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Autorità Idrica Toscana – Piano di Ambito – Obiettivi del Piano d’Ambito CAP 7 272 CAPITOLO 7. OBIETTIVI DEL PIANO D’AMBITO 7.1 PREMESSA È fondamentale prima di eseguire la pianificazione definire in termini misurabili gli obiettivi attesi per il servizio in esame. Questi obiettivi possono essere: esigenze di servizio e standard conformità normativa obiettivi di performance operativa obiettivi sociali obiettivi ambientali obiettivi finanziari obiettivi di salute e sicurezza sul lavoro Nel presente capitolo si è ritenuto di avviare l’analisi degli obiettivi a partire dalla definizione delle criticità indicata dall’AEEGSI nella propria della Delibera n. 643/2013/R/IDR del 27/12/2013 (Art. 7.1 dell’Allegato A) e nell’Allegato 1 della Determina n. 3/2014 del 07/03/2014. Il lavoro si è quindi sviluppato attraverso l’individuazione di un gruppo significativo di indicatori che definisse le finalità degli interventi del Piano di Ambito. 7.2 LIVELLI DI SERVIZIO Il termine livello di servizio viene utilizzato per definire in modo esplicito gli standard richiesti ai sistemi di approvvigionamento idrico, raccolta e trattamento acque reflue dal punto di vista dell’utenza attuale e futura, anche in termini di salvaguardia ambientale, nonché per definire l’implementazione di servizi specifici per ottimizzare il rapporto anche contrattuale con l’utenza stessa. I livelli di servizio risultano pertanto la dichiarazione della missione del Piano di Ambito. I livelli di servizio rivestono un ruolo centrale nel processo di pianificazione (vedi Figura 7.1) poiché consentono nella fase di ricognizione di desumere i livelli esistenti (vedi capitolo 6) e nella fase di pianificazione di impostare gli interventi del Piano (vedi capitolo 9). Nella fase di monitoraggio e verifica (vedi capitolo 10) rappresentano gli elementi su cui misurare le obbligazioni contrattuali del Gestore rispetto agli obiettivi del Piano, consentendo inoltre di predisporre piani operativi (PdI quadriennali) coerenti con un sistema di pianificazione atto a definire un livello omogeneo delle condizioni di servizio nelle varie aree toscane.

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CAPITOLO 7. OBIETTIVI DEL PIANO D’AMBITO

7.1 PREMESSA

È fondamentale prima di eseguire la pianificazione definire in termini misurabili gli obiettivi attesi

per il servizio in esame.

Questi obiettivi possono essere:

esigenze di servizio e standard

conformità normativa

obiettivi di performance operativa

obiettivi sociali

obiettivi ambientali

obiettivi finanziari

obiettivi di salute e sicurezza sul lavoro

Nel presente capitolo si è ritenuto di avviare l’analisi degli obiettivi a partire dalla definizione delle

criticità indicata dall’AEEGSI nella propria della Delibera n. 643/2013/R/IDR del 27/12/2013

(Art. 7.1 dell’Allegato A) e nell’Allegato 1 della Determina n. 3/2014 del 07/03/2014.

Il lavoro si è quindi sviluppato attraverso l’individuazione di un gruppo significativo di indicatori

che definisse le finalità degli interventi del Piano di Ambito.

7.2 LIVELLI DI SERVIZIO

Il termine livello di servizio viene utilizzato per definire in modo esplicito gli standard richiesti ai

sistemi di approvvigionamento idrico, raccolta e trattamento acque reflue dal punto di vista

dell’utenza attuale e futura, anche in termini di salvaguardia ambientale, nonché per definire

l’implementazione di servizi specifici per ottimizzare il rapporto anche contrattuale con l’utenza

stessa. I livelli di servizio risultano pertanto la dichiarazione della missione del Piano di Ambito.

I livelli di servizio rivestono un ruolo centrale nel processo di pianificazione (vedi Figura 7.1)

poiché consentono nella fase di ricognizione di desumere i livelli esistenti (vedi capitolo 6) e nella

fase di pianificazione di impostare gli interventi del Piano (vedi capitolo 9). Nella fase di

monitoraggio e verifica (vedi capitolo 10) rappresentano gli elementi su cui misurare le

obbligazioni contrattuali del Gestore rispetto agli obiettivi del Piano, consentendo inoltre di

predisporre piani operativi (PdI quadriennali) coerenti con un sistema di pianificazione atto a

definire un livello omogeneo delle condizioni di servizio nelle varie aree toscane.

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Figura 7.1- Schema del processo di pianificazione

I livelli di servizio possono considerarsi funzioni rappresentative delle condizioni di esercizio. I

parametri attraverso i quali si esprimono tali funzioni non sempre sono espressione diretta delle

prestazioni erogate, ma piuttosto rappresentano grandezze che ad esse si ritengono correlate.

Perché si possano effettuare dei confronti e misurare i livelli di servizio è necessario che di tali

parametri siano fissate le scale, ovvero gli standard di riferimento. Gli obiettivi di riferimento di

base devono essere stabiliti quindi prima della pianificazione, anche se possono essere perfezionati

durante il processo di pianificazione. A livello macroscopico gli obiettivi si possono riassumere

nella necessità di fornire un servizio di crescente qualità per l’utenza, nel rispetto delle normative e

dell’ambiente. Volendo spingersi più nel dettaglio tali obiettivi, da raggiungere in un arco

temporale a breve/medio/lungo termine, possono essere genericamente sintetizzati, sempre in

termini generali, nelle seguenti tipologie:

Erogazione di acque con qualità conforme alla norma e con buone caratteristiche

organolettiche;

Erogazione del servizio acquedottistico senza interruzione e con adeguati livelli di

pressione;

Contenimento dei prelievi di risorsa dall’ambiente;

Protezione delle fonti di captazione;

Misurazione di tutta l’acqua prelevata ed erogata;

Scarico dell’acqua in ambiente conforme ai limiti normativi;

Contenimento degli sversamenti da fognatura;

Contenimento dei consumi energetici negli impianti;

Conoscenza delle infrastrutture gestite;

Sicurezza delle infrastrutture gestite;

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Informazione e trasparenza nei confronti di utenza e stakeholder;

Ottimizzazione dei servizi diretti all’utenza (call center, pronto intervento, sportelli e

trattamento dei reclami…..).

Il mancato soddisfacimento delle prestazioni attese determina la comparsa di una criticità, cui si

deve far fronte con la previsione del suo superamento, soprattutto attraverso la pianificazione di

specifici interventi. La Pianificazione degli interventi è condizionata, oltre che dalla risoluzione

delle criticità di natura infrastrutturale e territoriale, anche dagli obblighi imposti dalla normativa

(comunitaria, nazionale e regionale).

Nei paragrafi che seguono sono stati individuati, dapprima i parametri di performance (indicatori)

quindi quantificati gli attuali livelli di servizio offerto, andando poi a definire livelli target di

servizio come l'obiettivo a lungo termine cui il Piano tende, con indicazione della eventuale

normativa di riferimento. Prima di questo sarà esaminato in breve l’iter che ha portato

all’approvazione dei Piani di Investimento effettuata ai sensi della Delibera AEEG

643/2013/R/IDR.

7.3 PDI 2014-2021 APPROVATI

Nei primi mesi del 2014 l’Autorità Idrica Toscana, in ottemperanza a quanto richiesto dalla

Delibera AEEG 643/2013/R/IDR “Approvazione del metodo tariffario idrico e delle disposizioni

di completamento” del 27/12/2013 (più avanti Delibera 643) e relativo Allegato A, ha iniziato un

processo per la definizione del PdI nei confronti dei Gestori del S.I.I. teso a omogeneizzare

contenuti, criteri di investimento, modalità di rappresentazione dei dati e degli interventi sulla

base delle indicazioni della stessa Delibera 643. Tra le indicazioni fornite era compresa la

riclassificazione/definizione dei Piani utilizzando un set di criticità che venivano proposte

suddivise in macro-categorie caratteristiche dell’erogazione del SII (1). Si tratta di sette aree

tematiche di seguito elencate, ciascuna disaggregata in sotto-aree specifiche.

Criticità di approvvigionamento idrico (captazione e adduzione)

Criticità nella fornitura di acqua potabile (potabilizzazione e distribuzione)

Criticità del servizio di fognatura

Criticità del servizio di depurazione

Criticità dell’impatto con l’ambiente

Criticità del servizio di misura

Criticità nei servizi al consumatore.

In relazione alle criticità, cosi come individuate all’allegato A della Delibera 643 ed in particolare

all’art. 7 “Indicazioni metodologiche e contenuto informativo minimo per l’aggiornamento del programma

degli interventi”, AIT ha inviato ai Gestori uno schema di indicatori di performance per sintetizzare

i livelli di servizio con l’obiettivo di individuare un set minimo di dati e di sistemi di misura il più

possibile comuni. Ciò anche in base a quanto già in possesso, nonché in obbligo convenzionale, dei

1 L’impostazione utilizzata da AEEG ricalca gli schemi desumibili dall’esperienza inglese (OFWAT).

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i vari gestori. La successiva determinazione AEEG n. 3/2014 ha di fatto superato il set di dati della

Delibera 643, fornendo set unitario di criticità (40) alle quali ricondurre, tramite la definizione di

indici di performance, tutta la pianificazione di ambito. L’AIT ha pertanto associato ad ogni

criticità un indice di performance definendone l’unità di misura.

Tali indicatori sono stati utilizzati dai gestori per la predisposizione della proposta di programma

degli interventi dal 2014 all’anno di fine concessione, successivamente discussa dalle Conferenze

territoriali e infine approvata dall’assemblea di AIT con Delibera n.6 del 24.04.2014.

Il quadro di sintesi dei livelli attuali presentato dai gestori ha reso evidente come in molti casi

l’indice utilizzato per la misura della criticità non sia immediatamente rispondente ai fini della

quantificazione oggettiva di una certa criticità né, conseguentemente, utilizzabile come indicatore

per la definizione degli obiettivi che si vogliono ottenere nell’ambito della gestione del SII.

Essenzialmente si è evidenziato come i gestori abbiano variamente interpretato gli indicatori e

quindi fornito misure degli attuali livelli non sempre confrontabili. Oltretutto è emerso che in vari

casi molte criticità sono sovrapponibili e di conseguenza risulta poco oggettivo l’abbinamento

degli interventi risolutivi operato dai gestori.

In ragione degli aspetti sopra evidenziati e con lo spirito di determinare un set di variabili o

indicatori, direttamente significativi, ed anche facilmente misurabili e verificabili, si è quindi

rielaborato l’elenco delle criticità, a partire da quelle definite da AEEGSI, alle quali è stato abbinato

un indicatore e relativa unità di misura.

7.4 INDIVIDUAZIONE DELLE CRITICITÀ

Come precedentemente indicato (§7.2) il mancato soddisfacimento delle prestazioni attese (livelli

obiettivo) determina la comparsa di una criticità a cui è associato un problema tecnico o gestionale

nel raggiungimento o nel rispetto di standard posti a base del servizio. La criticità può interessare

opere esistenti o aree geograficamente limitate e caratterizzate in modo pressoché omogeneo da

carenze di servizio.

Le situazioni di criticità rimandano direttamente ai progetti di intervento in quanto questi ultimi

costituiscono lo strumento con cui si può intervenire per rimuovere i problemi riscontrati. Le

criticità e le aree critiche per come sono individuate, rappresentano anche il risultato cui hanno

condotto analisi ed elaborazioni specifiche, a partire dai dati della ricognizione (vedi capitolo 6),

considerando i requisiti minimi cui deve rispondere il servizio.

In definitiva, volendo riassumere i passaggi essenziali che intervengono nella individuazione delle

criticità, si devono considerare:

L’analisi dell'offerta, la quale consiste nell’esame della capacità produttiva delle

strutture esistenti (bilancio idrico, copertura acquedotto, fognatura e depurazione, …),

dei livelli di servizio attualmente forniti, del giudizio sul grado di conservazione e

utilizzabilità delle opere e degli impianti, del quadro organizzativo in atto;

L’evoluzione della domanda, con le previsioni sullo sviluppo della popolazione, delle

dotazioni specifiche, delle punte, della necessità di riserve, della determinazione delle

portate alla fonte, dei volumi erogati;

I livelli dei servizi obiettivo ed il monitoraggio delle prestazioni offerte dalle Gestioni.

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Attraverso il confronto tra i livelli di servizio obiettivo e le condizioni attuali, specificate le variabili

che permettono di rilevare le criticità presenti nel territorio, occorre successivamente quantificare

le esigenze che si porranno nel corso della durata del Piano. Alla individuazione delle criticità

deve far seguito la determinazione delle priorità e delle date di raggiungimento degli obiettivi: si

deve affrontare una prima valutazione delle convenienze, tenendo conto delle urgenze di carattere

igienico-sanitario, degli obblighi contrattuali, delle esigenze della popolazione e delle prospettive

di sviluppo. Questa determinazione delle priorità e delle date di raggiungimento dei valori-

obiettivo è, come si vedrà nei capitoli che seguono, soggetta alla convalida tariffaria e, di

conseguenza, soggetta alle modifiche necessarie.

Nella definizione del quadro delle criticità è stato mantenuto l’accorpamento nelle macrocategorie

individuate nel provvedimento di AEEG summenzionato.

Nel seguito sono indicati i passaggi compiuti per giungere al prospetto definitivo, quindi descritte

nel dettaglio le criticità che saranno utilizzate.

Come già detto il lavoro ha preso avvio dall’analisi della compilazione effettuata dai gestori per la

redazione del PdI 2014-anno_fine_affidamento. Tale analisi, unitamente ad ulteriori verifiche di

tipo regolamentare/normativo/operativo hanno permesso di escludere, almeno in questa stesura,

alcune aree critiche indicate nella metodologia proposta da AEEG di cui non si ha evidenza di

problematiche correlate al territorio in esame e al tempo stesso ha portato da introdurne di nuove

connesse a problematiche peculiari rilevabili nel territorio di indagine.

In linea generale si è operato individuando aree critiche differenziate per servizio e per tipologia

impiantistica, seppur attinenti la medesima problematica (es. vetustà dei cespiti), al fine di

facilitare il collegamento con gli investimenti previsti per il loro superamento che sono anch’essi

solitamente differenziati per servizio e per tipologia impiantistica nelle pianificazioni operative dei

Gestori.

In questa analisi sono state elencate tutte le criticità del SII rilevabili sul territorio in modo

indipendente dalle tipologie di intervento atte a risolvere. Questa impostazione ammette che la

medesima strategia di intervento pianificata possa vedere il superamento di una o più aree critiche

rilevate.

Infine è stato dato importante rilievo alla misurabilità della grandezza associata alla criticità e alla

sua significatività, ovverosia ad indicatori la cui misura fornisca livelli oggettivi della criticità,

confrontabili per territorio/gestore. Nel contesto della misura è stata anche portata particolare

attenzione all’individuazione delle fonti da utilizzarsi per rilevare il dato di interesse a cura

dell’AIT.

Si elencano nella Tabella 7.1 che segue le aree critiche, e relativi IP, che saranno esaminate nel

Piano di Ambito.

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Tabella 7.1 - Elenco aree critiche

Criticità' Descrizione Indicatore di Performance UdM C_ACQ Criticità del servizio di acquedotto:

C_ACQ01 Assenza delle infrastrutture di acquedotto

popolazione residente non servita/popolazione residente totale (centri e nuclei)

%

C_ACQ02 Vetustà delle reti ETA' adduttrici (media pesata sulla lunghezza)

anni

C_ACQ03 Vetustà degli impianti ETA' captazioni (media pesata sul prelevato)

anni

C_ACQ04 Concessioni non a norma n. captazioni con concessioni non a norma/n. captazioni totali

%

C_ACQ05

(A) Utilizzo risorsa con criticità qualitative all'origine - SubA3 (acque superficiali)

mc con criticità (sub A3)/mc tot prelevati

%

(B) Utilizzo risorsa con criticità qualitative all'origine relative a parametri chimici e indicatori (Parti B e C allegato 1 d.lgs.31/2001) - (acque sotterranee)

mc con criticità (varie)/mc tot prelevati

%

C_ACQ06 Vetustà delle reti ETA' distributrici (media pesata sulla lunghezza)

anni

C_ACQ07 Vetustà degli impianti ETA' impianti (potabilizzatori – pompaggi – serbatoi) - (media aritmetica)

anni

C_ACQ08 Qualità dell’acqua non conforme agli usi umani

n. parametri non conformi/n. totale parametri controllati

n.

C_ACQ09 Alto livello di perdite e presenza perdite occulte

P1 da DM99/97 %

C_ACQ10 Alto tasso di interruzioni impreviste della fornitura - tubazioni

n. guasti ogni 100 km di rete (adduzione e distribuzione)

n.

C_ACQ11 Mancato raggiungimento della dotazione minima garantita

mc forniti mediante autobotti/mc fatturati al giorno

%

C_ACQ12 Impianti ACQ non a norma n. impianti da adeguare/n. impianti totali

%

C_ACQ13 Assenza regolazione pressione km di rete di distribuzione senza gestione pressione in agglomerati >10000ab

%

C_FOG Criticità del servizio di fognatura:

C_FOG01 Assenza delle infrastrutture di fognatura

popolazione residente non servita/popolazione residente totale (centri e nuclei 200<AE<2000)

%

C_FOG02 Vetustà delle reti ETA' reti (media pesata sulla lunghezza)

anni

C_FOG03 Vetustà degli impianti ETA' sollevamenti (media pesata sulla potenza installata)

anni

C_FOG04 Alto tasso di guasti fognari n. guasti/km di rete n.

C_FOG05 Sfioratori di piena con rapporti di sfioro non adeguati

n. sfioratori di piena con rapporti di sfioro non adeguati/n. tot sfioratori di piena

%

C_FOG06 Alto tenore di acque parassite in fognatura

quota di rete fognaria soggetta a infiltrazioni

%

C_FOG07 Impianti FOG non a norma n. impianti da adeguare/n. impianti totali

%

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Criticità' Descrizione Indicatore di Performance UdM C_DEP Criticità del servizio di depurazione:

C_DEP01 Assenza di trattamenti depurativi (> e < 2000AE)

AE non trattati a norma/AE totali %

C_DEP02 Vetustà degli impianti di depurazione ETA' impianti (media pesata sulla potenzialità)

anni

C_DEP03 Riorganizzazione sistemi depurativi AE trattati/n. dep AE

C_DEP04 Impianti DEP non a norma n. impianti da adeguare/n. impianti totali

%

C_AMB Criticità dell’impatto con l’ambiente:

C_AMB01 Difficoltà di smaltimento dei fanghi di depurazione

quantità annua unitaria fanghi depurazione

kgSS/AE trattati

C_AMB02 Elevato consumo di energia elettrica consumo energetico annuo per utente

Kwh/utente

C_AMB03 Presenza di subsidenza, stress delle fonti, difficoltà al mantenimento del “flusso ecologico”

volumi critici prelevati l/sec

C_MIS Criticità del servizio di misura:

C_MIS01 Non totale copertura di misuratori funzionanti di impianto o vetusti

n. impianti senza misura/n. impianti totale (per tipologia di impianto)

%

C_MIS02 Alta vetustà misuratori di utenza n. sostituzioni misuratori/n. misuratori totali

%

C_MIS03 Assenza servizio telelettura n. utenze senza telelettura/n. utenze tot

%

C_MIS04 Assenza telecontrollo n. impianti senza telecontrollo/n. impianti tot

%

C_GEN Criticità nei servizi al consumatore:

C_GEN01

Inadeguatezza del servizio di assistenza clienti (es. call center, pronto intervento, sportelli e trattamento dei reclami)

n. sforamenti tempi attesa carta servizio/n. utenti

n.

C_GEN02 Inadeguatezza/vetustà beni strumentali e di impresa - Necessità Studi e Ricerche

funzionalità beni strumentali e di impresa

giudizio puntuale

Nei paragrafi che seguono sono trattate le criticità e relativi indicatori in dettaglio, concentrando

l’attenzione su:

definizione della scala di analisi/rappresentazione o livello di indagine territoriale

(generalmente quella della conferenza territoriale);

individuazione del valore obiettivo a lungo termine e relativa fonte normativa o

motivazione;

determinazione del valore attuale dell’indicatore;

indicazioni della fonte del dato;

norme di piano.

7.4.1 C_ACQ - Criticità di approvvigionamento idrico e di fornitura

C_ACQ01 - Assenza delle infrastrutture di acquedotto

Definizione della scala di rappresentazione o livello di indagine territoriale: La scala di analisi

prescelta è quella della conferenza territoriale.

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Individuazione del valore obiettivo a lungo termine e relativa fonte normativa o motivazione: Il

Piano di Ambito si prefigge l’obiettivo di estendere la copertura del servizio di acquedotto a quelle

aree che ne sono tuttora sprovviste al fine di garantire sicurezza quali-quantitativa

nell’approvvigionamento da un lato, e riduzione della dispersione di risorsa causata dalla

frammentazione della captazioni private dall’altro. L’obiettivo da raggiungere è quantificabile nel

lungo termine come estensione della copertura al 100% dei residenti in centri e nuclei (con valore

di popolazione residente fornita dall’ultimo censimento disponibile).

Determinazione del valore attuale dell’indicatore: Nel capitolo 6 è stato evidenziato come in linea

generale si riscontri una copertura del servizio di acquedotto sul territorio regionale in valori

percentuali che superano il 95% della popolazione residente. Attualmente non è disponibile il

livello di copertura del servizio riferito ai soli centri e nuclei: il dato di copertura richiesto ai gestori

nell’archivio delle infrastrutture (piattaforma Net.SIC) corrisponde infatti alla percentuale di

popolazione residente servita da acquedotto rispetto alla popolazione residente totale del comune.

Per la maggioranza dei gestori questa informazione di dettaglio a livello di rete non è disponibile

sulla piattaforma dei dati infrastrutturali Net.SIC, pertanto sono state utilizzate le informazioni

fornite dai gestori per l’adempimento degli obblighi informativi definiti dalla Determina n. 4/2015

dell’AEEGSI ed in particolare il numero di abitanti residenti serviti da acquedotto rapportato al

totale dei residenti da censimento 2011.

Indicazioni della fonte del dato: Per gli anni futuri sarà possibile rilevare la percentuale

complementare a 100 della attuale copertura del servizio nei centri e nuclei ISTAT dalla

piattaforma Net.SIC (sezione Dati infrastrutturali).

Norme di piano: Vista l’elevata percentuale di copertura già presente, l’investimento pianificato

(capitolo 9) vedrà il suo utilizzo nei Programmi degli Interventi pluriennali proposti dai gestori

solo, o principalmente, in compresenza del contributo dei privati che manifestino la volontà

all’estensione dell’acquedotto o con specifiche contribuzioni da parte delle amministrazioni

comunali. Ogni gestore, in occasione della redazione del Programma degli Interventi, dovrà

dettagliare le condizioni e la ripartizione delle risorse economiche a copertura degli interventi.

C_ACQ02, C_ACQ03, C_ACQ06, C_ACQ07 - Vetustà infrastrutture di acquedotto

Definizione della scala di rappresentazione o livello di indagine territoriale: La scala di analisi

prescelta è quella della conferenza territoriale.

Individuazione del valore obiettivo a lungo termine e relativa fonte normativa o motivazione: Con

tale indicatore si intende rilevare l’inadeguatezza degli impianti e delle reti di acquedotto nel

garantire adeguati livelli di servizio. Si tratta di criticità collegate ad obsolescenza sia tecnica che

funzionale. Gli interventi che provvedono a superare la criticità in esame sono suddivisibili in due

tipologie prevalenti: interventi di ricostruzione/ripristino delle opere ed interventi per

mantenimento funzionale delle opere. Nella prima tipologia rientrano tutti gli interventi mirati alla

ricostruzione di quelle opere che, per obsolescenza tecnologica, età o cattivo stato di

manutenzione, non sono in grado di svolgere il servizio cui sono destinate e necessitano di

interventi di ripristino così incisivi da dover assumere quale onere, quello pari o di poco inferiore

al costo di costruzione ex novo. Gli interventi di mantenimento funzionale delle opere hanno

invece lo scopo di mantenere in stato di efficienza le opere esistenti attraverso un’adeguata

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manutenzione programmata, che prevede sostituzioni o miglioramenti di singole componenti

delle opere. Entrambe le tipologie di intervento tendono a perseguire l’obiettivo posto dal Piano.

L’obiettivo teorico è quello di gestire l’infrastruttura con il miglior approccio di asset management,

sostanzialmente ottimizzando la gestione del ciclo di vita dell’infrastruttura, dalla sua creazione

fino a quando produce ancora benefici rispetto ai costi (vita utile). Il livello ottimale è mantenere

l’età di ciascun cespite pari alla vita utile puntualmente stimata e valutata (Whole Life Costing).

Vedasi anche indicazioni di cui al capitolo 9.

Al fine di definire sia economicamente che tecnicamente la vita utile dei cespiti è stata presa a

riferimento quella indicata da AEEG nella Delibera 643/2013/R/IDR (art.18 dell’allegato A) per

l’ammortamento tecnico delle opere. La vita utile regolatoria, definita nel provvedimento AEEG

sopra indicato, per ciascuna categoria di immobilizzazioni (VUc) è indicata in Tabella 7.2:

Tabella 7.2 - Vita utile regolatoria ex Delibera 643/2013/R/IDR

Categoria di immobilizzazioni VUc

Terreni -

Fabbricati non industriali 40

Fabbricati industriali 40

Costruzioni leggere 40

Condutture e opere idrauliche fisse 40

Serbatoi 50

Impianti di trattamento 12

Impianti di sollevamento e pompaggio 8

Gruppi di misura 15

Altri impianti 20

Laboratori e attrezzature 10

Telecontrollo e teletrasmissione 8

Autoveicoli 5

Studi, ricerche, brevetti, diritti di utilizzazione 5

Altre immobilizzazioni materiali e immateriali 7

Si dovrebbe pertanto tendere ad un valore annuo di investimento per manutenzione straordinaria

pari alla quota data dall’applicazione del coefficiente moltiplicativo 1/VUc per il valore a nuovo

delle opere.

Per quanto concerne la determinazione del valore dei cespiti si rimanda alle curve di costo del

capitolo 9 e alla quantificazione effettuata nel medesimo capitolo.

In linea operativa si potrà semplificare la individuazione degli obiettivi intermedi mediante la

definizione di quantitativi da sostituire (es. Km di condotte) stimabili a partire dall’investimento

annuo obiettivo attraverso il costo unitario.

Determinazione del valore attuale degli indicatori: Quale valore indicativo dello stato attuale è

stata rilevata per ciascuna conferenza l’età media dei cespiti per tipologia. Occorre a tal proposito

segnalare che il dato sull’età delle opere è disponibile solo parzialmente e pertanto l’età media

indicata è definita su un sottoinsieme di cespiti.

Indicazioni della fonte del dato: I dati sull’età di costruzione dei cespiti sono ricavati dalla

piattaforma Net.SIC (sezione Dati infrastrutturali).

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Norme di piano: L’investimento teoricamente necessario per un completo superamento

dell’obsolescenza tecnico/funzionale dei cespiti (capitolo 9) risulta rilevante e superiore agli

investimenti sinora attuati. Dovendo peraltro prioritariamente investire in nuove opere richieste

da obblighi normativi, al fine di ottimizzare le risorse manutentive si ritiene che i Programmi degli

Interventi pluriennali proposti dai gestori dovranno rispondere ai seguenti vincoli:

1 l’investimento annuo complessivo in interventi di rinnovo/mantenimento funzionale si

ritiene insoddisfacente se inferiore all’1% del valore a nuovo dei cespiti (per gli impianti

indicativamente 1,5-2%). Tale valore di investimento potrà essere tradotto, come detto, in

quantitativi annui di infrastrutture su cui operare in termini di rinnovo/mantenimento

funzionale;

2 dovrà essere data priorità a reti/impianti che causano frequenti interruzioni del servizio e

che presentano frequenti malfunzionamenti/rotture, ed in particolare:

reti con frequenti rotture in aree con scarsità di risorsa e/o con elevati costi di

produzione della risorsa soprattutto se attinenti bacini ampi di utenza;

reti/impianti realizzati con tecnologie obsolete e inadeguate a rispettare gli

standard di servizio/qualità;

reti/impianti realizzati in cemento-amianto.

C_ACQ04 - Concessioni non a norma

Definizione della scala di rappresentazione o livello di indagine territoriale: La scala di

rappresentazione territoriale prescelta è quella della conferenza territoriale.

Individuazione del valore obiettivo a lungo termine e relativa fonte normativa o motivazione: Il

Piano di Ambito si prefigge l’obiettivo di regolarizzare tutte le captazioni in uso, con riferimento al

R.D. 1775 del 11 dicembre 1933 (e succ. mod. int.) e alla Legge Regionale n. 91/98 (e succ. mod.

int.).

Determinazione del valore attuale dell’indicatore: Il valore di partenza è stato definito per ciascuna

conferenza come percentuale complementare a 100 dell’attuale quota di captazioni dotate di

regolare concessione. In questa analisi sono state conteggiate solamente le captazioni per le quali la

concessione è già ottenuta. Si rileva a questo proposito che per molte captazioni è stata indicata dai

gestori una richiesta in corso. Il mancato ottenimento degli atti di concessione, laddove richiesti, può

essere imputabile sia al gestore che all’ente competente al rilascio.

Indicazioni della fonte del dato: I dati riferiti alla quota percentuale di captazioni dotate di

concessione di derivazione sono ricavati dalla piattaforma Net.SIC (sezione Dati infrastrutturali).

Norme di piano: L’investimento pianificato (capitolo 9) dovrà essere utilizzato nei Programmi

degli Interventi pluriennali proposti dai gestori per la messa a norma delle concessioni a partire

dalle fonti a maggiore utilizzo in termini di volume annuo estratto.

C_ACQ05 - Utilizzo risorsa con criticità qualitative all'origine

Definizione della scala di rappresentazione o livello di indagine territoriale: La scala di analisi e

rappresentazione territoriale prescelta è quella della conferenza territoriale.

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282

Individuazione del valore obiettivo a lungo termine e relativa fonte normativa o motivazione: Per

quanto riguarda la qualità dell’acqua all’origine si distinguono due criticità: la prima è collegata

all’utilizzo di risorse (acque superficiali) che presentano caratteristiche qualitativamente inferiori

agli standard minimi previsti per la categoria A3 secondo la normativa (D.Lgs.152/2006 – artt.80 e

81), la seconda deriva dall’utilizzo di risorse (acque sotterranee) prelevate da acquiferi classificati

non buoni secondo la normativa vigente.

In relazione alla prima criticità, l’articolo 80 del D.Lgs. 152/2006 stabilisce che le regioni

classifichino le acque dolci superficiali destinate alla produzione di acqua potabile in categorie A1,

A2 e A3 in base alle caratteristiche fisiche, chimiche e microbiologiche secondo la tabella 1/A

dell’All. 2 alla parte terza dello stesso decreto. A seconda della categoria di appartenenza le acque

sono poi sottoposte a trattamenti diversi che le rendono idonee all’uso potabile. In via eccezionale,

ovvero, solo quando non è possibile ricorrere ad altre fonti di approvvigionamento e sempre che,

con un opportuno trattamento rispettino le norme di qualità delle acque destinate al consumo

umano, le acque dolci superficiali che sono qualitativamente inferiori a quelle di categoria A3

(cosiddette subA3) possono essere utilizzate a scopo idropotabile. In base a ciò sono stati analizzati

i dati del monitoraggio eseguito da ARPAT per il periodo 2012-2014 (2), sulla base dei quali sono

stati rilevati i corpi idrici superficiali a destinazione potabile che presentano caratteristiche inferiori

alla classe A3.

Si osserva a tal proposito che l’elevata incidenza di risorsa classificata sub A3 dei prelievi di

Publiacqua S.p.a. è interamente dovuta alle prese sull’Arno (Figline, Anconella e Mantignano), per

le quali il parametro critico risulta la temperatura, parametro derogabile ai fini dell’utilizzo a scopo

idropotabile.

La seconda criticità deriva dall’utilizzo di risorse prelevate da acquiferi classificati non buoni nel

2013, cioè quelli che hanno avuto superamenti degli standard di qualità e dei valori di soglia

indicati nel D.Lgs. 152/2006 (Allegato 1 alla Parte III), in oltre 1/5 delle stazioni di

campionamento, così come stabilito dal D.Lgs. 30/2009.

L’obiettivo che il Piano si prefigge è quello di limitare per quanto possibile l’utilizzo di risorse che

presentano scarsa qualità all’origine.

Determinazione del valore attuale dell’indicatore: Il valore di partenza è definito per ciascun

conferenza come percentuale di risorsa critica captata rispetto al volume totale prelevato. In

particolare i due valori critici sono determinati come:

(A) quantità annua, in metri cubi, di risorsa captata da acque superficiali con caratteristiche

qualitative inferiori alla classificazione A3 (subA3);

2 Monitoraggio delle acque superficiali destinate alla produzione di acqua potabile risultati triennio 2012-2014 e proposta di classificazione – Marzo 2015

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283

(B) quantità annua, in metri cubi, di risorsa captata da acquiferi sotterranei non buoni

identificati dal monitoraggio dello stato chimico dei CISS (Corpi Idrici Sotterranei

Significativi) effettuato da ARPAT nel 2013 (vedi capitolo 4).

Indicazioni della fonte del dato: Le fonti dei dati per la determinazione della criticità in esame

sono:

per la classificazione sub A3, il monitoraggio ARPAT 2012-2014 e la relativa classificazione,

per le acque sotterranee, la classificazione regionale dello stato chimico dei CISS (Corpi

Idrici Sotterranei Significativi).

I relativi volumi prelevati sono estratti dalla piattaforma Net.SIC, così come il volume complessivo

captato.

Norme di piano: Il contenimento della criticità in esame è principalmente affidato agli interventi

strategici individuati al capitolo 8, seppur possano essere previsti a livello locale puntuali

interventi di sostituzione della risorsa, nei casi in cui sia rilevato un possibile rischio per la salute

umana derivante dalla non conformità ai valori di parametro normati o ad ulteriori inquinamenti

per i quali non è attualmente individuato un valore limite nella normativa (ad esempio la

contaminazione da tallio nelle sorgenti a servizio della frazione Valdicastello nel Comune di

Pietrasanta). La scelta di sostituire una risorsa anziché provvedere al suo trattamento dipenderà, in

un’analisi costi-benefici, da un lato dalla reperibilità di altrettanta risorsa di qualità migliore e dal

relativo costo di infrastrutturazione, e dall’altro dalla possibilità tecnologica di trattamento dei

parametri non conformi e dal relativo costo.

C_ACQ08 - Qualità dell’acqua non conforme agli usi umani

Definizione della scala di rappresentazione o livello di indagine territoriale: La scala di

rappresentazione territoriale prescelta è quella della conferenza territoriale.

Individuazione del valore obiettivo a lungo termine e relativa fonte normativa o motivazione: Per

quanto riguarda la qualità dell’acqua erogata, preso atto dell’attuale risoluzione delle deroghe

concesse ai sensi del D.Lgs.31/2001, la criticità residua è essenzialmente collegata al manifestarsi

di casi di non conformità ai valori di parametro o alle specifiche di cui alla Parte C dell'Allegato 1

del decreto, laddove possa essere rilevato un possibile rischio per la salute umana derivante dalla

non conformità ai valori di parametro ed anche nei casi in cui l’utilizzo dell’acqua è ostacolato da

caratteristiche di durezza o non gradevolezza. L’obiettivo a lungo termine è quello di adeguare i

trattamenti delle fonti che non rispettano i valori indicatori dei parametri di cui alla Parte C

dell’Allegato 1 del D.Lgs.31/2001 o di sospendere l’uso di tali fonti. L’obiettivo comprende anche

la risoluzione di problemi strutturali che comportano il saltuario superamento dei valori limite dei

parametri microbiologici (Parte A del D.Lgs.31/2001) e/o chimici (Parte B del D.Lgs.31/2001). Con

particolare riferimento agli interventi strategici (capitolo 8) e prioritariamente per gli impianti

complessi e di grande dimensione, la progettazione degli adeguamenti ovvero nuovi trattamenti

dovranno tenere conto e utilizzare le migliori tecnologie disponibili anche per far fronte

all’eliminazione di inquinanti diffusi, o comunque di sostanze non necessariamente individuate tra

i parametri della norma, al fine di garantire una sempre migliore qualità della risorsa destinata al

consumo umano.

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284

Per valutare tale criticità si è utilizzato lo standard organizzativo Caratteristiche dell’acqua erogata

(QUAP), definito dal rapporto tra il numero di controlli in cui risulta che sono stati superati i valori

di parametro indicati dalla norma (D.Lgs.31/01) per la qualità dell’acqua ed il numero dei controlli

totali. I controlli sono quelli effettuati sia dal gestore che dall’organo di controllo (ASL).

Si pone come obiettivo il livello di non conformità previsto per lo Standard Organizzativo QUAP -

Caratteristiche dell’acqua erogata.

Determinazione del valore attuale dell’indicatore: Il valore di partenza è stato definito per ciascun

gestore prendendo il valore dello standard organizzativo Caratteristiche dell’acqua erogata (QUAP)

rilevato per l’anno 2013.

Indicazioni della fonte del dato: Il dato sarà rilevato dallo standard organizzativo Caratteristiche

dell’acqua erogata (QUAP).

Norme di piano: L’investimento pianificato (capitolo 9) vedrà il suo utilizzo nei Programmi degli

Interventi pluriennali proposti dai gestori a partire dagli acquedotti per i quali si rilevano

superamenti dei valori limite dei parametri microbiologici/chimici (Tab. A e B) e da quelli per i

quali l'azienda unità sanitaria locale ha rilevato un possibile rischio per la salute umana derivante

dalla non conformità ai valori di parametro (Tab. C). Ulteriori criteri sono individuati nella entità

dei superamenti e nella estensione della popolazione interessata, valutata in relazione al volume

annuo distribuito.

C_ACQ09 - Alto livello di perdite e presenza perdite occulte

Definizione della scala di rappresentazione o livello di indagine territoriale: In prima istanza sarà

utilizzata una rappresentazione a scala di conferenza territoriale. Con l’estensione della

distrettualizzazione dei sistemi acquedottistici la scala di indagine potrà essere definita nel

distretto di rete.

Individuazione del valore obiettivo a lungo termine e relativa fonte normativa o motivazione: La

gestione e il contenimento delle perdite idriche nelle reti acquedottistiche risultano di primaria

importanza sia con riferimento all’efficienza della gestione del servizio di acquedotto, sia per

quanto riguarda l’entità dei prelievi dalle diverse fonti e, quindi, la loro sostenibilità.

Per la rilevazione del dato di perdite si è fatto riferimento al D.M. Lavori pubblici 8 gennaio 1997, n. 99, oltre alle specificazione fornite da AEEGSI in Determinazione n. 5/2014, selezionando l’indice delle perdite totali in distribuzione:

P1=A17/A09

ottenuto come rapporto tra il volume perso in distribuzione e il volume in ingresso alla

distribuzione. Nel dettaglio:

A17 volume perso in distribuzione (A17=A13+A14+A15+A16) (mc/anno), dove:

A13 volume perso per disservizi (accidentali - ad esempio per rotture -, per scarico da troppo-pieno, etc. salvo che questo non sia esercitato nelle opere di captazione o che lo sfioro non danneggi o impedisca altre utilizzazioni) (mc/anno);

A14 volume sottratto (costituito da acqua derivata senza autorizzazione) (mc/anno);

A15 volume perduto nella distribuzione (perdite dai serbatoi, dalle condotte, etc.) (mc/anno);

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285

A16 differenza tra il volume fornito e quello misurato in distribuzione per errori di misura a causa dell'imprecisione o del malfunzionamento degli apparecchi di misura (positivo se il probabile valore vero erogato supera quello approssimativamente misurato) (mc/anno);

A09 volume in ingresso alla distribuzione (A09=A02s+A06-A03s+A07s-A08s) (mc/anno), dove:

A02s volume di acqua pronta all'uso prelevato dall'ambiente;

A06 volume prodotto dagli impianti di trattamento, costituito dall'acqua complessivamente uscita dagli impianti per essere immessa all'utilizzazione;

A03s volume delle perdite e di eventuali apporti (contributo negativo) di acqua negli impianti di trasporto secondario;

A07s volume di acqua pronta all'uso prelevato da altri sistemi di acquedotto;

A08s volume di acqua pronta all'uso consegnato ad altri sistemi di acquedotto.

In prima istanza si potrà far ricorso al seguente indice semplificato, che stima in eccesso le perdite

in distribuzione (poiché considera tra le perdite il volume di acqua utilizzato per manutenzione e

servizi agli impianti e l’eventuale volume consumato e non misurato):

A17=A09–A10

dove A10=volume misurato dell'acqua consegnata alle utenze.

Il dispositivo normativo cui si è fatto riferimento non indica la percentuale di “perdite consentite”,

ovvero i volumi di acqua che il gestore può ritenere economicamente non vantaggiosi da

recuperare. L’unica indicazione normativa italiana a riguardo è quella presente nel DPCM del 4

marzo 1996 in cui sono definite le perdite tecnicamente accettabili nelle reti di adduzione ed in

quelle di distribuzione in “non più del 20%”. Il DPCM recita anche che “qualora le perdite in sistemi

acquedottistici esistenti siano superiori a detto limite, il PRGA dovrà prevedere interventi di manutenzione

entro un ragionevole periodo di tempo e pertanto una diminuzione, a parità di altre condizioni, del

fabbisogno stesso”.

Si ritiene ipotizzabile un livello obiettivo che, a partire dal dato attuale di perdite di rete rilevato o

parzialmente stimato, si prefigga di vedere un decremento delle perdite percentuali in linea con

l’estensione del controllo delle pressioni.

Ottenere livelli di perdite pari al 20% indicato dalla normativa rappresenta un traguardo ottimale a

livello teorico ma difficilmente raggiungibile dato l’attuale valore registrato, pertanto si ritiene che

attuando il Piano i livelli di perdite, in particolare grazie al miglioramento della qualità degli

investimenti e dell’ottimizzazione tecnologica della gestione, debbano essere ridotti da 5 a 10 punti

percentuali rispetto al livello attuale.

Per la definizione del valore obiettivo da perseguire con il Piano di Ambito si ritiene utile valutare

in futuro di introdurre l’approccio utilizzato dall’IWA (International Water Association),

auspicando di giungere quanto prima alla sua applicazione in ragione dell’evoluzione della

conoscenza dei sistemi acquedottistici regionali.

L’indice utilizzato è definito come indice di dispersione dell’infrastruttura (Infrastructure Leakage

Index o ILI) ed è dato dal rapporto tra le perdite reali annuali potenzialmente recuperabili (Current

Annual Real Losses o CARL) e le perdite fisiologiche annuali (UARL).

ILI =CARL

UARL

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286

Oltre che un efficace strumento diagnostico ampiamente utilizzato a livello internazionale, l’ILI

rappresenta un indicatore standardizzato di qualità delle prestazioni di una rete idrica (Tabella

7.3).

Tabella 7.3 - Classi di qualità della rete in base al valore dell'ILI

ILI Qualità della rete

>8 PESSIMA

4÷8 SCARSA

2÷4 MEDIA

<2 BUONA

Ai fini di un affidabile calcolo dell’indicatore ILI (3) il Gestore dovrà disporre, sia per i singoli

acquedotti/distretti, sia per l’intero areale servito, di:

Bilanci idrici: redatti conformemente alle specifiche del DM 99/97;

Lunghezza delle reti: le lunghezze delle reti devono derivare dalla cartografia digitale,

escludendo gli allacci;

Pressione media di rete: i valori di pressione potranno derivare dalla modellazione

idraulica delle reti o da un adeguato e rappresentativo numero di misure manometriche

puntuali effettuate sulle reti stesse (4);

Lunghezza degli allacci: la lunghezza degli allacci dovrà derivare possibilmente dalla

cartografia digitale degli stessi; sono ammissibili stime sulla base di una lunghezza

standard valutata su di un campione rappresentativo di rilievi, eventualmente

differenziando i valori di lunghezza standard nelle diverse situazioni (es. aree rurali o

urbane);

Numero degli allacci: il numero degli allacci deve derivare possibilmente da rilievo diretto

degli stessi, oppure essere stimato con metodologie affidabili, riferite ad esempio ad

elaborazioni compiute sulla base dei database georeferenziati delle utenze e delle modalità

di allaccio presenti nei diversi distretti;

Tempo in cui i singoli acquedotti sono pressurizzati (ore/anno).

La riduzione delle perdite è infatti il prodotto di più componenti che incidono sulla gestione delle

perdite, e solo in parte la risoluzione della criticità si esaurisce negli interventi di manutenzione,

infatti il controllo e la gestione delle perdite scaturiscono da:

controllo attivo delle perdite;

3 L’indicatore ILI è stato implementato prevedendo la sua applicazione alla scala temporale annuale. 4 In linea generale risulta opportuno perseguire l’obiettivo di modellare tutte le reti che servano più di 2.000

abitanti, individuando distretti con misure fisse ed altri dove si effettuano invece misure sporadiche anche in

funzione delle criticità rilevate.

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287

gestione della pressione;

rapidità e qualità delle riparazioni;

piani di manutenzione.

Una corretta politica di riduzione delle perdite non può comunque prescindere da un’analisi costi-

benefici che ne avalli un ritorno in termini anche economico-finanziari. La scelta di una strategia

rispetto ad un’altra, o la stessa necessità di intervenire, dipende da un lato dal valore dell’acqua

persa, ossia dal costo delle perdite, e dall’altro dal costo degli interventi necessari al contenimento

delle dispersioni. Il costo degli interventi di contenimento delle perdite è funzione delle

metodologie adottate, ma è accertato che, man mano che si riduce il livello di perdite, lo sforzo

finanziario richiesto per una riduzione ulteriore aumenta in maniera asintotica.

Gestire le perdite significa quindi determinare quale sia la quantità di risorsa che fisiologicamente

è accettabile che venga perduta, definire il valore di perdita economicamente più conveniente e,

sulla base di questo riferimento, programmare le attività di controllo perdite.

Determinazione del valore attuale dell’indicatore: Il valore di partenza dell’indice delle perdite

totali in distribuzione P1 è ricavato dai Rapporti annuali relativi al D.M. Lavori pubblici 8 gennaio

1997, n. 99 forniti dai Gestori.

Indicazioni della fonte del dato: La determinazione dei volumi che entrano in gioco nel calcolo

dell’indice P1 sono rilevati dalla piattaforma Net.SIC (per le modalità di calcolo di tali volumi

risulta necessario integrare le indicazioni del DM 99/97 con le indicazioni di cui alla Det. 5/2014 di

AEEGSI).

Norme di piano: La definizione puntuale degli obiettivi, e quindi delle priorità di intervento, dovrà

tener conto, in analogia coi criteri indicati per l’individuazione delle priorità di intervento nel caso

delle manutenzioni straordinarie (vedi C_ACQ02, C_ACQ03, C_ACQ06, C_ACQ07), dei seguenti

fattori: scarsità di risorsa, costi di produzione elevati, ecc. ovvero di elementi che consentano di

definire il livello economico di perdita. Ogni gestore, in occasione della redazione del Programma

degli Interventi, dovrà illustrare le valutazioni alla base delle priorità di intervento proposte.

C_ACQ10 - Alto tasso di interruzioni impreviste della fornitura – tubazioni

Definizione della scala di rappresentazione o livello di indagine territoriale: La scala di

rappresentazione territoriale prescelta è quella della conferenza territoriale.

Individuazione del valore obiettivo a lungo termine e relativa fonte normativa o motivazione:

L’obiettivo è in questo caso collegato al livello di servizio individuato dal D.P.C.M. 4.03.1996

(Allegato 8 - Livelli minimi dei servizi che devono essere garantiti in ciascun ambito territoriale

ottimale) ripreso dalle varie Convenzioni di affidamento, nelle quali è disposto che il gestore del

servizio idrico integrato garantisce il servizio di fornitura di acqua potabile con continuità

ventiquattro ore su ventiquattro e in ogni giorno dell'anno, salvo i casi di forza maggiore e durante

gli interventi di riparazione o di manutenzione programmata. A tal fine il gestore deve

organizzarsi per fronteggiare adeguatamente situazioni di interruzione assicurando tra l’altro la

riparazione dei guasti entro termini stabiliti. I suddetti obblighi sono stati ripresi dagli Standard

organizzativi che prevedono appunto il rispetto di determinati tempi di riparazione in funzione

della dimensione della condotta interessata dalla rottura.

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Nel contesto in esame l’obiettivo potrà essere invece individuato in modo relativo, andando a

rilevare nel tempo una progressiva riduzione del numero degli eventi di rottura. La riduzione

degli eventi di rottura oltre a benefici ambientali (riduzione perdite) comporta vantaggi gestionali

in termini di minori costi di captazione/stoccaggio/trattamento e, come detto, una maggiore

affidabilità del servizio fornito agli utenti. La compressione del numero delle rotture passa anche

attraverso la comprensione dei fenomeni che portano a tale evento di difficile previsione in quanto

correlato a vari fattori, in generale sintetizzabili in tre categorie: fattori fisici, fattori operativi e

fattori ambientali. Al primo gruppo appartengono aspetti quali il materiale, il diametro, lo

spessore, l’età della tubazione, il tipo di giunto, le condizioni di traffico ed i carichi esterni. Al

secondo gruppo appartengono aspetti quali la pressione di esercizio, la velocità e la qualità

dell’acqua. Infine al terzo le condizioni di posa, il letto ed il rinfianco, il tipo di suolo, l’attività

sismica, le condizioni climatiche (temperatura e precipitazioni).

Pianificare la sostituzione delle condotte prima che avvenga la rottura significherebbe garantire un

servizio efficiente per gli utenti nel rispetto dell’ambiente.

L’obiettivo di Piano è quello di contenere il numero di guasti ad un livello inferiore a 3 rotture

annue ogni 100 km di rete (distruzione e adduzione).

Determinazione del valore attuale dell’indicatore: Il valore di partenza è stato definito per ciascun

gestore ricavando il numero complessivo degli eventi di rottura dagli standard organizzativi

Tempo di riparazione non programmate dei guasti ordinari (IGO) e Tempo di riparazione non programmate

dei guasti straordinari (IGS) rilevati all’anno 2013 e rapportandolo ai km di rete totale, diviso 100. Il

valore attuale non è disponibile per tutti i gestori dato che in passato venivano registrate

informazioni diverse e attualmente non confrontabili.

Indicazioni della fonte del dato: La rilevazione del numero di rotture ed ulteriori informazioni

relative alla localizzazione saranno anche nel seguito dedotte dagli standard organizzativi sopra

indicati o, in alternativa, dai dati infrastrutturali della piattaforma Net.SIC dove è stato previsto

apposito campo atto a rilevare il numero di rotture per rete, rapportandolo ai km di rete.

Norme di piano: L’investimento pianificato (capitolo 9) vedrà il suo utilizzo nei Programmi degli

Interventi pluriennali proposti dai gestori a partire dalle tubazioni critiche di sistemi

acquedottistici che interessano importanti bacini di utenza. Un sistema operativo efficace per

definire le priorità di intervento è individuabile anche nella tenuta di un registro sul quale

annotare per ogni rete/tronco di rete gli eventi di rottura/perdita con indicazione delle

caratteristiche della tubazione per il quale si è manifestata la criticità, distinguendo tra rottura su

condotta principale e allacciamento. Tale registro potrà essere quello utilizzato per gli standard

organizzativi sopra indicati attraverso un’implementazione di campi informativi. Nei Programmi

degli Interventi pluriennali i gestori dovranno proporre investimenti corredati da informazioni

riguardanti il numero di eventi di rottura su condotte e allacci.

C_ACQ11 - Mancato raggiungimento della dotazione minima garantita

Definizione della scala di rappresentazione o livello di indagine territoriale: La scala di analisi e

rappresentazione territoriale prescelta è quella della conferenza territoriale.

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Individuazione del valore obiettivo a lungo termine e relativa fonte normativa o motivazione: Il

D.P.C.M. 4.03.1996 (Allegato 8 - Livelli minimi dei servizi che devono essere garantiti in ciascun

ambito territoriale ottimale) ripreso dalle varie Convenzioni di affidamento definisce tra i livelli

minimi da garantire alle utenze potabili domestiche una dotazione pro-capite giornaliera alla

consegna, non inferiore a 150 l/ab/giorno, intesa come volume attingibile dall'utente nelle 24 ore.

Come evidenziato nel Capitolo 5, l’esperienza delle attuali gestioni dei servizi idrici dimostra che

le dotazioni del DPCM sono piuttosto teoriche e che le dotazioni idriche reali variano

considerevolmente a seconda delle aree servite: il fabbisogno idrico non si identifica col consumo

dal momento che nei centri abitati dove la domanda idrica non è soddisfatta, il consumo risulta

inferiore al fabbisogno mentre nei centri dove c’è abbondanza di acqua, il consumo può risultare

superiore al reale fabbisogno. Il quantitativo del DPCM può quindi essere considerato solo

indicativo per la dotazione giornaliera.

Dall’analisi dei volumi fatturati si evidenzia una certa rigidità della domanda che permette di

ipotizzare quale dotazione minima da garantire quella erogata in condizioni ‘normali’, ovvero in

assenza di emergenze correlate a carenza della risorsa.

In tal senso si è optato per la selezione di un indicatore indiretto che permetta di approssimare il

monitoraggio dell’obiettivo di interesse, ovvero quello di soddisfare 365 giorni all’anno e 24 ore al

giorno il fabbisogno di dotazione richiesto. Tale indicatore è correlato all’attivazione del servizio di

emergenza (vedi standard organizzativo IRA) e prevede di monitorare il quantitativo annuo di

risorsa (mc) fornita direttamente/indirettamente dal servizio di emergenza mediante autobotte.

Il livello obiettivo è determinato per ciascun gestore a partire dalla quantità di risorsa fornita in un

anno ‘medio’, ovvero in assenza di siccità idrica conclamata. La finalità è quindi quella di azzerare

l’erogazione mediante autobotte in conseguenza di siccità idrica. In tal senso il raggiungimento

dell’obiettivo potrà realizzarsi ad avvenuto completamento degli interventi strategici a livello

regionale (capitolo 8) e al superamento delle criticità/carenze strutturali a livello locale mediante

interventi di potenziamento dei sistemi.

Determinazione del valore attuale dell’indicatore: Si evidenzia che allo stato attuale il valore

dell’indicatore è pari al valore obiettivo dato che è stato determinato in un anno (2013) in cui non si

è registrata emergenza idrica.

Indicazioni della fonte del dato: Il quantitativo annuo di risorsa trasportato mediante autobotte

sarà annualmente richiesto ai gestori.

Norme di piano: La definizione puntuale degli obiettivi, e quindi delle priorità di intervento, dovrà

tener conto della grandezza dei bacini di utenza interessati da situazioni strutturali

critiche/deficitarie.

C_ACQ12, C_FOG07, C_DEP04 - Impianti ACQ/FOG/DEP non a norma

Definizione della scala di rappresentazione o livello di indagine territoriale: La scala di analisi e

rappresentazione territoriale prescelta è quella della conferenza territoriale.

Individuazione del valore obiettivo a lungo termine e relativa fonte normativa o motivazione: Con

l’indicatore in questione si intende valutare la conformità degli impianti in riferimento alla

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Autorità Idrica Toscana – Piano di Ambito – Obiettivi del Piano d’Ambito CAP 7

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sicurezza dei lavoratori e quindi in linea coi documenti aziendali di valutazione dei rischi redatti ai

sensi del D.Lgs n.81/2008. Il Gestore dovrà a tal fine risolvere le criticità evidenziate nell’analisi

dei rischi e mettere in atto interventi di adeguamento degli impianti elettrici (D.M. 37/2008),

adeguamenti impiantistici per una piena conformità dei siti anche ad una serie di norme

secondarie, messa a regime del sistema di verifica periodica degli impianti e delle apparecchiature

soggette (D.M. 37/2008, PED ed apparecchi sollevamento), interventi sugli impianti MT,

adeguamento dei CPI etc., nonché interventi strutturali di adeguamento normativo delle sedi. In

questa ottica è ritenuta prioritaria anche l’acquisizione di un Sistema di Gestione della Sicurezza e

Salute sul Lavoro (SSL) al fine di tutelare i lavoratori che si trovano più facilmente esposti a rischi

per la salute e la sicurezza nello svolgimento delle rispettive mansioni (OHSAS 18001:1999).

Determinazione del valore attuale dell’indicatore: Il valore di partenza non è disponibile.

Indicazioni della fonte del dato: Per gli anni futuri sarà possibile rilevare tale informazione dalla

piattaforma Net.SIC (sezione Dati infrastrutturali).

Norme di piano: L’investimento pianificato (capitolo 9) vedrà il suo utilizzo nei Programmi degli

Interventi pluriennali proposti dai gestori a partire dalle criticità di grado più elevato secondo

quanto previsto dai documenti aziendali di valutazione dei rischi, nonché per l’implementazione

del Sistema di Gestione della Sicurezza e della Salute dei Lavoratori, laddove non già acquisito.

Ogni gestore, in occasione della redazione del Programma degli Interventi, dovrà illustrare le

valutazioni compiute a sostegno delle priorità di intervento proposte.

C_ACQ13 - Assenza regolazione pressione

Definizione della scala di rappresentazione o livello di indagine territoriale: La scala di

rappresentazione territoriale prescelta è quella della conferenza territoriale.

Individuazione del valore obiettivo a lungo termine e relativa fonte normativa o motivazione:

Come ampiamente illustrato al paragrafo relativo all’indicatore C_ACQ09, un’efficace politica di

contenimento delle perdite idriche non può prescindere dalla regolazione della pressione di

esercizio. La “pressione” rappresenta il risultato finale del processo di distribuzione ed un valido

indicatore del livello di servizio raggiunto. Risulta frequente la difficoltà di mantenere la pressione

entro limiti ottimali. Storicamente veniva perseguito quale unico obiettivo quello di avere in rete

una pressione abbastanza elevata al fine di garantire un rifornimento in tutta sicurezza; le

conseguenze provocate dalle elevate pressioni non erano sentite per il costo modesto, rispetto a

quello attuale, delle spese energetiche ed inoltre per il fatto che i sistemi idrici, in genere di

costruzione abbastanza recente, godevano di un buono stato. Attualmente è di fatto inevitabile la

constatazione che occorre procedere con sistemi di acquedotto a pressione regolata, intendendo

per sistema a pressione regolata una porzione di rete di distribuzione nella quale la pressione nel

punto medio della rete rimane pressoché costante nel tempo ad uno o più valori prefissati, anche al

variare delle portate immesse in rete. Il fine ultimo di un sistema di controllo della pressione è

quello di garantire un basso coefficiente di variazione (CV) della pressione con la garanzia di

operare con valori vicini alle condizioni di servizio minimo richiesto nei punti più sfavorevoli.

Con tutti i dispositivi automatici disponibili oggi sul mercato, anche a basso prezzo e di facile

implementazione, tipo valvole automatiche o inverter, non è più ammissibile la gestione delle reti

di distribuzione ottenute con manovre manuali giornaliere, sistemi di pompaggio o booster diretti

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291

in rete senza inverter oppure mediante pompaggi o booster diretti con inverter regolati sulla

portata.

Un buon sistema di regolazione della pressione dovrebbe assecondare la richiesta in termini di

portata, anche nei momenti di punta, mantenendo un prefissato valore di pressione in rete.

La soluzione per la razionalizzazione delle pressioni è la regolazione zona per zona della superficie

piezometrica risultante dal combinato disposto del carico al contorno generato da più impianti,

come una centrale di sollevamento o un booster che controllano la pressione di valle mediante

inverter, o una valvola idraulica di mantenimento della pressione di valle, anche con più livelli di

regolazione ( es. giorno più alta, notte più bassa), etc…In sistemi alimentati con pompaggio diretto

è essenziale evitare brusche variazione della pressione, originate dalle operazioni di attacca e

stacca delle pompe. Queste operazioni accelerano oltremodo il deterioramento dell'infrastruttura

delle reti aumentando significativamente il ripetersi di perdite. In questi tipi di sistemi la pressione

di sollevamento deve essere programmata in funzione delle variazioni dei consumi per tutte le 24

ore. Nei sistemi dove questa previsione non è attuate, qualsiasi diminuzione del consumo

comporta un notevole aumento delle perdite.

In sistemi alimentati a gravità generalmente le fluttuazioni nell'alimentazione sono più equilibrate

e le pressioni non oscillano in modo improvviso e con notevoli escursioni, se non per l'apertura o

chiusura rapida delle valvole. In condizioni normali di alimentazione a gravità le perdite sono

meno influenzate dal fattore pressione. Fanno eccezione a questa regola le reti dei territori montani

o collinari funzionanti con elevate pressioni di esercizio le quali, a causa dei dislivelli notevoli del

territorio servito da un’unica rete, presentano gli stessi inconvenienti sopra descritti.

I benefici dovuti al controllo della pressione sono:

diminuzione dell'ammontare delle perdite per la diminuzione della pressione di esercizio,

diminuzione del formarsi di nuove perdite per la diminuzione della pressione di esercizio,

aumento della vita utile delle reti per la regolazione della pressione di esercizio con

variazioni minime,

diminuzione della frequenza di danni alle installazioni interne degli utenti causate dalla

anomala pressione della rete di distribuzione,

miglioramento del controllo delle perdite di acqua.

La norma tutt’ora vigente (D.P.C.M. 4/03/96) prevede livelli limite di pressione da avere in rete

(carico idraulico minimo di 5 m, misurato al punto di consegna, relativo al solaio di copertura del

piano abitabile più elevato - carico massimo riferito al punto di consegna rapportato al piano

stradale non superiore a 70 m), che devono tuttavia trovare la giusta definizione nelle reali

situazioni acquedottistiche gestite. Infatti in questi anni molte utenze, per ovviare a problemi di

scarsità in alcune ore del giorno in cui è massima la domanda, si sono dotate di autoclavi, questo

rende praticamente impossibile poter assicurare la pressione prevista dal D.P.C.M. 4/3/96, così

come lo sviluppo urbanistico che non ha tenuto conto dell’orografia del territorio in relazione alle

condizioni di pressione dell’acquedotto.

Un intervento efficace per impostare un’efficiente regolazione delle pressioni in rete, richiamato

dalla letteratura tecnica nazionale ed internazionale, è basato sulla suddivisione della rete in tante

porzioni gestibili con apparati di controllo della pressione (valvole idrauliche automatiche,

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inverter, etc), che in alcuni casi possono coincidere con i DMA (distretti di portata) nei quali sono

misurate con postazioni fisse tutte le portate in ingresso ed in uscita.

Il Piano di Ambito si prefigge l’obiettivo di dotare le reti di acquedotto dei centri e nuclei con

numero di abitanti residenti >10.000, di sistemi atti a regolarizzare le pressioni. Questo obiettivo

potrà essere esteso anche a quei casi in cui siano presenti criticità di approvvigionamento.

Nella Tabella 7.4 sono indicate le lunghezze di rete distributiva a servizio di agglomerati >10.000

residenti e il relativo peso rispetto alla lunghezza complessiva della rete gestita, al fine di

evidenziare l’impatto dell’obiettivo su ciascun gestore.

Tabella 7.4 – Reti di acquedotto a servizio di agglomerati > 10.000 abitanti residenti

Gestore km di rete di distribuzione in agglomerati >10000ab (GIS)

km totali di rete di distribuzione (GIS)

% rete di distribuzione in agglomerati >10000ab

Gaia S.p.a. 1.061 3.418 31%

Geal S.p.a. 395 590 67%

Acque S.p.a. 1.279 5.062 25%

Publiacqua S.p.a. 2.219 5.342 42%

Nuove Acque S.p.a. 323 2.903 11%

ASA S.p.a. 604 2.475 24%

Acquedotto del Fiora S.p.a. nd 8.370 nd

Determinazione del valore attuale dell’indicatore: Il dato relativo ai Km di rete già provvisti di

regolazione della pressione alla data di redazione del presente Piano è stato fornito dai Gestori che

negli ultimi anni hanno investito su tale tipologia di intervento. Per i gestori che hanno già avviato

questa attività è stata detratta nel calcolo del valore attuale la quota parte relativa a reti di piccoli

centri (< 10.000 abitanti) così da rendere confrontabile lo stato attuale con quello obiettivo.

Laddove il dato non è stato reso disponibile si è ipotizzato che la regolazione sia assente in tutti i

sistemi gestiti.

Indicazioni della fonte del dato: Per il futuro la presenza di regolazione della pressione sarà

rilevata dalla piattaforma Net.SIC dalla scheda ‘DISTRIB_TRONCHI’.

Norme di piano: Per garantire la possibilità di un controllo degli obiettivi di piano nelle zone

abitate (ISTAT) dovranno essere monitorate efficacemente le pressioni di rete. Per ogni località con

superficie superiore a 50 Ha dovrà essere realizzato almeno un punto fisso di misura della

pressione ubicato in una zona rappresentativa della pressione media della rete, ovvero almeno un

punto fisso di misura della pressione ogni 300 Ha di superficie abitata.

Raggiunti questi livelli di monitoraggio si potrà di valutare l’opportunità di creare un indicatore di

dettaglio che misuri il grado di stress della rete e costituito dal coefficiente di variazione CV della

pressione della rete (ottenuta come media aritmetica delle pressioni misurate nella zona abitata).

Per quanto riguarda l’individuazione puntuale degli obiettivi da definirsi nei singoli PdI, e quindi

delle priorità di intervento, questa dovrà tener conto, dei seguenti fattori: scarsità di risorsa, costi

di produzione elevati, frequenti episodi rottura, ecc. Ogni gestore, in occasione della redazione del

Programma degli Interventi, dovrà illustrare le valutazioni compiute a sostegno delle priorità di

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intervento proposte per le reti che servono più di 10.000 abitanti nonché per le reti dei centri

minori nei quali sono presenti criticità di approvvigionamento.

7.4.2 C_FOG - Criticità di raccolta delle acque reflue urbane

C_FOG01 - Assenza delle infrastrutture di fognatura

Definizione della scala di rappresentazione o livello di indagine territoriale: La scala di analisi

prescelta è quella della conferenza territoriale.

Individuazione del valore obiettivo a lungo termine e relativa fonte normativa o motivazione: Il

Piano di Ambito si prefigge l’obiettivo di estendere il servizio di fognatura, e il connesso servizio

di depurazione, a tutti i centri e nuclei ISTAT di potenzialità inferiore a 2000 AE e maggiore di

200AE, al netto quindi delle case sparse, preso atto che i centri con carico maggiore di 2000 AE

sono attualmente serviti in misura compatibile con le indicazioni comunitarie (> 98%).

Determinazione del valore attuale dell’indicatore: Attualmente non è disponibile il livello di

copertura del servizio riferito ai soli centri e nuclei: il dato di copertura richiesto ai gestori

nell’archivio delle infrastrutture (piattaforma Net.SIC) corrisponde infatti alla percentuale di

popolazione residente servita da fognatura rispetto alla popolazione residente totale del comune.

Per la maggioranza dei gestori questa informazione di dettaglio a livello di rete non è disponibile

sulla piattaforma dei dati infrastrutturali Net.SIC, pertanto sono state utilizzate le informazioni

fornite dai gestori per l’adempimento degli obblighi informativi definiti dalla Determina n. 4/2015

dell’AEEGSI ed in particolare il numero di abitanti residenti serviti da fognatura rapportato al

totale dei residenti da censimento 2011.

Indicazioni della fonte del dato: Per gli anni futuri sarà possibile rilevare la percentuale

complementare a 100 della attuale copertura del servizio nei centri e nuclei ISTAT dalla

piattaforma Net.SIC (sezione Dati infrastrutturali).

Norme di piano: L’investimento pianificato (capitolo 9) vedrà il suo utilizzo nei Programmi degli

Interventi pluriennali proposti dai gestori solo, o principalmente, in compresenza del contributo

dei privati che manifestano la volontà all’estensione della fognatura con recapito a depurazione o

con specifiche contribuzioni da parte delle amministrazioni comunali. La priorità sarà in tal caso

assegnata a quelle situazioni con scarichi in corpi idrici aventi caratteristiche qualitative non buone

e tenendo conto delle urgenze di carattere igienico-sanitario.

C_FOG02, C_FOG03 - Vetustà infrastrutture di fognatura

Per la descrizione di questi indicatori si rimanda alla trattazione effettuata al punto C_ACQ02,

C_ACQ03, C_ACQ06, C_ACQ07 - Vetustà infrastrutture di acquedotto per quanto concerne i temi:

definizione della scala di analisi/rappresentazione o livello di indagine territoriale

(generalmente quella della conferenza territoriale);

individuazione del valore obiettivo a lungo termine e relativa fonte normativa o

motivazione;

determinazione del valore attuale dell’indicatore;

indicazioni sulla fonte del dato.

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Norme di piano: L’investimento teoricamente necessario per un completo superamento

dell’obsolescenza tecnico/funzionale dei cespiti (capitolo 9) si rileverà, anche nel caso delle

infrastrutture fognarie, non sostenibile dalla tariffa ed i Programmi degli Interventi pluriennali

proposti dai gestori dovranno quindi rispondere ai seguenti vincoli:

l’investimento annuo complessivo in interventi di rinnovo/mantenimento funzionale si

ritiene insoddisfacente se inferiore al 1% del valore a nuovo dei cespiti (per impianti anche

superiore, 1,5-2% indicativamente). Tale valore di investimento potrà essere tradotto in

quantitativi annui di infrastrutture su cui operare in termini di rinnovo/mantenimento

funzionale;

dovrà essere data priorità a reti/impianti che presentano frequenti

malfunzionamenti/rotture.

C_FOG04 - Alto tasso di guasti fognari

Definizione della scala di rappresentazione o livello di indagine territoriale: La scala di

rappresentazione territoriale prescelta è quella della conferenza territoriale.

Individuazione del valore obiettivo a lungo termine e relativa fonte normativa o motivazione:

L’obiettivo è in questo caso collegato alla necessità di mantenere un efficiente servizio di

convogliamento al recapito finale delle acque reflue urbane raccolte dalla rete. Ciò onde evitare

sversamenti in ambiente e problematiche di carattere igienico-sanitario con collegati danni a beni

pubblici o privati. A tal fine il gestore deve organizzarsi per fronteggiare adeguatamente situazioni

di malfunzionamento assicurando, tra l’altro, la riparazione dei guasti entro termini stabiliti. I

suddetti obblighi sono stati ripresi dagli Standard organizzativi, i quali prevedono appunto il

rispetto di determinati tempi di riparazione in funzione della dimensione della condotta

interessata dalla rottura, della sua profondità di posa e della grandezza del bacino servito.

Nel contesto in esame l’obiettivo resta individuato in modo relativo, andando a rilevare nel tempo

una progressiva riduzione del numero dei guasti attraverso una preventivo intervento di

manutenzione/sostituzione.

L’obiettivo di Piano sarà definito una volta disponibili dati omogeni relativi al numero di rotture

derivati dagli Standard organizzativi.

Determinazione del valore attuale dell’indicatore: Il valore attuale non è disponibile dato che in

passato i gestori registravano informazioni diverse e non confrontabili.

Indicazioni della fonte del dato: La rilevazione del numero di rotture ed ulteriori informazioni

relative alla localizzazione saranno dedotte per ciascun gestore ricavando il numero complessivo

degli eventi di rottura dagli standard organizzativi Tempo di riparazione non programmate dei guasti

ordinari (IGFO) e Tempo di riparazione non programmate dei guasti straordinari (IGFS) o, in alternativa,

dai dati infrastrutturali della piattaforma Net.SIC dove è stato previsto apposito campo atto a

rilevare il numero di rotture e rapportandolo ai km di rete fognaria.

Norme di piano: L’investimento pianificato (capitolo 9) vedrà il suo utilizzo nei Programmi degli

Interventi pluriennali proposti dai gestori a partire dalle tubazioni critiche di reti fognarie che

interessano importanti bacini di utenza. Un sistema operativo efficace per definire le priorità di

intervento è individuabile anche nella tenuta di un registro sul quale annotare per ogni rete/tronco

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di rete gli eventi di rottura/perdita con indicazione delle caratteristiche dell’elemento per il quale

si è manifestata la criticità. Tale registro potrà essere quello utilizzato per gli standard

organizzativi sopra indicati attraverso una implementazione di campi informativi.

C_FOG05 - Sfioratori di piena con rapporti di sfioro non adeguati

Definizione della scala di rappresentazione o livello di indagine territoriale: La scala di

rappresentazione territoriale prescelta è quella della conferenza territoriale.

Individuazione del valore obiettivo a lungo termine e relativa fonte normativa o motivazione: La

normativa regionale (L.R. 20/2006 e suo Regolamento attuativo) dispongono la messa a norma dei

manufatti di scolmo delle reti fognarie entro determinate tempistiche. La messa a norma dei

manufatti riguarda la conformità degli stessi in relazione ad un dimensionamento che si fonda sul

rispetto di un indice di diluizione calibrato sulla assenza o presenza di scarichi industriali in

pubblica fognatura. L’obiettivo è in questo caso collegato alla necessità di mantenere un efficiente

servizio di convogliamento al recapito finale delle acque reflue urbane raccolte dalla rete, evitando

sversamenti in ambiente e problematiche di carattere igienico-sanitario con relativi danni a beni

pubblici o privati. In alcuni casi gli interventi potranno coinvolgere anche tratti di rete fognaria

laddove le ritarature degli scolmatori producono un impatto non sostenibile in termini di volume

da far defluire nella rete stessa. Il dimensionamento degli scolmatori è spesso condizionato dalla

presenza di acque parassite e per tale ragione le criticità potranno risolversi combinando gli

interventi in oggetto con quelli attinenti l’indicatore denominato C_FOG06. L’obiettivo finale è

appunto quello di concludere l’adeguamento degli scolmatori non a norma secondo le indicazioni

legislative regionali.

Determinazione del valore attuale dell’indicatore: Il valore di partenza è stato definito per ciascun

gestore rilevando il numero di scolmatori non idonei sul numero totale dei manufatti. Il numero di

scolmatori da adeguare è ripreso dai Piani predisposti dai Gestori ai sensi dell’art.25 della LR

20/2006 (dati 2012).

Indicazioni della fonte del dato: Successivamente il numero di scolmatori da adeguare sarà rilevato

da Net.SIC sulla base del rapporto di diluizione dichiarato.

Norme di piano: L’investimento pianificato (capitolo 9) vedrà il suo utilizzo nei Programmi degli

Interventi pluriennali proposti dai gestori a partire dall’adeguamento degli scolmatori di classe B2,

come previsto dalla norma.

C_FOG06 - Alto tenore di acque parassite in fognatura

Definizione della scala di rappresentazione o livello di indagine territoriale: La scala di

rappresentazione territoriale prescelta è quella della conferenza territoriale.

Individuazione del valore obiettivo a lungo termine e relativa fonte normativa o motivazione: Uno

dei problemi comuni per le reti di drenaggio urbano è la presenza di acque parassite, ovvero acque

di varia provenienza non prevista e indesiderata all’interno del sistema. Lo standard DIN EN 752-1

(DIN, 1996a) definisce semplicemente la portata parassita come una portata “non desiderata”

immessa nel sistema fognario. In assenza di una definizione più precisa, il significato dell’attributo

“non desiderata” è soggettivo e consente interpretazioni arbitrarie (ad esempio, in taluni casi la

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portata estranea può favorire la rimozione dei materiali solidi). Secondo una definizione data

dall’EPA (1973) la portata estranea è la portata infiltrata dalla falda nella rete dei collettori fognari

attraverso la permeabilità ed i difetti delle pareti e dei giunti delle condotte, a causa di connessioni

erronee, tombini malfunzionanti o deteriorati. La portata erroneamente immessa nella rete

fognaria può avere altre origini, fra le quali, per citare alcuni esempi, le connessioni erronee con la

rete di drenaggio dell’acqua meteorica, le immissioni non desiderate dell’acqua di dilavamento dei

tetti o dei piazzali, le immissioni non desiderate dell’acqua di processo utilizzata per il

raffreddamento, le connessioni erronee con canali irrigui o fossi naturali. Lo standard europeo

ATV-DVWK (2003) fornisce la seguente definizione: “la portata estranea è l’acqua immessa nella rete di

collettori fognari la cui qualità non è influenzata da alcun tipo di uso (domestico, industriale, ovvero

agricolo) oppure l’acqua non specificamente raccolta durante gli eventi meteorologici.”

La presenza di acque “estranee” limita la capacità di trasporto delle canalizzazioni e, soprattutto in

caso di forti piogge, costituisce un’ulteriore criticità per i recapiti, in quanto vengono direttamente

riversate in ruscelli, fiumi e laghi aliquote maggiori di acque contaminate, provenienti da sfioratori

e da by-pass installati in fasi intermedie di trasporto/trattamento (es. sovraccarico idraulico del

comparto biologico). La presenza di acque parassite, infiltrazioni o comunque “estranee” determina

il permanere di carichi diluiti presso gli impianti di depurazione e il persistere di elevate portate

(con il rischio di frequenti episodi di sovraccarico idraulico dell’impianto), indipendentemente

dagli eventi meteorici, comportando svantaggi e complicazioni nella gestione e nel rendimento

delle fasi di depurazione. In particolare la diluizione e il conseguente abbassamento della

temperatura dei liquami riducono l’effetto dei trattamenti chimici e biologici. Per temperature

inferiori ai 10 °C si ha infatti un notevole rallentamento della velocità dei processi.

L’obiettivo che il Piano si prefigge è quello di limitare la presenza di acque parassite nei sistemi

fognari che recapitano presso impianti > 10.000 AE.

A tal fine si è optato per rilevare la criticità in maniera indiretta attraverso i dati qualitativi in

ingresso agli impianti di depurazione e classificando come infiltrate le fognature che recapitano in

ingresso agli impianti con valori di concentrazione di COD e N inferiori a valori rispettivamente

pari a 300mg/l e 30mg/l.

Determinazione del valore attuale dell’indicatore: Il valore percentuale di rete infiltrata è

determinato per ciascuna conferenza a partire dagli impianti di depurazione di potenzialità

>10.000 AE (in affidamento ai gestori del SII), che presentano concentrazioni medie annue (2013) in

ingresso inferiori ai valori sopra indicati, ovvero quantificando i bacini fognari afferenti tali

impianti rispetto alla lunghezza complessiva della rete fognaria in gestione. A tale quota è

aggiunta, per i gestori Acque spa e Publiacqua spa, rispettivamente quella relativa ai distretti

depurativi del cartario – Lucchesia – e del tessile – Pratese, contesti nei quali la rete fognaria

unitaria (comprensiva delle acque reflue industriali) è affidata ai gestori del SII mentre gli impianti

di depurazione sono in gestione a soggetti diversi (rispettivamente Aquapur spa e GIDA spa). In

tali situazioni è evidenziato un elevato rischio di inquinamento ambientale dovuto ai sistemi di

scolmo delle fognature e di by-pass in testa agli impianti, effetto amplificato dall’eccessivo carico

idraulico trasportato dai sistemi fognari, anche in tempo asciutto. Nel caso di sistemi di fognatura

separati (fognature nere), quali ad esempio quelle in gestione a Gaia spa, si è optato per la

medesima analisi con l’utilizzo dei soliti livelli di riferimento per COD e N, rinviando a successivi

approfondimenti per verifiche e criteri di maggior dettaglio. A tali condizioni si segnala che sono

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state comunque rilevate, almeno per due impianti di Gaia spa, livelli di concentrazioni intorno ai

valori limite di riferimento, e di conseguenza è stata determinata la corrispondente quota di rete

fognaria infiltrata.

Indicazioni della fonte del dato: Dati 2013 forniti dai Gestori per gli impianti >10.000 AE e dati

Net.SIC per la lunghezza delle reti fognarie.

Norme di piano: L’investimento pianificato (capitolo 9) vedrà il suo utilizzo nei Programmi degli

Interventi pluriennali proposti dai gestori a partire da, nell’ordine:

sistemi fognari a servizio di comparti industriali con frequenti episodi di fuoriuscite e

allagamenti;

sistemi fognari che recapitano ad impianti depurativi idraulicamente saturi con necessità di

by pass dei trattamenti.

Ogni gestore, in occasione della redazione del Programma degli Interventi, dovrà illustrare le

valutazioni compiute a sostegno delle priorità di intervento proposte.

I gestori dovranno quanto prima dotarsi di sistemi di controllo e misurazione che consentano di

rilevare le seguenti grandezze, per ciascun bacino fognario:

individuazione bacino fognario (area scolante) al medesimo impianto di depurazione con

indicazione della quota percentuale di rete nera sul totale della lunghezza;

volume di acque reflue domestiche scaricato in fognatura desumibile dalle fatturazioni per

le utenze civili;

volume di acque reflue industriali scaricato in fognatura desumibile dai misuratori di

portata per le utenze industriali e valore COD medio;

volume in ingresso e in uscita dagli impianti di depurazione;

presenza percentuale di pre-trattamenti a piè di utenza (civile e industriale);

concentrazione di COD in ingresso agli impianti di depurazione;

concentrazione di composti azotati in ingresso agli impianti di depurazione.

C_FOG07 - Impianti FOG non a norma

Per la descrizione di questo indicatore si rimanda alla trattazione effettuata al punto C_ACQ12,

C_FOG07, C_DEP04 - Impianti ACQ/FOG/DEP non a norma.

7.4.3 C_DEP - Criticità di trattamento depurativo

C_DEP01 - Assenza di trattamenti depurativi (> e < 2.000AE)

Definizione della scala di rappresentazione o livello di indagine territoriale: La scala di

rappresentazione territoriale prescelta è quella della conferenza territoriale.

Individuazione del valore obiettivo a lungo termine e relativa fonte normativa o motivazione: La

principale criticità rilevata nel territorio, collegata al servizio di depurazione, riguarda la non

completa adeguatezza, rispetto alle disposizioni comunitarie (Direttiva 91/271/CEE) e quindi

nazionali (D.Lgs. 152/2006), dei sistemi di trattamento per gli agglomerati con potenzialità

maggiore di 2.000 AE. Si tratta in tal caso di dotare tali agglomerati di un trattamento depurativo

almeno secondario. Per gli scarichi minori di 2.000 abitanti equivalenti è invece necessaria la

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predisposizione di trattamenti appropriati laddove previsto dalla vigente normativa regionale

(L.R. 20/2006), ovvero se necessario al fine del conseguimento di obiettivi di qualità dei corpi idrici

ed anche laddove esistono situazioni igienico-sanitarie considerate critiche.

L’obiettivo è quindi quello di dotare di trattamenti a norma la totalità degli agglomerati/scarichi

attualmente sprovvisti di adeguato trattamento.

Determinazione del valore attuale dell’indicatore: Lo stato attuale della copertura depurativa è

determinato a partire dalla ricognizione degli scarichi compiuta nel periodo 2013-2014 dai Gestori

e finalizzata ad individuare nel dettaglio le situazioni ancora necessarie di adeguamento. Sono

stati determinati a seguito di tale indagine gli agglomerati/scarichi per i quali è necessario

provvedere all’adeguamento depurativo ed i relativi carichi in AE. Con tali informazioni sono stati

quindi determinati i carichi in AE per gestore che necessitano di adeguamento (Tabella 7.5).

Tabella 7.5 – Potenzialità agglomerati/scarichi da adeguare (AE)

Gaia Spa

Geal Spa

Acque Spa Publiacqua Spa Nuove Acque

Spa Asa Spa

Acquedotto del Fiora Spa

22.739 0 42.845

194.927

56.540 21.889

53.316

(di cui 113.016 in agglomerati >2000AE)

(di cui 7.900 in agglomerati >2000AE)

Le quantità sopra indicate sono state poi normalizzate rapportandole al fabbisogno depurativo

totale di ogni area gestionale; tale percentuale dovrà essere portata a zero con gli interventi del

Piano.

Indicazioni della fonte del dato: Per gli anni futuri sarà possibile rilevare la percentuale

complementare a 100 della attuale copertura del servizio nei centri e nuclei ISTAT dalla

piattaforma Net.SIC (sezione Dati infrastrutturali).

Norme di piano: L’investimento pianificato (capitolo 9) vedrà il suo utilizzo nei Programmi degli

Interventi pluriennali proposti dai gestori a partire dalla risoluzione delle criticità collegate ad

agglomerati >2.000 AE (ex Piano Stralcio e Accordo di programma in via di definizione finalizzato

al superamento delle procedure di infrazione comunitaria) e, per gli scarichi <2.000 AE, seguendo

le disposizioni della norma regionale (art.19ter D.P.G.R. 46R/2008 e ss.mm. e relativo Accordo di

programma regionale ex art.26 L.R. 20/2006 in via di definizione). Inoltre, come obiettivo di lungo

periodo, il livello di depurazione da raggiungere nei piccoli centri dovrà essere in linea con quanto

indicato per la copertura fognaria (C_FOG01), e preferibilmente essere raggiunto tramite il

convogliamento ad impianti di depurazione esistenti, ovvero realizzando nuovi impianti cui

recapitare scarichi di più località limitrofe. Ciò al fine di aumentare la taglia media degli impianti

in servizio (vedi indicatore C_DEP03), evitando la costruzione di piccoli impianti scarsamente

economici ed efficienti in termini gestionali.

C_DEP02 - Vetustà degli impianti di depurazione

Per la descrizione di questo indicatore si rimanda alla trattazione effettuata al punto C_ACQ02,

C_ACQ03, C_ACQ06, C_ACQ07 - Vetustà infrastrutture di acquedotto per quanto concerne i temi:

definizione della scala di analisi/rappresentazione o livello di indagine territoriale

(generalmente quella della conferenza territoriale);

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individuazione del valore obiettivo a lungo termine e relativa fonte normativa o

motivazione;

determinazione del valore attuale dell’indicatore;

indicazioni sulla fonte del dato.

Norme di piano: L’investimento pianificato (capitolo 9) dovrà prioritariamente essere indirizzato,

nei Programmi degli Interventi pluriennali proposti dai gestori, alle seguenti evenienze:

impianti frequentemente oggetto di malfunzionamento, finanche al by-pass, del

trattamento depurativo;

impianti che utilizzano tecnologie obsolete tali da compromettere la qualità

dell’effluente rispetto ai limiti posti nell’autorizzazione allo scarico.

L’investimento annuo complessivo in interventi di rinnovo/mantenimento funzionale sarà

ritenuto insoddisfacente se inferiore al 1,5-2% del valore a nuovo dei cespiti.

C_DEP03 - Riorganizzazione sistemi depurativi

Definizione della scala di rappresentazione o livello di indagine territoriale: La scala di

rappresentazione territoriale prescelta è quella della conferenza territoriale.

Individuazione del valore obiettivo a lungo termine e relativa fonte normativa o motivazione: Nel

lavoro di ricognizione illustrato al capitolo precedente, emerge, unitamente alla attuale

inadeguatezza delle coperture depurative, l’elevata frammentazione dei sistemi di collettamento e

trattamento. E’ infatti rilevata una forte presenza di impianti di dimensione piccola (circa 80%

impianti di taglia inferiore a 2000AE), tipica di un territorio che, al di fuori del contesto

metropolitano, presenta un’orografia prevalentemente collinare caratterizzata da sistemi

insediativi piccoli e dispersi. La frammentazione del sistema depurativo in numerosi impianti di

piccole dimensioni è, spesso, causa di inefficienze correlate alle difficoltà di gestione dei piccoli

impianti, i quali frequentemente presentano carenze strutturali dovute a soluzioni tecnologiche e

di processo ormai superate. La riduzione di tale frammentazione a favore di impianti di

dimensioni medio-grandi, accompagnata dall’integrazione dei sistemi di convogliamento fognario,

consente di veder aumentato il controllo sulla depurazione e conseguentemente l’efficacia dei

trattamenti, contemporaneamente contiene il costo gestionale/energetico, orientando la gestione

verso i principi generali di efficienza, efficacia ed economicità. Tale strategia è realizzabile laddove

compatibile con il contesto territoriale ed anche con la tutela quantitativa dei corpi idrici

superficiali ai fini del mantenimento del minimo deflusso vitale.

Il valore obiettivo è quindi individuabile solo in relazione al contesto territoriale di riferimento e

deve appunto confrontarsi con vincoli geografici e ambientali. Saranno in tal senso perseguiti

prioritariamente gli obiettivi già posti in essere da accordi di programma vigenti finalizzati alla

riorganizzazione dei sistemi depurativi.

Determinazione del valore attuale dell’indicatore: Il valore attuale dell’indicatore è stato definito

per ciascun gestore rilevando il carico depurativo trattato sul numero totale di impianti. Il valore

del carico annuo trattato in AE per gestore è rilevato dalla piattaforma dei dati infrastrutturali

Net.SIC, in alternativa, ove non compilato, dal questionario oggetto della Det. 5/2014 AEEGSI.

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Indicazioni della fonte del dato: Il valore del carico annuo trattato in AE per gestore e il numero

totale di impianti saranno rilevati dalla piattaforma dei dati infrastrutturali Net.SIC.

Norme di piano: Come sopra indicato l’investimento pianificato (capitolo 9) dovrà

prioritariamente essere indirizzato, nei Programmi degli Interventi pluriennali proposti dai

gestori, agli interventi previsti negli Accordi di programma finalizzati alla riorganizzazione della

depurazione e nell’ambito dei sistemi per i quali è opportuno estendere la copertura del servizio di

depurazione (vedi Indicatore C_DEP01).

C_DEP04 - Impianti DEP non a norma

Per la descrizione di questo indicatore si rimanda alla trattazione effettuata al punto C_ACQ12,

C_FOG07, C_DEP04 - Impianti ACQ/FOG/DEP non a norma.

7.4.4 C_AMB - Criticità dell’impatto con l’ambiente

C_AMB01 - Difficoltà di smaltimento dei fanghi

Definizione della scala di rappresentazione o livello di indagine territoriale: La scala di

rappresentazione territoriale prescelta è quella della conferenza territoriale.

Individuazione del valore obiettivo a lungo termine e relativa fonte normativa o motivazione: La

produzione dei fanghi biologici di supero dagli impianti di depurazione delle acque reflue urbane

e la necessità del loro trattamento/smaltimento rappresenta un’elevata quota dei costi di gestione

degli impianti di trattamento delle acque reflue. Peraltro la quantità degli stessi fanghi sarebbe

tendenzialmente destinata ad aumentare nei prossimi anni sia in virtù dell’incremento della

copertura del servizio che in ragione del miglioramento del livello di trattamento delle acque

reflue. Dall’altro lato i gestori hanno operato cercando di minimizzare le quantità prodotte

attraverso la previsione di trattamenti di ispessimento/disidratazione dei fanghi sempre più

efficienti.

L’indicatore permette di controllare la quantità di fanghi prodotta ed indirettamente la relativa

spesa sostenuta.

L’evoluzione normativa sia per la gestione dei fanghi sia per la tutela delle acque, pone vincoli

stringenti per le soluzioni tradizionali di recupero in agricoltura e di smaltimento in discarica.

Occorre pertanto confrontarsi con le politiche regionali nel medio lungo termine per sviluppare al

meglio sul territorio, in termini sostenibili, le fasi di trattamento, gestione ed utilizzo dei fanghi di

depurazione. Tali politiche sono collegate all’evoluzione delle normative comunitarie/nazionali

che regolano le varie tipologie di smaltimento e che determinano un trend di controlli sempre più

severo e restrittivo con costi di smaltimento in costante crescita.

Tali considerazioni spingono a sottolineare la necessità che il S.I.I. si doti di idonee strutture

impiantistiche che fungano da polmone di accumulo e, anche ai fini del recupero agronomico della

maggiore quantità possibile, è necessario al contempo prevedere un livello di trattamento,

associato allo stoccaggio, che sia tra quelli indicati dalla vigente normativa comunitaria. La

necessità di minimizzare la produzione di fanghi suggerisce di intervenire anche sui processi

depurativi esistenti inserendo tecnologie innovative sulle linee acque e sulle linee fanghi,

soprattutto laddove si tratti di impianti di non recente costruzione.

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301

L’obiettivo posto con questo indicatore tende quindi a ridurre la quantità unitaria di fanghi

prodotta, pertanto si ritiene che nell’arco temporale di attuazione del Piano i livelli di produzione

unitaria di fanghi di ogni Gestore debbano essere ridotti del 5-10% rispetto al livello attuale.

Determinazione del valore attuale dell’indicatore: Il valore attuale dell’indicatore è stato definito

per ciascun gestore rilevando il quantitativo di fango prodotto nel 2013 dal questionario oggetto

della Det. 5/2014 AEEGSI, non essendo compilato lo specifico campo presente nei dati

infrastrutturali della piattaforma Net.SIC. Per quanto riguarda il carico annuo trattato in AE il dato

è stato ricavato dati infrastrutturali della piattaforma Net.SIC in alternativa, ove non compilato,

dal questionario oggetto della Det. 5/2014 AEEGSI. Si evidenzia nel merito una certa difformità di

valori tra i vari territori, essenzialmente riconducibile al grado di estensione dei trattamenti a piè

di utenza (bicamerali, ecc).

Indicazioni della fonte del dato: Il quantitativo annuo di fango prodotto per gestore e il carico

annuo trattato in AE saranno rilevati dalla piattaforma dei dati infrastrutturali Net.SIC.

Norme di piano: Come sopra accennato l’investimento pianificato (capitolo 9) dovrà

prioritariamente essere indirizzato ad introdurre nuove tecnologie in impianti di taglia consistente

non già adeguati, a partire quindi dai principali depuratori esistenti sul territorio. Potranno essere

analizzate successivamente soluzioni di sistema che consentano di recuperare i fanghi da

destinarsi allo spandimento in agricoltura soprattutto dagli impianti che trattano quasi

esclusivamente acque reflue domestiche e comunque in assenza di scarichi industriali con sostanze

tossiche e nocive e/o persistenti. Ogni gestore, in occasione della redazione del Programma degli

Interventi, dovrà illustrare le valutazioni compiute a sostegno delle priorità di intervento proposte.

C_AMB02 - Elevato consumo di energia elettrica

Definizione della scala di rappresentazione o livello di indagine territoriale: La scala di

rappresentazione territoriale prescelta è quella della conferenza territoriale.

Individuazione del valore obiettivo a lungo termine e relativa fonte normativa o motivazione: Il

settore idrico consuma circa il 5% circa del fabbisogno elettrico nazionale complessivo (anno 2013),

escludendo i consumi legati all’utilizzo finale (residenziale, industriale e commerciale). Una

quantità considerevole che pesa in maniera importante nei bilanci delle Società che gestiscono il

servizio idrico integrato. E’ pertanto un obiettivo di questo Piano quello di perseguire la messa in

atto di interventi di efficientamento energetico che portino alla riduzione del consumo e relativo

costo. Il tema è peraltro di estrema attualità anche perché inscindibile da un maggiore rigore

nell’uso della risorsa idropotabile, concetto espresso dalla “Watergy efficiency”, che sostiene come il

soddisfacimento della domanda dell’utenza debba essere ottenuto con il minor impiego possibile

di risorsa idrica e di energia.

Un consistente risparmio energetico nei sistemi acquedottistici e nei sistemi fognari è conseguibile

mediante oculate scelte progettuali e gestionali. Nei sistemi acquedottistici tali scelte consistono

essenzialmente in un adeguamento strutturale delle reti che consenta una riduzione delle pressioni

nei nodi di alimentazione, nella riduzione delle perdite idriche, nell’impiego di inverter negli

impianti di pompaggio in rete e nell’impiego di apparecchiature elettromeccaniche ad elevata

efficienza energetica. Nei sistemi fognari le opzioni possibili includono principalmente

l’ottimizzazione della configurazione plano-altimetrica della rete fognaria che limiti i sollevamenti

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meccanici alle sole acque reflue, il contenimento delle acque meteoriche drenate, la riduzione di

infiltrazioni di acque parassite, l’ottimizzazione degli impianti di pompaggio e l’uso di

apparecchiature elettromeccaniche ad elevata efficienza energetica.

Un’ulteriore opzione, cumulabile con quelle descritte precedentemente, consiste in interventi di

autoproduzione di energia in loco, attraverso investimenti in impianti a fonti rinnovabili. In

particolare è possibile utilizzare il biogas derivante dai fanghi degli impianti di depurazione per

produrre calore ed elettricità, installare tetti o tettoie fotovoltaiche, o anche sfruttare i salti

“residui” dei sistemi idrici per la produzione idroelettrica, con impianti mini o micro idro.

Al fine di orientare gli interventi si rendono necessari strumenti di analisi e misura dei processi,

finalizzati ad individuare azioni puntuali orientate al continuo aumento delle performance

energetiche degli impianti. In tal senso occorre che i Gestori sviluppino:

il lay-out di reti e impianti (basti pensare al pressure-management degli acquedotti, alla

gestione delle infiltrazioni nelle fogne, alla gestione a cicli alternati dei processi ossidativi);

i sistemi di telecontrollo;

le procedure di esercizio e manutenzione degli impianti;

le procedure di approvvigionamento.

A fronte di investimenti finalizzati alla messa a punto di interventi mirati all’efficientamento

energetico, l’obiettivo è quello di vedere ridotto il consumo energetico annuo per utente pertanto si

ritiene che nell’attuazione del Piano i livelli di consumo energetico unitario di ogni Gestore

debbano essere ridotti del 5-10% rispetto al livello attuale.

Determinazione del valore attuale dell’indicatore: Il valore attuale dell’indicatore è stato definito

per ciascuna conferenza richiedendo ai gestori il consumo complessivo relativo all’anno 2013 e

rapportandolo al numero di utenze di acquedotto quale approssimazione del consumo unitario (i

dati di utenza sono stati ricavati dal questionario oggetto della Det. 5/2014 AEEGSI).

Indicazioni della fonte del dato: Il consumo energetico sarà annualmente richiesto ai gestori.

Norme di piano: L’investimento pianificato (capitolo 9) dovrà prioritariamente essere indirizzato a

determinare un piano/programma per il miglioramento delle attuali capacità di metering

distribuito, con implementazione di nuove tecnologie in campo e realizzazione di un forte grado di

integrazione del sistema di analisi con il database del telecontrollo, al fine di realizzare un sistema

di calcolo ed analisi real-time di specifici indicatori di efficienza energetica dei processi. Ogni

gestore, in occasione della redazione del Programma degli Interventi, dovrà illustrare le

valutazioni compiute a sostegno delle priorità di intervento proposte.

C_AMB03 - Presenza di subsidenza, stress delle fonti, difficoltà al mantenimento del “flusso

ecologico”

Definizione della scala di rappresentazione o livello di indagine territoriale: La scala di

rappresentazione territoriale prescelta è quella della conferenza territoriale.

Individuazione del valore obiettivo a lungo termine e relativa fonte normativa o motivazione: In

questo contesto sarà analizzata la criticità correlata agli eventuali eccessivi prelievi effettuati dal

SII, tralasciando le altre pressioni valutate tramite diversi indicatori (es. scarichi di acque reflue

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urbane per cui si rimanda all’indicatore C_DEP01). L'individuazione del Flusso Ecologico

(Ecological Flow) è stato indicato dalla Commissione Europea tra le azioni chiave prioritarie e

fondamentali per attuare le strategie e conseguire gli obiettivi ambientali fissati dalla Direttiva

2000/60/CE (Direttiva Quadro sulle Acque). Per far fronte alle pressioni sullo stato ecologico dei

corpi idrici, è necessario il miglioramento delle conoscenze (per esempio sulla contabilità delle

risorse idriche, sulle esigenze del flusso ecologico e sui processi idromorfologici), nonché strumenti

più efficaci di condivisione delle conoscenze tra i vari portatori d’interesse. Occorre innanzitutto

calcolare l’acqua necessaria per il flusso ecologico e successivamente utilizzare gli strumenti

economici per attribuire l'acqua rimanente agli altri usi. In tal senso nello sviluppo degli interventi

del SII finalizzati al mantenimento del flusso ecologico e al contenimento delle pressioni sui corpi

idrici, si dovrà di volta in volta confrontarsi con i risultati del monitoraggio operato a scala

regionale o di distretto ai sensi delle norme di recepimento delle direttive comunitarie vigenti in

materia di tutela dei corpi idrici.

Per quanto concerne le pressioni derivanti dai prelievi, un aspetto tipicamente correlato è il

fenomeno della subsidenza, che consiste in un lento e progressivo abbassamento del terreno, che,

in aree costiere può provocare il fenomeno del cuneo salino, ovvero l'ingresso di acque marine

nelle falde acquifere, compromettendo l'uso irriguo, idropotabile ed industriale della falda.

L’obiettivo a lungo termine è quello di contenere la criticità, per quanto attiene le pressioni

generate dal solo servizio idrico integrato, andando a ridurre progressivamente i prelievi dalle aree

in subsidenza e dai corpi idrici per cui si riscontra un’alterazione del regime idrologico tale da

compromettere il raggiungimento/mantenimento del buono stato ecologico. A tale proposito, in

questo Piano, si fa riferimento alle soluzioni che saranno ottenute con la realizzazione degli

interventi strategici individuati al capitolo 8 e che, nel dettaglio, permetteranno le seguenti

riduzioni di prelievo dai seguenti campi pozzi:

Tabella 7.6 - Riduzione dei prelievi a seguito della realizzazione degli Interventi Strategici

Campo pozzi Gestore Volume da ridurre (l/s)

Pollino/Paganico/Bientina Acque spa 240

Frati Gaia spa 250

Val di Cornia/Follonica Asa spa – Acquedotto del Fiora spa 210+20

Determinazione del valore attuale dell’indicatore: Il valore attuale dell’indicatore è stato definito

per gli acquiferi e relativi campo pozzi in esercizio a partire dai quantitativi che dovranno essere

recuperati da fonti alternative onde ridurre della medesima quantità i prelievi che generano

subsidenza o inclusione del cuneo salino. Tali quantitativi critici prelevati dovranno ridursi a zero

con la realizzazione degli interventi strategici individuati al capitolo 8 o degli Accordi di

programma in essere. Come indicato nel prospetto di cui sopra la criticità interessa ad oggi solo

alcune aree e relativi gestori).

Indicazioni della fonte del dato: I volumi annui dei campi pozzi di interesse saranno rilevati dai

dati della piattaforma Net.SIC.

Norme di piano: L’investimento pianificato è, come sopra detto, essenzialmente riconducibile agli

interventi strategici individuati al capitolo 8. Ulteriori interventi a scala locale dovranno essere

indirizzati a privilegiare la sostituzione di fonti non prioritarie e/o di scarsa qualità.

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7.4.5 C_MIS - Criticità del servizio di misura

C_MIS01 - Non totale copertura di misuratori funzionanti di impianto o vetusti

Definizione della scala di rappresentazione o livello di indagine territoriale: La scala di

rappresentazione territoriale prescelta è quella della conferenza territoriale.

Individuazione del valore obiettivo a lungo termine e relativa fonte normativa o motivazione: Ai

fini di una corretta e puntuale gestione dei servizi idrici e del controllo in tempo reale dei

principali parametri di processo, rivestono particolare importanza le strumentazioni poste in

campo ed i sistemi di telerilevamento ed analisi dei dati da esse registrate.

La ricerca e la definizione di indicatori caratteristici di funzionamento, con le conseguenti

elaborazioni, permette di impostare la gestione e di aumentare la prontezza nei processi

decisionali, in quanto migliora la qualità delle informazioni disponibili, con un conseguente

monitoraggio più trasparente e facile degli effetti delle decisioni prese. La dotazione di idonee

strumentazioni, unitamente alla predisposizione di un adeguato sistema di telecontrollo, consente

di analizzare molteplici aspetti quali:

la qualità delle acque trattate,

il livello di servizio all’utenza,

le problematiche di gestione e manutenzione legate ai singoli impianti,

il risparmio energetico,

che collaborano al miglioramento dell’efficienza, dell’efficacia, della produttività e della qualità del

servizio.

Nella gestione della rete di distribuzione idrica un altro parametro importante da tenere il più

possibile sotto controllo è costituito dalla pressione in rete, per il quale si rimanda allo specifico

paragrafo dedicato alla criticità C_ACQ13.

Per un campo pozzi può essere utile tenere sotto controllo il livello della falda al fine di verificare

l’eventualità di un sovra-sfruttamento delle fonti.

Come già analizzato nel contesto di molti degli indicatori sino a qui esaminati, appare in via

prioritaria indifferibile la messa a punto di strumenti di misura che consentano di conoscere le

quantità prelevate/trattate/trasportate/scaricate nell’ambito dei servizi gestiti, ed anche la loro

manutenzione con adeguati interventi di sostituzione e rinnovo tecnologico.

L’obiettivo primo del Piano è quindi quello di dotare le opere di captazione della risorsa di

adeguati apparecchi di misura dei volumi prelevati. Successivamente si potrà valutare la dotazione

di strumentazione di misura dei volumi anche nelle seguenti sezioni del sistema:

all'entrata degli impianti di trattamento;

in uscita dagli impianti di trattamento;

in entrata nei serbatoi;

in uscita dai serbatoi;

nei nodi di alimentazione dei distretti di utenza.

Per quanto riguarda il servizio di depurazione risulta prioritaria la misurazione dei volumi in

entrata e in uscita dal trattamento per gli impianti con potenzialità maggiori di 2.000 AE.

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Successivamente si potrà valutare per gli impianti con potenzialità maggiori di 10.000 AE, la

dotazione di campionatori in automatico per il rilievo della qualità del refluo, in entrata ed in

uscita dal trattamento, per COD, BOD, nutrienti e parametri collegati a scarichi industriali

specifici.

Determinazione del valore attuale dell’indicatore: Il valore di partenza non è disponibile in

maniera omogenea.

Indicazioni della fonte del dato: Per gli anni futuri sarà possibile rilevare tali informazioni dalla

piattaforma Net.SIC (sezione Dati infrastrutturali), dove è previsto di integrare le informazioni già

presenti, ma non compilate, con ulteriori campi relativi soprattutto alla presenza dei misuratori di

portata in entrata ed in uscita da impianti di potabilizzazione e di depurazione. Per quanto

concerne la misurazione delle portata in rete, la strumentazione sarà posta in esercizio nel contesto

delle attività finalizzate alla riduzione delle perdite.

Norme di piano: L’investimento pianificato (capitolo 9) sarà prioritariamente indirizzato a dotare

di strumentazione di misura i sistemi che prelevano/trattano/distribuiscono i volumi più

consistenti (per gli acquedotti >10 l/s, per i depuratori >10.000 AE) e quelli che interessano aree

con criticità legate ai prelievi (acquedotti) o agli scarichi (depuratori). L’investimento dovrà

contenere anche le risorse necessarie a garantire la manutenzione della strumentazione.

C_MIS02 - Alta vetustà misuratori di utenza

Definizione della scala di rappresentazione o livello di indagine territoriale: La scala di

rappresentazione territoriale prescelta è quella della conferenza territoriale.

Individuazione del valore obiettivo a lungo termine e relativa fonte normativa o motivazione: Il

contatore rappresenta lo strumento di contabilizzazione dei consumi da fatturare all’utente, per cui

la sua precisione e affidabilità nel tempo sono elementi di fondamentale importanza per

un’efficiente gestione del servizio idrico, sia per la correttezza dei rapporti con l’utenza che per gli

aspetti legati ai ricavi.

Un cattivo stato di manutenzione dei contatori conduce alle seguenti conseguenze:

non corretta misurazione dei consumi nei confronti dell’utenza;

progressiva diminuzione dei volumi venduti;

disomogeneità di misurazione dei consumi all’utenza tra gli utenti ai quali è stato sostituito

il contatore e quelli a cui invece non è stato sostituito.

L’attenta gestione del parco contatori può consentire viceversa l’ottenimento di importanti

risultati, sia sul rendimento della rete di distribuzione che sui conti economici aziendali.

La precisione di un contatore è definite su 3 classi (A, B, C) definite da normative di riferimento,

dove A rappresenta il livello di precisione più basso e C quello alto; tali livelli di precisione

identificano la percentuale di errore di misura alle varie portate caratteristiche del contatore stesso.

Per quanto attiene all’affidabilità della misura nel tempo, non esistono in Italia normative di

riferimento per i contatori di acqua. Il mantenimento delle caratteristiche di precisione nel tempo

di un contatore dipende da diversi fattori (condizioni di installazione, qualità dell’acqua, pressione

di esercizio); si può tuttavia affermare che, in base a numerosi studi effettuati, un contatore di

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acqua fredda mantiene caratteristiche di precisione - conformi alla classe di origine e accettabili in

termini di rapporto costo/beneficio della sostituzione - per un periodo massimo che va da 10 a 15

anni dalla data di installazione.

Per far fronte al problema, l’unico intervento possibile consiste nella sostituzione dei contatori

installati con nuovi contatori dotati di caratteristiche costruttive e classe di precisione tali da

garantire la corretta misurazione dei volumi ed il mantenimento nel tempo della classe di

precisione.

L’obiettivo primo del Piano è quindi quello di mantenere un parco contatori all’utenza con età

inferiore a 10 anni e utilizzare strumenti in linea con le migliori tecnologie disponibili compatibili

con le caratteristiche dell’acqua erogata e con le condizioni generali di installazione.

Non essendo determinabile l’età attuale e/o futura dei contatori di utenza l’obiettivo è

determinato nella sostituzione annua di almeno il 10% dei contatori.

Norme di piano: L’investimento pianificato (capitolo 9), fatta salva la priorità assoluta per il

superamento di criticità quali l’assenza del contatore e/o la presenza di bocche tarate (soprattutto

zona Versilia), sarà prioritariamente indirizzato a sostituire contatori:

di utenza con consumo > 5.000 mc/anno;

con matricole alfanumeriche anziché, come di norma, solo numeriche;

aventi la maggiore anzianità di installazione.

Ogni gestore, in occasione della redazione del Programma degli Interventi, dovrà indicare il

numero complessivo di contatori esistenti e il numero di sostituzioni programmate nel Piano.

C_MIS03 - Assenza servizio telelettura

Definizione della scala di rappresentazione o livello di indagine territoriale: La scala di

rappresentazione territoriale prescelta è quella della conferenza territoriale.

Individuazione del valore obiettivo a lungo termine e relativa fonte normativa o motivazione: La

telelettura di un contatore dell'acqua fornisce la lettura e varie informazioni senza dover accedere

direttamente al contatore. Vari argomenti dedotti dall’AEEGSI e dalle società di gestione

propendono in favore dell'uso della telelettura dei contatori. Tra questi vi sono:

una migliore efficienza del processo di contabilizzazione dei volumi d’acqua consumati

(maggior frequenza letture, fatturazione con consumo effettivo e non stimato, gestione

automatizzata della fatturazione);

un monitoraggio della rete di distribuzione, ovvero la determinazione del bilancio idrico,

con distinzione tra perdite fisiche e amministrative (informazione tempestiva consumi

anomali e conseguente rilevamento perdite di rete e d’utenza, rilevazione di rottura, furto o

manomissione dei contatori, rilevazione consumi abusivi).

un monitoraggio puntuale dei consumi che consente potenzialmente di implementare

politiche tariffarie orientate al risparmio idrico, in un’ottica di tutela della risorsa idrica

disponibile.

L’obiettivo del Piano è quello di procedere, seguendo le indicazioni riportate al precedente

indicatore C_MIS02 per la sostituzione dei misuratori d’utenza, con l’introduzione di contatori

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predisposti per la telelettura. Nel contempo è ipotizzabile la definizione di progetti pilota per

ciascun gestore, laddove non già realizzati, al fine di giungere nel tempo ad una completa

copertura e alla predisposizione del relativo sistema di controllo. Si ritiene di assoluto interesse,

anche ai fini del bilancio idrico e del controllo delle perdite, di dotare le grandi utenze produttive,

vista la dimensione e la variabilità dei consumi, di sistemi di telelettura.

Norme di piano: Come sopra indicato l’investimento sarà preventivamente destinato alla

realizzazione di progetti pilota e quindi seguirà le indicazioni fornite all’indicatore C_MIS02 per la

selezione delle aree e delle categorie di utenze da coinvolgere. Priorità a grandi utenze in

particolare di tipo produttivo.

C_MIS04 - Assenza telecontrollo

Definizione della scala di rappresentazione o livello di indagine territoriale: La scala di

rappresentazione territoriale prescelta è quella della conferenza territoriale.

Individuazione del valore obiettivo a lungo termine e relativa fonte normativa o motivazione: Agli

impianti di telecontrollo è affidato il compito di effettuare automaticamente gran parte delle

manovre e dei controlli un tempo eseguiti manualmente dal personale di servizio. Ciò è

particolarmente utile nei sistemi a rete muniti di apparecchiature elettriche o elettromeccaniche

disseminate in vasti territori che richiederebbero la presenza fissa o saltuaria del personale di

sorveglianza. Si ottiene una migliore esecuzione dei comandi e dei controlli dovuta all'impiego di

applicazioni informatiche e alla centralizzazione di tutte le operazioni dell'esercizio. Anche la

supervisione degli impianti, che in molti casi deve comunque essere effettuata dal personale di

servizio, viene resa più agevole non solo a seguito della centralizzazione di tutti i segnali e dei

comandi ma anche per la possibilità di avere a portata di mano molteplici dati di funzionamento e

di verificare in tempo reale l'esito delle manovre, le conseguenze reali dei disservizi, ecc.

Nel territorio toscano è stata nel tempo implementata la copertura degli impianti con telecontrollo

seppur esista ancora la necessità di completarla su un certo numero di siti.

Ulteriore esigenza è quella di estendere le funzioni del telecontrollo dal rilevamento delle anomalie

sugli impianti e dalla telegestione diretta di taluni sistemi idrici complessi, a funzioni più evolute

del telecontrollo tipico (censimento dati, portate, consumi). E’ inoltre necessario ricondurre un

sistema con diverse tipologie di supervisione ed hardware connesso, talvolta obsoleto, ad un

sistema unificato e potenziato con l’adozione di un'unica piattaforma software, al fine di

migliorare l’accessibilità e la fruibilità dei dati da parte del personale riducendo i tempi

intercorrenti tra la raccolta del dato e il suo utilizzo a supporto di decisioni gestionali.

L’obiettivo è quindi, oltre al completamento della copertura degli impianti con telecontrollo, quello

di adottare un'unica piattaforma software.

Determinazione del valore attuale dell’indicatore: Il dato attuale ricavato dalla piattaforma Net.SIC

rappresenta la mancata copertura degli impianti da telecontrollo AUTOMATICO e SEMI-

AUTOMATICO. Non sono reperibili informazioni relative alla presenza di sistemi di gestione dei

dati rilevati.

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Autorità Idrica Toscana – Piano di Ambito – Obiettivi del Piano d’Ambito CAP 7

308

Indicazioni della fonte del dato: La copertura degli impianti dotati di telecontrollo sarà

determinata dai dati infrastrutturali disponibili sulla piattaforma Net.SIC.

Norme di piano: Le priorità di intervento saranno seguite dal Gestore a partire dallo stato di

copertura del telecontrollo rilevato sul territorio di competenza e comprenderanno quindi progetti

di estensione/adeguamento del telecontrollo che nell’ordine afferiscono a:

completamento dell’implementazione del telecontrollo sui siti che ancora non sono dotati

di questo tipo di tecnologia (impianti minori, nodi delle reti, scolmatori fognari, ecc.);

sviluppo e implementazione della periferia, finalizzato a soddisfare le nuove e mutate

esigenze di esercizio dei sistemi;

progressiva sostituzione per obsolescenza degli apparati di più vecchia generazione, in

parte perché giunti al termine della propria aspettativa di vita operativa e in parte perché

non idonei a garantire l’incremento di prestazioni richiesto da una sempre più puntuale

necessità di monitoraggio real-time di parametri destinati ad alimentare il sistema

gestionale;

unificazione e potenziamento del sistema SCADA (Supervisory Control And Data

Acquisition) con l’adozione di un'unica piattaforma software;

integrazione della piattaforma con gli altri sistemi e infrastrutture informatiche presenti.

Ogni gestore, in occasione della redazione del Programma degli Interventi, dovrà redigere appositi

programmi per l’implementazione dei sistemi di gestione dei dati rilevati.

7.4.6 C_GEN - Criticità nei servizi al consumatore

C_GEN01 - Inadeguatezza del servizio di assistenza clienti (es. call center, pronto intervento,

sportelli e trattamento dei reclami)

Definizione della scala di rappresentazione o livello di indagine territoriale: La scala di

rappresentazione territoriale prescelta è quella della conferenza territoriale.

Individuazione del valore obiettivo a lungo termine e relativa fonte normativa o motivazione: Ai

sensi della norma recante “Principi sull’erogazione dei servizi pubblici” (direttiva PCM 27.01.94)

l’erogazione dei servizi pubblici deve rispondere ai seguenti principi:

eguaglianza dei diritti degli utenti;

imparzialità dei soggetti erogatori, che sono tenuti a comportarsi secondo criteri di

obiettività, giustizia e neutralità nella gestione del rapporto con l’utenza;

continuità e regolarità nell’erogazione del servizio;

partecipazione alla prestazione del servizio da parte dei cittadini e degli utenti cui sono

riconosciuti il diritto di accesso alle informazioni di gestione e la possibilità di proporre

suggerimenti per il miglioramento del servizio;

efficienza ed efficacia della gestione del servizio.

Con il D.P.C.M. 29 aprile 1999, n. 126 è stato approvato lo “Schema generale di riferimento per la

predisposizione della Carta del Servizio Idrico Integrato”, che costituisce lo strumento applicativo

con cui la citata Direttiva riceve una traduzione settoriale, al fine di favorire l’adozione della Carta

dei servizi da parte dei gestori del SII. Il decreto in parola specifica che la Carta del servizio idrico

integrato fissa principi e criteri per l’erogazione del servizio e costituisce elemento integrativo dei

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309

contratti di fornitura.

Considerata la riorganizzazione del servizio idrico a seguito dell’emanazione della L.R. 69/2011,

l’AIT ha avviato un percorso teso ad uniformare la disciplina degli standard relativi

all’accessibilità al servizio da parte dell’utenza ovvero la presenza e l’operatività degli sportelli

aperti al pubblico e dei call center dei soggetti gestori del servizio idrico in Toscana.

Recentemente è stato approvato da parte di AIT lo Schema Tipo della Carta di Qualità del Servizio

alla quale i gestori toscani dovranno conformarsi. A tal proposito, nel lavoro di ricognizione e

analisi propedeutico alla redazione di tale documento, l’AIT ha potuto rilevare l’attuale non

completa conformità dei gestori toscani alle prescrizioni (livelli minimi) indicati nella Carta che,

nello specifico, attengono a tempi minimi di apertura di sportelli e call center e a tempi

medi/massimi di attesa. Alcuni standard di servizio sono monitorati e controllati anche nel

contesto degli standard organizzativi con l’indicatore TA - Tempo di attesa degli utenti agli sportelli e

al telefono.

Per tale motivo è opportuno prevedere nel Piano investimenti finalizzati al raggiungimento di tali

livelli attraverso l’adeguamento degli sportelli aperti al pubblico e dei call center aziendali, che

consentano di raggiungere livelli medi di attesa conformi agli standard della Carta (inferiori a 15

minuti per gli sportelli e inferiori a 2 minuti per il call center).

Per il monitoraggio di questi investimenti si è quindi optato per l’utilizzo dello Standard

organizzativo Tempo di attesa degli utenti agli sportelli e al telefono (TA) quantificabile come somma

del numero di sforamenti rispetto allo standard sul numero di utenti.

L’obiettivo finale è quello di ottenere, per poi mantenere, un servizio che risulti conforme agli

standard della Carta.

Si pone come obiettivo il livello di superamento dei tempi di attesa previsto per lo Standard

Organizzativo TA - Tempo di attesa degli utenti agli sportelli e al telefono.

Determinazione del valore attuale dell’indicatore: Il valore attuale non è disponibile. Non tutti i

gestori erano infatti in passato chiamati a misurare il proprio livello di accessibilità all’utenza e

laddove il dato era rilevato, venivano utilizzati livelli di riferimento non omogenei tra i gestori: il

tempo di attesa massimo agli sportelli variava infatti da 15 a 40 minuti, mentre per l’attesa

telefonica si passava dai 2 minuti a 24 ore misurate come tempo di richiamata da parte del gestore

attraverso il meccanismo di prenotazione telefonica.

Indicazioni della fonte del dato: In futuro il dato sarà rilevato dallo standard organizzativo Tempo

di attesa degli utenti agli sportelli e al telefono (TA) definito dal rapporto tra il numero di sforamenti e

il numero di utenti totali.

Norme di piano: Le priorità di intervento saranno individuate dal Gestore sulla base degli attuali

livelli di apertura e attesa registrati, dando la precedenza alle situazioni più critiche e di disagio

per l’utenza. Ogni gestore, in occasione della redazione del Programma degli Interventi, dovrà

illustrare i criteri per i quali sono individuate le priorità di intervento.

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C_GEN02 - Inadeguatezza/vetustà beni strumentali e di impresa - Necessità Studi e Ricerche

Definizione della scala di rappresentazione o livello di indagine territoriale: La scala di

rappresentazione territoriale prescelta è quella della conferenza territoriale.

Individuazione del valore obiettivo a lungo termine e relativa fonte normativa o motivazione: Con

questo indicatore si intende monitorare il livello di adeguatezza di beni strumentali e di impresa

atti al funzionamento ottimale delle attività di gestione del servizio idrico integrato. Si tratta

principalmente delle seguenti attività:

manutenzione straordinaria immobili, nuove sedi;

manutenzione straordinaria parco automezzi;

implementazione/manutenzione sistema informativo territoriale;

implementazione/manutenzione sistemi informatici;

sistemi di supporto alle decisioni e integrazioni dei sistemi informatici (gestionale,

commerciale, infrastrutturale e investimenti);

implementazione/manutenzione archivi;

implementazione sistemi di asset management per la gestione operativa e per la

programmazione degli interventi;

acquisizione certificazioni;

progetti pilota, studi e ricerche.

Allo stato attuale si evidenziano per tutti i gestori livelli non ottimali ed anche non uniformi a

livello regionale; per quanto riguarda il livello di sviluppo di alcuni sistemi di supporto alla

gestione del SII, si sono ad esempio rilevate considerevoli disomogeneità in relazione al sistema

informativo territoriale e al sistema gestionale. L’obiettivo del Piano è quello di portare le varie

aree e relativi gestori ad un’ottimizzazione dell’organizzazione gestionale e ad un ottimale livello

di funzionamento. Saranno pertanto previsti investimenti finalizzati a dotare ciascuna azienda di

strumentazione/mezzi/sistemi adeguati ed anche a sviluppare conoscenze di dettaglio su settori

di peculiare interesse.

Si ritiene che per ottenere i risultati sopra genericamente descritti debbano essere completate tutte

la attività finalizzate a quanto sopra indicato.

Determinazione del valore attuale dell’indicatore: Lo stato attuale denota una complessiva non

adeguatezza dei beni strumentali e di impresa nonché la necessità di acquisire ulteriori conoscenze

su temi di dettaglio.

Indicazioni della fonte del dato: Le informazioni utili a verificare l’adeguatezza dei beni

strumentali e di impresa saranno rilevate dalle relazioni a preventivo e a consuntivo dei futuri PdI,

nonché dalle banche dati trasmesse dai gestori.

Norme di piano: I gestori, in occasione della redazione del Programma degli Interventi, dovranno

rilevare, per le varie categorie di investimento, lo stato in cui si collocano e quindi sviluppare un

programma di adeguamento e sviluppo calibrato sui seguenti obiettivi prioritari:

risparmio di costi gestionali,

riduzione degli impatti ambientali,

completa copertura cartografica dei sistemi gestiti,

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311

riduzione dei disservizi nei rapporti contrattuali con l’utenza.

Tali valutazioni e conseguenti soluzioni dovranno essere appositamente relazionate nei PdI.

Nell’attuazione degli obiettivi dovrà essere tenuto in debita considerazione l’utilizzo delle best

practices laddove applicabili al contesto specifico in esame.

7.5 LIVELLI ATTUALI E LIVELLI OBIETTIVO

A conclusione delle considerazioni svolte nei paragrafi precedenti, sono stati rilevati per ogni

gestore i livelli attuali per ciascuno degli indicatori di performance definiti nel Piano per

l’individuazione ed il superamento delle criticità.

Laddove il dato riferibile all’indicatore non è stato rilevato dagli archivi disponibili, sono stati

adottati criteri semplificati di stima e/o di rappresentazione e, in casi estremi, è stato lasciato non

determinabile il valore di partenza.

Nella Tabella 7.7 sono rappresentati i risultati dello stato attuale rilevato con gli indicatori

selezionati ed indicato il livello obiettivo che il Piano si prefigge di raggiungere.

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312

Tabella 7.7 – Valori attuali e valori obiettivo degli Indicatori di Performance

Criticità' Descrizione Indicatore di Performance

UdM

Livello attuale (LA)

Livello obiettivo (LO)

CT1 CT1 Lucca CT2 CT3 CT4 CT5 CT6 AIT

C_ACQ Criticità del servizio di acquedotto:

C_ACQ01 Assenza delle infrastrutture di acquedotto

popolazione residente non servita/popolazione residente totale (centri e

nuclei)

%

LA 0% 12% 8% 4% 18% 3% 2% 5%

LO estensione della copertura di acquedotto di Centri e Nuclei ISTAT (escluse Case sparse) al 100%

C_ACQ02 Vetustà delle reti ETA' adduttrici (media pesata sulla lunghezza)

anni LA nd 83 42 32 nd 33 nd -

LO ottimizzazione ciclo di vita - indicativamente 40 anni

C_ACQ03 Vetustà degli impianti ETA' captazioni (media

pesata sul prelevato) anni

LA 24 31 32 38 42 31 17 -

LO ottimizzazione ciclo di vita – indicativamente 40 anni opere civili e condotte, 12 anni opere elettromeccaniche, 8 anni pompaggi

C_ACQ04 Concessioni non a norma

n. captazioni con concessioni non a

norma/n. captazioni totali

%

LA 96% 56% 81% 84% nd nd nd 87%

LO 0% = tutte le concessioni a norma

C_ACQ05

(A) Utilizzo risorsa con criticità qualitative all'origine - SubA3 (acque superficiali)

mc con criticità (sub A3)/mc tot prelevati

% LA 1,6% 0% 4,5% 56,1% 6,1% 0,1% 0,6% 22,4%

LO limitare l'uso per quanto possibile

(B) Utilizzo risorsa con criticità qualitative all'origine relative a parametri chimici e indicatori (Parti B e C allegato 1 d.lgs.31/2001) - (acque sotterranee)

mc con criticità (varie)/mc tot prelevati

%

LA 0% 0% 6% 14% 0% 37% 9% 12%

LO limitare l'uso per quanto possibile

C_ACQ06 Vetustà delle reti ETA' distributrici (media pesata sulla lunghezza)

anni LA nd nd 41 28 nd 30 nd -

LO ottimizzazione ciclo di vita - indicativamente 40 anni

C_ACQ07 Vetustà degli impianti

ETA' impianti (potabilizzatori –

pompaggi – serbatoi) - (media aritmetica)

anni

LA 38 40 37 38 42 37 12 -

LO ottimizzazione ciclo di vita – indicativamente 40 anni opere civili e condotte, 12 anni opere elettromeccaniche, 8 anni pompaggi

C_ACQ08 Qualità dell’acqua non conforme agli usi umani

n. parametri non conformi/n. totale

parametri controllati n.

LA nd nd 0,002 nd 0,001 0,010 0,005 0,002

LO limite previsto dallo Standard Organizzativo QUAP

C_ACQ09 Alto livello di perdite e presenza perdite occulte

P1 da DM99/97 % LA 41,3% 34% 35,34% 36,82% nd 33,78% 47,9% 38,6%

LO riduzione delle perdite da 5 a 10 punti percentuali

C_ACQ10

Alto tasso di interruzioni impreviste della fornitura - tubazioni

n. guasti ogni 100 km di rete (adduzione e

distribuzione) n.

LA nd nd 5,72 nd nd 3,57 5,09 5

LO 3 guasti annui ogni 100 km di rete (distribuzione e adduzione)

C_ACQ11 Mancato raggiungimento della dotazione minima garantita

mc forniti mediante autobotti/mc fatturati al

giorno %

LA 3% nd 3% 0,2% 13% 3% 4% 3%

LO mantenimento del livello attuale anche in situazioni di emergenza idrica

C_ACQ12 Impianti ACQ non a norma n. impianti da

adeguare/n. impianti totali

% LA nd nd nd nd nd nd nd nd

LO tutti gli impianti ACQ a norma

C_ACQ13 Assenza regolazione pressione

km di rete di distribuzione senza

gestione pressione in agglomerati >10000ab

%

LA 100% 100% 28% 75% 20% 100% 100% 71%

LO 0% = regolazione della pressione per reti di agglomerati >10000 residenti

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Criticità' Descrizione Indicatore di Performance

UdM

Livello attuale (LA)

Livello obiettivo (LO)

CT1 CT1 Lucca CT2 CT3 CT4 CT5 CT6 AIT

C_FOG Criticità del servizio di fognatura:

C_FOG01 Assenza delle infrastrutture di fognatura

popolazione residente non servita/popolazione residente totale (centri e

nuclei 200<AE<2000)

%

LA 18% 26% 15% 12% 21% 5% 13% 14%

LO estensione della copertura di fognatura di Centri e Nuclei ISTAT con potenzialità di carico compresa fra 200 AE e 2000 AE

C_FOG02 Vetustà delle reti ETA' reti (media pesata

sulla lunghezza) anni

LA nd nd 41 37 nd 36 nd -

LO ottimizzazione ciclo di vita - indicativamente 40 anni

C_FOG03 Vetustà degli impianti ETA' sollevamenti (media pesata sulla potenza installata)

anni LA 27 21 18 21 nd nd nd -

LO ottimizzazione ciclo di vita – indicativamente 40 anni opere civili e condotte, 12 anni opere elettromeccaniche, 8 anni pompaggi

C_FOG04 Alto tasso di guasti fognari n. guasti/km di rete n. LA nd nd nd nd nd nd nd nd

LO riduzione del numero di guasti da definire

C_FOG05 Sfioratori di piena con rapporti di sfioro non adeguati

n. sfioratori di piena con rapporti di sfioro non

adeguati/n. tot sfioratoi di piena

%

LA 0% nd 5% 3% 2% 20% 2% 4%

LO tutti gli impianti a norma

C_FOG06 Alto tenore di acque parassite in fognatura

quota di rete fognaria soggetta a infiltrazioni

% LA 15% nd 29% 84% 40% 10% 14% 43%

LO 0% = assenza di infiltrazioni in fognatura

C_FOG07 Impianti FOG non a norma n. impianti da

adeguare/n. impianti totali

% LA nd nd nd nd nd nd nd nd

LO tutti gli impianti a norma

C_DEP Criticità del servizio di depurazione:

C_DEP01 Assenza di trattamenti depurativi (> e < 2000AE)

AE non trattati a norma % LA 4% 11% 6% 12% 14% 4% 10% 8,8%

LO 0% = estensione della copertura di depurazione a tutti gli AE non trattati a norma

C_DEP02 Vetustà degli impianti di depurazione

ETA' impianti (media pesata sulla potenzialità)

anni LA 36 48 31 20 21 nd nd -

LO ottimizzazione ciclo di vita – indicativamente 40 anni opere civili e condotte, 12 anni opere elettromeccaniche, 8 anni pompaggi

C_DEP03 Riorganizzazione sistemi depurativi

AE trattati/n. depuratori AE LA 903 20,003 5,278 6,629 4.470 5,649 1,148 2,664

LO attuazione Accordi di Programma

C_DEP04 Impianti DEP non a norma n. impianti da

adeguare/n. impianti totali

% LA nd nd nd nd nd nd nd nd

LO tutti gli impianti a norma

C_AMB Criticità dell’impatto con l’ambiente:

C_AMB01 Difficoltà di smaltimento dei fanghi di depurazione

quantità annua unitaria fanghi depurazione

Kg SS/AE trattati

LA 8,6 10,4 4,7 5,9 5,6 6,4 9,3 6,49

LO riduzione della produzione unitaria fra 5% e 10%

C_AMB02 Elevato consumo di energia elettrica

consumo energetico annuo per utente

kWh/utente LA 199,2 321,3 263,7 287,5 218,9 423,4 246,9 271,0

LO riduzione del consumo energetico annuo per utente fra 5% e 10%

C_AMB03

Presenza di subsidenza, stress delle fonti, difficoltà al mantenimento del “flusso ecologico”

volumi critici prelevati l/sec

LA 250 0 240 0 0 210 20 720

LO attuazione Piano degli Interventi Strategici

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Criticità' Descrizione Indicatore di Performance

UdM

Livello attuale (LA)

Livello obiettivo (LO)

CT1 CT1 Lucca CT2 CT3 CT4 CT5 CT6 AIT

C_MIS Criticità del servizio di misura:

C_MIS01 Non totale copertura di misuratori funzionanti di impianto o vetusti

n. impianti senza misura/n. impianti

totale (per tipologia di impianto)

%

LA nd nd nd nd nd nd nd nd

LO apparecchi di misura dei volumi prelevati su tutte le captazioni, all'ingresso e all'uscita degli impianti di trattamento e dei serbatoi, nei

nodi di alimentazione dei distretti di utenza

C_MIS02 Alta vetustà misuratori di utenza n. sostituzioni

misuratori/n. misuratori totali

% LA nd nd nd nd nd nd nd nd

LO sostituzione annua ≥ 10% dei contatori di utenza

C_MIS03 Assenza servizio telelettura n. utenze senza

telelettura/n. utenze tot %

LA 100% 100% 100% 100% 100% 100% 100% 100%

LO sostituzione annua ≥ 10% dei contatori di utenza con contatori predisposti per la telelettura

C_MIS04 Assenza telecontrollo n. impianti senza

telecontrollo/n. impianti tot

% LA 95% 32% 66% 93% 93% nd 84% 87%

LO completamento della copertura degli impianti con telecontrollo e adozione di unica piattaforma software

C_GEN Criticità nei servizi al consumatore:

C_GEN01

Inadeguatezza del servizio di assistenza clienti (es. call center, pronto intervento, sportelli e trattamento dei reclami)

n. sforamenti tempi attesa carta servizio/n.

utenti n.

LA nd nd nd nd nd nd nd nd

LO limite previsto dallo Standard Organizzativo TA

C_GEN02

Inadeguatezza/vetustà beni strumentali e di impresa - Necessità Studi e Ricerche

funzionalità beni strumentali e di impresa

giudizio puntuale

LA non ottimale non ottimale non ottimale non ottimale non ottimale non ottimale non ottimale non ottimale

LO ottimale

NB – nei PdI quadriennali in termini operativi gli indicatori di manutenzione potranno essere sintetizzati in km sostituiti di condotte o in infrastrutture sostituiti /adeguate fra opere civili e elettromeccaniche (vedasi Capitolo 10)