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Si ringrazia per il contributo la

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“Conoscere per Crescere” è un

periodico distribuito gratuitamente

alle famiglie italiane.

Autorizzazione Tribunale Bologna

n° 7835 del 10.03.08.

Finito di stampare nel mese di

Marzo 2014.

Tiratura di questo numero 300.000 copie.

Il marchio dellagestione forestale

responsabile

Sommario

Dottore, ho paura che mio figlio sia allergicoGiovanni Cavagni

Stili di vita dei bambini in ItaliaGiordana Veracini

Il bambino e il rispetto delle regoleSilvia Pepe

Infezioni delle vie urinarieAntonella Toffolo, Giovanni Montini

Conoscere per prevenireSpunti di educazione e innovazione sanitaria

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La tosse: un sintomo che crea disagioPiercarlo Salari

Verruche: che fare?Caterina Bertolini

La bussolaSupporto per interpretare sintomi e disagi

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Lo chef Natale Giunta testimonial della Campagnanazionale di educazione nutrizionale dei pediatri italiani“Mangiar bene conviene”

Decalogo del Ministero della Saluteper proteggere la schiena dei bambini

Lavorare con la scuolaStrategie di intervento comune fra pediatri e insegnanti

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Crisi economica e denatalitàGiovanni Corsello

Il bambino violato: i segnali da comprenderePietro Ferrara

Codice rossoRiflessioni e suggerimenti sui comportamenti a rischio

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L’importanza dell’igiene intimaPiercarlo Salari

La vaccinazione materna protegge il bambino?Susanna Esposito

Voci e Musica per il nascituroGiancarlo Gargano, Francesca Nuccini

Le pagine rosaGrand’angolo sulla salute della mamma e del bambino

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Rigurgito e reflussoEcco come riconoscerli e affrontarliFlavia Indrio, Antonio Di Mauro, Dario Gallo, Domenico Martinelli

Vaccinazione anti-HPV: ci hai già pensato per tua figlia?Francesca Merzagora

Ci giochiamo... la vitaTante ragioni per difendere il gioco e pretendere digiocare e poter far giocareJuri Pertichini

Investire in saluteSpazio dedicato allo stile di vita

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“Mens sana in corpore sano”Marcello Lanari

Editoriale

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Motivare e sostenere l’allattamento al senoGiuseppe Di Mauro

Come nasce una mammaSpazio dedicato alle neomamme

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Editoriale2

C’è un nuovo dato dell’Organizzazione Mon-

diale della Sanità (OMS), purtroppo assoluta- mente negativo, che accomuna i Paesi del-

l’Europa: nel nostro vecchio continente l’obesitàinfantile è in aumento e se nel 2008 un bambinosu quattro di età 6-9 anni risultava sovrappesoo obeso, solo tre anni dopo il rapporto era di unoa tre. Sempre secondo l’OMS la prevalenza di obe-sità giovanile in Europa è attualmente 10 voltemaggiore rispetto agli anni settanta. L’Italia, inquesto poco antieuropeista, non è da meno, comerisulta dall’indagine “Okkio alla Salute”, coordina-ta dal Centro nazionale di epidemiologia, sorve-glianza e promozione della salute (Cnesps) del-l’Istituto Superiore di Sanità. Secondo questa in-dagine svolta tra i bambini della scuola primaria,oltre un bimbo su tre fra 6 e 11 anni pesa troppo:il 12,3% è obeso, e il 23,6% è sovrappeso, conpunte particolarmente elevate al sud. Il dato èpreoccupante, specie se correlato ai risultati di unaltro importante studio, che ha evidenziato comel’obesità incidente fra 5 e 14 anni è quattro voltepiù frequente nei bambini che hanno iniziato lascuola materna già in eccesso ponderale e chei soggetti sovrappeso a cinque anni sono quattrovolte più a rischio di diventare obesi, rispetto ainormopeso. Ovvero sovrappeso/obesità precoci,uguale rischio per tutta la vita.

Ad insegnarci a consumare grandi quantità di“junk food”, cibo spazzatura, così detto perchècon un basso valore nutrizionale, ricco in grassisaturi e zuccheri e correlato ad aumento del ri-schio per malattie come l’obesità, il diabete, i di-sturbi cardiovascolari e alcuni tipi di tumore, sonostati gli Americani, con i loro colorati ed accatti-vanti fast food (e i loro grandi obesi). Ma mentrel’Europa ignora sempre più i privilegi nutrizionalidella sua ricca tradizione mediterranea, i cittadinidel nord America sembrano aver invertito la ten-denza di crescita dell’obesità e non per le condi-zioni economiche connesse alla Grande Recessio-ne, bensì, come dimostrato da una recentissima

ricerca dell’Università di Chapel Hill nel North Ca-rolina, per le incisive politiche di salute pubblicadell’ultimo decennio. E, dato che ci piace molto,riducendo le calorie in eccesso particolarmentenelle diete dei bambini, con apprezzabili ricadutealimentari anche sui componenti delle famiglienelle quali questi erano presenti.Per guardare alla nostra realtà, secondo i dati del-l’indagine nazionale del 2012 “Okkio alla Salute”e confermati dalla Società Italiana di Pediatria(SIP), è emerso che i nostri ragazzi sono semprepiù sedentari, privilegiando le ore passate alla TV,ai videogiochi e al computer, a quelle all’aria aper-ta destinate al gioco o allo sport. In particolareil “drop out” dell’attività sportiva avviene in adole-scenza, con un’anticipazione rispetto ad anni fa,che si posiziona intorno agli 11 anni. Una genera-zione “seduta”, se, come si evince dai dati dell’in-dagine della SIP, in periodo scolastico oltre il 60%degli adolescenti trascorre 10-11 ore al giorno se-duto, delle quali in media 3-4 sono passate da-vanti a TV e/o PC. Per giunta il 40% dei ragazzi e il44% delle ragazze, oltre alle due ore di «educa-zione fisica» previste dall’orario scolastico, nonesercita alcuna attività sportiva o, al massimo,pratica sport per meno di due ore alla settimana.Meno del 40% raggiunge la scuola a piedi o in bi-cicletta, ovviando dunque anche a questa oppor-tunità di movimento. Purtroppo anche la scuolanon riesce a supplire a questo squilibrio tra attivi-tà sedentarie e motorie, con un numero minore diore dedicate all’educazione fisica rispetto alla me-dia europea, anche a causa di difficoltà costituiteda numero inadeguato di palestre scolastiche, al-cune delle quali fatiscenti, nonché di programmiinefficaci. Troppo spesso viene dunque ignoratoche una regolare attività fisica (sport di gruppo oindividuali, giochi all’aria aperta, ginnastica), per-mette, oltre agli indubbi benefici fisici su muscoli,articolazioni, postura e metabolismo, una maggiorfiducia nelle proprie possibilità, una capacità dirapporti sociali migliori, una maggior sopporta-zione dello stress e della disciplina e una minorpropensione ad ansia e depressione.L’invito è dunque per chiunque, genitori, inse-gnanti, educatori, medici di medicina generale epediatri a promuovere stili di vita sani per tutta lafamiglia, per tornare ancora una volta alle nostreorigini per le quali già 2000 anni fa un tal Giove-nale intuiva l’imprescindibilità di una “mens sanain corpore sano” .

Marcello Lanari

Pediatria e Neonatologia, Imola (Bo)Società Italiana di Pediatria

“Mens sana in corpore sano”“Mens sana in corpore sano”

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Lo chef Natale Giunta testimonialdella Campagna nazionaledi educazione nutrizionale

dei pediatri italiani“Mangiar bene conviene”

E’ lo chef Natale Giunta il testimonial di “Mangiar bene

conviene”, la Campagna di educazione nutrizionale deipediatri italiani che ha preso il via dall’Istituto ComprensivoMontegrappa di Palermo. Saranno i circa 1.000 bambini egli insegnanti della scuola primaria a dare vita alle attivitàche fanno parte del macro progetto di salute globaleper le famiglie “Regaliamo Futuro”, patrocinato dal-la Società Italiana di Pediatria (SIP), dalla Società Ita-liana di Pediatria Preventiva e Sociale (SIPPS), dallaFederazione Italiana Medici Pediatri (FIMP) e dal Mini-stero della Salute. Il progetto è reso operativo sul territo-rio dal Network GPS, un’alleanza fra Genitori, Pediatri eScuola per promuovere e sostenere l’educazione ad unasana alimentazione e a corretti stili di vita, in collaborazio-ne con il Ministero della Pubblica Istruzione.

Non è un caso che la Campagna “Mangiar bene con-

viene” prenda il via proprio da Palermo: la Sicilia è infattiuna delle regioni italiane nella quale si registrano tassipiù elevati di obesità e sempre nel capoluogo sicilianosarà inaugurato il primo “Laboratorio del Gusto” desti-nato ai bambini delle scuole che aderiranno al pro-getto, in cui i principi della sana alimentazione prendonoforma e si tramutano in piatti veri e propri. Entro fine mag-gio, a conclusione della prima fase del percorso didattico,

La Campagna fa parte di “Regaliamo Futuro” -progetto patrocinato da SIP, SIPPS, FIMPe Ministero della Salute- ed è partita da Palermo, capoluogo di una delle regioni

a più alto tasso di obesità infantile, per guidare i bambini al giusto rapportocon il cibo attraverso l’armonia dei colori dell’arcobaleno

sulla base del testo “Al RistoranteArcobaleno…Vieni con noi amangiare i colori!”, le classi par-teciperanno ad attività dedicatealla scoperta e all’abbinamentodei colori e dei sapori per trasfor-mare gli alimenti in pietanze invi-tanti e fare propri i principi di uncorretto stile di vita. ”Come l’ar-cobaleno è formato da una molti-tudine di colori - afferma Piercarlo Salari, Pediatra diConsultorio a Milano e componente della Società Ita-liana di Pediatria Preventiva e Sociale (SIPPS) - così unadieta deve essere composta in maniera armonica da tutti inutrienti di cui l’organismo ha bisogno. Grazie a questoprogetto i bambini, che rappresentano un terreno fertile incui seminare conoscenza, saranno accompagnati nella co-struzione di un giusto rapporto con il cibo, all’insegna discelte consapevoli e salutistiche, senza perdere di vista l’im-portanza di una buona dose quotidiana di movimento”.“La cucina è un laboratorio e al tempo stesso una risorsa diapprendimento” - aggiunge Natale Giunta, volto notodella TV grazie alle sue partecipazioni alla trasmissio-ne di Rai Uno ”La Prova del Cuoco” e titolare del Ri-storante ”Sailem” alla Cala di Palermo dove è autore di“colorate” rivisitazioni della cucina tradizionale siciliana.“Purtroppo - spiega Giunta - le mamme hanno sempre menotempo per preparare i cibi e preferiscono quelli già pronti.Questo progetto, oltre a coinvolgere i bambini in unpercorso educazionale, sarà utile anche a far apprez-zare alle loro mamme il piacere di una cucina gusto-sa e a scoprire come anche in poco tempo, con un pizzicodi buona volontà, si possano realizzare ricette equilibratee adatte ai propri figli”.Alla fine dell’anno scolastico sarà presentato il libro di ri-cette che Natale Giunta sta realizzando per le famiglie incollaborazione con il Gruppo Editoriale EDITEAM. Per in-formazioni sulle attività e le adesioni al progetto, inviareuna mail a [email protected].

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Investire in salute 7Investire in salute6

del naturale effetto tampone dellatte. Da qui l’importanza di unaltro esame, l’impedenzometria,che rileva la quantità di liquidoche refluisce ed è complementarealla pHmetria. Del tutto inutileper la prima diagnosi è invecel’ecografia, ancora largamenteprescritta.Nel bambino piccolo non servo-no, poi, test particolari per otte-nere la conferma della diagnosi:se si tratta di quello che viene de-finito un “rigurgitatore felice”(cioè un bimbo florido, che cresceregolarmente e non mostra alcundisagio) in genere sono sufficientisemplici provvedimenti, come peresempio aumentare la frequenzadei pasti e, per i bambini alimen-tati al biberon, un latte specifico:a tale riguardo la presenza diamido quale addensante offre ilvantaggio di ispessire la formulanello stomaco e non nel biberon,agevolando in tal modo la poppa-ta. La presenza di vomito fa inve-ce propendere per una malattia

Il rigurgito è un evento caratte- rizzato dell’espulsione di latte dopo la poppata, interessa la

quasi totalità dei lattanti e talvoltagenera ansia nelle mamme. Perquesta ragione è importante diffe-renziarlo da un’altra manifestazio-ne del tutto simile che richiedeperò attenzione in quanto spessoaccompagnata da conseguenze sulbenessere e sulla crescita del bam-bino: il reflusso gastroesofageo.

Prima però di entrare nei dettagliè fondamentale rispondere a duerapidi quesiti: il bambino cresceregolarmente in peso e lunghez-za? Il suo comportamento è rego-lare e tranquillo? Se entrambe lerisposte sono affermative c’è unaprobabilità molto elevata che il fe-nomeno, per quanto vistoso (lemamme, infatti, sono spesso pre-occupate più dal volume di latteemesso che non dal comporta-mento del loro piccolo), non ab-bia alcun significato anomalo. Ilrigurgito descritto sui libri e spes-so dalle mamme, infatti, è un fe-nomeno del tutto fisiologico e fre-quente: consiste nell’eliminazionedi latte non digerito, di solito en-tro mezz’ora dalla poppata: nonsi accompagna a riduzione dellacrescita e a complicanze ed è per-tanto da ritenersi innocuo inquanto, come giustamente inter-pretato, funge da meccanismoprotettivo nei confronti di un’as-sunzione eccessiva di latte. Perquesta ragione è più frequentenei piccoli che, alimentandosivoracemente, non lasciano al pro-prio stomaco - ancora poco ca-piente - il tempo di dilatarsi, rice-vere e trattenere il latte, che siamaterno o formulato.

Il reflusso è invece un sintomo di persé anomalo: ha luogo più tardivamen-te (cioè dopo almeno mezz’ora dal pa-sto) ed è per definizione acido. Nonimporta se sul cuscino rimanga soltantouna piccola traccia di odore piuttostoche un residuo più vistoso di latte caglia-to: l’evento è dovuto alla risalita di lattegià intaccato dai succhi gastrici a causa diun funzionamento imperfetto del cardias,la valvola situata all’ingresso dello stomaco.Ne consegue una mancata tenuta e poichéla mucosa esofagea non è predisposta alcontatto con l’acido il materiale che refluisceda luogo a infiammazione (esofagite) e quindidolore, documentato dal risveglio improvvisocon pianto in fase digestiva.Il possibile impatto e la rilevanza clinica del re-flusso dipendono dalla frequenza degli episodi edall’acidità: la pHmetria è l’indagine diagnosticache consente di verificare se il fenomeno è patolo-gico, ossia se nelle 24 ore si supera il 4% del tempocon pH acido in esofago. Va però tenuto presente chenel piccolo lattante, che si alimenta mediamente ognitre ore il reflusso potrebbe risultare poco acido a seguito

Flavia Indrio, Antonio Di Mauro,Dario Gallo, Domenico MartinelliDipartimento di Pediatria, Università di Bari

da reflusso, soprattutto se si rile-vano tracce di sangue nel mate-riale espulso e l’esofagite è dasospettare in un lattante che so-spende a breve la poppata.Normalmente il reflusso del lattan-te scompare tra i 12 e i 24 mesi,tempo necessario alla maturazionedel cardias: l’impiego di farmaciantisecretori (gli stessi impiegatinell’adulto, naturalmente a dosag-gio diverso) è infatti finalizzatoproprio a prevenire l’esofagite. Inogni caso è bene tenere presentela disponibilità di formule specifi-che, più dense grazie all’aggiuntadi un “ispessente” (la sigla “AR”contraddistingue proprio questogenere di formule).Non tutti i latti AR, però, sonouguali. In caso di rigurgito sem-plice è sufficiente una formulacon amido di tapioca che adden-sa a livello gastrico rendendo co-munque semplice la poppata delbambino. L’utilizzo di latti AR abase di farina di carrube in que-sto caso risulta eccessivo.

Il rigurgito è un evento frequente nel primo anno di vita e può

essere favorito dall’assunzione eccessiva di latte e dall’immaturi-

tà della valvola posta tra esofago e stomaco (cardias). Di solito

ha luogo a breve distanza dalla poppata e non irrita il lattante.

Il reflusso è per definizione la risalita di materiale acido nell’eso-

fago. Oltre certi limiti di frequenza e durata esso diventa patolo-

gico e dà luogo a infiammazione dell’esofago (esofagite), alla

quale si correla la cosiddetta malattia da reflusso. In questo caso

il lattante piange a causa del bruciore e tende a ridurre istinti-

vamente l’alimentazione, andando così incontro a un arresto

della crescita.

In caso di allattamento artificiale sarà il pediatra a dare le op-

portune indicazioni. La scelta di una formula ispessita con ad-

densanti è utile a ridurre la frequenza del reflusso, favorisce la

crescita del bambino e ne migliora la qualità di vita.

L’amido di mais ispessisce il latte non nel biberon ma a livello

gastrico ed è perciò un ottimo addensante in caso di rigurgito

semplice, per il quale la farina di carruba sarebbe eccessiva.

L’associazione dei due componenti offre invece il vantaggio di

un effetto sinergico nel contrastare la risalita del contenuto ga-

strico in esofago nel bambino con reflusso.

Tra l’altro prodotti AR a base disola farina di carrube hanno losvantaggio di addensare la formulagià nel biberon, rendendo poi dif-ficoltosa la poppata al bambino.È invece razionale, utilizzare la fari-na di carruba in aggiunta ad ami-do per ottenere un effetto doppioaddensante indubbiamente più ef-ficace per il reflusso: a livello esofa-geo (la farina di carruba addensainfatti il latte già nel biberon) e ga-strico (amido di tapioca). Per que-st’ultima tipologia di latti un ulte-riore accorgimento messo a puntodalla ricerca consiste nell’impiegodi proteine parzialmente frammen-tate (idrolisate). Queste hanno unaduplice funzione: da una parte evi-tano un ispessimento della formulaeccessivo nel biberon per la pre-senza della farine di carrube, con-sentendo quindi a garantire unapoppata lineare. Dall’altro facilita-no il processo digestivo, poichè, adifferenza della caseina non preci-pitano nello stomaco rischiando dirallentare lo svuotamento gastrico.Spetta al pediatra suggerire lastrategia più adeguata alle necessi-tà di comfort e di crescita del sin-golo bambino.

Investire in salute 7Investire in salute6

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Gli spunti da ricordare

Improvviso risveglio e pianto

acuto del bambino in fase di-

gestiva

Riscontro frequente di resi-

dui di latte cagliato (acido)

sul cuscino

Tendenza del lattante a “op-

porsi” alla poppata e riduzio-

ne del suo volume

Assunzione da parte del lat-

tante di posizioni insolite o fre-

quente agitazione nel lettino

Calo o arresto dell’accresci-

mento.

Gli indizi cheinduconoa sospettareun reflusso

Ecco come riconoscerli e affrontarliEcco come riconoscerli e affrontarli

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Conoscere per prevenire8

Si conferma il trend negativo delle nascite in Italia anche per il 2013: è una delle no-

tizie diffuse dai media in chiusu-ra di anno su dati ISTAT prelimi-nari. I nati in Italia nel 2013 sonooltre 22.000 in meno del 2012,il 4% circa, e quasi 60.000 inmeno rispetto al 2009. Sebbenei dati siano ricavati dalla proie-zione del 60% circa dei nati del-l'anno, il fenomeno merita mag-giore attenzione sia da parte del-la comunità scientifica che delleistituzioni. E’ infatti un segnale ul-teriore del progressivo invecchia-mento della popolazione residen-te nel nostro Paese, già oggi in-torno a numeri allarmanti: perogni 100 soggetti sotto i 14 annisono oggi 150 gli over 65 anni, afronte dei 112 degli anni ‘90.

Diversi fattori stanno alla base del fe-nomeno, ormai noto da molti anni,che colpisce in modo generalizzatotutte le regioni del nostro Paese, dalnord al sud, sia pure con alcune diffe-renze geografiche. I capoluoghi e lecittà metropolitane sono meno inte-ressate della provincia e solo a Romae Milano si sono registrati nel 2013dati in controtendenza, per una ripre-sa del fenomeno migratorio internodal sud al nord, dalla provincia allecittà metropolitane.

La crisi economica, la difficoltà di por-tare avanti una gravidanza e far cre-scere bene i figli in situazioni di incer-tezza e di instabilità, i trend in au-mento di disoccupazione e di povertàsono fenomeni che preoccupano sem-pre di più e che incidono nel caloprogressivo della natalità.Anche l'aumento del numero di bam-bini al di fuori del matrimonio, stima-to nell'ordine del 25-30% del totale, iltriplo rispetto al dato del 2000, è ilfrutto dello stesso sfavorevole conte-sto sociale e d economico che pena-lizza la famiglia e la natalità.

Il numero elevato di nati da genitoristranieri, che ormai si colloca intor-no al 20%, non riesce più a com-pensare il tasso di denatalità dellanostra popolazione, anche per latendenza delle donne migranti a ri-durre il numero di figli (da 2,4 figliper donna straniera nel 2005 al2,0 stimato del 2013). Una dellerisposte a queste tendenze socio-demografiche può venire dallamaggiore integrazione della popo-lazione straniera nella società italia-na. Indipendentemente dalle con-vinzioni politiche o ideologiche diciascuno, è difficile nella realtà glo-balizzata di oggi negare a chi na-sce o cresce in Italia il diritto disentirsi e di dichiararsi italiano. Ilproblema semmai è un altro: esse-re sicuri che l'integrazione sia effet-tiva e non una dichiarazione finaliz-zata in modo esclusivo a garantirei benefici giuridici e amministrativi.In questa nostra epoca la societàmulticulturale e multietnica devediventare un valore positivo, deveessere occasione di crescita e disviluppo. Ai bambini e ai ragazzicon genitori stranieri bisogna ga-rantire diritti elementari e prospet-tive di vita e di salute pari a quelledei bambini e dei ragazzi italiani.In questo anno che comincia la So-cietà Italiana di Pediatria vuole im-pegnarsi su questo fronte coinvol-gendo tutte le realtà scientifiche eassociative che ruotano intorno albambino e alla Pediatria italiana.

Codice rosso

Giovanni Corsello

Dipartimento Materno-infantile,

Università di Palermo

Presidente Società Italiana di Pediatria

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Decalogo del Ministero della Saluteper proteggere la schiena dei bambini

Piegati sui banchi, costretti a portare zainetti stracolmi di libri:la schiena dei bambini è messa a dura prova

11111.....Insegnare aibambini ad assumereuna corretta posturaappena iniziano adandare a scuolaSia in posizione erettache da seduti

44444.....Sport e bambino,diamoci una mossaL’attività fisica, fuori edentro la scuola, èimportante, perché nellafase della crescita (inaltezza e peso) contribui-sce ad allenare lamuscolatura del dorso,che sostiene la colonnavertebrale del bambino

22222.....Quando il bambinoè seduto, deve mantene-re una posizione drittadella colonna vertebraleBanchi e sedie devonoessere di altezza ade-guatamente proporzio-nata al bambino che liusa, per evitare unaposizione forzatamentecurva della colonnavertebrale

33333.....Correggere lapostura del bambinoanche quando utilizzaapparecchi elettronici evideogiochiL’uso sempre piùfrequente di monitor,videogiochi, Ipad, ecc.,anche al di fuori delle orescolastiche, può favorireuna prolungata posizionescorretta e inadeguata

55555.....Alleggerire zaini emaxi zainiIl peso dello zainetto nondovrebbe superare il10-15% del peso corporeodell’alunno che lo indossa.Scegliere un modelloadeguato all’età e al pesodel bambino, con bretelleampie e imbottite, con unrinforzo dorsale e unacintura addominale

66666.....Indossare lo zaino in maniera correttaFar sì che il carico venga ripartitosimmetricamente sul dorso e non su unsolo lato: un carico asimmetricocomporta un carico aumentato per lacolonna in atteggiamento posturale nonfisiologico. Lo zaino deve aderire allaschiena, bisogna perdere un po’ ditempo per regolare bene le bretelle.Non portare mai lo zaino su una spallasola o con la parte inferiore tropposcesa sul bacino

La corretta postura durante la scuola dell’infanzia eprimaria è fondamentale. Cattive abitudini ed errori,come zaini troppo pesanti o posture scorrette durantelo studio e il gioco, possono creare problemi allaschiena dei nostri ragazzi e, con il tempo, portare allo

sviluppo inadeguato della muscolatura che sostienela colonna vertebrale, alla minore elasticità, al doloree a volte anche al dorso curvo.Per questo il Ministero della Salute pubblica una seriedi consigli per proteggere la schiena dei bambini.

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77777.....Non sovraccaricare i“trolley”Spesso il carico è ecces-sivo “perché tanto cisono le ruote”, ma ilpeso rende necessarimovimenti bruschi esollevamenti di carichieccessivi per unbambino, che possonoprovocare strappi econtratture lombari

88888.....Educare a un corredoscolastico essenzialeI docenti sono parte attiva nellapromozione della salute e dellasicurezza dei bambini, ancheattraverso l’organizzazione delladidattica. Già da qualche anno,le case editrici hanno iniziato astampare i testi scolastici infascicoli, proprio per consentiredi alleggerire il peso degli zainiscolastici, in attesa degli e.book

1010101010.....Considerare leinsidie di un’età “critica”L’ingresso nell’adolescen-za può rendere difficileda parte dei genitori edegli insegnanti l’indivi-duazione del problemaalla schiena. Spesso unadeformità in ipercifosidella colonna vertebraleviene erroneamentescambiata per unapostura assunta pertimidezza

99999.....Prestare attenzionea segnali di possibiliproblemi alla schienaNel periodo tra la quintaelementare e la primamedia i ragazzi si trovanoin quella fase dell’etàevolutiva in cui possonomanifestarsi alcune pato-logie della colonna verte-brale. Si tratta principal-mente della scoliosi idio-patitica, del dorso curvo,del mal di schiena (cau-sato a volte da spondilo-listesi). Sono patologiepoco frequenti, peresempio la scoliosi idio-patica può interessare2-2,5% della popolazio-ne, per le quali è perònecessaria una diagnosiprecoce e corretta

News

Peso degli adolescenti sotto controllose i genitori sanno educarli

Uno studio pubblicato sulla rivista internazionale Pedia-trics ha esaminato il rapporto tra sollecitazioni genitorialisul cibo e peso dei figli adolescenti. E’ emerso che sono ipadri che incitano a mangiare di più e i ragazzi sono piùricettivi allo stimolo rispetto alle ragazze. Non è stata in-vece riscontrata alcuna associazione con l’etnia o le condi-zioni socio-economiche. Invece di utilizzare condiziona-menti alimentati troppo restrittivi o troppo permissivi, igenitori degli adolescenti dovrebbero essere educati a se-guire stili di vita che prevengono eccessivi aumenti o per-dite di peso. Per esempio i ragazzi dovrebbero essere gui-dati a consumarepasti regolari in fa-miglia con alimentinutrienti, a nonmangiare fuori pa-sto e a sviluppareuna propria auto-nomia di giudizio econsapevolezza nel-la scelta e nell’as-sunzione del cibo

Evitare inutile spreco di cibo

Ogni anno lo spreco di cibo ancora consumabile am-monta a cica 27 Kg per famiglia, quantificabile in oltre580 euro, e 4mila tonnellate di alimenti freschi finisconoogni giorno in discarica. Senza contare poi le grandi men-se di aziende, scuole, ospedali, alberghi e villaggi turistici.Sono le stime dell’ADOC (Associazione Difesa Consumato-ri), secondo cui al primo posto si collocano latte, uova,formaggi e yogurt (39%), seguiti da pane e pasta (15%),carne (18%), frutta e verdura (12%).Da qui l’appello dell’Andid (Associazione Nazionale Dieti-sti) a combattere gli sprechi attraverso semplici regole tracui: acquistare solo ciò che serve e in giusta quantità, pre-ferire cibi di origine vegetale, di stagione e possibilmentedal produttore, scegliere prodotti con minimo imballag-gio e imparare a recuperare gli avanzi in gustose ricette

L’attività fisica migliora il rendimentoscolastico

L’attività fisica moderata-vigorosa praticata con regolari-tà fa migliorare la resa scolastica degli adolescenti e inparticolare quella delle ragazze nelle materie scientifiche.Lo afferma una ricerca svolta in Scozia e pubblicata onlinesul British Journal of Sports Medicine: l’analisi ha mostratoche la performance in tutte e tre le materie era legata allaquantità di attività fisica svolta. Anche agli esami del di-ploma di scuola secondaria, il Gcse, General Certificate ofSecondary Educationsi è osservato un miglioramento pro-gressivo per ogni aumento di esercizio giornaliero di 17minuti per i ragazzi e di 12 minuti per le ragazze

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Codice rosso12

Per molti secoli la massima di Giovenale della XIV Satira“Maxima debetur puero

reverentia”, non è stata “sempre”rispettata. Non è da molto che siguarda al bambino come persona,con la sua dignità, il suo essere in-dividuo, il diritto di avere una per-sonalità giuridica.I bambini e i loro diritti diventanocentro dell’attenzione e delle pre-occupazioni dell’Organizzazionedelle Nazioni Unite sin dalla suacreazione, nel 1945, e successiva-mente, nel 1948, l’Assemblea Ge-nerale riconosce il diritto del bam-bino ad aiuti ed assistenza partico-lari. Il 20 novembre 1959 vienepromossa un’iniziativa destinata aproteggere realmente il “pianetainfanzia”, nasce cioè la Dichiarazio-ne dei diritti del bambino. Sonostati poi gli innumerevoli bambinicoinvolti nelle guerre, “usati” comesoldati, baby-reclute arruolatecome carne da macello, i milioni dibambini brasiliani che si lasciano vi-

vere senza una famiglia nei vicoli dicittà senza anima, i tanti bambinisfruttati nella prostituzione, i milio-ni di bambini asiatici utilizzaticome schiavi, che hanno spintol’Assemblea Generale dell’ONU, nel1989, a firmare una nuova Conven-zione Internazionale sui diritti del-l’infanzia, che rivolgesse particolareattenzione a nuovi bisogni, o, me-glio, considerasse problematicheterribili, sempre esistite, ma nasco-ste, taciute e troppo spesso ricor-date solo per onore di cronaca.Le situazioni di maltrattamentoa danno dei minori rappresen-tano oggi una vera e propriaemergenza sanitaria e sociale.Non c’è giorno che non si legga onon si ascolti una notizia che i di-ritti dei bambini in una qualcheparte del mondo siano violati.Ogni anno sono milioni in tutte leparti del mondo i casi di violenza aidanni dei bambini. Non sono,però, solo questi dati che devono“impressionare”, ma la considera-zione che quello che noi vediamo èsolo la punta dell’iceberg. L’incapa-cità di “vedere” il maltrattamento èpurtroppo una triste realtà.Il maltrattamento fisico è sicura-mente la violazione più evidente.

Nella maggior parte dei casi è per-petrato da uno dei due genitori,quindi da un parente al quale è sta-to affidato il bambino e nella mino-ranza dei casi da amici di famiglia,dalla baby-sitter o da un fratello.L’ambiente in cui matura il maltrat-tamento è in genere carico di pro-blemi culturali e sociali.Il motivo dell’innesco della violenzaè quasi sempre futile, banale, comead esempio il bambino che piangeinsistentemente, il bambino che sibagna o che si sporca, rovesciaqualcosa o disobbedisce. Solo inuna piccola percentuale dei casi igenitori che maltrattano i figli hannopersonalità psicotiche o criminali.Nella maggior parte dei casi, infatti,le violenze fisiche si consumano nel-l’ambito di famiglie “normali”.Negli anni successivi alle prime se-gnalazioni di battered child, si co-mincia a prendere coscienza delproblema ed il concetto di maltrat-tamento si estende anche alle situa-zioni generanti “sofferenze psichi-che” o ad atteggiamenti comporta-mentali in grado di offendere inqualche modo la dignità dell’essereumano. Si entra così nel grande ca-pitolo delle “patologie delle cure”.Queste forme di abuso sono com-

messe da quei genitori che non dan-no ai propri figli un ambiente affet-tuoso in cui crescere, imparare e svi-lupparsi, l’ambiente che tutti i bam-bini dovrebbero avere per diritto.La patologia delle cure neibambini costituisce un impor-tante problema di sanità pub-blica e offre ampi spazi per inter-venti di educazione alla salute ri-volti a genitori, educatori, operato-ri socio-sanitari, infatti mentre leviolenze ai bambini che si realizza-no attraverso il fenomeno del childabuse sono già sufficientementenote agli operatori della salute cosìcome all’opinione pubblica, e pre-sentano un corpus iuris significati-vo e in costante crescita e aggior-namento, il fenomeno della patolo-gia delle cure non fruisce né dellastessa notorietà né di alcuna formadi protezione legislativa dedicata.Il termine inglese child neglect sipuò tradurre in italiano come “tra-scuratezza nei confronti dei bambi-ni”, e si verifica quando i genitorinon sono in grado di soddisfare i bi-sogni fisici e psicologici dei loro figli.Il Federal Child Abuse Preventionand Treatment Act (CAPTA) definisceinsieme neglect e abuse “qualsiasiatto od omissione da parte di un ge-nitore o di un responsabile di unbambino che si concluda con lamorte, con un serio danno psichicoe morale, con un abuso sessuale oqualsiasi atto che presenti per ilbambino un serio rischio e pericolo”.Inoltre definisce il solo neglect comel’incapacità di provvedere ai bisogni

Pietro Ferrara

Istituto di Clinica Pediatrica,

Università Cattolica del S. Cuore, Roma

Presidente Commissione Maltrattamento SIP

1. Bambino insolitamente triste e solitario (umore negativo persistente, isolamento,stanchezza cronica, mancanza di interesse)

2. Improvvisi cambiamenti nel comportamento e nelle abitudini (ad es. improvvisiscoppi d’ira o instabilità emotiva)

3. Continui dolori fisici che non trovano una spiegazione medica (ad es. mal ditesta, mal di pancia)

4. Improvvisi comportamenti particolarmente aggressivi o iperattivi5. Disturbi del sonno e del comportamento alimentare6. Significativo ed improvviso calo del rendimento scolastico e dell’attenzione7. Persistenti comportamenti e interessi sessuali e/o seduttivi inappropriati all’età8. Timore degli adulti (o di un adulto in particolare)9. Comparsa di nuove paure, con un conseguente bisogno di essere maggior-

mente rassicurati rispetto al passato10. Comportamenti regressivi (ad es. enuresi, riacutizzazione di paure presenti in

fasi evolutive precedenti)11. Scarsa autostima e continua svalutazione di sé12. Comportamenti autolesionistici o distruttivi e dannosi per sé o per altri

E’ importante cercare di conoscere e comprendere l’ambiente in cui matura il maltratta-mento, che è in genere carico di problemi culturali e sociali.Agli effetti immediati sul fisico e sulla sfera psico-comportamentale che queste violenzeprovocano, vanno aggiunte tutte le inevitabili e tremende ripercussioni a distanza, comela sfiducia nel mondo, la tendenza al suicidio, i disturbi della vita affettiva, sociale, ses-suale e, in alcuni casi, la predisposizione ad essere oggetto della ripetizione di abusi.

Molto spesso i segnali che i bam-bini lanciano per esprimere un di-sagio non vengono compresi im-mediatamente né dalla famigliané da coloro che si occupano deibambini, come i pediatri e gli in-segnanti.Raramente il sospetto di abuso omaltrattamento viene dal raccon-to diretto del minore, soprattuttoperché il bambino prova vergo-gna per quanto accaduto, si sen-te spesso responsabile e teme dinon essere creduto, né tantomeno riceviamo notizie utili dallafamiglia. I segnali che possono in-durre al sospetto non sono quindisempre facilmente rilevabili e so-prattutto non si tratta di indicatorispecifici ed inequivocabili.E’ quindi fondamentale conosce-re questi segni e indicatori per po-terli individuare con competenzae per non esitare a segnalarli almomento giusto, così da evitareche tali situazioni diventino evidentiquando ormai hanno causatodanni permanenti sulla salute deibambini.

ATTENZIONEbase del bambino. Diversamente dal-l’abuso fisico e sessuale, neglect èquindi un modello in continua evolu-zione di cure inadeguate ed è facil-mente osservato dagli individui cheentrano in contatto con il bambino.Infine la violenza sessuale può com-prendere dalla “semplice” molestiafino allo stupro e all’incesto. Nellamaggior parte dei casi i colpevolisono persone conosciute dal bam-bino, generalmente familiari.E’ facile intuire come sia ardual’identificazione clinica di questotipo di violenza per ovvie difficoltàobiettive e per la frequente man-canza di collaborazione da partedegli altri familiari, di chi sospettal’abuso e da parte del bambinostesso. In genere la maggioranzadei bambini molestati tende a nonrivelare il “proprio segreto” perchéprova vergogna, paura, sensi di col-pa. Possono indurre il sospetto lesimulazioni di atti sessuali con lebambole, la rappresentazione deigenitali nei disegni, i flirt precoci, idiscorsi generici sulle malattie ses-suali, traumi genitali e anali, malat-tie a trasmissione sessuale, condilo-mi genitali.Attualmente le principali SocietàScientifiche Italiane in ambito pedia-trico, quali la Società Italiana di Pe-diatria, la Società Italiana di Medicinadi Emergenza ed Urgenza Pediatrica,la Società Italiana di Pediatria Preven-tiva e Sociale, sono attivamente im-pegnate nel realizzare una Campa-gna di formazione-informazione e disensibilizzazione al problema.

Dalla parte del bambino

E’ necessaria la costituzione diuna équipe multidisciplinare in ra-gione della molteplicità e della varie-tà di interventi degli operatori chepartecipano alla rilevazione, diagnosie trattamento delle situazioni diabuso ai danni di minori. Il suo sco-po è, infatti, quello di integrare coe-rentemente le esigenze territoriali ela multidisciplinarietà della rispostaspecialistica, con efficaci sinergieoperative tra Istituzioni ed Enti.In tutto questo il Pediatra ha deiruoli fondamentali: sensibilizzaresulla tematica, trasferire conoscen-ze e competenze sul tema della vio-lenza all’infanzia e all’adolescenza,fornire gli strumenti necessari perriconoscere e individuare i minoriche potrebbero essere vittima dimaltrattamento, agire in accordocon tutti coloro che hanno un ruolodi tutela nei confronti dei minori.La pediatria moderna, infatti, nonsi concentra solo sull’assistenzamedica, ma ha sempre più una va-lenza sociale e la necessità di for-mazione delle nuove generazioni diPediatri non può prescindere dallaconsiderazione delle situazioni am-bientali.

SEGNALI DI ALLARME

Codice rosso 13

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La bussola14

La tosse, contrariamente a quanto pensano o temono le mamme, non è una malattia

ma un sintomo, e in particolareha il significato di naturale mec-canismo di protezione delle vierespiratorie.La tosse è infatti sostenuta e re-golata da un vero e proprio rifles-so nervoso e può essere favorita oscatenata non solo da infezionima anche dall’inalazione di so-stanze irritanti (ad esempio fumodi sigaretta, solventi, detergentidomestici, ammoniaca) o a cui ilsoggetto si è sensibilizzato o piùsemplicemente dal classico “boc-cone (talvolta la stessa saliva) cheva di traverso”.La tosse di maggiore rilevanzaper la mamma è naturalmentequella che accompagna le affezio-ni delle vie aeree e deve essereopportunamente distinta in duetipologie principali: la tosse secca(o stizzosa), che esprime uno sta-to irritativo, tipico per esempiodelle prime fasi di un’infezionerespiratoria, e la tosse produttiva(o “grassa”), che è dovuta allapersistenza di uno stimolo infiam-matorio ed è caratterizzata dallaproduzione di catarro, talvoltaanche in notevole quantità.Quest’ultima desta in generemaggiore preoccupazione nei ge-nitori, al punto da indurli talvoltaall’impiego di antibiotici.Una decisione del tutto inappro-priata per varie ragioni: innanzi-tutto, prima di farvi ricorso, èsempre opportuno attendere 2-3giorni e consultare il pediatra. Insecondo luogo essi non curano latosse, sono inefficaci sui virus,spesso responsabili di infezionirespiratorie, e la loro sommini-

Piercarlo Salari

Pediatra Consultorio, Milano

La TOSSE: un sintomo

che crea DISAGIO

strazione intempestivafavorisce l’insorgen-za di resistenzebatteriche.L’orientamentocorretto dovreb-be essere invecemirato a salva-guardare ilbenessere delbambino, inparticolarenelle ore not-turne, quando latosse è in generepiù disturbante.Al di sopra dei due anni imucolitici rappresentano unapossibile strategia. Non tutti,però, sono uguali: a parità di effi-cacia nel fluidificare il catarro, in-fatti, alcuni possono determinareinterferenze con altri farmaci (peresempio in caso di successivo im-piego di antibiotici ne possonomodificare la concentrazione nelsangue) mentre la presenza in al-tri di un conservante, benzalconiocloruro, può favorire l’insorgenzadi broncospasmo, in particolarein individui atopici. In questo sce-nario alcuni dati della letteraturascientifica richiamano l’attenzionesu alcune prerogative che devonoorientare nella scelta di un prepa-rato: la capacità di aumentare laquantità di acqua nel muco, ridu-cendone in tal modo la viscosità,responsabile dell’intasamentodelle vie aeree; la possibilità dipreservare e possibilmente mi-gliorate l’attività delle ciglia vi-bratili, particolari di alcune celluledelle vie aeree che, con il lorobattito ritmico, spingono il mucoverso la laringe, dove esso vienedeglutito e quindi eliminato; infi-ne la neutralizzazione dei radicaliliberi, sostanze che si formano inconcomitanza di eventi infiamma-tori.Infine un mucolitico dovrebbe es-sere efficace nelle patologie a ca-rico non soltanto delle basse vie

respiratorie ma anche di quellealte, come per esempio nell’otitemedia, in cui è importante la ri-duzione dell’ostruzione nasale perfavorire l’attenuazione della sinto-matologia dolorosa dell’orecchio.

I REQUISITI DI UN

MUCOLITICO

(per bambini d’età superiore a 2 anni)

• Assenza di possibili interferen-

ze con gli antibiotici

• Assenza di conservanti in

grado di irritare le vie aeree

• Efficacia in un’ampia serie

di affezioni respiratorie,dall’otite media allabronchite

• Idratazione del muco, al

fine di ridurne la viscosità emigliorare l’espettorazione

• Sostegno all’attività delle

ciglia, fondamentale permantenere deterse le vieaeree

• Contrasto dei radicali liberi,

che si formano nei processiinfiammatori

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Le pagine rosa16

Quando si può cominciare aparlare di igiene intima nelbambino? La domanda è

tutt’altro che scontata: finché ilbambino utilizza il pannolino, e inparticolare nei primi 12-18 mesi, sideve riconoscere che la cura perl’area genitale è massima. Le mam-me, infatti, sanno bene quanto sia-no importanti la frequenza delcambio e l’applicazione di prepara-ti locali ad azione protettiva. Con lacrescita, però, l’attenzione vieneprogressivamente a ridursi, soprat-tutto se non si manifestano disturbio problematicità. Questo, però,non giustifica un atteggiamento disuperficialità né tantomeno l’erro-neo preconcetto secondo cui perl’igiene intima sono sufficienti i de-tergenti abituali e non occorronoprodotti specifici.

L’igiene intima in età evolutiva In tutte le fasce d’età l’area geni-

tale, per la vicinanza a quella anale,è esposta a numerosi microrgani-smi ed è al tempo stesso un terri-torio di confine tra l’organismo el’ambiente esterno, nel quale devo-no essere costantemente operativi isistemi di protezione naturali (cel-lule immunitarie, anticorpi, fattoriantimicrobici). Per questa ragionel’igiene intima ha una duplice finali-tà: innanzitutto deve rimuovere fisi-camente i residui cutanei (celluledesquamate, secrezioni) e soprat-tutto i germi presenti sulla pelle.Per quanto essi siano per lo più diprovenienza intestinale e in genera-le innocui, infatti, la loro presenzadeve essere in ogni caso tenutasotto controllo in quanto, in caso

Piercarlo Salari

Pediatra Consultorio, Milano

16

di eventi irritativi, possono insediar-si e dare origine a processi infettivi.In secondo luogo la detersionedeve rispettare l’equilibrio fisiologi-co locale e preservare i meccanisminaturali di difesa.

La detersione al femminile Nelle bambine il problema più

frequente è rappresentato dall’ir-ritazione vulvovaginale (vulvovagi-nite), i cui sintomi sono la presen-za di secrezione vaginale, prurito,arrossamento locale, esigenza diurinare spesso e da una sensazio-ne di dolore ad urinare. I fattoripredisponenti cambiano a secon-da dell’età; nell’infanzia sono rap-presentati dalla contaminazioneda parte delle feci, un’igiene nonottimale o errate manovre di puli-zia; nell’adolescenza subentranole variazioni ormonali, la compar-sa del ciclo mestruale e i primirapporti sessuali. Ci sono poi for-me di origine non infettiva, dovu-te a cause irritative o allergiche.Queste possono essere dovute adetergenti non idonei, a coloran-ti, a fibre sintetiche od a corpiestranei. Nell’ultimo caso, alle se-crezioni vaginali e dai disturbi so-pra descritti si associano perditeematiche vaginali. Anche gli os-siuri (i classici “vermi” che infe-stano le comunità) possono por-tare a irritazione vulvare nellebambine.

La detersione al maschile La fisiologica adesione del pre-

puzio sul glande, che normal-mente serve a proteggerlo dall’ir-ritazione da parte di urine e feci,può costituire un facile punto diraccolta di smegma (frutto dellanaturale desquamazione delle cel-lule) e quindi essere anche unpunto di facile aggressione daparte dei germi. Una scarsa igie-ne può provocare nel maschiettola balanopostite, infiammazionedel glande e del prepuzio provo-cata dall’azione di agenti patoge-ni quali Stafilococchi, Streptococ-chi, Candida e così via. Per tratta-re opportunamente queste affe-

RACCOMANDAZIONI

GENERALI PER

L’IGIENE INTIMA

• Nella prima infanzia cambiareil pannolino in rapporto allafrequenza delle evacuazioni

• Sciacquare la zona genitale sottol’acqua corrente e con una pic-cola quantità di sapone neutro

• Detergere prima i genitali epassare poi alla regione anale

• Far indossare ai bambini co-mode mutandine di cotone

• Nei maschietti non retrarre ilprepuzio, almeno nei primianni di vita, limitandosi soltan-to alla detersione delle areeraggiungibili con facilità

• Nella bambina divaricare deli-catamente i margini della va-gina e rimuovere con il lavag-gio le eventuali secrezioni

I requisiti di un

detergente intimoUn buon detergente deve

rispettare il pH fisiologico e la

flora batterica naturalmente

presente in vagina. Il pH cam-

bia al variare dell’età: ha valori

compresi tra 3,5-4,5 durante la

pubertà e l’età fertile, mentre è

più elevato in menopausa e

nell’infanzia. E’ bene quindi usa-

re un preparato con pH simile a

quello vaginale: acido durante

la pubertà, meno acido durante

la prima infanzia e il periodo

prepuberale. Il detergente, inol-

tre, non deve contenere né ten-

sioattivi aggressivi, che non ri-

spettano la flora vaginale e as-

sottigliano la mucosa vulvare, né

profumi che sono responsabili di

frequenti reazioni allergiche.

zioni ai genitali è opportuno con-sultare il pediatra che prescriveràla terapia più idonea a risolvere ilproblema.

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Le pagine rosa 19Le pagine rosa18

Introduzione

La somministrazione dei vacciniinattivati nelle donne in gravidan-za può essere molto utile in diver-si casi. Gli esempi migliori sonorappresentati dalle vaccinazionicontro tetano, pertosse, infezionepneumococcica, infezione daHaemophilus influenzae di tipo b(Hib) e influenza.Una controindicazione alla vacci-nazione delle donne gravide è le-gata ai vaccini a base di virus viviattenuati, a causa della possibilitàteorica che possano infettare ilfeto. Nonostante l’importanza

Susanna EspositoUnità di Pediatria ad Alta Intensità di Cura,Dipartimento di Fisiopatologia e deiTrapianti, Università degli Studi di Milano,Fondazione IRCCS Ca’ GrandaOspedale Maggiore Policlinico, Milano

delle vaccinazioni per le gravide ei loro figli, la copertura vaccinaledelle donne in gravidanza è,però, tuttora molto scarsa.

Prevenzione del tetano

La decisione di somministrareil vaccino antitetanico a unadonna incinta immunocompeten-te dipende dal numero totale didosi che essa ha ricevuto in pas-sato e dall’età a cui sono statericevute.Nei Paesi industrializzati la vacci-nazione delle gravide non è rac-comandata in quanto si è osser-vato che la maggior parte dei ne-onati è sieroprotetta contro il te-tano poiché il vaccino antitetani-co è somministrato ripetutamentenel corso dei primi anni di vita.Nei Paesi in via di sviluppo, inve-ce, sono state implementate cam-pagne di vaccinazione antitetani-ca nelle gravide accuratamentepianificate in aree ad alto rischio

che hanno interessato più di 94milioni di donne e hanno protettopiù di 70 milioni di donne.

Prevenzione della pertosse

L’attuale strategia consigliatadalle autorità sanitarie nel mondoper ridurre i problemi legati allapertosse nei bambini più piccoli èla creazione di un ambiente pro-tetto: quindi, l’immunizzazionedei membri della famiglia, delpersonale di assistenza sanitaria edegli altri adulti che sono instretto contatto con i neonati nelperiodo post-parto.Tuttavia, questa misura non risul-ta molto efficace perché non è fa-cile vaccinare tutte le persone chepotrebbero trasmettere Bordetel-la pertussis ad un lattante.Alcuni esperti hanno, quindi, pro-posto di vaccinare contro la per-tosse le gravide nel 2° e nel 3°trimestre per evitare la malattianei primi sei mesi di vita.

Le pagine rosaLe pagine rosa18

Tale strategia è stata implementa-ta negli USA, in Canada e inAustralia e la speranza è che abreve si possa sapere se la vacci-nazione contro la pertosse in gra-vidanza possa effettivamente per-mettere di proteggere il neonatoe il lattante nei confronti dellamalattia.

Vaccini pneumococcici

La maggior parte degli studisull’impatto della vaccinazionematerna nei lattanti ha utilizzatoil vaccino polisaccaridico 23-va-lente (PPV) che, con alcune ecce-zioni, è stato trovato sicuro e im-munogeno nelle gravide in USA,Papua Nuova Guinea, Bangladeshe Gambia ed è attualmente racco-mandato per le donne incinte ap-partenenti a gruppi a rischio permalattie pneumococciche. Non è,però, stato dimostrato alcun evi-dente beneficio nel neonato e nellattante. Da quando sono statisviluppati i vaccini coniugati,sono stati effettuati vari tentativial fine di valutare l’impatto dellavaccinazione materna e ci si au-gura che presto possano esseredisponibili dati chiariificatori al ri-guardo.

Vaccino Anti-HaemophilusInfluenzae Tipo B (Hib)

Nei Paesi in cui i programmi divaccinazione universale controHib sono stati ampiamente incre-mentati, l’incidenza delle infezio-ni invasive causate da questo pa-togeno è estremamente bassa enon ci sono ragioni per vaccinarele donne in gravidanza per pro-teggere i loro figli.Nei Paesi in via di sviluppo, inve-ce, sono stati effettuati diversitentativi per valutare la rispostamaterna al vaccino anti-Hib, ilpassaggio transplacentare deglianticorpi e l’effetto della vaccina-zione materna sulla risposta im-munitaria del lattante alle succes-sive dosi di vaccino.La vaccinazione materna risultautile nel ridurre il rischio di ma-lattia da Hib nelle zone in cui lapatologia invasiva da Hib si verifi-ca frequentemente nei soggetti dietà inferiore a 6 mesi.

Vaccini antinfluenzali inattivati

Il vaccino antinfluenzale èraccomandato in tutto il mondoper le donne in gravidanza a ri-schio di complicanze in quantoaffette da patologie croniche dibase e, in molti Paesi, per le don-ne in gravidanza sane al fine diproteggerle da un infezione chepotrebbe portarle al ricovero oalla morte in un significativo nu-mero di casi rispetto alla popola-zione generale.Considerando che le IgG prodot-te in risposta alla vaccinazioneantinfluenzale materna attraver-sano la placenta e che le IgAvengono trasferite attraverso illatte, è stato osservato che vacci-nare le donne in gravidanza puòproteggere i loro figli nei primi6 mesi di vita, risolvendo così ilproblema legato al fatto che ivaccini antinfluenzali non sonoautorizzati per l’uso nei primimesi di vita.

Conclusioni

Molti studi riguardanti vaccinidiversi indicano che la vaccinazio-ne materna è utile nel proteggerei neonati e i lattanti nei primimesi di vita, quando il rischio dimalattia prevenibile con un vacci-no è elevato e il soggetto è trop-po piccolo per essere vaccinato oper aver già completato la sche-dula vaccinale. Tuttavia, questastrategia dovrebbe essere appli-cata per malattie selezionate e inaree geografiche ben definite,prestando particolare attenzionealle caratteristiche sia della madreche del bambino, in modo da ot-tenere il risultato migliore.Inoltre, sono necessari studi pervalutare l’approccio migliore peraumentare la copertura vaccinalenelle gravide, per determinare lesedi migliori per la loro vaccina-zione e per valutare le strategie dipromozione della vaccinazionedopo il parto sia nelle madri chenei familiari dei neonati.Infine, dovrebbero essere pro-mossi interventi di educazione sa-nitaria aventi come target i medi-ci curanti delle gravide al fine difornire un ulteriore supporto al-l’accettazione della vaccinazionedurante la gravidanza.

News

Troppo rumore assordai giovani

Un adolescente su sei ha una perditadell’udito alle alte frequenze, sintomoprevenibile e tipicamente legato altroppo rumore. E’ quanto rileva unostudio su JAMA Otolaryngology Headand Neck Surgery, che richiama l’at-tenzione sul tempo di esposizione deiragazzi a suoni e ru-mori, incluso l’ascol-to di musica ad altovolume. L’indagineha anche rilevato,però, che oltre idue terzi deigenitori nonaveva mai par-lato dei po-tenziali danniuditivi con ipropri figli

www.generazioniconnesse.it

Sono stati avviati presso il Ministerodell’Università e Ricerca Scientifica ilavori del nuovo Advisory Board Italydel Safer Internet Center, l’organismoconsultivo che riunisce i rappresentantidi alcune delle principali realtà italianeche si occupano dei temi collegati allatutela dei minori e alla sicurezza inrete, fra le quali la Società Italiana diPediatria, il CNOAS - Consiglio Nazio-nale dell’ordine degli Assistenti Socialie il CISMAI, Coordinamento Italiano deiServizi contro il Maltrattamento el’Abuso dell’Infanzia.Il Tavolo di lavoro vuole offrire un cana-le di scambio e comunicazione tra glistakeholders e i partner del progettoper favorirela condivi-sione e lamessa a si-stema delleconoscen-ze, dellepratiche edelle espe-rienze fra i diversi attori, per far emer-gere indicazioni strategiche e operativeche contribuiscano alla soddisfazionedei bisogni emersi, per diffondere icontenuti e gli strumenti prodotti dalprogetto nel territorio e promuoveresinergie a livello nazionale e locale

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Conoscere per prevenire 21Conoscere per prevenire20

Sono consapevole che ogni

disturbo che affligge il proprio bambino sia motivodi ansia. Spesso “problemi com-portamentali” (capricci, piantofrequente, disturbi simulati per ri-chiedere attenzione su di sé) sonoriferiti al pediatra come fosseroreali problemi di salute. Immagi-no, quindi, quanta preoccupa-zione provino i genitori quan-do il disturbo è effettiva-mente organico. Di frontead un bambino con il so-spetto di allergia, ilpediatra si deve pre-figgere innanzi tut-to di far emerge-re le vere pro-blematiche cau-sate dalle aller-gie, distin-guendole daquelle presun-te tali.La parola “aller-gia” è troppo spes-

Giovanni CavagniAllergologo PediatraCoordinatore della Società Italiana diAllergologia e Immunologia Pediatrica,Emilia Romagna

so evocata in modo improprio pergiustificare fastidi di cui non siriesce a trovare la causa. Una dia-gnosi “di comodo” di malattia al-lergica rischia di marchiare il fu-turo del bambino anche per tuttal’esistenza: può condizionare inu-tilmente l’alimentazione, le abitu-dini, gli stili di vita.L’allergia ha sempre un rap-porto temporale di causa-ef-fetto tra comparsa di sintomie contatto con la sostanzache li ha provocati. Per esem-pio: se dopo aver bevuto latte dimucca compaiono gonfiore alviso, orticaria e difficoltà di respi-ro, non c’è dubbio di essere inpresenza di un’allergia a questoalimento; starnuti e prurito alnaso quando si accarezza il gattodella nonna fanno pensare aun’allergia al pelo di questo ani-male, e così via.L’abuso indiscriminato del termi-ne “allergia” porta a confusione:“Il bambino andando all’asilo haspesso mal d’orecchi. La soluzio-ne proposta? Tolga il latte perché

ha un’intol-leran-

za”;

e perché? E ancora: “Ha mal dipancia al mattino prima di andarea scuola. Sarà la pizza che hamangiato due sere prima”. Si va acercare in farmacia, in erboristeriao addirittura in palestra un “testper le intolleranze alimentari”,che darà sempre un risultato po-sitivo: sì, ma ... una volta allapolvere di caffè, al seme disesamo e alla carne distruzzo, un’altra al gra-no, al pomodoro, allozucchero di canna,alla carne di monto-ne o all’avocado,che il bimbo, peraltro, non ha maimangiato. Pa-zienza ... intantoqualcosa si ètrovato.Ma attenzio-ne! Non ècosì che siprocede!L’allergia,quellavera, èuna cosaseria epuò por-tare gravi

DOTTORE, HO PAURA CHEMIO FIGLIO SIA ALLERGICO

Conoscere per prevenireConoscere per prevenire20

disturbi, pertanto va sempre documentata attraverso un’ac-curata valutazione clinica. Il pediatra con la collaborazionedello specialista l’allergologo pediatra, quando serve, si do-vrebbe sempre porre l’obiettivo di capire, in un rapporto diascolto con il bambino o con il genitore, da quali contattidipendono i disturbi e il tempo che intercorre con la com-parsa dei disturbi; con questo approccio risulta più appro-priato anche il modo per curarlo; con questo rapporto diascolto oltre a migliorare la cura si aiuta il bambino e la suafamiglia a superare le tante ansie che le malattie allergichepossono procurare. L’allergia è sulla bocca di tutti.Ai giardini, davanti a scuola, per televisione. “Mio figlio tos-sisce solo di notte, quando si corica a letto”. “Mia figlia hamangiato una mela e ha lamentato quasi da subito un forteprurito alla gola”. “Lorenzo, che allatto ancora al seno, vo-mita il mio latte, ma pare che non sia un problema di rigur-gito”. Non sono che spot di esempi.Sono frasi che si sentono sempre più spesso. Non solocome domande rivolte ai medici.

E parlare così spesso di allergia comporta sì unamaggiore conoscenza del problema, utile agli

allergici veri, ma anche ad un’omologazionenei comportamenti, per cui sempre più

spesso si fanno diagnosi con troppafacilità.L’allergia è una malattia, che non vasottovalutata e nemmeno sopravva-

lutata. E’ diritto del bambino esse-re curato e seguito correttamente,soprattutto poi quando si parladella sua alimentazione.

Togliere latte e uovaad un bambino, maspesso anche grano,

nocciole, verdure efrutta che libera-no istamina,quindi introdur-re una dieta ri-gida in un mo-mento dellosviluppo delbambino -non solo fisi-co ma ancheemotivo - vagiustificatada una realeallergia. Biso-

gna compensare evalutare i rischi e ivantaggi, studiareogni caso e il suoimpatto nella fa-miglia e nel suo

microcosmo.Non bisogna

lasciare soli igenitori diun bambino

allergico.

Il bambino con genitori o i parenti più stret-ti allergici ha un alto rischio di soffrire diallergia nell’infanzia sino all’età dello svi-luppo.

Se si sospetta che il bambino possa soffriredi disturbi a contatto di una sostanza aller-genica, il pediatra consiglierà una visitaspecialistica di allergologia pediatrica.

Per la diagnosi di allergia vanno eseguitele prove cutanee (prick test); vanno asso-lutamente evitate le indagini alternative(cosiddette “prove di intolleranza”) perchéprive di validità scientifica e quindi inutili.

Al bambino allergico va evitato rigorosa-mente il contatto col fumo di tabaccoperché questo favorisce la comparsa del-l’allergia nel bambino a rischio.

Al bambino allergico a sostanze presentinegli ambienti interni (come acari dellapolvere di casa, peli di gatto, ecc.) deveessere garantito che questi ambienti, inparticolare la camera da letto, siano benarieggiati e sgombri da arredi difficilmen-te lavabili che favoriscono l’accumulo dipolvere, terreno favorevole alla riprodu-zione degli acari e al deposito di peli dianimali.

Per il bambino allergico ai pollini va con-sultato il calendario pollinico (www.ilpolline.it)dal quale si possono conoscere i periodidell’anno “a rischio” e così poter adotta-re appropriati provvedimenti preventivi.

Il bambino che ha già sofferto di reazionianafilattiche molto gravi deve avere a di-sposizione il farmaco salvavita per preve-nire lo shock anafilattico (l’adrenalina inpenna autoiniettante), che deve esseresempre disponibile e somministrata im-mediatamente al bisogno.

Il bambino con asma allergica deve se-guire terapie curative o causali (come l’im-munoterapia specifica) efficaci e aggior-nate (locali e sistemiche) in grado di con-sentirgli una vita normale come frequen-tare regolarmente tutte le attività ricreati-ve, gioco e sport, adeguate alla sua età.

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Il carattere allergico rimane per tutta lavita ma l’organismo del bambino allergicoè in grado di costruire forme di difesa chegli consentono di poter diventare tollerantenei confronti della sostanza a cui è allergico(specie per i principali alimenti come lattee uovo) anche nel corso dei primi anni divita; il controllo periodico dello Specialista,su consiglio del Pediatra, permetterà di ac-certare i miglioramenti ottenuti.

INFORMAZIONI UTILIPER I GENITORI

DI UN BAMBINO ALLERGICO

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Rubrica 25Rubrica24

Come nasce una mamma

MOTIVARE E SOSTENERE L’ALLATTAMENTOAL SENO: UN’OPPORTUNITÀ PERLA SALUTE DI OGNI BAMBINOIl latte materno è l’alimento naturale per eccellenza, specifico perogni bambino e sempre adeguato ai suoi fabbisogni nutrizionali.Allattare al seno significa promuovere un’interazione e un lega-me affettivo unico tra nutrice e lattante, che ha l’opportunitàdi ricevere tutto ciò di cui ha bisogno per crescere e affron-tare l’esposizione all’ambiente. Ne sono esempio i fattoridi crescita, sostanze che regolano lo sviluppo dell’orga-nismo del piccolo, e il patrimonio di anticorpi e cellulevive, che conferiscono protezione nei confronti delleinfezioni e concorrono a prevenire le allergie. Il lattematerno, poi, è sempre pronto, alla temperatura giu-sta, è sicuro perché non richiede preparazione né con-servazione, cambia continuamente di sapore, educandoil gusto del lattante e, aspetto oggi non di poco conto,è economico. Allattare al seno è quindi vantaggioso edè un duplice investimento: nella salute del bambino,per il quale il latte materno è l’alimento per eccellenza,e in quella della madre. Va infatti ricordato che ognianno di allattamento al seno riduce del 4% il rischio ditumore alla mammella e, malgrado il depauperamentodi calcio, costituisce uno stimolo importante al metabo-lismo osseo e svolge quindi un ruolo preventivo neiconfronti dell’osteoporosi in età senile.La figura del pediatra gioca un ruolo fondamentale einsostituibile: ne parliamo con il dott. Giuseppe DiMauro, Presidente della Società Italiana diPediatria Preventiva e Sociale (SIPPS).

Uno spazio dedicato alla neomamma perUno spazio dedicato alla neomamma perUno spazio dedicato alla neomamma perUno spazio dedicato alla neomamma perUno spazio dedicato alla neomamma per

accompagnarla e aiutarla nel peraccompagnarla e aiutarla nel peraccompagnarla e aiutarla nel peraccompagnarla e aiutarla nel peraccompagnarla e aiutarla nel percorsocorsocorsocorsocorso

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In che modo il pediatra puòmotivare la mamma?

Per motivare una donna ad al-lattare è fondamentale l’informa-zione già in gravidanza su alcunebuone regole da seguire: peresempio il bambino va attaccatoappena possibile, subito dopo ilparto ed è fondamentale la stimo-lazione meccanica del capezzolo.La disposizione d’animo e la sere-nità della nutrice sono altri pre-supposti indispensabili: alcunedonne, per esempio, sono già in-tenzionate a non allattare - e perquesto non devono essere colpe-volizzate - mentre altre, desidero-se di farlo, si fanno prendere dal-l’ansia oppure, in caso di difficol-tà di qualsiasi genere, si sentonofrustrate o rischiano, come si suoldire, di “perdere il latte” se subi-scono uno stress. Il ruolo del pe-diatra è imprescindibile, ma ilsupporto del partner, della fami-glia e magari di un’amica che hagià affrontato l’esperienza sonosenza dubbio utili. Altrettanto ef-ficace è anche l’aiuto che possonofornire l’ostetrica e, ove disponi-bile, la consulente in allattamen-to, una figura professionale pococonosciuta ma operativa anchenel nostro Paese. Può essere inol-tre opportuno citare un datoscientifico di recente pubblicazio-ne: il bambino allattato al seno ha

Che cosa sono igalattogoghi?La scarsa produzione di lat-

te rappresenta una delle

ragioni più frequenti di in-

terruzione dell’allattamen-

to al seno.

I galattogoghi o lattogoghi

sono sostanze ritenute di

supporto nell’inizio, nell’au-

mento e nel mantenimento

della produzione materna

di latte.

La produzione del latteLa produzione del latte, detta anche lattogenesi, è sottoposta a

due ormoni fondamentali: la prolattina e l’ossitocina. La prima è

prodotta dall’adenoipofisi, una ghiandola situata alla base del

cranio, e, come suggerisce il suo stesso nome, stimola direttamen-

te la ghiandola mammaria. Le modificazioni del profilo ormonale

che si verificano al termine della gravidanza sono un primo se-

gnale per l’aumento della prolattina,

L’ossitocina proviene dalla neuroipofisi e, tra i suoi molteplici ef-

fetti attiva la contrazione della muscolatura liscia dei dotti galat-

tofori, promuovendo così la fuoriuscita del latte. Questi sono i mec-

canismi principali, ma una condizione indispensabile per mante-

nere la produzione del latte è la stimolazione meccanica del ca-

pezzolo, che facilita la secrezione di prolattina e ossitocina: da

qui il consiglio di attaccare al seno il bambino il più presto possi-

bile e con regolarità, anche e soprattutto se la comparsa del latte

dovesse tardare.

E’ importante sostenerel’allattamento materno?

Certamente, e il pediatra puòfare molto a questo riguardo.Un primo obiettivo è rassicuraree aiutare la neomamma, chespesso è condizionata da pauree preconcetti. Per esempio non èvero che allattare al seno fa peg-giorare la miopia né tantomenomeritano credito alcune falsecontroindicazioni, quali peresempio stati di raffreddamentoo necessità di assumere un anti-piretico. Certamente la pruden-

za con i farmaci è d’obbligo,ma le condizioni che rendonoeffettivamente sconsigliabilel’allattamento sono davvero po-che: con qualche accorgimento,che il pediatra può suggerirecaso per caso, si possono af-frontare e superare i piccoli im-previsti, salvaguardando le esi-genze di cura della mamma e lasicurezza del suo bambino.Ogni mamma può allattare enon deve avere timori circa labontà e l’adeguatezza qualitati-va del proprio latte.

maggiori probabilità di successoprofessionale e sociale nel corsodella propria vita. In altre parole,una mamma deve sapere che l’al-lattamento al seno è un regalounico e irripetibile, che soltantolei può fare al proprio bambino.

Cosa deve fare la mammache allatta?

La nutrice deve seguire un’ali-mentazione equilibrata e variata,ricca in frutta e verdura, con unmodesto aumento dell’apporto ca-lorico (500 calorie al giorno) e

un’adeguata assunzione di acqua(almeno 2 litri al giorno). Natural-mente ogni mamma richiede unavalutazione e consigli del tuttopersonalizzati: in alcuni casi, peresempio, può essere indicato il ri-corso a integratori galattogoghi,sostanze cioè che sostengono l’or-ganismo materno in questo perio-do in cui è sottoposto a maggiorimpegno e agevolano la produzio-ne del latte. Ancora una volta ècompito del pediatra valutare l’an-damento dell’allattamento e divolta in volta suggerire le strategiepiù funzionali alla singola mamma.

Come nasce una mamma 25Come nasce una mamma24

Adeguatezza nutrizionale specifica

per ogni fascia d’età del lattante

Variazione continua di sapore, che

favorisce l’educazione al gusto

Disponibilità immediata e alla giu-

sta temperatura, senza necessità di

preparazione

Apporto di anticorpi, fattori di cresci-

ta e cellule vive che conferiscono al

lattante una protezione naturale

Promozione di una flora batterica in-

testinale ottimale nel lattante

Contributo alla prevenzione di obe-

sità, infezioni e allergie

Promozione dello sviluppo neuroco-

gnitivo e dell’autoregolazione del-

l’appetito

Opportunità di rafforzamento del le-

game madre-bambino

Prevenzione per la madre del tumo-

re della mammella

Caratteristiche e vantaggidell’allattamento materno

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Investire in salute26

ci hai già pensato per tua figlia?

HPV...di cosa stiamo parlando? HPV sta per Papilloma Virus

Umano, un agente virale moltocomune che si trasmette attraver-so i rapporti sessuali: fino all’80%delle donne sessualmente attiveacquisisce un’infezione da HPVnel corso della propria vita.L’infezione genitale da HPV puòessere trasmessa anche attraversorapporti incompleti, tramite ilsemplice contatto diretto cutaneo(pelle-pelle); il preservativo, cheresta comunque l’unico strumen-to di prevenzione verso le malat-tie sessualmente trasmesse, ridu-ce pertanto il rischio di trasmis-sione del virus ma non garantisceuna protezione totale.L’infezione decorre senza dare al-cun sintomo e nel 90% dei casiguarisce spontaneamente senzacomplicanze. Nel restante 10%dei casi l’infezione persiste e può,in alcuni casi, portare a lesioniprecancerose del collo dell’uteroentro 2-5 anni e a cancro cervica-le entro 15-20 anni.

HPV e tumore del collodell’utero

Tra gli oltre cento differenti tipidi HPV, solo alcuni possono cau-sare lesioni maligne al collo del-l’utero; in particolare i ceppi 16 e18 sono responsabili di oltre il70% dei casi di tale neoplasia chein Italia registra ogni anno 3.500nuovi casi, collocandosi al secon-do posto tra i tumori femminili.

Non bisogna avere paurama fare prevenzione

L’evoluzione dell’infezione daHPV in tumore è molto lenta, civogliono in genere molti anni: ab-biamo quindi tutto il tempo perindividuare le infezioni a rischio,monitorarle nel tempo e per dia-gnosticare precocemente eventua-li lesioni iniziali con la possibilitàdi intervenire tempestivamente.La prevenzione rappresenta dun-que l’arma di difesa più impor-tante ed efficace contro il carci-noma della cervice uterina.Al di là prevenzione secondariaeffettuata attraverso il pap-test,raccomandato come esame discreening per la popolazione dietà compresa tra 25 e 65 anniper diagnosticare precocementele alterazioni delle cellule del col-lo dell’utero, esiste anche una for-ma di prevenzione primaria attra-verso la vaccinazione.I vaccini oggi disponibili sonodue: il “bivalente”, che previene leinfezioni da HPV 16 e 18, e il“quadrivalente”, che estende laprotezione vaccinale anche aiceppi 6 e 11, che sono responsa-bili della formazione dei condilomigenitali (anche noti come verruchegenitali o “creste di gallo”), lesionibenigne che non hanno alcun ri-schio di degenerare in tumore.Il vaccino contiene una copia in-nocua del virus HPV, in grado

quindi di indurre una risposta delsistema immunitario senza essereinfettivo. Per ottenere una prote-zione idonea, è necessario che sia-no somministrate (attraverso inie-zione intramuscolare) tutte e trele dosi previste.I numerosi studi condotti sulla si-curezza e sull’efficacia dei vaccinidocumentano che, se sommini-strati quando la donna non è an-cora entrata in contatto con il vi-rus, gli stessi assicurano una pro-tezione a lungo termine molto ele-vata, nella misura del 90-100%.La Campagna vaccinale racco-mandata dal Ministero della Salu-te prevede l’offerta attiva e gra-tuita del vaccino contro il Papillo-ma Virus Umano per le ragazzeche hanno compiuto l’undicesimoanno di età: questo consente digarantire un’efficace protezioneprima di un eventuale contagiocon il virus. Ciascuna Regione hapoi dettato la modalità di offertadel vaccino del proprio territorio.

Ancora poche le ragazzevaccinate in Italia

Sebbene l’Italia sia stata il pri-mo Paese europeo a strutturare eavviare nel 2008 un’organicaCampagna di immunizzazionecon offerta attiva e gratuita delvaccino ad una popolazione tar-get, la copertura vaccinale è benlontana dagli obiettivi prefissatied estremamente disomogeneasul territorio: ad oggi ci sonoancora molti dubbi e perplessitàsulla reale efficacia del vaccino esu eventuali effetti collaterali.In questo senso l’invito è di rivol-gervi al vostro medico di fiduciaper chiedere consiglio e per diri-mere ogni dubbio, in modo dadisporre di tutti gli strumenti co-noscitivi necessari per poter ope-rare nel ruolo di genitori una scel-ta responsabile e consapevole perla salute delle vostre figlie.

Francesca MerzagoraPresidente O.N.Da, Osservatorio Nazionale

sulla salute della Donna, Milano

Vaccinazione anti-HPV:

ci hai già pensato per tua figlia?

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Conoscere per prevenire30

A chi non è mai capitato di conoscere qualcuno affetto da verruche? Le verruche

cutanee sono lesioni benigne cheaffliggono molto frequentementeindividui adulti ed ancor più ibambini, nei quali possono esserepresenti fino ad un terzo di essi inetà scolare. Sono causate da pic-coli virus molto diffusi e spessoimplicati nelle infezioni umane,detti Papillomavirus e si presenta-no come più o meno ampie escre-scenze, spesso ruvide ed irregola-ri, talvolta lineari, nelle zone piùdisparate della cute, più frequen-temente sulle mani; talvolta pos-sono essere presenti anche sullemucose. Si possono contrarre percontatto diretto attraverso altrisoggetti affetti o attraverso super-fici contaminate dal virus, in parti-colare in ambienti caldo-umidiquali palestre, saune, piscine.Molto spesso poi, la propaga-zione a più sedi avviene attraver-

Caterina Bertolini

U.O. di Pediatria e Neonatologia,

Ospedale S. Maria della Scaletta, Imola

VERRUCHE: CHE FARE?

so il soggetto stesso, per autoinoculazione con il grattamento.Familiari, conviventi e compagnicon verruche sono una frequentefonte di infezione e le reinfezionisono frequenti, specie nellostesso nucleo familiare. Ancheriattivazioni da auto-inoculosono frequenti nello stesso sog-getto. Normalmente non sononecessari esami specifici di la-boratorio per la diagnosi, cherisulta facilmente ipotizzabileper la tipica presentazione clini-ca. La risoluzione spontanea èdocumentata nella maggioranzadei casi e la giovane età è unfattore favorente la guarigione.L’atteggiamento definito dagliautori anglosassoni “wait-and-see”, “aspetta e valuta” è spes-so dunque il più corretto, ameno che problemi di ordinefunzionale, connessi a particola-ri posizioni delle lesioni o pro-blemi di ordine estetico o psico-logico non ne indichino la rimo-

zione, che va comunque concor-data con un dermatologo.Le modalità più frequentementeutilizzate per la rimozione sonole applicazioni di prodotti abase di acido acetilsalicilico adalta concentrazione, che attra-verso le sue proprietà cheratoli-tiche, di distruzione cioè dellecellule epidermiche, permette ladissoluzione della verruca.In seconda istanza può essereutilizzata la crioterapia con azo-to liquido, con alcune sedutepresso il dermatologo, o da ulti-mo le due associate.Entrambe le terapie svolgono unruolo di distruzione e rimozionedelle cellule cutanee infette, macomportano irritazione, forma-zione di vescicole, ulcerazionedell’area trattata e possibile suc-cessiva pigmentazione.Vanno dunque ben soppesatiquesti effetti collaterali nel deci-dere di iniziare la terapia, speciese il soggetto è in tenera età.Da ultimo si può scegliere di ri-correre alle “formule” di un se-dicente guaritore, ben sapendoperò che il massimo che si possasperare è il cosiddetto effettoplacebo.

La bussola30

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UNA LINEA SPECIFICAPER LA PELLE ATOPICA

La dermatite atopica è una malattia della pelle ad anda- mento cronico-recidivante caratterizzata da lesioni lo- calizzate nel bambino classicamente al volto, nelle

pieghe periorifiziali e negli arti, dietro le orecchie. Compa-re nell’85% dei casi nel primo anno di vita e nel 95% neiprimi 5 anni. La pelle in una prima fase si arrossa, perde lasua integrità e risulta umida, a seguito di un intenso pro-cesso infiammatorio, e successivamente diventa secca (xe-rosi) e tende a sfaldarsi (desquamazione) a causa del conti-nuo grattamento, per poi riacquistare un aspetto quasi deltutto normale. Il prurito è il disturbo cardine e porta ilbambino a grattarsi, correndo così il rischio di procurarsida solo delle lesioni destinate a infettarsi. Come già accen-nato, la malattia è dunque ciclica, essendo caratterizzatada momenti di riaccensione intervallati da periodi di appa-rente benessere. Per questa ragione essa va seguita conestrema attenzione in rapporto sia alle condizioni generalidel bambino, spesso irritabile a causa del prurito, sia allasua evoluzione naturale.La cura della dermatite atopica ha diversi obiettivi: idrataree proteggere innanzitutto la cute, che risulta più vulnerabi-le nei confronti delle aggressioni esterne, ridurre l’infiam-mazione, contenere il prurito e prevenire eventuali sovrain-fezioni batteriche.L’approccio è sempre specifico per ciascun individuo e si avva-le di numerosi preparati, che non sono soltanto farmaci, maanche detergenti e prodotti ad azione emolliente e lenitiva.

Il cardine della terapia è rappresentato

proprio dai prodotti emollienti e idratanti che

servono a ripristinare il film idrolipidico

tipicamente danneggiato

nella pelle atopica.

A questo riguardo la li-nea Youderm SINATOP èstata appositamenteconcepita per proteg-gere, idratare e lenire lapelle atopica in manierasemplice ed efficace.

Linea dermatologi-camente testatasenza alcolsenza profumisenza parabeni.

Per l’uso sintomasintomasintomasintomasintomat icot icot icot icot ico lalalalala

linea prlinea prlinea prlinea prlinea propone una fopone una fopone una fopone una fopone una formormormormormulazione in crulazione in crulazione in crulazione in crulazione in cremaemaemaemaema

(per il trattamento di superfici estese) o(per il trattamento di superfici estese) o(per il trattamento di superfici estese) o(per il trattamento di superfici estese) o(per il trattamento di superfici estese) o ininininin

emulsione (per il trattamento di aree speci-emulsione (per il trattamento di aree speci-emulsione (per il trattamento di aree speci-emulsione (per il trattamento di aree speci-emulsione (per il trattamento di aree speci-

fffff iciciciciche) da ahe) da ahe) da ahe) da ahe) da applicarpplicarpplicarpplicarpplicare 3 ve 3 ve 3 ve 3 ve 3 volte al giornoolte al giornoolte al giornoolte al giornoolte al giorno, indica-, indica-, indica-, indica-, indica-

ta per il trta per il trta per il trta per il trta per il traaaaattamento di brttamento di brttamento di brttamento di brttamento di brucioruciorucioruciorucioreeeee, pr, pr, pr, pr, prurito eurito eurito eurito eurito e

dolore associati a vari tipi di dermatiti, com-dolore associati a vari tipi di dermatiti, com-dolore associati a vari tipi di dermatiti, com-dolore associati a vari tipi di dermatiti, com-dolore associati a vari tipi di dermatiti, com-

prprprprprese dermaese dermaese dermaese dermaese dermatiti atiti atiti atiti atiti atopictopictopictopictopiche e da contahe e da contahe e da contahe e da contahe e da contattottottottotto, con-, con-, con-, con-, con-

tribtribtribtribtribuendo a miguendo a miguendo a miguendo a miguendo a migliorliorliorliorliorararararare la xe la xe la xe la xe la xerererererosi cutaneaosi cutaneaosi cutaneaosi cutaneaosi cutanea

mantenendo la cute idratata e favorendo lamantenendo la cute idratata e favorendo lamantenendo la cute idratata e favorendo lamantenendo la cute idratata e favorendo lamantenendo la cute idratata e favorendo la

rierierierieriepitelizzazionepitelizzazionepitelizzazionepitelizzazionepitelizzazione.....

Per il trattamento

q u o t i d i a n oq u o t i d i a n oq u o t i d i a n oq u o t i d i a n oq u o t i d i a n osono disponibili nellasono disponibili nellasono disponibili nellasono disponibili nellasono disponibili nella

linea un detergentelinea un detergentelinea un detergentelinea un detergentelinea un detergente

specifico per l’igienespecifico per l’igienespecifico per l’igienespecifico per l’igienespecifico per l’igiene

e una crema extrai-e una crema extrai-e una crema extrai-e una crema extrai-e una crema extrai-

drdrdrdrdraaaaatante con prtante con prtante con prtante con prtante con proprieoprieoprieoprieoprie-----

tà antibatteriche datà antibatteriche datà antibatteriche datà antibatteriche datà antibatteriche da

applicare dopo laapplicare dopo laapplicare dopo laapplicare dopo laapplicare dopo la nor nor nor nor nor-----

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100 ml 40 ml 120 ml

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500 ml

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Codice rosso32

recentemente documen-tato come in talicircostanze si at-tivino a livellocerebrale areecorticali speci-fiche e quantosia importantenel processo dimemorizzazio-ne, riconosci-mento e discri-minazione dellavoce, la particola-re intonazione esequenza ritmicautilizzata.

I benefici della Musicoterapia

La voce materna e la musicasembrano avere un ruolo impor-tante nello sviluppo neurologicodel feto e del neonato e favorire ilsuccessivo sviluppo cognitivo ecomportamentale.Molti autori hanno ipotizzato in-fatti che la musica sia in grado diincrementare le potenzialità intel-lettive dei neonati. Il noto “Effet-to Mozart”, documentato già ne-gli anni 90, consiste nel guada-gno in termini di punti di QI(quoziente intellettivo) acquisitodai bambini dopo l’ascolto dellasonata K 448 del celebre compo-

sitore. In realtà è stato osserva-to che tale effetto è solo

transitorio e presenteanche con l’ascolto

di altri composito-ri. Oggi ricerchepiù recenti han-no dimostratoche l’esposizio-ne dei bambinia talune attività“artistiche” ed

in particolarequelle preferite,quali lezioni dipianoforte e can-to, favoriscono laconcentrazione el’attenzione e con-seguentementeportano ad un mi-

glioramento del-le performan-

ce ai testintelletti-vi. Anchein taleambitogli studi

di neuro-scienze hanno

documentato una partico-lare e più celere matura-zione di alcune aree cere-brali deputate a funzionispecifiche (quali il giro diHeschl, il giro frontale,parti del lobo temporale,

Giancarlo Gargano,Francesca NucciniNeonatologia e Terapia Intensiva Neonatale

Arcispedale S. Maria Nuova

IRCCS Reggio Emilia

32

il corpo calloso ed il cervelletto).In altre parole l’ipotesi è che lamusica stimoli la maturazione dialcune aree corticali deputate adalcune funzioni cognitive.Nel neonato prematuro gli effettibenefici della Musicoterapia sonoancor più evidenti e risultano di-rettamente correlati al timing del-la esposizione, ossia i maggioribenefici sono riscontrati in caso diesposizioni precoci ed inversa-mente proporzionali al peso delbambino. La Musicoterapia risultaefficace già tra le 28 e le 35 setti-

mane di età gestazionale e conpesi inferiori ai 1.500 grammi.I benefici maggiori, sebbene nonne sia nota la causa, sono stati re-gistrati nelle femmine.Negli ultimi 10 anni gli studi chehanno focalizzato l’attenzione suibenefici della Musicoterapia neireparti di terapia intensiva neona-tale si sono triplicati e in numero-si di questi la Musicoterapia èstata associata a una:• riduzione dei giorni di ospe-

dalizzazione• miglioramento della ossigena-

zione• miglioramento degli stati

comportamentali ed una mag-giore stabilità del sonno

• miglioramento della capacitànutrizionale

• riduzione dello stress• promozione dell’attaccamento

ai genitori• promozione di uno sviluppo

neurologico, sociale e comunica-tivo adeguato (anche se per que-sto servono ulteriori evidenze).

I benefici riscontrati non sono evi-denti solo sul neonato, in quantoanche le madri mostrano sicuri edimportanti effetti positivi. In par-ticolare la Musicoterapia ha mo-strato un ruolo specifico nel:

• sostegno e promozionedell’allattamento al seno edin particolare nella stimola-zione del seno e nella pro-duzione di latte materno enella promozione dell’at-taccamento e della inter-soggettività.

Sono stati anche ipotizzati van-taggi per il personale sanitario, intermini di sostegno e di supportoemotivo, riducendo l’ansia e il li-vello di stress.Un altro aspetto sorprendente ècostituito dalla maggiore efficaciadimostrata dall’utilizzo di unamusica “live” con terapisti musi-cali rispetto alla musica registra-ta, e questo ha aperto i reparti dineonatologia anche a questeemozionanti esperienze, pur coninnumerevoli difficoltà e criticità.Ma tutto ciò non risulta appan-naggio solo dei prematuri: inter-venti simili sono stati proposti an-che nel “late preterm” (neonati

Le pagine rosa 33

Voci e Musica pe r il nascituro

Le pagine rosa

F ino agli anni 80 era opinione comune che il feto si svilup- passe in un ambiente isolato

dai suoni e che non avesse capa-cità uditive. Da allora numerosistudi hanno dimostrato che il fetosviluppa precocemente le sue abi-lità percettive uditive ed è altresìin grado di discriminare i suonicui viene esposto. Esso è infattiimmerso all’interno dell’utero inun ambiente sonoro, il cosiddetto“noise floor”, che risulta dallacombinazione di “rumori interni”,quali il battito cardiaco, l’attivitàrespiratoria e gastrointestinalematerne, e di “rumori esterni”,tra i quali emerge prepotente-mente la voce di conversazione.Il liquido amniotico e la pareteaddominale quindi non costitui-scono una barriera isolante, quan-to piuttosto strumenti di modula-zione dei suoni. In tal modo ilfeto è protetto dai suoni intensiprovenienti dall’esterno, ma allostesso tempo è in grado di perce-pire voci e musica anche se inmaniera “distorta”. La voce ma-terna, tra le voci di conversazio-ne, è quella che risulta meno de-formata, specie se cantata. Lavoce maschile, comprendendofrequenze più basse, risulta in ge-nerale meglio trasmessa.Numerose ricerche hanno dimo-strato infatti che il feto ha capaci-tà di discriminare tra la voce ma-terna ed altre voci, evidenziandouna marcata predilezione peressa e per la lingua nativa ascol-tata durante la gestazione rispet-to ad altre lingue.Già a partire dalla 30a-31a setti-mana di gestazione esso è in gra-do di riconoscere la voce maternarispetto a quella di altre voci fem-

minili, mostrando una netta pre-dilezione, che probabilmente èparte integrante del profondo le-game che si sta strutturando tramadre e bambino e che sarà cosìrilevante per lo sviluppo neuroe-volutivo successivo.Questa capacità di discriminazio-ne persiste nel neonato in una sor-ta di “memoria uditiva” che carat-terizza le prime epoche della vita.In particolare è stata dimostratoche il neonato a termine è in gra-do di discriminare tra due diffe-renti storie per bambini (filastroc-che), preferendo quella ascoltatanell’ultimo trimestre di gravidan-za, specie se raccontata dalla ma-dre. La risposta del neonato èpresente tanto più precocementequanto prima il feto è stato espo-sto allo stimolo sonoro. In tuttiquesti studi la risposta del neona-to (e/o del feto) è rappresentatada una variazione dello statocomportamentale con significativariduzione della frequenza cardiacanel momento dell’esposizione allarima conosciuta.Il feto sarebbe quindi capace diriconoscere e ricordare il tonodella voce, l’intensità, e la suamelodia, con capacità di registra-re e immagazzinare anche sempli-ci suoni linguistici a conferma diuna complessa organizzazione alivello cerebrale già in fasi cosìprecoci della vita.Inoltre il feto mostra di preferirele voci cantate, le quali, mante-nendo musicalità, intonazione eritmo, subirebbero in utero unaminore distorsione. E così la mu-sica viene abilmente riconosciutagià in utero e il neonato ne man-tiene il ricordo anche a lungo: ne-onati e lattanti fino ad un anno dietà riconoscono efficacemente unmotivo musicale che la madre ave-va ascoltato negli ultimi mesi digravidanza, mostrando tempi diattenzione significativamentemaggiori.La moderna ricerca scientifica, ba-sata su studi di neuroscienza, ha

Lo sviluppo uditivonel fetoL’inizio della funzione udi-tiva del feto si fa risaliread una età gestazionale(EG) intorno alla 20a setti-mana e prosegue gra-dualmente nel corso del-le settimane successive,parallelamente alla ma-turazione della coclea,l’organo deputato allafunzione uditiva localizza-to nell’orecchio interno. Inuna fase iniziale si diffe-renziano le cellule ciglia-te interne, deputate allatrasformazione dello sti-molo sonoro in impulsonervoso, e solo successi-vamente compaiono lecellule cigliate esterne,che fungono da amplifi-catori. Parallelamente aqueste t ras formaz ion ianatomiche si ha unacorrispettiva maturazionefunzionale delle strutturecoinvolte, con una simul-tanea evoluzione dellecapacità del feto di ri-spondere a stimoli sonoridi frequenza sempre piùelevata.

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Codice rosso3434 Le pagine rosa

con età gestazionale compresetra 34 e 36 settimane) e nei neo-nati a termine a lungo ricoveratied hanno evidenziato risultatianaloghi. In particolare un grup-po australiano del Royal Chil-dren’s Hospital di Melbourne hamostrato come un gruppo di ne-onati a lungo ospedalizzati, sot-toposti a interventi di Musicote-rapia, presentavano uno svilupponeurocognitivo più adeguato, ri-sultavano meno irritabili, presen-tavano un pianto meno insistentee l’interazione con gli adulti mi-gliore, rispetto ad un gruppo dicontrollo non sottoposto a questotipo di intervento.

La Voce Materna

Recentemente gli effetti dellavoce materna e del “noise floor”sul prematuro sono stati oggettodi attenzione da parte degli stu-diosi. Solo l’anno scorso un’inte-ressante ricerca è stata pubblica-ta su una delle più autorevoli rivi-ste neonatologiche internazionali,in cui un gruppo di prematuri èstato sottoposto a differenti sti-moli uditivi e quindi valutati glieffetti sui parametri vitali (fre-quenza cardiaca, respiratoria,stato di ossigenazione) e com-portamentali (qualità del sonno eritmo sonno-veglia) dei soggetti.Come stimoli uditivi sono stateutilizzate filastrocche cantate dal-le mamme, una musica soft, defi-nita “Oceane Disc”, a simulazionedell’attività respiratoria maternaed una musica ritmica (“Gate

Box”) per riprodurre invece l’atti-vità cardiaca materna.Durante l’esposizione a tali sti-moli, ed in particolare alle fila-strocche recitate dalle mamme,i prematuri hanno mostrato una

maggiore capacità di attenzio-ne e di allerta con associatauna marcata riduzione della fre-quenza cardiaca, a dimostra-zione di un effetto rilassantedella voce materna e dei “suoniintrauterini”.I progetti che stimolano la parte-cipazione dei genitori, tramite laloro voce per esempio comequelli citati, sono importanti an-che per sostenere i vissuti genito-riali, quali quelli connessi ad unanascita pretermine. Questa vienespesso vissuta dalle madri comeuna rapida e dolorosa frattura del“progetto gestazionale”, ma an-che dell’intimo legame che le uni-va al figlio che cresceva nel lorogrembo. Stimolare i genitori acantare al loro bambino, a parlar-gli, così come a partecipare adaltri preziosi interventi, può dive-nire proprio un modo per ripren-dere e rimettere al centro il lega-me genitore-bambino, quell’unio-ne insostituibile.

Un’esperienza nuova adottata da

alcuni Centri Neonatologici italia-

ni, quale ad esempio quello di

Reggio Emilia, è costituita dall’uti-

lizzo “del narrare e del narrarsi”. I

genitori, ed in particolare la ma-

dre, sono invitati a scrivere e leg-

gere ad alta voce al bambino le

proprie esperienze ed emozioni

in una sorta di diario che la ma-

dre compila e di cui rende par-

tecipe il proprio bambino.

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Conoscere per prevenire 35

A documentarlo è la ricerca su“Lo stile di vita dei bambini e deiragazzi” realizzata da Ipsos neimesi di novembre e dicembre2013, per Save the Children eMondelez in Italia, in occasionedei 3 anni di attività di “Pronti,Partenza, Via!”, progetto pro-mosso da Save the Children insie-me a Mondelez InternationalFoundation in partnership conCentro Sportivo Italiano (CSI)e Unione Italiana Sport Per tutti(UISP) nelle aree periferiche di 10

Giordana Veracini

Save the Children, Roma

città italiane (Mila-no, Torino, Genova,Napoli, Catania, Sas-sari, Palermo, Bari, Ancona,Aprilia) a favore della praticamotoria e sportiva e dell’educa-zione alimentare dei bambini.

Un quarto circa dei bambini e

adolescenti italiani - pari al 23%

(+2% rispetto al 2012) - non fa al-

cuna attività motoria nel tempo

libero a fronte del 77% di minori

che invece fa sport e movimento,

si legge nella ricerca. Tra le cau-

se dell’inattività - secondo il 35%

di genitori intervistati - la man-

canza di voglia e di interesse da

parte dei bambini e ragazzi, quin-

di il costo eccessivo delle struttu-

re, per il 28% di madri e padri,

con un aumento del 13% rispetto

al 2012, l’incompatibilità degli

orari - per il 13% del campione.

A conferma dell’impatto crescentedelle difficoltà economiche suglistili di vita di minori e famiglie an-che il dato su cosa fanno gli stessigenitori nel tempo libero: fra leattività che registrano un ridimen-sionamento (non lo praticano maio raramente) vi è infatti lo sport acui rinuncia il 44% dei genitori (afronte del 37% nel 2012).Analizzando l’opinione dei ragaz-zi, colpisce l’incremento di coloroche assegnano scarsa rilevanza evalore all’attività fisica: alladomanda “tra i tuoi amici ecompagni come viene con-siderato uno che praticasport, fa attività fisica”, il39% (+7% rispetto al2012) risponde “in nes-sun modo particolare, nonse ne parla quasi” afronte invece di

un 40% (-6% in confronto al2012) di under 18 che dichiaraun’opinione positiva del faresport e moto.Un 9% di minori, tuttavia, non fapratica motoria a scuola e ciò sideve, nel 39% dei casi, alla assen-za di uno spazio attrezzato(+10% rispetto al 2012).Per quanto riguarda altre occasio-ni di sport o movimento, la ricer-ca rileva come la crisi non abbiascalfito il grande utilizzo dell’au-tomobile, anche per percorsi bre-vi come l’andare a scuola: in me-dia 4 minori su 10 si muovono inauto (6 su 10 tra gli alunni dellaprimaria) mentre solo il 24% apiedi (-6% rispetto al 2012) e il9% (a fronte dell’11% del 2012)in bici.A incentivare alcune abitudini se-dentarie dei bambini e adole-scenti italiani c’è poi la fruizionedei media: il tempo trascorso da-vanti alla TV si conferma signifi-cativo: sulla totalità dei minoriche la vedono quasi la metà(47%) la vede per un tempocompreso fra 1 e 3 ore al giorno.

Tempo libero al chiuso

In generale i minori italianistanno moltissimo a casa: il 73%

passa a casa propria o di ami-ci il proprio tempo libero, afronte di un 27% che lotrascorre fuori casa al-l’aperto con gli amici. Il36% dei genitori (a fron-te del 26% nel 2012)

motiva lo stare a casadei figli con la

Conoscere per prevenire

I dati

1 minore su 4 non fa moto esport nel tempo libero, nel28% dei casi (+13%) per dif-ficoltà economiche; 4 ragazzisu 10 si muovono in auto, po-chi (24%) a piedi, ancorameno (9%) in bici; il 73% stain casa nel tempo libero; dif-fuso (riguarda 7 minori su 10)ma in flessione il consumoquotidiano di frutta e verdurae il 9% non fa colazione,mentre l’abitudine di sedersia tavola è ancora di 9 famigliesu 10 con figli. Se delle saneabitudini di vita continuano ariguardare una quota ampiadi bambini e adolescenti inItalia, tuttavia (complice an-che la crisi) i dati segnalanocome una fetta crescente diminori si ritrova esclusa dallapossibilità di fare sport e mo-vimento con regolarità, diavere un’alimentazione com-pleta e di godere dei positivieffetti fisici ed emotivi di cor-retti stili di vita.

Stili di vitadei bambini

in Italia

dei bambini

in Italia

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Conoscere per prevenire36

mancanzadi “spaziall’apertodove incon-trarsi congli amici”, equesto sem-

brerebbe le-gato ad un leg-

gero calo della di-sponibilità di campi

sportivi (-6% secondo i genito-ri, -3% secondo i figli). In ge-nerale, comunque, gli spazipubblici permangono a dispo-sizione di bambini e adolescen-ti nelle proporzioni indicate inpassato (cioè in 9 casi su 10, èdisponibile uno spazio di ritro-vo o aggregazione) e sono giu-dicati in condizioni accettabilio più che accettabili da 3 inter-vistati su 4.

Le abitudini alimentari

Due genitori su tre (64%) di-chiarano di conoscere le regolealimentari di base tuttavia, perquanto riguarda il consumo difrutta e verdura, la ricerca evi-denzia una flessione nel numerodei bambini e adolescenti che nemangia ad ogni pasto (35% afronte del 37% nel 2012) o unavolta al giorno (35% contro il39% dell’anno precedente) e unaumento di coloro che non l’ as-sumono o lo fanno un massimodi 2 volte a settimana (31% con-tro il 24% del 2012).Per quanto riguarda il numero eregolarità dei pasti, dalla ricercaemerge un dato particolarmentecritico circa la prima colazione;ben un quarto dei ragazzi nonconsuma regolarmente (in parti-colare il 9% mai e il 16% a voltesì, a volte no) inoltre con il cre-scere dell’età questo pasto per-de il suo fondamentale ruolo eben il 14% dei 14-17enni non loconsuma mai a casa ma al bar.Il fuori pasto è un’abitudineche riguarda il 70% circa deigiovani intervistati, con mag-

giore occasionalità al cresceredell’età. Pomeriggio e metà mat-tina risultano alternativi per cir-ca il 40% dei ragazzi intervistati,mentre solo 1 ragazzo sui 5 fadue break al giorno.

Il sovrappeso: percezionie opinioni

L’obesità minorile in Italia appa-re per i genitori un problema visi-bile e consueto: i genitori conti-nuano a ritenere - in linea con ilpassato - che più di un terzo dibambini italiani sia sovrappeso odobesi ed un altro terzo che questapercentuale stia comunque tra il20% e il 30%. I bambini più pic-coli sono, secondo la percezionedei nostri intervistati, colpiti inmisura quasi doppia rispetto agliadolescenti.Tuttavia, quando si tratta di va-lutare lo stato di salute del pro-prio figlio, solo un genitore su10 ammette un sovrappeso,mentre per l’80% delle famigliei propri figli sono assolutamentenella norma.Per tali ragioni Save the Childrenha deciso di intervenire e nel2011 insieme a Mondelez Inter-national Foundation e in partner-ship con il Centro Sportivo Italiano(CSI) e l’Unione Italiana Sport Pertutti (UISP) ha avviato il progettoPronti, Partenza, Via!”.Tale intervento nasce per contra-stare il fenomeno crescente di ac-quisizione da parte dei bambini edegli adolescenti di stili di vitanon adeguati: cattiva alimentazio-ne, sedentarietà, attività ricreativepoco stimolanti e tendenti ad iso-lare i ragazzi piuttosto che ad in-tegrarli.La scelta di Save the Children e deisuoi partner è stata quella diindividuare dei quartieridelle maggiori cittàitaliane (Milano, To-rino, Genova, Na-poli, Catania, Sas-sari, Palermo,Bari, Ancona edAprilia) in cuisperimentareun approcciointegrato ca-pace di coin-volgere a più

livelli i ragazzi (nei contesti formalied extrascolastici) le famiglie, gliinsegnanti, il tessuto associativolocale e le Istituzioni.Il punto di partenza è stato il re-cupero e la ristrutturazione diluoghi inseriti in zone disagiatedelle città, con allestimento dicampi da gioco, percorsi sportivi,spazi verdi, campi polivalenti,skate e roller park, piste podisti-che e ciclabili. L’obiettivo è nonsolo quello di offrire opportunitàdi movimento e attività motoriaagli abitanti del quartiere, di tut-te le età, ma anche quello di tra-sformare queste aree e renderlevivibili per l’intero quartiere, con-trastando fenomeni di emargina-zione che coinvolgono ampie fa-sce della popolazione, soprattut-to giovanile. L’intervento di riqua-lificazione è accompagnato dallapresenza di educatori nelle scuo-le primarie, per promuovere stilidi vita salutari per i bambini e leloro famiglie. Inoltre vengonoproposte attività motorie e spor-tive all’interno degli spazi riquali-ficati e attrezzati.A distanza di 3 anni sono70.000 i bambini e gli adultiraggiunti, 10 le aree sportive everdi anche pubbliche riqualifi-cate e utilizzate per attività mo-torie, ricreative ed educative,1.400 i professionisti coinvolti,fra operatori, insegnanti, pedia-tri, nutrizionisti e cruciale è sta-to il contributo dei due partnerche sin dall’inizio hanno parteci-pato alla definizione del proget-to e ne hanno curato l’imple-mentazione: il Centro Spor-tivo Italiano e l’Unione Ita-liana Sport Per tutti.

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Conoscere per prevenire 39Conoscere per prevenire38

Il rispetto delle regole è fonda- mentale per lo sviluppo autono- mo del bambino e dell’uomo

che diventerà. Le regole defini-scono aspettative, ruoli, compor-tamenti propri e altrui, ricopronoun ruolo di fondamentale impor-tanza nel regolamentare la convi-venza sociale e civile.

Ogni bambino ha bisogno di es-sere amato, ascoltato e rispettatonei propri bisogni e non assecon-dato nei capricci. Ma a volte nonè facile distinguerli!Durante lo sviluppo del bambinovi è un periodo tra i 2 e i 3 anniin cui sono più frequenti episodidi non rispetto delle regole.E’ questo il periodo della diffe-renziazione e dello sviluppo auto-nomo. In questa fase i genitoridovrebbero favorire l’autonomiadel bambino e al tempo stessoguidarlo entro limiti e confini de-finiti, ad esempio dando una se-rie di opzioni tra cui scegliere.Indipendentemente da questafase, i bambini assorbono ilmodo in cui viviamo insiemeogni giorno, osservano come noici rivolgiamo l’uno all’altro, iltono di voce, l’atteggiamento, leemozioni espresse e inespresse,i gesti d’attenzione e di interes-samento, come trattiamo le cosee le persone care.Davanti ad un bambino che siste-maticamente non rispetta le re-gole impartite dai genitori, ci sidovrebbe pertanto domandare:

“come contribuisco al non rispet-to delle regole?”. Per rispondere aquesta domanda potrebbe essereutile riflettere sul modo in cui sista a casa, in famiglia, e al modoin cui ci si relaziona gli uni neiconfronti degli altri. Innanzitutto,vi sono delle regole? Quali equante sono? Per chi sono? Sonoadeguate all’età del bambino?Da chi sono state impartite? Sonostate concordate? Ed ancora, inostri comportamenti da adultisono rispettabili?E noi, rispettiamo le regole?Spesso non ci sono delle regolechiare, cambiano di continuo,non sono concordate tra i duegenitori e a volte non sono adat-te all’età del bambino.Genitori non autorevoli, presenzadi tensioni familiari, atteggia-mento poco tollerante verso lafrustrazione, autorità instabile einconsistente. Tutto ciò porta ilbambino a non rispettare le re-gole impartite dai genitori.Per il bambino i comportamentivalgono di più delle parole edavere genitori che non si rispet-tano o che non rispettano le re-gole autorizzano il bambino afare lo stesso. I genitori rappre-sentano un modello con cui ilbambino si identifica.E’ essenziale dunque porre po-che e semplici regole (3/4) allequali non transigere, mantene-re il punto, essere coesi con ilconiuge.Spesso vi è confusione tra iruoli di chi impartisce le rego-le, soprattutto in famiglie allar-gate dove la presenza di piùpersone che si occupano delbambino può essere confon-dente e dunque impattare sulsistema educativo.

Silvia PepePsicologa e Psicoterapeuta Familiare

Centro Pediatrico “Di Giulio-Casali-De

Benedetto-Scarlini” Ostia Lido, Roma

Aspetti che promuovonoil rispetto delle regole

Il bambino ha bisogno di esse-re osservato, lodato e rinforzato,soprattutto negli aspetti e com-portamenti positivi, evidenziandoe riconoscendo in modo affettuo-so i comportamenti adeguati cheattua. Ciò promuove il rispettodelle regole. Altrimenti il rischio edare un decalogo di quello che“non deve fare “ piuttosto di“come e cosa dovrebbe fare”.Anche in questo caso, come spes-so accade, lo stile del genitorenon può non essere influenzatodalla storia personale e familiare

che ha avuto a sua volta nellapropria famiglia d’origine.Aver avuto uno stile educativo ri-gido, piuttosto che permissivo,incide a cascata sullo stile genito-riale, sul rapporto che si stabili-sce con il proprio figlio e sul rap-porto che esso avrà con “l’autori-tà”. Alcuni genitori a volte si sen-tono depotenziati, come se ilbambino avesse un potere mag-giore del loro. In queste situazio-ni è necessario riprendere il “po-tere” e il “controllo”, anche at-traverso un sostegno familiare(consulenza terapeutica). In que-sti casi sarà utile rinforzare la

competenza e la fiducia genitoria-le, rivedere la propria relazionecon “l’autorità” e il proprio rap-porto con le regole ed il significa-to simbolico ad esso associato.Generalmente ciò permette diriappropriarsi del proprio “pote-re”, consentendo al bambino disentirsi dal genitore protetto e alsicuro.Per promuovere il rispetto delleregole può essere utile far parteci-pare il bambino ad attività che fa-voriscono il rispetto delle regole edelle norme che caratterizzano lavita di gruppo (come ad esempionel gioco o nello sport). La dina-

mica dei gruppi è infatti scanditada turni, tempi e ruoli, che con-sentono al bambino di impararead attendere, a stare fermo, a sa-per guardare, e al tempo stessodi apprendere il rispetto per l’al-tro, la pazienza, la tolleranza e lareciprocità.In caso di rimprovero, è opportu-no fare in modo che esso rimangacircoscritto alla situazione, evi-tando generalizzazioni, frasi o attimortificanti o offensive per ilbambino. Al contrario, i rimpro-veri devono essere motivati e sen-sati, oltre che adeguati all’età, ingrado di offrire al bambino unmomento per calmarsi e rifletteresull’accaduto e sull’importanzadelle regole. Durante la punizioneil bambino può stare in un postoa lui conosciuto, come ad esem-pio la sua camera, con qualchegioco. E’ un momento utile ancheper il genitore per prendere le di-stanze, soprattutto se si sentemolto arrabbiato. Altro momentomolto importante è quello dellariconciliazione, in cui si esprime ilproprio dispiacere, dando la pos-sibilità all’altro di riparare e disperimentare di nuovo l’amore el’armonia nello stare insieme.E’ importante essere da modelloper i figli anche in questo aspetto.

News

Diabete in età evolutiva

Nuove prospettive nella quotidianitàdelle famiglie dei bambini con diabeteemergono dal “Documento strategicodi intervento integrato per l’inseri-mento del bambino, adolescente egiovane con Diabete in contesti Scola-stici, Educativi, Formativi” presentatoin Senato alla presenza dei referentidei Ministeri della Salute e dell’Istru-zione che hanno attivamente parteci-pato alla sua stesura.Si tratta della sintesi di un lavoro col-legiale promosso da AGD Italia (Coor-dinamento tra associazioni italiane diaiuto a bambini e giovani con diabete)per garantire al bambino e all’adole-scente una vita scolastica, sportiva,relazionale e sociale identica ai propricoetanei senza diabete e per sostenerei familiari nella gestione del bambinoe dell’adolescente con diabete nel per-corso d’inserimento a scuola a seguitodiagnosi di diabete mellito Conoscere per prevenire

Il BAMBINO e il rispetto

delle REGOLEREGOLE

BAMBINO

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Conoscere per prevenire 41Conoscere per prevenire40

Cosa sono?

Le infezioni urinarie sono, dopole infezioni delle vie respiratorie,la patologia infettiva battericagrave più frequente nei bambini.Normalmente le vie urinarie sonosterili; quando un germe riesce alocalizzarsi e a stimolare la reazio-ne immunitaria dell’ospite, si par-la di infezione urinaria.Le infezioni possono rimanere cir-coscritte alle basse vie urinarie,provocando cistiti e/o uretriti, inaltri casi possono arrivare a coin-volgere il tessuto renale (pielone-frite). La maggior parte delle volteil trattamento antibiotico ne per-mette una pronta guarigione, sen-za nessun danno al rene. Moltopiù raramente le infezioni delrene, quasi sempre associate afebbre, possono determinare lacomparsa di una cicatrice renale,che rappresenta un danno perma-nente. Questa situazione si verifi-

ca soprattutto quando l’infezionecomplica una anomalia delle vieurinarie, come in caso di reflussovescicoureterale (vedi figura).

Antonella Toffolo, Giovanni Montini1

Pediatra, Oderzo (TV)1Nefrologo Pediatra, S. Orsola Bologna

Infezioni delle vie urinarie

Il reflusso rappresenta una condi-zione nella quale l’urina contenu-ta in vescica può risalire verso ilrene, portando con sé qualchebatterio, che in questi casi puòprovocare l’infezione del rene.

Come si manifestano?

I sintomi più tipici di infezioneurinaria, nei primi due anni divita, sono rappresentati dalla feb-bre, perdita di appetito, estremairritabilità, urine maleodoranti.Nel bambino molto piccolo, neiprimi due-tre mesi di vita, la feb-bre può essere assente, e la sinto-matologia limitarsi solo a scarsoappetito, sonnolenza, pianto la-mentoso, scarsa crescita. Nelbambino oltre i tre anni di vitacompaiono sintomi più specifici,tra i quali dolore addominale o aifianchi o bruciore nel fare la pipì.

Come si fa la diagnosi?

Nel sospetto di una infezioneurinaria deve essere eseguito unesame delle urine. Il metodo più

semplice è rappresentato dall’uti-lizzo di strisce reattive, che richie-de pochi minuti e che permette divalutare la presenza di cellule spe-cifiche dell’infezione (i globulibianchi) e/o di una sostanza (nitri-ti) prodotta dai batteri nell’urina.In caso di positività per questicomponenti, la diagnosi è alta-mente probabile, ma deve essereconfermata dalla urocoltura, chedefinisce quali e quanti germisono presenti e la loro sensibilitàai diversi antibiotici.La maggiore difficoltà nel farediagnosi di infezione delle vieurinarie è rappresentata dallanecessità di ottenere le urine inmaniera sterile. I principali pro-blemi sono rappresentati dallaenorme quantità di germi pre-sente fisiologicamente sulla no-stra pelle e dalla impossibilitàdi ottenere un campione di uri-na a comando nel bambino pic-colo. Bisogna pertanto utilizza-re dei metodi alternativi, alcunipiù invasivi, altri meno, ma tutticon pregi e difetti. Nella praticaclinica in Italia si consiglia diutilizzare la raccolta delle urineattraverso il mitto intermedio(mettere il bambino sul fascia-toio, nudo, subito dopo la pop-pata o dopo avergli dato ab-bondantemente da bere e rac-cogliere direttamente sul vaset-to sterile l’urina, durante laminzione. In questa maniera laprima che esce, pulisce le bassevie urinarie da eventuali conta-minazioni).La diagnosi di infezione febbriledelle vie urinarie nei primi 2-3anni di vita richiede la valutazionedella presenza di malformazionidelle vie urinarie, che possono fa-vorire successive ricadute. Saràquindi necessario eseguire unaecografia renale e delle vie urina-rie e una attenta ricerca di familia-rità per malformazioni renali e/ourologiche, precedenti infezioniurinarie, disturbi della minzione,anomalie dei reni e delle vie uri-narie all’ecografia prenatale.Sarà quindi possibile distinguerequei bambini, e sono la grandemaggioranza, in cui un unicoepisodio di infezione urinaria hascarse probabilità di ricadute edi danni renali e non richiede ul-

teriori approfondimenti diagno-stici, da quei bambini che pre-sentano alterazioni delle vie uri-narie e che per questo meritanoaccertamenti radiologici e scinti-grafici più approfonditi.

Quale la terapia?

Le infezioni delle vie urinariefebbrili sono infezioni batterichee come tali potenzialmente gravi,soprattutto nel bambino moltopiccolo. Per tale motivo vannocurate prontamente, sulla scortadell’esito dell’esame urine, conterapia antibiotica mediamenteper 10 giorni. Il risultato del-l’urocoltura ne confermerà omeno la diagnosi in un secondomomento. Ormai numerosi studipubblicati dai maggior espertinegli ultimi 10 anni dimostranoche, in assenza di condizioni par-ticolari, una terapia antibioticaorale produce gli stessi effetti diuna terapia antibiotica iniettiva.In certi casi (per esempio se ilbambino presenta vomito) è utileiniziare con la terapia iniettivaper i primi 3 giorni e poi prose-guire con la terapia orale.

Conclusioni

L’infezione delle vie urinarie èuna patologia comune che quasimai presenta difficoltà nella dia-gnosi e nella terapia, ma ogni sin-golo caso merita una valutazioneaccurata ed esperta per identifi-care quelle rare situazioni che, senon indagate e seguite, possonodanneggiare la funzione del rene.

Conoscere per prevenire40

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Investire in salute 43Investire in salute42

Scrivere un articolo sul giococome diritto, nel mese in cui cadel’anniversario della ConvenzioneONU sui Diritti dell’Infanzia e del-l’Adolescenza, è una coincidenzabella per chi, come il sottoscrittoal pari di tanti educatori, inse-gnanti e operatori che ogni giornovedono bambini in carne e ossa,passa molto del suo tempo a ten-tare di spiegare - spesso invano -che il “gioco è una cosa seria”;che il “divertimento”, ricordandola sua etimologia che lo lega al“divergere”, è un’operazione ne-

cessaria non già per fuggire maper esplorare opportunità esisten-ziali, esperienziali, relazionali. E, inpiù, come papà di un bimbo di18 mesi, mi è ancora più evidentecome sia imperativo che il ricono-scimento del diritto al gioco si af-fermi ovunque e in ogni contesto.Senza se e senza ma, perché chinon gioca muore. Muore dentroperché recide ciò che lo lega allasua biologia, alla sua biografia,alla sua capacità di re-immaginareil presente e quindi di trasformareil futuro.Il gioco è un’attività fondamenta-le (addirittura non solo del genereumano) per i bambini, per i ra-gazzi e gli adulti. Assume formee dimensioni diverse ma è essen-ziale come il sonno, come il pen-siero. Chi non gioca, semplice-mente, non è umano.Il gioco, infatti, ha delle connota-zioni di carattere culturale - so-ciale - politico - pedagogiche.

Il gioco risponde ad un bisognoculturale: favorire e stimolare ilgioco riporta alla necessità di tra-

smettere una cultura, un modo difare: il gioco come «normalità»anche nel campo delle relazioniumane; il gioco, come spaziotem-po non ghettizzato (o ghettizzan-te), come attività non «straordina-ria» (nel senso di «fuori» dall’ordi-nario). Favorire il gioco significaproporsi con - e proporre una -forma mentis ben precisa, che ac-cetta e riconosce le nostre carat-teristiche umane, ancorché rego-late dalle norme sociali e le rendefruibili, liberandoci anche dal pesodi pressioni psicologiche che, allalunga, sarebbero insopportabili.

E’ anche sul versante sociale cheil gioco ha un forte impatto: datoche chiunque infatti troverà, pri-ma o poi, il modo e il gusto pergiocare, sperimentando così nor-me di convivenza (con sé o con glialtri), perché il gioco è relazione.In una società che rinnega il giocol’atto di giocare sarà vissuto dinascosto, rabbiosamente, «con-tro» la società e le norme; sarà ungioco difficile, duro, cattivo. Inuna società che ammette e svilup-

pa il senso del gioco, questo po-trà essere canalizzato verso la li-bera espressione del sé, delleemozioni, delle idee e dei senti-menti (singoli e di gruppo) e po-trà essere reso maggiormente«adattabile» alle altre esigenzedella società stessa. Determinarespazi e tempi giusti per il gioconon significa, però, ghettizzarloa comportamento «di nicchia» e«contrario» alla logica predomi-nante (che oggi è quella del lavo-ro e della produzione economi-ca). Troppo spesso, infatti, con ilpretesto della «regolazione » delgioco invece lo si contrasta più omeno apertamente, lo si rendecosì difficile con il risultato divietarlo.

Il diritto al gioco diventa quindianche un’opzione politica. LaConvenzione ONU sui Diritti del-l’Infanzia e dell’Adolescenza, in-dica con chiarezza, infatti, che ilgioco non può essere vietato (ar-ticolo 31) e, cosa che viene affer-mata nella stessa Convenzione(articolo 3) riguardo al superioreinteresse dei bambini, emergeche in caso di «conflitto» fra di-ritti dei bambini e quelli degliadulti sono i primi ad avere«più» peso. Altro aspetto politi-co fondamentale è rappresentatodalle scelte relative alla libertà digioco con le quali si misurano al-meno due fattori: per tutti (adul-ti e bambini) la libertà di espres-sione del sé; per una categoriaspecifica (i bambini), che non haun potere contrattuale legato alvoto, la capacità di una societàdi prendersi cura degli interessidiffusi anche in mancanza di

Ci giochiamo...la VITATTTTTante rante rante rante rante ragioni per dagioni per dagioni per dagioni per dagioni per difenderifenderifenderifenderifendere il giocoe il giocoe il giocoe il giocoe il giocoe pretendere di giocare e poter far giocaree pretendere di giocare e poter far giocaree pretendere di giocare e poter far giocaree pretendere di giocare e poter far giocaree pretendere di giocare e poter far giocare

Juri Pertichini

Educatore, progettista sociale, volontarioe dirigente Associazione Arciragazzi e...neo papà!

gruppi di pressione specifica.Quindi, in un certo senso, la ca-pacità di una società di esserelungimirante. Tutto questo è benspiegato nel recentissimo “Com-mento Generale n. 17” del Co-mitato ONU sui Diritti dell’Infan-zia e dell’Adolescenza, che ap-profondisce appunto il diritto algioco collegandolo a questi e atanti altri aspetti (come la salutefisica e psichica). Una letturaconsigliata, che si trova - pur-troppo ancora solo in inglese -sulla rete.

Infine, il diritto al gioco ha unachiara valenza pedagogica.Giocare è educativo, e questo èormai senso comune tanto che èquasi inutile addentrarsi neltema. E’ invece interessante pro-vare ad andare oltre l’ovvietà edire che la libertà di gioco devepotersi realizzare «insieme» allalibertà di espressione e al dirittoalla partecipazione. Giocare si-gnifica scoprire e «avere a chefare» con il mondo e quindi, benpresto, comprendere le possibili-tà che si hanno di agire sul e conil mondo e con gli altri. Se quindiil gioco è anche partecipazione èimportante che esso possa espri-mersi non solo in spazi adeguati(stando attenti che non diventinoghetti, come sono molti luoghideputati al gioco) ma anche intempi adeguati (non solo quellidecisi dalla frenesia della vita, deigenitori e delle strutture che re-golano la nostra agenda) e, infi-ne, anche in modi adeguati (chesiano rispondenti all’idea di svi-luppo, evoluzione e libertà che ilgioco porta con sé).

Senza che queste condizioni sipossano realizzare il gioco è co-strizione, ghettizzazione, attivitàimposta e quindi si ricade inquanto sopra esposto, circa gliesiti, rabbiosi e cattivi, di unasocietà che nega il (vero) gioco.E’ un fatto che le dittature, fac-ciamoci caso, di solito proibi-scono il gioco libero e preferi-scano il “pane et circenses”; ilgioco in fondo è poco ordinato,deve esserlo! E’ non finalizzato(si gioca per giocare). Il gioco èridere e suonare. E il gioco èesplorazione delle regole e au-toregolazione (creazione di spa-zi di sviluppo prossimale, perdirla con Vygotsky); quindi ècrescita e trasformazione. E labiologia ci insegna che l’assenzadi dinamicità è morte. I “dueimpiegati che in un caffè delSud giocano in silenzio agliscacchi” di Borges (Poesia “IGiusti”), che salvano il mondo enon lo sanno (solo perché stan-no “semplicemente” giocando),salvano anche se stessi.

Se tutto questo è vero, allora di-fendere il gioco, per quanto dif-ficile, è giusto oltre ogni misura.Per un educatore, per un profes-sionista che opera per e con l’in-fanzia, per un padre. E se questonon è vero, allora va bene lostesso. Possiamo applicare la re-gola segreta n. 12 del Regola-mento Mondiale della Pallastradadi Stefano Benni (il meravigliosolibro della Compagnia dei Cele-stini) che, se applicata, aboliscetutte le precedenti. E allora si ri-comincia tutto da capo. Di nuo-vo pronti, al via… si ricomincia…

“...i fanciulli gridando su lapiazzola in frotta, e qua e làsaltando, fanno un lietoromore”

Giacomo Leopardi,Il Sabato del Villaggio

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