Pianeta Terra - febbraio 2010
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06anno 7° febbraio 2010
Sped. in a. p. - 45% - Art. 2 comma 20/b legge 662/96 - Napoli
proceduresemplificate
IL PIANETATERRA
Cosimo D’Ayala Valvamodulare il vento
Gabriele Salari
l’esercito dei caschi verdi
Ida Cappielloil giardino sul tetto
sommario06IL PIANETA
TERRA
Mensile di informazione e culturadell’Ambiente, dell’Energiae delle Fonti Rinnovabili
Anno 7 - febbraio 2010 - N° 6
Direttore responsabileCiro Vigorito
RedazioneGPS srlVia Luigi Fricchione, 2783100 Avellino - Tel 0825 784516e-mail: [email protected]
Progetto grafico e impaginazionegdmassociati.comStampa - Grafica Nappa - Aversa (CE)
Hanno collaborato a questo numero:Ida Cappiello, Maurizio Carucci, Giampiero Castellotti, Sergio Ferraris, Silvia Martone, Cosimo D’Ayala Valva, Silvia Perdichizzi, Gabriele Salari, Simone Togni, Ciro Vigorito.
EditoreGPS srlVia Luigi Fricchione, 2783100 Avellino - Tel 0825 784516e-mail: [email protected]
Registrazione n. 66 del 05/06/2003presso il Tribunale di Napoli
Garanzia di riservatezza.L’Editore garantisce la massima riservatezza dei datiforniti dagli abbonati e la possibilità di rettifica ocancellazione dei suddetti (legge n. 675/96)
prodotto stampato su carta FSC
anno 7° febbraio 2010
procedure semplificate 5di Simone Togni
modulare il vento 9di Cosimo d’Ayala Valva
nuovi siti e vecchie politiche 14di Maurizio Carucci
investimenti verdi 18di Silvia Perdichizzi
NEWSLETTER ANEV
- Certificati verdi: i nuovi prezzi
- A scuola di eolico
- Eolico: 2009 record mondiale
- Fissato, per l’anno 2009, il prezzo diriacquisto dei CV da parte del GSE
- Il vento fa bene all’italia
- Rinnovo del protocollo ANEV - UIL
- Prossimi appuntamenti
semina vento: raccogli energia pulita 32di Silvia Martone
fotosintesi per l’energia 36
di Sergio Ferraris
l’esercito dei caschi verdi 39di Gabriele Salari
il giardino sul tetto 43di Ida Cappiello
affari da parcheggio 46di Giampiero Castellotti
edito
riale
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autorizzazioni
di Simone Togni
Dopo sei anni e qualche giorno ancora gli operatori del settore
delle Fonti Rinnovabili di Energia, attendono di poter procedere
a far autorizzare i loro progetti secondo un procedura unica sem-
plificata, prevista come noto dal D. Lgs. 387/03 e volta a favorire
il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo delle fonti rinnovabili
di cui alla Direttiva Comunitaria 2001/77/CE.
Il fatto che ai più accorti di certo non sfuggirà è che tale obbligo
che indicava obiettivi chiari di percentuale di copertura di energia
elettrica rinnovabile sul consumo interno lordo, esattamente il
25%, e indicava percorsi e meccanismi utili a rimuovere le barrie-
re esistenti, tale obbligo dicevo ai più accorti non sarà sfuggito è
quello che l’Italia ha al 2010.
Ebbene quindi nella migliore delle ipotesi possibile e ad oggi
ipotizzabile, nessun progetto potrà giovarsi della semplificazione
introdotta dal provvedimento in corso di approvazione da parte
della Conferenza Unificata di fine marzo 2010, in quanto anche
se come anticipato dallo stesso Min. Scajola avremo a brevissimo
il provvedimento, subito dopo le elezioni amministrative dicono,
facciamo metà aprile e che quindi i 90 giorni che le Regioni hanno
per adeguare le proprie linee guida a quelle nazionali scadono a
metà luglio, e che le il 16 luglio il più zelante degli operatori pre-
senti alla più zelante Regione una domanda che, dopo i 30 giorni
di istruttoria nei 180 giorni definisca e rilasci l’autorizzazione, la
prima autorizzazione potrebbe arrivare non prima della fine di
febbraio 2011, senza ovviamente considerare, ferie ferragostane
procedure semplificate
6
o natalizie: un capolavoro !!!
Nel frattempo l’Europa non è, fortunatamente, rimasta a guardare
ed ha approvato una nuova Direttiva, nota con il nome 20/20/20,
che prevede il 20% di produzione elettrica da Fonti Rinnovabili, la
riduzione della medesima percentuale di CO2 e una pari quota di
efficienza energetica il tutto entro il 2020.
La novità rilevante introdotta dal nuovo pacchetto comunita-
rio Clima-Energia è costituita dall’introduzione di meccanismi
sanzionatori collegati al mancato raggiun-
gimento degli obiettivi individuati, che per-
tanto divengono vincolanti. Inoltre il rigido
protocollo di calcolo dei risultati, compren-
dente una serie di rapporti volti a verificare
la coerenza della traiettoria di raggiungi-
mento degli obiettivi assunti, garantisce per
la prima volta un necessario e serio impegno
volto a raggiungere tali obiettivi. Si aggiun-
ga che, nonostante le molte cassandre che
negli anni scorsi si spendevano nel segnalare
l’impossibilità di raggiungere gli obiettivi di
Kyoto di riduzione delle emissioni, il dato al
2009 indica che l’Italia potrebbe rientrare tra
i Paesi adempienti sul fronte delle riduzioni,
la Fondazione Sviluppo Sostenibile indica
addirittura una riduzione ulteriore rispet-
to all’obiettivo al
2012. Que-
sto risultato complessivo non vedrà tuttavia raggiunto il target
minimo in termini di produzione elettrica da Fonti Rinnovabili al
2010, seppur arriveremo probabilmente al 22% che era stato dal-
la delegazione italiana indicato in postilla come possibile, contro
il 25% che invece è quello assegnato.
In questo contesto, decisamente più roseo di
quanto molti vogliano far credere, si inserisce la
recente ripresa delle attività nazionali nel settore
delle rinnovabili, volte a dare, o almeno così si auspica, un quadro
efficace, stabile e utile a rispettare gli impegni presi, nel modo più
efficiente possibile.
Per far sì che questi rilevanti obiettivi vengano raggiunti uno
dei più attesi, o forse sarebbe meglio dire dei
più lungamente attesi, provvedimenti è proprio
quello che deve consentire la rimozione di una
della principali barriere che frenano lo sviluppo
delle rinnovabili in Italia, e cioè l’inefficienza bu-
rocratica. Il provvedimento di cui si parla è infat-
“l’Europa non è, fortunatamente, rimasta a guardare ed ha approvato una nuova Direttiva, nota con il nome 20/20/20, che prevede il 20% di produzio-
ne elettrica da Fonti Rinnovabili, la riduzione della medesima percentuale di CO2 e una pari quota di efficienza energetica il tutto entro il 2020”
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ti un procedimento unico semplificato che dovrebbe consentire
di raggiungere l’obiettivo di rendere più snello il procedimento
autorizzativo per il tramite di una razionalizzazione e semplifi-
cazione delle procedure. In realtà la bozza che è stata posta in
consultazione e che è stata oggetto di significative richieste di
modifica, non sembrava risolutiva ai fini della semplificazione
dell’iter autorizzativo, seppur aveva il pregio di uniformare le
procedure a livello nazionale evitando la spiacevole situazione
attuale che vede discrepanze significative ed ingiustificabili tra
Regioni. Ammesso che tale provvedimento che da più parti viene
dato per imminente effettivamente veda la luce tempestivamen-
te, viene da pensare che culturalmente il nostro Paese necessiti di
una rivoluzione culturale nell’ambito della semplificazione, che
liberi risorse che oggi sono invischiate in astrusi meccanismi bor-
bonici di controllo che nei fatti ingenerano sprechi, inefficienze
e ritardi che a loro volta determinano perdita di competitività,
allontanamento degli investitori stranieri e perdita di occupazio-
ne. Tale azione dovrebbe essere profonda, drastica e determina-
re un alleggerimento delle procedure e dei rapporti tra privato e
Pubblica Amministrazione incentrato sul non aggravamento delle
procedure, sul silenzio assenso, sulla informatizzazione delle pro-
cedure e sul principio basilare che indichi cosa è vietato, automa-
ticamente consentendo di fare tutto il resto.
Questo dovreb-
be essere fatto
in un percorso
temporale ade-
guato a costrui-
re o rafforzare i
controlli che, in
un tale conte-
sto, dovrebbe-
ro ovviamente
funzionare ef-
f ic ientemente
e tempestiva-
mente, così da
consentirebbe
di alleggerire
anno dopo anno
il peso della
burocrazia e di
costruire conte-
stualmente un
sistema efficien-
te di controllo.
Un’altra occa-
sione persa? Forse no, soprattutto se si avrà la capacità di seguire
con adeguata attenzione lo sviluppo del settore e di intervenire
con eventuali ritocchi successivi nell’ottica di una
graduale apertura dopo le dovute cautele inizia-
li. Semplificare le procedure serve, dare adeguate
garanzie altrettanto, come al solito si tratterebbe
di contemperare con saggezza le diverse posizioni, seguendo un
principio che dovrebbe essere sempre alla base del buon ammi-
nistratore e cioè il perseguimento del bene comune inteso come
esito democratico del confronto tra diverse possibile soluzioni.
Amministrare significa decidere, e ogni scelta comporta un’esclu-
sione, il buon amministratore è colui che impegna la società a
percorrere la strada giusta.
“In questo contesto, decisamente più roseo di quanto molti vogliano far credere, si inserisce la recente ripresa delle attività nazionali nel settore delle
rinnovabili, volte a dare, o almeno così si auspica, un quadro efficace, stabile e utile a rispettare gli impegni presi, nel modo più efficiente possibile”
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autorità per l’energia elettrica e il gas
di Cosimo d’Ayala Valva
Com’era prevedibile, la pubblicazione della Delibera n. 5/2010 da
parte dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas non accontenta
né scontenta i diretti interessati, che in teoria dovrebbero essere i
produttori elettrici da fonti
rinnovabili ma riguarda,
per buona parte, gli ope-
ratori di impianti eolici
sottoposti ad ordini di di-
spacciamento da parte del
Gestore di rete.
Tale documen-
to per essere operativo, necessita della defini-
zione di alcune procedure da parte dei vari
enti preposti, e questo oltre ad altre ne-
cessarie attività oltre alla previsione di
un periodo transitorio fanno intuire
che sia l’implementazione di quanto
previsto nell’Allegato della Delibera
citata, sia la reale soluzione della causa delle modulazioni, ovvero
la rete e il necessario adeguamento delle dorsali elettriche criti-
che è molto, forse troppo lontano dall’in-
travedersi, il che lo fa sembrare
quasi un miraggio.
Entrando nello spe-
c i f i c o
d e l l a
D e l i -
bera n.
5/2010,
q u e s t a
va a di-
s c i p l i n a r e
quattro speci-
modulare il vento
“la pubblicazione della Delibera n. 5/2010 da parte dell’Autorità per
l’energia elettrica e il gas non accon-tenta né scontenta i diretti interessa-
ti, che in teoria dovrebbero essere i produttori elettrici da fonti rinnova-
bili ma riguarda, per buona parte, gli operatori di impianti eolici sottoposti ad ordini di dispacciamento da parte
del Gestore di rete”
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fici temi quali le modalità per la remunerazione della mancata
produzione eolica, i servizi di rete che le unità di produzione eo-
lica devono fornire, le nuove disposizioni in materia di program-
mazione delle unità di produzione rilevanti alimentate da fonti
rinnovabili non programmabili e le disposizioni a Terna al fine di
migliorare il servizio di
dispacciamento in re-
lazione alla produzione
da fonti rinnovabili non
programmabili oltre al
citato periodo transi-
torio in attesa che le prime infrastrutture di rilevazione siano
sincronizzate con il GSE, l’ente preposto a tale attività.
La Delibera in questione nasce dopo un discreto periodo di
consultazione effettuata tramite i documenti dell’Autorità e dagli
incontri tenuti attraverso specifici tavoli di lavoro, predisposti in
seguito alle criticità riscontrate nell’applicazione della Delibera n.
330/07 (Condizioni
per la gestione
della priori-
tà di di-
spac-
“La Delibera in questione nasce dopo un discreto periodo di consultazione
effettuata tramite i documenti dell’Au-torità e dagli incontri tenuti attraverso specifici tavoli di lavoro, predisposti in
seguito alle criticità riscontrate nell’ap-plicazione della Delibera n. 330/07”
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ciamento relativa ad impianti di produzione da fonti rinnovabili
in situazioni di criticità del sistema elettrico nazionale) e dal no-
tevole aumento, da parte di Terna, del ricorso alla pratica della
modulazione degli impianti eoli-
ci causa, agli imprenditori eolici,
di notevoli danni sot-
to il profilo economi-
co. La nuova Delibera
abbandona il metodo
di calcolo statistico della man-
cata produzione (Del. 330/07) e
abbraccia la corretta procedura
della correlazione tra dati ane-
mometrici e periodo modulato,
tenendo in conto, ovviamente,
la disponibilità degli anemome-
tri per tale scopo o la possibilità
della loro installazione. Tutto ciò
verosimilmente necessiterà di un
notevole periodo di tempo affinché sia a regime per tutti gli ope-
ratori coinvolti, tenendo presente che tutta la parte burocratica,
ad oggi, deve ancora essere implementata, ovvero la predisposi-
zione di un’istanza con cui il produttore chiederà al GSE di essere
ammesso al sistema di remunerazione della mancata produzione,
che dovrà poi essere perfezionata dalla stipula di una conven-
zione.
Conseguentemente il GSE dovrà predisporre un documento tecni-
co con il quale illustrare all’Autorità come intende implementare
operativamente le varie disposizioni che determinano la mancata
produzione e tutto quanto concerne tale attività, come l’istituzio-
ne dell’indice di affidabilità (IA) che misurerà il rispetto o meno
degli ordini di dispacciamento impartiti, una problematica che
in questi due anni di continue modulazioni ha creato non pochi
problemi a Terna, generando poi, involontariamente, alcune di-
sparità tra i vari
produttori, sud-
divisi in chi, ligio,
rispettava i vari
ordini impartiti-
gli, ottenendo, a
distanza di mesi,
un “incongruo”
riconoscimento
economico, e chi
invece, tali or-
dini, per motivi
diversi, tra cui
anche l’effettiva
mancata ricezio-
ne degli stessi,
non li considera-
va neppure.
A valle di queste considerazioni, quello che è probabi-
le preoccupi maggiormente gli operatori interessati
è il periodo transitorio previsto nella Delibera
all’articolo 8, che coinvolge quegli impianti
eolici privi di anemometri, e che comunque,
coinvolge tutti gli impianti fino a che non si
saranno implementate le varie procedure,
“il GSE dovrà predisporre un documento tecnico con il quale illustrare all’Autorità come intende implementare operativamente le varie disposi-zioni che determinano la mancata produzione e tutto quanto concerne tale attività”
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e che prevede, in assenza di dati anemometrici, l’utilizzo dei valori
provenienti dalle migliori previsioni meteorologiche, il che lascia
alquanto perplessi, potendo solo “sperare” che tali previsioni sia-
no allineate alle caratteristiche di ventosità di un sito specifico.
Proseguendo nella lettura della Delibera 5/10 si entra nella se-
zione contenente i vari adeguamenti a cui si devono allineare i
produttori da fonte eolica riguardanti i sistemi di telemisura, te-
lesegnale, telecontrollo e teledistacco, e, proprio quest’ultimo è
quello che preoccupa di più, anche se pare possa essere utilizzato
solo verso gli utenti poco inclini a rispettare gli ordini di modula-
zione, ma anche su questo punto devono essere presentati alcuni
documenti tecnici inerenti le procedure operative su quanto pre-
visto dalla Delibera.
La penultima sezione del testo dell’Autorità rappresenta abba-
stanza bene la figura retorica dell’ossimoro in quanto contiene i
“meccanismi per la programmazione e previsione delle unità non
programmabili”, sulle quali vi sono poche considerazioni da fare
in quanto si è voluto premiare, economicamente, il risultato di
una attività che è assolutamente aleatoria, in pratica una scom-
messa che l’operatore può mettere in atto con il sistema elettrico,
e ricevere un premio a seguito del minor errore tra programma e
produzione effettiva.
Si ritiene infatti che tale attività sarebbe stato idoneo
farla svolgere al GSE in quanto aggregatore di una
moltitudine di punti di immissione a fonte rinnovabile
eolica e in quanto da diverso tempo tale Gestore è impegnato su
tale fronte.
Si vuole concludere, tralasciando l’ultima parte della Delibera,
ovvero le disposizioni a Terna per il miglioramento del servizio di
dispacciamento perché anche qui si necessita della definizione di
ulteriore documentazione, facendo una considerazione positiva
sulla metodologia scelta per la ricostruzione dei valori di mancata
produzione, mentre meno positiva per quel che concerne i tempi
di attuazione e l’assoluta dimenticanza del pregresso i cui dan-
ni difficilmente saranno assorbiti dagli operatori del settore, che
ad oggi sperano ancora di potersi vedere riconosciuti i certificati
verdi per i periodi di modulazione subiti in deroga alla normativa
vigente che prevede un recupero in termini di tempo alla fine del
periodo di incentivo. Ma questa è un’altra storia!
“La penultima sezione del testo dell’Autorità rappresenta abbastanza bene la figura retorica dell’ossimoro in quanto contiene i “meccanismi per la programmazione e previsione delle unità non programmabili””
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Trevi Village. Le tue vacanze
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Complesso turistico a quattro stelle completamente rinnovato nell'anno 2003, è situatoa ridosso della costa tirrenica calabrese tra Amantea e Campora San Giovanni (CS). Ilvillaggio inserito in un giardino di palme, cactus e macchia mediterranea, rispecchial'architettura locale creando un suggestivo "borgo di cottage" composto da circa 100camere. Il complesso si estende su di un'area di circa 40.000 mq avente un fronte di 600mt. di spiaggia sabbiosa, con alle spalle la ferrovia e la SS 18. Facilmente raggiungibilecon uscita a Falerna sulla autostrada A3. Stazione ferroviaria ad Amantea e aereoportoa 25 Km di Lametia Terme.
nucleare
nuovi siti e vecchie politichedi Maurizio Carucci
In Italia sembra sia caduto il tabù del nucleare. Dopo il disastro
di Chernobyl e 22 anni di politica energetica confusa e spesso
contraddittoria, l’attuale governo punta con decisione a “riaccen-
dere” i reattori nel nostro Paese. Il primo nodo da sciogliere, però,
è rappresentato dalla scelta dei siti destinati a ospitare le centrali
o le scorie. Le probabili “candidate” sarebbero: Montalto di Ca-
stro (Viterbo), Borgo Sabotino (Latina), Garigliano (Caserta), Trino
Vercellese (Vercelli), Caorso (Piacenza), Oristano, Palma (Agrigen-
to), Monfalcone (Gorizia). Per “ammorbidire” le posizioni degli
amministratori locali scettici, si pensa di usare il vecchio - ma
sempre efficace –metodo degli incentivi economici “a pioggia”
per le Province e i Comuni che ospiteranno i prossimi impianti
nucleari. Le imprese e gli abitanti delle zone in questione non
avranno solo sconti in bolletta elettrica, ma anche in quella per i
rifiuti urbani, per le addizionali Irpef e Irpeg e per l’Ici.
Il percorso che dovrà portare il nostro Paese, nel giro di 15-20
anni, a produrre il 25% dell’elettricità con l’atomo, è partito uf-
ficialmente a metà dello scorso luglio, con l’approvazione della
Legge Sviluppo. Un percorso, ancora allo stato poco più che em-
brionale, iniziato l’anno scorso con il nuovo governo Berlusconi e
culminato il 24 febbraio con gli accordi intergovernativi tra
Italia e Francia, che hanno spianato la stra-
da all’intesa tra Enel e il gigante
francese Electricite de France.
È stato il primo passo pratico
del rientro al nucleare con la scelta della
tecnologia francese per i primi quattro
reattori Epr (European pressurised
reactor) da 1.600
megawatt che
saranno rea-
lizzati proprio
dall’Enel con un
“Dopo il disastro di Chernobyl e 22 anni di politica energetica confusa e spesso contraddittoria, l’attuale governo punta con decisione a “riaccen-dere” i reattori nel nostro Paese. Il primo nodo da sciogliere, però, è rap-
presentato dalla scelta dei siti destinati a ospitare le centrali o le scorie”
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investimento di 16-18 miliardi di euro. Il piano della società ita-
liana prevede l’individuazione dei siti dove costruire le centrali,
con la prima che andrà in linea al massimo a metà del 2020 e le
altre operative a seguire a un ritmo di un reattore ogni 18 mesi. Il
piano del governo, per la verità, punta ad avere tempi più stretti,
con l’apertura del primo cantiere entro il 2013 per avere la pri-
ma centrale operativa nel 2018, massimo 2019. Quello di Enel
rappresenta la metà del programma nucleare disegnato dal go-
verno, che prevede otto reattori per circa 13mila megawatt,
che an- dranno a coprire un
quarto del fabbi-
sogno energetico
italiano stimato.
Ancora non è chiaro chi saran-
no gli altri operatori a costruire i reattori previsti.
Molto probabile un coinvolgimento di Edison,
A2A e, forse, di GDF-Suez, attraverso Ansal-
do con la tecnologia Westinghouse AP1000,
che però ha una potenza di “solo” 1.100
megawatt e che quindi richiederebbe un numero maggiore di re-
attori rispetto all’Epr per ottenere l’obiettivo di 13mila megawatt.
Ancora aperto, quindi, il problema dei siti nei quali far sorgere
le centrali e il deposito nazionale per le scorie e, più in generale,
dell’accettazione da parte dei territori degli impianti. Non è un se-
greto che gli operatori stiano già lavorando all’individuazione dei
siti idonei anche perché in base alla legge saranno loro a dover
fare le proposte. Ma il nodo è stato prudenzialmente rinviato a
dopo le elezioni regionali. Sebbene il braccio di ferro tra governo
e Regioni abbia spinto il ministro delle Sviluppo economico Clau-
dio Scajola a ricorrere alla Corte costituzionale per impugnare le
leggi di Basilicata, Campania e Puglia che vietano la costruzione
di centrali nucleari sul loro territorio.
Il Consiglio dei ministri, intanto, ha approvato un decreto legi-
slativo con i principi generali per l’individuazione dei siti e con le
“Non è un segreto che gli operatori stiano già lavorando all’individua-zione dei siti idonei anche perché in base alla legge saranno loro a dover fare le proposte. Ma il nodo è stato prudenzialmente rinviato a dopo le elezioni regionali”
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compensazioni ai territori. Manca ancora l’Agenzia per il nucle-
are, che dovrà tradurre questi principi in prescrizioni dettagliate
e che dovrà esaminare le proposte puntuali degli operatori. Non
ha avuto poi ancora risposta, almeno ufficialmente, la ferma ri-
chiesta delle società elettriche, Enel in testa, di avere una sorta
di “assicurazione” sugli ingenti investimenti che si apprestano a
fare in caso di un nuovo ‘dietro-front’ della politica sul nucleare.
Insomma, se il 2009 ha segnato il rientro dell’Italia al nucleare
dal punto di vista legislativo, si può dire che per ora il percorso
è ancora “reversibile”. Il vero rientro potrebbe avvenire proprio
quest’anno, con il completamento del quadro normativo e con
l’avvio delle discussioni più delicate: quelle sui siti e quelle sui
soldi. Entro il 15 febbraio, secondo quanto pre-
visto dalla Legge Sviluppo, è prevista l’emana-
zione degli altri decreti legislativi stabiliti dal
provvedimento, l’emanazione della delibera del Cipe per la defini-
zione degli impianti, la creazione dell’Agenzia per il nucleare con
il varo del suo statuto e del suo regolamento e la nomina dei suoi
componenti. Il presidente sarà scelto dal presidente del Consiglio,
mentre, dei quattro componenti, due saranno indicati dal ministe-
ro dello Sviluppo economico e due dal ministero dell’Ambiente.
Il collegio dovrà ottenere il parere favorevole delle Commissioni
parlamentari competenti.
Sarà dunque un percorso parallelo che dovrà mettere nelle con-
dizioni l’Agenzia, da metà febbraio, di avviare la definizione della
procedura per l’individuazione dei siti dove costruire le centrali
sulla base dei criteri generali stabiliti dai decreti attuativi. L’Agen-
zia potrebbe, sul modello di quanto si fa in Gran Bretagna, indi-
viduare delle “macro-aree” nel Paese idonee alla costruzione di
centrali nucleari, demandando alle aziende produttrici la proposta
di siti particolari. Su queste macro-aree il ministero dell’Ambiente
dovrà svolgere la Vas (Valutazione ambientale strategica), mentre
all’Agenzia sarebbe demandata la competenza di certificazione
dei siti scelti dagli operatori. A questo
punto sarebbe possibile arrivare all’auto-
rizzazione unica di concerto tra ministeri
e Agenzia.
La pubblicazione dei criteri tecnico-am-
bientali per i siti dovrebbe arrivare a metà
luglio dell’anno prossimo mentre l’esito
della Vas sulle aree idonee alla costruzio-
ne di centrali dovrebbe giungere entro la
metà di dicembre del 2010, tre mesi dopo
è prevista la certificazione dei siti, ad ago-
sto del 2011 il permesso di sito, mentre si
dovrebbe arrivare fino a maggio del 2013
per l’ultimo passaggio autorizzativo, ov-
vero la licenza combinata di costruzione
ed esercizio. A quel punto partirebbero i
lavori civili per la realizzazione della pri-
ma centrale, della durata di due anni, mentre il primo calcestruz-
zo dell’edificio reattore è previsto per metà luglio 2015. I reattori
utilizzati saranno, appunto, del tipo Epr, la tecnologia sviluppata
dalla Francia, che rappresenta un’evoluzione delle centrali di ter-
za generazione oggi operative sul suolo transalpino, la cosiddetta
“terza generazione e mezzo”. Rispetto ai suoi predecessori, l’Epr
è più potente (1.600 megawatt contro i 1.400 dei reattori più
recenti), consuma il 17% di combustibile in meno, riduce del 30%
i rifiuti nucleari ed ha una vita utile di 60 anni contro i 40 degli
attuali impianti. Ogni reattore ha un costo complessivo di circa
quattro miliardi di euro e consente di produrre energia ad un co-
sto di circa 54-60 euro per Mw/h. Si tratta, secondo le valutazioni
dell’Enel, di un costo inferiore del 20% rispetto ad un moderno
impianto a gas a ciclo combinato e analogo a quello di un im-
pianto a carbone dell’ultima tecnologia ma con emissioni zero
di anidride carbonica. Dal punto di vista della sicurezza, infine,
gli impianti Epr rappresentano un deciso passo avanti rispetto ai
reattori di terza generazione oggi in esercizio.
“La pubblicazione dei criteri tecnico-ambientali per i siti dovrebbe arrivare a metà luglio dell’anno prossimo mentre l’esito della Vas sulle aree idonee alla costruzione di centrali dovrebbe giungere entro la metà di dicembre del 2010”
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biente e dell’efficienza energetica.
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te di energia negli edifici e allo sviluppo delle fonti rinnovabili,
mentre messicano è il miglior piano per la mobilità pubblica eco-
sostenibile. Ma non solo. Anche se non si trova nell’Olimpo delle
politiche ambientali del G20, la Cina ha prodotto una tra le più
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un programma mirato alle 1.000 imprese con il più alto consumo
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bientale, l’ultimo Rapporto sulle “100 politiche climatiche” dei
Paesi appartenenti al G20, realizzato da Ecofys e Germanwatch
per il Wwf ed E3G, organizzazione internazionale no profit indi-
19
pendente.
In particolare, il Dossier di Wwf-E3G valuta le politiche climatiche
dei Paesi che sono responsabili per circa tre quarti delle emissioni
globali di gas serra, identificando non solo gli esempi migliori, ma
anche quelli da non imitare e le lezioni da imparare.
Ai primi posti nella classifica, due progetti made in Germania: un
programma di “Efficienza negli edifici” sviluppato dal Governo
tedesco che riduce la produzione di CO2, crea nuovi posti di la-
voro nelle costruzioni e può offrire ottime opportunità di replica
anche in altri Paesi, ed un altro, “Conto energia per l’elettricità
rinnovabile”, che garantisce ai produttori di energia alternativa
una tariffa fissa per 20 anni.
Ma ci sono casi virtuosi anche in altri Stati. Un sistema di Autobus
a Trasporto Rapido (BRT) in Messico dimostra, per esempio, che le
soluzioni a basso impatto ambientale hanno un ottimo potenziale
per aumentare il comfort e la qualità della vita, considerazioni
20
importanti per economie emergenti e in rapida crescita.
E non è tutto. Secondo il Rapporto dell’associazione del Panda e
dell’organizzazione no profit, infatti, il programma cinese studia-
to ad hoc per le 1.000 aziende a più elevato consumo energetico,
ha portato miglioramenti permanenti nella gestione dell’energia
e nell’efficienza delle stesse aziende, dimostrando che le politiche
attente all’ambiente non solo riducono le emissioni di gas serra,
ma stimolano e diversificano l’economia.
Ecco perché il Wwf ha chiesto ai ministri della Finanza del G20,
che si sono riuniti a novembre nel Regno Unito, “di adottare le
misure necessarie per assicurare che la nuova ondata di investi-
menti nelle infrastrutture sia ‘verde’, vale a dire orientata alla so-
stenibilità ambientale e al taglio delle emissioni di anidride car-
bonica, nemiche del clima”. E questo include, per l’associazione
ambientalista, proposte finanziarie concrete per aiutare i Paesi
in via di sviluppo a costruire economie a basso contenuto di car-
bonio e ad adattarsi ai cambiamenti climatici, come indicato dal
Summit del G20 tenutosi a Pittsburgh due mesi prima.
“Il Rapporto dimostra che i Governi che seguono un modello di
sviluppo sostenibile saranno vincenti e avranno una posizione
di leadership nel mondo - ha affermato Maria Grazia
Midulla, responsabile Clima ed Energia del Wwf Italia
–. Quelli che, invece, non investiranno in soluzioni a
basso contenuto di anidride carbonica, perderanno e
gli attuali Paesi sostenitori volteranno loro le spalle”.
Ma lo Studio di Wwf-E3G elenca anche diverse politiche sbagliate
all’interno del G20. Politiche viziose, sottolineano gli ecologisti,
che spesso provengono dagli stessi Governi che hanno sviluppato
quelle lodevoli e “che non solo non riescono a produrre benefici
economici, ma sono di ostacolo
al percorso verso un futuro di
riduzione dei gas serra e lotta ai
cambiamenti climatici”.
Tra le scelte peggiori per il clima,
l’ambiente e l’efficienza ener-
“Secondo il Rapporto dell’associazione del Panda e dell’organizzazione no profit, infatti, il programma cinese studiato ad hoc per le 1.000 azien-
de a più elevato consumo energetico, ha portato miglioramenti perma-nenti nella gestione dell’energia e nell’efficienza delle stesse aziende,
dimostrando che le politiche attente all’ambiente non solo riducono le emissioni di gas serra, ma stimolano e diversificano l’economia”
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getica compaiono misure come le sovvenzioni a miniere locali,
ancora garantite in molti Stati; il trattamento preferenziale di
aziende ad elevato consumo energetico concesso anche da Paesi
come la Germania, l’Australia e l’Olanda; o la mancanza di una
gestione idrica appropriata, in particolare nelle Regioni aride o
semiaride. Per non parlare dell’Italia, aggiungono i Verdi per la
sua cattiva politica ambientale. “Il nostro Paese – ha spiegato il
leader del Sole che ride, Angelo Bonelli - è ultimo
in Europa per gli investimenti sul solare con solo il
15% di quanto fa, ad esempio, la Germania. Non
solo, il Conto energia, incentivo fondamentale per
il fotovoltaico, sta per essere mutilato: si vogliono
finanziare solo 1.500 mega-
watt in tre anni contro i
10.000 della Germania e
gli 8.000 della Spagna.
Così si darebbe un colpo
mortale a tutte quelle
imprese che in Italia investono nelle
rinnovabili e nell’innovazione, oltre che
la rinuncia a nuova occupazione nella
green economy”.
“A Pittsburgh – ha affermato Nick Ma-
bey, amministratore delegato di E3G - i
leader del G20 hanno concordato una struttura per creare una
crescita forte, equilibrata e sostenibile. Questo impegno cadrà
nel nulla se non verrà supportato da investimenti concreti per
un’economia a basso contenuto di CO2”. “Pacchetti verdi episo-
dici – ha concluso -
non sono sufficienti.
Gli investitori cercano
segnali forti e a lungo
termine da parte dei Governi, che dimostrino la loro serietà nella
transizione verso una nuova economia. Copenhagen è il luogo
dove incominciare questo percorso, con un accordo sul clima
giusto, vincolante ed efficace”. Infine, il
Wwf stima che i Governi industrializza-
ti dovranno fornire finanziamenti pari a
160 miliardi di dollari per l’adattamento
e la mitigazione nei Paesi in via di svilup-
po, specialmente in quelli più vulnerabili
ai cambiamenti climatici.
Ma mentre scriviamo, il vertice sul clima
di Copenaghen è in corso e le premesse
non sono delle migliori. Nonostante un
maggiore impegno da parte di Potenze
finora sorde all’allarme clima e nono-
stante una copertura mediatica mai vista
prima, di certo legata alla veste di paladino dell’ambiente indos-
sata dal presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, il cammino
verso uno sviluppo sostenibile, verso cioè un’economia che faccia
dell’ecologia la sua forza e non il suo freno, si ferma sempre lì,
allo stesso intoppo, allo stesso ostacolo: chi vuole pagare il costo
della svolta verde del Pianeta?
“Il nostro Paese – ha spiegato il leader del Sole che ride, Angelo Bonelli - è ultimo in Europa per gli in-vestimenti sul solare con solo il 15% di quanto fa, ad esempio, la Germania. Non solo, il Conto energia,
incentivo fondamentale per il fotovoltaico, sta per essere mutilato: si vogliono finanziare solo 1.500 megawatt in tre anni contro i 10.000 della Germania e gli 8.000 della Spagna”
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L’AEEG HA PUBBLICATO IL PREZ-ZO AL QUALE I GSE CEDERA’ I CERTIFICATI VERDI DI PROPRIA SPETTANZA NEL CORSO DEL 2010. Tale prezzo viene calcola-to come differenza tra il prezzo medio dell’Energia Elettrica e il valore di 180,00 €/Mwh. Essendo stato il prezzo medio dell’energia elettrica di cui all’art. 13 comma 3 del d. lgs. 387/03 pari a 67,18 €/mwh, il prezzo di riferimento dei CV del GSE per l’anno 2010 e’ pari a 112,82 €/mwh. si ricorda che tale valore verrebbe riconosciuto di fatto solo in caso di eccesso di domanda per l’anno 2010 di cv ri-spetto all’offerta dei medesimi. Di seguito il testo completo della de-liberazione:Delibera ARG/elt 3/10 Determinazione del valore medio del prezzo di cessione dell’ener-gia elettrica di cui all’articolo 13, comma 3, del decreto legislativo n. 387/03 ai fini della quantificazio-ne del prezzo di collocamento sul mercato dei certificati verdi di cui all’articolo 2, comma 148, della legge n. 244/07 per l’anno 2010L’AUTORITÀ PER L’ENERGIA ELETTRICA E IL GAS Nella riunione del 25 gennaio 2010Visti:la direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio del 27 settembre 2001, n. 2001/77/CE (di seguito:
direttiva 2001/77/CE); la legge 14 novembre 1995, n. 481; la legge 23 agosto 2004, n. 239;
la legge 29 novembre 2007, n. 222; la legge 24 dicembre 2007, n. 244 (di seguito: la legge n. 244/07); il decreto legislativo 16 marzo 1999, n. 79 (di seguito: decreto le-gislativo n. 79/99); il decreto legislativo 29 dicembre
2003, n. 387, di recepimento della direttiva 2001/77/CE (di seguito: decreto legislativo n. 387/03); il decreto del Ministro dello Svi-
luppo Economico, di concerto con il Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare 18 dicembre 2008; il provvedimento del Comitato interministeriale dei prezzi (di se-guito: Cip) 12 luglio 1989, n. 15
Certificati verdi: i nuovi prezzi
energia pulitaNewsletter di ANEV associazione nazionale energia del vento
Sped. in abb. post. - art 2 comma 20/B, Legge 662/96 - Roma Anno 8 - Febbraio 2010 - n° 6
segue >
(di seguito: provvedimento Cip n. 15/89); il provvedimento del Cip 14 no-vembre 1990, n. 34 (di seguito: provvedimento Cip n. 34/90); il provvedimento del Cip 29 apri-le 1992, n. 6, come integrato e modificato dal decreto del Mini-stro dell’Industria, del Commercio e dell’Artigianato 4 agosto 1994 (di seguito: provvedimento Cip n. 6/92); la deliberazione dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas (di se-guito: l’Autorità) 28 ottobre 1997, n. 108/97 (di seguito: deliberazio-ne n. 108/97);la deliberazione dell’Autorità 23 febbraio 2005, n. 34/05 e sue suc-cessive modifiche e integrazioni (di seguito: deliberazione n. 34/05);l’Allegato A alla deliberazione dell’Autorità 6 novembre 2007, n. 280/07 e sue successive modifiche e integrazioni (di seguito: delibe-razione n. 280/07); la deliberazione dell’Autorità 21 gennaio 2008, ARG/elt 2/08;la deliberazione dell’Autorità 26 febbraio 2008, ARG/elt 24/08 (di seguito: deliberazione ARG/elt 24/08);la deliberazione dell’Autorità 28 gennaio 2009, ARG/elt 10/09 (di seguito: deliberazione ARG/elt 10/09).Considerato che:l’articolo 2, comma 148, della leg-ge n. 244/07 prevede che, a partire dal 2008, i certificati verdi emessi dal Gestore dei servizi energetici (di seguito: GSE) ai sensi dell’ar-ticolo 11, comma 3, del decreto legislativo n. 79/99 siano collocati sul mercato a un prezzo, riferito al MWh elettrico, pari alla differen-za tra 180 euro/MWh e il valore medio annuo del prezzo di cessio-ne dell’energia elettrica definito dall’Autorità in attuazione dell’ar-
ticolo 13, comma 3, del decreto legislativo n. 387/03, registrato nell’anno precedente; l’articolo 13, comma 3, del decreto legislativo n. 387/03 prevede che l’Autorità definisca, facendo riferi-mento a condizioni economiche di mercato, le modalità di ritiro, da parte del gestore di rete alla quale l’impianto è collegato, dell’energia elettrica prodotta da: a. impianti alimentati da fonti rin-novabili di potenza inferiore a 10 MVA; b. impianti di potenza qualsiasi ali-mentati dalle fonti rinnovabili eo-lica, solare, geotermica, del moto ondoso, maremotrice ed idrauli-ca, limitatamente, per quest’ulti-ma fonte, agli impianti ad acqua fluente, ad eccezione di quella ceduta al GSE nell’ambito delle convenzio-ni in essere stipulate ai sensi dei provvedimenti Cip n. 15/89, n. 34/90, n. 6/92, nonché della deli-berazione n. 108/97, limitatamen-te agli impianti nuovi, potenziati o rifatti, come definiti dagli articoli 1 e 4 della medesima deliberazio-ne, fino alla loro scadenza;l’Autorità ha dato attuazione all’articolo 13, comma 3, del de-creto legislativo n. 387/03, con la deliberazione n. 34/05, vigente fino al 31 dicembre 2007, e con la deliberazione n. 280/07, vigente a decorrere dall’1 gennaio 2008; l’Autorità, con la deliberazione ARG/elt 24/08, ha definito i criteri per la determinazione del valore medio annuo del prezzo di ces-sione dell’energia elettrica di cui all’articolo 13, comma 3, del de-creto legislativo n. 387/03 ai fini della quantificazione del prezzo di collocamento sul mercato dei cer-tificati verdi di cui all’articolo 2, comma 148, della legge n. 244/07;l’Autorità, con la deliberazione di
cui al precedente alinea: €ha previsto che, ai fini della defi-nizione del prezzo di collocamen-to sul mercato dei certificati verdi per gli anni successivi al 2008, il valore medio annuo del prezzo di cessione dell’energia elettrica, de-finito in attuazione dell’articolo 13, comma 3, del decreto legisla-tivo n. 387/03, sia pari alla media aritmetica, su base nazionale, dei prezzi zonali orari di cui all’artico-lo 6 della deliberazione n. 280/07;€ha previsto di escludere dalla me-dia aritmetica di cui al preceden-te alinea i prezzi minimi garantiti perché tali prezzi possono essere applicati solo ad alcune tipologie impiantistiche e sono definiti al solo scopo di garantirne la coper-tura dei costi di esercizio anche al termine dell’eventuale periodo di incentivazione.Ritenuto opportuno:quantificare, ai fini della defini-zione del prezzo di collocamento sul mercato dei certificati verdi per l’anno 2010, il valore medio annuo del prezzo di cessione dell’energia elettrica, definito in attuazione dell’articolo 13, comma 3, del de-creto legislativo n. 387/03, appli-cando i criteri previsti dalla deli-berazione ARG/elt 24/08 DELIBERA 1.ai fini della definizione del prez-zo di collocamento sul mercato dei certificati verdi per l’anno 2010, ai sensi dell’articolo 2, comma 148, della legge n. 244/07, il valore me-dio annuo del prezzo di cessione dell’energia elettrica, definito in attuazione dell’articolo 13, comma 3, del decreto legislativo n. 387/03 e calcolato applicando i criteri pre-visti dalla deliberazione ARG/elt 24/08, è pari a 67,18 €/MWh.2. di pubblicare la presente delibe-razione sul sito internet dell’Auto-rità (www.autorita.energia.it).
Formazione di primo e secondo li-vello sull’eolico, ANEV e UIL con-giuntamente promuovono i corsi 2010 per soddisfare le numerose richieste pervenute. I programmi, i luoghi e le procedure amministra-tive per l’iscrizione ai corsi di base e di specializzazione disponibili nella sezione documenti/formazio-ne del sito dell’associazione. Parte il secondo ciclo della formazione ANEV UIL sull’eolico, con quattro corsi di formazione, due generici e due specialistici, che completano l’offerta formativa per l’anno 2010, attestandosi come il più completo e funzionale del settore. Oltre ai due corsi tradizionali e generalisti, che restano programmati a Roma in concomitanza con la Giorna-ta Mondiale del Vento e di Eolica Expo, si aggiungono a completare l’offerta formativa i due corsi spe-cialistici e riservati prioritariamen-te ai frequentatori dei corsi base e che si terranno in concomitanza con Ecomondo-Keywind a Rimini. Ancor più ricchi di contenuti, eser-citazioni pratiche e della consue-ta esperienza formativa su un sito eolico con l’assistenza tecnica del gestore del medesimo, i corsi 2010 si caratterizzano anche per una lo-gistica semplificata a favore della frequenza, di un’assistenza com-pleta per i partecipanti, oltre alla opportunità unica di essere inseriti nell’apposita banca dati “certifi-cata” a disposizione dei principali operatori del settore. Infine anche per quest’anno verranno scelti tra i richiedenti partecipanti due sta-gisti che potranno completare la loro formazione con un periodo presso l’Associazione Nazionale Energia del vento. Parte il pro-grammo 2010 di Alta Formazione sull’eolico a cura di ANEV e UIL sulla scia del grande successo del
2009. L’offerta formativa di pri-mo e di secondo livello sull’eolico organizzata da ANEV e UIL con-giuntamente promuovono i corsi 2010 per soddisfare le numerose richieste pervenute. I programmi, le informazioni e le procedure am-ministrative per l’iscrizione ai cor-si generalisti e di specializzazione, sono da oggi disponibili nella se-zione documenti/formazione del sito dell’associazione http://www.anev.org/. Due i corsi di base pre-visti nel 2010 entrambi a Roma, il primo in concomitanza con la Giornata Mondiale del Vento dal 24 al 27 maggio e il secondo in occasione di Eolica Expo dal 6 al 9 settembre; nonostante i costi di iscrizione non abbiano subito mo-difiche, anche quest’anno sono state riservate particolari agevola-zioni per tutti gli Associati ANEV e per le registrazioni tempestive. Gli altri due corsi specialistici or-ganizzati nel 2010 saranno invece dedicati prioritariamente a chi ha già frequentato i corsi di base e si terranno entrambi presso Ecomon-do-Keywind: il primo sul minie-olico i giorni 3 e 4 di novembre, mentre il secondo sui Certificati Verdi e sul Trading i giorni 5 e 6 di novembre. Parte quindi con grande impegno da parte degli organizza-tori il secondo ciclo della forma-zione ANEV UIL sull’eolico, con il completamento dei programmi, quattro corsi di formazione, due generici e due specialistici, che completano l’offerta formativa per l’anno 2010, attestandosi come il più completo e funzionale del set-tore. La novità dei due corsi spe-cialistici, riservati prioritariamente ai frequentatori dei corsi base e che si terranno in concomitanza con KEYENERGY nell’ambito di Eco-mondo a Rimini, consente anche
un approfondimento specialistico sui temi di principale attualità, il trading di energia elettrica da FR e i Certificati Verdi da un lato e il minieolico dall’altro, a chi già è del settore ovvero ha già conoscenze di base del settore eolico. Lo sfor-zo effettuato per l’anno in corso è stato di rendere ancor più ricchi di contenuti ed esercitazioni prati-che le consuete elevate esperienze formative precedenti, mantenendo l’esperienza di visita ad un sito eolico con l’assistenza tecnica dei tecnici del medesimo. I corsi 2010 si caratterizzano anche per una lo-gistica semplificata a favore della frequenza, di un’assistenza com-pleta per i partecipanti, oltre alla opportunità unica di essere inseriti nell’apposita banca dati “certifi-cata” a disposizione dei principali operatori del settore. Infine anche per quest’anno verranno scelti tra i richiedenti partecipanti due stagi-sti che potranno completare la loro formazione con un periodo presso l’associazione nazionale energia del vento. Compresi nel prezzo, la giornata di trasferta presso il par-co eolico, tutti i materiali didatti-ci, l’ingresso alle manifestazioni ospitanti, i pranzi e i coffee break, l’attestato di partecipazione, l’in-serimento nella banca dati nonché la giornata finale di follow-up. La LuckyWind S.p.A ha messo a di-sposizione, come lo scorso anno, una borsa di studio per il primo dei corsi di formazione, quello che si terrà a maggio a Roma, ma non sarà l’unica, verranno infatti offer-te altre borse di formazione anche per gli altri corsi ANEV – UIL. Nel-la sezione documenti/formazione del sito http://www.anev.org/ e nel sito http://www.uil.it/ sono dispo-nibili i programmi e i moduli di iscrizione per tutti i corsi.
A scuola di eolico
I dati consuntivi del 2009 oggi pubblicati congiuntamente dal-le associazioni italiana, europea e mondiale, dimostrano che il dato di crescita a tutti i livelli e’ costan-te e incoraggiante nonostante la situazione finanziaria complessa e le criticità della congiuntura eco-nomica. L’EWEA segnala il rag-giungimento di quasi 75.000 MW di potenza, che significano ancora 30% di crescita. Il GWEC ci dice che a livello mondiale il tasso di crescita ha addirittura superato il 31% con USA e Cina in grande crescita. L’ANEV ha pubblicato i ri-sultati rilevanti del 2009 con oltre 1114 MW installati e un posiziona-mento a livello europeo e mondia-le di assoluto rilievo con il terzo e sesto posto rispettivamente. Oggi l’attesa è per il futuro che dovrà consentire ancor più di sostenere questo livello di sviluppo fino al raggiungimento dei vari potenzia-li disponibili, e per questo l’attesa per strumenti di semplificazione e trasparenza sono sostanziali nello sviluppo futuro del settore.Il 2009 ha rappresentato l’anno re-cord per l’eolico in Italia, in Europa e nel Mondo, superando di diversi punti percentuali i livelli del 2008. Secondo le statistiche dell’EWEA - European Wind Energy Asso-ciation - l’Europa ha raggiunto i 74.767 MW installati, l’Italia i 4.850 MW di potenziale eolico, permettendo di posizionarsi al ter-zo posto in Europa per MW da fon-te eolica prodotti, con una crescita
del 30% rispetto allo scorso anno. I record assoluto in Europa è de-tenuto dalla Germania con 25.777 MW ed una crescita del’8%, segui-ta dalla Spagna con 19.149 MW , il 14% in più rispetto al 2008. Il GWEC - Global Wind Energy As-sociation ha annunciato con sod-disfazione che il Potenziale Eolico Mondiale è cresciuto del 31% nel 2009 con il primato di USA, Cina e India. Le statistiche dell’EWEA hanno rilevato inoltre che la cre-scita dell’eolico ha superato di molto l’incremento delle altre energie rinnovabili e l’incremento totale di tutte le rinnovabili in Eu-ropa ha permesso, con un 61% di nuovo potenziale di energia, una notevole riduzione di emissioni nocive da centrali a carbone, cre-ando nello stesso tempo numerose attività economiche e opportunità lavorative. L’anno appena conclu-so ha fatto registrare quindi per il settore eolico italiano un nuovo record assoluto sia in termini di nuova potenza installata che ha raggiunto 4.850 MW, sia per quan-to riguarda la produzione elettrica pari a circa 6,7 TWh equivalenti ad oltre il 2,1% del Consumo Interno Lordo. ANEV sottolinea con sod-disfazione che le previsioni a suo tempo formulate e pubblicate sono state ancora una volta pienamen-te rispettate, e che tale importante risultato non solo ha contribuito ad una riduzione delle emissioni e ad un incremento della produ-zione rinnovabile estremamente
rilevante, ma ha anche contribuito allo sviluppo occupazionale, in-dustriale ed economico del nostro Paese. Inoltre segnalano il ruolo di crescente rilevanza assunto dai processi innovativi connessi allo sviluppo di iniziative ad alto valo-re tecnologico che tali installazioni stimolano, nella ricerca continua di processi avanzati di sviluppo, realizzazione e gestione dei parchi eolici. Infine sembra fondamentale ricordare l’alta funzione sociale ed ambientale che tale fonte di ener-
gia, per sua natura diffusamente disponibile in forma distribuita, garantisce al territorio tramite uno sviluppo sostenibile in aree rurali e con maggiore necessità di crescita occupazionale.
Eolico: 2009 record mondiale
Pubblicato il prezzo di riacquisto dei CV da parte del GSE per l’an-no 2009. Tale prezzo è stato indi-viduato in 88,91 €/MWh al netto dell’iva ed è calcolato come media del prezzo degli anni 2007-2008-2009 con esclusione delle anoma-lie come da richieste dell’ANEV. Per poter accedere al ritiro alle condi-zioni indicate l’operatore titolare di CV riferite agli anni 2007-2008-2009 potrà fare richiesta al GSE entro il 31 marzo 2010 secondo i modelli disponibili sul sito GSE. E’stato inoltre pubblicato il prez-zo utile al calcolo della polizza fideiussoria da prestare al GSE in caso di richiesta a preventivo di CV pari a 88,74. Il Gestore dei Ser-vizi Energetici, ai sensi di quanto previsto all’articolo 2, comma 148 della Legge n. 244 del 24 dicem-bre 2007 (Finanziaria 2008), ren-de noto agli operatori il prezzo di offerta dei propri Certificati Verdi (CV) per l’anno 2010. Tale prezzo è pari a 112,82 €/MWh, al netto di IVA, calcolato come differenza tra: il valore di riferimento, fissato in sede di prima applicazione dall’ar-ticolo 2, comma 148 della Legge n. 244 del 24 dicembre 2007, pari a 180,00 €/MWh;Il valore medio annuo registrato nel 2008 del prezzo di cessione dell’energia elettrica di cui all’ar-ticolo 13, comma 3, del D.Lgs. 387/03, pari a 67,18 €/MWh, de-finito dalla AEEG con la delibera-zione ARG/elt n. 3/10. Inoltre, in applicazione dell’articolo 15, com-
ma 1 del DM 18 dicembre 2008, si informano gli operatori che:- entro il mese di marzo 2010 i detentori di CV rilasciati per le produzioni riferite agli anni 2007, 2008 e 2009 (ad eccezione di quelli relativi a impianti di cogenerazio-ne abbinata al teleriscaldamento) possono richiedere il ritiro dei me-desimi CV al GSE;- il prezzo di ritiro dei CV, cor-rispondente al prezzo medio pon-derato delle contrattazioni di CV registrate sul Mercato del GME nel triennio 2007-2009, è pari a 88,91 €/MWh, al netto di IVA.Per esercitare l’opzione di ritiro alle condizioni 2010 è sufficiente che il detentore inoltri al GSE, inderoga-bilmente entro il 31 marzo 2010, una richiesta di tipo qualitativo e non vincolante in cui manifesta la volontà di vendere al GSE i CV nella propria disponibilità.A partire dal 1° aprile 2010, il de-tentore che ha presentato richie-sta di ritiro CV può procedere alla emissione della fattura; nella fat-tura deve essere obbligatoriamente specificata la quantità di CV per i quali si chiede il ritiro, l’anno di riferimento e il prezzo di vendita. L’aliquota IVA da applicare è del 20%. Si specifica che per i produt-tori qualificati IAFR che esercitano l’opzione di ritiro si può procede-re alla emissione della fattura nei confronti del GSE solo a seguito del completamento di tutte le ope-razioni di compensazione o emis-sione a consuntivo relative agli
impianti nella propria titolarità.Alla ricezione della fattura da parte del GSE, la generica richiesta di ri-tiro, presentata ai sensi dell’artico-lo 15, comma 1 del DM 18.12.2008, diventa vincolante; i CV oggetto della fattura vengono ritirati e tra-sferiti dal conto proprietà del de-tentore al conto proprietà del GSE. Per le fatture (e le comunicazioni di accettazione ricevute da parte delle società finanziatrici, nel caso di conti proprietà vincolati) perve-nute entro il 15 maggio 2010, il pa-gamento sarà effettuato con valuta 30 giugno 2010. Successivamente, per le fatture pervenute entro il giorno 15 del generico mese “n” il pagamento sarà effettuato entro la fine del mese “n+1”. Nell’ipotesi in cui i CV presenti sul conto proprie-tà del detentore fossero in numero minore rispetto a quelli risultan-ti dalla fattura, il GSE chiederà al detentore di emettere una nota di credito per i CV mancanti. In questa fattispecie, il termine per il pagamento della fattura verrà po-sticipato dal GSE in funzione della data di ricezione della nota di cre-dito. Si comunica infine ai produt-tori titolari di impianti qualificati IAFR che il prezzo di riferimento stabilito ai sensi dell’articolo 14, comma 4 del DM 18/12/2008, da utilizzare ai fini del calcolo della fideiussione a garanzia delle emis-sioni a preventivo di cui all’artico-lo 11, comma 5 del medesimo de-creto, è pari per il 2010 a 88,74 €/MWh al netto di IVA.
Fissato, per l’anno 2009, il prezzo di riacquisto dei CV
da parte del GSE
A pochi giorni dall’anniversario di Kyoto un convegno di approfon-dimento e verità sull’eolico che ha consentito di approfondire le principali tematiche connesse con lo sviluppo di questa tecnologia, al fine di contribuire ad una corretta informazione. La presenza qualifi-cata di parlamentari, amministra-tori locali, associazioni ed impren-ditori ha consentito un approccio utile a chiarire molti degli aspetti principali che riguardano questa tecnologia, depurando il dibattito pubblico da preconcetti dovuti ad ignoranza o malafede che troppo spesso si accompagnano alla co-municazione su queste tematiche. Gli impianti eolici in Italia stanno per raggiungere un traguardo im-portante, perché siamo quasi alla soglia dei 5.000 MW installati. Alla base di questo successo è la spinta di una tecnologia oggi competitiva e affidabile, capace di produrre cir-ca 6,7 TWh di energia elettrica nel 2009, e in generale la capacità del-le fonti rinnovabili di rappresenta-re oggi una prospettiva concreta e una direzione di marcia imprescin-dibile per rendere più moderno e pulito il sistema energetico italia-no. Ma l’eolico è anche al centro di un dibattito violento e confuso, in cui qualcuno è arrivato a indi-carlo come il principale pericolo per il paesaggio italiano oltre che una tecnologia inefficiente e che drena tutti gli incentivi per le rin-novabili. Queste accuse sono false ed è quanto mai urgente costruire una informazione trasparente su quella che è la vera situazione del nostro Paese. Questo è l’obiettivo
che Legambiente si è proposta con il convegno, in cui ha chiamato a intervenire imprenditori, asso-ciazioni, sindaci. Ma non c’è solo questo. Perché l’eolico ha un pro-blema rispetto al proprio futuro, soprattutto se vuole continuare in una crescita diffusa capace di valo-rizzare il potenziale presente nelle diverse Regioni italiane e contribu-ire agli obiettivi vincolanti fissati dall’Unione Europea al 2020 per la quota di energia elettrica pro-dotta da fonti rinnovabili (il 17% al 2020). Com’è noto, e denuncia-to da tempo, non sono mai state approvate le Linee Guida nazionali per la valutazione e approvazione degli impianti da fonti rinnovabi-li e quindi, per l’eolico come per le altre rinnovabili, si continua in una situazione assurda nella quale occorre trovare soluzioni nei terri-tori ogni volta a rischio di ricorsi e polemiche. Questa situazione ha una responsabilità precisa: che sta nella totale assenza di una poli-tica per la diffusione delle rinno-vabili nel territorio italiano. Per Legambiente occorre finalmente introdurre regole chiare e mettere al centro il tema dell’integrazione nel paesaggio dell’eolico. Che vuol dire indicare con chiarezza le aree in cui vietare la costruzione degli impianti per motivi naturalistici e storico-archeologici, e insieme fissare le attenzioni e le procedure più trasparenti per svilupparlo nel-le aree in cui il vento lo consente. Una sfida a trovare la sintesi più efficace tra l’immagine di moder-nità dell’eolico e i caratteri dei di-versi paesaggi italiani.
Il vento fa bene all’italia
La delibera 5/10 dell’aeeg
penalizza l’eolico
L’Autorità ha pubblicato la de-libera che da tempo gli ope-ratori attendevano e che con-sentirà la ricostruzione delle mancate produzioni dovute a modulazioni. tale delibera che migliora sensibilmente le con-dizioni gravi in cui oggi ver-savano gli operatori sottoposti a tali ordini di riduzione senza un adeguato ristoro, tuttavia non ha recepito alcune delle osservazioni che gli operatori avevano caldeggiato. In parti-colare l’idea che un impianto da fonte rinnovabile non pro-grammabile possa essere og-getto di trasmissione delle pre-visioni di produzione e’, come evidente, un puro controsenso. L’ANEV contesta concettual-mente quanto contenuto nel-la parte IV dell’allegato a che recita testualmente: “program-mazione e previsione delle unità non programmabili” che con un evidente e ardito ossi-moro indica l’approccio poco condivisibile e la visione che l’AEEG dimostra nei confronti dell’energia rinnovabile eolicaPer problemi tecnici le formule potrebbero risultare non esat-te. Per il testo ufficiale consul-tare il link: http://www.autorita.energia.it/it/docs/10/005-10arg.htm
UIL e ANEV hanno siglato il rinno-vo del protocollo – nato nel gen-naio 2008 – per sostenere lo svi-luppo dell’energia eolica nel nostro paese. il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti, e il presidente dell’ANEV, Oreste Vigorito, hanno sottoscritto il rinnovo dell’accor-do per proseguire la realizzazione di iniziative specifiche finalizzate a valorizzare gli aspetti occupa-zionali e quelli della formazione. Espressa da entrambi valutazione assai positiva della prima esperien-za di attuazione del protocollo nel biennio 2008-2009. Per rispondere alle crescenti necessità di svilup-po della produzione elettrica da fonti rinnovabili e per combattere i danni ambientali causati anche
dai mutamenti climatici in corso, UIL e ANEV hanno deciso di fare fronte comune, sottoscrivendo per il secondo biennio consecutivo un Protocollo di intesa volto a soste-nere la crescita dell’eolico. Le deci-sioni a livello Comunitario in tema di sviluppo delle rinnovabili ed il vincolante obiettivo al 2020, oltre all’esito incerto del Vertice COP di Copenaghen sul clima e la necessità di un impegno maggiore da parte di tutti i soggetti responsabili, hanno determinato la comune decisione di continuare a promuovere iniziati-ve concrete e specifiche volte a tra-sformare tale obiettivo in una pos-sibilità di sviluppo, occupazione e sicurezza energetica per l’Italia. Dal rinnovo del Protocollo di Intesa,
siglato oggi presso la sede Confe-derale UIL dal Segretario Generale UIL Luigi Angeletti e dal Presidente dell’ANEV Oreste Vigorito, conti-nueranno a scaturire una serie di iniziative comuni con l’obiettivo di sostenere una crescente produzione di energia elettrica da tale tecno-logia pulita, nell’ambito dello svi-luppo complessivo delle fonti rin-novabili. Il reciproco interesse delle due Organizzazioni – ANEV e UIL – a diffondere una cultura dell’eo-lico e delle altre fonti rinnovabili, con particolare attenzione alle ga-ranzie sul piano occupazionale e ai processi di qualificazione e riquali-ficazione professionale, hanno por-tato - nel biennio 2008/2009 - alla realizzazione di una serie di azioni comuni di sostegno all’eolico: a) ricerca congiunta Regione per Re-gione su “occupazione ed eolico da oggi al 2020”, b) iniziative nazio-nali a livello territoriale in Calabria, Sicilia, Liguria, c) primi due corsi di formazione su “eolico di base”.“Per la produzione dell’energia elettri-ca - ha detto il Segretario generale della UIL, Luigi Angeletti - il no-stro Paese, ancora oggi, continua ad essere dipendente dall’estero con conseguenze negative sia sulla bolletta energetica sia sui processi di modernizzazione e di sviluppo. Il ricorso alle fonti rinnovabili e la diversificazione delle fonti energe-tiche possono dunque rivelarsi scel-te strategiche. Rispetteremmo così i vincoli europei sulla riduzione delle emissioni e, al contempo, potrem-mo cominciare ad affrancarci da quella dipendenza. Anche la cre-scita di energia eolica si inquadra in questo contesto, ed il percorso comune che abbiamo fin qui fatto insieme ad ANEV, e che vogliamo continuare a fare, può costituire una occasione formidabile di oc-cupazione e di qualificazione della
Rinnovo del protocollo ANEV - UIL
Giornata mondiale del vento 2010 Opportunita’ unica di partecipazione e
promozione riservante alle migliori aziende per l’evento piu’ prestigioso del prossimo anno
La Giornata Mondiale del Vento è una campagna internazionale di sensibilizzazione volta a promuovere l’energia eolica, fonte pulita ed inesauribile, oltre a sensibilizzare l’opinione pubblica su risparmio energetico, fonti rinnovabili, questioni ambientali. In Italia la mani-festazione è coordinata dall’ANEV (Associazione Nazionale Energia del Vento) in collaborazione con EWEA (European Wind Energy As-sociation) e GWEC (Global Wind Energy Council). L’iniziativa, nel 2009, ha ricevuto l’adesione del Presidente della Repubblica ed il Patrocinio del Ministero dello Sviluppo Economico e del Comune di Roma. L’ANEV, nel mese di giugno 2009, ha proposto un articolato programma di iniziative in tutta Italia e, a Roma, nel Pala Energia ANEV, si sono svolti convegni, esposizioni dei principali operatori del settore, attività ludiche e formative, con l’installazione di un vero aerogeneratore a dimensione reale. Per il 2010 l’ANEV orga-nizzerà una manifestazione analoga che già si preannuncia ancora più ricca di Eventi e più significativa, attestandosi già dal secondo anno come l’Evento più prestigioso dell’eolico. L’evento offre un’oc-casione unica e irripetibile per promuovere, nella manifestazione più esclusiva del 2010, la Vostra Azienda e i Vostri prodotti con soluzioni innovative per consentire la partecipazione senza oneri eccessivi. Se siete interessati consultate la proposta promozionale che pubblicata sul sito www.anev.org e contattate la GAD&Co ai seguenti recapiti Tel. +065717121 – [email protected] segue >
professionalità dei lavoratori”. Per l’ANEV il Presidente Oreste Vigo-rito ha detto “L’importanza di uno sviluppo delle rinnovabili e dell’eo-lico in linea con gli obiettivi assun-ti a livello Europeo è indispensabile che venga realizzato seguendo le buone pratiche che in Italia l’ANEV ha dimostrato di saper definire per uno sviluppo virtuoso dell’eolico. Questo Protocollo con la UIL ne è un esempio lampante che indica
come si possano realizzare sinergie tra settori utili a risolvere trasver-salmente le criticità esistenti e a promuovere con azioni mirate po-litiche di formazione professionale specializzata e utile alla riqualifi-cazione e al reinserimento da altri comparti. Il settore eolico infatti continua a garantire occupazione, sviluppo e professionalità, anche in un periodo nero per l’economia a la finanza, quello che si chiede è
da parte del Governo di rimuovere le barriere ancora esistenti e che li-mitano l’ulteriore possibile crescita di un comparto che ha certamen-te il valore di essere anticiclico. La semplificazione, la trasparenza e la certezza del processo autorizza-tivo libereranno ulteriori risorse e ridurranno le inefficienze che oggi vincolano gli imprenditori che con capitali privati stanno sostenendo ingentissimi investimenti.”
Prossimi appuntamentiPalmerston North (Nuova Zelanda) 29 – 31 marzo 2010 NZ Wind Energy Conference•Varsavia (Polonia), 20 – 23 aprile 2010 European Wind Energy Conference & Exhibition 2010•Adelaide (Australia), 1 – 31 maggio 2010 Clean Energy Council Conference And Exhibition 2010•Roma, 24 – 27 maggio 2010 I Corso di Formazione ANEV “Eolico di base: tecnica, normativa, ambiente ed •esperienza sul campo” – Giornata Mondiale del Vento – Villa Borghese – Parco dei DainiHouston (USA), 23 – 26 maggio 2010 WINDPOWER 2010 Conference & Exhibition•Istanbul (Turkey), 15-17 June 2010 9th World Wind Energy Conference & Exhibition WWEC2010 •Rio de janeiro (Brasile), 6 – 9 giugno 2010 IAEE’S Rio 2010 International Conference•Rio de Janeiro (Brasile), 30 agosto – 1 settembre 2010 Windpower Brazil 2010 conference and exhibition•Roma, 6 – 9 settembre 2010 II Corso di Formazione ANEV “Eolico di base: tecnica, normativa, ambiente ed •esperienza sul campo” – Eolica Expo 2010 Roma, 7 – 9 settembre 2010 Eolica Expo Mediterranenan•Glasgow (Regno Unito), 2 – 4 novembre 2010 BWEA Health and Safety 2010 - Conference and Exhibition•Rimini, 3 – 4 novembre 2010 III Corso di Formazione ANEV Specialistico “Mineolico”•Rimini, 5 – 6 novembre 2010 IV Corso di Formazione ANEV Spacialistico “CV e Trading”•
ad aprile a RomaLa missione commerciale per l’imprenditoria
femminile a romaLa prima missione commerciale per donne imprenditrici, manager e direttrici, avrà luogo a Roma dal 12 al 16 aprile 2010. Tema conduttore del viaggio: imprenditoria sostenibile e innovazione. Oltre all’obiet-tivo commerciale, il viaggio è rivolto all’acquisizione di conoscenze (state of the art) e al la condivisione delle stesse (best practices) nel campo dell’imprenditoria sostenibile e innovativa.Il viaggio si rivolge alle donne imprenditrici e alle di rettrici/manager che si occupano di: imprenditoria sostenibile, beni immobili , architettura (degli interni) , agricoltura e agribusiness, settore finanziario e della prestazione dei servizi , moda e design, alloggi per anziani e domotica, energia sostenibile e tecno-logia ambientale. Le presentazioni dei partecipanti al viaggio offrono un’occasione unica per scambiarsi le proprie conoscenze sul la nuova imprenditoria e sulla ricerca di una crescita economica sostenibile. L’Italia e l’Olanda sono partner commerciali importanti: nel 2007 l’Italia era al 5º posto come destinazio-ne di esportazioni olandesi, per un totale di 17,2 miliardi di Euro, l’export italiano in Olanda ammontava, invece a 7,7 miliardi di Euro, rappresentando dunque il 7º paese per importanza. Capo Missione Esther Raats-Coster, Imprenditrice dell’anno 20Direttrice di Talent naar de Top (Talenti al Top), Fondazione Governativa olandese che promuove la diversità di genere nelle aziende e negli apparati governativi dei Paesi Bassi. La fondazione Talent naar de Top (Talento al Top) si sta impegnando, insieme alla pubblica amministrazione olandese, alle donne ai vertici, alle aziende e ai partner sociali – per una maggiore parità uomo e donna ai vertici. Nel frattempo più di 100 organizzazioni hanno sottoscritto la carta di tale fondazione.
di Silvia Martone
Sull’onda dei risultati positivi ottenuti durante lo scorso anno,
l’ANEV inaugura il 2010 con il lancio dei nuovi Corsi di Formazio-
ne sull’Eolico, che si svolgeranno durante i momenti di maggiore
interesse e visibilità per l’Eolico in Italia: la Giornata Mondiale
del Vento 2010, evento organizzato dall’ANEV con molte manife-
stazioni in tutta Italia e centro al PalaANEV di Roma; Eolica Expo
2010 che si terrà come ogni anno presso la Nuova Fiera di Roma;
ed Ecomondo – Windenergy (Fiera di Rimini).
Interessante novità è rappresentata quest’anno da fatto che i cor-
si “raddoppiano”; oltre ai due corsi base sull’eolico, infatti si ter-
ranno due corsi “specialistici”, di secondo livello, per tutti coloro
che avendo già acquisito le conoscenze fondamentali sull’eolico,
desiderano approfondire alcune tematiche più specifiche, sul Mi-
nieolico e i Certificati Verdi e Trading.
Per quanto riguarda i corsi di primo livello dal titolo “Eolico di
base: tecnica, normativa, ambiente ed esperienza sul campo”,
l’obiettivo sarà fornire ai partecipanti le informazioni e le com-
petenze necessarie per formarsi nel modo più completo possibile
nel campo dell’energia eolica, entrando a far parte di un network
di informazioni, contatti e opportunità di lavoro in un settore in
grande crescita come l’eolico.
Grazie al ruolo privilegiato di cui gode l’ANEV nel settore
eolico, anche quest’anno i corsi potranno garantire un livel-
lo elevato di completezza negli argomenti, quali la tecnologia
dell’eolico, la gestione e manutenzione degli aerogeneratori, le
modalità per accedere ai fi-
nanziamenti, il mercato dei
Certificati Verdi, le modalità
di negoziazione con le parti, un aggiornamento sulle normative e
sui processi di sviluppo e gli aspetti più strettamente ambientali
e paesaggistici.
A conclusione dei due corsi base, è previsto una visita presso un par-
co eolico in esercizio, che rappresenterà un necessario approfon-
dimento tecnico e un modo per vedere applicati i concetti appresi
semina vento: raccogli energia pulita
“Sull’onda dei risultati positivi ottenuti durante lo scorso anno, l’ANEV inaugura il 2010 con il lancio dei nuovi Corsi di Formazione sull’Eolico, che si svolgeranno durante i momenti di mag-
giore interesse e visibilità per l’Eolico in Italia: la Giornata Mondiale del Vento 2010”
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durante
le giornate prece-
denti. Si avrà così la possibilità di conoscere manager e
tecnici specializzati che hanno meglio di chiunque altro hanno
competenza delle problematiche legate alla gestione e alla ma-
nutenzione del parco, oltre ad avere la possibilità di godere di un
panorama quanto mai suggestivo e piacevole per i visitatori.
Il livello dei relatori di entrambi i corsi, i contenuti e i programmi, uniti
alla presenza della UIL, partner dell’ANEV nell’organizzazione del-
la Formazione, garantiranno ai partecipanti la possibilità di entra-
re
o spe-
c ia l i zza rs i
nel mondo della
green economy e in parti-
colare nel settore eolico, grazie anche
all’opportunità, fornita solo ai partecipanti che avranno
conseguito il diploma a fine corso, di inserire nella banca dati cer-
tificata dei profili professionali che l’ANEV metterà a disposizione
esclusiva delle principali agenzie del lavoro e del Cpo – UIL.
Non è tutto, i corsi sull’eolico di primo livello infatti, sono pro-
pedeutici rispetto ai corsi di secondo livello, già menzionati, che
l’ANEV organizza quest’anno per la prima volta e che rappresen-
tano il punto di forza della Formazione ANEV 2010.
Gli argomenti dei corsi specialistici, che avranno luogo dal 3 al 6
novembre 2010 a Rimini, entrambi presso Ecomondo KeyWind,
semina vento: raccogli energia pulita
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sono rispettivamente il “Minieolico” e “Certificati Verdi e Tra-
ding”, ciascuno articolato in due giornate.
I primi due giorni, il 3 e il 4 novembre 2010 sarà affrontato e
approfondito il “Minieolico”, tecnologia ancora giovane, di cui
sono davvero pochi gli esperti oggi. Si illustrerà, innanzitutto, la
normativa relativa agli impianti analizzando le attuali criticità e
delineando gli sviluppi futuri, verranno illustrate le caratteristiche
tecniche e le fasi dello sviluppo e della
realizzazione di un progetto minieoli-
co.
Il 5 e il 6 novembre 2010 invece si
parlerà di “Certificati Verdi e Trading”,
partendo con una prima panoramica
sulla normativa che regola i Certificati
Verdi, per entrare poi nello specifico
delle attività di istituzioni come GME
Gestore del Mercato Elettrico e GSE
Gestore dei Servizi Elettrici, ospitando
tra i docenti alcuni rappresentanti dei
due enti. La seconda giornata sarà tut-
ta dedicata al Trading e si concluderà
con l’illustrazione di esempi pratici di
strutturazione di un piano di vendite
in base alle esigenze finanziarie azien-
dali, di sessioni di mercato, di sessioni
sulla PBCV. Rimini sarà anche sede del
“Follow up” di novembre per i corsi di
I livello, che consisterà in una giornata
mirata a sviscerare e chiarire tutti gli
argomenti che sono risultati ostici durante il corso base. I corsisti
parteciperanno avranno la possibilità inoltre di visitare la Fiera
Ecomondo Keywind e di incontrare quindi i maggiori operatori del
settore. Il settore Formazione per l’ANEV si presenta più ricco che
mai dunque, e rappresenta senz’altro un’importante opportunità
per tutti coloro che, in un periodo particolarmente critico dal pun-
to di vista occupazionale come quello che viviamo, hanno voglia
di acquisire elementi fondamentali per potersi inserire in un con-
testo lavorativo in crescita. Il notevole valore di questa intensa
stagione per il canale Formazione dell’ANEV è sottolineato dai
successi odierni delle Energie Rinnovabili ormai auspicate da tutti
e in netto contrasto con i tentativi di introdurre in Italia il nuclea-
re, tecnologia che ha suscitato numerose polemiche. L’importanza
di questi corsi si può evincere dal dibattito internazionale creatosi
negli ultimi attorno alle energie rinnovabili e all’ecologia, e ancor
più vivo oggi, dopo la Conferenza
di Copenhagen, che a stento è riu-
scita a concludersi con un accordo,
ma che con grande forza ha mo-
strato le criticità dell’“emergenza ambiente”. Nonostante le dif-
ficoltà, spiegate anche dalle differenti esigenze e dalle disugua-
glianze tra Paesi in Via di Sviluppo e Paesi ad industrializzazione
avanzata, nella conclusione di un accordo unitario, i Governi non
devono trascurare le grandi problematiche legate all’ambiente,
quali effetto serra, surriscaldamento del Pianeta, inquinamento
atmosferico. Uno dei modi migliori per diffondere al meglio una
certa sensibilità verso questi temi ed una corretta informazione
sulle tecnologie “pulite”, ma soprattutto per contrastare i pro-
blemi che affiggono il nostro Pianeta, è proprio la formazione di
personale esperto e preparato, in grado di affrontare le sfide fu-
ture in campo tecnologico, in grado di interpretare le normative e
di valutare i vantaggi e i costi, elementi che i Corsi di Formazione
ANEV forniranno ai corsiti in maniera esaustiva e completa.
“Il settore Formazione per l’ANEV si presenta più ricco che mai dunque, e rappresenta senz’altro un’importante opportunità per tutti coloro che, in un periodo particolarmente
critico dal punto di vista occupazionale come quello che viviamo, hanno voglia di acquisire elementi fondamentali per potersi inserire in un contesto lavorativo in crescita”
Una nuova generazione di celle fotovoltaiche si sta affacciando all’orizzonte. Con questa tecnologia si potrà applicare la generazione fotovoltaica in settori oggi impensabili.
di Sergio Ferraris
Oggi il fotovoltaico classico a base di silicio, grazie alle politi-
che d’incentivazione introdotte in molti paesi come la Germania,
la Spagna e l’Italia, è in una fase di vera e propria espansione
esponenziale, ma il mondo della ricerca sta percorrendo anche
strade alternative a questa tecnologia utilizzando nuovi materiali,
per poter incrementare al massimo l’applicazione di questa fonte
d’energia. Una delle filiere innovative del solare è quella dell’uti-
lizzo di materiali diversi dal silicio per la produzione di elettricità
da fotovoltaico. Un esempio di ciò è rappresentato dalle celle
fotovoltaiche organiche, che fanno parte del cosiddetto fotovol-
taico di terza generazione, costituito in gran parte da dispositivi
la cui parte sensibile alla luce è fondata sui composti organici
del carbonio: gli stessi che sono alla base della vita. La struttura
delle celle è a sandwich ed è composta da due substrati di sup-
porto resi conduttivi, vetro oppure plastica flessibile, tra i quali è
posto il materiale fotosensibile che viene “spalmato” con un pro-
cesso serigrafico, ottenendo, volendo, una cella semitrasparente,
cosa quest’ultima che consente l’utilizzo di questa tipologia di
celle in architettura, dove spesso è necessario far filtrare la luce
negli ambienti. La gamma dei materiali utilizzabili è vasta e su
quest’aspetto si sta focalizzando la ricerca. Possono
essere utilizzati sia quelli a base
vegetale presenti nei frutti, le
antocianine, sia polimeri
e molecole sintetizzate
che consentono di sfruttare al meglio
lo spettro solare. Gli studi sulle celle
solari organiche si trovano a diversi
fotosintesi per l’energia
“Oggi il fotovoltaico classico a base di silicio, grazie alle politiche d’incentiva-zione introdotte in molti paesi come la Germania, la Spagna e l’Italia, è in una
fase di vera e propria espansione esponenziale, ma il mondo della ricerca sta percorrendo anche strade alternative a questa tecnologia”
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stadi di maturazione che a loro volta sono suddivisi in vari rami
di ricerca. Alcuni scienziati si stanno occupando delle celle (Dye-
sensitized Solar Cell, DSC) che sono composte da un pigmento,
dall’ossido di titanio e da un elettrolita, altri ri-
cercatori seguono la strada delle celle totalmente
organiche, mentre altri ancora puntano su quelle
ibride, nelle quali componenti or-
ganici e inorganici
lavorano assieme. La dif-
ferenza nell’utilizzo di
questi due compo-
nenti risiede prin-
cipalmente nel
rendimento, poi-
ché nel caso di
celle totalmen-
te organiche
il rendimento
è dell’1-2% e
sale, per i pigmenti di sintesi che sono maggiormente ottimizzati,
al 12%. In uno dei punti d’eccedenza a livello mondiale, i labora-
tori del CHOSE, il centro di studi per il solare organico dell’Univer-
sità di Tor Vergata, finanziato dall’Assessorato all’Ambiente della
Regione Lazio, i ricercatori si stanno focalizzando, all’interno del
vasto panorama di ricerca, sulle celle solari organiche sensibiliz-
zate a colorante comunemente chiamate “di Grätzel”. All’interno
di queste celle sono presenti diversi materiali che hanno funzioni
differenti. Il biossido di Titanio me soporoso, per esempio, è la
sostanza deputata a formare una struttura porosa nella quale si
inserisce il componente organico, pigmento, responsabile della
foto generazione elettrica, mentre l’ossido di Stagno, che viene
deposto sul vetro è il conduttore utilizzato per trasportare la ca-
rica elettrica.
“In uno dei punti d’eccedenza a livello mondiale, i laboratori del CHOSE, il centro di studi per il solare organico dell’Università di Tor Vergata, finanziato dall’Assessorato all’Ambiente della Regione Lazio, i ricercatori si stanno foca-lizzando, all’interno del vasto panorama di ricerca, sulle celle solari organiche sensibilizzate a colorante comunemente chiamate “di Grätzel””
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Solare efficiente
Le celle di terza generazione costituite da materiali sia organici,
sia ibridi dovrebbero, secondo i ricercatori, portare in pochi anni
all’introduzione sul mercato di pannelli fotovoltaici con un’effi-
cienza inferiore di circa il 30%, rispetto al silicio, ma caratterizzati
al tempo stesso da costi molto inferiori. «In realtà se spostiamo
il calcolo dell’efficienza dal watt di picco, alla produttività me-
dia annuale la differenza tra i materiali che stiamo studiando e
il silicio tradizionale si riduce parecchio. – afferma Aldo di Carlo,
co-direttore del Polo Solare Organico Università di Tor vergata –
Bisogna considerare, infatti, che le celle fotovoltaiche che stiamo
realizzando lavorano bene anche in condizioni di cielo coperto,
dove la componente di luce diffusa è alta e possiede, inoltre, una
minor dipendenza dall’inclinazione dei raggi del sole rispetto al
silicio». La produttività elettrica su base annua dei nuovi sistemi,
quindi, dovrebbe essere pari a quella dei pannelli fotovoltaici al
silicio ora in commercio, ma la filiera produttiva sarà molto meno
complessa poiché saranno utilizzati metodi di “stampa” dei mo-
duli fotovoltaici simili a quelli tipografici, utilizzando sistemi a
nastro o a rullo, cosa che dovrebbe portare il costo delle celle DSC
commerciali a meno di un euro per Wp, una volta portata la pro-
duzione a regime. Sul fronte della durata delle celle fotovoltaiche
a base organica sembra che questo fattore non sia un handicap.
«Per quanto riguarda la durata delle celle fotovoltaiche organi-
che, - continua Di Carlo – le
prove di caratterizzazione che
abbiamo effettuato ci danno
risultati simili al silicio».
Nuovi utilizzi
Oltre ai costi, alle caratteri-
stiche e ai metodi di realizza-
zione il fotovoltaico di terza
generazione promette anche
una profonda innovazione
nell’utilizzo della generazio-
ne fotovoltaica. «Se si pensa
alla particolarità dei materiali
utilizzati nelle celle solari or-
ganiche, si può im-
maginare quali siano
le potenzialità sul
fronte dell’impiego
di queste celle che
sono molto diverse
da quelle inorgani-
che. – afferma Barry P.Rand, ricercatore dell’Imec in Belgio - Per
esempio le celle organiche possono essere realizzate a temperatu-
re basse, mentre quelle al silicio o al germanio necessitano di alte
temperature e ciò significa che possiamo pensare ad applicazioni
come quelle dove è richiesta la flessibilità dei pan-
nelli, oppure a impieghi dove un lato del pannello è
utilizzato come lo schermo di un computer, mentre
la luce che lo colpisce dall’altra parte genera l’elet-
tricità. Questi progetti devono essere portati avanti da industrie
diverse con un alto grado di sinergia affinché si producano nuovi
prodotti. Si può anche pensare a utilizzi originali in architettura
perché questi materiali sono esteticamente gradevoli e di colori
diversi, come il rosso, il blu e il giallo. Inoltre si possono utilizzare
come vetri, visto che sono semitrasparenti unendo l’estetica alla
produzione energetica»
“La produttività elettrica su base annua dei nuovi sistemi dovrebbe essere pari a quella dei pannelli fotovoltaici al silicio ora in commercio, ma la filie-ra produttiva sarà molto meno complessa poiché saranno utilizzati metodi
di “stampa” dei moduli fotovoltaici simili a quelli tipografici”
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Insieme alla green economy, di cui parla Oba-ma, è la parola dell’anno ed è uscita una guida per orientarci in questo mondo
di Gabriele Salari
Quanti sono gli ecolavori e soprattutto quali possono definirsi
tali? Come l’ambiente sta cambiando il mondo del lavoro? La
“Guida ai Green
Jobs “, di Tessa
Gelisio e Marco
Gisotti (Edizio-
ni Ambiente,
400 pagine, 16
euro) cerca di
rispondere a
queste domande e ci spiega subito come la crisi ambientale crei
tanti problemi ma anche opportunità di lavoro.
Il boom delle rinnovabili nel nostro Paese ne è solo un esempio
perché il volume include le schede di ben 100 lavori verdi in Italia
indicandone i percorsi formativi, le opportuni-
tà occupazionali e le prospettive di svilup-
po. L’analisi di ogni settore è preceduta da
un’intervista a un esperto scelto tra i ma-
nager, gli imprenditori o i professionisti
che hanno fatto della sostenibilità la
chiave del loro successo.
Come ha detto Obama nel suo
primo discorso da Presidente de-
gli Stati Uniti “Ci sono nuove
energie da imbrigliare e nuovi
lavori da creare” e ancora
“... Significa investire 150 mi-
liardi di dollari per costruire in America
un’economia dell’energia verde che creerà 5 milioni
di nuovi posti di lavoro, sottraendo la nostra nazione dalla tiran-
nia del petrolio straniero e salvando il pianeta per i nostri bambi-
ni.” I giovani che escono dalla scuola o dall’università troveranno
nel libro utili spunti, soprattutto ascoltando cosa hanno da dire
green jobs
l’esercito dei caschi verdi
“Come ha detto Obama nel suo primo discor-so da Presidente degli Stati Uniti “Ci sono nuo-ve energie da imbrigliare e nuovi lavori da crea-re” e ancora “... Significa investire 150 miliardi di dollari per costruire in America un’economia dell’energia verde che creerà 5 milioni di nuovi
posti di lavoro, sottraendo la nostra nazione dalla tirannia del petrolio straniero e salvando il
pianeta per i nostri bambini”
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tanti protagonisti dell’industria, come Tronchetti Provera, della
politica come il ministro Luca Zaia, dell’associazionismo, come
Fulco Pratesi e tanti altri ancora.
Come si legge nella prefazione, quella che abbiamo davanti a noi
non è una vera e propria rivoluzione quanto piuttosto un feno-
meno adattativo che vede il sistema economico mantenere gli
stessi obiettivi cambiando la via per perseguirli. Se si trattasse di
una vera rivoluzione ambientalista si punterebbe a una riduzione
radicale dei consumi. Oggi, invece, si cerca di mantenere più sano
l’ambiente per mantenere costante il flusso dei consumi, di cam-
biare gli oggetti del desiderio del mercato per non dover rinuncia-
re a quanto raggiunto attraverso il sistema attuale. Adattamento,
non radicale cambiamento. Tutto questo cambia le priorità dei
governi e delle economie regionali, nazionali e locali. Riciclato,
biodegradabile ed efficiente sotto il profilo energetico sono con-
cetti usciti dal vocabolario dei termini “tabù” del marketing per
diventare colonne del nuovo green appeal.
Un esercito di un milione di persone
Secondo Gelisio e Gisotti, i green jobs impiegano oggi tra gli
850.000 e i 950.000 italiani (considerando o meno i flussi indotti)
che nei prossimi dieci anni diventeranno 1.300.000-1.500.000,
se si vorranno e si sapranno applicare le giuste politiche, dando
priorità a quei comparti ad alta innovazione sia di processo sia di
tecnologia, piuttosto che cercando di consolidare interessi econo-
mici ancorati al secolo scorso.
In Italia l’esplosione degli ecolavori conosce vari ostacoli: una
formazione tecnico professionale ancora troppo a macchia di le-
opardo e non coordinata; un’università dove
il disamore per i percorsi scientifici non rie-
sce a offrire tanti laureati quanti ne richiede
invece l’industria; l’attuale mancanza di un sistema di incentivi
statali organizzato e coerente; una burocrazia bizantina...
È un quadro che culturalmente e storicamente è sempre risultato
poco reattivo a fronte di mutamenti rapidi e profondi, eppure c’è
un mondo che corre e
che per forza ci attirerà
nella sua scia, aprendo
le frontiere socioecono-
miche del nostro paese
alla green economy.
Grande speranza viene
dalle imprese e dagli imprenditori italiani che, come dimostra
questo libro, sanno innovare e innovarsi puntando su prodotti di
qualità, e si guardano attorno per anticipare il mercato globale
“Come si legge nella prefazione, quella che abbiamo davanti a noi non è una vera e propria rivoluzione quanto piuttosto un fenomeno adattativo che vede il
sistema economico mantenere gli stessi obiettivi cambiando la via per perseguirli”
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piuttosto che subirlo come spesso ci è accaduto.
Secondo Aldo Fumagalli Romario, presidente della Commissione
sviluppo sostenibile di Confindustria, “la sfida di produrre beni
e servizi a minore impatto ambientale riguarda ciascuno di noi.
Essa darà opportunità di crescita a chi la affronterà con spirito
positivo, innovazione e creatività, ma porterà anche problemi per
chi non saprà adeguarvisi in fretta”. Sollecitato ad esprimersi sui
vincoli che trova in Italia la green economy Fumagalli Romario ha
detto che per lo sviluppo delle energie rinnovabili il nostro paese
è tra i più generosi in termini di incentivi ma ciò che manca è un
quadro normativo sufficientemente chiaro e certo che garanti-
sca l’investitore, e un percorso meno accidentato e più rapido
dell’attuale per l’ottenimento delle autorizzazioni per realizzare
gli investimenti pianificati. Nel settore residenziale manca ancora
una chiara strategia-paese che stimoli i committenti, i progettisti
e i costruttori a spendere magari qualcosa di più in investimenti
risparmiando però enormemente in costi di esercizio e di impatto
ambientale.
Per Massimo Orlandi, amministratore delegato
di Sorgenia, primo operatore privato italiano
del mercato nazionale dell’energia elettrica e
del gas naturale, tra le fonti rinnovabili, “oggi
è senza dub-
bio l’eolico il
“vincente”.
Come per
ogni tecno-
logia nuova
però si deve
innescare quel meccanismo economico che ne
abbatta i costi e la renda fruttuosa sotto il pro-
filo delle economie di scala. L’eolico è arrivato a
un grado di sviluppo in cui tra la performance e
il costo si è forse già ottenuto uno degli equilibri
migliori possibili. Chi ha ampi margini di svilup-
po è il solare, basato su tecnologie ancora molto
costose. Il solare ha un grande vantaggio rispet-
to alla maggior parte delle
rinnovabili: ha la massima
resa durante il giorno, il
momento in cui consumia-
mo di più. Sotto il profilo
dello stoccaggio dell’ener-
gia siamo ancora indietro
e quindi il fotovoltaico of-
fre l’opportunità di fornire
energia utilizzabile duran-
te i picchi di consumo”. In
Italia, inoltre, manca pur-
troppo il fenomeno degli
spin off, che dall’univer-
sità portano alla creazione
di aziende ad alto conte-
nuto tecnologico. Secondo
Orlandi “la distanza tra ricerca italiana e università crea problemi
ad entrambe le realtà. Occorre rafforzare il rapporto tra la ricerca
universitaria e il mondo delle imprese”. Chissà cosa ne pensano
in Parlamento dove hanno tagliato il mese scorso i già scarsi soldi
destinati alla ricerca.
“L’eolico è arrivato a un grado di sviluppo in cui tra la performance e il costo si è forse già ottenuto uno degli equilibri migliori possibili. Chi ha ampi margini di sviluppo è il solare, basato su tecnologie ancora molto costose”
Gli autori del libro
Marco Gisotti, giornalista e divulgato-re, è da dodici anni direttore respon-sabile della rivista Modus Vivendi e del suo inserto Ecolavoro, unica pub-blicazione dedicata al mondo dei la-vori verdi. Dal 2006 è direttore scien-tifico del Master in Comunicazione ambientale organizzato con il Cts.Tessa Gelisio, invece, è giornalista, conduttrice televisiva e presidente dell’associazione ambientalista for-Planet (www.forplanet.org). Esperta di comunicazione ambientale, scrive di ecologia e tematiche sociali legate all’ambiente su varie testate naziona-li. Ha condotto programmi di divulga-zione scientifica e naturalistica tra cui “Oasi” (La7) e “Solaris” (Rete4). At-tualmente conduce “Pianeta Mare” su Rete4.
43il giardino sul tetto
di Ida Cappiello
Dopo i giardini babilonesi che erano una delle sette meraviglie
del mondo, il verde sui tetti è tornato attuale quando l’urbaniz-
zazione di massa ha cominciato a erodere il patrimonio di vege-
tazione del suolo. Già il grande architetto Le Corbusier, più di
un secolo fa, scrisse dell’opportunità di compensare
gli spazi verdi sottratti alla natura dalle costruzioni
urbane con prati e giardini da realizzare sui tetti o
sulle terrazze. I giardini pensili, dunque, non sono un capriccio
“Già il grande architetto Le Corbusier, più di un secolo fa, scrisse dell’op-portunità di compensare gli spazi verdi sottratti alla natura dalle costruzioni
urbane con prati e giardini da realizzare sui tetti o sulle terrazze”
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per ricchi desiderosi di bellezza nella propria casa: forse talvolta
soddisfano anche esigenze di questo tipo, ma il loro valore am-
bientale va certamente molto al di là del costo sostenuto da chi
- privato, azienda o istituzione - lo fa realizzare per sé.
Ne è assolutamente convinta Tania Cicchini, responsabile marke-
ting di Optima Giardini Pensili, il marchio italiano leader di questo
mercato emergente. “Il costo della copertura a verde di un tetto
è circa equivalente al tradizionale tetto di tegole, che va a sosti-
tuire. Dunque nessun lusso, ma una scelta fondata soprattutto
sui vantaggi ambientali che offre: la protezione della casa dalle
polveri, dal calore, dai rumori sono soltanto tre esempi”.
Il giardino pensile può essere di tipo estensivo, cioè una semplice
copertura a verde, non calpestabile, leggera e di costo più conte-
nuto per l’installazione e la manutenzione, o intensivo, un vero e
proprio giardino attrezzato con piante e arredi, più impegnativo.
Esistono poi le pareti verdi verticali, semplici coperture di rampi-
canti, adatte a muri senza finestre, di grandi dimensioni.
Entriamo brevemente nel tecnico per illustrare tutti i migliora-
menti che il giardino pensile porta alla casa e all’ambiente cir-
costante.
Innanzitutto il risparmio energetico: la copertura vegetale svolge
la funzione di isolante, riducendo l’escursione termica fino al 60%
e di conseguenza aiutando a ridurre i consumi per il riscaldamento
e la climatizzazione. Altro vantaggio è la protezione dalle polveri,
dall’elettrosmog e dai rumori:la vegetazione intercetta e trattiene
le polveri atmosferiche; un tetto verde spesso 15
cm riduce del 99% il campo di frequenza della rete
cellulare e altrettanto il flusso elettromagnetico.
Il tetto verde, con la sua elevata capacità di assorbi-
mento idrico, contribuisce anche ad abbattere i costi per lo smal-
timento delle acque meteoriche. Da non sottovalutare infine, per
gli abitanti dell’edificio, la vivibilità di nuove superfici all’aperto,
nel caso in cui il giardino sia del tipo intensivo.
Fin qui i benefici “egoistici”, riservati agli abitanti dell’edificio
attrezzato con il giardino. Ma forse
ancor più importanti sono le ricadute po-
sitive sull’ambiente urbano: innanzitutto, è
davvero una gioia per gli occhi di tutti vedere,
al posto delle tegole o peggio delle coperture di
cemento, tappeti di erba e fiori. Oltre all’estetica,
“Il costo della copertura a verde di un tetto è circa equivalente al tradizio-nale tetto di tegole, che va a sostituire. Dunque nessun lusso, ma una scelta
fondata soprattutto sui vantaggi ambientali che offre: la protezione della casa dalle polveri, dal calore, dai rumori sono soltanto tre esempi”
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poi, ne guadagna anche il microclima: l’inquinamento si riduce, le
temperature estive, anche esterne, scendono. La vegetazione sui
tetti, infatti, combatte il cosiddetto effetto di “isola termica”, cioè
il rialzo di temperatura nelle città
rispetto alle aree non urbanizza-
te, dovuto al surriscaldamento
delle coperture edilizie.
N a t u r a l -
mente, la
c r e a z i o n e
di un guar-
dino pensi-
le richiede
attenzione,
sottolinea il
Prof. Darko
Pandakovic,
docente di
Architettura
del paesag-
gio al Poli-
tecnico di Milano. “Fino a qualche
decennio fa, l’impermeabilizzazione era la criticità più importan-
te: era molto difficile evitare le infiltrazioni d’acqua in casa per
chi si lanciava nell’avventura del tetto a verde. Oggi
il problema è risolto grazie all’uso di materia-
li assolutamente affidabili”. Inoltre è
da considerare il peso delle co-
perture a verde, che deve
essere attentamente
valutato rispetto
alla capacità di
un edificio di
sopportare i ca-
richi.
Quanto ai costi,
rimangono troppo
alti per una famiglia
media, dice Panda-
kovic. “Il roof garden
rimane un lusso nelle
case di abitazione, anche
perché è praticabile sono in
case monofamiliari, non certo
nei condomini. E’ un’idea realizzabile, e bella, per istituzioni, uffi-
ci, capannoni, in generale edifici collettivi pubblici o privati”.
Mentre nel Nord Europa e, più recentemente, anche in Francia,
il giardino pensile si sta diffondendo, in Italia rimane ancora un
fenomeno di nicchia, probabilmente – oltre che per una minore
sensibilità ambientale – per la struttura edilizia delle nostre cit-
tà, centrata sui condomini, dove è molto difficile creare strutture
condivise. Un impulso al settore potrebbe venire da una normati-
va che anche in Italia tende a incentivare la realizzazione di tetti
verdi: dopo la norma UNI 11235, che fissa gli standard tecnici per
la realizzazione delle coperture, un notevole passo avanti è stato
il DPR 59 del 2 aprile 2009, che ha incluso le coperture a ver-
de tra le strutture in grado di produrre risparmi energetici, come
tale beneficiarie del contributi statale del 55%. Infine, qualcosa
si sta muovendo anche a livello comunale:
il primo esempio è la pro- cedu-
ra RIE (Riduzione Impat-
to Edilizio) sviluppata
dal Comune di Bolza-
no e all’attenzione
dell’ANCI, che rende
obbligatorie adegua-
te strutture verdi nelle
nuove costruzioni, anche
industriali.
“Mentre nel Nord Europa e, più re-
centemente, anche in Francia, il giardi-
no pensile si sta dif-fondendo, in Italia rimane ancora un fenomeno di nic-
chia, probabilmente – oltre che per una
minore sensibilità ambientale – per
la struttura edilizia delle nostre città,
centrata sui condo-mini, dove è molto
difficile creare strut-ture condivise”
Quasi quattrocento progetti per costruire par-cheggi e box privati. Nella Capitale s’apre l’en-nesima stagione del cemento armato. Mentre tanti box in vendita non trovano acquirenti.
di Giampiero Castellotti
Sono bastate poche ore ad una sega elettrica per demolire ciò che
la natura aveva alimentato per decenni.
Roma, via Isernia, quartiere San Giovanni. Ottocentesco ex asi-
lo Savoia, oggi sede dell’Asl. In un freddo mattino invernale gli
storici alberi del giardino, alti quattro piani, sono stati abbattuti.
Impietosamente. Al loro posto sta per sorgere l’ennesimo par-
cheggio multilivello. Con box privati venduti a caro prezzo. Sulla
carta. Logica imperante: meno parchi, più parcheggi.
A qualche centinaio di metri di distanza, in via Matera, analoga
sorte per un altro spazio storico delle suore dorotee: anche qui
box in vendita, ma ancora non consegnati a causa dell’intervento
della magistratura.
Per il business del parking, questo 2010, a Roma,
potrebbe essere un anno di svolta. Soprattutto per
mano pubblica. In salsa bipartisan.
Il centrosinistra - coppia Rutelli-Veltroni - ha messo
in campo e lasciato in eredità una miriade di progetti. I più, are-
nati tra polemiche interne, mobilitazioni di cittadini e gli attacchi
affari da parcheggio
“In un freddo mattino invernale gli storici alberi del giardino, Ottocentesco ex asilo Savoia, oggi sede dell’Asl, alti quattro piani, sono stati abbattuti.
Impietosamente. Al loro posto sta per sorgere l’ennesimo parcheggio multi-livello. Con box privati venduti a caro prezzo”
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della stessa opposizione di centrodestra. Uno, il più “spettacola-
re”, riguardava un maxi-parcheggio al Pincio, il giardino pensile
romano. A realizzarne molti, incrementandoli, ci penserà ora il
sindaco Alemanno, che ha già annunciato 36 cantieri in partenza
per oltre novemila posti entro il 2011. Ma i progetti presentati
sono già quasi quattrocento. Insomma, mente e braccio in causa-
le ma piena sintonia.
Nella città eterna ci potrebbe essere quindi in cartellone, per la
prossima stagione, l’ennesimo capitolo della saga del cemento.
Un esempio? Proprio a ridosso di via Isernia, nono municipio. Vi-
cino al cantiere per la terza linea del metrò. Nel giro di qualche
centinaio di metri sono previsti quattro interventi “prioritari” (via
Albalonga, via Aosta, via Magna Grecia, largo Vercelli), altri sei
con procedure avviate (piazza Asti, via Cesena, largo
Frassinetti, via Imera, via Soana, via Taranto) e uno su
suolo privato (SS. Fabiano e Venanzio). Undici cantieri
per un totale di circa 1.800 parcheggi. Un toccasana?
Macché. Qualche migliaio di posti auto – tra l’altro con
costi elevati in termini di qualità della vita - può fare davvero
poco per alleviare il traffico di una metropoli dove circolano oltre
due milioni e mezzo di veicoli. A motore.
Nel contempo, uno storico quartiere come San Giovanni in Late-
rano rischia non solo la definitiva profanazione, ma anche l’in-
“Nella città eterna ci potrebbe essere in cartellone, per la prossima stagione, l’ennesimo capitolo della saga del cemento.
Un esempio? Proprio a ridosso di via Isernia, nono municipio. Vicino al cantiere per la terza linea del metrò. Nel giro di qualche centinaio di metri
sono previsti quattro interventi “prioritari””
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vivibilità per gli anni di cantieri a cielo aperto. In via Cesena, ad
esempio, il parcheggio dovrebbe sorgere su un’ampia area dove
un comitato locale auspica da oltre vent’anni la realizzazione di
uno spazio verde, chimera nella zona.
Se da una parte sempre più urbanisti indicano soluzioni sosteni-
bili per attenuare i mali del traffico, ad esempio utilizzando nuove
tecnologie per limitare gli spostamenti o rafforzando i mezzi pub-
blici non inquinanti, dall’altra il periodo di crisi favorisce il ricorso
alla solita edilizia per “fare cassa”. Non a caso nel corso dell’ulti-
ma assemblea annuale dei costruttori romani (Acer), il presidente
Eugenio Batelli, davanti agli amministratori capitolini è stato chia-
ro: “Occorre
quanto pri-
ma avviare il
maggior nu-
mero di can-
tieri possibi-
li”. Facendo
specifico ri-
ferimento ai
preventivati
53 mila posti
auto.
La maggior
parte dei
progetti ruo-
ta intorno
ad un goffo
a c r o n i m o :
Pup. Sta per
Programma
urbano parcheggi. Partorito dalla cosiddetta “legge Tognoli” (nu-
mero 122 del 1989), con relative integrazioni (compresa la “Bas-
sanini bis” del 1997) incoraggia la realizzazione di parcheggi e
box nel tessuto storico dei centri urbani. Prevedendo agevola-
zioni urbanistiche (ad esempio rappresentando automaticamente
variante), abbattendo vincoli precedenti (costituendo pubblica
utilità, urgenza e indifferibilità) e attribuendo risorse finanziarie.
Obiettivo supremo: favorire il decongestionamento da traffico.
Il meccanismo è destinato soprattutto alle grandi città - quelle
indicate nella norma sono Roma, Milano, Torino, Genova, Venezia,
Trieste, Bologna, Firenze, Napoli, Bari, Reggio Calabria, Messina,
Cagliari, Catania e Palermo - obbligate a dotarsi del program-
ma urbano dei parcheggi per affrontare situazioni al limite del
collasso, con medie ormai vicine ad un’autovettura per abitante.
Il piano, però, può essere adottato volontariamente
anche da altri centri urbani. E molti lo
stanno facendo.
Del resto siamo il Paese con la più
alta densità automobilistica mondiale,
come testimoniano i dati Aci e Istat.
Oltre 57 automobili ogni 100 abitanti rispetto alle 47
della Francia e alle 46 del Regno Unito. Un “parco
veicoli” aumentato del 210% tra il 1970 e il 2000 (da
11 a 30 milioni di vetture) a fronte di un anacronisti-
co trasporto “alternativo” pubblico e su rotaia. Tro-
vare parcheggio rientra ormai nella categoria “alta
gratificazione”. Collocare le auto in doppia fila e a
“folle”, in modo che chiunque le possa spostare, è
l’ultimo proficuo fai-da-te. All’italiana.
Allora c’è il Pup. Un’amministrazione comunale,
facendo cassa con gli oneri di concessione e con
i contributi statali, in genere in conto interessi, può
“La maggior parte dei progetti ruota intorno ad un goffo acronimo: Pup. Sta per Programma urbano parcheggi. Partorito dalla cosiddetta “legge Tognoli” (numero 122 del 1989), con relative integrazioni (compresa la
“Bassanini bis” del 1997) incoraggia la realizzazione di parcheggi e box nel tessuto storico dei centri urbani”
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affidare le proprie aree - o proprietà private da espropriare - ai
costruttori, i quali traggono profitto vendendo parcheggi e box in
genere “pertinenziali”, cioè destinati a pertinenza delle singole
unità immobiliari.
Il Pup, che sulla carta presenta buone intenzioni di pianificazione
e di gestione (svecchiando le preesistenti norme in materia, dal
codice delle strada alla legge ponte numero 765 del 1967), nel-
la fase operativa si scontra appunto con le ataviche criticità del
nostro Paese: scarsa programmazione, intoppi burocratici, ritardi
infrastrutturali, illegalità diffusa, una crescente
e drammatica emergenza ambientale frutto di
cementificazione irrefrenabile. Oggi, poi, la dif-
fusa sensibilità ecologista alimenta spinte con-
trarie a uno strumento che comunque
privilegia l’auto rispetto al cittadino.
Assicurando che non sempre la spesa
vale l’impresa.
Il primo nodo è rappresentato dalla
localizzazione in un contesto urbano già forte-
mente sedimentato. Con evidenti vincoli, timori
per l’incolumità degli edifici prospicienti, per-
plessità per lo stravolgimento di un sistema. E’
quindi naturale la riluttanza dei cittadini verso
l’apertura di cantieri dai tempi e dagli esiti incerti. E la resisten-
za verso opere definitive a grande impatto visivo, che talvolta
richiedono il sacrificio di spazi verdi o di aree comunque utilizza-
bili in modo più proficuo per la collettività (asili, centri ricreativi,
strutture sportive, ecc.). Dulcis in fundo, poche volte si rispetta
quanto riportato nei progetti: il verde di superficie viene solita-
mente consegnato all’incuria perché
nessuno se ne prende cura. E il Pup è
per sempre. Impedendo, ad esempio,
soluzioni future di mobilità sotterra-
nea.
Spiega Sandro Medici, presidente
del decimo municipio, zona Cinecit-
tà: “Ogni volta che si mette mano
ad uno scavo sono rogne con gli
abitanti delle strade interessate. A
box pronti i cittadini, soprattutto
quelli che non hanno potuto o vo-
luto sborsare 40-45 mila euro, con-
tinuano a ‘rognare’ per la riduzione
dei posti auto in superficie o per la
sistemazione delle aree soprastanti.
Far finire i lavori in superficie alle
ditte, in ottemperanza alle conven-
zioni prescritte, è una sofferenza per
i cittadini e per gli uffici municipali
e comunali competenti. Contenziosi
biblici a non finire. Nei quartieri densamente edificati, la difficoltà
del Pup deriva dalla legge fisica sulla impenetrabilità dei corpi”.
C’è poi un’altra legge, quella di mercato: sempre più box riman-
gono invenduti perché affidare una vettura al classico garage è
più comodo, sicuro e conveniente. Lasciarla per strada ancor più
ragionevole e meno faticoso. Non a caso, per la stessa legge, mol-
ti locali adibiti ad autorimesse stanno lasciando il posto ai più
“modaioli” supermercati e palestre. In casi sempre più frequenti
si allarga il raggio della pertinenzialità proprio per favorire le dif-
ficili vendite dei box.
Collegata al mercato c’è poi la questione dell’uso che vanifica la
finalità: più redditizio trasformare il box in magazzino o ripostiglio,
“sempre più box rimangono invenduti perché affidare una vettura al classico garage è più comodo, sicuro e conveniente. Lasciarla per strada ancor più ragionevole e meno faticoso. Non a caso, per la stessa legge, molti locali adibiti ad autorimesse stanno lasciando il posto ai più “mo-daioli” supermercati e palestre”
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specie per commercianti e artigiani. O addirittura darlo in affitto
come dormitorio per immigrati. C’è il caso della pubblicità di un
parcheggio che recita: “Vuoi uno spazio tutto tuo? Un laboratorio
per il fai da te?”. Cosa nota anche alle amministrazioni: nella
relazione tecnica allegata alla delibera comunale numero 231 del
10 dicembre 2004 si evidenzia, a pagina 35, che “in un’ulteriore
percentuale, i box realizzati vengono impropriamente utilizzati
dal proprietario (ad esempio come cantine, magazzini ecc.)”.
Esiste inoltre il capitolo della discriminazione sociale: gli alti co-
sti dei box escludono dalla possibilità d’acquisto i ceti economi-
camente più disagiati, mentre la realizzazione di un Pup privato
comporta la riduzione di posti auto pubblici in superficie. E ancora
i danni alla salute generati dagli impianti di aerazione, dall’inqui-
namento acustico e da quello
elettromagnetico.
Bisogna, infine, fare i conti con i
reperti archeologici che emergono
dagli scavi per i parking in tutta Roma.
Come la straordinaria fontana dedicata ad
Anna Perenna del V secolo avanti Cristo, rinvenu-
ta dall’archeologa Marina Piranomonte dieci metri sotto terra
nei pressi di piazza Euclide. Antiche ville a piazzale Ipponio (San
Giovanni) e piazza Irpinia (Prenestina), un laboratorio tessile con
vasche per la tintura dei tessuti a viale Tiziano, una cisterna nei
pressi di via Mascagni (Nomentano), un pozzo del I secolo avanti
Cristo a via Ciciliano (Tiburtino), un antico ponte romano a largo
Biffi (Ostiense), una fattoria medioevale in via Osteria del Curato
(Anagnina). Affascinanti e infinite pagine
di storia che generano, però, varianti e ri-
tardi.
L’accelerata alla saga del parcheggio nella
Capitale gode di un altro importante fattore: a seguito dell’ordi-
nanza del presidente del Consiglio dei ministri numero 3543 del
26 settembre 2006, a Roma il sindaco è commissario delegato
per il piano parcheggi. Insomma, ha mano libera. Così le polemi-
che politiche, seppur flebili, si concentrano non sull’opportunità
o meno di aprire i cantieri ma sul numero esiguo di scavi. Sergio
Marchi, attuale assessore comunale alla mobilità, addebita alla
sinistra la realizzazione di appena 10mila posti auto rispetto agli
oltre 50mila previsti “riuscendo nella mirabolante impresa di far
percepire i parcheggi sotterranei ai cittadini romani come una
grave minaccia per l’incolumità dei palazzi e lo stato dei luoghi”.
Il consigliere Fabrizio Panebianco, responsabile dei parcheggi con
la giunta Veltroni, replica accusando il centrodestra di lentezza
nell’apertura dei cantieri. Anche in ciò che resta della sinistra ra-
dicale, le posizioni non sono allineate: se nel nono municipio si
accusa la presidente Susi Fantino (Sinistra e libertà) di non essersi
fermamente opposta alle decine di progetti ricadenti sul proprio
territorio (anzi, il “parlamentino” di zona, uno dei più “rossi” di
Roma, qualche tempo fa ha addirittura votato a favore dei par-
cheggi), il presidente del XI Municipio (Garbatella), Andrea Ca-
tarci, compagno di partito, osserva che questi lavori “serviranno
solo ad arricchire gli operatori impegnati nella costruzione dei
parcheggi interrati, con la comunità locale a farne le spese”.
La situazione romana non è dissimile da quella di altri grandi cit-
tà. A Milano, con i cantieri dell’Expo in fermento, la macchina dei
parcheggi è in piena attività per rispondere all’indice di motoriz-
zazione che ha oltrepassato 0.7 abitanti/autovettura (nonostante
il calo dei residenti), con 700mila autoveicoli in ingresso durante
la giornata. E in Campania la legge regionale 19/2001 favorisce
ulteriormente la realizzazione dei parcheggi interrati, lasciando
ampi margini di manovra ai privati.
Forse l’unica soluzione è affidata ad un futuro alla “Blade run-
ner”, con veicoli che si spostano in aria e si contraggono, quasi
sparendo, quando vengono parcheggiati.
“gli alti costi dei box escludono dalla possibilità d’acquisto i ceti economicamente più disagiati, mentre la realizzazione di un Pup privato comporta la riduzione di
posti auto pubblici in superficie. E ancora i danni alla salute generati dagli impianti di aerazione, dall’inquinamento acustico e da quello elettromagnetico”