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Periodico della Congregazione delle Suore di San Giuseppe di Cuneo Marzo 2018 n. 1

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Periodico della Congregazionedelle Suore di San Giuseppe di Cuneo

Marzo 2018 n. 1

Incontro Amici

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Sommario

Editoriale p 3

Dentro il carisma

San Giuseppe e il Piccolo Disegno p 4

Attualità

Il lavoro che vogliamo p 6

Sofferenza: cammino di speranza verso la Pasqua p 8

Vita della congregazione

Un albero di 187 anni con germogli nuovi p 10

Il profumo del dono p 13

Laici nel Piccolo Disegno p 14

Giubileo d'argento della nostra missione a Kikwit p 15

Insieme per raccontarci p 18

Spazio giovani

Esercizi Spirituali p 21

Risonanze dalla Sorgente p 23

Progetti di Missione p 26

Appuntamenti

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Editoriale

Vogliamo aprire il nostro dialogo con i lettori, lasciando risuonare in noi l’au-gurio che ci introdurrà nella Veglia Pasquale e che Papa Francesco ha rivolto a tutti all’inizio della Quaresima: “La luce del Cristo che risorge glorioso disperda le tenebre del cuore e dello spirito” Rivivendo l’esperienza dei discepoli di Emmaus, il nostro cuore potrà così tornare ad ardere di fede, speranza e carità Il condividere alcune riflessioni che ci stanno a cuore, insieme a qualche tratto del nostro vissuto, lo sentiamo come impegno per dissipare le tenebre Nel nostro itinerario quaresimale ci è data pure la gioia di celebrare san Giu-seppe, figura luminosa e significativa per noi, che fa desiderare di diventare pane del cammino, come è stato lui Affidiamo alla sua protezione la vita di tut-ta la Famiglia del Piccolo Disegno e, in particolare, della congregazione, che, in un continuo evolversi, rivela il suo volto fragile, ma ricco di tanti germogli di vita Nell’esperienza del raccontarci, ne abbiamo assaporato la bellezza Ora si tratta di fare conoscere meglio questa vitalità piccola e nascosta, ma preziosa agli occhi di Dio e sostegno per tanti poveri ed emarginati La ricchezza della presenza dei laici, che non solo collaborano nelle nostre mis-sioni e nei nostri servizi attuali, ma sono diventati maggiormente ‘compagni di viaggio’ bevendo tutti alla stessa fonte del carisma, è una luce non abbaglian-te, ma sicuramente un riferimento rassi-curante e fedele per noi, per le realtà in cui viviamo, per la Chiesa e per l’umanità Siamo coscienti che in mezzo al frastuo-no di una società sempre più sommersa dalla violenza, preoccupata dell’apparire e non dell’essere, assetata di potere e di dominio, la nostra presenza vuole essere profetica Anche solo attraverso piccoli segni evangelici, vogliamo contribuire, pur come deboli strumenti, a ‘dissipare le tenebre’ e lasciare risplendere la luce del Risorto in tutto il suo sfolgorante splendore La gioia di Cristo Risorto scenda nel no-stro cuore donandoci pace e serenità

La commissione della comunicazione

Buona Pasqua di Risurrezione

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Dentro il Carisma

SAN GIUSEPPE E IL PICCOLO DISEGNONel mese di marzo ci viene incontro la figura di san Giuseppe, patrono e modello caro a quanti, suore e amici, si rifanno alla spiritualità del Piccolo Disegno per vivere il Van-gelo oggi Sfogliando gli scritti di P Médaille, fondatore delle suore di san Giuseppe, non si trovano mol-tissimi riferimenti diretti a questo santo, se non quando si dice che il Piccolo Disegno è posto sotto il pa-trocino e la protezione di Giuseppe, l’uomo di Nazareth, oppure quando viene presentato come modello di cordiale carità Tuttavia percorrendo gli scritti del fondatore si delinea, come in un dipinto, l’esperienza di questo uomo semplice, normale, feriale, ma straordinariamente ne-cessario per il compiersi della storia della redenzione Giuseppe è l’uomo della piccolez-za, del nascondimento, del secondo posto, che ama stare dietro le quinte e mettere al centro della scena altri: Gesù e Maria Tutta la sua vita è un accogliere, prendersi cura e custodi-re la vita di queste persone che la di-vina Provvidenza gli affida dentro un misterioso disegno, ricevuto con di-sponibilità e responsabilità Giuseppe è l’uomo umile, che sa di non essere il protagonista, che riconosce il bene e il valore di ognuno, che permet-te all’altro di esistere cioè di portare a compimento la propria vocazione e che vive di gratitudine per il bene presente negli altri

San Giuseppe è colui che vive abban-donato alla Provvidenza, che mette in secondo piano i propri progetti ri-guardo alle nozze con Maria per acco-glierla nella sua vita e nel suo cuore, fidandosi di un progetto più grande Giuseppe si abbandona giorno dopo giorno al mistero di Dio, senza fare domande, senza chiedere spiegazio-ni razionali, ma vivendo la fede pura, fatta di consegna di tutto il proprio essere In questo abbandono, Giuseppe rice-ve tutto da Dio: la vita, la Sposa Ma-ria, il bambino, un nuovo cammino La sua è una passività-attiva che gli chie-de continuamente di guardare nel

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Dentro il Carisma

proprio cuore per trovare quel solo desiderio di andare a Dio, di mettere Dio al centro delle proprie scelte, di obbedire con esattezza, gioia e sem-plicità, senza frapporre pensiero e/o parola tra quanto Dio chiede e il com-pimento di quanto richiesto Guarda-re a Giuseppe è imparare la fiducia, l’obbedienza, il coinvolgimento per-sonale, la responsabilità Giuseppe vive tutto questo perché è veramente l’uomo del silenzio che fa spazio alla Parola, modello di vita interiore, unificata e pacificata in Dio Il suo silenzio è ascolto profondo di quel Dio che lo raggiunge nel cuore, che lo affascina e lo conduce su sen-tieri inesplorati che daranno frutti di bene all’intera umanità C’è un altro aspetto significativo che lega san Giuseppe al Piccolo Disegno: Padre Médaille intuisce il dono di Dio riguardo al progetto della nuova con-gregazione guardando all’Eucaristia, mistero di comunione che genera, senza sosta, comunione e fraternità con Dio e con i fratelli Giuseppe non ha partecipato alla prima Eucaristia, non ha visto lo spezzare il pane nelle mani di Gesù, ma sempre ha lavorato perché Maria potesse cuocere il pane di tutti i giorni nella semplicità e feria-lità della casa di Nazareth Nella sua esperienza Giuseppe ha ben capito il peso del pane e Gesù ha imparato da lui a valorizzarlo e a caricarlo di signi-ficato, tanto da renderlo segno della Sua presenza reale e continua tra gli uomini Nella vicenda di Giuseppe possiamo

rileggere la storia del pane Come il pane che viene da una lunga storia fatta di chicchi, di inverni, di primave-re, di attesa, Giuseppe viene dopo le promesse fatte ai patriarchi, dopo le visioni dei profeti, dopo gli annunci che in lui si compiono Come il pane che non sa su quale tavola sarà depo-sto, così Giuseppe non sceglie la sua strada, si lascia portare: "Alzati, pren-di il bambino, fuggi, ritorna " In lui abita la disponibilità a lasciarsi portare da un Altro Giuseppe va e viene da Betlemme, la ‘casa del pane’! Il pane si mette nel-la bisaccia per sostenere il cammino, nello zaino del pellegrino, il pane lo porti con te A poco a poco, Giuseppe diventa compagno (cum-panis=colui con cui fai il cammino) di Dio e diventa tuo compagno nel viaggio della fede Nel pane è inscritta la logica del dono, della condivisione, della comunione Gesù, che ha visto spezzare il pane con il bisognoso nella casa di Naza-reth dalle mani di Giuseppe, impara a moltiplicare pochi pani per molti affa-mati di vita e di senso Attorno a una tavola, benedirà e spezzerà il pane della cena pasquale, anticipo del suo corpo ‘spezzato’ sulla croce E sarà per sempre Eucaristia! Giuseppe, uomo buono come il pane, si fa ponte di comunione e ci indica continuamente la strada per incarnare nell’oggi il dono del Piccolo Disegno che Padre Médaille ci ha lasciato

Suor Enrica Moia

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Attualita

IL LAVORO CHE VOGLIAMO: “LIBERO, CREATIVO, PARTECIPATIVO E SOLIDALE”

Dal 26 al 29 Ottobre scorso si è svolta a Cagliari la 48a settimana sociale dei cat-tolici, il cui tema centrale è stato il lavoro Il convegno è iniziato con la proiezione del videomes-saggio che Papa Francesco ha rivolto ai partecipanti, con il quale ci ha esortati a ripartire dall’uomo, a met-tere al centro della riflessio-ne il tema del lavoro, il suo valore e la dignità che da esso deriva Ha però an-che denunciato i lavori che umiliano la dignità delle persone: quelli che nutro-no le guerre con la costruzione di armi, che svendono il valore del corpo con la prostituzione, che sfruttano i minori e ha invitato le comunità cristiane a com-piere gesti concreti per sanare queste ferite Nel contesto socio-economico nazio-nale il lavoro rappresenta oggi una vera e propria emergenza, poiché a causa degli elevati tassi di disoccupazione molte persone, soprattutto giovani, sono privati di questa esperienza fon-damentale per la piena realizzazione umana La settimana sociale dei catto-lici ha affrontato direttamente il tema, dando spazio a testimonianze concrete di vita, ha riflettuto sui valori della di-gnità e della solidarietà, ha denuncia-to le varie forme di lavoro non degno, presenti nella nostra società, prime fra tutte le piaghe del caporalato, del la-

voro nero e del precariato Attraverso numerosi gruppi di rifles-sione i delegati delle diocesi italiane si sono interrogati sul valore ricoperto dal lavoro nella nostra società contempo-ranea e sull’importanza di sapere indi-viduare, nei propri territori, le situazioni più critiche che richiedono interventi urgenti per essere risolte Nei quattro giorni di studio abbiamo avuto modo di conoscere alcune espe-rienze di buone pratiche lavorative, che hanno permesso di sviluppare delle opportunità in aree in cui è elevato il tasso di disoccupazione, conciliando la crescita economica con la tutela della dignità del lavoro A partire da queste esperienze sono emerse le proposte per la politica affinché il mondo del la-voro non sia soltanto soggetto a rifor-me, ma ad una vera e propria trasfor-mazione, che generi un aumento delle conoscenze e delle competenze per i giovani, che rafforzi il senso di comu-nità e di partecipazione e che riduca le distanze tra locale ed universale

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'Attualita

Le proposte emerse dalla settimana sociale sono rivolte anche alla società civile e interpellano ognuno di noi Tut-ti siamo chiamati a favorire interventi che diano dignità alla persona tramite il lavoro, a rafforzare le reti già presenti per creare nuove opportunità di impie-go, a sviluppare nelle nostre comuni-tà diocesane spazi di confronto e di discernimento comunitario, occasioni per riflettere sulle azioni da compiere per sanare le ferite del lavoro I giorni trascorsi a Cagliari hanno rap-

presentato un’esperienza interessante di chiesa in uscita, una chiesa capace di guardare al presente, di condividere la sofferenza di molti lavoratori e di rea-lizzare esperienze concrete di sostegno al lavoro Alle nostre comunità è chiesto di pro-seguire il cammino iniziato, di saper affrontare con creatività, con vitalità e con entusiasmo le sfide presenti che in-teressano il mondo del lavoro

Lorenzo Bono

“ Nulla si anteponga al bene della persona e alla cura della casa comune.

Nel mondo del lavoro la comunione deve vincere sulla competizione."

(Papa Francesco)

Delegazione del Piemonte alla 48a Settimana Sociale

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Attualita

SOFFERENZA: CAMMINO DI SPERANZA… VERSO LA PASQUA

“Lasciatemi stare, non ho più voglia di niente La vita è una grande fregatura Mi sono sempre comportato bene, non ho fatto nulla di male, perché mi è ar-rivata questa malattia?” Sono queste alcune delle espressioni che si ascolta-no incontrando degli ammalati Forse questi pensieri hanno attraversato an-che la nostra mente La sapienza biblica invita a non mettere a tacere tale protesta (il libro di Giobbe insegna) La rabbia, il grido, il chiede-re perché? fanno parte non solo della presa di coscienza del male, ma anche del desiderio di lottare contro la ma-lattia, sono segno di non arrendersi, che, oltre il grido, richiede anche l’af-fidarsi Ti affidi ai medici e alla medi-cina, alle cure ospedaliere, a chi ritieni capace e competente nel curarti E ti affidi a Colui che sa e può (come qual-cuno si esprime) Come scrive il teolo-go Bonhoeffer, resisti e ti arrendi Il Triduo della Settimana santa tiene in-sieme tutti questi aspetti E su questo filo rosso, accenniamo ad alcune riflessioni

Giovedì e Venerdì santo: la solitudi-ne e la domanda.La narrazione evangelica ci dice che Gesù, avvicinandosi la morte, è sem-pre più solo Abbandonato e tradito dai suoi, il Maestro va verso la croce in solitaria Alla domanda del Battista, Gesù aveva risposto dicendo: “Andate e dite a Giovanni che i ciechi riacqui-stano la vista, gli zoppi camminano, i

sordi odono, i morti risuscitano” E ora, dov’è visibile quella bella notizia quan-do più nessuna speranza sembra profi-larsi? Ben si comprende il grido: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbando-nato?” Davvero Gesù si fa prossimo a tutti coloro che gridano perché?, alla solitudine di chi nella malattia si sen-te abbandonato, di chi come Geremia maledice in giorno in cui sua madre l’ha messo al mondo (Ger 20,14), di chi pre-ga dall’abisso (Salmi 69; 130) Il Dio che Gesù rivela, quel Dio che è Gesù, non è dall’altra parte rispetto al dolore, ma è dalla stessa parte di chi soffre

Sabato santo: il giorno del silenzioQuando ci sono rivolte determinate do-mande, il silenzio è davvero d’oro Non solo perché non sai cosa dire, ma anche perché se sai cosa dire, il silenzio ti aiuta a trovare il modo per dire ciò che ritie-ni opportuno Sulla croce l’unico che è riuscito a parlare con Gesù crocifisso è

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'Attualita

stato un altro crocifisso come lui Quasi a dire che in certe situazioni ci si capi-sce solo tra gente che patisce le stesse cose Il silenzio non è mutismo, nem-meno il diplomatico distacco di chi si sente superiore e non vuole sporcarsi le mani, quello di uno spettatore della fatica altrui Il silenzio è l’humus indispensabile per rispettare e riconoscere il mistero di co-loro che soffrono Alle domande: “Per-ché proprio a me? Ha un senso tutto questo?”, che cosa vuoi dire? Il com-portamento degli amici di Giobbe resta un monito per farci riflettere sul come le nostre parole, i nostri discorsi spesso sono ripetitivi e banali, infarciti di luo-ghi comuni, parole che non sono state purificate dal silenzio e che irritano Il Figlio di Dio non ha fatto delle teorie sulla sofferenza, ma l’ha vissuta Anche da questa lezione dovremmo imparare

La Domenica di Pasqua: la speranzaGesù Cristo consegna la sua vita nel-le mani del Padre Il grido di Giobbe è intonato dal Cristo nella fede che tut-to crede: “Padre, nelle tue mani” (Lc 23,46) La carità cristiana nei confronti dei malati, dei sofferenti, non può es-sere ridotta all’unico obiettivo di solle-vare dal bisogno e dalla sofferenza Il compito più radicale della carità è in-vece quello di nutrire la speranza, un continuare a volere La Pasqua offre la speranza di un sen-so nonostante il buio, il credere che la vita resta promettente anche quando tutto sembra smentire tale promessa Il Risorto ci dice che il Padre onorerà la promessa intuita fin dal nascere, fino all’ultimo e anche oltre Perché ultima non è la morte

Don Carlo Vallati

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Vita della congregazione

UN ALBERO DI 187 ANNI CON GERMOGLI NUOVIIl volto della Congregazione oggi

Col passare del tempo ogni cosa si evolve, cambia, si trasforma, si modifi-ca: anche la nostra congregazione sta cambiando volto, aspetto, immagine In Europa, a causa dell’anzianità e della mancanza di forze nuove, le co-munità sono diminuite, ora sono 23 di cui 21 in Italia, una in Svizzera, una in Romania Nella Delegazione Africa, invece, sono aumentate e caratterizzate dalla presenza di suore giovani Attualmen-te ci sono 12 comunità di cui 10 nella Repubblica Democratica del Congo e 2 in Camerun In America Latina le comunità si sono ridotte, anche per il ritorno in patria di sorelle italiane In Argentina abbiamo 2 comunità, in Brasile 3, di cui una di Federazione

Il volto della congregazione, però, non è solo caratterizzato dalle persone, ma anche dai servizi che vengono svolti In Europa, l’unica opera ancora gesti-ta dalla congregazione è il Collegio Immacolata, casa religiosa di ospita-lità con 24 posti disponibili, richiesti soprattutto da giovani studenti uni-versitarie o lavoratrici Gli altri servi-zi spaziano un po’ in tutti i settori e sono effettuati dalle comunità o da singole sorelle nell’ambito dell’evan-gelizzazione, della catechesi e della liturgia, nel campo educativo e della formazione per bambini, ragazzi, gio-vani, famiglie, anziani; nell’ambito del

sociale, carcerati, migranti, richiedenti asilo, persone in situazione di solitu-dine, di violenza, in ricerca della fede o di dare un senso alla propria vita Si può dire che si tratta di una rete si-lenziosa, discreta, inserita nel tessuto ecclesiale e del territorio, fatta di pre-senza, di contributi qualificati, di ac-compagnamento spirituale, di incon-tri occasionali, di piccoli gesti, quasi sempre in collaborazione con altri enti ecclesiali o sociali

In Africa, il servizio si esprime nei cam-pi della salute, dell’educazione, della rieducazione di audiolesi, di ragazzi e giovani con handicaps fisici e menta-li, nel settore della promozione della donna, nella pastorale, nell’accompa-gnamento di prigionieri In Argentina e Brasile, le comunità sono piccole e incarnate in mezzo alla popo-lazione più abbandonata dove si lavora nella pastorale parrocchiale e nei servizi a favore di bambini abbandonati, mal-nutriti, violati, famiglie povere, ragazze che hanno subito violenze Questo, a grandi linee, il volto della congregazione oggi; volto che rivela

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Vita della congregazione

ricchezze da valorizzare e problemati-che da affrontare con serenità e fiducia Se rappresentiamo questo volto con la simbologia dell’albero, possiamo dire che ci sono radici ben salde e un grande tronco con tanti rami, compo-sto dalle sorelle che, non solo hanno superato gli ottanta, ma anche i no-vant’anni e che cercano di essere utili in mille modi, in particolare pregan-do, con un’orazione che raggiunge il mondo intero La loro vita è portatrice di saggezza, molto possono insegna-re e trasmettere, e i loro frutti sono ben visibili Fanno parte dell’albero, anzi ne sono la linfa stessa, le perso-ne inferme e ammalate che affrontano con lucidità e coraggio la loro croce, rendendola feconda, e aiutano a in-travvedere cosa davvero è essenziale nella vita, cosa durerà per l’eternità E poi ci sono i tanti rami pienamen-

te attivi, nonostante gli oltre settanta, sessanta, cinquanta anni, che con le loro foglie donano rifugio e ombra e portano ancora tanti frutti per nutrire e addolcire la vita di molte persone Sul grande tronco e sui rami di questo albero stanno spuntando germogli e foglie nuove: - le giovani dell’Africa, desiderose di donare la loro vita a Dio e ai fratelli più poveri - i tanti laici che in America Lati-na e in Europa vogliono condividere il nostro carisma, sia con un cammino spirituale, ma anche con un aiuto con-creto, lavorando con noi o sostenen-do i progetti a favore di chi è meno fortunato - la collaborazione sempre più stretta, e in molti ambiti, con la Federazione ita-liana delle Suore di San Giuseppe, an-che con comunità intercongregazionali

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Vita della congregazione

- la comunione più intensa con le Suore di San Giuseppe nel mondo mediante la partecipazione al Gruppo di coordinamento globale - il reciproco sostegno, con suore di altre Congregazioni, per continuare servizi che diversamente si dovrebbe-ro lasciare - la collaborazione con i laici che lavorano per noi e con noi A guardarlo è un bell’albero rigoglio-so, che continua ad attingere la sua forza dalla Parola di Dio, dall’Eucari-stia, dal carisma, dal Magistero della Chiesa, dalle esperienze che quoti-dianamente si vivono È un albero che può ancora portare frutti, perché depositario di una gran-de ricchezza e di varie opportunità: la possibilità di superare le difficoltà re-lazionali tra generazioni, di accogliere la diversità dell’altro come ricchezza,

di far crescere nell’interculturalità, di annunciare con la vita il vangelo della gioia e la bellezza del servizio È un albero che quotidianamente ha bisogno di accogliere la luce del Sole, di lasciarsi lavare e ristorare dall’ac-qua dello Spirito e del nutrimento della Parola di Dio per portare frutti di benedizione, di gioia, di misericordia È un albero che vorrebbe essere, come scrive Leonora Speyer, il grande alfabeto di Dio. Con l’albero Egli scri-ve, in verde brillante, in tutto il mon-do, i suoi pensieri sereni.

Davvero desideriamo e speriamo che questo nostro ‘albero’ sia sempre più ‘l’alfabeto di Dio’; il verde delle sue foglie annuncino e diano speranza, i suoi rami, distesi nell’azzurro, portino un po’ di cielo sulla terra

madre Gemma Gastaldi

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Vita della congregazione

IL PROFUMO DEL DONOIl 16 dicembre 2017, Suor Rosanna Garello ha fatto memoria dei suoi 50 anni di professione religiosa e domenica 17 dicembre, in-sieme alla comunità di Rom-biolo e Orsigliadi, ha ringra-ziato e lodato Dio con una celebrazione Eucaristica presieduta dal parroco Don Raffaele Arena La comunità ha partecipato con gioia, e anche con un pizzico di orgo-glio all’evento, in considera-zione del fatto che ben 20 di questi 50 anni li ha trascorsi proprio a Rombiolo Durante la celebrazione, suor Rosanna ha rinnovato i voti di castità, povertà e obbedienza, secondo la formula pre-vista dall’Istituto Una Messa di ringra-ziamento, un inno di lode al Signore che l’ha chiamata alla sua sequela, l’ha custodita nel suo amore per 50 anni e le ha affidato la missione speciale di servirlo nel prossimo Don Raffaele ha rivolto a suor Rosanna un breve mes-saggio di ringraziamento, dopo aver ricordato alcuni momenti del suo cam-mino, sottolineando che la stessa era già stata nella nostra comunità Una cerimonia semplice, ma molto senti-ta e partecipata dalla comunità tutta, che al termine ha consegnato a suor Rosanna alcuni segni tangibili per di-mostrarle tanto affetto e riconoscenza Oltre ai fiori e una candela, che simbo-leggiano la purezza e la luce, è stata consegnata una busta con la somma

di 1 000 euro, alla cui raccolta hanno contribuito i vari gruppi, le comuni-tà di Rombiolo e Orsigliadi, e alcune famiglie dei paesi vicini Alla notizia dell’evento, in effetti, si era pensato di fare una raccolta con l’intenzione di offrire a suor Rosanna un pellegri-naggio a Fatima, conoscendo la sua devozione per questo santuario Suor Rosanna però ha subito manifestato il desiderio di destinare la somma per un’opera a servizio dei bambini poveri del Congo dove, da tanti anni, vivono e lavorano le sue consorelle Un gesto davvero grande, che ha commosso tutti perché, senza pensarci su più di tanto, ha rinunciato al suo desiderio e ha guardato alle necessità di persone lontane meno fortunate di noi e che le sue consorelle cercano di aiutare Ci auguriamo che tu possa restare, an-cora per tanti anni, nella nostra comu-nità, per continuare a offrire il prezio-so servizio che, insieme a suor Elvira, svolgi tra le famiglie, i nostri malati, i

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Vita della congregazione

nostri sofferenti, i nostri soli… tutti noi Grazie, suor Rosanna, per la tua vita “donata” alla nostra comunità; insie-me a suor Elvira, siete per noi esempi di sobrietà, di umiltà, di carità… oggi che la modernità ci propone altro!Ringraziamo Dio Padre e chiediamo a Lui che continui a benedire e fortifica-re la tua vocazione e la tua missione

Fin dagli inizi della congregazione delle suore di san Giuseppe, il fondatore, Pa-dre Jean-Pierre Médaille, ha desiderato che anche i laici potessero attingere alla fonte del Carisma, per viverlo e concre-tizzarlo Attualmente in Italia, alcune persone e diversi gruppi condividono la nostra spiritualità e insieme alle suore si impegnano a diffondere con la loro vita la comunione con Dio, tra loro e con tutti Nei vari incontri, alcuni seguono il li-bretto di formazione proposto dalla Federazione italiana, che quest'anno ha come tema: "San Giuseppe, una luce nel buio del mondo"; altri fanno una lectio divina e condividono la Paro-la di Dio, altri ancora si confrontano su vari argomenti: vita di famiglia o pro-blematiche attuali Si tengono, pure, giornate per tutti a li-vello di congregazione o di federazione La gioia di vivere questa spiritualità l'hanno espressa così: Essere ogni giorno uno strumento nel-le mani di Dio che si lascia plasmare e

con molto frutto di perseveranza, fe-deltà e gioia vera, per la tua Congre-gazione e per la Chiesa tutta

GRAZIE SUOR ROSANNA, TI VOGLIAMO BENE!

Elenaa nome delle comunità

di Rombiolo e Orsigliadi

modellare secondo la sua volontà.L'aspetto del carisma che ci aiuta e cer-chiamo di vivere nella vita personale e in famiglia è la bellezza di essere picco-li, semplici e di offrirci aiuto reciproco.Conosciamo il carisma da molti anni e siamo affascinati dalla sua capacità di accogliere con gioia le cose semplici e il suo fondarsi sull'essenziale: l'amore di Gesù per noi. Chiediamo al Signore di non perdere la speranza, perché in-sieme possiamo diventare nuovi testi-moni della gioia del Vangelo.

La commissione dei laici nel Piccolo Disegno

«Mi pare già di INTRAVVEDERE LA NOSTRA ASSOCIAZIONE STABILITA in MOLTI LUOGHI. Voglia Dio che sia diffusa in tutta la Chiesa».

Padre Jean-Pierre Médaille (LE,8)

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LAICI NEL PICCOLO DISEGNO

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Vita della congregazione

Il 7 dicembre 2017 abbiamo celebrato il giubileo d'argento della nostra presenza e apo-stolato nella diocesi di Kikwit, in particolare nella scuola dei sordomuti: bo-ta-tuba, che in italiano significa: parleranno Questo fecondo apostolato ha reso utili alla società molte per-sone sorde Ci sono sordi che hanno imparato anche a parla-re e a esercitare dei mestieri, come maestri, falegnami, cal-zolai, sarti, facendo emergere doni che, a volte, non hanno coloro che possiedono l'udito o la parola La Messa di ringraziamento è stata celebrata da S Ecc Mons Timothée BODIKA, attuale vescovo di Kikwit Il disturbo della pioggia, al momento della prima lettura, ci ha obbligati a interrompere la Messa per venti mi-nuti; abbiamo poi continuato la cele-brazione, a cui è seguita la festa, con danze e giochi animati dai non udenti

Abbiamo ringraziato Dio, Maestro della Missione, insieme al vescovo emerito Mons Mununu per la sua meravigliosa iniziativa di aprire que-sta prima scuola per non udenti nella diocesi di Kikwit e per la sua preoccu-pazione di rendere le persone sorde attive nella società; vorremmo ringra-ziare anche le Madri generali e i loro Consigli per l'attenzione speciale che hanno sempre avuto verso i non uden-ti, emarginati dalla società Grazie alle

sorelle pioniere e a tutte quelle che hanno lavorato nella suddetta scuola con disponibilità a collaborare alla missione di Dio a prez-zo di sacrifici; grazie ai be-nefattori dei bambini sordi per il loro sostegno Possa il buon Dio ricompensare tutti e ciascuno

Suor Micheline Toto

GIUBILEO D'ARGENTO DELLA NOSTRA MISSIONE A KIKWIT

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Appuntamenti

Spesso mi sorprendo a guardarti.Rimango attonita a contemplarti.Osservo il tuo volto e vedo la tua storia: la nostra storia. Mi piace pensare che ogni tua ruga sia stata un tratto del nostro cammino.Mi incanto nel vederti lavorare così, con ferma delicatezza, in silenzio.Il silenzio ci ha sempre accompagnati.Non abbiamo mai avuto bisogno di parlare tu ed io. Ogni sguardo non ha mai avuto bisogno di nient’altro. Ogni parola non avrebbe meglio spiegato nulla di ciò che ci accadeva. Un tacito dialogo intenso, deciso, continuo, il nostro.Quando vengo a visitarti mentre lavori, quello che respiro è fiducia e pace perché in qualsiasi luogo, tu sei casa.Tu mi accogli ogni giorno. Ogni giorno rinnovi la tua fedele promessa: sei qui e mi stupisco.Non posso credere che tu abbia potuto accettare tutto questo. Hai detto “sì”.Sogno sempre di chiederti “perché?” Perché hai preso me e nostro figlio e sei riuscito ad amarci così tanto? Senza tagli né sconti, ma con tutto te stesso.

Capolavoro della creazione

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Appuntamenti

Capolavoro della creazioneAmo veder crescere il bambino e vederci

crescere con lui. Ti somiglia sai? Perché il tuo splendore consiste nel tuo essere umile,

attento, coscienzioso, accogliente. Lui è come te. Lo vedo quando ti osserva

lavorare: ti scruta, ti conosce.La sua umanità la coglie da te e la tua

umanità è la tua bellezza.Penso spesso a noi, ci siamo fidati e siamo

riusciti a crescere un bambino, un figlio che ci è stato donato.

Il nostro amore è puro come un soffice velo di seta, ma forte come il legno, quello

che sai lavorare con così tanta cura.La nostra è una strada difficile, ma l’abbiamo percorsa insieme.

Anche se da due prospettive diverse, guardia-mo sempre verso la stessa e unica Direzione. È questo che rende solido il nostro amore.

Un amore in grado di essere forma ed espressione di un altro, molto più grande:

noi, tu ed io, Giuseppe e Maria: capolavoro della creazione.

Ecco come mi sento quando sto con te.Ti amo.

Maria

Gruppo giovanissime della pastorale vocazionale della Diocesi di Cuneo

con l’animatrice Silvia Micioni.

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Vita della congregazione

INSIEME ... PER RACCONTARCI“Che cosa posso fare io per la pace?” è la domanda che Papa Francesco ha suscitato nella coscienza di ciascuno di noi all’Angelus del 4 feb-braio scorso, chiedendo una speciale Giornata di preghie-ra e digiuno per la pace il 23 febbraio, in particolare per le popolazioni della Repubbli-ca Democratica del Congo e del Sud Sudan, di fronte al tragico protrarsi di intollerabili situazioni di conflitto in diverse parti del mondo "Il nostro Padre celeste ascolta sem-pre i suoi figli che gridano a Lui nel dolore” Oltre che con la preghiera, ognuno può dire personalmente “no” alla violenza per quanto dipende dalle proprie scelte, perché “le vittorie ot-tenute con la violenza sono false vit-torie; mentre lavorare per la pace fa bene a tutti” Tutti insieme, come ha chiesto il Papa, fratelli e sorelle anche non cattolici e non cristiani, digiunan-do e pregando, hanno portato in cuo-re le cifre di questo dramma secon-do quanto comunicato dal Consiglio Mondiale delle Chiese (Wcc):

Nella Repubblica Democratica del Congo 4,3 milioni di persone sono sfollate e quest’anno 13,1 milioni di persone avranno bisogno di assisten-za umanitaria Nel Sud Sudan, duran-te gli ultimi quattro anni di conflitto, 2 milioni di persone sono fuggite dalla nazione e circa 1,9 milioni di persone

sono sfollate all'interno Altri 7 milioni di persone all’interno del Paese (qua-si i due terzi della popolazione) hanno bisogno di assistenza umanitaria La nostra comunione, in particolare con le nostre sorelle della Repubbli-ca Democratica del Congo, continua ogni giorno, grazie anche alla presen-za tra noi della consigliera generale congolese, sr Wivine Mboma. A lei abbiamo rivolto alcune domande, a cui ha risposto volentieri. La ringrazia-mo di cuore.

Suor Wivine, vuoi dirci qualcosa di te, della tua famiglia, della tua vo-cazione?Sono la quarta di una famiglia cristia-na di otto figli, sette bambine e un ra-gazzo, che ci ha già lasciati all’età di 44 anni Sono originaria della regione del Bandundu, a Nord della Repubbli-ca Democratica del Congo Mio padre era infermiere, è morto nel 2003 all’e-tà di 73 anni, e mia madre casalinga, attualmente vive con la sorella più an-ziana

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Parlando della mia vocazione, posso dire che ho sentito la chiamata di Dio all’età di 12 anni, attratta dal servizio di suor Francesca Milanesio che ho vi-sto lavorare come infermiera ostetrica all’ospedale di Bagata Pensavo che mi sarebbe piaciuto diventare suora, vestita di bianco per curare i malati Ho espresso questo desiderio ai miei genitori: mio padre, essendo stato in seminario, mi incoraggiò subito e so-stenne la mia idea; la mamma in un primo tempo ha faticato ad accettare questa proposta, motivandola così: “Ti manderanno lontano e non ti ve-drò più” Quando la cosa divenne seria, comprese e mi aiutò a perse-verare Crescendo, ho lasciato cade-re l’idea ma, qualche anno più tardi, sentendo più forte la chiamata, mi

sono presentata alla casa delle suore per parlare della mia vocazione con suor Eliana Destefanis, amica di mia madre, la quale mi ha fatto incontra-re suor Luisanna Cometto, all’epoca superiora della comunità Entrambe hanno seguito i miei primi passi come aspirante La mia vocazione è stata alimentata dalla fede dei miei genitori che mi hanno indicato il cammino di Cristo, dalla mia parrocchia nella qua-le ho frequentato i diversi gruppi di formazione e dalle suore di san Giu-seppe con i loro preziosi consigli

Nel tuo recente viaggio nella Re-pubblica Democratica del Congo, come hai trovato la situazione del Paese, della Delegazione?Ho trovato una situazione dramma-

tica, un’opposizione violenta tra il potere politico e la popolazione (tra governanti e governati) Il paese at-traversa un momento difficile della sua storia, una crisi generalizzata sul piano politico, economico, socia-le, culturale Coloro che dirigono il paese affermano la loro volontà di restare al potere il più a lungo pos-sibile, senza il minimo rispetto del-le procedure democratiche La loro volontà è di imporre al popolo un regime dittatoriale, combattuto da tempo nel Paese, eliminando colo-ro che si oppongono ai loro piani L’accordo siglato il 31/12/2016, con il sostegno della Chiesa cattolica, aveva risparmiato un bagno di san-gue, dando una grande speranza alla gente, perché prevedeva delle

Vita della congregazione

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Vita della congregazione

piste di soluzione per far uscire il pae-se dalla crisi Ma tale intesa, purtrop-po, non è stata rispettata In questa tragedia si contano già molti ‘martiri’ tra coloro che si sono impegnati nel-la via della democrazia, denunciando la politica quando calpesta i diritti dell’uomo Mediante un comitato di laici, la Chiesa locale chiede di porre azioni di protesta pacifica, ma le mar-ce del 31 dicembre e del 21 gennaio scorso sono state represse con violen-za dalla polizia e il clima di tensione tra Stato e Chiesa si aggrava ‘Que-sto governo -ha detto il Card Laurent Monsengwo Pasinya con il sostegno anche dei protestanti- è pieno di me-diocrità e deve cessare’ L’insicurezza è totale, si assiste impotenti a furti e intimidazioni a mano armata anche nelle parrocchie e conventi Le nostre suore in Congo, come pure le loro famiglie, vivono in questo con-testo, che ha gravi ripercussioni sulla vita Le comunità sperimentano pani-co e insicurezza, soprattutto a Limete, che è situata in un luogo strategico e ha conosciuto, poco tempo fa, la vi-sita indesiderata della polizia per pa-recchie ore Anche il numero dei po-veri alla nostra porta aumenta e rende difficoltoso il normale funzionamento delle attività all’interno Per questo contiamo sulle preghiere di tutti

Con quali sentimenti stai iniziando la nuova missione che il Capitolo generale ti ha affidato?Ho iniziato la nuova missione con sen-timenti di paura e di esitazione: ero

disorientata per il fatto che non sa-pevo a che cosa mi impegnasse tale scelta Non potevo immaginare che mi sarebbe stato richiesto un giorno questo servizio Ora sono appena all’i-nizio, ma posso dire che il mio modo di vedere comincia a cambiare Con-fortata dalla grazia di Dio, dai saggi consigli e preghiere delle persone di buona volontà, compio quanto mi è chiesto nella serenità e nella pace, contando sempre sull’aiuto di Dio

C’è un aspetto del nostro carisma che ti attira in modo particolare e senti attuale e stimolante per la vita di tut-ta la Famiglia del Piccolo Disegno?Tra gli aspetti del nostro carisma, quello che mi ha sempre attirato, in modo particolare dopo il noviziato, è lo spirito di piccolezza evangelica, la vita nascosta secondo il modello di Gesù nel Santissimo Sacramento La piccolezza evangelica genera amore, umiltà, dipendenza Una delle esigen-ze più caratteristiche del Vangelo è quella di assumere l'atteggiamento dei bambini Nel nostro mondo dove la gente corre dietro al successo mon-dano e i potenti si impongono, sce-gliere la via dell’umiltà, della piccolez-za diventa una risposta profetica alle sfide che la società attuale ci lancia Chiedo al Signore di aiutarci a sce-gliere la via dell’umiltà come la Vergi-ne Maria, la serva di Dio

a cura di Suor Margherita Colombero

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Spazio Giovani

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Gli esercizi spirituali sono sempre un’ottima occasione per fermarsi un attimo e riflettere sulla propria vita e sulle decisioni che si prendono ogni giorno, quest’anno in particolare gra-zie al tema che ci ha accompagnato (Discernere, interpretare, scegliere) Essi regalano molte opportunità: dai momenti conviviali della quotidianità a quelli di silenzio e meditazione per-sonale, dai momenti di confronto e condivisione a quelli di preghiera e di adorazione, passando per la visione di un film, le catechesi su brani del-la bibbia e momenti di gioco… Tutti vissuti nella splendida location di Bor-gio Verezzi che sa accontentare tutti i gusti e regalare scorci meravigliosi: mare e spiaggia, Verezzi, borgo d’Ita-lia, e il centro storico, la collina e i suoi sentieri Un'esperienza unica da rifare ogni volta che ce n'è l'opportunità e che consiglio vivamente a tutti perché

PER CAMMINARE BISOGNA PRIMA IMPARARE A FERMARSIEsercizi spirituali a Borgio Verezzi (SV) - Gennaio 2018

per imparare a camminare bisogna sapersi fermare!

Matteo

Incontrare Gesù, camminando in si-lenzio sulla spiaggia, contemplando l'immensità del mare che all'orizzonte tocca il cielo, è vivere momenti di au-tentico paradiso Gli esercizi spirituali 2018 sono stati per me semplicemente meravigliosi in quanto mi hanno aiutato molto a ri-flettere su vari aspetti della vita Quel "fermarsi" per camminare bene mi ha particolarmente colpito, perché è solo iniziando a fermarsi che si co-struisce qualcosa di veramente straor-dinario Spesso e sovente ci troviamo in difficol-tà davanti ad una scelta, forse perché ci dimentichiamo che discernere è limita-re l'area, così come deliberare è toglie-re dalla bilancia ciò che non serve

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Spazio Giovani

Quante volte ci lasciamo influenzare dalle nostre emozioni, non ricordan-doci che noi non siamo le emozioni ma il soggetto che le prova Dobbia-mo imparare a dare il giusto peso ad ogni cosa, tenendo ben presente che amare è prendere il proprio posto Seguendo l'esempio di Salomone che ha chiesto a Dio un "cuore ascoltan-te", cioè umile, che sappia distingue-re il bene dal male, possiamo affron-tare ogni difficile scelta nell'arco della vita Come diceva Ireneo: "La gloria di Dio è l'uomo vivente", Dio misericordioso ci perdona e ci ama, Dio si fida di noi, per questo ci difende dal male e crea con noi una relazione d'Amore Troviamo il coraggio di vivere la vita perché la vita è bella, è straordinaria-mente fantastica!Diceva Silvano Fausti: "Decidere è re-alizzare", decidere non è trovare delle risposte ma intraprendere un cammi-no, durante il quale magari si trovano anche, l'importante è partire Gesù alla fine del capitolo 9 del Van-gelo di Luca dice: "Chi mette mano all'aratro e poi si volta indietro non è degno del regno di Dio" È chiaro che se ci accorgiamo di aver intrapreso una strada sbagliata è buon per noi se la cambiamo ma, dopo esserci fer-mati ed aver riflettuto sulla giusta de-cisione da prendere, è bene indurire il volto per difendere e mantenere la decisione presa e non essere simili ad una bandiera che segue la direzione del vento Affidiamo a Gesù e alla nostra Mam-

ma Celeste ogni nostra scelta, deci-sione, idea, vivremo così liberi trovan-do la felicità che è dentro di noi Un GRAZIE di cuore a chi ha organiz-zato questi esercizi e ci ha accompa-gnati con tanto entusiasmo, GRAZIE per le testimonianze di fede autenti-ca, ed infine GRAZIE a quanti hanno condiviso con me la gioia vera di que-sti giorni speciali! A presto!Uniti in preghiera Con affetto

Marco Red

I quattro giorni di esercizi spiritua-li proposti ai giovani della diocesi di Mondovì (insieme alle diocesi di Cu-neo, Alba, Fossano e Saluzzo), sono stati un tempo sospeso e staccato dal-la vita quotidiana, ritagliato al termine delle vacanze natalizie, proprio prima di tutti i rientri: a scuola, al lavoro, alle responsabilità e agli impegni Accolti dalle suore di Villa Zaveria, i circa tren-ta giovani presenti hanno condiviso quattro giorni di silenzio e preghiera Il tema che ha fatto da filo conduttore ai vari momenti, al centro anche del prossimo Sinodo dei giovani, è stato il discernimento, raccontato attraver-so i verbi che lo rendono possibile: riconoscere, interpretare, discerne-re e decidere Discernere, che nasce dalla stessa radice di “crisi”, non è un atteggiamento semplice da mettere in pratica, soprattutto quando nelle giornate manca il tempo per fare si-lenzio e ascoltarsi: tempo che duran-te gli esercizi è stato invece presente, tempo da vivere senza fretta, illuminati dalle riflessioni che hanno preso il via

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Spazio Giovani

dalla Parola per poi utilizzare anche canzoni, immagini, video, film, dalle testimonianze di un giovane semina-rista e di una famiglia, e dai momenti di preghiera e celebrazione insieme Ma di questi giorni fanno parte anche i momenti di gioco e di condivisione, come in una vera famiglia: annunci di prossimi matrimoni, racconti di gioie e fatiche Anche una semplice chiac-chierata tra compagne di stanza può essere fonte di riflessione, nella sem-plicità dello stare insieme e di provare a condividere un pezzo di cammino Ma il tempo più prezioso è stato forse quello da vivere da soli, nei momen-ti di deserto personale Per trovare il luogo adatto alla propria riflessione si poteva spaziare dalle stradine acciot-tolate, tra gli archi e i cortili attorno alla chiesa di Borgio, al lungomare e alla spiaggia, con il rumore incessante

del mare che culla i pensieri, alla colli-na di Verezzi, raggiungibile attraverso sentieri tra gli ulivi a picco sul mare, fino alla chiesetta in cima alla collina Tutto questo spazio, e la bellezza del paesaggio, sono stati un luogo ideale per fermarsi, provare a fare silenzio e ascoltare nel profondo se stessi, per imparare a restare nelle proprie emo-zioni, anche quelle più dolorose, e nel silenzio ascoltare la voce di Dio che continuamente ci cerca Tempo che non sarebbe stato possibile senza la presenza costante e fondamentale di chi per tutti gli esercizi ha offerto la sua presenza per parlare, rispondere alle domande, dare un aiuto per fare chiarezza, semplicemente accompa-gnare: Don Giordi, Don Pucci, Don Buet, Don Andrea, Suor Grazia

Rachele

CAMBIO DI ROTTARisonanze dalla Sorgente

Incontri Giovanissime

Vivere con “il desiderio del mare aperto” Noi giovani siamo invitati, come Pie-tro, a prendere il largo, ad allontanar-ci dalla riva… e per farlo dobbiamo fidarci, non avere paura di abbando-nare le nostre sicurezze, magari di faticare, per ottenere una felicità più grande Come Pietro, siamo chiamati a rialzarci dopo un fallimento, guar-dando non al tramonto di ciò che è appena finito, ma all’alba di quello

che ci aspetta, nonostante i nostri er-rori Per crescere è necessario trovare un motivo che ci spinga a camminare, a non sentirci arrivati e soddisfatti pri-ma ancora di essere partiti; ed è al-trettanto necessario sapere che non si può trattenere tutto, che bisogna es-sere capaci di compiere delle scelte, anche se a volte richiedono di perdere qualcosa Perché è bello vivere con ‘il desiderio del mare aperto’, sognando qualcosa di veramente speciale per la nostra vita

Sara

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Spazio Giovani

Sabato 3 febbraio 2018 ho avuto modo di incontrare nuovamente il gruppo di giovani con cui ho iniziato uno splendido cammino di vita Quel-la che ho fatto, e che continuo a fare tuttora, è un'esperienza che ti cambia completamente, che ti "segna" (nel senso vero e proprio del termine) e che ti dà la possibilità di avvicinarti ad una persona speciale, Gesù Questo mio percorso è iniziato qual-che mese fa, quando per la prima volta ho partecipato alla settimana comunitaria e quando finalmente mi sono sentita veramente accolta e ac-cettata per quello che sono La Sorgente è per me come una se-conda casa, dove la porta è sempre aperta e dove posso stare a tu per tu con qualcuno che è pronto ad ascoltarmi L'ultimo incontro al qua-le ho partecipato si basava sul tema "Cambio di rotta" ed era suddiviso in 4 tappe, ciascuna corrispondente ad un punto cardinale È stato un incon-tro molto significativo per me, e a te che stai leggendo auguro di fare un'e-sperienza simile, perché detto così, a parole, non è la stessa cosa che parte-ciparvi di persona

Elisabetta Pellegrino

L’incontro "Cambio di rotta" è stato bellissimo e molto profondo perché ho potuto fermarmi e riflettere sulla mia vita Sono stati tantissimi gli spun-ti e soprattutto le testimonianze mi hanno fatto capire che la mia rotta è sbagliata e che non è quella che mi renderà felice Ma è possibile cambia-re e dare una svolta alla propria vita per diventare persone migliori e per crescere La decisione di cambiare può spaventare perché non si sa bene che cosa ci aspetterà e quali saranno le conseguenze Però non siamo mai soli, c'è sempre qualcuno vicino a noi che ci aiuta e ci consiglia nei momenti di difficoltà

Dgs1998

Sole a Mezzanotte

“Vivi!” Una parola brevissima, due sil-labe, che riassumono in sé un signi-ficato immenso e profondo In mano abbiamo un tesoro preziosissimo che Dio ci ha consegnato con fiducia, sapendo che avremmo potuto tra-sformarlo in qualcosa di ancora più speciale, noi con le nostre scelte, i nostri interessi, con la nostra volontà Eppure, talvolta, ecco sopraggiunge-re momenti di sconforto che magari possono coincidere proprio con i pe-riodi di svolta, quando ci viene chie-sto di abbandonare la tranquillità e abitudine del passato, di costruire e adattarci a qualcosa di nuovo e sco-nosciuto, qualcosa che fa paura, ma il cui superamento si presenta come

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Spazio Giovani

una fondamentale occasione per una nuova crescita e per l'acquisi-zione di maggiore consapevolezza di sé, delle proprie forze Questo è il messaggio che don Gianluca Zurra ha voluto lasciarci Un mes-saggio pieno di vita, speranza, co-raggio che appare fondamentale di fronte a una realtà dove le enor-mi possibilità che possiamo avere rischiano di farci cadere nel vorti-ce dell’insoddisfazione e perdere il significato più profondo della vita Ancora una volta il ‘Sole a Mezzanot-te’ si è presentato come un’occasione per riflettere su se stessi, sulla propria vita, per ritrovare e vivere la fede nella nostra quotidianità in modo più inten-so e concreto

Elena

Questa serata è stata proprio un SOLE, che mi ha illuminata, anzi scal-data! Dopo la catechesi, vado nella cappel-lina piccola in cui c'è il Corpo del Si-gnore esposto, lo saluto e poi prendo in mano il foglietto della canzone che ci ha fatto ascoltare Buet; c'è una frase che mi folgora: "forse la cosa più pre-ziosa è stare qua" “Ma qua dove? -mi chiedo- qua con il Signore!” Ecco, questa frase mi fa respirare, mi fa apri-re gli occhi sulla Bellezza e semplicità dello stare alla Sua presenza Penso a quante volte le mie giornate siano un turbinio di cose, preoccupazioni, ansie e lì, in quelle mie povertà uma-ne dovrei proprio pensare a questo, che la cosa più preziosa è stare CON

il Signore Anche se questa è una cer-tezza, decido di portarmi a casa an-che quel "forse", perché la mia con-dizione di fragilità umana mi porterà certamente a dubitare di ciò, ma oltre quel forse c'è una grande certezza, la certezza di una promessa d'Amore!Mi auguro di potermelo ricordare in ogni momento grigio: spero che quel-la vocina che si è fatta strada nella mia mente questa sera possa ritornare più sovente per ricordarmi quale sia la cosa più preziosa, quale sia la strada per una vita traboccante di gioia piena

Maria

La serata del ‘Sole a Mezzanotte’ mi è piaciuta molto Il tempo è volato L'in-tervento di don Federico è stato bel-lo Gli spunti che ci ha lasciato sono stati interessanti Il momento di silen-zio, poi, è sempre una ventata d'aria fresca Anche il tempo della preghie-ra, tutti insieme, è stato molto signi-ficativo Un mega grazie per questa possibilità!

Martina

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Progetti di Missione

INSIEME PER DONARE VITA

Sostegno ai progetti di missione

“INSIEME PER DONARE VITA” è lo slogan associato al logo che accom-pagnerà le varie iniziative di solidarie-tà e di sostegno ai progetti delle no-stre missioni in Romania, Rep Dem del Congo, Camerun, Brasile e Ar-gentina, dove continuano a operare le nostre sorelle

“Se volete andare in fretta, andate soli; se volete andare lontano, andate insieme” Questo proverbio africano conferma la nostra linea di azione e la situazione odierna avvalora questo impegno comune Sì, sempre più ci rendiamo conto che solo il lavoro insieme può portare frutto: - Insieme sorelle missionarie e sorelle autoctone, - Insieme sorelle in Italia e sorelle dei paesi di missione, - insieme suore e laici, - insieme strutture nostre e strutture diocesane o statali,- insieme congregazione e associa- zioni varie,- insieme gruppi e persone singole,- insieme sostegno materiale e spirituale Da questa riflessione portata avanti ormai da tanti anni e maturata con maggior chiarezza anche durante il nostro ultimo Capitolo generale del

luglio scorso, è nata la Commissione dei progetti di missione È una con-cretizzazione delle proposte emerse durante il capitolo stesso che afferma: “In spirito di discernimento, ci impe-gniamo a ‘scrutare’ la storia attuale e la realtà in cui siamo inserite e a inter-pretare gli avvenimenti alla luce della Parola di Dio, della nostra Regola di vita e del magistero della Chiesa per essere donne profetiche nell’ordina-rietà Oltre ai servizi in cui già siamo presenti, assumiamo come prioritarie alcune sfide

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Progetti di Missione

INIZIAMO CON IL CECOM IN BRASILE

… Costituiamo un’equipe di suore e di laici per curare le relazioni con i so-stenitori delle nostre missioni, incre-mentare e stimolare l’interesse per i nostri progetti a servizio dei poveri e individuare nuove forme di sostegno economico e solidale” (Documento finale del Capitolo 2017)Questa è la finalità che vuole perse-guire la commissione per continuare a servire le persone in difficoltà e dare il nostro apporto per un mondo più giu-sto, solidale, dove tutti possano vive-re in modo dignitoso e sereno ‘L’unione fa la forza’: lo sperimentia-mo di fronte a ogni situazione che ri-chiede il nostro apporto; dapprima ci sentiamo povere e incapaci e poi pian piano si mettono insieme le energie, i contributi, le offerte e il progetto

Sr. Alda Giordanengo, da poco più di un anno ha lasciato il Brasile, dopo 21 anni di espe-rienza missionaria. Le abbiamo chiesto qual-che notizia sull’attività dei Nuclei del CECOM. “Ho vissuto gli ultimi tre anni in terra brasiliana a Vila di Cava (RJ), inserita nella parrocchia e soprat-tutto nel CECOM (Cen-tro comunione) dove ac-compagnavo le attività dei Nuclei Il 16 novembre 2016 ho ancora avu-to la gioia di celebrare la festa dei 25

prende forma, per realizzare quello che dice e fa Gesù nel Vangelo: ‘che abbiano vita e vita in abbondanza’ La grande mano della Provvidenza passa attraverso le nostre mani e la buona volontà di tantissime persone Sono le mani rappresentate nel logo, che attingono energia e vita dalla linfa dell’Albero del Piccolo Disegno, dal-la forza del Vangelo a cui ci riferiamo e di cui diventiamo ‘deboli strumenti’ nelle ‘mani della Provvidenza’ Attraverso il nostro opuscolo INCON-TRO AMICI cercheremo di dare anche il nostro apporto Ogni volta presen-teremo, in maniera più ampia, un pro-getto, mentre la Commissione conti-nuerà a lavorare a sostegno di tutti i progetti delle nostre missioni

anni del CECOM, una festa rallegrata da canti, danze, testimonianze, giochi, tavole imbandite di dolci dai gruppi di 'Mani in pasta' e la presenza gioiosa

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della grande Famiglia del CECOM al completo e di molti visitatori Sono stati 25 anni della storia di un arduo impegno per garantire i diritti di cit-tadinanza a una popolazione dimen-ticata e sfruttata, abbandonata a se stessa, soprattutto nelle sue fasce più deboli e indifese Si è fatto memoria delle varie tappe del cammino per-corso, ringraziando il Signore e tante persone ed Enti che resero possibile il sorgere di molte iniziative e attività per il recupero e l’educazione di bambini, ragazzi, adolescenti, come pure per giovani e adulti, motivati a diventare protagonisti della loro vita e dei loro sogni Mi tornava in mente la frase cara alla nostra compianta suor Anita: Ogni sogno, prima o poi arriva a prendere la sua forma Il CECOM stava scommettendo, fin dall’inizio, sulla pos-sibilità di aiutare tanti ragazzi ad aprire porte davanti a insuccessi e difficoltà della vita, nel-

la convinzione che valeva la pena di investire risorse, sforzo, coraggio per tenere in piedi con fatica questa strut-tura socio-educativa Come è sorto il CECOM?Tutto è iniziato a seguito di una rifles-sione sul Vangelo di Marco, realizzata nella parrocchia di Vila de Cava, ani-mata e guidata da una piccola comu-nità di suore di San Giuseppe Era il mese di febbraio - fine anni ’80 - e il tema di riflessione: “Gli esclusi dalla nostra società. A chi, oggi Gesù por-terebbe il suo aiuto?” L’elenco fu lungo, ma la voce che prevalse fu ‘ai

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bambini lasciati soli in casa’ perché i genitori devono andare al lavoro Si sapeva che alcuni erano custoditi da una sorella, da un vicino o addirittura chiusi in casa, e quante volte vittime di incidenti anche fatali Le suore con alcuni animatori si organizzarono per fare un sopralluogo in quelle situazio-ni e cominciarono a riunire i bambini in un salone della parrocchia con l’as-sistenza di alcune volonta-rie, che ricevevano una pri-ma preparazione da suore che in Cuneo avevano lavo-rato in Scuole per l’infanzia Le iscrizioni, selezionate per ordine di maggior neces-sità, furono così tante che presto si dovette pensare a più ambienti e anche a una adeguata preparazione del-le insegnanti

IL CECOM OGGI gestisce:- 2 Scuole per l’Infanzia, convenzio-nate con il Comune, con 100 bimbi ciascuna e 4 sezioni I programmi ten-gono presenti la situazione familiare e le carenze dell’ambiente - 2 Nuclei di Sostegno Scolastico: ’Suor Amelia’ e ’Speranza per il fu-turo’ per bambini/e dai 6 a 12 anni L’obiettivo: promuovere e rafforzare l’apprendimento di bambini/e e ado-lescenti, provenienti da scuole pub-bliche e private, per mezzo di azioni socio-culturali, educative, partecipa-zione attiva, garantendo loro l’oppor-tunità di esercitare una piena cittadi-nanza

- 3 Biblioteche popolari: per incenti-vare la lettura di bambini, adolescenti e anche dei loro familiari, attraverso varie attività: racconti sceneggiati, presentazione di libri per bambini in strada o in una piazza - 2 Gruppi di Alfabetizzazione di gio-vani e adulti, indispensabile per poter vivere in una società, che anche in Brasile si è molto evoluta

- Corsi Professionali per giovani e adulti:• Avvio al lavoro: in negozi e imprese;• Informatica: per bambini, giovani e adulti per favorire l’ingresso nel lavoro;• ‘Mani in pasta’: per confezione di pane, torte e pasta artigianale; • Aiuto in situazioni d’emergenza o calamità

Si può dire che sono circa 1 000 gli utenti che giornalmente circolano nei vari edifici del CECOM, costruiti o ri-strutturati, disseminati in vari punti del paese L’attività dei Nuclei non è rico-nosciuta dal Ministero dell’Istruzione, né appare come progetto di un’im-

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presa; è sostenuta quasi esclusiva-mente dall’aiuto di benefattori In questi ultimi anni ci giungono ap-pelli accorati di fronte alle difficoltà di poter offrire ai Nuclei un'alimenta-zione sufficiente, come si legge in un messaggio inviato dalla coordinatrice di 2 Nuclei, Helena Souza Barcellos, al termine dell’anno scolastico (dicem-bre 2017):“Abbiamo lavorato con tante difficol-tà, ma anche con buoni risultati, gra-zie alla dedizione di un’equipe ben identificata con la pro-posta educativa.La nostra maggior diffi-coltà continua a essere la ricerca di sostenitori che possano contribu-ire per l’alimentazione che è offerta ai bambi-ni. Ci è doveroso ricor-dare che molti di essi hanno assoluta neces-sità di questo alimen-to, l’unico che ricevono durante la giornata a

causa della situazione di miseria della famiglia e a volte anche della di-sgregazione familiare.Abbiamo inviato alcuni progetti, ma non ab-biamo ancora risposta. Cerchiamo anche di sensibilizzare il com-mercio locale perché possa contribuire con la donazione di generi alimentari. Ringraziamo per tut-

to ciò che fate per noi e auguriamo prosperità e salute per ognuno di voi. Senza la vostra solidarietà e fiducia nel nostro lavoro, non saremmo arri-vati fin qui. Chiediamo al Signore che possiate rimanere accanto a noi an-che nel 2018”

Mi auguro che insieme possiamo pro-muovere e rafforzare le iniziative che ci permettano di continuare a ‘dare ancora una mano’ al CECOM”

Suor Alda Giordanengo

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Abbiamo sete di risurrezione, Signore.Abbiamo fame di vita nuova,

di quella vita attraversata dalla bellezzae illuminata dalla tenerezza.Vivi, Signore Risorto, vivi oggi!

Risorgi tra noi, Gesù di Nazaret,e spezza le catene di ogni morte,

spalanca le porte di ogni sepolcro,prendici per mano

e riconsegnaci alla vita.

Pasquadi Risurrezione

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Congregazione delle Suore di San Giuseppe di Cuneo - 12100 Cuneo - corso Giovanni XXIII, 17Tel: 0171.692269 - Fax: 0171.67319 - E-mail: suore.giuseppine@virgi l io. i t

Sito internet: www.suoresangiuseppecuneo.i t

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