PERIODICO DEL LICEO GINNASIO STATALE G. B. … STUDENTI/HERMES/2017-18/Her… · di farci...

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1 4 VOGLIA D’INDIPENDENZA 6 SMARTPHONE IN AULA 8 UN NOBEL GRAVITAZIONALE Numero 1 XXXII Ottobre Novembre 2017 HER M ES SU L L E A L I D E L L A N O T I Z I A PERIODICO DEL LICEO GINNASIO STATALE G. B. BROCCHI

Transcript of PERIODICO DEL LICEO GINNASIO STATALE G. B. … STUDENTI/HERMES/2017-18/Her… · di farci...

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VOGLIAD’INDIPENDENZA

6

SMARTPHONEIN AULA

8 UN NOBELGRAVITAZIONALE

Numero 1XXXII

OttobreNovembre

2017 H E R M E SSU L L E A L I D E L L A N O T I Z I A

PERIODICO DEL LICEO GINNASIO STATALE G. B. BROCCHI

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Direzione

Matteo dal Soglio 4BC

Vicedirezione

Chiara Brunetti 4AL

La Pagina Editoriale di Matteo dal Soglio

Voglia d’indipendenza di Francesco Gironi

Smartphone in aula di Laura Sambruna

Un nobel gravitazionale di Chiara Brunetti

L’arte e’ inutile di Giovanni Campagnolo

Intanto nel mondo di AA VV

Elezioni tedesche di Francesco Gironi

Stranger Things di Giada Tonietto

Fender che passione di Ludovica Volpato

Storia del ciclismo di Ilaria Tundo

Ciao Michele di Claudia Guidolin

Le recensionidi AA VV

Ipse Dixit

Oroscopo

I N D I C E

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L’ARTE E’INUTILE

14LE ELEZIONITEDESCHE

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STRANGER THINGS

3

C

hi sei? Due parole - o un

paio di più per quelli un

po’ stravaganti - seguono

alla domanda e in un nome

condensiamo tutto il nos-

tro esistere di persone. Ci è

naturale rispondere così, non ci pensiamo,

il nome, è questo che siamo, il nome. Senza

mai nemmeno rifletterci ci comprimiamo

dentro al suono di circa una ventina di lette-

re e lo pronunciamo stringendo una mano,

lo scriviamo sotto ai fogli, chi siamo. Non

c’è uno strano offuscarsi di domanda ne-

gli occhi quando ci viene chiesto “chi sei?”,

perché noi già lo sappiamo, lo sappiamo

benissimo chi siamo, sta scritto sulla carta

d’identità, sta scritto ovunque.

Poi ci accorgiamo che viviamo, e che forse

venti lettere non bastano.

C’è - e c’è in tutti - un pensiero che teniamo

ben nascosto dagli occhi degli altri, perché,

che idiozia, non ha senso. Sappiamo che vi-

vere significa due cose, significa poter sen-

tire, e far sentire.

Sentire è la cosa che facciamo tutti i giorni,

non solo suoni, immagini, parole, ma sopra-

tutto ogni singola cosa che condensiamo

nella parola “emozione”.

Poi c’è un qualcos’altro, tutti lo sentiamo, un

qualcosa che vallo a capire cos’è, che ci sta

nascosto da qualche parte, e sappiamo bene

che è lì, è proprio lì, che ci siamo noi. Sap-

piamo che lì non sta scritto chi siamo, ma

quali siamo.

Questo qualcosa è il nostro poter far sentire.

Sentire è facile, sono le cose che ci saltano

addosso, emozioni, parole, non serve andar-

sele a cercare, arrivano, arrivano sempre, e

no, non se ne vanno. Ci vuole più fantasia,

più coraggio, più forza, a far sentire e a farsi

sentire, perché le emozioni dobbiamo tro-

varle noi, farci giardinieri improvvisi, colti-

varne i sementi, farle sbocciare e spargerne

il polline.

Ed è in questo nostro poter far sentire che

sta la nostra umanità, che noi nascondiamo,

quasi ad averne paura. Ve l’immaginate se

tutti decidessimo, svegliandoci una mattina,

di farci giardinieri improvvisi per davvero e

cominciassimo a vivere sentendo e facendo

sentire? Ve l’immaginate che bello sarebbe,

finalmente, essere uomini?

LA pagina EDITORIALE

Matteo dal Soglio4BC

4

L

a Catalogna vuole l’indipen-

denza. Questo fatto è evidente,

ed è ampiamente giustificato

dall’enorme diversità culturale

e linguistica che la separa dalla

Spagna.

Il controverso referendum si è svolto in

Catalogna il 1° ottobre. La domanda posta

sulla scheda era elementare: “Volete che la

Catalogna diventi una repubblica indipen-

dente?”. Sebbene il risultato sia stato falsato

dai vari avvenimenti di quella domenica, la

vittoria del sì è certa. Il presidente catalano

Puigdemont ha dichiarato l’indipendenza

della Catalogna ma ne ha sospeso tempo-

raneamente gli effetti legali per avviare un

negoziato con Madrid.

L’evento che ha reso tragicamente impor-

tante quel referendum è però la violenza in-

giustificata operata dalla polizia. Certo, va

ricordato che la votazione era stata dichia-

rata illegale, eppure la repressione di don-

ne e bambini appare a me sempre come un

evento negativo.

Quanto è accaduto in Catalogna è una bar-

barie di proporzioni storiche. La violenza in-

giustificata su elettori e pacifici manifestan-

ti non sono che l’ennesima prova del fatto

Attualità:NEL MONDOC’È VOGLIA D’INDIPENDENZA

Francesco Gironi1AC

5

che l’estrema destra ritorna, ma a pezzetti,

un po’qua e un po’là, e nessuno se ne cura.

L’illusione post 1989 della democrazia libe-

rale come mezzo di contrasto alle dittature

sta lentamente svanendo: che si sia d’accor-

do o meno con la secessione, questa è vio-

lenza di Stato, che mai è sparita, ma è solo

stata portata nelle case, nelle strade.

Anche a Torino vi sono stati scontri per il

G7, eppure nessuno ne parla. Le manifesta-

zioni pacifiche e rispettose del buon costu-

me devono essere accettate e tollerate, pur-

ché non danneggino nessuno.

Come possiamo parlare di democrazia,

mentre donne vengono prese a manganella-

te quando vanno a votare, mentre la polizia

spara proiettili di gomma sulla folla, mentre

si usano lacrimogeni e si innalzano barri-

cate? Come possiamo parlare di libertà se

le forze “dell’ordine” hanno ferito ottocento

persone, di cui molte gravi? È qui che si ri-

vela chi teme chi.

Assai diverso è il caso dell’Autonomia del

Veneto e della Lombardia,che si terrà il 22

ottobre e che molti tentano erroneamente

di porre sullo stesso piano. Il Lombardo-Ve-

neto non ha ragioni culturali, storiche o lin-

guistiche tali da rendere lecita la richiesta di

autonomia.

Non si tratta di un referendum sull’indi-

pendenza, ma su un’autonomia voluta solo

per motivi economici (in parole povere, per

un’infondata convinzione diffusa che pa-

gheremo meno tasse) e non mossa da ideali.

Per il referendum sull’autonomia la regione

Veneto ha speso 14 milioni di euro. Per otte-

nere maggiori autonomie era sufficiente, da

costituzione, che il presidente della regione

le chiedesse per iscritto al governo. Costo

prossimo allo zero. Un referendum inutile.

In maniera opposta, entrambe le votazioni

sono l’espressione del fatto che la democra-

zia è apparenza, dittatura della maggioran-

za, e che a volte il franchismo ritorna.

Negli ultimi anni i partiti au-tonomisti ed indipendentisti sono cresciuti fortemente in tutto il mondo. Il caso Cata-

lano da non confondersi con quello Veneto.

6

Qualche settimana fa, il

ministro dell’istruzio-

ne Valeria Fedeli ha di-

chiarato di essere favo-

revole all’utilizzo dello

smartphone in classe,

tanto da aver incaricato una commis-

sione per costituire le linee guida ine-

renti a tale proposta. Perché? “Non

si può continuare a separare il loro

mondo, quello fuori, dal mondo della

scuola”, afferma.

Lo smartphone ci permette di ac-

quisire facilmente e velocemente

moltissime informazioni, e proprio

per questo c’è bisogno di una guida

(nello specifico un insegnante) che ci

aiuti ad orientarci in questo mare di

conoscenza. Il ruolo dei docenti, al

giorno d’oggi, non è più solo quello

di riempire gli alunni con fatti e no-

zioni, perché fatti e nozioni sono

ampiamente reperibili in Internet.

Agli insegnanti spetta insegnarci

come gestire le informazioni, come

gerarchizzarle, come compren-

derle, come ricordarle. La Fedeli è

stata molto chiara a riguardo: po-

ter disporre del cellulare durante le

ore di lezione non significa avere

la libertà di entrare su Whatsapp

e fare storie su Instagram. Il tele-

fonino diventa un’opportunità per

arrivare a concetti a noi sconosciuti

attraverso uno strumento che ci è

familiare.

DI LAURA SAMBRUNA5AC

IL PUNTODI VISTA

SCUOLA:Lo smartphone in aula

7

Q uante volte discutendo in

classe con i professori ci sor-

gono dei dubbi la cui risposta

è: “Cercatelo a casa e la pros-

sima volta ne riparliamo”?

Perché non si può cercare su-

bito? Noi nativi digitali, come ci chiamano,

abbiamo uno strumento in più per impara-

re, perché non utilizzarlo al meglio?

Ovviamente, come sostengono i detratto-

ri, l’abuso è una tentazione. Sia da parte

degli alunni che dei docenti. La paura di

un uso sbagliato, però, non deve essere un

freno per una possibilità. Il MIUR sente

che in qualche modo il mondo della scuo-

la è se-parato da molti altri aspetti della

nostra vita. Perciò con questa proposta

c’è un tentativo di avvicinare i due mondi:

quello veloce, tecnologico e sempre ricco

di novità fuori, e quello lento della scuola

dentro. Basterà? Sarà davvero la tecnologia

a permettere ai ragazzi di appassionarsi

profondamente all’apprendimento? Certo

che l’impiego dei nuovi mezzi tecnologici

rende tutto più interessante... e non sare-

bbe neanche male iniziare a sfruttarli per

la consultazione dei libri di testo: le nostre

schiene ne sarebbero grate! Però la qualità

dell’apprendimento non si misura in Giga-

-byte. La memoria è strettamente legata alle

emozioni, quindi una scuola tecnologica ma

fredda non motiverà maggiormente gli stu-

denti. Quello che davvero potrebbe unire il

nostro mondo a quello della scuola sarebbe

capire ogni giorno che la nostra formazio-

ne non è destinata solo all’occupazione,

ma anche e soprattutto alla nostra crescita

personale. Sarebbe conciliare le passioni ai

programmi. Non vivere le verifiche orali e

scritte come performance in cui se sbagli

sei out. Trovare ogni giorno di più noi stessi

grazie a quello che impariamo sotto la gui-

da di persone esperte, perché ognuno impa-

ra a modo suo. Magari proprio attraverso la

tecnologia. Perché no?

8

L

o diceva Einstein poco più

di un secolo fa, ma la con-

ferma è arrivata solo lo

scorso anno: le onde gravi-

tazionali esistono davvero.

L’11 Febbraio 2016 è stata

verificata - almeno in parte - la teoria

della relatività. La scoperta è il risultato

di un esperimento iniziato il 14 settem-

bre 2015, quando i due strumenti per

l’osservazione delle onde gravitazionali

LIGO (Laser Interferometer Gravitatio-

nal-Wave Observatory) di Livingston

(Louisiana) e Hanford (Washington)

hanno captato, a distanza di 10 mil-

S C I E N Z A

Sull’onda di Einstein:UN NOBELGRAVITAZIONALE

lisecondi l’uno dall’altro, un segnale

anomalo. Questo dato inconsueto rac-

conta la storia della collisione tra due

buchi neri, distanti circa 1,3 miliardi di

anni-luce da noi, con una massa rispe-

ttivamente di 36 e 29 volte maggiore

rispetto a quella solare. Dallo scontro,

avvenuto alla velocità di circa 150mila

chilometri al secondo, si è formato un

unico buco nero di dimensioni equiva-

lenti a 62 masse solari. Nonostante la

brevissima durata di questo fenomeno,

la violenza e la velocità a cui è avvenu-

to hanno sprigionato un’energia (sotto

forma di onde gravitazionali) pari a 3

9

Sull’onda di Einstein:UN NOBELGRAVITAZIONALE

CHIARA BRUNETTI4AL

Rum exernat aerunt qui sequis atur atiam fuga: Ercius dolupta quo.

masse solari, giunta fino a noi.

È grazie a questa straordinaria scoperta

che Rainer Weiss, l’ideatore di LIGO,

Barry C. Barish e Kip S. Thorne hanno

ricevuto il premio Nobel per la Fisica

nei primi giorni di Ottobre. Questo

traguardo non riguarda solo loro,

bensì più di mille ricercatori. Di questi,

200 sono italiani. LIGO, infatti, è un

progetto che coinvolge più di 20 Paesi e

anche VIRGO ha dato il suo importante

contributo.

Ma cosa sono le onde gravitazionali?

Si tratta di distorsioni dello spazio-

tempo e sono la causa di quella forza

che noi chiamiamo “gravità”, dovuta

in realtà alla curvatura del tessuto

spazio-temporale. Sono emesse dalle

stelle, dai buchi neri, come quelli che

hanno portato alla scoperta di queste

perturbazioni, ma anche dal nostro

movimento. La differenza è che le

onde prodotte da noi sono talmente

insignificanti che non siamo in grado

di percepirle.

Per captarle, sono necessari laboratori

speciali, come LIGO. L’osservatorio

a forma di “L” è costituito da due

tunnel lunghi 4 km ciascuno. Al loro

interno, un fascio laser è suddiviso da

uno specchio in due parti, che sono

inviate nei due bracci dello strumento.

Il fascio di luce rimbalza su altri due

specchi posti al termine dei due tunnel.

Un’onda gravitazionale che attraversa

l’interferometro disturba il viaggio dei

fasci laser, provocando uno sfasamento

che viene registrato. Uno strumento

simile è VIRGO, i cui bracci sono lunghi

3km ciascuno e si trova vicino a Pisa.

La scoperta delle onde gravitazionali

ci apre le porte ad uno studio più

approfondito e preciso di fenomeni ed

eventi fino ad ora non visibili, che in ogni

istante percuotono il cosmo. Magari un

giorno arriveremo a scoprire le cause

del Big Bang e le origini dell’Universo.•

10

I

n un mondo dove l’utilità ha sempre

più a che fare con numeri, quantità,

materiale e materia, viene da chie-

dersi cosa abbia a che fare l’arte con

questa accozzaglia di oggetti umani.

Utile oggi è ciò che è essenziale per

vivere, oramai ridotto a delle grezze como-

dità.

L’arte apre le menti, trasporta, unisce, rac-

conta, insegna, ma come può essere asso-

ciata a ciò che intendiamo al giorno d’oggi

per utilità? L’arte è superiore, è superficiale,

A R T E E C U L T U R A

L’ARTE ÈINUTILEGIOVANNI CAMPAGNOLO1AC

magnificamente superflua, leggera ma

densa di significato, che però oggi, in un

mondo sempre più frenetico, non abbia-

mo il tempo di apprezzare.

Ormai l’arte sembra diventata tutta ad

un tratto inutile, non una delle necessità

primarie dell’uomo, sembra complemen-

tare.

Gli artisti lo sono ancora di più, scarti

della società, poco pratici, inutili alla po-

polazione.

Quante volte ci è capitato di sentir dire

Lontana dal nostro mondo “vero”, pratico, fatto di banconote in

fibra di cotone autentica, lontana dalla praticità delle cose, dalle

cose che servono sul serio

11

Rum exernat aerunt qui sequis atur atiam fuga: Ercius dolupta quo.

“Ah, allora suoni, non c’è l’hai un

lavoro vero?”, o “Un artista? Un bel

bancario no...?”, o ancora “È fatto un

po’ così, con la testa fra le nuvole, non

ne capisce di queste cose: è un artista”

Sono lontani dal nostro mondo “vero”,

pratico, fatto di banconote in fibra di

cotone autentica, lontani dalla pratici-

tà delle cose, da un operaio che lavora

in fabbrica, che ha a che fare con ma-

teria vera, con delle cose che servono

sul serio.

Sono lontani dalle esigenze di una

società moderna che ha bisogno

di altro, un gruppo di cialtroni che

appartiene ad un mondo parallelo al

nostro, un mondo magnificamente e

magicamente autentico, fatto di ones-

tà e lealtà, e di valori veri. Ovviamente

si intendono quegli artisti che vivono

semplicemente della loro arte, sem-

plicemente per la gioia di farlo, senza

guardare al denaro e senza adattare

i propri gusti a quegli degli altri, per

vendere di più.

Sono quegli artisti come lo furono

i vari Cezanne, Gauguin, Toulouse-

Lautrec, e Van Gogh, ma anche di

quella miriade di musicisti di strada

contemporanei e indipendenti che non

scelgono di passare da un talent per

avere vita facile.

Un mondo parallelo, quello artistico,

un mondo che, se lo avesse, avrebbe

come re il Piccolo Principe, un artista

lontano dalle problematiche, da un

mondo rappresentato dagli adulti, un

mondo fatto di numeri dove i suoi

abitanti si sono dimenticati come

disegnare una pecorella, un mondo di

gente che si è persa a contare i propri

averi, dimenticandosi di vivere ed

apprezzare la vita. Me la sento allora

di dire una cosa: l’arte non è utile,

è essenziale, perché l’essenziale è

invisibile agli occhi.•

12

(PHOTO)

6“Barcellona: scontro

fra il Premier Rajoy

e l’amministrazione

catalana. Madrid dichiara

illegale il referendum e

invia l’esercito contro i

manifestanti; i secessionisti

dichiarano l’indipendenza,

ma la decisione finale viene

sospesa”

5“Manchester: flop della

premier Theresa May alla

convention conservatrice.

Si fa sempre più strada

l’ipotesi delle dimissioni,

in favore dell’ex-sindaco di

Londra Boris Johnson”

4“Caracas: La catastrofica

crisi finanziaria preme

sempre di più sulla

popolazione venezuelana;

molti abitanti sono a rischio

carestia e aumenta il tasso

di povertà”

3“Lima: il Comitato

Olimpico Internazionale

ha deciso l’assegnazione

dei Giochi Olimpici 2024 a

Parigi e di quelli del 2028 a

Los Angeles”

2“Washington D.C:

tensione con la Nord Corea.

Nonostante i commenti

cauti dei segretari Tillerson

e Mattis, i tweet del

presidente Trump sembrano

più interventisti. Situazione

in bilico”

1“Havana: dopo il disgelo

voluto dall’ex presidente

USA Obama, si sta creando

una nuova tensione

diplomatica.Trump sembra

intenzionato a riavviare la

politica dell’embargo”

Intanto nel MONDO

13

Intanto nel MONDO

12“Manila: il presidente

Duterte continua la sua

lotta contro lo spaccio

illegale di droga nelle

Filippine, nel quale sembra

sia coinvolto anche il figlio”

8“Gerusalemme: Israele

segue gli USA, che hanno

lasciato l’UNESCO

accusando l’organizzazione

culturale di sostenere la

Palestina” 9“Mosca: il 7 Ottobre

proteste contro il presidente

Vladimir Putin in occasione

del suo 65° compleanno.

Arrestati oltre 100 attivisti”

10“Kurdistan: referendum

consultivo per

l’indipendenza. Vince il

sì con oltre 90%, tuttavia

Turchia, Iraq e Iran non

vogliono lasciare un

territorio di così grande

importanza strategica”

11“Ulaanbaatar: da poco

eletto il nuovo primo

ministro mongolo,

Khurelsuckh. E’ il 30°

premier a 25 anni dalla fine

del regime comunista”

7“Berlino: le elezioni

promuovono per la quarta

volta l’Unione Cristiano-

Democratica guidata da

Angela Merkel. Guadagna

posizioni il partito di

estrema destra AFD ”

13“Pyongyang: Tensione con

gli USA. Secondo autorevoli

fonti, a breve Kim Jong-Un

lancerà un nuovo razzo,

ignorando gli ammonimenti

americani”PIERFRANCESCO ZANATA, 4BSGIUSEPPE BIMONTE, 2AC

14

I

risultati delle ultime elezioni avvenu-

te in Germania il 24 settembre offro-

no interessanti spunti di riflessione

sul futuro dell’Unione Europea, e in-

vitano ad una attenta analisi dei fatti.

I due principali partiti tedeschi,

l’Unione Cristiano-Democratica (CDU), di

centrodestra e il partito SocialDemocratico

(SPD), di centrosinistra hanno infatti con-

seguito il peggior risultato della loro storia,

da molti anni a questa parte. La CDU, in-

fatti, ha perso circa il 9% dei seggi, arres-

tandosi al 33% dei voti (contro il 41% delle

precedenti elezioni), mentre SPD ha subito

un calo del 5%, ottenendo il 20,5 dei voti. A

questi dati già particolari si aggiunge anche

l’incredibilmente positivo risultato del par-

tito Alternativa per la Germania (AfD), di

chiara matrice neonazista, che diviene il ter-

zo partito tedesco con il 13% dei voti circa.

Gli altri partiti, due di centrosinistra (Verdi e

Linke) e uno liberale (FdP), hanno tutti pre-

so attorno al 10%.

Cosa rende questo risultato così preoccu-

pante? L’uscita dei socialdemocratici dalla

maggioranza, retta con una grande coali-

zione con la CDU, fa presagire tempi duri

per l’Europa. Un probabile spostamento di

Elezioni Tedesche: IL FUTURO DELL’EUROPAÈ A RISCHIO?

Francesco Gironi1AC

15

Merkel, leader della CDU e rieletta cance-

lliera tedesca, molto a destra per tentare di

recuperare i voti persi a favore dell’AfD im-

plicano la fine delle politiche economiche

di Draghi, cosa che danneggerà gravemente

anche la già fragile economia italiana, e un

lungo periodo di austerità. La maggioran-

za di governo, inoltre, può essere raggiunta

solo tramite una nuova grande coalizione

CDU-SPD, non voluta dai socialdemocrati-

ci, o da una coalizione CDU-FdP (turbocapi-

talisti antieuropei) e Verdi, che rimarrebbe

quindi molto fragile poiché i Verdi rimarre-

bbero il solo partito di centrosinistra in una

coalizione di destra.

Come mai le elezioni francesi, in cui la pros-

pettiva di un successo da parte di Marine

le Penn sembravano molto più concrete, è

terminato con un risultato decisamente più

favorevole all’Europa che non in Germania?

Le politiche più moderate di Merkel negli

ultimi anni hanno scontentato lo zoccolo

duro della destra tedesca, portandola a vo-

tare un partito di ispirazione neonazista. In

oltre trovo evidente come l’estrema destra,

di questi anni, piaccia: ne sono casi eclatan-

ti le elezioni negli USA o la Brexit.

Perché la sinistra non riesce ad opporsi cor-

rettamente? Forse semplicemente perché

per timore di esporsi in un mondo dominato

dalla destra negli ultimi decenni, non ries-

ce a ribadire i suoi valori fondamentali in

una chiave adattata ai tempi che viviamo e

si limita a diventare Socialismo Liberale o a

fossilizzarsi su temi e problemi di tempi che

non ci appartengono.

L’Europa potrebbe essere la soluzione a tu-

tto questo: una scelta coraggiosa che si po-

trebbe fare di questi tempi è cedere ulteriore

sovranità all’Europa, perché solo così potre-

mo abbattere la diffusione dei nazionalismi

che ci sta lentamente rovinando. La fine dei

tabù nazionalistici di estrema destra diven-

gono così il seme della fine della democra-

zia, sostituita dagli ormai tanto apprezzati

“leader forti”.

Solo una scelta coraggiosa e rivoluziona-

ria come la creazione di una reale Unione

Europea, basata sui popoli e non sulle ban-

che, potrà garantire la tenuta democratica

dell’Europa.

16

DEMOGORGON E ALTRE “COSE

STRANE”

Vi ricordate l’armadio colmo

di pellicce che conduceva in

un magico e adorabile mon-

do chiamato Narnia? Bene,

dimenticatevelo perché qui

si parlerà di una dimensio-

ne sconosciuta e insidiosa che si può ra-

ggiungere attraversando uno squallido e

alquanto raccapricciante tronco d’albero.

Ebbene sì, mi riferisco proprio a “Stranger

Things”, il prodotto Netflix che ci ha condot-

to indietro nel tempo fino al 1983 a Hawkins,

cittadina immaginaria dell’Indiana, per mos-

trarci la vita di un gruppo di bambini nerd

che viene travolta da una serie di eventi,

come la sparizione di Will e la comparsa del

Demogorgon di una strana bambina, Eleven.

La serie tv ha conquistato milioni di teles-

pettatori di ogni età, statunitensi e non,

grazie ad alcuni elementi originali, primo

fra tutti la malinconia. Infatti, il tratto dis-

tintivo che ha portato la serie al successo, è

la vena nostalgica degli anni ’80: la musica

dei Clash, la trilogia appena uscita di Star

Wars, i giochi di ruolo da tavolo, i pantaloni

a zampa d’elefante e le pettinature per noi

bizzarre. Tutti questi elementi hanno fat-

to breccia nel cuore degli spettatori più an-

ziani riportandoli alla loro infanzia, ma al

tempo stesso hanno incantato anche le ge-

nerazioni più giovani, facendole rimpiange-

re l’assenza di smartphone e social network.

Inoltre, l’atmosfera tenebrosa e i miste-

ri legati alla fantascienza sono una pale-

se citazione ai film di Steven Spielberg,

dove incontri ravvicinati con creature alie-

ne erano il pretesto per affrontare temi

come il rapporto genitori-figli o l’ami-

cizia che supera pregiudizi e differenze.

Ma non è finita qui perché esiste un’altra

caratteristica vincente, ovvero la forza dei

personaggi femminili. Un esempio è Joy-

ce, una donna che si ritrova a crescere sola

due figli e ad affrontare la sparizione del più

piccolo, dimostrando una determinazione

tale nel ritrovarlo da non fermarsi nemme-

no davanti all’ignota dimensione del Sotto-

sopra. Anche le altre figure femminili come

Eleven, Barb e Nancy, nonostante la loro

giovane età, incarnano i valori del corag-

gio, dell’intraprendenza e della risolutezza.

Tutte queste caratteristiche hanno reso la se-

rie popolare e amata, tanto che ha ricevuto nu-

merose candidature a diversi premi, risultan-

do tra i programmi più nominati e apprezzati.

Netflix, insaziabile, ha cavalcato l’onda del

successo lanciando un’app-game basata

sulla storia, contenente i luoghi della serie

e i personaggi che devono affrontare agenti

e creature mostruose; le recensioni sono ot-

time, soprattutto grazie alla grafica che ri-

prende lo stile pixelato dei primi game-boy.

L’applicazione ha fatto letteralmente impaz-

zire i fan più accaniti e soprattutto ha accres-

ciuto in loro l’avida curiosità per la seconda

stagione che li tormentava ormai da un anno.

Stranger Things è dunque una serie uni-

ca nel suo genere, dalle mille sfaccetta-

ture e dal sapore malinconico, che con-

tinuerà a incantare i fan nelle prossime

stagioni e che conquisterà sempre più pub-

blico, compresi voi lettori che non avete

ancora avuto a che fare con il Sottosopra.•

GIADA TONIETTO, 3BS

17

Tra le più conosciute chitarre elettriche la

Fender è sicuramente la più famosa al mondo.

La nascita della chitarra con il marchio

“Fender” si deve a Clarence Leonidas Fender,

conosciuto come Leo Fender. Durante l’età

adolescenziale Fender mostrò una spiccata

passione per l’elettronica e, dopo aver

ottenuto un diploma, nel 1928 completò gli

studi di Economia, quindi avviò un’attività

per la riparazione di apparecchiature

elettroniche. L’attività fu ampliata nel 1947,

dalla collaborazione con Clayton Kauffaman

nacque un’azienda per la produzione di

chitarre e amplificatori. In seguito, conclusasi

l’avventura d’affari con Kauffaman,

Fender si dedicò all’idealizzazione di una

chitarra elettrica: la “Solid Body”, una

chitarra priva di una cassa di risonanza,

realizzata principalmente da un corpo di

legno pieno e pochi elementi elettronici.

Quando arrivarono i bellissimi anni

cinquanta Fender e George William

Fullerton inventarono insieme la

“Esquier” e la “Broadcaster”: nacque

così la prima serie di chitarre elettriche.

Dato che un altro costruttore di strumenti

musicali aveva già adottato il nome

“Broadcaster”, Fender ne cambiò il nome

in “Telecaster”. La sua forma semplice

e la sua struttura furono subito molto

apprezzate e addottate da molti chitarristi,

facendola diventare una delle chitarre

elettriche più longeve della storia.

Dopo questo successo Leonidas ebbe

un’idea di creare un nuovo strumento,

più maneggevole, meno ingombrante,

leggero e soprattutto amplificabile per

soddisfare anche le esigenze dei bassisti

dell’epoca. Fender realizzò così il suo

primo esemplare di basso: il Precision Bass.

Passò quindi alla realizzazione e

introduzione di un nuovo modello con

la collaborazione di Freddie Tavares, Rex

Gallion e Bill Carson: la Fender Stratocaster,

tuttora commercializzata. Il risultato che

ottenne fu un progetto rivoluzionario,

infatti, grazie alla forma innovativa, alla

sua leggerezza e alla maggiore facilità ad

accedere alle note più acute della tastiera,

la Stratocaster è considerata la più evoluta

fra le chitarre elettriche dell’epoca e ciò l’ha

fatta diventare una vera icona culturale.

Leonidas ha continuato a disegnare

nuove chitarre e bassi elettrici come

Jaguar, Jazzmaster, ecc.., soprattutto

negli anni sessanta. Purtroppo a causa

delle sue cattive condizioni di salute, nel

1965, egli vendette la sua ditta la Fender

Musical Instruments Corporation alla

Columbia Broadcasting Corporation

per 13 milioni di dollari. Nonostante ciò

Fender lavorò al miglioramento dei suoi

strumenti fino alla morte, il 21 marzo

1991 di malattia all’età di 82 anni.•

MusicaFENDER:

CHE PASSIONEDI LUDOVICA OLIMPIA VOLPATO, 3AES

18

La nascita della bicicletta è avvolta

nella leggenda. Alcuni disegni ri-

salgono all’epoca del genio di Leo-

nardo da Vinci. L’antenato di ques-

to mezzo è chiamato Laufmaschine

(macchina per correre), aveva due

ruote, avanzava con la spinta dei piedi sul

terreno ed era dotata di un manubrio mobile

che consentiva di dirigerla.

Ernest Michaux inventa il pedale, per alle-

ggerirne il peso, Eugène Meyer utilizza tubi

del gas per il telaio (anziché ferro pieno) e

raggi sottili di fili di ferro.

James Starley costruisce il grand-bi con una

grande ruota davanti di 1,22 m di diametro,

e una piccola dietro di soli 35 cm. I cerchio-

ni, ricavati da una serie di guaine per spa-

de abbandonate dai francesi, sono muniti di

gomme piene.

Victor Renard costruisce un velocipede con

una ruota anteriore di 3 m di diametro, dal

passo di 9,42 m per pedalata, al telaio deve

però fissare sei gradini per raggiungere la

sella: il guidatore diventa un equilibrista in

pericolo. Ma la fantasia è inarrestabile. Per

ridurre i rischi di ribaltamento, ecco il tri-

ciclo con una piccola ruota anteriore e due

grandi posteriori.

John Kemp Starley modifica la bicicletta ren-

dendo le due ruote di uguali dimensioni e

con la trasmissione a catena.

La prima corsa di bicicli si svolse nel 1868 a

Parigi mentre in Italia la prima importante

corsa su strada fu nel 1870, la Firenze-Pistoia

e nel 1884 si disputò a Torino il primo Cam-

pionato italiano di velocità. Nel 1903 nacque

il Tour de France e il primo Giro d’Italia ebbe

luogo nel 1909 con la vittoria di L. Ganna.

L’epoca d’oro del ciclismo si colloca tra gli

anni 1930 e 1950, nonostante l’interruzione

della Seconda guerra mondiale: il ciclismo

competeva in popolarità con il calcio

Dalla seconda metà degli anni 1990 il ciclis-

mo agonistico è stato oggetto di tormentate

vicende di doping, che hanno coinvolto an-

che atleti di grande notorietà, offuscando i

risultati delle due principali corse a tappe,

il Tour de France e il Giro d’Italia.

Le corse a inseguimento sono gare a crono-

metro individuali disputate su distanze va-

riabili. Nell’individuale i concorrenti parto-

no da punti opposti della pista e in un certo

senso si inseguono vicendevolmente; suc-

cessivamente i primi quattro od otto clas-

sificati proseguono a eliminazione diretta;

vince chi al termine della distanza di gara

si è avvicinato all’avversario.

Il ciclocross, sport molto duro, risalente al

1940, è un tipo di corsa ciclistica praticata

in circuiti fuori strada. Le biciclette utiliz-

zate sono leggere ma robuste e meno rigide

rispetto a una bicicletta da strada. Duran-

te le corse spesso il corridore è costretto a

scendere dalla bicicletta e superare l’osta-

colo a piedi; gli è anche permesso cambiar-

la e ricevere assistenza in date zone.

Dagli anni 1980 ha avuto molta diffusione

il ciclismo fuoristrada in mountain bike. La

federazione internazionale lo ha riconos-

ciuto come sport ufficiale relativamente

tardi e i primi Campionati del mondo risal-

gono ai primi anni 1990.

ILARIA TUNDO, 2AC

STORIA DELCICLISMO

CLAUDIA GUIDOLIN, 2AS

19

La storia del ciclismo è formata so-

prattutto da persone, da persone

che ci mettono il cuore e che hanno

scritto giorno per giorno la storia di

questo sport, da campioni e gregari

che hanno fatto crescere generazio-

ni. Ci sono quelli che hanno fatto emozionare

i nostri genitori e quelli che ci fanno sognare

ogni giorno. E poi ci sono quelli che non ci

sono più ma che vivono e vivranno per sem-

pre nel nostro cuore, come Michele Scarponi.

Ancora oggi, quasi sei mesi dopo la sua mor-

te, capita di ritrovarsi a cercarlo in gruppo, di

crederlo a tirare in testa, ed ogni volta è sem-

pre più difficile tornare con i piedi per terra.

Lui era un ciclista professionista dal 2002,

correva per l’Astana Pro Team, aveva una mo-

glie, Anna, due gemelli, Tommaso e Giacomo,

e pure un pappagallo, Frankie. Aveva sempre

la battuta pronta e non mollava mai, aveva

sempre una parola di conforto e di motiva-

zione per tutti. Il suo miglior risultato spor-

tivo era il Giro 2011, vinto dopo la squalifica

di Contador, ma non lo sentiva suo. Da gre-

gario, e che gregario, ha aiutato Nibali e Aru

nella conquista dei loro Grandi Giri. Lui era

quello che dopo 220km di tappa in montag-

na e una caduta alla domanda “Come stai?”

ti rispondeva “Io bene solo un po’ acciacca-

to, l’importante è che non mi siano venuti

dietro”. Lui era, è e sarà Michele Scarponi.

Michele era quello che, quando si metteva in

testa a tirare, restavi incollato al televisore per-

ché sapevi che quella era la giornata buona.

Era quello che si metteva sempre al servizio

del capitano anche se le gambe c’erano e gira-

vano meglio di tutti. Non lo potevi odiare, non

ci riuscivi, ti faceva ricredere ad ogni metro.

Ma Michele non c’è più da quel maledetto 22

aprile 2017, da quando quella macchina gli ha

tolto la vita mentre si allenava in preparazio-

ne al Giro d’Italia. Ma lui è vivo, è vivo nel

cuore dei suoi compagni, degli avversari, di

tutto il gruppo. Durante la scorsa estate sono

state poche le braccia al cielo non dedicate

a lui, Fabio Aru, Alejandro Valverde, Matteo

Trentin, Luis Leon Sanchez, perfino il campio-

ne del mondo Peter Sagan gli ha dedicato la

vittoria al mondiale di Bergen. In questi giorni

Vincenzo Nibali, dopo le vittorie al Giro e alla

Vuelta, ha dedicato a Michele il capolavoro

che lo ha portato a conquistare il Giro di Lom-

bardia. Cassani, il commissario tecnico della

nazionale di ciclismo, prima del mondiale,

diceva “I ragazzi quest’anno avranno un an-

gelo custode: Michele sarà sempre con noi”.

Michele vive nel nostro ricordo, vive nei ragaz-

zi che iniziano a correre seguendo il suo esem-

pio, vive nel gruppo, nei suoi compagni. Vive e

vivrà per sempre nei nostri cuori. Ciao Michele

CIAOMICHELE

CLAUDIA GUIDOLIN, 2AS

20

Sara Lovisetto, 1AC

Revolver. Titolo oscuro e ambiguo per un

album di musica. D’altronde l’immagine della

copertina non è certo esplicita e rassicurante.

Ma è con quest’opera che i Beatles si proiet-

tano nel futuro; l’album, inquieto e distacca-

to, definisce un tangibile salto di qualità nella

produzione della musica pop.

In ogni traccia troviamo aspetti sempre più

originali del mutevole sound dei Beatles. Che,

musicalmente parlando, maturano esponen-

zialmente giorno dopo giorno.

A cominciare da George Harrison, che com-

pone tre delle quattordici tracce; l’irridente

blues di Taxman, il raga rock di Love You To e

la filosofica I Want to Tell You.

L’album sancisce anche l’inizio della rivalità

musicale fra John e Paul. Lennon manifesta il

suo interesse per l’avanguardia, dalla sonnac-

chiosa litania psichedelica di I’m Only Slee-

ping all’acid pop di She Said fino all’acerbo

hard rock di And Your Bird. McCartney invece

prosegue la sua maturità melodica e poetica,

dalla zuccherosa Here, There and Everywhe-

re al frizzante jazz di Got to Get You fino alla

malinconica eleganza di For No One.

Due i capolavori assoluti presenti nell’al-

bum. Eleanor Rigby, di Paul, tragica storia di

solitudine accompagnata da un solenne arran-

giamento di ottetto d’archi. E poi, il gran fina-

le: Tomorrow Never Knows, di John, caposaldo

della sperimentazione psichedelica, ricco di

tape loops, voci raddoppiate e nastri al contra-

rio, che chiude un album leggendario per in-

novazione e complessità. Irrinunciabile.

PierfrancescoZanata, 4BS

Ascoltando il quarto album del duo statu-

nitense formato da Josh Dun e Tyler Joseph

due sono le sensazioni che si possono provare:

confusione ed adorazione. Che siate amanti

del rock, del pop alternativo, del rap o perfi-

no del reggae, almeno una traccia di questo

ottimo album accontenterà i vostri gusti. Rac-

cogliendo tutti questi diversi generi, dal rap-

-rock e l’hip-hop di Heavydirtysoul alla dab di

Ride fino a Goner, caratterizzata da una dolce

base di piano che si conclude con un violen-

to screaming rock, Josh e Tyler raccontano, in

quello che si può dunque definire un concept

album, la battaglia interiore di un alter ego

del cantante, chiamato appunto Blurryface,

il quale cerca di combattere i suoi limiti e le

sue insicurezze, svelando i pensieri più cupi

e drammatici del personaggio. L’album può

confondere parecchio, ma per comprendere

appieno l’opera bisogna andare oltre la musi-

ca e riflettere sull’intenso significato dei testi,

entrando nella mente di Blurryface. Dal primo

al quattordicesimo pezzo si può percepire la

fusione di vari generi musicali, che i due artisti

che hanno saputo condensare in questo gran-

de album, il quale ha risuonato nelle orecchie

di centinaia di migliaia di persone in tutto il

mondo.

Blurryface è un album perfettamente rius-

cito, profondo e sincero, che oltre a farvi in-

namorare dei suoi pezzi vi farà riflettere ed

immedesimare nelle battaglie personali di

Blurryface.

REVOLVERThe Beatles

BLURRYFACETwenty One Pilots

LA RECENSIONE

gli album

21

Cari amanti della lettura, Ot-

tobre porta con sé i suoi colori

e –mio malgrado- il freddo. A

questo proposito, per trascor-

rere i pomeriggi autunnali al

caldo, ho scelto per voi “Il Li-

bro delle storie dei fantasmi”, un insieme di

quattordici racconti riuniti dal maestro della

letteratura per ragazzi, Sir

Roald Dahl. Tuttavia questo

piccolo gioiello non era stato

inizialmente concepito come

libro. Scartabellando tra un

sito e l’altro, sono venuta a

conoscenza dei seguenti fatti.

Correva l’anno 1958 quando

al celeberrimo autore venne

questa pazza idea di creare

una serie di telefilm basati su

storie di fantasmi. Fece così

questa proposta al suo amico

e produttore cinematogra-

fico Edwin Knopf, il quale,

insieme ai suoi collaborato-

ri, accettò con entusiasmo la

proposta dello scrittore, af-

fidandogli la scelta dei rac-

conti, che in seguito sarebbe-

ro dovuti essere sceneggiati e

filmati. Da qui iniziò, per Dahl, il lungo e fati-

coso lavoro di lettura e selezione dei testi, alla

ricerca dei 24 racconti perfetti. La serie TV si

sarebbe dovuta chiamare “Ghost Time”, ma

non prese mai il via perché i produttori ame-

ricani rifiutarono di finanziarla dopo averne

visionato l’episodio pilota. Dahl decise di ri-

cavare un libro dalla raccolta di storie, scre-

mando ulteriormente il loro numero, fino

ad ottenere le 14 che oggi abbiamo in mano.

Vorrei fare delle precisazioni tecniche sul li-

bro. Innanzitutto tutti i racconti sono opere

di autori britannici vissuti a cavallo tra ‘800

e ‘900 e, per la maggior parte, sono stati alle-

gramente dimenticati. Inoltre, queste non

sono le classiche storie per bambini, quindi

scordatevi catene sferraglianti, lenzuola o

castelli tetri. Quello che è curioso è che spes-

so i fantasmi non solo non sono descritti, ma

non sono nemmeno nominati e di fatto non

ci sono proprio. E allora ecco che si presenta

il grande dilemma della

totale, completa e asso-

luta indefinitezza dello

spettro. Si sente però la

sua vicinanza come una

velata presenza che ale-

ggia alle nostre spalle,

come un fruscio di rami

avvinghiati o come una

folata di vento impro-

vvisa, ma soprattutto

come un senso di in-

quietudine angosciante

che ci fa accapponare la

pelle e gelare il sangue.

Detto ciò, mi prendo la

libertà di non parlarvi de-

ttagliatamente delle tra-

me ad una ad una perché

purtroppo non ho suf-

ficiente spazio per ren-

dere loro giustizia, in quanto ciascuna me-

riterebbe una grande e speciale attenzione.

A mio avviso, questo libro ha davvero qual-

cosa di inspiegabile che ti rapisce e coinvolge

nella lettura nonostante l’elemento spettrale

sia particolarmente inquietante. Sarà perché

è un’opera davvero originale o perché ha un

linguaggio semplice e scorrevole, lo ritengo

anni luce lontano dai noiosi tomi che spes-

so ci vengono propinati a scuola. Spero di

aver suscitato in voi un briciolo di curiosità,

e se così fosse, auguro a tutti buona lettura!

LA RECENSIONE

il libroEMILY ANDRIOLLO, 4BC

22

Pianta effimera noi, cos’è il viven-

te? Cos’è l’estinto? – Un sogno

d’ombra è l’uomo.» - Pindaro.

Come il suo illus-

tre predecessore,

anche Blade Runner 2049

si apre con un occhio. Non-

dimeno, questo è molto di-

fferente da quello dell’ori-

ginale: dove il primo era

irrorato di sangue, il secondo

è sorprendentemente pulito;

dove quello rifletteva quan-

te più luci possibili, ques-

to è opaco e profondo, in

modo quasi anormale. Così

si pone questo sequel, che

per molti non avrebbe dovu-

to esistere, rispetto al primo.

Nonostante gli anni passati,

i cacciatori di replicanti esis-

tono ancora. K, il cui nome

allude già allo smarrimento

esistenziale che sperimentava il protagonis-

ta de Il Processo, è uno di questi, e trova la

possibilità di dare un significato alla sua vita

vuota quando scopre un fatto tenuto segreto.

La trama viene poi a dipanarsi rivelandosi

complessa laddove quella del primo rimane-

va molto semplice; questo tuttavia non im-

pedisce al film di svilupparsi con idee che gli

spettatori non potrebbero certo immaginare.

Blade Runner 2049 non è un film costruito

per intrattenere o soddisfare un pubblico.

Non a caso il film ha realizzato al box-offi-

ce un flop che ricorda, in termini di rapporto

spesa/guadagno, quello che l’originale fece

nel 1982. Sebbene mantenga una coerenza e

continuità rigorosa, con richiami e strutture

che elegantemente rispecchiano quelle del

primo film, riesce nel suo tentativo di essere

indipendente e presenta un impianto narrati-

vo completamente diverso. Non è una replica

della pellicola di Ridley Scott, ma un film-re-

plicante – che dimostra, come il suo protago-

nista, di essere umano e

di saper trasmettere una

diversa, ma comunque

potente, visione. Tutta-

via, il suo tentativo di es-

sere più umano dell’uma-

no – più Blade Runner di

Blade Runner, fallisce.

La complessità tematica

del viaggio di K, unico e

vero protagonista della

storia (peraltro non pri-

va di personaggi secon-

dari intriganti), apre e

approfondisce domande

che nel film precedente

erano solo accennate; ma

d’altra parte, il semplicis-

mo morale in cui scivola

e la sceneggiatura povera

in più di una parte impediscono a 2049 di

avere il tratto caratteristico di Blade Runner:

la poesia, che se è certamente presente sul

piano visivo (la fotografia e gli effetti speciali

sono ineccepibili) manca su quello narrativo.

Alla fine di un incontro tra K e il suo capo

di polizia, Joshi, il protagonista aggiunge:

“Chi è nato ha anche un’anima, credo”. La

risposta, a metà tra il confortante e il sar-

castico, di Joshi è: “Te la cavi bene anche

senza”. Forse è questa la caratteristica di

Blade Runner 2049 – non ha l’anima dell’ori-

ginale, ma se la cava bene anche senza.

LA RECENSIONE

il filmMARTINA BUSTON, 3AC

Avviso: Per chi volesse vedere il film senza sa-perne nulla a proposito, la lettura di questa re-censione non è consigliata :)

23

IPSE DIXIT

Zanellato: Per valutare la fama di un

quadro bisogna vedere se c’è stampato sui

grissini dei ristoranti

Trentin: Io ogni tanto gioco al lotto, mio

suocero mi dice i numeri in sogno e io li

gioco. Una volta ho vinto e sono andata a

cena al Cipriani

Meneghetti: Una volta facevo il catechi-

sta, poi ho smesso

F.: Perché i ragazzi erano casinisti?

Meneghetti: Fosse per quello cambierei

lavoro

Trentin: Questa classe oggi è inquie-

tante… mi sembra di stare in un film di

Hitchcock

Parisotto: Ti mando a X-Factor a cantare

un sonetto di Shakespeare

Vernieri: Se non fate sparire quei cellulari

ve li ficco dove sapete voi

T.: Nell’opera vediamo la Maria che…

Zanellato: No, vediamo Maria, la maria è

un’altra cosa…

Marchese: Se dovete soggiornare a casa

mia per due settimane avvertitemi che vi

preparo la brandina in giardino

Zanellato: Michelangelo dipinge queste

figure tipo scaricatori di porto..

Farronato: Io che la mattina sono un po’

tordo faccio una fatica immensa a trova-

re parcheggio… ho anche già preso una

multa.

Vernieri: Gli altri prof. prevedono il fu-

turo che tengono già i compiti fissati? Io

non so neanche se sto viva tra un minuto

Trentin: Ora vi faccio ascoltare la can-

zone che ascolto quando mi fanno girare

le scatole perché me le avete fatte girare

[mette The Sound of Silence]. Rilassante,

vero?

Simpatici i tuoi fratellini, devono essere la

consolazione di mamma e papà

Facciamo un esempio per capire meglio la

legge fisica: C. insiste per dare un passaggio

a M. e ha tolto astutamente il parabrezza

dell’auto e anche la cintura di sicurezza di

M. Se si lancia a 200 km/h in autostrada e

inchioda improvvisamente, a quale velocità

M. volerà fuori dall’abitacolo?

Ti serve un pennarello indelebile? Cosa

devi scriverci, il tuo epitaffio?

Qualcuno ha mai sparato col fucile? Mai?

Nemmeno tu? E io che pensavo che nel

tempo libero facessi il sicario…

Chi si ricorda questa formula? Solo tu?

Dopo ti facciamo l’anti-doping

Lo “SpazioBetto”

24

L’OROSCOPOToro Farete finalmente ritorno alla routine che un po’ vi era mancata, tra mille

impegni e scadenze da rispettare. Vi legherete in amicizie più strette con persone che

avevate sottovalutato e che vi aiuteranno molto.

Vergine Mettete in chiaro cosa volete prima con voi stessi e poi con gli altri, ma

lasciate stare tutti quei sentimenti che vi fanno stare male. Siate ambiziosi, ve lo po-

tete permettere

Gemelli Non fatevi prendere dalla fretta di finire, ma siate pazienti anche quando

si presenteranno i vari problemi sia scuola che in famiglia e soprattutto in amore.

Cancro La solitudine si farà sentire ancora per poco, ma vi allontanerete dalla

scuola per dedicarvi a piaceri secondari e spesso non avrete i risultati che gli altri si

aspettavano da voi.

Ariete Siate sinceri nell’analizzare le varie situazioni che vi si presentano, ciò vi

renderà più maturi. Seguite i consigli che vi sono stati dati e riuscirete a stupire chi

vi sta intorno per il coraggio e la determinazione.

Leone Sarà un periodo sereno, pieno di comprensioni, anche dalle persone che

amate e di cui desiderate le attenzioni. A scuola fatevi trovare pronti per ogni even-

tualità, non tutto si può prevedere.

Bilancia Vi sembra di sognare in questo periodo? Invece è tutto vero, la fortuna è

dalla vostra parte. Tornerà anche chi era scomparso e di cui sentivate la mancanza,

ma non tutti tornano.

Scorpione Dolci, appassionati e disponibili, questo è il periodo giusto per voi. Im-

pegnatevi ed emergerete a scuola come desiderate tanto e non sarete delusi. Toglie-

tevi però alcune soddisfazioni ogni tanto.

Sagittario Non siete conosciuti per la vostra calma nelle situazioni che avete a

cuore, ma ne avete bisogno per tutto ciò che sognate nel vostro futuro. A scuola non

sarete chiamati, ma non demoralizzatevi.

Capricorno Questo periodo di serenità con il mondo persisterà per molto ancora,

anche se le voci che girano non mostrano quello che siete davvero. Non abbiate pau-

ra di nulla, soprattutto dei vostri sentimenti.

Pesci Anche se non vi sentite pronti prendetevi le vostre responsabilità. Non di-

menticatevi però di pensare agli altri, che stanno aspettando il momento per ritorna-

re più forti di prima, spesso solo per ferirvi, anche in amore.

Acquario Gli sforzi per conquistare i vostri obiettivi saranno efficaci, sia in amore

che a scuola, ma non abbattetevi per le critiche, anche se sembrano pesanti. Abbas-

sate il capo e rimanete saldi.

NOEMI VENTRICE, 3BSU