Periodico Vol 2 1997

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    Indice

    Lo Yoga come Controllo della Mente e del S (seconda parte)

    Bhagavad Gita

    La Pratica del Kirtan: il Canto e la Melodia

    Satsang con Swami Niranjan

    Antar Mouna

    Nuove Vie nellEducazione

    LIlluminazione Cellulare

    Prana Mudra Pranayama

    Glossario

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    Lo Yoga come Controllo della Mente e del S(seconda parte)

    Sat Sang di Swami Niranjanananda Saraswati, Bad Konig (Germa-nia) 28 Ottobre 1995.

    Il sistema del Raja Yoga di PatanjaliPer organizzare la nostra vita il sistema del Raja Yoga molto effi-cace. Ci aiuta a munirci del senso del controllo sulle manifestazioninaturali e umane dispersive. Ci aiuta ad acquisire consapevolezza dei

    diversi stati alterati della coscienza e della percezione umana. Nel si-stema del Raja Yoga, seguendo la tradizione di Patanjali, lo yoga stato definito una forma di disciplina che sia interiore che esteriore,attraverso cui possiamo acquisire la comprensione degli stati alteratidella mente. Gli stati alterati della mente sono stati definiti come vrit-ti.

    Le cinque vrittiLe vritti sono cinque: conoscenza, falsa conoscenza, conflitto menta-le, memoria e lo stato di assenza della percezione cosciente, che ilsonno. Queste sono le cinque manifestazioni della mente umana de-finite negli Yoga Sutra.

    ConoscenzaLa conoscenza una cosa molto semplice, quello che percepiamo e

    realizziamo dopo la comprensione. Ti percepisco, vedo che hai uncorpo, vedo che hai una natura, vedo che hai una personalit, vedoche parli e che ti comporti in un certo modo, che agisci in una deter-minata maniera. Questa la comprensione diretta, la percezione di-retta, la conoscenza.

    Falsa conoscenza

    Se non ti conosco e qualcuno mi fa la tua descrizione, creounimmagine di te, ma limmagine che creo non sar a tutto tondo.

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    Questa la falsa conoscenza, perch assenza di conoscenza diretta. la creazione di unidea fondata su di una percezione indiretta.

    Conflitto mentale

    La terza il conflitto mentale. Quando durante la vita la nostra filo-sofia e le nostre azioni sono in bilico, attraversiamo il conflitto. Que-sto il problema maggiore del conflitto, la principale area di conflit-to nella nostra vita, il conflitto tra filosofia e azione. La filosofia qualche cosa che pensiamo e crediamo essere giusta. La filosofiarappresenta lessere attaccati a certi valori che ci teniamo stretti econsideriamo veri. Le azioni che ci portano contro il normale canale,o schema di pensiero, creano un conflitto. Che esso sia sociale, fami-liare, personale o globale, tutti i maggiori problemi del mondo equelli personali sorgono dallincompatibilit dei pensieri personalicon le azioni.

    MemoriaLa quarta vritti la memoria. Quando vi parlavo del controllodellimpronta genetica, dellimpronta culturale e di quella spirituale

    attraverso il processo della meditazione, era dellaspetto della memo-ria che vi stavo parlando. Tutte queste impronte sono fissate nellanostra personalit in forma di memorie. Le memorie sono consce,subconsce e sono anche inconsce. Una volta che abbiamo pulito earmonizzato queste tre impronte, le nostre azioni cambianoallesterno.

    Sonno

    La quinta vritti, che viene generalmente chiamata sonno, non certoil sonno di cui facciamo esperienza ogni notte a letto, ma lassenzadella percezione conscia mentale. la sconnessione tra la mente ed isensi. Passiamo dallo stato del sonno al processo di meditazionequando ci sconnettiamo dal mondo esterno. Se guardate il sistema dipratyahara, dharana e dhyana, allora diventa chiaro che in ogni statoil cambiamento rappresenta un diverso stato di percezione, una di-

    versa qualit della mente, un differente stato di coscienza. Parler diqueste tre diverse pratiche nel pomeriggio.

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    Per concludere, imparare a controllare le situazioni della vita inmodo positivo e creativo lo scopo della meditazione yoga. labilit che ci d finalmente la forza interiore e il coraggio di fareesperienza della mentalit. come imparare a nuotare. Se non sapete

    nuotare e andate in acqua, la possibilit di affogare sempre l che viaspetta. Ma anche se sapete nuotare, ma non siete dei bravi nuotatori,c la possibilit di affogare. Poich non siete capaci di sentire le cor-renti, non siete in grado di sapere come controllarle. Un buon nuota-tore sa come controllare i differenti tipi di corrente, quando e comefarsi trascinare dalla corrente per uscire dallacqua, per uscire dallaforza della corrente, dalla sua attrazione.

    Se volete attraversare un fiume per andare sullaltra sponda, dove-te essere dei buoni nuotatori. Allo stesso modo, se vogliamo svilup-pare una percezione pi alta del mondo, dobbiamo essere dei nuota-tori migliori, nuotatori yogi. Per questo bisogna imparare a nuotare,non nelle acque allesterno, ma in quelle al nostro interno. Questeacque sono le vritti, queste correnti sono le vritti e labilit di nuotarein modo appropriato arriva dopo la percezione di sapere come medi-tare. Parleremo brevemente del processo di meditazione durante il

    pomeriggio.Ancora una volta, sono molto felice di essere qui con tutti voi;come Swami Prakashananda ha detto prima nello spirito dello yoga,nello spirito dellunit tanta gente arrivata da molte partidellEuropa. Ieri stavo calcolando da quanti paesi e abbiamo scopertoche ci sono dodici paesi rappresentati qui. Dodici un buon numero.I segni zodiacali sono dodici, ed essi rappresentano ciascuno un se-gno del sole e quando tutti i segni del sole si riuniscono in un solo

    posto, o in una sola persona, allora quella persona una personacompleta e nello yoga noi diventiamo indubbiamente una personacompleta.

    Hari Om Tat Sat

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    Bhagavad Gita

    Conferenza tenuta da Swami Satyananda Saraswati in Danimarca,Marzo 1971

    Gita labbreviazione della Srimad Bhagavad Gita. Essa parte delgrande poema epico Mahabharata, che significa letteralmente laGrande India. Questo libro ha governato la mente di pensatori euomini di stato indiani per molti secoli. Per gli indiani esso coinvolge

    non solo unora, ma tutta la vita. una filosofia che la mente indianaintuisce rapidamente.

    La Gita inizia in modo drammatico. Circa 5000 anni fa, vi eranodue fraternit che appartenevano a una stessa famiglia, conosciutecome i 5 fratelli ed i 100 fratelli. I cento fratelli, che costitui-vano le autorit governative, si sforzavano di raggiungere il completocontrollo del regno, rifiutando di concedere ai cinque fratelli la lo-

    ro dovuta parte. Il problema divenne cos vitale che alla fine ambe-due le parti si prepararono per una grande guerra per risolvere la que-stione. Finalmente giunse il giorno in cui sincontrarono sul campo dibattaglia.

    Il comandante dei cento fratelli era un uomo molto grande, po-tente e nobile, chiamato Bhishma.

    Il comandante dei cinque fratelli si chiamava Arjuna. Anche seera il terzo dei 5 fratelli, divenne il comandante per le sue qualit di

    grande guerriero. Il conduttore del suo carro era Sri Krishna, cono-sciuto come una tra le Grandi Incarnazioni del Signore.

    Quando parliamo della Gita dobbiamo fare un diretto riferimentoa Krishna in quanto egli ha rivelato la Gita ad Arjuna e fino a quandonon apprendete la vita completa di Krishna sino allora della suamorte, il significato della Gita rimarr per voi oscuro.

    Sin dal momento della sua nascita, Krishna affront solo dispiace-

    ri e difficolt. Giorno dopo giorno doveva battersi per affrontare isuoi nemici. Ma dal giorno della sua nascita sino al giorno della sua

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    morte, non ci fu un giorno in cui non rise. Nella mitologia indianatroverete Krishna come un bambino vispo a casa, come bambino chegioca nei campi con i contadini, come uomo di stato molto esperto,come guerriero combattivo e come Guru che d lezioni di yoga asso-

    luto e altre scienze.Quando le due armate si trovarono una di fronte allaltra, il virtuo-

    so Arjuna sent di colpo oppressione e dispiacere. Si rese conto cheavrebbe potuto uccidere i suoi familiari. Si rifiut di combattere,piuttosto che affrontare la battaglia. a questo punto che la filosofiadella Gita inizia.

    Krishna dice ad Arjuna che un uomo deve affrontare la vita, accet-tarla e combattere a ogni gradino. Coloro che si aspettano che tuttonella vita sia confortevole, di loro gradimento, soffriranno sempre acausa delle loro difficolt. Accettate la vita in qualsiasi forma essa sipresenti a voi. Cercate di trarne il meglio attraverso la filosofia, lacomprensione e la saggezza.

    Ogni uomo lavora per compiere le proprie ambizioni e i propri de-sideri. Se ci riesce felice, ma allo stesso tempo egli teme che forseuna prossima volta queste sue aspirazioni possano venire a mancar-

    gli. Se i suoi desideri rimangono insoddisfatti egli completamentedistrutto. Qui iniziano i problemi della vita, sia mentali, psicologiciche emozionali.

    Questa leterna battaglia che dovete affrontare e combattere, cheognuno sta combattendo, dalla nascita fino alla morte.

    Questi 5 e questi 100 fratelli simboleggiano le due grandi forzeche sono sempre in conflitto in ogni essere.

    Per il progresso dellindividuo il conflitto necessario. Senza

    queste forze antagoniste non potete evolvervi. Le comodit ed il pia-cere sono deleterie perch non danno allindividuo alcuna spinta perandare avanti nella propria vita. Le difficolt ed i problemi sono gliacceleratori della evoluzione umana. Perci dovete continuamentecreare e confrontare il conflitto, solo allora lanima potr evolversi.

    La conoscenza divina e spirituale viene a chi accetta e capisce lanatura dei conflitti. Tra le due parti o forze opposte, presenti in o-

    gnuno di noi, vi un Krishna che il conduttore del carro e dellamacchina. Il vostro corpo il carro.

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    Egli lanima interiore o il Guru che aiuta in questo conflitto. An-che se non direttamente coinvolto nella battaglia, dietro di essa,creandola in modo che lanima o la coscienza individuale possa e-volversi.

    in questo contesto che bisogna capire la Gita. Di queste due for-ze in conflitto nella vita umana, una forza devessere sottomessa elaltra espressa. Il conflitto va affrontato con unaspirazione e unapreparazione yogica.

    Quando il conflitto emerge in voi, lunica cosa che dovete fare capirlo e iniziare a praticare yoga. Lo yoga si occupa dellevoluzionedella coscienza individuale dai piani inferiori verso i regni pi eleva-ti. Lo yoga ha un inizio ben preciso e progredisce secondo levo-luzione della coscienza. Vi uno stadio dove lo yoga giunge ad unculmine, non ad un termine.

    Il titolo del primo capitolo della Gita Lo Yoga della Depressio-ne, dellabbattimento. Vi sono molti yoga: hatha yoga, bhakti yo-ga, karma yoga, tantra yoga, nada yoga, gyana yoga, ecc. ma avetemai sentito parlare di yoga della demoralizzazione, di yoga della di-sillusione, frustrazione o crollo?

    Lo yoga inizia non quando girate il mala, ma quando gli eventisono come delle cariche contro di voi, quando state affrontando deiproblemi insormontabili nella vostra vita.

    Se la vostra anima non affronta dei conflitti, se la vostra mentenon affronta delle difficolt e delle disillusioni, non diventer attiva,essa vivr come un maiale, assolutamente soddisfatta di dormire con-tinuamente.

    Non considerate questi problemi come esterni. La Gita non parla

    di problemi materiali o delle necessit basilari della vita come cibo evestiario. Parla di quei problemi delluomo che oggi vengono discus-si dagli psicologi. I problemi profondamente ancorati che riguardanola vostra personalit interiore, che sono profondi quanto i piani sot-terranei delloceano, potete affermare che siete in grado di non averedei problemi, ma non ci credo, perch impossibile esistere senza diessi.

    Questa dualit di due anime che si contraddicono, lavorano fiancoa fianco in ogni uomo, ad eccezione del saggio pi illuminato. Que-

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    sto il punto di partenza dello yoga.Una volta che siamo diventati consapevoli di queste due grandi

    forze conflittuali, siamo di fronte al problema di cosa fare, di cosacercare, se eliminarle, criticarle o analizzarle, oppure se piangere o

    urlare su di loro.Non cercate di eliminare le lotte e le battaglie dentro di voi; che

    siate una persona buona o cattiva, una persona piena di passioni ocon tendenze criminali, dovete sapere e capire cosa sta dentro di voi.

    La psicologia moderna ha portato a nostra conoscenza il fatto chevi sono migliaia e migliaia di persone su questa benedetta terra chenon desiderano sapere cosa sono, perch nel momento in cui scopro-no la loro natura, reagiscono con paura ed incredulit.

    Questo lelemento pi fondamentale che trattiene luomo. Ognicosa, sia che si tratti della nascita o della morte, di perdita o di gua-dagno, di lode o di critica, di amore o di rabbia, nascosta nella pro-fondit della vostra coscienza, devessere da voi ben conosciuta.Questo il secondo consiglio della Gita. Anche se scoprite o capite ilvostro conflitto o i vostri problemi, essi rimangono con voi. Per que-sto motivo dovete iniziare un sadhana: il lato pratico dello yoga.

    Nella Gita, il sadhana inizia con Karma Yoga, lo yoga dellazione.Dovete trasformare il vostro karma, le vostre attivit giornaliere, inmodo che esse possano contribuire al vostro progresso spirituale. At-traverso lazione vi esprimete, perci aprite lanima.

    Fianco a fianco con il karma yoga dovreste praticare Raja Yoga,Bhakti Yoga e poi Gyana Yoga, per uscire vittoriosi dalla battagliaed eliminare i conflitti che stanno nascosti nella vostra personalit.Quando la vostra mente completamente libera dallinfluenza e

    dallassociazione dei conflitti, allora siete una persona liberata - unjivan mukta.

    Il concetto di liberazione, secondo la Gita, non quando chiudetei vostri occhi, ritirate la vostra mente ed entrate nel grande vuoto.

    Questesperienza non in relazione con la vita attuale. La Gitaaggiunge una nuova dimensione alla liberazione. vivere la vita,senza essere attaccati, in ogni momento e a tutti i costi. il distacco

    nel bel mezzo dellolocausto.Quando affrontate questa vita strana e illogica, il grande vuoto

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    completamente eliminato. Non sapete cosa significa samadhi. NellaGita si dice che la salvezza collegata al vostro amore, al vostro o-dio, alle vostre frustrazioni e ai vostri compimenti. La gente pensa:Io sono Brahman pieno di felicit. Sono parte di questa coscienza;

    ma tornando nella vita normale litigano con la loro consorte.La libert totale dovrebbe essere portata sulla terra, nella propria

    vita quotidiana. Non dovrebbe essere limitata alla stanza di medita-zione, deve entrare nella vostra cucina ed essere espressa mentre sta-te lavorando in un negozio, conducendo unauto o quando state peraffrontare una crisi emozionale. Per sperimentare la libert totale inogni sentiero della vita, la meditazione do solo unora non suffi-ciente. Bisogna orientare nuovamente e completamente la propria fi-losofia, avere una mente riallenata e sana e coltivare un modo di pen-sare con nuove dimensioni di consapevolezza.

    La rinuncia non libert. Secondo la Gita lastensione dai propridoveri e responsabilit vivere la vita a met. Lo yoga della Gita Purna yoga, yoga totale. Se ad esempio mettete lenfasi sul bhaktiyoga e dite: Hatha yoga per la gente malata, raja yoga solo pergli swami, niente karma yoga, niente gyana yoga; solo cantare il no-

    me del Signore, suonando e danzando, questo chiamato apurnayoga. yoga, ma non completo. Allo stesso modo in cui avete unbuon insieme di gente e colori, dovete anche avere una buona com-binazione di yoga, perch non siete uno; la vostra personalit com-posta di quattro elementi essenziali: dinamismo, devozione, mistici-smo e razionalit. Questo chiamato completo nutrimento nella vita.

    Per questo fine dovreste praticare karma yoga per il dinamismo,bhakti yoga per le emozioni o la devozione, raja yoga o tantra yoga

    per il misticismo e gyana yoga o vedanta yoga per la razionalit.Se desiderare impregnare la vostra vita quotidiana con le filosofie

    della Gita, ricordate questi pochi punti. Innanzitutto lavorate dura-mente, aspettatevi delle cose, ma se non vengono non lasciatevi ab-battere; siate coraggiosi e ripartite di nuovo verso nuove avventure.

    Poi la mente devessere equilibrata, ma deve trattarsi di una spon-tanea culminazione del processo di karma yoga. Qualunque yoga sta-

    te praticando, non dimenticate mai la coscienza centrale o anima den-tro di voi. Essa cosmica, infinita, la fonte di tutti i vostri yoga.

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    Come praticanti di yoga tenete presente che sia il dinamismo, il vo-stro lavoro, le vostre azioni ed ambizioni, e la vita yogica vannosempre fianco a fianco.

    Infine, non condannate alcune fasi della vita, perch sono tutte fa-

    si di coscienza e nessuna priva di coscienza.Se condannate la vita di qualcuno, la vita di una casalinga o di un

    sannyasin o anche di un ubriacone, state creando una malattia nellavostra mente.

    Krishna dice che sia che si tratti di un uomo malato, di un grandeuomo, o di un poveretto, tutti rappresentano i diversi punti della miaevoluzione, le diverse angolazioni del mio grande ritratto.

    Se praticate il vostro hatha yoga, karma yoga, bhakti yoga, ecc.con questa attitudine aperta verso la vita e libera, non solo incontre-rete il successo, ma otterrete anche lilluminazione.

    La contentezza non giunge attraverso il compimento, ma viene daun senso di illuminazione e per merito dello yoga.

    Perci ognuno di voi deve provare, deve avere unesperienza conlo yoga, e vi assicuro che se il mondo ha mancato nei vostri confron-ti, sia la vostra famiglia, o i vostri amici hanno sbagliato, oppure il

    vostro corpo e le vostre stesse promesse sono venute meno, c unacosa che non vi deluder mai: lo yoga. E potete considerare questaunaffermazione molto ardita, da parte mia.

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    La Pratica del Kirtan: il Canto e la Melodia

    Di Swami Anandakumar, tratto da: Yoga Vidya, estate 1995, Sa-tyananda Yoga Ashram, Australia

    Se guardiamo da vicino la pratica del kirtan possiamo suddividerlanelle sue parti costituenti. Ognuna di queste importante alla suamaniera, dato che ha effetti che sono sia indipendenti sia interattivicon gli altri elementi nel completare lesperienza totale.

    Canto

    Per praticare kirtan dobbiamo cantare. Certamente qualche volta pos-siamo godere di un kirtan particolarmente bello in silenzio o possia-mo trovarci assorbiti in un momento di sottile introspezione comeconseguenza del canto di un kirtan; ma per conoscere il kirtan dob-biamo partecipare.

    Il canto in comune abbatte le barriere.Per centinaia di anni in tutte le culture il canto ha unito gruppi dipersone in una comune comprensione sentita come un profondo li-vello di consapevolezza. Dai nativi delle Americhe agli aborigeni au-straliani, dal Tibet a Timbuktu, il canto stato parte integrante dellasociet e dellidentit di gruppo.

    interessante notare che solo nella societ moderna il canto incomune stato emarginato e non si pu sapere quanto una mancanza

    di identificazione con il bene comune della societ pu essere colle-gato a questo solo fatto.Per lespressione individuale non c niente che eguagli il levarsi

    della voce nel canto.Vengono superate le restrizioni della personalit e lespressione

    individuale che pu avere difficolt a emergere in maniera profondaattraverso ogni altro canale, pu trovare liberazione nel canto.

    Melodia

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    Le canzoni che cantiamo ci attraggono attraverso la loro strutturamelodica. Nel kirtan i toni sono semplici nel senso che sono gene-ralmente abbastanza facili per essere imparati in una seduta.

    Ma c unaltra ragione per la loro facilit. Molte melodie sono

    state tramandate dalla tradizione orale probabilmente modificandosinel corso di molti anni.

    Possiamo trovare che ci pu essere familiarit con una melodiache non abbiamo mai sentito prima.

    Sembra esserci un collegamento con qualche luogo della coscien-za e nel coniare una frase, essa tocca una corda dentro di noi.

    Attraversa i confini culturali perch c una parte nella nostra co-scienza che risuona con la melodia e non conosce linguaggi o barrie-re etniche.

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    Satsang con Swami Niranjan

    Tratto da: Swami Niranjanananda Saraswati, Yoga, il Dono dellaPace, Edizioni Satyananda Ashram Italia.

    Puoi descriverci la relazione tra ego e guna?

    Ego un termine molto impreciso, usato per descrivere il senso diindividualit. Questa individualit, che rappresentata dallego, consapevolezza solo auto-centrata o auto-orientata. Lego denota an-

    che alcune forme di interazione egoistica o negativa del s individua-le con lambiente esterno. Se noi diciamo Io ho ego ci significa:Non sono consapevole della mia positivit, piuttosto sono pi con-sapevole dei miei personali bisogni e ambizioni e cerco di realizzar-li.

    In sanscrito c una meravigliosa parola che descrive questo pro-cesso dellego: ahamkara, che significa identit del s, dellessere in-

    dividuale, e in accordo con la tradizione yogica si dice che quandouno vive nel mondo manifesto lego manifesta. Questo ego, o aham-kara, il senso di individualit, io sono ununit, una distinta unit,ununit della realt suprema o coscienza.

    Quando questa autoidentit entra in relazione con i guna cambia laqualit della vita o la sua espressione. Ci che consideriamo ego laspetto negativo o tamasico di quellessere individuale. Occorre ca-pire linterazione dellidentit individuale con i guna allo scopo di

    capire il processo dellego.Lo yoga ha descritto tre qualit principali o attributi che governa-no un essere individuale. Tali qualit sono conosciute come sattwa,rajas e tamas. Come esseri umani tendiamo ad essere pi profonda-mente coinvolti in uno stato tamasico, che fisso, che non permettead alcuni cambiamenti di prendere posto nel comportamento normaledella personalit umana; un modello fisso di credenza, di azione, dicomprensione; ed anche un modello fisso di mente e interazionecon la societ. Questo non permette alla trasformazione del s inte-

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    riore di prendere posto naturalmente. Se c desiderio di cambiarsi,c anche paura e insicurezza, sentiamo che queste paure e insicurez-ze sono la causa di molti problemi psicologici, personali ed emotivi.In altre parole potremmo dire che lauto-identit tamasica non procu-

    ra opportunit di miglioramenti nella vita.La successiva identit lauto-identit di natura rajasica. Lavora

    per ottenere soddisfazione e compimento, ed ancora auto-orientata.Quello rajasico uno stato di attivit o dinamismo, ma auto-orientato.

    Il terzo attributo sattwico, che vuol dire puro, equilibrato, armo-nioso, luminoso e consapevole. Normalmente ci muoviamo dallo sta-to tamasico al rajasico per tornare al tamasico e poi ancora al rajasi-co. C assenza di consapevolezza, espressione, comportamento ecomprensione sattwici. Lo scopo dello yoga far evolvere la qualitsattwica nella vita, che si esprime in uno stato armonioso ed equili-brato di percezione e comportamento, in cui la creativit interiore siesprime pienamente.

    Allo scopo di giungere allo stato sattwico occorre praticare la me-ditazione, ma la meditazione in se stessa non sufficiente, occorre

    cambiare attitudine e visione della vita. Questa attitudine un aspettomolto importante e per cambiarla necessario avere una visione am-pia e labilit di capire e interagire creativamente e positivamentecon lambiente e le situazioni.

    Allo scopo di giungere a questo stato di interazione con la vita,occorre definire le aree di forza e di debolezza, le ambizioni e lespinte della nostra personalit. Le forze sono qualit che possiamoutilizzare allo scopo di elevare la nostra natura, di trasformarla.

    Le debolezze devono essere cambiate e superate, fino a convertir-le in forze. Per esempio lindecisione deve essere trasformata in fer-ma convinzione. La perdita di volont deve diventare pura e concen-trata volont. Linsicurezza deve essere convertita in uno stato di ar-monia. In questo modo le debolezze, quelle personali e individuali, ele loro qualit, devono essere cambiate.

    Le spinte della natura umana andrebbero comprese per vedere

    qual il risultato finale di una particolare spinta. Soddisfo il bisognodi uno o di molti? Contribuisco al mio ambiente personale o anche a

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    quello della societ e della comunit? Questa spinta, la consapevo-lezza di questa spinta un aspetto del karma yoga.

    Ovviamente, anche le ambizioni devono essere incanalate in mododa essere pi in armonia con la realt della vita e non con le fantasie

    che dominano la nostra mente.In questo modo, piano piano, cambiando lattitudine, si pu cam-

    biare la natura dellego.Cos la meditazione, combinata con la consapevolezza di questi

    quattro aspetti della nostra natura, aiuter a conseguire unespres-sione armoniosa dellego.

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    Antar Mouna

    Tratto da: Swami Satyananda Saraswati, Meditations from the Tan-tra, Yoga Publications Trust, Munger, India.

    Trascrizione di una Lezione Completa di Antar Mouna

    Nel numero scorso del periodico Yoga abbiamo pubblicato il primostadio della pratica di antar mouna. Presentiamo ora il secondo sta-

    dio.

    Stadio 2

    Il secondo stadio di antar mouna consiste nel divenire consapevolidel processo dei vostri pensieri.Dovreste divenire consapevoli dei pensieri, del processo del pensierospontaneo, dei pensieri che vanno e vengono per conto loro.

    Non dovete trattenere un flusso di pensiero.Lasciatelo venire spontaneamente e andare per proprio conto.Dovete rimanere testimoni silenziosi di ogni pensiero che passa perla vostra mente, e quando divenite consapevoli di un pensiero parti-colare dovrete dire alla vostra mente: S, io sto pensando a questo ea quello.E se per caso la mente diviene libera da pensieri dovreste cercare didivenire consapevoli anche di questo stato.

    Pu esserci uno stadio di assenza di pensieri anche nel caso di unprincipiante.State guardando il processo dei vostri pensieri e siete tenuti a esseresicuri dei pensieri che vi arrivano.Dovreste rimanere attenti tutto il tempo, e il modo per fare ci non trattenere i pensieri ma conoscerli.Se qualche volta divenite distratti e poi riprendete consapevolezza,

    dite a voi stessi:Bene, sono diventato distratto per qualche tempo, e durante quei

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    momenti stavo pensando a questo e a quello.Ma, per favore, cercate di essere consapevoli di tutti i pensieri cheaffiorano spontaneamente, che si manifestano sul vostro piano co-sciente.

    Possono essere pensieri buoni o possono essere pensieri cattivi, matali pensieri non provengono da altri luoghi se non da dentro voi stes-si.Sono espressione della vostra personalit interiore, sono espressionedi voi stessi.

    Nel primo kriya, nella prima pratica, lesperienza sensoriale venivadallesterno.

    Ora, in questo kriya, i pensieri sono manifestazioni o espressioni delvostro s interiore.

    Voi siete in grado di conoscere il contenuto della vostra personalit.

    Se non arrivano continuamente pensieri cattivi alla vostra mente co-sciente, vuol dire o che siete divenuti dei saggi liberati o solo che cancora repressione, che la repressione troppo forte, e che la mentesubconscia, la repressione della mente subconscia, non ancora

    sciolta.In ogni caso, ricordate che siete degli aspiranti.Ricordate che siete dei praticanti di dharana.Ricordate che siete dei praticanti di pratyahara.

    Verranno pensieri cattivi e pensieri buoni; dovrebbero venire e voidovete coglierli.Se vengono, per favore guardateli con indifferenza, con assoluto di-

    stacco, come testimoni o spettatori.Questo il secondo stadio di antar mouna.Nel raja yoga la pratica di pratyahara.

    Il primo gradino del raja yoga yama, poi niyama, poi asana, poipranayama, e poi viene pratyahara.Pratyahara vuol dire ritorno, pratyahara vuol dire ritiro, pratyaharavuol dire interiorizzazione.

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    Vi dico molto francamente - per favore ascoltate con assoluta atten-zione - quando vi vengono alla mente dei cattivi pensieri, non ferma-teli, divenite immediatamente attenti, divenite coscienti che statepensando allomicidio, alla vendetta, al furto e cos via.

    Se vi arrivano dei pensieri negativi e li mettete da parte, se non li vo-lete osservare, se li sopprimete, vi arriveranno con maggior forza laprossima volta.

    Gli stadi 3, 4 e 5 di Antar Mouna saranno pubblicati sui prossimi numeri

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    Nuove Vie nellEducazione

    Tratto da: Micheline Flack, Yoga Vidya, autunno 1996, Satyanan-da Yoga Ashram, Australia.

    Micheline Flack ha fondato la R.Y.E. (Ricerca dello Yoga

    nellEducazione) nel 1978. Qui spiega perch.

    In qualit di insegnanti nei nostri paesi industriali ci sentiamo coin-volti dal contrasto tra le conquiste tecnologiche delle nostre ricche

    societ e i tempi difficili che stiamo affrontando rispetto a mali comela violenza, la depressione, il fanatismo e la mancanza di scopo econcentrazione.

    Le sole possibilit di prevenzione sembrano stare nelleducazione.Se fosse reso possibile creare una struttura mentale ben equilibrata ingiovane et, allora probabilmente si stimolerebbe una visione pi o-biettiva della realt. stato provato che una diminuzione delle ten-

    sioni psicofisiche possono portare ad un corrispondente calodellaggressivit. Ci pu essere prodotto con tecniche di lunga tra-dizione, sperimentate col tempo, come lo yoga.

    Quando iniziai per la prima volta a praticare yoga, feci esperienzadegli effetti detti sopra, e ne ricevetti grandi benefici. Questo influsulla mia vita quotidiana e sulla qualit del mio lavoro a scuola. Fuper me una fortuna essere istruita da maestri di yoga provenienti siadalloriente sia dalloccidente. Essi mi incoraggiarono a trasferire su

    di un piano pratico le tecniche che avevo imparato per mio uso per-sonale. Fin dal 1973, dunque, iniziai a introdurre gli esercizi di rilas-samento in tutte le mie lezioni, con il consenso del direttore del liceoCondorcet.

    Allinizio non avevo modelli o referenti cui ricorrere, perch lepratiche che introducevo nelle aule erano adattate per lapprendi-mento delle materie scolastiche. Non erano solo indirizzate a allevia-re lo stress dei bambini, ma a renderli recettivi alla conoscenzadellinglese scritto e parlato che io dovevo insegnare loro.

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    Principi di adattamento

    Nei primi tempi il mio adattamento delle pratiche yoga nelle lezioniera rudimentale. Capii velocemente che molte delle tecniche che sen-za dubbio erano efficaci su di me, potevano apparire noiose o troppodifficili per i bambini dei nostri giorni. Cos con le osservazioni e lapartecipazione alla sperimentazione di insegnanti con propensionecomune, mettemmo a punto alcuni principi di adattamento che erano:

    1.

    Rispettare la necessit di movimento e novit che cos caratteri-stica dei bambini. Questo vero specialmente oggi che anche i bam-

    bini piccoli hanno a disposizione una variet di forme di intratteni-mento. Dobbiamo comprendere la loro mente dallinizio e lentamen-te portarli ad apprezzare vie pi calme. Il silenzio e limmobilitallinizio possono essere imparati attraverso i giochi. Perci un edu-catore dovrebbe essere allenato a conoscere una gran variet di gio-chi di questo tipo.

    2. Mantenere un certo grado di attrattiva che non dovrebbe mai esse-

    re imposta dautorit. Il bambino dovrebbe essere condotto ad amarei vari esercizi di rilassamento, respirazione e concentrazione.Linsegnante dovrebbe essere capace di spiegare lo scopo e il valoredi tali giochi ed esercizi ai bambini in maniera conforme alla lorocomprensione. La capacit di un bambino di cogliere le verit piprofonde non dovrebbe essere sottovalutata.

    3.

    Soddisfare un bisogno e contrastare gli effetti deleteri del sistemapresente. Una piccola storia chiarir ci:Nasruddin, un famoso personaggio del folklore sufi, stava pren-

    dendo dellacqua alla fontana in mezzo alla citt e la versava in unabrocca. I suoi vicini erano sorpresi perch la sua brocca non aveva ilfondo e gli dissero: Non vedi che la tua brocca non ha il fondo?.Nasruddin rivolse loro uno sguardo interrogativo e replic: Fondo onon fondo non fa differenza per me. Il mio lavoro versare lacqua.

    Allo stesso modo il nostro lavoro versare conoscenza nei cervelliche sono completamente attraversabili. Tutti conosciamo il detto di

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    Montaigne: meglio avere teste ben fatte che avere teste stracolme.La saggezza orientale e occidentale si stanno ora incontrando e

    questo forse il tempo in cui il loro messaggio unito pu essere a-scoltato. Infine, questi metodi dovrebbero dimostrarsi efficaci sul

    piano pedagogico.

    Tranquillizzare la mente dei bambini

    Lo yoga dovrebbe acquietare la mente cosicch gli strati pi profondidellenergia creativa possano emergere. Rendere quieti i bambini inquesto senso pu:

    a)Stimolare automaticamente migliori motivazioni. Un giovane

    per natura molto curioso e pronto ad imparare. Questo appetito perlapprendimento necessita solo di essere risvegliato. Appena emer-so liberamente, il bambino vorr spontaneamente imparare, senzaquesto fluire naturale, nessun reale progresso pu essere visto neisuoi studi. La scuola dovrebbe essere il luogo dove tenuto vivo ilgusto per lo studio e la personalit degli insegnanti gioca una partemolto importante sotto questo aspetto, come sar messo in rilievo pitardi.

    b)Favorire il passaggio tra la comprensione intellettuale e quella diuso pratico. Ogni nozione che rimane sul piano astratto senza unosbocco nel mondo dellazione solo un appesantimento per il cervel-lo e apre la strada allindolenza e alla pigrizia. La reale conoscenzarende una persona vibrante e viva. Questo particolarmente vero nelcampo dellapprendimento del linguaggio, dove stato trovato che letensioni muscolari ed emozionali sono in competizione con il deside-

    rio di comunicare. Sia da giovane che da vecchia una persona puconoscere molte regole grammaticali ed espressioni linguistiche, ep-pure rimanere del tutto incapace di parlare a causa di blocchi interni.Viceversa, ho trovato rilevanti progressi fatti da allievi medi quandotali tensioni erano state eliminate. Allora lespressione della cono-scenza pu sbocciare fuori, cosa che pu facilmente capitare quandoviene creato un apprezzamento per il soggetto o, pi precisamente,

    quando latmosfera dellaula resa accessibile ad un canale di co-municazione.

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    I punti su esposti, e altri, mi sono diventati pi chiari attraverso unprocesso di maturazione. Per essere fedele a questa mia presente re-lazione, dovrei aggiungere che gli ostacoli che ho incontrato sulla viami hanno aiutato a sviluppare un metodo mio personale. In questo

    ora non sono sola. Durante gli anni sono stata abbastanza fortunatada incontrare studiosi che hanno cercato di sviluppare labilit di ap-prendimento e il benessere dei bambini attraverso esercizi molto si-mili ai miei. Nella nostra visione, gli effetti di questo tipo di inse-gnamento non sono unilaterali. Non sono semplicemente di beneficioper i bambini, ma attraverso un processo di ritorno reagiscono sottil-mente anche sul benessere degli insegnanti.

    Il crescente impatto della RYE

    Sono stata costantemente aiutata da tre fattori:1. Il saldo supporto delle mie convinzioni.2. La cooperazione e il supporto dei miei insegnanti di yoga e amici.3. Il crescente interesse manifestatosi nel mondo delleducazione perle attivit della RYE.

    Cos essa si allargata considerevolmente. Dato che abbiamo cercatodi tenerla aperto ad ogni nuovo sviluppo, la sua flessibilit ha con-sentito che crescesse in una complessa organizzazione. Cos tutto ilmio tempo libero stato assorbito da problemi di pianificazione e or-ganizzazione. Per esempio: nel 1978 un seminario era abbastanza perla gente interessata. Nel 1979 ce ne furono due, nel 1980 ci furononon meno di dieci incontri organizzati per venire incontro alla cre-

    scente domanda di educatori. Oggi la RYE ha rami in molte parti delmondo e vengono tenuti meeting internazionali.

    Un punto importante. In accordo con le asserzioni fatte allinizio diquesto testo, desidero aprire le porte del Condorcet a quei metodi chepotrebbero, con lo yoga come nucleo, incentivare il benessere deibambini. Mimo, danza, canto, recitazione e molte altre tecniche occi-dentali trovano posto nella nostra visione.

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    L'Illuminazione Cellulare

    tratto da: Swami Niranjanananda Saraswati, Yoga Sadhana Pano-rama, ed: Bihar School of Yoga, Munger, Bihar, India.

    Si parlava di raggiungimento dell'armonia e della necessit di riedu-care la nostra mente e la nostra personalit. Questo stato fin dall'i-nizio lo scopo fondamentale dello yoga. Il saggio Patanjali, uno dei

    primi esponenti dello yoga, ha codificato il sistema yogico; all'iniziodegli Yoga Sutra ha stabilito che lo yoga un metodo attraverso ilquale il praticante pu controllare, modificare e dirigere le vritti, lemodificazioni della mente, permettendogli di fare esperienza del pro-prio s interiore. Tuttavia, prima di questo, egli fece un'altra afferma-zione che rappresentata dal primo sutra, "Atha yoga anushasanam".Generalmente questo sutra stato tradotto come "Ora si cominciacon gli insegnamenti sullo yoga", ma il vero significato di questo su-

    tra "Lo yoga una forma di disciplina interiore". La parola anusha-san significa "disciplina", non la disciplina imposta dall'esterno, maquella che segue la conoscenza delle aree sottili, non manifeste esconosciute della personalit umana.

    Capire questo primo sutra molto importante per gli aspiranti yo-ga, perch fino a quando non comprenderemo questa affermazione,non potremo progredire ulteriormente nel sistema yogico. Non faci-

    le controllare la mente perch non abbiamo tale allenamento. Nelloyoga l'allenamento che viene indicato per controllare la mente e levritti comprende il quinto ed il sesto stadio del Raja Yoga, pratyaharae dharana. E riguardo agli stadi precedenti? Il saggio Patanjali hamenzionato asana e pranayama. Bench non ci sia alcun riferimentoai mudra, ai bandha, agli shatkriya e alle altre pratiche fisiologiche,esse sono state tutte incluse nella descrizione di asana e pranayama,perch gli yogi hanno sempre creduto che il corpo il veicolo attra-

    verso cui si pu fare esperienza dell'ignoto. Pertanto il raggiungimen-to di una condizione fisica di equilibrio ed armonia sono necessari

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    prima di imparare come avere a che fare con la mente.Armonizzare la struttura fisica

    Il corpo decisamente collegato alla mente, ed pi facile per noiidentificarci con i vari stati e le sue diverse condizioni, perch qualcosa di fisico che pu essere visto. Se c' un taglio, una pustolaod un foruncolo in qualche parte del corpo, non importa quanto pic-colo o insignificante esso sia, la nostra attenzione si porta in modoautomatico su di esso, e facciamo ogni tipo di sforzo per curare quel-la condizione. Tuttavia non facciamo la stessa cosa in relazione allamente fino a quando non sopraggiunga una grande biopsia mentale.Ci tagliamo e ci scottiamo mentalmente molte volte, ma, poich ci

    non visibile, lo ignoriamo. Cos il corpo un mezzo molto impor-tante per comprendere la natura e la personalit umana.I testi classici sullo yoga hanno sottolineato l'importanza di cono-

    scere dapprima che cosa in realt sia il corpo. Le pratiche di asana epranayama, non importa quanto semplici o difficili possano essere,modificano lo stato attuale e la condizione del corpo. Gli Yoga Su-tra hanno definito lasana come una postura nella quale l'aspirante in grado di rimanere stabilmente, senza provare dolore nel corpo. Ci

    deve essere totale benessere ed agio. Bench questa particolare af-fermazione sia stata associata con le posture meditative, essa si riferi-sce al normale funzionamento e alle normali prestazioni del corpoumano.

    Come vediamo il nostro corpo? Lo vediamo nella forma di diversisistemi e di differenti organi.

    Lo yoga vede il corpo nella forma di una struttura neuro-

    muscolare e neurocellulare, che incorpora tutti gli organi ed i sistemi,come quello respiratorio, quello cardiaco, digestivo, muscolare, en-docrino, ecc.

    Le asana mirano a fornire questa comprensione e controllano l'in-tera struttura fisica, il corpo e il cervello. Questo rappresentalaspetto puramente fisico dello yoga che deve essere capito adegua-tamente. Quando si comincia a lavorare con le asana, il pranayama, imudra, i bandha e gli shatkriya, allora si stimola, si modifica e si ar-

    monizza la struttura neuro-muscolare e neuro-cellulare del corpo.

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    Cinque modi fisici

    Il corpo si muove e funziona in cinque modi: il primo modo un na-turale stato di attivit, il secondo un'attivit pi gaia e pi dinamica,per esempio, come la differenza fra camminare e correre. Cammi-nare uno stato di attivit nel quale non c alcun sforzo o alcunatensione nel controllare i diversi sistemi del corpo. Quando voi corre-te invece, il corpo entra in un altro stato e si riscontrano cambiamentinei vari sistemi. Noi chiamiamo questo stato "dinamico", come unanatura gioiosa del corpo.

    La terza funzione del corpo l'adattabilit: il corpo da solo si sa

    adattare. Noi sediamo in una posizione che piega o curva il nostrocorpo, eppure stiamo in maniera confortevole. Quando siamo sedutisu di un divano, quando siamo a letto o siamo in una posizione medi-tativa, il nostro corpo non dritto e allungato, non allineato, esso sempre piegato. Cos questo rappresenta l'adattabilit del corpo a unacondizione particolare di piegamento in avanti o indietro. La quartafunzione del corpo l'equilibrio, e la quinta la fermezza, l'immobi-lit. Queste sono le cinque funzioni o i cinque stati del corpo neuro-

    muscolare e neuro-cellulare.Lo yoga ha sempre enfatizzato che si dovrebbe cominciare con

    una pratica di base molto semplice, cos da arrivare a conoscere ilproprio corpo, non solo per come si sente la tibia, lo stomaco o i mu-scoli inferiori del dorso, "Oh, ho fatto quella pratica ed ora mi sentoun po pi rilassato," che solo l'aspetto superficiale; piuttosto spe-rimentare e conoscere come il corpo si aggiusta, si adatta ed entra nei

    diversi modi, dallo stato normale, dal primo modo fino al quinto,studiare l'immobilit, la calma, il silenzio, ed andare attraverso le al-tre modalit, quella dinamica, quella gaia, l'adattabilit ad una certacondizione, l'equilibrio.

    In una lezione sulle asana, la consapevolezza del movimento deveessere sempre enfatizzata; ciascun movimento deve essere conscio enon inconscio. Questo, nel corso del tempo, diventa parte della nostravita: "io sono consapevole che muovo le mie mani", "io sono consa-

    pevole che muovo la mia testa", "io sono consapevole che guardo lepersone". Questa consapevolezza, che stata raggiunta attraverso le

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    pratiche yogiche, diventa una parte spontanea e naturale della vita edella natura umana. Questo processo rappresenta un progresso nellastruttura neuro-cellulare del corpo fisico.

    Effetti delle asana

    Cos quando si comincia con qualsiasi asana o qualsivoglia postura,che cosa in realt sta accadendo nel nostro corpo? A livello neuro-cellulare e neuro-muscolare il corpo ha subito dei cambiamenti chenon sono stati colti esternamente. Si rimane gli stessi, ma le cellule ei muscoli hanno subito un trattamento. Se pratichiamo pawanmukta-sana, le posizioni dinamiche di surya namaskara, le posizioni inter-

    medie, le posizioni di equilibrio o quelle avanzate come sirshasana(la posizione sulla testa), mayurasana (la posizione del pavone) ovrischikasana (la posizione dello scorpione), tutti questi diversi tipidi asana trasformano la struttura neuro-cellulare del corpo. Quando lastruttura neuro-cellulare si modifica, quale la prima esperienza? Laprima sensazione uno stato di rilassamento. Questo definito comeil libero flusso dell'energia, "io mi sento rilassato". Si verifica un rila-scio di tensioni e di blocchi dai muscoli e dalle giunture. Gli organi

    diventano attivi e funzionali, senza alcun blocco o alcuno sbilancia-mento in essi; tale risultato visto come una forma di terapia.

    Sono state condotte molte indagini che hanno dimostrato come, incerte condizioni, le pratiche di asana siano utili nella terapia dell'a-sma e del diabete, siano essenziali nell'ipertensione, nell'artrite, neidisordini digestivi, e persino nel cancro. L'anno scorso stato anchedimostrato che la sieropositivit potrebbe essere controllata attraver-

    so la pratica dello yoga. Una persona sieropositiva diventata sieronegativa dopo un intero anno di pratiche yogiche. Questo lavoro conlo yoga e l'AIDS stato sviluppato negli ashram inglesi.

    Lo yoga non una cura miracolosa per ogni problema, ma a de-terminate condizioni pu funzionare. Se la frequenza giusta, sel'applicazione corretta, allora esso funziona. Se la frequenza sba-gliata e l'applicazione corretta, ci vuole un lungo sforzo. Se la fre-quenza giusta, ma l'applicazione sbagliata, non ci sono risultati.

    Pertanto sia la frequenza e sia l'applicazione devono essere presi inconsiderazione.

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    La pratica delle asana considera pratiche di base, intermedie edavanzate, come andare dalla modalit uno alla modalit cinque. In-sieme con le asana sono state anche usate le tecniche di base deglishatkriya, le quali aiutano a purificare ed a equilibrare il corpo elimi-

    nando tossine e blocchi. Quando si va pi in profondit entro la strut-tura neuro-cellulare, si arriva alle pratiche di pranayama.

    Teoria di pranayama, mudra, bandha

    I testi sullo yoga descrivono il pranayama sotto quattro aspetti: pri-mo, il processo di inspirazione, secondo, quello di espirazione, terzo,il processo di ritenzione del respiro a polmoni pieni, e quarto, il pro-

    cesso di ritenzione a polmoni vuoti. Cos il pranayama viene gene-ralmente messo in relazione col respiro. Patanjali non cercava di farcicredere che solo chiudendo le narici una persona pu raggiungere l'il-luminazione. Egli aveva usato la parola "pranayama" per indicare"lespansione della dimensione del prana". Tutte le tecniche di pra-nayama che facciamo, come nadi shodhana, bhastrika, bhramari, uj-jayi, kapalbhati, surya bheda, chandra bheda, shitali, shitkari o altreancora, non sono tecniche di pranayama in senso stretto, esse sono

    tecniche di prana nigraha. La parola nigraha significa "controllo".Controllare e dirigere il respiro con uno specifico scopo, direzione eproposito non pranayama. Espandere la dimensione del prana ilsignificato letterale di pranayama. Come accade questo? Per rispon-dere a questa domanda, prima di tutto bisogna comprendere la strut-tura neuro-cellulare e le tre suddivisioni che lo yoga ha classificatoall'interno di essa.

    La prima suddivisione riguarda larea del perineo, dove avviene ilcontrollo dei diversi istinti e bisogni, che sono di natura sia fisica chepsicologica. La seconda suddivisione riguarda larea toracica, le cuifunzioni sono anche psichiche e fisiologiche. La terza suddivisioneconcerne la testa, dove le funzioni sono fisiche, comprese quelle deisensi - degli occhi, delle orecchie, delle narici e della bocca - ma so-no anche mentali, compreso il processo del pensiero, della razionali-t, ecc. Queste sono le tre distinte suddivisioni che sono state create

    dallo yoga per comprendere le varie attivit e manifestazioni del cor-po in relazione al mondo esterno ed in relazione all'aspetto sensibile

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    del mondo interiore. Queste sono le aree che inizialmente vanno co-nosciute, controllate e armonizzate. Nello yoga queste tre suddivisio-ni sono note come granthi, blocchi o dimensioni definite di spazio.Ciascuno di questi granthi in relazione a uno specifico karmendri-

    ya, o organo di azione. Il blocco del perineo, lo spazio perineale trala regione di manipura e di muladhara, concerne lapparato riprodut-tivo, che viene considerato un indriya, o organo di azione, che stimo-la ed influenza uno stato corrispondente nella mente.

    Lo stimolo sessuale solo fisico o mentale ed anche emoziona-le? lappetito solo fisico o ha allo stesso tempo un collegamentomentale ed emozionale? la paura solo mentale o ha anche un colle-gamento fisico? Queste sono condizioni interconnesse fra loro. Cosgli indriya, gli organi dell'azione e della percezione del corpo e dellamente, sono relazionati tutti fra loro.

    Lo scopo del pranayama, insieme con le pratiche di mudra e ban-dha, quello di attivare un movimento nel campo del prana all'inter-no della struttura cellulare, in modo che esso venga allora sperimen-tato come uno stato fisico e mentale.

    Ci sono tre bandha: mula bandha, la contrazione del perineo, as-

    sociato con la cavit pelvica, messo in relazione con brahma granthi,il primo spazio neuro-cellulare; uddiyana bandha, la contrazione deimuscoli addominali, associato con lo spazio tra l'addome ed il torace,messo in relazione con il controllo di vishnu granthi, il secondo spa-zio neuro-cellulare, e jalandhara bandha, la chiusura del mento, checontrolla il terzo spazio neuro-cellulare situato nella testa, rudragranthi.

    Armonia fisica

    Il cervello neuro-cellulare, gli organi dell'azione come le braccia e legambe, gli organi riproduttivi e quelli dell'eliminazione, gli organidelle percezioni sensoriali come occhi, naso, bocca, orecchie, e pelle,tutti mostrano unintima connessione gli uni con gli altri. Infatti, sevoi osservate una sezione trasversale del cervello, esiste una parteche nota come "homunculus", che significa "piccolo uomo". Diver-

    si indriya, o organi di azione e percezione, sono in relazione a centrispecifici nel cervello; ogni indriya stato assegnato ad una particola-

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    re regione del cervello. La rappresentazione di questa parte moltostrana. Quando vidi per la prima volta una raffigurazione di ci, pen-sai che l'avesse disegnata l'artista Salvador Dal, perch i suoi quadrisono molto simili. Dunque esiste una connessione tra gli organi e il

    cervello.Nella pratica di pranayama stato visto un terzo legame, quello

    degli impulsi e delle stimolazioni. Un altro legame stato osservatonella pratica dei bandha: l'energia, il prana si muove in una direzionediversa rispetto al suo stato normale. Se siete capaci di comprendere iprana, sarete capaci di comprendere il vostro comportamento. Cer-vello, organi, impulsi ed energia pranica, questi quattro interagisconogli uni con gli altri e si muovono in modo "turbo", in un modo iperat-tivo.

    Proprio come in un computer si pu passare da venticinque a tren-tatr megahertz con la sola pressione del bottone "turbo", allo stessomodo nella pratica effettiva del pranayama, si pu passare dallo statonormale a quello "turbo". Quindi cosa accade? Le scintille comincia-no a volare al nostro interno.

    Tuttavia il pranayama qui non si riferisce alle tecniche di respira-

    zione con le quali siamo familiari. Come ho detto prima, queste sonotecniche di prana nigraha. Non abbiamo ancora praticato pranayama. stato in Australia che ho fornito per la prima volta la distinzione frale tecniche di pranayama e quelle di prana nigraha. Spero di spiegar-vi che cosa sia il pranayama e la sottile distinzione che esiste conprana nigraha; cos sarete in grado di capire cosa sto dicendo ora. Lescintille cominciano a volare e questa ipermodalit del corpo effet-tivamente la sua sintonia, l'armonia del corpo con se stesso. Il corpo

    diventa in sintonia ed in armonia con se stesso. Non abbiamo ancoraincluso nel quadro il concetto di mente o di spirito. Stiamo parlandodel concetto di armonia fisica, che l'inizio dello yoga. Uso esempidi pratiche che ci sono familiari, come asana, pranayama e shatkar-ma; tutti abbiamo fatto esperienza di tali pratiche, ma non le abbiamomai osservate da unangolatura estesa. Questo dovuto al fatto chenon abbiamo mai avuto a che fare con lo yoga classico. Nella nostra

    tradizione Swami Shivananda ha parlato di yoga in modo ortodosso.La seconda generazione, Swami Satyananda, Swami Vishnudeva-

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    nanda, Swami Satchidananda e Swami Venkatesananda, parl di a-sana e pranayama in modo scientifico. Con la terza generazione, iospero di ispirare le persone a parlare di yoga in modo classico, che una comprensione e un approccio diverso dello yoga in relazione alla

    totalit della natura umana. Cos quello di cui sto parlando adesso lo yoga classico e non lapproccio tradizionale o scientifico. Lo yogaclassico integra sia l'approccio tradizionale che quello scientifico.

    Stato di festivit

    Dopo aver terminato con le pratiche di asana ed essere pervenuti aduno stato di calma e di armonia nella struttura neuro-muscolare, pos-

    siamo dire che esistono cinque gradi di pranayama. Il primo comin-cia con l'imparare a respirare correttamente. Il secondo quello percontrollare e dirigere il respiro, il terzo la comprensione degli statidel corpo e della mente in relazione al respiro. Il quarto livello quello di diventare consapevoli degli impulsi che vengono generatinella struttura neuro-cellulare del corpo, divenendo pure consapevolidella relazione fisica e pranica che esiste fra il corpo ed il cervello. Ilquinto infine permettere al prana di dominare le funzioni del corpo.

    Esistono perci cinque gradi di pranayama: i primi tre sono noti co-me prana nigraha e gli ultimi due sono il vero e proprio pranayama.

    Nel quarto e nel quinto grado del pranayama, la cavit perineale,la cavit toracica e quella cranica sono riunite in una sola: ha luogo lafusione dei vari prana, e qui ho usato la parola prana al plurale, per-ch il prana non uno solo. Esistono diversi tipi di prana; ad esempioapana, forza che situata all'interno del perineo ed un prana che si

    muove verso il basso. Essa responsabile dell'eliminazione dei pro-dotti di scarto dal corpo, della secrezione e dell'urinare, dello scaricodi qualunque cosa dal corpo, in modo che esso si mantenga in unostato di benessere e di equilibrio. Per cui, quando il flusso di questoprana viene modificato dalle pratiche di pranayama, unitamente allepratiche di bandha e mudra, l'energia dissipata viene riconvogliata efocalizzata internamente.

    In questo modo si lavora su differenti tipi di prana, orientandoli e

    facendo esperienza dell'attivit opposta di queste forze. Quandolaspirante fa esperienza dellattivit opposta del prana, allora l'ipe-

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    rattivit risultante o l'aumento nella generazione di impulsi e di pra-na, controlla in maniera totale la mente e le funzioni cerebrali. Il cor-po entra allora in uno stato di estasi, di euforia, di festivit; in questostato ogni cellula danza e vibra con gioia. Ogni cellula pulsa di vita.

    Questo fenomeno rappresenta la festa fisica raggiunta attraverso lagiusta pratica delle asana e del pranayama.

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    Prana Mudra Pranayama

    Tratto da: Swami Niranjanananda Saraswati, Prana, Pranayama,Prana Vidya ed. Yoga Publications Trust, Munger ,Bihar, India

    Prana mudra pranayama, anche conosciuto come shanti mudra (invo-cazione di pace), unattitudine interiore di pace e serenit, eunattitudine esteriore di offerta e ricezione di prana o energia dallasorgente cosmica.

    Questo mudra, o attitudine di tutto il corpo e di tutto lessere, una delle invocazioni per ricevere le radiazioni del sole e del cielo,sia sul piano fisico sia su quello dellimmaginario. Se si desidera puessere praticato allalba, guardando il sole, ma non necessario per-ch ci che realmente facciamo risvegliare lenergia vitale, o PranaShakti, che in noi.

    Questo pranayama crea forza e sicurezza personali ed una condi-

    zione di brillante salute interiore.Prana mudra uneccellente tecnica premeditativa, ma pu esserepraticato in ogni momento. Sviluppa una maggiore consapevolezzadel sistema pranico delle nadi e dei chakra e del flusso sottile deiprana vayu.

    Tecnica

    Sedete in una posizione meditativa - assicuratevi che la colonna ver-tebrale e il capo siano allineati - chiudete gli occhi e mettete le maniin grembo in bhairava mudra.

    Stadio 1Espirate il pi profondamente possibile, contraendo i muscoli addo-minali per espellere la massima quantit daria dai polmoni - pratica-te mula bandha mentre contemporaneamente trattenete fuori il respi-

    ro con la consapevolezza in muladhara chakra - trattenete il respirofinch ci confortevole.

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    Stadio 2Rilassate mula bandha e lentamente inspirate, espandendo laddomefinch del tutto pieno, per ricevere nei polmoni il massimo volume

    daria - contemporaneamente sollevate le mani fino a portarle difronte allombelico - le mani dovrebbero essere aperte, con le dita indirezione le une delle altre, ma non a contatto, i palmi sono rivolti altronco - il movimento delle mani dovrebbe essere coordinato conlinspirazione addominale - non dovrebbe esserci rigidit nelle brac-cia e le mani e le dita dovrebbero essere rilassate - durante questostadio, mentre inspirate dalladdome, cercate di sentire il prana o e-nergia vitale che condotto da muladhara chakra a manipura chakranella colonna vertebrale.

    Stadio 3Continuate linspirazione espandendo il torace - contemporaneamen-te continuate il movimento di ascesa delle mani - e alla finedellespansione del torace le mani dovrebbero essere direttamente difronte al cuore - sentite lenergia pranica che condotta da manipurachakra ad anahata chakra mentre inspirate - potete anche sentire unapulsazione nellarea del cuore.

    Stadio 4Cercate di accogliere ancora pi aria nei polmoni alzando le spalle -durante questa azione sentite il prana che condotto fino a vishuddhichakra e poi che si espande come unonda ad agya chakra - coordina-te il movimento delle mani con il respiro sollevando le mani di fronte

    alla gola.Stadio 5La vostra consapevolezza dovrebbe muoversi in un flusso calmo econtinuo, in armonia e coordinazione con il respiro e il movimentodelle mani che salgono e scendono da muladhara a sahasrara e dinuovo a muladhara.

    Quando la pratica perfezionata il respiro pu essere visualizzato inuna nuvola di luce che sale e scende lungo sushumna nadi nella co-

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    lonna vertebrale.

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    Glossario

    dharana:concentrazione; sesto stadio dellashtanga yoga.

    dhyana: stato di meditazione; unidirezionalit della mente; settimogradino dellashtanga yoga.

    mudra: letteralmente significa gesto; attitudine fisica, mentale epsichica che esprime e canalizza lenergia cosmica.

    bandha:blocco o chiusura energetica psicomuscolare.

    shatkriya: le sei pratiche di purificazione dellHatha Yoga - neti,dhauti, nauli, basti, kapalbhati, trataka.

    karmendriya: i cinque organi dazione - piedi, mani, corde vocali,ano, organi sessuali.

    granthi: i tre nodi psichici situati lungo sushumna nadi che impedi-scono il movimento verso lalto della kundalini.

    brahma granthi: nodo psichico della creazione situato in muladharachakra; simboleggia lattaccamento materiale e sensuale.

    rudra granthi: nodo di Shiva; nodo psichico situato in agya cha-kra; simboleggia lattaccamento ai siddhi o attributi della mente su-periore.

    vishnu granthi:nodo psichico situato in anahata chakra; simboleggiala schiavit dellattaccamento personale ed emozionale.

    apana: sub-prana che si muove verso il basso dallombelico verso il

    perineo nella regione inferiore delladdome, responsabile perleliminazione e la riproduzione.

  • 8/10/2019 Periodico Vol 2 1997

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