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Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,00 Copia arretrata € 2,00 L’OSSERVATORE ROMANO GIORNALE QUOTIDIANO Unicuique suum POLITICO RELIGIOSO Non praevalebunt Anno CLX n. 121 (48.445) Città del Vaticano venerdì 29 maggio 2020 . y(7HA3J1*QSSKKM( +z!z!,!$!;! le domande della poesia ? Albe di casa mia (al faro di Thridarangar e ai fari di tutte le isole) Troppe albe sto vedendo una dietro l’altra. Sanno tutte di abbandono. O forse sono speranze folli d’un oggi meno stanco? Tante albe sto cercando una avanti l’altra. La poesia di IGOR TRABONI, non concede nulla agli intellettuali- smi, mira diritta alla sostanza delle cose, alle vicende dell’uomo nei suoi tempi. Ogni verso canta un’esperienza di vita e conoscenza. Il testo qui proposto è tratto dal suo ultimo libro, «Isole» (Edizioni Ensemble, 2020). Quale tempo dare alla speranza? a cura di NICOLA BULTRINI LABORATORIO DOPO LA PANDEMIA Intervista al premio Nobel per la pace Adolfo Pérez Esquivel Portare in superficie i fiumi sotterranei della solidarietà di PIERO DI DOMENICANTONIO A nche dalla sua casa a Bue- nos Aires, dove la pandemia l’ha costretto a restare confi- nato, Adolfo Peréz Esquivel — ot- tantotto anni, premio Nobel per la pace nel 1980 — non si è fermato un momento, continuando a spen- dersi per quella che è la causa della sua vita: stare dalla parte di chi non ha voce per reclamare pane, pace e giustizia. «Anche in questi giorni stiamo lavorando molto — racconta —. Cerchiamo di dare aiu- to a quelle persone che Papa Fran- cesco chiama gli “scartati”. A Tar- tagal, nella provincia di Salta, a più di 200 chilometri da Buenos Aires, stiamo sostenendo le comu- nità indigene dei Wichís. Hanno bisogno di acqua potabile e pensa- vamo di aiutarli a costruire un poz- zo, ma non sapevamo da che parte cominciare. Poi, proprio quando non sapevamo più che fare, è arri- vata la telefonata di Alfredo, un mio ex studente che non sentivo da anni. “Io so come si fanno pozzi per l’acqua”, mi ha detto, “se vuoi glielo insegno io”». Un bel colpo di fortuna? No, non credo nella casualità. Di crisi Adolfo Peréz Esquivel ne ha conosciute molte durante la sua vita. E le ha sempre affrontate “sporcando- si le mani” e pagando di persona CONTINUA A PAGINA 3 A partire dal 1° giugno Riaprono la Biblioteca e l’Archivio Apostolici Il 29 maggio la memoria liturgica del santo Pontefice Cento anni fa l’ordinazione sacerdotale di Giovanni Battista Montini Soddisfazione dei vescovi dopo l’annuncio del fondo da 750 miliardi di euro per superare l’emergenza Piano europeo per il rilancio dell’economia Dopo l’uccisione di un afroamericano da parte di alcuni agenti bianchi Proteste a Minneapolis BRUXELLES, 28. Dopo mesi di di- scussioni, la Commissione europea ha presentato ieri l’atteso piano di rilancio per i Paesi colpiti dall’emer- genza economica da covid-19. Si tratta di un fondo — chiamato Next Generation Eu e illustrato alla plenaria a Bruxelles dal presidente della Commissione, Ursula von der Leyen — da 750 miliardi di euro, composto in gran parte da contribu- ti a fondo perduto e in minima parte da prestiti che gli Stati dovranno ri- pagare nel corso dei prossimi decen- ni. I tassi di interesse saranno parti- colarmente favorevoli, così da rende- re meno onerose le operazioni di re- cupero e ricostruzione nei Paesi eu- ropei maggiormente colpiti (sia da un punto di vista economico, sia da quello sanitario) dal nuovo virus. «È come se fosse il D-Day euro- peo del ventunesimo secolo — ha detto il presidente del Parlamento europeo, David Sassoli perché l’Europa ha scoperto la solidarietà e scommette su una politica comune per la rinascita dell’economia, per il sostegno ai cittadini e al lavoro, con uno sguardo ai prossimi anni e all’eredità che lasceremo alle prossi- me generazioni». Lo strumento si aggiungerà, e an- drà a rinforzare un bilancio Ue per il 2021-27 di 1.100 miliardi di euro. Il pacchetto di Next Generation Eu, insieme al Mff, arriverà a 1.850 mi- liardi, che si aggiungono ai 540 di prestiti previsti nelle misure già vara- te con i piani della Bei, il piano Su- re e le linee di credito del Mes. L’Italia, Paese europeo più colpito dalla pandemia di covid-19, è il pri- mo beneficiario di Next Generation Eu, con 172,7 miliardi di euro su 750. «Un ottimo segnale», ha commenta- to il presidente del Consiglio dei mi- nistri italiano, Giuseppe Conte. Se- guono poi, con 140,4 miliardi la Spagna, la Polonia con 63,8 miliardi e la Francia, con 38,7. Ora il piano di recupero dovrà però passare l’esame della Commis- sione europea e ricevere l’approva- zione di tutti i 27 Paesi dell’Unione. Un percorso complesso viste le pri- me reazioni negative che sono arri- vate dai 4 Paesi — Austria, Paesi Bassi, Danimarca e Svezia — che si oppongono al piano. Il primo mini- stro dei Paesi Bassi, Mark Rutte, ha già fatto sapere che saranno necessa- ri molti negoziati prima di trovare un accordo. Soddisfazione per il Next Genera- tion Eu è stata espressa dai vescovi europei, che in un comunicato diffu- so oggi plaudono alla iniziativa e lanciano un appello agli Stati mem- bri perché trovino «un accordo rapi- do» al piano di risanamento e al prossimo quadro finanziario plurien- nale. In una nota, la Commissione degli episcopati dell’Ue (Comece) afferma che «l’idea del Next Gene- ration Eu per consentire alla Com- missione europea di raccogliere 750 miliardi di euro da assegnare agli Stati membri bisognosi segue l’ap- pello di Papa Francesco, nel messag- gio di Pasqua, all’Unione europea perché non perda l’occasione di dare ulteriore prova di solidarietà, anche ricorrendo a soluzioni innovative». «Mentre accogliamo l’iniziativa — aggiungono i vescovi europei — chie- diamo un rapido accordo tra gli Sta- ti membri e il Parlamento Ue sul piano di risanamento e sul prossimo quadro finanziario pluriennale». «La discussione — precisano — dovrebbe essere diretta al bene comune e gui- data in uno spirito di solidarietà». In un appello lanciato ieri alla vi- gilia della riunione a Bruxelles, la Comece aveva ricordato che «l’Ue ha l'opportunità di fare un impor- tante passo avanti per affermare ed esprimere la propria solidarietà». GISELDA AD ORNATO E LEONARD O SAPIENZA A PAGINA 8 WASHINGTON, 28. Proteste, sac- cheggi e scontri a Minneapolis, ne- gli Stati Uniti, dopo la morte di George Floyd, l’afroamericano sof- focato da un agente bianco che, du- rante l’arresto, gli aveva messo un ginocchio sul collo, come documen- tato da un video. Poche ore fa è stato ritrovato il cadavere di un uo- mo bianco ucciso a colpi d’arma da fuoco all’esterno di un banco di pe- gni a Minneapolis. La scorsa notte centinaia di per- sone a Minneapolis hanno manife- stato davanti al commissariato di polizia a cui appartenevano i quat- tro poliziotti accusati di aver ucciso Floyd. Altre centinaia di persone si sono ritrovate davanti all’abitazione del poliziotto immortalato nel video in cui si vede che soffoca Floyd premendo sul suo collo con un gi- nocchio. La polizia si è schierata in tenuta antisommossa e ha minacciato il lancio di gas lacrimogeni e l’uso di proiettili di gomma come la sera prima. Il capo della polizia ha lan- ciato un appello invitando i manife- stanti ad esprimere la propria rabbia e le proprie ragioni in maniera paci- fica, ma alcuni negozi sono stati saccheggiati, con diverse persone fuggite con televisori, capi di abbi- gliamento e generi alimentari. La folla ha intonato incessantemente slogan chiedendo il carcere per gli agenti coinvolti e protestando per il fatto che siano ancora a piede libe- ro, anche se sono stati licenziati in tronco. Il presidente Donald Trump ha chiesto al Dipartimento di Giustizia e all’Fbi di accelerare le indagini sulla morte di Floyd. «Giustizia sa- rà fatta!» ha twittato il capo della Casa Bianca, definendo l’episodio «molto triste e tragico». Altre pro- teste sono state annunciate a Los Angeles e Memphis richiamandosi al movimento Black Lives Matter. di JOSÉ TOLENTINO DE MEND ONÇA La Biblioteca e l’Archivio Apostolici riaprono agli studiosi il 1º giugno. Le ammissioni si fanno solo su prenota- zione on-line e con un regolamento specifico di norme di sicurezza sanita- ria. L a memoria è comune dimen- sione fondante per le religioni bibliche: l’Eucaristia, sacra- mento da cui sgorga la Chiesa, è ce- lebrazione memoriale del dono di se stesso all’umanità da parte di Ge- sù («Questo è il mio corpo, che è dato per voi; fate questo in memo- ria di me», Luca 22, 19); lo Shemà, preghiera centrale della liturgia ebraica, presenta la memoria come condizione essenziale di santità («Così vi ricorderete di tutti i miei comandi, li metterete in pratica e sarete santi per il vostro Dio», Nu- meri 15, 40). Ricordare, insomma, è un comandamento di salvezza per ebrei e cristiani, che attraverso di esso si aprono a quella posizione di ascolto (Shemà Israel: “Ascolta, [o] Israele!”), che decentra l’uomo da se stesso, dall’illusione mortifera di considerare la propria esperienza come un tutto, come un assoluto, che satura la condizione umana a dimensione autosufficiente ed esclu- siva, che non lascia spazio all’altro, agli altri e all’Altro. È precisamente perché essa non è esternazione di un contenuto preco- stituito ma espressione di un ascolto incessante, che questa memoria è messianica, orientata al futuro. La memoria del credente non è ripro- posizione identitaria e tautologica del già detto, già fatto, già saputo, ma ascolto di una donazione reden- tiva che attraversa la storia per gua- rirla dal male e dalla violenza iscrit- ti nell’esperienza umana, e perciò trova nel passato la promessa che è garanzia del proprio futuro. Il cre- dente non ricorda per nostalgia di un bene perduto, ma per desiderio di un bene che da sempre gli viene incontro nella storia, che fa della sua vita un cammino di incessante distacco dal già, in accoglienza del non ancora. La memoria del creden- te è, paradossalmente, non retro- spettiva ma prospettiva, fonte di trasformazione e non di stasi, di rinnovamento e non di ripetizione. Questa memoria, infatti, ed è que- sto il terzo aspetto che la qualifica, accanto all’ascolto e al suo messia- nico orientamento al futuro, non è passivo “stare a vedere”, contempla- zione inerte della “perfezione” di ciò che è avvenuto una volta per tutte e non può esser cambiato, ma è, piuttosto, un fare: “mettete in pratica”; “fate questo”. La memoria mette in moto, è operosa, fa uscire da sé stessi per entrare a far parte coscientemente e responsabilmente di quell’eccedenza rispetto all’indi- viduo e al gruppo, che è l’essere co- mune della famiglia umana, — l’es- sere persona e comunità —, configu- rato nell’impegno di gratitudine e generosità che scaturisce dal ricono- scerci interdipendenti, da ciò e da coloro che ci precedono, ci accom- pagnano, ci seguono: nascere e mo- rire sono una condizione estrema di affidamento, a chi ci accoglie in questo mondo e a chi custodisce il nostro dopo. Ma anche la ricerca della saggezza, la sete di verità, lo studio vissuto come pratica ostinata d’ospitalità, ci iscrivono nel campo semantico ed esistenziale dell’affida- mento. Ascolto, apertura al futuro, impegno operoso . Quanto queste tre dimen- sioni siano nevralgiche per un eser- cizio adeguato della sua missione, lo sa bene chi è al servizio di una biblioteca o di un archivio, luoghi di raccolta, custodia e trasmissione di quella risorsa imprescindibile per la memoria collettiva che è la testi- monianza scritta. “Luogo sociale”, CONTINUA A PAGINA 4 NOSTRE INFORMAZIONI Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in udienza: l’Eminentissimo Cardinale Luis Francisco Ladaria Ferrer, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede; le Loro Eccellenze i Monsi- gnori: — Antonio De Luca, Vesco- vo di Teggiano-Policastro (Italia); — Stefano Russo, Vescovo emerito di Fabriano-Matelica, Segretario Generale della Conferenza Episcopale Ita- liana. Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in udienza Sua Eccellenza il Signor Car- los Ávila Molina, Ambascia- tore di Honduras, in visita di congedo. Indicazioni pastorali del cardinale vicario Abitare con il cuore la città PAGINA 7 Dopo l’appello Onu alla tregua Guterres, nessuna azione concreta per la pace globale PAGINA 2 Verso la solennità di Pentecoste Verità, armonia gioia e rinnovamento ALBERTA M. PUTTI A PAGINA 7 ALLINTERNO racconto LA PAROLA DELLANNO Radici per camminare GUGLIELMO SPIRITO A PAGINA 5

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Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,00 Copia arretrata € 2,00

L’OSSERVATORE ROMANOGIORNALE QUOTIDIANO

Unicuique suum

POLITICO RELIGIOSO

Non praevalebunt

Anno CLX n. 121 (48.445) Città del Vaticano venerdì 29 maggio 2020

.

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le domandedella poesia?

Albe di casa mia(al faro di Thridarangar e ai fari di tutte le isole)

Troppe albe sto vedendo una dietro l’altra.Sanno tutte di abbandono. O forse sonosperanze follid’un oggi meno stanco?Tante albe sto cercando una avanti l’altra.

La poesia di IGOR TRABONI, non concede nulla agli intellettuali-smi, mira diritta alla sostanza delle cose, alle vicende dell’uomo neisuoi tempi. Ogni verso canta un’esperienza di vita e conoscenza. Iltesto qui proposto è tratto dal suo ultimo libro, «Isole» (EdizioniEnsemble, 2020).

Quale tempo darealla speranza?

a cura di NICOLA BU LT R I N I

LABORATORIODOPO LA PA N D E M I A

Intervista al premio Nobel per la pace Adolfo Pérez Esquivel

Portare in superficiei fiumi sotterraneidella solidarietà

di PIERO DI DOMENICANTONIO

Anche dalla sua casa a Bue-nos Aires, dove la pandemial’ha costretto a restare confi-

nato, Adolfo Peréz Esquivel — ot-tantotto anni, premio Nobel per lapace nel 1980 — non si è fermatoun momento, continuando a spen-dersi per quella che è la causa dellasua vita: stare dalla parte di chinon ha voce per reclamare pane,pace e giustizia. «Anche in questigiorni stiamo lavorando molto —racconta —. Cerchiamo di dare aiu-to a quelle persone che Papa Fran-cesco chiama gli “scartati”. A Tar-tagal, nella provincia di Salta, apiù di 200 chilometri da BuenosAires, stiamo sostenendo le comu-nità indigene dei Wichís. Hannobisogno di acqua potabile e pensa-vamo di aiutarli a costruire un poz-zo, ma non sapevamo da che parte

cominciare. Poi, proprio quandonon sapevamo più che fare, è arri-vata la telefonata di Alfredo, unmio ex studente che non sentivo daanni. “Io so come si fanno pozziper l’acqua”, mi ha detto, “se vuoiglielo insegno io”».

Un bel colpo di fortuna?

No, non credo nella casualità.

Di crisi Adolfo Peréz Esquivel ne haconosciute molte durante la sua vita.E le ha sempre affrontate “s p o rc a n d o -si le mani” e pagando di persona

CO N T I N UA A PA G I N A 3

A partire dal 1° giugno

R i a p ro n ola Biblioteca e l’Archivio Apostolici

Il 29 maggio la memoria liturgica del santo Pontefice

Cento anni fa l’ordinazione sacerdotaledi Giovanni Battista Montini

Soddisfazione dei vescovi dopo l’annuncio del fondo da 750 miliardi di euro per superare l’e m e rg e n z a

Piano europeoper il rilancio dell’economia

Dopo l’uccisione di un afroamericano da parte di alcuni agenti bianchi

Proteste a Minneapolis

BRUXELLES, 28. Dopo mesi di di-scussioni, la Commissione europeaha presentato ieri l’atteso piano dirilancio per i Paesi colpiti dall’emer-genza economica da covid-19.

Si tratta di un fondo — chiamatoNext Generation Eu e illustrato allaplenaria a Bruxelles dal presidentedella Commissione, Ursula von derLeyen — da 750 miliardi di euro,composto in gran parte da contribu-ti a fondo perduto e in minima parteda prestiti che gli Stati dovranno ri-pagare nel corso dei prossimi decen-ni. I tassi di interesse saranno parti-colarmente favorevoli, così da rende-re meno onerose le operazioni di re-cupero e ricostruzione nei Paesi eu-ropei maggiormente colpiti (sia daun punto di vista economico, sia daquello sanitario) dal nuovo virus.

«È come se fosse il D-Day euro-peo del ventunesimo secolo — hadetto il presidente del Parlamentoeuropeo, David Sassoli — p erchél’Europa ha scoperto la solidarietà escommette su una politica comuneper la rinascita dell’economia, per ilsostegno ai cittadini e al lavoro, conuno sguardo ai prossimi anni eall’eredità che lasceremo alle prossi-me generazioni».

Lo strumento si aggiungerà, e an-drà a rinforzare un bilancio Ue peril 2021-27 di 1.100 miliardi di euro. Ilpacchetto di Next Generation Eu,insieme al Mff, arriverà a 1.850 mi-liardi, che si aggiungono ai 540 diprestiti previsti nelle misure già vara-te con i piani della Bei, il piano Su-re e le linee di credito del Mes.

L’Italia, Paese europeo più colpitodalla pandemia di covid-19, è il pri-mo beneficiario di Next GenerationEu, con 172,7 miliardi di euro su 750.«Un ottimo segnale», ha commenta-to il presidente del Consiglio dei mi-nistri italiano, Giuseppe Conte. Se-guono poi, con 140,4 miliardi laSpagna, la Polonia con 63,8 miliardie la Francia, con 38,7.

Ora il piano di recupero dovràperò passare l’esame della Commis-sione europea e ricevere l’a p p ro v a -zione di tutti i 27 Paesi dell’Unione.Un percorso complesso viste le pri-me reazioni negative che sono arri-vate dai 4 Paesi — Austria, PaesiBassi, Danimarca e Svezia — che sioppongono al piano. Il primo mini-

stro dei Paesi Bassi, Mark Rutte, hagià fatto sapere che saranno necessa-ri molti negoziati prima di trovareun accordo.

Soddisfazione per il Next Genera-tion Eu è stata espressa dai vescovieuropei, che in un comunicato diffu-so oggi plaudono alla iniziativa elanciano un appello agli Stati mem-

bri perché trovino «un accordo rapi-do» al piano di risanamento e alprossimo quadro finanziario plurien-nale. In una nota, la Commissionedegli episcopati dell’Ue (Comece)afferma che «l’idea del Next Gene-ration Eu per consentire alla Com-missione europea di raccogliere 750miliardi di euro da assegnare agliStati membri bisognosi segue l’ap-pello di Papa Francesco, nel messag-gio di Pasqua, all’Unione europeaperché non perda l’occasione di dareulteriore prova di solidarietà, anchericorrendo a soluzioni innovative».«Mentre accogliamo l’iniziativa —aggiungono i vescovi europei — chie-diamo un rapido accordo tra gli Sta-ti membri e il Parlamento Ue sulpiano di risanamento e sul prossimoquadro finanziario pluriennale». «Ladiscussione — precisano — dovrebb eessere diretta al bene comune e gui-data in uno spirito di solidarietà».

In un appello lanciato ieri alla vi-gilia della riunione a Bruxelles, laComece aveva ricordato che «l’Ueha l'opportunità di fare un impor-tante passo avanti per affermare edesprimere la propria solidarietà».

GISELDA AD ORNATO E LEONARD O SAPIENZA A PA G I N A 8

WASHINGTON, 28. Proteste, sac-cheggi e scontri a Minneapolis, ne-gli Stati Uniti, dopo la morte diGeorge Floyd, l’afroamericano sof-focato da un agente bianco che, du-rante l’arresto, gli aveva messo unginocchio sul collo, come documen-tato da un video. Poche ore fa èstato ritrovato il cadavere di un uo-mo bianco ucciso a colpi d’arma dafuoco all’esterno di un banco di pe-gni a Minneapolis.

La scorsa notte centinaia di per-sone a Minneapolis hanno manife-stato davanti al commissariato dipolizia a cui appartenevano i quat-tro poliziotti accusati di aver ucciso

Floyd. Altre centinaia di persone sisono ritrovate davanti all’abitazionedel poliziotto immortalato nel videoin cui si vede che soffoca Floydpremendo sul suo collo con un gi-no cchio.

La polizia si è schierata in tenutaantisommossa e ha minacciato illancio di gas lacrimogeni e l’uso diproiettili di gomma come la seraprima. Il capo della polizia ha lan-ciato un appello invitando i manife-stanti ad esprimere la propria rabbiae le proprie ragioni in maniera paci-fica, ma alcuni negozi sono statisaccheggiati, con diverse personefuggite con televisori, capi di abbi-

gliamento e generi alimentari. Lafolla ha intonato incessantementeslogan chiedendo il carcere per gliagenti coinvolti e protestando per ilfatto che siano ancora a piede libe-ro, anche se sono stati licenziati int ro n c o .

Il presidente Donald Trump hachiesto al Dipartimento di Giustiziae all’Fbi di accelerare le indaginisulla morte di Floyd. «Giustizia sa-rà fatta!» ha twittato il capo dellaCasa Bianca, definendo l’episo dio«molto triste e tragico». Altre pro-teste sono state annunciate a LosAngeles e Memphis richiamandosial movimento Black Lives Matter.

di JOSÉ TOLENTINO DE MEND ONÇA

La Biblioteca e l’Archivio Apostoliciriaprono agli studiosi il 1º giugno. Leammissioni si fanno solo su prenota-zione on-line e con un regolamentospecifico di norme di sicurezza sanita-ria.

La memoria è comune dimen-sione fondante per le religionibibliche: l’Eucaristia, sacra-

mento da cui sgorga la Chiesa, è ce-lebrazione memoriale del dono dise stesso all’umanità da parte di Ge-sù («Questo è il mio corpo, che èdato per voi; fate questo in memo-ria di me», Luca 22, 19); lo Shemà,preghiera centrale della liturgiaebraica, presenta la memoria comecondizione essenziale di santità(«Così vi ricorderete di tutti i mieicomandi, li metterete in pratica esarete santi per il vostro Dio», Nu-meri 15, 40). Ricordare, insomma, èun comandamento di salvezza perebrei e cristiani, che attraverso diesso si aprono a quella posizione diascolto (Shemà Israel: “Ascolta, [o]Israele!”), che decentra l’uomo dase stesso, dall’illusione mortifera diconsiderare la propria esperienzacome un tutto, come un assoluto,che satura la condizione umana adimensione autosufficiente ed esclu-

siva, che non lascia spazio all’a l t ro ,agli altri e all’A l t ro .

È precisamente perché essa non èesternazione di un contenuto preco-stituito ma espressione di un ascoltoincessante, che questa memoria èmessianica, orientata al futuro. Lamemoria del credente non è ripro-posizione identitaria e tautologicadel già detto, già fatto, già saputo,ma ascolto di una donazione reden-tiva che attraversa la storia per gua-rirla dal male e dalla violenza iscrit-ti nell’esperienza umana, e perciòtrova nel passato la promessa che ègaranzia del proprio futuro. Il cre-dente non ricorda per nostalgia diun bene perduto, ma per desideriodi un bene che da sempre gli vieneincontro nella storia, che fa dellasua vita un cammino di incessantedistacco dal già, in accoglienza delnon ancora. La memoria del creden-te è, paradossalmente, non retro-spettiva ma prospettiva, fonte ditrasformazione e non di stasi, dirinnovamento e non di ripetizione.Questa memoria, infatti, ed è que-sto il terzo aspetto che la qualifica,accanto all’ascolto e al suo messia-nico orientamento al futuro, non èpassivo “stare a vedere”, contempla-zione inerte della “p erfezione” diciò che è avvenuto una volta pertutte e non può esser cambiato, ma

è, piuttosto, un fare: “mettete inpratica”; “fate questo”. La memoriamette in moto, è operosa, fa uscireda sé stessi per entrare a far partecoscientemente e responsabilmentedi quell’eccedenza rispetto all’indi-viduo e al gruppo, che è l’essere co-mune della famiglia umana, — l’es-sere persona e comunità —, configu-rato nell’impegno di gratitudine egenerosità che scaturisce dal ricono-scerci interdipendenti, da ciò e dacoloro che ci precedono, ci accom-pagnano, ci seguono: nascere e mo-rire sono una condizione estrema diaffidamento, a chi ci accoglie inquesto mondo e a chi custodisce ilnostro dopo. Ma anche la ricercadella saggezza, la sete di verità, lostudio vissuto come pratica ostinatad’ospitalità, ci iscrivono nel camposemantico ed esistenziale dell’affida-mento.

Ascolto, apertura al futuro, impegnoo p e ro s o . Quanto queste tre dimen-sioni siano nevralgiche per un eser-cizio adeguato della sua missione,lo sa bene chi è al servizio di unabiblioteca o di un archivio, luoghidi raccolta, custodia e trasmissionedi quella risorsa imprescindibile perla memoria collettiva che è la testi-monianza scritta. “Luogo sociale”,

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NOSTREINFORMAZIONI

Il Santo Padre ha ricevutoquesta mattina in udienza:

l’Eminentissimo CardinaleLuis Francisco Ladaria Ferrer,Prefetto della Congregazioneper la Dottrina della Fede;

le Loro Eccellenze i Monsi-gnori:

— Antonio De Luca, Vesco-vo di Teggiano-Policastro(Italia);

— Stefano Russo, Vescovoemerito di Fabriano-Matelica,Segretario Generale dellaConferenza Episcopale Ita-liana.

Il Santo Padre ha ricevutoquesta mattina in udienzaSua Eccellenza il Signor Car-los Ávila Molina, Ambascia-tore di Honduras, in visita dicongedo.

Indicazioni pastoralidel cardinale vicario

Abitare con il cuorela città

PAGINA 7

Dopo l’appello Onu alla tregua

Guterres, nessunaazione concretaper la pace globale

PAGINA 2

Verso la solennità di Pentecoste

Verità, armoniagioia e rinnovamento

AL B E R TA M. PUTTI A PA G I N A 7

ALL’INTERNO

ra c c o n t oLA PAROLA DELL’ANNO

Radiciper camminare

GUGLIELMO SPIRITO A PA G I N A 5

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 2 venerdì 29 maggio 2020

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Dopo l’appello Onu alla tregua per favorire la risposta all’emergenza sanitaria

Guterres: nessuna azione concretaper la pace globale

L’attuale pandemia meno letale solo della “spagnola” del 1918

Negli Stati Unitisuperati i centomila decessi

NEW YORK, 28. Il segretario genera-le delle Nazioni Unite, António Gu-terres, ha espresso ieri rammaricoperché al suo appello lanciato il 23marzo scorso per un cessate il fuocomondiale per combattere la pande-mia di covid-19 «non hanno fatto se-guito azioni concrete». Un cessate ilfuoco mondiale «avrebbe creato lecondizioni per una migliore rispostaalla pandemia e per la consegna de-gli aiuti umanitari ai più vulnerabili,aprendo allo stesso tempo lo spazioal dialogo» ha affermato Guterresdurante una vidoconferenza al Con-siglio di sicurezza dell’Onu. «Sonoincoraggiato dal supporto espresso(all’appello, ndr). Tuttavia, questosupporto non si è tradotto in azioniconcrete» ha osservato.

Il segretario generale Onu ha poiavvertito che i civili coinvolti nelleviolenze in tutto il mondo «ora af-frontano una nuova e mortale mi-naccia a causa del coronavirus». Lapandemia «sta amplificando e sfrut-tando le fragilità del mondo e ilconflitto è una delle maggiori causedi quella fragilità» ha ribadito. «Laprotezione dei civili ci impone di fa-re molto di più per garantire il ri-spetto del diritto internazionale, eper prevenire, ridurre e risolvere leguerre». Il covid-19 rappresenta unagrave minaccia soprattutto «per i ri-

fugiati e gli sfollati ammassati neicampi e per le comunità che non di-spongono di strutture sanitarie e sa-nitarie».

Il segretario generale Guterres haquindi chiesto a «tutti i governi diimpegnarsi fortemente per evitarel’uso di armi esplosive con effetti adampio raggio nelle aree popolate».Inoltre, ha sottolineato che «decinedi migliaia di bambini sono stati co-stretti a prendere parte alle ostilitànel 2019, milioni di persone sonostate sfollate, e alla fine del 2019, ilComitato Internazionale della CroceRossa stava gestendo circa 140.000richieste da parte di famiglie di per-sone scomparse».

In generale — sulla base dei datidegli esperti delle Nazioni Unite —nei conflitti globali «più di 20.000civili sono stati uccisi o feriti in solidieci conflitti: Afghanistan, Centra-frica, Iraq, Libia, Nigeria, Somalia,Sud Sudan, Siria, Ucraina e Ye-men».

E questa cifra — ha spiegato il lea-der del palazzo di Vetro — c o m p re n -de solo gli incidenti verificati dalleNazioni Unite, «è una frazione deltotale». L’anno scorso, per il nonoanno consecutivo, ha aggiunto, «il90% delle persone uccise da armiesplosive nelle aree popolate eranocivili».Il segretario generale dell’Onu Guterres durante una sessione al Consiglio di sicurezza (Reuters)

WASHINGTON, 28. Gli Stati Unitisono il primo paese al mondo a su-perare la barriera delle centomilavittime per cause legate al covid-19.Dalla Johns Hopkins Universitysono stati registrati 1.521 nuovi de-cessi nelle ultime 24 ore, più deldoppio dei 691 del giorno prima,portando l’ultimo conteggio relati-vo al totale delle morti a 100.442morti. Quello complessivo dei con-

tagi è arrivato ormai a 1,7 milioni,esattamente 1.699.933, su 5,6 milio-ni a livello globale.

Il bilancio dei morti — sottolineail New York Times — è il più eleva-to al mondo e supera il numero deimilitari statunitensi morti in tutti iconflitti combattuti dagli Usa dallaGuerra di Corea in poi. Dopo lacrisi sanitaria legata alla “spagnola”del 1918-1919, in cui persero la vita675.000 cittadini americani, il nuo-vo coronavirus si appresta a diven-tare la seconda pandemia più letalenella storia degli Stati Uniti.Avrebbe infatti raggiunto lo stessolivello della pandemia del 1968causata da un virus influenzale enota anche come pandemia diHong Kong.

Gli esperti, tra cui il virologoAnthony Fauci, direttore dell’Isti-tuto nazionale per le malattie infet-tive e una delle figure di spiccodella task force anticovid-19 dellaCasa Bianca, concordano sul fattoche queste valutazioni ufficiali sia-no probabilmente al di sotto deidati reali. Fauci, preoccupato peruna eventaule seconda ondata, èanche tornato sull’importanza delrispetto del distanziamento sociale.

Secondo uno studio sviluppatoda ricercatori dell’Università delMassachusetts e basato su numero-si modelli epidemiologici, la cifredei decessi nel paese dovrebbe av-vicinarsi a 123.000 unità entro il 20giugno.

Unicef, milionidi bambinipiù poveri

a causa del virus

GINEVRA, 28. Le ricadute economi-che a livello globale della pandemiadi covid-19 potrebbero causare unaumento del numero di bambini incondizioni di povertà familiare, finoa 86 milioni in più entro la fine del2020, ovvero un incremento del 15per cento. Lo rivela un nuovo studiopubblicato, oggi, da Unicef e Savethe Children, in cui si sottolinea lapreoccupante vulnerabilità dei bam-bini in questa fase di crisi.

Particolarmente rischio sono ibambini che vivono in Paesi già col-piti da conflitto e violenza. Il rap-porto sottolinea che, senza azioniimmediate per proteggere le famigliedalle difficoltà finanziarie causatedal coronavirus, il numero totale dibambini che vivono sotto la sogliadi povertà nazionale nei Paesi a bas-so e medio reddito potrebbe rag-giungere i 672 milioni entro la finedell’anno. Circa 2 su 3 di questibambini vivono in Africa sub-saha-riana e Asia meridionale. La crisinon risparmia neanche i Paesi in Eu-ropa e in Asia centrale, che potrebbeassistere all’aumento più significati-vo, fino al 44 per cento nella regio-ne. L’America Latina e i Caraibi po-trebbero invece registrare un aumen-to del 22 per cento.

«La pandemia ha scatenato unacrisi socio-economica senza prece-denti che sta prosciugando risorseper le famiglie di tutto il mondo».Lo afferma il direttore generaledell’Unicef, Henrietta Fore, rimar-cando che «la portata delle difficoltàfinanziarie delle famiglie minaccianodi far arretrare anni di progressi nel-la riduzione della povertà dei bam-bini e di lasciarli privi di servizi es-senziali». Senza un’azione concerta-ta — spiega — le famiglie che a mala-pena riescono a tirare avanti corronoil rischio di finire in povertà, mentrequelle più povere potrebbero affron-tare livelli di privazione a cui non siassisteva da decenni. L’Unicef avver-te che l’impatto della crisi economi-ca globale causata pandemia e dallepolitiche di contenimento è duplice.La perdita immediata di reddito si-gnifica che le famiglie sono meno ingrado di permettersi i beni basilari,oltre ad avere meno probabilità diaccedere all’assistenza sanitaria oall’istruzione. A questo si aggiungeil maggior rischio per i bambini diessere esposti a matrimonio infantile,violenza, sfruttamento e abusi.

In Brasile più di 25.000 morti e 400.000 contagi

Il covid-19 accelera in America Latina

In Brasile bambini ricevono mascherine anti-covid (Afp)

Allarme a Seoulper un nuovo picco epidemico

Il Sud Africariapre a giugnoi luoghi di culto

CITTÀ DEL CA P O, 28. Il Sud Africa,dopo la lunga chiusura causatadall’emergenza covid-19, ha decisodi riaprire i luoghi di culto a parti-re dal primo giugno, stabilendo pe-rò rigide linee guida di prevenzio-ne. Lo ha annunciato il presidenteCyril Ramaphosa. Il Paese più col-pito nel continente per numero dicontagiati, con 24.264 positivi e524 decessi, passa così al terzo li-vello di allentamento delle restri-zioni.

In Kenya si assiste a un sconcer-tante aumento di casi. Lo ha affer-mato il ministro della Salute, di-chiarando che il numero di contagiè salito da 123 a 1.471. Si tratta delpiù grande salto finora registratonel Paese, in parte attribuito almaggior numero di test. Buone no-tizie arrivano invece dal Senegal,dove è stato progettato un robotper il trasporto di medicinali e pa-sti ai pazienti colpiti da covid-19,con l’obiettivo di proteggere il per-sonale sanitario. I creatori di Dr.Car sono tre studenti di ingegneriadell’Università di Dakar. I conta-giati sono finora 3.130, mentre i de-cessi 36. In Zambia, dopo il casodella ministra dell’Informazione, èrisultato positivo anche il ministrodella Sanità. Intanto, il totale deicontagiati nel Paese è salito a 1.057.

BRASÍLIA, 28. La curva dei contagida nuovo coronavirus continua adaccelerare in America Latina. La re-gione, alla fine della settimana scor-sa, è stata definita dall’O rganizza-zione mondiale della sanità (Oms)il nuovo epicentro globale dellapandemia. Nell’intera regione, nellagiornata di ieri sono state registratepiù di 35.000 nuove infezioni dacovid-19 e quasi 1.500 vittime, por-tando il dato dei contagi a 833.493,e quello dei decessi a quasi 45.000.Alcuni Paesi già da giorni sembre-rebbero essere entrati nella fase piùacuta.

Tra questi è in particolare il Bra-sile a destare la preoccupazionemaggiore. Nella stessa giornata, ie-ri, il Paese ha superato due sogliesimboliche, nei decessi e nei conta-gi complessivi: quella delle 25.000unità per le morti e quella dei400.000 positivi. Il ministero dellaSalute brasiliana ha reso noto ierisera che per la quinta volta il paeseha superato le mille vittime giorna-liere. Con le 1.086 vittime ricondu-cibili al covid-19 registrate nelle ul-time 24 ore, il totale dei morti è sa-lito esattamente a 25.598. I nuovicontagi sono stati 20.599, per undato complessivo di 411.821 checonferma il paese al secondo postonella graduatoria mondiale relativaalla diffusione del virus.

La concomitanza di più fattori —la precarietà del sistema sanitario;le forti disuguaglianze che rendonole popolazioni nere e povere piùvulnerabili al virus; una rispostadelle istituzioni centrali non confor-me alle indicazioni dell’Oms —preoccupa fortemente per gli svi-luppi della pandemia e i suoi ri-svolti nel Paese, rischiando di se-gnare profondamente il presente eil futuro della popolazione brasilia-na.

Il presidente Bolsonaro, che piùvolte in questi mesi si è scontratocon i governatori dei singoli statiper vedute totalmente divergentisulle misure di lockdown, continuaa minimizzare sulla pandemia echiede la ripresa delle attività eco-nomiche per preservare i posti dilavoro. «La seconda ondata sta arri-vando, quella della recessione. Rag-giunge tutti, senza eccezioni», hascritto ieri su facebook il presidentebrasiliano.

Il ministero dell’economia, a Bra-sília, ha reso noti i dati sull’o ccupa-zione relativi a marzo e aprile. La

pandemia di covid-19 ha causato laperdita, in questi due mesi, di 1,1milioni di posti di lavoro; 860.000solo ad aprile, il peggior risultatodegli ultimi trenta anni. Gli analistidel mercato finanziario hanno ag-giornato per la quindicesima volta

al ribasso le previsioni sulla cadutadel Pil brasiliano. La perdita do-vrebbe attestarsi al 5,89 per centosu base annua.

Altri Paesi, come il Perú e il Cile,sebbene le statistiche siano già ab-bastanza alte, sembrerebbero avvici-

narsi alla fase di picco. Il ministerodella Salute di Lima ha registratonuovi record di decessi e infezionida coronavirus nelle ultime 24 ore.Sono stati 6.154 i nuovi casi di co-vid-19, portando il bilancio totale a135.905 e confermando il paese alsecondo posto per numero di con-tagi in America Latina. Dal conteg-gio del ministero della Salute peru-viano con i 195 decessi di ieri il nu-mero totale è arrivato a 3.983.«Stanno arrivando tempi difficili,settimane difficili perché le personesi ammalano, ciò significa che sia-mo su una sorta di altopiano che,come vedi, oscilla un po’, tipicodelle pandemie», ha affermato ieriil capo dell’unità di crisi anticoro-navirus, Pilar Mazzetti, sottolinean-do che era previsto un aumento deicasi.

Cresce intanto l’allarme per la si-tuazione sanitaria vissuta dai popoliindigeni della Conca amazzonica,un’area che si estende fra Colom-bia, Bolivia, Perú, Ecuador, Vene-zuela, Brasile, Guyana, Suriname yGuyana Francese. Il Coordinamen-to delle organizzazioni indigenedella Conca amazzonica (Coica) hafatto sapere che, a oggi, sono 2.278i contagi e 504 le vittime tra gli au-toctoni. La situazione è ancora piùallarmante se si tiene conto dell’in-tera popolazione dell’Amazzonia,dove il virus ha provocato almeno6.200 morti e 118mila contagi, se-condo i dati della Rete ecclesiasticapanamazzonica..

SEOUL, 28. Nuova ondata di con-tagi in Corea del Sud, con 49 casiemersi ieri (l’aumento più signifi-cativo da quasi 50 giorni) e e lanascita di un nuovo focolaio in unenorme magazzino di stoccaggiodi merci all’ingrosso Bucheon, nonlontano da Se0ul, al quale sono ri-conducibili almeno 36 contagiati.Lo ha comunicato il Centro sud-coreano per il controllo e la pre-venzione delle malattie, citatodall’agenzia di stampa Yonhap.

Sul personale che lavora almagazzino, fanno sapere gli

esperti ai media, sono stati esegui-ti 3.600 tamponi. «Abbiamo timo-re delle infezioni nelle comunità eteniamo d’occhio la situazione»,ha dichiarato il ministro dellaSanità.

In risposta a questo nuovo pic-co di casi, le autorità hanno decisodi re-introdurre le misure di conte-nimento per almeno due settima-ne, come scrive il quotidiano «TheGuardian». È stata rinviata inoltreal primo giungo l’apertura dellescuole. Jeong Eun-kyeong, diretto-re del Centro sudcoreano per il

controllo e la prevenzione, ha af-fermato che sta diventando piùdifficile per gli operatori sanitaritenere sotto controllo la diffusionedel covid-19.

Sulla scia della crisi, la Bancacentrale sudcoreana ha nuovamen-te tagliato di 25 punti il tasso diinteresse di riferimento al minimostorico dello 0,50 per cento, dopol’intervento per 50 punti deciso amarzo. L’intervento — che non eraatteso dai mercati — ha anche ab-bassato allo 0,75 per cento il tassodi riacquisto a sette giorni.

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L’OSSERVATORE ROMANOvenerdì 29 maggio 2020 pagina 3

LABORATORIOD OPO LA PA N D E M I A

«Per chi è responsabile la domanda ultima non è: come me la cavo eroicamente in quest’a f f a re ,

ma: quale potrà essere la vita della generazione che viene» (D. Bonhoeffer)

Intervista al premio Nobel per la pace Adolfo Pérez Esquivel

Portare in superficie i fiumi sotterraneidella solidarietà

rie nuove politiche sociali ed econo-miche.

Pensando al dopo pandemia, sappiamoche dovremo essere più prudenti nelrapporto con gli altri. C’è il rischio diaccentuare sentimenti di diffidenza e dic h i u s u ra ?

Bisogna approfittare delle misuredi confinamento per disporre megliodel tempo, per meditare, pregare, ri-flettere e prendersi cura della pro-pria salute fisica e mentale. Per ana-lizzare in quale direzione sta andan-do l’umanità di fronte alla situazioneche sta vivendo, per pensare al“giorno dopo”. Molti atteggiamentie comportamenti sociali, politici edeconomici che finora sembravanoluoghi comuni, stanno subendo pro-fondi cambiamenti che stanno tra-sformando l’educazione, i servizi so-ciali, le relazioni umane tra le perso-ne e i popoli e con la Madre Terra.Il confinamento non voluto ha postoun freno alla voragine dell’accelera-zione del tempo e ha mostrato il bi-sogno di recuperare l’equilibrio conil tempo naturale, di avviare un dia-logo in famiglia; di superare l’indivi-dualismo e riuscire a stabilire nuovirapporti sociali, culturali, politici espirituali che aiutino a sviluppare lasolidarietà e la speranza.

I popoli, per poter illuminare ilpresente, devono fare memoria delloro cammino e della storia vissutatra angosce e speranze, devono ve-dere i bisogni degli indigenti, comepure la situazione dei rifugiati. È ne-cessario che i governi e la comunitàinternazionale adottino politiche peraccoglierli fraternamente e non in-nalzino muri che discriminano,escludono e provocano violenza perl’intolleranza e l’o dio.

Qual è la sua preghiera in questo tem-po tormentato?

Abbiamo bisogno della preghieraper camminare nella vita. Per questoinvoco il Padre nostro perché miconceda la forza dello spirito. Le al-tre preghiere che mi accompagnanosono quella di san Francesco, «Si-gnore fai di me uno strumento dipace», e quella dei fratelli della fra-ternità di Charles de Foucault: «Pa-dre Mio, mi pongo nelle tue mani».

C’è speranza per il futuro?

Una poesia di Antonio Machadodice: «Viandante, non c’è cammino,il cammino si fa andando». La miasperanza è nei giovani che devonoscoprirsi e scoprire i cammini dellavita, la spiritualità, i valori. Devonosapere che tra le luci e le ombredell’esistenza c’è sempre la speranzadi costruire un altro mondo più giu-sto e fraterno tra eguali.

Occorre far emergere i fiumi sot-terranei, quelli che non scorrono insuperficie ma che esistono e che inalcuni momenti della storia dei po-poli acquistano forza e affiorano,trascinando nel loro flusso tutto ciòche incontrano. Così i giovani, gliuomini e le donne, devono smetteredi essere spettatori. Devono diventa-re protagonisti della loro vita e co-struttori della propria storia. PapaFrancesco li ha sfidati dicendo loro:«hagan lío», “fatevi sentire”. I giova-ni devono essere come i fiumi sotter-ranei che affiorano con la forza dellavita e della speranza.

quando in gioco sono la vita e la di-gnità dei più deboli. Anche per lui, pe-rò, la pandemia da covid-19 rappre-senta un evento inedito che cerca dileggere alla luce del suo appassionatoimpegno civile e della sua fede “f ra n c e -scana”.

Come si sta affrontando la pandemiain America Latina?

Il covid-19 si è diffuso in tutti ipaesi dell’America Latina con graviconseguenze. Gli ambienti socialipiù colpiti sono quelli più poveridove manca l’acqua, c’è carenzad’igiene e di cibo. Penso alle villasmiserias, alle favelas, alle callampas, aitugurios: la povertà cambia nome inogni paese, ma ovunque ha lo stessovolto.

Il governo argentino cerca di por-tare aiuti e ha adottato particolarimisure sanitarie nei quartieri più po-veri. Ma, nonostante la grande soli-darietà sociale, gli sforzi non basta-no mai. Il presidente ha detto:«Un’economia si può recuperare,una vita no. La vita del popolo ha lapriorità».

Si è così riusciti a contenere e arallentare la diffusione del virus conle misure igieniche, il controllo sani-tario e l’isolamento. Ma questi stessiprovvedimenti hanno avuto gravi ri-percussioni sulle attività commercia-li, culturali, educative e religiose, do-ve l’alta concentrazione di personegenera la paura del contagio.

La Comisión Provincial por laMemoria, che presiedo, tiene sottoosservazione la situazione nelle car-ceri e nei commissariati attraverso ilComité contra la tortura. Le carcerisovraffollate sono come dei depositiumani e in simili condizioni nessunone può uscire bene. Il fatto che stia-no scontando una pena e siano pri-vati della libertà non deve compor-tare per i detenuti la perdita dei lorodiritti come cittadini. In diversi isti-tuti di pena ci sono state delle rivol-te proprio per mancanza di assisten-za sanitaria e per la repressione at-tuata dalle guardie carcerarie difronte a queste richieste.

Ma oltre all’emergenza sanitaria c’èanche quella sociale.

In tutto il continente latinoameri-cano, come nel resto del mondo, leconseguenze sul piano sanitario del-la pandemia rappresentano un fortecondizionamento per lo sviluppoeconomico e sociale: milioni dimorti e un alto indice di disoccupa-zione e di povertà. La situazione èaggravata dalla forte pressione eser-citata sui popoli dal capitale finan-ziario attraverso lo strumento del“debito estero”. È una situazione chepuò portare il mondo verso una“pandemia della fame”. Occorre af-

frontare questo pericolo e prepararsiper tempo.

Siamo alla fine di un’ep o cadell’umanità. Bisogna perciò riconsi-derare le strade da percorrere tenen-do conto di quello che la pandemiasi lascerà dietro. Bisogna sapere cosafare il “giorno dopo” e iniziare a co-struire nuovi paradigmi di sviluppoumano.

Cosa sta accadendo ai popoli indigenidell’Am a z z o n i a ?

Le comunità indigene dell’Amaz-zonia hanno lanciato un urgente ap-pello di fronte alle violenze che su-biscono e alla distruzione dell’am-biente che viene attuata incendiandola foresta e devastando la fauna e labiodiversità. Hanno denunciato lapersecuzione che subiscono da partedei proprietari terrieri molti dei qualiassoldano bande armate per impos-sessarsi del territorio e cacciare i po-poli indigeni, condannandoli alla fa-me e all’estinzione.

Papa Francesco ha detto più volte chenessuno si salva da solo...

Papa Francesco fa appello alla co-scienza e al cuore dei potenti e diceche “nessuno si salva da solo”. Percostruire una società dove il diritto el’uguaglianza siano validi per tutti ènecessario diffondere la cultura dellasolidarietà.

Solidarietà tra gli uomini ma anchecon la natura. È questo il sensodell’iniziativa della Costituente per laTerra di cui si è fatto promotore?

La Costituente per la Terra, nataper iniziativa di Raniero La Valle, ri-sponde al bisogno dell’umanità digenerare nuovi cammini attraverso iquali rifondare il “contratto sociale”basandolo su un nuovo costituziona-lismo mondiale che garantisca a tuttiil rispetto dei diritti fondamentali,come ad esempio quello alla salute,all’istruzione, alla pace e che salva-guardi l’ambiente. Lo spiega benePapa Francesco nell’Enciclica Lau-dato si’ quando richiama la respon-sabilità di ciascuno come custodedella casa comune, sottolineandol’urgenza di ristabilire l’equilibrio trala Madre Terra e i beni destinati allosviluppo dell’essere umano. Dobbia-mo tener presente che l’uomo non èil padrone della natura: siamo partedi essa e dobbiamo rispettarla, pren-dercene cura per il bene dell’interaumanità.

La comunità internazionale, al ter-mine della seconda guerra mondiale,ha fissato attraverso l’Onu codici dicondotta, come la DichiarazioneUniversale dei diritti umani, patti eprotocolli al fine di fissare norme diconvivenza tra le persone e i popoli.Purtroppo ci sono paesi che non lirispettano. Basti pensare alla grave

situazione che vivono i popoli sotto-posti alla violenza, i rifugiati chefuggono dal proprio paese, vittimedi conflitti armati, della fame e delcambiamento climatico. Molti uomi-ni, donne e bambini perdono la vitain mare, che è diventato la fossa co-mune di migliaia di rifugiati che la-sciano la propria terra alla ricerca dinuovi orizzonti di vita e di speranza.

Con lo Statuto di Roma, nel 1998,è stata istituita la Corte penale inter-nazionale alla quale è affidata lacompetenza di giudicare chi si mac-chia di crimini contro l’umanità. È iltempo di riformare questa istituzioneaffinché possa perseguire anche i cri-mini compiuti contro la natura, vistoche al momento non c’è un quadrogiuridico che regoli i delitti ambien-tali. È urgente proteggere beni comel’acqua, i fiumi e i mari, le foreste, lafauna e la biodiversità che sono lagrande ricchezza che la Madre Terraci offre e che oggi più che mai sonoin pericolo.

Per tutelare la nostra salute, tutti inquesti mesi abbiamo provato che cosasignifichi essere privati di alcune liber-tà. Che cosa può insegnarci questaesperienza?

La pandemia da covid-19 ci hapresentato situazioni inedite a livelloplanetario. Al momento non ci sonovaccini o antidoti per sconfiggere ilcovid-19. Anche i paesi con grandirisorse economiche e scientifiche so-no vittime della pandemia.

Le uniche modalità individuate fi-no ad ora per contenere la diffusio-ne della pandemia sono state il di-stanziamento e l’adozione di misureigieniche in casa e negli altri luoghiche frequentiamo. Tutto questo nonva visto come una perdita di libertà,ma come qualcosa di necessario perproteggere noi stessi e gli altri.

Il covid-19 ha messo allo scoperto limi-ti e fragilità dei nostri modelli di svi-luppo. Come potremo evitare di fare glistessi errori?

Di fronte a società segnate dall’in-dividualismo e dal consumismo, di-nanzi a megalopoli con altissimadensità di popolazione e problemistrutturali tra le fasce dei ricchi equelle degli esclusi, i poveri, è neces-sario promuovere la cultura della so-lidarietà e della ripartizione dei benicon i più bisognosi. Non bisogna di-menticare che il problema del prossi-mo è un problema di tutti.

Le misure sanitarie imposte daigoverni attraverso la quarantenahanno generato difficoltà che hannoavuto un forte impatto sulla società,sulle attività lavorative e sullo svi-luppo economico, sulle scuole e suicentri educativi che sono stati co-stretti a chiudere. Hanno inoltreprovocato un aumento della disoc-cupazione con la chiusura di impre-se, fabbriche e negozi. Tutto questoha suscitato grande preoccupazionee angoscia nelle famiglie senza lavo-ro e ha portato a un aumento dellafame e dell’e m a rg i n a z i o n e .

Per dare risposta alla situazioneche stanno vivendo migliaia didisoccupati nel mondo sono necessa-

CO N T I N UA Z I O N E DALLA PA G I N A 1

Operatori sanitari distribuiscono test olfattiviin una baraccopoli della provinciadi Buenos Aires (Afp)e un primo piano del premio Nobelper la pace Adolfo Pérez Esquivel

Decine di civili uccisi dai miliziani dell’Adf

Attacchi nella RepubblicaDemocratica del Congo

Azioni concreteper salvare

i bimbi nigerianiABUJA, 28. I programmi interna-zionali stanno fallendo nell’im-presa di salvare i bambini nige-riani dalle violenze dei terroristidi Boko Haram. Questo il pun-to nodale del rapporto presenta-to ieri da Amnesty Internationalsulle atrocità e le violazioni su-bite dai bambini nel nord-estdella Nigeria, soprattutto neglistati di Borno e Adamawa, tea-tro di crimini di guerra e criminicontro l’umanità per mano diBoko Haram. Migliaia di minorisono stati rapiti, torturati, co-stretti a matrimoni o a diventaresoldati, abusati sessualmente otenuti prigionieri da parte deijihaditi. Molti programmi inter-nazionali finanziati da Usa, Uee Onu non sono riusciti ancoraa sanare questa immensa ferita.

Gli Usa revocano lo status speciale all’ex colonia britannica

Pechino approva la leggesulla sicurezza per Hong Kong

M a t t a re l l ar i c o rd a

Walter Tobagi

ROMA, 28. «Walter Tobagi fuucciso barbaramente perché rap-presentava ciò che i brigatisti ne-gavano e volevano cancellare.Era un giornalista libero che in-dagava la realtà oltre gli stereoti-pi e pregiudizi, e i terroristi nontolleravano narrazioni diverse daquelle del loro schematismoideologico». Con queste parole,a quarant’anni dall’assassinio delgiornalista del «Corriere dellasera», Walter Tobagi, avvenuta aMilano il 28 maggio 1980, il pre-sidente della Repubblica SergioMattarella ne ha ricordato il co-raggio e l’autorevolezza sulle pa-gine del quotidiano di via Solfe-rino. Tobagi — ha aggiunto Mat-tarella — «era un democratico,un riformatore, e questo risultavainsopportabile al fanatismo estre-mista». Era quindi «un esempiodi un giornalismo libero, chenon si piega davanti alla minac-cia, che non rinuncia allo spiritocritico nel raccontare la realtà,che vive nel pluralismo».

Causa maltemporinviato il lancio

della Crew DragonWASHINGTON, 28. Appuntamentorimandato di due giorni, causacondizioni meteo avverse, per lapartenza della navicella spazialeCrew Dragon, pronta sul razzoriutilizzabile Falcon 9 della SpaceX, sulla storica rampa 39/A delKennedy Space Center di CapeCanaveral, in Florida. La stessada cui in passato sono partite lestoriche missioni Apollo direttealla Luna e poi quelle dello SpaceShuttle. Mancavano pochi minutial lancio e le operazioni di caricodel propellente erano ormai quasiconcluse, quando si è appuratoche il maltempo non avrebbeconsentito il lancio. Bisognerà oraattendere fino al pomeriggio disabato 30 maggio.

A Cape Canaveral era giuntoanche il presidente Trump e ilsuo vice Pence. «Non vedo l’oradi tornare da voi sabato». Così sutwitter l’inquilino della CasaBianca ha voluto comunque rin-graziare e salutare gli uomini del-la Nasa e della Space X.

KINSHASA, 28. Continuano inces-santi le violenze nella RepubblicaDemocratica del Congo, nonostan-te l’emergenza della pandemia e inuovi casi di Ebola rilevati neigiorni scorsi. Almeno 38 civili sonostati uccisi in diversi attacchi, attri-buiti ai miliziani del gruppo arma-to Forze democratiche alleate(Adf), nell’est del Paese dallo scor-so venerdi. Lo rendono noto fonti

locali. Resta però ancora incerto ilbilancio delle vittime.

Si parla di un totale di circa 40persone uccise in una settimana,dal 18 al 24 maggio, ai margini del-la provincia del Nord Kivu edell’Ituri, nell’est congolese, doveda anni imperversano diversi grup-pi armati, tra cui i milizianidell’Adf, che si dichiarano affiliateal sedicente Stato islamico. L’ulti-mo fine settimana si è rivelato unodei più sanguinosi nel Nord Kivu,con decine di persone massacratedai terroristi. Domenica scorsa imiliziani hanno colpito nel Ruwen-zori e a Beni-Mbau, dove sono sta-ti uccisi sette civili, tra cui tre don-ne. Successivamente a Lose-Lose ijihadisti hanno rapito 45 civili,molti dei quali bambini. Nella stes-sa giornata sono state attaccate an-che altre località, con un bilancioincerto di morti. Il giorno successi-vo è stato colpito il villaggio diMakutano, nella provincia dell’Itu-ri. Durante le incursioni sono statisaccheggiati negozi, farmacie e da-te alle fiamme molte case.

Le milizie dell’Adf sono accusatedi aver ucciso, dalla fine del 2019,centinaia di persone nella regione,apparentemente come rappresagliaper l’offensiva militare sferrata con-tro le proprie basi dall’esercito diKinshasa a partire dal 30 ottobre.Inoltre i miliziani si sono resi re-sponsabili del massacro di più dimille civili dall’ottobre 2014, pren-dendo spesso di mira i villaggi nel-le zone rurali. Fondate in Ugandaper rovesciare le autorità di Kam-pala, le Adf si sono a metà deglianni novanta stabilite in territoriocongolese, in particolare nell’est, dadove conducono frequenti attacchi.

HONG KONG, 28. L’Assemblea na-zionale del popolo ha approvatooggi la nuova legge sulla sicurezzanazionale per Hong Kong. Con laratifica della normativa, contestataduramente dall’opposizione dell’excolonia britannica e che ha solleva-to diverse critiche internazionali,diventa un reato mettere in discus-sione l’autorità di Pechino.

Secondo quanto informa l’agen-zia di stampa cinese Xinhua, lalegge considera un reato la sedizio-ne, il separatismo, l’ingerenza stra-niera e il tradimento. E potrebbeportare, per la prima volta,all’apertura di agenzie di sicurezzacinesi a Hong Kong, oltre al di-spiegamento di personale cinese re-sponsabile della difesa della sicu-rezza nazionale nell’ex colonia bri-tannica. La riforma non richiedel’approvazione del Parlamento diHong Kong.

In risposta, gli Stati Uniti hannorevocato lo status speciale cheHong Kong ha nei legami con Wa-shington. La decisione comporteràche l’hub finanziario non godràpiù di privilegi finanziari, né di ta-riffe più basse rispetto alla Cina.«Nessuna persona ragionevole puòaffermare che Hong Kong oramantenga un alto grado di autono-mia dalla Cina», ha dichiarato ilsegretario di Stato americano, Mi-ke Pompeo. «Mentre una volta gliStati Uniti speravano che HongKong avrebbe fornito un modelloalla Cina, ora è chiaro che la Cinasta modellando Hong Kong comese stessa», ha aggiunto Pompeo.

Sulla vicenda è intervenuta il ca-po esecutivo di Hong Kong, CarrieLam. In un incontro con la stampa,Lam ha sostenuto che la nuova leg-ge contribuirà a garantire la piena

attuazione del principio "un Paese,due sistemi" e a salvaguardare laprosperità e la stabilità. Nelle ulti-me votazioni, l’Assemblea nazionaledel popolo ha approvato anche ilprimo Codice civile della Cina.

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 4 venerdì 29 maggio 2020

La scultura di Mirta Carroli

Animatricedi segni

Il filologo Paul Maas a Copenaghen

Le carte ritrovate

A partire dal 1° giugno

R i a p ro n ola Biblioteca e l’Archivio Apostolici

secondo la potente designazione di Mi-chel de Certeau, queste istituzioni sonomolto più di uno spazio fisico, di un con-tenitore neutro, distributore automaticodi documentazione, costituendosi piutto-sto come un crocevia polifonico di istan-ze, funzioni, preoccupazioni, obblighi, in-teressi e opportunità — materiali, cultura-li, scientifici, spirituali —, la cui mediazio-ne non sempre è facile, mai è precostitui-ta, la cui misura di successo o inadegua-tezza è determinata da molteplici fattorisoggettivi e oggettivi, a volte totalmentei n c o n t ro l l a b i l i .

Quando, a fine febbraio, si è tenuta lagiornata di studio sull’apertura agli stu-diosi dei documenti del pontificato di PioXII raccolti negli archivi della Santa Sede,nessuno di noi prevedeva che questo pas-so, di importanza storica e di grande im-patto pubblico, sarebbe stato repentina-mente sospeso da una crisi senza prece-denti come quella della pandemia del co-ronavirus. L’emergenza sanitaria ci ha co-stretti prima a chiudere agli studiosi sia laBiblioteca che l’Archivio Apostolici, col-locando la maggioranza del nostro perso-nale in regime di telelavoro, e ci costringeora a una riapertura graduale e limitata,come esigono le buone pratiche per laodierna ripartenza.

Questa imprevedibile chiusura è statanaturalmente una sofferenza per la Bi-blioteca e l’Archivio Apostolici e per isuoi studiosi, venendo a mortificare re-pentinamente — nel caso dell’Archivio —una dinamica di aspettative e attenzioneparticolarmente intensa, associata a un

CO N T I N UA Z I O N E DALLA PA G I N A 1

di DAV I D E ROND ONI

Davvero la scultura è una lingua«morta» come diceva il grande Ar-turo Martini, riflettendo sul veniremeno del ruolo pubblico dellascultura per una crisi di commit-

tenza? Nel nostro viaggio sulle tracce di questaspeciale arte di incarnazione e di forma, in unmondo che sembra premiare sempre di più l’im-materiale, abbiamo incontrato già cinque sculto-ri di gran pregio nelle puntate precedenti.

Ora a Riva, Mutinelli, Severino, Tulli e Ri-valta, si aggiunge Mirta Carroli, romagnola diorigine e docente alla Accademia di Bologna.Forse non a caso una terza donna, e altre netroveremo, quasi a confermare che l’arte più le-gata al dare forma, al dare tridimensionalità,con in più la «quarta dimensione» di cui parla-va Martini, ha in questa epoca della de-materiache spesso è de-vitalizzazione di un surplus difemminilità, di tensione generativa. La Persisten-za del Segno: così si chiamava una importantepersonale dell’artista che nel 2009, per la curadi Verena Neff e Theo Schneider, aveva postoventi sue opere ad «abitare» lo spazio intorno aCastel Pergine in Valsugana. Così come poi lesue opere di grandi dimensioni (che l’artista al-terna con la creazione di splendidi gioielli) han-no abitato vari spazi importanti, tra cui PalazzoSchifanoia a Ferrara e Forte Mezzacapo in oc-casione del centenario della Grande Guerra.

La Carroli è a mio avviso una animatrice disegni, ovvero la sua concezione di scultura, chearriva a confrontarsi con grandi temi e modelli(come la sua Nike) viene da una concentrazionepoetica che tende a unire suolo e spazio, terra earia in una inventiva visionaria ed elegante.Questo ultimo aggettivo è da intendersi conuna sorta di obbedienza alla eleganza dei luo-ghi, sia fisici che naturali, in cui l’artista inter-viene. Come se il suo gesto, appunto, volessenon già interrompere o, peggio, imporre al luo-go una autonoma invenzione dell’artista, madialogasse con essi, interpretandone una elegan-za, appunto, frutto di creazione antecedente. Intale rispetto dell’antecedente sta una chiave, amio avviso, di vera invenzione, che non coinci-de con l’ornamento o peggio la didascalia, macon una potente e accesa risorsa creativa. Dellasua opera si sono occupati molti critici impor-tanti, da Andreotti a Bellasi, dalla Buscaroli aCerritelli, da Caramel a Crispolti, segno di unaserietà nel lungo periodo.

I «segni» scultorei della Caroli, in ferro e pie-tra, con i suoi rossi e i suoi colori bruni, ripren-dono segni arcaici immettendoli in dinamichenuove, in slanci che vengono dalla terra, in ar-chitetture che si compongono con il cielo. Tesseun dialogo tra le epoche, fedele ai primari segnicon cui l’uomo interpreta il suo essere, come di-ce il poeta, trafitto da qualcosa in una solitudi-ne immensa, ma anche partecipe di un prodi-gioso movimento cosmico. Sono segni o come lichiama in alcuni casi «codici» elementi per sta-re nel mondo come avventura di senso. Le sueopere infatti interrogano, colgono, direi aggan-ciano, lo sguardo dell’homo viator, non interessa-no lo sguardo turistico sul mondo. La loro ele-ganza del profondo, la tessitura che visibile einvisibile proseguono con i segni arcaici dell’av-ventura umana, la nudità, la potenza mai esibi-toria, costituiscono i tratti dell’accadere dellesue opere nei nostri occhi, se i nostri occhi cer-cano segni e non istruzioni per l’uso nella gran-de avventura della esistenza.

I quadrati o gli archi che rimandano agli spa-zi fisici e mentali dell’esistere umano, i cerchivolanti che rimandano a voli di uccelli o fanta-sie, le spirali tra movimenti di dna e mulinare disentimenti, le nude verticalità, gli incontri tramateria calda come le pietre e netti come i me-talli, compongono un alfabeto misterioso e cheinvita a un senso ulteriore, a una lingua chequasi si sospetta di aver conosciuto un tempo eancora ci parla. Una lingua del creato che nelcreato ci lascia meno soli e attoniti, più stupiti eviandanti.

nodo storiografico la cui rilevanza è rico-nosciuta ben al di là della cerchia ristrettadella comunità scientifica. Come tuttisappiamo, tuttavia, ogni crisi può essereun’opportunità e questo vale in modoparticolare per una realtà come la nostra,che si incardina nella coscienza storicadella Chiesa con l’aspirazione di farne be-ne pubblico di tutta l’umanità.

Questa pandemia, dilagata a livellomondiale, non fermata da confini politici,economici, culturali, ha violentemente ria-perto gli occhi di una società accecatadalla propria performatività tecnologica estrutturale, sulla vulnerabilità intrinseca

alla condizione umana, evidenza maispenta a livello individuale, ma decre-scente a livello collettivo. Ci siamo ritro-vati tutti più fragili, più poveri, più indi-fesi, in una inedita condizione che richie-de un supplemento di umiltà, il ricono-scimento che tante delle nostre certezzesono un valore prezioso ma anche vulne-rabile, che l’esercizio del nostro sapere edel nostro potere sono un susseguirsi diriaperture e di ripartenze.

La memoria, individuale e collettiva, ècollezione anche di questo incessante ri-credersi, purificarsi, rialzarsi e ricomincia-re. Gli uomini del passato, ha detto anco-

ra Michel de Certeau, in una pagina indi-menticabile sulla «struttura del passatostorico», «escono dalla loro notte senzache sia veramente possibile designarli. Inloro si disegna un mondo intero. Ma [...]tra loro e noi, gli storici, si produce unaspaccatura che rende problematica l’evi-denza (postulata in partenza) di unaomogeneità necessaria alla comprensione»(Histoire et psychanalyse entre science et fic-tion, Gallimard 2016, pag. 223). Il passatosorprende sempre il vero storico, così co-me il presente sorprende i contemporanei,ridisegnando saperi e certezze. È questoche rende istituzioni secolari come quellevaticane avventure appassionanti, chepossono incendiare gli animi di chi scen-de in questa miniera del sapere e dellamemoria per affrontare «la lotta con ildocumento», come afferma Marc Bloch.Tuttavia, se la ricerca della verità può di-videre, nella molteplicità dei percorsi edegli stadi della sua elaborazione, l’in-contro con essa unisce e riconcilia indivi-dui e comunità, nel fondare quella comu-nanza profonda dell’essere umano, chesolo il vero manifesta e gli garantisce.

Ascolto come servizio alla memoria, aper-tura al futuro come esercizio concreto di spe-ranza, impegno operoso come responsabilità,sono questi i principi che permettono diritrovarsi con fiducia reciproca e autenticafratellanza, sapendo che siamo tutti piùmisurati dalla verità che misuratori defini-tivi di essa: «Come tu hai mandato menel mondo, anche io ho mandato loro nelmondo; per loro io consacro me stesso,perché siano anch’essi consacrati nella ve-rità» (Giovanni 17, 18-19).

di GIORGIO ZIFFER

La fama di Paul Maas,uno dei maggiori filo-logi classici e bizanti-ni del secolo scorso, èlegata a una ricchissi-

ma serie di lavori, perlopiù mol-to brevi, dedicati a una moltitu-dine di autori e testi delle lette-rature greca, bizantina e latina (eda un certo momento in poi an-che di quella inglese); ai suoistudi sulla poesia e la metricabizantina, culminati nell’edizio-ne di Romano il Melodo pubbli-cata solo alla vigilia della mortecon l’aiuto di ConstantineTrypanis (il secondo volume uscìinvece postumo); e, last not least,a tre essenziali introduzioni allametrica e alla paleografia greche,così come alla critica testuale deiclassici greci e latini, uscite nelgiro di pochi anni fra il 1923 e il1927, e in seguito più volte ri-stampate e tradotte in varie lin-gue. Di queste ultime tre opere èsoprattutto la Textkritik ad averattirato l’attenzione di studenti estudiosi non solo di letteratureclassiche ma anche di svariate al-tre tradizioni letterarie, consa-crando in questo modo PaulMaas quale uno dei più autore-

un gran numero di libri edestratti, o conservate all’internodelle lettere e cartoline scambia-te con i suoi tanti corrisponden-ti, continuano a essere pubblica-te, e a essere utilizzate nelle piùrecenti edizioni critiche (così peresempio nella recente edizionedi Erodoto allestita da Nigel G.Wilson).

Come conseguenza della pre-cipitosa fuga di Maas dalla Ger-mania nazista a pochi giorni dal-lo scoppio della seconda guerramondiale, e del susseguente lun-go esilio inglese (lo studioso sistabilì a Oxford, e da lì non simosse più fino alla morte, so-praggiunta nel luglio del 1964),le carte e i libri e gli estratti ap-partenuti a Maas si trovano dis-seminati in varie bibliotechepubbliche e private europee, epoi in Israele e negli Stati Uniti.E anche se è vero che la sua ere-dità è soprattutto «un luogo del-lo spirito», come a ragione hadetto Luigi Lehnus, altrettantovero è che qualsiasi incrementoalla nostra conoscenza direttadella sua attività ci permette discoprire nuovi aspetti della suastraordinaria, e al tempo stessoumanissima, figura di studioso.Così, ai molti luoghi già noti in

qualche importante minuta (eaddirittura un paio di brevi re-censioni alla sua Te x t k r i t i k finorasfuggite all’attenzione degli stu-diosi). Sono tutti documentiche, tranne rare eccezioni, risal-gono al periodo precedente allafuga di Maas verso l’Inghilterrae, per quello che riguarda i ma-teriali autografi, in particolare aiprimi dieci anni del secolo, du-rante i quali il giovane studioso(Maas era nato a Francoforte sulMeno nel 1880) dispiegò, comeora capiamo ancora meglio chein passato, un’attività che hasemplicemente del prodigioso;sono documenti che nel loro in-sieme indirettamente riflettonola netta cesura che l’estate del’39 segnò nella vita — ma nonnell’attività scientifica — delgrande studioso; e possono esse-re studiate, queste carte maasia-ne, nell’accogliente ResearchReading Room, ospitata nellanuova ala della biblioteca che af-faccia direttamente sull’acqua,un gioiello dell’architettura con-temporanea ribattezzato con ilsuggestivo nome di “D iamanten e ro ”.

Prima di dire qualcosa di piùsui materiali contenuti nei settefaldoni, converrà spendere dueparole su come questi documentisono arrivati a Copenaghen. La

delle tre figlie di Maas, le donòalla Biblioteca reale dove sonorimaste fino a oggi, del tuttoignote a tutti. Non vi sono pur-troppo lettere di Ulrich von Wi-lamowitz-Moellendorff, il princi-pe dei filologi classici tedeschi,che era stato il primo maestro diPaul Maas e con il quale questi

1907 aveva firmato il contrattocon la casa editrice Teubner, po-co tempo dopo l’opera venivaindicata come d’imminente usci-ta, ma poi — per ragioni che almomento non conosciamo e chesono forse legate anche alla pre-matura scomparsa nel dicembredel 1909 di Karl Krumbacher,del quale Maas era diventato nelfrattempo allievo e in poco tem-po collaboratore e amico —, ilprogetto fu abbandonato. Quan-do alla fine dell’agosto del ’39Maas riuscì a fuggire dalla Ger-mania, insieme a poche altre co-se egli portava con sé la propriacopia del Liddell-Scott, il piùimportante dizionario modernodel greco antico, la cui nuovaedizione egli aveva discusso inuna serie di esemplari recensionia partire dal 1925, e all’aggiorna-mento del quale avrebbe lavora-to nei decenni successivi aOxford; ma non la Metrica bi-zantina, che riaffiora adesso frale carte di Copenaghen e chemeriterà senz’altro di essere stu-diata e, sebbene non sia statacondotta a termine, probabil-mente pubblicata. Insieme ad al-tri manoscritti sulla poesia bi-zantina, troviamo anche la moti-vazione del premio di 1.500 mar-

La Biblioteca Apostolica Vaticana

Mirta Carroli, «Malkut» (2006)

CO N T I N UA A PA G I N A 5

Con la sua acuminata intelligenzasapeva svolgere ragionamentidi una logica stringente e sottilecosì da essere in grado di racchiuderei principi della critica testualein non più di 34 pagine

Come conseguenza della precipitosa fugadalla Germania nazistaa pochi giorni dallo scoppio della guerracarte, libri e estratti appartenuti a Maassi trovano disseminati in biblioteche europee

voli rappresentanti della moder-na critica testuale. Ma a più dicinquant’anni dalla morte la suafama non accenna a diminuire,nuove traduzioni dei suoi lavoricontinuano a vedere la luce — èdi alcune settimane fa l’uscitadella traduzione francese dellaTe x t k r i t i k (e di altri suoi studi) acura di Laurent Calvié —, e si haquasi l’impressione che l’appas-sionato, infaticabile studioso cheè stato Maas sia ancora al lavo-ro, perché le lucide annotazionie le congetture sempre ingegno-se da lui apposte nei margini di

setts, il che vuol dire l’Universitàdi Harvard, e Milano, Firenze,Roma —, d’ora in poi andrà ag-giunta anche Copenaghen. Qui,nella Biblioteca reale, in settepesanti faldoni si conservanocentinaia e centinaia di paginemanoscritte e dattiloscritte diMaas, comprese collazioni dimanoscritti del Monte Athos edella Biblioteca Nazionale di Pa-rigi, e poi un cospicuo numerodi estratti suoi e in minima partedi altri studiosi che recano tal-volta sue postille, un’ampia rac-colta di lettere a lui indirizzate e

rilevante corrispondenza (varielettere di Maas a Pasquali sonostate pubblicate e commentateda Luciano Bossina una decinadi anni fa); né vi è traccia di unaparticolare lettera che gli era sta-ta scritta da Theodor Mommsene che ai suoi occhi rivestiva unenorme significato.

In compenso però c’è tantissi-mo altro. A cominciare daun’opera di Maas che tutti fino-ra avevano dato per perduta: lasua Metrica bizantina. Maas viaveva iniziato a lavorare proba-bilmente nel 1904, nell’aprile del

chi ottenuto al concorso banditodall’Accademia delle Scienze diMonaco sul tema «La metricadella poesia religiosa e profanadei Bizantini», e vinto da Maascon un lavoro che costituisceevidentemente il primo nucleodella Metrica bizantina (la moti-vazione venne pubblicata neiRendiconti dell’Accademia del1907); il manoscritto della prolu-sione al suo primo corso di libe-ra docenza all’Università di Ber-lino tenuta il 10 gennaio 1910,

cui si trovanoparti più o menoconsistenti delNachlass maasia-no — e tra i qualifigurano peresempio Oxford,Cambridge, Mo-naco di Baviera,Berlino, Gerusa-lemme, Cambrid-ge nel Massachu-

soprattutto neglianni ’20 avevaintrattenuto unrapporto scienti-fico e umanomolto stretto; névi si trovano let-tere di GiorgioPasquali, con ilquale pure sap-piamo che Maasaveva tenuto una

moglie di Maas, Ka-ren Ræder, era dane-se e prima di abban-donare definitivamen-te anche lei insiemecon le figlie la cittàdi Königsberg, dovela famiglia Maas ave-va vissuto a partiredal 1930, riuscì a met-tere in salvo partedelle carte e dei libridel marito. Doveesattamente fosserofinite le carte ritrova-te per ora non lo sap-piamo, così come nonsappiamo quali altrimateriali possano es-sere forse ancora con-servati dai discenden-ti di Maas; sappiamosolo che nel 1970,dunque esattamentecinquant’anni fa, Bri-gitte Lomholdt, una

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L’OSSERVATORE ROMANOvenerdì 29 maggio 2020 pagina 5

Il «tessuto» e la trama delle narrazioni che danno forma alla nostra vita

Radiciper camminare

per creare spazi di percezione dellaverità del vivere. La prima: l’esitonon è il senso. Il racconto si disten-de su tre tempi definiti rispetto alquadro da dipingere: un tempo perabbozzare il lavoro, un tempo perfinirlo e un tempo per concluderlo.Ogni tempo è caratterizzato da sen-sazioni particolari: fatica e agitazio-ne nel primo, tranquillità e soddisfa-zione nel secondo, comunione econtemplazione aperta sul mistero

Se ci si muove solo sull’asse orizzontaleci si affanna e disperdeMa se si procede sull’asse verticaledella profondità o del sensoallora la distanza non crea dispersionema apertura

Le storie che da bambiniamiamo sentirci raccontare ci plasmanoCome succede anche ad Elsa e Annale sorelle protagonistedi «Frozen II. Il segreto di Arendelle»

Le case della Contea degli Hobbit nel film «Il Signore degli Anelli» (Peter Jackson, 2001)

ra c c o n t oLA PAROLA DELL’ANNO

«Desidero dedicare il Messaggio di quest’anno al tema della narrazioneperché credo che per non smarrirci abbiamo bisogno di respirare la verità delle storie buone:storie che edifichino, non che distruggano;storie che aiutino a ritrovare le radici e la forza per andare avanti insieme»

(Papa Francesco per la giornata delle comunicazioni sociali 2020)

di GUGLIELMO SPIRITO

«D esidero dedicare il Messaggio di que-st’anno al tema dellanarrazione, perché cre-do che per non smar-

rirci abbiamo bisogno di respirare la veritàdelle storie buone: storie che edifichino, nonche distruggano; storie che aiutino a ritrova-re le radici e la forza per andare avanti insie-me. Nella confusione delle voci e dei mes-saggi che ci circondano, abbiamo bisogno diuna narrazione umana, che ci parli di noi edel bello che ci abita. Una narrazione chesappia guardare il mondo e gli eventi con te-nerezza; che racconti il nostro essere parte diun tessuto vivo; che riveli l’intreccio dei filicoi quali siamo collegati gli uni agli altri».

Papa Francesco, con una manciata di pa-role lanciate come semi, risveglia in chi leg-ge una foresta incantata, greve di suggestio-ni e di allusioni feconde. Nel mezzo delcammin di nostra vita mi ritrovai per unaselva oscura, dove potrei smarrirmi, dove hobisogno di respirare e di trovare la forza e leradici per andare avanti (un ossimoro, degnodegli Ent: radici per camminare!). Una nar-razione umana che ci parli del bello che ciabita (magari anche cantando, come la fami-glia von Trap nel vecchio film The Sound ofMusic); che riveli l’intreccio dei fili delle no-stre vite, intessute assieme (come capita aScrooge in A Christmas Carol di Dickens).

«L’uomo è un essere narrante. Fin da pic-coli abbiamo fame di storie come abbiamofame di cibo. Che siano in forma di fiabe, diromanzi, di film, di canzoni, di notizie…, lestorie influenzano la nostra vita, anche senon ne siamo consapevoli. Spesso decidiamoche cosa sia giusto o sbagliato in base ai

realtà biografica come si forza con un gri-maldello la serratura di un forziere che con-tiene un tesoro. L’importante, del racconto,è quel tesoro, imprendibile anche allo scrit-

subire la distanza. Straordinariamente de-scritto: «Mentre si allontanava scoprì unacosa strana: la Foresta, ovviamente, era re-mota, eppure poteva avvicinarlesi, persinoentrarvi, senza che essa perdesse quel suoparticolare fascino. Mai gli era riuscito pri-ma di entrare nella distanza senza trasfor-marla in semplici dintorni immediati. E que-sto aggiungeva considerevole piacere allapasseggiata in campagna perché, mentreprocedeva, nuove distanze gli si spalancava-no dinanzi, sicché si avevano distanze dop-pie, triple e quadruple, doppiamente, tripla-mente e quadruplarmente incantevoli. Si po-teva andare avanti e avanti, e avere un paeseintero in un giardino o in un dipinto (se cosìsi preferiva chiamarlo)».

Tradurrei queste annotazioni in terminisiffatti: se ci si muove solo sull’asse orizzon-tale ci si affanna e disperde. Ma se ci simuove sull’asse verticale (della profondità odel senso), allora la distanza non crea di-spersione ma apertura. E più ci si inoltra,più tutto appare in spazi godibili.

La terza: l’eccedenza del reale sorprendesempre. Nonostante la banalità quotidiana,non solo delle azioni ma anche dei pensieri,il grande si gioca nel piccolo, l’imp ortantenell’insignificante e così via. Per questo nonè possibile attingere l’assoluto che nella con-tingenza più concreta, spesso percepita ostileo fastidiosa, percorsa in quell’ andare “più inlà” nella dimensione della profondità del se-greto di senso che non dipende mai da quel-la contingenza ma unicamente dal cuore chevi si apre, nell’alleanza con il suo Dio.

andare ben oltre alle cose scontate e trite,accettando avventure e sfide, e ritrovandosicambiati). Non abbiamo bisogno di sapereche ci sono draghi che serpeggiano — ognibambino lo sa — ma loro e noi abbiamo bi-sogno (come diceva Chesterton) di ricordareche c’è un san Giorgio che uccide il drago, eche i nostri alleati sono più numerosi dei no-stri avversari (cfr. II Re 6, 15-17) come del re-

non perdere il filo tra le tante lacerazionidell’oggi; storie che riportino alla luce la ve-rità di quel che siamo, anche nell’e ro i c i t àignorata del quotidiano».

Questo può essere mostrato attraverso unracconto. In Leaf by Niggle, di J.R.R. Tol-kien, ci viene presentato Niggle, un pittoredi scarso successo, sempre indaffarato mamai in grado di portare a termine con effica-cia qualcosa: è però sempre disponibile adaiutare gli altri, in particolare il suo vicinoParish, zoppo e brontolone.

Niggle è ossessionato da un dipinto, natocome immagine di una foglia e poi cresciutocome albero e quindi come bosco, che temedi non riuscire a finire perché cresce conti-nuamente di dimensioni: il pittore sa infattiche presto dovrà partire per un lungo viag-gio, e vorrebbe riuscire a finire il quadro pri-ma.

Padre Elia Citterio, dei Fratelli Contem-plativi di Gesù (in un articolo pubblicatocome «Foglia» di Niggle) afferma che sareb-be troppo banale, ma non fuori posto direche il personaggio Niggle rimanda allo scrit-tore stesso, alle prese con le mille angustiequotidiane, con le innumerevoli fatiche, im-pegni, impedimenti, fallimenti eppur semprededito a ciò che lo interessava veramente;sempre dibattuto tra il bisogno di convalidee riconoscimenti altrui alla propria operacreativa e, nello stesso tempo, la fede insop-primibile in quell’opera secondo la percezio-ne interiore della propria anima. Non si trat-ta però di un rimando alla sua realtà biogra-fica. Si tratta piuttosto di forzare la propria

sto il nostro angelo custode(anche se noi, ahimè, non loricordiamo) ce lo ricorda conla sua presenza.

«La storia di Cristo non èun patrimonio del passato, èla nostra storia, sempre attua-le», dice il Papa. «Non hannodunque una fine i grandi rac-conti?», domandò Sam. «No,non terminano mai i raccon-ti», disse Frodo. Come I pro-

tore stesso, ma la cui sagacia narrativa lo faintravedere al possibile lettore, ignaro, piùdello scrittore, di quello stesso tesoro. Il te-soro lo si ravvisa nel suggerimento di tre di-namiche che si intersecano continuamente

La materialità della vita, nelle sue contin-genze di situazioni penose o comunque dif-ficili, sembra giocare spesso a nostro sfavorenel realizzare quello che portiamo di grande;eppure, l’unico modo per esprimere la gran-

messi sposi (molto adatti in tempi di pestilen-za), come I fratelli Karamazov (molto adattiin tempi di aspiranti Grandi Inquisitori), co-me innumerevoli altre storie. Lunghe o cor-te, romanzi, racconti, poesie, fumetti: JorgeLuis Borges, il padre Leonardo Castellani(in particolare, le sue Camperas) e Quino (lasua Mafalda meriterebbe essere doctor honoriscausa) solo per citare alcuni autori argentini,ai quali si potrebbero aggiungere i raccontidel comico Luis Landriscina e quelli delgruppo di musica-commedia Les Luthiers,oppure anche i canti di Los Chalchaleros.

«Abbiamo bisogno di pazienza e discerni-mento per riscoprire storie che ci aiutino a

personaggi e alle storie che abbiamo assimi-lato. I racconti ci segnano, plasmano le no-stre convinzioni e i nostri comportamenti,possono aiutarci a capire e a dire chi siamo(…) L’uomo è un essere narrante perché èun essere in divenire, che si scopre e si arric-chisce nelle trame dei suoi giorni. Ma, findagli inizi, il nostro racconto è minacciato:nella storia serpeggia il male».

Le storie che da bambini amiamo sentirciraccontare o leggere, ci plasmano (come ca-pita a Elsa ed Anna in Frozen II. Il segreto diAre n d e l l e ), ci segnano e ci aiutano a capire ea dire chi siamo (hobbit che come Frodo,Sam, Pippin e Merry diventano capaci di

indefinibile nel terzo. Senza tenere insieme itre tempi la percezione del lavoro è falsata enon scaturisce nessun senso.

Il filo rosso che tiene insieme i tre tempi epermette di coglierli a specchio l’uno nell’al-tro perché appaia il senso, mai descritto masempre presupposto, è quello che possochiamare la sincerità profonda del cuore.Perché il senso non è mai nell’esito? Perchéil senso non ha ragioni utili, ma solo ragionivere, che però non sono immediatamente co-glibili nelle contraddizioni degli eventi quo-tidiani e dei sentimenti che insorgono. Leragioni vere si distinguono dalle ragioni utiliperché non sono reazioni a qualcosa o aqualcuno, ma provengono da quella sinceritàdi cuore. La seconda: non esistono limiti co-strittivi, ma solo confini di accesso. Nei trescenari si assiste ad un continuo spostamen-to di confini, ma con l’impressione del movi-mento e della distanza diametralmente op-posti. Nell’abbozzo del quadro tutto sempresi complica per il continuo crescere del di-pinto, per le continue interruzioni che si sus-seguono, per i continui rimandi al dopo o aun po’ più in là. Invece nella finitura e nellaconclusione del quadro i confini si dilatanosenza creare distanza.

Ci si muove sempre più avanti, semprepiù in là, fino alle Montagne, il Margine in-valicabile da cui però tutto discende, senza

dezza è quello di affidarsi, di sottostare allaProvvidenza per noi nelle minime cose, intutti gli eventi, esteriori e interiori, per farfiorire lo splendore del Regno.

Niente è limite; tutto è porta di accesso.Se la realtà della vita non fosse percepita inquesta eccedenza che apre sul Regno reste-remmo soffocati o illusi e incapaci di verasolidarietà in umanità. In altre parole, inca-paci di adorare e di vivere in letizia.

Non lo testimonia pure la storia del buonladrone (cfr. Luca 23, 39-43) al quale, nelvortice atroce dell’agonia sulla croce accantoa Gesù, si sente dire da lui: «In verità ti di-co, oggi con me sarai in paradiso?». Eppure,lo ricordiamo così poco a questo ladrone,solo quando capita ogni tre anni quella pa-gina del Vangelo nella solennità di CristoRe! Soltanto nella chiesa di Gerusalemmec’è la sua memoria liturgica (il 12 ottobre). Ilresto della chiesa cattolica, ahimè, assurda-mente lo scorda (essendo poi, ironia ancorapiù cruda, l’unico santo canonizzato in di-rettissima da Gesù stesso). Scordare la suastoria, non è un simbolo della nostra dimen-ticanza di riconoscerci intessuti nella suastessa storia? Ma non vogliamo forse che an-che che la nostra storia abbia un finale ana-logo, un happy ending davvero tale?

G ra e m e s k i n n e r«Leaf by Niggle» (2017)

Le carte ritrovate

dal titolo I compiti della filolo-gia bizantina, e poi un foltonumero di lettere. Abbiamoqui fra i mittenti per esempioCecil Maurice Bowra, FranzDölger, Paul Friedländer, Au-gust Heisenberg, Edgar Lobel,Eduard Norden, Georg Ostro-gorsky, Werner Peek, OttoSchroeder, Bruno Snell, equindi Achille Vogliano e Gi-rolamo Vitelli, a testimonianzadegli stretti rapporti che Maasdurante tutta la sua vita intrat-tenne anche con numerosi stu-diosi italiani (e fra i quali vifurono anche il cardinale Gio-vanni Mercati e ancor più suofratello Silvio Giuseppe). Vipossiamo leggere anche, oltrea un’ampia corrispondenzacon la casa editrice Teubner aproposito dell’edizione di Ro-mano il Melodo, che era pron-ta per la pubblicazione già nel1920 ma che non poté alloraessere pubblicata per mancan-za di un numero sufficiente disottoscrittori, una lettera diMedea Norsa, l’a m m i re v o l epapirologa e fedele collabora-trice di Vitelli, datata Firenze,11 dicembre 1933. Da questalettera riporterò un brano che

dà un’idea dello spirito cheanimava il dialogo scientificofra Maas e Vitelli (e MedeaNorsa stessa), notando per in-ciso che Vitelli aveva allora laveneranda età di 84 anni: «Ilprof. Vitelli sta abbastanza be-ne e lavora. Le ha spedito al-cune sue osservazioni suiframmeti di Eschilo (Niobe e

l’alta considerazione per il va-lore del dotto amico di parercontrario».

Grazie alle tante pagine au-tografe, di là dalle singole ac-quisizioni documentarie, lecarte di Copenaghen permet-teranno però soprattutto dipenetrare nell’officina di unodei più grandi critici del No-

ancora misconosciuta, è che alcentro della sua idea di criticatestuale, e analoga considera-zione vale anche per la suaconcezione degli studi metrici,c’è la critica stilistica; una cri-tica stilistica tutta interna, epotremmo dire interiorizzata,aliena da qualsiasi dichiarazio-ne troppo esplicita, che riful-geva anzitutto nelle sue emen-dazioni congetturali e che —quasi una fonte sotterranea —ha alimentato in realtà tutto ilsuo lavoro. Certo, con la suaacuminata intelligenza Maassapeva svolgere anche ragiona-menti di una logica stringentee sottile, così da essere in gra-do per esempio di racchiuderei princìpi della critica testualein non più di 34 pagine, quan-te ne conta l’edizione definiti-va della sua Te x t k r i t i k , e ri-schiando così paradossalmentedi passare talvolta per un filo-logo matematizzante e astrat-to; ma la sorgente della suaardua filologia restava semprela profonda, intima conoscen-za e l’amore per la parola de-gli autori e dei testi da lui stu-diati, come soprattutto per lapoesia bizantina confermanoora queste carte ritrovate.

CO N T I N UA Z I O N E DALLA PA G I N A 4

Dikt. sc I Pescatori con la rete)e un nuovo framm. di Crati-no. A lui rincresce molto dinon essere sempre e intera-mente d’accordo con Lei, maegli spera che del suo diversomodo di giudicare e di inten-dere Ella vorrà avere senti-mento altrettanto equo quantone ha egli stesso rispetto ai di-versi pareri dei dotti amici:pur restando diversa l’opinio-ne rimane inalterata la stima e

vecento. Sì, non solo di unodei maggiori critici testuali no-vecenteschi quale Paul Maas èda tempo universalmente rico-nosciuto — e a questo proposi-to si ricordi fra l’altro che unsuo breve contributo di filolo-gia shakespeariana è stato suf-ficiente a modificare il corsodi quegli studi —, bensì pro-prio come uno dei più grandicritici novecenteschi in genera-le. Perché la verità, in parte

Nella Biblioteca reale di Copenaghensi conservano importanti pagine di MaasDocumenti che tranne rare eccezionirisalgono al periodo precedente alla fugaverso l’I n g h i l t e r ra

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 6 venerdì 29 maggio 2020

Colloquio con il vescovo di Gallup sulla situazione dei nativi americani colpiti dal coronavirus

Rafforzando lo spirito dei Navajodi GIORDANO CONTU

Nella riserva statunitense degliindiani navajo è un momen-to critico per via del covid-

19. Su oltre 173 mila abitanti si con-tano circa 4.800 contagi e 157 deces-si secondo i dati pubblicati dal di-partimento salute della Navajo Na-tion. Questo territorio dell’Americasudoccidentale situato tra Arizona,Utah e New Mexico ha il più altotasso di contagi per abitante di tuttigli Stati Uniti. Una piaga che si ab-batte su una popolazione povera etra le più vulnerabili del Paese acausa della carenza di infrastrutturee di servizi sanitari minimi, di acquacorrente e di elettricità, fiaccata daproblemi sociali e ambientali. Wa-shington ha destinato nuovi fondiper l'emergenza dei nativi e degli in-digeni. I vescovi americani hanno ri-sposto con un plauso, auspicandoche gli aiuti arrivino velocemente eche vengano coinvolti i leader delletribù. In questa intervista rilasciata a«L’Osservatore Romano» il vescovodi Gallup, James Sean Wall, presi-dente della Sottocommissione per irapporti con i nativi americani dellaConferenza statunitense dei vescovicattolici, fa un quadro della situazio-ne.

Vescovo Wall, il covid-19 come sta col-pendo la Navajo Nation?

Il covid-19 ha avuto un impattodevastante sulla Navajo Nation, lapiù grande riserva degli Stati Uniti.Ha anche uno dei più alti tassi dicontagio. Questo per via della bassaqualità dell’assistenza sanitaria e del-la scarsa alimentazione per cui moltinavajo stanno soffrendo di varie pa-tologie come il diabete.

L’episcopato statunitense di recente hachiesto l'intervento del governo per pro-

teggere i nativi americani e le comunitàindigene. Cosa è stato fatto finora e co-sa si potrebbe ancora fare?

Nell’ottobre dello scorso anno laConferenza episcopale degli StatiUniti ha promosso un meeting diesperti sul tema della povertà fra inativi americani che si è tenutoall’Università di Notre Dame. Du-rante l’incontro è stato sviluppatoun piano di azione per mettere finealla povertà, soprattutto nelle riservein cui vivono queste persone. Sonostati indicati alcuni passi da compie-re coinvolgendo il settore privato eil governo federale degli Stati Uniti.Il programma prevede un aumento

del fondo statale (Cdfi) per le orga-nizzazioni finanziarie che si occupa-no di sviluppo della comunità deinativi. Queste istituzioni sviluppanomodalità per assicurare investimentie prestiti alle riserve indiane, anchese essi sono particolarmente proble-matici perché il terreno non può es-sere utilizzato come garanzia inquanto il governo federale ha il di-ritto di proprietà sul suolo. Il verticeantipovertà ha anche trovato unaprova convincente per chiedere algoverno federale di essere all’altezzadelle proprie responsabilità derivantidal trattato di Fort Laramie del 1868e di sviluppare un sistema di vou-cher per finanziare le scuole cattoli-che presenti nelle riserve.

Al di là dell’attuale emergenza sanita-ria queste popolazioni devono affronta-re varie difficoltà che rendono difficile illoro vivere quotidiano. Quali sono i lo-ro bisogni?

Vi sono tre esigenze principali.Dal mio punto di vista il bisognopiù importante è spirituale. La mag-gior parte dei nativi americani hauna profonda consapevolezza spiri-tuale. La Chiesa cattolica ha unalunga storia tra loro, dal momentoche siamo stati i primi a evangeliz-zare i popoli indigeni. Cerchiamo dirispondere in modo pastorale ai bi-sogni spirituali delle persone.All’origine di questa risposta c’è lapredicazione del Vangelo di GesùCristo. Un’altra esigenza è la neces-sità di un impiego. La riserva deinavajo aveva circa l’86 per cento didisoccupati già prima dell’e m e rg e n -za di covid-19. L’ultima necessità èarrivare a un livello di istruzione dibase adeguato. Sotto ogni punto divista l’educazione pubblica nelle ri-serve non si avvicina agli standarddi istruzione del resto del Paese. Lescuole cattoliche rappresentano una

strada attraverso cui i nativi ameri-cani possono uscire dalla povertà,ma a causa delle restrizioni finanzia-rie gli istituti possono aiutare solouna piccola parte della popolazione.

Papa Francesco ha ricordato che ci so-no tante altre pandemie che affliggonol’umanità: la fame, la guerra e l’anal-fabetismo minorile. In questo periodo laChiesa americana come sta affrontandotali questioni e come protegge le mino-ra n z e ?

Negli Stati Uniti la Chiesa catto-lica è sempre stata una voce per chinon ha voce. Fin dal 1874, quandofu istituito l’Ufficio per le missioni

indiane, la Chiesa cattolica ha lavo-rato per sviluppare percorsi finaliz-zati ad accrescere i bisogni spirituali,oltre che caritatevoli, dei nativi ame-ricani e di quelli dell’Alaska. Unadelle parti più importanti della ri-sposta offerta a queste esigenze èanzitutto l’ascolto della stessa lea-dership cattolica di queste popola-zioni. Non è un “approccio dall’altoverso il basso”, piuttosto è una coo-perazione. La leadership ha un ruo-lo importante nello sviluppo di per-corsi di progresso sia per la fede cheper la crescita economica.

Di cosa si occupa la Sottocommissioneper i rapporti con i nativi americaniche lei presiede e come realizza la suamissione cristiana?

La sottocommissione ha cinqueobiettivi principali. Sta lavorandosui percorsi più adeguati di integra-zione delle culture indigene all’inter-no della liturgia sacra. Siamo ancheimpegnati nella riconciliazione conle comunità dei nativi americani perquanto riguarda “l’epoca dei colle-gi”. In quel periodo i bambini furo-no prelevati con la forza dal gover-no federale e collocati in convitti, al-cuni dei quali erano istituzioni cat-toliche. Stiamo cercando di renderepiù visibile il ministero dei nativiamericani nella Chiesa cattolica.Stiamo lavorando per migliorare levocazioni fra gli indigeni, e nei se-minari per educare i futuri sacerdotisul tema delle culture di queste per-sone. Infine, stimolati dallo sconcer-to per la pandemia, ci stiamo impe-gnando per migliorare la nostra co-noscenza riguardo le prestazioni sa-nitarie ai nativi americani, in mododa sostenere con la nostra voce la ri-chiesta di riforma dell’assistenza me-dica.

La diocesi di Gallup che lei guida sitrova nell’area della riserva Navajo.La Chiesa locale come promuove l’inte-grazione e il dialogo tra le culture nellavita quotidiana?

Cerchiamo di essere fedeli al co-mando che Nostro Signore ha datoalla Chiesa prima della sua ascensio-ne alla destra del Padre: battezzare idiscepoli, insegnare e sapere che

Cristo è con noi fino alla fine deitempi. Questo è il cuore della Chie-sa missionaria, sapere che Cristo èvenuto non per pochi, ma per tuttele persone.

In questo territorio ci sono varie scuolecattoliche. Che ruolo hanno nella co-struzione del presente e del futuro deira g a z z i ?

Abbiamo una storia lunga di edu-cazione cattolica tra i nativi america-ni. Santa Katharine Mary Drexelfondò una comunità religiosa chediede assistenza a due fasce dellapopolazione americana tra le menoabbienti: gli afroamericani e i nativi.Lei e le consorelle hanno immagina-to la propria presenza tra il popolocome una risposta caritatevole delVangelo. Papa Francesco ci esorta auscire verso le periferie. L’imp egnoa evangelizzare e catechizzare attra-verso l’educazione cattolica è il mo-do con cui noi continuiamo il lavorodi santa Katharine, rispondendo co-sì all’invito del nostro Santo Padre.Le scuole cattoliche sono fondamen-tali per l’eliminazione della povertàe per la presenza della fede nelle co-munità dei nativi americani. La Sot-tocommissione per i rapporti con es-si lavora a stretto contatto propriocon le organizzazioni scolastichepresenti nelle riserve, per mantenerela loro vitalità, la sensibilità cultura-le e per perseguire il successo acca-demico.

Appello dei presuli statunitensi

Non dimenticare i più vulnerabili

La tradizionale colletta in Argentina

La generositàaumenta la speranza

BUENOS AIRES, 28. Con il motto«La tua generosità aumenta la spe-ranza» si svolgerà sabato 13 e do-menica 14 giugno prossimi in tuttele diocesi argentine la tradizionalecolletta promossa dalla Caritas na-zionale. Quest’anno, per la primavolta nella storia, l’ente caritativobaserà la sua strategia di raccoltafondi sui social network e sullepiattaforme di donazione digitale,data la difficoltà di effettuare laraccolta attraverso una presenza fi-sica, a causa delle restrizioni deciseper contenere il diffondersi del co-vid-19 che nel Paese sudamericanoha provocato, fino ad oggi, la mor-te di circa cinquecento persone,mentre gli infetti sono almeno13.900.

Anche quest’anno la Caritas hainvitato i cittadini e i fedeli argenti-ni a una collaborazione generosache contribuisca, in questo partico-lare momento di emergenza sanita-ria, a sostenere i centri di assistenzae di accompagnamento che si trova-no nelle 3.500 parrocchie delle 66diocesi del Paese. Anche se le bustee le urne per la raccolta delle offer-te saranno a disposizione per quan-ti desidereranno avvicinarsi alle par-rocchie e collaborare fisicamentenell’ambito di ciò che è permesso econ tutte le misure raccomandatedalle autorità governative, «la cam-pagna 2020 — sottolinea una notadell’ente caritativo cattolico — saràin sintonia con l’attuale sistema didistanziamento sociale per evitarecontagi. In questo senso, la Caritascercherà di promuovere la diffusio-ne del messaggio di solidarietà suisocial network e sui media».

Secondo monsignor Carlos Tisse-ra, vescovo di Quilmes e presidentedella Caritas, in questo momentol’Argentina ha bisogno «di moltepiù risorse per così tante emergenzedelle nostre famiglie e dei nostrifratelli in tutto il Paese, moltiplicateper la situazione causata dal coro-navirus e per il conseguente impat-to economico a tutti i livelli dellasocietà». Da qualche giorno, infatti,l’Argentina è tecnicamente in falli-mento perché non è in grado di pa-gare i suoi debiti. Al riguardo, ilgoverno sta cercando di trovare unaccordo con i rappresentanti deifondi di investimento.

«Viviamo in un momento senzaprecedenti — ha aggiunto il vescovodi Quilmes — in cui l’isolamentosociale, preventivo e obbligatorio ciimpedisce di agire come ogni anno,

come per esempio uscire per le stra-de e nei luoghi pubblici per pro-muovere la colletta. Allo stesso mo-do, l’assenza di studenti nelle scuo-le e dei fedeli nei luoghi di culto li-mita notevolmente i nostri modiconsueti di motivare e incoraggiarela società in generale. Questo — haspiegato il responsabile della Cari-tas — ci porta ad affinare la nostraingegnosità per dare vita a tutti

Campagna di Caritas Cile per assistere i poveri nell’emergenza covid-19

Nessuno si salva da soloSANTIAGO DEL CILE, 28. Portareaiuto ai gruppi sociali più deboli —anziani, migranti e famiglie vulnera-bili — in un periodo di allarmantedilagare della pandemia, utilizzandouna piattaforma di donazioni on li-ne a favore di chi non può permet-tersi cibo e articoli di igiene perso-nale per la casa. È questo l’obiettivodi «Nessuno si salva da solo – insie-me moltiplichiamo la solidarietà»,campagna lanciata dal servizio dipastorale sociale di Caritas Cile peraffrontare l’emergenza causata dalcovid-19, con la previsione di ulte-riori sviluppi nelle prossime settima-ne consistenti in iniziative e progettia favore dei contagiati. «Abbiamoverificato la difficile realtà che vivo-no gli anziani soli e con scarse ri-sorse — ha spiegato il direttoredell’organismo, Lorenzo Figueroa—. Ci sono molte famiglie che han-no perso le loro fonti di reddito,aggravando la propria situazione dipovertà, ed è stata particolarmentecolpita la popolazione migrante».Sono state elaborate pertanto «varieiniziative di solidarietà per suppor-tare tutte queste persone: allesti-mento di mense, consegna di ali-menti e di kit sanitari, tra gli altri.Per mantenere queste azioni abbia-mo bisogno del sostegno di tutticoloro che sono in grado di contri-buire, moltiplicare la solidarietà eraggiungere tutti quegli angoli incui la Chiesa è presente con la suaopera di servizio», ha aggiunto Fi-gueroa. E così sulla scia di questacampagna la diocesi di Valparaísoha avviato il «Programma accompa-gnamento covid-19», un supportospirituale che prevede una celebra-zione liturgica on line ogni martedìe un centro di ascolto telefonico persostenere psicologicamente i fedeli.

Il team impegnato a rispondere èformato da un sacerdote, un diaco-no, un gruppo di religiose e uno dilaici.

Per mettere a punto un’efficacestrategia di intervento si è svolto direcente un incontro in streaming trala Caritas locale e i direttori dioce-sani nel quale si sono esaminate leproblematiche sociali scaturite daglieffetti dell’isolamento. I più svan-taggiati nel paese, si è convenuto,sono gli anziani, i malati cronici e imigranti. Proprio in virtù della si-tuazione critica in cui si trovanoquesti ultimi è stata prorogata finoal 31 maggio la campagna di frater-nità quaresimale «Il tuo contributoe il nostro, speranza per tutti» a lo-ro dedicata, dando la possibilità diincrementare la raccolta di generialimentari attraverso pagamentielettronici. Attualmente, è emersonel corso del meeting, sono 19 lediocesi che forniscono cibo, sia nel-le mense parrocchiali, sia attraversoborse pasto che vengono consegna-te a domicilio. «La pandemia ci co-stringerà a ripensare il nostro lavoroper tutte le azioni future della Chie-sa e cambierà la nostra modalità diintervento nei confronti dei più vul-nerabili», ha dichiarato Luis Ber-rios, direttore della Caritas della ca-pitale. Al termine dell’incontro, ilpresidente di Caritas Cile, l’ammini-stratore apostolico di Valparaíso,Pedro Ossandón Buljevic, ha sotto-lineato con riconoscenza l’immensolavoro svolto in tutto il paese dallerealtà cattoliche assistenziali, pun-tualizzando come i migranti sianouna priorità «poiché stanno affron-tando una povertà ancora maggiorea causa di questa crisi. La pastoralesociale della Caritas ha un ruolo disolidarietà e quindi è al servizio di

tutti coloro che hanno bisogno dinoi e dobbiamo continuare a uniregli sforzi e il lavoro collettivo».

Pensiero ribadito nei giorni scorsidall’arcivescovo di La Serena, RenéOsvaldo Rebolledo Salinas, che inriferimento alla situazione locale haaffermato come il diffondersi delcovid-19 abbia ancor più penalizza-to una popolazione già messa a du-ra prova dalla cronica scarsità d’ac-qua che rende aridi i terreni agricolie difficoltoso l’allevamento del be-stiame. «Esprimo la mia vicinanza— ha rimarcato il presule — a coloroche soffrono per queste gravi crisi.In vari modi stiamo rafforzando lanostra Commissione arcidiocesanadi pastorale sociale per incontrarecoloro che in questo momento han-no maggiormente bisogno del no-stro aiuto».

WASHINGTON, 28. «Questo non è il momento dell’indif-ferenza. I più vulnerabili dei nostri fratelli e sorelle, inogni parte del mondo, non devono essere abbandonati:facciamo in modo che non manchino loro i beni di pri-ma necessità»: è quanto ha scritto in una nota il presi-dente del Comitato per la giustizia interna e lo sviluppoumano della Conferenza episcopale degli Stati Uniti earcivescovo di Oklahoma City, monsignor Paul StaggCoakley. Un chiaro appello, dunque, a non dimenticarequanti si trovano in situazioni di difficoltà. «I legislatori— ha aggiunto infatti — non dimentichino i bisogni deipoveri e dei vulnerabili, nel momento in cui si stannovalutando ulteriori pacchetti di aiuti contro la pandemiada covid-19».

In attesa, quindi, che il Congresso statunitense stabi-lisca “ulteriori aiuti” in relazione alla pandemia da coro-navirus, monsignor Coakley esorta a concentrare l’atten-zione su «poveri, vulnerabili ed emarginati per offrireloro un po’ di speranza e di assistenza in queste circo-stanze disperate». L’arcivescovo di Oklahoma City ri-corda, poi, le precedenti lettere da lui stesso inviate, apartire dai primi di aprile, ai membri del Congresso perdiffondere questo appello ed estendere gli aiuti alle per-sone più fragili in tutti i contesti: «Sicurezza alimentare,alloggio, accesso all’assistenza sanitaria a prezzi sosteni-bili, protezioni per i nascituri, lotta contro le disparità

etniche in ambito sanitario, aiuto ai poveri, ai disoccu-pati, ai migranti e ai rifugiati, sicurezza per i detenuti,istruzione, assistenza internazionale e alleggerimento deldebito, aiuto alle associazioni di beneficenza che servo-no le popolazioni vulnerabili».

Ma non solo: il presule sottolinea che, alla luce dellapandemia, sono emerse «ulteriori esigenze, come la di-stribuzione di dispositivi di sicurezza personale a tutti ilavoratori essenziali, la tutela del benessere e dell’inte-grità familiare, la ricerca sul legame tra inquinamentodell’aria e gli effetti del coronavirus sulla salute, la ne-cessità di affrontare la questione delle interruzioni dellecatene di approvvigionamento alimentare e del suo im-patto su agricoltori e braccianti, lo spreco di cibo, la sa-lute pubblica».

Guardando, quindi, con fiducia alla Commissione co-vid-19, istituita il 20 marzo dal Dicastero per il Serviziodello sviluppo umano integrale, in collaborazione conaltri Dicasteri della Curia Romana e altre istituzioni,monsignor Coakley invita a lavorare per il bene comuneed esorta, «in questo momento di prova, a ricordare laragione della speranza cristiana. Camminiamo in questasperanza — conclude — chiedendo al Signore la saggez-za sul modo migliore di affrontare questa fase, restandoaccanto ai nostri fratelli bisognosi», fiduciosi nella pre-senza di Dio al nostro fianco «fino alla fine dei tempi».

quegli strumenti che possano darevisibilità alla colletta».

Inoltre, il presule ha espressosoddisfazione per l’attaccamento aquesta iniziativa benefica da partedelle famiglie. «La migliore pubbli-cità della colletta di solidarietà del-la Caritas — ha spiegato — è la di-stribuzione e il servizio che vengo-no offerti oggi nei quartieri e nellecittà, in mezzo ai più bisognosi.Mostrare le azioni che vengonosvolte attraverso le opere, lungidall’essere vanagloriosi, deve essereun modo per esprimere la nostra fe-de. Non nascondiamo la luce dellebuone opere, che ci fanno sentire loscopo della nostra vita». Infine, ilpresidente della Caritas ha auspica-to che l’attuale contesto sociale ag-gravato dalla pandemia possa mi-gliorare. «Non lasciamoci sopraffa-re dai cattivi spiriti. Non lasciatevivincere dal male. Al contrario,sconfiggete il male, facendo del be-ne».

Lutto nell’episcopatoMonsignor Oscar Lino LopesFernandes, vescovo emerito diBenguela, in Angola, è morto nelpomeriggio di martedì 26 mag-gio nell’ospedale cittadino. Eranato a Malanje il 30 settembre1931 ed era stato ordinato sacer-dote il 26 luglio 1964. Nominatovescovo di Benguela il 20 no-vembre 1974, aveva ricevuto l’or-dianzione episcopale il 2 feb-braio 1975. E il 18 febbraio 2008aveva rinunciato al governo pa-storale della diocesi. Le esequiesaranno celebrate, nella cattedra-le di Banguela, sabato 30 maggioalle ore 9.

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L’OSSERVATORE ROMANOvenerdì 29 maggio 2020 pagina 7

Verso la solennità di Pentecoste

Verità, armoniagioia e rinnovamento

Indicazioni pastorali del cardinale vicario di Roma De Donatis alle comunità parrocchiali, ai sacerdoti e alle religiose

Abitare con il cuore la città

di AL B E R TA M. PUTTI

I discepoli che Paolo incontraa Efeso sostengono di nonaver nemmeno “sentito dire”

(At 19, 2) dell’esistenza dello Spi-rito Santo, benché sia colui chericolma dell’amore del Padre (Rm5, 5), che ci rende figli adottivi inCristo (Rm 8, 15) e apre il cuoredei figli alla preghiera fiduciosa(Gal 4, 6).

Anche noi siamo stati guidatiall’incontro col Paraclito: PapaFrancesco ci ha accompagnatocon la sua predicazione sostegnonel tempo della prova, ponendol’accento su alcuni temi pneuma-tologici cari alla tradizione cristia-na, esposti dal Papa con partico-lare sollecitudine nel descriverel’azione del Paraclito nella vitadella Chiesa e nel cuore dei cre-denti (cfr. LG 4).

Alcune parole chiave ci aiutanoad entrare nell’insegnamento: loSpirito apre alla verità, costruiscel’armonia, ricolma della gioia etutto rinnova.

Lo Spirito apre alla verità e so-lo nella sua amicizia è possibileconoscere e confessare che Gesù èil Signore (cfr. 1Cor 12, 3). È delloSpirito Santo il compito di «inse-gnare, ricordare e fare crescerenella comprensione della verità»(cfr. Omelia 11 maggio 2020). Perquesto noi lo riceviamo come unasorgente, che scende dal costatodel Cristo, che zampilla ed è ac-qua viva che dona vita (cfr. Ap22, 17). Chi si abbevera a questasorgente diventa egli stesso unafonte zampillante di vita piena edeterna (Angelus 15 marzo 2020).

Il giorno di Pentecoste lo Spiri-to effuso sui discepoli del Cristoco-istituisce la Chiesa: essa nascee rivela il mistero dell’unica fede.Avviene quindi che i prodigicompiuti agli inizi della predica-zione del Vangelo si diffondanonell’annuncio della verità che sal-va e nella testimonianza continuadella vita nuova della storia.

Abbiamo conosciuto lo Spiritocome “dono” e “a m o re ”: egli èdono e datore di tutti i doni, in-fatti, nel donarsi dello SpiritoSanto tutti i doni sono a noi elar-giti.

È lo Spirito che costruisce l’ar-monia nella Chiesa, egli dà forzae fa crescere nella comunione pro-prio quando il «cattivo spirito di-strugge e vuole soffocare la veritàcon l’amarezza della rabbia»,frutto dell’invidia e della gelosiadel mondo. Dinanzi al male lagioia della Risurrezione non puòessere tradita. La Chiesa quindi«va avanti, tra le consolazioni diDio e le persecuzioni del mondo[…] la fiducia dei cristiani è GesùCristo e lo Spirito Santo che Luiha inviato! E proprio lo SpiritoSanto è il lievito, è la forza che facrescere la Chiesa!» (Omelia 9maggio 2020).

Le meditazioni e le omelie chehanno scandito per tanti fedeli igiorni della pandemia, conteneva-no secondo alcuni una sorpresa:

la parola «spirito» prevaleva ri-spetto ad altre usate dal Papa. Inrealtà mai come in questo tempo,la parola «spirito» era esplicita-zione del modo di vivere della co-munità ecclesiale nella comunio-ne. Vivi in un solo Spirito!

Forse per questo è stata ele-mento identitario della vita cre-dente.

La predicazione del Papa è sta-ta alimento che edifica e fortificala Chiesa, il popolo di Dio se neè nutrito come sacramento di sal-vezza (cfr. LG 52). La dimora èstata abitata, il Cristo parola e pa-ne (cfr. DV 21) ha raggiunto i cre-denti; è dalla stessa voce del Pa-pa, dalla comune offerta, dallostesso altare, che la Chiesa vive,crede e anticipa la memoria delcompimento.

La comunità ecclesiale viene acostituirsi attorno a Pietro perchécoloro che accolgono l’annunciovivano condividendo la preghierae la frazione del pane, uniti econcordi. Si compie così la pro-messa: lo Spirito di verità «saràin voi» (Gv 14, 17).

I cristiani sono «riempiti digioia» (cfr. Rm 15, 13; At 16, 29-34)perché il frutto dello Spirito San-to è la gioia (Gal 5, 22)! Quellagioia che fa annunciare la verità,che è franchezza; una evangeliz-zazione che sorge dalla testimo-nianza di un evento che cambiala vita (cfr. EN 79-80): essereevangelizzatori gioiosi, testimonidella vita di Cristo! (cfr. Omeliadel 16 aprile 2020).

Celebriamo così il nuovo iniziodella Pentecoste che è il compi-mento della Pasqua del Figlio diDio. La comunità dei credenticontempla la risurrezione dei figlie delle figlie di Dio, che parteci-pano della natura divina (cfr. 2Pt1, 4) e divengono “dimora di Diotra gli uomini”.

A Pentecoste lo Spirito generala Chiesa, corpo di Cristo e dellanostra umanità, realtà visibile espirituale (cfr. LG 8). La Chiesa èla rivelazione della “creazione nuo-va” (Mt 19, 28), manifestazionedello Spirito del Figlio, che rea-lizza nella storia una comunionenuova di uomini e di donne pas-sati dalla morte alla vita.

«È il momento per creare luoghi, oc-casioni per permettere alle personeche abitano nei nostri quartieri diraccontare questo tempo della loroesistenza: (...) attraverso le piattafor-me internet e sempre di più incon-trandoci fisicamente, cercheremo direalizzare questo ascolto nelle case oin parrocchia. Non sarà possibile rea-lizzare incontri di massa: ma questonon è un limite, è un’opp ortunità.L’evangelizzazione chiede incontri edialoghi volto a volto, che la situa-zione di graduale uscita dalla pande-mia favorirà. È il modo con cui laChiesa esprime la sua vicinanza atutti attraverso la condivisione di fe-de e di speranza. Poiché ci aspettaun tempo difficile, dove la società sa-rà messa in forte crisi dalla perditadel lavoro di tante persone e dall’im-poverimento di fasce intere di popo-lazione urbana, non facciamo manca-re a nessuno il segno delle opere dimisericordia della Chiesa».

Sono alcuni passaggi del docu-mento che il cardinale vicario di Ro-ma, Angelo De Donatis ha preparatoper accompagnare questa fase di vitadelle comunità parrocchiali, intitolato«Abitare con il cuore la città». Ad es-so si affiancano due lettere, una in-viata alle religiose, l’altra ai sacerdoti(che pubblichiamo qui sotto integral-mente).

Nel documento si parte da quellache rimarrà probabilmente come unadelle immagini simbolo più forti del-la pandemia che stiamo ancora viven-do: quella del Papa che il 27 marzoscorso, da solo, attraversa una piazzaSan Pietro deserta, con il crocifissobagnato dalla pioggia e dalle lacrimedel mondo. «In tutto questo tempo— si legge nel sussidio — Papa Fran-

cesco è stato per tutti la guida sicurae forte della barca di Pietro. Ancorauna volta abbiamo sperimentato lasua fedeltà a Cristo, il suo amore pri-vilegiato per i poveri e il desiderio diuna Chiesa povera». E come nell’ar-ca, osserva De Donatis, «si ritrovauna famiglia impossibilitata ad usci-re, così in questo tempo siamo statiinvitati a riscoprire la famiglia nelsuo essere “piccola chiesa domestica”,ma anche a desiderare la comunitàparrocchiale come famiglia». Ancheil vuoto delle nostre chiese e dellenostre comunità in realtà «si è riem-pito di attese, di preghiere, di solida-rietà, di desiderio di relazioni vere, dinostalgia di fraternità autentiche».Siamo stati invitati, continua il mes-saggio, «ad ascoltare il grido delle fa-miglie»: «il #re s t a re a c a s a è stato permolte famiglie un’occasione bella perritrovare il tempo e per riordinare lospazio in una convivenza continua acui non si era abituati». Allo stessomodo «ci sono state situazioni diffi-cili che hanno acuito le tensioni: pen-siamo alle difficoltà coniugali che so-no cresciute, o alla fatica dei giovaninello stare chiusi in casa; o ancora achi ha case piccole o una famiglianumerosa; pensiamo agli anziani solio a chi ha un malato o un disabile incasa; pensiamo a chi soffre di distur-bi psichici o mentali. Purtroppo sonoaumentati i preoccupanti casi di vio-lenze domestiche».

Questo tempo ci ha anche regalato«tanti compagni di viaggio esempla-ri, che, nella paura, hanno reagitodonando la propria vita. È la forzaoperante dello Spirito riversata e pla-smata in coraggiose e generose dedi-zioni. È la vita dello Spirito capacedi riscattare, di valorizzare e di mo-

strare come le nostre vite sono tessutee sostenute da persone comuni — so-litamente dimenticate — che noncompaiono nei titoli dei giornali edelle riviste né nelle grandi passerelledell’ultimo show ma, senza dubbio,stanno scrivendo oggi gli avvenimen-ti decisivi della nostra storia: medici,infermiere e infermieri, addetti deisupermercati, addetti alle pulizie, ba-danti, trasportatori, forze dell'ordine,volontari, sacerdoti, religiose e tantima tanti altri che hanno compresoche nessuno si salva da solo.... Quan-ti padri, madri, nonni e nonne, inse-gnanti mostrano ai nostri bambini,con gesti piccoli e quotidiani, comeaffrontare e attraversare una crisi ria-dattando abitudini, alzando glisguardi e stimolando la preghiera...».

La pandemia ha portato gli uominie i cristiani a porsi tante domande: ilsenso della vita, la fragilità umana, ilvalore della sofferenza, la morte, lavita eterna: «Siamo chiamati — osser-va il porporato — ad aiutare sempre

più la nostra gente a rendere ragionedella nostra speranza». Ciò va fattoanche con l’aiuto delle équipe pasto-rali. «Il Papa è stato molto chiaro. Èquesto un tempo in cui riconoscere ilpassaggio del Signore», scrive ancorail porporato. «Se da una parte abbia-mo sperimentato la forza del male edella malattia, dall’altra siamo statichiamati a ritrovare luce nella bellez-za originaria del battesimo. Se ci so-no stati tolti (o rimandati) i sacra-menti, siamo però tornati al primosacramento che nessuna cosa al mon-do potrà mai toglierci: il battesimo;e, così, ritrovarci figli nel Figlio, esse-re rivestiti di Cristo, inseriti, immersi,in Cristo morto e risorto; perchéquando anche tutto nel mondo cisembra sommerso (a causa di un di-luvio o di un’epidemia), il cristianosa che lui non sarà mai sommersodalla morte, ma riscoprirà di esserestato immerso in Colui che ha vintola morte».

La lettera ai sacerdotiA tutti i sacerdoti,

rettori dei Seminari e diaconidella Diocesi di Roma:

Carissimo, ti ho invitato a viverequesto ritiro (mercoledì, giovedì evenerdì prima di Pentecoste) per re-galarti un tempo prolungato di si-lenzio, di ascolto della Parola, dicondivisione fraterna, di discerni-mento, perché lo Spirito ti aiuti a«capire il tempo presente e possainspirarci scelte secondo la sua vo-lontà». Come ti ho scritto nella let-tera precedente, sono convinto cheda questo confronto emergerannostraordinarie convergenze, poiché èlo Spirito Santo che guida la Chie-sa. Ci lasciamo accompagnare daitre verbi del discernimento che Pa-pa Francesco indica in Evangeliigaudium e che hanno poi ispiratoanche il metodo di lavoro dei recen-ti sinodi: riconoscere, interpretare,s c e g l i e re .

Diventano profetiche e ispiratrici,nel contesto attuale, le parole diEvangelii gaudium 50-51, lì dove ilPapa ci invita ad entrare nella storiache stiamo vivendo con uno sguardodi fede che non si accontenti solo diletture sociologiche ma che colga lecose dall’interno, lì dove agisce eopera lo Spirito Santo. Noi pastorisiano certamente chiamati ad essereuomini impregnati di Spirito Santoper continuare ad “u n g e re ” il Popo-lo con quell’olio denso e sano di cuiha davvero bisogno, olio che guari-sce, rafforza, illumina ed indica lastrada da percorrere insieme.

Ascoltiamo perciò le parole diPapa Francesco: Oggi si suole par-lare di un “eccesso diagnostico”,che non sempre è accompagnato daproposte risolutive e realmente ap-plicabili. D’altra parte, neppure ciservirebbe uno sguardo puramentesociologico, che abbia la pretesa diabbracciare tutta la realtà con la suametodologia in una maniera soloipoteticamente neutra ed asettica.Ciò che intendo offrire va piuttostonella linea di un discernimentoevangelico. È lo sguardo del disce-polo missionario che «si nutre dellaluce e della forza dello Spirito San-to» (EG 50). Quanto ci fanno benequeste parole! Ci collocano nella di-mensione giusta e ci portano a con-siderare chi siamo: discepoli missio-nari. Siamo uomini felici perché di-scepoli, e solo perché tali, senzanessuna pretesa di essere maestri,possiamo essere evangelizzatori au-tentici.

È dentro questa identità che pos-siamo avviare un sano processo didiscernimento evangelico: impre-gnati della Parola saremo capaci disostenerci e sostenere il nostro Po-polo in questo tempo doloroso edimpegnativo della pandemia.

Prosegue il Papa:… esorto tutte lecomunità ad avere una «sempre vigi-le capacità di studiare i segni deitempi». Si tratta di una responsabili-tà grave, giacché alcune realtà delpresente, se non trovano buone solu-zioni, possono innescare processi didisumanizzazione da cui poi è diffi-

cile tornare indietro. È opportunochiarire ciò che può essere un fruttodel Regno e anche ciò che nuoce alprogetto di Dio. Questo implica nonsolo riconoscere e interpretare le mo-zioni dello spirito buono e dello spi-rito cattivo, ma — e qui sta la cosadecisiva — scegliere quelle dello spi-rito buono e respingere quelle dellospirito cattivo (EG 51).

Ci lasceremo guidare, in questoritiro sui tre verbi (riconoscere, in-terpretare e scegliere) dalla figura diMosè. Come lui, ci lasciamo coin-volgere dallo Spirito, per entrareanche noi nella tenda a contattocon il Volto di Dio per ascoltare lasua parola e parlare con lui da ami-co, “faccia a faccia”. Sempre, e que-sti mesi ce lo hanno dimostrato, ilPopolo vuole vedere da noi il Voltodi Dio e lasciarsi scaldare dalla lu-minosità del nostro incontro con ilPadre. Non abbiamo la presunzionedi essere gli unici in contatto conDio, anzi come Mosè sentiamo ildovere di lavorare su noi stessi perdiventare sempre più discepoli. Vo-gliamo anche noi vivere il paradig-ma dell’esodo da uomini liberi, dadiscepoli della Parola e del Volto.

Con questi sentimenti, accompa-gnati per mano da Mosè, entriamonel silenzio e nell’invocazione alloSpirito, per avere la limpidezza delcuore che ci permetta davvero di“chiarire — come ci dice Papa Fran-cesco — ciò che può essere fruttodel Regno”, per il bene della nostraChiesa di Roma.Spirito Santo, concedici di entrare nelsilenzio autentico,

di essere consapevoli di essere creatureamate e salvate,

donaci la lucida consapevolezza diessere continuamente alla TuaP re s e n z a .

Facci discepoli di ognuna delle paroledel Figlio, fa’ che cresciamonell’amicizia con Lui; soloquest’amicizia dia sostanza e identitàalla nostra umanità e al nostrom i n i s t e ro .

Sia l’unico tesoro delle nostre giornate;tutto ci sia tolto, ma mai l’amiciziacon Gesù!

Regalaci di gustare la dolcezza con cuiil Signore Gesù ci ha chiamati,

fa’ che stiamo volentieri ai Suoi piedi,

fa’ che ci lasciamo alzare dallatenerezza della Sua Misericordia

per poter sperimentare continuamentel’abbraccio del Padre.

Il nostro silenzio avvolga i nostrif ra t e l l i ,

la nostra preghiera si trasformi inun’intercessione povera, libera e casta

perché chiunque si accosti a noi possapercepire il profumo della paternità,

possa essere accompagnato a sentirel’abbraccio abbondante,

certo e tenace di Dio, Padre di tutti.Am e n .

ANGELO Card. DE DO N AT I SVicario Generale di Sua Santità

per la Diocesi di Roma

«Pentecoste», Messale (LEV)

Page 8: Piano europeo OPO LA PA N D E M I A per il rilancio dell ... · guono poi, con 140,4 miliardi la Spagna, la Polonia con 63,8 miliardi e la Francia, con 38,7. Ora il piano di recupero

L’OSSERVATORE ROMANOpagina 8 venerdì 29 maggio 2020

29 maggio: memoria liturgica di san Paolo VI nel centenario della sua ordinazione presbiterale

Essere preteper diventare santo

di GISELDA AD ORNATO

L’arazzo di Paolo VI, espostoil 14 ottobre 2018 sulla fac-ciata della basilica di San

Pietro nel corso della solenne ceri-monia di canonizzazione, mostra Pa-pa Montini con indosso la stola, os-sia il segno del sacerdozio. Questascelta, suggerita dal postulatore dellacausa, il redentorista Antonio Mar-razzo, appare particolarmente appro-priata ricordando la personale voca-zione sacerdotale di Montini e la suadedizione per tutti i sacerdoti, com-presi quelli in crisi, nel corso dellasua straordinaria esperienza pastora-le di vescovo e Pontefice.

Giovanni Battista Montini vieneordinato sacerdote il 29 maggio 1920dal vescovo di Brescia monsignorGiacinto Gaggia, nella cattedraledella città. La sua scelta di divenireprete si inserisce fin dall’inizio in unpercorso di aspirazione alla santità,intesa come risposta fedele ed esi-gente al dono di Dio e come «sinte-si» — termine che usa spesso — tra

zelante». L’amico Jean Guitton, do-po un colloquio con lui su «cos’è unprete», commenterà: «Indovinavoche una delle pene della sua vita erastata la rinuncia: essere stato limitatoper un concatenarsi di circostanze,per la docilità ai segni, a funzioniamministrative molto lontane dal sa-cerdozio, mentre era nato per parlareall’uomo».

Con il passare degli anni, nel suoposto in Vaticano tra «cose e proget-ti, visite e telefonate» che fanno«ressa da tutte le parti», Montini te-me di svilire il dono del sacerdozio;scrive ai familiari: «Il servizio all’al-tare è così ridotto da sentirne nostal-gia e bisogno».

Nel 1933 interviene un altro «capi-tombolo», ossia le forzate dimissionidall’assistenza ai giovani della Fuci:monsignor Montini, tanto amato da-gli universitari, subisce le accuse di«liturgismo» e «metodi da sale pro-testanti», che lui definisce con i ge-nitori «gravi e ridicole», e vive unavera Via crucis. Si chiude tristementequel decennio fucino, tra il 1924 e il

Il 21 giugno 1963, il cardinaleMontini vive l’ultimo decisivo «capi-tombolo» della sua vita, l’elezionepontificale, che egli definirà piùavanti il «mistero enorme vissuto».E in un ritiro che compie poche set-timane dopo la nomina, di nuovo siimpegna sulla via della santità, ecioè «alla dedizione totale, allo sfor-zo continuo, all’amore esclusivo, alladevozione intensa». Sintetizza conparole lapidarie e incisive il suo pro-gramma spirituale: «Religione asso-luta. Fiducia completa. Idea unica.Perfezione cercata e vissuta al massi-mo grado». Il Papa sembra prevede-re quanto gli costerà tale fedeltà:«Devo osare di chiedere al Signoreche della Croce mi dia la conoscen-za, il desiderio, l’esperienza, la forza,il gaudio».

Infatti la storia non sarà pietosa ePaolo VI, dopo alcuni anni di “suc-cesso” presso il popolo di Dio —grazie alla conduzione del concilio,ai viaggi apostolici, al principio deldialogo col mondo... — subisce tuttii contraccolpi della crisi ecclesiale esociale. A questo proposito, monsi-gnor Carlo Bresciani nel 2014 scrive:«Papa Francesco, in una conversa-zione con un piccolo gruppo di ve-scovi, con una battuta ha detto chegli restava solo un dubbio per la ce-rimonia della beatificazione di PaoloVI: se indossare i paramenti rossi obianchi, alludendo ovviamente alfatto che lo ritiene quasi un martireper quanto ha sofferto per amore al-la Chiesa durante il suo pontifica-to».

I sacerdoti sono al centro dei pro-getti e delle meditazioni di Paolo VI,che vuole risvegliarne l’aspirazionealla santità come principio della loromissione nel mondo, perché infon-

dano nella gente il desiderio dell’at-tesa di Dio. I preti devono essere ipromotori di una santità attuale,umile, diffusa ed evangelizzante.Quindi il concilio deve portarli in-nanzitutto a una riforma interiore.Quando, nel pieno della contestazio-ne, il 30 giugno 1968, Paolo VI inviaun messaggio — che lui definisce«una semplice effusione di cuore» —a chiusura dell’Anno della fede atutti i sacerdoti cattolici, ribadisce:«Come arde in noi la lampada dellacontemplazione?».

Il Papa approfondisce l’identitàdei presbiteri e dei vescovi nellaChiesa e nella società e chiede unsincero rinnovo della loro fedeltà.Nel 1967 viene pubblicata l’enciclicaSacerdotalis caelibatus, ma si possonoricordare anche le lettere dell’a rc i v e -scovo Montini per il Giovedì santoai sacerdoti ambrosiani; il sacerdozioè il tema (insieme alla giustizia) delsecondo Sinodo dei vescovi del 1971,e delle omelie di Pentecoste; e perdue volte il Pontefice lo sceglie co-me argomento di riflessione e pre-ghiera per gli esercizi spirituali qua-re s i m a l i .

Negli anni più bui del post-Con-cilio, papa Montini arriva a un’iden-tificazione completa con il suo mini-stero, che a ragione definisce una ve-ra e propria «petrificatio». Ed è anco-ra un cammino di santità: «Nell’at-mosfera di crisi tocca a Pietro mo-strare se stesso fortis in fide, franco esicuro, ardito nella prudenza, senzadubbi e senza timore, pieno di fedee di Spirito Santo, capace di sintesie di azione, esposto al rischio e alsacrificio; e infondere nei fratelli lacertezza profetica, l’energia, il corag-gio, la letizia, la fede e la speranza ela carità in Cristo Signore».

È ormai noto che la croce più pe-sante di Paolo VI sono state le di-spense sacerdotali. Ma dobbiamoanche ricordare che sono frequenti lesue parole sulla gioia della vocazio-ne sacerdotale, del mandato aposto-lico, della liturgia e della preghiera.E già il 1° dicembre 1960, il cardinaleMontini raccomandava ai sacerdotidi Varese: «Godere di Dio! Qualeparola! Facciamo il nostro dovere,portiamo la nostra croce, facciamo lenostre cose... Il Signore ne terràconto, ed è cosa grandissima: nessu-

no ne dubita. Ma fermiamoci unmomento a godere! Bisogna, ripeto,che reimpariamo a godere le nostrecose».

D’altronde, il giovane seminaristaMontini, in una lettera a un amico,otto giorni prima di ricevere il dia-conato, scriveva: «Provo le vibrazio-ni del Magnificat». Guitton, nel col-loquio sopra citato, aggiunge: «Sen-tendo parlare il Santo Padre del sa-cerdozio con una commozione cosìintensa, io mi dicevo che questo do-veva essere il suo segreto, la sua stes-sa sostanza». Tutte le altre cose cheil Papa faceva non erano cheun’«espansione» di questa sua voca-zione, del suo essere prete.

Paolo VI — il primo Papa che hascritto un’esortazione sulla gioia cri-stiana, Gaudete in Domino, nel mez-zo dell’Anno santo 1975 — farà sem-pre affidamento su questa intimagioia pasquale, che deve animare in-nanzitutto la vita dei ministri diDio, per diffondersi tra gli uomini.Come dice a Guitton, questo sarà«un sacerdozio vero, buono, umanoe santo, capace di salvare il mon-do».

azione e contemplazione, ordineesteriore e interiore. Il 26 maggio1920, tre giorni prima di essere ordi-nato, scrive ai familiari: «Sto bene enon ho d’altro bisogno di sapere chepregate e fate pregare per me [...].Scusatemi di tutto ciò che non avre-ste voluto avere da me, e soprattuttoquello che in me vedeste di menodegno a prepararmi alla santità dellamia nuova vita e pensate di più, perquesto, alla bontà di Dio».

Quella di Montini - Paolo VI puòsenz’altro essere considerata una vita“a sorpresa”, caratterizzata — come ilgiovane don Battista scrive nel 1922al suo direttore spirituale, l’oratoria-no Paolo Caresana — da tanti «capi-tomboli» inaspettati: Montini devevia via accettarli come voleri dellaProvvidenza e impegnarsi a viverli inuna prospettiva di perfezione spiri-tuale.

Il primo «capitombolo» è l’imp o-sizione da parte dei superiori, alla fi-ne del 1921, di abbandonare la facol-tà di Lettere e filosofia della Sapien-za, a Roma, alla quale egli ha volutoiscriversi contemporaneamente alcorso di studi alla Gregoriana: spe-rava di divenire in futuro un preteimpegnato nella carità pastorale, spi-rituale e intellettuale. Scrive in que-sta occasione a padre Caresana pre-gandolo di raccogliere «il singhiozzodella mia vita spezzata». Montinideve quindi entrare alla Pontificiaaccademia ecclesiastica, prepararsiper il servizio nella diplomazia dellaSanta Sede e affrontare il «freddodiritto canonico», come lo chiamamonsignor Gaggia, che desideravaper lui un rientro in diocesi. Dopotre anni, il 24 ottobre 1924, Montinientra nell’ufficio della Segreteria diStato in Vaticano: il 4 dicembre vie-ne nominato addetto, il 9 aprile 1925minutante, quindi il 13 dicembre 1937diviene sostituto e il 29 novembre1952 pro-segretario di Stato per gliAffari ordinari.

L’aspirazione a un ministero vici-no agli uomini del suo tempo resteràuna costante nella sua riflessione spi-rituale. Da Papa, scriverà in alcuniappunti che avrebbe desiderato unavita sacerdotale come «un vice-par-roco, o un parroco umile, saggio e

dell’anima che la cerca; circostanzeprovvidenziali cambiano il program-ma pratico della nostra vita; e biso-gna alla fine amare e servire quellaforma di vita che le vicende provvi-denziali del nostro pellegrinaggio ciimp ongono».

Nella grande arcidiocesi ambrosia-na, che conta circa 3.700 sacerdoti ereligiosi, la prima raccomandazionedell’arcivescovo Montini al clero,chiamato a mettersi in stato di mis-sione e di apostolato, è di esseresanti: «La santità deve accompagna-re questo nostro travaglio per salvarei lontani». L’arcivescovo chiede aisuoi preti: «dove sono gli eroi, dovei Santi?». E raccomanda una santitàsemplice, che si esprime nel ministe-ro quotidiano: «Cominciamo a direbene la Messa, ed il resto verrà». Letestimonianze dei segretari e dei me-dici curanti di Paolo VI sono concor-di nel dire che il Papa, da una certaetà in poi, nascondeva i suoi maliperché non voleva gli fosse impeditodi celebrare; e celebrava con unaconcentrazione assoluta. Nel duomodi Milano, nel 1957, l’a rc i v e s c o v oesorta i sacerdoti a non essere «comedei pastori stanchi che nulla vedono,come dei consuetudinari pigri ches’accontentano di ripetere: “Si èsempre fatto così. Avanti sempre co-sì!”». Sollecita i suoi preti ad abban-donare atteggiamenti di comodo:«La preferenza alla propria libertà, ilcalcolo del minimo sforzo, l’arted’evitare le noie, il sogno d’una soli-tudine dolce e tranquilla, la scusadella propria timidezza, l’incapacitàsorretta dalla pigrizia, la difesa deldovuto e non più, gli orari protettividella propria e non dell’altrui como-dità, e così via». E così li incoraggia:«Il Sacerdozio o è vissuto ad altatemperatura, ed è una bellissima co-sa che riempie di gioia coloro che lovivono, o è vissuto in una tempera-tura calante e tiepida ed è una pe-santissima cosa». Nel 1961, nel bilan-cio della situazione diocesana chel’arcivescovo di Milano presenta aGiovanni XXIII durante la visita adlimina, la priorità è ancora quella di«dare al sacerdozio incremento disantità e di numero».

1933, che Paolo VI descrive-rà come «anni tormentati,difficili; ma anni preziosi,anni magnifici».

L’inaspettata e gravosanomina ad arcivescovo diMilano, nel novembre 1954— che dopo trent’anni gli falasciare la Segreteria di Sta-to — viene vissuta con sgo-mento ma sempre in unaprospettiva di chiamata vo-cazionale: una tappa delsuo sacerdozio, che è «lascala che la Provvidenza diDio ha fissato per salire alcielo», come dice il giornodella sua consacrazione avescovo, il 12 dicembre1954, durante il Te Deum inSan Carlo al Corso.Nell’estate del 1955 il neoar-civescovo Montini rispondecosì a una lettera di Tho-mas Merton: «La perfezio-ne non consiste nelle circo-stanze che la favoriscono,ma piuttosto nella carità

«Provo le vibrazioni del Magnificat»Ed è stato un innamorato del suo

sacerdozio. Vissuto nelle sue alte esevere esigenze, sempre.

E attraverso i suoi discorsi da ar-civescovo e da Papa ha saputo farinnamorare tanti di noi al sacerdo-zio.

Fin dalla giovinezza, Montini hadedicato lunghe riflessioni, appro-fondimenti teologici e pastorali, dacui scaturirono il suo impegno e ilsuo magistero successivo.

Per questo, nel centenario dellasua ordinazione sacerdotale, abbia-mo voluto presentare alcuni signifi-cativi discorsi e pensieri di Paolo VIsul sacerdozio. Sono, essenzialmen-te, le omelie-preghiere da lui prepa-rate per alcune ordinazioni sacerdo-tali di numerosi diaconi.

Ma lo stesso ardore, la stessa pro-fondità, la stessa elevatezza si nota-no nelle omelie e Lettere del Giove-dì santo da arcivescovo di Milano, enelle catechesi e omelie da Papa.

Nell’argomento del sacerdozioMontini si muove con molto agio,con profondità, con delicatezza, conaccenti poetici. E rivela quanto ilsacerdozio sia stato oggetto della ri-flessione, oltre che della sua espe-rienza pratica.

Per Montini la vita sacerdotale «èun poema, un dramma, un misteronuovo... L’inesauribile ricerca di ciòche siamo col sacerdozio è uno de-gli aspetti ammirabili e fecondi delsacerdozio stesso; esso è fonte diperpetua meditazione; esso è sem-pre oggetto di scoperta e di meravi-glia; esso è sempre novità e bellezzaper chi vi dedica amoroso pensie-ro » .

E ai sacerdoti sapeva dare avver-timenti, circostanziati e precisi, pervivere in pienezza la loro vocazione:«Dal mondo dovrete condividere idolori e le speranze, non le miseriee le profanità; dovrete sopportare ilservizio spirituale, non condivideregli errori, i costumi decaduti; cono-scere le malattie, non farle proprie».

Sia da Arcivescovo, sia poi da Pa-pa, Montini considerava suo compi-to principale di parlare ai sacerdoti,guidarli, ammonirli, sostenerli, con-fortarli. Ma sempre con uno stile eun equilibrio che — come ha dettoqualcuno — sono indicatori dellapastorale del sacerdozio di Montini.

Il pontificato di Paolo VI ha at-traversato una stagione delicata: glianni del concilio e del post-conci-lio; il Sessantotto, con la contesta-zione giovanile. E la lacerazioneaperta dall’Enciclica Humanae vitae;la crisi delle vocazioni, con le pole-miche sul celibato: tanti, tra il cleroe i consacrati, che chiesero di lascia-re, o lasciarono senza chiedere, ilm i n i s t e ro .

Paolo VI soffriva intimamente e,tuttavia, confermò i principi e lagrande tradizione della Chiesa; ma,fin dove fu possibile alla sua co-scienza di credente e di Pastore,cercò di capire e di sostenere conun insegnamento saggio, illuminato,e profondamente partecipato.

Gli attacchi contro Paolo VI veni-vano da tutte le parti. Le crisi sacer-dotali lo colpivano in maniera forte.E spesso passava la notte insonne,tra le lacrime, a leggere le storie dichi aveva deciso di lasciare. Perquanto riguarda il celibato, Paolo VIdirà: «Non è rendendo più facile ilsacerdozio — liberandolo per esem-pio da ciò che la Chiesa latina dasecoli considera un sommo onore: ilcelibato — che si renderà più desi-derato l’accesso al sacerdozio stes-so» (15 marzo 1970).

Non si può comprendere l’inse-gnamento di Paolo VI sul sacerdo-zio, la sua teologia e l’apologia chene fa, se non si considera come luistesso visse il sacerdozio, come lointese e vi rimase fedele fino allamorte. Prima di tutto e sempre, in-fatti, si sentì sacerdote.

L’Ambasciatore di Francia pressola Santa Sede, salutando Montini anome di tutto il Corpo Diplomaticoprima della partenza per Milano,ammetteva con ammirazione: «Ciòche noi diplomatici più rispettiamoe maggiormente amiamo in voi èche, dietro la figura del Ministrodella Santa Sede, abbiamo sentitosempre il sacerdote!».

E Montini seppe interpretare iservizi che gli venivano propostidalla Chiesa, nelle diverse stagionidella vita — anche nel servizio di-plomatico! — come altrettante formedella sua totale e gioiosa donazionenel sacerdozio.

di LEONARD O SAPIENZA

Il sabato 29 maggio 1920 don Gio-vanni Battista Montini riceveva l’or-dinazione sacerdotale, per le manidel vescovo di Brescia MonsignorGiacinto Gaggia, insieme ad altritredici compagni nella cattedrale.

Arrivava a quella data, con la tre-pidazione per la responsabilità delpasso decisivo che stava per fare.

Per capire quale fosse l’intensitàdel suoi sentimenti, basta leggerequanto scriveva a un amico: «Provole vibrazioni del “Magnificat”... dalprimo giorno che ho sperimentato idisegni di Dio e che ho capito dilodarlo attraverso la folle bontà chevoleva d’un infermo, un eletto...Dovrò predicare il Vangelo a una

la immaginetta-ricordo della primaMessa, semplici ma quasi profetichedell’avvenire del figlio: «Concedi, omio Dio, che tutte le menti si uni-scano nella verità e tutti i cuori nel-la carità».

Molto opportunamente la memo-ria liturgica del Papa San Paolo VI èstata iscritta nel calendario romanogenerale al 29 maggio, giorno dellasua ordinazione sacerdotale, essen-do il 6 agosto, giorno della sua na-scita al cielo, festa della Trasfigura-zione di Gesù.

Nei suoi appunti giovanili Monti-ni aveva scritto: «Te solo. Che ioimpari a conoscere me da Te e Teda me. Io sono pieno di desideri edi debolezza. Il primo atto di fidu-

società che tutto ha inventato e sco-perto fuorché il Vangelo».

Era giunto all’ordinazione connotevoli difficoltà, a causa della sa-lute malferma. Il suo vescovo scri-veva: «È un giovane che ha tutte lepiù belle qualità, ma gli manca lasalute». E, non di meno, era con-vinto di ordinarlo ugualmente:«Vuol dire che lo ordineremo per ilparadiso!».

La domenica 30 maggio, festadella Santissima Trinità, nel santua-rio della Madonna delle Grazie,sempre a Brescia, celebrava la primaMessa.

Mamma Giuditta, per quel gior-no, aveva affidato alle suore il suovestito da sposa per ricavarne lapianeta per il figlio. Mentre il papàGiorgio aveva dettato le parole del-

cia è di preferirti a ogni desiderio.Te solo. Tu sai che io ti amo».

E Jean Guitton, amico personaledi Paolo VI svelerà: «Un aspettoche avevo sempre taciuto per discre-zione. Un giorno udii dalla suabocca questa confidenza: “D urantela mia gioventù, mi pareva di averemolteplici vocazioni, che erano ri-chiami a una vita laica. Volevo esse-re senatore come mio padre, medicocome mio fratello, contemplativocome mia madre... Ma volevo essereanche artista, oratore, viaggiatore,evangelizzatore... Come realizzarequelle vocazioni, numerose, contra-rie e divergenti? Trovai la soluzione.Per accordare tutte le vocazioni lai-che e per sublimarle, per essere unlaico perfetto, non avevo che unasoluzione: farmi prete!”».

Discorsi e pensieri sul sacerdozio

Pastorale del sacerdozio è il titolo del volume, curato dal reggentedella Prefettura della Casa pontificia (Edizioni Viverein, Roma,2020, pagine 112, euro 10), che raccoglie alcuni tra i più significatividiscorsi e pensieri di Paolo VI sul sacerdozio. Del libro, che esceproprio in occasione del centenario dell’ordinazione presbiterale diGiovanni Battista Montini, pubblichiamo quasi per interol’introduzione scritta dal curatore.

Dopodomani celebreremola memoria liturgicadel Papa San Paolo VI.L’esempiodi questo Vescovo di Roma,che ha raggiuntole vette della santità,incoraggi ciascunoad abbracciare generosamentegli ideali evangelici

(Papa Francescoudienza generale del 27 maggio)