PERIODICO DI INFORMAZIONE N.1 rto ... · la via?» (Lc 24,32). La finestra della Coordinatrice 5...

28
> > ERO STRANIERO E MI AVETE ACCOLTO PAOLO CICCHITTO ABRAMO NELLA TRADIZIONE EBRAICA LAURA ANTINUCCI > DINA NON SCHERZAVA... SI PARTE PER TORINO TITTA BOCCIA E SEBASTIANO COTICELLI 13 VOLONTARI 18 FORMAZIONE Resta con noi Signore, perché si fa sera, e facci testimoni della tua Pasqua PERIODICO DI INFORMAZIONE DEL MOVIMENTO TESTIMONI DEL RISORTO N. 1 2018 12 MOVIMENTO VITA DEL www.testimonidelrisorto.org

Transcript of PERIODICO DI INFORMAZIONE N.1 rto ... · la via?» (Lc 24,32). La finestra della Coordinatrice 5...

Page 1: PERIODICO DI INFORMAZIONE N.1 rto ... · la via?» (Lc 24,32). La finestra della Coordinatrice 5 l’am oreds tf n i u. P apF r nc es o t id l’ Ev g u - diu m,n oa c re g s nog

>

>

ERO STRANIEROE MI AVETE ACCOLTOPAOLO CICCHITTO

ABRAMO NELLA TRADIZIONE EBRAICALAURA ANTINUCCI

>DINA NON SCHERZAVA...SI PARTE PER TORINOTITTA BOCCIA E SEBASTIANO COTICELLI

13VOLONTARI

18FORMAZIONE

Resta con noi Signore, perché si fa sera, e facci testimoni della tua Pasqua

PERIODICO DI INFORMAZIONEDEL MOVIMENTO TESTIMONI DEL RISORTO

N. 12018

12MOVIMENTOVITA DEL

www.testimonidelrisorto.org

Page 2: PERIODICO DI INFORMAZIONE N.1 rto ... · la via?» (Lc 24,32). La finestra della Coordinatrice 5 l’am oreds tf n i u. P apF r nc es o t id l’ Ev g u - diu m,n oa c re g s nog

Periodico quadrimestrale. Registrazione Tribunale diRoma n. 579 del 28/12/2001

� Direttore responsabile:Massimo Tarantino - [email protected]

� Consiglio di redazione:Concetta Boccia, Paolo Cicchitto, Anna Massa, Sil-vana Mora, Dina Moscioni, Sabino Palumbieri, Mau-rizio Parotto, Tiziana Petrachi, Luis Rosón Galache

� Segreteria di redazione:Maurizio Parotto, Silvana Mora

[email protected]

� Hanno collaborato a questo numero: Pasquale Alaia, Lucia Atinucci, Agostino Aversa,Titta Boccia, Giuseppe Borrelli, Sebastiano Coti-celli, Roberta Calbi, Vincenzo Cavaliere, PaoloCicchitto, Francesca Cocomero, Marco Diella, donGiuseppe Grande, Adele Lorusso, Alma Miolla, Dina Moscioni, Sabino Palumbieri, Luis Rosόn Galache, Arturo Sartori, Maria Tito

� Segreteria amministrativa:Dina Moscioni - [email protected] Cicchitto - [email protected]

� Sede: 00139 Roma - Via Matteo Babini, 11

L’invio di articoli e fotografie include il consenso per l’eventuale pubblica-zione, pertanto, anche se non pubblicati, non saranno restituiti. Gli articolifirmati impegnano esclusivamente gli autori. Tutti i diritti riservati.

Tipolitografia: Istituto Salesiano Pio XI - [email protected] Umbertide, 11 - 00181 Romatel. 06.7827819 - 06.7848123

Finito di stampare: aprile 2018

Testimoni del RisortoE-mail: [email protected]

www.testimonidelrisorto.org

Volontari per il Mondo -Onlus00139 Roma, Via Matteo Babini, 11tel. 081 8711297 - fax 081 3944177E-mail: [email protected]

ERO STRANIEROE MI AVETE ACCOLTOPAOLO CICCHITTO

ABRAMO NELLA TRADIZIONE EBRAICALAURA ANTINUCCI

� DINA NON SCHERZAVA...SI PARTE PER TORINOTITTA BOCCIA E SEBASTIANO COTICELLI

13VOLONTARI

18FORMAZIONE

����������������������������������������������������������� ������������

PERIODICO DI INFORMAZIONEDEL MOVIMENTO TESTIMONI DEL RISORTO

N. 12018

12MOVIMENTOVITA DEL

www.testimonidelrisorto.org

3 In questo numero…a cura della Redazione

4 La finestra della CoordinatriceAccoglienti come i discepoli di EmmausDina Moscioni

6 Accogliere l’altroSabino PalumbieriFondatore del Movimento TR

8 Accogliere l’altro. Dall’ostilità all’ospitalitàLuis Rosón GalacheGuida Spirituale del Movimento TR

10 Dall’appartenenza alla comunione attraverso la relazioneArturo Sartori

11 Dalla Famiglia Salesiana…alle famiglie per essere ChiesaAdele Lorusso

12 Dina non scherzava…Si parte per Torino!Titta Boccia e Sebastiano Coticelli

13 Ero straniero e mi avete accoltoPaolo Cicchitto

14 Natale a ChicagoPaolo Cicchitto

15 Sono entrati nel cuore della comunitàDon Giuseppe Grande

16 Accogliere i migranti: qualche datoRoberta Calbi

17 22° Viaggio Apostolico di Papa FrancescoAgostino Aversa

18 Abramo nella tradizione ebraicaLucia Antinuccui

20 Una giornata per ritrovarsiFrancesca Cocomero, Maria Tito, Giuseppe Borrelli

21 Agli occhi dell’accoglienzaMarco Diella

22 Sport e fede: non è l’occhio alzato al cielo al 90° minuto!Pasquale Alaia

24 Visita pastorale al Cenacolodi Santo SpiritoAdele Lorusso

26 Linguaggi e accoglienzaAnna Maria Merola per il Cenacolo di Salerno1

27 Festa di San Giovanni BoscoAlma MiollaVia Lucis a Villa Tiberiade Vincenzo Cavaliere

sommarioN. 1 - 2018

PERIODICO DI INFORMAZIONE DEL MOVIMENTO TESTIMONI DEL RISORTO

22

17

4

6

10

In copertina: L’incontro di Emmaus,icona del nostro Movimento, in una del-le immagini del ciclo pittorico dedicatoai Pellegrini di Emmaus, realizzato nel1993-1994 da Arcabas, pseudonimo diJean Marie Pirot. Un semplice gesto invita e accoglie l’ospite sconosciuto.

Page 3: PERIODICO DI INFORMAZIONE N.1 rto ... · la via?» (Lc 24,32). La finestra della Coordinatrice 5 l’am oreds tf n i u. P apF r nc es o t id l’ Ev g u - diu m,n oa c re g s nog

� La Formazione offre meditazioni e spunti di ri-flessione sul primo dei tre verbi: Accogliere l’altro.Don Sabino, con la sua passione per l’uomo, ci in-segna che “l’esistenza intera è grembo accogliente einvocante l’aiuto degli altri. E questo non è egoismoma aprirsi per vivere”, mentre Don Luis ci ricorda,con la consueta lucidità e fermezza, che il passag-gio dall’ostilità all’ospitalità significa “creare unospazio libero, dove lo straniero possa entrare comeamico”.La riflessione di Arturo Sartori pone al centro il no-stro movimento, nel quale il passaggio dalla sem-plice appartenenza a una vera comunione avvieneattraverso “la relazione, che crea uno spazio vitaledi fede, di disposizione interiore a una fraternitàautenticamente disinteressata”. E ci offre come“guida” il Padre nostro dell’accoglienza.Sulla via dell’accoglienza troviamo anche la frescaintuizione dei Giovani che si dedicano ad altri gio-vani, i quali hanno già scoperto che “noi nasciamocon un bisogno incontenibile: essere accolti”. E ilverbo “accogliere” – concludono – potrebbe esserela via maestra su cui muoversi per accompagnarechi cerca quell’acqua che veramente disseta...

� Anche la sezione Volontari per il mondo, so-prattutto attraverso l’esperienza del suo Presi-dente, ci invita a riflettere su chi ha bisogno di es-sere accolto: non solo migranti da altri paesi, maanche più vicino a noi, nelle grandi città, nella vitadi ogni giorno. Il diritto a una vita dignitosa pertutti passa attraverso l’accoglienza che ognunopuò offrire.

� Accogliere non è solo attendere chi viene versodi noi: come ci ricorda Agostino Aversa, sempre at-tento al tema dell’Ecumenismo, papa Francesco,

In questo numero…

3Editoriale

a cura della Redazione

nel suo viaggio apostolico in Sudamerica, è andatoad accogliere di persona, nelle loro terre lontane,quanti sono nell’attesa e nel bisogno...

� Le pagine dedicate alla vita dei Cenacoli ci of-frono, tra gli altri, un prezioso spunto di riflessionesul nostro Movimento come “centro” di acco-glienza. L’occasione è stata la visita pastorale a unodei cenacoli da parte della guida spirituale del TR,don Luis Rosón. Il “racconto” di quella visita siconclude con un’esortazione che riguarda tuttinoi: “Lavoriamo (...) nell’ascolto attento e docilecon la stessa accoglienza che fu quella di Maria, cheha accolto Gesù nel suo cuore ancor prima che nelsuo grembo”.Infine, da un giovane del cenacolo di Castellam-mare 2 viene la proposta di una nuova rubrica:Sport e Fede, accompagnata, in questa occasione,da un invito a un evento sportivo per aiutare le ini-ziative dei Volontari per il mondo. La collaborazio-ne è aperta a tutti: aspettiamo proposte e idee!

«Accogliere è spalancare le porte del cenacolo senza aspettare che l’altro “bussi”. Come i di-scepoli di Emmaus...». L’esortazione della Coordinatrice Generale del nostro Movimento apre iltema che segnerà la Formazione del nuovo anno pastorale: Accogliere, Ascoltare, Accompagnare.Il tema è in linea con la Pastorale della Chiesa ed è al centro della Strenna 2018 del Rettor Mag-giore della Famiglia salesiana: “Signore dammi di quest’acqua”. Coltiviamo l’arte di ascoltare e diaccompagnare, un titolo che nasce dalla rilettura dell’incontro di Gesù con la Samaritana, pressoil pozzo di Giacobbe. Accogliere, ascoltare, accompagnare l’altro verso un discernimento per-sonale, lungo il percorso di fede e di amicizia che viviamo insieme.

1-2018

Il 17 e 18 marzo 2018 si è tenuto a Pacognano l’incontro di Forma-zione per responsabili del TR: coordinatori, animatori dei Cenacolie dei gruppi di riflessione negli incontri e quanti vogliono mettersia servizio per meglio accogliere chi si avvicina al nostro movimento

Page 4: PERIODICO DI INFORMAZIONE N.1 rto ... · la via?» (Lc 24,32). La finestra della Coordinatrice 5 l’am oreds tf n i u. P apF r nc es o t id l’ Ev g u - diu m,n oa c re g s nog

ccogliere, un verbo all’apparenza sempli-ce e chiaro ma profondo nel suo signifi-cato etimologico di accolligere, da ad-col-

ligere: cogliere, raccogliere, ricevere. Ciò che vie-ne raccolto o ricevuto viene fatto entrare in unacasa, in un gruppo, in sé stessi.Non è un’azione facile. Accogliere significa farelo sforzo di aprire le porte di casa propria (intesacome luogo ma anche come cuore, come fa -miglia, come gruppo, come confini), a chi ti stabussando per chiederti aiuto, per riposarsi, percondividere un’esperienza, per creare scambio,per crescere insieme.Per riuscire a far questo serve una “motivAzione”forte, il desiderio profondo di conoscere o rico-noscere, di guardare negli occhi chi bussa per laprima volta o, magari, cammina al nostro fianco

da tempo. L’elemento vitale che ci fa muovere inquesta direzione, nella nostra quotidianità, puòessere la filantropia o lo stile che ci viene dalVangelo.Gesù ci indica la strada: «vedendo le folle ne sentìcompassione, perché erano stanche e sfinite comepecore che non hanno pastore» (Mt 9,36).Accogliere, per noi cristiani e per noi Testimonidel Risorto, è avere verso l’altro lo sguardo di Gesù, uno sguardo di compassione e di tene -rezza, di amorevolezza, come avrebbe detto donBosco.L’amorevolezza, per don Bosco, è l’amore che sifa capire: «Che i giovani non solo siano amati,ma che essi stessi conoscano di essere amati». Èl’amore che si manifesta all’altro e permetteapertura di due mondi autonomi e liberi. È

Dina MoscioniCoordinatrice Generale del Movimento TR

4 La finestra della Coordinatrice

Accoglienticome i discepoli di Emmaus

A

Gebhard Fugel (1863-1939)

È lo stile pasquale. Testimoni della speranza, nella realtà di oggi

1-2018

Page 5: PERIODICO DI INFORMAZIONE N.1 rto ... · la via?» (Lc 24,32). La finestra della Coordinatrice 5 l’am oreds tf n i u. P apF r nc es o t id l’ Ev g u - diu m,n oa c re g s nog

Uno stile che non s’improvvisa. La dimensioneformativa ci ha contraddistinto da sempre con la lettura progettuale della Sacra Scrittura nel rispetto della sua natura teologica (Parola di Dio scrutata nella Lectio Divina), e della sua na-tura antropologica, come applicazione ai variambiti esistenziali dell’oggi, con i suoi specificilinguaggi.C’è un gran bisogno di uomini e donne che par-lino con la loro vita, che sappiano comunicare il Vangelo con chiarezza e coraggio, con la tra-sparenza delle azioni, con la passione della gio-iosa carità. Uomini e donne che con la forzacoinvolgente della loro testimonianza possanoessere compagni di viaggio sulle vie di Emmauscapaci di far incontrare il Risorto nella Parolanarrata e vissuta: «Non ardeva forse in noi il no-stro cuore mentre egli conversava con noi lungola via?» (Lc 24,32).

5La finestra della Coordinatrice

l’amore dosato e offerto nella misura dell’altro.Papa Francesco a partire dall’Evangelii gau-dium, non manca di ricordare in ogni discorso,in ogni occasione, che l’essenza del cristiano èfarsi prossimo nell’incontro e nell’accoglienza di tutte le persone, perché tutte sono amate dalcuore di Cristo. Così, nella Strenna 2018, il Rettor Maggiore donÁngel invita a «Offrire questa opportunità a tuttii giovani e a tutte le persone che lo chiedono,senza escludere nessuno, poiché in ciascunoopera lo Spirito Santo».Non è facile passare dalla teoria alla pratica, tra-durre la fede con la gratuità delle opere buone,passare a una fede operativa e accogliente mo-strando vicinanza, apertura al dialogo, pazienzae cordialità che non condanna. Questo compor-ta mettersi in gioco in ogni aspetto della propriapersona e saper tessere buone relazioni.La mia relazione con Dio: nella preghiera e nel-l’approfondimento della Parola.La mia relazione con i fratelli nella fede: in Par-rocchia, nella ricchezza dei Sacramenti e deglistimoli educativi; nel Cenacolo-comunità, luogodi convivenza e di vita più umana; nel Movimen-to TR, famiglia di famiglie, per condividere e cre-scere insieme; nella Famiglia salesiana, nella re-ciprocità delle proposte ricche di valori.La mia relazione con gli “altri”: nella famiglia disangue, nel palazzo in cui abito, nel luogo di la-voro, in palestra, allo stadio, nei social network...Relazioni senza maschere, per essere testimonicredibili «non annunciando il Cristo ma viven-dolo, non predicando il vangelo ma praticando-lo, non presentando l’amore di Cristo ma realiz-zandolo».Nei nostri cenacoli l’accoglienza crea rela-zione autentica e ha il sapore di casa, ha ilprofumo di mamma, fa star bene ma nonpuò bastare. Accogliere è necessariamentespalancare le porte del cenacolo senzaaspettare che l’altro “bussi”. Come i discepoli di Emmaus, compagni di viaggio su strade polverose e sassose,camminando insieme, spezzando il pane,accogliendo il diverso e ospitandolo dicuore.È lo stile pasquale. Noi Testimoni del Ri-sorto ci impegniamo a vivere e a testimo-niare la Pasqua del Signore nella realtà diogni giorno, nell’esperienza familiare, pro-fessionale, sociale ed ecclesiale, e a esseretestimoni della speranza, nonostante ladura realtà che ci circonda.

Torino, 18-21 gennaio 2018, Giornate di spiritualità salesiane. La Strenna2018, presentata all’inizio degli incontri, viene portata all’altare e offertacon gli altri doni dal Rettor Maggiore, nel corso della Messa solenne cele-brata alla fine delle giornate nella Basilica di Maria Ausiliatrice e animatadai Testimoni del Risorto.

Bibliografia di riferimento e di approfondimentoS. Giovanni Bosco, Epistolario, a cura di E. Ceria, Torino1955-1959.

S. Palumbieri, Don Bosco e l’uomo, Torino 1988.S. Palumbieri, Negli occhi e nel cuore la speranza, Torino2006.

Responsabile TR e crescita del cenacolo: come?Quadernodi formazione 2, febbraio 2012.

Papa Franceso, Evangelii gaudium, Esortazione aposto-lica, Roma 2013.

Cenacolo comunità di vita, Quaderno di formazione 3,marzo 2013.

Á. F. Artime, “Signore dammi di quest’acqua” Coltiviamol’arte di ascoltare e di accompagnare, Strenna 2018.

1-2018

Page 6: PERIODICO DI INFORMAZIONE N.1 rto ... · la via?» (Lc 24,32). La finestra della Coordinatrice 5 l’am oreds tf n i u. P apF r nc es o t id l’ Ev g u - diu m,n oa c re g s nog

uomo è nato-fatto per accogliere.Questo rientra nella struttura costitutivadella relazione, come essere relazionale

egli è strutturato ad accogliere. È grembo che riceve, ma è un ricevere attivo. Lapersona cioè tende di per sé a vivere pienamen-te la sua relazione. Il contrario dell’accogliere èchiudersi in sé. Cioè è negar-si, è negare la rela-zione che è essenziale nella persona. È rinnegarela sua struttura costitutiva. È allora infelice chinon si apre.Il nostro impegno è un costante passaggio dallachiusura all’apertura, dall’auto-rinnegamentoall’apertura.Questa è una forma della pasqua della persona.E va operata anche quando davanti a noi c’è unaltro essere umano magari chiuso e ostinato. Daparte nostra va fatto tutto quanto ci è possibile.Il resto cioè lo compie il Signore.È un’opera di sin-ergia. Dio non vuole fare tutto.L’uomo da solo non può fare niente. Dio e l’uo-mo compiono meraviglie.Proviamo, ci impegniamo. E anche quando ca-diamo e proviamo scoraggiamento, occorre ri-lanciarsi.Lo scoraggiamento può rivelare che abbiamopienamente puntato su noi e solo su di noi. L’au-tosufficienza è orgoglio.

Invochiamo lo Spirito Santo. Col quale tutto,senza del quale nulla.L’accoglienza dell’altro si estende a ogni altro,anche a chi è difficoltoso e scoraggiante.L’accoglienza è l’unica modalità per la costituti-va relazionalità.La vita è un incessante aprirsi superando la ten-tazione della chiusura dovuta all’egocentricità e ribadita da tante esperienze negative fatte osubite.C’è nel nostro quotidiano una serie di passaggi –di pasque – che invitano a superare quanto vi èdi chiusura o comunque di tentazione di essa.Chi non accoglie non vive perché si auto-nega.E ribadiamo che lo Spirito Santo – che è massi-ma eterna apertura tra il Padre e il Figlio – puòcompiere il prodigio. Consegnarsi allo Spirito èsalvezza ma non è facile per il superamento ditentazioni di chiusura.Il nostro quotidiano è invito per superarci, pervivere e vincere. Si può. Si deve. Si fa, da parte diquanti si accettano nella propria struttura rela-zionale.Gli uomini che si impegnano ad auto-costruirsilo dimostrano. E mostrano che il quotidiano èun incessante cantiere. Così, pietra su pietra, siarriva a edificare il proprio sé. Non da soli macon l’energia indispensabile dello Spirito.

ACCOGLIERE L’ALTRO

6 Accogliere, ascoltare, accompagnare. Accogliere l’altro

Sabino PalumbieriFondatore del Movimento TR

L’esistenza intera è grembo accogliente e invocante

l’aiuto degli altri. E questo non è egoismo ma aprirsi per vivere

L’

1-2018

Page 7: PERIODICO DI INFORMAZIONE N.1 rto ... · la via?» (Lc 24,32). La finestra della Coordinatrice 5 l’am oreds tf n i u. P apF r nc es o t id l’ Ev g u - diu m,n oa c re g s nog

Tutti abbiamo esperienza breve o lunga del-la gioia che si sperimenta quando ci si va co-struendo.Come è impegnativo costruire il proprio sé…ma non è impossibile. A ben riflettere, accogliereè accogliersi nella propria struttura d’essere.Lo Spirito del Signore dona a ciascuno l’energiadi farlo e di superare tutti quegli ostacoli che sorgono a riguardo.Come si sperimenta, il proprio quotidiano è uninvito della Provvidenza a vivere da auto-co-struttori. Non senza l’aiuto degli altri, invocaticome fratelli/sorelle chiamati a collaborare. Dasoli non si riesce. Non siamo stati creati se noncome bisognosi di fratellanza con-laborativa.L’esistenza intera è grembo accogliente e invo-cante l’aiuto degli altri. E questo non è egoismoma aprirsi per vivere.Costruire la propria relazione costituisce impe-gno quotidiano, che coinvolge con-laborazionedegli altri sperimentati come fratelli/sorelle. In-somma, accogliere coinvolge tanti dinamismipositivi e ancora la fraternità. L’accoglienza è auto-accoglienza. È cioè fedeltà a quello che si è, a quello che si fa, a quello che si può fare. Ri-guarda dunque anche il proprio futuro.L’accogliersi è raccogliersi. Che non è chiudersima è accettarsi, nella verità del proprio essere.Accogliersi è vivere la serenità e prepararsi aquella vita beata a cui si è destinati. Non comedestino bensì come destinazione donata dallaBontà misericordiosa.È una grande preparazione al Dono che ci atten-de. E che è l’essere tri-personale della Santa Tri-nità. Accogliere è ricevere Dio e i suoi santi. Chesono uomini e donne che hanno accolto e che sisono raccolti.Lo Spirito di Dio che è il massimo che dall’eter-nità unisce il Padre e il Figlio può compiere ciòche è prodigioso, ma possibile nelle mani di Colui a Cui niente è impossibile. Accogliere è ricevere l’ultimo, il povero, colui che non si sente nessuno e che finalmentere–spira vita, relazione. Perché riceve attivamen-te accoglienza. Il mondo diventa diverso al se-gno della ricchezza dell’essere. E questo poveromondo va arricchito con l’impegno di ciascuno.È necessario.Questa è la dimensione socio-politica del pro-cesso di accoglienza mentre si autorealizza. Ilbene si espande. E il mondo così può diventareogni giorno migliore. C’è una solidarietà in que-sto impegno di accoglienza. Che collabora allapace, che si costruisce giorno per giorno.

La pace non è un dato, è una rete a cui ciascunocollabora. E a partire dalla base si si arriva ai ver-tici decisionali nazionali e internazionali intrisidi interessi economico-finanziari.Si tratta di creare un movimento di base checambia democraticamente e lentamente quantonon è umano, bensì caratterizzato da interessi avolte alieni.L’accoglienza è ben altro che impegno indivi-duale – come può sembrare a certuni – ma è unatessitura che si espande nel mondo e può rinno-varlo. Versare il proprio contributo di impegnopersonale, aiutando anche altri a fare altrettan-to, è possibile ed eticamente doveroso.Ciascuno aiuti l’altro a ridestare nella coscienzaquesta eticità, oggi specialmente in cui si va ottundendo questo fondamentale valore per vi-vere e con-vivere.Così accogliere fa bene al proprio mondo inespansione assiologica. Oggi si pensa e si parlain termini di prezzi anziché di valori. Occorretornare ai valori per respirare in forma umana.Esercitarsi quotidianamente nell’accogliere èuno dei più alti valori.Il valore più alto è l’amore. E quanto più è disin-teressato, tanto più si avvicina a Dio-Amore gra-tuità assoluta. Un amore interessato è inquinatofino a negarsi. Sul piano umano relazionale sinota che la crisi di oggi coniugale, familiare è dovuta a tante crepe di interesse. La gratuità èautenticità dell’amore.E l’accoglienza va segnata dalla gratuità che ha il profumo della verità.La persona e la comunità possono espanderequesto profumo per rendere più civile, più uma-ni, più bello il mondo.

7Accogliere, ascoltare, accompagnare. Accogliere l’altro 1-2018

Page 8: PERIODICO DI INFORMAZIONE N.1 rto ... · la via?» (Lc 24,32). La finestra della Coordinatrice 5 l’am oreds tf n i u. P apF r nc es o t id l’ Ev g u - diu m,n oa c re g s nog

1. Creare spazio per gli stranieri 1

Abbiamo una grande sfida nella nostra vita umananelle relazioni interpersonali: passare dall’ostilità, chesi può insinuare in noi davanti allo sconosciuto, al-l’ospitalità. Meglio ancora, fare in modo tale in noi cheil movimento dall’ostilità si converta in ospitalità.Il moto dall’ostilità all’ospitalità è arduo e irto di dif-ficoltà. Eppure, la nostra vocazione è proprio questa:convertire il nemico (hostes) in ospite (hospes) invita-to, creando lo spazio libero e senza paure in cui possanascere ed essere esperimentata la fraternità.I tre stranieri accolti a Mamrè da Abramo (Gn 18, 1-15), l’accoglienza ad Elia offerta dalla vedova di Sa-repta (1 Re 17,9-24), l’invito fatto dai discepoli ad Em-maus (Lc 24, 13-35) ci mostrano chiaramente che, nelmomento in cui l’ostilità si converte in ospitalità, glistranieri che fanno paura divengono invitati e rivela-no all’ospite le promesse che portano seco.Per apprezzare pienamente il significato di ospitalitàpotrebbe essere necessario, anzitutto, divenire strania noi stessi. Questi ultimi anni gli estranei sono di-ventati sempre maggiormente oggetto di ostilità piùche di ospitalità.In cuore possiamo anche desiderare di porgere aiuto:nutrire gli affamati, visitare i carcerati, offrire rifugioai viandanti; ma nello stesso tempo siamo circondatida un muro di paura e di sentimenti ostili, evitandoistintivamente le persone e i luoghi che potrebberofarci venire in mente le nostre buone intenzioni.Gran parte del nostro mondo assomiglia a un palco-scenico dove la pace, la giustizia e l’amore sono reci-tati da attori pronti poi a mutilarsi l’un l’altro con re-ciproca ostilità.

Ospitalità significa principalmente creazione di unospazio libero, zona verde, dove lo straniero possa en-trare per diventare amico invece che nemico. Ospita-lità non significa cambiare le persone, ma offrire lorouno spazio dove il cambiamento possa avvenire.L’ospitalità non è un invito più o meno subdolo adadottare il modo di vivere di chi ospita, ma il dono diun’opportunità in cui l’invitato possa trovarne unoproprio.La creazione di uno spazio libero per gli altri è uncompito difficilissimo. L’occupazione, e non lo spaziolibero, è ciò che cerca la maggior parte di noi. Essereoccupati, attivi, sempre in movimento, è quasi dive-nuto parte della nostra costituzione.Sovente temono gli spazi aperti e gli spazi vuoti daoccuparli con la mente ancor prima di arrivarci. Leansie e le preoccupazioni sono espressioni della inca-pacità a lasciare irrisolte le questioni irrisolte e sospe-se le situazioni sospese.Noi siamo diventati persone molte preoccupate, ti-morose del vuoto senza nome e della solitudine silen-ziosa. Le preoccupazioni ostacolano le esperienzenuove e ci inchiodano sulle strade già ben note. I ti-mori, le incertezze, le ostilità, ci fanno colmare il vuo-to interiore cui possiamo aderire come a proprietàpreziose.La conversione dall’ostilità all’ospitalità esige la crea-zione di uno spazio vuoto ed amico in cui ci si possaestendere fino ai fratelli umani, invitandoli ad un rap-porto nuovo.

Accogliere l’altro. Dall’ostilità Dall’ospitalitàOspitalità significa creazione di uno spazio libero, dove lo straniero possa entrare come amico

8 Accogliere, ascoltare, accompagnare. Accogliere l’altro

1 Molte di queste idee si ispirano a H. Nouwen, Il nostro viag-gio spirituale.

Luis Rosón GalacheGuida spirituale del Movimento TR

1-2018

Page 9: PERIODICO DI INFORMAZIONE N.1 rto ... · la via?» (Lc 24,32). La finestra della Coordinatrice 5 l’am oreds tf n i u. P apF r nc es o t id l’ Ev g u - diu m,n oa c re g s nog

2. Forme di ospitalitàIl moto dall’ostilità all’ospitalità è un moto che deter-mina i nostri rapporti con gli altri. È necessario che cirendiamo conto, benché si speri di muovere versol’ospitalità, che la vita è troppo complessa perché sipossa immaginare una strada a senso unico.Una volta acquistata la capacità di ospitare bene chici è vicino, potremo espandere l’ospitalità verso oriz-zonti più lontani.Uno dei più gravi problemi dell’educazione rimanequello di offrire soluzioni senza che esistano doman-de. L’insegnamento prevede la creazione di uno spa-zio dove discenti e docenti possano entrare tutti incomunicazione senza timore, permettendo alle ri-spettive esperienze di vita di diventare la fonte piùpreziosa di crescita e di maturazione. Nessuno mettein luce le proprie doti migliori di fronte a chi teme.È buon ospite colui che crede che l’invitato rechi una promessa che è desideroso di rivelare a chiunquedimostri un interesse genuino. Ospita bene colui che non solo aiuta gli invitati a scoprire che hannodotti nascoste ma è anche colui che sa aiutarli a svi-luppare e approfondire tali doti, cosicché essi possa-no seguire il cammino da soli, con rinnovata fiduciain sé stessi.Dal punto di vista della spiritualità cristiana è impor-tante sottolineare che ogni essere umano è chiamatoad aiutare, a sanare. Siamo tutti dei guaritori che pos-sono estendersi e siamo tutti pazienti in costante bi-sogno di cure. Questo impedirà a noi di trasformarciin freddi tecnici e ai nostri destinatari di sentirsi usatie manipolati.L’ascolto è un’arte da sviluppare, non una tecnica daapplicare. L’ascolto richiede una presenza reale ed èuna delle forme più alte di ospitalità. Perché ascoltareper sapere tutto è una forma di servizio che guarisce?Perché rende familiare agli stranieri il terreno su cuicamminano e li aiuta a scoprire la via che intendonopercorrere.Se vogliamo guarire dobbiamo accogliere la storia deinostri fratelli con cuore pietoso, un cuore che nongiudica o condanna, ma che riconosce come la sto-ria dello straniero si colleghi alla nostra. L’interroga-tivo più importante per chi vuole risanare non è “checosa dire o che cosa fare”, bensì “come creare e offrireuno spazio interiore abbastanza vasto da contenereuna storia”.Come genitori e figli, maestri e allievi, guaritori e pa-zienti, ci estenderemo l’uno verso l’altro in modi di-versi. L’accento è posto sulla ricettività. Una ricetti -vità veramente onesta significa invitare lo stranieronel nostro mondo alle condizioni poste da lui, non da noi.La ricettività, però, è solo un lato dall’ospitalità. L’al-tro lato, altrettanto importante, è il confronto. La ri-

cettività reale esige il confronto, perché uno spaziodiventa accogliente solo quando vi siano netti con -fini, e i confini sono dei limiti entro i quali noi defi -niamo la nostra posizione.Ricettività e confronto sono due aspetti inseparabilidella testimonianza cristiana. E questi due aspetti de-vono rimanere in perfetto equilibrio. Una ricettivitàsenza confronto conduce a una blanda neutralità chenon serve a nessuno. Un confronto senza ricettivitàconduce a un’oppressione aggressiva che feriscechiunque.

3. L’ospitalità e l’ospiteNon si può pensare al moto dall’ostilità all’ospitalitàsenza collegarlo costantemente e interiormente conil moto dall’isolamento alla solitudine. A misura chel’isolamento si converte in solitudine, l’ostilità si tra-sforma in ospitalità. Appena si è poveri si diventa deiveri ospiti. La povertà è la disposizione interiore checi permette di abbassare le difese convertendo i ne-mici in amici.La povertà produce il buon ospite. Per estendersi verso gli altri, sono importantissime due forme di povertà:

• La povertà della mente come atteggiamento spiri-tuale è un desiderio crescente di dare atto dell’in-comprensibilità del mistero della vita.

• La povertà del cuore. Dio non è solo più grande del-la nostra mente, ma anche del nostro cuore. Con lapovertà del cuore potremo accogliere le esperienzealtrui come dono.

Mentre il moto dall’isolamento alla solitudine ci faestendere fino al nostro intimo io, il moto dall’ostilitàall’ospitalità ci fa estendere fino agli altri. Alla fine,questo ci porta all’aspetto più importante della vitaspirituale: il nostro rapporto con colui che dona. Ilmoto dall’illusione alla preghiera, per tanto, è il motopiù decisivo della vita spirituale, quello che circondae recinge alla base tutto ciò che è stato detto.

9Accogliere, ascoltare, accompagnare. Accogliere l’altro 1-2018

Page 10: PERIODICO DI INFORMAZIONE N.1 rto ... · la via?» (Lc 24,32). La finestra della Coordinatrice 5 l’am oreds tf n i u. P apF r nc es o t id l’ Ev g u - diu m,n oa c re g s nog

nostro Movimento va sempre più confer-mandosi come esperienza di relazione, ca-pace di trasformare la vita personale e socia-

le, nella tensione ad attuare l’esercizio del cristia-nesimo radicato nella speranza della risurrezione.Abbiamo compreso che il nostro senso di appar-tenenza risiede nella relazione che riusciamo ainstaurare tra di noi a fondamento dell’identitàderivante dal comune cammino spirituale; stanell’accomunarci in un andare oltre i contenutischematici e superficiali, alla ricerca del valore diuna prospettiva che coinvolga la persona in ma-niera globale e di una sintesi tra fede e vita, tra fede credente e fede testimoniata, nella consa -pevolezza del valore di ogni frammento di esi-stenza.Andiamo concretizzando l’appartenenza anzi-tutto nel nostro essere persone di unità e pace tradi noi e tra i vari gruppi e movimenti, esprimendoquesta fraternità in una cura attenta e sensibilealle relazioni personali tra di noi tierrini e con tutte le persone con cui si viene in contatto, in un percorso continuo che porta verso l’essenzia-le, verso la semplicità, verso la capacità di dare significato all’esperienza concreta, raccordatacon l’essenziale.A mio avviso il clima che si respira nel nostro Mo-vimento è nettamente diverso da quello che si vive generalmente in altri gruppi e nelle varieequipe di operatori di pastorale, concentrati pri-ma di tutto sulle cose da fare, sulle attività da pro-grammare e quindi spesso carenti di empatia, diconsiderazione delle difficoltà di ognuno e se-gnate dal giudizio sull’impegno degli altri; il no-stro passaparola è invece: vieni, stai qui con noinon perché ci servi, non perché fai mille cose perla Chiesa, per la comunità ma perché sei propriotu, così come sei!Il passo ulteriore e parallelo è la comunione, mo-tivata non in base a ciò che ciascuno è in se stes-so, ma in ciò che si è a partire dal Signore, in ciòche il Signore ha compiuto in ciascuno di noi; so-lo grazie a questo mediatore l’appartenenza è ef-

fettiva ed integrale e lo spirito di fraternità diven-ta una realtà concretamente esperibile: la co-scienza comunitaria sta infatti principalmentenel sapere di avere una propria storia vissuta allapresenza di Dio e di voler partecipare ai compa-gni di cammino qualcosa della propria profondamotivazione cristiana, con le proprie paure, diffi-coltà e gioie.Don Sabino ci ha sempre evidenziato l’Eucarestiaquale sacramento della fraternità, che esplicapienamente la sua capacità di formare la comu-nità, e il Movimento ha compreso l’esigenza disviluppare sempre più forme di vita e di cammi-no anche extra-ecclesiale, che vadano a comple-tare l’incontro cultuale e rendano possibile ilcontatto fraterno diretto.È tangibile l’attuale propensione a fare semprepiù del Movimento uno spazio vitale di fede incui tutti si possano reciprocamente corroborare emettere in cammino l’uno accanto all’altro, cu-rando costantemente le relazioni e sforzandoci diportare i pesi gli uni degli altri, con la fatica cherichiedono l’ascolto, il confronto, l’equilibrio trale libertà individuali, “immagliandoci” (don Sabi-no) in una rete di opere buone, di attenzione ver-so gli altri, di condivisione, di tolleranza, con di-sposizione interiore a una fraternità autentica-mente disinteressata: ecco quindi una realtà al-ternativa in cui si vive diversamente, con rapportireciproci diversi da quelli che normalmente sonoin circolazione.Non ci affanniamo in una ricerca esasperata di vi-sibilità, ma cerchiamo di immergerci profonda-mente nell’attuale società, senza adattamentiacritici, ma in un forte sforzo di compenetrazioneper contribuire – per quanto possiamo – a unatrasformazione di essa da dentro.

DALL’APPARTENENZAALLA COMUNIONE

ATTRAVERSO LA RELAZIONE

10 Formazione/Riflessioni

Arturo SartoriCenacolo di Lecce

Il

1-2018

Page 11: PERIODICO DI INFORMAZIONE N.1 rto ... · la via?» (Lc 24,32). La finestra della Coordinatrice 5 l’am oreds tf n i u. P apF r nc es o t id l’ Ev g u - diu m,n oa c re g s nog

Il Padre nostro dell’ACCOGLIENZA“Padre nostro… non mio, non di chi decido io, non di pochi eletti,ma nostro, suo, tuo, e anchemio.Padre di tutti, nessuno escluso.Padre nostro che seinei volti e nel cuore di ogni persona,che sei negli sguardi feriti di chi soffre, che sei nelle mani di chi si fa strumento di carità.Padre nostro, sia santificato il tuo nome,sia santificata questa terra che hai creato,sia rispettato, considerato santo,

11Formazione/Riflessioni

ogni essere umano,sia santa ogni vita.Padre nostro, la tua volontà è fatta di amore,di giustizia e misericordia, di pace e fraternità.Padre nostro, dacci oggi il pane necessario,il pane della Parola, del tuo corpo, il pane della fraternitàche sazia questo mondo affamato.Padre nostro, liberaci dal male,dall’indifferenza, dall’egoismo, dal menefreghismo.Padre nostro, fai di noi veri fratelli e sorelle in Cristo.Amen”. (don Stefano Manzardo)

Dalla Famiglia salesiana... alle famiglie per essere ChiesaDalla cronaca - Sulla scia del Sinodo straordinario sulla famiglia, indetto nel 2014 da papa Francesco, nel dicembre2017 si è svolto a Bari il 1o Convegno regionale di pastorale familiare, organizzato dalla Famiglia Salesiana di Puglia. Al convegno, destinato a tutti i membri della Famiglia Salesiana di Puglia e non, hanno partecipato numerosi gruppi, dalle

Figlie di Maria Ausiliatrice ai Salesiani Cooperatori, all’ADMA, agli Ex-allievi di Don Bosco ed Ex-allieve delle F.M.A., e sono stati presentianche rappresentanti del TR. (...) Tra i relatori sono intervenuti i coniugi Diella e i coniugi Favia, insieme al Prof. Antonio Vigone, chehanno illustrato le loro esperienze rispettivamente nel settore Pastorale Familiare del TR e nella diocesi: come sperimentano ogni giorno il loro operare per la famiglia intesa come “comunità d’amore” nel loro movimento e nella diocesi. (...) Il convegno è stato pertutti i partecipanti stimolo e proposta di impegno come singoli, come gruppi e come Famiglia Salesiana intera, seguendo quanto ci chiede Papa Francesco: “Quello che oggi ci è chiesto è di riconoscere quanto è bello, vero e buono formare una famiglia,essere una famiglia oggi”.

Lo scorso 3 dicembre 2017 tutti i cenacoli e gruppi salesiani pugliesi sono stati convocati al Convegno Re-gionale di pastorale famigliare per discutere sul tipo di formazione da offrire agli operatori di pastoralefamigliare. Tra i relatori, insieme a don Giuseppe Ruppi, guida spirituale del cenacolo di Santo Spirito edelegato Regionale della Famiglia Salesiana di Puglia, i coniugi proff. Ruggiero e Loredana Diella, salesianicooperatori dell’associazione “Cerchi d’Onda”, e il prof. Alfredo Altomonte, psicologo e psicoterapeuta,esperto di dinamiche famigliari. Fin dall’inizio è stato richiamato il concetto di sinergia e l’invito a rico-noscersi famiglia pur appartenendo a gruppi diversi della famiglia salesiana, con il Rettor Maggiore, suc-cessore di don Bosco, come unico riferimento. Questa sinergia soltanto ci permetterà di andare incontroalle famiglie per “amare, onorare e servire la Chiesa”. Un metodo che si riveli davvero ecclesiale, salesianoed efficace sarà teologico � includendo elementi di teologia della famiglia � preventivo e pedagogico.Un animatore famigliare lavorerà per il consolidamento del vincolo matrimoniale; dovrà saper provocaredomande e stimolare la revisione, fino a portare alla consapevolezza delle problematiche e a chiedere cam-biamenti possibili e commisurati. Spesso si affrontano i problemi che emergono ma non le loro cause. Oggi le famiglie sono sole e invece vanno seguite e accompagnate, con amorevolezza, accoglienza e at-tenzione alla persona. Ci comporteremo come Gesù con i discepoli di Emmaus, senza proporre soluzioni,ma in ascolto delle delusioni, sofferenze, difficoltà, incomprensioni, rispettando i tempi di crescita, e conamore: unico balsamo alle ferite, unico nutrimento per la crescita sana e integrale. Quale tipo di impegnola famiglia chiede ad un animatore famigliare?Durante il laboratorio sono emerse alcune diverse proposte nella diversità della propria vocazione.Come non pensare alle tante famiglie ferite, nella generalizzata scarsità di ascolto: eppure appare chiarala richiesta di affetto famigliare, di essere famiglia. E c’è poi la piaga del lavoro che si perde anche in etàavanzata e dei genitori che continuano ad aiutare i figli economicamente, anche dopo che hanno formatouna loro famiglia. Ci sono poi i conflitti quando uno dei coniugi intraprende un serio cammino cristiano.Si pensa alla difficoltà nell’educazione dei figli che nel migliore dei casi è delegata alla scuola o alla par-rocchia, il cui oratorio spesso si configura come un parcheggio. In questo si inserisce anche la proposta diun “telefono amico” per il sostegno a quelle famiglie che non si avvicinerebbero mai alla famiglia salesia-na, né alla parrocchia, né ad altri movimenti ecclesiali; occorre fornire formazione alle famiglie, instaurarecentri di ascolto presso le parrocchie: famiglie che aiutano altre famiglie in mutuo aiuto. Avere un labora-torio permanente della famiglia e organizzare eventi con apertura alle famiglie, senza improvvisazioni.La vera formazione tuttavia comincia quando ci si sente un nulla, affinché in quel nulla si possa instaurareCristo e iniziare quel processo di formazione che solo può dare frutti. Il progetto vede la collaborazione dilaici e consacrati. Occorrono dunque preghiera, umiltà e lavoro insieme per toccare il “cuore” di ciascunoe facilitare l’azione educativa. Adele Lorusso, Cenacolo di Santo Spirito

1-2018

Page 12: PERIODICO DI INFORMAZIONE N.1 rto ... · la via?» (Lc 24,32). La finestra della Coordinatrice 5 l’am oreds tf n i u. P apF r nc es o t id l’ Ev g u - diu m,n oa c re g s nog

Giornate di Spiritualità della Famiglia Sa-lesiana sono da sempre uno dei momentipiù forti dell’anno. Ci si rincontra e rac-

conta in famiglia, sempre in un clima di grande gio-ia, amicizia e profonda fede. Quest’anno hanno avu-to un sapore del tutto particolare: siamo stati a Tori-no nei luoghi di Don Bosco, abbiamo avuto la graziadi poter partecipare con il piccolo Matteo e in piùsiamo stati chiamati a testimoniare sul nostro cam-mino di accompagnatori. La bellezza delle GSFS ètutta racchiusa in tre parole: semplicità, umiltà e armonia. Un clima di famiglia che favorisce unacondivisione sincera e spontanea.Appena Dina ci ha comunicato la possibilità di esse-re convocati a Torino a parlare, in diretta, davanti alRettor Maggiore e a tutta la FS, ci siamo guardati eabbiamo detto: «stai scherzando!». E invece, no, nonscherzava!Abbiamo avuto la possibilità di testimoniare la bel-lezza di poter essere al servizio dei giovani! È statobello ripercorrere insieme quello che ci ha portato aessere oggi, qui, in questo modo. Dovendo dire adalta voce quella che è la nostra esperienza, abbiamorafforzato in noi dei principi fondamentali. Il primosicuramente è quello di aver accertato che non sipuò essere accompagnatori di giovani se non si è accompagnati. È la ricchezza di quanto abbiamovissuto e viviamo che ci spinge a metterci in servizio.

Siamo dei privilegiati ad avere la possibilità di in-contrare tanti volti, tante storie, tante speranze.Proprio lì, a Valdocco, ci siamo innamorati del santoche ha rivoluzionato la nostra vita. Tra quei cortili ab-biamo ascoltato e vissuto sulla nostra pelle, per laprima volta, l’emozione di aver capito che potevamofare tanto e che eravamo chiamati a farlo. Tornare inquei luoghi, dopo tanti anni, con Matteo, con qual-che capello bianco in più, è stato molto forte, ci ha ri-portato a quell’entusiasmo e fervore dei primi tempi!È stato bello poter parlare del nostro Movimento eancora di più poter mettere in evidenza la prospetti-va di dinamica pasquale che cerchiamo di portareavanti con i nostri ragazzi: un dinamismo che ci im-plica ogni giorno, che coinvolge tutto il nostro esse-re, rimboccarsi le maniche nel quotidiano, tra fratel-li, nel lavoro, in famiglia per superare ogni forma di“morte” e alimentare ogni forma di “vita”.Preghiamo il Signore di non farci mai sentire arriva-ti, ma sempre in cammino. Non bravi ragazzi ma testimoni autentici di una vita cristiana vissuta inpienezza.

Dina non scherzava!...SI PARTEPER TORINO!

12 Vita del Movimento/Testimonianze

Titta Boccia Coordinatrice del Settore giovaniSebastiano CoticelliAnimatore

Le

La seconda mattinata di incontri di queste 36e Giornate di Spi-ritualità della Famiglia Salesiana (Torino-Valdocco, 18-21 gen-naio 2018) ha visto protagonista il nostro TR. Nel grande tea-tro, riempito dai numerosissimi rappresentanti delle famigliesalesiane, giunti da tutto il mondo, ci ha accolto, dal palcosce-nico, la nostra Coordinatrice generale, Dina Moscioni, sceltaper guidare la sessione L’arte di ascoltare e di accompagnare,dialogando con i relatori ufficiali e commentando i loro inter-venti. Titta e Sebastiano, per la loro lunga attività con i giovanidel TR, erano stati invitati a presentare la loro esperienza Ac-compagnati per accompagnare. L’intervento a due voci, conperfetta padronanza della “scena” (poteva essere diversamen-te? ...), ha coinvolto e appassionato i presenti, che li hanno alungo applauditi con grande partecipazione. E certamenteavranno portato con sé l’auspicio con cui i nostri amici li han-no salutati: «vedere giovani laici impegnati, testimoni autenticidi una vita cristiana vissuta in pienezza, che sappiano ascoltaree ascoltarsi. Giovani accompagnatori di altri giovani».

Il Rettor Maggiorecon Titta,Sebastiano

e Matteo, a “casa”di don Bosco

Titta e Sebastiano presentano la loro esperienza-testimonianza

1-2018

Page 13: PERIODICO DI INFORMAZIONE N.1 rto ... · la via?» (Lc 24,32). La finestra della Coordinatrice 5 l’am oreds tf n i u. P apF r nc es o t id l’ Ev g u - diu m,n oa c re g s nog

Evangelo di Matteo (25, 31 ss.) “ero straniero emi avete accolto” è oggi molto attuale e moltoscomodo, perché, se l’accoglienza è di per sé

difficile, per il “diverso” la cosa spaventa ancora dipiù, per tutte le conseguenze che questo implica.Migranti sì, migranti no. È la diatriba costante degliultimi anni che interessa l’Italia e l’Europa intera.Purtroppo, quello dei migranti è un problema che ve-de contrapporsi linee di pensiero diverse, ideologiepolitiche opposte. L’Italia ha fatto molto per aiutare imigranti, mostrando davanti al mondo intero unagrande sensibilità e un grande cuore. Sappiamo peròanche che quello dell’accoglienza può essere un verobusiness dove la delinquenza organizzata ha volutoinfilare le mani, scoraggiando uomini di buona vo-lontà che si fanno da parte nel timore di essere visticome degli “affaristi”. Così giovani che hanno investi-to tutto, rischiando anche la vita, nella speranza di unfuturo migliore, si ritrovano in un cortile a far nulla esi rendono subito conto che non hanno alcuna pos-sibilità di futuro.Altri paesi europei che vedono solo i disagi che il fe-nomeno può causare, hanno preferito chiudere lefrontiere. Ma ignorare o credere di poter condiziona-re, se non addirittura arrestare, il fenomeno comples-

so dell’immigrazione significa non sapere o non voler“leggere” questo processo con le giuste chiavi di let-tura, e quindi porsi nell’impossibilità di seguirneconsapevolmente ed efficacemente il decorso. Nonpossiamo ondeggiar tra emozione, quando attraversoi media vediamo immagini sconvolgenti e fatti dram-matici, e rimozione, quando si tratta di collaborareper affrontare razionalmente queste tematiche.“Ero straniero e mi avete accolto”. Quindi, come ac-cogliere? Cercando strade concrete e praticabili, macon coraggio, ripudiando ogni forma di indifferenza.Dovremmo dire con San Paolo: «È giunto il momentodi sciogliere le vele» e dovremmo farlo seguendo ilvento straordinario dello Spirito che ci spinge al largoverso orizzonti nuovi, quelli dove più chiari possonoapparire “nuovi cieli e una terra nuova, nei quali avràstabile dimora la giustizia” (2Pt. 3,13). Esperienze po-sitive in corso, alle quali guardare con fiducia, ci sono.Obiettivi specifici e realizzabili anche. Da cristiani eda cittadini del mondo quali siamo, “sciogliamo le ve-le”. Impegniamoci per vedere gli aspetti positivi che ilfenomeno migratorio presenta, in termini di oppor-tunità di sviluppo e potenziamento per le nostre ter-re. Impegniamoci per costruire una vera accoglienzae integrazione.

ERO STRANIERO E MI AVETE ACCOLTO

13Volontari per il mondo

Paolo Cicchitto PresidenteAssociazione “Volontari per il mondo” - ONLUS

Foto Laura Putti

L’

1-2018

Page 14: PERIODICO DI INFORMAZIONE N.1 rto ... · la via?» (Lc 24,32). La finestra della Coordinatrice 5 l’am oreds tf n i u. P apF r nc es o t id l’ Ev g u - diu m,n oa c re g s nog

dicembre scorso, nel pieno dell’atmosferanatalizia, sono stato a Chicago per lavoro.Non ci andavo da tre anni e la città è stata

per me una vera sorpresa. Michigan Avenue, for-se la sua strada più bella, in quel periodo è unosfolgorio incredibile: le finestre illuminate deigrattacieli, le vetrine sfavillanti dei negozi, gli al-beri ricoperti di una miriade di piccole luci, per-sino il movimento luminoso dei fari delle auto…insomma uno scenario davvero unico! Ma Michi-gan Avenue non era solo questo. Ad ogni angolodi strada e a poca distanza l’uno dall’altro, men-dicanti di ogni età e provenienza ma di dubbiacondizione economica: c’era il giovane pieno disalute che leggeva il giornale con accanto la cio-tolina per le monete, il tizio che si era organizzatocon la diffusione musicale, la candida vecchinache dava l’idea di una persona benestante, e c’eraanche chi, disteso a terra sotto una coperta lace-ra, aveva nella neve i piedi nudi e chi, imbarazza-to, rattrappiva la mano quasi stentasse a mostra-re ciò che rifiutava di chiedere.Insomma, l’accattonaggio è questo… e purtrop-po è un fenomeno in aumento che, avendo origi-ni e interpretazioni diverse, merita tutta la nostraattenzione per le conseguenze che ne derivano alivello individuale e sociale.Anche in Italia questo fenomeno è destinato adaumentare per l’arrivo massivo dei migranti, macome si fa a capire se il “poveretto” ha veramentebisogno di vivere oppure ha semplicemente fattouna scelta di vita? È davvero solo una crescita dipovertà all’interno di una società estremamente

individualistica e apparentemente benestante, ocela anche una nuova forma di guadagno esen-tasse e redditizio?La cosa diventa ancor più imbarazzante e fa rab-bia quando capita, come a me, che all’ingresso diuna chiesa trovo una ragazza carina, giovane, inbuona salute che da anni sta lì a chiedere l’ele-mosina, bene organizzata, con il suo sgabellino ei suoi orari di “lavoro” accompagnata a volte dalmarito che la porta col suo bel furgoncino. I fede-li, che entrano ed escono dalla chiesa, in questianni hanno visto nascere i suoi figli, la prima poiil secondo adesso il terzo in arrivo, e passandoqualcuno dà ai piccoli una carezza e alla madreuna moneta sentendosi contento di aver fattol’opera buona della giornata. Ma mi chiedo, guar-dando proprio quei piccoli, se si sta davvero fa-cendo un’opera buona. Cosa si fa in concreto perloro che sono condannati a vivere in quel modo ecosa di valido si sta insegnando loro della vita?Ognuno di noi è chiamato a fare il bene, ma credoche sia indispensabile anche “saperlo fare bene”,ed è questa la cosa più difficile. Forse, se si vietas-se l’accattonaggio in modo rigoroso e si aiutasse-ro di più i veri poveri nel modo giusto, ci sarebbeuno straordinario balzo in avanti nella nostra so-cietà e nella cura di ogni persona. Sono semprestato convinto che uno dei parametri di valuta-zione del livello di civiltà di un popolo è determi-nato dal numero di “poveri” che si trovano nellesue strade, perché ogni Paese dovrebbe concede-re a tutti i suoi cittadini una vita dignitosa facen-do in modo che questa dignità venga riconosciu-ta e vissuta.

NATALE A CHICAGO

14 Volontari per il mondo

Paolo Cicchitto

A

1-2018

Page 15: PERIODICO DI INFORMAZIONE N.1 rto ... · la via?» (Lc 24,32). La finestra della Coordinatrice 5 l’am oreds tf n i u. P apF r nc es o t id l’ Ev g u - diu m,n oa c re g s nog

n’esperienza da 10 in con-dotta. Un’esperienza chesta vivendo con grande en-

tusiasmo e collaborazione la no-stra comunità salesiana di Napo-li. L’accoglienza, e poi la condivi-sione di vita, con 2 ragazzi africa-ni provenienti dal Gambia, pro-fughi dalla loro terra per sfuggirealle persecuzioni politiche delladittatura. Si chiamano Buba e La-min ed hanno 20 e 21 anni.L’idea nacque due anni fa, quan-do papa Francesco invitò le par-rocchie, i conventi, le diocesi, a“dare una speranza concreta” aimigranti accogliendoli nelle pro-prie comunità. Si era nel settem-bre del 2015, tre mesi prima del-l’inizio del Giubileo della Misericordia. Il nostrosuperiore di allora, don Angelo Santorsola, oraIspettore dell’Italia Meridionale, pensò che fossegiusto rispondere immediatamente all’invito delPapa. Molto correttamente don Angelo chiesealla comunità cosa ne pensassimo e – come ri-corda il confratello don Franco Galeone – fum-mo subito tutti d’accordo. Certo, si andava incontro a un’esperienza nuova,anche per chi da sempre lavora con i giovani,perché significava accogliere ragazzi provenien-ti da un altro continente, con un’altra lingua,un’altra cultura, probabilmente un’altra religio-ne. I due ragazzi che sono oggi nella nostra co-munità sono di religione musulmana, ma non è stato questo un problema per noi, e neancheper loro.La storia di Buba e Lamin è drammatica, comequella di tutti i migranti. Sono fuggiti dalla loroterra, hanno affrontato l’incognita di un viaggiopericoloso, hanno viaggiato in barcone, sonoriusciti ad approdare in Italia. Hanno lo status di rifugiati. Oggi dicono che so-no fortunati. Hanno voluto raccontare la lorostoria ai ragazzi della scuola e dell’oratorio, ri-scuotendo simpatia ed esprimendo riconoscen-za. Hanno fatto anche testimonianza in chiesa,durante la Messa.

Molti ci chiedono, curiosi, quali siano le nostredifficoltà nel vivere questa esperienza. Non hodifficoltà a dire con sincerità: nessuna! … forsesolo rispetto al cibo!Ogni novità certo comporta qualche ansia, pre-occupazione, anche qualche diffidenza iniziale.Ma aprirsi al confronto con realtà diverse è unabella sfida umana e spirituale, che arricchisce. Idue ragazzi, come ho detto, sono di religionemusulmana. Abbiamo dialogato con loro. Vedia-mo che sono convinti. L’osservanza dei precettinon è un rituale. In occasione del Ramadan ab-biamo non solo rispettato ma cercato di condi-videre in qualche modo con loro questo periodosacro.Buba e Lamin si stanno ben integrando. Vivononella nostra struttura. Noi cerchiamo di aiutarliper quel che possiamo. Lavorano al Mac Do-nald’s e quindi anche sul posto di lavoro stannofacendo nuove conoscenze e amicizie e stannoimparando le abitudini italiane. Da noi hannofraternizzato moltissimo con i tirocinanti, con iquali si confidano e si sentono a loro agio.Possiamo dire che hanno trovato una nuova fa-miglia, anche se questa non può sostituire quellad’origine, per la quale hanno sempre nostalgia.Ci piacerebbe per loro un futuro migliore. Sonoentrati nel cuore della comunità.

SONO ENTRATI NEL CUORE DELLA COMUNITÀ

15Volontari per il mondo

Don Giuseppe Grande, salesianoGuida Spirituale del Cenacolo di Napoli

U

1-2018

Page 16: PERIODICO DI INFORMAZIONE N.1 rto ... · la via?» (Lc 24,32). La finestra della Coordinatrice 5 l’am oreds tf n i u. P apF r nc es o t id l’ Ev g u - diu m,n oa c re g s nog

Il Mediterraneo, cimitero di acquaL’OIM, Organizzazione Internazionale delle Migrazioni, ci informa che nel primo semestre del 2017 sonomorte nel Mediterraneo oltre 2100 persone; nel 2016 più di 5000, cioè uno su 88 di quanti hanno tentatola traversata nel Mediterraneo. Nel 2015 sono morte 3771 persone, 1 ogni 200 di quanti nel percorso daSud verso Nord hanno cercato di sfuggire a povertà, fame, guerra e violenze.

L’accoglienza in ItaliaDal Rapporto dell’Archivio Disarmo, 2017, si evince che “L’Italia accoglie un rifugiato ogni mille persone,appena al disotto della media europea (1,1 ogni mille persone) e decisamente meno rispetto a Paesi comela Svezia (più di 1,1) e la Francia (3,5). Anche per quanto riguarda il numero dei richiedenti asilo, l’Italiariporta gli stessi dati (1 per mille per una media europea di 1,1 per mille, di molto inferiore a quelli deiPaesi scandinavi (7,8 per mille in Svezia…) o dell’Ungheria (4,1 per mille)”.

Previsioni demograficheUn recente report del CeSPI (Centro Studi di Politica Internazionale di Camera, Senato e Ministero degliAffari Esteri) delinea il declino demografico dell’Occidente mediterraneo e l’inarrestabile progressionedel Nord Africa. Se consideriamo 8 paesi (dei complessivi 27) dell’Unione Europea che si affacciano sulMediterraneo (Cipro, Croazia, Francia, Italia, Grecia, Portogallo, Slovenia e Spagna), vediamo che nel 2015la popolazione complessiva era di 202,32 milioni di abitanti. La previsione per il 2030 è di 200,68 milioni.Contemporaneamente, se consideriamo il gruppo dei Paesi africani nostri dirimpettai (Algeria, Egitto,Libia, Marocco e Tunisia), vediamo che nel 2015 la popolazionecomplessiva era di 183,09 milioni, la previsione per il 2030 è di226 milioni.

Il ruolo dell’EuropaCi sono molti interventi dell’Unione Europea, ad esempio quellidelle due principali Banche intergovernative per lo sviluppo (Beied Ebrd), coerenti con l’Agenda 2030 dell’ONU per lo sviluppo sostenibile. L’Italia ha introdotto una nuova legge sulla coopera-zione (125/2014), più efficace e adeguata ai tempi, attenta a valorizzare il ruolo delle Organizzazioni non governative.Ma nei paesi europei si assiste anche a spaccature su questionifondative, con l’innalzamento di barriere, il prevalere di populi-smi ed egoismi degli stati nazionali, una visione abbastanzamiope dei motivi di fondo del complesso tema delle migrazioni.

(Per gentile concessione della rivista Infiniti Mondi,dossier “Il Mediterraneo dopo Daesh”, settembre-ottobre 2017)

ACCOGLIEREI MIGRANTI:QUALCHE DATO

16 Volontari per il mondo

Per andare oltre le apparenze. Per non accontentarsi di conoscenze superficiali. Per cercare di capire le origini dei problemi, magari cercare soluzioni più adeguate e giuste.

Roberta Calbi Cenacolo di Napoli

A cura diFoto Laura Putti

Foto: gentile concessione della Redazione di Strettoweb News Sicilia e Calabria

1-2018

Page 17: PERIODICO DI INFORMAZIONE N.1 rto ... · la via?» (Lc 24,32). La finestra della Coordinatrice 5 l’am oreds tf n i u. P apF r nc es o t id l’ Ev g u - diu m,n oa c re g s nog

Papa Francesco ha effettuato, all’inizio del 2018, il suo 22o viaggio apostolico (cioè come successore di Pietro)

visitando il Cile e il Perù. La sua pastorale si è concentratasui temi Pace,Unità e Speranza, condivisi con la gioia delvangelo di Gesù e citati in due loghi; per il Cile: Mi Paz OsDoy (Vi do la mia pace: Gv 14, 27-31) e per il Perù: UnidosPer La Esperanza (Uniti dalla speranza). Nei due loghicompaiono, oltre ai motti, i profili delle due nazioni.

In Cile ha visitato due città: Temuco, a sud (nei suoi din-torni vivono ancor a oggi numerosi rappresentanti dellacultura Mapuche, popolo amerindo originario del Cilecentrale e meridionale) e Iquique, a nord.

In Perùha visitato due città: Puerto Maldonado, in Amaz-zonia (è la prima volta di un papa in Amazzonia) e Trujil-lo. Papa Francesco ha definito questo suo viaggio pasteu-rizado, in quanto è passato continuamente dal caldo alfreddo, andando da nord a sud.

La visita di papa Francesco in Cile (lo ha ricordato il papastesso ai giornalisti) è stata preceduta da proteste checontestavano il costo della sua visita (circa 10 milioni dipesos). Alcuni manifestanti hanno occupato la nunziatu-ra apostolica e nella notte del 12 gennaio sono state lan-ciate bombe artigianali contro quattro chiese di Santiago.Di contro 20.000 volontari si sono impegnati per il buonesito del viaggio sia in Cile che in Perù.Un forte punto di riferimento è stato l’incoraggiamento acamminare nella democrazia non escludendo le diversi-tà, applicando il metodo dell’ascolto dei poveri, dei gio-vani, degli anziani, degli immigrati e della Terra, come haesposto nella “Laudato si”. Lo stile è quello della prossimità, ove contano più i gestiche le parole. Dimostrazione: la visita al carcere femmi-nile di Santiago: «Non si può pensare al carcere senza ladimensione del reinserimento».A Santiago ha anche confermato i suoi fratelli nel rifiutodi ogni compromesso con gli abusi sessuali sui minori eal tempo stesso ha chiesto di avere fiducia in Dio, che at-traverso questa dura prova purifica e rinnova i suoi mini-stri. “Non posso fare a meno di esprimere il dolore e la ver-gogna che sento davanti al danno irreparabile causato abambini da parte di ministri della chiesa”. Il Pontefice,prima della grande messa tenuta a Iquique, ha difeso ilvescovo Juan Barros, accusato di avere tenuto nascosti(per omertà) gli abusi e le violenze di padre Karadima,condannato nel 2011 a ritirarsi in preghiera fino alla finedei suoi giorni. Quando ci saranno prove contro Barros, e non solo calunnie, si agirà, ha detto Francesco. Il SantoPadre a Santiago ha pregato sulla tomba di mons. Enri-

22º VIAGGIO APOSTOLICO DI PAPA FRANCESCO

17Formazione/Ecumenismo

Papa Francesco con una detenuta nel carcere San Joaquin

Agostino AversaCenacolo della Penisola Sorrentina

que Alvear Urritia, conosciuto come “il vescovo dei pove-ri”. Nelle Celebrazioni Eucaristiche ci sono state esorta-zioni continue a risolvere i conflitti con il dialogo, speciein Cile a sud e a nord di Santiago. In Araucania, dove abitano gli indios Mapuche, e a Iqui-que, ha invitato ad armonizzare le diversità e a ripudiareogni forma di violenza.Ai giovani all’Università Cattolica del Cile (fondata a San-tiago nel 1888) il Papa ha indicato il programma di vita diSant’Alberto Hurtad: Cosa farebbe Cristo al mio posto?

Nell’Amazzonia peruviana ha dato inizio al Sinodo Pan-Amazzonico convocato per ottobre 2019, sottolineando laricchezza delle differenze che abbiamo ereditato dallastoria e dalla cultura. A Porto Maldonado e alla Casa diaccoglienza Il Piccolo Principeha detto “NO” alla coloniz-zazione economica e ideologica, al degrado ecologico-sociale e alla corruzione. Nessuno è giustificato di frontea queste piaghe: siamo responsabili e il contrastarle ri-guarda tutti.A Trujillo il Papa ha incoronato la Vergine della Porta, pro-clamandola Madre di Misericordia ed esortando a guar-dare a Maria per ricordare le madri e le nonne del Perù,vera forza motrice della vita e delle famiglie, da tutelarecon leggi che combattano il femminicidio. Francesco, nel-la celebrazione mariana alla Virgen de la Puerta, nella Pla-za de Armas di Trujillo, ha invitato a seguire la Madonnaper promuovere una cultura della misericordia in cui nes-suno volti lo sguardo dinanzi alla sofferenza dei fratelli.Nella giornata finale del viaggio Papa Francesco, nel cele-bre santuario del Perù ove si venera il dipinto della Croci-fissione, chiamato Senor de los Milagros, ha incontrato500 religiose di vita contemplativa, “banche” di fede e dipreghiera per la chiesa e per la società.

1-2018

Page 18: PERIODICO DI INFORMAZIONE N.1 rto ... · la via?» (Lc 24,32). La finestra della Coordinatrice 5 l’am oreds tf n i u. P apF r nc es o t id l’ Ev g u - diu m,n oa c re g s nog

bramo secondo la tradizione ebraica è il pa-triarca che ha dato inizio al monoteismo eper questo motivo costituisce un modello

morale per gli ebrei osservanti di sempre. Per tradi-zione ebraica intendiamo la letteratura apocrifa e ilTalmud che è il commento alle Scritture. Tale lette-ratura ha integrato il ritratto biblico di Abramo conepisodi e particolari che non si riscontrano nelleScritture. Tutto ciò scaturisce dal fatto che il Talmudsi basa sulla Torah orale, che è fondamentale per in-terpretare la Torah scritta. Si tratta, ad esempio, diuna serie di racconti sugli anni che precedono la vo-cazione del patriarca a 75 anni (cf. Gn 12,1-4), unaserie di discorsi prima della sua morte, che costitui-scono il suo testamento spirituale. Secondo la tradi-zione ebraica Abramo ha conosciuto e osservato fe-delmente la Torah molto prima che Mosè l’avesseproclamata, ha meritato la salvezza per tutti i suoidiscendenti per la benedizione di Dio che ha ricevu-to, essendo stato sottoposto a una serie di prove eaverle superate. Abramo costituisce anche il primoprofeta del monoteismo in un contesto socio-cultu-rale politeista. Mi limiterò in questa sede solo a cita-re qualche riferimento alla vasta e variegata lettera-tura della tradizione ebraica.Il libro dei Giubilei, libro apocrifo ma accettato comecanonico dalla Chiesa Copta, narra la storia delmondo dalla creazione sino all’istituzione della Pa-squa divisa in giubilei (49 anni), e narra l’infanzia di

Abramo nei capitoli 11 e 12. Abramo, figlio di Terach,nasce nell’anno 1876 dalla creazione del mondo, inun’epoca particolarmente critica per l’umanità (ido-latria, guerre, violenze e anche carestie), e a 14 anniscopre la corruzione del mondo e decide di nonadorare più i falsi dèi. Tenta di convincere anche ilpadre ad abbandonare il culto degli idoli, ma inva-no. Decide allora di bruciare le statue degli idoli. Ilfratello Aran che cerca di salvarle, muore tra le fiam-me e questo episodio per il libro dei Giubilei costi-tuisce la spiegazione della morte prematura di Aran(cf. Gn 11,28). Terach allora abbandona Ur dei Caldeicon tutta la famiglia per stabilirsi a Carran (cf. Gn11,31). Qui Abramo invoca Dio per sapere che cosadeve fare: se rimanere a Carran o ritornare a Ur. Diogli risponde con il lech lechà: “Vattene dal tuo paese,dalla tua patria e dalla casa di tuo padre, verso ilpaese che io ti indicherò” (Gn 12,1). In quel momentoDio rivela ad Abramo anche la lingua parlata dai pri-mi uomini al momento della creazione, che è natu-ralmente l’ebraico. Abramo allora lascia il padre perobbedire alla volontà di Dio (cf. Giub 12). Il Libro deiGiubilei attribuisce ad Abramo la Festa di Sukkoth(tabernacoli) (cf. Giub 16). Riguardo all’aqedah, laprova di Abramo (cf. Gn 22,1-19), l’apocrifo arricchi-sce di particolari narrativi questo episodio. Il princi-pe dei demoni, Mastema, scommette con Dio che ilpatriarca è più attaccato al proprio figlio che al suoDio. Dio accetta la sfida e così inizia la prova di Abra-mo (Giub 17; cf. Gn 22,2-10). Il libro dei Giubilei si èispirato all’inizio del libro di Giobbe (Gb 1,9-12) perinterpretare Gen 22. Alla fine del libro, Abramo riu-nisce figli e nipoti per rivolgere loro le sue ultimeraccomandazioni (Giub 20-22), e insiste in partico-lare sul rifiuto dell’idolatria e sulla fedele osservanzadella Legge di Dio, particolarmente sulla celebrazio-ne delle feste liturgiche. L’autore del libro dei Giu -bilei omette però una serie di episodi meno gloriosio più compromettenti della storia del patriarca, co-me i due episodi in cui Sara è rapita dal Faraone o

ABRAMONELLA TRADIZIONE EBRAICA

18 Formazione/Giornate di Richiamo

Lucia AntinucciDottore in Teologia dommatica, già docente della Facoltà Teologica S. Tommaso d’Aquino (Napoli)

A

I relatori della prima giornata: Abdallah Massimo Cozzolino (a sinistra) e Lucia Antinucci; il moderatore dell’incontro Agostino Aversa e la guidaspirituale del TR, don Luis Rosón (a destra)

Nelle Giornate di richiamo del novembre 2017 la Prof. Lucia Antinucci ha tenuto una lucida e appassionantelectio magistralis sulla figura di Abramo, “padre di tutti i credenti”, così come appare nella tradizione ebraica. L’interesse suscitato dall’emergere del grande patriarcadai numerosi “fili” che compongono la trama di una lunghissima tradizione, ci ha spinto a chiedere alla rela-trice una breve sintesi del suo intervento, da offrire comeguida a chi fosse interessato a ulteriori approfondimentisulle lontane radici della nostra fede.

1-2018

Page 19: PERIODICO DI INFORMAZIONE N.1 rto ... · la via?» (Lc 24,32). La finestra della Coordinatrice 5 l’am oreds tf n i u. P apF r nc es o t id l’ Ev g u - diu m,n oa c re g s nog

da Abimelech, re di Gerar (cf. Gn 12,10-20; 20,1-18),l’intercessione di Abramo in favore di Sodoma (cf.Gn 18,22-33) e la storia di Lot e delle sue figlie (cf. Gn 19,30-38).I midrashim, racconti a scopo edificante, espressio-ne del metodo esegetico, interpretazione delle Scrit-ture ad opera dei rabbini (cf. Midrash 11, commentomidrashico Bereshit Rabba e la tradizione ebraicadella Haggadà) aggiungono alcuni particolari inte-ressanti a ciò che il libro dei Giubilei aveva già dettosulla giovinezza di Abramo. Secondo tale letteratura,ad esempio, Abramo sarebbe nato al tempo di Nim-rod, proprio dopo l’episodio della torre di Babele (cf.Gn 11,1-9). Nimrod (cf. Gn 10,8-13) è un tirannosangui nario e un astrologo, che viene avvertito dellafutura nascita di Abramo da numerosi fenomeni ce-lesti; decide di far sopprimere tutti i primogeniti delsuo regno, ma Abramo sfugge miracolosamente a ta-le massacro. Il tema della ‘strage dei Santi Innocenti’è ricorrente nella Bibbia (cf. Es 1-2; Mt 2). Abramo,allontanandosi dall’idolatria, il cui culto è promossoda Nimrod, scopre il vero Dio. Ci sono varie versio-ni circa il momento, la modalità e il motivo di taleconversione del patriarca. Secondo alcuni raccontiAbramo ha fatto questa scoperta giovanissimo, dopoessersi rifugiato in una grotta nel deserto; secondoaltri, più numerosi, il padre dei credenti ha adoratogli astri prima di riconoscere a 48 anni l’unico veroDio e Creatore dell’universo. Sorge l’interrogativo suchi abbia insegnato ad Abramo la vera fede. Secondoalcune tradizioni l’insegnamento gli sarebbe statotrasmesso attraverso la famiglia sin dall’epoca diNoè e di Sem, secondo altre Abramo sarebbe giuntoda solo alla verità, contemplando il mondo o il cielo.Dopo la conversione Abramo diventa il testimonedel vero Dio e combatte l’idolatria, ricorrendo ad argomenti simili al secondo Isaia (cf. Is 40,19-20;41,6-7; 44,10-12; 46,6), mettendo in ridicolo gli og-getti che non possono né parlare né agire. Secondo tali racconti, il padre stesso di Abramo, Te-rach, è costruttore di idoli al servizio di Nimrod enon è troppo incline a seguire il proprio figlio, chedistrugge gli idoli, come nel libro dei Giubilei. Abra-mo viene arrestato e gettato in una fornace ardentecome Daniele e i suoi compagni (cf. Dn 3), ma esceindenne dalla fornace. In alcune leggende intervie-ne l’arcangelo Gabriele per salvare Abramo. I midra-shim cercano inoltre di spiegare perché Dio mettaalla prova Abramo (cf. Gn 22,1-19), riprendendo ilracconto di Giobbe (cf. Gb 1-2). Il principe dei demo-ni, Mastema, o Satana (cf. Gb 1,6) interviene a più ri-prese per far fallire il patriarca, e arriva persino a ri-velare a Sara che Abramo va a sacrificare il loro unicofiglio. Tutti i suoi sforzi però sono vani. Nel Midrash,a differenza di Gn 22,19-20, Abramo avverte il figlio,che prontamente acconsente di essere sacrificatoper poter ottenere al popolo di Israele la benedizio-

19Formazione/Giornate di Richiamo

La prof. Lucia Antinucci è Presidente dell’Amicizia Ebraico-cristia-na di Napoli, della Commissione Ecumenica della Campania, delConsiglio Regionale delle Chiese Cristiane della Campania, delCentro Studi Francescani per il dialogo interreligioso e le culture,dell’Ordine Francescano Secolare; è impegnata nella formazioneteologica e spirituale dei laici.Tra le sue pubblicazioni:La croce nel cuore di Dio. Torino, Leumann, LDC, 1987.Ecumenismo. Casale Monferrato, Piemme, 1991.Shoah: Mistero dell’uomo Mistero di Dio. Alcune testimonianze.(Dialoghi oltre il Chiostro 13), Napoli, Ed. Sci. Italiane, 2003.

Seguire Cristo alla maniera di Francesco. La vocazione laicale secon-do la Regola dell’Ordine Francescano Secolare. Ed. Messaggerodi Padova, 2011.

Il fascino del Mistero. Frammenti di riflessioni. Ed. Biblioteca di S.Antonio, Roma 2013.

Donne medievali e francescanesimo. Protagonismo e pauperismo.Yourcanprint Self-Plublishing, Tricase (LE) 2015.

Le discepole del giullare di Dio. Francesco d’Assisi e la sorellanza. Ed.Tau, Gubbio, 2016.

Elisabetta d’Ungheria. La regina dei poveri. Yourcanprint Self-Plu -blishing, Tricase (LE) 2016.

ne promessa da Dio. Anzi, Isacco stesso chiede di es-sere saldamente legato (l’episodio viene denomina-to “la legatura d’Isacco”) per essere immolato al pri-mo colpo. Infatti, se il padre lo avesse soltanto ferito,Isacco sarebbe divenuto inadatto per un sacrificiorituale, poiché la vittima dev’essere senza difetti, euna ferita era considerata come un difetto (cf. Lv 1,3;3,1.6; 22,21-22). L’obbedienza di Abramo trova il suoequivalente nella disponibilità e nella sottomissionedel figlio; la loro assoluta disponibilità alla volontàdell’Altissimo diventa un merito che estende la be-nedizione divina ai loro successori.L’intento della letteratura apocrifa e post-canonica èquello di presentare Abramo come un modello mo-rale per gli ebrei di sempre. La letteratura rabbinicapresenterà il patriarca come un Rabbi ante litteram,mentre il giudaismo ellenistico (Giuseppe Flavio eFilone d’Alessandria) farà di lui un filosofo, un eru-dito, uno scienziato (astrologo). La figura di Abramoè quindi centrale per l’ebraismo e per questo motivoviene fornita di essa una variegata interpretazione,una rilettura funzionale a diversi contesti culturali.Ciò che è fondamentale nel patriarca è la sua obbe-dienza a Dio, la sua disponibilità al progetto salvifi-co, la sua totale fiducia in lui. È questo l’atteggia-mento che definisce l’identità ebraica di sempre.

1-2018

Page 20: PERIODICO DI INFORMAZIONE N.1 rto ... · la via?» (Lc 24,32). La finestra della Coordinatrice 5 l’am oreds tf n i u. P apF r nc es o t id l’ Ev g u - diu m,n oa c re g s nog

omenica 18 febbraio:l’Oratorio di Salernoha ospitato i ragazzi

della fascia 12-14, prove-nienti da Salerno, Cassino ePotenza, per una giornata di incontro e di festa.Cogliendo l’occasione offerta da questo fortetempo liturgico, i ragazzi hanno avuto la possi-bilità di impostare insieme il cammino di Qua-resima, di condividere pranzo e gioco in unagiornata vissuta da protagonisti.Ma chi meglio di loro può condividere cosa hasignificato rivedersi dopo tanti mesi, ritrovarsi per ripartire insieme?

Ecco che allora Davide ci dice: “Mi è piaciutomolto l’incontro di oggi e spero che in futuroce ne siano di più”; e Laura eBenedetta com-mentano che “È stato bello vivere questa giornata e passare il tempo con i ragazzi, vor remmo passare più tempo con loro”; Pa-squale sottolinea: “Dopo questo incontro hocapito che il TR non è dove decidiamo di riu-nirci, ma in ognuno di noi, che testimoniamo

Una giornata

per ritrovarsi!

20 Giovani

Alcuni dei ragazzi che hanno partecipato alla giornata con gli animatori

Francesca Cocomero, Maria Tito, Giuseppe BorelliAnimatori Fasce 12-14 e 15-18

la Sua Resurrezione”. Giuseppe afferma: “IlTR è una grande famiglia, ed è sempre belloincontrarsi con i ragazzi e gli animatori. Ogniincontro è capace di allietare, e in particolarmodo questo, in quanto straordinario”. An-che Annarita ci tiene a precisare che: “Que-sta giornata è stata fantastica! L’unica peccaè che non ce ne siano altre!”. Sulla stessa li-nea, anche Canio: “Stare con i ragazzi è me-raviglioso, specialmente se si crea una fami-glia”. EChiara conviene che: “Il TR non è soloun movimento, il TR è una famiglia”. Infine, Francesca Lulu sorride: “Questa gior-nata è stata bellissima perché non abbiamomai smesso di ridere e di ascoltarci”.

Accoglienza reciproca, autenticità e spensiera-tezza: i ragazzi ci insegnano che “la Santitàconsiste nello stare molto allegri” (don Bosco).

LA PASQUA GIOVANE COMPIE 10 ANNI!

La notte del 1° aprile 2018, abbiamo festeggiato i primidieci anni della Pasqua Giovane... non ringrazieremomai abbastanza don Luis e don Sabino per questa proposta, Agostino con Cesira e poi Lello e Dina per il sostegno e la partecipazione sempre manifestata... i nostri giovani sono la bellezza che regge il mondo.

D

1-2018

Page 21: PERIODICO DI INFORMAZIONE N.1 rto ... · la via?» (Lc 24,32). La finestra della Coordinatrice 5 l’am oreds tf n i u. P apF r nc es o t id l’ Ev g u - diu m,n oa c re g s nog

rova a trovare un piccolo momento per te,lascia che la tua mente si alleggerisca e respira adagio. Torna con la mente a tutte

quelle volte in cui, dopo delle parole percepitecome negative, ci siamo sentiti svalutati, privi divalore; o magari quando qualcuno non ha ri-cambiato il nostro saluto… Queste sono esperienze in cui probabilmentenon ci siamo sentiti accolti. Ora, al contrario,pensiamo a quando qualcuno si è complimen-tato con noi, magari per un compito eseguitobrillantemente, oppure per la nostra simpatianel raccontare una storia divertente. Probabil-mente, in quest’altro caso, avremo sperimenta-to l’accoglienza. Il problema è che accogliere l’altro non è affattosemplice, né scontato; specie se si tratta di qual-cuno diverso da noi. Qualunque sia la nostra storia, noi tutti nascia-mo con un bisogno incontenibile: essere accol-ti. Attraverso questo bisogno di riconoscimentotendiamo a costruire la nostra realtà circostan-te. Per questo è così piacevole ricevere un caldoabbraccio da un caro amico, oppure tornare acasa e trovare un piatto caldo e qualcuno ad attenderci. Mi chiamo Marco, ho 23 anni e sono alla con-clusione del mio percorso di studi in psicologiaclinica e di comunità; contemporaneamente, datempo, lavoro come educatore in un Centro diPronto Intervento Minori (CPIM) non accom -pagnati presso Caritas. È una realtà arricchente quanto complessa cheogni giorno mi da la possibilità di poter stare a

stretto contatto con i ragazzi, tra gioie e difficol-tà. Nell’ultimo anno ho avuto l’occasione di la-vorare con diversi minori provenienti da svaria-te parti del mondo: un’esperienza molto arric-chente che non risparmia, talvolta, altrettantafrustrazione: i ragazzi che incontro, nel momen-to della loro adolescenza, conoscono anche ledifficoltà che comporta l’abbandonare la pro-pria famiglia, gli amici, il loro mondo. Il vissuto legato a questo disagio si trasforma,spesso, in sofferenza che comporta un forte de-siderio di essere accolto, che non sempre trovail giusto canale espressivo; e così la richiesta sitrasforma in esuberanza, comportamenti ver-bali aggressivi, rifiuto e ribellione. Essere educatore, quindi, diventa un’oppor-tunità per far sapere ad ognuno di loro di esse-re amati; e questo avviene attraverso diverse modalità: giocare, suonare, cucinare insieme,suscitare curiosità per le nuove esperienze.Il verbo “Accogliere”, dunque,potrebbe essere la via maestra su cui muovere i pro-pri passi. E quando pen-si di non aver fatto abbastanza,ricorda che anchesolo con un sorriso o uno sguardo avrai accolto qualcuno...E forse non esiste donopiù bello.

AGLI OCCHIDELL’ACCOGLIENZA

21Giovani

Marco DiellaCenacolo di Roma UPS

P

Il disagio si trasforma, spesso, in sofferenza che comporta un forte desiderio di essere accolto

1-2018

Page 22: PERIODICO DI INFORMAZIONE N.1 rto ... · la via?» (Lc 24,32). La finestra della Coordinatrice 5 l’am oreds tf n i u. P apF r nc es o t id l’ Ev g u - diu m,n oa c re g s nog

“Lo sport è un’attività umana di grande valore, capace di arricchire la vita delle persone, di cuipossono fruire e gioire uomini e donne di ogni nazione, etnia e appartenenza religiosa”. Lo hadetto Papa Francesco nell’udienza del primo Incontro mondiale “Sport e Fede”, in tenutosi aRoma nell’ottobre 2016.Il motto olimpico Altius! Citius! Fortius! [Più alto!Più veloce! Più forte! ] è un invito a sviluppare i ta-lenti che Dio ci ha dato e con Lui dobbiamo sal-vaguardare la genuinità dello sport.È da questo che bisogna partire; è da questo chemolti sportivi hanno preso spunto o hanno ma-nifestato il forte legame tra la loro fede e lo sport.Non bisogna confondere la superstizione con lafede. Si, il confine è sottilissimo. Proprio nel cal-cio spesso si fa confusione: la religione di questoo quello non è l’occhio alzato al cielo al 90° mi-nuto, prima del calcio di rigore decisivo. Non èquello che si spera, è quello che si fa.Lorenzo Minotti, storico difensore del Parma Cal-cio, racconta ancora, come se fosse ieri, il suo le-game tra calcio e fede: «Un giorno, arriva al cam-po d’allenamento un tizio sconosciuto. Non dicecome si chiama e fa consegnare ai giocatori unsantino con la scritta “Gesù amami come sono”.Da quel momento, non solo ottenemmo grandirisultati sportivi, ma io intrapresi uno straordina-rio cammino di fede insieme ad alcuni dei mieicompagni di squadra».

Per non parlare del grande Giovanni Trapattoni:era il non lontanissimo 2002 quando si disputavail mondiale nippo-coreano, che quando lo sentisolo nominare ti prende una stretta al cuore e ri-pensi a Byron Moreno. Proprio li, abbiamo sco-perto una cosa che all’epoca ci ha lasciati di stuc-co: un allenatore del calibro di Giovanni Trapat-toni, che ha vinto valanghe di scudetti e ha alle-nato la Juve, il Milan e l’Inter e una volta quan-do giocava in Nazionale non fece toccare palla aPelè, insomma il Trap, durante la partita di na-scosto si è fatto beccare a versare dell’acqua sottola panchina. Non l’acqua del rubinetto, ma l’ac-qua santa, opportunamente sigillata in una boc -cet tina e portata fino in Giappone. Un altro fenomeno che si è diffuso con il tempo,è quello degli Atleti di Cristo.1

Di cosa Parliamo? Parliamo di una associazio-ne/movimento nato in Brasile su impegno di duecalciatori, Baltazar Maria de Morais Júnior e JoãoLiete da Silva Neto, i quali hanno creato questomovimento no-profit che si sviluppa grazie a donazioni e gadget. Ne fanno parte giocatori famosi del presente e del passato: da Chamot a

SPORT E FEDE... non è l’occhio alzato al cieloal 90° minuto!

22 Sport e Fede

“Bisogna lavorare molto nell’inclusione, nella salute,nell’educazione, nello sport e dare ai bimbi il  sensodella vita”. Lo ha detto padre Pepe Di Paola, il sacerdoteamico di papa Francesco da sempre impegnato nellavillas miserias di Buenos Aires.

1 Atleti di Cristo è un movimento composto da sportivi pro -fessionisti di tutte le discipline. Hanno in comune l’amore per Gesù Cristo e lo riconoscono come Signore e Salvatoredella loro vita. Questi sportivi si assumono la responsabilità di vivere una vita cristiana concorde alla volontà di Dio nelmondo dello sport.

Pasquale AlaiaCenacolo di Castellammare 2

1-2018

Page 23: PERIODICO DI INFORMAZIONE N.1 rto ... · la via?» (Lc 24,32). La finestra della Coordinatrice 5 l’am oreds tf n i u. P apF r nc es o t id l’ Ev g u - diu m,n oa c re g s nog

Lucio, da Alemao a Radamel Falcao. È un movi-mento che cerca di lasciare messaggi importantinel mondo dello sport dove i calciatori vivonoquotidianamente. È una testimonianza per i giovani, per dire loroche ci sono cose più importanti nella vita che rag-giungere solo obiettivi professionali.Lo sport deve essere uno strumento missionario,dice Papa Francesco: «È bello quando in parroc-chia c’è il gruppo sportivo, e se non c’è un grupposportivo in parrocchia, manca qualcosa… Ma

questo gruppo sportivo deve essere impostatobene, in modo coerente con la comunità cristia-na; se non è coerente è meglio che non ci sia».Ecco, proprio queste parole devono indirizzarciverso un percorso trasparente di fede nello sport.Papa Francesco ci rende chiaro il concetto, dicen-doci di impostare bene ed in modo coerente ilrapporto tra fede e sport, se non c’è coerenza allora parliamo di superstizione, parliamo di aggrapparsi a qualcosa, parliamo di trovare unqualcuno o qualcosa che ci aiuti.

23Sport e Fede

Sabato 5 maggio 2018

il cenacolo di Napoli organizza la“Festa del Pane”

una riflessione sulla disuguale distribuzione deibeni essenziali alla vita degli uomini.Relatore ed ospite della serata sarà padre Alex Zanotelli, missionario comboniano da sempreimpegnato sul terreno della giustizia sociale edella solidarietà. Molti nel TR lo ricorderanno per-ché invitato, in passato, da don Sabino ad alcuniincontri del Movimento.L’incontro è inteso a favorire un confronto tra i mo-vimenti e le associazioni di ispirazione religiosa enon che operano sul nostro territorio, e consolidauna tradizione iniziata già da qualche anno.Appuntamento ore 17,30 presso l’Istituto sale-siano del Sacro Cuore, via Scarlatti 29, NapoliVomero.Sono invitati singoli e cenacoli, in particolarequelli della regione Campania.

NON MANCARE… ASPETTIAMO IL TUO TIRO IN PORTA!!!

Domenica 6 maggio 2018

Il cenacolo di Castellammare 2 vuole farsi promotore di un’iniziativa di volontariato, con lo scopo di una raccolta fondi per uno dei tanti progetti dell’associazione volontari per il mondo:

La paTRita del cuore.Lo sport, il gioco sono i pilastri portanti di qualsiasi iniziativa educativa, come ci insegna il nostro Don Bosco…Lo sport e il gioco sono strumenti adatti per creare clima di famiglia, gioia e festa…Il 6 maggio ti aspettiamo o come spettatore-benefattore o come giocatore-benefattore.

WEEK END DEL VOLONTARIATO: 5-6 MAGGIO 2018INSIEME DA NAPOLI A CASTELLAMMARE

1-2018

Page 24: PERIODICO DI INFORMAZIONE N.1 rto ... · la via?» (Lc 24,32). La finestra della Coordinatrice 5 l’am oreds tf n i u. P apF r nc es o t id l’ Ev g u - diu m,n oa c re g s nog

28 e 29 gennaio scorso, secono la tradizio-ne, il nostro cenacolo, come ogni anno, havissuto la visita della nostra guida spiri-

tuale don Luis Rosón, al fine di riceverne lineeguida per la crescita spirituale e indicazionid’azione. I numerosi cenacoli sparsi in Italia sono infatticomunità protagoniste attraverso le quali vive ilnostro Movimento. L’incontro si è concluso con la cena in pizzeria,benedicendo il Signore per le Sue meraviglie,gioiosi ed edificati dalle parole sapienti che donLuis ha saputo magistralmente donarci.Il problema che può vivere il nostro Movimento,così come tutti i movimenti laicali, è che i mem-bri lo frequentino senza sentirsi chiamati al suo carisma e dunque senza vivere la fraternità,la preghiera, l’impegno per gli altri e la gioia pasquale. Di fatto si può camminare sulle vie del Signorecon lo stile salesiano e pasquale che è propriodel TR solo se diventiamo comunità fraterna perla missione. Si è cenacolo per crescere con il Ri-sorto nella nostra fede e lavorare insieme per glialtri, in primis la famiglia e la parrocchia.Gesù chiama per stare con Lui e per la missione,però l’iniziativa della sequela non è dei discepolima di Gesù. Radicale come la vocazione è anchela CONvocazione: Gesù chiama me e chiama

l’altro per gli altri. La comunità del cenacolo deve mostrare due aspetti: essere focolare e la-boratorio.Una comunità focolare è accogliente. Ogni membro deve sentirsi nel cenacolo a casae di casa, in famiglia, in linea con lo spirito didon Bosco, per il quale lo spirito di famiglia èfondamentale. E quando questo non dovesseaccadere, occorre domandarsene i motivi.Inoltre, il cenacolo focolare suggerisce il tempodi silenzio profondo davanti a Dio, di preghierae vita condivisa e di comunione con l’Eucaristia.I nostri cenacoli rischiano di cadere nel temponell’attivismo, non trovando poi il tempo per essere fratelli, per vivere con l’altro. Se questoavviene diveniamo cristiani anonimi e non per-sone. Nel cenacolo invece si cresce nella rela -zione interpersonale con gli altri.Il termine laboratorio suggerisce che il cenacolosia il luogo dove lavoriamo, dove ci aiutiamo acrescere, dove ci correggiamo con amore par -landoci sinceramente nelle possibili difficoltà.Tra le esperienze che ci aiutano a vivere comecenacolo comunitario ci sia quella del “Regno diDio”, cioè la presenza di Gesù da cui tutto muovee di cui non si può fare a meno. Il cenacolo per-tanto fa crescere nell’amicizia con Gesù e nellatestimonianza del fatto che Gesù è indispen -sabile, altrimenti un cenacolo non raggiunge

Visita pastorale al Cenacolo di Santo Spiritodella guida spirituale del TR don Luis Rosón

24 Vita dei Cenacoli

“La comunità del cenacoloè focolare e laboratorio...”

Il

Adele LorussoCenacolo di Santo Spirito

1-2018

Page 25: PERIODICO DI INFORMAZIONE N.1 rto ... · la via?» (Lc 24,32). La finestra della Coordinatrice 5 l’am oreds tf n i u. P apF r nc es o t id l’ Ev g u - diu m,n oa c re g s nog

l’obiettivo primario e non serve. È l’esperienzateologale della CON-vocazione apostolica. Il cenacolo apostolico senza Gesù era chiusura epaura. Con Gesù Risorto vince le paure e in po-chi anni, nel nome di Gesù, il Mediterraneo si èriempito di Cristiani. Siamo con gli altri perchévocati e convocati dal Risorto per dare i fruttiche Lui si aspetta, non perché voteremo per lostesso partito.Il cenacolo è inoltre una comunità in discerni-mento di quanto il Signore si aspetta, vuole edunque gradisce da noi nel luogo in cui siamo.Queste aspettative siano nella lista di prioritàstilata all’inizio dell’anno.L’importante è che con e attraverso la preghiera,corresponsabilmente, ci si impegna per gli altri.E non è questione di età, ma di mentalità.La comunità sia per la missione e contemplativanell’azione. Si è chiamati a far presente Gesù nel mondo, manon senza averlo prima incontrato. «Dio è anchetra le pentole, in cucina» dice santa Teresa d’Avilane “Il libro delle Fondazioni”. Gesù può parlare anche nella malattia, nel bi -sogno di essere amato.Il cenacolo sia dunque accoglienza, riconoscen-za, preghiera e festa, un trovarsi, formarsi, con-dividere, e aiutarsi.Occorre pertanto prepararsi ad affrontare anchel’inevitabile con realismo, crescendo nella fede enella speranza, e trattando ciascuno individual-mente. Siamo fratelli e sorelle, non numeri, equesto si esprime anche nella cura e interesseper i fratelli che non vengono più.Il Cenacolo del futuro avrà pertanto elementiche accomunano anziani e giovani.Il cenacolo è comunità di credenti che hanno in-contrato Gesù Cristo e curano la relazione conLui, nello Spirito del Risorto che illumina e guidain perpetua e continua crescita.Inoltre, il cenacolo è CON-vocazione: non possofare a meno di vivere con i fratelli: sono miei fratelli, la mia famiglia.Come tutte le vocazioni, inoltre, anche la nostraè servizio agli altri, al servizio degli altri, parlan-do al cuore, senza giudicare, senza condannarenella sincerità che non è aggressività, ma è coe-renza, è mostrarsi come si è, non al di sopra de-gli altri, ma affianco agli altri; non come padronidella verità, ma servitori della verità.

Ne deriva che il cenacolo è anche comunicazio-ne che forma e informa senza curiosità e pette-golezzi, in fraterna cristiana amicizia. In cristiana amicizia ci aiutiamo, ci incoraggia-mo, ci trattiamo, prestiamo attenzione alla tri-stezza dell’altro che deve sapere di poter contaresu di noi.E se qualcosa non va si perdoni. Perdonare nonè dimenticare, è continuare ad amare. Voglio be-ne al di là dell’offesa. Il perdono che, come ci insegna don Sabino, è un super-dono, presup-pone anche umiltà, e pertanto occorre chiederel’aiuto del Signore per donarlo.Come in una famiglia, nel cenacolo ci si ama, cisi sopporta e ci si perdona, facendo attenzione anon creare divisione e tacendo se quanto si vuoldire non favorisce unità e carità, poiché altri-menti sarebbe come preparare la strada al dia-volo che non attende altro.Ogni cenacolo è dunque una comunità che si incarna. I cenacoli pertanto son tutti uguali, madiversi, a gloria di Dio, e mettono radici nel mi-stero, cioè nella Chiesa. Siamo credenti in unione con la parrocchia lo-cale, con la diocesi particolare, senza la pretesadi cambiare il mondo, ma il piccolo mondo in-torno a noi possiamo renderlo più vivibile, piùaccogliente.Ogni cenacolo dunque cresce nel Signore, non fine a sé stesso, ma per testimoniare Cristo Risor-to e fare il bene a tutti e a nessuno il male, nellasuprema vocazione di chiamati dal Signore!Così, nella vocazione cristiana pasquale deimembri del TR, luogo per seguire Gesù Cristo elavorare per il suo Regno, vengono messi oggi ipresupposti per il futuro.Se dimentichiamo questo, siamo solo un grup-petto che si raduna e niente più, e questo nonserve. Lavoriamo per “quanto di bello” abbiamoin noi, mentre passano gli anni, senza la pretesadi essere di più o di meglio degli altri, ma solopretendendo di seguire il Signore. Seguire, mai precederlo: siamo tutti discepoli, enessuno precursore, tranne il Signore che ci pre-cede preparandoci il terreno. Lavoriamo senzala pretesa di consigliare lo Spirito Santo, manell’ascolto attento e docile con la stessa acco-glienza che fu quella di Maria, che ha accoltoGesù nel suo cuore ancor prima che nel suogrembo.

25Vita dei Cenacoli 1-2018

Page 26: PERIODICO DI INFORMAZIONE N.1 rto ... · la via?» (Lc 24,32). La finestra della Coordinatrice 5 l’am oreds tf n i u. P apF r nc es o t id l’ Ev g u - diu m,n oa c re g s nog

differenza di linguaggio, e nonsolo in senso strettamente filo-logico, può diventare un osta-

colo all’accoglienza dell’Altro.Anche fra persone di uno stesso Paese, a volte an-che tra gli abitanti di una stessa città, possono na-scere problemi di comprensione, perché ognunodi noi struttura nel tempo un linguaggio verbale ecorporeo legato alla sua storia (stato sociale, fami-glia, grado di istruzione, amicizie, tratti di perso-nalità…). Queste difficoltà di comunicazioneemergono nelle coppie, fra amici, e più segnata-mente con estranei. La persona poi non comuni-ca solo per mezzo della parola: c’è tutto un lin-guaggio non verbale che ci mette in relazione congli altri. Ogni individuo, nelle relazioni interperso-nali, si trova sempre di fronte a un altro diverso dasé, un altro essere con somiglianze e difformità.Se questo è vero per ogni relazione, va comunquericonosciuto che tali differenze, soprattutto incampo culturale, sono maggiormente riscontra-bili in individui appartenenti a etnie diverse.Diventa indispensabile allora sapere che ogni cultura possiede una sua modalità di concepire lo spazio corporeo, lo spazio prossemico, le fron-tiere dell’intimità, i modi di ricevere, di mangia-re, ecc.Ci troviamo di fronte a modi differenti di intera-zione, che richiamano a una maggior presa di co-scienza del proprio mondo comunicativo e allaconoscenza di quello dell’altro, al fine di evitare lepaure generate da pregiudizi infondati e la crea-zione di ghetti e separazioni provocati dall’in-comprensione.Gruppi molto affiatati o che vivono profondeesperienze di vita comunitaria, molto spesso, equasi mai consapevolmente, finiscono per assu-mere un linguaggio e una gestualità particolariche possono costituire una barriera più resistentedi un muro ed essere percepite come porte chiuseall’accoglienza e alla comunicazione.Ci sono poi i gerghi generazionali, sociali e pro -fessionali.Imparare ad ascoltare e maturare la consapevo-lezza di essere tutti figli di Dio, amati ed accolti a

Linguaggi Accoglienza

26 Vita dei Cenacoli/Esperienze

eAnna Maria Merolaper il Cenacolo di Salerno 1

Lapriori, sono le premesse necessarie a renderci ido-nei a divenire persone accoglienti. Come nellosport, è indispensabile allenarci, fare esercizio, vi-vere esperienze; non basta possedere buone atti-tudini comunicative ed essere genericamente benpredisposti ad accogliere.La situazione che il nostro Paese sta vivendo, poi,ci ha portato a convivere con persone di diversacondizione culturale: se non vogliamo che la no-stra e la loro esistenza diventino sempre più deicircoli chiusi nei quali possano rientrare soltantocoloro che appartengono alla stessa etnia, è ne-cessario che superiamo i limiti della semplice ac-coglienza, che in molti casi è già sentita come pe-sante e soffocante fardello, all’integrazione, pas-sando per la strada della conoscenza e dell’accet-tazione reciproca.Nuovamente non va sottovalutato il problemadella comunicazione: «L’urgenza per l’immigratoè quella di imparare la lingua del nuovo paese e diapprendere quasi esclusivamente nella scuola distrada un complesso di regole, di codici e di simbo-li, in virtù dei quali potersi orientare nel nuovospazio e nel nuovo tempo, e potersi costruire deicontenitori sufficientemente protettivi e difensividella propria identità» (G. Ornelli, A. Maioli, Edu-cazione linguistica interculturale. Esplorare le ba-si della comunicazione non verbale, orale e scrit-ta. Gardolo, Erickson, 2003).

1-2018

Page 27: PERIODICO DI INFORMAZIONE N.1 rto ... · la via?» (Lc 24,32). La finestra della Coordinatrice 5 l’am oreds tf n i u. P apF r nc es o t id l’ Ev g u - diu m,n oa c re g s nog

occasione della festa di San Gio-vanni Bosco 2018 la ParrocchiaRedentore di Bari ha program-

mato vari appuntamenti, che sono stati vissuticon fede e grande partecipazione.Mercoledì 24 gennaio, in onore di San Francescodi Sales, la Concelebrazione Eucaristica è stataanimata dai gruppi della Famiglia Salesiana, iquali si sono soffermati sulla specifica vocazionecarismatica, ma aventi lo stesso cuore e lo stessosguardo nelle opere e nella missione.Domenica 28 gennaio la Concelebrazione Euca-ristica è stata presieduta da don Angelo Santorso-la, Ispettore dei Salesiani dell’Italia meridionale, edalla nostra guida spirituale don Luis Rosón, cheha incontrato il Cenacolo presentando una rifles-sione sulla comunità che deve essere focolare(luogo dell’incontro, della preghiera e della paro-la) e laboratorio (dove si ideano progetti ed espe-rienze che sostentono una comunità testimonia-le, una comunità di credenti).Lunedì 29 gennaio l’ispettore ha presentato laStrenna 2018 del Rettore Maggiore dei Salesiani,

don Angel Fernandez Artime: “Signore dammi di quest’acqua”. Coltiviamo l’arte di ascoltare ed accompagnare. Per illuminare questi due aspetti,ha commentato la bellissima icona evangelica diGesù e la samaritana: un cammino di ascolto, di-scernimento e accompagnamento.Mercoledì 31 gennaio la Concelebrazione nellasolennità di San Giovanni Bosco è stata presiedu-ta dall’Arcivescovo Francesco Cacucci, che ha sot-tolineato l’importanza dei sogni di don Bosco,educatore e guida spirituale dei giovani, che de-vono essere aiutati a realizzare i loro sogni.Vivere don Bosco oggi significa accompagnare igiovani a scoprire i veri valori della vita, l’aperturaagli altri e l’apertura a Dio per divenire veri ed ef-ficaci testimoni credibili.Alcuni incontri si sono conclusi con la veglia dipreghiera, con i giochi in cortile e con il tradizio-nale panino e mortadella, creando un clima nonsolo di preghiera, ma anche di festa e di famiglia.

Festa diSanGiovanni Bosco

27Vita dei Cenacoli

Via Lucis a Villa TiberiadeIl 25 giugno 2017, con la celebrazione della Via Lucis guidata dal diacono Andrea a Villa Tiberiade, ilCenacolo di Torre Annunziata (NA) ha concluso le attività programmate per l’anno pastorale che sichiude con l’arrivo del periodo estivo. Con il termine delle attività annuali, si è concluso anche ilciclo delle celebrazioni che settimanalmente ci ha visti impegnati nei mesi scorsi.Da Pasqua a Pentecoste, alle 17.30 di ogni venerdì, nella chiesa della SS. Trinità, il Cenacolo e la co-munità parrocchiale hanno celebrato la Via Lucis con l’esposizione del SS. Sacramento. Il 26 giugnosi è passati dalla sacralità di questo luogo, a quello esterno con una immersione totale nel creato.Le meraviglie della natura: il mare, il sole, il verde di Villa Tiberiade hanno costituito lo scenarioideale per farci vivere, in intensità, la grazia e la misericordia del Signore, mentre il commento alle14 stazioni nelle quali il Risorto incontra i suoi discepoli hanno aiutato a farci prendere coscienzadella nostra vita come itinerario pasquale con il Risorto che illumina i nostri passi.

Alba Verdicchio, del Cenacolo di Roma, 19 dicembre 2017Angela D'Acunti, del Cenacolo di Roma, 3 gennaio 2018Carlos de Jesus, il papà di Marcos Cabreras, del Cenacolo di Santa Fe in ArgentinaEmma Contegiacomomo, del Cenacolo di Salerno 1, tra le “pioniere” del TR, 9 gennaio: a 102 anni, vissuti in pienezza!Papà di Rosanna Franco, del Cenacolo di Castellammare 1, 27 gennaio 2018Vincenza, cognata di Paola Coluccia, coordinatrice del cenacolo di Roma, 3 febbraio 2018Maddalena, madre di Annie De Polo, del Cenacolo di Roma, 8 febbraio 2018Rosaria, sorella del Diacono Andrea Cirillo, del Cenacolo di Torre Annunziata, 17 febbraio 2018Giovanni Cocomero, papà di Raffaele, del Cenacolo Salerno 1, suocero di Mirella e nonno di Francesca, Antonio e GiovanniVincenzo, cognato di Rita Lamuraglia, del Cenacolo di Bari, 4 marzo 2018

Alma MiollaCoordinatrice del Cenacolo di Bari

Vincenzo Cavaliere, Cenacolo di Torre Annunziata

NOTIZIE DI FAMIGLIA Sono tornati alla casa del Padre

In

1-2018

Page 28: PERIODICO DI INFORMAZIONE N.1 rto ... · la via?» (Lc 24,32). La finestra della Coordinatrice 5 l’am oreds tf n i u. P apF r nc es o t id l’ Ev g u - diu m,n oa c re g s nog

5 PER MILLE all’Associazione Volontari per il Mondo - ONLUSDare all’Associazione il 5 X mille è un gesto semplice: non costa nulla, ma può fare tanto bene.

Come fare• apporre la firma nell’apposito riquadro della dichiarazione dei redditi destinato alle ONLUS; • riportare nel riquadro, sotto la propria firma, il codice fiscale dell’Associazione

C.F. 96339750588

pressoHOTEL SOGGIORNO SALESIANO

PACOGNANO DI VICO EQUENSE (NA)

Troverai un’oasidi pace e di spiritualità

•Adozione a distanza:€26,00/mese

•Adotta una ragazza madre:€30,00/mese

•Adotta un insegnante:€100,00/mese

•Borsa di studio per ScuoleSuperiori: €50,00/mese

•Borsa di studio per l’Università: €100,00/mese

•Borsa di studio per un Seminarista: €100,00/mese

• Per scavare un pozzo (+ pompa): €1.000,00

• Per scavare un pozzo artesiano: €10.000,00

• Per un nostro progetto:Offerta libera

Senza il vostro aiuto non possiamo fare nulla

Partecipa anche tu L’attuazione dei nostri progetti di promozione e sviluppo in Africa è stata possibile grazie al contributo dei benefattori.Se vuoi, puoi versare un'offerta per la realizzazione di uno dei seguenti obiettivi progettuali:

La ricevuta del versamento è valida ai fini delle detrazioni fiscali.Indicare sempre la causale del versamento e il tuo C.F.

C/C Postale: 72908007IBAN: IT58V0100503800000000016660

Per saperne di più contattaci o visita il nostro sitowww.volontariperilmondo.it

Volontari per il Mondo- Onlus • Via Matteo Babini, 11 - 00139 Roma

Per informazioni: [email protected]; [email protected]; [email protected]; [email protected]

� riflessioni sul tema � attività di animazione � laboratoriInoltre, per i ragazzi, secondo un programma differenziato per fasce di età: