PIANO DI GESTIONE 2008-2012 DELLA POPOLAZIONE DI … · La ricomparsa di questa specie che da noi...

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PIANO DI GESTIONE 2008-2012 DELLA POPOLAZIONE DI CINGHIALI (Sus scrofa) IN AREA PARCO (comma 2, art.18, legge 11 febbraio,1992, n°157, co.5,art.4, legge, 7 maggio,2003.n°14) PREMESSA: Con delibera di Consiglio Direttivo n. 10 del 10 giugno 2008 il Parco approvava il “Regolamento per la gestione della popolazione del cinghiale (Sus Scrofa) tramite cattura, abbattimento selettivo e girata” ai sensi dell’art. 75 dell’allegato B “Norme Tecniche di Attuazione” del Piano del Parco approvato con delibera di Consiglio Regionale n. 927 del 15 febbraio 2005, nonché ai sensi dell’art. 12 dell’allegato C “Norme di gestione” dello stesso Piano del Parco. Il Regolamento prevede all’art. 2 che il Parco si doti di un apposito Piano di gestione della popolazione del cinghiale. Ciò premesso, da alcuni decenni assistiamo alla progressiva e inarrestabile esplosione numerica del Cinghiale in provincia di Matera e alla dilatazione degli areali anche in aree in cui,non era stato mai avvistato. Ciò ha posto una serie di problemi per una gestione che concili gli interessi dei più diretti interessati: cacciatori e agricoltori. La ricomparsa di questa specie che da noi storicamente risale al 1916, così come si evince dalle foto storiche scattate a quell’epoca ,la specie diffusa ovunque, presenta molti aspetti positivi che negativi. Il cinghiale è un trasformatore autonomo in proteine pregiate di prodotti del bosco non più utilizzate dall’uomo, producendo carni notevolmente apprezzate e ricercate. Esso rappresenta, inoltre, un importante fattore nella dinamica naturale delle foreste ed è una delle prede preferite del Lupo, specie rara e tutt’ora da considerare in pericolo. La caccia a questo selvatico può avere una importante funzione sportiva ed economica, ma deve essere considerata, anche come fattore di riequilibrio ambientale ( quando i grandi predatori siano scarsi o assenti ), essa può valere anche a distogliere la pressione venatoria da specie ecologicamente più fragili e numericamente più scarse. Logicamente l’attività venatoria a questa specie, assolutamente vietata in aree protette, deve essere consentita, solo in quanto compatibile con l’esistenza di popolamenti di animali sani, fisiologicamente strutturati e numericamente commisurati alle capacità di carico dell’ambiente. Nel caso del cinghiale una corretta conoscenza della consistenza delle popolazioni e della loro struttura consentirebbe un prelievo tanto quantitativo che qualitativo che avrebbe utili riflessi sull’ambiente, permetterebbe un’attività sportiva più soddisfacente e, molto probabilmente , tenderebbe a ridurre i danni alle coltivazioni di maggior pregio . Da una valutazione obiettiva dei danni che la specie sta arrecando in area Parco alle colture agricole, riscontrabili attraverso i verbali di sopralluogo effettuati dai tecnici, e da un’analisi dei dati rilevati dagli abbattimenti e dagli avvistamenti di numerose femmine gravide e del numero di piccoli per cucciolate, la specie è diventata molto impattante per il territorio per cui al fine di ridurre l’impatto che la specie esercita sulle coltivazioni agrarie e, per contenere la popolazione e limitare quindi l’accrescimento della specie, sarà, effettuata la cattura a mezzo di chiusini ovvero la caccia di selezione sulla base del presente piano di abbattimento, mediante il metodo della “girata”. INTRODUZIONE NELLA PROVINCIA DI MATERA DELLA SPECIE FAUNISTICA CINGHIALE: Come già accennato in premessa, il Cinghiale storicamente era già presente sul nostro territorio prima del 1916, nella sua forma autoctona e, in seguito scomparso, dovuto, forse, principalmente alla competizione dell’uomo che ha completamente utilizzato le stesse risorse ambientali: la caccia Ente di Gestione del Parco Archeologico Storico Naturale delle Chiese Rupestri del Materano Via Sette Dolori n. 10 (Rioni Sassi) - 75100 Matera - Casella Postale 152 Tel. 0835.336166 – Fax 0835.337771 - e-mail: [email protected] 1

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PIANO DI GESTIONE 2008-2012 DELLA POPOLAZIONE DI CINGHIALI (Sus scrofa)

IN AREA PARCO(comma 2, art.18, legge 11 febbraio,1992, n°157, co.5,art.4, legge, 7 maggio,2003.n°14)

PREMESSA:Con delibera di Consiglio Direttivo n. 10 del 10 giugno 2008 il Parco approvava il “Regolamento per la gestione della popolazione del cinghiale (Sus Scrofa) tramite cattura, abbattimento selettivo e girata” ai sensi dell’art. 75 dell’allegato B “Norme Tecniche di Attuazione” del Piano del Parco approvato con delibera di Consiglio Regionale n. 927 del 15 febbraio 2005, nonché ai sensi dell’art. 12 dell’allegato C “Norme di gestione” dello stesso Piano del Parco.Il Regolamento prevede all’art. 2 che il Parco si doti di un apposito Piano di gestione della popolazione del cinghiale.Ciò premesso, da alcuni decenni assistiamo alla progressiva e inarrestabile esplosione numerica del Cinghiale in provincia di Matera e alla dilatazione degli areali anche in aree in cui,non era stato mai avvistato. Ciò ha posto una serie di problemi per una gestione che concili gli interessi dei più diretti interessati: cacciatori e agricoltori.La ricomparsa di questa specie che da noi storicamente risale al 1916, così come si evince dalle foto storiche scattate a quell’epoca ,la specie diffusa ovunque, presenta molti aspetti positivi che negativi. Il cinghiale è un trasformatore autonomo in proteine pregiate di prodotti del bosco non più utilizzate dall’uomo, producendo carni notevolmente apprezzate e ricercate. Esso rappresenta, inoltre, un importante fattore nella dinamica naturale delle foreste ed è una delle prede preferite del Lupo, specie rara e tutt’ora da considerare in pericolo.La caccia a questo selvatico può avere una importante funzione sportiva ed economica, ma deve essere considerata, anche come fattore di riequilibrio ambientale ( quando i grandi predatori siano scarsi o assenti ), essa può valere anche a distogliere la pressione venatoria da specie ecologicamente più fragili e numericamente più scarse. Logicamente l’attività venatoria a questa specie, assolutamente vietata in aree protette, deve essere consentita, solo in quanto compatibile con l’esistenza di popolamenti di animali sani, fisiologicamente strutturati e numericamente commisurati alle capacità di carico dell’ambiente.Nel caso del cinghiale una corretta conoscenza della consistenza delle popolazioni e della loro struttura consentirebbe un prelievo tanto quantitativo che qualitativo che avrebbe utili riflessi sull’ambiente, permetterebbe un’attività sportiva più soddisfacente e, molto probabilmente , tenderebbe a ridurre i danni alle coltivazioni di maggior pregio .Da una valutazione obiettiva dei danni che la specie sta arrecando in area Parco alle colture agricole, riscontrabili attraverso i verbali di sopralluogo effettuati dai tecnici, e da un’analisi dei dati rilevati dagli abbattimenti e dagli avvistamenti di numerose femmine gravide e del numero di piccoli per cucciolate, la specie è diventata molto impattante per il territorio per cui al fine di ridurre l’impatto che la specie esercita sulle coltivazioni agrarie e, per contenere la popolazione e limitare quindi l’accrescimento della specie, sarà, effettuata la cattura a mezzo di chiusini ovvero la caccia di selezione sulla base del presente piano di abbattimento, mediante il metodo della “girata”.

INTRODUZIONE NELLA PROVINCIA DI MATERA DELLA SPECIE FAUNISTICA CINGHIALE:Come già accennato in premessa, il Cinghiale storicamente era già presente sul nostro territorio prima del 1916, nella sua forma autoctona e, in seguito scomparso, dovuto, forse, principalmente alla competizione dell’uomo che ha completamente utilizzato le stesse risorse ambientali: la caccia

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probabilmente ha esercitato solo una pressione ausiliaria nella strategia di eliminazione delle specie concorrenti nell’economia agricola .Negli anni sessanta, il Cinghiale, cominciò a ripopolare , i nostri territori, dovuto principalmente allo sconfinamento di Cinghiali allevati allo stato brado nel bosco di Gravina di Puglia, territorio confinante con il territorio del comune di Irsina e Matera, nella Gravina di Laterza per poi irradiarsi su quasi tutto il territorio circostante.Negli anni settanta e precisamente con la istituzione delle Z.A.G.S.C.(Zone a gestione Sociale della Caccia),previste dalla legge 968 legge quadro o cornice sulla caccia, visto l’interesse che suscitava il Cinghiale, a un gran numero di cacciatori che riproducendosi, meglio delle altre specie quali:( lepre e fagiano), selvatici principe dei ripopolamenti,le autogestite comunali, cominciarono a introdurlo e, non essendoci una tradizione su tale selvatico e,quindi una gestione per le immissioni sul territorio, furono immessi, anche Cinghiali provenienti dal centro Europa , allo scopo di introdurre sul territorio Cinghiali di grossa taglia e, con molto più prolificità. Così come da noi e, soprattutto in altre regioni quali quelle, del nord-d’Italia, il Cinghiale ha coperto, parecchi areali e si è quintuplicato o quasi.Dai dati riscontrabili presso l’Ente Provincia, dal 1997, attraverso la compilazione di schede tecniche di perizie dei danni che la specie procura alle attività agricole e, dal numero delle domande di risarcimento danni pervenute a questo Ente, si è riscontrato un progressivo e inarrestabile aumento della specie, dovuto anche al fatto che la specie non ha predatori che determinerebbero, la sua selezione naturale , ma egli stesso diventa un predatore di altre specie selvatiche. Molti credono erroneamente che sia la diminuzione della selvaggina stanziale (Lepri, starne, fagiani), sia l’incremento degli Ungulati e, del Cinghiale in particolare siano dovute all’aumento dei piccoli predatori, (Volpe, faina, ecc.), che causerebbero la diminuzione della piccola fauna stanziale e dalla parallela, continua opera di ripopolamento di cinghiale eseguita illegalmente da cacciatori senza scrupoli.Purtroppo questa diffusa e falsa opinione è dovuta ad una scarsa conoscenza dei fenomeni biologici e storici. Gli animali vivono e proliferano in ambienti idonei ed il progressivo abbandono delle attività agrosilvo-pastorali tradizionali, ha largamente trasformato l’ambiente rendendolo idoneo agli Ungulati, così come lo sfruttamento totale di ogni angolo di terra coltivabile aveva reso l’habitat adatto alla piccola selvaggina stanziale causando l’estinzione degli Ungulati.Le cause dell’incremento del suide sul nostro territorio sono molteplici: le specie introdotte presentano caratteristiche somatiche e morfologiche diverse dalla specie autoctona quali: maggiori dimensioni, aumento della produttività e minore paura dell’uomo.Le attuali fitocenosi come anzi detto risultano ottimali, per la sopravvivenza dello stesso.Infatti, macchia, fareti, pinete, lecceti, forniscono cibo e ricovero durante tutto l’arco dell’anno. Nel periodo estivo invece l’unico cibo disponibile visto le stagioni siccitose e rappresentato da frutti, della macchia che comunque sono insufficienti per sostenere il fabbisogno alimentare della specie. In relazione a ciò la specie in tali periodi dell’anno utilizza per il proprio fabbisogno prodotti dell’agricoltura quali: mais da insilato, mais da granella , grano duro, meloni, angurie, ed altri prodotti dell’agricoltura come ortaggi, uva ecc..I danni prodotti dalla specie in area Parco, comprendente gli areali di matera e Montescaglioso, sono imputabili, presumibilmente, ad aree forestali limitrofe ai coltivi ed alla presenza di corsi e ristagni d’acqua.L’impatto dei Cinghiali, non si concentra solo sugli ecosistemi agrari ma anche, su quelli naturali ; infatti durante i sopralluoghi è stata osservata discontinuità, nella cotica erbosa , dovuta all’attività di scavo per la ricerca di tuberi,radici, rizomi e bulbose.Infatti studi condotti da Bulakhov (1975) e Gehov (1981), hanno evidenziato che a breve termine (2-3) anni, si possono verificare cambiamenti nelle associazioni vegetali utilizzati dal Cinghiale. Secondo altri esperti invece,si assiste spesso ad una sensibile diminuzione della biomassa vegetale, mentre la ricchezza floristica, cioè il numero di specie vegetali presenti, in molti casi risulta scarsamente influenzata.L’enorme patrimonio vegetazionale presenta nell’area del parco e censito (923 specie) risulta pertanto minacciato sensibilmente.

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METODI DI PREVENZIONE DEI DANNI ALLE COLTURE AGRICOLE:Per limitare l’accesso del Cinghiale alle aree coltivate bisogna adottare dei provvedimenti, consistenti, in recinzioni elettriche, foraggiamento artificiale e/o colture a perdere.A riguardo del primo metodo di contenimento dei danni, la loro efficacia, dovrebbe dare ottimi risultati, come attestato da svariati parchi che hanno utilizzato detto metodo, però la loro utilizzazione sfocia in costi elevati di messa in opera e manutenzione, dovuta all’estensione dei coltivi e alla morfologia del terreno che generalmente risulta essere accidentato.Il foraggiamento artificiale e i coltivi a perdere sono pratiche tese a distogliere l’attenzione degli animali dalle aree agricole. Tuttavia la somministrazione artificiale di cibo, se condotto in assenza di controllo tecnico, potrebbe addirittura favorire l’incremento della specie.

In relazione a ciò questa l’Ente parco al fine di contenere i danni che il Cinghiale arreca alle colture agricole e per contenere la consistenza numerica che l’Ungulato ha raggiunto sul nostro territorio si adotta il presente piano di selezione e contenimento numerico della specie.

SISTEMATICA E DISTRIBUZIONE:Le popolazioni di Cinghiale (Sus scrofa) che attualmente, popolano l’Italia, si possono ricondurre a due sottospecie: Sus scrofa e Sus scrofa meridionalis, presente in Sardegna.Studi basati sulla craniometria e l’analisi elettroforetica, hanno evidenziato che il Sus scrofa majori, non differisce, sostanzialmente dalla forma nominale presente attualmente nel resto della penisola ed è perciò riconducibile alla specie Sus scrofa scrofa; mentre la sottospecie meridionalis,si differenzia sia morfologicamente che geneticamente dal Sus scrofa scrofa.La ricomparsa in Provincia di Matera, e quindi nel Parco della Murgia Materana, è avvenuta come abbiamo già accennato negli anni fra il sessanta e settanta, grazie alla migrazione di gruppi di Cinghiale provenienti dalla vicina Puglia è precisamente dal Bosco di Gravina e dalla Gravina di Laterza confinante con il Parco della specie Sus scrofa che si stabilirono nei territori dei comuni di Matera ,Irsina, Grottole, dando luogo a discrete popolazioni.Nel giro di una quindicina d’anni circa il Cinghiale è divenuto una presenza quasi costante in tanto che attualmente ha occupato quasi tutto il territorio provinciale materano.Poiché nell’area del Parco vige il divieto di caccia, il cinghiale ha trovato le migliori condizioni per la sua riproduzione quasi a determinare un “centro di ripopolamento naturale” per l’intera provincia di Matera, producendo nell’immediato ingenti danni alle colture agricole in area parco e, di conseguenza, anche nelle aree limitrofe.

DESCRIZIONE DELLA SPECIE:L’ aspetto generale del Cinghiale, è quello di un animale robusto con notevole sviluppo della testa, non proporzionato al resto del corpo che supera il terzo della lunghezza dell’animale.Gli arti pur essendo corti possiedono una solida struttura ossea e unitamente a tendini e muscoli ben sviluppati, consentono all’animale di mantenere un’andatura veloce anche per percorsi relativamente lunghi.Inoltre la presenza di due robusti unghioni gli permette, una buona presa anche su terreni innevati e fangosi.La dentatura completa è formata da, 44, denti ed è tipica di un regime alimentare onnivoro.Il pelo svolge un ruolo notevole nei meccanismi di autoregolazione : nel periodo invernale , riduce la perdita di calore corporeo, ed il suo colore scuro permette di accumulare, nella stagione fredda, il calore dei raggi solari.Gli animali giovani, sono provvisti da una livrea di strisce di colore chiaro che, si alternano al colore bruno; tale mantello viene mantenuto per i primi 4, mesi di vita e in tale periodo i cinghialetti vengono chiamati striati.I Cinghiali ” rossi “ o i cosiddetti “bestie rosse”, sono i Cinghiali che hanno sostituito il mantello con setole bruno rossicce, che compaiono al sesto mese e rimangono fino ad un anno di età.Il Cinghiale è di colore bruno tendente al nero e viene considerato tale quando supera i due anni di età.

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Il riconoscimento del sesso , negli animali giovani ( fino ad un anno di età), non è semplice poiché i caratteri più evidenti, riconoscibili negli adulti sono rappresentati nel maschio dai (canini generalmente piùsviluppati che nell’altro sesso), dalla presenza dei testicoli, più facilmente visibili nel periodo estivo perché il mantello è meno folto, e dal ciuffo di peli che ricopre la guaina del pene.Il sesso negli animali più vecchi , è riconoscibile anche dal profilo della testa che si presenta più allungato e rettilineo nella femmina, mentre nel maschio è deformato dalla presenza dei canini che sollevano il labbro superiore.( Fig. 2).

CARTA TEMATICA DELLA DISTRIBUZIONE e CONSISTENZA DEL CINCHIALE (Sus scofa) in area Parco ( Fig. 1)

Molto alta

Medio alta

Alta

Diffusa

(consistenza complessiva della popolazione circa 2.500 capi)

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SEGNI DI PRESENZASono rappresentatati dalle impronte, dai covi, dagli insogli , dagli escrementi e dalle arature (rooting). L’impronta lasciata sul suolo umido e fangoso viene impressa dal 3° e 4° dito che appoggiano sul suolo e sostengono l’animale e dal 2° e 5° dito che costituiscono gli speroni o dita accessorie.Dalle impronte si possono ricavare alcune importanti indicazioni . la larghezza dell’impronta è utile per determinare la taglia dell’animale ;infatti nei giovani inferiori ai sei mesi di età non supera i 3 cm. di larghezza, negli individui adulti i 5-6, cm. , mentre nei soggetti più vecchi può raggiungere 8-9, cm.I covi o siti di “riposo”, generalmente si trovano sui versanti con esposizione Sud-Est, Sud-Ovest, spesso in luoghi di difficile accesso , sicuri, che consentino una rapida via di fuga. Essi sono localizzati in zone asciutte, mai umide, e possono essere costituiti, da semplice buche o avvallamenti presenti nel suolo e accuratamente scavati con il grugno e gli arti anteriori.Il materiale vegetale utilizzato può essere costituito da foglie , aghi di conifere , rami,canne, ecc.,a seconda della vegetazione presente nell’ambiente circostante. Questa lettiera rende più confortevole il “covo”e inoltre costituisce un ottimo isolante dal suolo stesso.L’insoglio è il suolo dove il cinghiale si rotola e si copre di fango, presente in zone umide o in pozze di acqua piovana, attività che oltre ad avere funzione termoregolatrice , permette di eliminare i parassiti chesi trovano sul pelo.Ove sono presenti le zone di insoglio sono presenti anche gli alberi sui quali il Cinghiale si sfrega e deposita sulla corteccia uno strato di fango che può imprigionare delle setole.Gli alberi prescelti per questa attività sono generalmente alberi dalla corteccia rugosa, (abeti ,pini o larici).Le fatte generalmente hanno la forma di un agglomerato di masse rotondeggianti, disposti in formaconica di circa 15, cm. di lunghezza il cui colore varia dal verde opaco al bruno.ALIMENTAZIONEDa un accurato studio effettuato sull’analisi dei contenuti stomacali e delle feci emerge come il regime alimentare del Cinghiale dipenda dalla disponibilità trofica e soprattutto come esso sia un onnivoro.Nella catena alimentare del Cinghiale occupa la posizione di consumatore primario in quanto l’alimentazione è soprattutto di origine vegetale.A secondo delle stagioni la dieta risulta costituita in proporzioni variabili da una parte di origine sotterranea , (radici, bulbi, tuberi ecc.), e da una frazione epigea, molto più variabile, costituita da semi, foglie e frutti di bosco e di campo.La maggior parte degli esperti sono d’accordo nell’affermare che le colture agricole vengono utilizzate durante la stagione estiva, infatti sembra che i luoghi dell’alimentazione situate nei campi coltivati siano sempre localizzati in prossimità dei margini dei boschi.Nella dieta del Cinghiale la componente animale è valutata intorno al 10%, ed è relativamente stabile nel corso degli anni.Essa è rappresentata da tutti i principali gruppi di invertebrati: molluschi , miriapodi, crostacei, anellini e insetti.Oltre a questa categoria alimentare, troviamo rappresentate anche i Pesci, gli anfibi , i rettili, gli uccelli (adulti e Pullus) e i mammiferi, non solo di piccola taglia, ma anche delle dimensioni di lepri e piccoli cerbiatti.La componente proteica animale sembra essere indispensabile e si ritiene che essa svolga, un ruolo importante nella dieta e nella fisiologia digestiva.HABITAT E ORGANIZZAZIONE SOCIALE:Il Cinghiale è un animale capace di adattarsi ad ogni tipo di ambiente, purchè questo sia caratterizzato dalla presenza di acqua e folta vegetazione in grado di offrire rifugio e tranquillità. Molti studi hanno evidenziato, in questa specie, un’attività notturna che ha inizio con il calar del sole e si conclude durante la notte ( ritmo bifasico), o più raramente con le prime ore del giorno.La durata della fase di attività notturna è soggetta a variazioni a secondo del periodo stagionale, della copertura stagionale e delle modificazioni ambientali.Durante il giorno gli nimali trascorrono il loro tempo nei “covi”, situata generalmente dove la vegetazione è molto fitta.

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Generalmente i “ covi”, si trovano sui versanti Est o Sud, nella boscaglia più fitta in modo da consentire un’ottima esposizione al sole, maggiore protezione e una rapida via di fuga, in caso di necessità.Per poter conoscere l’uso dello spazio del Cinghiale bisogna tener conto delle sue forme di aggregazione.La più frequente e la più stabile è quella di tipo patriarcale, composta dalla madre e la prole comprendente i giovani nati nell’anno; l’altra , meno frequente e meno stabile , è composta essenzialmente da giovani maschi, da nove a ventiquattro mesi e più raramente da femmine giovani senza prole o maschi più vecchi al disopra dei tre anni.Secondo alcuni autori, la struttura e l’organizzazione del gruppo ruotano attorno ad un nucleo centrale formato dalle unità famigliari, attorno alle quali gravitano gli animali periferici di rango gerarchico inferiore.E’ stato osservato che la femmina dominante è quasi sempre la più vecchia mentre nei maschi la gerarchia sessuale è molto più variabile e si manifesta all’interno del gruppo durante l’alimentazione, in stretta relazione con l’età, il sesso, la taglia e il peso.Il gruppo di per se comincia ad essere stabile due settimane dopo la nascita dei piccoli, mentre alla fine di settembre, ha inizio la dispersione dei giovani maschi che si protrae fino al mese di gennaio; a queste partenze corrisponde solitamente l’arrivo dei maschi adulti richiamati dalle femmine in calore.Queste ultime si isolano alcuni giorni prima del parto, fatto che provoca la dispersione dei maschi giovani dell’anno precedente.A questo punto dopo il parto si avrà una nuova ristrutturazione sociale del nucleo familiare.I maschi invece non sono territoriali e durante il periodo degli amori gravitano intorno ai diversi gruppi , evidenziando così il loro ruolo nel mantenere una certa variabilità del pool genico delle popolazioni.RIPRODUZIONE E CICLO BIOLOGICO:Gli accoppiamenti avvengono in tutti i mesi , ad eccezione del periodo di anaestro fisiologico che si manifesta nei mesi più caldi( luglio agosto).La stagione riproduttiva come in tutti i mammiferi selvatici viventi alle nostre latitudini, presenta un andamento ciclico e stagionale; è indispensabile infatti che le nascite si verifichino quando è più facile reperire il cibo necessario per l’allattamento della prole, e produrre energie sufficienti per superare la stagione fredda.Il Cinghiale maschio raggiunge la maturità sessuale verso i dieci mesi, o più precisamente al peso di 35 Kg.La maturità sessuale nella femmina viene raggiunta ad un’età compresa tra gli otto e venti mesi, o quando ha raggiunto i 35 Kg. di peso.Vari studi hanno messo in evidenza due diverse distribuzioni delle nascite: • il primo unimodale, con picco massimo ad Aprile e Maggio • un secondo tra Agosto e Settembre.

L’uno o l’altra, delle due distribuzioni si verifica in stretta relazione con la disponibilità alimentare e climatica. • Accoppiamenti- in tutti i mesi ad eccezione del periodo di anaestro che si manifesta nei mesi più

caldi(Luglio e Agosto) • Nascite - Aprile Maggio-Agosto Settembre,

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Ciclo Riproduttivo del Cinghiale

GennaioFebbraio

Marzo

GiugnoLuglio

Ottobre

NovembreDicembre

Settembre nasciteAgosto nascite

Maggio nascite

Aprile nascite

GennaioFebbraioMarzoAprileMaggioGiugnoLuglioAgostoSettembreOttobreNovembreDicembre

Gen

naio

Mag

gio

Set

tem

bre

Gen

naio

Mag

gio

sette

mbr

e S10%5%

10%15%20%25%

montagna

pianura

Distribuzione mensile delle nascite nelle due popolazioni di Cinghiale

Serie1

Fig .2 GRAFICO DELLA VALUTAZIONE DI IMPATTO DEL CINGHIALE RIFERITA AI MESI IN CUI SI E’ VERIFICATO IL DANNO ALLE COLTURE AGRARIE.

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7

20 2025

4045

75

40

10

10

20

3040

50

60

70

80

Serie1 20 20 25 40 45 75 40Serie2 1

genn febb. mar. apr. mag. giu. lugl. ago. sett. ott. nov. dic.

Fig.2 bis

Grafico della valutazione di impatto della specie , riferita ai mesi in cui si è verificato il

danno alle colture agrarie

01020304050607080

1

genn

febb.m ar.apr.

m ag.giu.

lugl.ago.

sett.ott.nov.

dic.

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ASPETTI GESTIONALI:Dai grafici della fig.2, e 2.bis si rilevano, i mesi dell’anno in cui il Cinghiale arreca danni alle colture agrarie. In relazione a ciò, L’obiettivo, prioritario, della gestione del Cinghiale non può che essere il contenimento entro i limiti di tollerabilità dell’impatto che esso esercita sulle attività agricole, Tab. 1.E’ importante ricordare che la densità del cinghiale è da considerarsi incompatibile con le esigenze di tutela delle colture agricole. Va inoltre sottolineato il fatto che altri fattori, oltre alla densità, incidono, sull’entità dei danni prodotti dal Cinghiale . Tra questi, uno dei più importanti è certamente la destrutturazione sociale , spesso dovuta ad uno scorretto prelievo venatorio che determina un eccesso della classe giovanile nelle popolazioni, così come non va sottovalutata l’origine dei Cinghiali, in quanto il rilascio di esemplari allevati ( privi di autonomia alimentare e della naturale selvaticità), si traduce in un aumento dei danni. Inoltre l’impatto sulle colture dipende da ulteriori variabili quali la disponibilità trofica dei boschi (variabile annualmente), la disposizione dei campi e dei boschi, lo sviluppo del bordo forestale, la vicinanza ad aree di rifugio (cespuglieti, cedui) rispetto alle colture, la presenza di frutteti.E’ importante ricordare inoltre che la densità agro-forestale (DAF) rappresenta un valore puramente teorico di riferimento, totalmente indipendente dalla densità effettiva rilevabile sul territorio, ad esempio affermare che la DAF., di un certo comprensorio è zero (0), non significa affatto che in quel comprensorio non siano presenti cinghiali, bensì che la presenza del cinghiale , anche di pochi esemplari , costituisce un rischio eccessivo per le attività agricole e pertanto si dovranno adottare misure atte ad eliminarla, anche attraverso Piani di prelievo.

Tab. 1Percentuale del danno prodotto dalle specie selvatiche allecolture agricole in rapporto all'intera superfice A.S.P. dell’area ParcoCinghiali; 50%;70%Istr.Tasso; 5%;10%altre specie; 10%;25%

Dalla Tabella n. 1, si evince che la specie, che prevalentemente ha danneggiato le colture agrarie è il Cinghiale, da ciò si evince anche che la specie è in forte espansione, esso ha all’inizio colonizzato la bassa e alta collina e poi con l’aumentare della popolazione e, non avendo più a disposizione territorio agro-forestale sufficiente per l’alta densità, à colonizzato anche i comprensori di pianura, comprensori in cui insiste un’agricoltura intensiva procurando ingenti danni all’agricoltura, e in special modo nei periodi estivi-autunnali a colture come il melone, l’uva, mais da insilato e da granella, pomodori, patate e in alcuni periodi dell’anno grano duro.Sebbene il Cinghiale sia, da noi, prevalentemente localizzato, in zone di bassa collina, ciò è il risultato esclusivamente di fattori storici : il Cinghiale, infatti , d’estate vive e prospera fino a quote di 800-900, m.,compiendo, rilevanti spostamenti altitudinali a secondo delle stagioni e delle disponibilità alimentari.In merito alle disponibilità alimentari e, bene ricordare che nei nostri ambienti di macchia il periodo di minima disponibilità è la tarda estate , quando non solo la vegetazione è molto povera, ma il terreno è particolarmente duro ed ostacola il grufolio alla ricerca di radici; difatti così come risulta dal grafico in taleperiodo abbiamo la massima percentuale di danno alle colture agricole.

Indennizzi erogati dall’Ente Parco per danni arrecati dai Cinghiali alle colture tra il 2002 ed il 2007.Anno 2002 € 0Anno 2003 € 0Anno 2004 € 4.000,00Anno 2005 € 6.050,00Anno 2006 € 2.300,00Anno 2007 € 1.500,00

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Richieste risarcimento danni provocati da cinghiali alle colture agricole nel solo anno 2008

NOMINATIVO IMPORTO TIPOLOGIA DI COLTURA COMUNE

Lamonaca Giuseppe € 1.050,00 Viticola MontescagliosoMatera Leonardo € 480,00 Viticola MateraDi Dio Rocco € 1.920,00 Viticola MateraAndrisani Iolanda C. € 1.526,00 Cerealicola-olivicola MateraAndrisani Caterina € 1.526,00 Cerealicola-olivicola MateraAndrisani Antonio € 14.610,00 Cerealicola- Foraggiera MateraFesta Eustachio € 3.093,90 Cerealicola MateraLocantore Giuseppe € 6.237,00 Cerealicola Montescaglioso Strada Guglielmo € 5.078,70 Cerealicola Montescaglioso Strada Monica € 5.524,20 Cerealicola Montescaglioso Lamacchia Pasquale € 24.480,00 Viticola Matera Manicone Annunziata € 3.264,36 Cerealicola Matera Perniola Francesco € 2.732,00 Cerealicola-Foraggiera Matera Perniola Rosaria € 792,00 Cerealicola Matera Di Cuia Pasquale € 8.256,00 Viticola Montescaglioso Ariani Maria € 6.400,00 Viticola Montescaglioso TOTALE € 86.970,16

Totale degli indennizzi erogati per danni alle colture agricole da fauna selvatica anno 2002/2007Anno 2002 € 6.350,00Anno 2003 € 1.500,00Anno 2004 € 7.450,00Anno 2005 € 9.800,00Anno 2006 € 6.050,00Anno 2007 € 3.800,00

In relazione a ciò si deve cercare di ricondurre la presenza del cinghiale entro termini più contenuti, attraverso, piani di prelievo selettivo e altri metodi di contenimento della specie.

PIANO DI CONTROLLO SELETTIVO :Dall’analisi dei dati rilevati dai verbali di sopralluogo per risarcire i danni, che la specie ha arrecato alle colture agricole;dalle immissioni effettuate dagli ATC,(Ambiti territoriali di caccia), di soggetti provenienti da allevamenti che creano sempre problemi di utilizzazione di risorse non spontanee che non sono in grado di procacciarsi, in misura sufficiente il cibo nei boschi e quindi vanno a cercarlo nelle coltivazioni, dal numero di cucciolate e il numero di piccoli per cucciolata e, le percentuali di femmine gravide, esistenti sul territorio .L’Ente Parco si è attivato attraverso il presente piano di prelievo a ridurre la consistenza numerica del suide sul territorio a ciò, è di fondamentale importanza ,attivarsi,a programmare un intervento selettivo per limitarne forti e innaturali presenze sul territorio , ristrutturare le popolazioni dal punto di vista genetico eliminando i soggetti pezzati o bianchi e, per limitare i danni che questo suide procura alle produzioni agricole.

ASPETTI GESTIONALI E PIANO DI PRELIEVO:Ente di Gestione del Parco Archeologico Storico Naturale delle Chiese Rupestri del Materano

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L’obiettivo prioritario che l’Ente Parco si prefigge, della gestione del Cinghiale, non può che essere il contenimento entro i limiti di tollerabilità, dell’impatto che esso esercita sulle attività agricole, sulle altre specie faunistiche e sulla vegetazione. La prima fase di attuazione deve essere tesa, alla definizione di fasce e comprensori, con caratteristiche omogenee dal punto di vista della densità agro-forestale (DAF), identificabile con il limite oltre il quale la densità del Cinghiale è da considerare incompatibile con le esigenze di tutela delle colture agricole. L’Ente Parco, in considerazione di quanto anzi citato e, al fine di contenere la popolazione del cinghiale ad una consistenza accettabile per areali e in via sperimentale per il triennio 2008-2012,intende intervenire sul suide con i seguenti sistemi di contenimento della specie così come previsti dal Regolamento per la gestione della popolazione del cinghiale approvato dall’Ente Parco:

- cattura con trappole autoscattanti (recinti o chiusini di cattura);- abbattimento selettivo

Non si esclude comunque l’abbattimento alla posta negli areali in cui i coltivi sono adiacenti a boschi di macchia , lecci e foreste in genere. La girata è una tecnica che presenta grandi vantaggi, essendo molto efficace e, nel contempo, limita significatamente il disturbo ad altra fauna. Per questo motivo al fine di contenere la specie in un numero accettabile di capi nell’area protetta, magazzino di proliferazione della specie, deve essere visto con estremo favore l’estendersi della caccia di selezione al cinghiale.Il tipo di strategia gestionale è quella della riduzione della popolazione del cinghiale, al fine di ridurre al minimo i danni alle colture agricole e di prevenzione delle stesse, tale strategia di riduzione della specie, offre il miglior rapporto costi/benefici a difesa delle colture agricole.

SCHEMA DEL PRELIEVO SELETTIVO:Il prelievo selettivo sarà formulato in ciascun sito all’interno dell’area Parco sulla base degli schemi generalmente adottati (cfr. Mattioli, 1999):maschi, 50%;femmine, 50%;piccoli e giovani, 75%;sub-adulti, 15%;adulti 10%.Si sottolinea inoltre che un ulteriore aumento della specie sul territorio pone problemi potenziali anche dal punto di vista sanitario, essendo un veicolo della peste suina classica, malattia infettiva di origine virale che può essere trasmessa ai maiali domestici provocando gravissimi danni economici.In relazione a ciò è di vitale importanza l’attuazione del presente piano di prelievo selettivo .

CONTROLLO DELLE DENSITA DI POPOLAZIONE NELL’ AREA PROTETTA:Durante tutto l’anno, ma soprattutto durante la stagione venatoria inoltrata, nelle aree inibite alla caccia si verificano concentrazioni elevate di cinghiali: anche ai sensi della Legge nazionale 157/92, è necessario individuare i cosiddetti metodi ecologici per limitarne forti ed innaturali presenze.Il metodo che fornisce maggiori possibilità di successo è rappresentato dal cosiddetto “chiusino”, piccolo recinto la cui chiusura viene azionata dagli stessi cinghiali che sono attirati all’interno da ripetute offerte alimentari.I chiusini permettono la cattura di interi gruppi familiari e, lo spostamento dei cinghiali catturati senza alcun contatto diretto con gli operatori, azzerando la potenziale pericolosità dei cinghiali, che possono essere così trasferiti in altre zone o abbattuti. Questo tipo di trappola, rende anche possibile la modificazione locale della struttura della popolazione , permettendo il rilascio immediato degli animali adulti e la ritenzione di quelli giovani. Logicamente il numero delle trappole deve essere proporzionale alle dimensioni del territorio e alla densità dei cinghiali.Non si esclude comunque l’abbattimento alla posta, effettuato da personale qualificato quali : Polizia venatoria, C.F.S., selecontrollori iscritti all’albo provinciale e Guardie Venatorie Volontarie in possesso di porto d’armi uso caccia e del tesserino provinciale di selecontrollore.

TIPOLOGIA AMBIENTALE DEI COVI NELLE DIVERSE STAGIONI DELL’ANNO

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Gli esempi riportati nella tabella seguente, si riferiscono alla localizzazione dei covi, di riposo diurno nelle diverse stagioni e, nelle tipologie ambientali considerate. I grafici mostrano come la tipologia “Boschi di latifoglie e Conifere”, è quella maggiormente utilizzata per il riposo in tutte le stagioni dell’anno. I boschi di conifere, in primavera e,in estate offrono agli animali luoghi più freschi, e la possibilità di avere rapide possibilità di fuga. I boschi di latifoglie sono frequentate in preferenza in autunno in relazione alle aumentate disponibilità alimentari. Nel periodo autunno-invernale vengono utilizzate le zone arbustive localizzati in pendii con esposizione sud, e/o est.

Localizzazione dei covi nelle diverse stagioni dell’anno (Tabella 2)

Primavera Estate Autunno InvernoAgr.+ Nat. 8% 7% 7% 4%

Latifoglie 5% 14% 19% 15%

Conifere 59% 44% 28% 32%

Prateria 9% 20% 19% 18%

Veg.evoluz. 17% 14% 20% 31%

Greti Gravine 2% 1% 7% 0%

Dal grafico della Fig.3, si nota come il cinghiale è una specie onnivora in quanto utilizza in natura tutti gli alimenti. Viene considerato un consumatore di I° ordine nella categoria alimentare dell’ecosistema poiché il suo nutrimento è soprattutto di origine vegetale.

Percentuale di frequenza per ogni categoria alimentare in Provincia di Matera

0%

20%

40%

60%

80%

100%

casta

gne

ghian

da

cerea

li

altri f

rutti

p.arbo

ree

gramina

ce

rad.e

fibre

insetti

mammife

ri

rest.a

nimal

altro

Serie1

Fig.3

Nell’area del Parco,in cui sarà effettuato il piano, verrà prelevato il 60% dei capi.

PARTE SECONDA- ALTRE UTILI INFORMAZIONI –PER LA GESTIONE DEL CINGHIALE.Ente di Gestione del Parco Archeologico Storico Naturale delle Chiese Rupestri del Materano

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Ai fini gestionali risultano importanti i dati acquisiti effettuando i rilievi sui capi abbattuti ( peso degli animali,rapporto tra i sessi , età dei soggetti). Per quanto riguarda il riconoscimento delle classi d’età più giovani (soggetti striati e rossi, non ci sono problemi. Maggiori difficoltà invece possono presentare gli animali adulti, in quanto le dimensioni e il peso possono essere variabili per cui si deve ricorrere necessariamente alla valutazione dell’età attraverso i denti.

COME RICONOSCERE L’ETA’ DEL CINGHIALE ATTRAVERSO I DENTI:Denominazione dei denti per la formula dentaria

SONO PRESENTI SU OGNI SEMI-MANDIBOLA:A 6 MESI A UN ANNO A DUE ANNI A TRE ANNI1ì; 2ì; 3ì 1ì;2ì;3l 1l;2l;3l 1l;2l;3l1c 1c 1C 1C1p;2p;3p 1p;2p;3p; 1P;2P;3P; 1P;2P;3P;4P

4P;(4p,tri- lobato) 4P(4Pbi-lobato)spunta M1 M1;inizia a M1;M2;inizia a 1;M2;

spuntare M2 spuntare M3 M3 completato

L’esame della mandibola può fornirci, indicazioni utili per stabilire l’età soprattutto nei soggetti fino a3 anni.

FORMULA DENTARIA DEFINITIVA (44 denti).Semi-arcata superiore 3 incisivi 1 canino 4 premolari 3 molari 11+Semi-arcata inferiore 3 incisivi 1 canino 4 premolari 3 molari 11=

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44 denti

Per valutare l’età fino a tre anni, con approssimazione, accettabile, risulta sufficiente controllare il cambio dei molari e del quarto premolareP1-M1; M2;M3, compariranno solo come denti definitivi .

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Fasi di crescita degli incisivi

A) 4 mesi B) 12 mesi C) 14-17 mesi D) 18-20 mesi E) 2 anniÌ3,ì2;ì1 ì3;ì2;I1 I3;ì2 I1 I3;I2;I1 I3;I2;I1

A) a 4 mesi sono presenti tutti gli incisivi da latte (ì), lunghi e strettiB) a 12 mesi i due paia di incisivi da latte sono affiancati dai 2 più grossi

incisivi definitiviC) dai 14 ai 17,restano ancora gli incisivi mediani da latte. I1,spunta a metà

(e a metà lunghezza di 2). L’arcata degli incisivi presenta una forma irregolare(ad U).

D) dopo i 18 mesi gli incisivi mediani (ì2) sono caduti e vengono sostituiti daipermanenti (I 2). I2 2/3 di I1. Il fronte degli incisivi I1;I2;I3) ,mostra un’arcataacuta.

E) verso i due anni la crescita di tutti gli incisivi è definitiva. I2,pari a I1. Ilfronte degli incisivi mostra un’arcata regolare.

RILEVAZIONE DELL’ETA’ DEL CINGHIALE ATTRAVERSO LA VALUTAZIONE DEL DIAMETRO DEI CANINI.INDICE DI BRANDT .( Rilevazione dell’età dei cinghiali attraverso il diametro dei i canini alla base)Brandt (1965) ha verificato che la lunghezza massima della zanna in un cinghiale di sesso maschile è raggiunta all’eta di 10 anni. Ha pure confermato che le zanne crescono non solo in lunghezza ma anche in larghezza .Ha inoltre stabilito che la zanna di un maschio raggiunge il diametro massimo a 7 anni di vita. Il rapporto (detto indice di BRANDT), tra il diametro del canino alla base e il diametro del canino dove inizia la superficie di sfregamento, serve a stimare l’età di un maschio adulto). ( vedi tab. 1 e 2).

TAB. 1Inferiore 1,80 1 annoda 1,50 a 1,21 da 2 anni a 4 annida 1,20 a 1,05 da 5 a 7 anni1 Intorno agli 8 anni.

TAB 2

DIAMETRO CANINO ALLA BASE = INDICE DI BRANDTDIAMETRO CANINO DOVE INIZIALA SUPERFICIE DI SFRECAMENTO

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CONCLUSIONI:Per concludere: l’esame della dentatura, anche se della sola mascella inferiore, può fornirci indicazioni utili a stabilire l’età, soprattutto dei soggetti fino all’età di tre anni. Generalmente la lunghezza massima dei canini viene raggiunta intorno agli 8-10 anni, ma la lunghezza delle zanne non rispecchia esattamente l’età, ( ad esempio 15, cm. a 2 anni, oppure cm., 20 a 6 anni, ecc) perché le dimensioni variano anche tra coetanei. Tra i metodi più attendibili per stimare l’età di un maschio adulto dall’esame delle zanne , c’è quello proposto da BRANDT, nel 1965 e molto seguito in Germania.

Bibliografia • Genov P. Massei G.,2000 “ IL CINGHIALE”, Calderini Edagricole • Nobile F., 1989 , “ Il Cinghiale vita e abitudini” Vallechi ed. • Ponti F., 2001 , “ Il Patrimonio Cinghiale “ Carlo Lorenzini Editore • Capaccioli A.,1997,Gestiamo gli ATC., “IL CINGHIALE”. • De Bernardi P.,Perrone A.,Sadibussi R,sd.,”Valutazione dell’età del Cinghiale” • G.Riviello,foto, M. Novelli e A. Martini.

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DEFINIZIONE DEI SISTEMI DI CACCIA COLLETTIVA ( secondo L’INFS. è la seguente):

BATTUTASi definisce battuta il metodo di caccia per il quale i cinghiali vengono forzati verso le poste da un fronte mobile costituito da soli battitori, prescindendo quindi dall’uso dei cani.GIRATANel caso della girata i cinghiali sono forzati verso le poste da un unico cane detto “limiere”, condotto da uno o al massimo da due persone. In genere la girata presuppone l’adozione di un numero limitato di poste, da 3, a 6, collocate nei punti di passaggio degli animali.BRACCATASi definisce braccata, la caccia collettiva in cui i cinghiali vengono spinti verso le poste da una muta di cani seguiti da un numero più o meno elevato di conduttori.In tutt’Italia la forma di caccia collettiva utilizzata è la braccata, spesso con l’uso di mute miste di cani di razze varie assolutamente prive di specializzazione che tendono ad arrecare disturbo alle zoocenosi.Anche se nella nostra Regione e in generale in tutt’Italia la caccia viene effettuata in braccata, sarebbe opportuno che, come era tradizione nelle migliori riserve della maremma , si cominciassero a risparmiare gli animali adulti che passano alle poste: i maschi in quanto animali maggiormente selezionati e, le femmine perché possibili capo-branco.Tecnicamente la soluzione non è molto facile, ( in pochi secondi è sicuramente difficile stimare le dimensioni e l’età di un animale lanciato in corsa), ma sarebbe opportuno iniziare a conoscere e a modificare la qualità degli abbattimenti.Chiaramente non è possibile,l’immediata modifica, dei sistemi di caccia, diventati quasi tradizionali.Mentre è auspicabile che, col tempo, si abbia un’inversione di tendenza che porta al prevalere della caccia in “Girata”, con l’utilizzazione di un numero limitato di cani, sempre meglio addestrati e selezionati, per inseguire soltanto i cinghiali, così da diminuire l’impatto della caccia al cinghiale sulle zoocenosi e sulla fruizione umana dell’ambiente.Inoltre l’utilizzazione della caccia di selezione, per portare a compimento abbattimenti più mirati, dovrebbe essere presa in considerazione almeno come sistema complementare, un periodo non coincidente con la caccia in “battuta”.

PRINCIPALI PATOLOGIE DEL CINGHIALEAl fine di migliorare la conoscenza sulla specie ,si illustrano anche, le principali patologie di origine virale, batterica, e parassitaria del cinghiale.

MALATTIE VIRALI:Peste suina, Afta, rabbia, malattia di Teschen, Gastro-enterite trasmissibile

MALATTIE BATTERICHE:Tubercolosi, Brucellosi, Carbonchio ematico, Pastorellosi ,Salmonellosi, mal rossino, Leptospirosi, Pseudotubercolosi.

MALATTIE DA PROTOZOI:Coccidiosi,toxoplasmosi, sarcosporidiosi.

MALATTIE DA TREMATODI:Fascidiosi, diserocelliosi, agamodistimosi.

MALATTIE DA NEMATODI:Ascaridiosi, Spiraroidei, Globocefalosi, Metastrogilliosi, Trichinosi, Trichinollosi, Acantocefalosi,

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MALATTIA DA CESTODI:Tenia hytatigena, T. solium, echinococcosi.

MALATTIA DA ARTROPODI:Pediculosi, zecche, rogna.

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