Phit 05

76
N° 05 PHIT N°05 MAR/APR 2011 ANNO II BIMESTRALE 3,90 € outphit phit passion + + ecophit + hot stuff phitted! marco belinelli phitting around wadi rum phit inside linecatcher phitness gyrotonic phit therapy mental coaching TM

description

Phit Magazine 05

Transcript of Phit 05

Page 1: Phit 05

N° 05

PHIT N°05MAR/APR 2011

ANNO IIBIMESTRALE

3,90 €

outphit

phit passion+

+

ecophit+

hot stuff

phitted!marco belinelliphitting aroundwadi rumphit insidelinecatcherphitnessgyrotonicphit therapymental coaching

TM

Page 2: Phit 05

FREEYOURSELF

NIKEWOMEN.COM

GET BETTER, FASTER.GET FREE.E’ ORA DI LIBERARE TUTTO IL TUO POTENZIALE. PROGETTATA PER RAGGIUNGERE LA MASSIMA FLESSIBILITÀ, NIKE FREE METTE IN MOTO OGNI SINGOLO MUSCOLO DEL TUO CORPO, PER AUMENTARNE FORZA, EQUILIBRIO ED ELASTICITÀ.PRETENDI DI PIÙ DAL TUO ALLENAMENTO.

Page 3: Phit 05

FREEYOURSELF

NIKEWOMEN.COM

GET BETTER, FASTER.GET FREE.E’ ORA DI LIBERARE TUTTO IL TUO POTENZIALE. PROGETTATA PER RAGGIUNGERE LA MASSIMA FLESSIBILITÀ, NIKE FREE METTE IN MOTO OGNI SINGOLO MUSCOLO DEL TUO CORPO, PER AUMENTARNE FORZA, EQUILIBRIO ED ELASTICITÀ.PRETENDI DI PIÙ DAL TUO ALLENAMENTO.

Page 4: Phit 05

www.kia-auto.it

È nata Venga Fullsky, i più alti livelli di tecnologia, spazio e comfort, in una edizione speciale con tetto panoramico di serie. Dotata di 6 airbag e clima,

è disponibile con motori 1.4 benzina e diesel da 90 cv, tutti euro 5. Nuova Venga Fullsky, la monovolume compatta di Kia è ancora più ospitale.

NEW VENGA FULLSKY.TUTTO LO SPAZIO CHE VUOI, CON TETTO PANORAMICO.

CIELOÈ DI SERIE.

IL

DA 13.200 EURO*.

Garanzia 7 anni/150.000 km. Dettagli e condizioni sul sito www.kia-auto.it e nei concessionari. *Con incentivo Kia di 2.300 €. I.P.T. esclusa. Versione 1.4 CVVT FullSky. Consumo combinato (l x 100 km) da 4,7 a 7,0. Emissioni CO2 (g/km) da 124 a 164. La foto è inserita a titolo di riferimento. Messaggio pubblicitario con finalità promozionale. È un’offerta dei concessionari che aderiscono all’iniziativa, valida per le auto disponibili in rete fino al 30/04/2011. Non cumulabile con altre iniziative in corso. KIA MOTORS ITALIA SPA. UNA SOCIETÀ DEL “GRUPPO KOELLIKER SPA.”

Kia Venga Fullsky - Il cielo e� di serie - Phit Magazine 440x285.indd 1 14/02/11 16:28

Page 5: Phit 05

www.kia-auto.it

È nata Venga Fullsky, i più alti livelli di tecnologia, spazio e comfort, in una edizione speciale con tetto panoramico di serie. Dotata di 6 airbag e clima,

è disponibile con motori 1.4 benzina e diesel da 90 cv, tutti euro 5. Nuova Venga Fullsky, la monovolume compatta di Kia è ancora più ospitale.

NEW VENGA FULLSKY.TUTTO LO SPAZIO CHE VUOI, CON TETTO PANORAMICO.

CIELOÈ DI SERIE.

IL

DA 13.200 EURO*.

Garanzia 7 anni/150.000 km. Dettagli e condizioni sul sito www.kia-auto.it e nei concessionari. *Con incentivo Kia di 2.300 €. I.P.T. esclusa. Versione 1.4 CVVT FullSky. Consumo combinato (l x 100 km) da 4,7 a 7,0. Emissioni CO2 (g/km) da 124 a 164. La foto è inserita a titolo di riferimento. Messaggio pubblicitario con finalità promozionale. È un’offerta dei concessionari che aderiscono all’iniziativa, valida per le auto disponibili in rete fino al 30/04/2011. Non cumulabile con altre iniziative in corso. KIA MOTORS ITALIA SPA. UNA SOCIETÀ DEL “GRUPPO KOELLIKER SPA.”

Kia Venga Fullsky - Il cielo e� di serie - Phit Magazine 440x285.indd 1 14/02/11 16:28

Page 6: Phit 05

SKY

Page 7: Phit 05

7PHIT

I III

editoriale

Federico Riva

n tale di nome Charles Bukowski in uno dei suoi crudissimi romanzi diceva:«i soldi sono come il sesso, [...]

sembrano molto più importanti quando non ce n'è» (Hollywood, Hollywood!, ndr). La frase mi è rimasta così impressa che mi è venuto da paragonarla allo sport: c'è una cosa nella vita che avrà sempre la stessa importanza per me. Ed è la possibilità di correre, scalare, sciare, nuotare, insomma di muovermi. É un pensiero che mi fa stare bene, benissimo. E forse tutti dovremmo pensare più spesso a quale fortuna abbiamo nel poter fare movimento in libertà, nel poter aumentare le prestazioni del nostro corpo allenandolo, nel poterlo vedere crescere ed evolversi, esplorando sempre nuovi livelli di percezione fisica e, di conseguenza, mentale. Spesso anche tra i professionisti, però, questa gioia può diventare un problema, dal momento che per arrivare a certi traguardi bisogna avere una capacità di concentrazione notevole, fare sacrifici, superare le peggiori difficoltà. Leggete, in proposito, la prima puntata del nostro Phit Therapy - “Vincere con la testa”: una bomba.A proposito di difficoltà, penso all’idea della salita, quella vera. Quella in cui non ti importa tanto del punto di arrivo, quanto di tutti i minuscoli, faticosissimi passi che fai per arrivarci: dall’attacco della cresta di Peuterey (Phit Passion)

alle rocce giordane (Phitting Around).Poi c’è chi le difficoltà se le gode come un gioco e magari di arrivare fino in fondo non se lo aspetta nemmeno, come il giovanissimo Markus Eder che, affrontando per la prima volta il Linecatcher, un mix pazzesco di free style e free ride sugli sci, non solo si qualifica, ma riesce addirittura a… Scoprirelo nel Phit Inside.A volte, poi, si arriva lontano, inseguendo un sogno che si ha fin da bambini. Ma si scopre anche che il sogno va difeso e conquistato senza tregua: «devi lottare giorno per giorno per dimostrare quello che vali e conquistare un posto in squadra», ci dice Marco Belinelli in Phitted!. Un bolognese che dal campetto ha raggiunto le vette dell’NBA, uno che con quelle gambe è arrivato lontano, fino in America. Un po’ come Juliu Horvath, che però ha fatto un viaggio Oltreoceano molto più amaro, che ha a che fare con l’esilio ma anche con una vittoria personale e umana straordinaria: trovate il resto della storia del GYROTONIC® a pag. 41. Ed ecco perché penso che le difficoltà siano fondamentali. È sicuramente così per noi di Phit, giunti con fatica e passione (si chiama “allenamento”!) alla nostra quinta avventura. E speriamo sia così per tanti altri: gli atleti, i popoli oppressi, gli Egiziani e gli Italiani: a proposito, buon 150esimo anniversario, Italia.

U

Page 8: Phit 05

8PHIT

14

20

< eventi, tech, people >Valentino "il Duca", l'ultimo i-training, i campioni in erba del golf: notizie in pillole dal mondo Phit.

< il latte fa crescere... >Latte: berne un bicchiere dopo l'attività fisica aiuta il recupero e il potenzia-mento muscolare.

phit parade

vitamina

22 < il signore dell'anello >Un Italiano in America, un bolognese in NBA: intervista a Marco Belinelli, un uomo "di statura".

phitted!

48 < backcountry freestyle >Neve fresca, rocce, cliffs e tricks improv-visati: ecco il Linecatcher e il suo ultimo campione Markus Eder.

phit inside

54 < vincere con la testa >Non bastano i muscoli, la passione e l'allenamento. Ci vuole anche il mental coach, l'applicazione della PNL allo sport.

phit therapy

28 < la noire >La cresta del Peuterey, l'impresa di Va-lentina Casellato e del suo compagno. Frammenti di quotidianità per una passione infinita.

58 < stile alle corde >La moda e la boxe salgono sul ring, è il match di Phit. Un incontro/scontro senza esclusioni di colpi.

outphit

36 < arrampicare nel tempo >Scalare pareti di roccia, fra tramonti infuocati e notti di luna: viaggio nel deserto del Wadi Rum e tra le rovine di Petra.

phitting around

68

< dischi, eventi, novità >Via il cappotto, fuori la bici, cuffioni in testa e musica Phit. Anna Calvi fa l'amore con Fujiya & Miyagi: nasce Twin Sha-dow. È un'orgia musicale.

phit orchestra

71

< la settimana verde >Come fare in modo che le nostre vacanze sulla neve siano anche "green" e rispetto-se dell'ambiente.

ecophit

phit

43< gyrotonic >Il tai-chi, la danza e lo yoga uniti in un allenamento unico, completo e adatto a tutti. I segreti della disciplina di Juliu Horvath.

phitness

73< asparagi e capericce >La ricetta Phit per chi ha già voglia di mare: linguine con cappericce, asparagi e bottarga.

phit & chips

phit passion

IND

ICE

Page 9: Phit 05

9PHIT

36

6858

14 20

43

22

5448

7371

28

36

IND

ICE

Page 10: Phit 05
Page 11: Phit 05

redbull illume

ph. thomas stöckli

photoshock.01

Page 12: Phit 05
Page 13: Phit 05

under the rail

photoshock.02

ph. luca belotti

Page 14: Phit 05

14PHIT

PH

IT P

AR

AD

E

eventi

L’emozione più grande per tanti è stata vedere per la prima volta Valentino Rossi con la sua nuova Ducati Desmosedici al Test Day One di Valencia (novembre 2010). Un'emozione così grande da far saltare per qualche minuto il sito ufficiale www.motogp.com. Per rivedere lui e la sua nuova compagna fiammante, dovremo aspettare la partenza del MotoGP il 20 marzo. Ci saranno anche il temibile campione del mondo Jorge Lorenzo su Yamaha M1, e Casey Stoner su Honda, al fianco di Daniel Pedrosa. Mai Motomondiale fu più atteso: basti pensare che i biglietti per il Gran Premio del Mugello (3 luglio) sono già quasi tutti esauriti dall’inizio dell’anno. Ai blocchi di partenza anche la Formula 1, il 13 marzo con il Gran Premio del Bahrain.

Nel mese di aprile si svolgeranno i più entusiasmanti derby e incontri di calcio di tutta Europa, dall’Italia alla Liga spagnola, passando per la Premier League inglese. Si parte con Milan-Inter il 3, si continua con “il clasico” Real Madrid-FC Barcelona il 17 e si finisce con la sfida Arsenal-Manchester United il 30. Per la cronaca, il derby della “Madunina” si è svolto la prima volta nel 1909, è il più prestigioso a livello europeo (entrambe le squadre hanno vinto la Champions League) e trabocca di ricordi (le sfide Rivera-Mazzola, il “Barone” Nils Liedholm), record (quello per presenze di Paolo Maldini e Beppe Bergomi) e leggende (la moviola nacque nel 1967 su un goal dubbio di Rivera). Questo sarà il derby decisivo per il campionato.

Valentino "il Duca"

La primavera del derby

Con i Campionati Mondiali di Biathlon (Russia, marzo 2011) si chiude la stagione degli sport invernali. Ma prima di salutare la neve, è il ghiaccio a regalarci le più “calde” emozioni. Dal 21 al 27 marzo in Giappone si svolgeranno i Campionati Mondiali di Pattinaggio su Figura, con in pista i campioni italiani Valentina Marchei (pattinaggio artistico), Federica Faiella e Massimo Scali (coppia). Per chi di romanticismi, piroette e tutù volteggianti non ne vuole proprio sapere, invece, c’è la

finale di Red Bull Crashed Ice (Canada, 21 marzo), una competizione 100% adrenalina e follia che mixa cross downhill, ice skating e hockey. Curve a gomito, paraboliche, ostacoli, pareti verticali, tante mazzate e dei pazzi totali che si divertono a 50 km/h sul ghiaccio. Infine, il 29 aprile avrà inizio nella Repubblica Slovacca il Men's World Ice Hockey Championships, con i giocatori di hockey sul ghiaccio più forti del mondo, provenienti da 48 paesi differenti.

tanto per rompereil ghiaccio

'

Page 15: Phit 05

15PHIT

Si svolgerà il 2 aprile la finale della Coppa del Mondo di Cricket di India, Sri Lanka e Bangladesh. Lo sport di Alice nel Paese delle Meraviglie è molto popolare, tanto che i Mondiali risultano il quarto evento sportivo più seguito del mondo. Le regole possono sembrare un po’ insolite. Qualche esempio? Un match può durare anche per giorni e non c’è una lunghezza del campo prefissata.

www.thecricketworldcup.it

PH

IT PAR

AD

E

Dopo il bilancio estivo di Barcellona (l’Italia XVII nel medagliere dei Campionati Outdoor 2010), gli italiani affronteranno gli Indoor di Atletica Leggera a Parigi (dal 4 al 6 marzo). I tempi di Mennea e Simeoni sono lontani, ma si punta sul veterano del martello Nicola Vizzoni, su Alex Schwazer per la marcia e sulla siciliana Simona La Mantia per il salto triplo.

www.paris-2011.com

È chiamata la “classicissima” e apre la primavera delle due ruote, tra cui “le classiche del nord” di aprile (Giro delle Fiandre, Parigi-Roubaix e Liegi-Bastogne-Liegi). È la più antica e ha visto correre per lei il Girardengo cantato da De Gregori, come pure Coppi, Bartali, e Moser. Immerso in polemiche amare come il doping, il Giro d’Italia si svolgerà, invece, dal 27 al 29 maggio.

www.milano-sanremo.org

Con la primavera iniziano anche le maratone nelle grandi città del Mondo: il 17 aprile è la volta della Virgin London Marathon, da Tower Bridge a Buckingham Palace per beneficenza. Mentre Il giorno successivo, sull’altra sponda dell’oceano “prende piede” - è proprio il caso di dirlo - la Maratona di Boston che, nata nel 1897 è la più antica di tutte e celebra il Patriot’s Day.

www.virginlondonmarathon.com

Come da tradizione, l'ultimo sabato di marzo è dedicato alla Boat Race Oxford vs Cambridge: la regata di canottaggio in cui si sfidano le due università più antiche e prestigiose del Regno Unito. Un appuntamento secolare, nato per gioco nel 1829 da un’idea di due amici

di college e diventato ora un evento internazionale in grado di attirare anche 250.000 spettatori ogni anno. I chilometri da percorrere sono sette e la gara è una delle più massacranti in assoluto («dopo due minuti ti sembra di morire», dichiarò una volta Sir Steven

Redgrave). Tra leggende, episodi drammatici, e rush al centimetro, a fronteggiarsi sono i più grandi campioni di canottaggio del mondo, divisi in due squadre da nove componenti l'una (otto vogatori e un timoniere). L'ultima volta è toccato a Cambridge, who’s next?

a colpi di remi

2 aprilemondiali cricket India

4-6 marzoeuropei atletica Parigi

19 marzociclismoMilano San Remo

17 aprilemaratoneUK/USA

++++

Page 16: Phit 05
Page 17: Phit 05

17PHIT

skateaerospaziale

power web

La supertecnologica tavola progettata da Nuno Pereira per DaPowa è una “skate machine” quasi “fantascientifica”, che può soddisfare ogni esigenza degli amanti del lusso e, soprattutto, dell’altissima velocità. Grazie a rotaie smussate, trucks regolabili tra 0 e 90 gradi e pezzi di precisione CNC (computer numeric control), godrete di tutta l'eccellenza di un “ride” perfetto che, altrimenti, sarebbe possibile ottenere solo con un sacco di cuscinetti, gommini, assi trasversali, spessori e attrezzi di ogni gene-re. I trucks sono realizzati in alluminio ae-rospaziale, gli assi delle ruote sono ricavati da blocchi solidi di acciaio. La tavola ha un nucleo in betulla e Airex ed è laminata con fibre di carbonio e resina epossidica.

Da oggi i professionisti hanno uno strumento in più per potenziare le loro perfor-mance durante l’allenamento, la competizione e il recupero: basta indossarlo. È TECHFIT™ PowerWEB™, l’ultimo nato di casa Adidas. La novità è l’integrazione della tecnologia PowerWEB™ sull’abbigliamento sportivo ad alto livello di compres-sione TECHFIT™, già studiato e realizzato da Adidas Innovation Team in Lycra Power®, per potenziare la libertà di movimento, il comfort e la traspirazione. Ora l’innovazione raggiunge un livello più elevato: PowerWEB™ consiste in una serie di fasce ad alta compressione in TPU (uretano termoplastico), che sono ancorate sul tessuto dell’indumento sportivo TECHFIT™ in alcuni punti chiave (girovita e ginocchia, per esempio), agendo a mo’ di “molle” su determinati gruppi muscolari, come quelli delle cosce e delle spalle. Con questa nuova tecnologia il tessuto “segue” all’unisono il movimento e lo imita, allungandosi sul lato di estensione del muscolo, per immagazzinare energia elastica, e contraendosi insieme ai muscoli estesi, per liberare poi la massima potenza. Per informazioni: www.adidas.it.

tech

«Il 50% degli abitanti di Hong Kong supera i 40 anni di età»: così esordisce la presentazione di El:Dudy, un nuovo prototipo hi-tech di manubri da ginnastica adatti ai meno giovani e a chi non ama le palestre. A brevettare l’invenzione, è il giovane cinese Chan Po Yee (evidentemente tanto giovane da ritenere i quarantenni già un po’ troppo vecchiotti). Si tratta di tre pesi leggeri, dal design sobrio ed elegante, che possono essere comodamente trasportati, per allenarsi ovunque. La loro caratteristica più innovativa è di essere dotati di sensori di movimento in 3D e “accelerometri” che rilevano il numero di movimenti e la loro forza.

+

Nike Training Club (NTC) è la nuova applicazione gratuita per i-Phone o i-Pod Touch, studiata appositamente da un trainer professionista del team NIKE, per snellire, tonificare e costruire la massa muscolare. È adatta a tutti i livelli di al-

lenamento (principiante, esperto, interme-dio) e contiene oltre 60 workout multidi-mensionali e multidirezionali, della durata di 15, 30 e 45 minuti, e 90 esercizi per il potenziamento vascolare e il miglioramen-to di forza e resistenza. “Get Learn”, “Get Toned” e “Get Strong” sono i tre obiettivi differenti di allenamento tra cui scegliere. Le istruzioni audio sono molto dettagliate e arricchite dagli interventi di atlete Nike quali Maria Sharapova e Allyson Fe-lixe. In pratica, sarà come avere un per-sonal trainer in tasca che motiva, incita (anche con un calendar reminder), pre-mia ed è sempre a disposizione. Chi ama la musica, può anche farsi accompagnare dai brani preferiti della propria libreria i-Tunes. Per informazioni www.nike.com.

PH

IT PAR

AD

E

+

i-training

+

Page 18: Phit 05

NON EVITA I COLPI,

MA AIUTA A SUPERARLI.

LIOTONTRAUMACON TE CONTRO TRAUMIE CONTUSIONI.

Grazie ai suoi principi attivi, Escina + Dietilamina salicilato, Liotontrauma 2%+5% gel è utile in caso di traumi.

LIOTCON EEEE CCCOON

GGrGrGrrrazazazaziieieieieie a aaaaiiiii sususususus oioioioioio p p p ppriririririr ncncncncncn ipiipipipippiiii ii atatataa tititit ivivi, , EEsEs icicinana + + DDD Dieieiietttititiilalalal mimimiminananana ss salalallliciicicililililillatattaatoo, LL L LLiioioiiiotttototototottt tntntntntttntntttttrrrararrrrr umummmmmmmaaa aaa aa 2222%2%22%%2222%2 5+5%% gel è u

È un medicinale. Leggere attentamente il foglio illustrativo. Liotontrauma è a base di escina + dietilamina salicilato. Attenzione: i medicinali vanno assunti con cautela, per un breve periodo di tempo, non superando le dosi consigliate e solo per le indicazioni riportate nel foglio illustrativo. In caso di dubbio rivolgersi al medico o al farmacista. Autorizzazione del 18/10/2010.

SALI_TRAUMA_PHIT220x285LIOTON.indd 1 4-02-2011 12:28:34

Page 19: Phit 05

people

19PHIT

PH

IT PAR

AD

E

...all'altro. Ragazze in bikini e donne iraniane col velo nella stessa arena di gioco? È accaduto agli Asian Games di Guangzhou (Cina). «Paese che vai, gente che trovi», dice un noto proverbio. Così per la stampa internazionale non è stato troppo "scioccante" vedere le atlete iraniane gareggiare col velo e la divisa fin sotto i piedi, quanto, piuttosto, sentire le dichiarazioni rilasciate dalla nazionale di beach volley yemenita, subito dopo l'amara sconfitta inflitta dagli avversari indonesiani. Nella fattispecie i giocatori, tutti di fede musulmana, hanno dato la colpa della loro debàcle alle cheerleaders seminude della squadra avversaria, che agitando sotto i loro occhi pon-pon e grazie femminili, li avrebbero distratti dalla vittoria. «Impossibile concentrarsi con ragazze svestite che ballano a ogni interruzione a pochi metri da te», ha dichiarato il giocatore Adeeb Mahfoudhal Tianfu.

golf in erbaA 5 anni sanno già cos’è un “doppio bogey”, da adolescenti padroneggia-no così bene il green da raggiungere i vertici delle classifiche amatoriali più prestigiose. Poi via, sempre più su, verso le stelle, gli Open e i contratti mul-timilionari. Il prodigio numero uno è Matteo Manassero, classe 1993, il più giovane golfista di sempre ad aver "passato il taglio". Tanto che la PDA lo ha eletto Rookie del 2010 (il miglior debuttante dello European Tour).

Rickie FowlerNato nel 1988, è californiano, ma ha un non-no giapponese e una nonna Navajo. Dopo una sfolgorante carriera da amateur al college, è stato subito corteggiato dagli sponsor più pre-stigiosi e si è involato verso il PGA Tour nel 2010. Ha da poco pareggiato (a denti stretti) contro il nostrano Edoardo Molinari, durante la Ryder Cup.

+Noh Seung-YulCapelli nerissimi, occhi a mandorla, proviene dalla Corea del Sud e rappresenta il contraltare orientale di Manassero. Nato nel 1991, è stato il Rookie asiatico del 2008 ed è entrato nella storia del golf nel 2010, grazie a una vittoria in Malesia che lo ha reso il campione più giovane dell’Asian Tour. Nel suo futuro? I Masters e un posto tra i primi 30 del mondo…

Rory McilroyCon un nome poco pronunciabile, questo feno-meno nasce nel 1989 a Holywood con una sola "l", nel nord dell'Irlanda. All'età di 16 anni fa la sua apparizione allo European Tour e nel mag-gio del 2010 conclude il suo primo torneo PGA. Capace di conquistare le posizioni più alte in classifica e perderle dopo una sola settimana, ha già alle spalle una carriera vertiginosa.

+

Francesco “Chicco” MolinariMade in Italy, classe 1982, è più grande dello strabiliante Manassero e più piccolo del fratello Edoardo “Dodo”. Facendo emozionare l’italia, i due Molinari hanno gareggiato in coppia nella scorsa Ryder Cup di ottobre, vinta dall’Europa grazie all’uomo dell’anno Graeme McDowell. Allo Hyundai Tournaments of Champions di gennaio, Chicco si è piazzato quindicesimo.le atlete orientali.

Da un estremo...

+

+

Abu Dhabi, 7/02/2011, Laureus World Sports Awards: il tennista spagnolo, classe 1986, è Sportsman of the Year.

Rafael Nadal Parera

Page 20: Phit 05

20PHIT

VIT

AM

INA

l latte non fa ingrassare, anzi. Questi i risultati di un recente studio canadese, condotto su un campione di donne presso la McMaster University, dopo gli esiti

positivi già ottenuti su atleti di sesso maschile. Sfatando il mito e lo spauracchio tipicamente femminile che il bianco liquido e i suoi derivati facciano ingrassare, il Dottor Philips, autore della ricerca, sottolinea come l’assunzione di latte (scremato), combinata con un’adeguata attività fisica, provochi una consistente riduzione del grasso corporeo, un aumento della massa muscolare e un più rapido recupero nel post-workout. Non solo per gli sport di resistenza e quelli aerobici come nuoto, corsa e ciclismo, ma anche per quanto riguarda le attività “di forza”, finalizzate all’aumento della potenza corporea e dei muscoli, tra cui troviamo le flessioni, il sollevamento alla sbarra e, soprattutto, il sollevamento pesi. Il che suona, all’apparenza, piuttosto curioso: ce lo vedete un enorme culturista che, ancora tutto sudato e oliato, si trangugia un bel tazzone di latte?

Non esiste ancora una correlazione scientificamente provata tra cause ed effetti, ma gli studiosi ipotizzano che i benefici del liquido sull’organismo siano dovuti alla combinazione dei nutrienti in esso contenuto. Ad aiutarci a capire è Francesco Maglione, il nostro nutrizionista di fiducia. «Il latte è composto per il 90% di acqua, e per la restante parte di calcio e proteine ad alto valore biologico e lento rilascio energetico. Poi ci sono gli zuccheri (il lattosio), le vitamine del gruppo B, gli elettroliti e i sali minerali». E riecco il culturista attaccato al “biberon”: «consumare una bevanda a base di latte arricchita con proteine in polvere – prosegue Maglione - è il must per chiunque faccia sollevamento pesi, per due motivi fondamentali: la crescita e la disgregazione muscolare». In altri

termini, la massa tende ad aumentare, ma al contempo ha bisogno di essere “ricompensata” dello sforzo compiuto. Ed è proprio il giusto equilibrio dei nutrienti presenti nel latte ad aiutare lo sportivo a far fruttare il proprio lavoro e “recuperare” dalla fatica, ridando il giusto nutrimento ai muscoli.

E per quanto riguarda il dimagrimento? «La glicomacropeptide - spiega Maglione - è una molecola presente nel latte che, una volta assorbita dall'organismo, libera colecistochinina, attivando quei particolari recettori che conferiscono il senso di sazietà e aiutano a regolare in maniera naturale lo stimolo della fame». Insomma, è la riscossa del famoso bicchiere di latte prima di andare a dormire: «è una valida strategia per sostituire gli eventuali “snack spazzatura” tipici della fame nervosa ed evitare gli attacchi notturni al frigo. Infatti, il latte possiede proteine della caseina a rilento rilascio notturno, che favoriscono la ricostruzione muscolare e il languore del sonno». Sentito, donne?

Ma gli scaffali del supermercato traboccano di confezioni: quale scegliere? «La prima distinzione da fare è tra il latte fresco e quello UHT (o a lunga conservazione, ndr). Il primo, sottoposto a pastorizzazione, è ricco di tutti i nutrienti essenziali che apporta e conserva il suo sapore naturale. Il latte UHT, invece, viene depauperato delle sue proprietà, durante il processo di sterilizzazione delle vitamine B». Quando possibile, quindi, è meglio scegliere il latte fresco. Bisogna, poi, stare attenti alle famigerate calorie, che portano alla distinzione tra latte intero, parzialmente scremato e scremato. «Il latte intero contiene 65kcal per 100gr di peso, quello parzialmente scremato ne ha 45 e quello magro 35».

Ma esistono anche “tipi” diversi di latte: «ci sono il

latte

… e non solo i bambini! Recenti studi dimostrano che, dopo un’intensa attività

fisica, un bel bicchiere di latte aiuta a sviluppare e far riposare il tono muscola-

re. E – sorpresa! – aiuta anche a dimagrire perché riduce la massa grassa.

Phit ne parla con l’esperto nutrizionista Francesco Maglione.

+

il latte fa crescere...giorgia baronia cura di

<< I

Page 21: Phit 05

21PHIT

VITA

MIN

A

Acqua

Zuccheri

Materia grassa

Proteine

Sali

87,3

4,7

3,8

3,8

0,9

82,2

4,7

7,5

4,8

0,8

87,2

4,5

3,8

3,6

0,9

81,4

4,5

7,4

5,8

0,9

VACCA BUFALA CAPRA PECORA

Composizione indicativa del latte di alcune specie animali espressa in percentuale

É il nome dell’azienda svedese che lo produce, e non del con-tenitore in sé. Leggero, poco pesante e ideale per la con-servazione, è criticato da molti perché fa uso di carta, con buo-na pace delle foreste.

Tetra PakUna volta si andava alla cen-trale del latte con la bottiglia di vetro da riempire. A tutt’oggi questo materiale risulta il più naturale, ecologico e pulito di tutti, anche se viene impiegato sempre meno.

VetroÈ il buon caro vecchio secchiel-lo, che compariva ai piedi delle mucche e nei cartoni animati come Heidi. Peccato che il latte non si prenda più direttamente dalla stalla: l’alluminio si può riciclare all’infinito…

AlluminioIl corpo della bottiglia realiz-zato in PET, il tappo in PE. Il contenitore è comodo, leggero, e riciclabile, ma poiché fatto di materie plastiche è assai criti-cato come potenziale nemico dell’ambiente.

Plastica

latte di mucca, di capra e, addirittura, di asina. E qui il gusto personale è condizionato, oltre che dal sapore conferito dall’alimentazione degli animali stessi, anche dalle mode». Niente paura per i vegani o per chi sia intollerante al lattosio: il latte di soia e quello di riso presentano molteplici vantaggi. «Il primo è

privo di colesterolo, possiede grassi insaturi utili per la nostra salute e può contare su proteine in quantità molto simile a quelle del latte di mucca. Nelle donne in menopausa, poi, grazie agli isoflavoni della soia, contribuisce a limitare le tipiche “vampate di calore”. Dalla macerazione del riso – conclude

Maglione – si ottiene, invece, un altro tipo di latte: sempre privo di lattosio e consumabile anche da chi è allergico al glutine». Ma attenti alla linea: il riso ha un elevato indice glicemico! E la scelta non finisce qui: mandorle, avena, cocco… Di che latte siete?

Page 22: Phit 05

2222

PHITTED !

marco belinelli

Page 23: Phit 05

23

L’ accento bolognese lo precede, poi arriva lui “dall’alto” dei suoi 196cm:

la testa nel pallone da basket fin da quando aveva 5 anni. Presto le gam-

be sono diventate lunghissime e ha fatto passi da gigante: dal campetto

alla Fortitudo Bologna, dalla Nazionale Italiana alla NBA. Già, l’”Enbiei”:

il sogno americano… Di poche parole, determinato, con quel pizzico di

spavalderia in più, Marco Belinelli è ora un italiano in America.

+

il signore dell'anello

simona contaldoalessia giorgia pagano

a cura di intervista difoto

Come ci si sente a essere un giocatore dell’NBA? Arrivare in NBA è sempre stato il mio sogno, fin da bambino. E un sogno che si realizza è qualcosa di meraviglioso. Essere un giocatore dell’NBA significa trovarsi nel gotha del basket; significa avere tanto, in termini di possibilità, perché sei nella più alta organizzazione possibile. Ma vuol dire anche gestire un’enorme responsabilità e dover crescere molto in fretta: devi lottare giorno per giorno per dimostrare quello che vali e conquistare un posto in squadra. Quest’estate sei passato ufficialmente agli Hor-nets: come ti trovi?New Orleans è una città fantastica, il clima stupendo, la gente super. Gli Hornets sono una squadra formi-dabile: mi trovo benissimo sia con i compagni che con lo staff. C’è molta serietà e altrettanto entusiasmo. In-somma, mi sento a casa.

Sei passato da una posizione di difesa e back-up alla prima linea: come vivi questo cambiamen-to?È il coronamento di tutti i miei sforzi. Questa è la mia quarta stagione in NBA, ma in realtà è come se fosse la prima: finalmente ho trovato chi crede in me, dopo tutti questi anni in cui ho dovuto lavorare sodo, per migliorare sempre e togliermi di dosso l’etichetta di "quello che tira e basta". Io voglio essere un giocatore completo.

Il coach Monty Williams dice di te «è uno che sa sparare la palla, e nessuno può portargli via la sua passione e il suo costante desiderio di mi-

gliorare». Qual è il tuo rapporto con lui? Di grande rispetto. La sua prima telefonata mi è arri-vata mentre ero in ritiro con l’Italia per le qualificazio-ni europee, e lui mi ha fatto subito capire che le porte sarebbero state aperte per me, che c’era fiducia e che avrei avuto la possibilità di dimostrare il mio valore. Secondo me il suo essere un ex giocatore incide molto: lui sa esattamente cosa proviamo e cosa pensiamo.

Un italiano in America: i tuoi colleghi come vi-vono il tuo essere italiano?Ovviamente la prima cosa di cui ti parlano è il cibo! Poi c’è anche chi vuole imparare qualche parola nella nostra lingua.

Pronostici di metà anno sugli Hornets?Noi siamo qui e non ci nascondiamo, anche se nes-suno si aspettava da noi questo inizio di stagione. Io voglio giocare i playoffs perché sono un traguardo che ancora mi manca, e so che con questa squadra possiamo farcela.

Cosa vedi nel tuo futuro prossimo?Voglio migliorare sempre e dare il massimo per la squadra. Voglio far cambiare idea a tutti quelli che non hanno creduto in me e dimostrare a chi mi ha dato la possibilità di giocare che non ha sbagliato.

E nel futuro della Nazionale Italiana a Eurobas-ket?Siamo una squadra forte e non penso che la qualifi-cazione, anche se arrivata inaspettatamente, sia per noi immeritata. Abbiamo giocato un buon basket e abbiamo dimostrato di essere uniti: un team di livello.

PH

ITTED

!

courtesy of nike

Page 24: Phit 05

PH

ITTE

D !

24

Page 25: Phit 05

2525

Tre parole sul tuo compagno Chris Paul?Un leader, un fenomeno, un talento puro.

Le principali differenze tra un gio-catore di basket americano e uno italiano?Il talento e la struttura corporea: quelli dei player Made in USA sono decisa-mente migliori.

Quali sono i giocatori che temi di più al momento?Io non temo nessuno. Posso dirti, però, il nome del giocatore che ammiro di più: è Kobe Bryant.

Sei in contatto con i tuoi colleghi italiani in NBA: Andrea Bargnani (Toronto Raptors) e Danilo Galli-nari (New York Knicks)?Sì, certo. Ci sentiamo ogni tanto e, quando giochiamo gli uni contro gli altri, andiamo sempre a cena insieme.

Esiste il doping nel basket?No, decisamente non esiste!! (con due punti esclamativi, ndr)

Così, a bruciapelo, cosa pensi della decisione di LeBron di passare al Miami?Lui avrà sicuramente fatto le sue va-lutazioni, però mi trovo d’accordo con quello che ha detto MJ (Michael Jordan, ndr). «Io non mi sarei mai so-

gnato di prendere il telefono e chiama-re Magic Johnson o Larry Bird per dir loro:”giochiamo tutti insieme in un’unica squadra e vinciamo tutto”. Ero troppo impegnato a lavorare per batterli».

Un commento su Dan Peterson?Sono molto contento del ritorno di Dan sulla panchina dell' AJ Milano (Armani Jeans, ndr). Lui farà bene e, soprat-tutto, farà pubblicità al campionato italiano.

Sai descriverci cosa provi ogni vol-ta che metti piede in campo?Mi sento libero, felice: per me il campo è il posto più naturale del mondo. Sarò un tipo strano, ma io non mi stanco mai di giocare…

E com’è l’atmosfera negli spoglia-toi? Regna la massima concentrazione: quasi tutti abbiamo le cuffie e ascoltia-mo la musica che più ci carica.

A proposito, cosa ascolti ultima-mente nel tuo lettore mp3? Sei un tipo da hip-hop come ogni giocato-re NBA che si rispetti?Io sono esclusivamente un tipo hip-hop! La musica per me è fondamen-tale e ascolto solo hip-hop, per lo più della East Coast. Infatti sul mio sito (www.marcobelinelli.it, ndr) ho messo una playlist con i miei video preferiti e quasi ogni giorno sulla mia pagina di

Facebook (Marco Belinelli: the real!) ne posto uno. Ultimamente ascolto molto Drake, Jay-Z e Kaney West.

Ci racconti un aneddoto per capire quanta passione e determinazione siano necessarie per arrivare a cer-ti livelli?Per arrivare al successo occorre sicu-ramente molto impegno e io, ora come in passato, sto facendo tantissime ri-nunce rispetto a tutto ciò che possono fare i miei coetanei: andare in disco-teca, passare le festività con la fami-glia, avere in generale una stabilità. Ma quando guardo indietro, so di aver fatto le scelte giuste.

Qual è la tua azione più bella fino-ra, il tuo miglior ricordo?Be’, di canestri ne ho fatti tanti, ma si-curamente è un bellissimo tiro quello che ho realizzato praticamente da die-tro il tabellone, quando giocavo a San Francisco durante una partita contro i Bucks, nel gennaio del 2009.

Quando hai iniziato a giocare a ba-sket? Come hai capito che questa sarebbe stata la tua strada?Ho iniziato a giocare a 5 anni e a pen-sare seriamente all’NBA dai primi mesi della mia permanenza in Fortitudo.

Che tipo di allenamenti fai? Rac-contaci la tua giornata di “lavoro”.In NBA faccio una sessione unica di allenamenti, che di solito si svolgono dalle 10 alle 14 e comprendono pale-stra e gioco in campo. Personalmente, io arrivo sempre mezzora prima dell'o-rario prefissato e mi trattengo oltre le 14, per allenarmi sui tiri. Ciascun giocatore ha un proprio programma e obiettivi di allenamento differenziato, ma c’è un lavoro duro comune a tutti: l’alimentazione.

Fastfood, patatine fritte, milksha-ke, cibi multicolore ipercalorici: com’è la tua dieta americana? Ferrea! Se un giocatore NBA ingrassa e ha un indice di massa grassa supe-

Young Forever, Jay-Z

PH

ITTED

!

«L'NBA è sempre stato il mio sogno. E un sogno che si realizza è qualcosa di meraviglioso. Essere un giocatore dell’NBA significa trovarsi nel gotha del basket»

Page 26: Phit 05

26

PH

ITTE

D !

IDENTIPHIT

riore alle tabelle previste dallo staff, deve pagare una multa salatissima. Io, per esempio, il primo anno in cui abitavo a San Francisco, mi ero fatto prendere dalla passione per i cookies (biscotti tipicamente americani, con chili di burro e pezzi di cioc-colato, ndr). Ne mangiavo a quintali! Poi alla prima multa mi sono ridimensionato (ride, ndr). A parte tutto, il fatto di sapersi gestire e controllare fa parte dell’essere dei professionisti.

Qual è il tuo rapporto personale con la palla da basket?È l'oggetto più bello che esista: me la por-terei anche a dormire!

La stampa si interessa sempre di più a te: che rapporto hai coi giornalisti?Con la stampa ho un normale rappor-to atleta/giornalista. Certo, l’attenzione sempre crescente fa molto piacere, ma sinceramente evito di leggere gli articoli post-gara: io gioco e basta. Al contrario, mi piace molto vedere cosa scrivono su di me i media “non di settore”.

Comprendere lo slang americano è molto difficile, tu come te la cavi?È vero: è molto complesso! Ma a forza di stare in mezzo ai compagni, miglioro di giorno in giorno.

Cosa hai imparato dagli Americani?A essere competitivo sul mio lavoro!

Cosa, invece, ti manca di più dell’Ita-lia?La famiglia e il cibo, anche se i miei paren-ti vengono spesso a trovarmi e cerco sem-pre dei ristoranti italiani dove sentirmi “a casa”, almeno un po’, visto che la cucina emiliana all’estero non esiste!

E allora le cucini tu le tagliatelle al ragù? Io non so cucinare, ma per fortuna ho ami-ci, fratelli e – naturalmente! – una mamma molto in gamba in cucina, e quando ven-gono a trovarmi li metto subito al lavoro!

Qual è l’italiano più rappresentativo

del mondo, secondo te?Su questo non riesco a risponderti, perché siamo un grande paese e ci sono veramen-te tanti Italiani che hanno fatto molto per la nostra nazione all'estero... Forse anche io, nel mio “piccolo”, ho dato un contribu-to all'esportazione delle eccellenze italiane all'estero.

Tu hai vissuto a San Francisco, To-ronto e, ora, New Orleans: qual è la città che ami di più?In modi diversi, le amo tutte e tre. San Francisco e Toronto sono più ”americane” e piene di vita; New Orleans, invece, è più caratteristica, a misura d’uomo: diciamo che offre meno tentazioni…

Cosa ti piace fare dopo la gara?Andare a mangiare qualcosa in un buon ristorante con gli amici e godermi la sera-ta, meglio se dopo una bella vittoria e una mia prestazione di alto livello!!! (tre punti esclamativi, ndr).

E come passi il tuo tempo libero?Faccio passeggiate in centro, un po’ di shopping. Oppure sto in casa: amo i film e le serie TV.

Anche il tuo rapporto con la tecnolo-gia sembra molto assiduo: social net-works come Twitter, Facebook… Sì, mi piace dialogare coi miei tifosi, co-municare con loro, far sapere cosa faccio quotidianamente, che musica ascolto e che film guardo. Mi piace anche sapere che loro stessi possono scrivermi quello che pensano, le loro opinioni, e anche le loro critiche: essendo sempre in viaggio, è per me un modo per avere dei punti fissi!

Fan a parte, cosa si dice in giro di te?Sinceramente non mi importa molto di quello che gli altri dicono, pensano, o scri-vono di me: io parlo con i fatti. È l'unica cosa che conta al mondo.

C’è qualcosa che invece ti fa proprio incazzare? L'ignoranza e la cattiveria gratuita della gente. Ma io rispondo voltando le spalle e

Nome: Marco Stefano BelinelliDetto: “Beli” o “Mr B” (decretato da un sondaggio del Trio Medusa tra gli ascoltatori di Radio Deejay)Luogo e data di nascita: San Giovanni in Persiceto (BO), 25/03/1986Altezza/Peso: 196cm/98kgRuolo: guardia Club: New Orleans Hornets Numero maglia club: 8Nazionale: ItaliaRecord personale: 27 punti (2008)

«A San Francisco mi ero fatto prendere dalla passione per i cookies: ne mangiavo a quintali! Poi alla prima multa dell’NBA mi sono ridimensionato…»

tirando dritto per la mia strada.

Qual è stata la tua vacanza più bella?Non ho molto tempo per le vacanze, quin-di direi ogni volta che ritorno in Italia da-gli States!

Chi sono i tuoi ispiratori?Michael Jordan, il mio idolo assoluto, e Kobe Bryant. Troppo?! (sorride, ndr)

Sei tifoso di qualche altro sport? Non seguo altri sport se non il basket!!! (altri tre punti esclamativi!!! Ndr)

Hai amici sportivi?Sì tanti, e sicuramente il mio migliore amico è Stefano Mancinelli, che adesso gioca a Milano (nell’Armani Jeans, ndr) e con il quale sono costantemente in con-tatto.

E gli amici americani VIP?No, non conosco nessun VIP... E c'è chi mi rimprovera per questo! Ma a me non interessano certe cose. Io ho i miei amici di "Sangio", conosco le persone della città in cui vivo e frequento i miei compagni di squadra.

Quali altre passioni hai?L'abbigliamento, soprattutto. Vorrei ave-re il tempo di andare a vedere le sfilate dei miei stilisti preferiti (quelli italiani, ndr), ma o sono qui negli States oppure in raduno con la Nazionale. Quindi le se-guo su internet. Poi ci sono il cinema e gli amici.

Tira fuori un sogno dal cassetto.L’anello (il titolo NBA, ndr).

Cosa significa essere “phit” per te?Essere sempre e costantemente in for-ma!!!! (con quattro punti esclamativi e un "gigantesco" in bocca al lupo da parte di Phit, ndr)

26

Page 27: Phit 05

Android 2.2Display 2.8" Multi-TouchProcessore 600MHzHSDPA 3.6WI-FIA-GPSMicroSD da 2GB inclusa

Sistema operativo Android 2.2

A-GPS, WI-FI, HSDPA 7.2

Processore da 600MHZ con 512MB di RAM

Display 3.2" Multi-Touch

Memoria interna da 160MB e Micro SD da 2GB inclusa

Colori disponibili

Silver Blue Titan

Sistema operativo Android 2.2

A-GPS, WI-FI, HSDPA 7.2, HSUPA 2.0

Display 3.2" Multi-Touch

Memoria interna da 150MB e Micro SD da 2GB inclusa

On screen phone e DLNA

LGlife-UNO-220x285.indd 1 10/02/11 17.18

Page 28: Phit 05

28PHIT

PH

IT P

AS

SIO

N

nel blu

È il sogno di molti. Un po’ come l’Eiger negli anni 70. In quel film con Clint East-wood i venti del sud avevano portato un tempo da lupi tra le cime. Foschia, neve, gelo: non si vedeva più niente. Ma non succede solo al cinema: lassù il tempo può diventare davvero cattivo all’improvviso (crudele a volte). Anche il nostro ultimo tentativo di attaccare la cresta del Peuterey è fallito per colpa sua. Questa volta, però, le cose sono diverse: è piena estate, siamo immersi nel blu e le previsioni dicono che farà bello per almeno due giorni. Sì, lo so: non c’è niente di sicuro a certi livelli… Ci affidiamo alla fortuna.

la noire

Page 29: Phit 05

29PHIT

Qualche moschettone, un secchiello, due lumini, la piccozza, 6 bustine di tè, 10 barrette energetiche: controllo lo zaino in ogni dettaglio. Ci deve essere tutto il necessario, ma non più dell’indispensabile. Allenati, leggeri, fiduciosi, sentiamo che non ci metteremo più di due giorni, oltre all’avvicinamento e al ritorno. Ma in quanti siamo? Il rifugio è strapieno di omoni grandi e grossi. Bonariamente ci prendono in giro: io e il mio compagno (d’avventura e di vita) siamo minuti e poco appariscenti. Loro sembrano dirci: «ma dove volete andare?». Ma la mia preoccu-pazione è un’altra: come faremo a starci tutti in quella “botte” lassù?

dettagli

la noireP

HIT PA

SS

ION

Page 30: Phit 05

30PHIT

PH

IT P

AS

SIO

N

la noire

La notte prima è sempre così: provi a riposarti, ma l’emozione sale e anche tu non vedi l’ora di salire. Intanto nel rifugio, cominciamo a sentire rumori sempre più fitti: sono gli altri, che hanno deciso di partire a notte fonda, quando fuori è an-cora buio pesto. «Matti», mi dico. È meglio aspettare quando il cielo è più chiaro, per poter scorgere la via di salita. Sì, è meglio. Ma io comincio a scalpitare come un cavallo prima della corsa. Gli altri stanno già salendo e noi siamo ancora qui… Divento furibonda: voglio uscire! «Non possiamo arrivare ultimi»: penso, prima di appisolarmi un po’.

scalpito

Page 31: Phit 05

31PHIT

la noire

Sono le prime luci dell’alba finalmente! La Noire è lì, meravigliosa, con tutto il suo granito ruvido e dorato. Le lucette degli altri non sembrano poi così lontane. Ma dal basso sale la paura: è quell’ultimo istante di esitazione, che ti fa dire «quasi torno indietro»… Io e lui ci scambiamo uno sguardo e via: cominciamo a salire, con le nostre “scarpette”, per essere più veloci e sicuri e poter progredire sempre di "conserva". Lì devi essere bravo, concentrato, perché non ti fermi mai. Vai, vai, vai… In 50 minuti superiamo tutti gli altri e poi andiamo “al galoppo” per 8 ore e 1200m di salita, prima di concederci una vera sosta.

1200

PH

IT PAS

SIO

N

Page 32: Phit 05

32PHIT

PH

IT P

AS

SIO

N

la noire

Si riparte: discesa a corda doppia. E roccia, neve, ghiaccio. Sento il gelo an-che attraverso i guanti e vado in cerca della pietra nuda, che è calda, sincera, viscerale come la terra. La tocco con le mani. Ma ogni volta che mi sembra di essere arrivata, c’è ancora da scendere e salire. Ci sono le arcigne Dame Inglesi e l’Aguille Blanche: altera, elegantissima, mozzafiato. Siamo soli e da qui in poi non possiamo più tornare indietro. All’imbrunire, dopo 16 ore, arriviamo alla “nostra” botte: lo storico bivacco Craveri. Sospeso a 3.490 metri di altezza, è alto 60 cm, minuscolo, senza né luce né acqua. Noi, tutti schiacciati, abbracciati, ci addormentiamo come bambini.

la botte

Page 33: Phit 05

33PHIT

È l’alba e la cima del Bianco si staglia finalmente di fronte a noi: grandiosa, im-pressionante, in mezzo al cielo. La cresta finale ci sembra infinita: siamo sempre più alti, sempre più stanchi. Ma a un tratto ecco gli ultimi metri, ecco la Francia e l'orizzonte libero senza più pareti, senza altre montagne. Raggiungiamo la cima del Monte Bianco al tramonto: l’ultimo sole ci riempie il cuore. Ce l’abbiamo fatta, abbiamo realizzato il sogno di tanti alpinisti, il nostro sogno: la più lunga scalata delle Alpi. Quando vediamo arrivare il brutto tempo da lontano, siamo già vicini al Refuge du Gouter. Sapendo della nostra impresa, qui ci accolgono con tutti gli onori: il gestore ci fa persino dormire nella sua “cuccia” privata. Ma noi siamo così felici e stanchi che, come i cavalli, dormiremmo anche in piedi. È stata una caval-cata stupenda.

l'ultimo sole

PH

IT PAS

SIO

N

la noire

valentina casellatoda una storia dialessia giorgia pagano

giulia salemitesto di illustrazioni di

Page 34: Phit 05

34PHIT

PH

ITTI

NG

AR

OU

ND

*

È una vasta vallata nella zona meridionale della Giordania, scavata nel corso dei millenni da un antico fiume. il suo nome arabo viene dall’unione delle parole “wadi”, “valle” appunto, e “rum”, ovvero “alto” (vi sono picchi fino a 1.754m). conosciuto anche come “valle della luna” È il deserto del leGGendario lawrence d’arabia.

wadi rum – coordinate: 29°34’35.40"n; 35°25’11.74"e

Page 35: Phit 05

35PHIT

ON

THE

RO

AD

alessia giorgia paganoluca biagini

testo difoto di

wadi

rum arrampicare

nel tempo+

Lawrence of Arabia OST, M. Jare

Arrampicare su pareti di roccia in mezzo al deserto, tra tramonti infuoca-ti e notti di luna. Con i canti dei beduini davanti al fuoco e il richiamo del muezzin alla preghiera portato dal vento fin dentro al cuore. Phit va in esplorazione delle pareti di roccia in Giordania.

Il tramonto cremisi infuo-cava le stupende rocce e

gettava lunghi fasci di luce sui muri»: quando Thomas Edward Lawrence parla del Wadi Rum è ispirato come se recitasse una poesia. E leggendo certe pagine del suo celeberrimo “I sette pila-stri della terra” vengono quasi le lacrime agli occhi, tanto è l’amo-re che traspare per questa terra. Non a caso il Wadi Rum, la vasta area al confine tra Giordania e Arabia Saudita è considerata “il deserto di Sir Thomas Edward”, meglio conosciuto come Lawren-ce d’Arabia. L’omonimo film del 1962 con Peter ‘O Toole e Omar Sharif fu girato proprio in que-sti territori, dove il leggendario

agente segreto della Regina d’In-ghilterra combatté nel 1916 la Rivolta Araba contro gli Ottoma-ni. «Spazi immensi, echeggianti, divini» in cui effettuare anche arrampicate su roccia fuori dal comune, come ci racconta Luca Biagini, Guida Alpina - Mae-stro d’Alpinismo, che ha fatto un viaggio qui nel novembre del 2010.

LONTANO DAL MONDO«Nel Wadi Rum si arrampica da-gli anni 80», ci dice. «È un luogo favoloso, completamente diverso dai paesaggi a cui noi europei siamo abituati: lì sei in mezzo al deserto». Ma attenzione: non

è il deserto che si potrebbe im-maginare, con le distese di sab-bia e le dune dalle forme mor-bide continuamente ritoccate dal vento. Qui si parla di rocce, di piccoli gruppi montuosi con miriadi di cime spesso attra-versate da lingue di deserto. Di pareti e canyon che al tramonto si accendono con ogni sfuma-tura del rosso, mentre al cala-re della notte evocano paesaggi lunari. Di un luogo lontano dal mondo che può essere modifica-to e scavato solo dal tempo, un tempo lunghissimo. «Ci si va ad arrampicare proprio per questo: è un luogo fuori dal comune. Io, per esempio, insegnando l’arrampi-cata su roccia e su ghiaccio e lo

<<

PH

ITTING

AR

OU

ND

Page 36: Phit 05

36PHIT

precedente abbiamo organizza-to tutto noi di www.guidealpine.mi.it: bastano il passaporto e un visto. A novembre ci siamo fer-mati in tutto una settimana, con due giorni di spostamenti e cin-que giorni nel deserto». Per rag-giungere queste zone bisogna arrivare in aereo ad Amman, la capitale della Giordania, e poi spostarsi in automobile fino al deserto. «In città abbiamo fatto una bella cena all’aperto, da-vanti a un megaschermo 5 x 5m che trasmetteva la partita del Mi-lan… Gli arabi vanno pazzi per il calcio italiano! Il giorno dopo, in quattro ore di auto, abbiamo rag-giunto prima Petra e poi il Wadi Rum».

I BEDUINIE ora lasciamoci alle spalle l’a-sfalto, le macchine e il caos: qui

gli unici grattacieli dello skyline sono i picchi di roccia e l’unico rumore è il sibilo del vento. Il Wadi Rum, infatti, è un Parco Nazionale protetto dal Governo, in cui non è possibile spostarsi, se non accompagnati dai bedu-ini, gli abitanti del deserto, che si muovono con le gip (poche) o con i cammelli. «Sono organizza-tissimi: alcuni di loro possiedono dei fuoristrada e abitano in pic-cole case di cemento. La volta in cui abbiamo pianificato il viaggio senza ricorrere a un’agenzia ci siamo accordati direttamente con loro via email!». I beduini in una situazione così sono com-pagni d’avventura indispensabi-li: ti accolgono, ti trasportano da un luogo all’altro e ti forniscono una guida, oltre che l’acqua e le vettovaglie. Sono un popolo molto curioso e ospitale, anche perché i turisti costituiscono per

sci d’alpinismo, sono abituato alle Alpi e alla loro vegetazione. Nel Wadi Rum, invece, mi è sem-brato un miracolo ogni volta che ho visto qualche macchiolina di verde, magari un arbusto nasco-sto in un canyon o un cespuglio che lotta contro la sete… È un po-sto pazzesco».

IL VIAGGIO Il periodo ideale per raggiun-gere il Wadi Rum è il tardo au-tunno, tra ottobre e novembre, quando il sole non batte a picco e l’escursione termica tra gior-

no e notte non è troppo elevata. «Noi siamo partiti in novembre», conferma Luca. «Le temperature in quel periodo sono molto gra-devoli, intorno ai 20/25 gradi: l’ideale per arrampicare, anche perché non devi mai preoccuparti del meteo, e puoi goderti la piena luce di giorno e il cielo stellato di notte». Il gruppo era composto da cinque persone e, per la gioia di noi femmine, specifichiamo che includeva anche una don-na, Stefania, soprannomina-ta “Blondie”. «In questo caso ci siamo serviti di un’agenzia di viaggi – prosegue - ma la volta

Sand Board

*

«Devi sceglierti tu la tua strada, ed è la parte più bella: camminare, arrampicare e perdersi. È proprio l'avventura che vai cercando»

PH

ITTI

NG

AR

OU

ND

Page 37: Phit 05

37PHIT

loro una cospicua fonte di gua-dagno. «La sera si cenava tutti in-sieme», ricorda Luca. «Piatti molto semplici ma squisiti, come verdu-ra, patate, riso e carne di pollo o di capra, sempre accompagnati da una tazza di tè fumante. E poi rimanevamo seduti tutti intorno al falò ad ascoltarli cantare: era un momento bellissimo. Con noi c’era sempre “Lamborghini”, il nostro autista, ed eravamo tutti uomini: le donne beduine non si mostra-no al pubblico molto facilmen-te. Pare siano bellissime, un po’ come la loro regina Ranja…». Il primo giorno, Luca e i suoi han-no trovato, appunto, i beduini ad aspettarli: «ci hanno accolto con grande ospitalità e ci hanno por-tato subito al loro villaggio, attrez-zato con tende/stanze». Si tratta di Rum: l’unico centro abitato dell’intera area e l’unico punto di riferimento per quanto riguarda gli approvvigionamenti.

NEL CUORE DEL DESERTO«All’alba ci hanno accompagnato all’interno del deserto, nel campo in cui avremmo dormito per cin-

que notti». E qui si dischiude un paradiso per chiunque voglia ar-rampicare o, più semplicemente, effettuare del trekking molto av-venturoso: pareti di roccia, can-yon, fessure, cammini, passaggi e ponti naturali sospesi a 35 me-tri di altezza, come quello di Bur-dah. «Anche la roccia è diversa da quella abituale», spiega Luca che, prima di essere una Guida Alpi-

na – Maestro di Alpinismo, è un geologo. «Nel Wadi Rum le monta-gne sono fatte di arenaria, ovvero di sabbia compattata: un elemen-to che sulle nostre cime è presente

solo in minima parte e…». Scusa, come dici? Ci si arrampica sul-la sabbia? «Sì, e se la gratti con le unghie, si sgretola! Può essere maggiormente insidiosa, proprio perché dà meno garanzie di te-nuta e necessita di una maggiore esperienza, per poter valutare me-glio la bontà del percorso da sce-gliere, ma… – sorride – non vale scavarsi gli appigli con le dita!»

Ci vuole una notevole esperien-za anche per orientarsi: «il Wadi Rum è un vero e proprio labirinto, con dossi, vicoli ciechi, cime molto vicine tra loro e passaggi strettis-

41 anni, di Milano, è un geologo e una Guida Alpina - Maestro d’Alpini-smo. «È bene specificare la dicitura corretta – spiega Luca – perché c’è molta confusione sull’argomento: gli istruttori del CAI, per esempio, svolgono questa attività solo come hobby. Mentre le Guide Alpine pos-

siedono un vero e proprio brevetto (v. immagine in calce, ndr) che si ottiene solo dopo aver frequentato una scuola di specializzazione con tanto di esami». Il tesserino di Guida Alpina – Maestro d’Alpinismo si può riconoscere dal logo della UIAGM (Unione Internazionale Associazioni Guide di Montagna), che abilita chi lo possiede a esercitare la profes-sione in tutta Europa e nei restanti paesi del mondo. Queste figure, regolarmente iscritte ad albi regio-nali, sono in grado di insegnare l’arrampicata su roccia e su ghiac-cio, lo sci d’alpinismo, il trekking e accompagnare gruppi di appassio-nati nelle camminate in montagna. In particolare, Luca lavora sulle Alpi: la Valtellina, le Orobie, quelle della Svizzera Centrale, della Val d’Aosta e del Piemonte.

Per info: www.guidealpine.mi.it

LUCA BIAGINI

ON

THE

RO

AD

PH

ITTING

AR

OU

ND

Page 38: Phit 05

Phit_Nara.indd 1 11/02/2011 18.12.22

Page 39: Phit 05

39PHIT

«Ero impegnato a scalare una parete gigantesca, quando ho sentito il richiamo del muezzin alla preghiera: quella voce meravigliosa che arriva-va dal nulla mi ha riempito il cuore: ho ancora la pelle d’oca se ci penso»

*

simi “dentro” i massicci montuosi. È un pae-saggio che replica continuamente se stesso e non c’è alcuna indicazione, se non qualche sasso impilato ogni mezzora, a dirti che (forse) stai percorrendo la strada giusta…». Già, per-ché gli unici a battere e conoscere queste vie da secoli sono i beduini, tanto che si parla di Beduin’s Routes. «Non esistono i sentieri come noi li concepiamo. Anzi, spesso non c’è nem-meno lo spazio per poggiare entrambi i piedi! Certo, prima di mettersi in viaggio si consul-tano le guide che indicano i cammini migliori finora scoperti, ma sostanzialmente devi sce-glierti tu la tua strada, ed è la parte più bella: camminare, arrampicare e perdersi. Alla fine, è proprio l’avventura che vai cercando».

L’ARRAMPICATA«Con cime alte fino a 1.700 metri, le pareti possono arrivare fino a 400 metri, ma le cor-de sono lunghe massimo 50: ciò significa che c’è sempre una guida nel gruppo che proce-de, crea un ancoraggio e poi fa salire gli al-tri». E a correre i rischi maggiori è proprio la guida, Luca in questo caso, che durante la salita deve fissare degli ancoraggi intermedi, in modo da limitare gli effetti di un’eventuale caduta. «Va anche detto, però, che tra le atti-vità di montagna, l’arrampicata è la più sicu-ra. Sono molto più rischiosi il trekking e lo sci d’alpinismo»

IN CIMA«Il momento più emozionante per me è stato proprio durante un’arrampicata: ero impegna-to a scalare una parete gigantesca, quando ho sentito il richiamo del muezzin alla preghiera. Veniva dall’unica moschea presente nel villag-gio beduino di Rum, che era lontanissimo da dove mi trovavo io. Quella voce meravigliosa che arrivava dal nulla mi ha riempito il cuo-re: ho ancora la pelle d’oca se ci penso». Poi c’è l’emozione dell’arrampicata in sé, natu-ralmente, che da anni è la passione di Luca, come lo sono sua moglie e le sue figlie. «È una disciplina coinvolgente ed entusiasmante, anche se all’apparenza attrae meno di altre e fa molta più paura. Ma la parte migliore è che non finisci mai di imparare: anche se con l’età le prestazioni “calano” e non fai più i numeri che facevi a vent’anni, in realtà diventi sempre più bravo e ottieni sempre maggiori soddisfa-zioni. La sfida non consiste “solo” nell’arrivare in alto, come molti pensano, ma in tutti i passi che compi per arrivarci e nel farli sempre me-glio, come fossero passi di danza. È un gioco sottile di forza, resistenza, sensazioni e soddi-sfazioni; è un’attività completa di tecnica, pre-parazione fisica ed emotività. Ed è comunque un immenso piacere».La scalata è come un viaggio, insomma, e per questo viaggio ringrazioamo il nostro amico Luca.

ON

THE

RO

AD

PH

ITTING

AR

OU

ND

I migliori spot consigliati da Luca:

LES GORGES DU VERDON – FranciaYOSEMITE VALLEY – California/U.S.A.MARSIGLIA – FranciaVAL DI MELLO – LombardiaSUPRAMONTE – SardegnaDOLOMITI – Trentino

Dove arrampicaresu roccia?

«A un certo punto ci inoltriamo dentro una parete strettissima. La guida, intanto, ci fa guardare alle nostre spalle per osservare le rocce, i loro colori, il cielo… Ci dice “Allah ha creato tutte queste meraviglie, e l’uo-mo…”. E a quel punto ci fa voltare e rima-niamo a bocca aperta: ecco davanti a noi la parete immensa del Palazzo del Tesoro». Con una facciata di 30m x 43m, è la tom-ba più famosa di Petra, che molti avranno visto nel film cult “Indiana Jones è l’ultima crociata”. A circa 250km a sud di Amman, la capitale giordana, Petra è un’antica città interamente scavata nella roccia e rimasta praticamente abbandonata, quin-di intatta, per secoli, a causa di calamità naturali o regressioni economiche. Dal X secolo al 1812, quando la riscoprì l’esplo-ratore svizzero J. L. Burckhardt, è stata abitata solo da qualche famiglia di bedui-ni, gli abitanti del deserto. Immensi mau-solei, tesori, anfiteatri, colonnati, obeli-schi, templi: Petra ostenta ancora i segni del suo antico splendore di 2000 anni fa, quando la popolazione araba dei Nabatei ne aveva fatto uno snodo cruciale tra Asia e Mar Mediterraneo, lungo le rotte com-merciali della seta e delle spezie...

Petra«Trovatemi una pari meraviglia che non sia sotto il cielo d'Oriente, una città rossa come una rosa, antica quasi come il tempo»Dean Burgon - “Petra”.

Page 40: Phit 05

anche a casa, sPenDI Bene La TUa eneRGIa.

edisoncasa.it

24h su 24h • 7 giorni su 7

Page 41: Phit 05

41PHIT

l suo nome, “gyrotonic”, viene dall’unione delle parole greche “gyros” (curvo, tondo) e “tonos”

(da "teino" = allungarsi). Ma – attenzio-ne! – si scrive GYROTONIC®, con la “®” di marchio registrato, perché è una disciplina brevettata e può essere insegnata solo da chi possiede un tesserino di specializzazio-ne rilasciato da scuole autorizzate. È il caso del centro di training e formazione GYRO-TONIC® MILANO e di Paolo Bernasconi, uno dei suoi fondatori: sarà lui a guidare Phit in questa nuova esplorazione. «Il Gyro-kinesis™ è la base del GYROTONIC®» ci spiega. «Le due discipline si differenziano perché la seconda, più recente, può conta-re su speciali macchine, che facilitano mo-vimenti di per sé molto difficili da eseguire correttamente». Come nella tradizione delle migliori invenzioni, poi, dietro tutto ciò c’è una storia bizzarra e avventurosa… «Tutto prende le mosse da Juliu Horvath che ne-gli anni 70 è costretto a lasciare Bucarest, per sfuggire al regime dittatoriale di Nicolae Ceausescu»… Ma cosa c’entra la ginnasti-ca dolce con l’esilio? É proprio in America, dove trova asilo politico, che Horvath co-mincia a elaborare i fondamenti della disci-plina che poi si è diffusa in tutto il mondo. Ma cos’è, di fatto, il GYROTONIC®? «Si trat-ta di sessioni della durata di un’ora, che si svolgono su determinate macchine, con il co-stante affiancamento di un personal trainer

certificato. È quest’ultimo a scegliere il lavo-ro più adatto a ciascuno e a guidare passo passo nella corretta esecuzione delle postu-re. Ma la vera innovazione – continua Paolo - è che si tratta di un allenamento tridimen-sionale, che aggiunge una terza dimensio-ne alle classiche due su cui lavorano tutte le altre discipline, creando un movimento a spirale, in cui ogni muscolo del corpo si estende completamente, prima di compiere uno sforzo». In realtà, per la fluidità, l’ar-monia e l’ampiezza dei movimenti sembra di osservare dei ballerini alle prese con un demi-plié. E non è un caso, perché Horvath è stato un professionista della danza, ma anche un amante del nuoto, del canottag-gio, della ginnastica artistica. E dello yoga, tanto che a ogni esercizio è associato un preciso modello di respirazione, che riesce a coinvolgere e far lavorare i livelli muscola-ri più profondi, non solo quelli superficiali. Con la conseguenza che il tono corporeo risulta integralmente più sano e solido. Gli effetti? Un’estrema mobilità delle arti-colazioni che ci riporta ai 20 anni di età, la decompressione della colonna vertebrale schiacciata dallo stress quotidiano del la-voro e dagli altri sport (come la corsa), il potenziamento dei muscoli in fase di allun-gamento. A metà tra un training completo e un elisir di giovinezza, il GYROTONIC® può essere definito in conclusione un potenzia-mento muscolare in stretching.

ICos’è?

potenziamento in stretchingRiunisce in sé la completezza del nuoto, la saggezza antica del tai-chi, l’armonia della danza, le tecniche di respirazione del kundalini yoga, la coordinazione della ginnastica artistica… Ed è un allenamento completo, adatto a tutti e sempre più praticato. Ma in cosa consiste davvero il GYROTONIC®? Phit ve ne svela i segreti.

GYROTONIC ® federico rivatesto di

illustrazioni di luisa castellari

41PHIT

ON

THE

RO

AD

PH

ITNE

SS

anche a casa, sPenDI Bene La TUa eneRGIa.

edisoncasa.it

24h su 24h • 7 giorni su 7

Page 42: Phit 05

42PHIT

ES.01 single spiral reverseSTEP 1 Mettersi in posizione sulla macchina: seduti, con la spina dorsale eretta, le spalle aperte e il collo allungato. Spingere il petto in avanti e la spalla de-stra verso il basso.

STEP 2Tornare con le spalle in posi-zione orizzontale e inarcare la schiena, continuando il movi-mento di spinta rotatoria con le mani.

STEP 3Invertire la curva della schie-na, spingendo indietro l’om-belico. Tornare alla posizione iniziale.

PH

ITN

ES

S

Il Metodo GYROTONIC EX-PANSION SYSTEM® sfrutta ed enfatizza una necessità fondamentale del nostro corpo, un’attività talmente basilare che, di fatto, nella vita di tutti i giorni, non vie-ne presa in considerazione, se non a livello superficiale: la respirazione. Tutti noi, in-fatti, respiriamo in maniera “naturale”, senza porre la dovuta attenzione al modo in cui lo facciamo. E senza

considerare che una sincro-nizzazione scorretta di re-spiro e movimento non con-sente all'atleta di esprimere al meglio il suo potenziale in termini di forza e resisten-za. Mentre, al contrario, persino le persone più se-dentarie possono ricevere molteplici benefici nell’uti-lizzare il respiro in maniera cosciente. Attraverso le sue molteplici esperienze come atleta e danzatore e grazie

agli studi approfonditi sulle pratiche del kundalini yoga, Juliu Horvath ha posto nuo-vamente l’attenzione sulla respirazione. Per ottenere un movimento più fluido, infatti, gli esercizi del GYRO-TONIC® sfruttano specifi-che dinamiche respiratorie, oltre alla resistenza conti-nua data dalla macchina. A ogni esercizio è quindi abbi-nato un modello di respira-zione corrispondente.

la respirazione

juliu horvath

C ' e r a una vol-ta Juliu Horvath, unghere-se di na-scita ma

cresciuto in Romania, che negli anni 70 fu costretto a lasciare Bucarest, per sfug-gire al regime dittatoriale di Nicolae Ceauşescu. Trovò asilo in America, dove rea-lizzò il suo sogno: entrare a far parte dello Houston

Ballet (in patria era già un conosciuto ballerino). Du-rante un’esibizione, però, si ruppe il famigerato tendine d’Achille e vide la propria carriera di ballerino stron-cata. Erano gli anni 80 e fu proprio da lì che, praticando lo yoga a scopo terapeuti-co, cominciò a sviluppare le sue innovative teorie, che avrebbero posto le basi dapprima del Gyrokinesis™ e, successivamente, del GYROTONIC®. Lui stesso,

con le proprie mani, costruì le attrezzature del Gyroto-nic Expansion System®, che sono a tutt’oggi usate nella disciplina. Un pioniere, in-somma: uno che ha iniziato a far conoscere le sue idee allenandosi a Central Park ed è ora il rinomato mae-stro di una pratica sempre più conosciuta e apprezza-ta nel mondo, tanto che è l’unico a poter autorizzare i certificati dei Trainers Gyro-tonic®.

Page 43: Phit 05

43PHIT

holding split straps ES.03

STEP 1 Partire da una posizione con la testa in giù, la schiena in arco e le braccia lungo il corpo con gli straps alle mani.

STEP 2 Risalire inspirando partendo dal petto (schiena in arco), aprendo le braccia e finendo seduti con le braccia lungo il busto.

STEP 3 Eseguire una piccola flessione in avanti del busto, mentre le mani vanno a posizionarsi dietro il sacro e spingere l'ombelico in dentro. Le mani salgono verso le scapole con un'espirazione. Questo movimento incrementa l'apertura della zona lombare.

archbody steppingES.04

STEP 1 Posizionarsi con le scapole appog-giate al supporto e i piedi sul se-condo piolo della scala.

STEP 2 Portare il piede sinistro sull’ultimo piolo sopra la propria testa.

STEP 3 Estendere la gamba destra e porta-re la testa verso il basso, inarcando la schiena. Ripetere l’esercizio con l’altra gamba. O

N TH

E R

OA

DP

HITN

ES

S

ES.02

STEP 1 Posizionarsi davanti alla macchina Pulley Tower con la schiena dritta e le ginocchia leggermente piegate. Con le spalle ben aperte, allungarsi verso l’alto.

STEP 2Rotare la colonna vertebrale, con il braccio sinistro che spinge verso la Tower e l’avambraccio che spin-ge indietro (il gomito è leggermente piegato). La testa passa da destra a sinistra velocemente.

STEP 3Ripetere lo STEP 2 con l’altro brac-cio.

twist and pull continuous

Page 44: Phit 05

44PHIT

catback arch and curl ES.06

STEP 1 Eseguire la posizione del “gatto”, con la schiena curva e le mani sul disco del pro-peller.

STEP 2 Ruotare il propeller di 180°, portando la schiena da una posizione di curva a una po-sizione di arco, spingendo gli ischi nella direzione opposta del propeller.

STEP 3Partendo da una spinta dell'ombelico, riportare il propeller in posizione di par-tenza, passando da un arco a una curva. In questo modo si effettua un giro di 360° col propeller.

side arch ES.07

STEP 1 Posizionarsi seduti con i pie-di dentro le straps, le mani allacciate dietro il collo e la schiena dritta.

STEP 2 Sollevare la gamba destra sulla macchina Leg Exten-sion e flettere la schiena sull’asse frontale verso de-stra.

STEP 3 Tornare alla posizione inizia-le, ripetendo lo STEP 2 dalla parte opposta.

kneeling splits ES.05

STEP 1 Posizionarsi con il ginocchio sinistro posto sul cuscino e il piede destro sul disco del binario. Le mani sono appog-giate alla parallela, la schie-na dritta.

STEP 2 Stendere la gamba destra, facendo scorrere il disco sul binario.

STEP 3 Cercare la migliore spaccata possibile, lavorando sull’asse sagittale.

PH

ITN

ES

S

Page 45: Phit 05

45PHIT

leg curlES.08

STEP 1 Sdraiarsi sulla panca con le brac-cia distese e i piedi puntati allac-ciati agli straps. Effettuare una piccola curva lombare verso l’alto.

STEP 2 Con lo sguardo in alto, sollevare il braccio destro e la gamba sinistra, invertendo la curva della schiena.

STEP 3 Tornare alla posizione iniziale, ri-petendo lo STEP 2 dalla parte op-posta.

ON

THE

RO

AD

PH

ITNE

SS

È l'unica Struttura Regi-strata e Attrezzata con GYROTONIC® EXPANSION SYSTEM e Gyrokinesis™ a Milano. L’idea nasce dall’in-contro di tre danzatori pro-fessionisti e dalla voglia di trasmettere la loro espe-rienza applicata al GYROTO-NIC®. Il team è composto da Selene Manzoni, Mauro Barbetta e Paolo Bernasco-

ni. Danza classica, golf, arti marziali sono solo alcuni dei format che vengono appli-cati all’interno della lezione. Inoltre, anche chi voglia di-ventare trainer può iniziare a completare il percorso di formazione all’interno dello studio stesso, come ha fat-to Marco Gialinà, ora tiroci-nante.www.gyrotonicmilano.com

i benefici del gyrotonic

gyrotonic milano

migliora la mobilità delle ar-ticolazioni e l’uso pieno del-la capacità motoria in ogni direzione

rende più mobile la colonna vertebrale, liberandola dalla rigidità

migliora la circolazione del sangue e dei liquidi linfatici, attraverso la stimolazione aerobica e cardiovascolare

stimola e rinforza il sistema nervoso per migliorare la contrazione e l’estensione muscolare

migliora le capacità di eli-minazione delle tossine, dei cattivi odori, dell’alito catti-vo, dei gas e di tutti gli altri elementi di rifiuto che sono un ostacolo per il funziona-mento corretto dell’organi-smo

crea una percezione più chiara dei sensi

crea più armonia ed equili-brio nei flussi di energia

crea una migliore coordina-zione attraverso la rigene-razione neuro-muscolare

si concretizza in una postu-ra corretta e in un fisico più armonioso

Page 46: Phit 05

edisoncasa.it

24h su 24h • 7 giorni su 7

PASSA A EDISON E RISPARMIA SULL’ENERgIA DI cASA. è FAcILE, VELOcE E gRATUITO.

UN RISPARMIOgARANTITO10% SULLA COMPONENTE ENERGIADEL PREZZO DELL’ELETTRICITÀ (PED) E 5% SULLA COMPONENTE MATERIA PRIMA DEL PREZZO GAS INDICATO DALL’AUTORITÀ (CCI).

PREZZO BLOccATOPER 2 ANNIDELLA COMPONENTE ENERGIADEL PREZZO DELL’ELETTRICITÀ (PED) O DELLA COMPONENTE MATERIA PRIMA DEL PREZZO GAS INDICATO DALL’AUTORITÀ (CCI).

SENZA cANONEE cOSTI FISSIPAGHI SOLO L’ELETTRICITÀE IL GAS CHE CONSUMI.

PREZZO SPEcIALE E BLOccATOPER UN ANNOATTIVABILE SOLO ON-LINE:TUTTA LA COMODITÀ DEL WEB.

RISPARMIARE NON cOSTA FATIcA cON EDISON LUcE&gAS.

LUcE&gAS ZEROcANONE

LUcE&gAS WEB

LUcE&gAS ScONTOSIcURO

LUcE&gAS PREZZOFISSO

Page 47: Phit 05

edisoncasa.it

24h su 24h • 7 giorni su 7

PASSA A EDISON E RISPARMIA SULL’ENERgIA DI cASA. è FAcILE, VELOcE E gRATUITO.

UN RISPARMIOgARANTITO10% SULLA COMPONENTE ENERGIADEL PREZZO DELL’ELETTRICITÀ (PED) E 5% SULLA COMPONENTE MATERIA PRIMA DEL PREZZO GAS INDICATO DALL’AUTORITÀ (CCI).

PREZZO BLOccATOPER 2 ANNIDELLA COMPONENTE ENERGIADEL PREZZO DELL’ELETTRICITÀ (PED) O DELLA COMPONENTE MATERIA PRIMA DEL PREZZO GAS INDICATO DALL’AUTORITÀ (CCI).

SENZA cANONEE cOSTI FISSIPAGHI SOLO L’ELETTRICITÀE IL GAS CHE CONSUMI.

PREZZO SPEcIALE E BLOccATOPER UN ANNOATTIVABILE SOLO ON-LINE:TUTTA LA COMODITÀ DEL WEB.

RISPARMIARE NON cOSTA FATIcA cON EDISON LUcE&gAS.

LUcE&gAS ZEROcANONE

LUcE&gAS WEB

LUcE&gAS ScONTOSIcURO

LUcE&gAS PREZZOFISSO

Page 48: Phit 05

48PHIT

PH

IT IN

SID

E

Page 49: Phit 05

49PHIT

High Times, Jamiroquai

backcountryfreestylelin

ecatch

er

A vedere i loro video non ci si crede: neve fresca, rocce, cliff alti 50 metri, salti di 25 metri, backflip, tricks improvvisati al momento e 500 metri di montagna nuda e cruda sotto i loro sci. In real time, vanno a caccia della linea giusta per arrivare in fondo. Ecco il Linecatcher e il suo ultimo fre-schissimo campione: Markus Eder.

micol della pennared bull photofiles

a cura difoto

Markus Ederfoto di Klaus Polzer, Red Bull Photofiles

PH

IT INS

IDE

+

Page 50: Phit 05

50PHIT

«Puoi metterci tutta la lucidità, la preparazione e la conoscenza della neve che hai, ma se non ti va bene…»

un mix pazzesco di freeride e free-style sugli sci. E, soprattutto, è uno degli eventi più spettacolari organiz-

zati dal team di Red Bull: il suo nome è Red Bull Linecatcher. Si tratta di una competizione in cui gli atleti fanno riding fuori pista, cimen-tandosi in tricks mozzafiato. Ma il bello è che devono trovare in diretta la propria “linea” di discesa, ovvero la strada giusta per arrivare fino in fondo. Una scelta che dipende dal per-

corso, dal terreno, dai cliff, dalle evoluzioni che sanno fare meglio, dalla velocità (dopo un salto si può arrivare fino a 80km/h). Ma an-che dall’inventiva, dall’istinto e dalla fortuna. E se si sbaglia la linea? Si rischia di cadere e farsi veramente male. Carpe diem: questa è una sfida in real time tra l’uomo e la mon-tagna. Francia, Vars, gennaio 2011, Red Bull Linecatcher. Ecco il podio: primo il canadese Sean Pettit, secondo l’italiano Markus Eder e

terzo l’americano Tim Durtschi. Ma è Markus a lasciare tutti a bocca aperta: un ragazzo-ne altoatesino di 21 anni, che prima di que-sto momento non ha mai partecipato a una gara di freestyle in vita sua. È un professio-nista e scia da 14 anni, certo, ma solo negli snowpark. Lui ci prova, convinto di non pas-sare nemmeno le qualificazioni, e invece ecco-lo lì, a sbaragliare tutti gli altri. Markus è uno che “ci dà di brutto”, insomma, tanto per usa-

È

foto di Damiano Levati, Red Bull Photofiles

foto di Damiano LevatiRed Bull Photofiles

PH

IT IN

SID

E

Page 51: Phit 05

51PHIT

PH

IT INS

IDE

re un’espressione che userebbe lui. Phit lo contatta subito dopo la gara e la chiacchierata è un bagno di energia pura. Energia, sì, perché la trasmette da tutti i pori. La trasmette con il suo viso sempre sorridente e con il suo blog pieno di entusiasmo (e di faccine e di foto e di punti esclamativi!). La trasmette con la sua anima da sportivo, il suo amore per la vita, la natura, il rischio. Lui è uno che dimostra di buttarsi vincendo la paura, di saper perdere ammirando sinceramente le prodezze degli avversari, ma anche di saper gioire quando vince. Markus ha qualcosa in più, quel qualcosa che gli fa dire «non so spiegarti cosa provo: tutto lo sport è la mia vita, e senza sciare non sono più capace di stare».

LINECATCHER: COS'È«Il Red Bull Linecatcher è l’unica gara dove mettono i cliff in mezzo alla montagna», ci spiega candi-damente Markus. Appare subi-to come un ragazzo semplice, diretto e simpaticissimo, con un irresistibile accento germanico, lo slang colorito dei 20 anni e qualche stram-bo neologismo tipico delle zone di frontiera (è originario di Brunico – BZ). «L’unica altra competizione simile è la Red Bull Cold Rush, che si svolge in America. Tutte le altre gare di freeride, invece, non prevedono salti particolari: si scende liberamente sulla neve fresca, magari con qualche cliff alto, ma senza tricks, mentre il backcountry freestyle è pieno di backflip, ma non prevede un vero e proprio percorso di ri-ding». Ma chi si aggiudica la vittoria di una gara come il Red Bull Linecatcher? «Vince chi

“fa la linea” più bella da vedere e i tricks più difficili. Il campione di quest’anno, per esem-pio, ha fatto i salti più grossi, “chiudendo” bene tutto, senza mai frenare troppo». A valutare le prestazioni di ciascuno, attribuendo i punteg-gi che vanno a costituire la classifica finale, è una giuria posta all’arrivo.

MARKUS EDERE la giuria, in questo caso, ha deciso che a conquistare il secondo posto è “il novizio” Markus… «Eh sì – sorride – e io ne sono su-

percontento: non se lo aspettava nessuno, tantomeno il sottoscrit-to! Perché di solito non sono un freerider, scio negli snowpark che “sono fatti col gatto” (delle nevi, ndr) e mi alleno sul sicu-ro, mentre nel freeride non sai mai com’è la neve quando at-terri». Così Markus ci racconta la sua “prima volta”: «Franz, il mio manager, mi ha comunica-to che ero stato invitato per le “qualifiche“ di Red Bull Line-catcher solo un mese e mezzo prima della gara. All’inizio, guardando i video, ho pensato “ma sì, dai, posso farlo anche io”… Per fortuna, poi, a casa mia ha nevicato in abbondan-za quest’anno e mi sono potu-to allenare molto. Ero curioso e contento». Felicissimo anche di salire per la prima volta sull’e-licottero che trasporta gli atleti sulla vetta, dove, finalmente ci si trova faccia a faccia con la discesa da affrontare. «Vedere il percorso dalla cima è incre-dibile: la “linea della natura” è pazzesca… A inizio gara il cuo-re mi stava per scoppiare: ero supernervoso! Poi dopo le prime curve è andato tutto da sé: al

primo round ho chiuso la linea bene e mi sono sentito più tranquillo, più sicuro. Poi c’è stato il secondo giro e l’ho fatto con un trick in più, scegliendo una linea ideale per me. E dopo il terzo round… sono arrivato secondo!».

LA SORTEMa nella scelta della linea giusta, c’è anche una buona dose di fortuna, e gli atleti lo san-no fin da quando, il giorno prima della gara, si estraggono i nominativi per l’ordine di di-

Markus Eder nasce a Brunico (BZ) nel 1990. Inizia a sciare all’età di tre anni e a fare free-skiing nel 2005 tre anni prima di terminare la scuola superiore. È ufficialmente italiano, ma parla molto meglio il tedesco. Bion-do teutonico, altissimo, sorriso stampato in faccia, è un ragazzo simpaticissimo e chiacchierone, che vive per lo sci e per i suoi amici del pub, tutti snowboarder o freestyler. Nel 2010 ha conclu-so una stagione spettacolare con la vittoria alla Nine Knights di

Oberstdorf – Nebelhorn, e mol-ti altri primi posti (Kumi Yama, Open Champs). È spesso invita-to agli eventi più importanti del-la categoria e ama girare i video dei contest perchè riesce così a esprimere il massimo della sua creatività, esattamente come quando gareggia alla ricerca del trick più fantasioso. Vuole anda-re fino in fondo alla carriera di freeskier, senza mai perdere la gioia di sciare. Dice di sé: «quan-do scio sono felice, questo è ciò che voglio fare!»

foto di Damiano LevatiRed Bull Photofiles

foto di Samo VidicRed Bull Photofiles

Markus Eder,foto di Kluas Polzer, Red Bull Photofiles

Page 52: Phit 05
Page 53: Phit 05

Carpe diem: una sfida in real time tra l’uomo e la montagna

scesa: chi va per primo trova la neve più fresca, ma non ha idea dei risultati degli al-tri. Chi scende dopo, invece, viene caricato anche dalle prestazioni avversarie, ma non può comunque vederle perché sono coper-te dal salto finale. «Sì, il giorno prima della gara ognuno ha assegnato un numerino che poi viene tirato su da un sacchetto. Tipo lotte-ria… Ma la fortuna c’entra anche nella scelta del tuo salto: puoi metterci tutta la lucidità, la preparazione e la conoscenza della neve che hai, ma se non ti va bene…». Se non ti va bene, rischi cadute anche pesanti: «durante le qualificazioni – racconta Markus – un ra-gazzo ha fatto la sua linea e ha chiuso tutto bene, ma poi è finito sulla tenda di Red Bull, è scivolato sulla neve fresca, gli si è aperto lo sci e ha sbattuto contro un albero a una velo-cità incredibile, spaccandosi una spalla. Un altro ragazzo, invece, ha effettuato un cork 7 ma non è riuscito a completare la rotazione ed è saltato su un sasso: per fortuna non si è fatto niente. Ha avuto un culo grandissimo!».

ROBA DA MATTI?«No, non ti senti un pazzo», risponde Markus di cuore (e di pancia). «Non so come dire, ma per chi lo fa è normale rischiare. Sai che è pe-ricoloso, ma sei sicuro che andrà tutto bene. Ogni tanto si cade, sì, ma quando sei lì non stai certo a pensare di cadere!». E – sorpre-sa – c’è anche qualche donna che ci prova: «non ce ne sono molte, perché per fare una cosa del genere devi essere sicuro dentro, nella testa. Le donne, forse, lo sono meno, perciò risultano più brave nel race… Però co-nosco delle ragazze forti nel freeride, come Ane Enderud: la migliore. Poi c’è Keri Her-

man, la più brava nello snowspark». Ci vuole passione, per il Linecatcher e forse Markus ha vinto perché di passione ne ha da ven-dere: ha iniziato a sciare a 4 anni, conosce la neve come le sue tasche e sente la mon-tagna come il suo habitat naturale, tanto che – scrive sul suo blog – «l’estate è proprio una stagione di m…!». A Phit confessa anche che spesso nei mesi caldi fa l’elettricista per sbarcare il lunario, ma quest’anno, anche con il premio appena ricevuto (3.000 euro per il secondo posto) potrà finalmente an-dare a sciare in Nuova Zelanda.

UN RAGAZZO DI 20 ANNIScusa, Markus, ma i tuoi cosa dicono di tutto ciò? «Mio padre, pur avendo paura, mi ha sempre aiutato, fin da quando ho ini-ziato seriamente, cinque anni fa. Allora non avrebbe mai pensato che sarei arrivato a certi livelli, ma quando se ne è reso conto, mi ha detto che posso fare quello che voglio perché so quello che faccio»… E la mamma? «Lei ha veramente paura, e non ne vuole sa-pere niente, anche se non viene a dirmelo»… Eppure, a dispetto delle acrobazie estreme che ama, Markus sembra un ragazzo molto più sano e saggio di tanti altri suoi coetanei. La vita quotidiana? Quella di ogni ventenne che abita in una località turistica di mon-tagna: qualche volta in discoteca, special-mente in inverno quando ci sono molti tu-risti, e più spesso al pub, frequentato dagli amici freestyler e snowboarder («quello è il posto più bello!»). Per il resto, sci, sci e anco-ra sci: «non so spiegarti cosa provo, ma tutto lo sport è la mia vita, senza sciare non sono più capace di stare».

linecatcher

53PHIT

PH

IT INS

IDE

foto di Damiano LevatiRed Bull Photofiles

foto di Vegard BreieRed Bull Photofiles

foto di Samo VidicRed Bull Photofiles

Page 54: Phit 05

54PHIT

PH

IT T

HE

RA

PY

a cura di

vincerecon la testa

alberto brigidini

Per diventare dei campioni non bastano talento, abilità tecnico-tattiche e preparazione fisi-ca. Ci vuole anche un buon training mentale. Determinazione, tenacia, grinta, convinzione: tutti elementi che si possono imparare con un (mental) coach che alleni la nostra… testa! Phit ne parla con Claudio Belotti: uno dei più stimati professionisti del settore.

Lewis Hamilton, Serena Williams, Michael Jordan, Andre Agassi: cosa hanno in comune questi "magnifici quattro"? Sono tutti dei campioni: questo è ovvio. Ma c'è anche dell'al-tro, qualcosa che è strettamente connesso alle loro performance agonistiche e, soprattutto, alle loro vittorie più straordinarie. Qualcosa che ne costituisce spesso la base fondante e il punto di partenza. Contrariamente alla credenze più diffuse, infatti, il successo spor-tivo, il record e “il miglior tempo” non sono solamente il risultato del livello di preparazione fisica. Una vittoria è fatta anche, e soprattutto, di testa. Purtroppo fino a qualche anno fa l'aspetto mentale è stato trascu-rato dagli atleti stessi per diversi motivi, tra cui lo spauracchio del "dover andare dallo psicologo". Ma oggi, grazie alla figura del mental coach, il training mentale è diven-tato sempre più pratico, accessibile e diffuso.

Phit ne parla con Claudio Belot-ti, pioniere del coaching in Italia. Tanto che, con alle spalle 20 anni di attività, ha aiutato a migliorare le performance, e quindi l’esistenza stessa, di manager, uomini, donne e atleti professionisti, tra cui Giu-seppe Signori e Filippo Volandri. È, inoltre, un esperto internazionale di PNL, ovvero Programmazione Neuro-Linguistica, il metodo em-pirico che sta alla base del mental coaching e che nasce negli anni 70 in California, per poi diffondersi in tutto il mondo. Per essere precisi, anzi, possiamo definire il coaching come l’applicazione della PNL allo sport. Ma in che modo possiamo pre-disporre il nostro atteggiamento mentale verso il miglioramento del risultato sportivo? Insomma, come possiamo vincere? «Per migliorare, dobbiamo prima osservare, cono-scere e poi cambiare» spiega Be-lotti. «Il nostro punto di partenza è quindi l'apprendimento, ovvero quel

Page 55: Phit 05

55PHIT

PH

IT THE

RA

PY

Osservare, conoscere e poi cambiare.processo di modificazione del comporta-mento che si basa sull'esperienza, per poi perdurare nel tempo. In particolare, il cambiamento prende “a modello” gli atteggiamenti vincenti nelle più diverse discipline sportive, dopo averli osserva-ti attentamente». Un processo definito tecnicamente “Modeling”, che rappre-senta una delle tecniche base della PNL e quindi del coaching. «Ma bisogna fare attenzione: per ottenere risultati soddi-sfacenti, evidenti e in tempi ragionevol-mente contenuti, il coaching deve essere concretizzato da un professionista, ov-vero da persona adeguatamente prepa-rata». Quindi è bene rivolgersi solo agli esperti certificati. Ma ciò che conta davvero è il risultato finale? «Esattamente. Il coa-ching è un approccio pragmatico che si basa sul riconoscimento delle cosiddette “interferenze”, siano esse “interne”, come lo stato d'animo personale o eventuali in-fortuni, oppure esterne (l'avversario, l'ar-bitro). Il nostro obiettivo pratico è di ridur-

re le interferenze al minimo». E visto che parliamo di risultati, eccovi una sempli-ce formula: “P – I = p”, che significa “Po-tenziale – Interferenze = performance”, dove la seconda "p" è volutamente scrit-ta minuscola, perché le performance sono sempre inferiori al potenziale, per colpa delle interferenze che le indeboli-scono. «Questa formula - spiega Claudio Belotti – è stata messa a punto dall'a-mericano Timothy Gallwey, colui che ha fatto conoscere il coaching a livello mondiale». Ancora, però, non abbiamo capito bene come lo stato mentale pos-sa in concreto influire sulla performan-ce fisica… «Prendiamo ad esempio una brutta sconfitta o un infortunio. È chiaro che dopo questi eventi sia necessaria una fase di recupero, ma è altrettanto chiaro che il recupero stesso è influen-zato negativamente, se non ostacolato, dalle tensioni accumulate per la partita persa o per il timore di farsi nuovamente

male. È qui che interviene il mental co-ach – prosegue Belotti - con un’altra tec-nica della PNL chiamata “Imagering”». Si tratta della visualizzazione dei propri obiettivi, non solo con la vista, ma at-traverso l'intera sfera sensoriale. «È una fase fondamentale e molto delicata nel recupero di ogni atleta, perché è proprio lì che ciascuno affronta i suoi limiti e le paure che nascono dalle proprie convin-zioni». Ma allora il limite è qualcosa che spesso ci costruiamo noi stessi? «Proprio così», conferma Belotti, che in proposito ci racconta uno degli esempi maggiormen-te citati da formatori e motivatori sportivi di tutto il mondo. «Roger Bannister fu il primo uomo a correre il miglio terrestre sotto i 4 minuti. Era il 1954. E sino ad allora, quest’impresa era stata ritenuta impossibile, completamente al di fuori della portata umana. Be’, da quel giorno, nei soli quattro anni successivi, ben 46 atleti raggiunsero il medesimo risultato».

Page 56: Phit 05

S U N G L A S S E S H A N D M A D E I N I T A L Y

SUNLENS BY

ADV_Single.indd 1 09/12/10 15.42

Page 57: Phit 05

57PHIT

glossario

PH

IT THE

RA

PY

È anche definita come “la scienza dell'eccellen-za umana”. Si tratta di un metodo empirico volto allo sviluppo e alla cre-scita personali, che ha come base lo studio della struttura dell'esperienza soggettiva. Nello specifico, la parola “programmazione” in-dica che tutte le nostre azioni avvengono tramite processi neurologici cui seguono specifici com-portamenti. E il modo in cui agiamo può essere ricondotto a "programmi" riproducibili. Ciò significa anche che è possibile ope-rare precise scelte di or-ganizzazione delle proprie azioni e idee, per il perse-

guimento degli obiettivi personali. Il termine “neuro”, invece, denota che l'esperienza soggettiva è filtrata dal si-stema nervoso attraverso i cinque sensi. Ciascuno di noi percepisce il mondo esterno secondo una pro-pria mappa che è sì una rappresentazione sogget-tiva della realtà, ma non coincide con essa. Con “linguistica”, infine, si in-tende sottolineare che i processi neurologici sono espressi attraverso il lin-guaggio, non solo verbale. La PNL si occupa di stu-diare, modellare e ripro-durre i comportamenti delle persone che hanno risultati eccellenti in vari

ambiti della vita. È una disciplina nata in Cali-fornia all'inizio degli anni 70, grazie ad anni di ri-cerche e alle intuizioni geniali di John Grinder e Richard Bandler. I mo-delli, le presupposizioni e le tecniche di questi ulti-mi, poi, sono a tutt’oggi in continua evoluzione, anche grazie all'apporto di nuovi abili trainer. Le tecniche della PNL posso-no essere applicate ai più diversi ambiti della vita, dunque anche allo sport, per ottenere un migliora-mento personale. Bibliografia: "PNL per lo sport" di Ted Garratt. Edi-tore: NLP Italy–Alessio Roberti Editore.

la Programmazione Neuro-Linguistica

coaching

È l’applicazione pratica della PNL alle più diverse discipline sportive, in particolare nella fase preparatoria. Chiamato anche “allenamento mentale”, il coa-ching ha come obiettivo quello di minimizzare o trasformare le interferenze (interne ed esterne) che riducono il potenziale perso-nale, influendo negativamente sulla performance sportiva.

È l’apprendimento che nasce dall'osservazione e dalla ripro-duzione di comportamenti e azioni di successo. Studiando i modi di pensare e gli atteggia-menti delle persone “vincenti”, infatti, si possono raccogliere dati sufficienti per ricostruire un “programma” di successo universalmente valido e ripro-ducibile per tutti.

È il processo di visualizzazione degli obiettivi che avviene trami-te l'intera sfera sensoriale. Nel coaching rappresenta una fase fondamentale, in quanto affron-ta convinzioni negative, limiti e paure, come quelle di non esse-re all'altezza, di non farcela, di infortunarsi nuovamente.

il breve glossario del Mental Coaching

modeling

imagering

àncora

“Àncorare” significa stabilire dei segnali o degli inneschi di rico-noscimento collegati a uno o più specifici stati d’animo. Una di-namica che prende le mosse dai processi di associazione, ovvero dalle risposte interne agli stimoli esterni, siano essi casuali o con-trollati. Le àncore, quindi, pos-sono essere generate natural-mente o create appositamente.

Pnl

Possiamo allora capire quanto la visualizzazio-ne di un traguardo e la convinzione di poterlo raggiungere siano aspetti tutt'altro che seconda-ri. Incalzato dalla nostra curiosità per l’argomento sempre più interessante, Belotti ci spiega anche quali sono gli stimoli, i segreti e le tecniche per indirizzare la nostra men-te verso la convinzione di potercela fare. «La nostra mente è sempre attiva, anche mentre dormiamo, attraverso i sogni. Per ot-tenere una determinata risposta ci vuole un certo stimolo, che è unico e ri-conoscibile da noi stessi. Può essere un suono, un gesto, un segno». La mu-sica, per esempio, ha un forte potenziale stimolan-te: il sound di una certa canzone può scatenare in noi un determinato impulso a tirare fuori la grinta, a sentire meno la fatica e via dicendo. Senza nemmeno accor-gerci, stiamo parlando di un’altra tecnica del-la PNL: l’Ancoraggio. «In termini tecnici, l'àncora

è uno stimolo cui è legata una determinata rispo-sta. Pensate a un tenni-sta che stia per effettuare un servizio o a un palla-volista alla battuta: se ci fate caso la maggior parte delle volte questi atleti ef-fettuano dei microrituali prima di compiere quel gesto. Se a volte ciò av-viene inconsciamente, in molti casi, invece, stanno effettuando degli “anco-raggi”, per cercare di en-trare in un determinato stato d'animo che per-metta loro di aumentare le chance di fare un ace o un punto diretto». Come tiene a specificare Cladio Belotti, però, l’ancorag-gio non è da confondersi né con la scaramanzia né con i suoi relativi gesti o rituali. Se non si fosse capito, infatti, siamo di fronte a un metodo as-solutamente pragmatico, che permette di ottenere risultati effettivi in breve tempo. Insomma, fato e “dea bendata” c'entrano davvero poco. La doman-da sorge spontanea: ma allora potenzialmente sia-mo tutti dei campioni? «La

convinzione, nello sport come nella vita in gene-rale, funge da propellente per giungere alla meta» conclude Belotti. «Molti grandi atleti sono dive-nuti tali proprio perché, prima di tutto, si sono autoconvinti di potercela fare. Un atteggiamento coltivato poi con l'eserci-zio mentale, il lavoro su se stessi e l’allenamento. Un atteggiamento che di-venta fondamentale, spe-cialmente quando le cose non vanno bene». E che le cose non vadano bene ca-pita a tutti noi, anche ai più forti campioni. In quel momento le convinzioni limitanti e i pensieri ne-gativi non fanno altro che porre i presupposti per impedire il raggiungimen-to di qualsiasi risultato. Non solo sportivo. Non dimentichiamocene. Phit ringrazia il coach degli sportivi Claudio Belotti. E, visto l'argomento vera-mente interessante, pro-mette che a breve arriverà la seconda puntata dedi-cata al mental coaching, perché vincere è anche una questione di testa.

Page 58: Phit 05

LUI Shorts tecnici EVERLAST Casco ADIDAS Bendaggi elastici LEONE1947

LEI Canotta doppia con rete interna CK CALVIN KLEIN Guantoni da boxe EVERLAST

Page 59: Phit 05

a cura di Simona Contaldofoto di Andrea Benedetti

stylist: Luca Incanimakeup: Barbara Devoti

location: palestra “University of Fighting“ Milano

STILE ALLECORDE

Guantoni da boxe e mini dress. Shorts over-size e plissé di seta. Moda e sport questa volta salgono sul ring: è il match di Phit.

Page 60: Phit 05

60PHIT

A SINISTRA Canotta grigia lurex CK CALVIN KLEIN

Shorts tecnici ADIDAS Scarponcino da boxe, casco e borraccia LEONE1947

A DESTRABlusa di seta e sandali spuntati con plateaux MAURO GRIFONI

Calamity Jane di Juliette Has A Gun

Page 61: Phit 05

61PHIT

Page 62: Phit 05
Page 63: Phit 05

A SINISTRA Pantaloni tuta LE COQ SPORTIF

Bendaggi elastici LEONE1947 Stivaletti da boxe ADIDAS

A DESTRA Shorts tecnici e scarponcini da boxe ADIDAS

Felpa DMAJUSCULE

Page 64: Phit 05
Page 65: Phit 05

A SINISTRA LUI T-shirt doppia GRIFONI DENIM Bermuda MAURO GRIFONI Stivaletti da boxe e bendaggi elastici LEONE1947LEI Minidress di seta MAURO GRIFONIScarpe con chiusura a strappo GRIFONI DENIM Paraseno tecnico VANDAL

A DESTRA Asciugamano LEONE1947 Shorts LE COQ SPORTIF Guantoni da boxe EVERLAST

Page 66: Phit 05
Page 67: Phit 05

67PHIT

LEI Canotta HTC

Not A Perfume di Juliette Has A Gun

SULLA PANCA da sinistraScarponcino da boxe ADIDAS

T-shirt felpata HTC Top tecnico NIKE

SULLE GRUCCIE da sinistra Canotta di cotone NIKE Shorts tecnici ADIDAS

Scarponcini bianchi EVERLAST Casco e guantoni da boxe ADIDAS

Page 68: Phit 05

Il cielo blu che-più-blu-non-si-può, la neve bianchissima, il sole in faccia, la natura davanti e il mondo intero ai piedi. Tanto meglio se ai piedi c'è anche un bel paio di sci nuovi fiammanti. Pronti... via! Ma siamo sicuri che la nostra “settimana bianca” sia anche “green” e rispettosa dell'ambiente?

la settimana "verde"giorgio alfieria cura di

ebbrezza d'alta quota è una sensazione familiare a tutti gli amanti degli

sport invernali, della montagna e delle celeberrime “settimane bianche”. È rinascere con l'aria frizzante, respirare a pieni polmoni, “assaggiare” i fiocchi appena caduti, circondarsi di colori cristallini. È

l'adrenalina, quel volo pazzo in discesa di cui si percepisce ogni secondo come al “rallenty”. Con gli sci, con la tavola, in freestyle. È la libertà, la potenza della natura... Ma dietro agli scenari idilliaci e bucolici di cui amiamo riempirci gli occhi (e le vacanze), si nascondono gli effetti del massiccio, spesso sconsiderato,

intervento umano che, ancora una volta, rischia di distruggere tutto. Basti pensare a cosa accade a una montagna che se ne sta lì da secoli tutta tranquilla e intatta, con il suo ecosistema di fauna e flora e l'aria pura, quando qualcuno decide di costruirci sopra una località sciistica. Ovvero piste, impianti di

L'

68PHIT

EC

OP

HIT

Page 69: Phit 05

muoversi

È preferibile muoversi in treno o condividendo un'automobile e, una volta in loco, usare le

navette e i mezzi pubblici.

Tutti possiamo contri-buire a un soggiorno nel rispetto dell'am-biente con alcuni ac-corgimenti.

69PHIT

risalita e di innevamento, residence, hotel (e - perché no? - boutique), parcheggi, automobili, navette, gatti e mostri delle nevi. Accade allora che la nostra montagna subisca processi di disboscamento e cementificazione, consumi abnormi delle sue risorse energetiche e idriche, emissioni tossiche, forme di inquinamento acustico e atmosferico, produzione di ulteriori “montagne” di rifiuti da smaltire. Insomma, accade che a pagare il prezzo troppo alto del nostro piacere di indossare gli sci, bere la cioccolata calda in baita e far nevicare (artificialmente) quando ci pare, sia proprio l'ambiente che ci ospita. Su larga scala, poi, il globo si surriscalda, i ghiacci si sciolgono, le stagioni impazziscono, nevica sempre meno, il terreno frana e anche le nostre settimane bianche rischiano di andare a farsi benedire.

Ecco perché a correre ai ripari (o, meglio, ai “rifugi”) sono sempre di più gli stessi gestori degli impianti e delle infrastrutture turistiche.

Incluso il Comitato Olimpico di Vancouver (Olimpiadi Invernali 2010) che, dopo lo scempio ambientale lasciato dai Giochi di Pechino, ha deciso di dare il via alle prime olimpiadi eco-sostenibili della storia.

Le aree di intervento principali perché una stazione sciistica riduca il più possibile il suo impatto ambientale sono l'autosufficienza energetica, l'impiego di risorse naturali rinnovabili (pannelli solari e turbine eoliche), l'uso di materiali riciclati e riciclabili, il miglioramento dell'isolamento termico e la riduzione del ricorso a neve artificiale. Basti considerare che i metri cubi usati per innevare una montagna in una stagione potrebbero dissetare un milione e mezzo di persone. Ma ci sono anche interventi più fattibili, per tempistiche e costi, come, per esempio, la cosiddetta “mobilità dolce”, che comprende l'interdizione di ampie aree al traffico, il miglioramento dei servizi di trasporto pubblico, l'introduzione di car-sharing e mezzi “green”. Il tutto al fine

di limitare la circolazione di automobili e l'emissione di anidride carbonica. Molti comprensori, poi, hanno già adottato l'Eco-skipass: un pass gratuito per chi raggiunge la località sciistica in treno o con un'automobile condivisa.

Poi ci sono i produttori di attrezzature sportive e abbigliamenti tecnici, che si sono affrettati a introdurre materiali ecocompatibili e a km 0, dalla tavola costruita con bamboo agli sci in legno riciclato e fibre naturali di lino, passando per gli accessori con rifiniture in carta e acciaio inossidabile. Le resine multicolore inquinanti sono impiegate sempre meno, così come i materiali plastici, che vengono anche riutilizzati per produrre calore. È stata, per esempio, brevettata una giacca a vento costruita con 14 bottigliette di plastica, che protegge dal freddo e non inquina. Esistono persino le tute a pannelli solari e LED integrati per le corse in notturna, e i vecchi sci sono recuperati dalle discariche per produrre combustibile.

dormire

Si possono scegliere villaggi invernali eco-friendly, hotel “bio” e

ristoranti che prediligano prodotti locali.

sciare

È meglio noleggiare l'attrezzatura sul posto ed evitare le piste innevate

artificialmente

EC

OP

HIT

La stazione sciisti-ca del futuro do-vrà avere queste caratteristiche.

Eco-Sci

auto

suffi

cienz

a ene

rget

icaam

pio u

so m

ater

iali r

icicla

tiau

men

to is

olam

ento

term

icodim

inuzio

ne n

eve

artifi

ciale

Arosa (Svizzera) Bled (Slovenia) Chamois (AO) Forni di Sopra (UD) Funes (BZ) Hinterstoder (Austria) Interlaken (Svizzera) Les Gets (Francia)

Mallnitz (Austria)Neukirchen (Austria) Nova Levante (BZ) Nova Ponente (BZ) Racines (BZ) Sauris (UD) Tires (BZ) Werfenweng (Austria)

Alpine Pearls

Alcune località ecosostenibili Alcune iniziative "green"

Alpe d'Huez (Francia) Auron (Francia) Avoriaz 1800 (Francia) La Rosière (Francia) Monte Livata-Subiaco (RM) Moso (BZ) Merano 2000 (BZ) Piztal (Austria)

info www.alpine-pearls.com

Page 70: Phit 05

www.brunomars.comwww.warnermusic.it

www.youtube.com/warnermusicit

WW

W.M

OLL

USC

OB

ALE

NA

.IT

Page 71: Phit 05

71PHIT

breezeweeppoetrystrawberryvanilla

tarantinomuccino 20111980 soulpunk

Anna CalviAnna CalviDomino

Twin ShadowForgetTerrible Records

Joan as Police WomanThe Deep Field Pias

Cassandra WilsonSilver PonyEmi

DestroyerKaputtMerge

Coachella, “The City of Eternal Sunshine”

15, 16, 17 aprile. Segnate queste date sul ca-lendario. The Chemical Brothers, Arcade Fire, Erykah Badu, Twin Shadow e !!! sono solo al-cuni tra i protagonisti dell'arcinoto Coachella Festival. Nel mezzo del deserto del Colorado, la manifestazione prende forma all’interno di un campo da polo, tra installazioni ed esibizioni musicali di artisti che forse mai arriveranno in Italia. Info: www.coachella.com

Da NYC, ancora una volta, arriva il debutto di un grande nuovo artista: George Lewis, in arte Twin Shadow, che sembra guardare al passato con grande nostalgia. Forse agli anni 80? Mood chillwave, melodie da giornata uggiosa.

Fujiya & MiyagiVentriloquizzingFull Time Hobby

quiet

Legno: cattivo conduttore, buon amplificatore.

L’hanno capito bene quelli di Koostik che, ide-alizzando un mondo senza fili, hanno proget-tato un amplificatore per iPhone interamente costruito in legno. La vostra musica verrà ma-gicamente amplificata dalle due cavità frontali, senza bisogno di corrente. Vi sembrerà di essere tornati indietro nel tempo. Poi il vostro iPhone si scaricherà e… A quel punto non c’è rimedio. Non ancora, forse. iPhone, iPod, iPhit!

Avrà forse superato lo shock dopo la morte del suo fidan-zato Jeff (Buckley), ma Joan, supertalentuosa musicista di NYC, arriva a regalarci un al-bum mezzo-felice. Struggente animo punk ricoperto da un fitto strato di soul?

Rossetto rosso, capello tirato indietro da danzatrice di fla-menco, chitarra alla mano, voce potente e maestosa, ma anche soffice e sussurata da apertura di un film pulp. Quelle artistelle pop inglesi se le mangia a colazione.

Da Varsavia a Siviglia, pas-sando per Granada, la Wil-son riporta in studio una serie di brani live dal sapore jazz, ma con un forte retro-gusto funk e blues. Fatevi coccolare da questo splen-dido album, intimo come un caldo abbraccio.

Immaginate di camminare in mezzo a Chinatown con le cuffie grandi in testa; in-torno a voi regna il caos più completo, ma dentro c'è un forte e inspiegabile senso di quiete. Kaputt è il soft rock “sassofonoso” dei canadesi Destroyer.

Giapponesi? No, Inglesi di Brighton. E di musica se ne intendono veramente. La chiamano "chill electro-pop". Se non conoscete ancora il loro nome, vi siete persi altri due album. Fate un po’ di spesa, poi ne riparliamo. Dai la cera, togli la cera..

www.brunomars.comwww.warnermusic.it

www.youtube.com/warnermusicit

WW

W.M

OLL

USC

OB

ALE

NA

.IT

music tommaso rivaa cura di

PH

IT OR

CH

ES

TRA

Page 72: Phit 05

Herbalife.SentirSi in forma, sempre.

CarOliNa KOsTNer, CamPioneSSa Di PattinaGGio SUL GHiaCCio.

“Come nello sport, anche nella vita di tutti i giorni è fondamentale sentirsi in forma per affrontare al meglio la giornata. Grazie ai prodotti Herbalife e ad uno stile di vita sano ed attivo vinci anche tu le sfide quotidiane che ti attendono”.

Scopri i prodotti nutrizionali e l’opportunità di lavoro indipendente Herbalife chiamando il numero 06 52 30 42 80 o visitando il sito www.herbalife.it

Page 73: Phit 05

73PHIT

food

Un primo piatto "phit " leggero e facile da preparare, con il gusto pungente della bottarga, il tocco gourmand dell’asparago e vongole di razza: le cappe-ricce. Per sentire già l’aria di mare…

(per due persone)

- 100g a testa di linguine- 12 asparagi- bottarga di muggine- cappericce (una manciata grande a testa)- pane carasau- uno spicchio d’aglio- prezzemolo- pepe (a piacere)- olio extravergine d’oliva

ingredienti

Linguine asparagi e cappericce

Mentre l’acqua della pasta è già sui fornelli, mettere una padella capiente sul fuoco e insaporire l’olio extravergi-ne con uno spicchio d’aglio. Nel frattempo, prendere gli asparagi, eliminare i pezzi più duri e la parte finale del

gambo (3/4cm) e tagliarli a rondelline ab-bastanza grandi. Quando l’olio è sufficiente-mente caldo, buttare gli asparagi in padella e farli saltare un minuto. Poi aggiungere un cucchiaio dell’acqua di cottura già salata, coprire con un coperchio e fare andare a fuoco vivace, eliminando l’aglio. Nel frattem-po, appena l’acqua bolle, calare le linguine.

È il momento delle cappericce: dopo averle sciacquate, fatele saltare con gli asparagi, aggiungendo altra acqua di cottura e tenen-do il tutto coperto, con la fiamma un po’ più bassa. Dopo 7/8 minuti massimo aggiunge-re in padella una manciata abbondante di bottarga. Le linguine andranno colate molto al dente, perché devono saltare in padella con gli asparagi, le cappericce e la bottarga. Se la pasta non fosse pronta, si può sem-pre aggiungere dell’acqua di cottura. Infine, condire con un filo d’olio extravergine, una spolverata di prezzemolo e un po’ di bottar-ga. Servire su un piatto tenuto in caldo e ricoperto di fette di pane carasau.E il piatto Phit è servito!

preparazione

tommaso rivaa cura di

1 2 3 4

5 6 7 8

PH

IT & C

HIP

S

Herbalife.SentirSi in forma, sempre.

CarOliNa KOsTNer, CamPioneSSa Di PattinaGGio SUL GHiaCCio.

“Come nello sport, anche nella vita di tutti i giorni è fondamentale sentirsi in forma per affrontare al meglio la giornata. Grazie ai prodotti Herbalife e ad uno stile di vita sano ed attivo vinci anche tu le sfide quotidiane che ti attendono”.

Scopri i prodotti nutrizionali e l’opportunità di lavoro indipendente Herbalife chiamando il numero 06 52 30 42 80 o visitando il sito www.herbalife.it

Page 74: Phit 05

74PHIT

contributors

CO

LOP

HIT

Specialista in nutrizio-ne, medicina estetica e anti-aging, è il coor-dinatore di una strut-tura wellness a Milano dedicata alla forma fi-sica, alla riabilitazione e alla medicina, che raggruppa esperti in alimentazione, psico-logia e chirurgia.

FrancescoMaglione

GYROTONIC®MilanoÈ fondato da tre dan-zatori: Paolo Berna-sconi, il primo Master Trainer di GYROTO-NIC® a Milano, Mauro Barbetta, Pre Trainer di GYROTONIC® e di Gyrokinesis™, e Sele-ne Manzoni, Trainer di GYROTONIC® e Ballet Coach interna-zionale.

Phit 05IN COPERTINAMarco Belinellifoto: courtesy of Nike

EDIZIONI UNO61 S.r.l. tel: 02/45473411

UNO 61 srlEditore di riviste e periodici

Domicilio Fiscale: Tortona, (AL) Strada vicinale Ribrocca 6/5Redazione : Via Pietrasanta 12 - 20141, Milano

codice fiscale e p. iva: 02283960066tel. 02.45.47.34.11 - fax 02.45.47.31.49

web: http://www.unoseiuno.it / mail: [email protected]. R.E.A.: 241990 - C.C.I.A.A.: ALESSANDRIA

Autorizzazione Tribunale di Tortona: Num. Reg. Stampa 1/2010Presidente: Luca Martinotti

Amministratore delegato: Federico Riva, Carlo Salvador

C'è un angolo di Sar-degna nascosto tra i Navigli milanesi, all'in-terno del Carlotta Café. Dietro i fornelli lo Chef Sisinnio che trasforma qualunque “abitante del mare” in un quadretto della sua terra natia.

Chef Sisinnio

N° 05

PHIT N°05MAR/APR 2011

ANNO IIBIMESTRALE

3,90 €

outphit

phit passion+

+

ecophit+

hot stuff

phitted!marco belinelliphitting aroundwadi rumphit insidelinecatcherphitnessgyrotonicphit therapymental coaching

TM

Autorizzazione Tribunale di Tortona: Num. Reg. Stampa 1/2010

Direttore responsabileFederico [email protected]

Direttore esecutivo & Fashion editorSimona [email protected]

Art director Federico [email protected]

Photo editor Tommaso [email protected]

CaporedattoreAlessia Giorgia Pagano [email protected]

In redazioneAlberto Brigidini, Giorgia Baroni, Giorgio Alfieri, Luca Incani, Micol Della Penna, Samuela Nisi

Immagini di: Andrea Benedetti, Damiano Levati, Klaus Polzer, Luca Belotti, Luca Biagini, Samo Vidic,Thomas Stockli, Tommaso Riva, Vegard Breie

Illustrazioni di: Giulia Salemi, Luisa Castellari

Un progetto grafico di: Inedit srl [email protected]

Stampa Stampa Tipografica DerthonaTortona (Al)

DistribuzioneSo.di.p

Responsabile amministrativoGiorgio [email protected]

Concessionaria esclusiva per la pubblicità:

Urban Vision srl UnipersonaleGruppo Holding AdvViale Aventino 8000153 RomaTel. 06 83511386/7Via Senato 1220121 MilanoTel. 02 89691826

La redazione si impegna a verificare preventivamente la correttezza dei dati riportati, ma non si assume alcuna responsabilità per eventuali errori, omissioni o cambiamenti.

Nato a Brunico (BZ) nel 1990, è campio-ne di sci e pratica il freeskiing dal 2005.Simpatico, chiac-chierone, iperattivo, ha il sorriso sempre stampato sul volto e un inesauribile amore per lo sport.

MarkusEder

ValentinaCasellatoLaureata in fisica, lavora come Guida Alpina da una decina di stagioni. Predilige l'insegnamento delle tecniche di arrampica-ta, sia su roccia che su ghiaccio. Ma con tre bimbe il tempo libero è poco...

41 anni, geologo, Guida Alpina, è un profondo conoscitore delle alpi e si dedica con entusia-smo all'insegnamento di tutte le discipline della montagna. Ama i viaggi, la fotografia e i video.

Luca Biagini

Si ringraziano: Alessio Abbateianni, Antonio Masciariello, Diego Jrillo, Francesco Perini, Katia Mercuri, Lapo, Lisa Scap-pin, Marco Contaldo, Marco Gialinà, Mauro Tavola, University of Figthing, Valentina Roda, Luca Salvador.

TM

Page 75: Phit 05
Page 76: Phit 05

NUOVA BMW R 1200 GS TRIPLE BLACK.THE DARK SIDE OF GS.

Esclusiva livrea Nero Zaffi ro metallizzato. Forcella e motore boxer DOHC neri. Forcellone, coperchi testate e telaio Asphalt Grey. Sella speciale con logo GS e cerchi a raggi con canale nero. L’icona dell’enduro mette in mostra il suo lato più oscuro. www.bmw-motorrad.it

R 1200 GS TRIPLE BLACK.UNSTOPPABLE ENDURO.

BMW Motorrad

R 1200 GS Piacere di guidare

Primo tagliando incluso nel prezzo.

1050L_220x285_PhitMagazine_R1200GS.indd 1 15/02/11 11:10