PERIODICO DI INFORMAZIONE GRATUITA Popolo Sovrano · Tutto ciò sì deve al filosofo francese il...

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Novembre 2010 ANNO 1 NUMERO 0 PERIODICO DI INFORMAZIONE GRATUITA Popolo Sovrano Come in tutti gli Stati democratici, anche in quello italiano il secondo comma del primo arti- colo della Costituzione recita “ la sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione “ sancendo il principio della centralità del popolo nella costituzio- ne dei vari organi che in rappresentanza di questo esercitano il potere. Ma molte volte si creano dei contrasti o sovrapposizioni tra i Poteri ed ecco perché uno dei principi fondamentali degli Stati di Diritto è la Separazione dei Poteri. Tutto ciò sì deve al filosofo francese il Barone di Montesquieu che nel 1748 nello “Spirito delle leggi“ partendo dal principio che “ Chiunque abbia potere è portato ad abusarne; il potere arriva sin dove non trova limiti; perché non sì possa abusare del poter occorre che il potere arresti il potere “ arriva a definire i tre Poteri di un qualsiasi Stato: quello Legislativo, l’Esecutivo ed il Giudiziario. Sono poi gli ordinamenti che né definiscono i limiti e l’indipendenza in modo da non avere la concentrazione nelle mani di pochi tipico delle Oligarchie, o peggio ancora nelle mani di un singolo come avviene nelle Dit- tature. Andando nel dettaglio il Potere Legislativo è esercitato dal Parlamento che ha il compito di varare le Leggi; quello Esecutivo è esercitato dai Governi che amministrano la “cosa pubbli- ca “ ; quello Giudiziario è esercitato dai giudici che hanno il compito di far rispettare le leggi. Ad una più attenta analisi possiamo dimostrare che in Italia una volta che il popolo attraverso le elezioni designa i propri rappresentanti ( 315 Senatori e 630 deputati ) questi esercitano la funzione Legislativa attraverso il varo delle leggi; con la “ fiducia parlamentare “ mantengono in vita il Governo e di conseguenza controllano la funzione Esecutiva e per ultimo eleggono otto dei trenta membri del Consiglio Superiore della Magistratura che è l’organo di autogover- no dei giudici che esercitano la Funzione Giudiziaria. In un modo un po’ complesso abbiamo dimostrato l’importanza del Voto, una conquista delle democrazia ,che mette in moto un meccanismo quasi perfetto di attuazione del Potere, fatto di pesi e contrappesi, tutto parte da lì, una volta data la delega al parlamentare ecco che questi controlla direttamente o direttamente i tre Poteri dello Stato. Dal 2006 in Italia il cittadino, causa il sistema elettorale vigente definito “Porcellum“, non ha più la possibilità di scegliere con una preferenza il proprio rappresentan- te parlamentare, ma può scegliere solo il Partito Politico, quindi l’elezione dei parlamentari dipende completamente dalle indicazioni e dalle graduatorie stabilite dai partiti nelle liste. Ed è proprio al centro del dibattito politico la modifica della Legge Elettorale, un ripristino della preferenza che a parole è voluto da quasi tutti, ma nella sostanza abbiamo il sospetto che la No- menclatura con questa Legge vuole preservare in modo incontrastato il privilegio di decidere a tavolino chi deve fare il Parlamentare. di Roberto Russo Colora la tua Festa..... Rendi il tuo evento indimenti- cabile ! Decorare - Sorprendere e comunicare con i palloncini Sorpresa: Regalo nel pallone Buono Sconto del 10% Per chi si presenta con il giornale Via G. Giusso N° 35 Bgnoli ( Napoli) 347 6091789 ANTICA V INERIA SPINA VIA ENEA 19 E/F ENOTECA FANTASTIC ANIMATION Baby Parking Offerta speciale Novembre Sala + 2 animatori con inviti, giochi, Baby Dance, Bolle, Cascata di palloncini, Regalini per tutti A SOLI € 165 Via Diomede Carafa , 26 Bagnoli Napoli Tel / fax : 081 6173753 cell. 3475826972

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Novembre 2010 ANNO 1 NUMERO 0 P E R I O D I C O D I I N F O R M A Z I O N E G R A T U I T A

Popolo SovranoCome in tutti gli Stati democratici, anche in quello italiano il secondo comma del primo arti-colo della Costituzione recita “ la sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione “ sancendo il principio della centralità del popolo nella costituzio-ne dei vari organi che in rappresentanza di questo esercitano il potere. Ma molte volte si creano dei contrasti o sovrapposizioni tra i Poteri ed ecco perché uno dei principi fondamentali degli Stati di Diritto è la Separazione dei Poteri. Tutto ciò sì deve al filosofo francese il Barone di Montesquieu che nel 1748 nello “Spirito delle leggi“ partendo dal principio che “ Chiunque abbia potere è portato ad abusarne; il potere arriva sin dove non trova limiti; perché non sì possa abusare del poter occorre che il potere arresti il potere “ arriva a definire i tre Poteri di un qualsiasi Stato: quello Legislativo, l’Esecutivo ed il Giudiziario. Sono poi gli ordinamenti che né definiscono i limiti e l’indipendenza in modo da non avere la concentrazione nelle mani di pochi tipico delle Oligarchie, o peggio ancora nelle mani di un singolo come avviene nelle Dit-tature. Andando nel dettaglio il Potere Legislativo è esercitato dal Parlamento che ha il compito di varare le Leggi; quello Esecutivo è esercitato dai Governi che amministrano la “cosa pubbli-ca “ ; quello Giudiziario è esercitato dai giudici che hanno il compito di far rispettare le leggi. Ad una più attenta analisi possiamo dimostrare che in Italia una volta che il popolo attraverso le elezioni designa i propri rappresentanti ( 315 Senatori e 630 deputati ) questi esercitano la funzione Legislativa attraverso il varo delle leggi; con la “ fiducia parlamentare “ mantengono in vita il Governo e di conseguenza controllano la funzione Esecutiva e per ultimo eleggono otto dei trenta membri del Consiglio Superiore della Magistratura che è l’organo di autogover-no dei giudici che esercitano la Funzione Giudiziaria. In un modo un po’ complesso abbiamo dimostrato l’importanza del Voto, una conquista delle democrazia ,che mette in moto un meccanismo quasi perfetto di attuazione del Potere, fatto di pesi e contrappesi, tutto parte da lì, una volta data la delega al parlamentare ecco che questi controlla direttamente o direttamente i tre Poteri dello Stato. Dal 2006 in Italia il cittadino, causa il sistema elettorale vigente definito “Porcellum“, non ha più la possibilità di scegliere con una preferenza il proprio rappresentan-te parlamentare, ma può scegliere solo il Partito Politico, quindi l’elezione dei parlamentari dipende completamente dalle indicazioni e dalle graduatorie stabilite dai partiti nelle liste. Ed è proprio al centro del dibattito politico la modifica della Legge Elettorale, un ripristino della preferenza che a parole è voluto da quasi tutti, ma nella sostanza abbiamo il sospetto che la No-menclatura con questa Legge vuole preservare in modo incontrastato il privilegio di decidere a

tavolino chi deve fare il Parlamentare. di Roberto Russo

Colora la tua Festa..... Rendi il tuo evento indimenti-cabile ! Decorare - Sorprendere e comunicare con i palloncini Sorpresa: Regalo nel pallone Buono Sconto del 10% Per chi si presenta con il giornale Via G. Giusso N° 35 Bgnoli ( Napoli) 347 6091789

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ATTENTO......CHE CADI O TI SPORCHI di Antonella PiscitelliGuarda! il mare e alle sue spalle,grande e maestoso c’è il Vesuvio, si questo è il bel panoramache si vede da Posillipo ma attenzione a non distrarti troppo;che tra buche che cisono per strada e marciapiedi imbrattati,dai signori,che portano i cani a spasso,puoi cadere o sporcarti le scarpe. Si,se esci in auto o in moto e percorri la zona di :via Posillipo,via Petrarca o via Manzoni ,Attento a quello che puoi trovare:asfalto mancante, sanpietrini saltati e radici di alberi,secolari,che attraversano le strade;se invece decidi di pas-seggiare.....preparati a fare lo slalom,per non calpestare gli escrementi dei cani,che i loro fedelissimi padroni;guarda un po’..si dimenticano di raccogliere. Tutto questo è spiacevole, perché la nostra Napoli è una delle più belle città d’Italia e Posillipo potrebbe essere il fiore all’occhiello,visto che è meta assidua di numerosi turisti. Purtroppo questo è uno dei casi dove la colpa oltre ad essere delle istituzioni (che danno la manutenzione stradale)a ditte che preferiscono mettere “a’ pezz” (fare rappezzi) la colpa è anche del cittadino, che porta il cane a spasso e lui si........Distrae.

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MERCATO “LUNA ROSSA”IL MERCATO COMUNALE DI BAGNOLISito in via Severino Boezio n° 18, il mercato “Luna Rossa” è l’uni-co mercato all’aperto del quartie-re di Bagnoli (il mercato “chiuso” è quello sito in Via Acate n° 9, n.d.r.). Aperto dal lunedì al sabato, nelle ore mattutine (fino alle 14.00 circa), il mercato offre una gran-de quantità e varietà di prodotti: dalla frutta e verdura a giocattoli e libri per bambini, dai prodotti per la pulizia domestica e del corpo a bigiotteria varia, dall’abbigliamen-to a prodotti alimentari vari, ecc.Il mercato è un punto di ritrovo per i bagnolesi che tendono al ri-sparmio e all’acquisto, ad esem-pio, di prodotti Made in China, soprattutto per quanto riguarda l’abbigliamento e i vari accessori di elettronica. Durante le ore po-meridiane spesso il mercato è meta di genitori con i rispettivi figli alla ricerca di svago, divertimento e passeggiate lungo la passerella sovrastante il mercato, con vista sul mare. Vista la sua estensione e il buono stato in cui è tenuto, il mercato potrebbe essere sfruttato anche per manifestazioni o ritrovi per i giovani bagnolesi, un punto di integrazione alla portata di tutti.di Fabio Amato

UN SOGNO CHE NON È DIVENTATO REALTÀ: LE ANTICHE TERME DI AGNANO “A sinistra di chi, scendendo nella piccola stazione di Agnano della ferrovia Napoli-Cuma, si avvia lungo il viale che porta alle terme moderne, si presentano, inerpicate sul frondoso declivio di monte Spina e proprio nel punto in cui si apre al suo sguardo la magnifica cer-chia del primitivo cratere, le maestose rovine di un antico edificio romano.” Così Vincenzo Marchioro introduceva la descrizione delle antiche terme di Agnano su una pubblicazione del 1911. I primi scavi risalgono al 1898 ad opera del cav. Schneer, allora proprietario dei suoli, il ritrovamento fu del tutto casuale, in quanto si trattava di saggi a scopi industriali.Successivamente proseguirono sotto la direzione del museo archeologico di Napoli, ma fu-rono condotti con molta fretta, con poco rispetto del monumento e quasi subito interrotti.Ripresero anni dopo ad opera appunto del Marchioro, nel frattempo la società terme di Agnano era subentrata nella proprietà del sito. In quella occasione, più che scavi veri e pro-pri, furono effettuati pozzetti di assaggio e sgombero di terra, all’unico scopo di chiarire le fonti e la circolazione dell’acqua.Ciò perché questo edificio, privo ormai di ogni decorazione e rovinato dagli eventi naturali e dagli interventi umani, offriva due peculiarità: un sistema idrico chiaro ed un riscaldamento con vapori naturali.Dopo questi interventi ve ne furono pochi altri, ma comunque le antiche terme sono rimaste sempre in uno stato di abbandono e chiuse al pubblico fino al 1994.In quell’ anno una associazione di volontari, con l’ auto-rizzazione delle attuali terme e della sovrintendenza ai beni archeologici, le ha rese fruibi-li grazie al lavoro dei suoi soci, organizzando ciclicamente visite guidate e manifestazioni culturali con la collaborazione di operatori economici della zona e, più raramente, delle istituzioni locali. Il tutto con l’ obiettivo di creare, attraverso la sistemazione dell’ esistente e l’ ampliamento degli scavi, un parco archeologico, inglobando anche la vicina “grotta del cane”; uno scavo umano risalente presumibilmente all’ epoca greca ( 4°o 3° sec. a.c.), quin-di molto più antico delle terme, che risalgono invece al 2° sec. d.c..La grotta, negli ultimi decenni del secolo scorso era diventata una discarica ipogea ed anche di essa, come delle antiche terme, se ne era persa la memoria.La stessa associazione nel 2001, con l’ aiuto dei vigili del fuoco e di alcuni speleologi, l’ ha ripulita, riportandola a com’era all’origine. Il lavoro è stato estremamente difficile per l’alta temperatura, nella parte più interna infatti si superano i 60 gradi, e per la presenza della “mofeta” (anidride carbonica), la quale, assor-bendo ossigeno, rende l’aria irrespirabile. Essa probabilmente fu scavata per scopi termali dai colonizzatori greci e ne parla già Plinio il vecchio nella sua “naturalis historia”. La sua denominazione deriva dalla barbara usanza, praticata nel 18° e 19° sec. (durante il grand tour), di mostrare ai visitatori gli effetti che la permanenza nella grotta aveva sui cani.La “mofeta”, essendo più pesante dell’aria, all’inizio della grotta ristagna a bassa altezza, mentre più all’interno l’intero ambiente ne è saturo, la povera bestia appena entrata quindi andava in crisi respiratoria e perdeva i sensi. Veniva portata fuori solo per essere riutilizzata nella visita successiva , dopo 7 od 8 di questi esperimenti ci lasciava la pelle.Per 16 anni l’ asso-ciazione ha gestito e mantenute queste realtà, accarezzando un sogno: quello che le stesse, opportunamente sviluppate, insieme ad una sentieristica appena iniziata, ed ovviamente da completare, facessero da corollario alle attuali terme, creando un circuito attrattivo e virtuoso dal punto di vista culturale ed economico.Purtroppo le promesse fatte dai vari enti negli anni sono rimaste tali, la spinta volontaristica è andata scemando ed il tutto, quasi certamente, tornerà nell’ oblio.Abbiamo usato il termine quasi perché, lo diciamo con un os-simoro, intendiamo essere disperatamente ottimisti, conservando un barlume di speranza. di Giacomo Minopoli

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BRICIOLE DI QUARTIERE

Proseguiamo la nostra “passeggiata” alla scoperta delle “briciole di pane” della X Municipalità per conoscere l’intera area ricca e variegata per cul-tura, formazione e opportunità offerte. Il nostro excursus continua con l’area di Bagnoli, l’ex area industriale dell’area occidentale. Camminare per Bagnoli significa vivere e respirare un’aria assolutamente diversa dal resto della città: Viale Campi Flegrei nel nostro immaginario sono quei versi che risuonano sempre nella nostra mente: …Gente che passa,/ che suono che fa... / non è un paese, non è una città. / Ma era dolce, era dolce per me... quella strada mi è cara, la più cara che c’è... Beh, si, quei versi di quella nota canzone di Eduardo Bennato che tutti noi abbiamo canticchiato. Eppure, per chi come noi a Bagnoli ha vissuto gli anni della formazione, sa bene che i Campi Flegrei rappresentano non solo una strada, ma la strada per antonomasia, quella congiunzione tra la città e una parte incredibilmente e assolutamente diversa della città stessa: perché quella dell’industria ITALSIDER, meglio conosciuta come l’ILVA o ancora nell’accezione popolare “o cantiere”,“a Fabbrica”, faceva la differenza. Già la Fabbrica, quella fabbrica nata con la leg-ge Speciale di Nitti del 1904 per favorire l’industria nel Mezzogiorno, salvo poi costruire “cattedrali nel deserto”. Eppure l’industria ITALSI-DER non fu “cattedrale nel deserto”: la sua storia – nascita, sviluppo e morte - coincide con la storia della città; ne ha segnato il successo e, purtroppo, l’insuccesso. L’insediamento industriale, diventato operati-vo nel primo decennio del ‘900, esso, però, compromette per sempre la balneabilità di una delle aree più spettacolari del Tirreno, un luogo definito da Goethe dove “l’uomo si sente continuamente alleggiato tra le vicende della natura e quelle della storia”, come un angolo incomparabi-le del Mediterraneo con i suoi tesori d’arte. Dall’altra parte, l’industria indicava il cuore pulsante e operoso della Napoli impegnata nel lavoro, quel lavoro operaio ricco di valori di solidarietà, tolleranza, spirito di iniziativa che trovava nell’etica della responsabilità e nella condivisioni i suoi fondamenti. Non vogliamo ripercorrere le tappe di una storia du-rata cento anni: un’industria che ha attraversato la Seconda Rivoluzione Industriale, le guerre mondiali tra riconversioni e bombardamenti fino alla ripresa nel secondo dopoguerra, quando è stata la stessa operosità dei suoi lavoratori a ricostruire l’intero apparato industriale distrutto dai bombardamenti degli angloamericani che dei tedeschi in ritirata. La Fabbrica rappresentò il riscatto di un territorio, di una città e di una re-gione: quella fabbrica diede lavoro a circa 9.000 mila operai; negli anni ’70 solo l’Italsider occupava circa 7.700 unità; permise la costituzione del dopolavoro, del Giffas, un centro voluto dagli operai per venire in-contro ai genitori operai con figli disabili. (oggi nell’epoca della globa-lizzazione il centro Giffas sta chiudendo lasciando disabili senza strut-tura e operatori senza più reddito). Eppure l’industria era questo: era la vita civile del nostro quartiere e della nostra città. Purtroppo già dalla seconda metà degli anni ’70 ha inizio la crisi industriale: il rapporto conclusivo del 1976, segnala deficienze impiantistiche e produttive con la progressiva chiusura dell’impianto di Bagnoli. E’ la premessa per la crisi di Bagnoli: gli evidenti problemi ambientali, come l’inquinamen-to dell’aria, lo scarso senso civico, la mancanza dell’educazione am-

bientale e il fondamentale sistema economico basato sul libero mercato che poco coincide con l’aspetto ecologico, si associano al grave problema occupazionale. Nel 1980 il terremoto prima con gli innumerevoli senzatetto e la crisi economica, la crescen-te criminalità della città, l’insediamento di un’aula Bunker per i maxi processi alla camorra nel territorio di Cavalleggeri, com-portò una più diffusa malavita dedita al racket e al pizzo che ha compromesso per anni l’economia legale. La cultura dell’effimero, che incalza con il suo edonismo rampante fa crollare ogni dinamismo sia locale che cittadino: si torna indietro sul piano culturale e tutta Ba-gnoli risente della crisi nazionale. Gli anni ’80 iniziano con la minaccia del bradisismo che interessa tutta l’area dei Campi Flegrei e, intanto, nel luglio 1984 l’Italsider minaccia la cassa integrazione per 2500 operai. La chiusura nell’85 dello Stabilimento dell’Eternit getta sgomento e lacri-me; prodromi di fatti ben più gravi: nell’89 la chiusura dell’area a caldo dell’Italsider, fino alla completa chiusura degli stabilimenti nel ’92. Anni di barricate, di lotte operaie, di scioperi e manifestazioni: momenti di crisi di una città che nella metallurgia aveva fondato il riscatto sociale. Negli anni ’90 il riscatto sociale è stato rappresentato da un avamposto tecnologico scientifico unico nel Mezzogiorno. “Città della Scienza” una giovane comunità che vive e lavora in una vecchia fabbrica chimica, re-cuperata con elegante operazione di archeologia industriale e affacciata sul Golfo di Napoli, sotto la collina di Posillipo, tra Nisida e Bagnoli. Tutto il recupero dell’area è stato affidata a Bagnoli Futura e nelle parole dei loro rappresentanti il futuro di un quartiere e di una intera città. Non tutto sicuramente è andato come nei nostri sogni: sicuramente “Città della Scienza” rappresenta il primo museo scientifico interattivo con offerte polifunzionali per le imprese e il territorio, cosi come la nuova destinazione del Turtle Point proprio nell’ex area industriale fa spera-re in una nuova cultura ambientale. Tuttavia l’intero territorio ancora fatica a vivere rispetto ad una riconversione non pienamente attuata e di cui ancora oggi si attendono nuove soluzioni. Il parco che sta na-scendo, il risanamento ambientale, l’utilizzo appropriato delle risorse marine, il mare balneabile devono essere risposte al degrado procurato dallo scempio della cementificazione selvaggia, dell’insediamento di industrie inquinanti. Tutto ciò, quando avverrà, è solo una conquista parziale di cui il territorio è stato privato. Alle istituzioni tutte e agli esperti l’impegno e conseguenti risposte per recuperare la vivibilità e quella cultura della legalità di cui gli operai dall’inizio del ‘900 sono stati testimoni. di Secondulfo Giovanni

Novembre 2010 ANNO 1 NUMERO 0 Pag. 04

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Il Comitato “Bagnoli:punto e a capo” giova della collaborazione di molti e validi collaboratori che, con entusiasmo, promuovono le azioni programmate, divenendone protagonisti attivi. Tra i nostri principali obiettivi vi è, soprattutto, lo stimolo all’impegno individuale: è l’unione infatti che fa la forza! Una giovane concittadina impegnata nel sociale e nel nostro comitato ha scritto un piccolo articolo di seguito riportato. Si coglie l’occasione per ribadire che il nostro movi-mento aggregativo è aperto a tutti e che, chiunque ne abbia interesse, può scriverci in modo da far sentire la propria voce, manifestare il proprio pensiero e suggerire qualche riflessione inerente a tematiche di interesse pubblico con particolare riguardo alle svariate problematiche di Bagnoli ([email protected]). In tal modo potremmo raggiun-gere il vero fine perseguito con questa pagina autogestita ovvero creare un punto d’incontro e di dialogo tra noi e tutti i concittadini. Nella nostra epoca di certo un ruolo rilevante è occupato proprio dal proliferare dei mezzi di comunicazio-ne di massa…allora utilizziamoli bene!! Antonio Di Dio

BAGNOLI: PASSATO, PRESENTE E... FUTURO?Cos’era Bagnoli fino a qualche decennio fa? Cosa è diventata? Quali progetti potrebbero migliorare il nostro quartiere? Sono domande che spesso mi pongo in veste di cittadina, ma soprattutto di giovane che guarda al futuro. Sono domande che gran parte dei bagnolesi si pongono, trovando troppe volte risposte non fiduciose. Numerose figure politiche si sono susseguite all’interno della X Municipalità, ma ben poche si sono davvero interessate ai problemi del quartiere e quindi, di riflesso, dei cittadini. Idee e propositi non sono mancati, è mancata forse la volontà di portarli a termine. Basti pensare al progetto più importante, quello riguardante la bonifica del nostro litorale. Era pro-prio il mare, una volta, una delle risorse più importanti di Bagnoli. Erano in tanti i turisti che sceglievano di trascorrere le proprie vacanze qui, garantendo lavoro ai commercianti (e non solo) della zona. Oggi quello stesso mare è diventato una vera e propria pattumiera ed i bagnolesi, molto spesso, sono costretti ad allontanarsi per godere di una bella, ma soprattutto sana, giornata di mare. Altra problematica, non meno importante, riguarda la pulizia delle strade. Più volte viale Campi Flegrei, strada principale, è stata ristrutturata e rifornita di panchine e fontanine, ma sostarci è praticamen-te impossibile a causa del cattivo odore provocato da escrementi di animali e da bidoni sporchi e mai disinfettati della spazzatura. Inoltre, gli autobus che collegano Bagnoli alle zone limitrofe funzionano male o, a volte, non funzionano affatto. Sono quasi inesistenti luoghi destinati a bambini e ragazzi, e così via...È sicuramente importante sapere che Bagnoli ha avuto un passato ricco e più luminoso dei nostri giorni, ma questo dovrebbe servire da base per costruire un presente migliore e non per rimpiangere i bei tempi passati. Essere propositivi funziona di più che restare ad aspettare. Questo è quello che si propone il comitato civico “Bagnoli punto e a capo” che, in questi ultimi anni, si è battuto per numerose cause ripor-tando anche importanti vittorie (fu impedito, ad esempio, che venisse realizzato a Coroglio il progetto dell’impianto di compostaggio). Ed è stato lo stesso presidente del comitato, Antonio Di Dio, a proporre nuove iniziative. Una fra tante riguarda l’eliminazione dei passaggi a livello all’altezza delle stazioni di Agnano e Bagnoli che, ancora adesso, pro-vocano numerosi ingorghi ogni giorno. Per questo sono certa che, dando più spazio alle idee dei cittadini, si potrebbe creare un confronto interessante con la Giunta comunale e che, collaborando per uno stesso fine, si potrebbe giungere a risultati soddisfacenti. Luana Rescigno

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Rescigno

Scuola: tempio di cultura o di bullismo?

Di Tecla CarenzoLa scuola italiana è ormai al centro della cronaca quotidiana perché legata, in partico-lar modo la secondaria di secondo grado, al nome di Mariastella Gelmini per la riforma dei Licei e per il riordino degli Istituti Tecnici.Molto spesso, però, si tende sempre più a mettere da parte ciò che accade veramente all’interno della scuola.Un ragazzo prende in giro il compagno perché lo ritiene stupido o poco attraente; quest’ulti-mo, stanco di questi atteggiamenti, decide di cambiare banco, rispondendo in malo modo al compagno. Nasce un diverbio tra i due ed il bullo molla un ceffone al compagno.Il tutto avviene in presenza del docente,che tenta di risolvere bonariamente la situazione. Se tenta di separarli, talvolta rischia il feri-mento anche lui.Il ragazzo vittima dell’atto di bullismo viene preso di mira all’uscita e la situazione si ripete svariate volte. Alcuni compagni cercano d’in-tervenire per evitare il peggio; altri sembrano essere divertiti alla scena e si schierano dalla parte del bullo perché lo ritengono il più forte.La situazione crea uno stato di disagio sempre crescente nel ragazzo, che non riesce più a studiare ricevendo ulteriori frustrazioni anche da parte di alcuni professori.Queste situazioni, in alcuni casi, portano al suicidio o alla violenza nei confronti di altre persone. Ma di chi è la colpa?Non bisogna aspettare che un semplice diverbio adolescenziale sfoci in qualcosa di estremamente drammatico e diventi qualco-sa da emulare da parte di giovani depressi e superficiali che si sentono forti nel distruggere gli altri, senza invece cercare di costruire qual-cosa di molto più importante: la loro autono-mia e il loro progetto di vita adulta.Allora perché si parla di riforma della scuola quando si perdono sempre più di vista questi atti di violenza che avvengono sotto gli occhi di tutti senza che ci sia nessuna denuncia?Allora è vero che la Riforma ha messo ordine negli indirizzi di studio, ma chi tutela l’incolu-mità fisica e psichica degli allievi?

LE PALME AGONIZZANTIdi Gabriella Perrotti

Alberi e piante incolte, immondizia abbandonata ovunque, clochard che vivono stabilmente sulle panchine attrezzati di coperte passeggini e cartoni, che dormono sotto i porticati della Facoltà di Ingegneria e della stazione Cumana, o sulle panchine antistanti gli stazionamenti degli Autobus dell’ ANM, CTP e SEPSA, peraltro già indecorosamente danneggiati dalla presenza di cassonetti di immondizia fetidi ed infestati di blatte ed insetti di ogni specie, e da un viavai di barboni e ubriaconi che in pieno giorno usano i giardini di fronte alla stazione dei ‘Campi Flegrei’ come una Toilette pubblica a ‘cielo aperto’ nell’incuranza più totale di chi, incolume e sconcertato, è costretto a sostare nell’area in attesa dell’ Autobus di turno, o di chi semplicemente si affaccia al balcone degli stabili circostanti…Immancabili scritte ornamentali di bombolette spray contribuiscono ad aumentare il senso di degrado..l’assenza di vigilantes rendono insicuro e precario anche il semplice attraversamento pe-donale dei giardini, soprattutto di sera quando nei pressi della stazione Cumana fermata ‘Mostra’, bande di balordi scorrazzano liberamente sui loro inseparabili scooter nella‘teorica’ area pedona-le…E non meno grave è da considerarsi il problema della lenta e agonizzante distruzione delle bel-lissime Palme del Piazzale, in preda all’azione distruttiva del Punteruolo rosso, piaga che non ha risparmiato il palmeto della piazza dopo aver decimato un centinaio di palme del Viale Augusto colpite dal coleottero killer..Così proseguono gli abbattimenti delle preziose piante in maniera sempre più inadeguata: cumuli di foglie infette, abbandonate nei giardini senza essere preventi-vamente avvolte in fogli di cellofan, favoriscono la migrazione e diffusione del Punteruolo rosso sulle altre piante del Piazzale. E questo nonostante le denunce e segnalazioni dei negozianti della zona per la rimozione delle potature infette in avanzato stato di decomposizione..Aggiungiamo il precario stato di manutenzione dei vecchi pali di illuminazione in cemento, imbrigliati in teli di rete verde ma sempre più instabili e pericolanti, e sui quali sono visibili pericolose fratture…le ormai sempre più numerose mini discariche occultate in stradine secondarie (il‘sottopasso Claudio’, chiuso da un anno, è ormai una pattumiera a cielo aperto ignorata ed evitata persino dagli spazzini dell’Asia)..cittadini e commercianti sono costretti a pulire da sé tratti di marciapie-de antistanti androni di palazzi ed ingressi di esercizi commerciali…..Questo è pressappoco lo scenario del ‘nuovo Piazzale Tecchio’ , quale si mostra oggi agli occhi dei cittadini: un luogo già visibilmente degradato ed in preda alla totale incuria di istituzioni e addetti ai lavori, un luogo che appena tre anni fa era stato presentato dalle istituzioni come ’fiore all’occhiello’ e chiave simbolica del rilancio dell’intero quartiere di Fuorigrotta , realizzato dopo lunghi lavori di riqualificazione. La situazione ormai nota alle istituzioni municipali dimostra chiaramente un abbandono colposo, che si traduce in impossibilità ad operare nell’interesse del bene comune e che va a discapito della qualità della vita di residenti,commercianti, studenti o anche solo turisti e lavoratori di passag-gio, che si recano presso le numerose strutture Pubbliche e Private circostanti (Ente Mostra, sede R.A.I. , Stadio San Paolo, il MED e il Palapartenope, l’Edenlandia… tutti luoghi che si raggiungo-no sovente, dopo una breve gita panoramica di Piazzale Tecchio.

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LA REDAZIONE DEL PERIODICO NAPOLINET RICERCA COLLABORATORI PER LA REALIZZAZIONE DEL MENSILE DI INFORMAZIONE INTERESSATI A

SCRIVERE CONTRIBUTI EDITORIALI RELATIVI ALLE MUNICIPALITA’ CITTADINE.

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IL PIANETA VOMERO( tratto da: AA. VV. - Napoli per le strade. Racconti. -

AZIMUT )

Errata corrige: “Ma Nino è del Vomero ?” ovvero “E’ questio-ne di confini ( mentali ) o di appartenenza ( fisica ) ?”La mia domanda è rivolta a Massimiliano Palmese, artefice di una sofisticata teoria “IL VOMERO COMINCIA DENTRO DI TE”, nata quando, così recita, … un po’ di anni fa, ho sorpreso per le strade del Vomero un sacco di cani che si vedeva benissimo che non erano cani del Vomero. E questa della metropolitana che fa arrivare al Vomero un sacco di cani che non sono cani del Vomero, ecco, è proprio una di quelle cose che di notte non ti fanno dormire e di giorno ti tengono preda di fortissimi mal di testa …Sono perplessa, caro Massimiliano, poiché, a mio parere … … Il problema nasce proprio quando quella santa cosa della metropolitana non serve più a scopi utili, ma solo a invadere i quartieri degli altri cani con le automobili e i motocicli … … Io non sono un bassotto; mi chiamo Pina e sono del Vomero. Lo amo, il Vomero. E’ che ci sono nata. Che poi a pensarci bene non tutti i cani hanno la fortuna di amare il proprio quar-tiere per il solo fatto di esserci nati … … E vorrei proprio vedere se noi, cani del Vomero, non prendessimo la metro-politana e ce ne andassimo tutti quanti a passeggiare per le strade del quartiere … … E vorrei proprio vedere se nel giro di quindici minuti non verrebbero tutti insieme, tutti gli altri cani del Vomero, a dire ai cani di tutti gli altri quartieri sa-telliti: “Ritornate immediatamente da dove siete venuti” … … Il fatto è che, se tu il tuo quartiere non lo senti cominciare dentro di te, hai voglia a dire che appartieni a quel quartiere … … Per quello mi sale la pressione a duemila quando il sabato pomeriggio il Vomero sembra diventare tutt’ un altro quartiere: perché c’è pericolo che possa diventare tutt’ un altro quartiere per il resto della settimana … Certo è che: Chiaiano, Marano, Calvizzano, Qualiano, Mugnano, Giuglia-no, Caivano, Arzano, Brusciano, Pomigliano, Secondigliano, Grumo Nevano, San Giorgio a Cremano, Ottaviano, Cicciano, Marigliano, Mariglianella sono solo nomi ma io credo che lo siano ancora per poco, caro Massimiliano ! … … Ecco fatto. Scusami, ma a me certe cavolerìe proprio non vanno giù. Quando sento dire queste assurderìe mi si rintorcìna tutto lo stomaco e a volte non riesco a chiudere occhio per delle notti intere e poi di giorno vado in giro col sistema nervoso tutto scombussolato … … Ma io lo amo, il Vomero. Che mi frega se i cani di Chiaia mi insultano o se i cani di Posillipo mi snobbano. Che bello, il mio Vomero ! E pensare, caro Massimiliano, che …..

….. UNA SETTIMANA DOPO( tratto da: G. VIGILANTE - Facce di pietra - INTRA MOENIA ) Sono le 7.40 e Clara va, con il giornale sotto il braccio e la borsa a tracolla, camminando lungo via Cimarosa, verso la Funicolare Centrale … … In fondo alla strada si intravedono gli archi della stazione. La quinta dell’ edificio in muratura connota l’ intera piazzetta: i cinque fornici con in alto, a scanso di equivoci, la scritta “Funicolare Centrale” riquadrata

in intonaco chiaro; poi la scalinata, l’ altezza imponente della facciata con le finestre ornate, il cornicione color tufo e un filo nero d’ ardesia contro il cielo … … Sale i pochi scalini e impatta in una marea fitta di impiegati, insegnanti e com-mercianti, studenti, presi dalla stessa sindrome: fare presto. Gli accaniti fumatori si fermano fuori nell’ atrio accanto al giornalaio o al culmine della scalinata dell’ ingresso. Lì suc-chiano fino allo spasimo le cicche, aspettando l’ inesorabile, ultimo tocco della campanella che annuncia la partenza. Gli altri, soprattutto ansiosi, si incuneano veloci come schegge tra le porte a vetri; i più abili riescono a sedersi persino sulle panche a doghe di legno di rovere accostate alla parete della sala d’ attesa. Clara entra attraverso i varchi.Il primo avvertito all’ ingresso della sala è un vociare intenso, un tramestio. Lei rileva subito un odore misto di particolari fragranze: saponi per l’ igiene intima, deodoranti, fard e ma-scara, aliti pesanti da fumo di sigarette, caffè e catarro, gas fisiologici in genere … … Un campanello stridente avverte che il convoglio è arrivato ...… Si aprono i cancelli. Per un attimo l’ immagine è ferma: una luce impressionista, diffusa e priva di ombre, pioviggina fitta dalla copertura a vetri. Poi un scalpiccio dissacrante: la folla si muove rumorosa in un unico, grasso, mostruoso lombrico che si espande e si contrae, scendendo giù, giù per le scale. Gli ultimi ritardatari si affrettano in preda ad inquietudine; la loro corsa non si ferma che in carrozza, ma c’è ancora tempo … … Infine anche lei entra nel vagone … … Il treno parte … … Finalmente si aprono le porte … … Una liberazione ! Fila via, dribblando la gente verso la piazza, finalmente nel sole. Clara imbocca via Toledo soffermandosi davanti a qualche vetrina … … Finalmente sola. L’ aria è nitida e smagliante, fresca sul volto, la strada è lucida per la pioggia appena caduta. E’ in preda ad una gioia emotiva; ha voglia di camminare e di respirare a pieni polmoni. La giornata è bella e invita al passeggiare: si avvia con pas-so svelto per via Toledo, verso piazza Cavour …Massimiliano, che bella, la mia città ! a cura di PINA GIGLIO

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DA LANCIANO A LIVERPOOL…

26 settembre 2004: inizia la rinascita del Calcio Napoli, fallito appena 15 giorni prima a causa dei debiti accumulati durante le precedenti gestioni. Non c’erano palloni, non c’erano magliette, non c’e-rano scarpette, la preparazione al primo campionato di serie C della sua storia è molto somigliante ad uno sketch d’improvvisazione. La prima partita fu con il Cittadella e durante l’anno gli azzurri affrontarono squadre dal passato poco glorioso come il Chieti, il Sora, il Martina Franca, il Gela ecc. Quell’anno si perse la finale play-off ad Avellino per il ritorno in serie B, ma nella stagione seguente l’obiettivo venne raggiunto giocando l’ultima partita nello stadio Guido Biondi di Lanciano. Da quel giorno sono passati 4 anni, un’altra promozione, soddisfazioni, delusioni e soprattutto l’ingresso in Europa. Infatti, il 4 novembre 2010, il Napoli giocherà contro una delle squadre più titolate al mondo: il Liverpool. La bacheca della squadra inglese contiene 18 titoli d’Inghilterra, 7 FA Cup, 7 coppe di Lega Inglese, 15 Community Shield, 5 Champion’s League, 3 Coppe Uefa e 3 Supercoppe Europee: roba da brividi. Una squadra dal grandissimo passato e dalla grandissima forza, dotata di giocatori di caratura mondiale come Steven Gerrard(storico capitano dei Reds), il fresco campione del mondo Fernando Torres, il duttile Dirk Kuyt e tanti altri ancora. Il Liverpool è una squadra molto esperta sui palcoscenici internazionali dove quasi ogni anno è riuscita a qualificarsi in una delle due massime competizioni a livello europeo: la Champion’s League (o Coppa dei Campioni) e l’Europa League (la vecchia Coppa Uefa). Sebbene gli ultimi 20 anni siano stati avari di successi in patria, i Reds hanno dato il meglio in campo europeo dove hanno vinto(sempre riferito agli ultimi 20 anni) una Champion’s League, una Coppa Uefa, due Supercoppe Europee e giungendo un’altra volta in finale, altre due volte in semifinale e altre quattro volte ai quarti di finale. Da questo dato si evince che il Liverpool è una squadra adatta più per partite “secche” che per campionati lunghi dove la continuità regna sovrana. Se si sfoglia l’almanacco del calcio, il Liverpool, sempre negli ultimi 20 anni, ha giocato 76 partite in casa in campo europeo ottenendo 50 vittorie, 11 pareggi e 15 scon-fitte, mentre in altrettante partite giocate in trasferta vengono conteggiate 30 vittorie, 26 pareggi e 20 sconfitte. Lo stile di gioco del Liverpool prevede di attaccare sempre l’avversario senza timori, giocando e offrendo spettacolo al pubblico. Il gioco dei Reds non è mai stato solo “inglese” con lanci lunghi sulle fasce, ma prevede una fitta ragnatela di passaggi di prima effettuati in velocità allo sco-po di creare stordimento e confusione nell’avversario. Alla costruzione del gioco partecipa l’intera squadra, dall’attacco alla difesa, creando un ritmo elevatissimo che difficilmente è possibile fermare. Ma, quindi, la squadra di Mister Mazzarri, che fa allo stesso modo del ritmo elevato e della rapidi-tà di passaggi la sua forza, è da considerare spacciata? La risposta è sicuramente negativa: infatti, la squadra allenata da Hodgson, essendo una squadra che vuole dare spettacolo sempre e contro chiunque, nei suoi attacchi potrebbe lasciare parecchi contropiedi ai giocatori del Napoli che con la velocità di Lavezzi, Hamsik e Cavani potrebbe approfittare di queste intere praterie messe a disposi-zione dagli avversari. A conferma di questo dato, possiamo dire che la maggior parte delle squadre vittoriose ad Anfield ha applicato la tattica del contropiede(in Europa troviamo Lione e Fiorentina nell’ultimo anno). Inoltre, la difesa dei Reds non eccelle in velocità e agilità visti gli oltre 190cm dei suoi difensori. Quindi, le premesse per una grandissima impresa ci sarebbero tutte, soprattutto se teniamo conto che il Napoli contro le squadre più blasonate fornisce prestazioni sempre al di sopra della norma. Infatti, se prendiamo in considerazione i match contro Inter, Milan, Juventus e Roma giocati da quando il Napoli in massima serie, si possono contare un totale di 8 vittorie, 7 pareggi e 9 sconfitte: un’ottima media se si considera che la maggior parte delle sconfitte sono arrivate nei primi due anni di A e in trasferta, quando al Napoli mancavano esperienza, qualità e soprattutto “presenze nel Palazzo” per fermare queste corazzate. Ora che il Napoli è più maturo, più esperto e soprattutto più forte, può tentare di sfruttare l’occasione e scrivere il proprio nome nel libro delle squadre vincitrici ad Anfield. Go Napoli, entra nella storia!!!

Vi a l e C ampi F l e g rei , 3 5 ( ang Vi a As c an i o ) 8 0 1 2 4 Nap ol i Te l : 0 8 1 2 3 0 3 4 8 9

“THIS IS ANFIELD”Di Marco MusellaGiocare all’Anfield Road di Liverpool non è come giocare in uno stadio qua-lunque. Inaugurato nel 1884, questo im-pianto ha portato con sé due guerre mon-diali, una guerra fredda e l’11 settembre. Durante gli anni di dominio nazionale e internazionale dei Reds, ovvero negli anni 70’, quando Liverpool era la capitale mondiale della musica grazie ai Beatles, l’allenatore Bill Shankly fece inserire una targa all’ingresso degli spogliatoi: “This is Anfield”. Una targa usata per caricare i padroni di casa ed impaurire gli avver-sari che si apprestavano a dare battaglia in quel campo glorioso, una sorta di “la-sciate ogni speranza, voi ch’entrate”. En-trando in campo diversi giocatori bacia-no la targa per buon auspicio. Il cuore pulsante dell’Anfield è la curva Kop denominata così per il nome di una collina sudafricana, luogo della seconda guerra Anglo-Boera in cui persero la vita molti soldati inglesi originari di Liverpo-ol. All’ingresso delle squadre in campo dalla Kop parte l’inno “You’ll never walk alone”, canzone che, una volta dedicata ai militari che partecipavano alla II guerra mondiale, ora è consacrata ai “soldati” in campo: una sola voce, una sola anima, Liverpool diventa così un corpo unico per spingere la propria squadra del cuo-re verso la vittoria. La “Kop” ha la facoltà di “risucchiare la palla in rete” quando i Reds attaccano. Sebbene la capienza sia stata ridotta, a seguito della tragedia di Hillsborough, la “Kop” è elemento tra-scinante dei Reds che riescono a trovare energie infinite grazie alla spinta dei suoi tifosi. Targa più Kop, due ostacoli ulte-riori sulla strada del Napoli verso l’im-presa: conquistare l’Anfield! M.M.

STEVEN GEORGE GERRARD Di Alessio Montella

Steven George Gerrard nasce a Winston (Inghilterra) il 30 maggio 1980. Cresciuto nelle giovanili del Liverpool sin dai 7 anni, Gerrard ha esordito nella prima squadra dei “reds” il 29 novembre 1998 in una partita di Pre-miership contro il Blackburn. Da allora Steven ha disputato con la maglia del Liverpool, di cui dal 2003 è capitano e bandiera, 366 partite segnando 80 reti nella solo Prima lega calcistica inglese. In totale le presenza con l’amata maglia del Liverpool sono 534 con 133 segnature all’attivo. L’esordio con la nazionale risale al 31 maggio 2000 contro l’Ucraina in una partita di prepa-razione al Campionato europeo svoltosi Olanda e Belgio il mese successivo. Da quel momento in poi la crescita di Gerrard è stata costante ed il valore del giocatore è testimoniato dalle 85 presenze condite da 19 goal. Recentemente (ai mondiali disputati quest’anno in Sud Africa) Gerrard ha indossato anche la fascia di capitano della Nazionale dei tre leoni, consegnatagli dal CT Fabio Capello in seguito all’infortunio del capitano Rio Ferdinand. Analizzando le caratteristiche tecniche di Steven Gerrard è facile rendersi conto che il cal-ciatore inglese è uno dei giocatori più completi dell’attuale panorama mon-diale. Il nativo di Winston nasce come centrocampista centrale, ma in breve si adatta a ricoprire anche altri ruoli come l’esterno di centrocampo, il tre-quartista e, da quando al Liverpool gioca Fernando Torres, anche la secondo punta a sostegno proprio dell’asso spagnolo. Gerrard è un destro naturale ma calcia con grande precisione e potenza anche con il mancino. Tra i suoi punti di forza vi sono proprio la facilità di calcio, tanto nella conclusioni verso la porta quanto nei passaggi ai compagni. Dotato di un ottimo fisico (183 cm per 83Kg) il capitano dei Reds ha eccellenti qualità sia come intenditore che come regista. Grazie all’enorme intelligenza calcistica di cui è dotato, Ger-rard riesce a studiare alla perfezione ogni fase di gioco, non a caso uno dei suoi fondamentali migliori sono gli inserimenti senza palla in fase offensiva, che gli permettono di segnare un grande numero di reti anche giocando a centrocampo. Oltre alle eccelse capacità fisiche e tecniche, quello che rende di Steven Gerrard uno dei più forti e completi centrocampisti della storia, sono il temperamento ed il carisma, che egli possiede che gli permettono di essere un vero leader all’interno del terreno di gioco. Nel suo Palmares Gerrard vanta 2 Coppe d’Inghilterra, 2 Coppe di lega, 2 Community Shield, 2 Supercoppa UEFA, 1 Coppa UEFA ed una Champions League, vinte tutte con il Liverpool. Dal punto di vista individuale il neocapitano della Nazio-nale inglese è stato inserito 6 volte nella squadra ideale della Premiership, 3 volte nella formazione ideale della FIFA ed ha vinto 1 miglior giocato-re dell’anno in Premiership, 1 miglior giocatore della Champions League, 1 giocatore dell’anno per FWA ed 1 giovane dell’anno in Premiership. De-cisamente meno ricca di successi la bacheca di Gerrard per quanto riguar-da la Nazionale inglese che non vince una competizione dal lontano 1966. Grazie al suo valore ed al suo attaccamento alla maglia Reds Steven Gerrard è la bandiera del Club di Liverpool. Basti pensare che da un sondaggio del 2006, effettuato tra i suoi tifosi, Gerrard è risultato il secondo giocatore più amato nell’intera storia del Liverpool, alle spalle solo di Kenny Dalglish. - di Alessio Montella

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EDINSON CAVANI “La scheda de el matador”di Fabio AmatoCon una trattativa di 17 milioni di euro e un ingag-gio annuale di 1 milione e 300 mila euro più bonus, Edinson Roberto Gómez Cavani è, dalla stagione 2010-2011 del campionato di Serie A italiano, una delle punte di diamante della Società Sportiva Calcio Napoli.Esordisce nel settore giovanile del Danubio, una delle dodici squadre della capitale uruguaiana; sarà qui so-pranominato El Botija, a causa del suo fisico minuto ed esile, oltre che per il suo viso fanciullesco.Debutta in prima squadra nel 2006, realizzando dodici reti. Nel 2007 è convocato nella Nazionale uruguaiana Under 20, con la quale vince il Pallone d’oro con 7 reti segnate; l’anno successivo vede il suo ingresso nella Nazionale uruguaiana maggiore, con la quale ha preso parte anche all’ultimo mondiale in Sud Africa. Esordisce in Serie A col Palermo nel 2007, dove milita fino al 2010; lascia la squadra rosa-nero dopo tre anni e mezzo, con 117 partite all’attivo e 37 reti.Il ventitreenne uruguayano, nato a Salto il 14 feb-braio 1987, è attualmente con la maglia numero 7 - cedutagli dal nuovo compagno di squadra Ezequiel Lavezzi - un attaccante del Napoli, in prestito dal Palermo.Il 22 luglio 2010 viene formalizzato il suo passaggio dal Palermo al Napoli, con un contratto valido fino al 2015. La modalità di trasferimento consiste in un prestito per 5 milioni di euro con diritto di riscatto dell’intero cartellino fissato a 12 milioni (pagabili in quattro anni), per un ammontare complessivo di 17 milioni.Con il nuovo soprannome di El Matador, Edinson Cavani è la prima punta della squadra partenopea (modulo 3-4-2-1), con Hamšík e Lavezzi a supporto.Con i suoi 184 centimetri e 71 kilogrammi, è un at-taccante di grandissimo movimento, dotato di buona tecnica e di discreto fiuto del goal.Alla base del suo gioco c’è la rapidità e l’agilità; pos-siede un’enorme facilità di corsa e grande resistenza.Il colpo di testa è tra i punti forti del suo repertorio, così come il tiro al volo.Grazie alle sue grandi qualità, siamo certi che Cavani potrà aiutare il Napoli a raggiungere la zona Cham-pions.

Tra le note positive della città di Aaversa vi e’ certamente la sensibilita’ che l’Ente comunale dimostra nel controllo dei

parcheggi per le persone diversamente abili. Il controllo da parte del corpo della polizia municipale si estende, infatti, su

quasi tutto il territorio, arrivando a toccare anche strade magari meno “importanti” o meno frequentate e viene effettuato

in maniera precisa e continuativa, permettendo così ai nostri concittadini diversamente abili di usufruire di un servizio

che a loro spetta di diritto e che non sempre gli viene riconosciuto. Questi parcheggi devono effettivamente essere sem-

pre lasciati liberi per gli aventi diritto, anche perche’ Aversa raccoglie una grande quantita’ di autoveicoli che provengono

anche da posti limitrofi, essendo essa la Citta’ piu’ grande di tutto l’agro aversano. Quindi ci si augura che questo tipo

di controllo sia costante nel tempo e che si rafforzi con innovazioni future al fine di garantire un tenore di vita sempre

migliore per tutti.

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CHIACCHIERANDO CON UN GENITORE. L’APPELLO.di Massimo Raimondo

Giorni fa un genitore, il signor S., discutendo in merito alle problematiche del figlio diversamente abile, ha espresso una sua profonda preoccupazione. Il genitore dice che purtroppo, gia’ allo stato attuale delle cose, si trova ad affrontare, quotidianamente, problemi riguar-danti le tante barriere architettoniche, presenti un po’ ovunque in Città come in altri luoghi della nostra Provincia e della nostra Regione. Peggio ancora invece sono le barriere di tipo mentale, perché non tutti sono ancora pronti (purtroppo) a rapportarsi con persone diversamente abili in maniera serena e “normale”. A questo il genitore ha aggiunto la grandis-sima preoccupazione riguardante il modo di garantire una vita dignitosa al proprio figlio nel momento in cui egli stesso dovesse venire a mancare. La preoccupazione maggiore deriva dal fatto che le strutture che possono accogliere soggetti diversamente abili, quando questi abbiano raggiunto una età molto adulta, sono davvero poche ed inoltre dovrebbero migliorare dal punto di vista qualitativo, diventando più familiari al fine di evitare ulteriori contraccolpi al soggetto portatore di handicap. Il genitore si augura quindi che in futuro i ragazzi siano considerati maggiormente e che i genitori possano essere ascoltati, senza che appelli come questi, come spesso accade, possano cadere nel vuoto, nel dimenticatoio; tutto questo per dare almeno un sollievo morale a chi come i genitori di queste persone è stato già fortemente provato.

La scomparsa di Bagnoli Alle 20,00 Bagnoli inizia il letargo, i negozi cominciano a chiudere, d’altronde sono vuoti, le ultime salumerie si apprestano alla serrata serale, le pizzerie, una volta ritrovo cittadino, mostrano solitudini preoccupan-ti, di più i ristoranti…e l’autunno precede il più triste inverno. A poca distanza Poz-zuoli mostra un lungomare in movimento, talvolta anche troppo, negozi ancora aperti, si animano ristoranti, pizzerie, pub. Ma le Istituzioni si sono accorte della scomparsa di Bagnoli ? due passaggi a livello, ignobili per una decente circolazio-ne, spezzano il paese, file continue, ma dove sarebbero passate le barche della Coppa America? meglio nasconderci al mondo. E il lungomare : prima le panchine rivol-te verso le case (il mare non interessava l’architetto!!), sono poi scomparse, come l’il-luminazione a pannelli solari, in compenso rimanevano i tombini di plastica nei mar-ciapiedi che si aprivano sotto i piedi di chi passeggiava. La casa degli anziani scompar-sa, la biblioteca scomparsa, il teatro scom-parso, il palazzetto dello sport scomparso.A Pozzuoli c’è tutto, basta arrivare alla Pietra e inizia un marciapiede decente, illumi-nato, con alberi e fiori, sovrapassaggi alla Cumana. La X Municipalità, pur rappre-sentando tutti veramente (si sostiene con i voti dell’opposizione), dov’è ? Una sola cosa abbiamo visto di nuovo, vicino l’Ospedale S. Paolo, con traffico congestionato da Med, Piscina Scandone, Palazzetto del basket, ultimando centro del benessere, accanto alla sede dei Vigili del Fuoco e dei Carabinieri, in un territorio caratterizzato da numerosi distributori di carburante, ne è sorto pro-digiosamente un altro,… a complicare la circolazione.

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STORIE VERE di ellyape

Che cos’è la vita? Che cos’è la sofferenza? Chi può decidere per noi? L’inciviltà della nostra società mostra tutta la sua grandezza di fronte ai malati e, soprattutto, a quei malati che sfortunatamente restano paralizzati dalla testa ai piedi, “bloccati all’in-terno di se stessi, con la mente intatta ed i battiti della palpebra come unico mezzo di comunicazione”. Dopo code interminabili ed accertamenti più disparati ecco il responso che ti cambia la vita! Tutte le certezze e speranze che ti circondavano e ti sorreggevano crollano come un castello di sabbia; le persone che ti erano vicine cominciano a dileguarsi, a diventare degli sconosciuti. Incomincia ad avanzare la solitudine. All’incomunicabilità si aggiunge la mortificazione. L’essere imboccato, lavato, girato, pulito e fasciato ti fa percepire in pieno la tua crudele condizione. Il tuo corpo flaccido e disarticolato sembra appartenerti colo per farti soffrire. Di fronte alla tua famiglia, ai tuoi figli, ai tuoi cari sei solo un’ombra, un pezzo di quell’essere che eri. Combattuto tra la gioia di vedere i tuoi cari vivere, muoversi, ridere, scherzare, piangere ed il timore che lo spettacolo di tutte le infelicità che ti attanagliano non siano il miglior ambiente entro cui farli crescere e sviluppare. Non puoi allungare la mano per sfiorarli, accarezzarli, non puoi pronunciare una parola di conforto, sei diventato un peso. L’assistenza medica passata dal servi-zio sanitario nazionale è troppo scarsa, inefficace, insufficiente per coprire l’intera giornata. Tutto ricade sulle spalle di chi ti circonda! Veglie continue, ventiquattro ore su ventiquattro per non farti morire soffocato! I giorni passano, guardi i loro occhi, il loro fisico logorato dallo stress. Non dormono più né di giorno né di not-te; al massimo socchiudono gli occhi, pronti a scattare in piedi al cambio del tuo respiro. Cominci a porti innumerevoli domande. Possono tutti sacrificare la loro vita per me? Un uomo chiuso ormai in un corpo inerte a che serve? Che ricordo avranno di me? Gli unici momenti di gioia e conforto prodotti dalla vista di chi ami, quella vista in grado di scacciare via i tuoi pensieri più brutti, non sono più sufficienti. La catena d’amore costruita attorno a te per circondarti e proteggerti, inizia a cedere, a sgretolarsi! Ogni volta che li vedi leggi nei loro occhi un pianto silenzioso per una vita ormai distrutta; ogni volta che vedi la loro mano lasciare le tue dita inerti, il tuo cuore si spezza. Il tuo corpo è ormai diventato un peso opprimente, le lacrime non riescono più a scendere sul tuo volto! Mi piacerebbe dirvi che è un brutto sogno, un’opera di fantasia. Ma non è così! L’articolo nasce e prende spunto dall’ennesima storia, dalla sofferenza di una famiglia e di una per-sona affetta dalla SLA che dal mese di dicembre 2009 non sì muove più; attual-mente è allettata in attesa della morte. L’amarezza più grande è che dal mese di febbraio 2010, date le condizioni economiche scarse, è stata inoltrata una richiesta d’invalidità civile con relativo accompagnamento. La nostra burocrazia ha fatto si che solo nel mese di maggio, ossia tre mesi dopo, un medico incaricato si recasse sul posto per accertare le condizioni fisiche del richiedente. Come se dalla SLA si potesse guarire! Ad ottobre 2010 non avendo ricevuto alcuna notizia, i familiari, ormai stanchi e stremati, si sono recati a Via dei Fiorentini ove appreso che la loro domanda era stata dimenticata in cassetto! Ma come è possibile? Cosa ci voleva per farla uscire fuori e farle proseguire l’iter procedurale? Oltre al dolore ed alle continue sofferenze, anche la beffa! Solo dopo proteste e rimostranze gli addetti hanno risposto che avrebbero inoltrato la domanda all’INPS, la quale a sua volta, avrebbe provveduto appena ricevuto la domanda con il numero di protocollo. Mi auguro che la domanda di invalidità non ricada nel buco nero di un cassetto ma possa proseguire velocemente il suo corso! Se la vita è sacra ed è un diritto di tutti, anche vivere degnamente lo è!

Posizionamento sui motori di ricerca per incrementare gli accessi e la visibilita’ del proprio sito. Ottimizzazione di siti web statici e dinamici

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MEDICINA COMPLEMENTARE E DISCIPLINE BIONATURALI E BIOENERGETICHEL’OSTEOPATIA di Luciano Febbraro

Il mantenimento di un costante equilibrio psico-fisico, nell’ambito del quale rilevante importanza assume un corretto assetto della struttura muscolo-scheletrica che rappresenta il sessanta per cento dell’intera massa corporea, è l’indispensabile presupposto per la conservazione di una condizione di benessere. Il corpo umano, in presenza di eventuali alterazioni, ha in sé potenziali risorse per trovare o ritrovare la naturale armonia e stabilità in quanto reagisce con meccanismi autonomi proprio perchè dotato di una conna-turata capacità di autoguarigione. E’ sulla base di queste convinzioni che verso la fine del XIX secolo nel negli Stati Uniti nacque, ad opera di un medico, il Dott. Andrew Taylor Still, l’Osteopatia. L’etimologia del termine “osteopatia” deriva dal greco “òsteon” (osso) e “pathos” (sofferenza). L’Osteopatia è una disciplina della medicina complementare che si fonda su una metodologia manipolati-va finalizzata a ristabilire la mobilità fisiologica e stimolare in maniera naturale il sistema immunitario del corpo con conseguente miglioramento del metabolismo tissutale. Essa mira ad eliminare malesseri localizzati prevalentemente nella struttura muscolo-scheletrica spesso con significativi benefici anche sull’intero organismo. L’Osteopatia non va a sostituirsi alla medicina tradizionale ma va semplicemente ad affiancarla; il trattamento osteopatico non andrà infatti in nessun caso ad interrompere cure o modificare terapie prescritte da medici di base o da altri specialisti. Il corpo umano, rappresentato dalle varie strutture quali ossa, muscoli, fasce ecc., viene raffigurato, secondo il cosiddetto principio olistico, come un tutt’unico ed indivisibile. Ogni struttura governa una sua funzione; strutture e funzioni sono tra loro strettamente legate ed interdipendenti. Il verificarsi di una eventuale alterazione in una delle strutture (disequilibrio anatomico) può provocare conseguenze oltre che nella propria, anche in una o più funzioni (disequilibrio fisiologico) di altre strutture. Per questo motivo può talvolta verificarsi che un trattamento osteopatico debba essere effettuato in una area del corpo diversa da quella in cui si è manifestata la condizione di sofferenza. Il concetto, anche filosofico, “la vita è movimento, il movimento è vita” è un presupposto fondamentale dell’Osteopatia ; il “movimento” viene perciò considerato come funzione essenziale per il livello di qualità della nostra vita e della nostra salute. Poiché, come si è detto, la struttura governa la funzione, è intervenendo sulla struttura con l’utilizzo di tecniche osteopatiche o, più in generale, con manipolazioni, che si cerca di eliminare le cause che hanno provocato la limitazione della funzione e la riduzione della capacità di movimento con conseguente condizione di malessere definita, nella terminologia osteopatica, “disfunzione” .GIOBERTO E NORO ESPONGONO A NAPOLI IL LORO SGUARDO A OCCIDENTE

Gioberto Noro fusione di due identità, Sergio Gioberto e Marilena Noro, espongono le loro opere nel nuovo Project Space di Alfonso Artiaco a Piazza Dei Martiri 58 fino al 6 novembre 2010. Fotografi che vedono nella fotografia l’incarnazione dell’alienazione contem-poranea, i due artisti giocano sugli opposti, sul binarismo fondante l’Occidente. Nella società che ha perduto la Realtà, la Verità, la Storia e le grandi ideologie la fotografia diventa uno strumento per recuperare la realtà fisica. Mondi sospesi e tempi lontani si oppon-gono agli scatti della contemporanea velocità in un dualismo che rappresenta non solo la chiave interpretativa della ricerca artistica del duo, ma un’intera visione del mondo: domestico e selvatico, razionale e irrazionale, ordine e caos, cultura e natura, orientamento e disorientamento sono i poli opposti su cui ruota la nostra umanità. di Sara Viscione

Continua la Rubrica di sanità a cura della Dott.ssa Paola Castaldo, Me-dico, responsabile del Laboratorio di Analisi Castaldo di Bagnoli. Per questo numero abbiamo chiesto alla Dott.ssa Castaldo come il Cen-tro si è organizzato nei confronti dell’Alcolismo?Risposta: L’alcolismo altro problema sempre più diffuso soprattutto tra i giovani che sono i bersagli di falsi modelli di vita,che lo assumono per vincere la timidezza, per sembrare più forti etc .etc.L’alcool è molto diffuso perché costa poco ed è di facile reperibilità (non c’è un adeguato controllo sull’acquisto).Spesso i giovani lo assumono insieme ad altre sostanze (droghe) per cui gli effetti dannosi sono amplificati Il consumo di alcool ha richiesto nel tempo un crescente impegno da parte del Laboratorio di Analisi cui vengono inviati campioni biologici con vari scopi: accertare l’avvenuta assunzione,stabilire se il paziente è un etilista e in caso positivo,valutare i danni prodotti dall’alcool nel tempo.Nel primo caso cioè quello di ebbrezza alcolica, si dosa l’ETANOLO sia nel sangue che su un campione di urine.Nel secondo caso cioè l’abuso cronico si dosa la TRASFERRINA DESIA-LATA che è il parametro più idoneo,un marcatore biochimico di grande sensibilità e specificità.

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NON È PIÙ NECESSARIA L’UNANIMITÀ PER LA MODIFICA DELLE TABELLE MILLESIMALI DEL CONDOMINIONon sarà più necessario avere l’unanimità dei consensi per mo-dificare le tabelle millesimali: la sentenza n. 18477 del 9 agosto 2010 delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione ha sbloccato il nodo delle tabelle millesimali, che erano considerate impossi-bili da cambiare, proprio perché occorreva l’unanimità. L’inno-vazione apportata da tale recentissima pronuncia consiste, per-tanto, nel principio di diritto secondo il quale per ottenere tale revisione sia sufficiente la maggioranza, così come avviene per il Regolamento di Condominio, a cui, secondo l’art. 68 del Codice Civile, le tabelle devono essere allegate.In particolare, il Supremo Collegio ha chiarito che: “la delibera che approva le tabelle non si pone come fonte diretta dell’obbli-go contributivo del condomino (...) ma solo come parametro di quantificazione dell’obbligo, determinato in base a una valuta-zione tecnica». La delibera che approva le tabelle, quindi, per la Cassazione sancisce «il risultato di una operazione tecnica (...) ragion per cui il semplice riconoscimento che le operazio-ni sono state compiute in conformità al precetto legislativo non può qualificarsi attività negoziale». Le Sezioni Unite, poi, evidenziano come gli eventuali errori della nuova tabella possono essere corretti mediante la speciale azione di revisione prevista dall’articolo 69 delle disposizioni di attuazione del Codice civile. La Corte si spinge più in là allor-quando afferma che neppure le tabelle millesimali allegate a un regolamento contrattuale si sottrarrebbero alle critiche esposte. Accertata la competenza della assemblea, la semplice circostan-za della accettazione contrattuale della tabella risulterebbe irri-levante, poiché se una materia appartiene alla competenza della assemblea, la maggioranza può sempre intervenire, senza che possa costituire ostacolo la unanimità della precedente manife-stazione di volontà espressa dai singoli.

Avv. Francesco ZeoliVia Toledo n. 256 – 80132 NapoliTel. & Fax 081418104 – Tel. 0810581612 - Fax 0812143162email: [email protected]. 3395756634Settori di competenza: Diritto Civile, Diritto Commerciale, Diritto del Lavoro, Locazioni, Condominio, Diritto di Famiglia (Separazioni e Divorzi), Infortunistica Stradale, Invalidità Civi-le, Diritti dei Consumatori, Controversie in materia di respon-sabilità medica.

Novembre 2010 ANNO 1 NUMERO 0 Pag. 13

LA LUNGA CORSA DELLE RIFORME PREVIDENZIALI! Di Antonio PirozziL’ultimo ventennio ha visto un intenso lavoro normativo che ha stravolto il sistema previdenziale pubblico. Le riforme partite negli anni ’90 sono culminate nel 2007 con l’applica-zione anticipata del d.lgs. 252/2005 che ha introdotto il tra-sferimento automatico, mediante il sistema del silenzio as-senso, del TFR verso le forme di previdenza complementare di categoria. L’intenso lavoro normativo si è reso necessario prevalentemente per lo squilibrio demografico che ha porta-to il rapporto tra lavoratori attivi e pensionati dal 4 a 1 degli anni ’70 all’1,2 a 1 circa dei nostri giorni, ma anche come scotto della dissennata scelta, attuata mediante la legge 30 aprile 1969 n.153, che ha sancito il passaggio da un sistema contributivo, dove la pensione è legata ai contributi effetti-vamente versati, al retributivo dove le pensioni sono pagate mediante i contributi previdenziali dei lavoratori attivi. Ov-viamente tale sistema non basandosi su principi attuariali, per intenderci quelli che da sempre utilizzano le compagnie assicurative, avrebbe portato nel tempo il sistema previden-ziale italiano al default, tanto è vero che nel ’96 è stato di fatto reintrodotto il sistema contributivo. Sono poi seguiti diversi interventi volti a ridurre le prestazioni delle pensioni e a po-sticipare il momento d’accesso alla pensione. L’idea di fondo è quella di arrivare a un sistema pensionistico a tre pilastri in luogo di quello attuale a un pilastro. La sensazione è che lo Stato voglia avere un ruolo sempre più defilato contribuendo all’assegno pensionistico per un 40%/50% dell’ultima retri-buzione, oggi è il 70%/80%, e prevedendo che il gap venga colmato dagli altri due pilastri, ovvero la previdenza com-plementare ad adesione collettiva, da alimentare con il TFR, e la previdenza complementare ad adesione individuale, da alimentare con il contributo soggettivo, leggi i propri soldi. Ma nonostante oggi i più siano consapevoli del problema previdenziale, e nonostante gli incentivi fiscali riservati a chi aderisce alla previdenza complementare, pochi sono quelli che hanno trasferito il TFR ai fondi pensione aperti, ed ancor meno sono quelli che hanno avviato per conto proprio dei piani previdenziali integrativi. La scarsità di adesioni dipen-de dal fatto che il problema è ancora poco tangibile, per noi i pensionati di riferimento sono i nostri genitori, chi vi parla ha 38 anni, che appartenendo al vecchio e munifico sistema retributivo percepiscono pensioni che in alcuni casi sono più alte del loro ultimo stipendio. Per noi la storia è diversa, ci dovremo accontentare di un 40%/50% o forse meno, ed è per questo che bisogna affrettarsi ad avviare i propri salva-danai previdenziali il prima possibile, magari inizialmente anche con piccoli versamenti perché come disse il saggio “Se aggiungi poco al poco, ma lo fai di frequente, presto il poco diverrà molto”(Esiodo).

NAPOLINET NOVEMBRE 2010 – ANNO I, NUMERO 01Editore: Associazione NET OnlusDirettore Responsabile: Roberto RUSSOFinito di stampare il 26 ottobre 2010 presso la Tipografia: GALLUCCIO ARTI GRAFICHEProgetto Grafico a cura di: Rosy Digitalart

Hanno collaborato alla realizzazione di questo numero: Antonella Piscitelli, Fabio Amato, Giacomo Minopoli, Giovanni Secondulfo, Tecla Carenzo, Gabriella Perrotti, Pina Giglio, Sara Viscione, Marco Musella, Alessio Montella, Massimo Raimondo, Elisabetta Bocchino, Mauro Caramignoli, Luciano Febbraro, Antonio Pirozzi, Umberto de [email protected] La collaborazione al periodico NAPOLINET è gratuita info:327-3517079

L’ANGOLO DEL POETA - Parliamo di donne-  Questa volta voglio cimentarmi nel fare delle ri-flessioni su un argomento che richiederebbe un trattato: le donne. Voglio parlarvi di questo tema perche da quando diversi anni fa ho iniziato la mia attivita’ di poeta ed autore di canzoni mi e’ capitato di conoscere molte donne, che mi hanno raccontato le loro storie,le loro ansie, i loro problemi quotidiani. Dalla sintesi di queste confessioni ne e’ venuta fuori una figura di donna che raccoglie in sè delle caratteristiche nuove ed altre di sempre. La donna nei primi anni del terzo millennio continua a conservare una notevole sensibilita’

d’animo ed una vena romantica che ancora contribuisce a contraddistinguerla. L’acquisizione di posti di comando (manager,ministri,magistrati,ecc) non ha pregiudicato la capacita di emozionarsi per una poesia,una canzone,un romanzo d’amore. Ma alla sensibilita’ e romanticismo continua ad abbinare lunaticità ed irrazionalita’. L’antico detto “ la donna è mobile “ con-tinua ad avere la sua validita’ anche oggi. L’uomo non sa darsi pace quando instaurato un rapporto con una donna, senza un motivo valido, quest’ultima gli volta le spalle non mostrando piu’ quella simpatia che c’era in precedenza, Cari uomini e’ inutile arrabbiarsi ! O si accettano i frequenti cambiamenti di umore oppure e’ meglio vivere da soli ! Voglio precisare pero’ che esistono anche degli uomini che in materia di variabilita’ di umore possono battere le donne. La lunaticita’ in genere non arreca danni al gentil sesso, cosa invece provocata dall’irrazionalità. Infatti molte donne devono le loro sofferenze a tale ir-razionalità, che le porta ad essera attratte da uomini difficile e proibiti ed a scartare uomini di maggiore affidabilita’ in cam-po sentimentale. Il raggiungimento della parita’ con il maschio le ha portate ad essere molto piu’ disinibite rispetto ad alcu-ni decenni fa. Oggi non e’ raro che una donna prenda l’iniziativa per conoscere un uomo interessante per strada, nei bus, in metropolitana. Anche nel campo sessuale molti tabu’ sono stat rimossi e spesso gli uomini si sentono disorientati dalla loro intraprendenza.Ad esempio nel sesso molte donne preferiscono essere in posizione dominante. Molti registi cinematogra-fici nelle scene amorose immortalano la donna in posizione dominante. Il raggiungimento dell’agognata e giusta parita’ ha pero’ determinato anche  l’assimilazione di vizi prettamente maschili. Ad esempio avrete notato che molte donne giovani sono fumatrici e cio’ si spiega col fatto che devono sopportare un doppio stress: famiglia e lavoro. Umberto De Angelis

Sul terrorismo mediatico Percorro quotidiana la linea che dritta mi collega alla sala da pranzo. Lentamente consa-pevole che i miei sogni quotidiani saranno presto infranti dal quotidiano notiziario del pranzo. Siedo timorosa alla tavola con i miei, pronta a svegliarmi con l’accendersi della tivù. Ombra e luce ora si mescolano, la mia stanza ormai alle spalle luce di speranza si assottiglia, e i miei occhi aperti e spenti seguono la cronaca. Ombra e luce, il bipolarismo indotto dalla società contemporanea che ci assale dettan-do i nostri umori, come un popolo di schiavi sembriamo obbedire al credo dell’illusoria era dell’Immagine e dell’In-formazione, l’epoca della Comunicazione che ci ha soffiato la lingua, incapaci di parlarci smettiamo di pensare. Bevia-mo quotidiani dalla coppa traditrice che ci offrono politici e banditi e che ci viene offerta dietro l’allettante forma di patinate immagini televisive. Sguardi che non vedono quo-tidiani sono rapiti da un oggetto eppure soggetto che si cela innocuo nelle nostre case come occhio vile, o dominatore soggetto occidentale. A questo ora diciamo basta, coraggiosi ci svegliamo e spegniamo la tivù. Di Sara Viscione

“E’ nella crisi che emerge il meglio di ognuno. La creati-vità nasce dall’angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura. E’ nella crisi che sorgono l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie.” Albert Einstein - Il buio claustrofobico dell’attesa, la luce sulla scena e gli attori che prendono vita stringendo i fili immaginari di un pubblico burattino. Nel cuore dell’indifferenza, nel quartiere simbolo dell’abbandono di quella madre matrigna che ci ha sottratto ai vincoli dell’etica, si cela vivo il fuoco della resistenza. Piccoli eroi recitano ogni giorno la libertà nella sala sommersa di un teatro che sembra rifugio sotterraneo dalla crudeltà criminale della superficie. Il Teatro Nuovo di Napoli nei Quartieri Spagnoli è tutto questo: spazio attivo di riflessione, paradossale prodotto confortante della cultura napoletana dell’illegalità. È il polo positivo di un duali-smo inevitabile che vede due forze opposte resistersi l’un l’altra e che rende la città di Napoli il correlativo degno di un dualismo insito nella specie umana, l’eterna lotta tra il lupo e l’angelo, la notte e la speranza, il male e l’umanità. S.V.

Novembre 2010 ANNO 1 NUMERO 0 Pag. 14

Novembre 2010 ANNO 1 NUMERO 0 Pag. 15

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Per tutti i lettori di Napolinet tutti i giorni menù a 30 euro cosi composto Antipasti: polipo all’insalata, alici e salmone marinato, bruschette e frittelle di alghe, conchiglione di gamberi – provola - salmone e besciamella, frittella di pesce neonato,impepata di cozze e polipi alla luciana.Primo piatto a scelta tra:Spaghetti a vongole, paccheri allo scoglio o risotto alla pescatora. Secondo piatto a scelta tra:pesce all’acqua pazza o grigliato o frittura mista di gamberi, calamari e paranza. Frutta e dolce della casa-Vino: Falangina doc, acqua minerale bibita, caffè e digestivo

Veniteci a trovare e non ci lascerete più!!!Ampio parcheggio interno gratuito e custodito

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