Permettetemi d’insistere su ciascuno dei 3 punti che ci ... · Seconda fase del trattamento. ......

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SICUREZZA-SEMPLICITÀ-EFFICACIA. Permettetemi d’insistere su ciascuno dei 3 punti che ci siamo fissati: - Innocuità della tecnica, - Semplicità del gesto, - Efficacia della tecnica, e di rivederli brevemente uno ad uno. TECNICA SPECIFICA PER L’ERNIA DISCALE LOMBARE. INNOCUITA’ DELLA TECNICA. INNOCUITA’ DEL GESTO. • Vedremo tanti elementi che, non solo non nuociono all'ernia discale, ma ne diminuiscono e ne correggono la voluminosità e gli effetti patologici. • Inoltre, il gesto stesso non provoca che azioni positive. In effetti, dal lato dell'ernia, la pressione verticale e centrale del pollice aumenta la pressione posteriore in direzione centrale e anteriore, cosa che ha un effetto positivo per l’ernia, nel senso della sua correzione. Quanto all’effetto prodotto dal pisiforme della mano posizionata dal lato opposto all'ernia, egli esercita soprattutto una pressione diretta in modo ascendente in direzione cefalica e postero-anteriormente in maniera molto leggera. Ciò è doppiamente positivo, aumentando l’ipopressione intertrasversaria del segmento (1) e del lato opposto all’ernia discale (2). • In più di dieci anni, e dopo il trattamento di più di 400 casi oggettivati dalla RMN la cui interpretazione è stata fatta da medici

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SICUREZZA-SEMPLICITÀ-EFFICACIA.

Permettetemi d’insistere su ciascuno dei 3 punti che ci siamo fissati:

- Innocuità della tecnica,

- Semplicità del gesto,

- Efficacia della tecnica,

e di rivederli brevemente uno ad uno.

TECNICA SPECIFICA PER L’ERNIA DISCALE LOMBARE.

INNOCUITA’ DELLA TECNICA.

INNOCUITA’ DEL GESTO.

• Vedremo tanti elementi che, non solo non nuociono all'ernia discale, ma ne diminuiscono e ne correggono la voluminosità e gli

effetti patologici.

• Inoltre, il gesto stesso non provoca che azioni positive. In effetti, dal lato dell'ernia, la pressione verticale e centrale del pollice

aumenta la pressione posteriore in direzione centrale e anteriore, cosa che ha un effetto positivo per l’ernia, nel senso della sua

correzione. Quanto all’effetto prodotto dal pisiforme della mano posizionata dal lato opposto all'ernia, egli esercita soprattutto una

pressione diretta in modo ascendente in direzione cefalica e postero-anteriormente in maniera molto leggera. Ciò è doppiamente positivo, aumentando l’ipopressione intertrasversaria del segmento

(1) e del lato opposto all’ernia discale (2).

• In più di dieci anni, e dopo il trattamento di più di 400 casi oggettivati dalla RMN la cui interpretazione è stata fatta da medici

specializzati, radiologi, dobbiamo sottolineare che non vi è stato alcun caso noto di un paziente in cui l'ernia sia peggiorata.

EFFETTI FISIOLOGICI DEL GESTO.

L’abbiamo appena dimostrato in modo, mi sembra, più che sufficiente.

Ricordiamo, tuttavia, che questa INNOCUITA’ nasce:

- dalla scelta di una posizione in decubito ventrale,

- dal blocco anatomico in iperestensione del paziente, che vieta ogni possibile aumento dell’ernia discale,

- dal fatto che il gesto tecnico stesso vada, non solamente ad aumentare tutti questi elementi di sicurezza (maggiore iperestensione, iperpressione in senso postero-anteriore e

periferico-centrale), ma vada in più a creare un’ipopressione assorbente, anteriore e centrale, triplice:

- 1. a livello delle fibre anteriori del disco,

- 2. tra le due vertebre interessate dall'apertura anteriore dello spazio inter-discale,

- 3. dalla periferia verso il centro, dall’iperpressione dal lato dell'ernia all’ipo-pressione opposta al lato dell’ernia.

TANTI ELEMENTI CHE NON SOLO NON NUOCIONO PER NULLA ALL’ERNIA DISCALE, MA CHE, IN PIU’, NE

DIMINUISCONO E NE CORREGGONO LA VOLUMINOSITA’ E GLI EFFETTI PATOLOGICI.

TECNICHE SPECIFICHE PER L’ERNIA DISCALE LOMBARE.

SEMPLICITA’ DEL GESTO.

SEMPLICITA’ DEL GESTO.

Il fatto di far assumere al paziente la posizione che abbiamo appena definito, ci permette di evitare ogni possibilità di rischio e

permette all'osteopata, formato adeguatamente da un punto di vista pratico, di effettuare una tecnica facile ed efficace.

Unico imperativo:

DEVE SOLAMENTE ESISTERE UN SINCRONISMO ASSOLUTO FRA L’AZIONE DELLE SUE DUE MANI.

SEMPLICITA’ DEL GESTO.

Si tratta di un gesto semplice che necessaria solamente di una coordinazione perfetta delle 2 mani, le quali devono agire in

modo sincrono.

- Prima mano: separa le due vertebre dal lato opposto alla migrazione dell’ernia discale, mediante un’azione ascendente

profonda del pisiforme posizionato a livello dello spazio intervertebrale. Tale azione, diretta tangenzialmente, ha come

scopo quello di aumentare lo spazio che c’è fra questi 2 segmenti.

- Seconda mano: contemporaneamente, mediante il pollice, esercita dal lato dell’ernia una pressione quasi verticale dall’indietro

in avanti sul corpo del paziente, secondo una direzione leggermente obliqua verso l'interno e l’avanti.

TECNICA SPECIFICA PER L’ERNIA DISCALE LOMBARE.

EFFICACIA DEL GESTO.

EFFICACIA DELLA TECNICA.

E' sempre sgradevole, spesso inopportuno, valutare, quantificare o qualificare i propri risultati. Non facendo eccezione a questa regola, sono stato spinto a tacere, forse per troppo tempo, questa tecnica

che pratico da più di una decina d’anni. Ma continuando ad applicarla con un certo distacco, essa mostra, se fosse necessario, che la sua efficacia è reale, tanto più che i risultati osservati dalla medica convenzionale ne dimostrano la validità. A questo scopo,

mostreremo più avanti alcuni esempi, oggettivati da risultati di R.M.N. valutate da radiologi specializzati, al fine di garantirne

l'autenticità.

EFFICACIA DELLA TECNICA.

Nel corso di questo decennio.

- Abbiamo trattato più di 400 casi.

- I pazienti che abbiamo trattato sono quelli di una clientela che, dopo aver consultato diversi medici specialisti (principalmente traumatologi e neurochirurghi), sono andati alla ricerca di una

soluzione diversa da quella chirurgica.

- Circa l'80% dei casi sono stati trattati fra le 4 e le 6 sedute di osteopatia con questa tecnica.

- Più dell’82% dei pazienti hanno completamente risolto il loro problema (oggettivato dall’indice di discapacità di Oswestry) tanto che RMN, fatte dopo il trattamento osteopatico, hanno oggettivato

la diminuzione o la scomparsa dell’ernia discale.

- Nessun aggravamento conosciuto.

EFFICACIA DELLA TECNICA.

Risultati della tesi di Dottorato del mio allievo (C.H.U. dei Paesi Baschi spagnoli).

Ernie acute:

Risultati eccellenti: asintomatici per più dell’81%. Constatazione della diminuzione dell'ernia sulle RMN. In alcuni, scomparsa anche

completa.

Ernie più acute:

Miglioramento indiscutibile della sintomatologia, anche se non sempre osservabile sulle RMN; miglioramento dell’indice di Roland

e Oswestry, che passa da 6 - 8 punti a quasi 0% di discapacità.

EFFICACIA DELLA TECNICA.

E-mail di un insegnante di osteopatia dell’IFSO del 1° aprile 2014: “Tengo ad informarti che utilizzo la tua tecnica discale da un anno (da quando l’hai descritta a me e agli altri insegnanti dell’IFSO) e

che i risultati sono sbalorditivi. Pratico esclusivamente la tecnica sul disco senza alcun’altra manovra su 3 consultazioni (anche per

quanto riguarda pazienti iper-algici con grosse difficoltà a muoversi, alcuni di loro da diversi mesi. La maggior parte era sotto

corticosteroidi, morfina, neurolettici). Ho sempre lavorato con il supporto dello scanner, anche su ernie bilaterali”.....................(Sic).

EFFICACIA DELLA TECNICA.

Concordanza dei risultati tra i risultati della tesi di dottorato del mio allievo dei Paesi Baschi Spagnoli, sotto la supervisione di

medici di un Ospedale Universitario (più di 30 e 50 casi) e la mia esperienza personale (più di 400 casi), cioè:

Tra l’80% e l’82% di cessazione di tutti i sintomi (dolore e funzione) in 4 / 6 sedute, oggettivata da RMN (per alcuni), indice d’Oswestry

e dichiarazioni dei pazienti.

OGGETTIVAZIONE DEI RISULTATI.

Classicamente effettuata da indice di Owestry e R.M.N.

E’ l'indice con più valore stabilito a livello internazionale per poter confrontare i risultati di differenti approcci terapeutici, utilizzando

non più le prove mediche, ma le possibilità recuperate secondo la valutazione del paziente, tanto nella sua vita corrente quanto

nelle sue capacità fisiche.

Si è imposto, benchè le RMN fatte prima e dopo il trattamento apparissero ad alcuni più obiettive, cosa che è discutibile.

VALUTAZIONE DEI RISULTATI.

Sono valutati in base al conseguimento di un disco intervertebrale funzionale. In realtà, ci vogliono effettivamente più di 3 mesi, perché si formi una cicatrice ed il disco possa svolgere nuovamente le sue funzioni, secondo ciò che sostengono diversi

studi fatti in medicina classica.

Il nostro trattamento richiede, di solito, un tempo più breve (la cicatrizzazione naturale è più veloce di quella chirurgica).

Dobbiamo avvertire i pazienti che trattiamo di non fare sforzi esagerati durante questo periodo. E’ consentita la ripresa graduale

dell’attività sportiva.

TECNICA D’ASSORBIMENTO.

PROTOCOLLO DI TRATTAMENTO.

PROTOCOLLO DI TRATTAMENTO.

Prima fase del trattamento.

- Diminuire e sopprimere progressivamente il dolore e ripristinare il funzionamento della colonna vertebrale lombare mediante la

tecnica d’assorbimento del disco che abbiamo messo a punto, al fine di normalizzare la sua dinamica.

Seconda fase del trattamento.

- Correggere le lesioni lombari, causa del disequilibrio dinamico del tripode lombare.

- Insegnamento pratico degli esercizi di reidratazione lombare.

Questa seconda fase viene messa in atto generalmente dopo la o le prime sedute della prima fase, in funzione di un significativo

miglioramento.

Terza fase.

- Eliminazione dell'instabilità lombare osservabile, mediante la correzione dei lapsus di movimento inconsci (riflessi di lunga

latenza) eventuali ed eliminando il comportamento d’evitamento la cui ripetizione genera il disequilibrio del tripode articolare

lombare.

Quarta fase.

- Ripresa progressiva delle normali attività fisiche e sportive, tenendo conto di eventuali restrizioni dovute a limitazioni acquisite.

DETTAGLI IMPORTANTI RIGUARDANTI LE MANIPOLAZIONI OSTEOPATICHE LOMBARI.

Abbiamo visto e constatato che nel nostro protocollo di trattamento, dopo il periodo acuto, siamo stati in grado di ridurre le lesioni

osteopatiche del paziente che, perturbando la biomeccanica del tripode articolare, avevano favorito la formazione di un’ernia

discale.

Da parte nostra, la pratichiamo nel modo seguente, al fine di evitare qualsiasi rischio di recidiva:

- il paziente è sdraiato sul lato opposto alla lesione rompendo la linea antero-posteriore mediante una messa in estensione

parziale ma senza alcun’altra componente supplementare.

- l’osteopata, con entrambi i piedi in appoggio al suolo, gli è davanti e blocca questa posizione appoggiando la sua coscia contro quella

del paziente.

- La sua mano caudale, mediante la sporgenza prossimale della prima falange dell’indice, prende contatto con l’articolare superiore

della vertebra in lesione.

- Il thrust verrà effettuato (linea di drive), a seconda del tipo di lesione, tenendo conto delle due altre direzioni spaziali necessarie.

MANIPOLAZIONI - DETTAGLI IMPORTANTI.

POSIZIONE MANIPOLATIVA RESA SICURA

DA UN PUNTO DI VISTA DELLA TENSEGRITA’.

La tensegrità a livello della regione lombare prevede una rigidità assoluta in iper-estensione degli elementi ossei per embricazione

delle faccette articolari.

I soli elementi mobili che possono essere in tensione sono gli elementi connettivi articolari e peri-articolari che li circoscrivono.

È al loro livello che l’osteopata mediante il suo gesto andrà ad aumentare queste componenti durante il thust. Con una mano

eserciterà una forza d’iperpressione antero-laterale dal lato dell’ernia, con l’altra mano creerà un’ipopressione più centrale.

REIDRATAZIONE E ASSORBIMENTO DISCALE.

Noi raccomandiamo ed insegniamo questi esercizi ai nostri pazienti solamente quando la fase dolorosa è passata.

Tuttavia, il primo esercizio potrà essere fatto appena la fase iperalgica comincerà a diminuire tanto che potrà essere d’aiuto al

recupero funzionale discale.

Il secondo dovrà rispettare la restrizione che abbiamo appena descritto.

Per quanto riguarda il terzo, dovrà essere fatto nello studio del terapista perché è necessario un controllo rigoroso e accurato delle

varie fasi. Si ispira ad una fase della tecnica sacro-occipitale di DeJarnette (USA). E’ assolutamente in linea con il concetto della

nostra tecnica specifica di assorbimento dell’ernia discale lombare.

SOLLECITAZIONE DINAMICA DELLA TENSEGRITA’ LOMBARE.

SOLLECITAZIONE DINAMICA DELLA TENSEGRITA’ LOMBARE.

Il paziente è sdraiato sul dorso, ginocchia flesse, piante dei piedi appoggiate al suolo.

Inizia sollecitando la regione lombare verso il suolo e la mantiene in questa posizione durante lo svolgimento dell’intero esercizio.

Poi spinge la pianta dei piedi al suolo, come se li volesse piantare dentro.

Contemporaneamente, sollecita le sue gambe in direzione del bacino come se volesse piantarle dentro la superficie sulla quale si

appoggia.

Sempre contemporaneamente, inspira fortemente, in modo che il diaframma riduca la cavità addominale.

Le forze delle differenti azioni congiunte convergono verso la cavità addominale con, come unica possibile scappatoia, lo stiramento

della colonna lombare, cioè un’apertura di questi dischi.

STIRAMENTO LOMBARE IN POSIZIONE VENTRALE.

STIRAMENTO LOMBARE IN POSIZIONE VENTRALE.

Il paziente, partendo da seduto sulle proprie ginocchia, s’inclina in avanti progressivamente facendo in modo che le sue mani ed, in seguito, i suoi avambracci prendano contatto con il suolo, senza

perdere il contatto cosce / regione glutea. Per fare ciò, appoggerà quest'ultima come se volesse comprimere dolcemente le sue

cosce.

Ciò significa che la regione glutea non deve assolutamente sollevarsi, affinché si verifichi uno stiramento effettivo a livello

lombare.

Nell'ultima fase, sempre mantenendo il contatto sopracitato, il paziente tenterà di allungarsi al massimo, dirigendo le proprie dita

verso la parete opposta.

Compirà piccoli allungamenti successivi durante le fasi espiratorie.

APERTURA DISCALE POSTERIORE.

(Riferimento: Tecnica Sacro-Occipitale elaborata negli Stati Uniti dal chiropratico Major Bertrand De Jarnette).

Il paziente è seduto sul bordo del lettino, entrambi i piedi appoggiati al suolo. Esegue una flessione cervicale completa, mantenuta durante tutto lo svolgimento della tecnica. Ecco i diversi tempi:

APERTURA DISCALE POSTERIORE.

Fase 1: l'osteopata colloca il suo pollice sotto la vertebra e la solleva. Rinforza la sua azione con l'altra mano.

Poi chiede al paziente di portare la schiena in cifosi, di contrarre il suo addome verso il basso fino ad appoggiare indietro la sua

colonna lombare contro il pollice dell’osteopata. Il paziente esegue questa azione durante una inspirazione.

Allo stesso tempo, l’osteopata spinge con vigore l’apofisi spinose verso l’alto.

APERTURA DISCALE POSTERIORE.

Fase 2: Durante la fase espiratoria, il paziente inverte la sua postura, ritornando ad una postura in lordosi accentuata mentre l'osteopata esercita una pressione verso l’avanti sulla spinosa.

APERTURA DISCALE POSTERIORE.

Fase 3: Questa doppia azione viene ripetuta fino ad ottenere un massimo miglioramento nel recupero del movimento della vertebra

coinvolta.

Poi, l’osteopata cessa la sua azione correttiva.

ESERCIZIO DI MANTENIMENTO DA FARE A CASA.

Insegniamo al paziente quello che è un fulcro e come può crearlo lui stesso, utilizzando a livello lombare le apofisi spinose.

L’osteopata crea un fulcro collocando il suo pollice sotto l’apofisi spinosa della vertebra sottostante a quella in lesione che diventerà il suo punto fisso. Con la sua mano superiore, esercita una leggera pressione verticale sulla sommità della testa in modo da localizzare la sua azione al di sopra della vertebra che funge da fulcro. Questa mano superiore induce allora dei mini-movimenti di alcuni gradi in modo omnidirezionale, che andranno a sollecitare il sistema dei

tiranti della vertebra sovrastante rispetto alla sottostante.

L'importante in questa prima fase è l'educazione propriocettiva del paziente, che deve a poco a poco far lavorare il suo lobo frontale sinistro per programmare queste nuove sensazioni. Quando esse saranno abituali (frontale destro) passeremo alla fase successiva,

in modo che possa effettuare questo riequilibrio ogni giorno, sapendo che il successo a questo livello necessita di una certa

costanza, dato che si è lasciato che il sistema si deteriorasse per anni.

ESERCIZIO DI MANTENIMENTO DA FARE A CASA.

ESERCIZIO DI MANTENIMENTO DA FARE A CASA.

L'osteopata indica ancora una volta al paziente l’ubicazione del fulcro sotto l’estremità dell’apofisi spinosa della vertebra sottostante al disco leso. Egli mostra come mantenere questo fulcro dosando

l'intensità della forza richiesta.

Poi, orienta il dito del paziente affinché stabilisca una pressione identica a quella che esercitava inizialmente. Quindi, inducendo dei

mini-movimenti dall'alto, permette al paziente di percepire gradualmente la loro piccola ampiezza in modo che li possa

riprodurre in seguito.

È importante che il paziente sia solamente attento alle sue differenti percezioni e non si fissi su altri elementi del gesto per recuperare i

suoi reperi.

È evidente che questa educazione è lenta e deve continuare per un certo periodo, cosa che rende purtroppo aleatoria il suo

proseguimento a domicilio, se non vi è un controllo di tanto in tanto.

ESERCIZIO DI MANTENIMENTO DA FARE A CASA.

TECNICA D’ASSORBIMENTO DELL’ERNIA DISCALE LOMBARE.

CASI CLINICI ESEMPLARI.

PRIMO CASO CLINICO.

B……Immacolata (50 anni).

Ernia discale L5-S1 destra con migrazione caudale.

R.M.N. prima del trattamento.

Tecnica: vengono eseguite delle sequenze assiali e sagittali tra T1 e T2.

Risultati: Piccola ernia discale L5/S1 parasagittale destra con materia discale estrusa e migrata caudalmente che entra in contatto

comprimendo la radice S1 destra.

Piccola protrusione discale L4-L5 con un segnale di zona di elevata compatibile con una lacerazione anulare senza compressione

radicolare.

Corpi vertebrali con caratteristiche morfologiche e di segnale d’intensità normali. Le altre radici nervose ed il sacco durale di

caratteristiche normali. Non si evidenziano altre ernie o protrusioni discali.

Cono midollare situato in L1-L2 di caratteristiche normali.

Diagnosi radiologica: Piccola ernia discale estrusa e migrata caudalmente, parasagittale destra L5-S1 con compressione

radicolare S1 destra.

Microlacerazione anulare L4-L5 senza compressione radicolare.

PRIMO CASO CLINICO.

PRIMO CASO CLINICO.

RMN dopo il trattamento.

Tecnica: Si effettuano delle sequenze assiali e sagittali in T1-T2.

Osservazioni: Si confronta con lo studio effettuato in Agosto 2010 nel quale avevamo identificato una mini-lacerazione anulare in L4-L5 ed una piccola ernia discale migrata nel recesso laterale destro

di L5-S1 con interessamento di S1 destra.

In questa valutazione, si osserva un miglioramento radiologico di entrambi i processi, non si nota più la fissurazione anulare a livello di L4-L5 e la piccola ernia discale è diminuita praticamente fino a

risolversi. Attualmente si osserva la radice nervosa S1 destra circondata da adeguati piani di grasso senza un’alterazione tale da giustificare radiologicamente un’attuale compromissione radicolare

attuale.

Diagnosi radiologica: Miglioramento radiologico fino alla sua risoluzione dell’ernia discale L5-S1. Non si osserva più in questa

valutazione la mini fissurazione anulare a livello di L4 - L5.

PRIMO CASO CLINICO.

SECONDO CASO CLINICO.

LOP...................Ander (49 anni).

Ernia discale L4-L5 con migrazione craniale.

RMN prima del trattamento:

Tecnica: Si esegue una serie sagittale pesata in T1, una serie sagittale pesata in T2 e due serie da L3 a S1 in T1 e T2.

Spazio L4-L5: ernia discale laterale destra, con migrazione craniale vicina a 15 mm secondo un asse cefalo-caudale, che rettilinizza il

sacco durale e comprime la radice discendente L4 a destra. Valutazione clinica di questa radice.

• Fenomeni degenerativi osteocondritici, con piccoli osteofiti marginali che alterano il segnale T2 del piatto adiacente superiore e

discopatia cronica.

• Spazio L5-S1: discopatia cronica con prominenza globale minima a base ampia, leggermente lateralizzata a destra, che contatta il

sacco durale senza compressione radicolare.

• Spazio L3-L4: discopatia cronica con protrusione globale minima, senza effetto compressivo.

• Diagnosi radiologica: ernia discale L4-L5 laterale destra con migrazione craniale che comprime il sacco durale e la radice

L4 destra. Sua valutazione clinica.

• Disco L5-S1 con una protrusione globale minima, leggermente lateralizzata a destra, che contatta il sacco durale

senza effetti compressivi.

SECONDO CASO CLINICO.

SECONDO CASO CLINICO.

RMN dopo il trattamento.

Motivo dell’indagine: RMN messa a confronto con la precedente dopo aver fatto un trattamento con valutazione clinica.

Tecnica: Si effettuano delle sequenze assiali e sagittali in T1-T2.

Commenti: si esegue un’analisi comparativa con la valutazione fatta in precedenza.

Miglioramento radiologico con risoluzione pratica dell’ernia discale presente a livello L4-L5; attualmente non si osserva alcuna

compressione radicolare.

Piccola protrusione discale L5-S1, già nota, invariata. Discopatia lombare cronica L3-S1 invariata.

Nessun altro cambiamento significativo.

Diagnosi radiologica: Miglioramento radiologico fino alla risoluzione pratica dell’ernia discale. Nessun altro cambiamento significativo.

SECONDO CASO CLINICO.

TERZO CASO CLINICO.

L....... Imaniok (48 anni).

Ernia discale L4-L5 con migrazione caudale.

RMN prima del trattamento.

Resoconto: sequenze T1 e T2 sagittali, T1 e T2 assiali L3 / L4, L4 / L5, L5 / S1.

Livello L4-L5: discopatia cronica con erniazione centrale che rettifica il sacco durale, senza contatto apparente con la radice L5

discendente.

Livello L5-S1: discopatia cronica con erniazione discale ad ampia base, centro - paramediana sinistra con migrazione caudale che

comprime il sacco durale con piano di clivaggio minimo, rettificazione anteriore con la radice S1 sinistra.

Fenomeni degenerativi dorso-lombo-artrosici, con scoliosi a convessità destra, osteofiti marginali anterolaterali a predominanza

anteriore tra D11 ed L1, con erniazione intraspongiosa di Schmorl sui piatti superiori D9-L1. Cono midollare normale.

Diagnosi radiologica: discopatia cronica L4-L5 con ernia centrale e migrazione caudale che comprime il sacco durale, senza apparente

interessamento delle radici L5 discendenti.

Discopatia cronica L5-S1 con ernia discale ad ampia base centro-paramediana sinistra, con migrazione caudale che

comprime il sacco durale, con piano di clivaggio riguardante la radice S1 sinistra.

TERZO CASO CLINICO.

TERZO CASO CLINICO.

RMN dopo il trattamento.

Motivo: Paziente con ernia discale L5-S1 che richiede la valutazione del suo stato dopo il trattamento manipolativo.

Tecnica: tecnica con sequenze assiali e sagittali T1 - T2.

Commenti: corpi vertebrali di caratteristiche normali.

Discopatia lombare L4-L5 e L5-S1. Miglioramento radiologico delle ernie discali L4-L5 e L5-S1, che non presentano alcuna

compressione radicolare. Miglioramento radiologico del volume delle due ernie discali.

Immagini centrate su L5-S1.

Radici nervose e sacco durale senza alterazioni significative.

Cono midollare a livello di L2 senza alterazioni significative.

Diagnosi radiologica: ernie discale L4-L5 e L5-S1 senza compressione radicolare con miglioramento radiologico.

TERZO CASO CLINICO.

QUARTO CASO CLINICO.

G…..B…..Juan (69 anni).

Ernia discale L3-L4 con compressione della radice L4.

RMN prima del trattamento (28-03-2013).

Tecnica: eseguita con tagli assiali e sagittali in sequenze ponderate T1 e T2.

Diagnosi radiologica: Ernia discale estrusa L3-L4 con un frammento discale che occupa il recesso laterale sinistro, comprimendo la

radice L4 ed il sacco durale.

QUARTO CASO CLINICO

QUARTO CASO CLINICO.

ESEMPIO DI TRATTAMENTO EFFETTUATO:

Quattro sedute: 15 aprile - 25 aprile - 14 maggio - 20 giugno.

Non ha più alcun dolore, persistono solo alcuni formicolii. Ha ripreso la sua attività di chimico e l'attività fisica abituale.

Chiede di fare due sedute in più, il 5 luglio ed il 2 agosto 2013. Completamente asintomatico, riprende in seguito la sua solita vita.

(No RMN dopo il trattamento per un rifiuto della sua Mutua).

QUINTO CASO CLINICO.

R…..B…..Victoria (16 anni).

Ernia discale L4/L5 con compressione del sacco durale.

RMN prima del trattamento.

Diagnosi radiologica (Dicembre 2012): Ernia discale postero-mediale L4-L5 con compressione del sacco durale.

Questa giovane ragazza soffre a livello della regione lombare da più di 3 anni.

Trattamento: 8 Febbraio 2013, 22 febbraio 2013, 13 Marzo 2013 e 19 aprile 2013 data nella quale non ha più dolore.

Non vedo la necessità di verificare radiologicamente il risultato.

QUINTO CASO CLINICO.

SESTO CASO CLINICO.

G…..M…..Daniel (58anni).

Ernia discale foraminale bilaterale L5-S1.

RMN prima del trattamento.

Diagnosi radiologica. Disco L5 / S1, che occupa i due forami, comprimendo le radici L5 a livello foraminale su una significativa

ipertrofia degenerativa delle articolazioni inter-apofisarie bilateralmente.

SESTO CASO CLINICO.

Trattamento:

Si effettuano quattro sedute tra dicembre 2012 e febbraio 2013. Il paziente non ha più dolori ma sente solamente dei lievi disturbi.

Si eseguono perciò due sedute supplementari in marzo e aprile 2013 fino alla completa risoluzione del problema, vale a dire senza

alcun dolore e con la ripresa delle attività abituali.

(La Mutua si rifiuta di fargli fare una nuova RMN).

TECNICA D’ASSORBIMENTO DELL’ERNIA DISCALE LOMBARE.

ALLEGATO I.

INDICE D’INCAPACITA’ PER IL DOLORE LOMBARE D’OSWESTRY.

INDICE D’INCAPACITA’ PER IL DOLORE LOMBARE D’OSWESTRY.

1.INTENSITA’ DEL DOLORE.

- Poter sopportare il dolore senza sentire la necessità di prendere dei calmanti.

- Il dolore è forte ma lo sopporto senza prendere dei calmanti.

- I calmanti alleviano completamente il mio dolore.

- I calmanti alleviano un pò il mio dolore.

- I calmanti alleviano appena il mio dolore.

- I calmanti non alleviano il mio dolore così non li prendo.

INDICE D’INCAPACITA’ PER IL DOLORE LOMBARE D’OSWESTRY.

2.CURE PERSONALI (LAVARSI, VESTIRSI, ECC.)

- Posso prepararmi da solo senza che il mio dolore aumenti.

- Posso prepararmi da solo, ma ciò aumenta il mio dolore.

- Lavarmi, vestirmi, ecc.., mi causa un dolore e devo farlo lentamente e con attenzione.

- Ho bisogno d’aiuto per poter fare la maggior parte delle cose da solo.

- Ho bisogno d’aiuto per fare la maggior parte delle cose.

- Non posso vestirmi, faccio fatica a lavarmi e ho l’abitudine di rimanere a letto.

INDICE D’INCAPACITA' PER IL DOLORE LOMBARE D’OSWESTRY.

3.SOLLEVARE UN PESO.

- Posso sollevare oggetti pesanti senza che il mio dolore aumenti.

- Posso sollevare oggetti pesanti, ma ciò aumenta il mio dolore.

- Il dolore m’impedisce di sollevare oggetti pesanti dal pavimento, ma posso farlo se si trovano in una posizione comoda (ad esempio,

su un tavolo).

- Il dolore m’impedisce di sollevare oggetti pesanti, ma posso sollevare oggetti leggeri o poco pesanti se si trovano in una

posizione comoda.

- Posso sollevare solamente oggetti molto leggeri.

- Non posso sollevare alcun oggetto.

INDICE D’INCAPACITA' PER IL DOLORE LOMBARE D’OSWESTRY.

4.CAMMINARE.

- Il dolore non mi impedisce di camminare.

- Il dolore mi impedisce di camminare per più di un chilometro.

- Il dolore mi impedisce di camminare per più di 500 metri.

- Il dolore mi impedisce di camminare per più di 250 metrI.

- Posso camminare solamente con un bastone o con delle stampelle.

- Resto a letto la maggior parte del tempo e devo trascinarmi per andare in bagno.

INDICE D’INCAPACITA' PER IL DOLORE LOMBARE D’OSWESTRY.

5.STARE SEDUTO.

- Posso rimanere seduto su qualsiasi tipo di sedia tutto il tempo che voglio.

- Posso rimanere seduto sulla mia sedia preferita tutto il tempo che voglio.

- Il dolore m’impedisce di rimanere seduto per più di un'ora.

- Il dolore m’impedisce di rimanere seduto per più di mezz'ora.

- Il dolore m’impedisce di rimanere seduto per più di dieci minuti.

- Il dolore m’impedisce di rimanere seduto.

INDICE D’INCAPACITA' PER IL DOLORE LOMBARE D’OSWESTRY.

6.STARE IN PIEDI.

- Posso rimanere in piedi tutto il tempo che voglio senza che il mio dolore aumenti.

- Posso rimanere in piedi tutto il tempo che voglio, ma il mio dolore aumenta.

- Il dolore m’impedisce di stare in piedi per più di un'ora.

- Il dolore m’impedisce di stare in piedi per più di mezz'ora.

- Il dolore m’impedisce di stare in piedi per più di dieci minuti.

- Il dolore m’impedisce di stare in piedi.

INDICE D’INCAPACITA’ PER IL DOLORE LOMBARE D’OSWESTRY.

7.DORMIRE.

- Il dolore non m’impedisce di dormire.

- Dormo se prendo delle pastiglie.

- Anche prendendo delle pastiglie, dormo meno di sei ore.

- Anche prendendo delle pastiglie, dormo meno di quattro ore.

- Anche prendendo delle pastiglie, dormo meno di due ore.

- Il dolore m’impedisce totalmente di dormire.

INDICE D’INCAPACITA’ PER IL DOLORE LOMBARE D’OSWESTRY.

8.ATTIVITÀ SESSUALE.

- La mia attività sessuale è normale e non aumenta il mio dolore.

- La mia attività sessuale è normale, ma aumenta il mio dolore.

- La mia attività sessuale è pressocché normale, ma aumenta notevolmente il mio dolore.

- La mia attività sessuale si è ridotta a causa del dolore.

- La mia attività sessuale è quasi nulla a causa del dolore.

- Il dolore mi impedisce qualsiasi attività sessuale.

INDICE D’INCAPACITA' PER IL DOLORE LOMBARE D’OSWESTRY.

9.VITA SOCIALE.

- La mia vita sociale è normale e non aumenta il mio dolore.

- La mia vita sociale è normale, ma aumenta il mio dolore.

- Il mio dolore non ha alcun effetto significativo sulla mia vita sociale, ma mi impedisce le attività più energetiche come danzare,

ecc...

- Il dolore limita la mia vita sociale e non esco più così spesso.

- Il dolore limita la mia vita sociale all’ambiente domestico.

- Non ho alcuna vita sociale a causa del mio dolore.

INDICE D’INCAPACITA' PER IL DOLORE LOMBARE D’OSWESTRY.

10.VIAGGIARE.

- Posso viaggiare senza che ciò aumenti il mio dolore.

- Posso andare ovunque, ma ciò aumenta il mio dolore.

- Il dolore è forte, ma sopporto viaggi di meno di due ore.

- Il dolore limita i miei viaggi a meno di un'ora.

- Il dolore mi limita a fare solamente viaggi corti e necessari di meno di mezz'ora.

- Il dolore mi impedisce di viaggiare se non per andare dal medico o all’ospedale.

CONCLUSIONI.

DISCO INTERVERTEBRALE FUNZIONALE.

Secondo vari studi di medicina classica, sono effettivamente necessari tre mesi affinché una cicatrice si formi ed il disco possa

nuovamente riprendere le sue funzioni.

In base a ciò, dobbiamo avvertire il paziente che stiamo trattando, affinché limiti qualsiasi attività fisica esagerata, consigliandogli una

graduale ripresa della sua attività sportiva.

UN RACHIDE SENZA DOLORE.