PERIODICO DI INFORMAZIONE INTERNA DELLA ...detassazione dei salari e delle pensioni per incentivare...

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1 ANNO III N. 3 Giugno 2010 STATO PARASTATO ENTI LOCALI SANITA’ Pubblica e Privata AZIENDE IGIENE AMBIENTALE COOPERATIVE SOCIALI PERIODICO DI INFORMAZIONE INTERNA DELLA FUNZIONE PUBBLICA-CGIL DI LATINA Colpo allo Stato Fosse solo “lacrime e sangue”, la manovra finanziaria che il governo Berlusconi sta varando per contrastare gli effetti della crisi economica mondiale, potremmo anche adeguarci ai sacrifici richiesti e, per il bene del Paese, “tirare la cinghia” come da anni ci hanno abituati a fare. Ma il “boccone”, questa volta, non è così facile da mandare giù, tant’è che il binomio “lacrime e sangue è già stato sostituito da un perentorio “lacrime e balle”, giusto per sottolineare le poche verità raccontate negli ultimi due anni dall’esecutivo di centrodestra. Balle così enormi che la sola CGIL, dati alla mano e nel silenzio più assoluto (per non parlare di connivenza) delle altre sigle sindacali, aveva cercato di contrastare a partire dal mese di luglio 2008, quando appariva già evidente di trovarsi di fronte ad una politica economica ideologizzata, demagogica e non rispondente alla realtà. Oltre al rigore, infatti, in quella occasione la sola CGIL aveva proposto - perché non siamo quelli che dicono solo No –una politica di sviluppo e di sostegno alle fasce più deboli del paese, quindi: detassazione dei salari e delle pensioni per incentivare i consumi; maggiore sicurezza e stabilità nei posti di lavoro; aumento ed estensione degli ammortizzatori sociali anche ai lavoratori precari; lotta agli sprechi e all’evasione fiscale al fine di evitare tagli dissennati che avrebbero colpito esclusivamente i servizi essenziali, e in modo particolare scuola e sanità pubbliche. A queste proposte, però, per due anni di seguito ci siamo sentiti rispondere, sempre nel silenzio più assoluto dei novelli Soloni, che gli effetti della crisi mondiale non avrebbero avuto alcuna ripercussione sul sistema italiano e che la medicina giusta per superare questo momento era l’ottimismo. Insomma, balle e basta!!! Condite perlopiù di pressappochismo e, soprattutto, da tanta mediocrità. Nel frattempo, mentre il “mantra” dell’ottimismo rimbalzava tra un TG serale ed un fondo di giornale mattutino, le fabbriche chiudevano, le imprese fallivano e i negozi abbassavano le serrande; le famiglie italiane si impoverivano; la qualità dei servizi alla persona diventava sempre più scadente; scuola, ricerca e formazione venivano mortificate; la sicurezza dei cittadini diminuiva drasticamente, mentre aumentavano gli episodi di intolleranza, di violenza e di sfruttamento nei confronti dei più deboli. →→→ Ora, quando ormai nemmeno “i giornali di famiglia” ed i “sodomedia” riescono più a tenere nascosta la verità sui conti pubblici italiani e, purtroppo, ci si è accorti che, se non si interviene tempestivamente, la farsa dell’imbonitore potrebbe trasformarsi ben presto in tragedia, ecco spuntare di nuovo i moralisti del rigore, pronti a sentenziare tagli e sacrifici…agli altri, mai a loro! La dice tutta la frase del Presidente del Consiglio sugli statali che, secondo lui, dopo avere avuto tanto negli anni passati ora dovrebbero stare <<un giro fermi>>. E a lui, quando toccherà stare un giro fermo? Populismo per populismo: quanto è costata in questi due anni la “politica del fare”? A quanto ammonta il giro di denaro che la “cricca” dei soliti noti ha gestito negli ultimi nove anni? Qual era il rapporto PIL\ debito pubblico prima che Berlusconi tornasse al governo nel 2001? Quanto è costato togliere l’ICI, se calcoliamo il recupero schizofrenico di quelle somme che ha costretto i Comuni ad inventarsi nuove entrate - dagli autovelox all’aumento dei tributi locali - e a tagliare su asili nido e assistenza ai disabili? Più che un Colpo di Stato, quello che sta accadendo sotto gli occhi di tutti noi è un vero e proprio Colpo allo Stato, assestato scientificamente attraverso una serie di “misure correttive” quali: il blocco triennale dei contratti, il blocco del turn over, il licenziamento del 50% dei precari nella P.A, l’aumento dell’età pensionabile, il drastico taglio delle risorse a Regioni ed Enti Locali, il taglio delle risorse alla sanità, la rateizzazione delle liquidazioni. A questo, poi, vanno sommate: la preannunciata controriforma del diritto e del processo del lavoro che colpisce indistintamente lavoratori e sindacati; la discussa “legge bavaglio” sulle intercettazioni che ridimensiona la libertà di stampa e mina l’indipendenza della magistratura. Un Colpo allo Stato realizzato in un clima di spensieratezza totale, tra un talk-reality show e un gioco a premi. In fondo, a chi importa se scuola e università non saranno più in grado di formare le nuove classi produttive del paese? Se la sanità non potrà più garantire l’assistenza ai malati? Se le forze dell’ordine e di pronto intervento non potranno più garantire la sicurezza dei cittadini? Ecco perché in una fase come questa non bisogna rassegnarsi, ma RESISTERE! RESISTERE! RESISTERE! Ad esempio, partecipando e facendo partecipare in modo massiccio alla Manifestazione del 12 giugno a Roma.

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ANNO III N. 3 Giugno 2010

STATO

PARASTATO ENTI LOCALI

SANITA’ Pubblica e Privata

AZIENDE IGIENE

AMBIENTALE COOPERATIVE

SOCIALI PERIODICO DI INFORMAZIONE INTERNA DELLA FUNZIONE PUBBLICA-CGIL DI LATINA

Colpo allo Stato Fosse solo “lacrime e sangue”, la manovra finanziaria che il governo Berlusconi sta varando per contrastare gli effetti della crisi economica mondiale, potremmo anche adeguarci ai sacrifici richiesti e, per il bene del Paese, “tirare la cinghia” come da anni ci hanno abituati a fare. Ma il “boccone”, questa volta, non è così facile da mandare giù, tant’è che il binomio “lacrime e sangue è già stato sostituito da un perentorio “lacrime e balle”, giusto per sottolineare le poche verità raccontate negli ultimi due anni dall’esecutivo di centrodestra. Balle così enormi che la sola CGIL, dati alla mano e nel silenzio più assoluto (per non parlare di connivenza) delle altre sigle sindacali, aveva cercato di contrastare a partire dal mese di luglio 2008, quando appariva già evidente di trovarsi di fronte ad una politica economica ideologizzata, demagogica e non rispondente alla realtà. Oltre al rigore, infatti, in quella occasione la sola CGIL aveva proposto - perché non siamo quelli che dicono solo No –una politica di sviluppo e di sostegno alle fasce più deboli del paese, quindi: detassazione dei salari e delle pensioni per incentivare i consumi; maggiore sicurezza e stabilità nei posti di lavoro; aumento ed estensione degli ammortizzatori sociali anche ai lavoratori precari; lotta agli sprechi e all’evasione fiscale al fine di evitare tagli dissennati che avrebbero colpito esclusivamente i servizi essenziali, e in modo particolare scuola e sanità pubbliche. A queste proposte, però, per due anni di seguito ci siamo sentiti rispondere, sempre nel silenzio più assoluto dei novelli Soloni, che gli effetti della crisi mondiale non avrebbero avuto alcuna ripercussione sul sistema italiano e che la medicina giusta per superare questo momento era l’ottimismo. Insomma, balle e basta!!! Condite perlopiù di pressappochismo e, soprattutto, da tanta mediocrità. Nel frattempo, mentre il “mantra” dell’ottimismo rimbalzava tra un TG serale ed un fondo di giornale mattutino, le fabbriche chiudevano, le imprese fallivano e i negozi abbassavano le serrande; le famiglie italiane si impoverivano; la qualità dei servizi alla persona diventava sempre più scadente; scuola, ricerca e formazione venivano mortificate; la sicurezza dei cittadini diminuiva drasticamente, mentre aumentavano gli episodi di intolleranza, di violenza e di sfruttamento nei confronti dei più deboli. →→→

Ora, quando ormai nemmeno “i giornali di famiglia” ed i “sodomedia” riescono più a tenere nascosta la verità sui conti pubblici italiani e, purtroppo, ci si è accorti che, se non si interviene tempestivamente, la farsa dell’imbonitore potrebbe trasformarsi ben presto in tragedia, ecco spuntare di nuovo i moralisti del rigore, pronti a sentenziare tagli e sacrifici…agli altri, mai a loro! La dice tutta la frase del Presidente del Consiglio sugli statali che, secondo lui, dopo avere avuto tanto negli anni passati ora dovrebbero stare <<un giro fermi>>. E a lui, quando toccherà stare un giro fermo? Populismo per populismo: quanto è costata in questi due anni la “politica del fare”? A quanto ammonta il giro di denaro che la “cricca” dei soliti noti ha gestito negli ultimi nove anni? Qual era il rapporto PIL\ debito pubblico prima che Berlusconi tornasse al governo nel 2001? Quanto è costato togliere l’ICI, se calcoliamo il recupero schizofrenico di quelle somme che ha costretto i Comuni ad inventarsi nuove entrate - dagli autovelox all’aumento dei tributi locali - e a tagliare su asili nido e assistenza ai disabili? Più che un Colpo di Stato, quello che sta accadendo sotto gli occhi di tutti noi è un vero e proprio Colpo allo Stato, assestato scientificamente attraverso una serie di “misure correttive” quali: il blocco triennale dei contratti, il blocco del turn over, il licenziamento del 50% dei precari nella P.A, l’aumento dell’età pensionabile, il drastico taglio delle risorse a Regioni ed Enti Locali, il taglio delle risorse alla sanità, la rateizzazione delle liquidazioni. A questo, poi, vanno sommate: la preannunciata controriforma del diritto e del processo del lavoro che colpisce indistintamente lavoratori e sindacati; la discussa “legge bavaglio” sulle intercettazioni che ridimensiona la libertà di stampa e mina l’indipendenza della magistratura. Un Colpo allo Stato realizzato in un clima di spensieratezza totale, tra un talk-reality show e un gioco a premi. In fondo, a chi importa se scuola e università non saranno più in grado di formare le nuove classi produttive del paese? Se la sanità non potrà più garantire l’assistenza ai malati? Se le forze dell’ordine e di pronto intervento non potranno più garantire la sicurezza dei cittadini? Ecco perché in una fase come questa non bisogna rassegnarsi, ma RESISTERE! RESISTERE! RESISTERE! Ad esempio, partecipando e facendo partecipare in modo massiccio alla Manifestazione del 12 giugno a Roma.

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LA BACHECA SINDACALE GIUGNO 2010

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Comunicato Stampa di Mimmo Moccia portavoce de “La Cgil che vogliamo”

Manovra: la Cgil costruisca una mobilitazione aperta e diffusa Non isolare il lavoro pubblico e difendere i diritti di tutti

Lavoratori, giovani, pensionati e cittadini pagheranno a caro prezzo la manovra del Governo, ingiusta sul piano sociale, inefficace sul piano economico, leghista sul piano politico. La dissennata gestione delle risorse pubbliche, la sottovalutazione della crisi, la volontà di annullare i diritti dei lavoratori, sono le precondizioni di questa manovra. È dunque sull’insieme della politica economica del Governo che occorre costruire un'efficace e partecipata mobilitazione sociale.

L’assenza di interventi sul capitale finanziario e sui grandi patrimoni, contrariamente a quanto avviene in altri Paesi europei, segna il carattere neo liberista della manovra, così come i contenuti del collegato lavoro confermano la lucida scelta dell’esecutivo di utilizzare la crisi per una definitiva torsione dei diritti dei lavoratori.

Le retribuzioni dei lavoratori dello Stato, degli Enti locali, della Sanità, di Scuola, Università e Ricerca, saranno pesantemente colpite. Il blocco delle retribuzioni, l'attacco alla contrattazione e la cancellazione dell’indennità di vacanza contrattuale dei lavoratori pubblici, rischiano di condizionare il rinnovo contrattuale del settore metalmeccanico e quindi di privare dei propri diritti circa la metà dell’intero mondo del lavoro.

Sarebbe dunque un grave errore isolare la lotta dei lavoratori pubblici, non solo perché la manovra penalizza il mondo del lavoro tutto, ma anche perché l’abbassamento qualitativo e quantitativo delle prestazioni da loro fornite si traduce in contrazione delle retribuzioni di tutto il mondo del lavoro dipendente.

Retribuzioni, pensioni, diritti, quantità e qualità del lavoro, sistema di protezione sociale e servizi sono la cassaforte da cui il Governo ha deciso di attingere: la CGIL, al centro di uno scontro senza precedenti, è chiamata a farsi soggetto attivo di un’opposizione sociale la più ampia possibile.

→→→→

La Cgil deve allargare il fronte della protesta e della proposta alternativa, fondata su una nuova qualità dello sviluppo segnato da equità, superamento delle disuguaglianze, valorizzazione del lavoro, ragionare su un impegno di lunga e continuativa durata che convogli le forze del lavoro, della società civile e politica, della cultura e dell’informazione, con apertura e disponibilità al confronto, nel recupero dello spirito unitario e inclusivo che ha caratterizzato la storia della nostra organizzazione rendendone efficace l'azione politica. Roma, 28 Maggio 2010

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Ocse: salari, quelli degli italiani sono tra i più bassi in Europa. Pesano le tasse Salari italiani tra i più bassi nella classifica dei Paesi Ocse e il tasso di disoccupazione è salito all'8 per cento. L'Italia si colloca per gli stipendi al 23esimo posto, con guadagni inferiori al 16,5% rispetto alla media dei trenta Paesi che fanno parte dell'organizzazione di Parigi. I dati sono riferiti al 2009 e l'Italia si colloca nella stessa posizione dell'anno precedente. E' quanto risulta dal Rapporto "Taxing Wages" dell'Ocse. Il peso di tasse e contributi sui salari, il cosiddetto cuneo fiscale che calcola la differenza tra quanto pagato dal datore di lavoro e quanto effettivamente finisce in tasca al lavoratore, è in Italia al 46,5%. Italia sesta per peso fiscale sugli stipendi - Nella classifica dei maggiori trenta Paesi, aggiornata al 2009, l'Italia è al sesto posto per peso fiscale sugli stipendi, dopo Belgio (55,2%), Ungheria (53,4%), Germania (50,9%), Francia (49,2%), Austria (47,9%). Il peso di tasse e contributi sui salari in Italia è rimasto stabile dal 2008 al 2009, registrando solo un lieve (-0,03%). L'Italia occupa infatti nella classifica Ocse la stessa posizione, la sesta, rispetto all'anno precedente. Il salario annuale netto del lavoratore medio è in Italia di 22.027 dollari, contro i 26.395 della media Ocse, i 28.454 della Ue a 15 e i 25.253 della Ue-19. La classifica riguarda il salario netto annuale medio di un lavoratore single senza carichi di famiglia. E' calcolato in dollari e a parità di potere d'acquisto. Se si guarda alla classifica del guadagno medio di un lavoratore con famiglia, unico percettore di reddito con a carico coniuge e due figli, il reddito netto degli italiani sale a 26.470 euro ma resta inchiodato, anche in questo caso, al 23/o posto della classifica Ocse. E' quanto risulta dal Rapporto 'Taxing Wages' diffuso oggi dall'organizzazione di Parigi. La disoccupazione è salita all'8 per cento - Nel primo trimestre 2010 il tasso di disoccupazione in Italia è salito all'8,6%, con un aumento dell'1,2% rispetto allo stesso periodo del 2009. Lo ha rilevato l'Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico). In Italia a marzo, ricorda ancora l'Ocse, il tasso di disoccupazione è salito all'8%, in aumento dello 0,2% rispetto a febbraio e dell'1% rispetto allo stesso periodo del 2009. Nei 30 Paesi membri dell'organizzazione, spiega ancora l'organizzazione parigina, il tasso di disoccupazione a marzo è rimasto stabile all'8,7%, con picchi in Spagna (19,1%), Slovacchia (14,1%) e Irlanda (13,2%). Nel G7, il tasso di disoccupazione è rimasto all'8,3% come in febbraio, nell'Unione Europea al 9,6% e nell'area euro al 10%. Loy (Uil): "Ora interventi rapidi" - "I dati sul tasso di disoccupazione, comunicati oggi dall'Ocse, confermano la necessità di interventi rapidi per rispondere alle problematiche legate al mercato del lavoro ed indirizzate a tutte le persone che hanno perso, o rischiano di perdere, il proprio posto di lavoro, specie nel Mezzogiorno, per le donne e per tutti i lavoratori deboli". Lo afferma in una nota il segretario confederale della Uil, Guglielmo Loy. Codacons: "Il governo non può lavarsi le mani" - I dati sui salari nei trenta Paesi Ocse, dai quali risulta che "l'Italia è la maglia nera", dimostrano che "dall'introduzione dell'euro, i prezzi ed il costo della vita da allora ad oggi sono raddoppiati, mentre stipendi, salari e pensioni sono rimasti al palo". Lo afferma in una nota il Codacons. "La mancata difesa dei salari reali e del potere d'acquisto delle famiglie - sottolinea l'associazione dei consumatori - ha ridotto sul lastrico sempre più persone, sono aumentate le disuguaglianze ed è aumentato anche il divario con gli altri Paesi Ue in termini di reddito pro capite". Per il Codacons "sono ormai in crisi una famiglia su tre, ossia più di un terzo delle famiglie non riesce a far quadrare il bilancio domestico e non è in grado di fronteggiare una eventuale spesa imprevista. Per questo - conclude la nota - il Governo non può continuare a lavarsene le mani come ha fatto fino ad ora, accontentandosi di provvedimenti spot". Salari più bassi anche di Grecia e Spagna - I salari netti italiani sono mediamente inferiori non solo a quelli di Paesi come Stati Uniti, Germania, Francia, Regno Unito, ma anche agli stipendi di altri Paesi europei che sembrerebbero in maggiori difficoltà economiche, come Grecia, Irlanda e Spagna. Il rapporto Ocse prende in considerazione la tabella sul salario medio di un singolo senza carichi di famiglia (calcolata in dollari e a parità di potere d'acquisto). I salari italiani risultano però più generosi rispetto a quelli dei portoghesi, polacchi, ungheresi. In coda alla classifica i messicani. __________________________________________________________________________________________ ALL’IDEA DI UNA TRASFORMAZIONE DELLE STRUTTURE DELLO STATO ATTRAVERSO L’AZIONE VIOLENTA IL GENIO DI BERLUSCONI E’ STATO ED E’ QUELLO DI ATTUARLE CON ESTREMA LENTEZZA, PASSETTINO PER PASSETTINO, IN MODO ESTREMAMENTE LUBRIFICATO. Umberto Eco

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I cittadini del Lazio i più colpiti dalla manovra

di Lorenzo Mazzoli, Segretario Generale Cgil F.P. Roma e Lazio

Ancora una volta il costo della crisi e della recessione lo pagano i lavoratori e i cittadini più deboli . I cittadini del Lazio due volte. Da un lato la manovra del governo che divide il paese; dall’altro gli annunci della Amministrazione regionale di tagli di ospedali e posti letto, dopo aver assicurato in campagna elettorale che nulla sarebbe accaduto, con effetti speciali, senza indicare le alternative e senza aver ancora convocato le oo.ss. Uno Tsunami in vista per l’economia e il welfare della regione: se confermate, queste scelte provocheranno un disastro sociale. Il solo blocco del turn over in Sanità, Enti Locali e Amministrazioni Statali provocherà nel Lazio la perdita di 15000 posti in tre anni. Se a questo aggiungiamo il licenziamento di oltre 5000 precari, nei prossimi mesi potremmo correre il concreto rischio che i cittadini vedano chiudere interi reparti ospedalieri, sportelli informativi della questura e della prefettura, asili nido e scuole dell’infanzia. E inoltre: riduzione dei servizi museali, delle ambulanze, dei servizi sociali. Intere strutture, in una tale situazione, correrebbero il rischio di non poter garantire i servizi essenziali. A questo va aggiunto il blocco dei contratti, che oltre a ridurre il potere d'acquisto per retribuzioni già basse, deprimerà un'economia regionale di per se già in crisi. Di difficile comprensione è poi la posizione del Sindaco di Roma Alemanno, che giudica positivo avere ottenuto 200 mln di euro in meno per Roma Capitale sottovalutando i costi economici e sociali che avrà per la città di Roma la manovra. Il Governo e la Regione devono cambiare strada, lo chiedono le lavoratrici e i lavoratori che spontaneamente in queste ore hanno manifestato nei posti di lavoro il loro dissenso. La FP CGIL di Roma e Lazio si sta già mobilitando. Nessuno deve sentirsi solo. Sono già partite in tutti i posti di lavoro le assemblee per illustrare ai lavoratori i contenuti della manovra e nei prossimi giorni partiranno i presidi e le assemblee per spiegare ai cittadini le nefaste conseguenze della manovra. Il 12 Giugno la FP CGIL di Roma e Lazio parteciperà alla manifestazione nazionale indetta da CGIL-FP-FLC NAZIONALE –Corteo ore 14.00 Piazza della Repubblica Piazza del Popolo. Roma, 15 Maggio 2010

Nota sulla manovra finanziaria:

di Rossana Dettori Segretaria Generale FP CGIL

La giornata di ieri si è caratterizzata, come era d'altronde prevedibile, per un convulso e, per certi versi prevedibile, affastellarsi di notizie, smentite, precisazioni e dichiarazioni stampa sulla manovra finanziaria che il Governo stava apprestandosi a varare nel Consiglio dei Ministri. Sono ancora molti i punti sui quali è difficile esprimere un giudizio considerando, appunto, la mancata presentazione di un testo ufficiale, ancora stamane, da parte del Governo. Altrettanti, però, i punti ormai chiari, come ad esempio: blocco dei contratti pubblici fino al 2013; blocco del turn over fino al 2015; licenziamento del 50% del personale a tempo determinato; rinvio dei pensionamenti di oltre sei mesi. Si approfitta della manovra per portare un ulteriore attacco alle Pubbliche Amministrazioni, anche attraverso un attacco alle condizioni di lavoro dei dipendenti pubblici. Le Amministrazioni pubbliche sono colpite, ferocemente, proprio nella loro capacità/possibilità di erogazione di servizi alla persona, ai cittadini, in special modo quelli socialmente più esposti. Il personale letteralmente derubato, negli stipendi che non potranno tutelarli dalla ripresa dell'inflazione, nella speranza di miglioramento delle proprie condizioni di lavoro, spogliati finanche della possibilità di vedersi rinnovato un contratto di lavoro "precario". Tutto questo si affianca all'attacco generale dei diritti del lavoro, che il Governo sta attuando, alla crisi che ha già tagliato un milione di posti di lavoro e di fronte alla quale il Governo non è intervenuto. Tutto questo di fonte alle scelte dell'Esecutivo che continua a penalizzare i redditi da lavoro e da pensione, senza intervenire sulle rendite finanziarie e sui grandi patrimoni. Sono già tante le situazioni nelle quali RSU, comitati degli iscritti, lavoratori non organizzati hanno assunto iniziative di mobilitazione e di protesta contro questo vero e proprio "sacco" nei confronti dell'amministrazione pubblica e dei lavoratori dipendenti. Sappiamo che a quelle di ieri se ne aggiungeranno altre: lavoratrici e lavoratori, soprattutto delle funzioni centrali, stanno manifestando e manifesteranno ancora la loro rabbia e lo faranno attraverso visibili forme di protesta. Dobbiamo preparare, adeguatamente, il terreno per una grande iniziativa di mobilitazione e protesta delle Categorie del Pubblico Impiego della Cgil. Un primo appuntamento di mobilitazione si realizzerà il 12 Giugno, confermando, quindi, il percorso sul quale abbiamo discusso e convenuto nell'ultimo direttivo nazionale della Categoria. Appare evidente, a questo punto, quanto sia determinante la nostra capacità di agevolare, indirizzare e coordinare, in queste ore, la reazione dei lavoratori e dei cittadini colpiti da questa manovra ingiusta, iniqua, sbagliata. Roma, 26 maggio 2010

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Quando la Padania accusava Berlusconi

di essere mafioso

Funzione Pubblica CGIL Latina Via Solferino 7 04100 – Latina tel 0773/695491 fax 0773/664211

e-mail: fpcgillt @libero.it

www.cgil.it www.fpcgil.it

www.fpromalazio.it

Stampato in proprio Chiuso il giorno 3 giugno 2010

Registrazione Tribunale di Latina n. 909

del 18/12/2008

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potete inviare le vostre e-mail

alla Redazione di LA BACHECA SINDACALE

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Editore FP CGIL di Latina Direttore Editoriale Giulio Morgia Direttore Responsabile Vincenzo Faustinella Impaginazione Nunzia Madonna Comitato di redazione Mara Arduin, Lucia Baccari, Ovidio Bianchi, Mauro A. Buzzoni, Maria Cristina Compagno, Giovanni Coruzzolo, Vincenzo D’Auria, Andrea Formicola, Ciro Fusco, Lucia Gianstefani, Giuseppe Giuliano, Emanuela Leonelli, Antonio Marone, Fabrizio Martino, Marianna Marra, Claudio Pelagallo, Franca Petroni, Antonio Tomei Segreteria di redazione Anna Nardozzi

VIGILI DEL FUOCO: NO AD ALTRI TAGLI! Comunicato Stampa di Antonio Crispi, Segretario Nazionale FP CGIL e Michele D'Ambrogio, Coordinatore Nazionale FP CGIL Vigili del Fuoco Si prospetta una manovra di tagli indiscriminati che colpisce lavoratori pubblici e privati,pensionate e pensionati. Tagli che colpiscono senza distinzione alcuna tutte le amministrazioni, anche quelle già in pesante difficoltà come il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco: il servizio di soccorso, che già oggi è fortemente legato a un abnorme utilizzo di personale precario, rischia il definitivo collasso, a scapito della popolazione e della sicurezza degli operatori. Il Corpo è già da tempo costretto a lavorare in condizioni di deficit di bilancio ordinario. Anche a fronte del blocco delle assunzioni effettuato negli ultimi cinque anni, mancano fondi per le dotazioni organiche. Mancano risorse per la manutenzione dei mezzi, per la formazione del personale, per i mantenimenti delle specializzazioni e delle qualificazioni, per le missioni, senza considerare i cronici ritardi nel pagamento delle competenze accessorie, che in molti casi arrivano anche a due anni. A tutto ciò va aggiunto il mancato rinnovo del contratto per il biennio 2008/2009 (26 mesi di ritardo) e il blocco di quello successivo. In queste condizioni il Corpo non è in grado di assorbire, né di sopportare, il benché minimo taglio. Dal Governo – il medesimo che osanna i Pompieri per la loro attività quotidiana e per i loro sforzi nelle grandi emergenze nazionali – ci attendiamo concrete politiche mirate alla valorizzazione del lavoro dei Vigili del Fuoco e a garantire e potenziare il servizio di alta valenza sociale che rendono ogni giorno ai cittadini e al Paese. Lo slogan del Governo è “tagliare gli sprechi”. Per quel che ci riguarda non abbiamo più nulla da tagliare. Ringraziamo per le medaglie e per gli encomi, ma preferiremmo, e riteniamo che sarebbe più utile per la tutela dei cittadini e per mantenere in piedi i servizi che offriamo, che il Governo ripagasse la nostra tanto sbandierata professionalità e abnegazione con investimenti, evitando di trattare un Corpo come il nostro come un capitolo di bilancio sacrificabile per far quadrare i conti. 26 Maggio 2010

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