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AGRINNOVA S.A.S.
Relazione tecnica Dott. Agr. Matteo Paladini
Pagina 1 di 34 Rev. 1 del 13/08/2013
REGIONE FRIULI VENEZIA GIULIA
Provincia di PORDENONE
COMUNE DI SPILIMBERGO
Committente: Società agricola Pordenonese s.r.l.
Il tecnico: dott. agr. Matteo Paladini
Piano di Attuazione Comunale (PAC)
per la realizzazione di un
allevamento avicolo per la
produzione di uova da cova
-Relazione tecnica-
AGRINNOVA S.A.S.
Relazione tecnica Dott. Agr. Matteo Paladini
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Sommario
1 Riferimenti normativi................................................................................................................... 4
1.1 Breve descrizione delle caratteristiche dell’Azienda .................................................... 4
1.2 Riferimenti normativi ........................................................................................................... 4
1.3 Inapplicabilità dell’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) e dello screening
ambientale ..................................................................................................................................... 5
1.3.1 Determinazione della superficie calpestabile ......................................................... 5
1.3.2 Determinazione della superficie per singolo capo allevabile .............................. 6
1.3.3 Determinazione del numero di capi massimo allevabile ...................................... 7
1.3.4 Considerazione su AIA e screening ambientale ..................................................... 8
1.3.5 Considerazioni sul numero capi allevati .................................................................. 8
1.4 Destinazione della zona secondo il Piano Regolatore Comunale Generale ............ 8
2 Descrizione dell’azienda ......................................................................................................... 10
3 Descrizione dell’allevamento ................................................................................................. 10
3.1 Strutture dell’allevamento avicolo ................................................................................. 10
3.2 Ciclo produttivo ................................................................................................................ 12
3.3 Materie prime, accessorie ed ausiliarie ......................................................................... 12
3.3.1 Alimentazione ............................................................................................................ 12
3.3.2 Acqua ......................................................................................................................... 12
3.3.3 Energia elettrica......................................................................................................... 13
3.3.4 Materie ausiliarie ........................................................................................................ 13
4 Emissioni in atmosfera, in acqua e suolo .............................................................................. 13
4.1 Emissioni in atmosfera ....................................................................................................... 13
4.1.1 Sistema di stabulazione dei riproduttori ................................................................. 13
4.1.2 Emissioni di ammoniaca ........................................................................................... 22
4.1.3 Emissioni di metano ................................................................................................... 22
4.1.4 Protossido .................................................................................................................... 23
4.1.5 Polveri .......................................................................................................................... 23
4.2 Descrizione delle emissioni diffuse in atmosfera ........................................................... 23
4.3 Regime dei venti ............................................................................................................... 24
4.3.1 Descrizione dei venti ................................................................................................. 24
4.4 Emissioni sonore ................................................................................................................. 26
4.5 Emissioni in acqua ............................................................................................................. 26
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4.5.1 BAT per la riduzione dei consumi di acqua ........................................................... 27
4.6 Emissioni sul suolo (effluenti di allevamento) ................................................................ 27
4.6.1 Quantificazione della produzione .......................................................................... 27
4.6.2 Modalità di gestione degli effluenti ........................................................................ 27
4.6.3 BAT per la riduzione delle emissioni dallo spandimento agronomico ............... 27
4.6.4 Analisi distribuzione degli effluenti da allevamento ............................................. 28
4.7 Altri materiali ...................................................................................................................... 30
4.8 Conclusioni ........................................................................................................................ 31
5 Impatto sulle infrastrutture ....................................................................................................... 31
5.1 Trasporto dei riproduttori e trasporto degli animali giunti a fine carriera ................. 31
5.2 Trasporto del mangime .................................................................................................... 32
5.3 Trasporto delle uova ......................................................................................................... 33
5.4 Trasporto degli effluenti .................................................................................................... 33
5.5 Considerazioni sul traffico indotto dall’allevamento avicolo e conclusioni ............ 34
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1 Riferimenti normativi
1.1 Breve descrizione delle caratteristiche dell’Azienda
La Società Agricola Pordenonese S.r.l. gestisce circa 25 ettari e vuole introdurre all’interno
della sua attività un allevamento avicolo per la produzione di uova da cova. Lo
stabilimento troverà luogo a Spilimbergo in Via dei Prati come riportato figura1. Il ciclo di
allevamento è della durata di circa 12 mesi fra allevamento e pulizia, il numero dei capi
mediamente allevati è pari a 25.467 fra maschi e femmine.
Figura 1. Ubicazione dell'allevamento avicolo
1.2 Riferimenti normativi
L’introduzione di un allevamento avicolo di queste caratteristiche soggiace
all’approvazione e all’autorizzazione del Piano Attuativo Comunale (PAC) che trova
applicazione nell’ambito dell’articolo 29 delle Norme di Attuazione del PRGC del Comune
di Spilimbergo.
Ai sensi dell’articolo 6 del d.lgs. 152/06 dove si sottolinea le modalità di valutazione dei
piani a seconda della loro incidenza sul territorio al comma 2 del citato articolo l’atto
normativo recita:
“Fatto salvo quanto disposto al comma 3, viene effettuata una valutazione per tutti i piani e i
programmi:
a) che sono elaborati per la valutazione e gestione della qualità dell'aria ambiente, per i settori
agricolo, forestale, della pesca, energetico, industriale, dei trasporti, della gestione dei rifiuti e delle
acque, delle telecomunicazioni, turistico, della pianificazione territoriale o della destinazione dei suoli, e
che definiscono il quadro di riferimento per l'approvazione, l'autorizzazione, l'area di localizzazione o
comunque la realizzazione dei progetti elencati negli allegati II, III e IV del presente decreto;
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b) per i quali, in considerazione dei possibili impatti sulle finalità di conservazione dei siti
designati come zone di protezione speciale per la conservazione degli uccelli selvatici e quelli classificati
come siti di importanza comunitaria per la protezione degli habitat naturali e della flora e della fauna
selvatica, si ritiene necessaria una valutazione d'incidenza ai sensi dell'articolo 5 del D.P.R. 8 settembre
1997, n. 357, e successive modificazioni.”
Nello specifico quindi vengono considerati gli impianti per l'allevamento intensivo di
animali il cui numero complessivo di capi sia maggiore di quello derivante dal seguente
rapporto: 40 quintali di peso vivo di animali per ettaro di terreno funzionalmente asservito
all'allevamento(allegato IV).
Proseguendo nella lettura della Norma, inoltre, al comma 3 del citato articolo la Legge
recita: “ Per i piani e i programmi di cui al comma 2 che determinano l'uso di piccole aree a livello locale
e per le modifiche minori dei piani e dei programmi di cui al comma 2, la valutazione ambientale è
necessaria qualora l'autorità competente valuti che producano impatti significativi sull'ambiente,
secondo le disposizioni di cui all'articolo 12”. A tal proposito si rimanda alla apposita relazione:
“Verifica di assoggettabilità a Valutazione Ambientale Strategica di un allevamento
avicolo per la produzione di uova da cova -Rapporto ambientale-“
Infine vista la particolare ubicazione dell’insediamento produttivo è necessario procedere
con l’apposita Autorizzazione Paesaggistica in ottemperanza al codice dei beni colturali
e del paesaggio (Dlgs 42/2004).
1.3 Inapplicabilità dell’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) e dello screening
ambientale
In questa sezione riferita agli aspetti normativi appare importante ricordare
l’inapplicabilità dell’autorizzazione integrata ambientale e dello screening ambientale.
Per quanto concerne l’AIA, il D.lgs 152/06 (Testo unico dell’ambiente) assoggetta a tale
procedura gli impianti per l’allevamento intensivo di pollame con più di 40.000 posti
pollame; mentre per quanto riguarda lo screening ambientale è necessario fare
riferimento alla LR 43/1990 Ordinamento nella Regione FVG della Valutazione di impatto
ambientale dove all’art. 9 bis (con riferimento all’art. 5 comma 1) viene richiesta tale
procedura solo quando si superino i 40 q.li di peso vivo/ha.
Per la determinazione del numero di posti potenziali si fa riferimento a quanto proposto
con il DM 29/01/2007. Nel concreto sempre il DM in parola propone come metodo di
determinazione del numero potenziale massimo di capi nel caso di animali liberi di
muoversi la superfici utile di allevamento (allegato K del DM), mentre per la superficie da
destinare ad ogni singolo capo (o SUS superficie utile di stabulazione) propone di fare
riferimento ai parametri indicati dalla normativa sul benessere degli animali.
1.3.1 Determinazione della superficie calpestabile
Per quanto concerne la struttura dei 2 capannoni, questi, presentano una superficie
interna ai capannoni pari a 1.638 m2 ottenuta dal prodotto della lunghezza per larghezza
dei singoli capannoni ai quali comunque va eliminata l’area adibita ai nidi pari a 163,35
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m2 (1,35 m di larghezza x 121 m di lunghezza) ciascuno per un totale di superficie utile di
allevamento (SUA) pari a 1.474,65 m2 per ciascun capannone e per un totale di poco
inferiore a 3.000 m2 per l’intero allevamento (Tabella 1).
Numero capannoni SUA singolo
capannone
Totale superficie
utile
2 1.474,65 2.949,30
Tabella 1. Superficie utile dei due capannoni
1.3.2 Determinazione della superficie per singolo capo allevabile
Per quanto riguarda il numero di capi allevabili, a norma di legge, non è possibile
determinare una superficie minima; infatti facendo riferimento al D.lgs 267/03 “Attuazione
delle direttive 1999/74/CE e 2002/4/CE, per la protezione delle galline ovaiole e la
registrazione dei relativi stabilimenti di allevamento" art. 1 comma 3 recita che “Il presente
decreto non si applica agli stabilimenti con meno di 350 galline ovaiole e a quelli di
allevamento di galline ovaiole riproduttrici, nei confronti dei quali trovano comunque
applicazione le prescrizioni di cui al decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 146”.
Appare importante sottolineare che la ricerca di eventuali altri atti normativi provenienti
da altre fonti (Comunità Europea e Regioni), come pure la ricerca di pubblicazioni di
carattere tecnico-scientifiche sull’argomento non hanno dato alcun frutto. Tale risultato
comunque non è inusuale trattandosi di una realtà estremamente marginale quale quella
dell’allevamento di riproduttori.
Ciò premesso, immaginando di equiparare l’allevamento in oggetto ad un allevamento
di galline ovaiole e adottando, quindi, quanto previsto dal D.lgs 267/03 per il benessere
delle galline ovaiole allevate con sistema alternativo a terra, è possibile registrare un
valore di 9 capi/m2 (allegato B comma 1 punto c). Determinazione del peso vivo medio
dei capi allevati e mortalità dei capi.
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Per la determinazione del peso vivo medio dei riproduttori si è preso a disamina i principali
ibridi di animali allevati, ricavando per ciascuna tipologia di animale il peso vivo medio
(Tabella 2).
Kg/capo
Prodotti Inizio ciclo Fine ciclo Media(xm)
Cobb 500 2,9 3,95 3,425
Cobb 700 2,7 3,9 3,300
Cobb avian 48 2,99 4,06 3,525
Ross 308 2,975 4,18 3,578
Ross 708 2,69 3,925 3,308
Ross PM 2,305 3,324 2,815
Arbor acres plus 2,96 3,905 3,433
Indian River 2,97 4,19 3,580
Hubard classic 2,25 3,9 3,075
Hubbard jv 1,825 3,035 2,430
Hubbard flex 2,25 3,9 3,075
Hubbard F15 1,925 3,125 2,525
Hubbard H 11 2,25 3,9 3,075
Marshall My 2,225 3,68 2,953
Marshall UC 2,225 3,68 2,953
Marshall R plus 2,025 3,6 2,813
Totale media (xm) 3,116
Dev. Standard () ±0,358
Max 3,580
Min 2,43
Tabella 2. Peso vivo medio
Cautelativamente si è ritenuto congruo utilizzare per come peso vivo medio
rappresentativo 3,5 kg/capo ( pari a xm+ = 3,474 kg 3,5 kg/capo).
All’interno di questi allevamenti, inoltre, è necessario considerare una percentuale di
mortalità dei capi che può essere stimata intorno al 3,5%. A causa della particolarità
dell’allevamento non è possibile rimpiazzare i morti durante il ciclo di allevamento, quindi
si deve procedere all’aumento dei capi iniziali per garantire una media di capi all’interno
pari al valore massimo durante il ciclo.
1.3.3 Determinazione del numero di capi massimo allevabile
Per quanto sopra ricordato il numero massimi di capi durante il ciclo risulta pari a poco
meno di 26.550 capi (Tabella 3).
Totale superficie utile n° /capi mq n° capi allevabili
2.949,30 9 26.544
Tabella 3. Numero massimo di capi allevabili e numero massimo di capi accasabili
tenendo conto della mortalità
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1.3.4 Considerazione su AIA e screening ambientale
Per quanto visto sopra dal rapporto fra la SUA e quanto richiesto dalle norme per il
benessere animale, il numero potenziale massimo dei capi allevabili è pari a 26.544 capi,
valore questo, decisamente inferiore ai 40.000 capi necessari per iniziare la procedura di
A.I.A (Tabella 4)
Tabella 4. Limite al disopra del quale è necessario
eseguire l'AIA
Come visto precedentemente per l’AIA, anche per lo screening, il numero di capi allevati
presenta un peso vivo ettaro inferiore ai 40 q.li/ha e quindi non rende necessario iniziare
alcuna procedura di screening (Tabella 5).
n° capi
allevati
kg/
capo kg/tot q.li ha q.li/ha
Limite di
Legge q.li/ha
26.544 3,5 92.903 929,04 24,92 37,28 40
Tabella 5. Limite al disopra del quale è necessario eseguire lo screening ambientale
1.3.5 Considerazioni sul numero capi allevati
Il numero di capi che si intende allevare è pari a 25.467. La scelta di tale numero deriva
dalla necessità di assecondare le esigenze etologiche degli animali.
In allevamenti di questo genere, come ricordato pocanzi, non è possibile rimpiazzare i
morti durante il ciclo produttivo quindi nell’ipotesi di voler tener conto del tasso di
mortalità (3,5%) e che il numero di capi che si vuole portare a fine ciclo sia di 25.467 risulta
necessario caricare 25.467 capi x 1,035= 26.467capi all’inizio del ciclo; anche in questa
ipotesi è possibile osservare che non si supera il numero massimi di capi.
1.4 Destinazione della zona secondo il Piano Regolatore Comunale Generale
Il territorio su cui insisterà l’allevamento avicolo è attualmente destinato allo svolgimento
dell’attività agricola (Zona E6) comprese la costruzione degli edifici residenziali per la
conduzione del fondo, manufatti accessori all’attività agricola (come stalle, annessi
rustici, ricovero attrezzi e macchinari) e allevamenti industriali come per il caso in esame
(art. 29 del PRGC) (figura 2)
Si ricorda che vengono definiti allevamenti zootecnici a carattere industriale quegli
allevamenti che presentano un numero di capi avicoli superiore a 5.000 unità. (art. 47 del
PRGC); e sempre il PRGC indica in 50 m la distanza minima fra il nuovo allevamento
industriale e gli edifici residenziali presenti (figura 3).
n° capi allevati Limite ai Sensi del Dlg. 152/06: n°
capi
26.544 40.000
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Figura 2. Ubicazione dell'allevamento avicolo nel PRGC
Figura 3. Distanze dai più vicini edifici. Tratto dalla Carta Tecnica Regionale
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Appare importante sottolineare, infine, che la realizzazione di un allevamento di tipo
industriale si attua attraverso il PRGC di iniziativa privata (adesso PAC di iniziatica privata).
Nel caso in esame, la porzione di territorio che farà da sedime alla costruzione è
sottoposta a vincolo paesaggistico per la presenza della “Roggia Spilimbergo” e come
tale dovrà ricevere il nulla osta da parte degli Organi competenti (figura 2).
2 Descrizione dell’azienda
L’azienda è a indirizzo cerealicolo, dispone di circa 25 ha. Attualmente tutte le operazioni
colturali vengono eseguite da terzisti (tabella 6).
Intenzione della ditta è quella di diversificare la produzione agricola introducendo
nell’azienda un allevamento di galline riproduttrici, composto da 2 capannoni identici più
dei locali accessori che insistono sui mappali così identificati: Comune di Spilimbergo,
Foglio 53, particelle 39; 40; 41; 42; 45; 298; 300; 303 e 304 per una superficie di circa 1 ha.
Tabella 6. Uso del suolo
3 Descrizione dell’allevamento
3.1 Strutture dell’allevamento avicolo
L’allevamento avicolo è costituito da 2 capannoni tutti delle medesime dimensioni, così
composti:
3.1.1.1 Capannoni avicoli
Fondazioni continue in c.a. della sezione di cm 30 circa
Pavimento in calcestruzzo dello spessore medio di 12 cm
Struttura portante orizzontale e verticale costituita in travi di acciaio zincato
Tamponamenti laterali costituiti da zoccolo laterale in cemento armato, pannelli
isolanti tipo “sandwich” e appositi ingressi di aria.
Copertura a doppia falda, con pendenza di circa 20%, manto di copertura e
soffitto costituito da pannelli isolanti tipo sandwich.
Porte e portoni in pannelli isolanti tipo sandwich.
Silos esterni per deposito alimenti da 10 a 20 t.
Ogni fabbricato presenta dimensioni di 126x13 m circa, con una superficie calpestabile di
circa 1.638 m2.
L’allevamento è caratterizzato dalla presenza di nidi per la deposizione, da una zona
pavimentata in grigliato denominata posatoio e da una porzione di lettiera.
Utilizzo del suolo ha
Bosco 1,09
Seminativo 23,21
Tare 0,62
Sup. Totale 24,92
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Il nido è il luogo in cui le riproduttrici vanno a deporre le uova che tramite un sistema di
nastri arrivano al deposito dove rimangono in attesa di essere caricate su automezzo per
partire verso gli stabilimenti di incubazione.
Il posatoio ha funzione preminente di permettere alle galline di raggiungere facilmente i
nidi dove deporre le uova; durante questo tragitto gli animali si puliscono le zampe
mantenendo così puliti i nidi e di conseguenza anche le uova deposte.
La lettiera permette agli animali di soddisfare le loro esigenze etologiche permettendogli
di razzolare e di riprodursi.
3.1.1.2 Locale conservazione uova
Presso l’azienda è presente un locale con caratteristiche costruttive simili a quelle dei
capannoni avicoli dentro il quale si procede alla conservazione delle uova in condizioni di
temperatura e umidità controllate.
Il manufatto è predisposto per accogliere le uova provenienti dai capannoni; le uova
arrivate all’interno del locale vengono posizionate all’interno di appositi carrelli che
vengono stivati nelle celle a temperatura e umidità controllata (15-18° C e 50-80% Umidità
relativa), in attesa di essere caricate su appositi automezzi e trasportati presso il centro di
incubazione.
3.1.1.3 Locale di servizio
Nel sito è presente un immobile che versa in precarie condizioni che verrà ristrutturato e
adibito quale locale di servizio con zona ufficio, e zona adibita all’ingresso e all’uscita del
personale dall’allevamento nel rispetto delle norme igieniche per l’accesso ai capannoni
(le così dette “zona sporca e zona pulita”).
3.1.1.4 Attrezzature interne
Mangiatoie dedicate alle galline e mangiatoie destinate all’alimentazione dei galli
Linea abbeveratoi
Illuminazione con lampade a risparmio energetico
Ventilatori elicoidali della potenza di circa 1,2 kW per il mantenimento delle
corrette condizioni di comfort degli animali
Appositi ingressi di aria
3.1.1.5 Reparto tecnologico:
Quadro elettrico per gestione dei parametri ambientali (sonde, ventilazione,
aperture)
Frigo congelatore per la conservazione delle carcasse
Impianto nastro trasportatore per la raccolta delle uova
Quadro elettrico per la gestione dell’alimentazione, dell’abbeveraggio e
dell’illuminazione
Celle per la conservazione delle uova.
Sistema di trasporto delle uova con nastri trasportatori.
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3.2 Ciclo produttivo
L’allevamento avicolo per la produzione di uova fecondate ha una consistenza di 25.467
capi accasati all’interno di 2 capannoni identici.
Gli animali vengono portati all’interno dei capannoni (operazione definita accasamento)
a 21-24 settimane di età. Nell’arco di qualche settimana inizia la deposizione delle uova
che si conclude dopo circa 10 mesi dal loro accasamento, orientativamente intorno alla
65a settimana di vita. Durante il ciclo produttivo ogni singola gallina, dell’attuale genetica,
produce circa 160 uova che, tramite i nastri trasportatori, vengono allontanate il più
velocemente possibile dai nidi e convogliate verso il locale di conservazione delle uova.
Alla fine del ciclo produttivo si procede all’allontanamento degli animali che verranno
destinati alla macellazione.
I capannoni ormai vuoti verranno sottoposti ad accurate procedure di pulizia e
disinfezione dei locali per prepararli ad accogliere un nuovo ciclo produttivo.
Le operazioni di pulizia iniziano con il sollevamento delle attrezzature interne in modo da
permettere l’ingresso dei mezzi meccanici che procederanno all’asportazione della
pollina dai capannoni seguita dalla pulizia del pavimento e al conseguente lavaggio
delle superfici. Alla fine delle operazioni si riposizionano le attrezzature per il nuovo
accasamento degli animali.
3.3 Materie prime, accessorie ed ausiliarie
3.3.1 Alimentazione
L’alimentazione viene somministrata sotto forma di alimenti zootecnici forniti direttamente
da aziende specializzate. Il nutrimento è formulato per sostenere, oltre all’accrescimento
degli animali anche l’ovodeposizione. L’alimentazione delle femmine viene eseguita per
fasi di crescita distinguendo fra il primo periodo e il secondo periodo di crescita
(orientativamente di 140 giorni il primo e 160 giorni il secondo). I maschi ricevono un
alimento diverso rispetto alle riproduttrici e l’alimentazione è formulata al fine di
mantenere alto il livello di fertilità degli animali (Tabella 7).
La scelta degli alimenti zootecnici provenienti da ditte specializzate viene privilegiata
grazie alla possibilità di integrare le formulazioni di base con aggiunte di amminoacidi e
fosforo inorganico altamente digeribile, garantendo alla stesso tempo la perfetta
miscelazione della massa.
n° capi Kg medio/ anno/
capo t/ Totale
25.467 45 1.146
Tabella 7. Quantità di mangime utilizzato dagli animali
3.3.2 Acqua
L’acqua gioca un ruolo fondamentale nell’allevamento avicolo per l’abbeverata degli
animali. Oltre a questa importante funzione, l’acqua viene utilizzata per il raffrescamento
dei capannoni durante il periodo estivo (cooling) e per la pulizia dei locali.
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Le esigenze idriche saranno sopperite: in parte dall’acquedotto per l’abbeverata e in
parte dal canale di irrigazione per il raffrescamento dei capannoni durante il periodo
estivo.
Il consumo idrico complessivo stimato è di circa 4.000 metri cubi all’anno (Tabella 8), ma
appare importante sottolineare che intenzione dell’azienda è quella di mettere in atto
tutte le azioni a sua disposizione per ottimizzare i consumi idrici.
n° capi m3H2O/ capo/ciclo m3H2O
25.467 0,157 3.998
Tabella 8. Quantità di acqua utilizzata dagli animali
3.3.3 Energia elettrica
Come ricordato per i consumi idrici anche per i consumi elettrici, l’azienda privilegerà
l’utilizzo di tecnologie tese alla riduzione dei consumi elettrici al duplice fine di ridurre
l’impatto sull’ambiente e di abbassare un’importante voce di spesa.
3.3.4 Materie ausiliarie
Trattasi principalmente di materiali quali trucioli, disinfettanti e imballi per le uova:
materiale necessario per il normale funzionamento dell’impianto avicolo.
4 Emissioni in atmosfera, in acqua e suolo
4.1 Emissioni in atmosfera
I fattori di emissione in atmosfera si riferiscono ai seguenti elementi:
NH3
CH4
N2O
Polveri
4.1.1 Sistema di stabulazione dei riproduttori
Il sistema di stabulazione adottato va sicuramente incontro a quelle che sono gli attuali
indirizzi del benessere animale permettendo agli avicoli di muoversi all’interno dei
capannoni. Il sistema di stabulazione è annoverabile quale sistema alternativo a terra.
Appare necessario premettere in questa sede quello che riporta per il settore avicolo
IPCC 6.6 al capitolo D: “Il settore (avicolo) è altamente specializzato, se si considera che
ogni allevamento è dedicato esclusivamente ad una specifica fase, che procede con il
sistema “tutto pieno tutto vuoto” pertanto l’allevamento dedicato ai riproduttori alleva
esclusivamente questa categoria e non alleva soggetti da carne e così per tutte per tutte
le diverse specie”. Continuando nella lettura delle IPCC 6.6 è possibile rilevare che non
esiste una BAT specifica per gli dei riproduttori, questo naturalmente appare evidente
vista la marginalità della tipologia di allevamento.
Il sistema di stabulazione adottato è simile alla tecnica descritta nel BREF (BAT Reference
document) approvato dalla Commissione Europea come ‘Sistema a terra con lettiera
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profonda e pavimento perforato per l’aerazione forzata della pollina nella fossa sotto al
fessurato’ (n. rif. 4.2.3) (Figura 4 :immagini di una fossa profonda con la ventilazione
forzata fatta da tubi MTD n. rif. 4.2.2).
Figura 4. Sistema con ventilazione forzata della pollina attuata in questo caso con i tubi. Da: Ammonia: the case of
Netherlands
Il sistema n. 4.2.3 è classificata come MTD (Migliore Tecnica Disponibile) sia per i nuovi
impianti che per gli esistenti. Essa prevede la presenza di due corsie laterali dotate di
lettiera e di due strutture sopraelevate, inclinate e fessurate su cui sono posizionati i
posatoi. I nidi sono collocati lungo l’asse longitudinale del capannone, fra i due posatoi.
Al di sotto dei fessurati la pollina cade su un pavimento perforato, realizzato ad un’altezza
di 10 cm circa dal pavimento, che consente all’aria insufflata dal di sotto di ventilare e
disidratare la pollina. Questo sistema permette di ottenere una riduzione delle emissioni di
ammoniaca del 65% rispetto al riferimento (lettiera profonda e fessurato su fossa di
raccolta della pollina tal quale).
La soluzione scelta dal proponente differisce leggermente da quella appena descritta e
menzionata nel BREF, infatti la superficie al di sotto dei posatoi sarà ricoperta da un manto
di truciolo in modo da assorbire la pollina ed evitare l’innesco di fermentazioni. L’umidità
in eccesso, inoltre, sarà asportata dal flusso d’aria generato dal sistema di ventilazione
forzata. Per favorire il passaggio dell’aria anche nello spazio al di sotto dei fessurati, le
pareti laterali delle strutture di sostegno saranno completamente fessurate (al contrario
del sistema 4.2.3 dove la parte fessurata era il fondo. Figura 5).
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Figura 5. In alto: particolare del posatoio e delle pareti completamente fessurate (con tipologie a seconda
della ditta produttrice). In basso intero dell’allevamento; pollina completamente asciutta a fine ciclo.
Si ritiene che la tecnica scelta dal proponente possa essere equiparata, anche per il
livello di riduzione delle emissioni in atmosfera rispetto al sistema di riferimento, alla
soluzione più sopra descritta e annoverata fra la MTD. Infatti è possibile osservare come
nella MTD 4.2.3. sia presente una fossa (come quella riportata nel sistema di riferimento
4.2.1), alla cui base viene posto un fessurato realizzato a circa 10 cm dal pavimento da
cui viene insufflata l’aria. Nel caso in esame, invece, sono le pareti ad essere deputate
per lo scambio dell’aria; per tali motivi questi elementi verticali sono fessurati in diverso
modo (ogni ditta ha il suo sistema di fessurazione) per agevolarne lo scambio rendendo
così non più necessario insufflare l’aria dal fondo, e raggiungendo al tempo stesso
l’adeguata asciugatura della pollina e un risparmio energetico utilizzando solo i ventilatori
a estrazione e le aperture sulle pareti per il ricambio dell’aria. Il vuoto parziale creato
durante la ventilazione consente di avere molto più controllo sul flusso dell’aria e
condizioni interne più uniformi, che nel concreto significa minimizzare i punti caldi o freddi
e le zone con aria stagnante.
In questo ambito appare importante sottolineare il funzionamento dell’impianto di
ventilazione durante il periodo invernale ed estivo.
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4.1.1.1 Ventilazione invernale
L’entrata dell’aria è costituita, nel periodo invernale da appositi ingressi, costruiti
normalmente in materiale plastico, montati a circa 2,5 - 3 metri dal pavimento, che
hanno la funzione di indirizzare l’aria fredda esterna verso il punto interno più alto del
capannone; si recupera così il calore che risiede naturalmente nella parte interna più
alta, evitando che l’aria fredda scenda e vada a contatto con gli animali.
L'aria fredda, entrando e muovendosi in prossimità del soffitto del capannone viene
riscaldata in modo importante dal calore accumulato naturalmente per convezione,
quindi aumenta la sua temperatura e di conseguenza si abbassa l'umidità relativa. In
questo modo l'aria ha la capacità di assorbire l'umidità presente nella pollina e di portarla
all'esterno del capannone con i ventilatori di estrazione.
Il sistema si può paragonare ad una spugna che viene strizzata (aria esterna che si
riscalda all'interno del capannone) e poi immersa in un secchio d'acqua (aria esterna
riscaldata che va a contatto con la pollina); la spugna assorbe acqua dal secchio e
continuando in questo modo ne estrae completamente l'acqua contenuta.
Si considera, come esempio, una giornata di pioggia invernale con temperatura esterna
di + 5 °C e umidità relativa RH pari a100 %, quindi una condizione molto difficile per
asciugare la pollina.
Consideriamo un volume di aria di riferimento di 100 metri cubi che entra nel capannone;
come riportato nella tabella seguente, l'aria man mano che si scalda incrementa la sua
capacità di assorbire umidità (espressa in ml di acqua) dalla pollina contenuta nel
capannone.
Temperatura ° C Umidità relativa RH % Quantità di acqua
ml 5 100% 600
15 50% 1200
25 25% 2400
35 12,5% 4800
Se i 100 metri cubi di aria esterna, entrando nel capannone a + 5 °C e RH 100 %, vengono
scaldati a + 25 °C con RH del 25 %, la loro capacità di assorbire umidità è di 2400 – 600 =
1800 ml di acqua, che viene asportata dalla pollina presente nel capannone.
La capacità di assorbire l'umidità viene quindi triplicata. Nelle immagini seguenti si riporta
la sezione del capannone ed una termografia, raffiguranti quanto visto
precedentemente.
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Figura 6. Capannone avicolo sezione e termografia
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Considerando che secondo le IPPC 6.6 per evitare problemi di fermentazioni le deiezioni
avicole devono raggiungere un tenore in s.s. del 60% (capitolo E IPPC 6.6), è possibile
stimare la quantità di acqua che deve essere asportata dal sistema di ventilazione, nel
periodo invernale quando la ventilazione è minima.
4.1.1.1.1 Bilancio di massa dell’acqua all’interno del singolo capannone avicolo
Considerando che la quantità di acqua immessa per ogni ciclo di allevamento è pari a:
a) 3.988 m3 per l’abbeveramento degli animali, la pulizia e la climatizzazione,
b) che gli alimenti zootecnici per ogni ciclo sono pari a 1.719 t e assumendo un tenore
in s.s. del 40% la quantità di acqua è pari a 1.031 m3;
durante l’intero ciclo di allevamento vengono impiegati 7.031 m3 di acqua.
Valutando la durata di un ciclo in 10 mesi ovvero a 7.200 h (10 mesi x 30 giorni x 24 h=7.200
h) e di capi sapendo il numero presenti per singolo capannone è possibile stimare la
quantità media oraria di acqua (espressa come kg H2O/h) che viene prodotta all’interno
del capannone per ogni singolo ciclo sotto forma di feci e acqua persa durante la
respirazione (tabella 9Tabella 9).
capi H2O liquida
m3
ciclo prod in
ore
m3 H2O /h/
capo
N° capi/
capannone
kg di H2O
capannone/h
Acqua da abbeverata 25.466 3.988 7.200 0,02181501 12.733 277,778
Acqua da alimentazione 25.466 687,6 7.200 0,00375 12.733 47,750
Acqua dispersa tramite respirazione e feci 325,528
Tabella 9. Quantità oraria media di acqua prodotta per singolo capannone
Focalizzando il nostro interesse su un solo capannone, è possibile stimare la produzione di
liquami e conoscendone il tenore in sostanza secca delle deiezioni è possibile risalire alla
quantità di acqua presenti nelle feci mediamente prodotte in un ora (tabella 10).
n° galline kg/
capo
mc
liquame/t
peso
galline
m3 liquame
anno
kg di
liquame/
anno
kg di
liquame /h
kg ss
liquame
30% tq/h
kg acqua
liquame/h
12.733 2,0 18 376,77 376.767 52.33 15,70 36,63
Tabella 10. Produzioni di deiezioni
Per raggiungere il tenore in s.s. delle deiezioni al 60% di sostanza secca (come riferito
nell’IPPC 6.6) è necessario eliminare circa 26 l/h di acqua (tabella 11). Per cui dei 36,63 kg
di acqua prodotti tramite le feci, 10,47 kg/h rimangono all’interno del capannone, mentre
i rimanenti 26 kg devono essere allontanati con il sistema di ventilazione.
Quantità in kg/h S.S. in kg/h H2O in kg/h % s.s.
Deiezioni tal quali 52,33 15,70 36,63 30%
Deiezioni asciugate 26,16 15,70 10,47 60%
Acqua da asportare 26,16
Tabella 11. Quantità di acqua da asportare con la ventilazione
Quindi al fine di garantire il rispetto delle IPPC 6.6 è necessario estrarre mediamente
almeno 315 l/h (325 l/h- 10,47 l/h= 315 l/h).
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Durante il periodo invernale, inoltre, il ricambio dell’aria deve essere mantenuto sui valori il
più adeguati alle condizioni climatiche esterne per non raffreddare eccessivamente la
stalla, ma compatibilmente per l’allontanamento dei gas prodotti dagli animali e
l’immissione di ossigeno per la respirazione degli animali (i valori consigliati vanno da 1,2 a
12 m3/h capo).
Al fine di valutare le prestazioni del sistema di ventilazione si è proceduta a valutare la
capacità di allontanamento dell’acqua tramite l’equazione di Buck1 considerando l’aria
in entrata con una temperatura di 5 °C e umidità relativa del 100% (giornata invernale di
pioggia) e l’aria in uscita a 25°C con una umidità relativa dell’80%. Per quanto riguarda il
livello di ventilazione si è considerato un volume di aria pari a 2 m3/h/capo (pari a 25.466
m3/h).
Tramite l’equazione di Buck è stato possibile calcolare la pressione di vapore dell’aria in
entrata e in uscita e successivamente applicando la legge fondamentale dei gas si è
ricavata la quantità di acqua espulsa (Equazione 1e Tabella 12).
Equazione 1. Formula di Buck e*W pressione del vapore, P pressione in hPa, T temperatura in °C
Pressione
Atm (in
hPa)
Saturazione
di vapore
Temperatura
(in °C) m3/h
Pressione di
vapore (hPa)
Pressione di
vapore (Pa)
Massa
acqua (g)
Aria in ingresso 1.013 100% 5 25.466 8,76 876,04 173.784,1
Aria in uscita 1.013 80% 25 27.297 25,44 2544,28 504.720,84
Acqua assorbita dall'aria nel processo di riscaldamento e umidificazione 330.936,7
Acqua assorbita dall'aria nel processo di riscaldamento e umidificazione = 330,93 kg di H2O
Tabella 12. Quantità di acqua allontanata con il sistema di ventilazione
Come è possibile osservare in Tabella 12, prendendo in considerazioni condizioni
climatiche difficili, già con 2 m3/h capo si riesce ad espellere dai capannoni una quantità
di acqua maggiore ai 315 kg di H2O calcolati con il bilancio di massa.
Appare quindi chiaro che, anche nelle giornate più umide (con RH del 100 %) con questo
sistema di ventilazione è possibile asciugare la pollina. L'effetto di asciugatura della pollina
è inoltre maggiore in giornate con condizioni climatiche migliori, cioè con minore umidità
relativa.
In aggiunta a quanto visto finora, questo tipo di ventilazione ha anche il vantaggio di
evitare la condensazione dell’acqua contenuta nell’aria che entra, in quanto nel periodo
invernale, l’aria esterna, prima di andare a contatto con la lettiera, si riscalda nella parte
alta del capannone evitando così la condensazione che si creerebbe se l'aria fredda
venisse direttamente a contatto con la pollina senza riscaldarsi (vedi figura 6).
1 Riferimento: http://www.public.iastate.edu/~bkh/teaching/505/arden_buck_sat.pdf
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4.1.1.2 Ventilazione estiva
Nel periodo estivo, invece l’ingresso dell’aria è costituito da finestre longitudinali dedicate,
poste nella parte opposta dei ventilatori, per far in maniera che entri una notevole
quantità d’aria fresca.
Il computer monitora e gestisce costantemente la differenza di pressione esistente tra
l’interno del capannone e l’esterno; questo parametro è fondamentale per garantire il
corretto percorso dell’aria all’interno dell’allevamento.
Qualora non fosse più sufficiente per raffreddare gli animali, si accende il sistema di
raffrescamento adiabatico che, sfruttando l’effetto dell’evaporazione dell’acqua,
abbassa la temperatura dell’aria in entrata.
4.1.1.3 Ulteriori considerazioni
Va inoltre ricordato che rispetto alla tecnica descritta nel BREF quella che verrà adottata
nel nuovo allevamento avrà diversi vantaggi fra i quali ricordiamo:
1) Un minore impiego di energia, in quanto viene usata la stessa energia elettrica
della ventilazione anche per asciugare la pollina; nella BAT di riferimento invece c'è
impiego di potenza specifico per asciugare la pollina, oltre a quello impiegato per
la ventilazione.
2) Nel periodo invernale, grazie alla dotazione di finestre predisposte per convogliare
l’aria verso il soffitto, è possibile indirizzare il flusso di aria fredda verso la sommità del
capannone dove, mescolandosi con l’aria calda interna, subisce un aumento
della temperatura con un conseguente abbassamento della sua umidità relativa e
quindi maggiore capacità di asportazione del vapore acqueo (figura 7).
3) Nel periodo estivo, la pollina sotto il grigliato viene investita da un importante
ricambio d'aria in senso longitudinale del capannone, mantenendola
costantemente asciutta (figura 8).
Infine appare importante ricordare che vengono applicati abbeveratoi anti spreco e un
adeguato sistema di controllo dei consumi idrici.
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Figura 7. Schema ventilazione invernale
Figura 8. Schema ventilazione estiva
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4.1.1.4 Conclusioni sulle forma di stabulazione
La forma di stabulazione scelta per i riproduttori (per i quali non esistono delle BAT
specifiche) non è tesa al confinamento della pollina all’interno di una fossa chiusa (sia
essa ricavata al disotto del pavimento o in elevazione) come nei sistemi di riportati nelle
BAT per le galline ovaiole allevate a terra (4.2.1, 4.2.2, 4.2.3), ma vuole al contrario
permettere l’essicazione delle deiezioni tramite l’aumento della superficie di pollina
esposta al flusso d’aria creato dai sistemi di aspirazione e dalla apposite aperture per il
flusso d’aria. Tale visione trova riscontro in quanto espresso nel BREF dove a proposito dei
sistemi alternativi alla gabbia delle galline ovaiole riferisce che la loro progettazione e
gestione sono equiparabili agli allevamenti avicoli da carne a terra (BREF capitolo 2.2.1
pagina 27) e che per le quali l’azienda ha già operato all’applicazione delle BAT
disponibili (abbeveratoi anti spreco e adeguata coibentazione).
In estrema sintesi, quindi questo sistema di gestione degli animali pur non rientrando in una
specifica BAT ottempera sia a quanto richiesto dalla BAT per le galline ovaiole potendo
essere annoverata al “Sistema a terra con lettiera profonda e pavimento perforato per
l’aerazione forzata della pollina nella fossa sotto al fessurato” sfruttando l’areazione dai
lati invece che dal pavimento e sia alle BAT per la gestione degli allevamenti da carne in
ottemperanza a quanto riferito nel BREF in merito ai sistemi alternativi alla gabbia.
4.1.2 Emissioni di ammoniaca
Gli animali saranno allevati con sistema a terra con lettiera permanente, con aree
fessurate e sopraelevate per favorire una parziale disidratazione della pollina tramite il
flusso d’aria generato dal sistema di ventilazione forzata; l’azienda al fine di contenere le
emissioni di ammoniaca provvederà ad utilizzare le tecniche a sua disposizione per
diminuire il più possibile le emissioni di questo composto provvedendo all’alimentazioni per
fasi degli animali e utilizzando alimenti che diminuiscano la quantità di Azoto escreto
(alimentazione per fasi) e la perdite di acqua tramite abbeveratoi antispreco.
4.1.3 Emissioni di metano
Per quanto riguarda le emissioni di metano si fa riferimento a quanto riportato sulle IPPC
6.6 (linee guida per l’identificazione delle migliori tecniche disponibili - IPPC 6.6: impianti
per l’allevamento intensivo di pollame o di suini con più di 40.000 posti pollame) in cui al
capitolo E recita: “Tra gli inquinanti, l’attenzione maggiore viene rivolta all’ammoniaca,
essendo questo il gas emesso in maggiore quantità e per il quale esiste il maggior numero
di dati. Si assume, tuttavia, che le tecniche in grado di ridurre significativamente le
emissioni ammoniacali, manifestino un efficacia analoga nel ridurre le emissioni degli altri
gas, odori compresi”. Per tali motivi, ad oggi, si può asserire che le tecniche di
alimentazione divise per fasi, come l’uso di alimenti zootecnici specifici per
l’alimentazione dei capi applicati per la riduzione di ammoniaca siano capaci di sortire lo
stesso effetto anche sulle emissioni di metano.
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4.1.4 Protossido
Non si ritiene necessario sondare l’emissione di protossido di azoto in quanto le IPPC 6.6
riportano che “[…] le ridotte emissioni che vengono generate portano a considerare che
il monitoraggio e il ricorso a tecniche di riduzioni non siano necessarie”.
4.1.5 Polveri
Per quanto riguarda le polveri la IPPC 6.6 non riportano dei valori né tanto meno sono
state trovate ricerche in merito alla quantità di polveri prodotte da questa tipologia di
stabulazione.
4.2 Descrizione delle emissioni diffuse in atmosfera
Gli impianti e le attività, che all’interno del ciclo produttivo, possono generare emissioni
diffuse vengono riportati nella tabella sottostante.
Descrizione Sistemi di contenimento e mitigazione
Trasferimento del mangime dagli
autotreni ai silo
Sistemi a coclea in dotazione al mezzo di trasporto per il
passaggio del mangime dall’autotreno ai silo che
lavorano alla minima velocità tecnicamente possibile per
limitare le emissioni. Pulizia dei piazzali e loro umettamento
nei periodi particolarmente siccitosi
Trasferimento del mangime alle
mangiatoie
Sistema silo + stazione di distribuzione munito di chiusure
per prevenire la formazioni di polveri
Ricambio di aria del capannone
tramite estrattori a depressione
Schermatura delle ventole, presenza di piante arboree sul
bordo esterno dell’allevamento
Per quanto concerne la presenza di apprestamenti protettivi contro le polveri all’uscita
dei ventilatori la ditta ha in progetto la realizzazione di una tettoia da posizionare all’uscita
dei ventilatori al fine deviare il flusso in uscita sul pavimento permettendo la deposizione
delle polveri.
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Inoltre al fine di ridurre l’impatto delle polveri verranno messe a dimora due filari di alberi
di diversa altezza capaci comunque di creare un fronte unico contribuendo
efficacemente alla riduzione delle spese energetiche grazie al loro effetto di
ombreggiamento e alla riduzione di polveri e odori.
La soluzione tecnica proposta, quindi, consiste nella messa a dimora di diverse specie di
piante arboree ad accrescimento diverso e sfasate fra loro in modo da creare un fronte
unico, ma capace di creare un ‘bordo’ variegato in altezza, forma e colori. Nel concreto
le piante utilizzate saranno le seguenti:
Ciliegio (Prunus avium)
Bagolaro (Celtis australis)
Carpine bianco (Carpinus betulus)
Acero (Acer campestre)
Farnia (Quercus robur)
Per ulteriori dettagli si rimanda alla tavola grafica specifica (tavola P7).
4.3 Regime dei venti
4.3.1 Descrizione dei venti
Un contributo importante per la determinazione del problema delle emissioni degli odori
verso i ricettori è la direzione del vento. Al fine di verificare le possibili ripercussioni degli
odori si è proceduto a verificare il regime dei venti nella zona interessata.
Appare importante sottolineare che dopo indagini eseguite presso l’ARPA, OSMER e
consultando anche il Piano Di Miglioramento Della Qualità Dell’Aria non sono stati trovati
dei dati in merito al Comune di Spilimbergo, quindi si è proceduto all’analisi dei dati della
Stazione metereologica più prossima ovvero quella di Vivaro.
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Sono stati presi ad esame i dati riassuntivi dell’OSMER per la stazione Vivaro che considera
un periodo che va dal 1995 al 2011 (circa 15 anni). Dai dati a disposizione si può osservare
che il vento spira con direzione prevalente Nord, Nord-Est e con una velocità media
intorno ai 2 m/s. (tabella 13 velocità media del vento e tabella 14 direzione del vento).
Mese Anni Vel. m/s N NE E SE S SO O NO
Gennaio 1995-2011 1,9 2,2 2,2 1,8 1,7 1,8 1,9 1,8 2,5
Febbraio 1995-2011 2,1 2,3 2,3 2 1,9 1,9 2,2 2 2,5
Marzo 1995-2011 2,3 2,4 2,5 2,2 2,2 2,5 2,6 2,2 2,4
Aprile 1995-2011 2,4 2,5 2,4 2,2 2,3 2,9 3,1 2,4 2,5
Maggio 1995-2011 2,2 2,2 2,1 2,1 2,3 2,8 2,7 2,2 2,4
Giugno 1995-2011 2 2 2 2 2,1 2,4 2,3 2 2,2
Luglio 1995-2011 1,8 1,9 1,9 2 1,9 2 2,2 2 2,1
Agosto 1995-2011 1,8 1,9 1,8 1,9 1,8 2 2,1 1,9 2,2
Settembre 1995-2011 1,8 1,9 1,8 1,8 1,9 2 2 1,8 2,1
Ottobre 1995-2011 1,7 2,1 1,8 1,7 1,8 2 1,9 1,6 2
Novembre 1995-2011 1,9 2,1 2,2 1,7 1,9 2,1 1,9 1,7 2,3
Dicembre 1995-2011 2 2,2 2,1 1,9 1,6 1,6 1,8 1,8 2,4
ANNO 1995-2011 2,0 2,1 2,1 1,9 2,0 2,30 2,30 2,0 2,3
Tabella 13. Velocità media del vento nell'ottante dove spira (m/s) (dati provenienti da ARPA-OSMER)
Mese Anni N NE E SE S SO O NO calma
Gennaio 1995-2011 39 16 8 5 4 5 5 12 7
Febbraio 1995-2011 36 16 8 6 6 7 5 9 5
Marzo 1995-2011 29 19 10 8 9 9 5 7 5
Aprile 1995-2011 29 19 9 9 11 10 5 5 4
Maggio 1995-2011 27 20 9 9 12 9 4 5 5
Giugno 1995-2011 29 18 9 10 11 8 4 5 6
Luglio 1995-2011 31 16 8 9 10 8 5 6 7
Agosto 1995-2011 34 17 8 8 9 7 4 6 6
Settembre 1995-2011 35 16 9 8 8 7 4 7 6
Ottobre 1995-2011 36 17 9 7 7 6 4 7 7
Novembre 1995-2011 40 18 8 5 5 5 4 8 7
Dicembre 1995-2011 42 16 7 5 4 4 4 11 7
ANNO 1995-2011 33,9 17,3 8,5 7,4 8,0 7,1 4,4 7,3 6,0
Tabella 14. Frequenza percentuale media dei minuti di vento misurati negli ottanti da cui spira il vento (dati
provenienti da ARPA-OSMER).
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Ora
solare
locale
Velocità
media di
vento filato
N NE E SE S SO O NO Calma
1 2 57 20 4 2 1 1 2 11 1
2 2 58 20 4 2 1 1 2 11 1
3 22 58 21 4 2 1 1 2 11 2
4 2 59 21 4 2 1 1 2 10 1
5 2 58 21 4 2 1 1 2 11 1
6 1,9 58 22 4 1 1 1 2 10 1
7 1,8 48 29 7 2 1 1 2 9 1
8 1,8 36 30 12 5 3 2 3 7 2
9 1,8 23 24 18 12 7 4 4 6 2
10 2 14 20 20 17 13 8 4 3 1
11 2,1 8 15 21 19 17 12 4 2 1
12 2,2 7 13 18 19 19 17 5 2 0
13 2,3 7 11 15 18 20 22 5 2 0
14 2,3 7 10 13 16 22 23 5 2 0
15 2,3 8 11 12 15 22 23 7 3 0
16 2,2 9 11 10 14 21 23 7 4 1
17 2,1 13 12 9 11 19 19 8 6 2
18 2 20 13 8 9 16 14 10 10 3
19 1,9 30 14 7 7 11 10 8 10 2
20 1,9 42 16 7 6 5 6 7 11 2
21 1,9 51 18 7 3 3 2 6 10 1
22 2 54 21 6 3 2 2 4 9 1
23 2 55 22 5 2 2 1 3 9 1
24 2 57 21 5 2 1 1 3 10 1
Tabella 15. Frequenza percentuale media dei minuti di vento misurati negli ottanti da cui spira il vento (dati
provenienti da ARPA-OSMER).
Considerando che gli abitati più vicini si trovano sopravento e che l’azienda si adopera
per utilizzare tutte le tecniche a sua disposizione per limitare inquinamenti ed emissioni in
atmosfera, si può ritenere che l’effetto del vento non provochi disagi alle persone che
abitano nelle zone limitrofe.
4.4 Emissioni sonore
L’area è stata sottoposta a una valutazione previsionale di impatto acustico volta a
quantificare il livello di rumorosità ambientale al confine di proprietà ed ai ricettori sensibili
individuati in seguito alla costruzione questi manufatti. L’esito di tali prove non ha rilevato
criticità (vedi elaborato tecnico: “relazione di stima di impatto acustico relativo alla
costruzione di capannoni avicoli”).
4.5 Emissioni in acqua
Per quanto riguarda le acque di lavaggio dell’allevamento queste vengono raccolte in
vasche all’uopo predisposte e successivamente smaltite nei terreni nella disponibilità
dell’azienda secondo quanto previsto nel Piano di Utilizzazione Agronomico e come tali
ricomprese.
Nell’allevamento è presente un arco disinfettante per l’ingresso dei mezzi all’interno del
capannone. L’acqua mescolata a disinfettante proveniente dal suddetto arco a causa
del suo eventuale sgocciolamento dai mezzi in entrata viene raccolto in un’apposita
vasca di raccolta che si procederà successivamente a smaltire tramite ditta specializzata.
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4.5.1 BAT per la riduzione dei consumi di acqua
Al fine di ridurre la quantità di acqua utilizzata l’azienda adopererà le seguenti operazioni:
pulizia degli ambienti con attrezzature con acqua ad alta pressione e basso
volume
esecuzione periodica dei controlli visivi sulla pressione di erogazione agli
abbeveratoi
installazione e mantenimento in efficienza dei contatori idrici
controllo frequente e interventi di riparazione in caso di perdite da raccordi e
rubinetti
isolamento delle tubazioni esposte fuori terra
4.6 Emissioni sul suolo (effluenti di allevamento)
Gli effluenti di allevamento sono di natura prettamente solida. Il materiale palabile è
composto da un miscuglio di trucioli (o più in generale da un miscuglio di inerti di origine
vegetale con funzione adsorbente), deiezioni, residui di penne e piume. La
movimentazione degli effluenti avviene tramite pala meccanica.
4.6.1 Quantificazione della produzione
La quantità di effluenti prodotti dall’azienda viene determinata secondo quanto preposto
dal Decreto del Presidente della Regione D.P.reg 11/01/2013 n. 03/Pres. In aggiunta alle
quantità di effluente prodotto si ritiene congruo aggiungere anche le acque di lavaggio
del corridoio dentro il quale corre il nastro trasportatore di uova e stimate in circa 14 m3 di
acqua all’anno.
Ai sensi del DPR citato la quantità di effluenti è pari a poco più di 6 m3 di liquame di che si
aggiungono ai 14 m3 di acque di lavaggio per la pulizia periodica e circa 760 m3 di
effluenti con una produzione di oltre 9.500 kg di N (tabella 16Tabella 16).
4.6.2 Modalità di gestione degli effluenti
Ad oggi è al vaglio del committente se destinare tutto l’effluente zootecnico a ditte
specializzate per la trasformazione di fertilizzanti, cederlo ad agricoltori della zona o
utilizzarlo per soddisfare le esigenze delle proprie colture agrarie.
Davanti a questa rosa di possibilità si è proceduto all’analisi nel caso in cui si proceda alla
parziale distribuzione degli effluenti zootecnici nei terreni dell’azienda e la restante parte
venga ceduta all’industria per la trasformazione di fertilizzanti.
Gli effluenti utilizzati per la concimazione delle colture seguiranno le prescrizioni del Piano
di Utilizzazione Agronomica.
4.6.3 BAT per la riduzione delle emissioni dallo spandimento agronomico
Per le frazioni palabili si procede al loro spargimento sui terreni e nell’arco di 12 ore alla
loro incorporazione nel terreno al fine di diminuire le perdite di Azoto.
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4.6.4 Analisi distribuzione degli effluenti da allevamento
L’utilizzazione agronomica degli effluenti di allevamento è soggetta alla presentazione
della Comunicazione e del Piano di Utilizzazione Agronomica (PUA) secondo le modalità
di cui alla D.P.reg 11/01/2013 n. 03/Pres.
L’apparato normativo che disciplina l’utilizzazione dei reflui divide il territorio friulano in due
zone distinte: la zona non vulnerabile da nitrati (ZnVN o ZO) e la zona vulnerabile da nitrati
(ZVN). Nel primo caso (ZnVN) il produttore di effluenti può distribuire fino ad un massimo di
340 kg N/ha di origine zootecnica, mentre nel caso in cui il produttore operi in zone
vulnerabili da nitrati può distribuire fino ad un massimo 170 kg N/ha di origine zootecnica.
4.6.4.1 Procedura adottata
Ai fini di questo documento si è provveduto a stimare la quantità di Azoto presente nella
effluente zootecnico utilizzando i valori presenti nel DPReg n. 03/pres, mentre per quanto
riguarda la compilazione del piano di utilizzazione agronomica (PUA), si è proceduto alla
redazione di un PUA semplificato, come richiesto dalla normativa vigente.
4.6.4.2 Capitale fondiario
La ditta ha nella sua disponibilità poco meno di 25 ha di terreno tutti ricadenti in zona non
vulnerabile da nitrati (ZO)(tabella 6).
4.6.4.3 Rapporto azoto totale prodotto/terreno
Come detto precedentemente i terreni ricadono in zona non vulnerabili da nitrati per i
quali il rapporto tra l’azoto totale prodotto e il terreno a disposizione deve essere inferiore
ai 340 kgN/ha.
4.6.4.3.1 Calcolo dell’azoto di origine animale
La produzione di Azoto desunta dalle tabelle fornite dalla normativa è pari a 9.628 kg
(tabella 16).
Categoria n. capi tipo di
stabulazione
n. gg. Peso vivo Azoto totale Liquame Letame
permanen.
medio per
capo
(kg/capo)
mediamente
presente
nell'anno (t)
kg di t
p.v.
totale
kgN
m3/t
pv
totale
m3
m3/t
pv
totale
mc
Ovaiole e
riproduttori
a terra
con
fessurato
25.467 A terra con
fessurato 300 2 41,9 230 9.628,62 0,15 6,28 18 753,54
9.628,62 6,28 753,54
Tabella 16. Quantità di Azoto prodotto
4.6.4.3.2 Rapporto Azoto totale prodotto e superfici disponibili
L’azienda deve garantire un rapporto Kg di Azoto/ha inferiore a 340 kgN/ha. Nel caso
specifico una parte dell’effluente pari a 60% degli effluenti verrà destinata all’utilizzo
agronomico sui campi, mentre la rimanente parte, per l’ipotesi precedentemente
assunta, verrà ceduta all’industria per la produzione di fertilizzanti.
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Terreno
disponibile
(ha)
Azoto totale
prodotto (kg) Rapporto b/a
22 5.750 261
Attraverso questa ripartizione vengono distribuiti circa 260 kgN/ha, valore, questo, al di
sotto del limite imposto dalla normativa.
4.6.4.3.3 Notizie relative alle attività di stoccaggio degli effluenti zootecnici
L’azienda in termini di effluenti produce deiezioni sia al di sotto dei posatoi come pure
nella restante parte dei capannoni. Ai fini della normativa in esame queste superfici
possono essere computate per il calcolo della capacità di stoccaggio (art. 7 comma 7
DPR n.03/pres.). Appare giusto ricordare che l’azienda ricadendo in ZO deve garantire un
autonomia di stoccaggi di 120 giorni per il liquame e le acque di lavaggio, mentre di 90
giorni per il letame.
In aggiunta a quanto riportato nel DPR 03/pres., si ritiene necessario aggiungere agli
effluenti le acque reflue stimate in 300 litri alla settimana per la pulizia locali e delle
attrezzature (330 l di acqua x 42 settimane = 13,86 m3 14 m3 di acqua).
Considerando una superficie sotto i posatoi pari a 604,8 m2 (126 m di lunghezza x 4,8 m di
larghezza)e una superficie a lettiera permanente di 849,24 m2 (126 m di lunghezza x 6,74 m
di larghezza) per ciascun capannone è possibile determinare la dimensione e la capacità
dell’intero allevamento (tabella 17).
N.
contenitore
stoccaggio
Letame
m3
Liquame e
acque di
lavaggio
m3
Area (m2) Profondità
(m)
Volume
singola
vasca
(m3)
N° stalle
Volume di
stoccaggio
m3
Autonomia
gg
Posatoi 753,54 -/-
604,80 0,4 -/-
2 483,84 357,76
Lettiera 849,24 0,15 2 254,772
Vasche -/- 20,28 -/- -/- 5 2 10 179,98
Totale 537,75
Tabella 17. Autonomia degli stoccaggi
Come è possibile osservare i giorni di autonomia degli stoccaggi sono superiori ai 90 e 120
giorni richiesti dalla normativa.
Si rammenta inoltre che viene collocata un ulteriore concimaia di m 15,00 x 10,00 – con
muro di contenimento da tre lati H= m 2,00 da utilizzare i caso di emergenza al fine di
facilitare le operazioni di movimentazione della pollina in caso di necessità.
4.6.4.3.4 Piano di utilizzazione agronomica semplificato (PUA)
Nel PUA semplificato si determina la quantità di Azoto espressa in kgN/m3 di effluente,
successivamente si individuano i fabbisogni delle piante coltivate e infine si redige un
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piano di utilizzazione agronomica al fine di determina la quantità di materiale da
distribuire alle colture.
Appare importante ricordare che gli effluenti verranno utilizzati in parte a fini agronomici
ed in parte conferiti a ditte specializzate e/o a terzi (Tabella 18).
Destinazione degli effluenti m3
Utilizzata a fini agronomici 60% 450
Ceduta all’industria/terzi 40% 304
Totale 754
Tabella 18. Ripartizione degli effluenti di allevamento
Per quanto riguarda le coltivazioni eseguite, nel caso in esame, si vuole dare preferenza a
colture primaverili estive e più precisamente alla soia e al mais. Queste due colture hanno
periodi di semina e raccolta simili che nel concreto permettono le operazioni di
distribuzione delle materiale palabile in un arco di tempo che va dalla raccolta alla
semina di circa 6 mesi. Tutte e due le colture vengono raccolte alla fine di settembre -
inizio ottobre e la loro semina può essere eseguita intorno al mese di aprile lasciando
quindi circa 6 mesi durante i quali procedere allo spandimento delle lettiere e alla
tempestiva aratura dei fondi (BAT).
Come è possibile osservare nella tabella 19 la pollina distribuita non riesce a soddisfare
completamente le esigenze delle piante, che dovranno quindi essere integrate con
concimi azotati di origine chimica. Infatti delle quasi 6.500 unità di Azoto richieste, poco
meno di 3.500 vengono sopperite con l’azoto proveniente dal letame, mentre la restante
parte dovrà essere fornite da composti azotati di origine chimica.
Coltura ha
Fabbisogno Azoto di origine Zootecnica Azoto di
origine
chimica kgN/ha kgN tot tipo di
refluo Quantità kgN/ m3 kgN tot
Mais 18,4 330 6.072 Effluenti 450 12,78 60% 3.450 2.622,00
Soia 3,6 70 252
Effluenti 0 12,78 60% 0,00
252,00
Totale 22 6.324 450 3.450 2.874,00
Tabella 19. Piano di Utilizzazione Agronomico (PUA)
4.7 Altri materiali
Dall’attività di allevamento derivano anche i seguenti prodotti di scarto:
Carcasse di animali morti
Imballaggi vari
La mortalità dei capi negli allevamenti è una costante fisiologica degli allevamenti di
questo tipo. Nel caso di animali morti questi vengono collocati all’interno di celle frigo che
successivamente vengono ritirati da ditte specializzate.
Per quanto riguarda gli imballi, questi vengono conservati in azienda, in attesa di essere
ritirati sempre da ditte specializzate.
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4.8 Conclusioni
Dalle informazioni e dagli elaborati tecnici a disposizione è possibile osservare come
l’azienda si impegni ad utilizzare le migliori tecniche disponibili (BAT: Best Available
Techniques) al fine di ridurre le emissioni in aria, acqua e suolo.
Per quanto riguarda le emissioni in aria le quantità principalmente prodotte sono le
emissioni di ammoniaca. Come ricordato l’azienda cerca di ridurre le prime utilizzando
una corretta alimentazione per i suoi capi e provvedendo ad evitare sprechi di acqua
tramite idonei abbeveratoi. Per le polveri la ditta utilizza tutti gli accorgimenti a sua
disposizione.
Le emissioni al suolo sono imputabili allo spandimento dei liquami e sono state
adeguatamente valutate e gestite tramite l’analisi dei reflui prodotti e la loro modalità di
smaltimento fra i terreni aziendali e la cessione a terzi, siano essi altri agricoltori o
l’industria.
Infine, per quanto riguarda le emissioni in acqua, l’azienda utilizza l’acqua principalmente
per l’abbeveramento degli animali e per la pulizia dei capannoni, le cui quantità sono
contemplate nella gestione degli effluenti zootecnici.
In estrema sintesi si può osservare che le emissioni in aria, acqua e suolo non provocano
particolari impatti sull’ambiente circostante.
5 Impatto sulle infrastrutture
In questa sezione si vuole valutare l’impatto sulle infrastrutture della zona e più
precisamente sul traffico indotto dall’introduzione di un allevamento avicolo.
Nello specifico i trasporti possono essere così distinti:
1. Trasporto dei riproduttori e degli animali giunti a fine carriera
2. Trasporto del mangime
3. Trasporto delle uova
4. Trasporto delle lettiere
5.1 Trasporto dei riproduttori e trasporto degli animali giunti a fine carriera
I riproduttori e gli animali giunti a fine carriera vengono trasportati tramite autoarticolati
con una capacità di 4.000 capi mezzo. Le operazioni di accasamento dei nuovi capi e le
operazioni di allontanamento degli animali arrivati a fine carriera vengono svolte nell’arco
di due, tre giorni coinvolgendo un totale di 10 mezzi autoarticolati (Tabella 20).
Animali n° capi capi per
mezzo
n°
automezzi
Riproduttori (accasamento) 25.467 4.000 7
Animali a fine carriera 25.467 4.000 7
Tabella 20. Numero di mezzi impegnati
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5.2 Trasporto del mangime
Per il trasporto del mangime è necessario distinguere fra l’alimentazione dei maschi e
quella delle femmine. Per queste ultime si possono individuare due momenti della durata
di circa 20 settimane ciascuno: il primo durante il quale vengono consumati circa 4.000 kg
di mangime al giorno e il secondo durante il quale i consumi di mangime aumentano
arrivando a circa 5.400 kg giorno (Tabella 21 e Tabella 22).
I° fase Kg tot/ giorno kg Silos Giorni/ autonomia
Silos Durata orientativa in gg del ciclo
[a] [b] [c]=[b/a] [d]
Femmine 2.640 60.000 22,73 140
Tabella 21. Numero e frequenza dei viaggi durante la I° fase
II° fase Kg tot/ giorno kg Silos Giorni/ autonomia
Silos Durata orientativa in gg del ciclo
[a] [b] [c]=[b/a] [d]
Femmine 3.600 60.000 16,67 160
Tabella 22. Numero e frequenza dei viaggi durante la II° fase
Per quanto riguarda l’alimentazione dei maschi, invece, il consumo di mangime è
costante per tutto il ciclo e si attesta intorno ai 310 kg al giorno (Tabella 23).
Kg tot/ giorno kg Silos Giorni/ autonomia Durata ciclo
Maschi 312 18.000 57,69 300
Tabella 23. Numero e frequenza dei viaggi per l’alimentazione dei maschi
Per l’approvvigionamento del mangime viene utilizzato un autoarticolato munito di
scomparti separati per il carico del mangime per i due sessi.
Per la determinazione del numero di viaggi durante le fasi di allevamento si procede
considerando come se venisse trasportato un unico mangime per tutti gli animali (Tabella
24 e Tabella 25).
I° fase Kg tot/
giorno
kg
Silos
Giorni/
autonomia Durata in
gg della
fase
Capacità
autoarticolato
kg
N° viaggi
Giorni fra un
viaggio e
l’altro Sili
[a] [b] [c]=[b/a] [d] [e] [f]=[axd/e] [g]= [d/f]
Femmine 2.640 60.000 -/- -/- -/- -/- -/-
Maschi 312 18.000 -/- -/- -/- -/- -/-
Maschie e femmine 2.952 78.000 26,42 140 31.000 13,33 10,50
Tabella 24. Numero e frequenza dei viaggi per l’alimentazione durante la I° fase
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II° fase Kg tot/
giorno kg Silos
Giorni/
autonomia
Durata
in gg
della
fase
Capacità
autoarticolato
kg
N° viaggi
Giorni fra un
viaggio e
l’altro sili
[a] [b] [c]=[b/a] [d] [e] [f]=[axd/e] [g]= [d/f]
Femmine 3.600 60.000 -/- -/- -/- -/- -/-
Maschi 312 18.000 -/- -/- -/- -/- -/-
Maschi e femmine 3.912 78.000 19,94 160 31.000 20,19 7,92
Tabella 25. Numero e frequenza dei viaggi per l’alimentazione durante la II° fase
Come è possibile osservare per l’approvvigionamento di mangime si registra un viaggio
ogni 10 giorni durante la prima fase di allevamento un viaggio alla settimana durante la
seconda fase del ciclo.
5.3 Trasporto delle uova
Le uova prodotte durante un ciclo produttivo sono all’incirca 5.500.000 pezzi. Per garantire
una buona schiudibilità delle uova è necessario procedere tempestivamente al trasporto
delle uova dal centro aziendale al centro di incubazione prospettando, quindi, almeno
un viaggio alla settimana ovvero 42 viaggi durante tutto il ciclo (Tabella 26).
Viaggi alla
settimana
n°
settimane
N° viaggi/
ciclo prod.
1 42 42
Tabella 26. Numero di viaggi per la
movimentazione delle uova
5.4 Trasporto degli effluenti
Alla conclusione del ciclo produttivo si procede all’allontanamento dei reflui
provvedendo in parte alla loro distribuzione in campagna seguendo quanto predisposto
nei PUA e in parte cedendoli a terzi (tabella 27).
Destinazione degli effluenti m3 t
Utilizzata a fini agronomici 450 268,2
Ceduta all’industria/terzi 304 181,184
Totale 1.174,72
Tabella 27. Ripartizione degli effluenti di allevamento
La distribuzione in campagna avviene per mezzo di carri spandiletame con capacità di
11 t per un totale di numero di viaggi di poco superiore ai 20( tabella 28).
Effluente (t) Portata carro
(t) N. viaggi
268,2 11 24,35
Tabella 28. Numero di viaggi per la distribuzione
del letame sui campi
Per quanto riguarda la cessione a terzi degli effluenti palabili questi vengono trasportati
con autotreni della portata di 30 t con numero di viaggi pari a 12 (tabella 29).
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Effluente (t) Portata
autotreno (t) N. viaggi
352,14 30 11,73
Tabella 29. Numero di viaggi per la
cessione della lettiera a terzi
5.5 Considerazioni sul traffico indotto dall’allevamento avicolo e conclusioni
Per procedere a una valutazione del traffico indotto dall’introduzione di un allevamento
come questo è necessario premettere che questi allevamenti lavorano seguendo delle
scadenze ben precise per l’allestimento dei capannoni, la spedizione delle uova il
ricevimento del mangime, l’allontanamento dei capi e l’eliminazione delle deiezioni.
In questa ottica le fasi “critiche” per il traffico, inteso come concentrazione di mezzi che si
muovono in un certo arco di tempo, sono principalmente la fase iniziale in quanto è
necessario introdurre gli animali e la fase finale del ciclo dove è necessario in pochi giorni
procedere allo sgombero totale dei capannoni (animali ed effluenti) per eseguire le
operazioni di sanificazione e lasciare il così detto vuoto sanitario.
Durante il ciclo produttivo, invece, i mezzi coinvolti pur eseguendo un numero di viaggi
maggiore rispetto alle fasi iniziali e finali del ciclo, si svolgono nell’arco di circa dieci mesi
portando ad una media di due veicoli alla settimana rendendo l’impatto praticamente
irrilevante.
Volendo analizzare nello specifico la fase iniziale e finale del ciclo, il carico degli animali si
svolge nell’arco di tre, quattro giorni comportando il transito di 2 autoarticolati in un
giorno, mentre, considerando la fase finale, oltre ai giorni necessari per l’allontanamento
dei capi, saranno necessari ancora 6 giorni per l’asportazione della lettiera comportando
il passaggio di due autotreni al giorno e circa quattro viaggi al giorno per la distribuzione
della pollina nei campi. Appare chiaro che queste fasi “critiche” del ciclo non producono
ripercussioni rilevanti sulle infrastrutture del traffico.
In ultima analisi per il carico, lo scarico di animali e mezzi e l’approvvigionamento i viaggi
che mediamente devono essere eseguiti sono 2 ogni sette giorni nell’arco di dieci mesi.
Per quanto riguarda l’immissione in strada degli automezzi, la strada si inserisce quasi
perpendicolarmente nella statale permettendo ai mezzi che si inseriscono una buona
visibilità dell’asse stradale ed è comunque presente uno specchio a servizio dell’innesto.
In chiosa di questo paragrafo appare evidente che il traffico indotto dall’allevamento
avicolo non provoca alcuna ripercussione rilevante sul traffico.
Dott. Agr. Matteo Paladini