Periodico indipendente sul tiro sportivo · 2014. 2. 20. · Periodico indipendente sul tiro...

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NUMERO 4 – OTTOBRE 2008 – II ANNO SEDE DELLA REDAZIONE: FIRENZE CONCENTRICA Periodico indipendente sul tiro sportivo APPUNTI DI VIAGGIO MONDIALI DI AVANCARICA AD ADELAIDE L’importanza dell’allenamento fisico Campionati Italiani Bologna 2008 Visualizzazione del gesto tecnico SPECIALE: Software per la registrazione dei bersagli e delle rosate. In anteprima per Concentrica Autoefficacia e dintorni La Psicologia della routine ed ancora: articoli di tecnica, preparazione agonistica e recensioni…

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  • NUMERO 4 – OTTOBRE 2008 – II ANNO SEDE DELLA REDAZIONE: FIRENZE

    CONCENTRICA

    Periodico indipendente sul tiro sportivo

    APPUNTI DI VIAGGIO MONDIALI DI AVANCARICA AD ADELAIDE

    • L’importanza dell’allenamento fisico

    Campionati Italiani Bologna 2008

    • Visualizzazione del gesto tecnico

    SPECIALE: Software per la registrazione dei

    bersagli e delle rosate. In anteprima per Concentrica

    • Autoefficacia e dintorni

    • La Psicologia della routine

    … ed ancora: articoli di tecnica, preparazione agonistica e recensioni…

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    Editoriale 3

    PERSONAGGI: Il duro mestiere di tiratrice di Luisa Lauricella 4

    ADELAIDE (Australia) 23° C. Mondiale del MLAIC di A. Ferrerio 7

    Da grande vado a scuola e faccio il tecnico di Gino Beonio 11

    Autoefficacia e dintorni di Tiziano La Palombara 12

    Allenamento fisico di base nelle discipline del tiro a segno di A. Vicini 15

    Avventure (e disavventure) di un allenatore di G. Biagini 20

    Ricerca su due tiratori di pistola a mt.10 di medio livello di Chebe 22

    Scrollarsi di dosso i non-10 di Sophie McDonald – tradotto da E. Tocchio 24

    San Gabriele Possenti - Protettore dei Tiratori a cura di G. Biagini 26

    Visualizzazione del “gesto” di Daniele Puccioni 28

    La maledizione del punto di G. Biagini 31

    La psicologia della routine di Don Nygord – tradotto da E. Tocchio 34

    Benefici dell’allenamento fisico di base di A. Vicini 36

    News 37

    GunTargetManager - Analisi Performance di Tiro di A. Quintavalle 38

    Tiro e Arte: Pino Modica di Francesca Franco 39

    Campionati Italiano 2008 di BrainDamage 42

    Gare storiche: Bandiera Toscana 2008 di Alberto Sevieri 45

    RECENSIONI: Atleti di Stato di Stefano Frapiccini 48

    RISULTATI CAMPIONATI ITALIANI 2008 49

    INDICE

    CONCENTRICA

    [email protected]

    A questo numero hanno collaborato:

    • Luisa Lauricella • Antonio Ferrerio • Gino Beonio • Tiziano La Palombara • Andrea Vicini • Giuseppe Biagini • Chebe • Enrico Tocchio • Daniele Puccioni • Andrea Quintavalle • Pino Modica • BrainDamage • Albero Sevieri • Stefano Frapiccini

    mailto:[email protected]

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    Editoriale di Daniele Puccioni

    Anche questo numero è caratterizzato da novità ed eventi importanti, che rendono questo periodo pieno di aspettative e di interesse.

    Primo tra tutti, la data del 14/15/16 novembre nella quale si svolgerà a Mestre l’assemblea delle Sezioni per il rinnovo del Consiglio Direttivo.

    Un momento importante, non privo di polemiche e di aspettative, visto anche il momento delicato in cui il Tiro a Segno sta passando per la nuova finanziaria.

    Anche sugli eventi sportivi è stato un momento importante per le ultime Olimpiadi in Cina (sulla quale uscirà un numero speciale tra pochi giorni); per i Mondiali ad Adelaide in Australia, riservata alle specialità di Avancarica, dove un nostro inviato e componente della squadra italiana, Antonio Ferriero, ha fatto un interessante diario di viaggio. E in ultimo i consueti Campionati Italiani, svolti nella Sezione di Bologna in occasione del nuovo poligono a mt.10, dove anche Concentrica ha avuto il privilegio di essere presente ed incontrare molti amici ed iscritti.

    Tra le novità la creazione di un album fotografico riservato a tutti gli utenti di Concentrica, uno spazio gratuito dove finalmente possiamo inserire le foto di eventi sportivi che ci interessano. Già numerose serie di immagini sui Campionati del Mondo sono state inserite, che rendono questo spazio meritevole di essere visto.

    Menzione particolare per gli articoli di Andrea Vicini che con competenza tratta su esercizi di preparazione fisica, componente fondamentale per migliorare il nostro rendimento agonistico, ricco di foto, semplice da utilizzare.

    Di sicuro interesse tutti gli altri articoli di preparazione tecnica, agonistica e mentale, con aggiunti anche due articoli tradotti di tecnici americani….

    E per chi raggiungere un punteggio sembra una impresa disperata, non resta che rivolgersi a San Gabriele Possenti, protettore dei tiratori, in una ricerca di Giuseppe Biagini, il quale oltre a raccontarci del Santo, ci rende partecipi su altri articoli, anche delle sue “avventure” di tecnico sezionale.

    Ormai ci stiamo avviando verso la fine di un anno agonistico importante, dove ancora ci attende un evento altrettanto importante che condizionerà i prossimi 4 anni a venire. Parlo ovviamente delle elezioni prossime; l’augurio di tutti noi come soci, agonisti e non, è che la preferenza di tutti gli elettori che parteciperanno, sia la più serena e meditata possibile, poiché questo è un momento difficile nella storia recente del Tiro a Segno Italiano. C’è bisogno di determinazione, forza e volontà, per migliorare sempre di più l’impegno dei nostri Dirigenti per dare al nostro Sport l’importanza che si merita, sia in campo Nazionale che Internazionale. Buona Lettura…!

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    PERSONAGGI

    Il duro mestiere di tiratrice …ovvero essere mamma, lavorare e provare ad avere una passione!

    di LUISA LAURICELLA

    Anche quest’anno ho partecipato ai Campionati italiani. Sono passati anni luce da quando gareggiavo e il risultato pesava sulla mia testa come un macigno.. Oggi una buona prestazione mi tonifica più di un mese di palestra, mentre un brutto risultato mi costringe ad un bel pranzetto fuori porta per affogare nel cibo la delusione. Per fortuna, però, la soglia del grado di percezione della bontà o meno di una gara è molto cambiata da quando il tiro per me non è più un mestiere: ebbene sì, sono una “bottarola” felice! Mi alleno di corsa, ovvero lavoro di corsa, telefono di corsa, corro sulla tangenziale, corro pure nel vialetto del poligono MA.. quando arrivo in piazzola assaporo quel raro unico momento in cui le mie cuffie mi isolano dal mondo, dal cellulare, dai pensieri su mio figlio, marito e capo ufficio. Riuscire a ritagliare il tempo per allenarmi è un gioco del tetris con la massima difficoltà: lavoro fino alle 5 del pomeriggio circa, devo essere presente con mio figlio che ancora non ha 4 anni, mio marito lavora tutta la settimana all’estero, non spara non ama particolarmente il tiro ( dice che è uno sport troppo di concentrazione e dopo una giornata di lavoro stressante non se la sente di pensare ad altro!!) e, magari, il week end pensa pure sia il caso di stare tutti fuori insieme…

    Atleta del Corpo forestale dello Stato fino a gennaio 2007, oggi tiratrice della Sez. di Roma. Campionessa italiana assoluti Pistola Sportiva Donne, più volte medaglia di bronzo Pistola Sportiva e Pistola a mt.10 donne e junior donne, numerose presenze in nazionale, medaglie di bronzo a squadra per i mondiali Militari, medaglia d’oro del C.F.S. al valore atletico, pluri primatista italiana a squadra. Agli ultimi Campionati italiani ha partecipato per la sola disciplina di pistola sportiva, a squadre. Oggi impiegata all’Ispettorato Generale del Corpo forestale, responsabile degli straordinari per i Comandi Regionali italiani e per la monetizzazione dei congedi ordinari non fruiti dagli appartenenti del Corpo cessati dal servizio.

    …quando arrivo in piazzola assaporo quel raro unico momento in cui le mie cuffie mi isolano dal mondo

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    In casi come questi ci si può trovare solo una donna, (forse qualche maschietto sfigato, ma pochi in ogni caso!), ad un primo esame non ci sono soluzioni, o forse mi sbaglio..giudicate voi! Secondo il mio papà la soluzione sono gli scatti in bianco a casa, magari al posto del solito programma serale obnubilante in televisione, ALT! Prima obiezione: io a casa non guardo più la televisione da quando non ero single: quando la mia “creatura” guarda i cartoni io sto stendendo i panni o svolgendo altre amene attività casalinghe!!! Secondo alcune conoscenze bisogna attendere il momento in cui i nostri figli non avranno più bisogno di noi ( forse dopo la conclusione dell’università!), ma, seconda obiezione, non posso aspettare tutto questo tempo, potrei non avere più la forza di sollevare la pistola fra 20 anni!! Soluzione Lù ( che sono io!) sfruttamento dei pochi momenti con la massima concentrazione. Per ottenere questo obiettivo non bisogna farsi prendere dall’attimo della pigrizia (tipo: “ meglio lasciar perdere, ci sarà traffico, poi non sono andata dal parrucchiere”. In questo caso non solo avremo perso la possibilità di ritagliarci un piccolo allenamento ma non andremo neanche dal parrucchiere, la pigrizia, infatti, tende all’espansione su ogni fronte!!); non dare retta ai chiacchieroni: il massimo è fare tanto per arrivare in poligono, armarsi e perdere l’ora a disposizione fra la linea 3 e la 45 senza far uscire l’arma dalla valigetta, tornando al “via” senza aver concluso un tubo! Meglio attendere di aver completato l’allenamento in programma: avremo anche più argomenti da discutere! Eliminare i sensi di colpa: tipo “sto togliendo un’ora a mio figlio, non so preparare i tortellini, avrei dovuto iscrivermi in palestra o almeno correre nel parco, se non altro sarei più attraente ( al lettore maschile che non comprenderà questa commistione di idee si arrenda, noi ragioniamo così: di botto!), quando farò la spesa?!”. Proviamo a concentrarci su un problema alla volta: se ci alleniamo e facciamo una gara soddisfacente saremo allegre con nostro figlio, mentre faremo la spesa compreremo i tortellini fatti in casa ( in casa di chi non è poi così importante!), sempre al supermercato continueremo a tirar su nostro figlio sforzando, così, i bicipiti e con i soldi risparmiati sulla palestra ci faremo un bel massaggio per le gambe, così non suderemo nel parco…!!! Trovarsi un praticello o ristorante attiguo al poligono: anzi meglio sarebbe se il poligono contenesse tutto ciò al suo interno ( come succede da me!), questo permette di sfruttare il sabato o la domenica smezzando la giornata in famiglia con un allenamento di straforo! La concentrazione: questo è l’unico grande unico segreto che riesco ad individuare. Parliamoci chiaro, non credo che potrò partecipare alle Olimpiadi prossime venture, non sono pronta a sacrificare troppo la mia vita e la mia famiglia. Allenarsi per un obiettivo tanto grande assorbe gran parte dei tuoi pensieri, del tuo tempo, la buona volontà e il sacrificio non sempre bastano. Conosciamo quanto può farci male il tiro a segno, (come probabilmente tanti altri sport), quando nonostante ti sembra di aver seguito tutto ciò ritenevi fosse importante e necessario arriva una bruciante delusione inaspettata… non è più per me! Oggi voglio ricordarmi la passione di quando, ancora adolescente, ho iniziato a sparare…

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    Mi divertivo a “fare 10” e le gare erano l’occasione per farsi una gita, rivedere tanti amici e prenderci in giro per i risultati, il tutto a prescindere dall’età e dallo stato sociale: noi tiratori pur avendo idee opposte su tutto, quando gareggiamo siamo tutti un gruppo di mattacchioni che riusciamo a costruire un mondo attorno ad un buco su un pezzo di carta!! Partendo da questa ricerca del “divertimento” nel tiro, quel poco tempo che riesco a rosicchiare in qua e in là, spesso lo utilizzo per andare in poligono, quando mi alleno sparo non molti colpi ma tutti con l’attenzione sulla tecnica e sulle sensazioni che mi danno i tiri ben fatti. Non mi glorio di un buon punteggio in allenamento: i punti si fanno in gara; cerco di capire quale era la differenza che ha reso quel colpo un 10, poi provo a ripetere quella sequenza cercando di renderla uno schema. Questo schema mentale ( tipo: alzo il braccio- entro in zona – attenzione massima su mirino e tacca - scatto continuato - resto in punteria dopo il colpo.. ecc. ecc.) spesso me lo scrivo, così quando mi ritrovo al poligono dopo un bel po’ di tempo dall’ultimo allenamento, posso richiamare alla memoria quelle sensazioni provate e riviverle rileggendo i miei schemetti. La concentrazione nell’allenamento, questo schematismo e la ricerca della tecnica, considerato il poco tempo a disposizione, sicuramente và a scapito della parte di allenamento tipicamente “allenante” per la competitività, ma, anche qui pensandoci su si può ovviare. Specificando sempre che non sto parlando di un allenamento da “campione”, buona parte della tensione negativa che spesso inficia la realizzazione di un risultato che noi sentiamo possibile, si dilegua se riflettiamo sulle nostre priorità di vita, scopriremo che sono sinceramente altre. Intendo dire che persone come me, hanno il pensiero delle pratiche lasciate in ufficio, le attività del proprio figlio, le scadenze di casa, lavoro e famiglia e quanto altro possa caratterizzare la vita di una madre ( o padre) lavoratrice; tutte le incombenze e i pensieri dei diversi componenti familiari tendono a riempirci la testa ed a divenire una priorità, lasciando un ruolo residuale ad altre emozioni forti quale può considerarsi una gara. Il classico modo di dire “ vabbè ( sono romana perdonate!!), questa volta è andata male ma andrà meglio la prossima” in questo caso non è di certo una frase messa lì a caso e non creduta, è realmente l’archiviazione di un’esperienza che non è stata positiva. Proprio la “positività” ritengo sia fondamentale: non fossilizzarsi sugli errori analizzandoli allo sfinimento, temendoli e rimanendone, di fatto, avvinti, ma analizzare la tecnica che ci porta ad ottenere un 10 e ripetere quasi meccanicamente quello schema (accidenti ho sempre questo “schema” in testa…forse sto entrando nella demenza senile???!). Bene, questa è la mia esperienza, a volte sono soddisfatta altre meno, ma sempre c’è la voglia di tornare in poligono a provare. Sono certa che la teoria di mio padre degli scatti in bianco sia veramente produttiva, ma ormai sono convinta di provare un certo piacere ad incastrare tutte le incombenze e correre sulla tangenziale (deve trattarsi di “piacere sadico”, dovrò affrontare il problema con qualche specialista…!!). Le gare mi emozionano ancora molto, ma sono proprio felice di poterle fare, e, nonostante non riesca ad allenarmi quanto vorrei e non sia prossima a battere il record italiano ( in effetti non corro alcun rischio in proposito!!) sono fiera di me, perché non ho mollato e questa mia passione continua ad accompagnarmi nella vita. Francamente penso che anche chi mi ama, sia felice di ciò, anche se sottraggo un po’ di tempo proprio a loro e, alla fine, anche mio marito vuole provare a sparare…in particolare di pistola libera…tra “concentrati” ci si intende sempre!!!

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    TIRO INTERNAZIONALE

    ADELAIDE (Australia) 23° Campionato Mondiale del MLAIC

    Cronaca della trasferta della Nazionale Italiana Armi ad Avancarica

    di Antonio Ferrerio

    La Nazionale Avancarica della CNDA, nonostante le tensioni sorte con la UITS circa la titolarità della rappresentanza all’estero dell’Avancarica Italiana, si è potuta finalmente muovere alla volta di Adelaide (Sud Australia) con pieno titolo, grazie al riconoscimento ufficiale da parte degli organizzatori Australiani e della più alta carica del MLAIC (Mr. K.Atkinson), con grande soddisfazione sia dei Tiratori che della Dirigenza CNDA. Clima torrido a Malpensa il giorno della partenza il 6 di Agosto, oltre 32 gradi con il 75% di umidità… ma per fortuna la nostra destinazione è dall’altra parte del globo, dove è inverno e la temperatura è decisamente più bassa.

    La trasferta del gruppo dei 14 Tiratori, dura ben 33 ore tra voli, soste e cambio aereo, e alla fine Adelaide ci accoglie due giorni dopo (anche a causa delle 9 ore di fuso orario) con un clima freddo (tra i 5° notturni e i 14°di giorno) molto variabile, e piovoso. Risolti alcuni problemi relativi al trasporto e sdoganamento delle Armi, trascorriamo i primi due giorni a smaltire la fatica del viaggio, il fuso orario,e ad abituarci al clima ben diverso da quello che ci aspettavamo, preoccupandoci anche di una corretta alimentazione.

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    Le prime visite al campo di tiro ci lasciano un po’ perplessi in quanto il Poligono del tiro di precisione (fucili e pistole) è chiuso solo posteriormente, e completamente aperto lateralmente, e quindi sensibile alle variazioni del tempo e del vento.

    Anche per i Piattellisti, la situazione è decisamente problematica, perché fuori dalle tende allestite dall’organizzazione per le operazioni di caricamento delle armi, le variazioni del tempo e soprattutto il vento condizionano pesantemente le prestazioni. Lunedi 11 Agosto: iniziano gli allenamenti, tutto sembra filare liscio, sulle linee di tiro la luce nelle prime ore del mattino colpisce i tiratori in pieno. e chiediamo agli organizzatori di approntare delle paratie per poterci riparare dal sole ed evitare i riflessi della luce. Qualcuno purtroppo ha patito il cambio di clima e si vedono circolare Aspirina ed anti infiammatori… brutto segno.

    Martedi 12 Agosto : controllo armi. Le verifiche confermano che tutte le armi dei nostri Atleti sono a posto, così possiamo procedere con gli allenamenti, anche se piove e tira un vento fastidioso a raffiche che porta l’acqua fin sotto gli stand di tiro. In mattinata si svolgono le riunioni tecniche dei Capitani delle Squadre e dei Delegati Nazionali per discutere una delicata Agenda che prevede anche la conferma della fiducia da parte del MLAIC alla CNDA quale unica Associazione riconosciuta per l’Italia (ratificata dall’Assemblea a maggioranza assoluta) e l’elezione del nuovo Segretario Generale, che per il prossimo quadriennio sarà l’Inglese David Bridgen. Antonio Ferrerio, già Delegato Italiano per il MLAIC, viene eletto Membro della Commissione Internazionale del MLAIC (è un grande riconoscimento per l’Avancarica Italiana).

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    Mercoledì 13 Agosto: iniziano le gare e il tempo sembra concedere una pausa. Il termometro a mezzogiorno raggiunge i 14° e a noi sembra che si stia molto bene…. Dal Campo di tiro al Piattello arrivano voci sconfortanti, nelle prime serie risultati molto al di sotto del normale, ma per tutti, e speriamo che la serie successiva vada meglio. Anche per il tiro di precisione è una giornata amara, il vento e i problemi di salute non aiutano, e la giornata si conclude con un “nulla di fatto”.

    Tavolo di Presidenza del Delegates Meeting 2008 Giovedì 14 Agosto : è decisamente migliorato il tempo, la pioggia ci ha lasciato, rimane solo il vento, al Piattello purtroppo si lamentano tutti per le loro scarse prestazioni: Inglesi, Olandesi, Tedeschi, e ovviamente Italiani, basta dire che le gare si concludono senza barrage, cosa che normalmente è di routine, e questo conferma che le prestazioni sono state decisamente al di sotto del normale. Sotto le tettoie del tiro di precisione proviamo a fare del nostro meglio e finalmente nelle pistole otteniamo un 4° posto in Cominazzo O e segnali incoraggianti anche dai fucili, 6° posto in Walyrie R, senza purtroppo ottenere ancora medaglie.

    Venerdi 15 Agosto : non ci siamo nemmeno ricordati del Ferragosto, tanta la tensione lo stress e il freddo, ma qualcuno provvede da casa via sms, e la cosa ci scalda un po’ il cuore, e ci dà coraggio. Ottime notizie sin dal mattino presto: la squadra di Kuchenreuter R vince la medaglia di Bronzo… Dopo una serie di piazzamenti dai fucili arriva la notizia che aspettavamo: Carlo Arrigoni, con un punteggio eccezionale (eguagliando il record Mondiale) conquista il primo Oro per i colori Italiani in Minie R e trascina la squadra di Magenta (Arrigoni-Tivelli-Casucci) ad un ulteriore meritatissima medaglia d’Oro ad un solo punto dal record Mondiale. Medaglia d’Argento anche per la squadra di Lamarmora (Tivelli-Arrigoni-Musolino) e una serie di piazzamenti ai piedi del podio (due 4° posti) di Alessandro Musolino.

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    LE PREMIAZIONI

    Bilancio della spedizione: 2 ORO – 1 ARGENTO – 1 BRONZO

    Le aspettative erano inevitabilmente più elevate, dal momento che da diversi anni siamo abituati alle parti alti del medagliere, ma la trasferta lunga, le difficili condizioni climatiche e i problemi fisici che ne sono derivati, hanno condizionato più di un elemento, e alterato le sue prestazioni. Il prossimo evento Internazionale del MLAIC sarà il 13° Campionato Europeo che si svolgerà a Valencia in Spagna nel settembre del 2009, dove contiamo di essere presenti con una squadra numerosa e ben preparata, e siamo certi sapremo ancora farci rispettare riconquistando quella parte alta del medagliere alla quale siamo abituati.

    Il Podio della Squadra di Kuchenreuter R (Forsythe) (Baigini-Orso-Lepore)

    L’oro individuale di Arrigoni in Minié R

    L’Oro di squadra di Minié (Magenta) (Tivelli-Arrigoni-Casucci) L’Argento di Squadra di Lamarmora (Enfield) (Musolino-Arrigoni-Tivelli)

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    OPINIONI

    DA GRANDE VADO A SCUOLA E FACCIO IL TECNICO

    C’è un grande equivoco alla base di quest’affermazione, anzi più di uno. Una scuola potrà darti delle nozioni, non certo le doti necessarie a trasmetterle che devono, molto prima, far parte del tuo bagaglio. La prova è che sugli Albi dell’Unione figurano un migliaio di tecnici, ma quelli che si possono chiamare tali si contano sulle dita di poche mani. Tante persone hanno cercato questi corsi, con la lodevole intenzione di imparare qualcosa e la poco lodevole intenzione di tenersela per se. Parlare poi della sola tecnica come se il Tiro si riducesse a quello, è come pensare che avendo imparato a battere a macchina si possa scrivere un romanzo. Le nozioni sulla tecnica, l’anatomia, la preparazione fisica, l’alimentazione e la balistica interna ed esterna bisogna averle, ma il Tiro è per la massima parte altro. Il Tiro è conoscenza di se, capacità di porsi degli obbiettivi e tenacia per perseguirli. Il Tecnico, che non sia solo istruttore, deve condurti in questo percorso facendoti scegliere tra le sue esperienze quelle che ti sono più congeniali. Puoi farla da solo questa strada, ma Lui ti risparmia delle ricerche. Il Tecnico deve imparare a conoscerti e deve saper “trasmettere” la tecnica più semplice, quella fisica, oltre a quella più complessa fatta di sensazioni e di processi mentali. Deve insegnarti la posizione, ma soprattutto deve insegnarti a “sentirla” e a “costruirla” finché diventa la “tua”. La tecnica è una parte della ricerca, la parte più evanescente ed incorporea è quella somma di sensazioni che poche scuole di tiro ti danno. Le scuole normalmente fanno della tecnica un mito, molte volte complicando le cose più semplici; ho visto una tavola con la costruzione di un singolo tiro scomposto in oltre venti differenti momenti; credetemi: il tiro è un’altra cosa. Mi ritorna in mente una cosa di molti anni fa: appassionato di atletica, leggevo sulle riviste della Scuola dello Sport, dotte disquisizioni sulle tecniche del salto in alto; dottissimi tecnici spiegavano gli enormi vantaggi del salto ventrale sullo scavalcamento alla O’Rain. Un certo Fosbury li ha messi tutti d’accordo! Fino alla prossima tecnica. Il Tecnico deve aver vissuto certe esperienze e costruito le sensazioni importanti da memorizzare, avere quindi una conoscenza non solo scolastica, ma vissuta sulla propria pelle. E deve saper trasmettere. Il Tecnico deve dare e non tutti sono capaci di dare. Un grande tiratore, con enormi doti proprie, non è detto che sarà un grande tecnico; potrà essere un buon tecnico se ha “costruito” su di se e soprattutto se è capace di trasmettere cognizioni (e se ne ha voglia, perché un grande campione è abituato a ricevere, il tecnico invece deve più che altro dare). Per finire uno potrà dirsi Tecnico se avrà partecipato alla “costruzione” di un tiratore (meglio se più d’uno), e se i risultati confermeranno le sue capacità. Non prima. Secondo voi è possibile prendere la patente ed insegnare ad una scuola per piloti? Certo che no.

    di Gino Beonio

    Il Tiro è conoscenza di se, capacità di porsi degli obiettivi e tenacia per perseguirli.

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    AUTOEFFICACIA E DINTORNI ( STORIA DI UNA WANGATA ANNUNCIATA )

    PSICOLOGIA DELLO SPORT

    Finalmente ci siamo! Il giorno della gara è arrivato. Tutto è pronto. I giorni precedenti la competizione tutto è andato a meraviglia. I colpi filavano via liscio e sulla piazzola di tiro dove vi allenate niente poteva farvi dubitare delle vostre capacità. Vi siete preparati bene ed una sana determinazione vi ha accompagnato nel vostro percorso. Siete convinti di fare una buona gara e nella vostra mente già immaginate il colpaccio, oggi è il giorno buono! Entrate nell’area di tiro, vi sistemate dunque sulla piazzola ma notate stranamente che le vostre convinzioni non sono più quelle di prima, anzi sembra quasi che una cortina invisibile posta all’entrata del poligono abbia modificato il vostro atteggiamento mentale. Provate la posizione, controllate i piedi, l’allineamento e fate qualche tiro a secco. E’ il momento. Comincia la gara. Start! Eseguite i tiri di prova e pare che tutto sommato le cose vadano bene, a parte qualche colpo che non è andato proprio dove doveva andare. Bene. Decidete di cominciare con i tiri di gara. Via con il primo. Inserite il pallino nell’attrezzo da tiro. Siete ben posizionati. Vi rilassate un attimo, stringete l’impugnatura, inspirate, alzate, espirate leggermente, il mirino è nella tacca di mira e……acc! Abbassate l’arma. Il dito sembra di legno, come quello di pinocchio. Ad un tratto in lontananza intravedete una nuvoletta con un angioletto che fa il tifo per voi ed un diavoletto che invece vi urla che farete la Wangata! Ok andate avanti, ricominciate da capo tutta la procedura e parte finalmente il primo colpo. Un 8. Diavolo! Non ci voleva. Bè il peggio è fatto, e vi sentite stranamente più rilassati. Via con il secondo tiro. Bene è un 10! Ah ah. 10 anche il terzo, un 9 al quarto, 10 al quinto ed al sesto. Se continua così ci esce una prima serie da 96-97! Che grandi! Alzate dunque per il prossimo centro ma dovete abbassare subito l’arma perché sembra che il mirino non voglia proprio stare fermo nella tacca di mira. Ci vorrebbe un gesso pensate, all’altezza del polso. Alzate di nuovo ma il dito di cemento armato non ne vuole proprio sapere. Ok. Stavolta siete decisi proprio a tirare, alzate, premete il grilletto e…… Wang! Un 6. Ma come cavolo! Eppure siete convinti di averlo messo nel dieci. Di sicuro deve aver urtato un mosca di passaggio…

    di Tiziano La Palombara

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    La storiellina che avete appena letto può far sorridere, ma rende bene l’idea di quello che può succedere nella mente del tiratore nelle varie fasi di una gara.

    Durante la gara mille pensieri passano nella nostra testa, a chi più e a chi meno, anche il campione deve combattere contro i suoi demoni. Alle recenti Olimpiadi di Pechino, nella specialità di tiro con l’arco a squadre, l’ultimo tiro dell’atleta italiano, un sette, è costato l’oro olimpico. Molti di voi ricordano nella finale di P10 alle Olimpiadi di Atlanta la sfida tra Roberto Di Donna e Yifu Wang e l’ultimo tiro del cinese, addirittura fuori dal cerchio nero. Da lì è stato coniato il termine “Wangata”, che riassume in una parola un tiro dall’esito disastroso, inaspettato e apparentemente inspiegabile.

    Nel corso degli anni il mondo sportivo si è affidato sempre più alla figura dello psicologo, a tutti i livelli di prestazione, e la psicologia dello sport in questo senso ha dato un forte impulso alla crescita delle prestazioni.

    Dei tanti argomenti trattati nella psicologia dello sport, il mio preferito è quello sull’autoefficacia, termine che Bandura (1986) definì come la “fiducia che una persona ripone nella propria capacità di affrontare un compito specifico”.

    Il nostro modo di agire, il modo in cui ci comportiamo di fronte ad una situazione, dipendono dal modo in cui percepiamo quello che ci succede intorno ma soprattutto da come percepiamo noi stessi.

    Tiratore, hai veramente fiducia nelle tue capacità? La piazzola di tiro è la stessa sia in allenamento che in gara, eppure le nostre convinzioni possono cambiare radicalmente, basta dare un significato particolare a quello che si sta facendo e immediatamente qualcosa in noi cambia. E’ incredibile ma basta fare una serie di dieci di fila che il nostro atteggiamento positivo può addirittura vacillare e peggiorare. Leggere l’evento:

    Non è tanto importante l’evento ma il tipo di lettura che l’atleta dà all’evento. Ogni atleta può essere

    più o meno convinto della sua capacità di controllare i fattori interni ed esterni legati al risultato. Spesso succede che le nostre aspettative siano più alte delle nostre capacità, in questo caso il fallimento sarà certo, e continui fallimenti non possono far altro che sgretolare la nostra fiducia.

    Al giorno d’oggi, ritmi frenetici e stereotipi ci obbligano ad un continuo confronto con gli altri, e la conseguenza è che ci sentiamo costantemente sotto esame. Il tiratore porta le tensioni sulla pedana di tiro, tensioni che possono essere legate al raggiungimento di un risultato, ma anche ad altri fattori come le aspettative dell’allenatore, i compagni di squadra, i famigliari o le conseguenze sociali derivanti da una sconfitta. Tutti questi fattori generano ansia.

    L’ansia che precede la gara è un evento fisiologico, non consideriamola un fattore negativo anzi entro una certa soglia svolge la sua bella funzione attivante che predispone il nostro organismo ad affrontare l’evento (aumento dell’attenzione, della concentrazione e della tensione muscolare).

    Dunque, benvenuta ansia? Purtroppo per noi le cose non sono così semplici. Ahimè il tiratore deve affrontare un altro aspetto

    che ad altri sportivi non genera particolari problemi: il tremore. Questo accade perché l’ansia ha un aspetto somatico che ci interessa particolarmente in quanto genera delle modificazioni a livello corporeo che a loro volta generano tremore. C’è da aggiungere che uno studio fatto negli anni 70 sui ritmi circadiani, indicava che il tremore è legato anche alle varie fasi della giornata e che nella tarda mattinata raggiunge il suo picco più alto.

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    Destrutturare gli automatismi: Per eseguire un gesto tecnico perfetto è fondamentale automatizzare tutta l’azione di tiro che deve

    seguire dei ritmi ben precisi acquisiti durante l’allenamento. Quando lo stato di ansia supera la soglia ottimale di attivazione, si destrutturano gli automatismi

    acquisiti con l'allenamento (in questo caso il tiratore cerca inutilmente di avere un controllo maggiore sulle varie fasi del tiro) e ne consegue che l'esecuzione tecnica verrà irrimediabilmente penalizzata, il tiratore non si fida più dei messaggi sensoriali che gli arrivano, e mette in dubbio la propria capacità di esecuzione. Il movimento non è più fluido ed il nostro corpo diventa come quello di pinocchio, nella fase legnatica s’intende.

    Dunque, non è tanto l’intensità delle reazioni emotive e fisiche ad essere importante, quanto piuttosto il modo in cui esse vengono percepite ed interpretate.

    Un esempio? Gli atleti che hanno un buon senso di efficacia considerano il proprio stato di attivazione emotiva come qualcosa di buono, mentre quelli sfiduciati vivono lo stato di attivazione fisico-emotivo come pericoloso e debilitante. Da questo aspetto possono innescarsi quelle che in gergo vengono chiamate “profezie che si auto-determinano”. Spesso le situazioni di stress e la tensione vengono percepite come il presagio di una cattiva prestazione che automaticamente si avvera.

    Come intervenire:

    Lo psicologo dello sport è l’allenatore della mente, che affianca l’allenatore “tecnico” nel lavoro di costruzione dell’atleta. E’ colui che saprà orientarci e consigliarci sui diversi metodi d’intervento, in molti casi sulla ristrutturazione cognitiva, attraverso la modificazione del pensiero riguardo a risultati ed aspettative. Come allenatore mi preoccuperei intanto che i miei atleti raggiungano gli obiettivi per gradi di difficoltà. Specie con i tiratori più giovani, mi orienterei maggiormente all’approccio tecnico legato alle varie fasi del tiro (orientamento al compito) e non solo al raggiungimento del risultato (orientamento al “sé”), per abituarli a gareggiare per battere se stessi cercando di dare il meglio di sé in quel momento. E’ indubbio che per il raggiungimento di risultati di alto valore tecnico sono necessarie quelle doti naturali, comuni a tutti gli sport, ed in particolar modo quelle riferite alla sfera psicologica dell’atleta, quali tenacia, grinta ed un pizzico di cattiveria. Riflessioni:

    Purtroppo in Italia la crescita di alcuni sport definiti “minori” è legata al lavoro di volontariato di poche persone, poco o per niente remunerate, che svolgono l’attività di allenatore nel tempo libero, spinte dalla passione per lo sport, che devono affrontare continuamente problemi di ogni tipo, legati soprattutto a difficoltà logistiche e di reperimento delle attrezzature di base, e che poco hanno a che fare con l’aspetto puramente tecnico dell’allenamento.

    Le conseguenze di questa attività dilettantistica non può far altro che generare dilettanti, e non esistendo una incisiva programmazione dell’attività sportiva a livello nazionale, la scoperta e la crescita di nuovi talenti è affidata quasi totalmente all’improvvisazione e al caso.

    Le recenti Olimpiadi di Pechino devono farci riflettere su quello che è lo scenario attuale dello sport mondiale, ed i pensieri decoubertiniani lasciano il tempo che trovano. Rimango sbalordito pensando che in Italia ci sono ancora tanti tiratori che nutrono ambizioni da podio internazionale e si allenano 3 o 4 volte alla settimana, non considerano la necessità di allenarsi quotidianamente, requisito fondamentale per l’inserimento e la giusta distribuzione di tutte le componenti necessarie per raggiungere alti livelli di prestazione.

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    PREPARAZIONE FISICA

    ALLENAMENTO FISICO DI BASE NELLE DISCIPLINE DEL TIRO A SEGNO Fase successiva alla iniziazione dell’attività motoria e muscolare

    L’estate è ormai giunta al suo epilogo e per molti appassionati di tiro a segno, è già tempo di programmare gli obiettivi per la nuova stagione agonistica. I campionati italiani si sono appena conclusi, è per chi non vi ha partecipato, è tempo di tornare in pedana e di per riprendere con costanza gli allenamenti; tra non molto infatti, inizieranno i primi trofei e i campionati regionali 2009. Abbiamo qualche mese di tempo e con una buona pianificazione di tutti gli allenamenti necessari, riusciremo ad arrivare preparati a gennaio, al primo vero appuntamento con il tiro. Tralasciando gli aspetti tecnici e mentali, riprenderemo gli aspetti fisici della preparazione al tiro. Per chi ha eseguito correttamente le schede di allenamento muscolare, proposte sul numero 02/2008 di “Concentrica”, avrà acquisito una certa esperienza e dimestichezza nel fare gli esercizi proposti; nasce quindi la necessità di specializzare ulteriormente questo tipo di allenamento… vi proporrò una prima semplice scheda di allenamento da eseguire in palestra, oppure da casa con una attrezzatura multifunzionale. In questo allenamento motorio proposto, utile per migliorare le vostre qualità fisiche nelle varie discipline del tiro a segno, lasceremo da parte la tabella unica per tutti i maggiori muscoli del corpo, per passare a un allenamento frazionato; dove suddivideremo i distretti muscolari da allenare in due parti e modificando la frequenza degli stimoli allenanti all’interno di ogni seduta. Le sedute dovranno passare a un livello superiore e quindi diviene necessario suddividere i distretti muscolari da allenare. Questo ci consentirà di sollecitare con più intensità e con più esercizi ogni area. Un allenamento più intenso per un gruppo muscolare, comporterà però anche la necessità di un maggiore periodo di recupero tra una seduta e l’altra, favorendo così anche il processo di adattamento e della “supercompensazione” (il muscolo reagendo a uno stimolo allenante superiore, si adatterà, ricostruendo le sue fibre più forti e resistenti per i successivi allenamenti). Lasciando da parte la tabella unica, come prima fase, passeremo a una routine in due parti, saranno però necessarie almeno tre sedute a settimana! Gli allenamenti si alternano consentendo così la sollecitazione di ciascun gruppo muscolare tre volte ogni due settimane. Una settimana tipo di allenamento fisico può essere: Lunedì: parte 1 - pettorali, quadricipiti, tricipiti, polpacci. Martedì: riposo fisico. Mercoledì: parte 2 - dorsali, ischioclurali, spalle, bicipiti, avambracci. Giovedì: riposo fisico. Venerdì: parte 1 - pettorali, quadricipiti, tricipiti, polpacci. Sabato: riposo fisico. Domenica: riposo fisico. Lunedì: si inizia dalla parte lasciata indietro: parte 2 - dorsali, ischioclurali, spalle, bicipiti, avambracci… ecc Il tutto dovrà tenere presente degli allenamenti con l’arma e del tempo libero che abbiamo a disposizione. Nel caso vogliate allenarvi nello stesso giorno sia fisicamente che con l’arma, fate gli esercizi fisici dopo l’allenamento tecnico. La pianificazione dell’allenamento richiede una selezione degli esercizi più opportuni e una corretta sequenza cronologica. Il metodo rimane quello classico: cioè dopo una fase di riscaldamento, si passerà a una fase centrale di lavoro più consistente, per finire con esercizi di de-affaticamento. La fase centrale è in sostanza l’allenamento in senso stretto, cioè quelle esercitazioni generali e specifiche con modalità tecniche che più permetteranno di avvicinarsi agli obiettivi programmati, rispettando le caratteristiche e le esigenze dello sport del tiro a segno. Proprio per questo, nella scheda proposta, si terrà conto delle priorità dell’allenamento di alcuni gruppi muscolari rispetto ad altri. Nella fase successiva a questo programma, si continuerà a mantenere la stessa tipologia di frazionamento o si passerà ad una suddivisione maggiore. In ogni caso nell’allenamento frazionato non si dovrà mai andare contro a quei principi che regolano la scelta e la sequenza dei gruppi muscolari da sollecitare. Anche se le varie tipologie di tiro prevedono l'uso prevalente di un lato del corpo rispetto all'altro, è fondamentale che durante la preparazione si rispetti una perfetta bilateralità.

    di Andrea Vicini

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    ALLENAMENTO FISICO DI BASE NELLE DISCIPLINE DEL TIRO A SEGNO Fase successiva alla iniziazione dell’attività motoria e muscolare

    LA PREPARAZIONE IN PALESTRA

    Parte 1: pettorali, addominali alti, quadricipiti, tricipiti, polpacci.

    FOTO ED ESERCIZI: PERSONAL TRAINER ANDREA VICINI – PRESSO: POLISPORTIVA “LA FELCE”

    PRIMA SETTIMANA: ESERCIZI DAL 02 AL 11:

    2 SERIE DA 15 RIPETIZIONI - PESO COSTANTE RECUPERO TRA SERIE: 30 SECONDI

    SECONDA SETTIMANA: ESERCIZI DAL 02 AL 11:

    3 SERIE DA 12 RIPETIZIONI PESO COSTANTE LEGGERMENTE SUPERIORE

    RECUPERO TRA SERIE: 45 SECONDI

    DALLA TERZA SETTIMANA: ESERCIZI DAL 02 AL 11:

    1x15 ; 1x12; 1x10; 1x8 CARICO IN AUMENTO

    RECUPERO TRA SERIE: 60 SECONDI

    ES 01: RISCALDAMENTO SU BIKE

    5 MINUTI DI PEDALATA MODERATA

    ES 02: PETTORALI ALLA MACCHINA - FASE INIZIALE

    RESPIRAZIONE: CHIUDENDO ESPIRO

    ES 02: PETTORALI ALLA MACCHINA - FASE FINALE

    RESPIRAZIONE: APRENDO INSPIRO

    ES. 03: PANCA INCLINATA - FASE INIZIALE

    RESPIRAZIONE: SCENDENDO INSPIRO

    ES. 03: PANCA INCLINATA - FASE FINALE

    RESPIRAZIONE: SOLLEVANDO ESPIRO

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    ES. 04: CROCI AI CAVI - FASE INIZIALE

    RESPIRAZIONE: CHIUDENDO ESPIRO

    ES. 04: CROCI AI CAVI - FASE FINALE

    RESPIRAZIONE: APRENDO INSPIRO

    ES. 05: ADDOMINALI FASCI ALTI - FASE INIZIALE

    RESPIRAZIONE: CHIUDENDOMI ESPIRO

    ES. 05: ADDOMINALI FASCI ALTI - FASE FINALE

    RESPIRAZIONE: SCENDENDO INSPIRO

    ES. 06: PRESSA 30° - FASE INIZIALE

    RESPIRAZIONE: SCENDENDO INSPIRO

    ES. 06: PRESSA 30° - FASE FINALE

    RESPIRAZIONE: SOLLEVANDO ESPIRO

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    ES. 07: QUADRICIPITI AL LEG EXTENSION - FASE INIZIALE

    RESPIRAZIONE: SOLLEVANDO ESPIRO

    ES. 07: QUADRICIPITI AL LEG EXTENSION - FASE FINALE

    RESPIRAZIONE: SCENDENDO INSPIRO

    ES. 08: TRICIPITI ALLE PARALLELE - FASE INIZIALE

    RESPIRAZIONE: SCENDENDO INSPIRO

    ES. 08: TRICIPITI ALLE PARALLELE - FASE FINALE

    RESPIRAZIONE: SOLLEVANDO ESPIRO

    ES. 09: TRICIPITI CON BILANCIERE - FASE INIZIALE

    RESPIRAZIONE: SCENDENDO INSPIRO

    ES. 09: TRICIPITI CON BILANCIERE - FASE FINALE

    RESPIRAZIONE: SOLLEVANDO ESPIRO

    ES. 10: TRICIPITI AI CAVI FASE INIZIALE

    RESPIRAZIONE: SCENDENDO ESPIRO

    ES. 10: TRICIPITI AI CAVI - FASE FINALE

    RESPIRAZIONE: SOLLEVANDO INSPIRO

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    ES. 11: POLPACCI - FASE INIZIALE

    RESPIRAZIONE: SOLLEVANDO ESPIRO

    ES. 11: POLPACCI - FASE FINALE

    RESPIRAZIONE: SCENDENDO INSPIRO

    ES. 12: EQUILIBRIO CON TAVOLETTA PROP.VA - INIZIO

    SALGO SULLA TAVOLETTA

    ES. 12: EQUILIBRIO CON TAVOLETTA PROP.VA -

    DURANTE

    TROVO L’EQUILIBRIO E MANTENGO LA POSIZIONE E

    CONCENTRAZIONE

    ESERCIZIO 13: DEAFFATICAMENTO

    2 M. CAMMINATA 5 M. CORSETTA 2 M. CAMMINATA

    Importante: le informazioni riportate in questo articolo hanno fini puramente educativi e di carattere indicativo generico; non intendono in alcun modo sostituire i pareri degli esperti del settore sanitario. Prima di iniziare qualsiasi allenamento fisico è consigliabile sentire il parere del vostro medico.

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    IL “MESTIERE” DEL TECNICO

    AVVENTURE (E DISAVVENTURE) DI UN ALLENATORE -1 Il primo approccio

    Ho finito il corso ed ora sono pure “aggiornato”!. Torno in sezione ed incrocio il consigliere addetto alle attività sportive che sorridente mi dice:”Bentornato. Si sono presentati dei ragazzi; cominciamo?” . Certo che sì, torno a casa, recupero gli appunti del corso, rispulcio alla voce “preparazione” e trovo “piano di allenamento”, “interval training”, preparazione fisica, tecnica, mentale etcc. Acc… dimenticavo le lezioni di comunicazione!!!!! Bene! Ora sono a posto: ho ripassato, ho i diagrammi, i carichi di lavoro, mi devo inventare gli esercizi (ma posso cominciare dagli esempi del corso tanto per iniziare) e sistemarli nelle caselle, vedere le gare che dovranno fare etc…etc…. Praticamente ho già finito e organizzato tutta la stagione. Sono fiero di me stesso! Torno in sezione carico di appunti, fogli che svolazzano, la teoria di Carpenter in testa, l’occhio che brilla, energia al top, pronto a distribuire il verbo e……..li vedo: quindicenne ,sesso femminile, procace con ampia scollatura , jeans firmati ma che sembrano appena ritirati dallo straccivendolo con vita bassa… ma proprio bassa (ma non prendono freddo?), capelli sul viso, borsettina a tracolla; sedicenne, sesso maschile, cavallo dei pantaloni alle ginocchia, scarpe con le molle sotto il tallone, maglietta, capelli gelificati,bicipiti in vista ; dodicenne, sesso maschile, ciondolone , occhialuto, capelli come vuole sua mamma. E io che mi aspettavo tuta, scarpe da tiro o quasi, armamentario da poligono etc…!!!! Le prime domande di rito appurano che:

    - non hanno mai visto una pistola prima di allora, - vogliono sparare perché “mi piace sparare”, - papà vuole, mamma non vuole (sai le armi!), lo zio sparava cent’anni fa etc.. - ok fare le gare…. tanto che ci vuole!

    di Giuseppe Biagini

    ...li vedo: sedicenne, sesso maschile, cavallo dei pantaloni

    alle ginocchia, scarpe con le molle sotto il tallone, maglietta,

    capelli gelificati,bicipiti in vista…

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    Mi comincia a sorgere qualche dubbio e mentre cerco di recuperare l’occhio scivolato nella scollatura della procace nascondo gli appunti , penso che del piano di allenamento, e tutto il resto, forse è meglio parlarne nella prossima seduta. Cominciamo. Sì, ma da dove? Boh? Cominciamo lo stesso! Un po’ di norme di sicurezza, un po’ di posizione, un po’ di……… ma gli sguardi, e non solo loro, dicono: ma quando spariamo? Mentre spiego il minimo dello spiegabile necessario scopro che per loro l’impugnatura è “il manico”, il vivo di volata è diventato “la punta della canna”, il bersaglio è “il cartoncino” e quando spiego come sistemare l’area tenar ed il margine ulnare rabbrividisco vedendo le facce divenute un punto interrogativo e l’occhio sperduto nel vuoto. Penso che mi convenga rapidamente ripiegare su un più tranquillo: la forcella, la base del pollice etc…ricordando con mestizia l’invito perentorio del docente del corso ad usare SEMPRE termini rigorosi, precisi ed uniformi!!!! Beh, ormai siamo sulla linea di tiro: ora che la pistola è stata “presa” dal “manico”, il pallino è “infilato” nella canna, il “cartoncino” è a posto si aprono le danze e parte il primo fatidico colpo che non fa in tempo ad uscire dalla canna che le armi sono già sul bancone ed il bersaglio, pardon il “cartoncino”, ritirato … mestamente integro. (eppure glielo avevo detto di guardare il mirino!). Domanda sciocca: “avete guardato il mirino?” e risposta scontata: “Siiiii! Non capisco perché il pallino (che evidentemente si suppone telecomandato!) non lo ha colpito”. Il dubbio di cui sopra si rafforza e penso che del piano di allenamento forse è meglio parlarne tra tre o quattro sedute! Riproviamo: bersaglio bianco (così non dovrebbero confondersi, ma con l’immancabile corollario di “ma dove miro?”, “come faccio a sapere se faccio centro” etc..) , occhio strizzato, testa che va sempre più in dietro o sempre più in avanti, tronco che bilancia chissà quale peso… fuoco… due farfalle ed un niente. E si va avanti per un po’ fino all’immancabile “mi fa male qui”, “mi fa male là”, “ma io sparo meglio a due mani”,”si è scaricata la bomboletta, come faccio?” ed alla inevitabile decisione che tutto quello che avevo preparato in un impeto di folle ottimismo è meglio rimandarlo …..a data da destinarsi. Ora sì che sono un allenatore…. “aggiornato”…. dalla realtà. Ma ora cosa faccio? Termino la seduta mesto ed affranto ma ai tre tutto sommato è piaciuto, hanno promesso di tornare e di fare sfracelli e – terrore! – hanno promesso che porteranno anche qualche loro amico. Andando via incrocio il consigliere sorridente: “allora tutto bene? Ci sono problemi?”; deglutisco a vuoto e rispondo “no, no…. tutto bene….. stai tranquillo, ciao”

    SPECIALE SULLE OLIMPIADI 2008

    TRA QUALCHE GIORNO E’ PREVISTA L’USCITA DI UNO SPECIALE SULLE OLIMPIADI DI PECHINO, CON CRONACHE ED UN SALUTO DI AZZURRA CIANI A CONCENTRICA.

    INOLTRE LA PUBBLICAZIONE DI TUTTI I RISULTATI.

    STATE COLLEGATI !!!!

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    TECNICA

    RICERCA SU DUE TIRATORI DI PISTOLA A MT.10 DI MEDIO LIVELLO

    Ho potuto osservare alcuni tiratori di p10 impegnati nel campionato regionale, tiratori di medio livello dalle capacità massime molto simili ma dal comportamento abbastanza diverso. Questi tiratori non sono dei professionisti, sono degli agonisti che si dedicano al tiro nel tempo libero come la gran parte degli iscritti a Concentrica. Dopo averli osservati e studiati per qualche tempo ho costruito dei grafici riguardanti i loro risultati degli ultimi anni, e ho tratto delle mie conclusioni. Partiamo dal dire che, i principali valori del tiro sono tre, motorio, tecnico e mentale agonistico. I primi due valori, il motorio ed il tecnico sono quelli più visibili, quelli di cui noi spesso parliamo e quelli per cui noi spendiamo la gran parte dei nostri allenamenti in poligono, il terzo, il mentale agonistico è un qualcosa che spesso rimane vago, se ne parla, ma spesso il tiratore non professionista non gli da tanto peso. Spesso ad una volatilità molto alta dei nostri risultati noi non diamo il giusto peso, diamo colpa all’arma,al poligono, ad una serie di cose non ben definite che non riusciamo a capire. Andiamo ora ad osservare il grafico del tiratore n° 1:

    Come possiamo ben vedere il tiratore inizia da un punteggio abbastanza basso, poco più di 320, poi dopo un costante crescendo in circa un anno di gare di campionato si stabilizza appena sopra i 370 punti, potremo dire che, dopo una fase iniziale di crescita delle parti tecniche e motorie, il tiratore ha raggiunto il suo attuale livello tecnico motorio massimo con una ottima stabilizzazione mentale, dico ottima perché una costanza di rendimento con una bassa volatilità dei punteggi è indice di stabilizzazione

    mentale, se voi osservate i risultati dei tiratori più forti vedrete una bassissima differenza percentuale fra un punteggio di gara ed un altro.

    tiratore 1°

    300

    320

    340

    360

    380

    1 2 3 4 5 6 7 8

    Purtroppo, molto spesso, la parte mentale non viene tenuta in grande considerazione, soprattutto dai principianti…

    A cura di CHEBE

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    Andiamo ora ad osservare il grafico del tiratore n° 2

    In questo caso il tiratore inizia da un livello abbastanza alto, 370 punti, per poi scendere repentinamente a 350 punti per poi risalire intorno ai 370, da quel momento i suoi risultati non sono costanti come nel caso del primo tiratore ma hanno degli alti e bassi, in termini tecnici hanno un’alta volatilità, il punteggio massimo dei tiratori è praticamente uguale ma mentre il primo è molto costante su quel punteggio massimo, il secondo non lo è. Cerchiamo di capire adesso dove sta la differenza fra questi due tiratori dalle potenzialità praticamente uguali.

    Considerando che il loro punteggio massimo è praticamente uguale possiamo dire che il loro livello tecnico motorio è molto simile se non uguale, sappiamo anche che il livello tecnico e motorio da una gara all’altra non può avere grossi sbalzi, la differenza dei due tiratori va cercata pertanto nella parte mentale, perché come ben sappiamo la parte mentale se non allenata a dovere può avere dei grossi sbalzi da giorno a giorno. L’allenamento dei due tiratori anche se di capacità tecniche praticamente equivalenti, dovrebbe essere sostanzialmente differente, se i tiratori fossero seguiti da un allenatore dovrebbero avere due programmi di allenamento differenti, il primo, dovrebbe curare in dettaglio la parte tecnica motoria per cercare di aumentare il proprio punteggio, il secondo dovrebbe curare principalmente la parte mentale agonistica in modo da stabilizzare i propri punteggi verso la banda alta delle proprie possibilità .

    tiratore 2°

    330340350360370380

    1 2 3 4 5 6 7 8

    L’ALBUM FOTOGRAFICO DI CONCENTRICA Ancora un altro servizio offerto da Concentrica. E’ stato creato un album fotografico nel quale raccogliere le foto che ci interessano e che vogliamo condividere con gli utenti. L'indirizzo dell'album è: http://concentrica.myphotoalbum.com Queste sono le caratteristiche: - spazio illimitato per numero di foto - max 100Mb per ogni foto - possibilità da parte degli iscritti di caricare foto e creare nuovi album - l'accesso è libero attraverso i dati comunicati nel forum AVVERTENZE: 1) In caso di abuso (cancellazioni, foto non pertinenti o di carattere offensivo), l'account libero verrà eliminato, ed in sostituzione potrà essere creato su richiesta un account aggiuntivo attraverso la dimostrazione delle proprie generalità. 2) Non sarà possibile per gli utenti caricare file video per restrizioni stabilite dall'account free, ma riservate solo alla Redazione, in quanto il nm massimo dei video è stabilito nel numero di 10. Su richiesta potrà essere effettuato il caricamento se il video è particolarmente interessante.

    http://concentrica.myphotoalbum.com

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    PREPARAZIONE AGONISTICA

    SCROLLARSI DI DOSSO I NON-10

    Articolo originale scritto da Sophie McDonald Certi giorni penso di avere un disordine da deficit dell’attenzione o perlomeno penso di avere i sintomi della malattia che come sapete sono, difficoltà di concentrazione, facilità alla distrazione, periodi di concentrazione limitati. Pertanto, se combatto con questi problemi, perché ho scelto di diventare tiratrice dal momento che richiede capacità di concentrazione per evitare le distrazioni? La risposta breve è che realmente non lo so. Quando incominciai per la prima volta a sparare, l’ostacolo maggiore che ebbi era la mia mente. Oggi, otto anni dopo aver sparato il mio primo colpo, continua ad essere il mio più grande ostacolo. L’enciclopedia dice che il cervello umano pesa circa 1.4 kg, praticamente una parte molto piccola dell’intera massa corporea ma che controlla tutto il mio essere. Pertanto, come posso controllare il centro di controllo? A questo non è facile rispondere ed è ancora più difficile da mettere in pratica. Immagina di essere sulla linea di tiro in piedi e che ti stai preparando a tirare il nono colpo dopo una serie di otto 10. La tua mente non ha ancora registrato che potresti potenzialmente ottenere un altro centro perfetto perché il cervello sta facendo quello che dovrebbe fare, ossia lasciarti scattare quando le mire sono sul bersaglio. Adesso supponiamo di mettere in pausa l’azione e suddividiamo il sistema di controllo in due parti, chiameremo la parte cosciente del sistema di controllo la “mente” e la parte subconscia la identificheremo come “cervello”. Il cervello non ha bisogno di dire alle palpebre di sbattere o ai polmoni di muoversi, queste sono azioni che il cervello esegue automaticamente in modo subconscio. La mente invece permette i pensieri, casuali come possono essere a volte, muovendosi all’interno del sistema di controllo. E’ la mente che decide quando comprare le munizioni o quando si vuole smaltare le unghie di rosa anziché di rosso. Adesso ritorniamo alla nostra linea di tiro, abbiamo ancora due tiri da eseguire per completare la serie da dieci. Il tuo cervello sa che sta facendo quello per il quale è programmato mentre la mente non ha ancora realizzato quanto sei stato bravo fino ad ora. Tiri il nono colpo e….sì! è un 10! Nel mio caso quando questo succede incomincio ad agitarmi, le pulsazioni aumentano e penso “Forse ci siamo, questo potrebbe essere un altro bersaglio da appendere sul muro dei 100” ed in seguito incomincio a pensare a tutti i 10 che ho tirato fino ad ora e che ne basterebbe solo un altro. Il problema è che adesso ci sto pensando il che provoca un eccesso d’analisi e pensieri e, quando incomincio ad analizzare, molto probabilmente posso dire addio al mio 10. Mi concentro più per ottenere un buon risultato che non al colpo stesso! Perché lo faccio? La risposta ad un problema condiviso da molti tiratori e che non crediamo abbastanza in noi stessi per poter prendere una buona decisione senza che la nostra mente abbia il controllo delle nostre azioni. Perché facciamo così tanta fatica a credere nel nostro cervello (inconsciamente) dal momento che è capace di ottenere più di quello che immaginiamo?

    Traduzione di Enrico Tocchio

    Mi concentro più per ottenere un buon

    risultato che non al colpo stesso! Perché lo

    faccio?

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    Per questo è importante disciplinare le nostri menti in modo che lavorino per noi cosicché, quando siamo sotto pressione, possiamo dare il nostro massimo senza la paura di interferenze. Il miglior modo che ho trovato per ottenerlo è di “vivere il presente”, sono sicura che molti di voi abbiano già sentito questa espressione. Quello che significa è di non pensare a quello che è successo o quello che accadrà ma di pensare solamente a quest’istante. Quando ci concentriamo sul passato o sul futuro perdiamo di vista quello che in questo momento stiamo facendo e smettiamo di dare il 100% di energia e tempo in quello che succede. Pertanto, perché dobbiamo disperdere le nostre energie su qualcosa che è già successo quando concentrandoci su quello che stiamo facendo ci aiuta a migliorare quello che deve ancora avvenire? Bernie Marcus, fondatore del “The Home Depot” dice: “guardare indietro richiede troppe energie”. Spesso soffro di quella che è chiamata “sindrome dell’ultimo colpo”, non l’ultimo colpo di una serie ma l’ultimo colpo in generale, specialmente se ho ancora altre serie da eseguire. Contrariamente a Marcus, sto ancora imparando a non guardare indietro. Mi piace esaminare i miei ultimi colpi e vedere cosa è andato bene e cosa no, e questo potrebbe essere d’aiuto a patto di non permettere agli eventi passati di influenzare quello che sto facendo. In ogni caso, quando penso a cosa é già successo, a meno di prendermi il tempo necessario per studiarlo, permetto che mi influenzi negativamente dal momento che non procedo in avanti. Non posso permettermi di consumare la maggior parte delle mie energie e pensieri (energie e pensieri che potrei usare in modo produttivo) su qualcosa che non sarei mai in grado di modificare. Mio padre mi ha offerto un sistema di allenamento che mi ha aiutato in modo eccezionale. Lo chiamo “scrollarsi di dosso i non-10”. Mettiamo due bersagli uno a fianco all’altro, come normalmente si fa per i mach in tre posizioni. Mi metto in posizione come di solito e tiro alla ricerca di risultati. Al primo non-10 lo comunico a mio padre il quale va a cambiare bersaglio, anche se è stato il mio primissimo colpo. Se sbaglio un centro e so esattamente dove ho sbagliato, allora potrei tirare nuovamente quel colpo ma se anche se questo fosse un centro, mio padre andrebbe in ogni caso a cambiare il bersaglio. Vuole che usi un nuovo bersaglio tutte le volte che tiro un non-10 a costo di consumare un pacco di bersagli al giorno. Inizialmente non capivo il motivo ma adesso sì. Quando mio padre cambia il bersaglio non devo preoccuparmi del fatto che ho sbagliato un tiro, rimango concentrata solamente sul tirare un centro al prossimo colpo. Pochi fine settimana dopo, ho svolto la mia prima gara da quando ho incominciato questo sistema di allenamento. La gara era basata su un match a tre posizioni e mi sentivo preparata. I tiri in posizione sdraiata andarono bene e, quando arrivò la serie di tiri in piedi, realmente non pensavo all’allenamento che io e mio padre abbiamo fatto, ero solamente pronta a tirare. Mi sono preparata sulla linea, ho controllato la posizione interna e ho eseguito qualche tiro in bianco fino a quando mi sono sentita pronta a tirare per il punteggio. Ho tirato pochi 10 prima del primo “non-10”, a quel punto, ho abbassato la testa sul guanciale ed ho chiuso gli occhi immaginando mentalmente di vedere mio padre camminare nel poligono per andare a cambiare il bersaglio. Questo mi ha colpito e, nonostante non avessi un bersaglio nuovo come a casa, il centro era pulito e mi stava aspettando per tirare un 10. Il mio colpo successivo fu un 10. Continuai a tirare alcuni 10 ed in seguito un paio di non-10, ma ogni volta che sbagliavo, chiudevo gli occhi e mentalmente mi immaginavo la sostituzione del bersaglio con uno nuovo. Non potrò mai spiegarvi quanto questo esercizio mi abbia aiutato. Adesso non mi concentro più sul tiro precedente perché quando il colpo esce dalla canna esce anche dalla mia mente. Mi ripeto che ho fatto il meglio che ho potuto per quel colpo e che ora è passato ed è ora di andare avanti. Adesso ritorniamo sulla nostra linea di tiro, hai ancora da tirare un colpo. Non pensare a come prepararti per ottenere un 100 o semplicemente un 10, sai esattamente come si tira un 10. Lascialo semplicemente accadere e credi in quello che puoi fare. Mio padre dice “allenare quello che desideri ti permetterà di ottenere ciò che vuoi”. Allora eccoci qua, la tua carabina è carica e ti stai preparando per il tuo ultimo colpo. Guardi attraverso le mire e sì, la posizione è buona e le mire sono sul bersaglio. Scatta e segui l’azione, guarda attraverso il cannocchiale e vedi un 10, questo si che ti rappresenta! Hai creduto in quello che sapevi e ti ha dato quello che desideravi. Ottimo lavoro!

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    TIRO E STORIA

    San Gabriele Possenti Protettore dei Tiratori

    Quasi tutte le categorie professionali, o quelle dedite ad attività sportive, hanno un santo protettore. Per quanto riguarda il settore armiero, non possiamo non ricordare sant’Uberto, protettore dei cacciatori, e santa Barbara, protettrice degli artificieri e degli artiglieri; manca però un santo cui siano devoti in via esclusiva i tiratori. Il santo, in verità, ci sarebbe ma il Vaticano non ha mai inteso accordare a San Gabriele tale particolare mansione. I santi rappresentano la quintessenza del buonismo e non è assolutamente ammissibile che possano adoperare armi con la stessa familiarità con cui snocciolano la corona del rosario. Negli Stati Uniti, da anni, diverse associazioni di tiratori riconoscono, viceversa, in San Gabriele Possenti il loro indiscusso protettore. Oltre alla National Rifle Association esiste la St. Gabriel Possenti Society, Inc. di Arlington in Virginia e recentemente, a Medellin, si è costituta la “Società internazionale di San Gabriele Possenti”, in onore dell’omonimo prete pistolero italiano. “ Nemo propheta in Patria est!” Certamente più noto come San Gabriele dell’Addolorata fu beatificato il 31 maggio 1908. Papa Benedetto XV lo canonizzò nel 1920 e, nel 1959, papa Giovanni XXIII lo nominò patrono dell’Abruzzo ove è festeggiato il 27 febbraio. Il santuario di San Gabriele, nella stupenda cornice del Gran Sasso teramano, è tra i più conosciuti in Italia e in Europa. Una recente classifica lo colloca tra i primi quindici santuari più frequentati del mondo. Due milioni di pellegrini vi arrivano ogni anno per pregare sulla tomba del Santo. La fama del “Santo dei miracoli” si basa su una ininterrotta serie di fatti soprannaturali, testimoniati da migliaia di ex voto donati al santuario. San Gabriele, il “Santo del sorriso”, il “Santo del Sì”, il “Santo del quotidiano” insegna a tutti la via breve e facile della santità. Nell’agiografia di casa nostra, non si fa, però, quasi mai menzione di un fatto che caratterizza, in maniera molto importante per gli oplofili, la breve esistenza terrena di San Gabriele Possenti. Francesco Possenti nacque ad Assisi il 1° marzo 1838 in una famiglia aristocratica; figlio di Sante, che ricopriva la carica di governatore dello Stato Pontificio, e di Agnese Frisciotti, veniva descritto come di bell’aspetto, brillante in società e molto colto. Sua grande passione era la caccia. In seguito a una visione, in cui la Madonna lo invitava a farsi religioso, il 21 settembre 1856 entrò come novizio nel convento dei Passionisti di Morrovalle (MC) e ricevette il nome di Gabriele dell’Addolorata. Dopo aver compiuto gli studi filosofici a Pieve Torina (MC), nel 1859 giunse a Isola del Gran Sasso (in provincia di Teramo) per completare in quel ritiro la sua preparazione teologica prima di ricevere gli ordini sacerdotali. Nel 1860 un gruppo di Garibaldini sbandati entrò nel piccolo paese abruzzese, terrorizzando la popolazione con evidenti intenzioni malandrine. (nel novembre di quell’anno era avvenuto lo storico incontro di Teano, più a sud di circa duecento chilometri, che aveva sancito di fatto lo scioglimento dei Mille). Gabriele, con il permesso del rettore del seminario, andò verso il centro del paese per affrontare i razziatori. Si avvicinò disarmato ai banditi, uno dei quali aveva catturato una giovane che intendeva rapire e, con mossa rapida, afferrò prima la pistola (si parla addirittura di revolver, ma è più plausibile una monocolpo a

    A cura di Giuseppe Biagini

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    percussione) che quel malfattore teneva alla cinta, poi si impossessò di quella di un altro bandito che gli si era nel frattempo avvicinato. Il seminarista armato provocò la reazione spavalda e minacciosa degli altri banditi, che lo affrontarono con

    irrisione, ovviamente dubitando delle mosse successive del giovane. Con calma Gabriele indicò ai furfanti una lucertola che stava correndo dall’altra parte della strada e, profittando di una sosta del piccolo animale, la colpì di netto con una delle due pistole che aveva in mano. Questa inaspettata abilità nell’uso della pistola nonché la determinazione e la sicurezza del giovane indussero i banditi a più miti consigli e, a un suo preciso ordine e senza farselo ripetere due volte, lasciarono precipitosamente il paese. Senza spargimento di sangue se si eccettua quello della malcapitata ma provvidenziale lucertola, era stata risolta brillantemente una situazione grave e pericolosa. La popolazione accompagnò in trionfo il giovane verso il seminario, proclamandolo “Salvatore di Isola”. Ammalatosi di tubercolosi, si spense il 27 febbraio 1862. Fu sepolto nella fossa comune dei religiosi, all’interno della chiesa del Convento. La fama della sua santità si era intanto sparsa nei paesi circostanti e la sua tomba divenne presto meta di pellegrini e di devoti che vi ricevevano miracoli e guarigioni prodigiose.

    Esiste anche la preghiera del tiratore che di seguito riporto:

    LA PREGHIERA DEL TIRATORE:

    O San Gabriele Possenti che fosti virtuoso nel sacrificio e nel coraggio quanto nell’esercizio della mira, ti preghiamo, benedici le nostre armi affinché possano servire per difendere e giammai per offendere, affinché possiamo trovare nella nostra attività amicizia e fratellanza. Guida la nostra mano per fare centro con le nostre mani ed ancor più con il nostro comportamento, per essere degni cavalieri di questo tempo. Proteggici dai nemici di amore e libertà e giustizia e rendici degni e pronti al sacrificio Amen.

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    PSICOLOGIA DELLO SPORT: VISUALIZZAZIONE

    INDICAZIONI SULLA SEQUENZA DI IMMAGINI NELLA VISUALIZZAZIONE DEL “GESTO”

    PREMESSA :

    La visualizzazione specifica su tutte le fasi del gesto tecnico, permette di migliorare ampiamente gli automatismi e la qualità del gesto stesso.

    Per poter procedere alla visualizzazione del gesto sportivo, in modo che sia la più efficace possibile, è fondamentale prendere coscienza delle sensazioni che si registrano durante tutte le sue fasi: questi ricordi vanno arricchiti anche con tutte quelle parti meno significative ai fini della qualità del gesto, ma importanti per ricreare una realtà mentale fedele dell’evento.

    Nella creazione delle immagini mentali, maggiore è la ricchezza dei particolari e quanto più saranno efficaci.

    COSTRUZIONE DEL METODO Per chi non avesse ancora familiarità con la visualizzazione si può procedere attraverso tre fasi in

    modo da rendere più facile la pratica e familiarizzare con tutte le parti del processo creativo, che dopo un sufficiente esercizio potrà essere semplificato utilizzando solo la terza fase, la visualizzazione vera e propria.

    1° FASE – Elencazione delle parti Elencare attraverso una lista scritta, tutte le fasi del gesto tecnico, creando uno schema

    particolareggiato, senza tralasciare niente. Non sarà altro che una elencazione di ciò che facciamo realmente durante l’esecuzione di un colpo.

    Un esempio della sequenza degli elementi che prenderemo in esame nella nostra visualizzazione potrebbe essere questa:

    SEQUENZA SCHEMATICA DEGLI ELEMENTI GUIDA DELLA VISUALIZZAZIONE

    1. Sostituzione del bersaglio (nel caso non sia elettronico) 2. Caricamento dell’arma 3. Controllo delle sensazioni cinestetiche della postura 4. Respirazione 5. Alzata dell’arma coordinata con la respirazione 6. Contatto visivo con il bersaglio (immagine tacche-mirino-bersaglio) 7. Inizio procedura scatto 8. Partenza del colpo 9. Mantenere la punteria per il controllo 10. Abbassare l’arma e espirazione

    2° FASE – Aggiunta dai particolari ELEMENTI AGGIUNTIVI Adesso prendendo in esame le singole voci, dovremo aggiungere alla prima lista scritta il maggior

    numero di particolari, anche quelli che consideriamo insignificanti, tutto ciò che ricordiamo attraverso sensazioni e tutti i particolari che coinvolgono i nostri sensi (tatto, vista, udito, olfatto).

    La visualizzazione sarà maggiormente efficace quanto più l’immagine creata sarà ricca di particolari e più vicina alla realtà.

    Anche un particolare insignificante può essere utilizzato per rendere più vivida l’immagine. Questi sono esempi di elementi con i quali potremo arricchire le nostre immagini.

    Di Daniele Puccioni

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    Da notare come nelle prime fasi del G.T. la nostra attenzione sia maggiormente rivolta all’esterno, alla sostituzione del bersaglio, al caricamento, ecc., per passare alla focalizzazione interna e ai processi mentali dell’esecuzione del G.T. 1. Sostituzione del bersaglio (nel caso non sia elettronico)

    1.1. Consistenza, spessore e ruvidezza della carta. Colore della carta. Rumore della macchinetta porta bersaglio. Resistenza del pulsante di richiamo. Rumori dei colpi degli altri tiratori.

    2. Caricamento dell’arma 2.1. Ruvidezza del legno dell’impugnatura. Il freddo del metallo dell’arma. Il rumore della leva del

    caricamento che si apre. La consistenza del pallino che entra nella canna. Il rumore secco e metallico dello sportellino che si chiude durante il caricamento dell’arma. Massima aderenza della mano sull’impugnatura, tanto da formare il prolungamento del braccio.

    3. Controllo delle sensazioni cinestetiche della postura 3.1. Braccio che si distende sull’appoggio del bancone, in attesa dell’alzata. Sensazione di appoggio sul

    terreno e del bilanciamento sulle gambe. Tutto il peso sembra essere appoggiato e sorretto senza sforzo dal bacino. I muscoli sono in attesa dello sforzo.

    4. Respirazione 4.1. Prima della punteria seguono respirazioni profonde, i polmoni si alzano e si abbassano senza

    sforzo, l’aria entra ed esce accompagnata da un senso di calma e di rilassamento. L’aria fresca fa pizzicare leggermente il naso. Sento il rumore del respiro dentro di me.

    5. Alzata dell’arma coordinata con la respirazione 5.1. Mentre l’aria entra dentro i miei polmoni, il braccio con l’arma si alza senza sforzo apparente e

    vola verso il punto di mira del bersaglio. Sento la mano saldamente a contatto con l’impugnatura, il dito che sfiora il metallo freddo e liscio del grilletto. Espiro leggermente, fermandomi sul punto di mira.

    6. Contatto visivo con il bersaglio (immagine tacche-mirino-bersaglio) 6.1. Sento i muscoli della spalla tesi per lo sforzo di sostenere l’arma, ma sentire questo peso mi fa

    sentire bene e mi rassicura. Il movimento del braccio/arma/mirino è percettibile, costante e controllato, e non mi da fastidio. I bordi del mirino sono netti e ben a fuoco, il nero delle tacche si staglia in maniera netta e precisa sul bianco del bersaglio. Intorno a me non esiste altro che questa immagine formata dal nero della tacca, i bordi taglienti del mirino sullo sfondo del bersaglio. Sento il contatto con il grilletto, preciso e senza incertezze.

    7. Inizio procedura scatto 7.1. Mantengo l’immagine, la controllo senza pensarci, la vedo e il movimento rallenta leggermente fino

    a diventare impercettibile. Il dito passa dal primo tempo all’appoggio del secondo tempo. Il dito diventa sempre più pesante, facendo una pressione progressiva e senza incertezze. E’ come se sentissi il movimento impercettibile del meccanismo fino al punto dove anche una piccolissima pressione farebbe partire il colpo.

    8. Partenza del colpo 8.1. C’è un momento in cui il tempo sembra fermarsi, ed il movimento sembra quasi assente. Intorno a

    me tutto si ferma, i rumori spariscono e la mente si svuota. Il colpo parte, vola veloce verso il centro del bersaglio.

    9. Mantenimento della punteria per il controllo 9.1. Il colpo è partito, il gesto è concluso, ed il punteggio determina il valore della qualità di ciò che si è

    fatto. Resto ancora un attimo, una frazione di tempo, per memorizzare tutte le sensazioni di ciò che ho fatto. Vedo il mirino, sento l’arma e la posizione del corpo. Comincio a sentire i muscoli che si fanno tesi per lo sforzo.

    10. Abbassare l’arma e respirazione 10.1. Riabbassamento dell’arma espellendo l’aria dai polmoni, e insieme all’aria tutta la tensione

    si disperde. Appoggio l’arma sul banco e verifico dove è andato il colpo.

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    3° FASE - Visualizzazione Ottenuta la lista di tutti gli elementi, arricchita il più possibile da particolari, possiamo passare alla

    visualizzazione vera e propria. Prima di farlo rileggete più volte quanto avete scritto, in modo che tutto il contenuto vi risulti

    familiare, ma avendolo costruito voi stessi, sui ricordi e sensazioni vissute centinaia di volte non dovreste avere difficoltà. Per coloro che non sono abituati e ce si cimenteranno per la prima volta, si consiglia di provare con immagini più semplici possibili, e su elementi conosciuti.

    Per esempio si può provare ad immaginare la propria arma in tutte le sue parti, arricchendola il più possibile di particolari: peso, colore, dimensione, l’odore del lubrificante, la sensazione del legno dell’impugnatura, come sono fatte le tacche, la lunghezza della canna, il mirino, ecc.

    Per abituarsi conviene fare questo esercizio 3 o 4 volte la settimana. Per iniziare bastano anche pochi minuti, o almeno fino a che riuscite a mantenere la concentrazione senza affaticarvi.

    Quando riuscite a mantenere queste immagini per un tempo abbastanza a lungo cominciate a “sparare” qualche colpo mentale, utilizzano la sequenza precedentemente descritta.

    IMPORTANTE: potete anche utilizzare l’esempio sopraindicato, ma è importante ai fini dell’efficacia, che lo schema sia costruito da voi, con le vostre sensazioni ed i vostri ricordi. Utilizzando schemi fatti da altri non fate altro che utilizzare i ricordi di altre persone e non i vostri, che saranno differenti nella realtà del gesto.

    Il Rilassamento: prima di cominciare occorre dire due parole sull’ambiente. Dovrete innanzitutto

    trovare un momento in cui sarete sicuri di non essere disturbati, e magari evitate di farlo quando siete troppo stanchi per evitare il rischio di un colpo di sonno.

    L’ambiente non dovrà essere illuminato da una luce troppo forte o troppo ricca di rumori disturbanti. E’ consigliabile anche, per migliorare l’isolamento che l’ambiente esterno e diminuire le fonti distraesti, utilizzare una musica di sottofondo, bassa, solo strumentale, in modo da favorire l’isolamento con l’esterno. Trovate una posizione comoda che può essere sia da sdraiati (più facile per il rilassamento) che seduti in poltrona, per esempio.

    Prima di cominciare, effettuate un breve rilassamento per facilitare la concentrazione e la diminuzione dei pensieri spontanei, fonte di disturbo.

    La più semplice ed immediata è la respirazione. Cominciate con due o tre respiri profondi, ponendo la vostra attenzione sulla sensazione di rilassamento e di benessere che ne deriva. Continuate ancora per qualche minuto a respirare senza sforzo, riempiendo i polmoni dal basso verso l’alto, fino al massimo della vostra capacità polmonare. Espirate senza sforzo. Non opponete resistenza ai pensieri spontanei che vi arriveranno, lasciateli entrare e piano piano diminuiranno. La vostra attenzione dovrà essere concentrata sul movimento del torace e sulle sensazioni che ne derivano da una respirazione calma e controllata.

    La Visualizzazione: Quando vi sentirete calmi e rilassati sufficientemente, cominciate a visualizzare il contenuto della lista passo dopo passo.

    Non sforzatevi di volerla eseguire passo per passo in maniera rigorosa, questa è un’abilità che conquisterete con il tempo. Cominciate con quello che vi riesce, andando avanti fino a concludere completamente la sequenza. Volta per volta aggiungerete particolari in più e vi diventerà sempre più facile.

    Continuate fino a che vi sentirete in grado di farlo, senza imporvi un tempo. Quello che conta è la qualità dell’esercizio, il gesto che visualizzate sarà piano piano memorizzato dal vostro cervello come se fosse reale, per questo è importante che sia fatto nel migliore dei modi.

    NOTA BENE: tutte le fasi del gesto tecnico che immaginerete, dovranno essere fatte rispettando fedelmente i tempi reali, ne più veloci ne più lente. In questo modo non verranno falsati i tempi di esecuzione reali.

    Una volta terminata la visualizzazione, rimanete ancora qualche minuto fermi e tranquilli, non alzatevi di scatto, ne fate movimenti bruschi. Dopo ogni fase di rilassamento occorre “risvegliarsi” piano piano, semplicemente riprendendo la respirazione normale e stirandosi come al risveglio della mattina.

    CONCLUSIONE: i benefici di questo allenamento mentale sono indiscussi. Sta a chi lo fa avere la convinzione e la costanza di praticarlo costantemente per ottenerne i benefici. Per ogni problema tecnico, agonistico e mentale legato al tiro, è possibile costruire una visualizzazione specifica per il superamento e/o miglioramento dello stesso.

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    VITA DA… TECNICO

    LA MALEDIZIONE DEL PUNTO

    “Biagini, ma come faccio a sapere quanto valgo!” disse guardandomi con aria di sottesa soddisfazione. La cistifellea al lavoro e lo stomaco contratto mi segnalavano un imminente travaso di bile ed improvviso aumento della pressione sanguigna. L’avrei strozzato…giuro che l’avrei strozzato! ....ma contai fino a dieci…….. Ma come…..avevo impiegato mesi a farlo lavorare sui fondamentali, stavamo affinando il gesto tecnico, eravamo passati ai rudimenti della tattica di gara, qualche gioco di tiro leggero qua e là….e me lo trovo a tirare su bersagli di gara anziché su quelli di allenamento! Quaranta colpi, suddivisi per benino cinque a cinque su ciascun bersaglio….la penna in mano….e fare le somme! “Come faccio a sapere quanto valgo”…(caprone! non sono i punti a dirti quanto vali!ancor meno quelli in allenamento!) mi rimbombava nella testa e cercai di ri-spiegarglielo per l’ennesima volta. Un episodio, questo, fra tanti nel folklore della formazione di giovani (e non giovani), ma anche una ulteriore prova di come il tiro agonistico metta a nudo, nel bene e nel male, il carattere e la personalità del tiratore; non distinguo tra adulti e giovani perché l’esperienza mi porta a dover dire che l’età del tiratore non è un parametro di riferimento, non è una soglia o un filtro ma solo una vaga indicazione se, quanto e come dovrai lavorare, e per quanto tempo, per farne un buon tiratore (ammesso che abbia le necessarie caratteristiche psico-motorie). Quella frase è, secondo me, la ricerca di una conferma delle proprie capacità , ed è una indicazione precisa del livello di autostima del soggetto perché indica, oltre che la sfiducia in quello che si fa, nel lavoro proposto e nell’allenatore che te lo propone, una mancanza di fiducia nelle proprie capacità a poter controllare adeguatamente il gesto tecnico sotto stress. Con questo non voglio dire che chi si allena solo su bersagli di gara o chi si conta i punti abbia necessariamente poca fiducia in sé stesso, ma quando c’è la presenza di un istruttore, un tecnico che segue un preciso percorso formativo allora sì.. D’altro canto le difficoltà che un tecnico può incontrare quando gli viene affidato un novizio (e questo indipendentemente dall’età del soggetto) non sono solamente quelle dipendenti dalle capacità coordinative e condizionali, dalla volontà dell’individuo, dalla capacità di ascoltare ed imparare ma, e credo siano le più rilevanti, anche quelle derivanti dalla psiche dell’individuo. La fiducia o meno in sé stesso, la paura di sbagliare (ed il perché), la voglia di ben figurare (ed il perché), l’eccessiva foga (ed il perché), sono indicatori della necessità di una qualche indagine che travalica la pura e semplice tecnica del tiro e che impatta notevolmente sulle modalità di insegnamento e di formazione. Il problema maggiore che il tecnico ha, comunque, è il tempo: il tempo necessario per inquadrare grossolanamente il carattere e la personalità dell’individuo; a meno di non essere dei professionisti o dei laureati in psicologia ci vuole sia il tempo per capire cosa può non andare nel futuro agonista che il tempo per i tentativi che dovessero rendersi necessari per rimediare a taluni aspetti molto negativi.

    di Giuseppe Biagini

    Il problema maggiore che il tecnico ha, comunque, è il tempo: il tempo necessario per inquadrare grossolanamente il carattere

    e la personalità dell’individuo.

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    Tempo che nel migliore dei casi comprende il periodo iniziale di formazione (da tre a sei mesi) ed una intera stagione agonistica: troppo! Più quello per i tentativi per approdare ad un metodo il più possibilmente adatto alla personalità ed al carattere del tiratore. Tentativi che, purtroppo, hanno come unità di misura l’anno sportivo e che possono rimanere tali con la conseguente necessità di altri tentativi (ed altro tempo). In altre parole, in mancanza di una specifica competenza nella psicologia, il lavoro del tecnico procede per successive approssimazioni. Si parla sempre più spesso di psicologia del tiro e dei suoi professionisti; ma il loro impiego è, almeno per ora, rivolto ad atleti già formati, già bravi o bravissimi da far crescere ulteriormente. Personalmente sono convinto che il supporto di uno psicologo sia molto utile, se non indispensabile, anche nella fase di formazione del tiratore: individuare, sia pure per linee generali, il profilo psicologico dell’aspirante atleta (anche in questo caso l’età non conta) darebbe al tecnico un potente strumento su come orientare la propria attività di formazione prima e di allenamento poi e permetterebbe fin dall’inizio la personalizzazione della formazione ancora prima che la necessaria personalizzazione dell’allenamento. I riflessi positivi di questo approccio sarebbero di ampia portata in quanto, oltre quelli sopraccitati e pertinenti il solo tecnico sezionale, consentirebbero di agire direttamente sulla base dei nuovi tiratori tramite l’individuazione degli aspetti caratteriali tendenzialmente negativi per il tiro (e le contromisure da adottare) e la selezione dei tiratori più idonei da avviare allo sport agonistico. Chi ne guadagnerebbe sarebbero i singoli ( per il miglioramento del loro livello tecnico e, perché no, anche del loro profilo psicologico-relazionale) e lo sport del tiro che avrebbe una maggiore base di agonisti su cui lavorare ulteriormente e con criteri completamente diversi dagli attuali. L’impiego dello psicologo dello sport, nel significato sopra descritto, non è, però, alla portata del tecnico sezionale ma potrebbe essere inquadrato stabilmente nell’organizzazione dei comitati regionali sia a supporto dell’attività giovanile che come supporto ai tecnici sezionali quando ritenuto necessario. “Come faccio a sapere quanto valgo” : tutto sommato è una bella domanda che affonda le sue radici nel quotidiano perchè ad ogni mia azione corrisponde una valutazione (mia o di altri) e nel tiro la valutazione è il punto ottenuto dal singolo colpo; fin qui andrebbe anche bene e ci si potrebbe lavorare sopra, possibilmente in sintonia con lo stesso atleta. Peccato che sovente se non sempre, con o senza allenatore, il punto diventi l’unico parametro di misura della propria valenzia cui fare riferimento a prescindere da tutto il resto del gesto tecnico. Ed allora corre l’obbligo di cercare di creare per ogni singolo tiratore altri parametri di valutazione di sé stessi utilizzando anche bersagli di gara oltre ai bersagli di allenamento, diversificando l’attività per fasce di età, curando che i più giovani non si annoino, che i più grandini trovino elementi di competizione tra loro e che i più scafati mantengano la rotta solo sul gesto tecnico. Quando faccio dei controlli di prestazione (raramente e solo per gare molto importanti e con numero di colpi differente da quelli di gara) gli “allievi “ chiedono istantaneamente “ci dici qu