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Si ringrazia per il contributo la

DIRETTORE SCIENTIFICOMarcello Lanari

DIRETTORE RESPONSABILEFranca Golisano

COMITATO DI REDAZIONERino Agostiniani

Luca Bernardo

Caterina Bertolini

Federico Bianchi di Castelbianco

Giovanni Corsello

Tiziano Dall’Osso

Gianna Maria Nardi

Marina Picca

Piercarlo Salari

Michele Salata

Laura Serra

Paola Sogno Valin

Maria Grazia Zanelli

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Dario Battaglia

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sempre possibili.

“Conoscere per Crescere” è un

periodico distribuito gratuitamente

alle famiglie italiane.

Autorizzazione Tribunale Bologna

n° 7835 del 10.03.08.

Finito di stampare nel mese di

Ottobre 2014.

Tiratura di questo numero 300.000 copie.

Il marchio dellagestione forestale

responsabile

Sommario

Prevenzione e gestione del trauma dentaleGiulia Piergallini, Elena Frati, Laura Strohmenger

Convivere con la Sindrome ADHDPatrizia Stacconi

Monossido di carbonio: attenti al killer d’autunnoSerena Lanzarini, Stefano Giuntini

Codice rossoRiflessioni e suggerimenti sui comportamenti a rischio

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Pensiamoci prima! I consigli per la futura mammaRenata Bortolus

Le pagine rosaGrand’angolo sulla salute della mamma e del bambino

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La fluoroprofilassi: indicazioni pratiche per mantenerei denti in saluteGiuseppe Di Mauro

Come nasce una mammaSpazio dedicato alle neomamme

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Le malattie da raffreddamentoCome affrontarle in maniera appropriataPiercarlo Salari

L’igiene intima nel bambinoPiercarlo Salari

La dermatite atopica: come affrontarlacon la massima efficaciaPiercarlo Salari

La comunicazione della diagnosi in neonatologiaLuigi Memo

Conoscere per prevenireSpunti di educazione e innovazione sanitaria

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Stop ai semaforinegli acquisti di alimenti per la famigliaSanta D’Innocenzo

La bussolaSupporto per interpretare sintomi e disagi

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Parliamo ancora di vaccinazioni...Marcello Lanari

Editoriale

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La salute futura dei nostri bimbi è “programmabile”!L’importanza della nutrizione nelle prime etàClaudio Maffeis

Il rientro a scuola tra impegno psicofisico e ripresadelle infezioni stagionaliNicola Principi

L’allergia alle proteine del latte vaccinoDue nuove soluzioni per migliorare il comfortdigestivo del lattantePiercarlo Salari

La Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenzain Italia: un utile strumento di riflessioneArianna Saulini

Investire in saluteSpazio dedicato allo stile di vita

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30ERRATA CORRIGE

La pubblicazione dell’articolo ”Seggiolini,

caschi e biroccini” pubblicato in Cono-

scere per Crescere n. 2/2014 è stata

gentilmente concessa dal Settimanale

Sabato Sera e dal blog Ciucci Ribelli

www.sabatosera.it/ciucci-ribelli

Ci scusiamo per l’errore di attribuzione.

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Editoriale2

Parliamo ancora di vaccinazioni...

...dopo più di due secoli da quando il brillantemedico inglese Edward Jenner iniettò in un bam-bino di 8 anni una piccola quantità di pus preleva-to da una donna malata della forma di vaiolo checolpiva i bovini e in forma lieve anche gli umani.Con questa pratica, cui venne dato il nome evoca-tivo di “vaccinazione”, Jenner ottenne senza dannial ragazzo, di immunizzarlo per la malattia bovinaed anche per la più temibile forma umana. Quelladella vaccinazione è una delle più grandi scopertemediche mai fatte dall’uomo, la cui importanza,per impatto sulla salute, è paragonabile alla pos-sibilità di fornire acqua potabile alla popolazione.

Ogni giorno veniamo in contatto con microrgani-smi che potrebbero farci ammalare in misura più omeno grave (o addirittura mortale ed Ebola è allaribalta!), lasciando talvolta in noi esiti permanenti.Questa possibilità è modulata da una serie di fat-tori tra i quali la tipologia del contatto, le nostrecondizioni di salute, la aggressività del microrga-nismo nonché, spesso, dalla capacità di ricono-scerlo da parte del nostro sistema immunitarioperché già venuto in contatto con noi. In questocaso, in tempi rapidi il nostro organismo allestisceuna risposta in grado generalmente di contenerela replicazione del germe, con una sintomatologiasfumata e/o assente, fino all’eliminazione dellostesso ed alla guarigione. Con questa stessa mo-dalità rispondiamo in maniera rapida ed efficace,attraverso l’attivazione della nostra memoria im-munologica all’infezione da parte di un microrga-nismo per il quale siamo stati vaccinati.Ogni vaccinazione infatti, che sia costituita daagenti infettivi uccisi o vivi ma attenuati o da co-stituenti di questi, si basa sul fatto che l’inocula-zione del materiale dal quale è costituito il vaccinoattiva una risposta immunitaria capace di proteg-gerci dalla malattia e dai suoi possibili danni a di-stanza. La vaccinazione è una strategia di salutepubblica economica e di estrema e provata effica-cia, che tutela l’individuo, ma anche la collettività.Infatti, attraverso il raggiungimento di quote ele-vate di soggetti vaccinati in una data popolazione,si ottiene una forte riduzione della circolazione dei

germi responsabili di una malattia, fino all’eradi-cazione della stessa, attraverso un meccanismodetto “immunità di gregge”.In epoca piuttosto recente si è assistito nel nostrocome in altri Paesi all’eradicazione attraverso levaccinazioni di massa di malattie come il vaiolo ela pressoché totale scomparsa di altre quali la po-liomielite, il tetano e la difterite. Purtroppo è pro-prio l’assenza di queste gravi malattie che fa per-dere la percezione dell’utilità delle vaccinazioni,con una caduta di attenzione o addirittura di fidu-cia nei confronti di alcune quali, ad esempio,quelle contro il morbillo, la pertosse e la rosolia,malattie ancora purtroppo circolanti e pericolose.E’ certo, ma non per tutti evidente poi, che ovela percentuale di soggetti vaccinati dovesse ri-dursi oltre un certo limite, si assisterebbe alla ri-comparsa di malattie gravi e/o mortali e invali-danti. La scelta dunque di rifiutare una vaccina-zione prevista dal nostro Piano Sanitario Naziona-le non espone al rischio di contrarre la malattia ilsolo singolo soggetto, ma ne aumenta la proba-bilità anche per il resto della collettività, con par-ticolar rischio per alcune categorie di soggettipiù fragili quali bambini, anziani, gravide e por-tatori di malattie croniche.Spesso la sfiducia nei confronti di alcuni vaccinideriva da aneddoti o eventi riferiti dai media, chesottolineano i rischi sporadici e rari connessi allavaccinazione, piuttosto che i benefici, che pur-troppo proprio perché assodati e quotidiani, nonfanno notizia.Pur essendo innegabile che ogni pratica connessaalla somministrazione di un farmaco possa com-portare alcuni effetti collaterali, milioni di dosisomministrate, da decine di anni e documentateda migliaia di studi ed evidenze scientifiche hannodimostrato, senza nessuna possibilità di essereconfutati, che le vaccinazioni comportano rischimigliaia di volte meno frequenti dell’infezione con-tratta attraverso il microrganismo circolante. Sonodunque sconfortanti ed allarmanti i recenti dati diun indagine Censis che evidenzia come solo il 48%dei genitori dichiara di aver sottoposto i propri fi-gli a vaccinazioni consigliate quali quella per l’in-fezione da papilloma virus. Un messaggio dunqueai genitori per concludere:“Tutti i dubbi che possiate avere riguardo al benes-sere di vostro figlio/a, compresi quelli riguardanti lesingole vaccinazioni, possono essere chiariti con ilcolloquio con il vostro Pediatra curante, che ha acuore la sua salute e le competenze per tutelarla”.

Marcello Lanari

Pediatria e Neonatologia, Imola (Bo)Società Italiana di Pediatria

Parliamo ancora di vaccinazioni...

Investire in salute 5Investire in salute4

Le patologie che conseguono a malfunzionamenti del meta- bolismo come diabete, obe-

sità, ipertensione arteriosa sonoacceleratori importanti del dannocardio-vascolare che causa ische-mie ed infarti cardiaci e cerebrali.La buona notizia è però che granparte delle malattie del metaboli-smo sono prevenibili.Molti e ben noti i fattori più sen-sibili su cui intervenire ma, oltreall’attività motoria, il principale ri-mane la nutrizione. L’interventopreventivo, perché sia efficace,deve essere costante ed incisivo:dovrebbe quindi interessare, inmodo diverso, tutto l’arco dellavita, a partire dal concepimento.Anzi, è proprio durante la vita in-trauterina e poi dalla nascita finoai primi due anni di vita, i cosid-detti primi 1.000 giorni, chel’azione di prevenzione sembraessere molto efficace. L’alimenta-zione dei primi mesi di vita (intra-ed extra-uterina) può infatti agiremodulando i processi che influen-zano la salute del piccolo a lungo,lunghissimo termine. Evidenzescientifiche confermano che, inquesta fase, la geneti-ca conta ma ancordi più contano leinfluenze am-bientali; tra que-ste, la nutrizio-ne ha un ruolocruciale.L’obiettivoè quindiassicu-rare

al feto e al lattante una nutrizioneadeguata ai fabbisogni, evitandoeccessi e difetti.Nei primi 1.000 giorni il percor-so della crescita incontra alcunefasi che sono determinanti per in-cidere positivamente sul momen-to specifico ma anche sulla buonasalute futura; le maggiori “fine-stre” di opportunità sono rappre-sentate dalla gravidanza, dallafase dell’allattamento e dallosvezzamento.

Gravidanza

Per sfruttare al massimo le op-portunità di azione preventivache si presentano durante questefasi così importanti è necessarioporre attenzione alle abitudininutrizionali, motorie e in generaleallo stile di vita della gestante,trattando precocemente il diabe-te o le carenze nutrizionali, ga-rantendo alla mamma un’infor-mazione ed educazione adeguatasulla nutrizione.Tra i componenti della dieta dellagestante, un ruolo particolare ècoperto dagli acidi grassi. La gra-vidanza, come pure l’allattamen-to al seno, comporta un aumen-tato fabbisogno di acidi grassiessenziali e loro derivati, in parti-colare gli acidi grassi polinsaturiomega 3 a lunga catena (LC-PUFA). Gli LC-PUFA della dietaspecialmente acido arachidonico(AA: 20:4n-6), acido eicosapen-taenoico (EPA: 20:5n-3) e doco-soesaenoico (DHA 22:6n-3) sonoparticolarmente importanti siaper la madre che per il feto.Nel terzo trimestre di gravidanza siregistra la massima velocità di ac-

crescimento della massa cere-brale. In questa fase l’accumu-lo di acidi grassi, in particolareLC-PUFA nel tessuto nervoso èmolto elevata. Ciò è partico-

larmente importante nellearee cerebrali responsabili

delle funzioniesecutive

(capacità

ad elevato ordine cognitivo) e visive(retina). Come evidenziato da studisu bimbi nati prematuri, adeguatiapporti di LC-PUFA, in particolareDHA, in questa fase favorisconouno sviluppo retinico e cognitivoottimali. D’altra parte il rapido ac-crescimento del cervello e dellestrutture nervose prosegue anchenel primo biennio di vita dove pureè importante garantire una quotadi LC-PUFA sufficiente.La dieta comune nei Paesi occi-dentali è mediamente carente diomega 3. Tuttavia, garantire ade-guati apporti di omega 3 con ladieta non è difficile. E’ sufficienteassumere con regolarità pesce(soprattutto salmo-ne, aringa, sgom-bro), olii, inparticolareolio di linoe noci.

Primi mesi

Le raccomandazioni dell’Orga-nizzazione Mondiale della Sanitàsottolineano l’importanza di allat-tare al seno in modo esclusivo peri primi sei mesi e comunque diproseguire il più a lungo possibile.Questo si basa sul lungo elenco dibenefici esercitati dall’allattamentosia sulla nutrice che sul bambino.Importante poi è scegliere ali-menti sicuri e a composizioneadeguata a complemento del-

L’importanza della nutrizione nelle prime etàClaudio Maffeis

Dipartimento di Scienze della Vita e della

Riproduzione dell’Università di Verona

La salute futura dei nostri bimbi è “prog rammabile”?

l’allattamento materno dopo ilsesto mese.A tal fine, è assai utile avvalersidell’aiuto esperto del pediatra.L’intervento pediatrico è infattifondamentale e deve essere conti-nuativo attraverso semplici maimportanti azioni: promozionedell’allattamento al seno, monito-raggio attento dell’accrescimentoin peso e lunghezza del piccolo,svezzamento equilibrato, uso dellatte vaccino non prima del com-pimento dell’anno di vita. E’quindi importante seguire le sueindicazioni con fiducia.

Svezzamento

Accanto alla necessità di ga-rantire un’adeguata quantità dienergia complessiva da consiglia-re al singolo bambino, è necessa-rio insistere sulla composizionedella dieta e sulla qualità deglialimenti somministrati. E’ moltoimportante quindi il controlloquotidiano del menù proposto ainostri bambini: è essenziale ga-rantire l’accesso a tutti i gruppialimentari e, con gradualità, allamassima varietà. Inoltre è neces-sario prestare attenzione anchealla preparazione e presentazionedel cibo oltre ad assicurare il ri-spetto dei sapori naturali deglialimenti: non aggiungere sale ozucchero al cibo, favorisce nelbambino la sua naturale ten-denza alla percezio-ne del gusto, sen-za snaturarlo.Da non dimen-ticare poi leporzioni:l’obiettivo èfare crescerebene il bam-bino con unequilibratorapporto traaccrescimen-to in peso estatura. Unavelocità dicrescita trop-

po elevata è associata ad un au-mentato rischio di sviluppareobesità nelle età successive. Quin-di attenzione ad interpretare cor-rettamente i segnali che arrivanodal bambino, evitando di iperali-mentarlo.I bambini hanno una notevolesensibilità alle sostanze tossiche ehanno inoltre un’esposizione a talisostanze potenzialmente più ele-vata in proporzione al loro pesorispetto ai più grandi. Infatti a 6mesi vengono introdotti in mediaogni giorno 110 g cibo per kg dipeso del bambino contro i 30 gper kg di peso a 15 anni: quindil’esposizione a eventuali tossicicontenuti negli alimenti è, in pro-porzione, maggiore nei piccoli.Per tale motivo gli alimenti perl’infanzia devono rispondere perlegge a criteri di sicurezza benpiù elevati, tali da consentire unaforte riduzione della possibileesposizione a sostanze tossiche alunga durata d’azione rispettoagli alimenti per la popolazionegenerale.Pertanto, l’impostazione deglischemi alimentari costruiti an-drebbe sempre costruita insiemeal pediatra e non basata sul “faida te”. Il pediatra ha un ruolo at-tivo ed insostituibile nel costruireinsieme alla madre un percorsonutrizionale chiaro, semplice, effi-cace e sicuro.

Secondo anno di vita

Anche nel secondo anno di vitaè bene non dimenticare che ilbambino non è “un piccolo adul-to” ed è quindi utile interveniresulla sua dieta in modo mirato epersonalizzato per costruire ilmenù settimanale. Due i rischi

principali: dare troppe proteinee pochi grassi. In realta è assai

difficile mantenere gli appor-ti proteici entro le racco-

mandazioniLARN sen-za calco-larli e ap-portandole modifi-

che neces-sarie perrispettarli.Tra l’altro,un ecces-so del-

l’assunzione di proteine nell’in-fanzia aumenta il rischio dellacomparsa di obesità nelle etàsuccessive. L’uso di latte crescitapotrebbe essere utile per mantene-re entro i limiti consigliati la quan-tità giornaliera di proteine assunte,laddove la dieta del bambino risul-tasse squilibrata. Quanto ai grassi,non dimentichiamo che la quota digrassi nella dieta passa dal 55%del contenuto calorico totale nellatte materno al 35% della dietadel bimbo di due anni. Questa va-riazione si attua con molta gradua-lità, proprio per garantire la quotadi acidi grassi necessaria e suffi-ciente per la strutturazione ottima-le delle membrane cellulari del si-stema nervoso e non.

Conclusioni

Sono disponibili chiare evi-denze scientifiche che sottoline-ano l’importanza di primi 1000giorni dalla gravidanza fino aidue anni di vita quale fase tem-porale sensibile in cui intervenireper la prevenzione di molte ma-lattie di carattere metabolico. Lanutrizione nelle prime età costi-tuisce certamente un terreno diprova per la mamma, soprattut-to in uno scenario sociale sem-pre più complesso e dominatodalla crisi economica. Tuttavia, lamamma e la famiglia hanno a di-sposizione il pediatra, figura diriferimento disponibile e compe-tente cui possono riferirsi con fi-ducia per affrontare e risolvereeventuali dubbi sulla nutrizionedel loro bambino.

Investire in salute 5Investire in salute4

Investire in salute 7Investire in salute6

Il ritorno a scuola crea non po- chi problemi per il bambino. Oltre allo studio e ai problemi

intellettuali e fisici che questocomporta, il piccolo deve affronta-re il rischio delle malattie infettivetipiche della stagione autunno-in-vernale, secondario alla aumentatacircolazione degli agenti infettivinei periodi con bassa temperaturae alla permanenza per molte oredella giornata nelle aule scolasti-che, ambienti di limitate dimensio-ni nei quali gli scolari rimangono astretto contatto di gomito con icoetanei che se, infetti, trasmetto-no con estrema facilità virus e bat-teri ai propri compagni. Ciò spiegaperché i bambini, specie i più pic-coli, quelli che hanno un sistemaimmunitario non ancora completa-mente sviluppato, sono spessoammalati e divengono i maggioriresponsabili della diffusione dellecosiddette malattie da raffredda-mento. I piccoli ammalati conta-giano i familiari, destinati a lorovolta a trasformarsi in portatori dimicrorganismi nel proprio ambitodi lavoro o all’interno della cerchiadi conoscenti e amici. Le infezio-ni più comuni sono quelle di ori-gine virale che si manifestanosoprattutto con raffreddore, fa-ringite, otite e bronchite. For-tunatamente queste formesono, prese singolarmente, dimodestissima gravità e si ri-solvono spontaneamente conmodesti interventi in pochi giorni.Il problema è che sono estrema-mente frequenti al punto che viene

considerato “normale” che unbambino per altro sano possa in-correre in 6-8 episodi febbrili nelperiodo da Novembre a Marzocompresi. Proprio la recidività diqueste infezioni è l’elemento chepiù preoccupa sia i pediatri, sia,soprattutto, le famiglie. Le conti-nue visite mediche così come lanecessità di assentarsi dal lavoro oquella di dover ricorrere a parentio, addirittura, a baby sitters perseguire il piccolo malato creanonon pochi problemi medici, so-ciali ed economici.

Le Infezioni ricorrenti

Proprio per far fronteal problema delle infe-zioni respiratorie ri-correnti del bambinodella scuola mater-na o dei primianni della scuoladell’obbligosono staticondotti ne-gli ultimianni moltistudi. Sulpiano

Nicola PrincipiProfessore Ordinario di Pediatria

Università di Milano

con fumatori, risiedono in ambien-ti inquinati o sono esposti a caren-ti condizioni igieniche. L’elimina-zione o, almeno, la riduzione diquesti fattori di rischio, è sicura-mente utile a contenere il rischioinfettivo. Inoltre, si è visto chel’uso sistematico delle vaccinazioniutili a prevenire le infezioni dabatteri e virus che colpiscono levie aeree (influenzale e pneumo-coccica) può determinare qualcheconsistente vantaggio.

Le vitamine ed il sistemaimmunitario

Anche se la vitamina che ha lamaggiore influenza sul sistema im-munitario è la vitamina C, altre vita-mine, incluse quelle del complessoB, possono esercitare un ruolo si-gnificativo nel favorire la massimaespressività delle difese organiche. Ilpotenziamento del sistema immuni-tario nei primi anni divita è critico per ilmantenimento dellasalute, specie neisoggetti con for-me respiratoriericorrenti. Si ri-cordi, infatti,che nel bambinoche ha avuto unaapparente bana-le forma respira-toria, l’infezionevirale che l’hadeterminata cau-

Contrariamente a quanto si crede, deficit vitaminici sono stati riscontrati

non solo nei bambini che vivono nei paesi più poveri ma anche in quelli

che risiedono nei paesi industrializzati. Le carenze maggiori interessano

la vitamina A e quelle del gruppo B, in particolare, in ordine di frequenza,

vitamina B2, vitamina B1 e vitamina B12. Le carenze insorgono soprattut-

to quando ci si alimenta con alimenti a basso contenuto vitaminico ma

possono manifestarsi anche quando il rapporto tra fabbisogno vitamini-

co ed apporto cresce in modo molto significativo o in presenza di certe

patologie intestinali che ne determinano un ridotto assorbimento.

Le infezioni, specie quelle ricorrenti, sono favorite dai deficit vitaminici

e, a loro volta, per la scarsa alimentazione tipica dei periodi febbrili e

per il danno alla flora enterica prodotta dalla eventuale terapia anti-

biotica, possono ulteriormente aggravare il deficit.

L’attività sportiva, anche non agonistica, è una delle condizioni per le

quali, anche nel bambino normale, è richiesto un più elevato apporto

vitaminico. Esistono studi che dimostrano che i deficit vitaminici si riflet-

tono sul rendimento atletico e influiscono molto significativamente sui

processi di riparazione e di accrescimento delle masse muscolari.

Carenze vitaminiche possono manifestarsi anche in presenza di una ali-

mentazione apparentemente corretta. Il contenuto di vitamine negli ali-

menti è, infatti, estremamente variabile ed è influenzato da vari fattori

tra cui le condizioni climatiche, la mondatura e il lavaggio, le modalità

e il periodo di conservazione che ne possono significativamente ridurre

il contenuto. Anche il tipo di cottura e i trattamenti tecnologici e di pre-

parazione industriale dei prodotti alimentari possono influire sul conte-

nuto in vitamine di un alimento. E’, quindi, possibile che fattori diversi

possano portare ad una alimentazione solo teoricamente corretta ed,

invece, all’origine di una carenza, specie se protratta per lungo tempo.

sa una significativa depressionedel sistema immunitario chedura diversi giorni e che inevi-tabilmente favorisce il preco-ce instaurarsi di altre infezio-ni. Poter controllare, ridu-cendola od evitandola, que-sta transitoria ma rilevantecaduta delle difese conuna adeguata assunzio-ne vitaminica può esse-re estremamente im-portante ai fini della

limitazione dinuovi epi-

sodi in-

fettivi, con grande vantaggio per ipiccoli pazienti, le loro famiglie e ipediatri curanti.A rendere ancora maggiorel’importanza di un adeguato ap-porto vitaminico sta il fatto chedurante i singoli episodi infettivil’alimentazione è inevitabilmen-te limitata e spesso inadeguataper quello che riguarda l’appor-to vitaminico. L’eventuale tera-pia antibiotica con la conse-guente riduzione della flora en-terica produttrice di vitamine,specie del gruppo B, non puòche ulteriormente peggiorare lasituazione, rendendo ben visibi-le le conseguenze del deficit.Se, poi, e questo vale soprattut-to per il bambino più grandeche fa attività sportiva, il bambi-no convalescente vuol riprende-re precocemente la sua attivitàfisica, la carenza vitaminica conle sue conseguenze può diventa-re anche maggiore, visto il mag-gior apporto richiesto in condi-zioni di sforzo fisico prolungato.

epidemiologico si è chiarito che,pur estremamente comuni in tuttii bambini, le infezioni ricorronopiù spesso in quelli chefrequentano comunitàestremamente affol-late, hanno nu-merosi fratel-li, convi-vono

Investire in salute 7Investire in salute6

LE CARENZE VITAMINICHE:

QUALI SONO E COME SI STABILISCONO

Il rientro a scuolaIl rientro a scuolatra impegno psicofisico e

ripresa delle infezioni stagionali

Investire in salute8

Qualche consiglio pratico

Gli spunti sono suggeriti so-prattutto dal buon senso: riabi-tuarsi gradatamente, seguire rit-mi regolari, mantenere un regimedietetico leggero e variato e con-cedersi dei momenti di svago perrigenerarsi, ma senza dubbio è ilcaso di richiamare l’attenzionesulle vitamine del gruppo B, inparticolare B1, B3, B5, B6, B12 eacido folico: un prezioso suppor-to, che rischia di venir menoquando l’alimentazione diventapiù monotona, come può succe-dere con la ripresa della scuola.Queste vitamine svolgono infattiun ruolo fondamentale non sol-tanto nei processi di trasforma-zione del cibo in energia ma an-che nel mantenimento delle per-formance cognitive e possono of-

frire un aiuto all’or-ganismo del

bambino, sup-portandoload affron-tare le ag-gressioni

e le insidie microbiche nonché iprimi impegni.Una sinergia perfetta si può otte-nere associando alle vitaminemenzionate altri due composti: laglutammina, che agisce favorevol-mente sul tono dell’umore, sullaperformance mentale e sulla con-centrazione, e la fosfoserina, cheha mostrato risultati significativinel miglioramento della memoria,nello stress mentale cronico e neicasi di difficoltà di concentrazio-ne/attenzione. La disponibilità dipreparati in grado di fornire taleassociazione in giusto equilibrioconsente di supplementare unadieta potenzialmente carente sen-za alcun effetto indesiderato e dipredisporre l’organismo a mante-nersi in piena efficienza, per af-frontare con il giusto slancio la ri-presa della scuola o la fatica di

doversi rimette-re sui libri,trascorren-dovi pa-recchieore.

B1 (tiamina): Promuove il corretto funzionamento del cuore e dei nervi in-tervenendo nelle reazioni metaboliche che trasformano il cibo in energia.

B2 (riboflavina): interviene nei processi di trasformazione del cibo in ener-gia (soprattutto grassi e proteine). È indispensabile alla vita della cellula,per la formazione della muscolatura e come protezione della mucosa.È importante per la salute dei globuli rossi, della pelle e degli occhi.

B3 o PP (niacina): è una vitamina preziosa soprattutto per gli atleti, perchériduce stanchezza e fatica.

B5 (acido pantotenico): è un composto molto diffuso negli organismi vi-venti (da cui il nome “pantotenico”, che in greco significa ovunque). Que-sta vitamina è importante per l’utilizzazione energetica degli alimenti. Inol-tre l’acido pantotenico contribuisce alle performance mentali.

B6 (piridossina): è fondamentale per il metabolismo delle proteine. Con-trasta il vomito ed è fondamentale per il sistema nervoso e immunitario.

B9 (acido folico): è fondamentale per il nostro benessere. Interviene nellaformazione del sangue e nella sintesi degli amminoacidi. Supporta il siste-ma immunitario.

B12 (cianocobalamina): partecipa alla formazione dei globuli rossi, al me-tabolismo, alle funzioni del sistema nervoso centrale e agisce positivamen-te sull’astenia. È sinergica all’acido folico.

Investire in salute8

LE FUNZIONI DELLE VITAMINE DEL GRUPPO BLE FUNZIONI DELLE VITAMINE DEL GRUPPO B

La resistenza agliantibiotici: unasfida planetaria

Non è una minaccia astrattama una realtà drammatica-

menteconcreta.La resi-stenzaagli anti-biotici èun feno-

meno in continua espansionesul quale il nuovo report del-l’Organizzazione Mondialedella Sanità (OMS) vuole ri-chiamare l’attenzione: i datidi 114 Paesi, tra cui l’Italia, in-fatti, documentano tassi di re-sistenza anche del 50% inbatteri estremamente diffusi,come Escherichia coli e stafi-lococco aureo. La paura piùche fondata è quindi che infe-zioni comuni e ferite leggerepossano diventare addiritturamotivo dimorte secausate damicrorgani-smi diven-tati insensi-bili agli an-tibiotici di-sponibili.Serve quin-di maggio-re attenzio-ne nell’impiego di questi far-maci da parte dei medici pre-scrittori e dei cittadini, chedovrebbero utilizzarli in ma-niera appropriata. Al tempostesso però occorre uno sforzocongiunto delle istituzionipreposte alla sorveglianza del-le infezioni e dei rappresen-tanti politici, a cui spettanoimportanti decisioni in temadi salute pubblica

News

Piercarlo Salari

Pediatra di Consultorio, Milano

Il naso non è un semplice con-dotto di transito, ma una verasentinella a guardia dell’albero

respiratorio, in grado di rendere“accettabile” per l’organismol’aria che respiriamo, svolgendoun’efficace azione di difesa.L’igiene del naso, soprattutto neibambini più piccoli, è quindi unfattore di primaria importanzanella prevenzione delle più fre-quenti malattie dell’età infantile,come otiti, faringiti e tonsilliti. So-prattutto alla riapertura di nidi,asili e scuole, in cui l’inevitabileaffollamento in spazi chiusi favori-sce lo scambio di germi.

I dubbi che assillano le

mamme

Duplice è l’interrogativo che i geni-tori pongono al pediatra: è possibi-le prevenire le infezioni respiratorie,che talvolta nei bambini tendono asusseguirsi con elevata frequenza?E qual è la strategia per affrontarlein maniera efficace e senza com-mettere errori?Per quanto riguarda il primo aspet-to i presupposti basilari sono due:il mantenimento di un adeguatostato di salute del bambino, attra-verso un’alimentazione equilibrata ecompleta, e l’igiene, in particolaredelle mani, importante veicolo digermi, e delle fosse nasali. I bambi-ni, infatti, imparano a soffiarsi ilnaso in età prescolare: questo favo-risce il ristagno del muco che, perquanto meccanismo di difesa, puòdiventare un fertile terreno di coltu-ra e l’esecuzione di 2-3 lavaggi algiorno, oltre a favorire la respirazio-ne, contribuisce a ridurre la con-centrazione microbica e di conse-guenza la probabilità di infezionirespiratorie. L’approccio ai primi

LE MAL ATTIE DAraffreddamento

Conoscere per prevenire10

COME AFFRONTARLE IN MANIERA APPROPRIATA

IL MUCO: UNA VALIDAARMA DI DIFESAIl muco, al pari di una “vernice”,riveste la superficie della mucosae, grazie alla sua viscosità,intrappola gli elementicorpuscolati presenti nell’ariainspirata, quali virus, batteri epolveri grossolane. Esso contieneanche fattori prodotti dallecellule immunitarie in grado dioffrire una prima difesa. La suaproduzione aumenta nei processiinfiammatori e questo spiega ilsuo fastidioso accumulo in corsoper esempio di raffreddore.

sintomi di queste ultime, come giàaccennato, è un altro aspetto moltoimportante. In questo caso va ricor-dato che il più delle volte sono i vi-rus a insediarsi per primi nelle vieaeree, favorendo l’eventuale ingres-so successivo ai batteri. Per questaragione è bene prestare attenzioneall’impiego di antibiotici, che do-vrebbero essere sempre prescrittidal pediatra e somministrati soltan-to in presenza di un’effettiva indica-zione, pena il rischio di selezione dibatteri resistenti, al di là natural-mente della totale inefficacia.

La tosse

L’aumento del muco comporta dueconseguenze: l’intasamento dellevie aeree, responsabile di un osta-colo alla normale respirazione, e latosse, solitamente dovuta in unprimo tempo all’effetto irritativodei germi patogeni - e perciò sec-ca - e successivamente alla neces-sità di eliminare il catarro in ecces-so. Proprio per favorire l’espettora-zione trovano indicazione, dopo ilsecondo anno di vita, i mucoliti-ci, che intervengono favorevol-mente sulla tosse e contribui-scono a dare benessere albambino. La scelta del pre-parato è fondamentale, inquanto alcuni principi attivipossono dare luogo a interazionicon altri farmaci, antibiotici inclusi,mentre alcuni conservanti, qualeper esempio benzalconio cloruro,possono irritare le vie aeree e indur-re broncospasmo, in particolare neibambini atopici. Oltre a soddisfarei requisiti poc’anzi citati un mucoli-tico dovrebbe essere possibilmentein grado di aumentare l’idratazionedel muco, riducendone la viscosità,favorire l’attività delle ciglia e con-trastare la formazione dei radicali li-beri. Un recente studio, inoltre, harichiamato l’attenzione su un altrodettaglio importante: l’associazione

del fluidificante a broncodilatatori ecortisonici in aerosol non dovrebbealterare le caratteristiche della solu-zione, affinché questa possa rag-giungere in maniera efficace le bas-se vie aeree.Benché nella pratica clinica questogenere di associazione sia di largoe frequente impiego, va precisatoche soltanto un mucolitico ha di-mostrato di soddisfare tale requisi-to; è quindi auspicabile che in futu-ro vengano studiati in questa pro-spettiva anche tutti gli altri principiattivi per garantire ai piccoli pa-zienti l’efficacia della terapia per viainalatoria.

Pensiamoci prima!Pensiamoci prima!

Il periodo preconcezionale è perdefinizione il tempo che inter-corre tra il momento in cui la

coppia è aperta alla procrea-zione, perché desidera unagravidanza nell’immedia-to futuro o perché co-munque l’accetta amedio-lungo termine,e il momento del con-cepimento. Si trattaperciò di un perio-do non definibilecon precisione edi per sé moltovariabile.

L’Organizzazione Mondiale dellaSanità ha riconosciuto ufficial-mente nel 2010 che gli interventidi promozione della salute mater-no-infantile iniziano prima dellagravidanza, sottolineando quindil’importanza del periodo precon-cezionale nella prevenzione degli

esiti sfavorevoli della riprodu-zione, come l’infertilità,

l’aborto spontaneo, lemalformazioni conge-nite, le malattie gene-tiche, la prematurità,

la riduzione della cre-scita del feto, ma anchecomplicanze della gra-vidanza come il diabetegestazionale e l’iper-

tensione.Gli interventi utili perpromuovere la salute

riproduttiva sono nu-merosi, ma nonvengono so-stenuti asuffi-cienza

Renata Bortolus

Ufficio Promozione della Ricerca, Diparti-

mento Direzione Medica Ospedaliera e Far-

macia, Azienda Ospedaliera Universitaria

Integrata Verona, Verona

e attuati in modo completo. Sitratta di regole che vanno prati-cate durante l’età fertile, primadel concepimento: alla prima visi-ta ostetrica infatti l’embrione ègià in gran parte formato e ha giàiniziato il suo sviluppo. Questi in-terventi interessano tutta l’età fer-tile della donna e della coppia,per concentrarsi poi nel periodopreconcezionale (o inter-concezionale conside-rando che circa il50% dei bambininasce

da una coppia che ha già un fi-glio), quando si programma lagravidanza.Negli ultimi anni sono stati attiva-ti nel nostro Paese alcuni progettiimportanti, con l’obiettivo di sen-sibilizzare gli operatori sanitari ele coppie sull’importanza di at-tuare questi interventi prima delconcepimento, per contribuire aridurre il numero di esiti sfavore-voli della gravidanza e aumentareil numero di neonati sani:

IL PROGETTO

“PENSIAMOCI PRIMA”

www.pensiamociprima.netrealizzato grazie al sostegno delCentro Nazionale per il Controlloe la Prevenzione delle Malattie delMinistero della Salute e affidatoall’Alessandra Lisi InternationalCentre on Birth Defects and Pre-maturity-ICBD porta avanti datempo un’attività di sensibilizza-zione degli operatori sanitari edella popolazione sull’importanzadel periodo preconcezionale e haprodotto alcuni documenti di ri-ferimento tra cui le “Raccoman-dazioni per le coppie che deside-rano avere un bambino”.Gli interventi illustrati nel manua-

le hanno lo scopo di:1) promuovere in generale

la salute della donna edella coppia, e pro-

teggerla dal ri-schio di un

esito sfa-vorevoledella ri-produ-zione.

Esempi ditali interventi

sono le vaccina-zioni anti rosolia,

varicella, epatite B,l’educazione a stili di vita

salutari, la supplementazionecon 0,4 mg al giorno di acidofolico;2) identificare e trattare even-tuali condizioni della donna edella coppia che aumentanoil rischio di un esito sfavore-vole della riproduzione (es.trattamento di malattie ses-sualmente trasmesse, sovrap-peso e obesità, trattamento

pregestazionale di eventualimalattie materne come dia-bete, epilessia, asma, iper-tensione);

3) aiutare la donna che pro-gramma o non esclude la pos-sibilità di una gravidanza adaffrontare situazioni relativa-mente frequenti come un usogiudizioso dei farmaci o laprevenzione di infezioni comela toxoplasmosi;

4) identificare rischi di naturagenetica, informando e aiu-tando la coppia a prenderedecisioni libere e responsabili(es. screening malattie geneti-che comuni).

IL PROGETTO

“PRIMA DELLA GRAVIDANZA”

www.primadellagravidanza.itcreato da un gruppo di esperti disalute riproduttiva e promosso dal-l’Alessandra Lisi International Cen-tre on Birth Defects and Prematu-rity-ICBD prende vita sulla scia di“Pensiamoci prima” e si proponedi diffondere tra la popolazione ita-liana la consapevolezza dell’impor-tanza della salute in questa impor-

Le pagine rosa14

Pensiamoci prima!I consigli per la FUTURA MAMMAI consigli per la FUTURA MAMMA

tante fase della vita. Il progetto èdedicato a tutte le donne e a tuttele coppie che stanno programman-do una gravidanza o non la esclu-dono, per sostenerle nel loro pro-getto riproduttivo, con l’obiettivodi migliorare il loro stato di salute.

Dai siti:www.pensiamociprima.net ewww.primadellagravidanza.itsono scaricabili gratuitamentemolte informazioni aggiornatesulla salute riproduttiva e pre-concezionale.La strada da percorrere è ancoratutta in salita per la salute pre-concezionale, ancora troppospesso assente nella comunica-zione tra operatori sanitari edonne in età fertile. Oltre a que-sto, e comprensibilmente, nellapercezione delle donne e dellecoppie la gravidanza inizia nelmomento in cui viene scoperta:cambiare prospettiva, aumenta-re la consapevolezza, imparare asuperare questo limite e “pen-sarci prima” può essere moltoimportante, per proteggere lasalute dei futuri genitori e delbambino che verrà.

Le pagine rosa

Rubrica 17Rubrica16

Come nasce una mammaUno spazio dedicato alla neomamma perUno spazio dedicato alla neomamma perUno spazio dedicato alla neomamma perUno spazio dedicato alla neomamma perUno spazio dedicato alla neomamma per

accompagnarla e aiutarla nel peraccompagnarla e aiutarla nel peraccompagnarla e aiutarla nel peraccompagnarla e aiutarla nel peraccompagnarla e aiutarla nel percorsocorsocorsocorsocorso

di crdi crdi crdi crdi crescita del suo bambinoescita del suo bambinoescita del suo bambinoescita del suo bambinoescita del suo bambino

Sotto il profilo scientifico non ci sono dubbi: il fluoro è al- tamente efficace sulla carie

dentaria, come prevenzione sia pri-maria, cioè su denti sani, con loscopo di evitare la sua insorgenza,sia secondaria, ossia quando uno opiù denti sono già stati colpiti.Questo è un dato importante per-ché la carie rimane tuttora una del-le malattie più diffuse nella popola-zione generale e nei bambini: bastipensare che in Italia si stima che nesiano interessati circa il 22% a 4anni e circa il 44% a 12 anni d’età.E si teme poi che per la crisi econo-mica in cui versa il nostro Paese siaa rischio la bocca di oltre 2 milionidi bambini. Per questa ragione èfondamentale non perdere di vistaquesto ambito di particolare rile-vanza, ai fini non soltanto esteticima anche funzionali (masticazione,corretta pronuncia delle parole) edi salute in generale. Non bisognainfatti dimenticare che la cavità ora-le è una porta di ingresso per unavarietà di germi e nella stragrandemaggioranza delle volte la carie siassocia a disturbi gengivali e a for-mazione di depositi microbici me-glio noti come placca batterica. Ilfluoro è uno strumento di notevolerilevanza ed efficacia per due ragio-ni principali: perchè è in grado diinteragire con lo smalto sia duranteche dopo la sua formazione, incor-porandosi in esso e rendendolo piùresistente agli agenti cariogeni; per-chè previene lo sviluppo della florabatterica che costituisce la placca.Il fluoro contribuisce inoltre alla mi-neralizzazione e al mantenimentodel calcio nelle ossa. Per questa ra-

Come nasce una mamma 17Come nasce una mamma16

E’ vero però che ci sono deilimiti da rispettare nell’apportodi fluoro?

Sì, non si devono superare indi-cativamente i 0,05-0,07 mg/Kgdi peso al giorno. Un apporto ec-cessivo di fluoro comporta un’al-terazione dell’aspetto dei denti(comparsa di macchie biancastrein particolare sugli incisivi supe-riori, in assoluto più sensibili), chediventano tra l’altro più fragili eparadossalmente più vulnerabilialla carie. Va detto però che taleevenienza riguarda per lo più lepopolazioni residenti in zone conacque già in natura molto ricche influoro (riscontrate in Italia soltantoin alcune aree in Lazio e Campania)ed è del tutto irrilevante nel nostroPaese. Il rispetto delle raccoman-dazioni attuali non comporta inve-ce alcun rischio di fluorosi.

Come e per quanto tempo sipuò praticare la fluoroprofilassi?

La fluoroprofilassi può avereinizio già dal terzo mese di gravi-danza (1 mg al giorno). Nel bambi-

gione il suo apporto (fluoroprofi-lassi) dovrebbe essere garantito aogni bambino ed è fortemente rac-comandato da specifiche LineeGuida ministeriali per la prevenzio-ne delle patologie orali in età evo-lutiva. Ne parliamo quindi con ilDott. Giuseppe Di Mauro, Presi-dente della Società Italiana di Pe-diatria Preventiva e Sociale (SIPPS).

Perché è necessario sommi-nistrare il fluoro, pur essendoun sale minerale già presen-te in natura?

La fonte principale di fluoro è l’ac-qua potabile, dove la sua concen-trazione varia in base all’area geo-grafica e per legge non deve su-perare il valore di 1,5 mg/l. Esso èpresente anche in diversi alimenti(in particolare pesce, nei frutti dimare, té, patate, cereali, spinaci).Il più delle volte, però, soprattuttonei bambini, non viene coperto ilfabbisogno ottimale, stabilito inun intervallo tra 1,5 e 4 mg algiorno. Ecco perché è importanteun apporto extra di fluoro.

no si prevede l’apporto di 0,25mg al giorno dalla nascita fino a 3anni (in alternativa, tra 0 e 6 mesi,1 mg al giorno di fluoro alla donnache allatta al seno) e 0,50 mg algiorno in seguito fino ai 6 anni.Dopo il terzo anno d’età il pediatranella sua prescrizione terrà contoperò dell’eventuale utilizzo di undentifricio al fluoro: in tal caso finoa 6 anni la dose di fluoro per boc-ca resterà di 0,25 mg al giorno.

Che legame c’è tra fluoro-profilassi e igiene orale?

Sono del tutto complementari.L’igiene orale è un aspetto fonda-mentale che fa parte dell’educa-zione sanitaria del bambino. Perlui lavarsi i denti dovrebbe signifi-care un atto piacevole da praticareregolarmente nel corso della gior-nata, al pari di tutte le altre curedella persona, che spetta ai geni-tori insegnare non con intransi-genza ma attraverso il proprioesempio e possibilmente, all’inizio,sotto forma di gioco. Già a partiredai sei mesi sarebbe utile effettua-re una rudimentale pulizia delle ar-cate dentarie passandovi sopra de-licatamente una garza dopo i duepasti, mentre verso l’anno e mez-zo-due anni l’impiego dello spaz-zolino, prima gestito dai genitori,

deve consolidarsi nella vita delbambino. Se il dentifricio è utile so-prattutto come veicolo di fluoro, lospazzolino svolge un importanteeffetto di rimozione meccanica deiresidui alimentari la cui trasforma-zione chimica, come in particolarenel caso degli zuccheri, produce inbocca notevole acidità. La premes-

sa indispensabile è la sorveglian-za dei genitori e del pediatra,che suggerirà le opportune visi-te periodiche di controllo e lasigillatura dei denti nei 2 annisuccessivi alla loro eruzione.

Quali sono gli strumenti prati-ci per la fluoroprofilassi? In commercio sono disponibili

vari preparati che il pediatra potràsuggerire. Per praticità sarebbecomunque utile far riferimento auna linea unica di prodotti, orien-tandosi in particolare a quelli ingrado di offrire maggiore palata-bilità, possibilità di scelta tra viasistemica (gocce orali) e topica(spray) e protezione orale più am-pia, per esempio grazie alla com-presenza di xilitolo, un anticario-geno che esercita un’azione anti-batterica e riduce l’accumulo del-la placca sui denti. Per i bambiniche già seguono un programmadi fluoroprofilassi con lo spray o legocce è stato appositamente mes-so a punto un dentifricio in gelsenza fluoro con xilitolo e luppolo,che svolge un’azione protettivasui denti e rappresenta il giustocomplemento.

La dentizione Lo sviluppo dei denti ha inizio

già durante la vita fetale: quelli“da latte” (o decidui), sono in tut-to 20 e incominciano a svilupparsinel secondo mese di gravidanza,mentre quelli permanenti, chesono 32 e sostituiscono i primidopo la loro progressiva caduta,nel quarto-quinto mese. Un mo-mento importante dello sviluppodei denti è la mineralizzazione,cioè il deposito di calcio, che av-viene dalla corona (la parte visibiledel dente) alla radice a partire dalquinto mese per i denti decidui edalla nascita fino a 18-25 anniper i denti permanenti. Questa

lunga e complessa fase di crescitaspiega perché i denti siano estre-mamente sensibili a eventuali ca-renze nutritive, sia durante la gra-vidanza che dopo la nascita.

La carie La carie è una malattia infetti-

va, cronica e trasmissibile checomporta la degenerazione e, incaso di progressione, la distruzio-ne del dente. Essa è multifattoria-le, e cioè promossa da una serie dicondizioni, quali per esempio con-formazione della bocca e florabatterica in essa presente, dieta ein particolare apporto di zuccheri,capacità difensive dell’individuo,flusso e composizione della saliva.E’ bene sapere che nel cavo oraleci sono almeno 20 specie di batte-ri cariogeni, dei quali il più noto etemuto è lo Streptococcus mutans:essi sono in grado aderire ai denti,fermentare gli zuccheri e crescerein ambiente acido. E’ proprio que-st’ultimo l’elemento che intacca losmalto, provocandone in un primotempo la demineralizzazione (unprocesso che può essere arrestatograzie al fluoro e a una correttaigiene orale) e in seguito la disgre-gazione della sottostante dentina.Tale fenomeno, non più reversibile,comporta la formazione delle clas-siche lesioni erosive, non soltantoantiestetiche ma anche associate adolore dovuto all’interessamentodella polpa del dente. Va ricordatoche la carie andrebbe curata anchenei denti da latte.

Il dentifricio Il dentifricio può essere impie-

gato quando un bambino è suffi-cientemente collaborante e in gra-do di gestire in relativa autonomiail lavaggio dei denti e cioè orienta-tivamente a partire dai 3 annid’età. A tale scopo si consiglia unapasta dentifricia a basso contenutodi fluoro (500 parti per milione,ppm) oppure priva di fluoro se sipratica già la profilassi. Dopo i 6anni si può passare a un dentifriciocontenente almeno 1000 ppm difluoro, da impiegare due volte algiorno, raccogliendo sullo spazzo-lino una quantità pari alla gran-dezza di un pisello.

IL CALENDARIO DELLA DENTIZIONE

Incisivi centrali

Incisivi laterali

Canini

Primi molari

Secondi molari

6-8

8-11

16-20

10-16

20-30

ERUZIONE (MESI) CADUTA (ANNI)

Superiori Inferiori Superiori Inferiori

I DENTI DA LATTE

(DECIDUI)

5-7

7-10

16-20

10-16

20-30

7-8

8-9

11-12

10-11

10-12

6-7

7-8

9-11

10-12

11-13

LA FLUOROPROFILASSI: indicazionipratiche per mantenere i denti in salute

Le infezioni respiratorie sono frequenti in età pediatrica -

soprattutto in quella prescolare, in cui si possono attendere in media fino a cinque episodi in un anno - al punto da

collocarsi tra le prime cause di consulto del pediatra. Faringi-ti, otiti, laringiti, bronchiti e broncopolmoniti sono soltantoalcuni esempi di manifestazioni, che possono essere ben loca-lizzate a un distretto più vulnerabile, come per esempiol’orecchio medio, oppure interessare sin da subito un caratte-re più esteso, caratterizzato dalla presenza di più disturbi (peresempio tosse catarrosa, mal di gola, starnuti, naso che cola)oltre naturalmente al sintomo cardine, la febbre. La principalecondizione favorente è rappresentata dall’inesperienza e dal-l’immaturità del sistema immunitario nei primi anni di vita.

Il confronto con l’ambienteL’ingresso del bambino al nido o all’asilo comporta l’espo-sizione a una molteplicità di microrganismi di natura batteri-ca e virale la cui circolazione aumenta esponenzialmente neimesi freddi, complice la sua permanenza in luoghi chiusi eaffollati. Una situazione del tutto simile si può replicare acasa, nelle famiglie numerose: la presenza di fratellini o so-relline più grandi, infatti, favorisce non soltanto l’importa-zione entro le mura domestiche di germi di ogni tipo ma an-che il loro reciproco scambio, in una sorta di ping-pong trapiccoli e grandi responsabile di assenze da scuola e dal lavo-ro, e necessità di cure continue. Questo, però, non significache i figli unici siano più “fortunati”: quella delle infezionirespiratorie ricorrenti è una realtà estremamente diffusa nelmondo pediatrico, senza distinzione di area geografica, cetosociale o provenienza etnica.

Le infezioni: ricorrenti, concomitanti,secondarie e resistentiPrima di entrare nel dettaglio del sistema immunitario è benequalche ulteriore precisazione sulle infezioni dei bambini. Quel-le ricorrenti sono per definizione caratterizzate dalla comparsadi oltre 6 episodi in un anno o più di un’infezione al mese nelperiodo settembre-aprile. I dati indicano che ne sono colpiti il6% dei bambini italiani: al di sotto dei 6 anni d’età si stimanoinfatti circa 6-8 episodi ogni anno, dei quali due terzi a caricodelle alte vie aeree (naso, orecchio e gola) e oltre il 70% di natu-ra virale. La coinfezione è caratterizzata dalla presenza contem-poranea di due elementi microbici. Si parla invece di infezionesecondaria o sovrapposta quando un primo germe, il più dellevolte un virus, indebolisce le difese creando le condizioni percui ad esso subentri un secondo agente, nella maggior parte deicasi batterico: è il caso per esempio dell’influenza complicatada una successiva bronchite. Un’infezione, infine, è detta resi-stente quando il microrganismo in causa ha sviluppato una ca-pacità di sopravvivere al farmaco che dovrebbe invece annien-tarlo: la situazione più diffusa, che rappresenta oggi un serioproblema sanitario e sociale, è la resistenza agli antibiotici, pro-mossa da un impiego inappropriato di questi ultimi, per esem-pio perché somministrati in assenza di un’infezione battericaoppure a dosi o modalità non corrette.

I timori dei genitoriAgli occhi dei genitori le infezioni, soprattutto se ricorrenti,sono spesso vissute come un sinonimo di debolezza costitu-zionale: il dubbio che li assilla e spesso li induce a chiedere alpediatra la prescrizione di esami specifici è quello che il pro-prio bimbo abbia un deficit immunitario. Una causa di ansiaaltrettanto importante è poi il timore che l’uso ripetuto o in-tensivo di farmaci possa causare effetti tossici. In realtà, comedimostra l’esperienza pratica, nella stragrande maggioranzadei casi i risultati degli accertamenti escludono problemi seri erassicurano sul fatto che le capacità protettive del bambinosono del tutto normali.

Un sostegno alle difese naturaliA questo punto, però, nei genitori sorge spontaneo un interro-gativo che il più delle volte assume il carattere di una vera epropria richiesta: si può fare qualcosa per aiutare il bambino areagire alle aggressioni microbiche? La risposta è affermativa.Pur senza eliminare il rischio di infezioni, peraltro legato a unamolteplicità di fattori non sempre prevedibili come la casualitàdell’esposizione agli agenti microbici, l’andamento della stagio-ne epidemica, lo stato generale di salute del piccolo, la sua ali-mentazione e così via, si può fare ricorso a prodotti che favori-scono le naturali difese dell’organismo. Si tratta di preparati checonsentono di sfruttare al meglio le risorse dell’individuo attra-verso un’azione articolata su un duplice fronte: da un lato, infat-ti, potenziano la funzione delle singole classi di cellule difensivee dall’altro migliorano il coordinamento tra di esse, ottimizzan-do in questo modo la rapidità e l’organizzazione della loro atti-vità. È naturalmente compito del pediatra suggerire caso percaso la strategia più opportuna. È bene però sottolineare che laricerca scientifica ha compiuto notevoli passi nella comprensio-ne e nello studio dei meccanismi con cui opera il sistema immu-nitario. Si è scoperto, per esempio, che l’intestino sin dalle pri-me epoche di vita, complice la flora batterica che vi si insedia, èl’organo più importante per la maturazione delle cellule immu-nitarie, in termini sia di risposta nei confronti dell’ambienteesterno sia di sviluppo della tolleranza agli alimenti o, se si con-sidera l’aspetto opposto, di possibile insorgenza di allergie.

IL SISTEMA IMMUNITARIO

Il sistema immunitario è paragonabile a un esercitocostituito da vari tipi di cellule ciascuno dei qualiimpegnato in un’attività particolare: alcuni linfocitiB, per esempio, sono specializzati nella produzionedi anticorpi (immunità umorale), altri invece intera-giscono con i linfociti T, “istruendoli” a combatterei patogeni (immunità cellulare), mentre i macrofagi ealtri globuli bianchi intervengono in prima linea conl’intento di inglobare (fagocitosi) o distruggere igermi (batteriocidia). Si tratta quindi di una rete benorganizzata in cui ciascun componente svolge ilproprio ruolo in sinergia con gli altri.

UNA SOLUZIONE

INNOVATIVA

Tra le varie tipologie esistenti, merita di essere evi-

denziato Haliborange Immunostimolante, un integra-

tore caratterizzato da notevole originalità formulativa

in virtù dei suoi quattro componenti che agiscono in

maniera sinergica tra loro.

I FERMENTI LATTICI TINDALIZZATI

Si tratta di lattobacilli trattati con un particolare trat-

tamento termico, la tindalizzazione che, pur privan-

doli della vitalità, li mantiene inalterati nella loro strut-

tura e quindi nelle loro caratteristiche. Rende i latto-

bacilli presenti nel preparato stabili nel tempo.

L’ASTRAGALUS MEMBRANACEUS

E’ una pianta diffusa in Oriente, di tradizionale im-

piego nella medicina cinese, dalla cui radice si estrag-

gono alcuni zuccheri. Questi ultimi promuovono la pro-

duzione sia di anticorpi sia di sostanze che mediano

l’interazione tra le cellule del sistema immunitario.

L’ECHINACEA PURPUREA

Il suo uso medicinale è secolare nel Nord America, sua

area di provenienza, per la sua utilità nelle ferite,

grazie alle sue proprietà cicatrizzanti e antinfettive.

Dalle sue radici si estraggono componenti che favori-

scono le naturali difese dell’organismo e le funziona-

lità delle prime vie respiratorie.

LO ZINCO

E’ un importante messaggero del sistema immunita-

rio e contribuisce alla protezione delle cellule dallo

stress ossidativo e alla normale funzione del sistema

immunitario; interviene inoltre nel processo di divi-

sione delle cellule.

LE VITAMINE

Alcune vitamine sono fondamentali per le difese. Tra

queste vanno segnalate la D3 e la B6, che contribuisco-

no alla normale funzione del sistema immunitario.

LA POSOLOGIA CONSIGLIATA

E’ di un flaconcino al giorno (la confezione ne contiene

10), da somministrare nel periodo di diffusione delle

patologie invernali e ai cambi di stagione, quando mag-

giore è la necessità di sostenere le naturali difese

dell’organismo.

Come affrontare l’invernoe i cambi

di stagione

Come affrontare l’invernoe i cambi

di stagione

Codice rosso 21Codice rosso20

Nel 2012 sono state pubbli- cate le Linee Guida Nazio- nali per la prevenzione e la

gestione clinica dei traumi dentalinei bambini e negli adolescenti.Tali raccomandazioni sono stateformulate con lo scopo di sensibi-lizzare i genitori sul tema dellatraumatologia dentale e informarlisulla correlazione esistente tra lenorme comportamentali quotidia-ne non corrette e gli eventi trau-matici, nonché sulle anomaliedento-facciali più comuni deter-minate principalmente dalle abi-tudini viziate, cioè da quei com-portamenti inconscitipici del bambi-no (ad esem-pio succhia-mento delpollice)che au-menta-no an-ch’essinote-vol-menteil ri-schio ditrauma

den-tale.

Giulia Piergallini, Elena Frati,Laura StrohmengerClinica Odontostomatologica, DiSS,Università degli Studi di MilanoSS Odontoiatria InfantileAO San Paolo, Milano

Lo scopo è quindi dare al genitorele nozioni fondamentali sulla pre-venzione comportamentale so-prattutto domestica al fine di in-dividuare e minimizzare le condi-zioni ad alto rischio e fornire le in-dicazioni per riconoscere le ma-locclusioni (cioè le situazioni ca-ratterizzate dall’errata chiusuradelle arcate dentali) più a rischio.Abbiamo pensato di suddivideretali indicazioni in base alle fasce dietà e al tipo di dentizione: decidua(dentini da latte) e permanente.

6 mesi - 6 anni6 mesi - 6 anni6 mesi - 6 anni6 mesi - 6 anni6 mesi - 6 anni

denti da latte

Strategie di prevenzioneprimaria dei traumi dentali(azioni finalizzate a ridurre oannullare il rischio di trauma)

Situazioni ambientali eagenti materiali da evi-tare o eliminare• Utilizzo del girello: au-menta il rischio di caduteche coinvolgono il di-stretto oro-facciale conpossibile danno ai dentidecidui e permanentisottostanti. • Anello del ciuccio: in

caso di caduta del bambi-no o urto contro qualcosa,

l’anello esterno in materialerigido può provocare traumidentali di diversa entità e tanto

più gravi quanto più il bam-bino è piccolo d’età.

• Ostacoli, terrenicon dislivelli, pavi-mento sdruccio-levole: andreb-bero eliminati ominimizzati sia

negli ambienti domestici che inquelli ricreativi e quindi nei lo-cali interni e esterni dell’asilonido, poiché aumentano note-volmente il rischio di caduta. Ri-cordiamo che l’inizio della de-ambulazione rappresenta il mo-mento più frequente per il veri-ficarsi di traumi dentali a causadella più facile tendenza a cade-re e ad urtare i mobili di arreda-mento; inoltre i bambini obesipresentano una maggiore espo-sizione alle cadute e pertantogrande attenzione deve essereposta da parte dei genitori nel-l’adozione di idonei e correttistili di vita alimentari.

Abitudini viziate• Uso diurno del ciuccio.• Succhiamento del pollice.

Sono esempi di suzione non nu-tritiva che andrebbero interrottientro i 3 anni: infatti, se si pro-lungano oltre questa età, causa-no molto frequentemente maloc-clusioni di diverso tipo. Per in-durre la cessazione del vizio è ini-zialmente utile suggerire una te-rapia di tipo cognitivo-compor-tamentale, consigliando al geni-tore di non rimproverare il bam-bino mentre succhia ma piutto-sto di lodarlo quando non lo fa.Al genitore va inoltre consigliatauna valutazione specialistica or-todontica della malocclusione: aseconda del caso, l’ortodontistaprenderà o meno in considera-zione la necessità di impostareuna terapia di tipo miofunziale,cioè finalizzata alla rieducazionemuscolare, attraverso l’utilizzodi dispositivi ortodontici.

Condizioni della bocca cheaumentano il rischio di trau-ma dentale• Bocca aperta: se il bambino re-

spira solo con la bocca e non

20

con il naso, rimanendo a boccaaperta, le labbra non dannoprotezione ai denti frontali.

• Morso aperto (ad esempiocausato da succhiamento delpollice): condizione in cuic’è un’alterata posizione deidenti frontali per cui a boccachiusa (cioè quando i dentiposteriori -molari- si toccano)gli anteriori rimangono comun-que aperti, cioè non si toccanoe rimane un’apertura tra i supe-riori e gli inferiori. In caso ditrauma, poiché le labbra noncombaciano e neppure i denti,non vi è alcuna protezione pergli stessi.

• Incisivi superiori molto inavanti: la sporgenza degli inci-sivi che l’ortodontista definisceoverjet (distanza fra incisivi su-periori e inferiori) può esserecausata dalle abitudini viziate -in particolare succhiamento delpollice/altre dita - e quindi incaso di caduta frontale gli inci-sivi superiori, data la posizione,saranno molto più esposti aitraumi.

E’ importante, pertanto, ricorrerea visite specialistiche odontoiatri-che al fine di intercettare e cor-reggere precocemente eventualialterazioni di posizione dentariaattraverso l’utilizzo di dispositiviortodontici.

Come prevenire i traumidentali:• non usare il girello;• quando il bambino inizia a cam-

minare, cercare di limitare l’usodel ciuccio al momento in cui siaddormenta o utilizzarlo soltan-to di notte;

• scoraggiare l’abitudine a suc-chiare il pollice/altre dita;

• eliminare negli ambienti dome-stici (o dell’asilo nido) possibiliostacoli e spigoli appuntiti;

• in tutti i bambini, e soprattuttonei bambini particolarmente vi-vaci, sarebbe opportuno l’usodi paradenti.

Cosa fare in caso di traumada caduta o urto controqualcosa se:• il dente è stato spinto dentro la

gengiva;

21

Prevenzione e gestione

del trauma dentale

• il dente è caduto fuori dallabocca.

Recarsi presso un ProntoSoccorso in cui ci sia unaUnità Operativa Odonto-iatrica oppure da un den-tista pediatrico il primapossibile, al massimoentro un’ora.

Prevenzione secondarianei denti da latte

La prevenzione secondaria consistenell’intervento che ha lo scopo dilimitare gli effetti nocivi quando iltrauma è ormai avvenuto.Nell’impatto il dente può aver su-bito:• una lussazione (disegno 1) con

effetto di intrusione (il dente sipresentapiù cortoperché èspintonell’alveo-lo) oppuredi estru-sione (ildente ap-pare piùlungo per-ché parzialmente fuoriuscitodall’alveolo): questa seconda si-tuazione è in genere meno lesivarispetto alla precedente perchépiù difficilmente ha coinvoltol’integrità della gemma del den-te permanente che è ancoracontenuta nell’osso;

• una avulsione (disegno 2)se invece il dente/i fosse deltutto fuo-riuscitodalla suasede na-turale:trattan-dosi didenti de-cidui nonè consi-gliabile ilreimpianto, cioè il riposiziona-mento fisico dell’elemento nellasua sede originale, perché nonsussistono le condizioni biologi-che per una prognosi positiva;

• una frat-

tura

della

corona

(disegno3) in cuiil dannorisultaminimo.In questicasi è inutile recuperare i pez-zi danneggiati, perché il lororiposizionamento risulta im-possibile.

Ricordiamo che, soprattutto se ilbambino è intorno all’anno d’età,i traumi dentali potranno influiresull’estetica dei denti permanenti:alla loro eruzione infatti potrebbe-ro presentare macchie biancastree/o deformazioni della corona.

Se l’evento traumatico si è verifi-cato in età precoce, l’occasionerappresenta un motivo valido peruna prima visita odontoiatrica eper fissare controlli cadenzati eprogrammati nell’arco di unanno, finalizzati anche a rassicu-rare il bambino sulla possibilità direcuperare completamente l’este-tica del sorriso.

6 anni - 12 anni6 anni - 12 anni6 anni - 12 anni6 anni - 12 anni6 anni - 12 anni

denti permanenti

Strategie di prevenzioneprimaria dei traumi dentali

Comportamenti da evitare• non usare i roller, lo skatebo-

ard, il monopattino senzaun’adeguata protezione den-tale;

• non saltare sopra l’altalenamentre è in movimento;

• non correre tra i banchi discuola perché gli spigoli sono arischio di brutte cadute;

• non uscire mai dal bordo dellapiscina ma usare sempre le sca-lette;

• non spingere il compagno/i du-rante il gioco, le attività fisiche,lo sport;

• non colpire i denti di amici ecompagni con oggetti pesanti.

disegno 1

disegno 2

disegno 3

Codice rosso22

Condizioni della bocca cheaumentano il rischio di trau-ma dentaleSono le stesse che abbiamo de-scritto per la fascia di età inferiore:• bocca aperta;• morso aperto;• incisivi superiori molto in avanti.

Come prevenire i traumidentali• In qualsiasi attività fisico-sporti-

va e/o ricreativa e in funzionedel tipo di attività sportiva svol-ta indossare sempre il casco edun protettore orale;

• se è consigliata dall’ortodonti-sta, attuare una terapia orto-dontica al fine di posizionare identi in modo corretto.

Prevenzione secondaria neidenti permanenti

Se la corona del dente si è rotta(vedi figura illustrata qui a fianco):

1) recuperare il frammento den-tale fratturato (Fig. 1) datoche può essere riattaccato(Fig. 2);

2) recarsi subito presso un ProntoSoccorso ove sia presente unservizio di Odontoiatria o pres-so uno specialista in Odontoia-tria pediatrica (Fig. 3).

Se il dente è fuori dalla bocca:

1) recuperare il dente avulso (Fig.1) afferrandolo per la corona enon per la radice (Fig. 2);

2) sciacquarlo sotto acqua cor-rente fredda (chiudendo loscarico del lavandino) (Fig. 3).

A questo punto sono possibili treopzioni (vedi al punto 4):

Opzione a:riposizionare immediatamente ildente al suo posto: nel vuoto ri-masto a livello gengivale (alveolo).

Opzione b:conservare il dente in un conteni-tore contenente latte o soluzionefisiologica.

Opzione c:se non sono disponibili né latte nésoluzione fisiologica, conservarlonella bocca del paziente tra lelabbra e i denti, facendo attenzio-

ne a che - accidentalmente - nonsia ingoiato dallo stesso.

3) Inviare immediatamente ilbambino presso un ProntoSoccorso ove sia presente unservizio di Odontoiatria o pres-so uno specialista in Odontoia-tria pediatrica (Fig. 5).

Un dente avulso ha buone proba-bilità di essere reimpiantato se è

rimasto per un massimo di 2-3ore in ambiente liquido (soluzionefisiologica, latte o saliva).Il dente verrà inoltre splintato,cioè bloccato temporaneamenteai denti vicini, per circa 2-4 setti-mane.

In ogni caso, va osservato un pro-tocollo di controlli a distanza, alfine di escludere l’insorgenza dicomplicanze.

Investire in salute 25Investire in salute24

La diagnosi Il sospetto di allergia alle

proteine del latte vaccinoil più delle volte viene po-sto correttamente, ma incerti casi il pediatra, ol-tre alla ricerca degli in-dicatori diagnostici congli esami del sangue, puòravvisare la necessità diconsultare il centro aller-gologico di riferimento, chedi solito procede osservandocosa accade eliminando ereintroducendo l’allergene. Laprescrizione di una dietadi eliminazione subase presunti-va, infatti,fa sì che

venga ad essa sottoposto un nu-mero di bambini più elevatoal necessario, mentre il testda carico (ossia la sommini-strazione dell’allergene in-criminato in ambienteprotetto, cioè in gradodi fronteggiare eventualireazioni improvvise), pra-ticato dallo specialista, èutile per identificare i casiin cui la dieta è realmentenecessaria. In secondoluogo possono emergere

veri e propri deficit nutri-zionali a seguito della pala-

tabilità insoddisfacente dinumerose formule. Per que-

sta ragione è importanteevitare che alcuni bam-

bini siano esposti inu-tilmente a un trat-

tamento nonnecessario

mentre altri,con formegravi,perdanotempopreziosoprima diun ade-guato eapprofon-dito inqua-

dramentodiagnostico.

Il pediatra difamiglia rap-presenta dun-que un’oppor-tunità per ri-durre l’età delladiagnosi, stabi-

lire un ponte di-retto con l’allergo-

logo e prevenire er-rori grossolani, come

per esempio, dopo l’eli-minazione delle proteine

del latte vaccino, la sommi-nistrazione di alimenti chele contengano ugualmente,quali latticini, biscotti olatte di capra.

Cosa fare in caso di allergiaalle proteine del latte?

E’ la domanda che inevitabil-mente assilla i genitori di un bam-bino a cui sia stata posta la dia-gnosi. La risposta, ribadita anchedalle raccomandazioni ufficiali, èunivoca: evitare il contatto con l’al-lergene, e cioè con la sostanza re-sponsabile. Poiché, però, il latte èimprescindibile nei primi mesi divita e non sempre è praticabile l’al-lattamento al seno - per il quale èdocumentata un’efficacia preventi-va - si impone la necessità di utiliz-zare una formula specifica, che vie-ne prescritta dal pediatra. A que-sto riguardo le Linee Guida sugge-riscono l’impiego soltanto di for-mule estesamente idrolizzate, dicui sono ben dimostrate sicurezzae ipoallergenicità, mentre dovreb-bero essere evitate le formule par-zialmente idrolizzate, a causa del-l’inaccettabile frequenza di eventiavversi, talvolta anche gravi, asso-ciati alla loro assunzione.

La ricerca viene in aiuto La ricerca nell’ambito della nu-

trizione della prima infanzia è incontinua evoluzione, sia perché ri-sente degli studi che aiutano acomprendere meglio cause e mec-canismi dei principali disturbi dellattante sia perché è stimolata dalprogresso tecnologico-produttivo.Meritano perciò di essere segnala-

nuove soluzioni per migliorare il comfort digestivo del LATTANTE

Investire in salute 2524

Oggi il termine “allergia” è forse uno dei più ricorrenti sin dai primi mesi di vita.

Se ne parla perché il pediatra è soli-to indagare sulla familiarità, ossiasulla presenza di altri casi in fami-glia che potrebbero suggerire unapredisposizione ereditaria, oppurea seguito della comparsa di sintomio manifestazioni sospette, cutanee,respiratorie o digestive. Relativa-mente a queste ultime una primaconsiderazione doverosa per farechiarezza, però, è la distinzione tradue termini spesso erroneamenteusati come sinonimi: l’intolleranza èuna reazione che insorge dopo l’as-sunzione di alcuni alimenti peresempio a causa della difficoltà adigerirli, come nel caso del lattosio;l’allergia, invece, a differenza dellaprecedente, implica il coinvolgi-mento del sistema immunitario neiconfronti di una sostanza specifica.Nel primo anno di vita le proteinedel latte vaccino sono il componen-te alimentare più comune tra lecause di sensibilizzazione, al puntoche si stima che sia allergico adesse il 2-5% dei lattanti. E di questisoltanto uno su 10 presenta unaforma di entità lieve-moderata.

Dai meccanismi ai sintomi Le allergie sono reazioni anomale

nei confronti di sostanze che il piùdelle volte sono innocue. La familia-rità, come accennato, è un fattore

importante: non si eredita peròl’allergia a un elemento bensì lapropensione a svilupparla: in altreparole, oltre alla costituzione, su-bentrano fattori ambientali e com-portamentali non sempre facilmen-te identificabili e controllabili. Puòcosì verificarsi la sensibilizzazionead alimenti, farmaci e componentipresenti nell’aria o nell’ambiente.A distanza di circa 3 settimanedalla prima esposizione ha cosìluogo la produzione di anticorpi diclasse E (IgE) specifici per una de-terminata sostanza che, in occasio-ne di un contatto successivo, inne-sca la liberazione di un mediatore,l’istamina, responsabile dei vari di-sturbi allergici, che possono ri-guardare tre distretti:

le vie aeree: l’asma è la tipicamanifestazione, anche se difficil-mente compare precocemente;la pelle: dermatite atopicae dermatite allergica dacontatto sono le formepiù comuni, accompa-gnate da arrossamen-to e prurito;l’apparato dige-rente: vomito, ri-gurgito, coliche,diarrea o stipsipossono essere isintomi, che talvolta,però, sono sfumati ovengono attribuiti ad al-tre cause. Questo rappre-senta un aspetto importante,che richiama l’attenzione al ca-rattere subdolo, multiforme eimprevedibile delle allergie.

Piercarlo Salari

Pediatra Consultorio, Milano

te due nuove formule terapeutichein caso di allergia alle proteine dellatte vaccino. La prima è a base diproteine di riso idrolisate e associaun duplice vantaggio: la riduzionedel potenziale allergenico, grazieal contenuto in proteine vegetali, eil miglioramento del comfort dige-stivo del lattante in virtù dell’as-senza di lattosio e di una partico-lare miscela di composti cheispessiscono il latte, contrastandoil rigurgito, e migliorano la qualitàdelle feci. Anche l’odore e la pala-tabilità sono apprezzabili sullabase del giudizio delle mamme. Laseconda novità è una formula abase di aminoacidi indicata ai lat-tanti con allergia doppia, alle pro-teine del latte e alle formule ipoal-lergeniche, risultata efficace nel ri-durre non soltanto i sintomi ga-strointestinali ma anche quelli re-spiratori e cutanei, agli episodi dirigurgito e di pianto, parallela-mente a un aumento della duratadel sonno. Si tratta quindi di duesoluzioni tecnicamente avanzateche, sulla base delle scelte decisio-nali del pediatra, offrono nei primi36 mesi di vita una maggiore ga-ranzia di efficacia nella gestionedei sintomi di allergia alle proteinedel latte vaccino sia lieve-modera-ta sia grave, prestando particolareattenzione a quell’ampio ventagliodi disturbi associati responsabili dinotevole disagio - digestivo e nonsolo - per il lattante.

Le formule idrolisateLa caratteristica di questi latti formulati è che le loro proteine (caseina e

sieroproteine), derivanti dal latte vaccino, vengono sottoposte a una par-

ticolare frammentazione chimica, detto per l’appunto idrolisi. Quanto più

questo processo è marcato, tanto più le proteine, formate da catene di

aminoacidi, vengono “accorciate” e quindi ridotte a elementi più “legge-

ri” (ossia, come si dice in gergo tecnico, con un peso molecolare più bas-

so) e dotati di un inferiore potenziale allergenico. Si distinguono così idro-

lisati parziali e idrolisati estensivi o spinti, fino alle formule a base di soli

aminoacidi. Purtroppo molti di questi latti hanno una scarsa palatabilità.

Il concetto di latte “terapeutico”Un latte formulato viene definito terapeutico soltanto se risulta

ben tollerato da almeno il 90% dei bambini. Per ottimizzare la

certezza della diagnosi di allergia nella fase di eliminazione delle

proteine del latte vaccino si dovrebbe proporre una formula si-

cura ed efficace, in linea con le raccomandazioni ufficiali. Al di

sotto del sesto mese, infatti, il latte svolge un ruolo centrale nel-

l’alimentazione del bambino: esclusi i latti di altri animali e le

formule di soia, non ritenute consigliabili sotto il profilo nutrizio-

nale, la scelta ricade su una formula idrolisata.

2L’allergia alle protei ne del latte vaccino

Investire in salute

Conoscere per prevenire26

L’igiene intima del bambino ri- schia talvolta di non essere de- gnata della giusta attenzione.

Non tanto nei primi due anni divita quanto nelle epoche successi-ve, quando il piccolo - soprattuttoquando si libera dalla dipendenzadal pannolino - diventa progressi-vamente più autonomo e sviluppaparallelamente il senso del pudo-re. A questo, poi, si aggiunge ilfatto che spesso le mamme nonhanno dimestichezza con il ma-schietto e tendono a demandareal papà il compito della detersio-ne, che non sempre viene perciòpraticata con la giusta regolarità.Non solo. Nel maschietto l’igieneintima offre un ottimo spunto perl’osservazione dei genitali il cui svi-luppo esterno, a differenza dellafemminuccia, consente di identifi-care eventuali anomalie da sotto-porre all’attenzione del pediatra.

La realtà anatomica Nel neonato e nei primi anni è

fisiologica l’adesione del prepuziosul glande: in pratica non ci sideve allarmare se non si riesce ascoprire del tutto quest’ultimo.Tale condizione, detta fimosi fisio-logica, consente infatti di proteg-gere la mucosa del glande dall’ef-fetto irritativo di urine e feci. Di-venta invece anomala se è ancorapresente dopo i 5-6 anni e soprat-tutto se impedisce il deflusso del-l’urina. L’aderenza del prepuziopuò infatti facilitare la raccolta lo-cale di smegma, il materiale bian-castro derivante dall’accumulo dicellule di sfaldamento della muco-sa, che può trasformarsi in un ter-reno di coltura per i germi. Eccoperché una scarsa igiene può pro-vocare nel maschietto la balanopo-stite, infiammazione del glande edel prepuzio dovuta all’azione diagenti patogeni quali Stafilococ-

chi, Streptococchi, Candida e cosìvia. In presenza di balanopostite ilglande ed il prepuzio appaionogonfi ed arrossati, si può osserva-re la presenza di secrezione e ilbambino può avvertire dolore obruciore al momento di urinare.Per trattare opportunamente que-ste affezioni ai genitali è opportu-no consultare il pediatra che pre-scriverà la terapia più idonea a ri-solvere il problema, basata su di-sinfettanti locali o, se necessario,antibiotici o antimicotici specifici.

Raccomandazioni praticheper l’igiene intima delmaschietto

E’ consigliabile lavare la zonagenitale quotidianamente sottol’acqua corrente e con una pic-cola quantità di sapone neutro eanche negli anni successivi èsempre opportuno evitare il ba-gnoschiuma e utilizzare un de-tergente intimo specifico;non retrarre il prepuzio, alme-no nei primi sei mesi di vita,prestando comunque sempreattenzione: questa manovra,infatti, oltre a risultare fastidio-sa e lasciare un cattivo ricordonel piccolo, potrebbe crearepiccole e fastidiose lesionispesso causa di aderenze cica-triziali e parafimosi (strozza-mento del glande): è sufficien-te il semplice lavaggio con undetergente adeguato, limitan-dosi soltanto all’asportazionedello smegma che sarà possi-bile rimuovere facilmente;

fare indossare al bambino unamutandina di cotone ed evita-re gli indumenti stretti e dimateriale sintetico;in spiaggia o in piscina evitareche il bambino tenga a lungo ilcostume bagnato e dopo il ba-gno sciacquare l’area genitale;è importante educare il bam-bino a prendersi cura dellapropria igiene intima quotidia-namente, meglio con un deter-gente specifico che non con-tenga tensioattivi aggressivi néprofumi che possano favorirereazioni allergiche.

Cosa è importante osservare Come accennato, è bene osser-

vare con attenzione i genitali delmaschietto. Oltre a controllareche non ci siano segni di gonfioreo irritazione cutanea a livello diprepuzio, scroto e pieghe inguinaliè importante osservare lo sboccodell’uretra, ossia il condotto da cuifuoriesce l’urina, che deve risultareal centro del glande (è normaleche l’area immediatamente circo-stante sia leggermente rilevata e dicolore più intenso). Entrambi i te-sticoli devono essere poi presenti- e dunque palpabili - nello scroto.In caso di qualsiasi perplessità èsempre opportuno chiedere al pe-diatra: è meglio una verifica appa-rentemente inutile o scontata piut-tosto che un dubbio sottaciuto.

Piercarlo Salari

Pediatra Consultorio, Milano

L’igiene intimanel bambinoL’igiene intimanel bambino

Piercarlo Salari

Pediatra di Consultorio, Milano

Ricondurla a una problematica

esclusivamente cutanea è forse riduttivo: la dermatiteatopica, talvolta detta anche ecze-ma costituzionale, è infatti la mani-festazione di una più ampia condi-zione di abnorme reattività di un in-dividuo a qualsiasi sostanza presen-te nell’ambiente esterno, inclusaquella più innocua. L’atopia, infatti,termine più generale e di solitopreferito dagli anglosassoni, indicauna disposizione allergica in cui lapelle è uno dei tre potenziali di-stretti interessati, insieme all’appa-rato digerente e a quello respirato-rio. La dermatite atopica è da sem-pre oggetto di approfonditi studiscientifici, che negli ultimi tempihanno portato a scoperte impor-tanti sia in ambito genetico sia nel-la comprensione della fenomenolo-gia responsabile delle classichemanifestazioni. Se prima, infatti, siriteneva che l’eruzione cutaneafosse la conseguenza della sensibi-lizzazione a componenti (“allerge-ni”) alimentari, oggi la concezionesi è completamente sovvertita: labase di partenza, per così dire, èun’alterazione strutturale che ren-de la pelle più vulnerabile e per-meabile al passaggio degli allerge-ni (inclusi quelli alimentari) nei cuiconfronti si innesca successiva-mente la reazione. E’ quindi fon-damentale per i genitori conoscerele varie sfaccettature della derma-tite atopica in modo da interveniresui possibili fattori scatenanti, pre-venire le complicanze e utilizzarecorrettamente tutti gli strumentioggi disponibili, grazie ai quali èpossibile mantenere un controllocostante della malattia.

Genetica e ambiente

La dermatite atopica riconosceuna forte componente genetica,come suggerisce la sua maggiorfrequenza nei bambini con genitoriatopici o allergici. Se la predisposi-

La DERMATITE ATOPICADERMATITE ATOPICADERMATITE ATOPICADERMATITE ATOPICADERMATITE ATOPICA::::: come affr ontarla con la massima efficaciazione familiare può condizionare al-cuni processi che regolano le cellulee la funzione barriera della pelle econferire un’iperreattività del siste-ma immunitario, non meno impor-tante è l’influenza dell’ambiente: lodimostra infatti il dato di una suapiù elevata diffusione nelle classi so-ciali più elevate, probabilmente inrelazione a una minore esposizionedel bambino a un sovraffollamentoabitativo e alle infezioni. Per quantonon risparmi nemmeno l’età adulta(1-3%), essa interessa soprattuttoi bambini: ne risulta affetto il10-20%, con il 60% dei casi neiprimi due anni e l’85% nei primicinque anni di vita.

Gli aspetti clinici

Le manifestazioni sono caratteriz-zate da una dermatite pruriginosalocalizzata, a seconda della fasciad’età, al volto, alle pieghe di gomitie ginocchia o al collo, e raramenteinsorgono prima dei 2 mesi e du-rante l’adolescenza.La crosta lattea può essere una pri-ma avvisaglia della successiva com-parsa. Un elemento peculiare è l’an-damento cronico-recidivante: in al-tre parole la dermatite atopica, perquanto 6 volte su 10 si risolva entrola pubertà, è presente anche quan-do la cute, nel suo ciclo di continuaalternanza di riacutizzazione e gua-rigione, assume un aspetto del tut-to normale. Si passa così da un qua-dro di marcata infiammazione dellezone interessate, in cui la pelle lette-ralmente si spacca e diventa essu-dante, alla successiva fase riparativa,in cui l’arrossamento si attenua esubentra una fine desquamazione.Di base, però, la cute atopica pre-senta alcuni elementi caratteristici:per esempio è più facilmente irrita-bile, è tendenzialmente più secca eruvida e pruriginosa.La condizione di iperreattività, inol-tre, comporta una risposta immu-nitaria meno efficiente e orga-nizzata, che spiega la mag-gior frequenza di infezionibatteriche (in particolareda stafilococchi e strep-tococchi) e fungine.

Assolutamente da evitare è poi ilcontatto del bambino atopico conindividui affetti da herpes, varicella,verruche o altre infezioni della pelle.Nel 50% dei casi possono emergerealtre forme allergiche, quali sensibi-lizzazioni alimentari, rinocongiunti-vite allergica e asma, nel contesto diquel percorso evolutivo meglio notocome marcia allergica. Va infine se-gnalato che l’andamento della der-matite atopica può essere influenza-to anche da fattori psico-emotivi.

Dalla diagnosi alla cura

La diagnosi della dermatite ato-pica è essenzialmente clinica, e cioèbasata sull’osservazione delle mani-festazioni cutanee, che nei primimesi devono essere differenziate daaltre forme tra cui la dermatite se-borroica del lattante, la psoriasi e ladermatite da contatto (le primedue possono anche coesistere conla dermatite atopica). Esistono poidegli strumenti ad uso del pediatrache consentono di stabilire la gravi-tà e quindi seguire nel tempo lamalattia, valutando la terapia piùappropriata. A questo riguardosono importanti tre premesse: in-nanzitutto, come già sottolineato,la dermatite atopica è cronica ecome tale richiede cure costanti,anche nei momenti di quiete appa-rente. In secondo luogo la tera-pia si avvale di farmaci maanche, come vedremo abreve, di particolare atten-zione alla detersione, alla

cura della pelle e,se è sufficiente-mente grande,all’educazio-ne delbambino.

Infine, alla luce delle considerazionisin qui esposte, è indispensabile in-staurare un dialogo aperto con ilpediatra, che deve essere costante-mente informato sull’andamentodella malattia.

Uno sguardo d’insieme aicardini della terapia

E’ fondamentale che i genitorinon soltanto acquistino dimesti-chezza con i vari presidi terapeuticima abbiano ben chiare finalità eobiettivi da raggiungere, che sonofondamentalmente due:• preservare e mantenere la funzio-

ne barriera e naturalmente l’igienedella pelle, al fine di prevenire lecomplicanze infettive;

• gestire l’infiammazione e i sinto-mi associati alla fase acuta (pruri-to, irritabilità, disturbi del sonnoe così via) in modo da assicurareal bambino una condizione di be-nessere.

Per quanto concerne il primo obiet-tivo è importante prestare attenzio-ne ai detergenti, che non dovrebbe-ro essere schiumogeni e profumati(da preferire i non saponi o il sapo-ne di Marsiglia), e ricorrere a prepa-rati in grado di ridurre il prurito eripristinare i naturali meccanismi diprotezione della pelle, favorendonel’idratazione, la protezione e la rige-nerazione (a tale riguardo un validocomponente è il pantenolo).Il trattamento dell’infiammazione

si avvale innanzitutto dei cortiso-nici topici, da applicare in

funzione dell’entità dellemanifestazioni secondo leindicazioni del pediatra.

Purtroppo molti genitoritendono

a evitare volutamente il loro utiliz-zo, malgrado la formale prescrizio-ne, oppure a non rispettare la po-sologia consigliata: è invece impor-tante precisare che il loro uso inter-mittente a lungo termine, come di-mostrato da vari studi, non com-porta rischi di effetti indesiderati econsente al tempo stesso di ridurrel’infiammazione e perfino la presen-za degli stafilococchi sulla pelle. Lasospensione brusca, invece, può alcontrario favorire la riaccensionedella malattia. Gli antistaminici pos-sono essere utili a ridurre il pruritomentre altri farmaci, di prescrizionespecialistica, possono agire sul si-stema immunitario. Eventuali infe-zioni cutanee devono essere curatecon antimicrobici specifici.

La prevenzione?Un obiettivo possibile

L’allattamento al seno esclusivoper almeno 3 mesi sembra ridurre ilrischio di dermatite atopica neibambini predisposti. Merita però diessere segnalato un ambito di ricer-ca sviluppatosi soltanto negli ultimitempi e mirato a un obiettivo ambi-zioso: modificare la reattività del si-stema immunitario sin dalla gravi-danza e mitigare la dermatite ato-pica nei primi mesi di vita attraver-so l’impiego di alcuni probiotici,ossia alcune particolari specie dibatteri innocui per l’uomo ma ingrado di colonizzare l’intestino e“istruire” il sistema immunitario. Atale proposito si è rivelata promet-tente nel prevenire o ritardare lacomparsa della dermatite atopical’associazione di due ceppi (Bifido-bacterium breve BR03 e Lactobacil-lus salivarius LS01).

RACCOMANDAZIONIGENERALI PER IL BAMBINOCON DERMATITE ATOPICA

• Tenere le unghie corte per evi-tare graffi in caso di prurito ese necessario far indossareguantini protettivi durante il ri-poso notturno.

• Praticare il bagno o la docciaa 34-36°C per non oltre 10 mi-nuti tamponando la pelle perasciugarla, senza frizionare.

• Evitare indumenti attillati o inlana e fibre sintetiche, prefe-rendo invece lino e cotone.

• Aumentare l’uso di emollienti so-prattutto nella stagione fredda.

• Lavare la biancheria a oltre 55gradi ogni 7-10 giorni.

• Mantenere una temperatura fre-sca nelle camere da letto evi-tando coperte troppo pesanti.

• Favorire una moderata esposi-zione al sole, che di solito mi-gliora la barriera cutanea, almare o in montagna.

Due probiotici, un unico prodottoLa ricerca sui probiotici ne ha messo in luce delle prerogative del tuttoinimmaginabili, che si spingono ben oltre la loro più comune indicazionedi impiego, ossia il riequilibrio della flora batterica intestinale. Nel casospecifico Bifidobacterium breve BR03 e Lactobacillus salivarius LS01 hannodimostrato un’importante attività in grado di “dirottare” favorevolmente larisposta immunitaria in senso non allergico. Per questa ragione l’associazionedi questi due ceppi è menzionata nelle recenti Linee Guida sulla dermatiteatopica emanate dalla Società italiana di Dermatologia medica,chirurgica, estetica e delle malattie sessualmente trasmesse (SIDeMaST).

IL PANTENOLO

Il pantenolo è unaprovitamina, in quanto daesso deriva l’acidopantotenico (vitamina B5).Il suo ruolo è moltoimportante per larigenerazione cutanea: èstato infatti dimostrato chela sua applicazione topicaaumenta la divisionecellulare soprattutto nellostrato più profondodell’epidermide,responsabile del costanterinnovamento della pelle.

Conoscere per prevenire 29Conoscere per prevenire28

Codice rosso 31Codice rosso30

Da diversi anni la comunità scientifica internazionale

ha stabilito che l’ADHD(Disturbo da Deficit d’Attenzionee Iperattività) è un disturbo neu-robiologico di origine genetica,solo raramente deriva da proble-mi organici sopraggiunti durantela gravidanza, che colpisce, se-condo le più prudenti stime euro-pee almeno il 3% della popolazio-ne in età scolastica.L’ADHD nasce da un difetto evolu-tivo nei circuiti cerebrali che stan-no alla base dell’inibizione e del-l’autocontrollo. I sintomi centralidell’ADHD sono un marcato livellodi disattenzione, iperattività e im-pulsività. Profili sintomatologicispecifici possono essere caratte-rizzati da aggressività, immaturi-tà, isolamento, bassa autostima edisturbi associati come il disturbooppositivo provocatorio, disturbidell’apprendimento, disturbo an-tisociale.

Cosa significa avere l’ADHD?

L’ADHD compromette il funzio-namento del bambino con possi-bili rilevanti costi dal punto di vi-sta sociale e scolastico. In partico-lare, le difficoltà cognitive nei ter-mini di non adeguata pianificazio-ne delle strategie necessarie allarisoluzione del problema (peresempio problem solving) e loscarso automonitoraggio dellapropria prestazione non consen-tono a questi bambini una sele-zione e gestione degli stimoli chegarantisca loro un buon adatta-mento al contesto, sia esso scola-stico che quotidiano. Inoltre, ledifficoltà comportamentali nei ter-mini di impulsività e di non ade-guata anticipazione delle conse-guenze delle proprie azioni fa sì

Patrizia Stacconi

Presidente Associazione Italiana Famiglie

ADHD, AIFA Onlus, Roma

che questi bambini abbiano diffi-coltà di integrazione con il grup-po dei pari che possono raggiun-gere, nei casi più gravi, una vera epropria emarginazione. Proprioquest’ultima tende ad associarsialla comparsa di abbassamentodel tono dell’umore.

Associazione ItalianaFamiglie ADHD (AIFA)e Istituzioni

L’AIFA Onlus è un’associazioneprevalentemente composta da ge-nitori di bambini o ragazzi conADHD nata nel 2002 per dare so-stegno alle famiglie e diffondereconoscenza sul disturbo. Secondola nostra esperienza, infatti, nes-suno meglio di un genitore puòdire ad un altro “So quello chestai passando... Capisco perchètuo figlio si comporta così... Noiabbiamo imparato che...”.Dal 2007 in Italia abbiamo iCentri di Diagnosi e Curaper l’ADHD coordinatidall’Istituto Superioredi Sanità. Funziona-no in questo modo:hanno un proto-collo stabilitodall’ISS per arri-vare alla diagno-si che prevedeun lavoro diequipe dove ilNPI (neuropsi-chiatra infanti-le) è sempreaffiancatoda più psi-cologi cheincontranosia i genito-ri che ilbambino esi relazio-nanocon

loro punti forza. Il PDP può essereanche modificato e/o integratodurante l’anno a seconda dei pro-gressi ottenuti o di eventuali in-successi formativi. Questo percor-so è sicuramente il più adatto atutelare la carriera scolastica dellamaggior parte dei ragazzi conADHD.

Il supporto quotidiano deigenitori e degli insegnanti

Il trattamento migliore perl’ADHD (multimodale) oltre all’in-tervento di tipo cognitivo com-portamentale sul bambino, do-vrebbe includere corsi per genito-ri e docenti, parent-training e tea-cher-training, in modo da inse-gnarci nuovi e più efficaci metodiper affrontare i problemi compor-tamentali del bambino e aiutarlonelle diverse situazioni ad evitareo gestire al meglio i momenti cri-tici. A genitori ed insegnantispetta infatti il compito di aiutarequotidianamente i bambini affettida ADHD anticipando gli eventi alposto loro, scomponendo i com-piti futuri in passi più piccoli e

più immediati, e offrendo piccolipremi e incentivi (possibilmen-

te immediati). Questa moda-lità di intervento è necessa-ria per rendere comprensi-bili al bambino con ADHDil tempo, le regole e leconseguenze delle azio-ni in modo da contra-stare la debolezza delrepertorio

Convivere con la Sindrome ADHDla scuola interpellando gli inse-gnanti per conoscere i comporta-menti a scuola. Per quanto riguarda le tutele inambito scolastico abbiamo qual-che circolare del Ministero del-l’Istruzione ma soprattutto, daldicembre 2012, siamo stati inse-riti nella direttiva sui BES (BisogniEducativi Speciali) del MIUR e ciòha fatto diventare “visibili” final-mente anche gli alunni e studenticon ADHD. Intendiamoci, per icasi gravi c’era già e c’è ancoraoggi la Legge 104, ma adesso gliinsegnanti possono/devono redi-gere un PDP (Piano Didattico Per-sonalizzato) per questi ragazziche tenga in considerazione il di-sturbo, le opportune strategie, edanche i

per saperne di piùwww.aifaonlus.itwww.iss.it/adhd/

Contatti dell’Associazione:Via dei Montaroni, 27

00068 Rignano Flaminio (RM)Tel. +39 0761 508126

Fax +39 06 233227628 [email protected]

Codice rossoCodice rosso30

interno di informazioni, regole emotivazioni.Altro passaggio importante è co-municare correttamente con loro,cioè parlare guardandoli negli oc-chi per assicurarsi di essere nellecondizioni giuste per essereascoltati (senza radio e tv, nellapropria casa e non nel mezzo deltrambusto della ricreazione o coni compagni che lo distraggono ascuola). E’ importante comunica-re un compito alla volta, con pa-role semplici, chiedendo al bam-bino di ripetere anche ad altavoce, se necessario.Questi bambini messi di fronte acompiti che richiedono pianifica-zione e controllo di diverse opera-zioni, nel 90% dei casi fallisconopur possedendo intelligenza ade-guata e conoscenze meta-cogniti-ve che faticano a mettere in prati-ca per l’incapacità di controllarsie concentrarsi.Tuttavia questo è solo una partedel problema perché spesso que-sti bambini hanno bisogno anchedi lavorare, oltre che sui sintomicardine dell’ADHD (inattenzione,iperattività e impulsività), anchesui disturbi più frequentementecorrelati come disturbi specificidell’apprendimento, disturbi dellinguaggio, disturbi della coordi-nazione motoria, disturbo oppo-sitivo provocatorio.Tutti i dati raccolti sul disturbo esulle comorbidità riscontrate (di-sturbi associati), ma anche suipercorsi riabilitativi avviati, devo-no essere inseriti in un documen-

to che viene inviato all’ISS(questi dati costituiscono il

Registro dell’ISS sul di-sturbo ADHD). Nelcaso in cui si ritenes-se necessario il ricor-so alla terapia far-macologica (sempreinserita in un conte-sto multimodale)sono obbligatori an-

che l’elettrocardio-gramma con le analisi

del sangue.

3131

News

HIV: l’OMS elaboraLinee Guida pergli adolescenti

Nella lotta al virus dell’immu-nodeficienza umana (HIV) gliadolescenti (dai 10 ai 19 anni)

e i giovani(dai 20 ai 24anni) sonosenza dubbiotra le catego-rie che conti-nuano ad es-sere vulnera-bili a livellosia economi-co sia sociale.

Proprio a loro, in vista della Gior-nata Mondiale della Lotta all’Aidsche si celebra come ogni anno il1° dicembre, l’OrganizzazioneMondiale della Sanità (OMS) hadeciso di pubblicare delle LineeGuida dedicate, che contengonoraccomandazioni e suggerimentiper i governi affinchè i giovani arischio diventino una priorità delsistema sanitario. La pianificazio-ne di screening e campagne peril test, la predisposizione di servi-zi di counseling, l’offerta di curee trattamenti specifici per questafascia d’età, nonché un’assisten-za continuativa di accompagna-mento all’età adulta, sono le stra-tegie che devono essere apposi-tamente studiate in considerazio-ne dei bisogni specifici di questacategoria di individui

Conoscere per prevenire 33Conoscere per prevenire32

A partire dal 2000, un grup- po di associazioni, tutte

impegnate nella tutela epromozione dei diritti dell’infan-zia, ha deciso di costituire unnetwork per preparare un Rap-porto indipendente, supplemen-tare a quello governativo, da sot-toporre al Comitato ONU. La CRC(Convention on the Rights of theChild) prevede infatti un sistemadi monitoraggio che si basa sullapresentazione di Rapporti perio-dici al Comitato ONU sui dirittidell’infanzia e dell’adolescenza daparte degli Stati che l’hanno rati-ficata, e da parte di coalizioni diONG (organizzazioni non gover-native). Negli oltre dieci anni dilavoro il Gruppo CRC ha pubblica-to sette Rapporti di aggiornamen-to annuale e due Rapporti Supple-mentari che sono stati inviati alComitato ONU per contribuire,insieme al Rapporto governativo,all’analisi dello stato di attuazionedella Convenzione in Italia.

Oggi il Gruppo CRC è compo-sto da 87 soggetti del TerzoSettore, tra i quali anche la Socie-tà Italiana di Pediatria, e possiamoaffermare di essere riusciti, nelcorso degli anni a dare vita ad unsistema di monitoraggio per-manente, indipendente e con-diviso sull’attuazione dellaCRC in Italia.I Rapporti CRC hanno un’ampiadistribuzione su tutto il territorionazionale e rappresentano di fattoun punto di riferimento - per icontenuti aggiornati e i riferimen-ti puntuali a norme e prassi - nonsolo per le associazioni ma ancheper le istituzioni e gli operatoridel settore.

I temi approfonditi nel 7°Rapporto CRC sono 51, suddivi-si in sette capitoli. Alla redazionedei testi hanno contribuito 120operatori e professionisti conun patrimonio di saperi e di espe-rienze sul campo.Il Rapporto vuole dare una foto-grafia di qualcosa che non è sem-pre così tangibile - i diritti dell’in-fanzia e dell’adolescenza - ma chevorremmo fossero invece esigibiliper tutti i minori che vivono nelnostro Paese, indipendentementedalla propria cittadinanza o regio-ne di residenza.Al termine di ogni paragrafo visono delle raccomandazioni(145 in tutto) rivolte alle istituzio-ni competenti, con indicazioniconcrete e soprattutto attuabiliper promuovere un cambiamento.Dalla lettura del Rapporto emergeinnanzitutto una difficoltà cronicadi “mettere a sistema” le politicheper l’infanzia e l’adolescenza nelnostro Paese. Si è infatti assistitoa un decentramento delle politi-che sociali verso le Regioni, senzala definizione dei Livelli Essen-ziali delle Prestazioni concer-nenti i Diritti Civili e Sociali(LEP), e alla progressiva dimi-nuzione delle risorse destina-te alle politiche sociali nel cor-so degli anni, che hanno com-portato la regressione quali-tativa delle politiche mino-rili e delle azioni connes-se, orientate quasi esclu-sivamente verso inter-venti “per il contrastoal disagio”.La mancanza e la di-scontinuità con cuiè stato adottato ilPiano NazionaleInfanzia (strumen-to che per leggedovrebbe esserepredisposto concadenza biennale)è solo un esempio

di tale “disattenzione”. Tale Pianodovrebbe rappresentare la cornicedi riferimento per le politiche perl’infanzia, prevedendo un raccor-do con il livello regionale dal mo-mento in cui le politiche socialisono divenute di competenza re-gionale. Il Terzo Piano NazionaleInfanzia è stato approvato il 21gennaio 2011, dopo 7 anni dalprecedente.Permane poi la carenza del si-stema italiano di raccolta datiinerenti l’infanzia e l’adole-scenza, sottolineata in tutti i pre-gressi Rapporti CRC. In particola-re si rileva che le due banche datidi cui da anni il Gruppo CRC sol-lecita l’attuazione non sono anco-ra andate a regime. Ci si riferiscealla BDA (Banca Dati Nazionaledei Minori Adottabili e delleCoppie Disponibili all’Adozio-ne) prevista dalla Legge 149/2001 e alla banca dati in rela-zione al fenomeno dell’abusosessuale dei minori previstadalla Legge 38/2006. Inoltre conparticolare riferimen-to alla fasciad’età più pic-cola, si de-nuncia

nuovamente la totale mancanzadi dati rispetto ai bambinicon disabilità nella fascia dietà 0-5 e di una misurazionedell’impatto della disabilità sullaprima infanzia.

La novità del Rapporto di que-st’anno è uno speciale appro-fondimento sui diritti dei bam-bini nella fascia 0-3 anni. Al1° gennaio 2013 i minori 0-3anni erano 2.171.465 (quindierano il 20,5% dei minori). Nu-merose evidenze scientifiche sot-tolineano l’importanza delle pri-missime epoche della vita per losviluppo cognitivo, emotivo, so-ciale, con effetti che durano pertutto il corso della vita. Tuttavia,stando agli ultimi dati disponibili,in Italia solo il 13,5% dei bambinisotto i tre anni ha avuto accesso aquesti servizi (nidi comunali11,8% e servizi integrativi1,6%)1.

Per quanto concerne il Capitolodedicato alla salute e assi-stenza (Capitolo V) numerosisono i temi affrontati: vengonobrevemente analizzati e riportati idati relativi ai tassi di mortalitàinfantile, malattie croniche e

vaccinazioni; un inte-ro paragrafo è de-

dicato ad ap-profondire il

tema

La Convenzione sui diritti dell’inf anzia e dell’adolescenza in Italia:

un utile strumento di riflessione dell’influenza negativa dell’inqui-namento ambientale sulla salu-te dei bambini; un paragrafo al-l’allattamento materno cherappresenta un’opportunità unicaper la crescita e lo sviluppo delbambino; e poi all’assistenza pe-diatrica e ospedaliera. In partico-lare per quanto riguarda l’assi-stenza pediatrica non sono adisposizione dati aggiornati ri-spetto al rapporto tra pediatriche raggiungono l’età pensiona-bile e nuovi professionisti. Gli uni-ci dati disponibili sono forniti dal-l’ISTAT e risalgono al 2011: si rile-va che in Italia sono attivi 7.716pediatri di libera scelta, di cuil’83% con un’anzianità di specia-lizzazione di oltre 16 anni e solol’1% sotto i 2 anni. Esiste, quindi,un serio problema di “ricambiogenerazionale” e questa situazio-ne appare ancor più preoccupan-te se si considera la necessità, nelprossimo futuro, di operare unaprogressiva deospedalizzazione edi favorire la strutturazione di ser-vizi assistenziali multiprofessionaliaggregati e decentrati. Non sipuò che concordare con quantoaffermato nell’introduzione delCapitolo “Verso una rete pediatri-ca integrata” dei Quaderni delMinistero della Salute (n. 16/2012): “…il pediatra non può piùessere oggi esclusivamente il me-dico dei bambini, ma anche, esempre di più, il garante ed il re-ferente per la salute, l’assistenzaed i diritti del bambino nella fa-miglia, nell’ospedale e nella co-munità”.Nell’ambito della salute mentaledell’infanzia e dell’adolescenzavengono poste in evidenza le cri-ticità del nostro sistema, che habuoni modelli e normative e li-

nee di indirizzo ma assai pocoapplicate e con ampie disu-

guaglianze intra e inter re-gionali. Permangono cri-

ticità anche rispettoal diritto alla

salute deibambini eadolescenti

Arianna Saulini

Portavoce del Gruppo CRC

e Responsabile Advocacy di

Save the Children Italia

con disabilità, in particolare adesempio in merito al grave ritardodei servi di “presa in carico pre-coce” e nel passaggio dalla neu-ropsichiatria infantile ai serviziassistenziali per adulti.Particolare attenzione viene anchededicata all’accesso ai servizisanitari per minori stranieri,evidenziando che nel corso deltempo sono diventati una frazio-ne rilevante della popolazione re-sidente, con un’incidenza di circail 10% sui minori nel loro com-plesso.Infine il capitolo contiene un ana-lisi rispetto al crescente fenome-no della povertà minorile, inse-rita in questo contesto in quantoil concetto di salute espresso dal-la CRC è inteso in senso ampio ericomprende il benessere del mi-nore . Nelle Osservazioni Con-clusive del 2011, il ComitatoONU aveva espresso nuovamentela propria preoccupazione perl’elevato numero di bambini chevivono in povertà nel nostro Pae-se e alla concentrazione spropor-zionata della povertà infantilenell’Italia meridionale. Tale situa-zione si è aggravata negli ultimianni (tra il 2011 e il 2012 più di300.000 minori sono diventatipoveri), in linea con l’aumentopiù generale di famiglie e indivi-dui poveri, anche se la situazioneè più grave tra le famiglie più am-pie, ossia con tre o più figli, e nelSud Italia.Le associazioni del Gruppo CRCdedicheranno particolare atten-zione nei prossimi mesi al moni-toraggio dell’attuazione delle rac-comandazioni contenute nel Rap-porto, prevedendo una serie diincontri istituzionali di confronto.

Il 7° Rapporto CRCè disponibile su:

www.gruppocrc.net

1 Fonte: Demo ISTAT (www.istat.it).

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Nel mondo scientifico il termine “atopia” si tradu-ce in una reattività allergica per così dire indis-criminata, eterogenea e imprevedibile:

il bambino con questo terreno, il più delle voltecorrelato a una predisposizione familiare, può ri-spondere in maniera esagerata a qualsiasi compo-nente, sia esso naturale o sintetico, disperso nell’aria op-pure presente in alimenti. Poiché è il primo organo barriera, in-terposto cioè tra organismo e ambiente esterno, la pelle è unbersaglio privilegiato: nel bambino atopico, infatti, essa risultanon soltanto ancora più delicata e vulnerabile, ma anche carat-terizzata da una permeabilità eccessiva, dalla quale dipende unaperdita più elevata di acqua con la traspirazione e al tempo stes-so la penetrazione in profondità di qualsiasi sostanza con cuil’individuo può venire in contatto. Da qui la stimolazione del si-stema immunitario, responsabile della vivace risposta infiamma-toria tipica della fase acuta della malattia, a cui si susseguono ci-clicamente la fase riparativa e quella di apparente quiescenza, incui la pelle assume un aspetto normale.I genitori, però, devono sapere che la pelle atopicarichiede pari attenzione sia quando si riaccende la der-matite sia quando essa sembra svanita. Per questa ra-gione è utile tenere sempre presente qualche semplice accor-gimento pratico:

tenere le unghie del bambino corte e ben levigate, per evi-tare microlesioni alla pelle nel caso in cui si dovesse grattare

evitare una copertura eccessiva e preferire gli indumenti infibra naturale anziché quelli sintetici, cambiandoli spesso:questo consente di ridurre la produzione di sudore e preve-nirne il ristagno

controllare l’esposizione al sole, che entro certi limiti è bene-fica (la dermatite atopica, infatti, migliora nella stagione esti-va) ma richiede un’adeguata protezione della pelle e atten-zione alle ore centrali della giornata

mantenere un’igiene scrupolosa nell’ambiente domestico,aerando spesso le stanze, aspirando regolarmente la polve-re ed evitando al bambino l’esposizione al fumo di sigaret-ta, a prodotti chimici e, in caso di sensibilità specifica, alpelo di animali

mantenere costantemente la pelle pulita da ogni genere di re-siduo (per esempio dopo il gioco all’aperto o dopo un bagnoin mare o in piscina) e protetta con idonei preparati barriera.

Per quanto riguarda l’igiene cutanea è bene sottolineare che ilbagnetto va praticato in acqua tiepida (32-34 °C) e per nonpiù di 10-15 minuti, al fine di ridurre il rischio di disidratazio-ne, irritazione e prurito. Il detergente, da impiegare in modicaquantità, dovrebbe essere specifico per la pelle atopica, privodi sapone, ipoallergenico e a pH leggermente acido (5,5-6).

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Santa D’Innocenzo

Docente di Legislazione e politiche dell’ali-mentazione, Scuola di Medicina e Chirurgia,Università di Bologna

negli acquisti di alimenti per la famiglia

La Commissione Europea ha av-viato una procedura di infrazio-ne contro la decisione del Go-verno britannico di introdurre isemafori in etichetta.L'Italia gioisce per la decisionedi osteggiare il provvedimentobritannico che penalizza i pro-dotti di provenienza italiana ela dieta mediterranea.

Migliorare il livello di con-sapevolezza del consu-matore in materia di scel-

te alimentari costituisce uno dei piùambiziosi obiettivi dei governi euro-pei, nel tentativo d’indirizzare i cit-tadini verso stili di vita più sani, eper contenere il sempre più minac-cioso dilagare dell’obesità.Per questo motivo nel 2016 tutti iPaesi dell’Unione Europea sarannochiamati a utilizzare l’etichetta suglialimenti, con le indicazioni dei prin-cipi nutritivi e dell’apporto calorico.Da dicembre 2014, entrerà poi invigore il Regolamento europeo1169/2011, che prevede la com-pleta tracciabilità del prodotto an-che per le carni suine, avicole e ovi-caprine, ovvero l’indicazione del Pa-ese di origine o di provenienza del-le materie prime utilizzate.Proprio in ottemperanza a questafinalità il Governo inglese avevapubblicato lo scorso anno le LineeGuida per l’elaborazione delle eti-chette nutrizionali da riportare nellaparte anteriore delle confezioni dialimenti prodotti industrialmente,seguendo l’obbligo introdotto conil Reg. UE 1169/2011 di dichiararele informazioni sui nutrienti per lamaggior parte degli alimenti elabo-rati: il nuovo sistema avrebbe dovu-to agevolare i consumatori a sce-gliere e mantenere un controllo sul-

la quantità e qualità di cibo nelcorso della giornata, attraversodei semafori stampati sulle eti-chette. Si trattava di un graficosolitamente strutturato in oriz-zontale, nel quale dovevano es-sere riportati il valore energetico,i grassi, i grassi saturi, gli zuc-cheri e il sale. Il tutto ovviamentein aggiunta alla tabella inseritanella parte posteriore della con-fezione, indicante tutti i valorinutrizionali espressi per 100 gdi prodotto.In pratica, semaforo verde pergli alimenti sani che possono es-sere consumati senza limiti; se-maforo giallo per gli alimenti damangiare con moderazione, se-maforo rosso per quelli pocosani, da gustare eventual-mente ogni tanto.Il sistema pareva perfet-tamente conforme allenormative europee inmateria ed avevaconosciuto

diffuso plauso nel Regno Unito,dove i risultati della valutazionecosto-benefici dell’iniziativa, pub-blicati sulla rivista Health Promo-

tion International, indicavanocome l’utilizzo dei colori potesseessere considerato uno strumentoefficace ed allo stesso tempo effi-ciente per la riduzione dell’obesità.Diversa l’opinione di numerosi Pae-si dell’Unione, tra cui l’Italia, daparte dei quali sono stati sollevatiseveri commenti, per il fatto che lenuove etichette violavano la nor-mativa europea sul libero commer-cio, perché lesive degli interessidei consumatori, ma anche deiproduttori e degli agricoltori, non-ché in contrasto con la normativa

UE sui prodotti DOC e IGP(Denominazioni e Indica-

zioni d’origine) chevengono ricono-

sciuti a livelloeuropeo

come ali-

menti di alta qualità. Persino ladieta mediterranea - patrimonioculturale dell’UNESCO - sotto ilregime britannico vedeva la mag-gior parte dei cibi che la compon-gono classificati come troppograssi, quindi “malsani”. Adesempio il nostro olio d’oliva, sen-za indicazioni quantitative perl’assunzione (il valore si esprimenon a porzione, ma in riferimentoa 100 g di prodotto), veniva giu-dicato alimento troppo ricco digrassi, e vedeva quindi omessacompletamente l’informazione cheriguarda gli apporti nutrizionalibenefici che un suo uso, anchecontinuativo e nelle corrette pro-porzioni, può comportare.Dunque, secondo il giudizio dimolti, questa modalità di etichetta-tura era una risposta poco efficaceal problema dell’informazione nu-trizionale e dell’obesità: se l’obiet-tivo era quello di stimolare nei con-sumatori una scelta consapevole dialimenti più sani in rapporto alleproprie esigenze nutrizionali, nonpare in effetti sia stato completa-mente raggiunto con l’applicazio-ne del sistema dei “semafori”.Ma quale alternativa si pone allora

per riuscire ad ottenere un’infor-mazione corretta e per quantopossibile completa per il con-sumatore? Negli Stati Uniti ein Europa si moltiplicanoi tentativi di conte-nere la diffusionedell’obesità

attraverso l’ausilio della leva fisca-le, sottoponendo a specifici tributialcune classi di alimenti, che del-l’aumento del peso sarebbero di-rettamente responsabili. L’introdu-zione della fat tax è stata propostaanche in Italia dal Ministro Balduz-zi, ma non è mai stata applicata,perché considerata un mero deter-rente all’acquisto, più che un in-centivo alla conoscenza di comepossa essere opportuno nutrirsi:i cittadini vedono infatti limitata laloro capacità di scelta, senza rice-vere in realtà un’informazionecompleta e adeguata.Viene peraltro lamentato da piùparti che i benefici provenienti dallasua applicazione siano sostanzial-mente inferiori rispetto ai danni chepotrebbero essere arrecati all’eco-nomia, come ha dimostrato l’espe-rimento effettuato in Danimarca,dove la tassa è stata cancellatadopo aver generato un vivace com-mercio transfrontaliero a discapitodell’economia nazionale. Le tassesu questo genere di beni infatti, inlinea generale distorcono il merca-to, riducendo la libertà di scelta delcittadino consumatore; hanno ten-denzialmente un impatto regressi-vo, danneggiando le fasce più de-boli della popolazione, che per-mangono carenti di informazionenutrizionale adeguata.L’obiettivo del governo danese era

sicuramente quello di salvaguar-dare la salute dei cittadini,

ma anche di diminuire icosti per il sistema sa-

nitario nazionale,visto che

l’obesitàincide

con percentuali che vanno dall’1 al3% del totale sulla spesa, e che ilcosto di una persona obesa è del25% superiore a quello di unapersona di peso normale (StudioOcse 2010).A conti fatti, dunque, l’introduzionedella fat tax non pare sia stata utile.In realtà, dal dibattito tuttora incorso emerge con evidenza il fattoche l’applicazione di queste sin-gole iniziative possa avere un realeeffetto benefico soltanto ove sianocollocate in un più ampio venta-glio di strategie, comunque fina-lizzate ad ottenere l’informazionediretta del cittadino sul fatto chela scelta nutrizionale quotidianaha in effetti un impatto decisivosulla salute individuale. Una stra-tegia di prevenzione vincente perottenere risultati duraturi nell’ab-battimento della spesa sanitariapuò effettivamente sfruttare i pun-ti di forza di approcci comple-mentari, ma non può prescinderedall’obiettivo di produrre profon-di cambiamenti delle scelte delcittadino attraverso l’educazionead uno stile di vita adeguato.L’unica soluzione efficace per la lot-ta all’obesità pare dunque concen-trarsi nella prevenzione, intesacome persuasione, educazione aduno stile di vita che comprendaadeguata attività fisica ed alimenta-zione sana e variata. Soltanto la dif-fusione della conoscenza individua-le, della promozione di un regimesano ed equilibrato, quanto più si-mile alla dieta mediterranea (conconsumo bilanciato di cereali, legu-mi, pesce, carni bianche, olio cru-do, verdure e frutta fresche), puòessere realmente efficace controobesità e malattie cardiovascolariconnesse. Ciò che l’Unione Europeapotrebbe fare in questo senso è fi-nalizzare con adeguati progetti laformazione di professionalità desti-nate a questo cruciale ruolo infor-mativo nei confronti dei cittadini:medici dietologi, biologi nutrizioni-sti e dietisti, ciascuno con le pro-prie specifiche competenze, posti asupporto di pediatri e medici dibase, non soltanto in riferimento aipazienti con patologie conclamate,ma anche come aiuto alle famigliein un’ottica di efficace prevenzioneper una azione di sostenibilità delSistema Sanitario Nazionale.

La bussola 39La bussola38

Conoscere per prevenire40

Luigi MemoDirettore U.O.C. diPediatria e PatologiaNeonatale, OspedaleSan Martino, BellunoPresidente dellaSocietà Italiana diMalattie GenetichePediatriche eDisabilità congenite

La comunicazione della dia- gnosi è una prassi giornaliera per il pediatra e va conside-

rata come un vero e proprio inter-vento medico.Di fronte ad una malattia comu-ne, a prognosi favorevole, pron-tamente risolvibile o con necessi-tà di terapie mediche o chirurgi-che poco impegnative, il compi-to è assolutamente agevole enon presenta particolari proble-mi. Viceversa la comunicazionedella diagnosi ai genitori di unneonato ricoverato in terapia in-tensiva neonatale e/o con malfor-mazione congenita è, per il pe-diatra del punto nascita, uncompito difficile, delicato e, nei

casi in cui non esistano efficaciterapie mediche o chirurgiche e/o che necessitino interventi assi-stenziali socio-sanitari articolatie complessi per tutto l’arco dellavita, addirittura frustrante e as-solutamente ingrato.

Situazione ancor più difficile dagestire quando la diagnosi vieneposta subito dopo la nascita, o apoca distanza da essa, quando isegni della malattia sono minimie per i genitori si tratta di unvero e proprio “fulmine a ciel se-reno” ed il pediatra si trova adover comunicare “una cattivanotizia”, inattesa ed imprevedi-bile.

Il modo in cui i genitori vivono,comprendono e gestiscono la co-municazione può condizionare ilprocesso di adattamento delbambino e l’integrazione di unevento così drammatico nellaloro vita personale, coniugale efamiliare.Vari studi dimostrano infatti chele modalità di comunicazionedella diagnosi e il contenuto del-le informazioni fornite rappresen-tano un momento essenziale peri genitori per controllare le loroemozioni e per placare l’effettodoloroso della notizia. In altreparole i momenti successivi allaprima comunicazione che i geni-tori ricevono sulla condizione cli-

nica del proprio bambino posso-no essere più o meno drammati-ci, a seconda anche della qualitàdell’informazione.

Spesso i genitori riferiscono dinon ricordare e di non aver com-preso totalmente le informazioniche sono state date dal medicodurante la comunicazione delladiagnosi. Tale difficoltà può es-sere interpretata tenendo contodel condizionamento che lecomponenti emotive esercitanosulle abilità razionali. I vissuti, isentimenti e le emozioni che igenitori vivono durante la comu-nicazione della diagnosi devonoessere tenute in considerazionepoiché incidono sull’assimilazio-ne del contenuto diagnostico.Incredulità disorientamento, do-lore, lutto e senso d’impotenzarappresentano le emozioni e ivissuti più frequentemente ri-scontrati nei genitori durante lacomunicazione e nella fase im-mediatamente successiva a que-sto evento. In particolare il dolo-re e il lutto sono state più volteriscontrate nel lavoro clinico coni genitori di bambini con gravepatologia in epoca perinatale.Lutto per la perdita: del bambi-no sano, della normalità del pa-trimonio genetico e del bambinoatteso e idealizzato.

Risulta certamente importanteaiutare questi genitori ad elabo-rare, mentalizzare e verbalizzareil proprio dolore: i genitori de-vono accantonare tutte le attesee le speranze riposte nel figlioatteso ed immaginato bello,sano e intelligente, e ricostruireuna nuova immagine del propriofiglio con nuovi profili per il suofuturo, spesso non del tuttochiari, soprattutto nei primitempi. Tutto ciò crea nei genitoriun particolare stato di fragilitàche, da parte del medico, richie-de il massimo di professionalità,rispetto ed empatia. Per fortunaquasi tutti i genitori trovano in

se stessi, o con l’aiuto dei propricari, la forza e le risorse per ilriadattamento alla nuova situa-zione e riescono ad affrontare iproblemi in modo positivo.

La rielaborazione del dolore edel lutto, oltre ad essere funzio-nale al benessere dei genitori,può avere una ricaduta impor-tante sul lavoro strettamente cli-nico/medico poiché favorendouna comprensione realistica del-l’accaduto e delle modalità piùadeguate alla cura e all’assisten-za del neonato li predispone aduna maggiore compliance ri-guardo alle indicazioni terapeu-tiche e agli approfondimentidiagnostici da svolgere.

Le domande più comuni infattiche i genitori pongono sono:“Cosa si può fare? Come cresce-rà?”. E’ sicuramente utile attiva-re interventi diretti ed indirettidi sostegno psicologico ed emo-tivo dei genitori già durante ilperiodo di ricovero del neonatonel Reparto di Neonatologia.A questo proposito va tenutopresente che tra i 2 genitori vipuò essere una notevole dispari-

Conoscere per prevenire

tà nel far fronte alla nuova situa-zione e che spesso a relazione dicoppia viene messa a dura pro-va. Possono sorgere conflitti checompromettono la soddisfazioneconiugale, amplificano un disa-gio preesistente o esitano in unaseparazione. Quando accadonoeventi improvvisi, traumatici e“catastrofici”, anche i sistemi fa-miliari che sarebbero stati ingrado di reagire e gestire inmodo adeguato i normali cam-biamenti del ciclo vitale, posso-no esserne sconvolti.

Il sostegno psicologico deve ave-re una finalità prescrittiva-orga-nizzativa più che interpretativa edeve darsi tre obiettivi fonda-mentali: promuovere nei genitoriuna comprensione realistica deiproblemi che il loro bambinopresenta; aiutarli a mantenere efacilitare la discussione ed il con-fronto all’interno della coppiaconiugale; aiutarli a recuperaregradualmente quelle modalità diadattamento necessarie per fron-teggiare la situazione stressante(coping) al fine di utilizzare le ri-sorse in loro possesso riorganiz-zandole adeguatamente.

41

LA COMUNICAZIONE DELLA DIAGNOSI

IN NEONATOLOGIA

LA COMUNICAZIONE DELLA DIAGNOSI

IN NEONATOLOGIA

Come ogni anno, con l’arrivo dei primi freddi, va ricordata la necessità di verificare

l’adeguatezza dei sistemi di ri-scaldamento, per evitare che unloro malfunzionamento provochil’emissione nei locali che abitia-mo del temibile monossido dicarbonio, vero e proprio killerdel periodo. Troppo spesso, in-fatti, si verificano intossicazionidovute a malfunzionamento onon oculata gestione di sistemidi combustione quali caldaie,cucine, scaldabagni, caminetti,ecc… o alla carenza di un siste-ma efficiente di evacuazione deigas. Se in condizioni ottimali ilcarbonio presente nel combusti-bile si combina con l’ossigenodell’aria e viene trasformato nel-l’innocua anidride carbonica,quando la combustione avvienein carenza di ossigeno si formainvece il micidiale CO, un gasinerte, incolore, inodore, non ir-ritante, ma estremamente tossi-co, che combinandosi conl’emoglobina del sangue riducedrasticamente il trasporto di os-

Serena Lanzarini1, Stefano Giuntini21Medico UOC Igiene e Sanità Pubblica AuslImola e referente regione Emilia Romagnaper gli incidenti domestici2Tecnico della prevenzione negli ambienti divita e di lavoro Ausl Imola

sigeno agli organi, provocandoun’asfissia dei tessuti, ed in par-ticolare del cuore e del cervello.L’intossicazione non dipendesolo dalla concentrazione di COnell’aria, ma anche dalla duratadell’esposizione e dal volumerespirato. Chi possiede una re-spirazione più rapida, ad esem-pio i bambini o le persone im-pegnate in un’attività fisica, maanche gli animali, raggiunge piùrapidamente un tasso di carbos-siemoglobina elevato, qualora ilCO sia presente nell’ambiente.Per questo un malessere neibambini e nel nostro animaledomestico possono costituireun campanello di allarme per unadulto che ancora non percepi-sce alcun sintomo. Purtroppo lepersone presenti in un localechiuso che si va saturando diCO, anche ammesso che avver-tano che qualcosa di insolitostia loro accadendo, non hannola chiarezza di dover reagire, nésanno cosa fare. Questo perchéi primi sintomi di questa intos-sicazione sono generici: un leg-gero mal di testa, un po’ di af-fanno, sensazione di vertigini,uno stato di confusione menta-le, generici disturbi della vista,nausea, vomito. In seguito so-pravviene la perdita di coscienzae di lì a poco la morte.

Come evitare pericolosiincidenti di questo tipo?

I fattori principali da tenere sottocontrollo sono l’efficienza del siste-ma di evacuazione dei fumi (canaleda fumo, canna fumaria, comigno-lo), la corretta ventilazione dei loca-li, la cubatura ed idoneità dei localiin cui è installato il generatore dicalore, lo stato di manutenzionedell’impianto e l’utilizzo di mezzidi riscaldamento non a norma. E’fondamentale disporre di impiantitermici sicuri, installati e controllatida personale abilitato, in grado dirilasciare le certificazioni di confor-mità alle norme di sicurezza. Vaevitato il “fai da te”, anche per lestufe a pellet e a legna, che in que-sti ultimi anni stanno vivendo unperiodo di grande successo e perle quali, nel nostro paese, l’installa-zione è “libera”. Installare corretta-mente una stufa è complesso, affi-diamoci quindi ad un esperto checonosca le normative tecniche e disicurezza in vigore, i regolamentiedilizi e di igiene locali.In caso di sospetta intossicazioneda monossido, il soccorso rapidoè essenziale. Aerare l’ambiente,allontanare subito la persona col-pita, facendo attenzione al con-tempo a non compromettere lapropria incolumità e chiamare il118, sono le azioni da mettere inatto immediatamente.

Codice rosso42