Percorsi formativi- informativi e iniziative rivolte ai

giovani finalizzate al rafforzamento delle attitudini

antidroga e al potenziamento dell'impegno personale

contro l'abuso di droga

F-Lavoratori

Promozione della cessazione al fumo di tabacco

Relativamente all’analisi esposta nei dati di contesto circa la ricerca attiva delle neoplasie si sottolinea che

l’analisi degli effetti negativi sulla salute non deve considerare solo ciò che si è effettivamente verificato

(incidenza neoplasie) ma anche il rischio potenziale, si ritiene pertanto necessario:

- continuare l'attività di vigilanza in aziende con rischio chimico/cancerogen o. I risultati dei Progetti

Attuativi Locali hanno evidenziato alcuni aspetti critici, in particolare in merito alla modalità di valutazione e

gestione del rischio chimico e cancerogeno, all'adeguatezza delle indagini ambientali per gli inquinanati

aerodispersi, alla pertinenza e completezza dei protocolli sanitari. Pertanto si ritiene opportuno continuare a

orientare le attività di verifica e controllo anche su questi aspetti.

- attuare una campagna di informazione sui rischi nelle aziende con possibile rischio

chimico/cancerogeno nelle quali i dati relativi al PAL tumori–progetto speciale fumo passivo hanno

evidenziato una elevata diffusione dell'abitudine al fumo di tabacco. In particolare, nelle aziende

siderurgiche campionate per questa parte del Pal tumori, è risultato prevalente il gruppo di lavoratori

fumatori (56,8%) rispetto ai non fumatori (43,1%), a differenza di quanto osservato in aziende di altri

settori/comparti dove prevale il gruppo di popolazione di non fumatori (pari al 69,3%) rispetto ai fumatori

(pari al 30,6%). Nelle iniziative volte a promuovere la cessazione dell'abitudine al fumo di tabacco ,

verranno coinvolti anche i medici competenti , ai quali verranno comunicati i riferimenti dell'ambulatorio

per la disassuefazione al fumo dell'Ospedale di Vallecamonica e distribuito il materiale informativo redatto

dal Ministero della salute; le “Linee guida cliniche per promuovere la cessazione dell'abitudine al fumo-

Edizione 2008 e ai lavoratori interessati verrà inoltre consegnata “Una guida pratica per smettere di fumare-

edizione 2007”.

Destinatari Finali Lavoratori delle aziende siderurgiche

Destinatari Intermedi Medici competenti

Dipartimenti coinvolti

Dipartimento di prevenzione Medico

Setting Ambito lavorativo

Alleanze Esterne Sindacato

Area di intervento prioritari

-promuovere la cessazione dell'abitudine al fumo di

tabacco dei lavoratori in particolare degli addetti nelle

aziende siderurgiche

-i lavoratori motivati verranno indirizzati

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all’ambulatorio per la disassuefazione e gli verrà

consegnato Una guida pratica per smettere di

fumare-edizione 2007”.

Tipologia di intervento Intervento educativo e informativo

Counsuelling Breve ad opera dei medici competenti

Campagna informativa Nell’ambito delle informazioni prioritarie da trasmettere alla popolazione lavorativa straniera il Piano di

comunicazione Aziendale ha promosso la traduzione di alcuni note informative necessarie a:

- informare sui cinque punti chiave coloro che avviano qualsiasi attività nel settore alimentare (produzione,

vendita , trasporto e somministrazione);

- diffondere in modo chiaro le di informazioni utili circa gli obblighi del datore di lavoro e del lavoratore e ruolo

dell’ASL l nell’ambito della prevenzione degli Infortuni e Sicurezza;

- divulgare le conoscenza degli impianti di riscaldamento, questa informativa verrà inoltre distribuita anche

nelle località turistiche.

Le informazioni verranno raccolte in un “foldie” con la tessera sanitaria e distribuite presso :

-gli Uffici Scelta Revoca dell’asl

-nelle sedi del Sindacato dislocate nel territorio

-negli Uffici Comunali

-Destinatari Finali Lavoratori stranieri

Destinatari Intermedi Medici competenti

Operatori dell’Asl

Operatori del Sindacato ,

Acli

Personale degli Uffici Comunali

Uffici Turistici

Dipartimenti coinvolti

Comunicazione Aziendale

Dipartimento di Prevenzione Medico

Setting Ambito territoriale

Alleanze Esterne Sindacato

Acli

Comuni

Uffici per il Turismo

Area di intervento prioritari

-informazioni rivolte a chi avvia qualsiasi attività nel

settore alimentare (produzione, vendita , trasporto e

somministrazione);

- alla conoscenza di informazioni utili circa gli

obblighi del datore di lavoro e del lavoratore e ruolo

dell’asl nell’ambito della prevenzione degli Infortuni e

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Sicurezza;

- alla conoscenza degli impianti di riscaldamento,

N.b. questa informativa verrà inoltre distribuita anche

nelle località turistiche.

Tipologia di intervento Intervento informativo

G-Anziani e popolazione con patologia croniche, obe sità/soprappeso

Dai dati del Ministero della Salute si stima cadano ogni anno più di 1/3 delle persone sopra i 65 anni:

soprattutto donne. Nella nostra ASL, al 01/01/2007, i soggetti femminili sopra i 65 anni rappresentano,

rispetto alla popolazione totale (99.143 residenti), l’ 11,23 %, pari a 11.129 residenti; a questi vanno aggiunti

il 7,48% dei soggetti maschili, pari a 7.412 residenti, per un totale di 18.541soggetti.

Nella metà dei casi si tratta di cadute ricorrenti e una caduta su 10 produce danni gravi (fratture di femore,

ematomi cerebrali…). Se consideriamo inoltre la frattura di femore come l’indicatore più facile da raccogliere,

della lettura della realtà evidenziamo in Italia circa 80.000 fratture di femore (over 65).

La mortalità è elevata : circa 10% entro il 1 mese, circa il 22% dopo tre mesi, 34% dopo un anno e tali valori

non hanno subito un miglioramento significativo negli ultimi 30 anni.

Un’attenzione particolare va posta all’indice di vecchiaia, ovvero al rapporto percentuale fra la popolazione di

65 e più e i minori di 15 anni, accresciuto sensibilmente nel corso del quarantennio (dal 36,2% al 137,5%).

La scelta di sperimentare il progetto nei comuni di Berzo Demo, Cividate Camuno, Gianico, Pisogne deriva

dal fatto che sono medio rappresentativi della realtà locale e che in questi comuni esiste ed è praticamente

attiva una rete di volontariato. Analisi condivisa dagli interlocutori del Terzo Settore e dal Dipartimento Assi.

Per quanto concerne l’area anziani nel 2005 si sono riscontrate nella popolazione ultra 65enne n.117 fratture

di femore così ripartite:n.98 attribuibili al sesso femminile e n.19 al sesso maschile.

Secondo le Best Pratices uno degli interventi efficaci in tema di prevenzione degli infortuni domestici

nell’area anziani si basa sull’approccio multifattoriale condotto attraverso un approccio di promozione alla

salute mediante l’ ATTIVAZIONE DELLA COMUNITÀ che equivale ad attivare la rete di relazione che

circonda l’anziano (volontari/parenti/MMG/farmacista etc…). La Rete è l’insieme degli attori che

interagiscono tra loro in un contesto comunitario per raggiungere gli obiettivi predefiniti in un tempo

concordato).

L’attivazione di comunità quindi come strategia educativa per aumentare l’attenzione e la conoscenza dei

fattori di rischio e per adottare strategie personali di cambiamento. All’interno di questo contesto perciò l’ASL

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si assume il ruolo di promotrice di un modello operativo attraverso la responsabilizzazione delle comunità

locali per promuovere la cultura della sicurezza e i principi di educazione tra pari nel mondo della terza età,

attraverso una strategia di empowerment che significa conferimento di potere alla comunità e ai suoi

membri, perché lo usino per tutelare la salute.

La scelta di considerare oggetto d’intervento la popolazione over 75 residente nei comuni prescelti si è resa

necessaria in considerazione delle risorse (volontariato) disponibili in rapporto al numero di soggetti

interessati alla prevenzione.

In collaborazione con l’Assessorato ai Servizi Sociali si è costituito un gruppo di volontari (in parte anziani

ma non tutti) che, dopo un periodo di formazione, ha svolto un’azione di rilevazione/educazione rispetto al

rischio caduta al domicilio delle persone anziane ultrasettantacinquenni secondo il modello della “Peer

education” (educazione tra pari) e si è definito un questionario di rilevazione multifattoriale del rischio caduta,

(ambiente domestico, uso dei farmaci, attività fisica, deficit periferici, alimentazione, ecc.)

Nell’ambito del progetto si è elaborato con l’ausilio di un vignettista volontario un libretto informativo

contenente suggerimenti e consigli per prevenire le cadute nell’anziano.

Gli step del progetto sono:

1. Formazione dei volontari

2. Stesura e stampa del libretto informativo

3. Visite domiciliari e compilazione questionario con consegna materiale informativo

ULTERIORI SVILUPPI DEL PROGETTO

Il 20% delle cadute esita in una frattura. Il 60% delle cadute non giunge all’osservazione del medico di

medicina generale: questo non consente di incidere nella rimozione dei fattori di rischio ed espone così

un’alta percentuale di anziani a successivi eventi caduta per la gran parte ad esito negativo (decesso,

fratture, istituzionalizzazione). Da qui la necessità di elaborare un PDT ospedale-territorio che operi nella

logica della continuità non solo assistenziale ma anche della promozione della salute.

Ipotesi di lavoro: il PDT è rivolto al personale del Pronto Soccorso della nostra Azienda Ospedaliera che

entro il triennio potrebbe attivare uno screening di primo livello delle persone anziane che vi accedono in

seguito ad evento caduta mediante l’utilizzo degli strumenti di valutazione condivisi. E’ ipotizzabile sin d’ora l’

elaborazione di una reportistica breve (short report) da restituire al medico di medicina generale. Insieme

alla valutazione degli operatori del PS è prevista la consegna dell’opuscolo.

Destinatari Finali

Anziani ultra 75enni non istituzionalizzati e familiari

Destinatari Intermedi Volontari

Dipartimenti coinvolti

Dipartimento di Prevenzione Medico Dipartimento Cure Primarie Dipartimento ASSi

Setting Ambito territoriale Amministrazione Comunali

Alleanze Esterne Terzo Settore

Assessorati ai Servizi Sociali dei Comuni di Berzo

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Demo, Cividate Camuno, Gianico, Pisogne

Associazioni di Volontariato

Area di intervento prioritari

Progetto tartaruga Riduzione degli incidenti domestici e in particolare delle cadute e delle relative conseguenze nelle persone di età superiore a 75 anni che vivono in Comunità Creare le condizioni per lo sviluppo di una

partecipazione attiva ampia sul tema della sicurezza

domestica degli anziani

Tipologia di intervento Formazione dei volontari

Attivazione comunitaria

Promozione dell’attività fisica La sedentarietà è causa o concausa di molte gravi malattie, mentre un’attività fisica moderata, quotidiana,

può essere di sicuro beneficio alle singole persone ed alla comunità (OMS 2002)

L’attività fisica svolta con regolarità contribuisce fortemente a prevenire o a migliorare il decorso di alcune

tra le più diffuse patologie: malattie cardiovascolari, diabete, ipertensione, dislipidiemia e obesità, cadute e

fratture del femore, decadimento mentale e la depressione tumori del colon e altri tumori maligni.

Occorre creare condizioni favorenti a livello locale con il contributo di tutti i possibili interlocutori presenti sul

territorio interessati a questo obiettivo, perché chi intende svolgere attività fisica possa farlo in modo

consapevole e continuativo.

A tale proposito si è pensato di attivare nel nostro territorio un percorso rivolto alla popolazione target cosi

rappresentata:

-sedentari

-obesi

-diabetici

-ultra sessantacinquenni

-soggetti con patologie croniche.

Il percorso prevede tre fasi:

La fase di reclutamento dei destinatari sopraccitati sarà preceduta da una campagna informativa rivolta alla

popolazione in generale per evidenziare i benefici dell’attività fisica e per far conoscere le reali possibilità di

sentirsi supportati nell’ intraprendere una attività fisica regolare. A tale proposito verranno coinvolti anche i

mass media e si organizzeranno serate informative a tema con attori quali un medico specialista in

diabetologia, un medico di Medicina generale e operatori laureati in Scienze Motorie.

Chi dimostra interesse all’iniziativa seguirà un momento formativo per aumentare o sostenere la motivazione

ed educare ad una corretta attività fisica (come, quanta , perché, uso del cardiofrequenzimetro, esercizi di

streaching, prova pratica).

Una volta costituito il gruppo lo stesso metterà in atto in un percorso concordato attraverso il sostegno e le

indicazioni del laureato in scienze motorie la corretta attività fisica. Durante il periodo di formazione e di

pratica si procederà all’individuazione del walking leader.

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Destinatari Finali

-sedentari

-obesi

-diabetici

-ultra sessantacinquenni

-soggetti con patologie croniche

Destinatari Intermedi

Laureati in scienze motorie

Dipartimenti coinvolti

Dipartimento di Prevenzione Medico

Dipartimento Cure Primarie

UOSS di Diabetologia e Malattie del Metabolismo

dell’Ospedale

Settino Ambito territoriale

Alleanze Esterne

Associazioni Anziani

Kinetic Centro Scienze Motorie

Associazioni Diabetici Camuni

Assessorati allo Sport del Comune identificato

Farmacie

Soggetti economici interessati ad iniziative di

promozione alla salute

Area di intervento prioritari

Promozione dell’attività fisica , in particolare

attivazione dei Gruppi Cammino

Nascita nella popolazione di riferimento di figure

chiave quali i walking leader

Tipologia di intervento Formazione

Attivazione comunitaria

Promozione della disassuefazione al fumo nell’ambit o del PDT della BPCO

Per quanto riguarda le patologie croniche in particolare la broncopatia cronica ostruttiva bisogna sottolineare

che in Italia le malattie dell’ apparato respiratorio rappresentano la 3a causa di morte (dopo malattie

cardiovascolari e le neoplasie).

La BPCO è la causa di circa il 50% delle morti per malattie dell’apparato respiratorio.

La mortalità interessa principalmente le fasce di età più avanzate ed è 2-3 volte maggiore nei maschi rispetto

alle femmine, ma è in aumento anche tra le femmine in conseguenza dell’aumento dell’abitudine al fumo di

tabacco.

Il fumo di sigaretta è la principale causa della BPCO, circa il 40-50% dei fumatori sviluppa BPCO e circa il

30% dei fumatori (> 10 pack-year) oltre i 40 anni presenta una limitazione al flusso aereo.

La Bronco Pneumopatia Cronica Ostruttiva (BPCO) è una malattia respiratoria cronica prevenibile e trattabile

associata a significativi effetti e comorbidità extrapolmonari che possono contribuire alla sua gravità.

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L’ASL di Vallecamonica-Sebino ha definito un “protocollo diagnostico terapeutico sull’uso appropriato dei

farmaci ad alto costo nei pazienti con broncopatia cronica ostruttiva” condiviso tra ospedale e territorio, che

implementerà nel 2009.

I pazienti arruolati con il PDT verranno attentamente valutati dagli MMG che consiglieranno l’accesso

all’ambulatorio della disassuefazione a quelli che appariranno più motivati.

A tale proposito verranno distribuite ai MMG le “Linee guida cliniche per promuovere la cessazione al fumo –

Edizione 2008” e ai pazienti motivati verrà distribuita “Una guida pratica per mettere di fumare –edizione

2007”.

Destinatari del PDT sulla BPCO

-soggetti adulti con diagnosi di BPCO

Dipartimenti coinvolti

Dipartimento Cure Primarie

MMG

U.O. di pneumologia dell’ospedale di

Vallecamonica-Sebino

Ambulatorio di disassuefazione dal fumo

Setting Ambito territoriale e specialistico ospedaliero

Obiettivi principali del PDT

� Migliorare la diagnosi, il trattamento e la

prevenzione della patologia e sue complicanze.

� Utilizzare in modo appropriato i diversi principi attivi sulla base dell' efficacia provata e favorire l'adesione alla terapia

� Controllare che la terapia inalatoria

sia eseguita correttamente dal paziente

� Promuovere la cessazione

dell’abitudine tabagica

Tipologia di intervento Interventi di formazione e informazione per MMG e

specialisti sull’uso appropriato dei farmaci e su

attività di prevenzione primaria.

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Valutazione

La valutazione del Piano complessivo comporta una difficoltà nell’identificare degli indicatori in tema di

guadagno della salute della popolazione in tempi brevi, dato la specificità della patologia di tipo oncologico e

cronico.

E’ altresì possibile prevedere una valutazione di processo nel raggiungimento degli obiettivi definiti nel piano:

- gruppo operativo: n. incontri e coprogettazione delle azioni da parte dei partecipanti al gruppo

- sito aziendale: n.documenti presenti sul sito , n.utenti esterni che contribuiscono, o che accedono

- formazione: n.eventi realizzati sul totale del progettato

- comunicazione: n. e tipologia dei media locali coinvolti , n.eventi

- grado di autonomia raggiunta da gruppi di popolazio ne interessati dagli interventi: n.di gruppi

che assumono la titolarità delle azioni preventive

Ogni iniziativa contemplerà inoltre alcuni indicato ri specifici per la valutazione dell’impatto sulla

popolazione interessata.

Si evidenzia la necessità di implementare i flussi informativi sul versante del monitoraggio degli stili di vita,

finalizzato a realizzare un sistema di sorveglianza di popolazione su campioni medio rappresentativi del

nostro comprensorio, centrato sui fattori di rischio comportamentali e sulla diffusione delle misure di

prevenzione all’interno della popolazione.

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Tenuto conto delle analisi di contesto e dei compor tamenti riscontrati per quanto

attiene gli stili di vita di seguito vengono esplic itate le attività di vigilanza e controllo

programmate secondo la graduazione del rischio e le relative priorità.

Piano di emergenza per la sicurezza di alimenti e m angimi

Con decreto n° 507 del 26.8.2008 è stato adottato i l Piano da entrambi i Dipartimenti (DPM/DPV) ed è stato

istituito un unico punto di contatto territoriale utilizzato, come da nostra comunicazione del 8.2.2008 prot.

4210, in attuazione del DDGS n. 13018 del 5.11.2007.

Sistema applicativo regionale Allerta Alimenti

Dal 20 ottobre 2008 è stato avviato l’utilizzo in via ufficiale dell’applicativo, realizzato da Lombardia

Informatica per la gestione dei casi di allerta per alimenti e mangimi, di competenza delle ASL della

Lombardia.

Sono stati identificati i referenti e gli operatori previsti per l’utilizzo di tale sistema.

E’ stato nominato un referente, tra quelli individuati all’interno del punto di contatto ASL , per svolgere attività

di interfaccia tra l’ASL e la Regione Lombardia, relativamente alle problematiche del sistema informativo

legate all’utilizzo dell’applicativo.

Sistema allerta alimenti di origine non animale

CONTROLLI

anno 2006 anno 2007 anno 2008 Segnalazioni 20 10 15 Attività controllate 100 79 24

Campionamenti e controlli CONTROLLI / CAMPIONI ACCESSI

anno 2006 anno 2007 anno 2008 anno 2006

anno 2007

anno 2008

Analisi Microb.

Analisi Chim.

Analisi Microb.

Analisi Chim.

Analisi Microb.

Analisi Chim.

Acque minerali stabilimento di Darfo Boario Terme (BS)

44 46 48 46 46 46 46 48 48

Gelati (campioni conoscitivi) 20 20 / 40 40 / / / Alimenti vari 119 106 151 102 58 102 58 121 68 Piano mirato antiparassitari 10 11 11 / 11 / 11 / 12 Piano mirato PCB 5 7 5 / 7 / 7 / 5 Piano mirato micotossine- ocratossine –aflatossine…

6 10 10 11 / 11 / 11 /

Piano mirato nitrati 4 4 / / 4 / 4 / / Piano mirato OGM 3 6 7 6 / 6 / 7 / Piano mirato patulina 4 4 / / 4 / 4 / / Piano mirato alimenti irradiati 6 6 / / 6 / 6 / / Piano radioattività ambientale 2 2 2 / 2 / 2 / 2 Piano Listeria 4 / / / / / / / /

TOT. 227 222 234 205 140 205 140 187 135

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127

Industrie a rischio incidente rilevante

E’ presente una sola industria a rischio di incidente rilevante ai sensi dell’art. Art. 6 del D.lgs 334/99 ed è

rappresentata da un deposito di gas liquefatto (GPL). Essa è ubicata nella bassa Valle, ossia a Pian

Camuno in una zona a massima densità abitativa.

Strutture industriali, artigianali e commerciali de l settore alimentare e dei mangimi soggette a

registrazione o a riconoscimento.

In attesa dell’anagrafe generale della prevenzione (AGP), intesa come il database dinamico, con

aggiornamenti quotidiani e la cui impostazione, si ricorda, è condivisa con ARPA, l’anagrafe delle industrie

alimentari di questa ASL presenta attualmente la seguente composizione per raggruppamenti come da tab.1

circ. 6/San2007:

Codice N°

attività

2007

attività

2008

Note

01

produzione primaria 12 19

Soggetta a registrazione da Reg. CE 852/2004 in vigore

solo dal 01/01/2006: prosegue l’attività di censimento

02

produttori di sostanze

alimentari e materiali a

contatto con alimenti

08 11

Il Laboratorio di riferimento non è in grado di effettuare

l’analisi su materiali di imballaggio utilizzati da un locale

produttore di sacchetti per alimenti

03

distribuzione depositi

all’ingrosso

27 43

04

distribuzione al

dettaglio

391 452

06

trasporti alimentari

Sono in corso di acquisizione ulteriori dati, in relazione ai

nuovi obblighi di registrazione, anche per trasporti non

soggetti in precedenza all’autorizzazione sanitaria

07

bar-ristorazione

pubblica-feste popolari

1058 1099

08

ristorazione collettiva 139 148

09

produttori,

confezionatori che

vendono

prevalentemente al

dettaglio

221 220

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128

STRUTTURE SANITARIE

Nell’ambito della prevenzione delle malattie del fegato, quali evidenziate nei dati di contesto, le azioni di

vigilanza e prevenzione saranno mirate nel 2009 al controllo analitico biologico delle autoclavi a vapore

d’acqua in dotazione presso gli studi odontoiatrici, i poliambulatori, gli agopuntori.

Verranno effettuati controlli documentali delle strutture riclassificate e si valuterà l’opportunità di effettuare

eventuali sopralluoghi

Ambulanze

L’attività di trasporto sanitario da parte di privati è normato da Deliberazione Giunta regionale n. VII/001743.

L’esercizio di tale attività deve essere autorizzato dall’ASL competente per territorio. L’autorizzazione

prevede una preliminare ispezione dei locali, dell’automezzo con tutto il contenuto secondo una check list

all’uopo predisposta e di tutta la documentazione obbligatoria prevista dalla normativa. L’autorizzazione ha

scadenza annuale con rinnovo dell’ASL previo esito positivo di un’ispezione completa come sopra citata.

Alla data del 31 dicembre 2008 l’ASL ha autorizzato n. 15 automezzi utilizzati da n. 8 Associazioni di

Volontariato (n. 4 ) e Ditte private (n.3).

Strutture Socio-Sanitarie

Ai sensi dell’art. 14 - comma b - della L.R. n. 3 del 12 marzo 2008, le AASSLL esercitano l’attività di vigilanza

e controllo sulle Unità d’Offerta pubbliche e private, socio-assistenziali e socio-sanitarie autorizzate e

accreditate.

In linea con le indicazioni della programmazione regionale, che prevede una trasformazione organizzative

delle ASL con il progressivo passaggio dalla funzione di erogazione di servizi a quella di Programmazione,

Acquisto e Controllo (PAC), l’attività di vigilanza e controllo, pur attribuita al Dipartimento ASSI e coordinata

dallo stesso, si avvale, tra l’altro, anche dell’apporto delle prestazioni di personale del Dipartimento di

Prevenzione. Ciò è stato reso necessario dal punto di vista tecnico ed organizzativo al fine di specializzare e

coordinare le varie competenze richieste dalla programmazione e dalle direttive regionali in materia. L’attività

di vigilanza è infatti una competenza sempre più impegnativa, complessa ed articolata in diversi aspetti, che

possono comunque essere ricondotti a due principali momenti operativi: vigilanza e controllo.

L’attività di vigilanza attiene alla verifica del mantenimento da parte delle strutture dei requisiti per il

funzionamento e per l’accreditamento da parte delle varie unità d’offerta, nonché al monitoraggio

dell’attivazione dei piani di adeguamento previsti. I contenuti specifici oggetto dell’attività di vigilanza rivolta

alle varie Unità d’Offerta, comprendono tra l’altro la verifica del mantenimento da parte delle strutture dei

requisiti strutturali e igienico-sanitari, fissati da leggi nazionali, regionali e da norme e regolamenti locali:

• nell’espletamento delle procedure ispettive la Commissione di Vigilanza provvede ad acquisire dalle

singole strutture la documentazione e le certificazioni necessarie previste dalla norme citate, atte a

garantire la sicurezza e la tutela delle ospiti e degli operatori;

• i sopralluoghi e le visite ispettive sono finalizzati ad una verifica diretta delle condizioni strutturali e

igienico-sanitarie in atto, con l’eventuale emissione di prescrizioni per l’adeguamento delle situazioni

carenti riscontrate.

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129

L’attività di controllo attiene alla verifica dell’appropriatezza delle prestazioni erogate e della loro corretta

classificazione.

Le tipologie di Unità d’Offerta interessate dall’attività di Vigilanza e Controllo sono:

• N. 4 Consultori Familiari presenti sul territorio dell’ASL di Vallecamonica-Sebino, di cui 3 accreditati,

che fanno capo all’ASL, e 1 esterno autorizzato.

• N. 1 Servizio Dipendenze presente sul nostro territorio, sia a livello ambulatoriale multidisciplinare

integrato, che residenziale.

• N. 14 Residenze Sanitarie Assistenziali per Anziani (RSA).

• N. 7 Centri Diurni Integrati (CDI).

• I Servizi Socio Sanitari per Disabili (N. 4 Centri Diurni per Disabili – N. 8 Comunità Alloggio Socio

Sanitarie per persone con disabilità – N. 1 Istituto di Riabilitazione).

• N. 11 Strutture riferibili ad Asili Nido e Micro Nidi e N. 3 Nidi Famiglia.

• N. 8 Comunità Alloggio per adulti e minori e N. 2 Comunità Alloggio per disabili.

• N. 2 Centri di Pronto Intervento per adulti, minori, disabili.

• N. 4 Centri di Aggregazione Giovanile.

• N. 20 Centri Ricreativi Diurni per minori.

• N: 1 Centro Socio Educativo.

• N. 8 Centri Diurni per Anziani.

Strutture di vita collettiva

Nell’ambito del nostro comprensorio le istituzioni scolastiche si suddividono in:

• Scuole dell’Infanzia n.66 di cui 26 statali e 40 paritarie

• Scuole Primarie n.55 di cui 54 statali e 1 paritaria “S.Maria Ausiliatrice di Cogno”;

• Scuole Secondarie di I grado n.29 di cui n.28 statali e 1 paritaria “S Dorotee di Cemmo”;

• Scuole Secondarie di II grado n.8 di cui n.6 statali e n.2 paritarie “S.Dorotee di Cemmo e Saint

Gorge School”.

Nell’anno 2008 sono state oggetto di vigilanza 23 scuole delle 20 previste al fine di valutare

complessivamente sia le condizioni igienico sanitarie, sia le condizioni generali della strutture. Nel

complesso non si sono evidenziate particolari o gravi carenze e si può ritenere la situazione accettabile.

Anche per il 2009 altre 20 scuole saranno oggetto di vigilanza.

Grandi Opere

Dal 2005 è attivo l’ elettrodotto di interconnessione a 380 kV “S.Fiorano (BS) – Robbia (Svizzera)” che dalla

Lombardia raggiunge i Grigioni attraverso la Valle Camonica, la Valtellina e la Valle del Poschiavo. Si tratta

di un elettrodotto della lunghezza complessiva pari a 44 Km, di cui 39 in territorio italiano, la tratta San

Fiorano-Poschiavino, e 15 in territorio svizzero, la tratta Poschiavino- Robbia.

La capacità di trasporto è pari a 1.500 MW ed ha consentito di aumentare di circa il 25% l’import elettrico,

una importante quota di energia elettrica per l'intero sistema di distribuzione nazionale.

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130

Questa interconnessione Italia-Svizzera (di "preminente interesse nazionale" e "progetto di interesse

comunitario ha incrementato la capacità di importazione di energia elettrica dall’estero, con conseguenti

benefici sia in termini di approvvigionamento e costo dell’energia, sia in termini di sicurezza ed affidabilità

della Rete Elettrica Nazionale: una disponibilità aggiuntiva che potrebbe anche scongiurare i famigerati

black-out estivi. L'opera ha comportato la realizzazione di una nuova linea in doppia terna (3 conduttori da

585 mm²) a 380 kV, interventi per eliminare eventuali limitazioni a valle e la razionalizzazione dei sistemi

elettrici della Valcamonica e Valtellina.

Anche nel 2009 sono previste opere per l’interramento di altre linee ad alta tensione situate in prossimità di

centri abitati.

Dati ambientali

Tutela della qualità dell’aria

Introduzione

Il problema della qualità dell’aria viene inteso tradizionalmente in relazione al contenuto di sostanze

inquinanti di natura chimica, provenienti dalle attività industriali, dagli insediamenti civili e dal traffico. Più

recentemente il concetto è stato esteso a fattori inquinanti di natura fisica, quali le onde acustiche e quelle

elettromagnetiche.

I tre suddetti fattori inquinanti, che compromettono la salute e la qualità della vita, tendono a concentrarsi

nelle aree maggiormente urbanizzate e industrializzate e quindi – nella realtà della Valle Camonica – si

riscontrano soprattutto nel fondovalle, ma possono presentarsi, in misura minore, anche in altre aree a

frequentazione turistica, particolarmente sensibili.

All’inizio, la tutela dell’aria (e delle popolazioni) dall’inquinamento veniva affrontata pressochè

esclusivamente con misure di carattere tecnologico, tendenti a ridurre il livello di emissioni ed immissioni; il

controllo era affidato ad Uffici specialistici (in prevalenza le ASL), con pochi spazi d’intervento per gli enti

locali.

Recentemente la normativa e la pianificazione strategica per la tutela della qualità dell’aria si sono orientate

verso un approccio più complesso, che tiene conto anche dei rapporti tra inquinamento, uso del suolo e

sviluppo socio-economico, coinvolgendo gli enti locali e in particolare i Comuni, a cui sono state attribuite

crescenti competenze.

Stretto è il collegamento tra qualità dell’aria, la riqualificazione del fondovalle e lo sviluppo sostenibile della

Valle., L’esame della vigente normativa individua tre fattori fondamentali per definire la qualità dell’aria:

l’inquinamento chimico, acustico ed elettromagnetico.

Negli ultimi anni l’inquinamento chimico dell’atmosfera nelle aree urbanizzate ha visto da una parte la

diminuzione della concentrazione di biossido di zolfo (SO2), grazie soprattutto agli interventi sui combustibili

(in particolare la diffusione dell’uso del metano) e dall’altra l’aumento della concentrazione di monossido di

carbonio (CO), proveniente per il 98% dal traffico veicolare e degli ossidi di azoto (NOx), provenienti per circa

il 50% dal traffico veicolare e per il resto dall’industria e dalle centrali termoelettriche. L’aumento delle auto

catalizzate tende a stabilizzare valori peraltro ancora elevati di questi inquinanti.

Il piano regionale di risanamento dell’aria approvato con D.G.R. 21.02.1995, n.5/64263 ha previsto varie

azioni, che mirano al contenimento degli ossidi di azoto e del monossido di carbonio provenienti da industria,

artigianato e impianti termici. Si tratta soprattutto di interventi di tipo tecnico-gestionale (integrazione e

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131

manutenzione degli impianti, controllo delle emissioni). Inoltre l’attenzione è stata concentrata sul

risanamento delle aree metropolitane.

Più recentemente è stata estesa la gamma degli inquinanti oggetto di interventi, comprendendo sostanze in

precedenza trascurate come l’ozono, in prossimità delle zone con maggior inquinamento di fondo e i

composti organici volatili (POV), emessi per il 70% da attività artigianali e industriali e per il resto dal traffico

veicolare. Inoltre è stata attribuita maggiore

importanza alla strategia degli interventi di tipo strutturale (programmazione urbanistica, industriale, della

viabilità e del verde). Infine ci si è posti l’obiettivo di migliorare la qualità dell’aria nell’intero territorio

regionale.

Di conseguenza, la D.G.R. 20.03.1998, n.35196 definisce i criteri e le procedure per la predisposizione di un

nuovo piano regionale per la qualità dell’aria, dai contenuti più ampi del precedente, con riferimento all’intero

territorio regionale e all’intera gamma delle potenziali fonti d’inquinamento. Il Piano, in corso di ultimazione,

si articola nelle seguenti fasi:

• Acquisizione dei dati e ricostruzione della situazione attuale (territorio, dati meteoclimatici, emissioni,

stato di qualità dell’aria).

• Stima dell’evoluzione nel tempo della qualità dell’aria, in funzione di differenti ipotesi di sviluppo

socio-economico.

• Valutazione dello stato di qualità dell’aria e individuazione delle strategie e misure conseguenti,

anche in coerenza con altri piani (territoriali, urbanistici, paesaggistici, energetici, di sviluppo

industriale, dei trasporti).

• Supervisione delle attività previste dal piano, verifica dei risultati e aggiornamento, soprattutto

attraverso reti di monitoraggio, campagne di misura e banche dati.

Dai suddetti contenuti si evince con chiarezza un importante mutamento di rotta, che integra le classiche

misure tecniche di contenimento e di controllo dell’inquinamento con nuove valutazioni di carattere

territoriale-ambientale e socio-economico, le quali per loro natura richiedono la piena collaborazione degli

enti locali, d’intesa con la Regione, per la definizione degli scenari di sviluppo socio-economico, gli interventi

urbanistici ed infrastrutturali, la razionalizzazione della mobilità, la certificazione energetica degli edifici, le

campagne di sensibilizzazione dell’opinione pubblica.

E’ in questo contesto che in attuazione alla DGR VIII/1526 del 22.12.2005 di cui alla LR 29.9.2003 n. 17

“Norme per il risanamento dell’ambiente, bonifica e smaltimento dell’amianto” con Decreto n. 615 del

19.10.2006 sono state destinate risorse per il raggiungimento degli obiettivi stabiliti dal PIANO REGIONALE

AMIANTO LOMBARDIA” (PRAL).

Nello specifico si rimanda al progetto qualità dell’aria frutto di accordi col Distretto Ovest Bresciano di ARPA

Tutela dall’inquinamento acustico

Per ragioni culturali, l’inquinamento acustico, a differenza di quello chimico, in Italia viene spesso avvertito

come meno nocivo. Per questo motivo, anche la relativa normativa (legge 26 ottobre 1995, n.447) è stata

approvata in ritardo rispetto ad altre esperienze europee. Si tratta comunque di un problema rispetto al quale

gradualmente cresce la sensibilità dell’opinione pubblica, sia nelle aree urbanizzate che in quelle di interesse

turistico, entrambe presenti nella realtà della Valle Camonica.

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132

La citata normativa ha introdotto una disciplina complessa per la tutela dell’ambiente esterno e dell’ambiente

abitativo dall’inquinamento acustico, basata su un sistema di valori limite di emissione e di immissione dei

rumori, valori di attenzione che segnalano la presenza di rischi potenziali per la salute e per l’ambiente e

valori di qualità da conseguire nel breve, nel medio e nel lungo periodo. Per assicurare la limitazione delle

emissioni, sono previsti provvedimenti di natura amministrativa, tecnica, costruttiva e gestionale.

Il ruolo complessivamente più importante per la realizzazione della suddetta politica di tutela è stato attribuito

direttamente ai Comuni, ai quali in particolare competono:

• la classificazione del proprio territorio in zone funzionali all’applicazione dei diversi valori di qualità

fissati dalla normativa vigente;

• l’individuazione – per i territori di rilevante interesse paesaggistico-ambientale e turistico – di limiti di

esposizione al rumore inferiori a quelli generali;

• l’adozione di piani di risanamento acustico, nel caso di superamento dei valori di attenzione o per il

perseguimento dei prefissati valori di qualità;

• il controllo del rispetto della vigente normativa all’atto del rilascio delle concessioni edilizie relative ai

nuovi impianti ed infrastrutture adibiti ad attività produttive, sportive, ricreative ed a servizi

commerciali polifunzionali;

• la rilevazione e il controllo delle emissioni sonore prodotte dai veicoli.

Tutela dall’inquinamento elettromagnetico

Negli ultimi anni si sono moltiplicati gli impianti e le apparecchiature che comportano l’esposizione della

popolazione a campi elettromagnetici, generati non solo da elettrodotti e sistemi fissi radiotelevisivi, ma

anche, in misura crescente, dai sistemi della telefonia mobile. Questa tipologia d’inquinamento, inizialmente

trascurata, costituisce una forma più subdola rispetto all’inquinamento chimico o acustico, in quanto non

percepibile direttamente dalla popolazione esposta.

La normativa vigente ha ancora contenuti limitati, ma è in corso di rapida evoluzione. Il DPCM 23.04.1992

fissa i limiti massimi di esposizione ai campi elettrico e magnetico generati dalla frequenza industriale

nominale negli ambienti abitativi e nell’ambiente esterno, nonché le distanze di rispetto dalle linee elettriche

aeree esterne. Il D.M. 10.09.1998, n,381 reca norme per la determinazione dei tetti di radiofrequenza

compatibili con la salute umana e prevede una specifica normativa regionale per la protezione della

popolazione dai campi elettromagnetici, tuttora in corso di discussione.

In sostanza, si prevede la formazione di un nuovo sistema di controlli amministrativi e tecnici, facente capo

alle ASL, ARPA, alle Province ed ai Comuni, per individuare le zone dove consentire l’installazione degli

impianti, in quanto compatibili con la tutela sanitaria e ambientale e procedere alle necessarie verifiche in

sede di concessione edilizia e specifico nulla osta

L’integrazione tra Asl e Arpa

A fronte delle suddette, rilevanti competenze e nella sempre più complessa realtà territoriale lombarda

l’intero Sistema Regionale è stato chiamato a portare un contributo sostanziale alla qualificazione degli

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133

strumenti di pianificazione territoriale e, in particolare, dei Piani di Governo del Territorio di competenza

comunale.

Tale contributo ha trovato applicazione nella D.g.r. 5 dicembre 2007 n. 8/6053 che prevede, in particolare,

un supporto coordinato delle Aziende Sanitarie Locali (ASL) e dell’Agenzia Regionale per la Protezione

dell’Ambiente (ARPA) alle Amministrazioni comunali per la stesura dei Piani di Governo del Territorio così

come delineati dalla L.R. 12/2005.

ASL e ARPA sono riconosciute quali “soggetti competenti in materia ambientale”, per il patrimonio di

conoscenze già consolidato e per l’esperienza acquisita nella prevenzione e nella valutazione degli effetti

ambientali significativi connessi all’attuazione delle previsioni dei piani urbanistici.

Sarà quindi essenziale nel triennio a venire valorizzare l’apporto di ASL e ARPA in forme opportunamente

integrate e coordinate, in linea anche con quanto previsto dalla recente L.R. 8/2007 e dalle relative Circolari

attuative, oltre che della stessa L.R. 16/1999, istitutiva dell’ARPA.

Nell’ambito territoriale camuno-sebino la collaborazione tra ASL e Distretto Ovest-Bresciano di ARPA è stata

fin dalla data di istituzione del Presidio ARPA nel 2001 sempre proficua. In questi ultimi anni i rapporti tra lo

stesso DPM e il Distretto ARPA sono stati maggiormente curati ed hanno prodotto frutti in termini di

approfondimenti sulle tematiche rilevanti del territorio. Queste problematiche hanno richiesto integrazione tra

gli sforzi di ASL e quelli di ARPA al fine di favorevolmente condurre gli interventi ed i supporti necessari alle

amministrazioni locali.

Gli argomenti relativi a siti dismessi, bonifiche, VIA/VAS/PGT, vedranno le sinergie di ASL e ARPA esplicarsi

nell’ambito delle competenze di istituto che comprendono pareri, supporti alle Amministrazioni e

partecipazione in qualità di Enti competenti alle concertazioni convocate. Al di la dei compiti sopradelineati

questo DPM provvederà a realizzare con ARPA i seguenti progetti:

Progetto Forge

Progetto impianti gestione rifiuti

Progetto DIAP

Progetto qualità dell’aria

Progetto Forge

Il progetto consiste nella verifica congiunta ASL – ARPA in tema di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro,

igiene e salute pubblica e rispetto della normativa ambientale per il comparto Forge caratterizzato da

presenza in Valle con rilievo di importanza Nazionale. Si rileva inoltre che dall’analisi del contesto emerge

che questo settore è al primo posto in Vallecamonica come indice di incidenza infortunistico (I.I. 67) ed al

terzo come numero assoluto di infortuni.

Le verifiche saranno attivate per n° 4 strutture produttive per il 2009. L’attività di controllo riguarderà un

intervento e approfondimento congiunto, per quanto possibile e comunque ripartito per competenze, di Asl e

di Arpa allo scopo di:

-verificare lo stato della prevenzione e della protezione attivati sui luoghi di lavoro con particolare attenzione

all’area produttiva;

-verificare l’impatto, sull’ambito in cui insistono gli impianti, delle attività con l’igiene e la salute pubblica;

-verificare il rispetto della normativa ambientale e lo stato di protezione e prevenzione assunti per evitare

nocumento all’ambiente in generale e alle sue matrici con particolare riferimento all’acqua/aria/ai rifiuti/al

suolo.

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134

Progetto Impianti di gestione rifiuti

Stante la vocazione specifica della Valle, che ha visto nel tempo la dismissione di importanti realtà industriali

di siderurgia pesante e la nascita di numerosi impianti dedicati al trattamento/recupero/utilizzo di rifiuti, si

ritiene di particolare valore inserire nel piano di vigilanza l’argomento.

La gestione del rifiuto, in modo difforme dalla normativa vigente e il contrasto con le norme di buona tecnica

e con le esigenze di vicinato, comporta rischi per la salute dei recettori umani attraverso percorsi di

contaminazione disparati.

Asl, sulla base della conoscenza del territorio , delle informazioni rilevabili tramite le pressioni emergenti

dalle Amministrazioni e delle segnalazioni/rilievi di P.P. (Polizia Provinciale) ambientale, curerà con l’Arpa

la verifica di n° 2 siti specifici.

L’intervento congiunto riguarderà gli aspetti di carattere igienico-sanitario ed ambientale.

Gli eventuali altri atti comuni saranno redatti concordemente su carta intestata di entrambi gli Enti.

Progetto DIAP

Il progetto consiste nella verifica congiunta ASL – ARPA in tema di vigilanza e controllo ex L.R. 1/07 e 8/07 –

DIAP. Argomenti della verifica sono la salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, l’ igiene e salute pubblica e il

rispetto della normativa ambientale .

Le attività di vigilanza saranno estese a n° 8 at tività produttive individuate sulla base di riscontri specifici

emergenti da segnalazioni, conoscenza del territorio e/o situazioni emergenziali ( priorità ) .

Le attività dovranno riguardare attività che hanno presentato DIAP a partire dalla emissione delle L.R. sopra

citate.

Le attività saranno così improntate:

-Verifica in ufficio della documentazione agli atti di Asl ed eventualmente di Arpa

-Visita di sopralluogo per le verifiche di competenza e di congruità con quanto dichiarato.

- redazione delle schede di verifica-check list

- Stesura di verbale delle operazioni congiunte.

- Stesura di atti amministrativi e di P.G. ( eventuali) di stretta competenza.

-Chiusura dell’intervento.

Progetto qualità dell’aria

Sulla base delle pressioni ambientali e del territorio, verranno concordate attività di controllo congiunte allo

scopo di valutare, studiare, approfondire ed eventualmente reprimere situazioni rilevanti correlate ad

impatto antropico ed aventi come bersaglio la qualità dell’ Aria.

Oggetto della verifica saranno l’ igiene e salute pubblica e il rispetto della normativa ambientale .

Le proposte di intervento , avanzate da Asl anche sulla base di valutazioni epidemiologiche, saranno limitate

a n° 3 attività e saranno soggette a preventiva acc ettazione Arpa che provvederà alla necessaria

programmazione.

I piani e gli interventi previsti sono stati valutati nell’ambito delle priorità sulla base della graduazione del

rischio.

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135

DIPARTIMENTO DI PREVENZIONE

ATTIVITA' SVOLTA NEL 2007 IN MATERIA DI IGIENE URBA NA E PUBBLICA

ATTIVITA' N° INTERVENTI

2007

N° INTERVENTI

2008

Pareri su aree dismesse, discariche 14 6

Attività di vigilanza su siti inquinati, discariche 5 3

Pareri allo scarico 6 58

Attività di vigilanza sugli scarichi 80 57

Pareri emissioni atmosferiche 6 1

Piani di zonizzazione acustica 4 5

Pareri suolo e rifiuti 5 2

Attività di vigilanza suolo e rifiuti. 6 5

Sanzioni e denunce 4 5

Attività di vigilanza in tema di igiene abitato. 95 75

Vigilanza su impianti termici 54 30

Pareri su strutture turistico-ricreative e servizi alla persona 2 1

Vigilanza sorgenti di radiazioni non ionizzanti 5 /

Campionamenti relativi ad alimenti e bevande 48 75

Provvedimenti giudiziari/sanzionatori/ amministrativi/indirizzi tecnici 17 11

Colloqui e contatti per assistenza 85 2

Pareri su impianti, aree di rispetto, ecc. 25 1

Vigilanza su impianti e aree di rispetto 4 /

ALTRO

Pareri per piani di lavoro amianto 79 83

Conferenza servizi 24 22

Accreditamento strutture sanitarie 16

Pral Amianto 28 21

ECM 30 24

Vigilanza attività produttive 3 2

Aree della Vallecamonica soggette a bonifica

La definizione della scala di rischio seguente dipende da valutazioni che tengono conto della presenza di

contaminati particolarmente mobili, pericolosi, dalla loro diffusione nell'acquifero e dalle dimensioni e

localizzazione dell'area:

1: rischio alto

2: rischio medio-alto

3: rischio medio-basso

4: rischio basso

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136

SITO COMUNE RISCHIO

P.L. Le Sorti Piancamuno 3

F.lli Piali Piancamuno 4

Ols Pisogne 1

Metal-Fra Pisogne 3

Discarica Pizzo Pisogne 1

Pitinghello Pisogne 3

Total Pisogne 2

Discarica Ucar Berzo Demo 2-3

Discarica Graftech Berzo Demo 1

Trade Darfo B.T. 1

Distributore Tamoil Darfo B.T. 2

Cerestar S.P.A. Darfo B.T. 3

Serena Srl (Ex Faces) Darfo B.T. 2

Agip (Via Roccole) Darfo B.T. 2

Pedersoli Darfo B.T. 4

Sageter Energia Darfo B.T. 2

Distributore Tamoil Esine 3

P.G. Allestimenti Breno 4

Carlo Tassara Breno 2

Vibi di Bidasio Piancogno 4

Acciaierie e Ferriere Spa Gianico 2

Terna Cedegolo 2

Formentelli Ceto 4

Sono in corso le attività procedimentali di messa in sicurezza, caratterizzazione, analisi di rischio e bonifica a

diversi livelli, per le aree citate.

Le attività seguono le indicazioni del responsabile del procedimento (Comune) in collaborazione con gli altri

enti preposti (ARPA, Provincia).

Le prestazioni specialistiche del servizio sono rese attraverso le funzioni sanitarie di competenza (analisi di

rischio sanitario sulla base della documentazione) prodotte e condivise con gli altri Enti.

Si rappresenta che le attività citate sono svolte sulla base di percorsi i cui tempi sono gestiti esclusivamente

dall'ente procedente (Comune).

Eventuali percezioni di rischio per la salute saranno oggetto di determinazioni specifiche. Programmazione

di attività complesse e derivanti da tempi non gestibili dal servizio non sono seriamente fattibili, anche in

considerazione che non sono attività di vigilanza e controllo.

Nell'ambito di competenza si ritiene che l'impegno del servizio sia, su base storica, di circa 4000 ore/anno.

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137

Acque di balneazione

1. Nella stagione di campionamento 2008, sono stati prelevati e analizzati 12 campioni di acqua in ogni

punto di balneazione del lago Moro: punti 88, 89 e 93.

Tutti i campioni sono risultati conformi al decreto del Presidente della Repubblica 8 giugno 1982, n. 470,

“Attuazione della direttiva (CEE) n. 76/160 relativa alla qualità delle acque di balneazione” (Gazzetta ufficiale

26 luglio 1982, n. 203).

Non sono stati eseguiti prelievi presso i punti 75 e 76 del lago di Iseo, nei quali la balneazione è stata

sospesa, rispettivamente, nel 2007 e nel 2005, a norma del DPR 470.

2. Nella stagione 2009, entrerà in vigore la nuova normativa: decreto legislativo 30 maggio 2008, n.116,

“Attuazione della direttiva 2006/7/CE relativa alla gestione della qualità delle acque di balneazione e

abrogazione della direttiva 76/160/CEE” (Gazzetta ufficiale 4 luglio 2008, n. 155).

Il DLgs 116 prevede che l'idoneità alla balneazione sia valutata statisticamente su quattro stagioni balneari

secondo la seguente tabella:

Allegato I (previsto dall'articolo 2)

Acque interne

Le valutazioni dei percentili eseguite sui risultati delle ultime quattro stagioni balneari disponibili (v. allegato),

hanno mostrato:

• lago Moro, punto 88 Tra banchina e roccione (2005-2008): qualità eccellente

• lago Moro, punto 89 Tra roccione e griglia (2005-2008): qualità eccellente

• lago Moro, punto 93 Verticale su Anfurro (2005-2008): qualità eccellente

• lago di Iseo, punto 75 Spiaggia Toline: (2003-2006): qualità eccellente

• lago di Iseo, punto 76 Foce Torbiolo (2001-2004): qualità buona

Il DLgs 116 prevede di individuare i punti di prelievo laddove vi sia un effettivo afflusso di bagnanti:

• il punto 75 Spiaggia Toline è di facile accesso, dotato di panchine e cestini per i rifiuti, abitualmente

affollato in estate: può essere nuovamente sottoposto a campionamento e adibito alla balneazione

• il punto 76 Foce Torbiolo è da mantenere escluso, perché di accesso difficile e pericoloso, nonché

abitualmente inquinato da rifiuti grossolani trasportati dal torrente Trobiolo

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138

• la spiaggia del Camping Eden di Pisogne, che non rientra fra gli attuali punti di prelievo, è

abitualmente affollata di turisti e dotata di servizi: è da sottoporre a campionamento e valutazione

della balneabilità.

Piscine

A seguito dell’entrata in vigore della nuova normativa regionale in materia di piscine ad uso natatorio l’ASL

nel 2007 ha effettuato le verifiche delle “notifiche di inizio attività” delle strutture esistenti che al 31.12.2008

sono 12 con 28 vasche e un rischio attribuito medio alto (2). Nell’anno 2008 sono stati effettuati 235

sopralluoghi ispettivi, una verifica documentale e 155 campionamenti per controllare la qualità delle acque

nelle vasche.

Anche per il 2009 l’attività di controllo delle strutture adibite ad attività natatoria proseguirà con le stesse

modalità e secondo le indicazioni dalla Delibera della Giunta Regionale 17 maggio 2006 n. 8/2552 e relative

norme in essa contenute.

L’attività dell’ASL consiste oltre che nelle ispezioni dei locali, d’ufficio o a seguito segnalazione, anche nei

controlli analitici dell’acqua per la verifica dei parametri chimici e batteriologici dell’acqua secondo le

frequenze di legge.

Dati acque destinate al consumo umano e situazione deroghe

La Valle Camonica è sufficientemente dotata di acque sotterranee, costituenti risorse idriche pregiate, da

assicurare prioritariamente all’uso potabile.

Storicamente, questa ricchezza di risorse ben distribuite ha facilitato l’approvvigionamento idrico da parte dei

singoli Comuni e loro frazioni, attraverso una molteplicità di acquedotti autonomi di piccole dimensioni (circa

150 dei quali circa una settantina sono trattati con impianti di potabilizzazione, prevalentemente di tipo

chimico), alimentati in prevalenza da sorgenti (circa 300) e da alcuni pozzi (circa 10). Tale sistema è

sicuramente poco oneroso, ma presenta numerose deficienze, messe in evidenza dal PRRA 1985-92 e dalla

più recente ricerca della ASL (1997).

La dispersione delle fonti di approvvigionamento con portate minime e la scarsa o nulla integrazione tra le

singole reti determinano l’incompleto soddisfacimento della domanda idrica in numerose aree servite e/o

alcuni periodi dell’anno. Inoltre scarsa è la specializzazione tecnica delle gestioni in economia, con frequenti

disservizi per guasti o malfunzionamenti. Le tecnologie delle reti e degli impianti di trattamento sono spesso

obsolete.

Anche le tariffe di vendita spesso sono appena sufficienti per garantire gli interventi di manutenzione

ordinaria. Frequentemente mancano i contatori per controllare la quantità di acqua prelevata dalle diverse

fonti ed immessa in rete; di conseguenza, le perdite in rete, pur rilevanti data l’età di molte condutture, sono

difficilmente quantificabili. In alcuni casi, sono segnalate perfino carenze di controllo dei volumi idrici erogati,

con conseguenti deficit degli introiti.

L’ASL provvede ad effettuare i controlli analitici dell’acqua distribuita dai pubblici acquedotti dei 42 Comuni

compresi nel proprio territorio. Ai sensi del D.L.vo 31/2001 le frequenze di campionamento relative 195 punti

di prelievo dislocati parte a fondo valle e parte in zone montane disagiate, raggiungibili solo con mezzi fuori

strada, variano in base alla quantità d’acqua erogata da ciascuna delle 148 diverse zone di

approvvigionamento individuate. Nel 2008 sono state effettuate 1705 analisi microbiologiche e 710 analisi

chimiche, che sostanzialmente si riconfermeranno anche per il 2009. La programmazione prevede

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139

sopralluoghi ispettivi a manufatti di presa e accumulo degli acquedotti (sorgenti, pozzi ecc..). Le acque

destinate al consumo umano in Valle Canonica non sono soggette a deroghe per nessun tipo di parametro

non necessitando di tale provvedimento.

Impiego di fitofarmaci

L’attività consiste nel controllo sulla vendita e commercio dei prodotti fitosanitari e loro coadiuvanti e nel

supporto formativo in collaborazione con l’Assessorato Provinciale all’Agricoltura e con le Associazioni di

categoria per il rilascio dei patentini per la vendita e l’uso di prodotti fitosanitari. La Legge Regionale 2 aprile

2007 n. 8 ha abolito l’autorizzazione sanitaria alla vendita e al commercio di prodotti fitosanitari, pertanto

l’attività consisterà nella vigilanza sia dei locali che dei prodotti, da attuarsi nelle seguenti modalità:

• verifica della permanenza delle condizioni di autorizzazione e della corretta gestione dei singoli punti

vendita e dei depositi;

• verifica di conformità dei prodotti al decreto di autorizzazione;

• svolgimento dell’attività di formazione e aggiornamento dei venditori;

• aggiornamento dell’anagrafe dei punti vendita e dei depositi;

L’attività di vigilanza può essere specifica per alcuni prodotti anche su richiesta della Regione in seguito a

particolari problematiche.

Attualmente nel territorio dell’ASL Camuno-Sebina sono presenti n. 13 punti vendita.

Vengono inoltre svolte le attività di aggiornamento dell’anagrafica e di rendicontazione da inviare in Regione.

Per quanto riguarda i dati di vendita relativi ai fitofarmaci destinati all’uso agricolo (art. 42 del DPR 290/01),

come è già noto, dall’anno 2004 è stato attivato, in collaborazione con ICPS, il portale web “FITOWEB” che

permette al responsabile che pone in commercio e vendita i prodotti fitosanitari destinati all’uso agricolo

trasmette on line i dati di vendita (formulati e relativi quantitativi) senza più dover trasmettere il cartaceo

all’ASL, alla Regione Lombardia e quindi al SIAN del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali.

Tale attività si inserisce in un’ottica di semplificazione delle procedure amministrative in atto Regione e

permetterà, quando a regime, di avere i dati di vendita a livello di sistema regionale in tempi relativamente

brevi rispetto alla rendicontazione del SIAN – MPAF e utili alla valutazione del rischio specifico e quindi alla

programmazione dei controlli e delle azioni di prevenzione sanitaria .

L’ASL di Vallecamonica Sebino si è attivata sia attraverso invito scritto che attraverso la disponibilità degli

operatori nell’assistenza all’utilizzo del programma FITOWEB affinché tutti utilizzassero tale sistema per la

trasmissione dei dati. Di seguito vengono illustrati una tabella ed un grafico esplicativi dei report

relativamente all’anno 2007:

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140

Classe_funzionale Totale (kg)

FUNGICIDA 1851,51679

ACARICIDA - FUNGICIDA 1270,34375

ERBICIDA 1211,60636

INSETTICIDA 662,443924

ALGICIDA - FUNGICIDA 96,8

INSETTICIDA - ACARICIDA 36,43724

ACARICIDA 23,973256

MOLLUSCHICIDA 21,831

ADESIVANTE - BAGNANTE 5,5

INSETTICIDA - SINERGIZZANTE 1,7838

INSETTICIDA - COADIUVANTE -

ACARICIDA - MOLLUSCHICIDA -

REPELLENTE PER UCCELLI 1,66

FUNGICIDA - REPELLENTE PER

UCCELLI - REPELLENTE PER

RODITORI 1,377

BAGNANTE 1,26

COADIUVANTE 0,0288

FITOREGOLATORE 0,01

RODENTICIDA 0,0001

TOTALE COMPLESSIVO 5186,57202

ASL Valcamonica Sebino

Classi funzionali maggiormente rappresentate

anno 2007

INSETTICIDA -

ACARICIDA

1%

ALGICIDA -

FUNGICIDA

2%INSETTICIDA

13%

ERBICIDA

24%

ACARICIDA -

FUNGICIDA

25%

FUNGICIDA

35%

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141

Dalla tabella si evince che il maggior impiego di fitofarmaci è relativo ai fungicidi, con valori che se rapportati

ad un dato regionale complessivo appare di limitate proporzioni.

Cosmetici

Nell’ASL di Vallecamonica Sebino è attivo un solo laboratorio per la produzione preparazione e

commercializzazione di cosmetici identificabile nella ditta GIRZI LINE sita in via Lentumi n. 46 a Darfo B.T.

(BS). La ditta HERBANE CAMUNE, sita in via S. Martino n. 28 a Darfo B.T. (BS) e la ditta BIPHARMA srl ,

sita in via Romolo Galassi Darfo B.T. (BS), commercializzano creme prodotte presso la ditta KEMINOVA

ITALIANA srl di Botticino Sera (BS). La ditta GLOBAL GROUP srl, con sede in via Mistrali a Gratacasolo di

Bisogne (BS), importa esclusivamente dalla Romania e commercializza creme confezionate e sigillate. La

ditta COM.IN snc, con sede legale in via Re n. 10 a Barone (BS), commercializza con marchio proprio

confezioni pronte alla vendita prodotte da terzi.

Il Dipartimento di Prevenzione Medica ha aderito al gruppo di lavoro che la Regione Lombardia ha istituito

con le quattro Asl lombarde che hanno risposto all’invito di collaborazione ( MN, BG, MI 3 e VCS),

diventando così uno dei referenti regionali per le reazioni avverse all’uso di prodotti cosmetici.

Alla nostra ASL afferiscono le ASL di Brescia, Sondrio e Milano città, con le quali dovremo fare da

aggregazione.

Nel corso di tre primi incontri tenutisi in Regione si sono predisposti questionari per medici e farmacisti e

materiale informativo rivolto ad operatori sanitari ed alla popolazione, che dovremo condividere con le ASL

afferenti.

Nel mese di novembre si è partecipato a due incontri di formazione presso il coordinatore regionale, durante i

quali si sono informati i rappresentanti di tutte le ASL della Lombardia sui programmi futuri e sulle modalità

pratiche con cui si dovrà procedere.

I prossimi impegni consisteranno in:

• invio dei questionari standards alle ASL afferenti e tramite i rispettivi Ordini professionali ai MMG.

PLS e ALLE FARMACIE;

• raccogliere dalle ASL afferenti e dal nostro territorio le segnalazioni di reazioni avverse e inserirli nel

programma regionale;

• partecipare ad incontri quadrimestrali in Regione per aggiornare il lavoro.

Assetto idrogeologico e rischi connessi

La Valle Camonica è interessata da numerosi scenari di rischio di emergenze per calamità naturali (frane,

alluvioni, inondazioni, ecc.) ed eventi catastrofici attribuibili all’uomo (incendi boschivi, incidenti industriali,

ecc.), con una netta prevalenza dei rischi di tipo idraulico-idrogeologico.

Nel vasto settore dei rischi idrogeologici, devono essere tenute sotto controllo numerose conoidi attive (con

progressivo deposito di alluvioni), concentrate soprattutto lungo il corso del F.Oglio dall’alta alla bassa Valle,

formando nell’insieme un complesso imponente di aree a rischio, ma presenti anche nelle convalli dell’Oglio

superiore a Nord di Edolo ed in talune convalli a Sud (per esempio nelle Valli di Borno e del Dezzo).

Nel fondovalle dell’Oglio è soggetta a rischio di esondazione, con la piena di 200 anni, una vasta area

(fascia B) e con la piena catastrofica (500 anni) un’area ancor più vasta (fascia C), che interessa molti centri

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142

abitati, entrambe cartografate dall’Autorità di bacino. Il tempo di corrivazione alla chiusura del bacino

idrografico (Costa Volpino) è < 12 ore.

Uno scenario particolare di rischio di inondazione è connesso all’ipotesi di rottura delle numerosissime dighe

presenti nella Valle: L. Nero I e II, L. d'Avio, L. d’Aviolo, L. Benedetto, L. Venerocolo I e II, L. Pantano,

Bacino di Edolo, F.Oglio I e II, L. Lungo I e II, L. del Baitone I e II, L. Miller, L. della Vacca, L. Dosazzo, L.

Macesso, L. Salarno, L. di Gana, L. Poja I e II, L. d’Arno I e II, ecc.).

Costituiscono altresì causa di rischio idrogeologico alcune frane di grandi dimensioni attive o potenzialmente

attive nella valle del Dezzo, in Val Saviore, nella Valle di Corteno e nelle alte convalli. Vaste superfici

soggette ad erosione sono presenti in Val Paisco, Val Corteno, Val Saviore.

Rischi minori, ma più diffusi, sono connessi alle numerosissime piccole frane, praticamente diffuse in tutto il

territorio montano. In Valle Camonica, la soglia per l’innesco di frane superficiali con eventi pluviometrici

aventi durata di 12 ore presenta valori medio-bassi (60-70 mm).

Tutte le convalli dell’alta montagna sono soggette al rischio di valanghe ricorrenti.

Il rischio di incendi boschivi interessa numerosi Comuni della Valle, nelle seguenti proporzioni, che

testimoniano un certo livello di controllo, dovuto soprattutto all’organizzazione dei Consorzi forestali:

• Indice da 26 a 40 (pericolosità alta): Malonno, Breno.

• Indice da 11 a 25 (pericolosità media): Darfo-Boario T., Artogne.

• Indice da 1 a 10 (pericolosità bassa): Ponte di Legno, Vezza d’Oglio, Vione, Incudine, Monno, Edolo,

Corteno G., Sonico, Saviore dell’Adamello, Berzo Demo, Paisco Loveno, Sellero, Capodiponte, Ono

S.Pietro, Cerveno, Lozio, Cedegolo, Paspardo, Cimbergo, Ceto, Prestine, Piancogno, Cividate

Camuno, Berzo I., Esine, Gianico, Piancamuno, Angolo T., Borno.

• Comuni non interessati: Ossimo, Malegno, Losine, Niardo, Braone, Bienno, Cevo, Temù.

Radon

Il Radon è un gas radioattivo naturale, incolore ed inodore, che proviene dal sottosuolo e che può penetrare

all’interno degli edifici raggiungendo concentrazioni pericolose. Questo gas rappresenta per la popolazione

la principale fonte di esposizione alla radioattività. Se inalato, tra i possibili effetti vi è una maggior probabilità

di contrarre tumori polmonari.

Nel 2003-2004 la Regione Lombardia ha svolto una campagna di misure di gas radon in edifici (indoor)

distribuiti su tutto il territorio al fine di individuare eventuali aree ad elevata probabilità di alte concentrazioni

del gas (le cosiddette “radon prone areas”).

Si riporta di seguito una illustrazione dei risultati di tale campagna divisa per province.

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143

In sintesi si sono evidenziate concentrazioni di radon più elevate nelle province di Bergamo, Brescia, Lecco, Sondrio e Varese. In Vallecamonica sono stati campionati 210 punti individuati in 21 comuni del comprensorio; le concentrazioni maggiori (> di 400 Bq/m3 ) sono state rilevate in alcuni siti riferibili ai comuni di Angolo Terme, Ponte di Legno, Temù e Vione. Compatibilmente con la disponibilità del Laboratorio ARPA di Bergamo nel 2009 si effettueranno monitoraggi nei comuni che hanno evidenziato concentrazioni maggiori (> di 400 Bq/m3 ).

Fattori di rischio specifici

Relativamente alla presenza di infestanti/allergizzanti si precisa che negli anni scorsi, secondo le indicazioni

regionali, si è provveduto in collaborazione con i Comuni ad effettuare la mappatura della presenza

dell’ambrosia in Vallecamonica. Si è riscontrata una presenza limitata, localizzata prevalentemente presso

alcune zone industriali della media bassa Valle. Dopo interventi di sfalcio e cura della manutenzione di tali

aree si è ottenuto una notevole riduzione della presenza della pianta, attualmente da ritenersi estremamente

sporadica.

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144

ANALISI DI CONTESTO DELLA SANITA’ PUBBLICA VETERINA RIA

La Sanità Pubblica Veterinaria svolge attività di prevenzione e di tutela della salute pubblica, di promozione

e salvaguardia delle produzioni agricole ed agro-industriali, con particolare riguardo ai prodotti tradizionali.

Nell’ASL Vallecamonica-Sebino è strutturata in un Dipartimento di Prevenzione Veterinario, con una struttura

complessa e tre Servizi, ed in un Distretto di Medicina Veterinaria con una struttura complessa e tre

Funzioni.

Tabella riassuntiva risorse umane Sanità Pubblica V eterinaria

Personale Dip. Prev. Veterinario Distretto Med. Veterinaria

Direttore 1 0

Dirigenti Veterinari Area A 1 4

Dirigenti Veterinari Area B 1 4+1(fino ad aprile)

Dirigenti Veterinari Area C 1 1

Tecnici Prevenzione 1 2

Amministrativi 2 2

Cooperative/ADECCO 2 3

Veterinari l.p. convenzionati 0 6

ANALISI DI CONTESTO

I luoghi sede di intervento della SPV sono situati parte a fondo valle e parte in zone montane disagiate

raggiungibili con automezzi fuori strada (comuni d’alta montagna, alpeggi, caseifici di malga, ecc.). Inoltre

alcune attività sono legate alla stagionalità sia per motivi di alpeggio che per norme sanitarie, come ad

esempio la bonifica sanitaria e la macellazione tradizionale del suino, che vengono di norma effettuate dal

tardo autunno alla primavera inoltrata con aggravio di difficoltà legate anche alle condizioni climatiche

avverse.

I numeri che descrivono il contesto territoriale, il conseguente fabbisogno e la base per la graduazione

del rischio in Sanità Pubblica Veterinaria sono:

• Dati territoriali:

Insediamenti produttivi,trasformazione e vendita al imenti OA e mangimi suddivisi per categoria

Alpeggi riconosciuti 59

Aziende agrituristiche con annessi stabilimenti riconosciuti/registrati 8

Centri cottura < 500 pasti e mense scolastiche (con preparazione) < 100 pasti 1

Depositi registrati 19

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145

Depositi riconosciuti 12

Esercizi di vicinato con vendita al dettaglio di prodotti vari (di o.a. o non), 31

Impianti di macellazione industriali 2

Impianti di macellazione riconosciuti < alle 1000 UGB/anno 18

Impianti di macellazione suini stagionali 6

Impianti di produzione/trasformazione categoria 1 (o.a.), 5

Impianti di produzione/trasformazione categoria 2 (o.a.), 87

Ipermercati 2

Laboratori che fabbricano prodotti a base di latte per la vendita diretta al consumatore (caseifici),

gastronomie, laboratori annessi a spacci agricoli, laboratori produzione miele 43

Laboratori di smielatura e confezionamento del miele 15

Laboratori di smielatura e confezionamento del miele hobbisti 14

Macellerie, pollerie, pescherie 46

Macellerie, pollerie, pescherie con laboratorio 18

Mense ospedaliere, case di cura e riposo 2

Produzione primaria destinata al consumo diretto 7

Superette/supermercati 41

Vendita su aree pubbliche 39

Trasporto prodotti deperibili 3

Impianti registrati mangimi per animali 682

Allevatori stalle da latte conferenti o con caseificio aziendale o distributore 129

1289

Allevamenti

Allevamenti bovini vacche da latte / linea vacca vitello 789

Allevamenti bovini ingrasso e autoconsumo 452

Allevamenti di vitelli di tipo intensivo 2

Capi Bovini 12323

Allevamenti Ovini 732

Capi ovini 6695

Allevamenti Caprini 670

Capi caprini 7817

Allevamenti equini 777

Capi equini stima 1600

Allevamenti Avicoli intensivi carne 2

Capi avicoli stimati Accasamenti 291531

Allevamenti Suini 216

Allevamenti suini di tipo intensivo 5

Capi suini stima 5700

Allevamenti acquacoltura 3

Apiari stanziali 286

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146

Arnie stanziali 3870

Apiari nomadi 129

Arnie nomadi 2351

Allevamenti con scorte medicinali 22

Cani registrati in anagrafe 13797

Cani stimati 18000

Negozi di animali 8

Allevamenti cani 2

Strutture sanitarie

Ambulatori Veterinari 6

Veterinari con scorte di medicinali 10

• Dati epidemiologici :

Incidenza malattie infettive ed infestive degli ani mali e zoonosi

CASI

anno 2007 anno 2008 al 30 nov

Tubercolosi Bovina 0 0

Brucellosi Bovina e Ovicaprina 0 0

Brucellosi da B. Ovis 1 1

Leucosi Bovina 0 0

IBR (allevamenti con almeno 1 capo positivo) 184 183

Anemia infettiva 1 0

Influenza Aviaria 1 0

Malattia vescicolare del suino 0 0

Blue Tongue 0 0

Echinococcosi 8 11

Cisticercosi 44 34

Tossinfezioni 2 ?

Encefalite Spongiforme Bovina (BSE) 0 0

Trichinellosi 0 0

Salmonellosi 0 0

Listeriosi 0 0

Qualifica sanitaria relativa alle principali malatt ie di interesse zootecnico

Uff. Ind Negativi Positivi

Tubercolosi Bovina 789 0 0

Brucellosi Bovina 789 0 0

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147

Leucosi Bovina 789 0 0

Rinotracheite infettiva bovina allev. Latte (IBR) 550 56 183

Brucellosi Ovina 737 0 0

Brucellosi Caprina 672 0 0

Sistema allerta alimenti OA e mangimi

CONTROLLI

anno 2007 anno 2008 al 30 nov

Segnalazioni 4 15

Campionamenti e controlli

ACCESSI CONTROLLI / CAMPIONI

anno 2007

anno 2008

al 30 nov. anno 2007

anno 2008

al 30 nov.

Tubercolosi Bovina 989 872 8275 7082

Brucellosi Bovina e Ovicaprina 2031 1953 20654 19090

Brucellosi da B. Ovis 323 305 450 416

Leucosi Bovina 848 775 6919 5999

IBR 1104 1094 7789 7527

Anemia infettiva 456 355 1047 910

Influenza Aviaria 13 3 165 45

Malattia vescicolare del suino 52 78 1301 1671

Blue Tongue 64 345 495 2736

Strutture sanitarie

Ambulatori Veterinari 6

Veterinari con scorte di medicinali 10

Campionamenti e controlli

ACCESSI CONTROLLI / CAMPIONI

anno 2007

anno

2007 al

31 ott anno 2007

anno 2007

al 31 ott

Tubercolosi Bovina 878 750 6607 4546

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148

Brucellosi Bovina e Ovicaprina 757 624 5573 3734

Brucellosi da B. Ovis 342 308 564 399

Leucosi Bovina 757 624 5573 3720

IBR (allevamenti con almeno 1 capo positivo) 1133 725 8707 4881

Anemia infettiva 12 498 22 1047

Influenza Aviaria 3 13 63 165

Malattia vescicolare del suino 27 67 869 2179

Blue Tongue 55 52 769 387

Campionamenti e controlli

ACCESSI /

SOPRALLUOGHI CAMPIONI / ISPEZIONI

2007

2008 al 30

nov 2007

2008 al 30

nov

Ispezioni animali macellati normalmente 1677 1259 13428 12854

Ispezioni animali macellati d’urgenza 23 14

Controlli mense ospedaliere 3 4

Tossinfezioni 2 0

Encefalite Spongiforme Trasmissibili (BSE/TSE) 1340 1380

Trichinellosi 3943 3204

Piano Nazionale Residui (piano ed extra piano) 49 98

Piano monitoraggio latte crudo (distributori) 37 80

Piano Nazionale Alimentazione Animale 35 72

Piano Istologico 2 partite 0 40

Controllo Ufficiale Alimenti 47 46

Piano Straordinario per la prevenzione della diffusione

MVS

nei macelli (controlli) previsti 30 nr 18

Piano Materiale Specifico a Rischio (MSR) 85 72 0

Campionamenti vari 115 127

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• Altre attività

Altre attività

2007 2008 al 30 nov

Profilassi immunizzante Carbonchio IBR 8211 8233

Cani e gatti randagi catturati 214 168

Animali morsicatori denunce pervenute 122 128

Vigilanza Mangimi - Farmaci - BSE/MSR in allevamento 2750 2100

Pareri, nullaosta, certif. Sanità Animale 6501 5643

Pareri, nullaosta, certif. Igiene degli Allevamenti e PZ 120 100

Pareri, nullaosta, certif. Igiene degli Alimenti OA 100 85

Anagrafe Bovina Movimentazione 30000 25000

Fatturazione, atti amministr. 8000 6500

Altro 3850 3200

Nuove Iscrizioni anagrafe canina 3257 1882

I FABBISOGNI DI SANITA’ PUBBLICA VETERINARIA

Di seguito viene sinteticamente descritto il fabbisogno di attività di sanità pubblica veterinaria espresso dal

territorio dell’ASL Vallecamonica.-Sebino ed ordinato secondo il criterio delle specializzazioni

IL FABBISOGNO IN “SANITA’ ANIMALE”

Gli allevamenti bovini al fine di debellare la TBC, Brucellosi e Leucosi Bovina Enzootica e IBR sono

sottoposti a controllo sanitario secondo una piano che tiene conto delle indicazioni regionali, del particolare

contesto territoriale e di un’analisi del rischio degli allevamenti presenti. Lo stesso dicasi per gli allevamenti

ovi-caprini con riferimento alla Brucellosi.

Per entrambe le tipologie degli allevamenti viene predisposto il Piano annuale di bonifica sanitaria.

La situazione sanitaria per queste patologie è comunque soddisfacente non essendosi verificati focolai di

malattia negli ultimi 12 mesi. Ciò non significa che vi sia indicazione per ridurre i controlli ma per proseguire

nella strada intrapresa.

Nell’anno 2008 in seguito al riscontro di positività per BTongue sierotipo 8 nel nord Italia ed in Lombardia si

sono intensificati i controlli negli allevamenti bovini. Sono stati aumentati il numero di allevamenti sentinella

per quadrante il numero di bovini per allevamento e la periodicità che da mensile, nei mesi non liberi da

culicoidex, è passata a quindicinale. (36 allevamenti totali – 8 prelievi per allevamento quindicinale da marzo

a dicembre – mensile gennaio e febbraio)

In tutti gli allevamenti bovini, stante l’opportunità di favorire un Piano di controllo per la Rinotracheite Bovina

Infettiva richiesta dalla Associazioni allevatori e fatto proprio dalla Regione Lombardia si è provveduto ad

approvare uno specifico Piano con il coinvolgimento di Comunità Montana, Provincia di Brescia e Comune di

Pisogne.

Questo comporta controlli sierologici e trattamenti immunizzanti.

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Negli allevamenti bovini nel caso di morte di animali di età superiore a 24 mesi (per l’ann0 2008) e superiore

a 48 mesi (da 01 gennaio 2009) viene fatto dal Veterinario ufficiale un sopralluogo che prevede anche il

prelievo dell’obex ai fini della eradicazione della BSE e lo stesso avviene negli allevamenti ovi-caprini per gli

animali di almeno 18 mesi d’età. Queste operazioni sono a volte difficoltose per il particolare contesto

ambientale ove vengono richieste. Le carcasse sono quindi smaltite da ditta convenzionata con l’ASL.

Il riscontro negli anni scorsi in alcuni pascoli estivi di focolai di Carbonchio Ematico impone l’effettuazione

della vaccinazione anticarbonchiosa su bovini, ovi-caprini ed equini.

Sul territorio non sono mai stati presenti focolai di influenza aviaria e non sono presenti grandi numeri di

allevamenti avicoli oggetto dei piani di sorveglianza ma i controlli vengono puntualmente effettuati ove

previsto.

Anche per gli allevamenti suini industriali è possibile affermare che non sono presenti sul territorio grandi

numeri ed in questi le necessità di sanità pubblica richiedono controlli per Malattia vescicolare del suino

(MVS), Peste suina classica e malattia di Aujeszky. Sono stati censiti anche tutti gli allevamenti suini con più

di 1 capo e sono stati identificati anche gli allevamenti fino a 4 capi considerati autoconsumo. Il resto degli

allevamenti circa 20 sono sottoposti periodicamente ai controlli per MVS previsti dalla normativa.

La presenza di equini sul territorio comporta l’effettuazione di numerosi controlli per la profilassi dell’Anemia

Infettiva Equina.

La presenza su territorio del Parco dell’Adamello e del Parco dello Stelvio comporta l’effettuazione di

vigilanza sui selvatici al momento della loro cattura e lancio e lo stesso dicasi per la selvaggina cacciabile.

Quest’ultima prestazione viene effettuata su richiesta dei Comprensori di caccia.

Ulteriori controlli vengono effettuati anche in altre tipologie di allevamenti (es. apiari e allevamenti ittici)

Il Dipartimento di Prevenzione Veterinario intercetta inoltre il bisogno dell’utenza di iscrivere e registrare la

nascita, la morte e la movimentazione di bovini, ovi-caprini, suini, equini. Questo avviene presso la sede

distrettuale di Breno ma anche presso le sedi di Darfo B.T, Cedegolo ed Edolo. L’attività di anagrafe

zootecnica in capo all’ASL assorbe molte risorse ma è indispensabile per la mancanza di alternative sul

territorio.

Infine un’altra importante attività è la lotta al randagismo e l’anagrafe canina. L’ASL Vallecamonica- Sebino è

convenzionata con una ditta di accalappiacani e con il Canile Sanitario di Brescia per l’osservazione dei cani

catturati. Restano comunque da effettuare gli interventi di pronto soccorso su animali feriti senza proprietario.

L’ambulatorio veterinario dell’ASL effettua la sterilizzazione dei gatti randagi e la restituzione degli stessi alle

colonie dove sono stati catturati. I proprietari dei cani si rivolgono alle sedi distrettuali per richiedere

l’iscrizione in anagrafe canina, registrare dei passaggi di proprietà e rilascio dei passaporti per la

movimentazione con l’estero.

Le priorità in Sanità Animale:

IL FABBISOGNO IN “IGIENE DEGLI ALIMENTI DI ORIGINE ANIMALE”

Nell’ambito dell’attività del servizio di igiene degli alimenti il VU (Veterinario Ufficiale) svolge un ruolo

particolarmente importante nella macellazione degli ungulati domestici e dei solipedi.

Tale attività viene svolta su tutto il territorio della ASL Vallecamonica-Sebino e precisamente in n. 2 macelli

industriali riconosciuti CE , n. 19 macelli riconosciuti CE ex “capacità limitata” e nr 6 macelli annessi ad

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allevamento, dislocati in diversi comuni della Valle Camonica, con un numero limitato di macellazioni

settimanali a seconda delle dimensioni della struttura e comunque non superiori a 8 UGB.

Nelle due strutture industriali riconosciute CE, il VU per legge deve presenziare tutte le fasi della

macellazione per garantire un adeguato livello igienico sanitario delle produzioni. Nelle altre strutture il VU

può presenziare tutte le fasi della macellazione oppure quelle più a rischio di compromissione delle qualità

igienico sanitarie delle produzioni. In ogni caso è garantita la visita ante e post mortem di ogni capo

macellato e, qualora l’ispezione sia favorevole, il loro licenziamento al libero consumo.

Altra attività nell’ambito del servizio igiene degli alimenti è quella svolta verso tutti gli impianti di produzione,

trasformazione, commercializzazione, trasporto e distribuzione di alimenti di origine animale. In questi casi il

controllo da parte del VU consiste nel verificare sia le condizione igieniche delle strutture che del personale

attraverso attività di Audit, ispezioni, campionamenti, verifiche ecc..

Nell’anno 2009, continuerà il processo di trasformazione ed aggiornamento della prevenzione voluto dal

legislatore europeo con i nuovi regolamenti comunitari costituenti il “Pacchetto Igiene” (Reg. 178/2002 -

852/2004 – 853/2004 – 854/2004 - 882/2004 – 183/2005 - 2073/2005 – 2074/2005 – 2075/2005 e

2076/2005).

Con esso si è passati dal controllo di prodotto al controllo di processo effettuato dall’Autorità sanitaria

competente, con la piena responsabilizzazione del produttore sulla sicurezza dei propri prodotti.

In alcuni stabilimenti (depositi-sezionamenti) viene svolta attività di vigilanza anche per prodotti di

provenienza estera in collegamento con gli uffici UVAC o PIF.

Altra attività che la tutela della salute pubblica richiede al VU è quella riguardante il riconoscimento degli

stabilimenti (autorizzazione con sopralluogo preventivo ad es nei macelli, nei caseifici). A tale scopo oltre al

VU competente per territorio viene coinvolta l’intera struttura dipartimentale veterinaria con l’assegnazione

finale di un numero di riconoscimento di importanza comunitaria. Inoltre il VU ed i Tecnici di Prevenzione

svolgono secondo programma la vigilanza nelle attività registrate (es. rivendite carni, formaggi , pesce, latte,

miele ed uova)

Tutte le attività menzionate sono registrate e possono essere visionate attraverso un applicativo informatico

della Regione Lombardia denominato VetinWeb che viene continuamente aggiornato da tutti i VU del

servizio igiene degli alimenti di origine animale, del servizio igiene degli allevamenti e delle produzioni

zootecniche e dai tecnici di prevenzione dell’ASL Vallecamonica-Sebino.

Queste attività vengono programmate annualmente nel piano controllo ufficiale degli alimenti che sarà

illustrato nel Piano intergrato delle attività di prevenzione e controllo.

IL FABBISOGNO IN “IGIENE DEGLI ALLEVAMENTI E DELLE PRODUZIONI ZOOTECNICHE”

Ultima nata tra le tre Aree, si occupa di attività che mirano alla tutela della salute pubblica sia in modo diretto

(controllo delle lavorazioni e dei prodotti derivati alla trasformazione del latte), sia in modo indiretto

(farmacosorveglianza, controllo dei mangimi, benessere negli allevamenti e durante il trasporto). Questa

area si occupa anche del coordinamento, effettuazione, ripartizione, controllo dei campionamenti da

effettuare per adempiere a vari piani dettati dal Ministero in prima istanza e poi dalla Regione: Piano

nazionale residui, Piano nazionale alimentazione animale, Extra-piano.

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PROGRAMMA DI VIGILANZA E CONTROLLO SULLA ALIMENTAZI ONE ANIMALE- PNAA

Per l’anno 2009 il programma di vigilanza e controllo sulla alimentazione animale dell’ASL

Vallecamonicasebino si prefigge i seguenti obiettivi:

.

1. vigilanza presso le imprese del settore dei mangimi ai sensi del Reg. (CE) 183/2005;

2. vigilanza e controllo in merito all’applicazione delle restrizioni relative al divieto di utilizzo delle

proteine animali trasformate nell’alimentazione degli animali d’allevamento così come previsto dal

Reg. (CE) 999/2001 e successive modifiche;

3. vigilanza e controllo dell’eventuale presenza di additivi e/o sostanze farmacologicamente attive

vietate o non consentite nell’alimentazione animale;

4. vigilanza e controllo dei contaminanti e delle sostanze indesiderabili, con particolare attenzione alle

micotossine nei mangimi, (aflatossina B1, ocratossina A, zearalenone, deossinivalenolo, fumonisine,

tossine T-2 e HT-2)

5. vigilanza e controllo della contaminazione da diossine di alcune materie prime e sottoprodotti

industriali utilizzati per la produzione di mangimi;

6. vigilanza e controllo in materia di contaminazione da Salmonelle delle materie prime per mangimi di

origine animale individuate nella direttiva 2003/99/CEE e delle materie prime per mangimi di origine

vegetale e dei mangimi composti;

7. vigilanza e controllo in materia di utilizzo di OGM.

ANAGRAFE DELLE IMPRESE DEL SETTORE DEI MANGIMI

L’A.S.L. Vallecamonicasebino aggiorna costantemente gli elenchi delle imprese del settore dei mangimi, site

nel proprio territorio, previsti da:

- il Regolamento (CE) 183/2005,

- il Regolamento (CE) 999/01,

- il Regolamento(CE) 1774/02

- il D.Lgs. n. 90 del 3 Marzo 1993 e relativi decreti applicativi.

VIGILANZA E CONTROLLO

L’esecuzione del sopralluogo comporta la compilazione della check list e del verbale di ispezione.

Le check list utilizzate per produzione primaria e per intermediari senza condizionamento, sono allegate al

presente programma.

La nostra A.S.L. determina la frequenza dei sopralluoghi e gli impianti da controllare in base alla valutazione

del rischio.

un’ispezione l’anno:

• stabilimenti di cui all’articolo 10, comma 1, lettera a), b), c) del Regolamento (CE)183/2005;

• eventuali aziende zootecniche che producono mangimi medicati per autoconsumo;

;

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153

un’ ispezione ogni due anni:

• impianti di distribuzione di mangimi medicati e prodotti intermedi;

• imprese di commercializzazione di cui all’articolo 5, comma 2, del Regolamento (CE) 183/2005.

PIANO NAZIONALE RICERCA DEI RESIDUI NEGLI ANIMALI E IN ALCUNI PRODOTTI DI ORIGINE

ANIMALE

Il Ministero della Salute comunica le modalità di attuazione del Piano Nazionale per la ricerca dei residui

negli animali e in alcuni prodotti di origine animale.

Il Piano viene predisposto tenendo conto delle prescrizioni del d.lgs 16 marzo 2006 n.158 e, per quanto

riguarda le procedure di prelievo e la gestione dei campioni, secondo le indicazioni della Decisione della

Commissione 98/179/CE del 23 febbraio 1998.

Le finalità del Piano sono quelle di svelare casi di somministrazione illecita di sostanze vietate e di

somministrazione abusiva di sostanze autorizzate e di verificare la conformità dei residui di medicinali

veterinari con i limiti massimi di residui (LMR) fissati negli allegati I e III del Reg. 2377/90/CEE e delle

quantità massime di antiparassitari e di contaminanti ambientali fissate dalla normativa nazionale e

comunitaria.

Il Ministero ha assegnato a ogni Regione un piano di campionamento sulla base dei dati di produzione.

L’ Unità Organizzativa Regionale ripartisce il numero di campioni così assegnato dal Ministero alle singole

ASL utilizzando il Nuovo Sistema Informativo Sanitario (NSIS) e pertanto tale programmazione è stata fornita

al nostro Dipartimento di Prevenzione tramite la trasmissione elettronica di file excel.

Il piano avrà inizio il primo gennaio 2009 e terminerà il 31 dicembre 2009.

La ricerca dei residui viene condotta nei seguenti settori:

- bovino, suino, ovi-caprino,

- latte vaccino

- miele

Le sostanze oggetto del piano vengono raggruppate secondo la seguente classificazione:

categoria A - sostanze a effetto anabolizzante e sostanze non autorizzate

categoria B - medicinali veterinari e agenti contaminanti

A completamento del PNR, il Servizio Veterinario Regionale in accordo con il Nucleo Operativo Regionale di

Vigilanza (NORV), dispone attività di campionamento EXTRA-PIANO finalizzate per l’ASL

Vallecamonicasebino a:

1. ricerca di residui di SOSTANZE INIBENTI in vacche da latte a fine carriera inviate al macello;

2. ricerca di residui di SOSTANZE INIBENTI in suini da riforma inviati al macello;

3. ricerca di CHINOLONICI nel latte bovino;

4. ricerca di PCB nel latte;

5. ricerca di residui nel miele.

LE PRIORITA’ DI SANITA’ PUBBLICA VETERINARIA NEL 20 09

L’analisi di contesto evidenzia una situazione nel complesso soddisfacente. Ciò non significa che vi siano

indicazioni per ridurre i controlli ma per proseguire nella strada intrapresa anche in considerazione del fatto

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che le più recenti emergenze hanno sempre avuto come protagonisti gli animali. Infatti virus e malattie come

l’AIDS, Ebola, BSE, Aviaria, West Nile Desease sono tutte di origine animale.

Pertanto si confermano le attività già in atto con particolare attenzione alle seguenti:

il Servizio di Sanità Animale in seguito al verificarsi di importanti situazioni epidemiologiche nell’anno 2008

individua come priorità il mantenimento dei controlli negli allevamenti suini per MVS e per la biosicurezza e si

riconferma il piano di controllo IBR. In aggiunta si ritiene importante il proseguimento dei controlli negli

allevamenti per l’attuazione delle normative sulle anagrafiche zootecniche.

Nei Servizi Igiene degli alimenti di O.A. e Igiene degli Allevamenti e delle Produzioni Zootecniche per l’anno

2009 vengono individuate alcune priorità che tengono in considerazione gli importanti aspetti verificatisi nel

biennio precedente.

Con l’applicazione della L.R. n. 8/2007 di semplificazione, che consente l’immediato avvio delle attività

economiche a seguito di presentazione presso i comuni della DIAP (dichiarazione di inizio attività

produttiva), si ritiene prioritaria l’attivazione della vigilanza presso queste nuove attività, al fine di verificare la

situazione strutturale, di processo ed igienico sanitaria. Questo per poter confermare e/o modificare il livello

di rischio e quindi programmare una coerente attività di controllo e vigilanza.

Inoltre , anche in seguito ai numerosi casi di allerta verificatisi nel 2008, si ritiene necessario che l’attività di

vigilanza ordinaria, soprattutto relativa alle attività produttive, ai depositi di sostanze alimentari registrati o

riconosciuti e alla grande distribuzione, intensifichi la verifica dei sistemi di tracciabilità e rintracciabilità delle

varie realtà sopra evidenziate e quindi proceda a seconda dei riscontri a rivalutare il livello di rischio e di

conseguenza l’attività di controllo programmata.

Per il Servizio di Igiene degli Allevamenti e delle Produzioni Zootecniche inoltre si ritiene necessaria una più

articolata e capillare programmazione dei controlli nelle Aziende che svolgono produzione primaria, per la

verifica del rispetto alle normative dettate dal D.Lvo n. 193/2006 e dal D.Lvo n. 158/2006

(FARMACOSORVEGLIANZA).

Tale necessità nasce anche da un notevole incremento, durante il 2008, dei casi di positività alle sostanze

inibenti nei prelievi di latte in autocontrollo presso i conferenti a caseifici industriali.

L’attribuzione dei L.R. è coerente con la media di quelli contenuti nelle linee di indirizzo della circolare

19/SAN/2008 Tab. 2 . Questo fattore è fondamentale nel programmare l’attività di vigilanza e controllo per

l’anno 2009 che vedrà anche l’individuazione dei seguenti obiettivi di qualità, di processo e di risultato.

Revisione critica analisi dei rischio in occasione dei sopralluoghi

Indicatore : presenza nuova valutazione in verbale sopralluogo o relazione riassuntiva

Verifica efficacia sistema rintracciabilità dei produttori e grossisti

Indicatore : presenza in verbale sopralluogo o relazione riassuntiva

Fotografia sistema rintracciabilità a monte dei dettaglianti

Indicatore : presenza in verbale sopralluogo o relazione riassuntiva

Distribuzione temporale omogenea attività di controllo durante l’anno

Indicatore : rispetto pianificazione temporale

Puntualità registrazioni (vetinweb ed altro)

Indicatore : registrazione entro 15 giorni

Associare ai sopralluoghi di area A e C un’attività di sensibilizzazione rispetto al problema della sicurezza in

agricoltura lasciando l’apposito opuscolo

Indicatore : evidenza dell’attività nel verbale del sopralluogo ed utilizzo pieghevoli

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L’INTEGRAZIONE FRA I DUE DIPARTIMENTI DI PREVENZION E

L’ASL Vallecamonica si è sempre caratterizzata per una positiva collaborazione fra i Medici ed i Medici

Veterinari operatori della prevenzione e ciò sin dai tempi in cui esisteva l’ex Servizio di Igiene Pubblica ed

il Servizio Veterinario. Anche oggi che dette strutture si sono trasformate e sviluppate in Dipartimenti di

Prevenzione Medico e in Dipartimento di Prevenzione Veterinario la collaborazione continua nelle attività

e nell’esecuzione dei Piani di controllo per le parti comuni e vi è anche un costante scambio di

informazioni.

La L.R. 31/97 all’art. 8 c. 5 individua nel coordinamento funzionale la modalità di

collaborazione per le attività comuni fra il Dipartimento di Prevenzione Veterinario ed il Dipartimento di

Prevenzione Medico.

Competono al Dipartimento di Prevenzione Veterinario le funzioni ed i compiti di

programmazione, coordinamento, supporto e controllo relativi agli interventi profilattici e terapeutici per la

salute animale nonché i controlli per la salubrità dei prodotti di origine animale o di prevalente origine

animale.

Compete al Distretto veterinario l’erogazione diretta delle prestazioni.

Competono al Dipartimento di Prevenzione Medico le funzioni ed i compiti di programmazione,

coordinamento, supporto, erogazione rivolti alla promozione, alla prevenzione ed al mantenimento della

salute fisica e psichica della popolazione. Competono altresì i controlli per la salubrità dei prodotti di

origine vegetale o di prevalente origine vegetale.

Con LR 8/2007, DGR 4799/07, Circolare 32/SAN/2007 e Circolare 19/SAN/2008 viene perseguita

l’integrazione fra il Dipartimento di Prevenzione Veterinario ed il Dipartimento di Prevenzione Medico e fra

i relativi Servizi come anticipazione di un più ampio sistema di integrazione che riguarda tutta l’ASL e ciò

viene tradotto in questo Piano nella condivisione delle informazioni relative al contesto territoriale

(anagrafi/dati attività di controllo) , nel coordinamento per le attività di controllo nelle aree di possibile

sovrapposizione e nella definizione di procedure uniformi per effettuare, documentare, rendicontare

l’attività di controllo.

Si ritiene che soprattutto in questa fase, caratterizzata dall’attesa che venga definito un unico sistema

informativo regionale della prevenzione alimentato dai due Dipartimenti che ricomprenda l’anagrafica di

tutte le strutture/aziende/imprese ed i dati relativi alle attività svolte nei confronti delle stesse, sia

indispensabile continuare a promuovere momenti periodici di incontro con l’obiettivo di mettere a

disposizione le reciproche informazioni, di individuare il coordinamento nelle aree di comune operatività e

di concordare procedure il più possibili uniformi che tengano conto delle diversità organizzative.

Ai Direttori di Dipartimento compete un’azione di promozione delle specifiche attività di Dipartimento e

delle forme di integrazione. Compete altresì un’azione di supervisione e verifica.

Ai Direttori di Servizio compete la programmazione delle attività specifiche di Servizio e delle forme di

integrazione individuate fra Servizi intradipartimentali ed interdipartimentali. Tale programmazione dovrà

avere un approccio bottom-up che si traduce nel coinvolgimento dei dirigenti e dei tecnici che hanno una

operatività territoriale.

Ai dirigenti che lavorano sul territorio compete la pianificazione e lo svolgimento delle attività assegnate

dalla programmazione. Lo stesso dicasi per i Tecnici della prevenzione che dovranno concordare con il

Direttore del Servizio (Dip. Prev. Medico) o il dirigente del territorio (Dip. Prev. Vet.) gli interventi.

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Agli amministrativi compete invece il supporto alle attività sopra elencate.

Richiamata ancora una volta la necessità e la messa in disponibilità delle anagrafiche in possesso ed

alimentate dai due Dipartimenti anche per le attività territoriali si definisce un elenco delle attività

sovrapposte/comuni:

SERVIZIO SANITA’ ANIMALE:

� Zoonosi

� Emergenze, in particolare gli eventuali interramenti di carcasse di animali.

SERVIZIO IGIENE DELLA PRODUZIONE, TRASFORMAZIONE, COMMERCIALIZZAZIONE,

CONSERVAZIONE E TRASPORTO DEGLI ALIMENTI DI ORIGINE ANIMALE E LORO DERIVATI:

� Pratiche per registrazione attività (pacchetto igiene);

� Controllo ufficiale alimenti;

� Interventi in caso di tossi-infezioni e allerte comuni;

� Sopralluoghi in caso di interruzione della catena del freddo;

� Educazione sanitaria.

SERVIZIO DI IGIENE DEGLI ALLEVAMENTI E DELLE PRODUZIONI ZOOTECNICHE

� Pratiche per autorizzare ricoveri di animali;

� Controllo ufficiale alimenti;

� Sopralluoghi in caso di interruzione della catena del freddo.

� Educazione sanitaria.

Inoltre la messa in disponibilità delle anagrafi consentirà una completa conoscenza del territorio e quindi

nella logica dell’approccio integrato una migliore programmazione delle attività di controllo per le

problematiche ambientali (ARPA) e di sicurezza sui luoghi di lavoro.

In concreto si individuano le seguenti iniziative di integrazione tra Dipartimenti e Servizi:

a) incontri di norma trimestrali fra i Direttori del Servizio di Igiene degli alimenti di o.a., del Servizio di

Igiene degli alimenti e nutrizione e del Servizio di Igiene degli allevamenti e delle produzioni

zootecniche con l’obiettivo di individuare criteri il più possibile uniformi di analisi del rischio per

l’esame delle notifiche pervenute, per definire congiuntamente i controlli da effettuare per quelle

di comune interesse. A tal proposito viene più oltre riportata l’intesa che riguarda il controllo

ufficiale degli alimenti per l’anno 2007 che si ritiene di riproporre, con gli aggiustamenti del caso

anche per il triennio 2008-2010 se non verranno modificate le condizioni di base (ad es. risorse a

disposizione). A questi incontri parteciperà anche il Direttore del Servizio PSALL con l’obiettivo di

acquisire diretta conoscenza delle nuove attività, delle modifiche apportate alle attività già

presenti per quindi programmare l’attività di competenza. Questi incontri saranno anche

occasione per la definizione di comuni iniziative di educazione sanitaria e per reciproca

informazione. L’integrazione fra i Dipartimenti si manifesta concretamente anche con i campioni

per gli esami trichinoscopici effettuati dai dirigenti veterinari che vengono analizzati dal

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Laboratorio di Sanità Pubblica di Darfo.B.T.. Ancora in tema di controlli ufficiale degli alimenti è il

caso infine di ricordare che sono già consolidate le comunicazioni di legge per il riscontro di

zoonosi in sede ispettiva al macello (TBC, Brucellosi, Cisticercosi, Echinococcosi), gli interventi

comuni nel caso di interruzione della catena del freddo così come sono presenti procedure

uniformi per la gestione delle allerte e le tossinfezioni alimentari.

b) incontri di norma mensili per esaminare le pratiche edilizie che prevedono pareri congiunti fra il

Direttore del Servizio Igiene Pubblica, Il Direttore del Servizio Igiene degli Allevamenti e delle

Produzioni Zootecniche ed un Tecnico della Prevenzione della Veterinaria esperto in materia

c) Il Piano per prevenire gli infortuni in zootecnia è un ambito in cui l’integrazione viene perseguita

definendo un progetto ed obiettivi restando salve le diverse competenze dei due Dipartimenti. La

Responsabilità dei sopralluoghi sarà in capo al Dipartimento di Prevenzione Medico mentre il

Dipartimento di Prevenzione Veterinario collaborerà per la parte di informazione, promozione e

sensibilizzazione degli allevatori.

d) La definizione del Piano Pandemia Influenzale di competenza del Dipartimento di Prevenzione

Medico ha visto e vede l’integrazione con il Dipartimento di Prevenzione Veterinario ai sensi della

Circolare 6/2006/SAN che si concretizza nella sorveglianza sul serbatoio animale

e) Il Piano delle Emergenze Veterinarie Epidemiche e non Epidemiche è predisposto e tenuto

aggiornato in concerto con il Dipartimento di Prevenzione Medico e la Direzione Sanitaria

Aziendale

f) Il Dipartimento di Prevenzione Veterinario ha proprie anagrafi (es. anagrafi zootecniche e

VetinWeb) che mette formalmente a disposizione dell’ARPA e del Dipartimento Prevenzione

Medico. Questi informeranno il Dipartimento di Prevenzione Veterinario della programmazione e

pianificazione delle relative attività di controllo al fine di acquisire eventuali informazione

aggiuntive in tempo reale, evitare sopralluoghi troppo ravvicinati o effettuare sopralluoghi

congiunti ove ritenuto utile e fattibile.

g) Nell’ambito del Dipartimento di Prevenzione Veterinario trova evidenza il coordinamento fra il

Servizio di Igiene degli alimenti di O.A. (B) ed il Servizio di Igiene degli Allevamenti e delle

Produzioni zootecniche (C) nell’ambito del Piano di Controllo Ufficiale degli alimenti. Ma non è

l’unico esempio. Infatti le risorse disponibili non consentono al personale inquadrato nell’Area di

Igiene degli allevamenti e delle produzioni zootecniche di effettuare tutte le previste attività.

Pertanto a far data dall’anno 2002 ogni anno viene predisposto un piano di coordinamento per

alcune attività di vigilanza che dovrebbero essere di competenza di detto servizio ma che invece

vengono effettuate da personale dirigente veterinario di Sanità animale (A) e di Igiene degli

alimenti di o.a.. Di seguito, dopo le intese di integrazione fra i Dipartimenti in tema di Controllo

Ufficiale degli Alimenti, è riportata la programmazione per l’anno 2009 del coordinamento di

alcune attività di Area C effettuate in integrazione con i Servizi di Area A e B.

I Dipartimenti ed i relativi Servizi controllano le attività proprie mediante lo strumento degli incontri con il

personale interessato, relativa verbalizzazione, predisposizione di programmi che prevedono la

definizione degli interventi, l’assegnazione al personale, la definizione di indicatori che servono per il

monitoraggio in itinere e la verifica finale.

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158

I Dirigenti veterinari hanno assegnato una parte del territorio del Distretto di Medicina

Veterinaria in cui svolgono le attività in base a programmi e su chiamate dirette dell’utenza, di privati

cittadini e di Pubblica autorità.

I programmi del Dipartimento di Prevenzione Veterinario sono:

1. il controllo ufficiale degli alimenti

2. la bonifica sanitaria degli allevamenti;

3. il piano IBR

4. Il piano bovini sentinella per il controllo Blue Tongue

5. Il piano di controllo Arterite Virale Equina

6. Check list allevamenti bovini

7. Check list allevamenti ovi-caprini

8. Check list allevamento Equini

9. Piano MSR;

10. il piano nazionale residui ed extra piano;

11. il piano nazionale alimenti per animali.

Per i programmi specifici del Dipartimento di Prevenzione Medico si rimanda ai relativi capitoli del

presente documento.

I Dipartimenti ed i Servizi controllano le attività ricomprese nelle aree di sovrapposizione/comuni

mediante lo strumento degli incontri con relativo verbale, della predisposizione di progetti che prevedono

la definizione degli interventi, l’assegnazione al personale, la definizione di indicatori che servono per il

monitoraggio in itinere e la verifica finale.

L’approvazione del presente Piano avvenuta con Decreto DG 540/2008 con l’assegnazione

delle risorse per le attività programmate di controllo basata sulla categorizzazione del rischio e /o per le

iniziatitive di integrazione fra Dipartimenti e Servizi più sopra descritte consente di definire in dettaglio i

progetti.

INTEGRAZIONI GIA’ AVVIATE FRA DIPARTIMENTI E SERVIZ I.

COORDINAMENTO FRA I DUE DIPARTIMENTI PER IL CONTROL LO UFFICIALE DEI PRODOTTI

ALIMENTARI 2009

La soluzione ottimale per gestire le attività comuni riguardanti i prodotti alimentari è la piena integrazione

programmatoria ed operativa. Le risorse oggi disponibili non consentono tale soluzione e pertanto si è

ritenuto di andare a suddividere le competenze comuni mantenedo alcune eccezioni.

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Con riferimento alle categorie di cui alla Tabella 2 della Circolare 6/SAN/2007 si è convenuto:

� Per la Distribuzione all’ingrosso (03) il controllo del Dipartimento di Prevenzione Veterinario

riguarderà i depositi registrati che trattano in maniera esclusiva o prevalente prodotti di origine

animale. Le restanti attività di tale categoria saranno sottoposte a controllo da parte del

Dipartimento di Prevenzione Medico.

� Per la Distribuzione al Dettaglio (04), negli esercizi di vicinato, il controllo del Dipartimento di

Prevenzione Veterinario, verrà effettuato solo se viene effettuata la vendita di carne fresca o

conservata in atmosfera modificata. Nei Supermercati/Superette ed Ipermercati il medesimo

controllo riguarderà i reparti ed i banchi vendita di prodotti di origine animale. Sulle aree

pubbliche riguarderà gli ambulanti che vendono in maniera esclusiva o prevalente prodotti di

origine animale. Le restanti attività di tali categorie saranno sottoposte a controllo da parte del

Dipartimento di Prevenzione Medico.

� Per il Trasporto (06) il controllo del Dipartimento di Prevenzione Veterinario riguarderà i trasporti

di prodotti deperibili che riguardano in maniera esclusiva o prevalente prodotti di origine animale.

Le restanti attività di tale categoria, ivi compresi i surgelati di qualsiasi natura, saranno sottoposte

a controllo da parte del Dipartimento di Prevenzione Medico.

� Per quanto riguarda la Ristorazione Pubblica (07) e Collettiva (08) l’attività di controllo sarà

effettuata dal Dipartimento di Prevenzione Medico e sarà congiunta, per le parti di rispettiva

competenza, per le Mense degli Ospedali, per gli Agriturismo, che effettuano attività di

trasformazione di alimenti di origine animale e per i Centri di cottura dotati di riconoscimento per

la trasformazione di alimenti di o.a. (es. Zani di Artogne).

� Per quanto riguarda i Produttori confezionatori che vendono prevalentemente al dettaglio (09) i

controlli nei caseifici, nei laboratori di produzione miele e nei laboratori annessi a spacci agricoli

sarà di competenza del Dipartimento di Prevenzione Veterinario mentre quella su gelaterie,

gastronomie, rosticcerie, pasticcerie e similari sarà di competenza del Dipartimento di

Prevenzione Medico.

Sono in ogni caso fatti salvi interventi straordinari che saranno concordati fra i due Dipartimenti.

Di seguito viene riportata la tabella 2 della Circolare 6/SAN/2007 con evidenziato le categorie con le

diverse competenze e con le competenze comuni in materia di controllo ufficiale dei prodotti

alimentari del Dipartimento di Prevenzione Medico e del Dipartimento di Prevenzione Veterinario.

Il Piano annuale di Controllo ufficiale degli alimenti sostanzia un’attività di coordinamento ed

integrazione fra i due Dipartimenti della prevenzione ed all’interno del Dipartimento di Prevenzione

Veterinario (fra il Servizio di Igiene degli alimenti di o.a. ed il Servizio di Igiene degli allevamenti e delle

produzioni zootecniche)

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TABELLA 2 – Circolare 6/SAN/2007

Competenze

RAGGRUPPAMENTI CATEGORIE Competenze

Produzione destinata al consumo diretto DPM e DPV Produttori primari

coltivatori/allevatori (01.1) Produzione destinata a successive

trasformazioni per uso alimentare umano DPM e DPV

Impianti di macellazione piccoli DPV

Impianti di macellazione industriali DPV Produttori primari (01.2)

Impianti di macellazione export USA DPV

Impianti di prod./trasf. CAT. 1 (non O.A.) DPM

Impianti di prod./trasf. CAT. 2 (non O.A.) DPM

Impianti di prod./trasf. CAT. 1 (O.A.) DPV

Impianti di prod./trasf. CAT. 2 (O.A.) DPV

Impianti EXPORT USA DPV

Confezionatori per conto terzi (non OA) DPM

Alpeggi DPV

Centri imballaggio uova DPV

Produttori e confezionatori di

sostanze alimentari (02.1)

Laboratori di smielatura e conf. del miele DPV

Impianti produzione di imballaggi e contenitori DPM

Impianti produzione di attrezzi di lavorazione DPM

Produttori materiali e

apparecchiature destinate al

contatto con alimenti (02.2) Impianti produzione di macchinari DPM

Depositi RICONOSCIUTI DPM/DPV

Depositi REGISTRATI DPM/DPV

Mercati all’ingrosso di prodotti di OA DPV Distribuzione all’ingrosso (03)

Mercati all’ingrosso di frutta e verdura DPM

Macellerie, pollerie, pescherie DPV

Macellerie, pollerie, pescherie con laboratorio DPV

Esercizi di vicinato con vendita al dettaglio di

alimenti vari (di OA e non) DPM/DPV

Altri esercizi che vendono prodotti non OA DPM

Superette/Supermercati DPM/DPV

Ipermercati DPM/DPV

Distribuzione al dettaglio (04)

Vendita su aree pubbliche DPM/DPV

Prodotti non deperibili DPM/DPV Trasporto (06)

Prodotti deperibili DPM/DPV

Ristorazione pubblica (07) Ristoranti, trattorie, pizzerie, tavole calde DPM

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161

Aziende agrituristiche con somministrazione DPM/DPV Trasf.

A carattere temporaneo (fiere, feste popolari) DPM

Bar, tavole fredde DPM

Mensa scolastica DPM

Mense ospedaliere, case cura e riposo DPM/DPV Osped.

Mensa di altre comunita' DPM

Mensa aziendale DPM

Centri cottura < 500 pasti e mense scolastiche

(con preparazione) < 100 pasti DPM

Ristorazione collettiva (08)

Centri cottura > 500 pasti e mense scolastiche

(con preparazione) > 100 pasti

DPM/DPV Ricon.

Alimenti o.a.

Produttori confezionatori che

vendono prevalentemente al

dettaglio (09)

Laboratori che fabbricano prodotti a base di

latte per la vendita diretta al consumatore

(gelaterie, caseifici), gastronomie, rosticcerie,

pasticcerie (ecc.), laboratori annessi a spacci

agricoli, laboratori produzione miele

DPM/DPV

PROGRAMMAZIONE E COORDINAMENTO DI ALCUNE ATTIVITÀ D I SANITÀ PUBBLICA

VETERINARIA

1/1/2009 – 31/12/2009

Premessa:

La Sanità Pubblica Veterinaria ha fra i suoi compiti molteplici attività suddivise in tre discipline. Esse

necessitano di una adeguata programmazione al fine di rispondere con efficacia ed economicità sia alle

esigenze di tutela della collettività sia alle richieste di prestazioni effettuate dal singolo utente.

Una particolare attenzione necessitano le attività di Igiene degli allevamenti e delle produzioni zootecniche in

quanto le relative strutture aziendali sono caratterizzate da un ridotto contingente di personale.

Con Decreto 346 del 17/04/2002 è stato approvato, in via sperimentale il Piano di programmazione e

coordinamento delle attività di Sanità pubblica veterinaria di durata annuale a far data dal 01 giugno 2002.

Le immutate esigenze di servizio ed il permanere di restrizioni nell’acquisizione di personale hanno quindi

reso necessario l’adozione di un Piano programmatico provvisorio a partire dal 2003 (Decreto n. 648 del

3.7.2003) e ne confermano la necessità anche per l’anno 2009.

Obiettivi

1. Ordinare, secondo efficacia ed economicità, la competenza operative delle “Attività tipiche” individuate

nella tabella a pag. 4;

2. Rafforzare e migliorare la complessiva azione di vigilanza veterinaria;

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3. Potenziare ed ampliare in particolare le attività di Igiene degli allevamenti e delle produzioni zootecniche;

4. Rendere il programma più aderente alla tipologia delle attività presenti sul territorio in considerazione

delle risultanze delle attività degli anni precedenti.

Scenario

Le attività oggetto della presente programmazione sono quelle di cui alle “Attività tipiche” individuate nella

tabella a pag. 4.

Le risorse umane disponibili sono:

Sanità animale: un Responsabile di Servizio, un Responsabile di Funzione distrettuale, tre Veterinari Ufficiali

operatori ed un Tecnico di vigilanza.

Igiene della produzione, trasformazione, commercializzazione, conservazione e trasporto degli alimenti di

origine animale: un Responsabile di Servizio, un Responsabile di Funzione distrettuale (in corso di

attribuzione), quattro Veterinari Ufficiali ed un Tecnico di vigilanza.

Igiene degli alimenti e delle produzioni zootecniche: un Responsabile di Servizio, un Responsabile di

Funzione distrettuale (in corso di attribuzione) ed un Tecnico di vigilanza.

A supporto delle attività vi è un Operatore Tecnico .

I Responsabili delle diverse discipline hanno anche funzioni operative sul territorio.

Il personale amministrativo fa parte del nucleo amministrativo unico per la Sanità Pubblica Veterinaria.

Completa lo scenario la disponibilità del personale a fornire il proprio apporto lavorativo con flessibilità.

Verifica attività 2008

Durante il periodo di riferimento l’attività di vigilanza è stata costantemente monitorata in occasione degli

incontri di Servizio e di Dipartimento. Il Ministero della Salute ha ridotto la percentuale delle aziende da

sottoporre a verifica per l’anagrafe bovina dal 10% al 5 %. Nell’anno 2008 per l’analisi del rischio delle

aziende bovine da sottoporre a controllo per l’anagrafe sono stati utilizzati i criteri di consistenza

zootecnica, della movimentazione, della rimonta esterna, dell’attività di commercio e della attività di

vendita latte crudo. Inoltre i controlli per MSR e chechk-list negli allevamenti ovi-caprini hanno scontato le

difficoltà derivanti dalla realtà produttiva caratterizzata dal consumo familiare degli animali e dalla vendita

al consumatore finale. E’ necessario quindi uno specifico intervento regolamentare da parte della

Regione. In tal senso vi è già stato uno specifico intervento del Direttore del Dipartimento ma è

necessario tornare sulla problematica in ambito regionale per trovare una adeguata soluzione.

Il controllo sulle aziende che producono latte crudo con vendita mediante distributori automatici ha

comportato in via ordinaria l’effettuazione di un prelievo sul distributore stesso con cadenza mensile.

L’esame della gestione dell’autocontrollo e la valutazione degli esiti dei prelievi aziendali è avvenuta

contestualmente. Le risultanze ed i potenziali pericoli connessi a questa attività prescrivono la necessità

di continuare a mantenere alto il livello dei controlli.

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163

Criticità da considerare per il programma 2009

1. molteplicità delle attività

2. conformazione del territorio dell’ASL

3. carenza risorse umane.

4. tipologia e quantità degli allevamenti e del relativo patrimonio zootecnico

Riferimenti di programmazione 2009

• Impiego flessibile delle risorse umane. Considerate le specificità della Sanità Pubblica Veterinaria

dell’ASL di Vallecamonica-sebino, la flessibilità è strumento indispensabile per rispondere

adeguatamente alle esigenze di razionalizzazione efficace ed economica. In questa fase interessa sia i

Responsabili che i Veterinari Ufficiali operatori; i primi assommano le funzioni specifiche a quelle

operative territoriali mentre i secondi svolgono quest’ultime. Comporta inoltre che i Veterinari operatori A

e C siano chiamati ad effettuare prestazioni di entrambe le discipline. Dovrà essere evitato l’insorgere di

incompatibilità evitando la sovrapposizione, in via non incidentale, del controllore e del controllato.

• Mantenimento in capo alle rispettive discipline delle funzioni di registrazione ed autorizzative di

competenza per garantire uniformità di intervento e approfondita conoscenza della materia;

• Coinvolgimento del personale tecnico di vigilanza nella vigilanza a supporto del Veterinario Ufficiale

Programmazione

Richiamato quanto più sopra esposto, in particolare le criticità ed i riferimenti, si ritiene che le esigenze di

razionalizzazione, efficacia ed economicità della vigilanza rendano opportuno alcuni chiarimenti sulla

allocazione operativa di alcune delle attività tipiche della disciplina di Igiene degli Allevamenti e delle

produzioni zootecniche.

Tale allocazione operativa conferma ancora il carattere della provvisorietà di durata annuale in attesa

dell’assunzione di personale specializzato dedicato. Ove fosse opportuno è fatta salva la possibilità di

interventi di vigilanza da parte del personale nell’ambito della disciplina di appartenenza indipendentemente

dalla allocazione qui prevista..

La tabella seguente riassume schematicamente le competenze operative dei Veterinari delle diverse

discipline la cui effettuazione necessita di essere razionalizzata.

Legenda:

C/C: attività tipica di Igiene degli allevamenti e delle produzioni zootecniche effettuata da Veterinari di Igiene

degli allevamenti e delle produzioni zootecniche;

C/A: attività tipica di Igiene degli allevamenti e delle produzioni zootecniche effettuata da Veterinari di Sanità

Animale;

C/B: attività tipica di Igiene degli allevamenti e delle produzioni zootecniche effettuata da Veterinari di Igiene

della produzione, trasformazione, commercializzazione, conservazione e trasporto degli alimenti di origine

animale;

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164

Tabella

Attività tipica Igiene degli

allevamenti e delle produzioni

zootecniche

Competenza operativa

Descrizione

Vigilanza e controllo sulla

riproduzione animale

Codice 28 Attività tipiche SPV)

C/C e C/A

C/C vigilanza e controllo

riproduzione bovina

C/A vigilanza e controllo

riproduzione equina

Vigilanza e controllo presso

ricoveri animali, mercati fiere ,

concentramenti di animali

Codice 29 Attività tipiche SPV

C/A e secondo turni di reperibilità

vigilanza e controllo sugli impianti

(alto e basso rischio) che

raccolgono, trasportano ecc.

avanzi e rifiuti animali e

sottoprodotti della macellazione

Codice 30 Attività tipiche SPV

C/A e C/B

C/A negli allevamenti

C/B nei punti di macellazione.

Vigilanza e controllo sul benessere

animale durante il trasporto

Codice 36 Attività tipiche SPV

C/C, C/A e C/B

C/C, C/A, C/B per vigilanza sul

territorio

Vigilanza e controllo su animali da

ripopolamento e selvaggina

Codice 37 Attività tipiche SPV

C/A e secondo turni di reperibilità

Anagrafi zootecniche

Codice 66 Attività tipiche SPV

C/A

Inoltre, in considerazione delle risorse a disposizione, delle risultanze di attività degli anni precedenti, del

coinvolgimento dei Veterinari Ufficiali di Sanità animale nella bonifica degli allevamenti e della presenza

significativa di allevamenti i cui proprietari, con le relative famiglie, consumano tutti i loro prodotti, si stabilisce

che, nel rispetto della normativa vigente, vengono definiti i seguenti ulteriori criteri programmatori:

a) Effettuazione, da parte dei Veterinari Uff. di Sanità animale, di un sopralluogo comprendente la

chek-list, il controllo MSR, il controllo per BSE, negli allevamenti bovini che sottopongono

direttamente a bonifica sanitaria (20%), negli allevamenti dei commercianti e negli allevamenti aventi

consistenza maggiore di 30 capi dove si verifica una rimonta esterna maggiore del 20% e negli

allevamenti bovini da riproduzione con patrimonio zootecnico superiore a 50 capi complessivi.

b) Effettuazione, da parte dei Veterinari Uff. di Sanità animale, di un controllo annuale comprendente la

chek-list, il controllo MSR ed il controllo per BSE negli allevamenti intensivi.

c) Effettuazione di un controllo annuale MSR e chek-list ovi-caprini nel 3% degli allevamenti che copra

almeno il 5% del totale degli animali allevati nel territorio dell’ASL Vallecamonica-Sebino secondo un

campione che verrà estratto dal Responsabile di Servizio di Sanità animale e quindi attribuito ai

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165

Veterinari ufficiali tenendo conto delle indicazioni regionali che verranno emanate considerando

anche la realtà produttiva locale caratterizzata dal consumo familiare degli animali e dalla vendita al

consumatore finale. La farmacosorveglianza negli allevamenti con impianti di trasformazione latte

autorizzati viene effettata dai VVUU di Igiene degli allevamenti.

d) Effettuazione di controllo annuale Check list anagrafe EQUINA sul 5% degli allevamenti presenti sul

territorio da parte dei VVUU di Sanità Animale e la relativa farmasorveglianza con VVUU area Igiene

degli allevamenti.

e) Effettuazione , da parte dei Veterinari Uff. di Sanità animale, del 100% dei controlli previsti nel caso

di animali morti in allevamento (> 24 mesi bovini e > 18 mesi ovi-caprini) e controlli nei rimanenti

secondo quanto previsto ai punti precedenti.

f) I controlli sugli animali finalizzati al destino delle produzioni zootecniche, alla sanità delle produzioni

lattee, al rispetto del benessere, alla corretta alimentazione medicata e non, nonché al corretto

utilizzo dei farmaci verrà effettuato dai Veterinari Ufficiali di Igiene degli Allevamenti e delle

produzioni zootecniche negli allevamenti bovini di consistenza maggiore a 20 capi mentre nei

rimanenti verrà effettuato dai Veterinari Ufficiali di Sanità Animale, nell’ambito della quota sottoposta

a bonifica sanitaria. In particolare negli allevamenti intensivi i Veterinari di Area C effettueranno i

controlli finalizzati al destino delle produzioni zootecniche, per il benessere, il farmaco e

l’alimentazione medicata e non.

g) La vigilanza su latte e prodotti lattiero caseari in caseifici dovrà comportare annualmente un audit e

tre sopralluoghi per il caseificio CISSVA mentre, per quelli con riconoscimento CE o registrazione, in

funzione dell’analisi del rischio ed in particolare dell’esito dell’ultimo sopralluogo, garantendo

comunque almeno un controllo annuale. Per il latte crudo commercializzato con distributori

automatici i controlli avverranno secondo le indicazioni regionali. Per le aziende di produzione

conferenti ai caseifici industriali si conviene che il Responsabile del Servizio di Sanità Animale

fornisca al collega di Igiene degli allevamenti e delle produzioni zootecniche l’elenco delle aziende

che verranno sottoposte a bonifica sanitaria. Quest’ultimo individuerà quelle che risultano conferenti

ai caseifici industriali di consistenza inferiore a 20 capi e per queste il previsto sopralluogo annuale

finalizzato alla sanità delle produzioni lattee sarà effettuato dai Veterinari Ufficiali di sanità animale in

occasione della bonifica sanitaria. Il sopralluogo nelle rimanenti sarà effettuato dai Veterinari di Area

C.

La farmacosorveglianza verrà quindi effettuata dai veterinari di area C negli allevamenti intensivi, negli

allevamenti bovini di consistenza superiore a 20 capi. Per i rimanenti il Responsabile di Servizio C

predispone un programma pluriennale di sopralluoghi che tenga conto del controllo effettuato dai Veterinari

di Area A in occasione della bonifica sanitaria.

Per ognuno dei sopracitati settori di intervento della vigilanza veterinaria viene aggiornata quanto prima

l’apposita modulistica che è già stata impiegata nei periodi precedenti a cura del Responsabile del Servizio

di Sanità animale e del Responsabile del Servizio di Igiene degli allevamenti e delle produzioni zootecniche.

Saranno effettuate periodiche verifiche da parte dei Responsabili di Servizio sul livello di attuazione del

presente atto di programmazione e coordinamento per le necessarie valutazioni e per gli eventuali

aggiustamenti.

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166

Per tutte le attività sopra descritte si individua come indicatore il rapporto fra quelle previste e quelle

effettuate che deve essere uguale a 1.

L’impiego flessibile dei Veterinari Ufficiali in aree non di appartenenza ha già comportato l’organizzazione di

eventi formativi e di aggiornamento in tema di farmaci, mangimi e benessere. negli anni scorsi.

La seguente tabella riassume le attività di vigilanza programmate nell’ambito del coordinamento dei Servizi A

e C per l’anno 2009:

Attività di vigilanza programmata per i VVUU Area S anità Animale

Descrizione attività Dove

Chek-list anagrafe bovina

Controllo MSR

Controllo per BSE

allevamenti bovini che sottopongono direttamente a bonifica

sanitaria.

allevamenti dei “commercianti”

allevamenti aventi consistenza maggiore di 30 capi dove si

verifica una rimonta esterna maggiore del 20%

negli allevamenti bovini da riproduzione con patrimonio

zootecnico superiore a 50 capi complessivi

Allevamenti Intensivi

Check list anagrafe ovi-caprini

Controllo MSR

Nel 3% degli allevamenti che copra almeno il 5% del totale degli

animali allevati

Check list anagrafe e

farmacosorveglianza EQUINI

Sul 5% degli allevamenti di equini presenti sul territorio.

Controllo BOVINI morti in allevamento

bovini e rilascio del certificato di

trasporto

Allevamenti con decesso BOVINI di età superiore ai 24 mesi. Se

di età > 48 mesi prelievo OBEX

Controllo OVICAPRINI morti in

allevamento bovini e rilascio del

certificato di trasporto

Allevamenti con decesso OVICAPRINI di età superiore ai 18 mesi

comprensivo di prelievo OBEX o testa.

I controlli sugli animali finalizzati al

destino delle produzioni zootecniche, alla

sanità delle produzioni lattee, al rispetto

del benessere.

allevamenti bovini con consistenza < 20 capi che sottopongono

direttamente a bonifica sanitaria.

Farmacosorveglianza e alla corretta

alimentazione medicata e non

programma pluriennale dei sopralluoghi

Allevamenti < 20 capi (esclusi quelli dichiarati autoconsumo) che

sottopongono direttamente a bonifica sanitaria.

Attività di vigilanza programmata per i VVUU Area IGIENE DEGLI ALLEVAMENTI

Descrizione attività Dove

I controlli sugli animali finalizzati al

destino delle produzioni zootecniche, alla

sanità delle produzioni lattee, al rispetto

allevamenti bovini di consistenza maggiore ai 20 capi.

allevamenti intensivi.

allevamenti con consistenza < ai 20 capi che conferiscono o con

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167

del benessere. caseificio riconosciuto e che non sono sottoposti direttamente a

bonifica sanitaria da parte dei VVUU area A (Secondo indicazione

del RSIAPZ).

Farmacosorveglianza e alla corretta

alimentazione medicata e non

allevamenti bovini di consistenza maggiore ai 20 capi.

allevamenti intensivi e allevamenti Ovi Caprini con caseificio

autorizzato.

Audit annuale e tre sopralluoghi CASEIFICI INDUSTRIALI -->CISSVA

Sopralluoghi in funzione dell’analisi del

rischio ed in particolare dell’esito

dell’ultimo sopralluogo, garantendo

comunque almeno un controllo annuale.

CASEIFICI con riconoscimento CE o registrazione.

4 controlli annuali (salvo diversa

indicazione regionale)

Distributori automatici latte crudo.

DI SEGUITO, PER OGNI SETTORE VETERINARIO E MEDICO VIENE SVILUPPATA L’ANALISI DEL

RISCHIO, L’INDIVIDUAZIONE DELLE RISORSE, LE EVENTUA LI ATTIVITA’ DI CUI SI CHIEDE

L’ABOLIZIONE O UN DIVERSO APPROCCIO, GLI STRUMENTI DI CONTROLLO

CONTROLLO UFFICIALE ALIMENTI DI ORIGINE ANIMALE

CRITERI PER L’ATTRIBUZIONE DEL LIVELLO DI RISCHIO D ELLE MACROCATEGORIE

Servizio “Igiene della produzione , trasformazione, commercializzazione, conservazione e trasporto

degli alimenti di origine animale e loro derivati”.

Servizio “Igiene degli allevamenti e delle produzio ni zootecniche” .

Convenzionalmente il “livello di rischio” è indicato con un numero da 1 a 4 laddove a 1 corrisponde il rischio

maggiore e a 4 il rischio minore.

Tale classificazione è funzionale ad una efficiente e uniforme gestione delle risorse nella programmazione

delle attività di controllo e finalizzata a rendere più efficace l’azione di

prevenzione.

L’analisi del contesto permette di evidenziare che l’incidenza delle malattie infettive, infestive e delle zoonosi

non ha evidenziato particolare criticità .Pertanto l’ attività di controllo ufficiale viene programmata ed

effettuata mediante l’attribuzione dei livelli di rischio per categorie e singoli stabilimenti considerando i

seguenti parametri:

a) caratteristiche degli stabilimenti,

b) tipologia dei prodotti,

c) igiene delle produzioni,

d) autocontrollo aziendale,

e) dati storici.

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L’attribuzione del livello di rischio è stata effettuata dal Direttore del Servizio competente in

collaborazione con i veterinari ufficiali distrettuali.

Per ogni parametro sono state indicate le caratteristiche da prendere in considerazione per una

valutazione complessiva; ne consegue che non necessariamente al livello 1 corrisponderà ad una attività

con un basso livello igienico ma possono essere classificate in tale macrocategoria attività che, pur offrendo

buone garanzie sanitarie, sono caratterizzate da complessità produttiva, da una produzione di alimenti

particolarmente a rischio, ecc.

L’attribuzione del livello di rischio deve pertanto essere intesa come strumento gestionale.

Il livello di rischio attribuito non indica quindi una maggiore o minore efficacia dell’attività di controllo ufficiale

ma serve per la corretta attribuzione delle risorse.

a) Caratteristiche degli stabilimenti:

• dimensioni dello stabilimento ed entità della produzione

• data di costruzione o di ristrutturazione significativa

• condizioni generali di manutenzione delle strutture

• numero di addetti

• grado di automazione

• dimensione del mercato servito

Nel territorio della nostra A.S.L. gli stabilimenti (macelli, laboratori, spacci, caseifici…) sono di norma di

piccole dimensioni, a carattere per lo più familiare, con un mercato di vendita limitato al territorio della

Valle.Si tratta in genere di costruzioni recenti o sottoposte a ristrutturazione a seguito di prescrizioni in base

alle normative vigenti.Lo stato di manutenzione delle stesse è generalmente buono. A seguito di norme

comunitarie e a finanziamenti successivi i caseifici di malga hanno subito un profondo miglioramento

strutturale.

b) Tipologia dei prodotti:

• caratteristiche chimico-fisiche (ad esempio: pH, Aw, umidità, ecc.)

• principali rischi microbiologici documentati connessi con i prodotti

• modalità di consumo (ad esempio: crudo – cotto)

• grado di deperibilità (durabilità)

• modalità di conservazione (ad esempio: da mantenere a T° controllata)

• fasce di consumatori a cui sono destinati i prodotti

Tra i prodotti lattiero- caseari particolare attenzione dal punto di vista sanitario deve essere posta su quelli

ottenuti nei nostri piccoli caseifici annessi all’Azienda Agricola dove si lavora “a latte crudo e che nelle varie

fasi: stoccaggio, trasporto e vendita hanno necessità del rispetto della “catena del freddo”. Burro,

formaggelle a breve stagionatura,ricotta sono i prodotti più a rischio. . Da circa due anni sono presenti anche

otto distributori automatici di latte, che richiedono un controllo continuo e mirato vista la potenziale

pericolosità del prodotto.

Per quanto concerne le carni , la produzione principale è costituita da carni fresche e prodotti a base di

carne.che vengono principalmente cotti o stagionati. Pertanto i fattori di rischio e contaminazione

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169

microbiologica sono relativamente bassi. Le modalità di conservazione per i prodotti freschi sono garantite

principalmente dal mantenimento della catena del freddo e per gli stagionati dai tradizionali sistemi di

conservazione: stagionatura, affumicamento,salagione.

Viene posta particolare attenzione alla tracciabilità, alle forme parassitarie(trichinella, cisticerco)ed alla

prevenzione per la BSE/TSE che comporta controlli ispettivi e numerosi campionamenti.

c) Igiene della produzione:

• Professionalità e disponibilità alla collaborazione da parte dei titolari degli stabilimenti

• Formazione igienico sanitaria e competenza degli addetti

Tutti gli addetti degli stabilimenti hanno una formazione igienico sanitaria acquisita tramite la partecipazione

ai corsi con cadenza biennale previsti dalla legge Regionale 12 del 4 agosto 2003.

In genere la collaborazione dei titolari degli stabilimenti è buona come risulta dalla puntuale ottemperanza

alle prescrizioni impartite in sede di vigilanza.

d) Sistema di autocontrollo:

• completezza dell’analisi dei rischi

• corretta attuazione e documentazione del monitoraggio

• corretta attuazione e documentazione delle azioni correttive

• affidabilità del sistema

• aggiornamento del piano tutte le volte che si introducono modifiche impiantistiche o

produttive o a seguito di fatti che dimostrino la scarsa efficacia del sistema

• affidabilità del sistema di ritiro dal mercato dei prodotti posti in commercio

Stante la scarsa presenza sul territorio di ditte che si occupano di autocontrollo e dei costi elevati, si

riscontrano a volte delle carenze nella documentazione del manuale di autocontrollo.

Queste difficoltà nel settore lattiero-caseario sono in parte superate dall’intervento di supporto offerto dai

tecnici del Centri Latte di Brescia.

e) Dati storici:

Gli operatori del nostro Servizio Veterinario, per la loro esperienza pluriennale legata al territorio della

Vallecamonica, posseggono una vasta conoscenza della situazione degli stabilimenti e le problematiche ad

essi legate.

RISORSE DISPONIBILI

Nell’ambito del Dipartimento di Prevenzione Veterinario, le competenze relative all’igiene degli alimenti di

O.A. per la realizzazione del Piano Integrato delle attività di Prevenzione 2008 sono attribuite ai Servizi di :

1. “Igiene della produzione , trasformazione, comme rcializzazione, conservazione e trasporto degli

alimenti di origine animale e loro derivati”.

2. “Igiene degli allevamenti e delle produzioni zoo tecniche” .

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170

Il personale veterinario e tecnico del Distretto Veterinario appartenente alle sopra menzionate aree

funzionali, è incaricato dell’esecuzione del Piano.

PERSONALE :

� n. 6 Medici Veterinari per il Servizio Igiene degli alimenti di O.A.

� n° 2 Medici Veterinari per il Servizio Igiene degli allevamenti e delle produzioni zootecniche

Due dei medici veterinari del personale considerato svolgono la loro attività sul territorio a tempo parziale in

quanto impiegati prioritariamente nella funzione di responsabilità del rispettivo servizio.

� n. 2 Tecnici della Prevenzione che svolgono la loro attività in riferimento alle due aree sopra citate .

Nell’anno 2008 si prevede l’acquisizione di un tecnico di prevenzione per la figura del quale sono in

corso le procedure concorsuali

� n. 2 Amministrativi di ruolo a tempo parziale e personale di supporto con incarico interinale nella

persona di una unità.

Per quanto concerne gli esami di laboratorio ci si avvale della collaborazione dell’Istituto Zooprofilattico

Sperimentale della Lombardia e dell’Emilia Romagna di Brescia e del Laboratorio di Igiene Pubblica di

Darfo B.T.

L’impiego delle risorse umane nelle diverse attività del Piano Integrato è descritta nelle schede allegate.

PROGRAMMA ANNUALE DI ATTIVITA’

Per l’anno 2008 si prevede che in base ai livelli di rischio assegnati si sviluppi e promuova in maniera

organica e coordinata l’attività di controllo ufficiale.

OBIETTIVI

1. Aggiornamento dinamico dell’anagrafe informatizzata (VETINWEB) delle attività soggette a controllo

ufficiale dei prodotti alimentari.

2. l’effettuazione in maniera omogenea per l’anno 2009 delle attività previste nelle tabelle allegate al

presente piano

3. Miglioramento dei controlli della sicurezza alimentare mediante una valutazione e verifica dei prerequisiti,

delle procedure o del piano di autocontrollo aziendale delle varie attività, con particolare riferimento alla

verifica dei sistemi di tracciabilità/rintracciabilità e di ritiro/richiamo dei prodotti a rischio.

Quest’ultimo punto, in particolare prevede che nell’ambito della consueta attività di controllo, si dovrà :

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171

� verificare la presenza, nell’ambito del piano di autocontrollo o delle procedure di corretta prassi igienica

di ciascun operatore, di modalità di individuazione dei fornitori delle materie prime (incluse le persone

fisiche): Nome, indirizzo del fornitore, natura del prodotto fornito

� verificare la presenza, nell’ambito del piano di autocontrollo o delle procedure di corretta prassi igienica

di ciascun operatore, di modalità di individuazione delle imprese alle quali hanno fornito i prodotti finiti:

Nome, indirizzo del cliente, natura del prodotto consegnato; Data della transazione; Lotto;

Volume/quantità; Descrizione più dettagliata del prodotto

� verificare che l’operatore disponga di sistemi/procedure che consentano di mettere a disposizione delle

autorità competenti le informazioni

� verificare che la documentazione relativa a dette procedure comprenda almeno: la descrizione degli

obiettivi; l’attribuzione delle responsabilità del sistema; la descrizione dettagliata delle procedure;

i documenti e le registrazioni che derivano dalla applicazione delle procedure In base a quanto indicato

nell’Accordo Stato-Regioni del 28 luglio 2005, fatta salva l’applicazione di norme più specifiche di natura

sanitaria o fiscale, le informazioni devono essere conservate per un periodo congruo di tempo che

indicativamente può essere riferito a:

• 3 mesi per i prodotti freschi

• 6 mesi successivi alla data di conservazione del prodotto deperibile, per i prodotti “da consumarsi

entro il…………………”

• 12 mesi successivi alla data di conservazione consigliata per i prodotti “da consumarsi

preferibilmente entro il………………..”

• 2 anni successivi per i prodotti per i quali non è prevista dalle norme vigenti l’indicazione del termine

minimo di conservazione

� verificare che dette procedure, in caso di riscontro di prodotto che non risponde ai requisiti di sicurezza

previsti dal Regolamento (CE) 178/2002:

- consentano di individuare tutti i quantitativi del prodotto e i lotti, partite e consegne che contengono o

potrebbero contenere il prodotto in questione;

- consentano di individuare tutti i destinatari del prodotto e i lotti partite e consegne che contengono o

potrebbero contenere il prodotto in questione;

- prevedano le modalità di informazione dei destinatari del prodotto e i lotti partite e consegne che

contengono o potrebbero contenere il prodotto in questione

- prevedano le modalità di documentazione delle azioni intraprese, in particolare devono essere

documentate tutte le modalità di informazione dei destinatari tramite registrazione

� delle azioni intraprese (documento trasmesso, modalità della trasmissione, data di trasmissione, clienti

contattati, se l’informazione avviene per telefono devono essere registrati i dati inerenti le telefonate:

data, ora e nominativo e qualifica della persona che ha ricevuto la telefonata) consentano, in caso di

operatori alimentari che svolgono attività di vendita al dettaglio o di somministrazione, di individuare il

prodotto e di bloccarne la vendita al consumatore.

� prescrivere eventuali adeguamenti ai sensi dell’art. 54 del Regolamento (CE) n. 882/2004

� adottare eventuali provvedimenti sanzionatori previsti Decreto Legislativo 5 aprile 2006, n. 190, in caso

di mancato rispetto delle disposizioni di cui agli art. 18, 19 e 20 del Regolamento (CE) 178/2002.

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172

� verificare l’immediato avvio del ritiro dal mercato da parte dell’operatore secondo le procedure previste,

controllandone la congruenza, in particolare se questo aspetto non era già stato esaminato in

precedenza;

� acquisire la rete commerciale del prodotto, possibilmente in formato elettronico, avendo cura di

verificarne la completezza (indirizzi completi, lotto, quantità di prodotto fornito, data della transazione, n.

documento di trasporto, ecc)

� verificare l’effettivo ritiro dal commercio, da parte dell’operatore, del prodotto secondo le modalità sopra

esposte, anche mediante verifica dei documenti di trasporto;

� verificare la gestione del prodotto eventualmente già ritirato dall’operatore;

� disporre, in caso di inadempienza, ogni azione sostitutiva necessaria ai fini della tutela della salute

pubblica (es. sequestro cautelativo del prodotto reperito sul mercato e non soggetto a provvedimento di

ritiro)

� comunicare gli esiti degli accertamenti relativamente al prodotto oggetto di ritiro, fornendo informando

se:

o il prodotto è stato ritirato

o il prodotto è accantonato in attesa di ritiro

o il prodotto è stato ulteriormente distribuito, in tal caso si ripetono le procedure di cui ai punti

precedenti (verifica attivazione sistema di ritiro, rete commerciale, quantitativo)

o il prodotto è stato venduto al consumatore finale o, nel caso dei mangimi, il prodotto è stato

venduto all’utilizzatore tramite scontrino fiscale

o il prodotto è in vendita e, pertanto, è stato sequestrato

� comunicare l’eventuale non conformità delle procedure di ritiro, al fine di consentire ulteriori verifiche e di

assumere i provvedimenti di competenza, precisando se:

o il ritiro è stato correttamente effettuato oppure

o il ritiro non è stato correttamente effettuato:

o la ditta fornitrice non ha avviato le procedure di ritiro

o la ditta cliente non ha ricevuto dal proprio fornitore informazioni per il ritiro del prodotto

o la ditta cliente ha ricevuto dal proprio fornitore informazioni per il ritiro del prodotto ma le

stesse non sono pertinenti (es. prodotto non commercializzato/fornitura non pervenuta)

o l’indirizzo del cliente risulta non corretto

� adottare i necessari provvedimenti di natura prescrittiva, secondo quanto stabilito dall’articolo 54 del

Regolamento (CE) 882/2004, nonché quelli di carattere sanzionatorio in caso di mancato rispetto delle

disposizioni di cui agli art. 19 e 20 del Regolamento ai sensi del D. Lgs. 5 aprile 2006, n. 190

Per quanto concerne la disposizione di cui all’art. 19, comma 1, del regolamento (CE)

178/2002 relativa all’obbligo di richiamo, si rimanda alle indicazioni fornite con Decreto del Direttore

Generale Sanità n. 1835 del 21.02.2006.

Gli strumenti di controllo saranno costituiti:

� da una verifica di norma trimestrale della situazione mediante l’utilizzo del programma informatico

regionale Vetinweb, che consente di vedere la situazione in tempo reale dei controlli effettuati mediante

Audit e sopralluoghi sulle strutture di produzione, lavorazione e vendita dei prodotti alimentari di origine

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173

animale, a questa faranno seguito delle riunioni anch’esse trimestrali fra il Dipartimento di Prevenzione

Veterinario ed i Responsabili dei Servizi, ed il Distretto Veterinario con i Veterinari Ufficiali ed i Tecnici

della Prevenzione per la valutazione della situazione ed eventuale rimodulazione del programma di

controllo ufficiale alimenti

� Per quanto concerne la verifica del programma riguardante i campionamenti delle matrici alimentari

programmate in ambito ASL, lo strumento di controllo sarà costituito da una tabella “Campionamento“

che si allega e che vedrà anch’essa delle scadenze trimestrali con l’analisi della situazione ed eventuale

aggiustamento delle problematiche emerse nelle riunioni suddette.

� Per quanto concerne la verifica del programma riguardante i campionamenti previsti delle matrici

alimentari programmate in ambito ASL dal Piano Integrato, dal Piano Nazionale Residui e dal Piano

Nazionale Alimentazione Animale, gli indicatori di verifica sono costituiti dal rapporto tra campioni

eseguiti e quelli assegnati il cui valore deve essere compreso fra 0,95 e 1,05 come evidenziato dalle

tabelle di campionamento che si allegano, e che avranno delle scadenze trimestrali e quadrimestrali con

l’analisi della situazione ed eventuale aggiustamento a seguito delle problematiche emerse.

L’attività di Controllo ufficiale da parte del Servizio Igiene della produzione, trasformazione,

commercializzazione, conservazione e trasporto degli alimenti di O.A. viene effettuata principalmente sulle

strutture e sulle carni da parte dei Medici Veterinari incaricati.

Questo tipo di controllo, si traduce nell’attività ispettiva su tutti gli animali macellati, il che comporta un

notevole impegno di tempo e personale, sull’attività di audit e sopralluoghi nel 100% delle strutture di

produzione (macelli) e nei locali di sezionamento e lavorazione carni.

Lo stesso dicasi per il controllo degli MSR (materiale specifico a rischio) nelle medesime strutture.

Per quanto concerne i controlli sugli alimenti di O.A. nei punti vendita al dettaglio (macellerie, pescherie,

supermercati, ambulanti, ecc), questa attività viene svolta sia dai Veterinari ufficiali competenti per territorio

che dai Tecnici della Prevenzione e copre quasi il 100% delle attività.

I campionamenti sulle matrici alimentari verranno effettuati dai Tecnici della Prevenzione secondo quanto

previsto dai vari Piani Regionali e dalle esigenze locali (vedi tabelle)

CASEIFICI

La vigilanza avverrà, come esplicitato dalla tabella 5, su tutti i caseifici posti a fondo valle, partendo dalle

strutture presenti in alta valle e da quelle a cui è stato assegnato un livello di rischio maggiore. A questi si

devono aggiungere 30 caseifici d’alpeggio circa che verranno ispezionati nel periodo estivo. Nell’unico

caseificio industriale sono stati programmati 3 sopralluoghi e un audit. Parte dei controlli su tutti i caseifici

avverranno congiuntamente al personale tecnico.

AZIENDE CONFERENTI .

In 120 di queste strutture saranno eseguiti controlli relativi ai locali di deposito latte (congiuntamente ai

tecnici della prevenzione), al benessere e alla farmacosorveglianza.

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174

DISTRIBUTORI LATTE CRUDO

Le linee guida della Regione Lombardia impongono che il Servizio Veterinario su queste strutture un

campione mensile per carica batterica, cellule somatiche e patogeni prelevando il latte al distributore per

potere evidenziare eventuali problemi nel trasporto o nel funzionamento dell’erogatore. Mensilmente dovrà

avvenire anche un controllo del latte al tank nel locale di deposito aziendale a cura degli operatori del Centro

Latte. Periodicamente (almeno ogni 4 mesi) è indispensabile una valutazione del sistema di autocontrollo dei

distributori, mentre mensilmente si provvederà alla valutazione degli esiti dei controlli analitici effettuati e

sopra descritti.

CAMPIONAMENTO 2009

L’attività di campionamento programmata nell’ambito del Piano Integrato 2009 si fonda essenzialmente sulla

verifica del rispetto dei criteri sicurezza microbiologici, così come da allegato 1 del Reg. CE n° 144 1/2007

che modifica il Reg. CE 2073/2005.

Tale norma, definisce i criteri applicabili ai prodotti alimentari destinati al consumo umano che devono

essere rispettati dall’OSA (operatore settore alimentare), sia in fase di preparazione (criteri di processo) sia

relativamente al prodotto finale (criteri di sicurezza alimentare).

Si tratta di una legge comunitaria che, insieme alle altre, facenti parte del cosiddetto “pacchetto igiene”,

innova radicalmente il settore contribuendo a trasferire all’OSA la responsabilità del proprio operato sia in

fase di produzione sia in fase di immissione sul mercato e, eventualmente, di ritiro/richiamo in caso di non

conformità (Reg. 178/2002).

Compito dell’autorità sanitaria, alla luce dell’approccio innovativo che permea la recente legislazione

comunitaria, non è imporre un metodo, ma verificare se l’operatore abbia adottato tutte le precauzioni

necessarie a tenere sotto controllo il rischio alimentare.

Il presente piano di campionamento, pertanto, ancorché finalizzato alla verifica del rispetto della soglia

minima di sicurezza microbiologica, integra l’attività ispettiva e di sorveglianza propria del Dipartimento di

Prevenzione Veterinario.

La programmazione elencata nella tabella seguente è stata fatta pertanto tenendo conto di quanto sopra

esposto, dei piani di campionamento PNR – EXTRAPIANO – PNAA programmati dalla regione Lombardia e

dell’esperienza degli anni precedenti. E’ stato aumentato il numero di campioni rispetto all’anno 2008 con

particolare attenzione ai prodotti a base di latte, ed è stato inoltre inserito un elemento di novità a livello di

matrici, più precisamente, il miele .

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175 Numero di prelievi Tot

Matrice Tipo di esame Norma Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic

Alimenti

pronti1

Reg. 1441/07

Cap. 1.2-1.3 1 1 1 3

Alimenti

pronti2

Listeria Reg. 1441/07

Cap. 1.2-1.3 1 1 1 3

Salumi Nitriti e nitrati Decr.

27/01/2008 1 1 1 1 4

Formaggi

freschi o Burro Listeria

Reg. 1441/07

Cap. 1.2 1 1 1 1 1 1 1 1 8

Alimenti da

consumarsi

previa cottura

Listeria OM 7/12/93 1 1 1 3

Carne

macinata e

preparazioni a

base di carne

destinate ad

essere

consumate

crude

Salmonella Reg. 1441/07

Cap. 1.4 1 1 1 3

Carne

macinata e

preparazioni a

base di carne

di pollame

destinate ad

essere

consumate

cotte

Salmonella Reg. 1441/07

Cap. 1.5 1 1 1 3

Prodotti a

base di carne

destinati ad

essere

consumati

crudi

Salmonella Reg. 1441/07

Cap. 1.8 1 1 1 3

Formaggi

freschi o

Burro

Enterotossine

stafilococciche

Reg. 1441/07

Cap. 1.21 1 1 1 1 1 1 1 1 8

Formaggi,

freschi o Burro Salmonella

Reg. 1441/07

Cap. 1.11 1 1 1 1 1 1 1 1 8

PRODOTTI GASTRONOMICI, SALUMI, FORMAGGI, PESCE AFFUMICATO 1 Con durabilità > a 5 gg (alimento favorevole alla crescita) 2 Con durabilità < a 5 gg (alimento non favorevole alla cresciuta)

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176

Numero di prelievi Tot Matrice Tipo di esame Norma

Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic

Molluschi

bivalvi vivi ed

echinodermi,

tunicati e

gasteropodi E.

coli vivi

E.coli

Reg.

1441/07

Cap. 1.25

1 1

Prodotti della

pesca ottenuti

da specie

ittiche con un

elevato tenore

di istidina

Istamina

Reg.

1441/07

Cap. 1.26

1 1 2

Clostridium B.

1 1

Miele

Inibenti 1 1 2

Latte microbiologico

Reg.

853/04 1 1 1 1 1 1 1 1 8

Totale 14 19 11 16 60

SANITA’ ANIMALE

Il servizio di sanità animale ha al suo attivo:

nr. 1 Direttore di Servizio

nr. 4 Dirigenti Veterinari con territorio assegnato

per parte della bonifica sanitaria degli allevamenti vengono utilizzati nr. 6 Medici Veterinari Liberi Professionisti

convenzionati.

La normativa vigente in materia di Sanità Animale e l’analisi del rischio non lascia ampi margini di manovra in tema

di programmazione.La stragrande maggioranza delle risorse disponibili sono già allocate per rispettare le scadenze

normative.

L’analisi del rischio, rispetto a quanto indicato dalla normativa regionale per la Bonifica Sanitaria degli allevamenti

Ovi-Caprini dalla Brucellosi, in considerazione della pratica dell’alpeggio che interessa la maggior parte di questi

allevamenti, ha comportato la decisione di sottoporre a controllo annuale tutti gli stessi.

Inoltre l’analisi del rischio è stata sviluppata nella parte del presente Piano denominata “Fabbisogni in Sanità

Animale” e “Programmazione e coordinamento di alcune attività di Sanità Pubblica Veterinaria 01.01.2008 –

31.12.2008”.

Per quanto riguarda i controlli previsti gli indicatori di verifica e di risultato sia intermedio che finale sono costituiti

dal rapporto tra controlli effettuati e quelli assegnati il cui valore deve essere compreso fra 0,95 e 1,05.

Le attività di controllo per cui si chiede un diverso approccio sono le seguenti:

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177 CONTROLLO BSE – MANGIMI

Il comma 1 dell’art. 7 del DM 07.01.2000 prevede che il servizio veterinario delle aziende U.S.L. debbano effettuare

una visita ispettiva di vigilanza in tutti gli allevamenti nei quali esista almeno un bovino da riproduzione, almeno due

volte l'anno

Considerata la situazione favorevole per quanto riguarda la BSE su tutto il territorio italiano e soprattutto nel

territorio dell’ASL di Vallecamonica Sebino che non è mai stato oggetto di focolai di BSE.

Ritenuto che il rischio di insorgenza di focolaio oggi sia molto limitato.

Ai fini di meglio utilizzare le risorse di personale per altri compiti oggi più importanti e di maggiore impatto sanitario.

Considerato che con la decisione della commissione del 13 febbraio 2006 è stato riconosciuto il carattere

pienamente operativo della base dati italiana per i bovini a decorrere dal 01.04.2006.

Chiediamo

che il controllo biennale previsto sia da adeguare alla situazione di rischio reale e che quindi si possa

tranquillamente ritenere sufficiente un riscontro randomizzato con una quota prevista dall’art. 2, punto 2, del

Regolamento CE 1082/03 ridotto al 5% della percentuale degli allevamenti da sottoporre a sopralluogo.

MVS – ALLEVAMENTI “fondo cieco”

La normativa sul controllo MVS prevede l’effettuazione dei controlli su tutti gli allevamenti con più di 4 capi.

Considerata la realtà locale dell’allevamento di suini legata alla stagionalità soprattutto nel periodo dell’alpeggio.

Infatti nel periodo giugno-settembre, ai fini dell’utilizzo del siero di latte presso gli alpeggi che effettuano la

lavorazione del latte, che sono la maggior parte, il capo malga è solito monticare anche con un certo numero di

suini (di solito 10-15) tutti acquistati da un unico allevamento accreditato MVS. Questi suini, non vengono in

contatto con altri capi di diversa provenienza ed al rientro dall’alpeggio vengono stabulati in un'unica azienda, di

norma quella del capomalga, e qui rimangono fini alla macellazione. La macellazione di questi suini in parte

soddisfa il fabbisogno dell’allevatore stesso mentre altri suini vengono venduti vivi ed immediatamente macellati.

Come si evince da tutto quanto soprascritto possiamo considerare che il rischio MVS sia molto limitato.

Così come risulta essere limitato anche per tutte le altre realtà locali che acquistano i suini per gli stessi scopi.

Inoltre anche i suini, nelle aziende di valle con caseificio annesso, vengono allevati soprattutto per l’utilizzo del

siero di latte e di norma questo allevamento, limitato a pochi soggetti da ingrasso finissaggio, avviene con il

sistema del tutto vuoto. I suini vengono acquistati per la macellazione autoconsumo o comunque per la vendita ad

ingrasso finito a privati per autoconsumo.

E’ difficile l’avvicendamento di suini di diverse provenienze.

Viste le limitate risorse umane a disposizione e l’elevato numero di piccoli allevamenti presenti sul nostro territorio.

Chiediamo

Che per quegli allevatori che

• acquistano i suini da un unico allevamento

• non effettuano vendita di soggetti vivi se non per l’avvio diretto alla macellazione

• effettuano un allevamento stagionale per la macellazione “sottoportico”

vengano considerati “fondi ciechi” e ci possa essere una deroga sui controlli MVS.

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178

ALTRE ATTIVITA’ AREA C

Per quanto concerne le risorse disponibili e l’attribuzione del livello di rischio si rimanda all’analisi

compiuta nel Controllo ufficiale degli alimenti. Nelle attività che concernono il benessere, la farmacosorveglianza, il

controllo dei mangimi i parametri da considerare sono in particolare: la caratteristica degli allevamenti (intensivi, da

latte, linea vacca-vitello ecc.), l’igiene delle produzioni, i dati storici (eventuali non conformità, sanzioni….)

BENESSERE.

I controlli avverranno come sempre sugli allevamenti intensivi( 4 di suini e 2 di vitelli a carne bianca) e su un

numero di allevamenti di bovine da latte stabilito dal programma dalla Regione Lombardia.

FARMACOSORVEGLIANZA .

Nell’anno passato, oltre al consueto accurato esame dei registri delle scorte presso gli allevamenti intensivi,

si è iniziato un più capillare controllo dei registri dei trattamenti degli allevamenti da latte. . Per l’anno in corso si

ipotizza almeno la realizzazione di controlli su tutte le aziende dotate di caseificio a bollo CE (circa 70) , sia sugli

allevamenti intensivi (circa 8), sia su tutte le Aziende conferenti( 120 circa).

TRASPORTO ANIMALI

L’entrata in vigore del Regolamento 1/2005, con le relative modifiche in campo autorizzativo, costringerà il

Servizio IAPZ a un’attività più capillare come stabilito nella tabella 5 di programmazione

IMPIANTI MANGIMI REGISTRATI

L’attività di registrazione imposta dal Regolamento CE 183/2005 è ormai completata.Inizia la parte di vigilanza su

queste strutture e salvo disposizioni regionali, è stata quantificata in 144 interventi per la maggior parte svolti dal

personale veterinario.

Gli strumenti di controllo saranno costituiti da riunioni trimestrali fra il Dipartimento di Prevenzione Veterinario ed i

Direttori dei Servizi, ed il Distretto Veterinario con i Veterinari Ufficiali ed i Tecnici della Prevenzione per la

valutazione della situazione ed eventuale rimodulazione del programma .

Indicatori

Per quanto riguarda i controlli previsti gli indicatori di verifica e di risultato sia intermedio che finale sono costituiti

dal rapporto tra campioni eseguiti e quelli assegnati il cui valore deve essere compreso fra 0,95 e 1,05.

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179

CONTROLLO UFFICIALE ALIMENTI NON DI ORIGINE ANIMALE

AREA PREVENZIONE ALIMENTI E ACQUE POTABILI

Sicurezza Alimentare - Controllo Ufficiale Alimenti e Bevande L’evoluzione normativa a livello comunitario, iniziata con le direttive 93/43/CEE e 96/3/CEE e sviluppatasi

successivamente con il Regolamento 178/2002 e, più recentemente, con alcuni Regolamenti comunitari approvati

dall’Unione Europea in data 29 aprile 2004 (meglio noti come “pacchetto Igiene”), applicabili dal primo gennaio

2006, tra cui, in particolare i Regolamenti CEE 852 – 853 – 854 e 882/2004, comporta una nuova impostazione

dello svolgimento dell’attività di controllo ufficiale nonché nei casi di allerta o, comunque, nei casi di irregolarità.

Alla normativa sopra richiamata va aggiunto quanto disposto dal Decreto Legislativo 6 Novembre 2007, n.193

“Attuazione della direttiva 2004/41/CE relativa ai controlli in materia di sicurezza alimentare e applicazione dei

regolamenti comunitari nel medesimo settore”. Con tale Decreto, tra l’altro, vengono abrogate una serie di norme

nazionali di recepimento di direttive comunitarie in particolare nel campo dell’igiene degli alimenti (D.L.vo 155/97),

degli alimenti di origine animale e del controllo ufficiale (D.L.vo 123/93 – D.L.vo 156/97) e vengono stabilite le

sanzioni per le violazioni alle norme previste dai regolamenti 852 – 853.

Relativamente ai criteri microbiologici applicabili ai prodotti alimentari ci si rifà al Regolamento (CE) n. 2073/2005

della Commissione, del 15 novembre 2005.

Compito del Dipartimento di Prevenzione Medico sarà, pertanto, quello di verificare nell’anno 2008 l’attuazione

degli adempimenti che devono essere posti in atto dalle imprese in tali casi, ovvero il funzionamento del sistema di

rintracciabilità adottato dalle singole industrie alimentari, limitando il proprio intervento diretto a quelle situazioni di

particolare rischio per la salute, laddove le misure ordinarie possano non essere sufficienti a tutelare la salute del

consumatore.

Per l’effettuazione delle determinazioni analitiche sui campioni di matrice alimentari prelevati, ci si avvale del

laboratorio delle AASSLL delle Province di Brescia e Bergamo, salvo il fatto che l’assetto organizzativo preveda il

ricorso in convenzione ad altre strutture (es. ARPA, IZS) per l’esecuzione delle analisi.

Finalità

La finalità generale è quella di assicurare la corretta operatività del sistema di controllo, a garanzia della sicurezza

alimentare.

Pertanto, diventa necessario individuare alcuni strumenti di misurazione per valutare il raggiungimento delle finalità

sopra descritte: a tal fine, richiamando quanto previsto nel Decreto della Direzione Generale della Sanità 30 aprile

2001, n.9922, si ritiene opportuno individuare,

come primo momento di verifica sull’attività svolta, alcuni degli indicatori contenuti nel relativo Allegato 1 - mod. C.

A tal fine, si individuano, in via prioritaria, i seguenti obiettivi :

• Implementazione del sistema informatizzato di anagrafe degli impianti del settore alimentare soggetti a

controllo (anagrafe ditte, gestione sopralluoghi, ecc., come previsti negli atti di indirizzo regionali);

• Revisione di procedure uniformi per la gestione del sistema di allerta in costante collaborazione col

Dipartimento di Prevenzione Veterinario al fine di affrontare adeguatamente le allerte comuni;

• Verifica dei sistemi aziendali di rintracciabilità e di ritiro/richiamo degli alimenti a rischio per meglio tutelare

la salute pubblica nelle situazioni di emergenza attraverso l’assunzione di provvedimenti che consentano di

impedire la commercializzazione e il consumo di prodotti alimentari nocivi o pericolosi per la salute

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180 pubblica secondo le “Istruzioni operative gestione sistema allerta in campo alimentare I SIAN 009 Rev

01 del 30/01/2008”;

• Ridefinizione delle modalità di realizzazione degli interventi di vigilanza ed ispezione relativi al Piano

alimenti secondo criteri di efficacia ed efficienza, in base alla graduazione del rischio e alle risorse umane a

disposizione, nel rispetto delle procedure in dotazione al DPM per le quali si provvederà nel 2008 ad

intensificarne la revisione e il confronto col DPV al fine di pervenire a procedure sempre più uniformi.

• Miglioramento dei controlli della sicurezza alimentare mediante una valutazione e verifica dei prerequisiti,

delle procedure o del piano di autocontrollo aziendale delle varie attività, con particolare riferimento alla

verifica dei sistemi di rintracciabilità e di ritiro/richiamo dei prodotti a rischio. In particolare nell’ambito della

consueta attività di controllo, si dovrà :

A) verificare la presenza, nell’ambito del piano di autocontrollo o delle procedure di corretta prassi igienica di

ciascun operatore, le modalità di individuazione dei fornitori delle materie prime (incluse le persone fisiche),

nome, indirizzo del fornitore e natura del prodotto fornito;

B) verificare la presenza, nell’ambito del piano di autocontrollo o delle procedure di corretta prassi igienica di

ciascun operatore, le modalità di individuazione delle imprese alle quali hanno fornito i prodotti finiti, nome,

indirizzo del cliente, natura del prodotto consegnato, data della transazione, lotto, volume/quantità e

descrizione più dettagliata del prodotto;

C) verificare che l’operatore disponga di sistemi/procedure che consentano di mettere a disposizione delle

autorità competenti le informazioni e che la documentazione relativa a dette procedure comprenda almeno:

la descrizione degli obiettivi, l’attribuzione delle responsabilità del sistema, la descrizione dettagliata delle

procedure, i documenti e le registrazioni che derivano dalla applicazione delle procedure In base a quanto

indicato nell’Accordo Stato-Regioni del 28 luglio 2005, fatta salva l’applicazione di norme più specifiche di

natura sanitaria o fiscale, le informazioni devono essere conservate per un periodo congruo di tempo che

indicativamente può essere riferito a 3 mesi per i prodotti freschi, 6 mesi successivi alla data di

conservazione del prodotto deperibile, per i prodotti “da consumarsi entro il…………………”, 12 mesi

successivi alla data di conservazione consigliata per i prodotti “da consumarsi preferibilmente entro

il………………..” e 2 anni successivi per i prodotti per i quali non è prevista dalle norme vigenti l’indicazione

del termine minimo di conservazione né altra data

D) verificare che dette procedure, in caso di riscontro di prodotto che non risponde ai requisiti di sicurezza

previsti dal Regolamento (CE) 178/2002:

1) consentano di individuare tutti i quantitativi del prodotto e i lotti, partite e consegne che

contengono o potrebbero contenere il prodotto in questione;

2) consentano di individuare tutti i destinatari del prodotto e i lotti partite e consegne che

contengono o potrebbero contenere il prodotto in questione;

3) prevedano le modalità di informazione dei destinatari del prodotto e i lotti, partite e

consegne che contengono o potrebbero contenere il prodotto in questione;

4).prevedano le modalità di documentazione delle azioni intraprese, in particolare devono essere

documentate tutte le modalità di informazione dei destinatari tramite registrazione delle azioni intraprese

(documento trasmesso, modalità della trasmissione, data di trasmissione, clienti contattati, se

l’informazione avviene per telefono devono essere registrati i dati inerenti le telefonate: data, ora e

nominativo e qualifica della persona che ha ricevuto la telefonata)

5) consentano, in caso di operatori alimentari che svolgono attività di vendita al dettaglio o

somministrazione, di individuare il prodotto e di bloccarne la vendita al consumatore.

E) prescrivere eventuali adeguamenti ai sensi dell’art. 54 del Regolamento (CE) n. 882/2004

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181 F) adottare eventuali provvedimenti sanzionatori previsti Decreto Legislativo 5 aprile 2006, n. 190, in caso

di mancato rispetto delle disposizioni di cui agli art. 18, 19 e 20 del Regolamento (CE) 178/2002.

G) verificare l’immediato avvio del ritiro dal mercato da parte dell’operatore secondo le procedure previste,

controllandone la congruenza, in particolare se questo aspetto non era già stato esaminato in precedenza;

H) acquisire la rete commerciale del prodotto, possibilmente in formato elettronico, avendo cura di verificarne

la completezza (indirizzi completi, lotto, quantità di prodotto fornito, data della transazione, n. documento di

trasporto, ecc)

I) verificare l’effettivo ritiro dal commercio, da parte dell’operatore, del prodotto secondo le modalità sopra

esposte, anche mediante verifica dei documenti di trasporto;

J) verificare la gestione del prodotto eventualmente già ritirato dall’operatore;

K) disporre, in caso di inadempienza, ogni azione sostitutiva necessaria ai fini della tutela della salute

pubblica (es. sequestro cautelativo del prodotto reperito sul mercato e non soggetto a provvedimento di

ritiro);

L) comunicare gli esiti degli accertamenti relativamente al prodotto oggetto di ritiro, informando se: il prodotto

è stato ritirato o accantonato in attesa di ritiro e, qualora già distribuito, ripetere le procedure di cui ai punti

precedenti (verifica attivazione sistema di ritiro, rete commerciale, quantitativo);.

M) comunicare l’eventuale non conformità delle procedure di ritiro, al fine di consentire ulteriori verifiche e di

assumere i provvedimenti di competenza, precisando se: il ritiro è stato o non è stato correttamente

effettuato, se la ditta fornitrice non ha avviato le procedure di ritiro, se la ditta cliente non ha ricevuto dal

proprio fornitore informazioni per il ritiro del prodotto o se le stesse non risultano pertinenti (es. prodotto

non commercializzato/fornitura non pervenuta o indirizzo del cliente risulta non corretto);

N) adottare i necessari provvedimenti di natura prescrittiva, secondo quanto stabilito dall’articolo 54 del

Regolamento (CE) 882/2004, nonché quelli di carattere sanzionatorio in caso di mancato rispetto delle

disposizioni di cui agli art. 19 e 20 del Regolamento ai sensi del D. Lgs. 5 aprile 2006, n. 190

Per quanto concerne la disposizione di cui all’art. 19, comma 1, del regolamento (CE)

178/2002 relativa all’obbligo di richiamo, si rimanda alle indicazioni fornite con Decreto del Direttore Generale

Sanità n. 1835 del 21.02.2006.

Relativamente al campionamento delle matrici alimentari si darà come sempre piena adesione alle direttive

regionali in materia.

Nell’ambito delle attività del SIAN , anche per il 2008:

A) proseguirà, con le stesse modalità e la medesima articolazione sul territorio, l’attività dell’Ispettorato

Micologico e la fattiva collaborazione con la Comunità Montana di Valle Camonica per l’attuazione di iniziative

correlate:

1. all’attuazione del Regolamento Comprensoriale per la raccolta dei funghi epigei e all’organizzazione dei

Presidi micologici nei mesi di luglio, agosto, settembre nei centri di maggior fruizione turistica della Valle;

2. all’attività didattica nelle scuole elementari e medie, con lezioni teoriche ed uscite in bosco;

3. all’organizzazione di giornate micologiche su richiesta delle Pro-Loco.

B) verrà garantita, a seguito formale richiesta dell’Area Sviluppo Economico della Provincia di Brescia – Settore

Formazione Professionale - la partecipazione di un esperto qualificato alle Commissioni d’esame :

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182 1. nei corsi organizzati dai CFP G. Zanardelli di Edolo e Darfo B.T. abilitanti all’esercizio dell’attività di

“Somministrazione e vendita di bevande e di prodotti alimentari (L.R. n°30/03 n° ore 120)” ai sensi de lla

L.R. 95/80;

2. di accertamento finale del corso di qualifica biennale di “Estetista serale ” presso l’operatore – Saint

Gorge School – via Roma 5 – 25052 Piancogno (BS) ai sensi della L.R. 95/80;

3. di accertamento finale del corso di “Specialista Estetista ” presso l’operatore – Saint Gorge School – via

Roma 5 – 25052 Piancogno (BS) presso l’operatore – Saint Gorge School – via Roma 5 – 25052

Piancogno (BS) ai sensi della L.R. 95/80;

4. per il rilascio dell’autorizzazione all’acquisto ed utilizzo di prodotti fitosanitari “Molto tossici”,

“Tossici” e “Nocivi” in collaborazione con l’Assessorato Agricoltura della Provincia di Brescia e l’APAV

(Associazione Produttori Agricoli di Vallecamonica).

Graduazione delle attività in base al livelli di ri schio e definizione delle priorità

L’approccio alla gestione del rischio suggerito dalla letteratura in materia di sicurezza degli alimenti permette di

individuare una filiera del rischio che è associata ad alcuni fattori:

• alimento

• azienda

• processo

• consumo

Tali indicazioni generali possono ulteriormente essere stilettate per classificare le imprese applicando una

valutazione del rischio qualitativo, così come indicato nella sezione 1 della Tabella 1 allegata.

Entro il 2008 si ritiene di assegnare ad ogni attività già censita e notificata un codice di rischio provvisorio, in base

a:

• Dimensione dell’impresa alimentare

• Tipo di alimento

• Tipo di attività

• Grado di manipolazione

• Modalità di consumo

• Gruppi a rischio

Indicazione delle forme di raccordo e coordinamento interno ed esterno

Interno: il testo redatto per il coordinamento tra DPM, e DPV in occasione del piano alimenti 2007 (vedi paragrafo

COORDINAMENTO FRA I DUE DIPARTIMENTI DI PREVENZIONE.), evidenzia, in particolare, le iniziative di

rispettiva singola competenza, in relazione alla tipologia delle industrie alimentari e fissa alcune ipotesi per

l’espletamento congiunto della attività, al fine di migliorare la qualità degli interventi ed evitare difformità di

prescrizioni.

Esterno: In più occasioni si è riscontrato (in particolare con i NAS, in quanto entità ispettiva più presente,

raramente C.C di stazione, Ministero delle risorse agricole, Polizia locale) l’opportunità di interscambio di dati, al

fine di evitare sovrapposizioni di interventi.

Numero e tipologia dei controlli previsti

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183

È di fatto completato il Piano alimenti 2008, approvato e trasmesso a suo tempo in cui erano previste:

• 200 ispezioni alle DIAP relative alle imprese alimentari pervenute alla data del 31.12.2007;

• 190 campioni per analisi microbiologiche e 100 campioni per analisi chimiche.

E’ stato proposto un confronto formativo rivolto: agli operatori degli Sportelli Unici dei 42 Comuni dell’ASL di

Vallecamonica Sebino, alla Comunità Montana e alle Associazioni di categoria più rappresentative, al fine di

migliorare ed ottimizzare la gestione delle DIAP tenendo in debito conto i diversi ruoli e le esigenze in campo.

Un primo incontro, tenuto il 27.11.2008 presso la sala riunioni della biblioteca del Comune di Capo di Ponte, ha

visto coinvolti 15 Comuni del bacino afferente e le associazioni del luogo.

Altri 3 incontri per i restanti comuni sono previsti alle seguenti date: 29 gennaio 2009, 26 febbraio 2009 e 13 marzo

2009.

Come sottolineato anche dall’organo regionale medesimo, a seguito dell’introduzione del “Pacchetto Igiene”, i

tempi dell’attività ispettiva si sono dilatati.

Per la predisposizione di programmi futuri, a parità di operatori addetti e tenuto conto delle previste nuove attività

riferibili, sia alla registrazione delle notifiche degli operatori del settore alimentare inviate al momento dell’apertura

di una nuova attività o al momento di un cambiamento significativo, che alla relativa classificazione del rischio, si

ritiene che difficilmente si potrà mantenere l’attuale livello annuale di attività ispettiva e di campionamento.

Pertanto a fronte del personale a disposizione e di una valutazione complessiva, come derivante dai punti sovra

esposti, nella pianificazione annuale relativa al 2009:

1. ;verranno ispezionate le 5 attività a rischio medio alto con frequenza semestrale; n° 125 circa a r ischio

medio basso e n°125 circa a basso rischio, compatib ilmente con i periodi di apertura e la possibilità di

poterle raggiungere in base anche alla loro dislocazione ad alte quote (es. rifugi alpini ed escursionistici);

2. verranno ancora garantiti i 190 campioni per analisi microbiologiche e i 100 campioni per analisi chimiche

alimentari.

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184

ASL VALLE CAMONICA-SEBINO- SIAN ELENCO IMPRESE ALIMENTARI (aggiornato al 31-12-2006 )

ATTRIBUZIONE CODICE DI RISCHIO

LEGENDA : AP (antiparassitari) - MTS (micotossine) - OGM - P (parassitologico) - FT (filth test) - CH (chimico) -

MB (microbiologico) - MP (materie prime) - CL (coloranti) - VT (vari tutti)

ATTIVITA' N° attività cod rischio

proposto cod rischio assegnato rischi prevalenti

produzione carta per alimenti 1 lab. non fa analisi x sacchetti

produzione cereali

produzione ortaggi 2 3 AP

produzione vinicola 3 3 AP-MTS

produzione olive

produzione castagne 2 3 AP - MTS - P - FT

prduzione primaria cod. 01

produzione mele 5 3 AP

molitura cereali 1 3 OGM - MTS - AP

frutta ortaggi

prod.imbott.vino

acque minerali 1 3

bevande gassate

alcol / liquori 2 4 CH - CL

the / caffè 1 3 MTS - AP

olio / margarine

dadi / estratti - spezie 1 2 AP - MTS - P - FT -CL

conserve alim. e simili 1 3 MB - CH - MTS - P - FT

trasformazione cod. 02

surgelati

gelati / macch. Prep. estemp 43 4 MB - CL -MTS - OGM - AP

pasticceria 24 3 MB - CL -MTS - OGM - AP

trasformazione pasticceria secca 2 3 MTS - OGM - MP -

cod. 09 gastronomia 26 3 MB -MP

pane e affini 72 4 CH - MTS -MP

dep. Per panificio 1

paste alimentari

frutta secca

pizza da asporto 47 4 MP

lab. Cottura verdure 6 3 MB - MTS - MP

ortofrutticoli 6 3 AP - MTS

distribuzione bevande 12 4 CH

all'ingrosso magaz. Gener.e

e depositi spedizionieri

cod. 03 generico 5 3 MB - VT

freschi al dettaglio

conserve 2 3 MB - CH

surgelati 2 3 MB

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185

ipermercati / superm. 19 4 VT

distribuzione discount 9 4 VT

al dettaglio frutta e verdura 50 4 VT

cod. 04 alimentari gen. 280 4 VT

enoteca (vino sfuso) 5 4 CH - AP- MTS

spaccio liquori e simil.

erboristerie 7 4 VT

ambulanti

deposito per ambulanti 15 4 VT

parasanitarie 5 4 VT

farmacie

deposito per distributori 1 4 VT

deposito per discount

ristoranti/pizzerie/tratt. 370 3 MB - MP

ristorazione bar riv. Gelati-pan 660 4 VT

pubblica deposito per bar

cod 07 rist. in alberghi

chioschi stag.

feste popolari 28 3 MB - MP

centri cottura 5 2 MB - MP

ristorazione deposito x centro cottura 1

collettiva mense scolastiche con produzione pasti

66 3 MB - MP

cod. 08 mense senza prod. Pasti 26 4 MB

mense aziendali 10 3 MB - MP

assistenziale mense ospedali/case di cura 2 2 MB - MP

mense case di riposo 14 3 MB - MP

comunità-case vacanza 15 3 MB - MP

trasporti cisterne

surgelati

altri varie

totale 1856

Graduazione del rischio secondo scala da 1 a 4 come da nota circolare 6/SAN/2007 paragrafo 8 :

1 = rischio alto

2 = rischio medio alto

3 = rischio medio basso

4 = rischio basso

Per guanto riguarda le attività controllate in modo prevalente o esclusivo dai SIAN, sulle frequenze dei

controlli ricavate secondo la classificazione appena accennata; si potranno innestare campagne mirate su

alcuni tipi di prodotti o di problemi sanitari, o su particolari comparti produttivi/commerciali in risposta a

mandati concordati in sede nazionale o di specifico interesse regionale e/o locale.

A tal fine, il responsabile SIAN, all’interno del numero di controlli programmati nell’anno in funzione del

monte ore/operatori disponibile; riserverà, per Io svolgimento dei piani mirati in questione, una quota parte

per lo svolgimento delle azioni da essi implicate che, a parità di altri fattori di programmazione, indirizzerà ai

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186 vari impianti dando priorità a quelli cui è assegnato un indice di rischio maggiore, tenuto anche conto del

tempo trascorso dall’ultimo controllo su di esso eseguito e del suo esito.

La relativa pianificazione per i prossimi anni verrà realizzata tenendo conto dei criteri in precedenza esposti.

Numero di verifiche che prevedono un intervento con giunto tra servizi

Attualmente si prevede l’intervento programmato di attività congiunta con il DPV negli agriturismi, nella ristorazione

ospedaliera, nei centri di cottura.

Numero, tipologia e controlli da effettuarsi in bas e a normative vincolanti

Si dà esecuzione ai piani mirati previsti dalla “Programmazione e coordinamento degli interventi in materia di

controllo ufficiale di prodotti alimentari in Lombardia” deliberati annualmente.

Per altre programmazioni che sostanziano un’attuazione locale di indicazioni nazionali e regionali vengono redatti

piani o attivate azioni specifiche (vedasi: Piano acque potabili, Piano PCB, Piano fitosanitari, Piano amianto, ecc.)

ALLEGATI:

Tabella 1 Tabella2

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187 Tabella 1. Filiera del rischio e definizione dei pu nteggi di rischio

Filiera del

rischio Azienda Alimento Processo Consumo

Descrizione del criterio del rischio

(Sezione 1)

Caratterizzazione dell’azienda in

base alle qualità di alimento

prodotto/distribuito e quindi alla sua

dimensione

Caratterizzazione dell’alimento

sulla base della possibilità di presenza o crescita di patogeni

Individuazione di processi (chiamati operazioni unitarie nell’industria alimentare) che permettono la riduzione della

presenza di patogeni

Individuazione di lavorazioni

(soprattutto il grado di manipolazione) che influiscono sul

grado di contaminazione

Caratterizzazione delle modalità di

consumo che permettono ai

patogeni di esprimere il loro

potenziale

Individuazione dei gruppi di consumatori

maggiormente vulnerabili

Titolo di rischio nello

schema del

punteggio di rischio presunto

Dimensione dell’impresa alimentare

Tipo di

alimento

Tipo di attività

Grado di

manipolazione

Modalità di consumo

Gruppi a rischio

Definizione del criterio di rischio con

relativo punteggio di

rischio

(Sezione 2)

Piccole aziende: 5 punti

Grandi aziende:

10 punti

Alimenti ad alto rischio (AR)

15 punti

Alimenti a medio rischio (MR):

5 punti

Alimenti a basso rischio (BR):

0 punti

Operazioni unitarie che consentono la riduzione del

rischio: -10 punti

Alimenti AR o MR manipolati durante

la lavorazione e consumi tal quali:

25 punti

Alimenti AR o MR solo porzionati prima di essere

forniti al consumatore e

consumati tal quali: 20 punti

Alimenti AR, MR o

BR manipolati durante

la lavorazione: 15 punti

Servizio di catering

con trasporto: 10 punti

Conservazione, distribuzione o

vendita di alimenti preconfezionati:

5 punti

Alimenti AR consumati tal

quali: 20 punti

Alimenti MR consumati tal

quali: 5 punti

Bimbi, anziani,

ammalati, donne incinte:

20 punti

Tabella 2. Alcuni esempi per calcolare il punteggio di rischio dell’impresa

GELATERIA ARTIGIANALE Dimensione Tipo di

alimento Grado di

manipolazione Tipo di attività

(operazioni unitarie)

Modalità di consumo

Gruppi di consumatori

Punteggio di rischio

totale presunto

Piccola azienda

Gelato preparato con

uova pastorizzate Alimenti a

medio rischio (MR)

Alimenti MR consumati tal

quali manipolati durante la

lavorazione

Operazioni unitarie che

consentono la riduzione del

rischio (pastorizzazione)

Alimenti MR consumati

tal quali

Punti 5 Punti 5 Punti 25 Punti – 10 40 Medio Rischio

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188 RISTORANTE GIAPPONESE CHE PREPARA SUSHI

Dimensione Tipo di alimento

Grado di manipolazione

Tipo di attività

(operazioni unitarie)

Modalità di consumo

Gruppi di consumatori

Punteggio di rischio totale

presunto

Piccola azienda

Sushi – Alimenti ad alto rischio

(AR)

Alimenti AR consumati tal

quali manipolati durante la

lavorazione

Alimenti AR consumati tal

quali

Punti 5 Punti 15 Punti 25 Punti 20 65 Alto rischio CENTRO DI COTTURA RISTORAZIONE OSPEDALIERA (700 PAS TI) CHE VEICOLA PASTI A CASE DI RIPOSO

Dimensione Tipo di alimento

Grado di manipolazione

Tipo di attività

(operazioni unitarie)

Modalità di consumo

Gruppi di consumatori

Punteggio di rischio totale

presunto

Grande azienda

Piatti a base di carne-

Alimenti ad alto rischio

(AR)

Alimenti AR consumati tal

quali manipolati durante la

lavorazione:(25 punti)

Servizio di catering con trasporto (10

punti)

Operazioni unitarie che

consentono la riduzione del

rischio (cottura)

Alimenti AR consumati tal

quali

Bimbi, anziani, ammalati,

donne incinte,

Punti 10 Punti 15 Punti 35 Punti - 10 Punti 20 Punti 20 90 Alto Rischio

Tabella 2a. ALcuni esempi per calcolare il punteggi o di rischio dell’impresa PANIFICIO DI PAESE DI “PICCOLE” DIMENSIONI

Dimensione Tipo di alimento

Grado di manipolazione

Tipo di attività

(operazioni unitarie)

Modalità di consumo

Gruppi di consumatori

Punteggio di rischio totale

presunto

Piccola azienda

Pane – Alimenti a

basso rischio (BR)

Alimenti AR, MR o BR che sono

manipolati durante la loro

lavorazione

Operazioni unitarie che

consentono la riduzione del

rischio (cottura)

Punti 5 Punti 0 Punti 15 Punti – 10 10 Basso Rischio

NEGOZIO DI ORTOFRUTTA

Dimensione Tipo di alimento

Grado di manipolazione

Tipo di attività

(operazioni unitarie)

Modalità di consumo

Gruppi di consumatori

Punteggio di rischio totale

presunto

Piccola azienda

Ortofrutta – Alimenti a

medio rischio (MR)

Alimenti AR, MR o BR che sono

manipolati durante la loro

lavorazione

Alimenti MR consumati tal

quali

Punti 5 Punti 5 Punti 15 Punti 5 30 Basso Rischio

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189

PREVENZIONE E SICUREZZA NEGLI AMBIENTI DI LAVORO

Dall’esame dei dati riportati nel capitolo descrittivo l’ambito territoriale della ASL di Vallecamonica-Sebino (fonte:

nuovi flussi informativi INAIL-ISPESL-Regioni) e dati del Servizio PSAL riguardanti le caratteristiche del sistema

produttivo, si evidenzia che i comparti più importanti con una maggiore crescita sono le costruzioni con una forte

presenza di artigiani, l’industria della lavorazione metalli, l’industria metalmeccanica, il commercio, i trasporti e la

sanità.

I settori rilevanti per il numero di addetti sono le costruzioni, la metalmeccanica, la sanità, il commercio e l’industria

della lavorazione dei metalli.

Alcune attività produttive importanti in passato sono scomparse (produzione ferroleghe), alcune si sono di molto

ridotte (tessile).

L’ industria della lavorazione dei metalli, mantiene la sua dimensione pur mutandone le lavorazioni (meno

fabbriche di tondo per c.a. e più attività di deformazione e lavorazione metalli): inoltre questo settore modifica

anche la sua dimensione media aziendale: dai 28 addetti per PAT dell’anno 2000 agli attuali 42.

L’Azienda Sanitaria Locale di Vallecamonica-Sebino, compresa la parte ospedaliera, è l’azienda con più

dipendenti.

GRADUAZIONE DEL RISCHIO – DEFINIZIONE DELLE PRIORIT À

Di seguito si riportano i criteri e i parametri utilizzati per attribuire il livello di rischio alle varie strutture/atttività, come

da Circolare 19/SAN/2008.

1. dati ricavati dall'analisi del fenomeno infortunistico e relativi a malattie professionali (frequenza danni e

prevedibilità danni );

analisi del fenomeno infortunistico nel territorio di competenza di questo Servizio come da flussi

informativi INAIL- ISPESL - Regione e dati relativi alle segnalazioni/referti di malattie

professionali (si rimanda a quanto contenuto nell'analisi di contesto);

dati storici , inclusi gli aspetti particolarmente critici che sono emersi con l'attuazione dei Progetti Attuativi;

dati di letteratura . Come anticipato nell'analisi di contesto, considerando i dati relativi alle neoplasie

professionali attese e i dati di prevalenza ad es. delle malattie osteoarticolari in alcuni settori lavorativi

(sanità, edilizia), il fenomeno della sottonotifica risulta particolarmente evidente.

2. gravità danni:

– rischio cancerogeno . Ricerca attiva tumori professionali e vigilanza sulla modalità di valutazione e

gestione del rischio chimico/cancerogeno nelle aziende. L'attività del Laboratorio di Approfondimento

Tumori Professionali (“LADA TP”) è una priorità nel contesto del Piano Regionale 2008-2010 per la

promozione della sicurezza e della salute negli ambienti di lavoro. Il gruppo di lavoro “Lada TP” ha

individuato, in linea con il precedente Pal Tumori, i comparti ad alto rischio nei quali le singole Asl

procederanno alla estensione dei Vademecum man mano questi verranno portati a conclusione dalle

Asl incaricate della loro predisposizione. E' prevista la collaborazione con l'Asl di Brescia nella

predisposizione del Vademecum relativo al comparto metallurgia con uso di rottame (comparto

assegnato alle Asl della Provincia di Brescia nell'ambito del progetto PPTP- Area Igienistico

tossicologica).

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– in particolare l'analisi del fenomeno infortunistico nei lavoratori del comparto agricolo-zootecnico

effettuata a partire dalla valutazione dei referti pervenuti al Servizio nel periodo 2000-05, ha

evidenziato un numero significativo di eventi spesso di grave entità. In generale il settore agricolo-

zootecnico si caratterizza per l'esposizione a numerosi fattori di rischio potenzialmente in grado di

provocare malattie da lavoro; la prevalenza di tali patologie nella popolazione lavorativa di questo

comparto risulta largamente sottostimata, a fronte di esposizioni a rischi per la salute spesso rilevanti;

inoltre, la incompleta conoscenza e percezione dei vari rischi da parte dei soggetti che svolgono

attività lavorative in questo settore, induce a ritenere questa popolazione lavorativa meritevole di

attenzione da parte delle componenti tecniche e mediche del Servizio Sanitario Nazionale, anche a

fronte di una realtà produttiva agricola che, nel territorio di competenza di questa Asl, si caratterizza

per la presenza di aziende agricole e zootecniche di piccole dimensioni, a prevalente conduzione

familiare o più spesso individuale.

3. Numero occupati nel settore e numero realtà prod uttive (banche dati e analisi flussi informativi)

4. tipologia dell'attività : nell'ambito degli incontri del LADA Tumori Professionali (Area Epidemiologica, Area

Igienistico-Tossicologica e Area Vigilanza), sono stati individuati i comparti che saranno oggetto di indagine da

parte delle Asl nel triennio 2008-2010 (lavorazione del legno, siderurgia e metallurgia con uso di rottami,

stampaggio gomma e stampaggio plastica, verniciatura, calzaturiero ecc...). Tra questi, il settore della lavorazione

del legno risulta rappresentato in modo significativo nel territorio di competenza dell'Asl di Vallecamonica-Sebino e

pertanto meritevole di attenzione da parte delle componente mediche e tecniche del Servizio Psal.

Nella scelta delle singole aziende da sottoporre a controllo all’interno dei vari comparti produttivi verranno presi in

considerazione quelle a più elevato indice infortunistico.

Nella graduazione del rischio e nella conseguente programmazione dell’attività di controllo ed ispezione per il 2009

sono stati presi in considerazione particolarmente i seguenti elementi che rappresentano una sintesi di quanto più

dettagliatamente esposto nella analisi del contesto.

Dati relativi agli infortuni sul lavoro

Dal 2000 al 2007 in Vallecamonica si registra, come del resto su tutto il territorio nazionale, una riduzione del

fenomeno infortunistico del 14%; il maggior numero di eventi si registra nel comparto delle costruzioni, nella

metalmeccanica, nell’industria dei metalli e nei servizi. In questi eventi elevato è il numero di lavoratori autonomi.

Gli infortuni gravi non stradali passano da 220 a 190 tra il 2004 e il 2007 e si verificano principalmente nei seguenti

comparti: costruzioni, industria metalli, metalmeccanica, trasporti e servizi: nelle costruzioni e nella

metalmeccanica diminuiscono mentre negli altri settori non si registra lo stesso andamento.

L’indice di incidenza del fenomeno infortunistico, tenuto conto quindi del numero di lavoratori esposti al rischio, in

Vallecamonica è in diminuzione in tutti i settori con notevoli diffirenze per comparto produttivo. L’incidenza più

elevata è presente nell’industria della Lavorazione dei Metalli (I.I. 67), seguita dalla Metalmeccanica (I.I. 51), dalle

Costruzioni (I.I. 47), dall’industri del legno (I.I. 46) e dai Trasporti (I.I. 40).

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Le costruzioni sono quindi in testa come numero assoluto di infortuni ma al terzo posto come tasso di incidenza,

mentre l’industria della Lavorazione Metalli ha una situazione all’inverso.

Esaminando la tabella del tasso standardizzato degli infortuni per ASL della Lombardia (triennio 2004-2006) si

evince che il tasso standardizzato degli infortuni indennizzati della ASL di Vallecamonica Sebino è più basso di

altre ASL della Lombardia (Brescia, Como Cremona, Lecco, Lodi, Mantova, Sondrio e Varese) e maggiore di

Bergamo, Milano e Pavia.

Gli infortuni mortali accaduti in Vallecamonica negli anni 1986-2007 riguardano soprattutto il settore costruzioni

(57%) e la metallurgia (20%).

Per gli infortuni mortali nel comparto costruzioni nello stesso periodo (27 eventi) le carenze evidenziate riguardano

la carenza di procedure operative per le operazioni a rischio, la mancata adozione delle misure di sicurezza per

evitare le cadute dall’alto e nel trasporto di materiali, la presenza di lavori in subappalto.

Fra i lavoratori stranieri i cittadini del Marocco sono i più interessati dagli eventi infortunistici, seguiti da Albanesi e

Rumeni.

Nella stessa tabella è evidente un altro dato importante: l’alto numero di infortuni che le imprese che hanno sede

legale in Vallecamonica esportano all’esterno; questo fenomeno non tende a diminuire e produce circa 400 eventi

l’anno, per il 64% nel comparto costruzioni.

Si sottolinea l’importanza del fenomeno rappresentato dagli infortuni stradali , particolarmente importante per le

numerose ditte che hanno sede nella ASL di Vallecamonica-Sebino ma che operano spesso a Brescia, Bergamo,

Milano, soprattutto nelle attività edili e delle manutenzioni.

Negli infortuni in itinere invece il 43% riguarda lavoratori che hanno un’età compresa fra i 18 e i 29 anni e il 29%

nella fascia fra i 30 e i 40 coerentemente con quanto accade per gli incidenti stradali non da lavoro.

In Vallecamonica l’attività agricola e di allevamento è condotta prevalentemente da piccole imprese spesso a

conduzione familiare e da un ridottissimo numero di realtà produttive con dipendenti. I dati sugli infortuni gravi e

mortali non indicano un numero significativo di eventi, ma è da tenere presente che spesso riguardano persone

non inserite nel sistema produttivo, ad esempio pensionati o lavoratori che operano in altre attività e che nei ritagli

di tempo svolgono vari tipi di lavori agricoli (piccoli allevamenti, taglio legna, coltivazione vite, ecc.) Gli infortuni

anche gravi (es. per ribaltamento di mezzi agricoli) sfuggono alla rilevazione perché non riguardano ne dipendenti

ne soci di ditte.

Dati relativi alle malattie professionali (dati di danno alla salute)

La maggior parte delle segnalazioni per patologie di sospetta origine professionale pervenute al Servizio PSAL

negli ultimi anni riguarda ipoacusie professionali (circa il 70% delle segnalazioni), osservate prevalentemente in

aziende che effettuano lavori di manutenzione e carpenteria in ferro, in imprese del comparto costruzioni e in

aziende del settore siderurgico (acciaieria, laminazione, forgiatura, pressofusione) o che effettuano lavorazioni

meccaniche; seguono le patologie osteoarticolari (circa il 7% delle segnalazioni) in aumento negli ultimi anni

(discopatie e sindrome del tunnel carpale), le neoplasie (3-5% delle segnalazioni) e le pneumoconiosi (circa il 4-5%

delle segnalazioni).

Le asbestosi pleuriche , riconducibili a pregressa esposizione lavorativa ad amianto, sono in aumento e

rappresentano circa il 4% delle segnalazioni pervenute negli ultimi anni, incrementate al 10% circa nel 2008 (trend

in crescita) e osservate prevalentemente in soggetti con pregresse esperienze lavorative in aziende siderurgiche

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del territorio, in manutentori elettrici/idraulici e in ex-dipendenti di una fabbrica di produzione di elettrodi in grafite.

Alla luce di questo dato è verosimile attendersi un incremento delle patologie asbesto-correlate nei prossimi anni,

riconducibili a pregresse esposizioni lavorative ad amianto.

Significativo è il numero di casi di silicosi, prevalentemente osservate in lavoratori addetti a opere di

perforazione e scavo per la realizzazione di gallerie stradali e per centrali idroelettriche in aree geologiche note per

l'elevato tenore di quarzo.

Nel decennio 1998-2008 sono pervenuti al Servizio PSAL 82 casi totali di pneumoconiosi; le silicosi

rappresentano quasi il 97% del totale delle pneumoconiosi segnalate.

Si osserva una riduzione significativa dei casi notificati nell’ultimo quinquennio rispetto al precedente. Tuttavia è

verosimile che un numero non irrilevante di pneumoconiosi di gravità moderata sfugga ad accertamenti diagnostici

e che i casi che vengono notificati non rappresentino i casi effettivamente incidenti. Peraltro, a differenza

dell'amianto, la silice libera cristallina non è stata bandita dai luoghi di lavoro e risulta ancora largamente presente

in molti settori (estrazione dei minerali, industria metalli, metalmeccanica, comparto costruzioni, lavorazione di

pietre e materiali lapidei); pertanto, in relazione ad alcune mansioni, il numero di lavoratori potenzialmente esposti

a silice risulta essere significativo.

Come precedentemente anticipato, la distribuzione dei casi notificati al Servizio PSAL mostra una significativa

diminuzione ma è necessario sottolineare che per un elevato numero di casi la diagnosi è stata posta nell’ultimo

decennio; verosimilmente, ciò è riconducibile non solo ad una maggiore accuratezza diagnostica ma anche ad

un’incidenza annua non trascurabile. La maggior parte dei casi di silicosi ha avuto un’esposizione a rischio dagli

anni ’50 agli anni ’80. Tuttavia una frazione significativa dei casi è risultata esposta a silice dopo gli anni ’80 e a

concentrazioni tali da comportare l’insorgenza della patologia.

In riferimento al problema della sottonotifica delle silicosi, utile potrebbe rivelarsi l'impiego delle Schede di

Dimissione Ospedaliera (SDO); l'analisi delle SDO con codifica ICD IX: 502 e la successiva acquisizione delle

cartelle cliniche, potrebbe consentire infatti la individuazione di casi di silicosi ignote al Servizio PSAL.

In conclusione, malgrado l'incidenza dei casi di silicosi sia in costante diminuzione, viene diagnosticata ancora

in anni recenti; in alcuni comparti lavorativi e per alcune mansioni le esposizioni sono ancora, verosimilmente,

significative; pertanto, si ritiene che la patologia sia meritevole di particolare attenzione da parte delle componenti

mediche del Servizio Psal.

Si sottolinea che nella individuazione dei nuovi casi di silicosi e di asbestosi pleurica, il Servizio PSAL

contribuisce anche alla definizione diagnostica; è attiva infatti una collaborazione con la Divisione di Pneumologia

dell'Ospedale di Vallecamonica, attraverso la quale i casi di sospetta patologia professionale vengono segnalati al

Servizio e valutati ai fini della corretta definizione diagnostica. L'attività di consulenza riguarda, oltre ai casi di

pneumoconiosi e asbestosi pleurica, i tumori di sospetta origine professionale (mesoteliomi, tumori seni

nasali/paranasali e neoplasie del polmone).

In generale, il numero delle segnalazioni è per quasi tutte la patologie inferiore all'atteso; la sottonotifica risulta

particolarmente evidente per quanto riguarda le neoplasie e le malattie osteoarticolari correlate al sovraccarico

biomeccanico del rachide e dell'arto superiore.

Alla luce di quanto rilevato durante lo svolgimento dei Piani Attuativi Locali, il fenomeno della sottonotifica delle

malattie osteoarticolari risulta particolarmente evidente in alcuni comparti lavorativi, quali il settore Sanità e il

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settore Costruzioni. I dati di letteratura evidenziano, infatti, una significativa prevalenza di patologie degenerative

dorso-lombari nelle strutture sanitarie, correlate al rischio da movimentazione manuale pazienti; analogamente,

alcuni studi effettuati su gruppi di lavoratori in edilizia, hanno evidenziato una elevata prevalenza di patologie

osteo-articolari del rachide e dell'arto superiore, riconducibili ai rischi da movimentazione manuale di carichi,

movimenti ripetitivi e posture incongrue.

Nel corso degli ultimi anni si è registrato un tendenziale incremento del numero di discopatie lombari segnalate

al Servizio e osservate in Asa alle dipendenze di strutture sanitarie locali (Rsa e Asl), ciò verosimilmente quale

risultato degli incontri di sensibilizzazione con i medici competenti attuati in occasioni del Pal Sanità.

Per quanto riguarda i tumori professionali , secondo stime di letteratura il 5-7% delle neoplasie sono

riconducibili, perlomeno in termini di concausa, ad una pregressa esposizione lavorativa ad agenti cancerogeni. Il

problema della sottonotifica, in particolare di patologie gravi come i tumori, verrà affrontato con il potenziamento

dell’attività di ricerca attiva e di consulenza da parte del Servizio; uno degli obiettivi da perseguire infatti è la

emersione delle patologie professionali, in particolare di quelle neoplastiche attraverso la ricerca attiva

sistematica , da attuare mediante il coinvolgimento dei Medici di Medicina Generale e i medici della Divisione di

Pneumologia; in considerazione del bassissimo numero di casi di tumori vescicali segnalati al nostro Servizio, si

ritiene opportuno iniziare un'attività di ricerca attiva sistematica anche per questo tipo di neoplasia, attraverso

l'adozione di una scheda “segnalazione casi” da trasmettere ai Medici di Medicina Generale e ai medici urologi che

effettuano visite specialistiche presso gli ambulatori dell'Asl di Vallecamonica-Sebino.

In considerazione dell'attività di ricerca attiva delle malattie professionali, è chiaro che l'analisi dei dati di

mortalità, incidentalità e patologia cronica non potrà che evidenziare, nei prossimi anni, un incremento del numero

di malattie riconducibili a pregresse esposizioni lavorative (verosimilmente in soggetti aventi una certa anzianità

lavorativa).

Poiché l'analisi degli effetti negativi sulla salute non deve considerare solo ciò che si è effettivamente verificato

(incidenza di neoplasie) ma anche il rischio potenziale, si ritiene necessario:

− continuare l'attività di vigilanza in aziende con rischio chimico/cancerogen o. I risultati dei Progetti

Attuativi Locali hanno evidenziato alcuni aspetti critici, in particolare in merito alla modalità di

valutazione e gestione del rischio chimico e cancerogeno, all'adeguatezza delle indagini ambientali per

gli inquinanti aerodispersi, alla pertinenza e completezza dei protocolli sanitari. Pertanto si ritiene

opportuno continuare a orientare le attività di verifica e controllo anche su questi aspetti.

− attuare una campagna di informazione sui rischi nelle aziende con possibile rischio

chimico/cancerogeno nelle quali i dati relativi al PAL tumori–progetto speciale fumo passivo hanno

evidenziato una elevata diffusione dell'abitudine al fumo di tabacco. In particolare, nelle aziende

siderurgiche campionate per questa parte del Pal tumori, è risultato prevalente il gruppo di lavoratori

fumatori (56,8%) rispetto ai non fumatori (43,1%), a differenza di quanto osservato in aziende di altri

settori/comparti dove prevale il gruppo di popolazione di non fumatori (pari al 69,3%) rispetto ai

fumatori (pari al 30,6%). Nelle iniziative volte a promuovere la cessazione dell'abitudine al fumo di

tabacco, verranno coinvolti anche i medici competenti, ai quali verranno comunicati i riferimenti

dell'ambulatorio per la disassuefazione al fumo dell'Ospedale di Vallecamonica e distribuite le “Linee

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guida cliniche per promuovere la cessazione dell'abitudine al fumo-Edizione 2008”; ai lavoratori

interessati verrà distribuita “Una guida pratica per smettere di fumare-edizione 2007”.

- In riferimento al punto “individuazione d'indicatori di salute validi ed aff idabili ”, è necessario precisare che

non pare opportuno utilizzare quali indicatori di salute dati di prevalenza/incidenza delle varie malattie

professionali, in quanto esse, come noto, risultano ampiamente sottostimate; l'attività di ricerca attiva delle

patologie che i Servizi Psal intendono perseguire non può che tradursi in un incremento, nei prossimi anni, degli

indici relativi a tali patologie, in particolare nei lavoratori aventi una certa anzianità lavorativa.

Pertanto, in riferimento alle malattie professionali, è opportuno parlare più che di indicatori di salute, di

indicatori di malattia .

Sino al 2007 una parte significativa dell’attività era indicata dalla DGR n. VII/18344 del 23.7.2004 “Interventi

operativi per la promozione della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro in Lombardia per il triennio 2004 -

2006”.

I settori prioritari di intervento che erano stati individuati a livello locale erano: Costruzioni, Agricoltura, Sanità,

Tumori Professionali, Stress e lavoro, Lavori temporanei in quota, per ciascuno dei quali è stata programmata

l’attività attraverso i Piani Attuativi Locali (PAL).

Dato che tale scelta rispondeva già ai criteri di graduazione del rischio, l’attività di prevenzione e controllo indicata

dal presente “Piano integrato delle attività di prevenzione e dei controlli 2008-2010” proseguirà anche nei settori

produttivi sopraccitati, privilegiando gli aspetti di seguito specificati e secondo le indicazioni contenute nella DGR

4799/07, nelle circolari regionali 32/SAN/2007 e 19/SAN/2008, nonché nel Piano regionale 2008–2010 per la

promozione della sicurezza e salute negli ambienti di lavoro.

In particolare nel Piano regionale 2008–2010 per la promozione della sicurezza e salute negli ambienti di lavoro

sono indicati i seguenti obiettivi:

• obiettivo strategico di livello regionale: riduzione del 15% del tasso complessivo d’incidenza degli infortuni

sul lavoro denunciati (base dati: INAIL 2006);

• obiettivi specifici di livello regionale:

• 1) la riduzione del 10% del numero assoluto degli infortuni mortali;

• 2) la riduzione del 10% del tasso di incidenza degli infortuni gravi;

• 3) la riduzione del 10% delle non conformità a norme di legge o tecniche attraverso le attività di vigilanza

programmate ed effettuate sulla base della graduazione del rischio condotta in ambito dipartimentale;

• 4) la riduzione del 15% degli infortuni denunciati nelle aziende che hanno adottato un SGSL o aderito a

forme di comportamento etico riconosciuto;

• 5) la riduzione del 10% degli infortuni nelle aziende che hanno un indice di frequenza di infortuni superiore

alla media regionale del relativo comparto;

• 6) lo sviluppo della valutazione di efficacia delle politiche di prevenzione sanitaria.

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Comparto Edilizia

Per il settore edile si evidenzia la collaborazione tra ASL di Brescia, ASL di Vallecamonica-Sebino, INAIL, INPS e

Direzione Provinciale del lavoro, per un’azione coordinata in materia di sicurezza del lavoro che prevede

sopralluoghi comuni, condivisione delle informazioni sull’esito delle ispezioni, momenti di formazione comuni come

da protocollo d’intesa fra gli Enti firmato il 4/07/2007, condivisione dei dati fra gli enti per mezzo del portale messo

a disposizione dalla Provincia di Brescia.

Per le attività di vigilanza e controllo nei cantieri è previsto il contributo degli operatori del Servizio “Sicurezza del

lavoro e impiantistica” nell’ottica del coinvolgimento dell’intero sistema di prevenzione dell’ASL.

- Proseguirà l’impegno nell’attività di vigilanza e controllo nei cantieri in collaborazione con Direzione Provinciale

del Lavoro, INAIL, INPS, Comitato Paritetico Territoriale di Brescia; l’attività ispettiva nel 2009 garantirà la

stessa quota dei controlli nei cantieri assegnata per il 2008 (162);

- proseguiranno le attività di formazione / informazione alle figure di sistema (capicantiere, datori di lavoro,

coordinatori per la sicurezza, RLS); visto l’esito positivo dell’esperienza condotta con la ASL Brescia e gli

Ordini / Collegi professionali per la definizione di regole condivise di comportamento dei CSP – CSE si ritiene

opportuno dare continuità a questa esperienza;

- Attività di verifica dei protocolli di sorveglianza sanitaria predisposti dai medici competenti;

- Verifica delle notifiche di malattie di sospetta origine professionale.

Comparto Agricoltura

In Vallecamonica nel corso del periodo 2005-2007 si è avuta una riduzione degli infortuni sul lavoro del 19,24% e

nel periodo 2001-2007 del 36,62%.

Per il settore agricolo si prevede di diminuire l’attività di ispezione ed aumentare l’attività di informazione e

formazione. Tale scelta è dovuta a quanto emerso dai controlli già effettuati negli anni scorsi nelle aziende del

settore ed al fatto che in Vallecamonica l’attività agricola e di allevamento è condotta prevalentemente da piccole

imprese spesso a conduzione familiare e da un ridottissimo numero di realtà produttive con dipendenti; si è

rilevata in genere una scarsissima conoscenza delle norme a tutela della salute e sicurezza dei lavoratori. Per

incidere su tale situazione è stato costituito un sottogruppo della Commissione Provinciale ex art. 27 che

svilupperà una stretta collaborazione tra Asl, associazioni di categoria e organizzazioni sindacali e verranno

intraprese iniziative riguardanti l’informazione sui rischi lavorativi del settore.

Pertanto l’attività nel comparto si svilupperà come di seguito indicato.

- Proseguirà l’attività di vigilanza nelle aziende agricole secondo una nuova programmazione come sopra

indicato (almeno 15 aziende per il 2009);

- Divulgazione delle Linee Guida per la prevenzione dei rischi per la salute e per la sicurezza e la sorveglianza

sanitaria nel settore cerealicolo, predisposte in collaborazione con la UOOML e con l'Asl di Brescia;

- Realizzazione dei Corsi di informazione per i lavoratori del settore agricolo/zootecnico, in collaborazione con la

Uooml di Brescia in materia di prevenzione delle malattie professionali.

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- Visto l’elevato numero di infortuni sul lavoro legati al ribaltamento di mezzi agricoli, verrà promossa la

collaborazione tra Asl (PSAL), Comuni (Polizia Locale) e Provincia (polizia Provinciale, INAIL relativamente ai

controlli riguardante la sicurezza dei lavoratori agricoli come da DGR 5208 del 02/08/2007.

Comparto metallurgia.

Come già indicato nell’analisi del contesto, l’ industria della lavorazione dei metalli in Vallecamonica negli ultimi

anni ha mantenuto la sua dimensione, pur mutandone le lavorazioni (meno fabbriche di tondo per c.a. e più attività

di deformazione e lavorazione metalli): inoltre questo settore modifica anche la sua dimensione media aziendale:

dai 28 addetti per PAT dell’anno 2000 agli attuali 42. Il settore della Lavorazione Metalli è al terzo posto come

numero di infortuni sul lavoro ed al primo posto come Indice di Incidenza (67).

Di conseguenza verrà intensificata l’attività di controllo e vigilanza (quattro attività di forgiatura da controllare pari al

66% delle aziende del settore) Inoltre è stato definito un progetto in collaborazione con Arpa il “Progetto forge ”

come già indicato nel capitolo riguardante le collaborazioni con altri enti.

Tumori Professionali

L'attività del Laboratorio di Approfondimento Tumori Professionali (“LADA TP”) è una priorità nel contesto del

Piano Regionale 2008-2010 per la promozione della sicurezza e della salute negli ambienti di lavoro..

- Area IGIENISTICO TOSSICOLOGICA: incontro conclusivo con le figure aziendali e con il medico competente

(presentazione/discussione dei risultati delle indagini di monitoraggio ambientale/biologico effettuate e dei

risultati del progetto a livello provinciale);

- Area VIGILANZA: incontri conclusivi presso le aziende campionate (discussione dei risultati delle indagini di

monitoraggio ambientale effettuate e indicazioni di miglioramento); eventuale reclutamento di altre aziende e

continuazione dell'attività di verifica dei titoli I, VII, VII-bis;

- Il gruppo di lavoro “Lada TP” ha individuato, in linea con il precedente Pal Tumori, i comparti ad alto rischio nei

quali le singole Asl procederanno alla estensione dei Vademecum man mano questi verranno portati a

conclusione dalle Asl incaricate della loro predisposizione. E' prevista la collaborazione con l'Asl di Brescia

nella predisposizione del Vademecum relativo al comparto metallurgia con uso di rottame (comparto assegnato

alle Asl della Provincia di Brescia nell'ambito del progetto PPTP- Area Igienistico tossicologica);

- Area EPIDEMIOLOGICA: potenziamento dell'attività di ricerca attiva di tumori di sospetta origine professionale

e realizzazione di indagini;

- Continuazione del sottoprogetto “Divieto di fumo nelle aziende”: sopralluoghi di verifica applicazione divieto;

pubblicizzazione interventi di disassuefazione al fumo, attraverso il coinvolgimento dei medici competenti.

Comparto Sanità

- Sono stati effettuati gli incontri conclusivi presso ciascuna azienda oggetto di indagine, allo scopo di illustrare e

discutere i principali risultati del progetto a livello provinciale/regionale;

- Eventuale corso di informazione rivolto alle figure aziendali sul rischio biologico e da movimentazione manuale

di pazienti (in collaborazione con Uooml di Brescia);

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- Eventuale reclutamento di altre aziende e continuazione dell'attività di verifica (in collaborazione con la Uooml

di Brescia per quanto riguarda la parte sanitaria); verifica dei protocolli di sorveglianza sanitaria e delle

notifiche di malattie di sospetta origine professionale.

Stress e Lavoro

- Incontri conclusivi presso ciascuna azienda campionata allo scopo di illustrare i risultati del progetto regionale.

Potenziamento del Sistema Informativo.

Nel 2006 è stato elaborato il primo report sui Nuovi Flussi Informativi INAIL - ISPESL secondo le indicazioni

regionali e nell’elaborazione del presente documento sono stati elaborati i dati al 2007 per l’analisi del contesto..

Nel 2008 continuerà tale attività e verranno valutati i risultati anche al fine di indirizzare meglio l’attività di

controllo ed ispezione dello SPSAL sulle situazioni e nei comparti a rischio.

Continuerà la raccolta dati sugli infortuni mortali (ISPESL) e gravi e per il Registro malattie professionali al fine di

garantire un’analisi a livello regionale di tali eventi dovuti a rischi presenti negli ambienti di lavoro.

Nel 2009 verrà utilizzata l’anagrafe generale della prevenzione (AGP) che rappresenta un database dinamico,

con aggiornamenti quotidiani, delle imprese presenti nei registri delle camere di commercio, con associati i

relativi dati degli infortuni

Attività di formazione.

In riferimento all’attuazione dell’accordo tra Governo e Regioni in materia di formazione degli addetti e responsabili

SPP, addetti ponteggi e lavori in quota con utilizzo funi, il Servizio SPSAL, così come indicato dalle circolari

regionali 13/SAN, 21/SAN, 32/SAN del 2006 e 24/SAN del 2007, svolgerà un ruolo di governo di tali iniziative nel

territorio di competenza. Sarà quindi programmata una attività di controllo e di razionalizzazione dell’offerta

formativa al fine di garantirne l’appropriatezza.

La promozione della cultura della sicurezza nell’età giovanile, attività da sempre ritenuta fondamentale ma

sacrificata in favore di attività più urgenti, non può essere rimandata oltre; pertanto è stato attivato un progetto

nell’ambito delle attività “promozione di sani stili di vita” in questa prima fase rivolto agli studenti della scuola

primaria e secondaria di primo grado.

Proseguono le iniziative di formazione sul campo, cioè le iniziative di formazione interna per gli operatori del

servizio per garantire l’aggiornamento e l’omogeneità negli interventi di vigilanza e controllo.

Piano regionale amianto.

in attuazione alla LR n.17 del 29.9.2003 recante “Norme per il risanamento dell’ambiente, bonifica e smaltimento

dell’amianto” che prevede la collaborazione dello SPSAL con gli altri Servizi del Dipartimento di Prevenzione

Medico in merito alle seguenti attività:

- censimento, valutazione della pericolosità e bonifica dei siti contenenti amianto;

- la promozione di iniziative di educazione ed informazione finalizzate a ridurre la presenza di amianto;

- la costituzione di un registro regionale degli ex esposti ad amianto.

Attività istituzionali assegnate dalle Leggi di Ist ituzione del Servizio Sanitario ed altre normative vigenti:

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- inchieste a seguito di infortuni gravi (anche nell’ambito del piano di prevenzione attiva previsto dalla DGR

1375/2005)

- inchieste a seguito di malattie professionali;

- vigilanza e controllo negli ambienti di lavoro;

- pareri su piani amianto e su progetti presentati dai Comuni;

- controllo e valutazione dei piani di sorveglianza sanitaria;

- attività medico-legali e autorizzative in ambito lavorativo;

- attività di informazione e assistenza agli utenti;

- attività di formazione ed informazione dei lavoratori;

Nell’attività di vigilanza nelle realtà produttive verrà data priorità ad alcuni aspetti inerenti la modalità di gestione

della salute nei luoghi di lavoro:

• adeguatezza dei protocolli di sorveglianza sanitaria;

• verifica delle attività di formazione/informazione dei lavoratori;

• valutazione della idoneità/adeguatezza delle indagini ambientali effettuate (rumore, inquinanti ambientali

aerodispersi);

Si evidenzia la necessità , visto il carico di lavoro dovuto all’attività di polizia giudiziaria in materia di accertamenti

su infortuni e malattie professionali e di deleghe di indagini da parte della magistratura che attualmente

rappresenta circa il 30% delle ore lavorate degli operatori, di avviare confronti con l’autorità giudiziaria al fine di

poter meglio integrare tali attività nel processo programmatorio in atto.

Si segnala, nell’ambito delle attività obbligatorie ma ritenute non più utili o legate ad esigenze ormai superate per la

tutela della salute, l’opportunità di abolire definitivamente l’attività di certificazione riguardante gli apprendisti

minorenni e le deroghe per attività produttive in seminterrato od in locali con altezza minima inferiore a 3 metri (art.

8 e 6 del DPR 303/56).

Per quanto riguarda l’individuazione delle aree di attività nelle quali intervenire per una maggiore integrazione tra

Enti, Dipartimenti e Servizi nelle attività di controllo coordinate e, se opportuno congiunte e lo scambio reciproco

informazioni relative ai controlli svolti in particolare si evidenzia quanto segue.

Attività integrata con il Dipartimento di Prevenzione Veterinario in merito ai seguenti aspetti:

1. aziende agricole-zootecniche:

informazioni ai lavoratori in merito al rischio infortunistico;

segnalazione al Servizio Psal di eventuali situazioni particolarmente critiche (rischio infortunistico,

segnalazione di zoonosi potenzialmente trasmissibili all'uomo);

eventuali informazioni ai lavoratori in merito alla possibilità di counselling presso il Servizio PSAL in

caso di zoonosi e più in generale in caso di sospetta malattia professionale;

2. segnalazione al Servizio Psal di patologie osservate negli animali (segnalate al DPV da veterinari liberi

professionisti) che possono costituire un “evento sentinella” e contribuire all'individuazione di situazioni di

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199

esposizione ambientale precedentemente non riconosciute (es. mesotelioma pleurico nel cane ed

esposizione ambientale ad amianto);

Attività integrata con il Servizio Sian : informazioni ai lavoratori in merito alla possibilità di counselling presso il

Servizio PSAL in caso di sospetta malattia professionale (es. asma nei panificatori).

Attività integrata con la UOOML degli Spedali Civili. Nell’ambito del piano regionale per la promozione della

sicurezza e salute negli ambienti di lavoro previsto per il 2008-2010 e descritto nella DGR n.8/6918 del

2.4.2008, sono state previste varie linee strategiche di intervento per comparti e rischi specifici; tale intervento

coinvolge sia le ASL che le UOOML. Sono stati definiti due progetti: “Ricerca sistematica di neoplasie di origine

occupazionale” e “Ricerca attiva di patologie di origine occupazionale in alcuni comparti di interesse

(costruzioni, agricoltura, sanità)”.

Attività integrata con ARPA. Nell’ambito della collaborazione con ARPA è stato definito il Progetto forge che

riguarda problematiche comuni. Come già indicato nell’analisi del contesto, questo settore produttivo è quello

maggiormente in espansione in Vallecamonica, con un aumento della dimensione media aziendale. Inoltre il

settore della Lavorazione Metalli è al terzo posto come numero di infortuni sul lavoro ed al primo posto come

Indice di Incidenza (67).

Ulteriori informazioni riguardanti la programmazione annuale sono contenuti negli allegati.

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200

Allegato 1

PROTOCOLLO D’INTESA PER UN’ AZIONE COORDINATA IN MA TERIA DI SICUREZZA SUL LAVORO

TRA

L’Azienda Sanitaria Locale della Provincia di Bresc ia

L’Azienda Sanitaria Locale di Valle Camonica - Sebi no

L’Istituto Nazionale per l’Assicurazione Infortuni sul Lavoro di Brescia

L’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale di Br escia

La Direzione Provinciale del Lavoro di Brescia

Premesso che:

Le Istituzioni che sottoscrivono il presente protocollo sono preposte a tutela della dignità e della sicurezza

del lavoro, considerato come valore sociale, e in tale ottica hanno sempre compiutamente assicurato una costante

presenza sul territorio della provincia di Brescia al fine di contrastare, con gli strumenti e le risorse disponibili,

fenomeni di persistente utilizzo di lavoro nero e di scarsa attenzione ai presidi posti a tutela della sicurezza e della

salute dei lavoratori.

Si è consapevoli che la vigilanza non solo deve esplicarsi ai massimi livelli possibili ma deve essere resa

sempre più incisiva e più efficace attraverso sinergie che possano realizzare una sintesi delle specifiche

competenze giuridiche e professionali dei propri corpi ispettivi; l’interazione dei diversi soggetti è già una

esperienza consolidata da anni attraverso l’esecuzione di controlli che vedono impegnati congiuntamente

funzionari tecnici dell’ASL, Ispettori del Lavoro e Ispettori degli enti di previdenza per l’espletamento di programmi

ispettivi comuni. Questa tipologia di intervento a tutto campo consente una verifica contestuale del rispetto delle

norme di sicurezza, degli obblighi assicurativi e contrattuali, dei limiti dell’orario di lavoro e di tutte le altre leggi

poste a tutela del lavoro dei minori, delle donne e dei diversamente abili.

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Si ritiene necessario rendere ancora più incisiva l’attività di coordinamento, attraverso la realizzazione di un

progetto ideato, sviluppato e messo a punto nel corso di una serie di incontri – confronti, nel cui ambito, ogni

soggetto, ha messo a disposizione il proprio patrimonio di esperienze e di conoscenze.

Si è valutata la possibilità di realizzare una nuova modalità ispettiva che preveda, nell’ambito dell’esercizio

delle attività autonome di ogni ente, che tutti gli addetti ai controlli siano messi nelle condizioni di effettuare

ricognizioni sui diversi aspetti connessi alla regolarità dei rapporti di lavoro e di redigere un documento informativo,

già messo a punto e facente parte integrante del presente protocollo, contenente i rilievi di irregolarità di interesse

degli altri soggetti istituzionali.

I contenuti del presente Protocollo d’Intesa sono stati presentati alla Commissione Provinciale ex-art 27 D.L.

626 del 15 giugno 2007 ed approvati all’unanimità.

Si conviene quanto segue.

1) Ogni funzionario ispettivo degli Enti sottoscrittori assicura, all’atto del sopralluogo, agli altri Enti la

disponibilità di notizie qualificate relative alla sussistenza di ulteriori irregolarità non perseguibili direttamente dal

segnalante.

2) A tal fine, per assicurare la reciproca conoscenza delle funzioni e delle norme che regolano le attività dei

diversi Enti, viene definito un calendario di incontri formativi incrociati che vedranno il personale dei cinque enti

alternarsi nel ruolo di docenti e discenti al fine di consentire a tutti la conoscenza di “un pacchetto” di cognizioni

basilari che renderanno agevole la compilazione del citato documento ricognitivo. Il programma formativo inizierà il

27 giugno 2007 e avrà termine il 13 luglio 2007. Subito dopo la procedura così implementata andrà a regime,

anche avvalendosi di un database di segnalazioni di qualità.

3) L’analisi congiunta dei risultati ottenuti sotto il profilo dell’efficacia delle azioni ispettive derivanti

dall’applicazione del presente protocollo d’intesa sarà effettuata nel corso di riunioni periodiche il cui calendario

sarà fissato dopo un significativo periodo di sperimentazione delle nuove modalità.

4) Restano invariate le procedure già esistenti in materia di scambio di comunicazioni e verbali ispettivi, in

particolare quelle intercorrenti tra ASL e DPL al riguardo delle ispezioni in materia di sicurezza nei cantieri edili,

competenza concorrente così come previsto dal DPCM 412.1997.

5) Sarà altresì verificata la possibilità tecnica e giuridica di implementare un database informatico comune

delle ispezioni, accessibile attraverso il sito web dell’Inps da parte di tutti gli enti coinvolti nel progetto, fermi

restando i requisiti di sicurezza delle informazioni riservate.

6) Il presente documento è in linea con gli indirizzi contenuti nel protocollo d’intesa sottoscritto il 23 maggio

2006 dalla Direzione Generale della Sanità della Regione Lombardia e dalla Direzione Regionale del Lavoro della

Lombardia e con il Protocollo d’intesa sottoscritto il 23 dicembre 2005 tra la Direzione Generale della Sanità della

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Regione Lombardia e la Direzione Regionale INAIL per la Lombardia i quali prevedono, entrambi, fra le altre

attività, anche la programmazione di controlli congiunti nei cantieri, nonché un reciproco scambio di informazioni.

7) In attuazione di tali accordi, tutti gli Enti sottoscrittori del documento, partecipano attivamente alla

campagna ispettiva straordinaria promossa dal Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale con l’operazione

“10.000 cantieri”., che coinvolge gli enti sottoscrittori del presente protocollo nel periodo giugno – settembre 2007

ed interesserà, per quanto attiene la provincia di Brescia, circa 100 cantieri.

8) Sono previste verifiche periodiche con cadenza semestrale sull’attuazione del presente protocollo.

Brescia 04/07/2007

Letto, confermato, e sottoscritto,

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Malattie infettive-trasmissibili La profilassi mira ad impedire l'insorgenza e la diffusione delle malattie infettive mediante misure di controllo nei

confronti dei microrganismi, dell’uomo e dell’ambiente.

Si distinguono: una profilassi generale, che consiste nell'applicazione di tutti i mezzi e degli strumenti validi ad

evitare indistintamente l'insorgenza e la diffusione delle patologie infettive, ed una profilassi rivolta invece a

prevenire una singola malattia mediante vaccinazione.

Gli interventi di profilassi mirano a scoprire e rendere inattive le sorgenti, i serbatoi di infezione, interrompere la

catena trasmissione, modificare le condizioni ambientali favorevoli alla presenza, persistenza ed alla diffusione

delle infezioni; inoltre, mirano a modificare la recettività nella popolazione mediante la vaccinazione.

La profilassi è basata su procedure ed adempimenti cronologicamente distinti quali: notifica (o denuncia di

malattia), isolamento e contumacia, inchiesta epidemiologica, accertamento diagnostico, disinfezione e

disinfestazione, immunoprofilassi e chemioprofilassi.

Il Dipartimento di Prevenzione Medico dell’ASL assicura l’attività di sorveglianza epidemiologica e di controllo delle

malattie infettive con particolare attenzione alla tubercolosi (decreti ASL n.262 del 23 marzo 2005 “Piano di

sorveglianza delle malattie infettive”; decreto n.770 del 15 dicembre 2006 “Piano strategico locale per la

prevenzione dell’infezione, la sorveglianza ed il controllo della malattia tubercolare”).

Azioni Si prevede per il 2009 di effettuare una ricognizione e presa di contatto con i Centri di accoglienza di persone

extracomunitarie per pianificare interventi di screening o altre forme di collaborazione. Proseguirà la pianificazione

degli interventi di sorveglianza della TBC nelle Residenze Socio-Assi-stenziali (RSA) per anziani presenti nel

territorio, attraverso l’adozione di procedure specifiche con-dordate tra l’ASL e le rispettive Direzioni Sanitarie.

Si prevede la predisposizione di un report relativo al trend di diffusione della malattia, ai bisogni da soddisfare ed

agli interventi effettuati.

Saranno inoltre assolti i compiti relativi alla notifica delle malattie infettive tramite il nuovo sistema informativo

MAINF.

Obiettivi per il 2009 :

- percentuale di casi delle malattie a segnalazione immediata inseriti con differenza tra data segnalazione e data

apertura pratica inferiore a 3 giorni >70%;

- completezza schede diagnosi-contagio-fattori di rischio delle malattie soggette a segnalazione immediata

>70%;

- concordanza nella scelta della patologia, rispetto ai contenuti della scheda diagnosi (per meningiti batteriche,

m.i. pneumococcica-meningococcica-HIB, diarree infettive, tossinfezioni alimentari, parassitosi) >90%;

- predisposizione di report sulle malattie trasmissibili.

- accertamenti a scopo epidemiologico: Tipizzazione pneumomeningo >80%; Tipizzazione salmonella >60%;

Sierologia morbillo>50%;

- verifica livello laboratori per analisi TB: completata ed adeguamento alla indicazioni regionali.

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Vaccinazioni

La vaccinazione è quella pratica sanitaria che si propone di prevenire l’insorgenza delle malattie infettive, favorendo

lo sviluppo di una immunità attiva nell’individuo, mediante la somministrazione di vaccini.

I vaccini sono preparati biologici di elevato potere antigenico che vengono somministrati per indurre uno stato di

immunità attiva nei riguardi di determinati microrganismi patogeni al fine di proteggere dalle rispettive infezioni o

dalla manifestazione della malattia.

La vaccinoprofilassi è quindi un importante strumento di prevenzione primaria che ha come obiettivo la riduzione

dell’incidenza di una malattia infettiva, fino alla sua eventuale eradicazione.

In coerenza con gli obiettivi Regionali e nazionali in materia di vaccinazioni, con decreto n.411 del 26 giugno 2006

“Organizzazione locale delle vaccinazioni dell’infanzia e dell’adulto”, si è provveduto al recepimento delle

indicazioni dettate.

Azioni

Nell'anno 2009 saranno offerte attivamente le vaccinazioni obbligatorie e facoltative come previsto dal Decreto

7/4/1999, con l'obiettivo di mantenere o migliorare le coperture vaccinali già raggiunte nel 2008 e secondo gli

obiettivi regionali definiti per il 2009.

In particolare saranno offerte attivamente le vaccinazioni previste dal calendario della seguente tabella.

Calendario delle vaccinazioni per l’età evolutiva Ministero della Salute – 2005-2007 – modificato.

Vaccino Nascita 3°mese 5°mese 11°mese 13°mese 15°mese 5-6 anni 12 anni 15-16 anni

DTPa DTPa DTPa DTPa DTPa6 dTpa 7 IPV IPV IPV IPV IPV Epatite B HBV1 HBV HBV HBV Hib Hib Hib Hib

MPR MPR MPR PCV PCV PCV PCV8 Men C Men C2

Varicella Var5 PapillomavVirus HPV4 Epatite A Epatite A 3

DTPa: vaccino antidifterico-tetanico-pertossico IPV: vaccino antipoliomielitico iniettabile - inattivato MPRV: vaccino antimorbillo-parotite-rosolia-varicella dT: vaccino antidifterico-tetanico per adolescenti/adulti dTpa : vaccino antidifterico-tetanico-pertossico per adolescenti/adulti Hib : vaccino anti-Haemophilus influenzae b PCV: vaccino anti-pneumococco eptavalente Men C: vaccino anti-meningococco C Note: 1. Nei bambini nati da madri positive per HBsAg, da somministrare entro 12-24 ore, contemporaneamente alle immunoglobuline specifiche

antiepatite B; il ciclo va completato da una seconda dose a distanza di 4 settimane dalla prima, da una terza dose dopo il compimento della ottava settimana e dalla quarta dose in un periodo compreso tra l’undicesimo ed il dodicesimo mese di vita, in concomitanza con le altre vaccinazioni.

2. Dose singola. Se richiesta nel primo anno di vita è possibile la somministrazione di 2-3 dosi. 3. Bambini viaggiatori in aree ad elevata endemia dal 13° mese di vita. 4. Solo per il sesso femminile. Somministrare in tre dosi. 5. Soggetti anamnesticamente negativi. Somministrazione di due dosi a distanza di 1 mese l'una dall'altra. 6. Dopo il compimento dei 6 anni è necessario utilizzare la formulazione con vaccino antidifto-tetanico-pertossico acellulare di tipo

adolescenziale-adulto (dTpa). 7. Successivi richiami verranno eseguiti ogni 10 anni. 8. Dose singola dopo il 24° mese; 2 dosi nel 2° anno d i vita.

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In ottemperanza ai dispositivi regionali saranno predisposti report relativi agli indicatori di coperture vaccinali

(raggiungimento degli indici di cui alla Circolare 11/SAN/2006).

Relativamente all’offerta attiva della vaccinazione antirosolia o MMR o MR alla donne in età fertile, si precisa che la

quasi totalità delle medesime residenti sono già coperte; in caso di riscontro di assenza di anticorpi antirosolia

continuerà ad essere proposto il vaccino in occasione della prima vaccinazione del figlio.

Inoltre, su richiesta, sono disponibili il vaccino coniugato eptavalente contro Pneumococco e il vaccino coniugato

contro Meningococco C.

Il vaccino anti-Pneumococco eptavalente, qualora richiesto, viene somministrato nella stessa seduta con una

seconda iniezione in tre dosi: 3°, 5°, 11°-12° mese . Se somministrato nel 2° anno di vita due dosi, do se singola

dopo il 24° mese.

Il vaccino anti-Meningococco C viene proposto al 13°-15°mese, al 6° e al 15° anno in concomitanza con le altre

vaccinazioni, in dose singola. Il vaccino può essere effettuato nel 1° anno di vita in tre dosi, qualo ra richiesto.

Nel 2008 in base alle indicazioni regionali è stata organizzata e condotta la campagna di vaccinazione contro il

Papillomavirus (HPV), a partire dalla coorte di ragazze nate nel 1997 che proseguirà nei prossimi anni.

Anagrafe Vaccinale: informatizzazione, aggiornamento, invio a DGS classi di nascita 1990- 2009;

Coperture vaccinali: Coorte nati residenti 2007 (Vaccino esavalente (polio - difto-tetanopertosse- epatite B - Hib)

>95%; Morbillo- Parotite –Rosolia – 1a dose > 95%); Coorte nati residenti 2003 (Morbillo-Parotite-Rosolia – 2a

dose >90%; Polio 4° dose > 95%); Soggetti appartene nti a categorie a rischio: >70% soggetti 0-18 aa , per le

rispettive patologie, su denominatore BDA.

Attività di prevenzione secondaria: screening oncol ogici

La prevenzione secondaria consiste nell’identificazione precoce delle malattie o di condizioni a rischio (es. lesioni

precancerose) seguita dall’immediato intervento terapeutico per interrompere o comunque rallentarne il decorso. I

più importanti interventi di prevenzione a livello della popolazione si attuano con le campagne di screening.

Lo screening è un programma di sanità pubblica che consiste nell’invito attivo a sottoporsi ad un test rivolto a tutti i

componenti di una popolazione definita per individuare, tra le persone sane, quelle che sono già portatrici di segni

diagnosticabili di una data malattia che non si è ancora manifestata clini-camente, al fine di avviarle precocemente

ad un trattamento efficace.

In ultima analisi, lo screening si propone di ridurre la mortalità per causa specifica nella popolazione che si

sottopone regolarmente a controlli per la diagnosi precoce di neoplasie o lesioni precancerose. Il cancro della

mammella, del colon retto e della cervice uterina sono tre dei principali tumori che colpiscono la popolazione. La

storia naturale di queste malattie, però, può essere modificata dagli screening. In alcuni casi lo screening riesce a

evitare l’insorgenza del tumore, in altri può salvare la vita. Quando questo non è possibile, la diagnosi precoce

consente comunque di effettuare interventi poco invasivi.

Screening mammografico

Il programma di screening per la prevenzione del tumore della mammella prevede l’esecuzione della mammografia

ogni due anni nella donne di età compresa tra 50 e 69 anni. Secondo stime recenti dell’Agenzia internazionale per

la ricerca sul cancro (IARC), partecipare allo screening organizzato su invito attivo (mammografia biennale nelle

donne di 50-69 anni) riduce del 35% la probabilità di morire per cancro della mammella, se i programmi di sanità

pubblica assicurano elevati livelli di qualità. In linea con le più recenti indicazioni, sarà valutata la possibilità

dell’estensione alla fascia di età 70-74 per le donne che hanno già aderito al programma di screening.

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Screening citologico

Il programma di screening per la prevenzione del tumore della cervice uterina prevede l’esecuzione di un Pap test

ogni 3 anni nelle donne di età compresa tra 25 e 64 anni. Il programma di screening è stato esteso alla totalità

delle donne della popolazione target, il secondo round si è concluso alla fine 2007. Il Pap test consente di

identificare sia le lesioni tumorali molto precoci sia quelle preneoplastiche; lo screening cervicale infatti può contri-

buire a ridurre non solo la mortalità per carcinoma, ma anche l’incidenza della neoplasia invasiva.

Screening colorettale

Il programma di screening per la prevenzione dei tumori colorettali prevede l’esecuzione di un test immunochimico

di ultima generazione (FOBT) per la ricerca del sangue occulto fecale, ogni due anni, alla popolazione di entrambi i

sessi di età compresa tra 50 e 69 anni.

In coerenza con gli obiettivi del Piano Oncologico regionale e il PSN, sarà garantita la prosecuzione degli

screening per la prevenzione del tumore della mammella, del cervicocarcinoma e del colon-retto.

Le prestazioni di secondo e terzo livello saranno effettuate presso il presidio ospedalierio a gestione diretta, senza

ricorso a strutture esterne (salvo per prestazioni non disponibili).

Rendicontazione completa e secondo regole corrette in flusso specialistica ambulatoriale per tutte le attività:

- screening mammografico: estensione 100%; rispetto intervalli di round; adesione corretta >60%;

- screening del carcinoma colo-rettale : estensione 100%; adesione corretta >30%;

- screening del carcinoma della cervice uterina: estensione 100%.

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Si allegano al Piano le rispettive tabelle della programmazione 2009 condivise dai due Dipartimenti di Prevenzione

Medico e Veterinario

Il Direttore

Dipartimento Prevenzione Medico

Dr.ssa Giuliana Pieracci

Il Direttore

Dipartimento Prevenzione Veterinario

Dr. Gian Carlo Battaglia