Personale di St.Art

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Amelia Alba Argenziano LA DONNA PRÊT À PORTER... Percorso ermeneutico di MICHELE MISCIA

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Studio sulla pittrice Amelia Alba Argenziano - Critica di Michele Miscia

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Amelia Alba ArgenzianoLA DONNA PRÊT À PORTER...

Percorso ermeneutico di MICHELE MISCIA

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Ogni artista è un astro che brilla di luce propria!Colui il quale si chieda come mai il Demiurgo abbia collocato le stelle alla distanza di anni luce, sappia che se esse entrano in contatto sono destinate allo scontro e alla deflagrazione.La metafora è sufficientemente esplicativa della scelta che abbiamo operato di trattare, in queste pagine, le singolarità individuali degli artisti.A nostro giudizio, infatti, non ha alcun senso porre in essere dei confronti tra quanti operano nella contemporaneità: il fiore di pesco non è senza dubbio meno bello di quello del ciliegio, ma essi sono semplicemente diversi. Quello di individuare parallelismi, di rintracciare riferimenti culturali ed artistici, di decidere se un artista debba essere inserito in questa o quella corrente, è compito essenziale della Storia dell’Arte, ma anche della critica, che non può astenersi da un approccio di ricerca multidisciplinare, che tenga conto dell’intero percorso dei singoli autori, che ne segua le tracce del percorso evolutivo in perenne mutamento, che cesserà, in un remoto futuro, soltanto quando l’ultima pennellata non sarà stata stesa sull’ultima tela. Non a caso il Goya ebbe a dire, alla veneranda età di ottanta anni: “Sto ancora imparando!”

Michele Miscia

LE PERSONALI DI ST ART•

Anno I - 2009Numero 2Amelia Alba ArgenzianoISBN: 978-88-6436-044-7

Direttore ResponsabileNicola Scontrino

Direttore EditorialeMichele Miscia

GraficaMarco Mazzariello

RedazioniCattedra di Storia dell’ArteContemporaneaUniversità degli studi di SalernoProf. Nicola Scontrino

Via delle Rose, 1 - LacedoniaResponsabile - Dr. Michele MisciaCell. 338 [email protected]

Via Firenze, 1 - GrottaminardaResponsabile - Dr. Silvio SallicandroTel. 0825 [email protected]

Centro perl’emersione

e la promozionedell’Arte

Amelia Alba ArgenzianoLA DONNA PRÊT À PORTER...

Percorso ermeneutico di MICHELE MISCIA

Editoriale

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Ogni artista è un astro che brilla di luce propria!Colui il quale si chieda come mai il Demiurgo abbia collocato le stelle alla distanza di anni luce, sappia che se esse entrano in contatto sono destinate allo scontro e alla deflagrazione.La metafora è sufficientemente esplicativa della scelta che abbiamo operato di trattare, in queste pagine, le singolarità individuali degli artisti.A nostro giudizio, infatti, non ha alcun senso porre in essere dei confronti tra quanti operano nella contemporaneità: il fiore di pesco non è senza dubbio meno bello di quello del ciliegio, ma essi sono semplicemente diversi. Quello di individuare parallelismi, di rintracciare riferimenti culturali ed artistici, di decidere se un artista debba essere inserito in questa o quella corrente, è compito essenziale della Storia dell’Arte, ma anche della critica, che non può astenersi da un approccio di ricerca multidisciplinare, che tenga conto dell’intero percorso dei singoli autori, che ne segua le tracce del percorso evolutivo in perenne mutamento, che cesserà, in un remoto futuro, soltanto quando l’ultima pennellata non sarà stata stesa sull’ultima tela. Non a caso il Goya ebbe a dire, alla veneranda età di ottanta anni: “Sto ancora imparando!”

Michele Miscia

LE PERSONALI DI ST ART•

Anno I - 2009Numero 2Amelia Alba ArgenzianoISBN: 978-88-6436-044-7

Direttore ResponsabileNicola Scontrino

Direttore EditorialeMichele Miscia

GraficaMarco Mazzariello

RedazioniCattedra di Storia dell’ArteContemporaneaUniversità degli studi di SalernoProf. Nicola Scontrino

Via delle Rose, 1 - LacedoniaResponsabile - Dr. Michele MisciaCell. 338 [email protected]

Via Firenze, 1 - GrottaminardaResponsabile - Dr. Silvio SallicandroTel. 0825 [email protected]

Centro perl’emersione

e la promozionedell’Arte

Amelia Alba ArgenzianoLA DONNA PRÊT À PORTER...

Percorso ermeneutico di MICHELE MISCIA

Editoriale

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Molti anni or sono ebbi a cimen-tarmi nella stesura di un romanzo new age, influenzato com'ero, in quel periodo della mia esistenza intellettuale, dallo studio delle filosofie orientali, nel quale profondevo molto tempo ed energie. In un luogo scrissi, e senza conoscerne fino in fondo il motivo, che “Nulla può vedere la luce senza l'unione, almeno momentanea, degli opposti!”. Logica ineccepibile, questa, fondata sulla constatazione che la vita nasce dal congiungimento dell'elemento maschile con quello femminile, che a me parevano esser fulcri rispettivi di due universi separati. E, per quanto mi sforzassi di superare il dualismo dal quale muove il pensiero umano, che sugli opposti fonda ogni ragionamento, tale tentativo mi rendeva simile all'insetto che si dibatta scompo-stamente nel caduco tentativo di sfuggire alla tela del ragno in cui è finito. Soltanto molti anni dopo la mia mente ha avuto accesso ad una dimensione olistica del reale, che mi ha fatto scrivere, in un qualche luogo della mia produzio-ne, che “non ci può essere unione degli opposti, per il semplice motivo che non esistono opposti”.L'accesso a tale verità non è dei più semplici, purtroppo, soprattutto in grazia della radicata credenza concernente la dicotomia netta, la separazione tra elemento maschile e femminile, che per molti secoli è stata assunta a caposaldo non solo del sentir comune, indiscusso dogma costitutivo del pensiero

latente collettivo, ma anche e soprattutto a modello dell'orga-nizzazione sociale e familiare, con la donna in posizione di assoluto e, mi sia concesso affermarlo, iniquo subordine.Ma, come ebbe felicemente a dire il mai troppo compianto Pontefice Albino Luciani, “Dio è Madre!”, espressione dalla forza dirompente, deflagrazione culturale che, se intesa nella sua giusta dimensione, avrebbe sicuramente sovvertito, e di sicuro in meglio, tutti i parametri del giudizio umano in rapporto alla gerarchia dei ruoli.Purtroppo, e lo affermo con sommo rammarico, anche il mondo dell'arte, pur nel riconoscimento dei positivi mutamenti intervenuti soprattutto a partire dal principio del secolo ventesimo, risente ancora di una concezione permeata da certo “virilismo”, che in maniera non del tutto limpida, ma quasi occulta e strisciante, discrimina la donna che si dedica alla creatività nelle diverse branche dell'espres-sione artistica, degradandola spesso, subdolamente, ad un rango vagamente percepito quale “dilettantistico”.Se i musei d'arte moderna traboc-cano d'autori maschi, esiguo, in relazione, è il numero delle donne che ivi trovano spazio ed accoglien-za.Purtroppo non sono in molti a focalizzare l'attenzione su questa grave ingiustizia perpetrata, ritengo in maniera quasi inconsapevole ed automatica, ai danni delle donne impegnate in arte, che incontrano difficoltà eccessive, se pure dotate

di notevole talento, rispetto ad artisti maschi portatori, magari, di minore talento ed originalità.Quanto io non sia in errore lo sta a dimostrare la ricca bibliografia sull'argomento, nutrita, sin dai titoli, di luoghi comuni, di stereotopi, di pregiudizi che mi rendono ragione in maniera inequivocabile.Si possono incontrare espressioni come “Arte al femminile”, “la donna nell'arte” e via dicendo, quasi come se l'arte, e di conseguenza lo spirito, del quale l'arte è epifania, possegga un sesso, ovvero le specificità sessuali del genere maschile o femminile. Verrebbe da pensare, con facile ironia, che una forma d'arte completa, in tal caso, sarebbe soltanto quella espressa da un artista transessuale.Grande errore è, dunque, porre in essere una dicotomia inesistente, tracciare un improbabile, un inesistente confine tra i generi.L'arte non ha sesso, ovvero ha in sé tutte le peculiarità di entrambi i sessi, motivata, com'è, dal principio di Eros.

Arte e Misoginia 5

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Molti anni or sono ebbi a cimen-tarmi nella stesura di un romanzo new age, influenzato com'ero, in quel periodo della mia esistenza intellettuale, dallo studio delle filosofie orientali, nel quale profondevo molto tempo ed energie. In un luogo scrissi, e senza conoscerne fino in fondo il motivo, che “Nulla può vedere la luce senza l'unione, almeno momentanea, degli opposti!”. Logica ineccepibile, questa, fondata sulla constatazione che la vita nasce dal congiungimento dell'elemento maschile con quello femminile, che a me parevano esser fulcri rispettivi di due universi separati. E, per quanto mi sforzassi di superare il dualismo dal quale muove il pensiero umano, che sugli opposti fonda ogni ragionamento, tale tentativo mi rendeva simile all'insetto che si dibatta scompo-stamente nel caduco tentativo di sfuggire alla tela del ragno in cui è finito. Soltanto molti anni dopo la mia mente ha avuto accesso ad una dimensione olistica del reale, che mi ha fatto scrivere, in un qualche luogo della mia produzio-ne, che “non ci può essere unione degli opposti, per il semplice motivo che non esistono opposti”.L'accesso a tale verità non è dei più semplici, purtroppo, soprattutto in grazia della radicata credenza concernente la dicotomia netta, la separazione tra elemento maschile e femminile, che per molti secoli è stata assunta a caposaldo non solo del sentir comune, indiscusso dogma costitutivo del pensiero

latente collettivo, ma anche e soprattutto a modello dell'orga-nizzazione sociale e familiare, con la donna in posizione di assoluto e, mi sia concesso affermarlo, iniquo subordine.Ma, come ebbe felicemente a dire il mai troppo compianto Pontefice Albino Luciani, “Dio è Madre!”, espressione dalla forza dirompente, deflagrazione culturale che, se intesa nella sua giusta dimensione, avrebbe sicuramente sovvertito, e di sicuro in meglio, tutti i parametri del giudizio umano in rapporto alla gerarchia dei ruoli.Purtroppo, e lo affermo con sommo rammarico, anche il mondo dell'arte, pur nel riconoscimento dei positivi mutamenti intervenuti soprattutto a partire dal principio del secolo ventesimo, risente ancora di una concezione permeata da certo “virilismo”, che in maniera non del tutto limpida, ma quasi occulta e strisciante, discrimina la donna che si dedica alla creatività nelle diverse branche dell'espres-sione artistica, degradandola spesso, subdolamente, ad un rango vagamente percepito quale “dilettantistico”.Se i musei d'arte moderna traboc-cano d'autori maschi, esiguo, in relazione, è il numero delle donne che ivi trovano spazio ed accoglien-za.Purtroppo non sono in molti a focalizzare l'attenzione su questa grave ingiustizia perpetrata, ritengo in maniera quasi inconsapevole ed automatica, ai danni delle donne impegnate in arte, che incontrano difficoltà eccessive, se pure dotate

di notevole talento, rispetto ad artisti maschi portatori, magari, di minore talento ed originalità.Quanto io non sia in errore lo sta a dimostrare la ricca bibliografia sull'argomento, nutrita, sin dai titoli, di luoghi comuni, di stereotopi, di pregiudizi che mi rendono ragione in maniera inequivocabile.Si possono incontrare espressioni come “Arte al femminile”, “la donna nell'arte” e via dicendo, quasi come se l'arte, e di conseguenza lo spirito, del quale l'arte è epifania, possegga un sesso, ovvero le specificità sessuali del genere maschile o femminile. Verrebbe da pensare, con facile ironia, che una forma d'arte completa, in tal caso, sarebbe soltanto quella espressa da un artista transessuale.Grande errore è, dunque, porre in essere una dicotomia inesistente, tracciare un improbabile, un inesistente confine tra i generi.L'arte non ha sesso, ovvero ha in sé tutte le peculiarità di entrambi i sessi, motivata, com'è, dal principio di Eros.

Arte e Misoginia 5

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A destra:a)

acrilico su cartoncino nero50x70

b) acrilico su cartoncino rosso

50x70

Senza titolo

Senza titolo

Mi è occorso non di rado, nella mia lunga peregrinatio nel mondo dell'Arte, di imbattermi in perso-naggi alquanto suggestivi, per non dire strani, che avevano autonoma-mente allocato sul loro cranio, sorretto da un collo perennemente ritto ed immune da qual si voglia tentennamento, la fronda del lauro, dichiarandosi senza dubbio alcuno “artisti”. Oltre ad una presunzione spropositata, molti di loro, eccezion fatta per taluni spiriti autenticamen-te illuminati, si dichiaravano autodidatti, non riconoscendo debiti gnoseologici o prestiti immaginifici a nessuno. Ed io, ascoltandoli, li osservavo con la stessa curiosità con la quale l'occhio si sofferma sui miracolati, sugli unti dal Signore e sugli sciamani tibetani. E mi chiedevo donde traessero, costoro, le loro capacità artistiche, in assenza di alcuna fonte alla quale avessero avuto la ventura di attingerle. In molti casi, però, ero costretto a ricredermi. Costoro erano veramente autodidatti. Le loro “opere” stavano a testimoniar-lo. E sarebbero stati autentici capolavori ove mai essi avessero inteso raffigurare una banalità alquanto squallida. Al che, mi limitavo ad annuire alle loro farneticanti asserzioni, mentre mi perdevo in pensieri di segno opposto alle oscillazioni del mio mento, attento a far vibrare le corde vocali del silenzio per non urtare alcuna suscettibilità, vista la perfetta inutilità di qual si voglia contraddit-

torio: e mi fingevo nella mente la miglior figura che l'alloro, che essi portavano sul cranio, avrebbe fatto su un sontuoso arrosto.Fatto è che, se pure si può ricono-scere all'essere umano una certa predisposizione all'esercizio, oltre che alla fruizione, dell'Arte, pur non si può negare assolutamente che “artisti” non si nasce, ma lo si diventa. Ogni grande fiume, alla sua sorgente, non è che un ruscello ed anche il Po occorre s'alimenti lungo il suo corso delle acque che vi confluiscono, perché abbia la sua enorme portata: per quanto la Dora sia più piccola del Po, nessuno può negare che il Po le deve parte della sua “grandezza”.Un maestro muratore, di solito, esordisce da manovale ed un maestro falegname, un maestro sarto, da garzone di bottega. Soltanto con il tempo, rubando i segreti dell'Arte alla sua guida, ibridandoli con esperienze ulteriori e varie, l'homo sapiens, che spesso è soltanto “erectus”, riesce a pervenire ad una autosufficienza creativa che gli consente di “inven-tare” un proprio stile che altri, dopo di lui, gli carpiranno, trasformandolo a rendendolo originale a loro volta. Nessun essere umano può affermar di se stesso che non deve nulla a nessuno, specialmente i pittori. I grandi sono stati tutti, per anni, “a bottega”. Da Giotto a Leonardo, da Michelangelo Buonarroti a Michelangelo Merisi da Caravaggio, tutti hanno avuto dei maestri che

poi hanno finito per superare in perizia e in ispirazione: in ogni caso, però, hanno dovuto sottoporsi ad un processo di “apprendimento”, con buona pace dei fondamentalisti dell'innatismo artistico.Pablo Picasso disse: “Ogni bambino è un artista. Il problema è restare artisti da adulti!”E, a ragion veduta, un'arte adulta e compiuta non può che basarsi sulla conoscenza delle tecniche artisti-che, ovvero del pratico modus operandi relativo alle diverse discipline artistiche.S'illude colui il quale pensi che sia ancora possibile “inventare” qualcosa: al massimo ci è concesso “reinventare”, “ibridare”, “meticcia-re” l'esistente onde accedere a livelli inattesi ed imprevisti del reale. Chi raggiunga tali mete può essere definito, a buon diritto, “artista” ed è questa la strada, a me sembra, che ha intrapreso Amelia Alba Argenziano, cui son compagni di viaggio i suoi ottimi allievi, dei quali ho avuto il modo di osservare alcune opere. A me pare, e lo affermo senza timore alcuno, che, se pure hanno attinto alla “poetica” ed alla modalità espressiva della loro maestra alcuni elementi, ad esempio l'indefinitezza degli sfondi, spesso avvolti dagli effluvi nebulosi della tonalità di grigi, con una preminenza cromatica dell'oggetto principale dell'opera, pure se ne sono distaccati nelle tematiche e nei contenuti, che, evidentemente, sono parto di una sensibilità unica,

perché costruita di mattoncini empirici modellati nell'argilla del quotidiano esistenziale, evidente-mente diseguale per tutti.A me pare, dunque, che le scuole d'arte, gli atelier, riproposizione contemporanea delle antiche “botteghe d'arte”, vadano rivalutate ed incentivate, perché soltanto al loro interno si può attuare, per quel che concerne l'arte, la vera ed unica sostanza dell ' insegnamento artistico, consistente in quell'arte della “maieutica” che Socrate, per il tramite dell'inchiostro platonico, pone a fondamento di ogni processo gnoseologico.L'arte, quanto a concezione e a modalità dialettica, è congenita in ogni essere umano, ma senza l'intervento di una brava ostetrica che aiuti l'artista principiante a partorire il pensiero in forme cromatiche e segniche, si rischia seriamente l'aborto creativo.Datemi pure dell'antiquato: ma son tra quelli che ancora ritengono che un pittore non possa esser conside-rato tale se non è capace di concepi-re, almeno nella sua mente, il disegno e di rimescolare i colori sulla tavolozza.

6L’Arte si impara 5

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Mi è occorso non di rado, nella mia lunga peregrinatio nel mondo dell'Arte, di imbattermi in perso-naggi alquanto suggestivi, per non dire strani, che avevano autonoma-mente allocato sul loro cranio, sorretto da un collo perennemente ritto ed immune da qual si voglia tentennamento, la fronda del lauro, dichiarandosi senza dubbio alcuno “artisti”. Oltre ad una presunzione spropositata, molti di loro, eccezion fatta per taluni spiriti autenticamen-te illuminati, si dichiaravano autodidatti, non riconoscendo debiti gnoseologici o prestiti immaginifici a nessuno. Ed io, ascoltandoli, li osservavo con la stessa curiosità con la quale l'occhio si sofferma sui miracolati, sugli unti dal Signore e sugli sciamani tibetani. E mi chiedevo donde traessero, costoro, le loro capacità artistiche, in assenza di alcuna fonte alla quale avessero avuto la ventura di attingerle. In molti casi, però, ero costretto a ricredermi. Costoro erano veramente autodidatti. Le loro “opere” stavano a testimoniar-lo. E sarebbero stati autentici capolavori ove mai essi avessero inteso raffigurare una banalità alquanto squallida. Al che, mi limitavo ad annuire alle loro farneticanti asserzioni, mentre mi perdevo in pensieri di segno opposto alle oscillazioni del mio mento, attento a far vibrare le corde vocali del silenzio per non urtare alcuna suscettibilità, vista la perfetta inutilità di qual si voglia contraddit-

torio: e mi fingevo nella mente la miglior figura che l'alloro, che essi portavano sul cranio, avrebbe fatto su un sontuoso arrosto.Fatto è che, se pure si può ricono-scere all'essere umano una certa predisposizione all'esercizio, oltre che alla fruizione, dell'Arte, pur non si può negare assolutamente che “artisti” non si nasce, ma lo si diventa. Ogni grande fiume, alla sua sorgente, non è che un ruscello ed anche il Po occorre s'alimenti lungo il suo corso delle acque che vi confluiscono, perché abbia la sua enorme portata: per quanto la Dora sia più piccola del Po, nessuno può negare che il Po le deve parte della sua “grandezza”.Un maestro muratore, di solito, esordisce da manovale ed un maestro falegname, un maestro sarto, da garzone di bottega. Soltanto con il tempo, rubando i segreti dell'Arte alla sua guida, ibridandoli con esperienze ulteriori e varie, l'homo sapiens, che spesso è soltanto “erectus”, riesce a pervenire ad una autosufficienza creativa che gli consente di “inven-tare” un proprio stile che altri, dopo di lui, gli carpiranno, trasformandolo a rendendolo originale a loro volta. Nessun essere umano può affermar di se stesso che non deve nulla a nessuno, specialmente i pittori. I grandi sono stati tutti, per anni, “a bottega”. Da Giotto a Leonardo, da Michelangelo Buonarroti a Michelangelo Merisi da Caravaggio, tutti hanno avuto dei maestri che

poi hanno finito per superare in perizia e in ispirazione: in ogni caso, però, hanno dovuto sottoporsi ad un processo di “apprendimento”, con buona pace dei fondamentalisti dell'innatismo artistico.Pablo Picasso disse: “Ogni bambino è un artista. Il problema è restare artisti da adulti!”E, a ragion veduta, un'arte adulta e compiuta non può che basarsi sulla conoscenza delle tecniche artisti-che, ovvero del pratico modus operandi relativo alle diverse discipline artistiche.S'illude colui il quale pensi che sia ancora possibile “inventare” qualcosa: al massimo ci è concesso “reinventare”, “ibridare”, “meticcia-re” l'esistente onde accedere a livelli inattesi ed imprevisti del reale. Chi raggiunga tali mete può essere definito, a buon diritto, “artista” ed è questa la strada, a me sembra, che ha intrapreso Amelia Alba Argenziano, cui son compagni di viaggio i suoi ottimi allievi, dei quali ho avuto il modo di osservare alcune opere. A me pare, e lo affermo senza timore alcuno, che, se pure hanno attinto alla “poetica” ed alla modalità espressiva della loro maestra alcuni elementi, ad esempio l'indefinitezza degli sfondi, spesso avvolti dagli effluvi nebulosi della tonalità di grigi, con una preminenza cromatica dell'oggetto principale dell'opera, pure se ne sono distaccati nelle tematiche e nei contenuti, che, evidentemente, sono parto di una sensibilità unica,

perché costruita di mattoncini empirici modellati nell'argilla del quotidiano esistenziale, evidente-mente diseguale per tutti.A me pare, dunque, che le scuole d'arte, gli atelier, riproposizione contemporanea delle antiche “botteghe d'arte”, vadano rivalutate ed incentivate, perché soltanto al loro interno si può attuare, per quel che concerne l'arte, la vera ed unica sostanza dell ' insegnamento artistico, consistente in quell'arte della “maieutica” che Socrate, per il tramite dell'inchiostro platonico, pone a fondamento di ogni processo gnoseologico.L'arte, quanto a concezione e a modalità dialettica, è congenita in ogni essere umano, ma senza l'intervento di una brava ostetrica che aiuti l'artista principiante a partorire il pensiero in forme cromatiche e segniche, si rischia seriamente l'aborto creativo.Datemi pure dell'antiquato: ma son tra quelli che ancora ritengono che un pittore non possa esser conside-rato tale se non è capace di concepi-re, almeno nella sua mente, il disegno e di rimescolare i colori sulla tavolozza.

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operec) , acrilico su cartoncino chiaro, 50x70 -d) , acrilico su cartoncino grigio chiaro, 50x70 -e) , acrilico e olio su tela, 80x100 -f) , acrilico su cartoncino mattone, 50x70 -

Senza titoloSenza titoloAl bagno turco

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Senza titoloacrilico su cartoncino arancio50x70

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Senza titoloSenza titoloAl bagno turco

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Talvolta mi accade, di fronte ad alcune espressioni del pensiero umano estroflesse in forme d'arte, di restarmene muto a seguire con lo sguardo i sentieri cromatici, segnici o simbolici, onde pervenire ad una qualche meta ermeneutica che mi consenta di svelare l'arcano che si cela oltre il visibile artistico. Molto raramente, lo confesso, compio tale viaggio intellettuale gettando l'occhio a destra e a manca, poiché i panorami che mi si presentano sono talmente eterogenei e ricchi di elementi interessanti da indurmi a sostare su di essi, impedendomi, di fatto, di procedere dritto e spedito. La fanciullesca curiosità che sonnecchia tra le pieghe di una mente gravata da eccessive, e talvolta pleonastiche, sovrastruttu-re culturali, quale è la mia, si risveglia d'incanto, inondando il mio sentire di infantile entusiasmo.Questo è quanto mi è accaduto osservando il dittico di Amelia Alba Argenziano denominato “Prêt -à- porter”, opera che, ad una prima e superficiale osservazione, già risulta esser di una piacevolezza squisita, elegantissima perché rispondente ad uno stile deprivato d'inutili fronzoli, ed al contempo foriera di una vis decorativa, nell'accezione più nobile del termine, che la rende oggettivamente bella.Merita, dunque, un'attenzione circoscritta ad essa sola, perché la sua apparente semplicità nasconde un coacervo di significati e di implicazioni quanto mai ricco e vario, oltre ad una poetica che, come dirò, costituisce da sola una vera e propria “teoria” dell'espres-sione artistica. Tutto in quest'opera,

duplice ed unica al contempo, suscita interesse, a cominciare dai contenuti, ma anche dalle tecniche pittoriche usate.Già il suo titolo, a mio modo di vedere, è indicativo dei suoi contenuti più pregnanti (e non a caso ho voluto procedere, in altra parte di questa pubblicazione, a tratteggiare la “misoginia” che balena nel tempestoso cielo dell'arte): l'oggetto che si intende rappresentare è, a mio giudizio, la donna, ovvero la percezione d e l l ' e l e m e n t o f e m m i n i l e nell'ambito di una società che, nonostante gli sforzi, non riesce a liberarsi dalle suggestioni viriliste che la informano e che, di conse-guenza, penalizza grandemente il cosiddetto “gentil sesso” o “sesso debole” (luoghi comuni che io considero estremamente offensivi), relegandolo ad un ruolo del tutto marginale, quasi “decorativo” nelle dinamiche generali della societas umana. Nei fatti prêt-à-porter è un neologismo, mutuato dalla lingua francese, che vuol dire “pronto da indossare” e, per estensione, “pronto all'uso”. Ma in questo caso la definizione non sembra essere riferita agli abiti quanto, invece, alle donne che li indossano. Sono loro, le modelle, ad essere “pronte all'uso”, ridotte, come sono, al rango di anonimi manichini deambulanti, metafora da non considerarsi relativa soltanto a quella particolare categoria di donna, ma che abbraccia ogni donna in un mondo ridotto a “passerella”, nell'ambito di una temperie sociale che si nutre di sola apparenza, graticola sulla quale il

fumo è molto più importante dell'arrosto. Analizzando le opere in dettaglio, l'elemento che immedia-tamente colpisce lo sguardo è la sostanziale tonalità di grigi, espressa nelle varie gradazioni, che costitui-sce il campo cromatico dominante sul quale, per incanto, si innestano i colori tenui dei capi di abbigliamen-to e delle luci della ribalta. Uno sfondo che ingoia le figure femmini-li, che le ingloba, a rimarcare l'assenza assoluta di “personalità”, di una “individualità” qual che sia, di caratteristiche diversificanti. Le donne, irriconoscibili e spersonaliz-zate, sono condannate al ruolo di meri oggetti d'uso, per citare una definizione molto cara ai movimenti femministi degli anni settanta (che almeno in questo, pur nelle esagerazioni, non avevano poi granché torto).A proposito del grigio, è da notare che esso colore, nell'intelletto latente collettivo, come nella speculazione filosofica e psicologica (basti pensare alla Anna Arendt della “Banalità del male”) è l'espressione cromatica che meglio raffigura tutto ciò che è ordinario, banale, privo di importanza ed è nei fatti la tomba di ogni caleidoscopio, capace com'è di trattenere la luminosità al suo interno, di ammazzare ogni anelito cromatico, di spezzare le reni ai raggi del sole. Nulla è più triste del grigio e, di conseguenza, non esiste colore che meglio raffiguri una condizione di profonda prostrazione, di assoluto annichilimento, in cui sembra versare la donna nei tempi nostri.

A sinistra:

acrilico e olio su tela80x80

Senza titolo

di Amelia Alba Argenziano

La donna“prêt à porter”

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Talvolta mi accade, di fronte ad alcune espressioni del pensiero umano estroflesse in forme d'arte, di restarmene muto a seguire con lo sguardo i sentieri cromatici, segnici o simbolici, onde pervenire ad una qualche meta ermeneutica che mi consenta di svelare l'arcano che si cela oltre il visibile artistico. Molto raramente, lo confesso, compio tale viaggio intellettuale gettando l'occhio a destra e a manca, poiché i panorami che mi si presentano sono talmente eterogenei e ricchi di elementi interessanti da indurmi a sostare su di essi, impedendomi, di fatto, di procedere dritto e spedito. La fanciullesca curiosità che sonnecchia tra le pieghe di una mente gravata da eccessive, e talvolta pleonastiche, sovrastruttu-re culturali, quale è la mia, si risveglia d'incanto, inondando il mio sentire di infantile entusiasmo.Questo è quanto mi è accaduto osservando il dittico di Amelia Alba Argenziano denominato “Prêt -à- porter”, opera che, ad una prima e superficiale osservazione, già risulta esser di una piacevolezza squisita, elegantissima perché rispondente ad uno stile deprivato d'inutili fronzoli, ed al contempo foriera di una vis decorativa, nell'accezione più nobile del termine, che la rende oggettivamente bella.Merita, dunque, un'attenzione circoscritta ad essa sola, perché la sua apparente semplicità nasconde un coacervo di significati e di implicazioni quanto mai ricco e vario, oltre ad una poetica che, come dirò, costituisce da sola una vera e propria “teoria” dell'espres-sione artistica. Tutto in quest'opera,

duplice ed unica al contempo, suscita interesse, a cominciare dai contenuti, ma anche dalle tecniche pittoriche usate.Già il suo titolo, a mio modo di vedere, è indicativo dei suoi contenuti più pregnanti (e non a caso ho voluto procedere, in altra parte di questa pubblicazione, a tratteggiare la “misoginia” che balena nel tempestoso cielo dell'arte): l'oggetto che si intende rappresentare è, a mio giudizio, la donna, ovvero la percezione d e l l ' e l e m e n t o f e m m i n i l e nell'ambito di una società che, nonostante gli sforzi, non riesce a liberarsi dalle suggestioni viriliste che la informano e che, di conse-guenza, penalizza grandemente il cosiddetto “gentil sesso” o “sesso debole” (luoghi comuni che io considero estremamente offensivi), relegandolo ad un ruolo del tutto marginale, quasi “decorativo” nelle dinamiche generali della societas umana. Nei fatti prêt-à-porter è un neologismo, mutuato dalla lingua francese, che vuol dire “pronto da indossare” e, per estensione, “pronto all'uso”. Ma in questo caso la definizione non sembra essere riferita agli abiti quanto, invece, alle donne che li indossano. Sono loro, le modelle, ad essere “pronte all'uso”, ridotte, come sono, al rango di anonimi manichini deambulanti, metafora da non considerarsi relativa soltanto a quella particolare categoria di donna, ma che abbraccia ogni donna in un mondo ridotto a “passerella”, nell'ambito di una temperie sociale che si nutre di sola apparenza, graticola sulla quale il

fumo è molto più importante dell'arrosto. Analizzando le opere in dettaglio, l'elemento che immedia-tamente colpisce lo sguardo è la sostanziale tonalità di grigi, espressa nelle varie gradazioni, che costitui-sce il campo cromatico dominante sul quale, per incanto, si innestano i colori tenui dei capi di abbigliamen-to e delle luci della ribalta. Uno sfondo che ingoia le figure femmini-li, che le ingloba, a rimarcare l'assenza assoluta di “personalità”, di una “individualità” qual che sia, di caratteristiche diversificanti. Le donne, irriconoscibili e spersonaliz-zate, sono condannate al ruolo di meri oggetti d'uso, per citare una definizione molto cara ai movimenti femministi degli anni settanta (che almeno in questo, pur nelle esagerazioni, non avevano poi granché torto).A proposito del grigio, è da notare che esso colore, nell'intelletto latente collettivo, come nella speculazione filosofica e psicologica (basti pensare alla Anna Arendt della “Banalità del male”) è l'espressione cromatica che meglio raffigura tutto ciò che è ordinario, banale, privo di importanza ed è nei fatti la tomba di ogni caleidoscopio, capace com'è di trattenere la luminosità al suo interno, di ammazzare ogni anelito cromatico, di spezzare le reni ai raggi del sole. Nulla è più triste del grigio e, di conseguenza, non esiste colore che meglio raffiguri una condizione di profonda prostrazione, di assoluto annichilimento, in cui sembra versare la donna nei tempi nostri.

A sinistra:

acrilico e olio su tela80x80

Senza titolo

di Amelia Alba Argenziano

La donna“prêt à porter”

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acrilico e olio su tela50x100 - 80x80

Prêt à porter - dittico

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acrilico e olio su tela50x100 - 80x80

Prêt à porter - dittico

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Dall'epidermide della masonite erompe il segno, qual venatura che attraversa le carni del materiale di supporto e dona la vita alla figura femminile ritratta nella prorompente femminilità in forme estetiche eleganti e foriere di suggestioni intense. È un trittico, questo, che mi consente di affermare che in arte non è bello ciò che piace, ma è bello ciò che è oggettivamente bello.

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Dall'epidermide della masonite erompe il segno, qual venatura che attraversa le carni del materiale di supporto e dona la vita alla figura femminile ritratta nella prorompente femminilità in forme estetiche eleganti e foriere di suggestioni intense. È un trittico, questo, che mi consente di affermare che in arte non è bello ciò che piace, ma è bello ciò che è oggettivamente bello.

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18Biografia artistica

Nasce a Rivoli, città alle porte di Torino.Si appassiona sin da giovanissima alla pittura, che la inonda di entusiasmo creativo, al punto da spingerla a frequentare la scuola di Lella Burzio, ove apprende i primi importantissimi e fonda-mentali rudimenti tecnici.Da allora non ha mai smesso di dedicarsi con passione crescente ad una capillare ricerca finalizzata sia all'approfondimento delle te c n i c h e p i t to r i c h e e s i a all'acquisizione delle eterogenee modalità di realizzazione di un'opera d'Arte.Frequenta, negli anni, scuole e pittori che le sono stati di grande a i u t o i n t a l e p e r c o r s o : Michelangelo Michieletti per quanto r iguarda lo studio dell'ombra, della penombra, della luce e del riflesso; Sergio Pelizzon per la prospettiva del colore e del disegno; Maria Troglia, con la quale impara a lavorare l'argilla per creare bassorilievi e vasi.Per cinque anni, partecipando al Corso Libero del Nudo presso l'Accademia Albertina di Torino, dedica il suo impegno allo studio della figura umana e della sua complessità focalizzandone gli aspetti particolari quali la postura, il portamento e tutto ciò che rende una persona, sotto il profilo somatico ed espressivo, unica.La sua evoluzione Artistica è sempre stata caratterizzata da una ricerca costante di una fusione sempre più naturale ed immediata tra la realtà oggettiva e l'esperienza personale. In questo percorso, libero da ogni compro-messo, tenta di interpretare se

stessa comunicando, in modo limpido, sensazioni e stati d'animo che, attraverso la tela, diventano messaggi rivolti alla libera interpretazione del mondo esterno.Questo modo di r icercare l'immediatezza e l'essenziale ha trovato, in tempi recenti, l'apice espressivo nella raccolta di opere denominata “Nudi”, che meglio esprime la forza dirompente del tratto pittorico e della sua personale modalità di espressio-ne.Il 3 Dicembre 2005, a completa-mento di questo importante percorso, inaugura la sede del suo Atelier di pittura – R - in un suggestivo angolo del centro storico di RIVOLI, in Via Girò 2B, p r e s s o Pa l a z zo P i o z zo d i Ro s i g n a n o . Re c e nte m e nte l'Atelier si è trasferito in Via Rombò 22\A, a Rivoli.In questa nuova sede sono esposte le opere che rappresenta-no il suo percorso artistico. Negli stessi locali insegna pittura e tecniche decorative a persone di ogni età, bambini e adulti, legate dalla passione per l'Arte.

CURRICULUM

1990 Installazione definitiva di n. 4 pannelli raffiguranti scene di pesca al mercato del pesce di Piazza della Repubblica a Torino, tuttora esistenti.1999 Aprile Broadway Ristorante Pizzeria Rivoli (TO) “Colori, sensazioni, momenti di vita”1 9 9 9 D i c e m b re B ro a d way Ristorante Pizzeria Rivoli (TO) “In

IMP R LA A A

MOSTRE PERSONALI

TE

Viaggio”2004 Ottobre Golf Club Langhe (CN)“ GolfArte” Forma e colore di movimentiImpressi nel tempo”. Le opere sono state acquistate dal Circolo del Golf e sono tuttora facenti parte dell'arredo.2005 Marzo/Aprile UGC 45° Nord CineCitè Moncalieri (TO) Arte in Mostra “Accademia”2005 Dicembre Cappella sconsa-crata di Palazzo Piozzo di Rosignano Rivoli (TO). Mostra e i n a u g u r a z i o n e A t e l i e r “

R ”2006 Marzo Circus Bar Piazza Gran Madre Torino “Olimpiadi 2006”

1995 Marzo Galleria Le Due Arti Grugliasco (TO) “Donna e Arte”1996 Aprile Galleria Le Due Arti Grugliasco (TO) “Donna e Arte” SecondaManifestazione1996 Settembre Comune di Druento (TO) Concorso di Pittura2005 Novembre Palazzo Piozzo di Rosignano Rivoli (TO)“ARTE EXPO”2005 Dicembre Sala Polivalente San Carlo Canavese (TO) Concorso di Pittura2007 Gennaio Chiostro S.ma Annunziata Via Po, 45 Torino2007 Settembre UGC 45° Nord CineCitè Moncalieri (TO) “ rtelcinem ”2007 Ottobre Chiostro S.ma Annunziata Via Po, 45 Torino Collettiva2007 Ottobre Promotrice delle Belle Arti TORINO 165° Collettiva Soci

IMP R LA A A

MOSTRE COLLETTIVE

A A-A

TE

2008 Aprile Promotrice delle Belle Arti TORINO 166° Collettiva Soci2008 Maggio Chiostro S.ma Annunziata Via Po, 45 Torino “ rte lcinem ”2008 Maggio Salone dei Cavalieri Pinerolo (TO) “Periferie”2008 Giugno Chiesa Sconsacrata P.zza Conte Rosso Avigliana (TO) “Periferie”2009 Febbraio Casa del Conte Verde Rivoli (TO) “Rivoli d'Africa”2009 Marzo Maison Musique Rivoli (TO) “Tele di Tango”2009 Apr i le UGC Cinecitè Moncalieri (TO) “Periferie”2009 Aprile/Maggio Promotrice delle Belle Arti TORINO 167° Collettiva Soci2009 Maggio Chiostro S.ma Annunziata Via Po, 45 Torino “Periferie”2009 Maggio/Giugno Cesar Cafè di Orbassano “Suburbana 2009 rassegna di incontri tra laprovincia ed il mondo2009 Ottobre Chiostro S.ma Annunziata Via Po, 45 Torino (con Beppe Bertinetti)

Ha frequentato e concluso i cinque anni del “Corso Libero del Nudo” presso l'AccademiaAlbertina di TORINOÈ socia della “Società Promotrice delle Belle Arti” di Torino dal 2007.È socia dell'Associazione Culturale “Polvere di Luna” di Rivoli (TO)www.polveredilunarivoli.splin-der.comÈ iscritta all'elenco dell'Enci-clopedia d'Arte Italiana dal '900 ad oggiwww.enciclopediadarte.com

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18Biografia artistica

Nasce a Rivoli, città alle porte di Torino.Si appassiona sin da giovanissima alla pittura, che la inonda di entusiasmo creativo, al punto da spingerla a frequentare la scuola di Lella Burzio, ove apprende i primi importantissimi e fonda-mentali rudimenti tecnici.Da allora non ha mai smesso di dedicarsi con passione crescente ad una capillare ricerca finalizzata sia all'approfondimento delle te c n i c h e p i t to r i c h e e s i a all'acquisizione delle eterogenee modalità di realizzazione di un'opera d'Arte.Frequenta, negli anni, scuole e pittori che le sono stati di grande a i u t o i n t a l e p e r c o r s o : Michelangelo Michieletti per quanto r iguarda lo studio dell'ombra, della penombra, della luce e del riflesso; Sergio Pelizzon per la prospettiva del colore e del disegno; Maria Troglia, con la quale impara a lavorare l'argilla per creare bassorilievi e vasi.Per cinque anni, partecipando al Corso Libero del Nudo presso l'Accademia Albertina di Torino, dedica il suo impegno allo studio della figura umana e della sua complessità focalizzandone gli aspetti particolari quali la postura, il portamento e tutto ciò che rende una persona, sotto il profilo somatico ed espressivo, unica.La sua evoluzione Artistica è sempre stata caratterizzata da una ricerca costante di una fusione sempre più naturale ed immediata tra la realtà oggettiva e l'esperienza personale. In questo percorso, libero da ogni compro-messo, tenta di interpretare se

stessa comunicando, in modo limpido, sensazioni e stati d'animo che, attraverso la tela, diventano messaggi rivolti alla libera interpretazione del mondo esterno.Questo modo di r icercare l'immediatezza e l'essenziale ha trovato, in tempi recenti, l'apice espressivo nella raccolta di opere denominata “Nudi”, che meglio esprime la forza dirompente del tratto pittorico e della sua personale modalità di espressio-ne.Il 3 Dicembre 2005, a completa-mento di questo importante percorso, inaugura la sede del suo Atelier di pittura – R - in un suggestivo angolo del centro storico di RIVOLI, in Via Girò 2B, p r e s s o Pa l a z zo P i o z zo d i Ro s i g n a n o . Re c e nte m e nte l'Atelier si è trasferito in Via Rombò 22\A, a Rivoli.In questa nuova sede sono esposte le opere che rappresenta-no il suo percorso artistico. Negli stessi locali insegna pittura e tecniche decorative a persone di ogni età, bambini e adulti, legate dalla passione per l'Arte.

CURRICULUM

1990 Installazione definitiva di n. 4 pannelli raffiguranti scene di pesca al mercato del pesce di Piazza della Repubblica a Torino, tuttora esistenti.1999 Aprile Broadway Ristorante Pizzeria Rivoli (TO) “Colori, sensazioni, momenti di vita”1 9 9 9 D i c e m b re B ro a d way Ristorante Pizzeria Rivoli (TO) “In

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MOSTRE PERSONALI

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Viaggio”2004 Ottobre Golf Club Langhe (CN)“ GolfArte” Forma e colore di movimentiImpressi nel tempo”. Le opere sono state acquistate dal Circolo del Golf e sono tuttora facenti parte dell'arredo.2005 Marzo/Aprile UGC 45° Nord CineCitè Moncalieri (TO) Arte in Mostra “Accademia”2005 Dicembre Cappella sconsa-crata di Palazzo Piozzo di Rosignano Rivoli (TO). Mostra e i n a u g u r a z i o n e A t e l i e r “

R ”2006 Marzo Circus Bar Piazza Gran Madre Torino “Olimpiadi 2006”

1995 Marzo Galleria Le Due Arti Grugliasco (TO) “Donna e Arte”1996 Aprile Galleria Le Due Arti Grugliasco (TO) “Donna e Arte” SecondaManifestazione1996 Settembre Comune di Druento (TO) Concorso di Pittura2005 Novembre Palazzo Piozzo di Rosignano Rivoli (TO)“ARTE EXPO”2005 Dicembre Sala Polivalente San Carlo Canavese (TO) Concorso di Pittura2007 Gennaio Chiostro S.ma Annunziata Via Po, 45 Torino2007 Settembre UGC 45° Nord CineCitè Moncalieri (TO) “ rtelcinem ”2007 Ottobre Chiostro S.ma Annunziata Via Po, 45 Torino Collettiva2007 Ottobre Promotrice delle Belle Arti TORINO 165° Collettiva Soci

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MOSTRE COLLETTIVE

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2008 Aprile Promotrice delle Belle Arti TORINO 166° Collettiva Soci2008 Maggio Chiostro S.ma Annunziata Via Po, 45 Torino “ rte lcinem ”2008 Maggio Salone dei Cavalieri Pinerolo (TO) “Periferie”2008 Giugno Chiesa Sconsacrata P.zza Conte Rosso Avigliana (TO) “Periferie”2009 Febbraio Casa del Conte Verde Rivoli (TO) “Rivoli d'Africa”2009 Marzo Maison Musique Rivoli (TO) “Tele di Tango”2009 Apr i le UGC Cinecitè Moncalieri (TO) “Periferie”2009 Aprile/Maggio Promotrice delle Belle Arti TORINO 167° Collettiva Soci2009 Maggio Chiostro S.ma Annunziata Via Po, 45 Torino “Periferie”2009 Maggio/Giugno Cesar Cafè di Orbassano “Suburbana 2009 rassegna di incontri tra laprovincia ed il mondo2009 Ottobre Chiostro S.ma Annunziata Via Po, 45 Torino (con Beppe Bertinetti)

Ha frequentato e concluso i cinque anni del “Corso Libero del Nudo” presso l'AccademiaAlbertina di TORINOÈ socia della “Società Promotrice delle Belle Arti” di Torino dal 2007.È socia dell'Associazione Culturale “Polvere di Luna” di Rivoli (TO)www.polveredilunarivoli.splin-der.comÈ iscritta all'elenco dell'Enci-clopedia d'Arte Italiana dal '900 ad oggiwww.enciclopediadarte.com

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